Tot Bioetica
Tot Bioetica
2023-24
1.Età antica, pre-classica e classica: dalle origini sino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente
(476 d. C.)
2.Medioevo: Alto (476 d.C.-1000 ca.) - Basso 1000-1492 (scoperta dell’America)
3.Età moderna: 1492-1815 (Congresso di Vienna, post Rivoluzione Francese 1789)
4.Età contemporanea: 1815 (Congresso di Vienna) ad oggi
LE 4 RIVOLUZIONI SCIENTIFICHE
MEDICINA PRE-CLASSICA
● MEDICINA TEURGICA, MAGICA. Salute e malattia sono mandate dagli dèi: la malattia =
punizione per comportamenti umani contrari al volere degli dèi.
● CONCETTO ONTOLOGICO DI MALATTIA. La malattia è un’entità indipendente dal corpo,
dotata di una propria autonomia:
● OGGETTO IMMATERIALE (concezione corpuscolare)
● ESSERE VIVENTE (concezione parassitaria)
● ESSERE INANIMATO (concezione demoniaca)
Testi omerici
✔ Iliade: “Disse così pregando; e Febo Apollo l’udì, e scese giù dalle cime d’Olimpo, irato in
cuore, l’arco avendo in spalla e la faretra chiusa sopra e sotto: le frecce sonavano sulle
spalle…i muli colpiva in principio ed i cani veloci, ma poi mirando sugli uomini la freccia
acuta lanciava, e di continuo ardevano le pire dei morti, fitte…”
✔ Odissea: “Con una benda fasciarono il ginocchio di Ulisse, poi, intonando delle melodie
mistiche, la ferita rimarginata mostrò la potenza di quella sacra melodia”
LUOGHI DI CURA
TEMPIO: struttura sacra costituita dal santuario del dio-medico (Asclepio in Grecia, Esculapio o
Apollo a Roma) nel quale si svolgevano riti di guarigione. Il malato dopo essersi purificato nella
fontana sacra ed aver versato un’offerta ai sacerdoti, veniva ammesso al sonno sacro nell’abaton. In
questa zona, da cui erano rigorosamente esclusi malati molto gravi e partorienti, i sacerdoti
inducevano il sonno sacro, il dio in persona o il serpente che ne è l’incarnazione visitavano il malato e
gli indicavano la cura dei suoi mali.
IATREION: dal greco iatròs (medico) è la bottega del medico laica, anche del medico ippocratico,
posta al centro delle vie di comunicazione cittadine più frequentate. Nello iatreion ci sono allievi del
medico. A Roma corrisponde alla taberna medica, come testimoniato da Celso (I sec d.C.)
Il medico
Unione del perfetto uomo con il perfetto studioso: calma nell’azione, serenità nel giudizio, moralità,
onestà, amore per la propria arte e per il malato.
Non è un essere superiore ed infallibile come i sacerdoti degli antichi templi, deve sopperire alla sua
fallacità con il massimo dell’impegno in modo da commettere solo errori di lieve entità.
Il suo abito deve essere decoroso ed il suo aspetto denotare salute
La clinica
Studio dei segni e dei sintomi osservabili sul paziente.
▪ L’esame effettuato dal medico doveva essere approfondito, comprendeva ascoltazione,
palpazione e (forse)percussione.
▪ Indizi utili per la diagnosi: sfumature di colore, variazioni di comportamento, insolite contrazioni
muscolari, quantità e qualità di qualsiasi escrezione e secrezione.
▪ L’anamnesi particolareggiata e minuziosa (rivolta essenzialmente a conoscere la situazione
presente del malato).
▪ La prognosi si basava sullo studio degli esiti delle varie patologie: infausta se si notavano fattori
quali disturbi visivi, sudore freddo, anemizzazione delle mani, cianosi delle unghie e stato di
agitazione.
La patologia
Quattro umori e qualità: sangue (caldo umido) che proveniva dal cuore, flegma (freddo umido) dal
cervello, bile gialla (caldo secco) dal fegato, bile nera (freddo secco) dalla milza.
Lo stato di salute si aveva quando gli umori erano perfettamente bilanciati tra loro; se invece la crasi
era alterata per l’eccesso, la corruzione o la putrefazione anche di un solo componente, allora
insorgeva la malattia.
