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FRANCESCA LAMBERTI – UNIVERSITÀ DEL SALENTO
CORSI DI STORIA ED ISTITUZIONI DEL DIRITTO ROMANO E DI DIRITTO ROMANO AVANZATO
CENNI SU CRONOLOGIA E PERIODIZZAZIONE DELLA STORIA DI ROMA
754/753 a.C. Fondazione di Roma
753 a.C. – 509 a.C. Età della monarchia (= regnum)
Secondo la tradizione nei quasi 250 anni della fase monarchica si sarebbero
succeduti sette re: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marcio, Servio
Tullio, Tarquinio Prisco, Tarquinio il Superbo.
I primi quattro re sarebbero espressione della ‘fase latino-sabina’ del regnum, gli
ultimi tre della ‘fase etrusco-latina’. Con Servio Tullio inizia a mutare la struttura
costituzionale, con la corrispondenza biunivoca tra esercito in armi (in tempo di
guerra) e assemblea centuriata (in tempo di pace).
509 a.C. – 27 a.C. Età repubblicana (= res publica)
Nei quasi quattrocento anni della fase della res publica Roma va incontro a
numerosissimi cambiamenti.
a. Dal punto di vista della politica interna possono menzionarsi ad esempio: il
superamento del conflitto tra patrizi e plebei (legge delle XII Tavole, 451-450
a.C., leges Liciniae Sextiae, 367 a.C., lex Hortensia 286 a.C., ad esempio);
l’assestarsi dell’organizzazione delle magistrature (sempre con le leges Liciniae
Sextiae, 367 a.C.); il consolidarsi di un organo di governo forte (il senato) che
agisce di concerto con i magistrati; la creazione di organi giurisdizionali stabili; la
formazione di un ceto di esperti di diritto che indirizza l’evoluzione del sistema.
b. Dal punto di vista della politica estera si pensi a:
la creazione di un esercito stabile, le cui (poche) riforme nel tempo conducono
Roma ad assurgere a potenza militare; la progressiva espansione di Roma, prima
nel Lazio e nell’Italia centro-meridionale, poi sulle sponde del Mediterraneo
(Sicilia, Sardegna, poi Spagna, Africa, Balcani etc.) e via via nelle regioni europee
a nord dell’Italia e in Asia minore; il diffondersi di una rete di relazioni con città-
stato e potentati esteri sulla base (anche) di ‘trattati internazionali’; la crescente
importanza di Roma nel Mediterraneo anche come punto di riferimento
dell’economia e dei commerci.
c. Dal punto di vista dell’evoluzione del diritto si pensi a:
l’affermarsi, come strumento di normazione, delle leggi comiziali, approvate in
seno alle assemblee popolari (in part. leges centuriatae e plebis scita); l’affermarsi
di un ceto di professionisti esperti del diritto, che supportano i privati e i magistrati
nelle loro attività di rilevanza giuridica e contribuiscono all’evolversi
dell’ordinamento nel tempo; l’affermarsi dell’organo giurisdizionale, il pretore,
che assicurando la tutela giuridica di situazioni e interessi privati e collettivi, rende
stabile il sistema di regole che governano la vita dei romani.
27 a.C. – 284 d.C. Età del principato (= principatus)
In luogo del sistema di governo fondato sulla presenza di più magistrati che
interagiscono col senato per la gestione della cosa pubblica si afferma la regola
per cui punto di riferimento principale è un singolo, dotato di grande prestigio
personale e politico (e dunque militare), il princeps.
Il primo principe è Ottaviano Augusto, che fonda le basi per un sistema di
governo destinato a durare tre secoli.
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Senza abolire formalmente le istituzioni repubblicane (comizi, magistrature
senato) il principe assume la guida della res publica e ne costituisce il perno
politico. Si tratta in sostanza di una sorta di ‘monarchia costituzionale’, che in
alcuni periodi diviene più rigida e si connota in senso assolutistico. Di solito i
principes tendono in questo periodo a non ostentare il proprio potere e a rispettare,
almeno da un punto di vista formale, le prerogative dei cittadini, nonché quelle
del senato e dei funzionari imperiali.