La natura stessa con la sua capacità curativa interviene per ristabilire l’equilibrio. Il calore innato,
energia che produce gli umori e li mantiene in equilibrio, permette l’espulsione degli umori in
eccesso. Per poter essere eliminati gli umori, dovevano prima essere modificati con un processo
definito di "cottura-pepsi-cozione”. L’espulsione del prodotto finale (urina, sudore, pus, espettorato,
diarrea) poteva essere rapida ed evidente (crisi) o graduale (lisi).
Motivi dell’alterazione degli umori potevano essere le intemperie, la dieta o cause fisiche correlate
all’ambiente di vita, la costituzione del paziente.
Patologie come fenomeni generali per l’organismo: la polmonite, la pleurite, la rinite, la laringite, la
diarrea, alcune malattie del sistema nervoso, l’epilessia, il tetano.
L’anatomia
Conoscenze anatomiche scarse e rudimentali:
● Ippocrate era più indirizzato verso il lato pratico della medicina, maggiore propensione per la
clinica;
● la cultura greca aveva un rispetto assoluto per i corpi dei morti, quindi non c’era la possibilità
di studiare l’anatomia esercitandosi direttamente sui cadaveri.
Corpus Hippocraticum: trattati chirurgici; trattati embriologici.
Descrizioni anatomiche di: occhio (tre tuniche, interna, media ed esterna), cuore (valvola aortica e
polmonare), cervello (diviso in due metà simmetriche), vasi sanguigni (due di grosso calibro dal
fegato e dalla milza), struttura delle ossa (capo, vertebre e costole).
La chirurgia
La scuola di Ippocrate disponeva di uno strumentario abbastanza fornito comprendente coltelli e
bisturi di varie forme e dimensioni. Gli interventi più frequentemente eseguiti erano la riduzione di
lussazioni e di fratture, la trapanazione del cranio e la cura dei piedi torti. Particolareggiata era la
tecnica delle fasciature. Nella cura delle ferite era raccomandato il riposo e l’applicazione di calore.
Corpus Hippocraticum: i libri di chirurgia su Ferite ed Ulcere, Emorroidi, Fistole, Ferite del cranio,
Fratture, Articolazioni “Le cose inerenti la chirurgia sono: il paziente, il chirurgo, gli assistenti, gli
strumenti, la luce, il dove ed il come, quante cose ed in che modo, dove va posto il corpo dove vanno
posti gli strumenti, il tempo il modo ed il posto”
La terapia
Epidemie (I, II) “Aiutare, o quantomeno, non nuocere”
Varie erano le piante usate come farmaci. Venivano praticati salassi, cure idroterapiche, inalazioni,
irrigazioni vaginali. Notevole l’uso di ventose come antiflogistico: creando una depressione nella zona
infiammata si provoca una vasocostrizione da suzione che riduce la quantità di essudato e trasudato.
La febbre è un ottimo mezzo per raggiungere la guarigione: il suo calore facilita infatti l’evacuazione
degli umori in eccesso accelerandone la "cottura".
La dietetica
Dieta: complesso di regole e prescrizioni che il malato era tenuto a seguire non solo relativamente al
suo regime alimentare.
Lo scopo era il ripristino dell’equilibrio degli umori tramite la prescrizione di cibi che, a seconda dei
casi, erano umidi, caldi, freddi, o asciutti. Nella fase acuta della malattia erano maggiormente indicati
cibi leggeri e bevande poco nutrienti al fine di non distrarre le forze dell’organismo dalla "cottura"
degli umori verso quella degli alimenti.
LA MEDICINA ELLENISTICO-ROMANA
Dopo l’era della clinica (scuola di Ippocrate) si apre l’era caratterizzata dall’esperimento biologico:
studi sistematici su sezioni anatomiche e vivisezione su animali.
In Grecia il corpo umano è sacro, ma l'enorme sviluppo delle arti figurative (scultura) presuppone
delle conoscenze anatomiche.
La dissezione venne praticata poco dopo gli ippocratici e trovò la massima espressione nella scuola
alessandrina.
Il filosofo Aristotele, partendo dalla dottrina di Ippocrate approfondisce gli studi sull’anatomia e sulla
fisiologia anche attraverso vivisezioni per conoscere meglio la struttura e la funzione degli organi.
Medicina empirica: basata su nozioni desunte dall’esperienza (erbe medicamentose, infusi, decotti
ecc.) unite a elementi di magia. Catone il censore (234 -149 a.C.) famoso per la conoscenza di
parecchi medicinali e per la pratica con apparecchi per ridurre lussazioni e fratture
Medicina sacerdotale: presenza di una serie di divinità, ognuna delle quali proteggeva una parte del
corpo o era preposta a singoli aspetti della vita fisiologica.
FASE DI TRANSIZIONE (III-I sec a.C.)
Caratterizzata dall’arrivo a Roma di parecchi medici greci: scarsa abilità tecnica e dubbia moralità:
produzione e vendita di filtri amorosi
● Quasi tutti schiavi o liberti, inizialmente non godevano di grande prestigi
● Con Arcagato (219 a.C.) dal Peloponneso: pubblica professione medica esercitata in luoghi
detti tabernae medicinae simili agli jatreia greci descritti da Ippocrate.
MEDICINA POST-GALENICA
Sviluppo del dogmatismo e di uno sterile canonismo
Progressivo arresto dello sviluppo della medicina
Tendenza allo sconfinamento del conoscibile nel campo dell’inconoscibile
L'epidemiologia
Il concetto di epidemiologia simile a quello esistente in epoca greca: costituzione epidemica
dell'atmosfera causata dagli eccessi di calore, umidità, secchezza e freddo.
Penetrazione di una sostanza velenosa non bene identificata (proveniente dalla putrefazione dei
cadaveri insepolti) nell'organismo principalmente attraverso le vie respiratorie.
Esempi di interpretazioni assolutamente fantastiche: pestilenze di origine tellurica (il veleno esalava
dalla terra dopo i terremoti), religiosa e astrologica.
Purificazione dell’aria attraverso grandi fuochi in cui venivano bruciati fiori profumati ed unguenti
aromatici.
L'OSPEDALITÀ A ROMA
Presenza dei valetudinaria, cioè infermerie private dove i patrizi erano soliti curare i propri famigliari
e gli schiavi e in cui trovavano impiego sia medici che infermieri (servi a valetudinario)
Famose le medicatrinae adiacenti al tempio di Esculapio, sull'isola Tiberina, dove gli ammalati erano
tenuti sotto la diretta osservazione di medici e dei loro discepoli
MEDICINA MEDIEVALE
Il Medioevo raccoglie l’eredità della medicina del mondo classico: nonostante che nell’Alto Medioevo
si assista ad una apparente stasi degli studi di medicina, ciò non significa che la medicina non sia
stata praticata.
La medicina fu essenzialmente una medicina pratica, basata sull’insegnamento diretto e sull’uso di
presidi terapeutici consacrati dall’uso e dalla tradizione: la medicina dell’alto medioevo non differì
molto da quella dell’antichità
A partire dal XII secolo la medicina in Occidente vivrà una stagione nuova con la definizione di un
nuovo status del medico e con l’ingresso della medicina nell’insegnamento universitario.
•La malattia (a parte la menomazione fisica, come ad esempio una ferita) veniva intesa come rottura
dell'equilibrio umorale che comporterebbe una alterazione del buon funzionamento dei processi.
•La terapia: sforzo di ritornare all'equilibrio precedente (o ad un nuovo equilibrio se la malattia
comporta comunque una menomazione) attraverso l'igiene o i farmaci o, se necessario, la chirurgia.
Il Medico:
•Durante questo periodo la medicina iniziò comunque ad essere riconosciuta quale professione,
sulla base di una formale istruzione, un curriculum standardizzato e leggi riconosciute.
•In alcune regioni, i medici erano tenuti a superare esami prima di iniziare la pratica. I medici non
addestrati erano destinati a sanzioni e multe, cosicché la licenza di stato divenne procedura
comunemente diffusa.
•Le donne-medico trattavano comunemente pazienti femminili, ed i medici non istruiti o
autodidatti, o ”sanguisughe”, sebbene derisi dai medici istruiti, erano lasciati lavorare sia sull’uomo,
sia sugli animali.
La Diagnosi:
•La diagnosi del paziente era solitamente incompleta.
•Essa consisteva nella ispezione di sangue, feci, urina e nell’esame del polso
•Il sangue era esaminato per la viscosità, temperatura, scivolosità, sapore, schiumosità, rapidità di
coagulazione, e le caratteristiche degli strati in cui si separava.
•Sangue, feci e urine misuravano l’equilibrio degli umori in un individuo.
•L’osservazione, comunque, consisteva principalmente nel considerare visivamente l’apparenza
esterna del paziente, nell’ascoltare la descrizione del paziente della malattia, e nell’ispezione ed
odore delle sue escrezioni.