Il principato si struttura sulla base del succedersi di alcune famiglie di imperatori:
la dinastia Giulio-Claudia (27 a.C. – 69 d.C.), la dinastia Flavia (69 d.C. – 96 d.C.),
l’età degli “imperatori adottivi” (fra Nerva, 96 d.C. e Marco Aurelio, 180 d.C.),
caratterizzata da una successione al trono stabilita non per via familiare, ma
attraverso il sistema c.d. della ‘adozione del migliore’ da parte del principe in
carica; l’età dei Severi (193 d.C. – 235 d.C.); l’età della c.d. ‘anarchia militare’,
dal 235 d.C. al 284 d.C.
284 d.C. – VI sec. Età del dominato (= dominatus).
d.C.
In questa fase il potere dell’imperatore non è più soggetto ad alcun limite
costituzionale: il sistema delle magistrature repubblicane, ancora presente nel
principato, si è progressivamente dissolto a favore di una struttura funzionariale
molto burocratizzata, il senato ha una funzione solo residuale, i comizi hanno
smesso di funzionare già dalla metà del I sec. d.C.
In questa fase l’imperatore si afferma non più come primus inter pares, come nel
principato, ma come monarca assoluto, dominus et deus.
Iniziato già nella fase dell’anarchia militare, con alcuni sovrani che già si
atteggiavano a tiranni, ma dalla vita breve, con l’avvento di Diocleziano (284 d.C.
– 304 d.C.) si assiste a una riorganizzazione dell’impero su nuove basi. Le riforme
principali consistono: nella condivisione del potere fra due o più imperatori, cui
vengono attribuiti territori diversi (parte occidentale da un lato, parte orientale
dall’altro); creazione di un apparato burocratico fortemente centralizzato;
suddivisione dell’impero in settori (prefetture) a loro volta suddivise al loro
interno in unità minori, per amministrarle meglio; riorganizzazione dell’esercito;
riforme fiscali incentrate sull’esazione di imposte personali e fondiarie;
articolazione degli esercenti di attività produttive in corporazioni di mestieri,
tendenzialmente ereditari.
527 d.C. – 565 d.C. Età giustinianea.
Con la salita al trono di Giustiniano I nel 527 d.C., l’Impero romano d’Oriente
raggiunge il suo massimo splendore.
Una volta divenuto imperatore, Giustiniano si pose come obiettivo quello
della Restauratio Imperii, ovvero la riconquista dei territori una volta appartenuti
all’Impero d’Occidente, per tornare ai fasti di un tempo. Nel corso del suo quasi
quarantennale dominio Giustiniano riuscì a riconquistare alcuni dei territori
dell’ex Impero d’Occidente, grazie alle campagne intraprese dai suoi generali
Belisario e Narsete.
La sua opera è fondamentale ai fini della nostra conoscenza del diritto romano.
Parallelamente infatti alle attività militari rivolte all’espansione dell’Impero
romano d’Oriente, Giustiniano affidò a un gruppo di collaboratori, valenti giuristi
del tempo suo, il compito di realizzare una vasta raccolta delle regole di diritto
ancora vigenti ai suoi tempi. La raccolta, nella sua redazione compiuta, prese il
nome di Corpus Iuris Civilis, composto di 4 parti essenziali: i Digesta Iustiniani
(533 d.C.), il Codex Iustinianus (534 d.C.), le Institutiones Iustiniani (534 d.C.),
volumi questi che raccoglievano un’ampia selezione di testi giuridici classici
(frammenti di giuristi e costituzioni imperiali) e le Novellae Iustiniani (dal 535
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d.C. in poi), nuove costituzioni con cui Giustiniano ulteriormente riformò alcuni
ambiti del diritto della sua epoca.
La codificazione era parte di un più ampio progetto di riforma, con cui
l’imperatore Giustiniano intendeva rifondare l’imperium Romanum come impero
ellenistico cristiano, fondato sul diritto. La tradizione giuridica romana, dopo la
caduta dell’Impero e la decadenza della parte occidentale (476 d.C.) si era andata
appiattendo ed era stata conservata solo in modo molto parziale nelle c.d. Leggi
romano-barbariche. Nella parte orientale invece la tradizione giuridica classica
non era mai venuta meno, si era continuato l’insegnamento del diritto romano e la
diffusione delle opere dei giuristi romani in scuole giuridiche come quella di
Berito (Beirut) in Siria (fondata già nel II sec. d.C.) e quella di Costantinopoli
(Istanbul). Grazie a tale circostanza fu possibile la monumentale opera del Corpus
Iuris Civilis.
Sulla Compilazione di Giustiniano, e in particolare sui Digesta e sul Codex, si
sarebbe fondata la rinascita degli studi giuridici in Europa a partire dall’XI sec.
d.C.