•L’esame del polso non era per valutare e misurare il flusso ematico, non essendo i medici
medievali al corrente della circolazione, ma piuttosto per la forza degli spasmi cardiaci.
LA SCUOLA SALERNITANA
▪ È considerata la più antica ed illustre istituzione medievale medica del mondo occidentale; in
essa confluirono tutte le grandi correnti del pensiero medico fino ad allora conosciuto: la
leggenda narra infatti che nacque dall'incontro di un medico romano, uno greco, uno ebreo
ed uno arabo.
▪ Le prime testimonianze storiche certe risalgono all'inizio del IX° sec.: in quel tempo lo studio
della medicina a Salerno era principalmente pratico e, anche se la tendenza di questa scuola
è spiccatamente laica, erano i monaci che tramandavano oralmente gli insegnamenti.
▪ Alla base del concetto di medicina della scuola di Salerno stanno approfonditi studi
anatomici sul corpo umano, l'importanza dell'armonia psico-fisica e il valore di una dieta
corretta ed equilibrata.
▪ I maestri salernitani sono disposti a scendere dalla cattedra per avvicinarsi al letto del
paziente e discutere con gli allievi degli aspetti clinici delle malattie.
Nel XII secolo la Scuola ottenne dall’Imperatore Federico II il privilegio di essere l’unica Facoltà
medica del Regno
▪ I precetti fondamentali della scuola salernitana sono raccolti nel Flos Medicinae Salerni
(Regimen sanitatis salernitanum o Lilium medicinae): è un trattato igienico-profilattico a
carattere divulgativo che espone una serie di norme scritte in versi che individuava una serie
di elementi esterni all'organismo (alimentazione, luoghi, fattori climatici, attività fisica) che
andavano controllati e regolati al fine di conservare e migliorare la salute dell'individuo.
▪ Notevole era la conoscenza delle erbe medicinali: l'issopo contro le bronchiti e le affezioni
respiratorie, la ruta per la vista, il colchico come antireumatico.
La chirurgia: nella Practica chirurgiae di Ruggero Frugardi (il primo chirurgo salernitano) sono
menzionate tecniche come la sutura dei vasi sanguigni usando fili di seta, le metodiche per la
trapanazione del cranio, una sorta di rudimentale anestesia effettuata con sostanze estratte dalla
Spongia somnifera e il consiglio di adoperare nella terapia medica del gozzo spugne ed alghe
contenenti iodio.
LE UNIVERSITÀ
▪ Le prime università sorsero a partire dal XIII secolo dove già esistevano centri di studio sia
laici, sia di ispirazione religiosa
▪ La prima università in Italia fu quella di Bologna (1088) e i primi corsi di medicina partirono
nel XII secolo dando a chi li frequentava le qualifiche prima di Magistri, poi di Medici fisici,
quindi di Professori ed infine di Dottori.
▪ All’università di Bologna fecero seguito quelle altrettanto famose di Padova (1222) nata da
un gruppo di insegnanti e studenti provenienti da Bologna, e di Napoli (1224).
LE PESTILENZE
▪ Con la parola pestilenza si indicava qualsiasi genere di malattia epidemica rapidamente
diffusibile anche per cause diverse dal contagio vero e proprio (intossicazioni, carenze
alimentari).
▪ Per spiegare queste morie l’epidemiologia medioevale ricorse ad interpretazioni naturali e
soprannaturali: l’opinione più diffusa era la presenza nell’aria di vapori nocivi contenenti un
veleno pestilenziale; un’altra ipotesi era quella di giganteschi incendi scoppiati in oriente che
producevano fumi velenosi, oppure il morbo poteva provenire anche dalle viscere della terra
o dal cielo a causa di maligne congiunzioni astrali.
A partire dal XII secolo si può fare in Europa un conto approssimativo di una pestilenza in media ogni
10-15 anni. Le patologie che più frequentemente causavano queste morie erano: la lebbra, la
malaria, il vaiolo, il tifo, lo scorbuto e soprattutto la peste bubbonica.
La peste bubbonica raggiunse il massimo della mortalità nel 1348 manifestandosi nella forma
polmonare. Il contagio cominciò nel 1333 in Asia, si diffuse verso l’India, colpì anche la Crimea e altre
zone intorno al Mar Nero, la Mesopotamia, l’Arabia e l’Egitto.
Nel 1347 arrivò in Italia penetrando attraverso la Sicilia e le repubbliche marinare; si diffuse poi in
Olanda, in Inghilterra, in Germania, in Polonia ed in Russia per estinguersi nel 1353 sulle rive del Mar
Nero.
In Italia morirono 60000 persone a Napoli, 40000 a Genova, 100000 a Venezia, 96000 a Firenze e
70000 a Siena: tenuto conto di queste cifre e dei decessi in tutte le altre città, complessivamente la
nostra penisola perse la metà della sua popolazione totale. Nel resto dell’Europa, in soli tre anni (dal
1347 al 1350) si ebbero ben 43 milioni di vittime a causa dell’epidemia.
Le difese adottate dai vari comuni contro le pestilenze furono inizialmente dettate dal bisogno
immediato, poi vennero codificate in leggi da applicarsi nei casi di necessità:
• i malati di peste venivano espulsi dalle città;
• venne impedita l’usanza di accompagnare i funerali e tutto ciò che comportava un eccessivo
agglomerato di gente;
• venne fatto obbligo di seppellire i cadaveri fuori dalla città anziché nelle chiese come era
consuetudine;
• vennero stabiliti cordoni sanitari tra le città colpite dalla pestilenza e quelle limitrofe che
ancora ne erano immuni;
• le persone che avevano assistito i malati dovevano stare lontano dalla città per almeno dieci
giorni senza avere rapporti con nessuno;
• le case e le suppellettili degli appestati dovevano essere distrutte;
• i sacerdoti avevano l’obbligo di denunciare tutti i malati di cui avevano conoscenza;
• si obbligarono le navi che provenivano da regioni sospette a trascorrere un periodo di 40 giorni
fuori dai porti prima di permettere loro l’attracco.
LAZZARETTI
● Nel 1403 furono istituiti particolari luoghi di ricovero, costruiti a spese dello stato e grazie a
donazioni private, dove si potevano isolare i malati di peste (lazzaretti): la prima città a
dotarsi di tali strutture fu Venezia, in particolare sull’isola di S. Maria di Nazareth dove i frati
dell’ordine di S. Agostino avevano edificato un monastero.
● Altre città seguirono l’esempio di Venezia seguendo particolari norme: anzitutto un’adeguata
distanza dal centro abitato per impedire il contagio, ma non eccessiva lontananza perché non
fosse troppo disagevole il trasporto degli ammalati; poi una cura particolare era riservata
all’orientamento al fine di evitare l’esposizione ai venti occidentali ritenuti nocivi (erano detti
anche “putridi”); era infine consigliata la separazione dei lazzaretti dai centri abitati tramite
acqua di mare dove possibile, di fiume (come a Roma per quello istituito sull’isola Tiberina) o
di fossato (come a Milano).
I lazzaretti più funzionali erano quelli per la quarantena portuale che consistevano di quattro edifici
isolati tra loro: uno serviva per il personale superiore (ispettori, commissari, medici, speziali,
sacerdoti ed ufficiali), uno per il deposito di merci non sospette, per i malati comuni e per gli
infermieri, un terzo per i malati sospetti e per la merce proveniente da luoghi infetti, l’ultimo, che era
costruito ben più lontano dagli altri tre, per coloro che venivano colpiti manifestamente dalla
malattia in questione.
● L’unico metodo utilizzato per tentare di debellare i morbi che causavano le varie pestilenze e
cioè l’accensione di grandi fuochi in cui venivano gettati unguenti, resine ed erbe aromatiche
per depurare l’aria dai miasmi che si riteneva diffondessero il male in quanto si
contrapponevano al tanfo proveniente dai corpi abbandonati in putrefazione (resina di pino
bruciata su legno di larice, lo zolfo, l’aceto ma anche lo sterco di bovini, corna e peli di svariati
animali). Fu poi introdotto l’uso di tenere alle narici sostanze odorose per purificare l’aria
direttamente inspirata: spugne imbevute di aceto in cui erano stati tenuti in infusione chiodi
di garofano, cannella ed altre spezie.
● Molti furono gli autori che in questo periodo si dedicarono alla stesura di opere che
dettavano regole e norme per preservarsi dalle varie pestilenze, in particolare dalla peste; tra
essi va ricordato Dionisio Colle che enumerò e descrisse nella sua opera molti dei sintomi ai
quali andavano incontro gli appestati, consigliando parecchi farmaci tra cui i suffumigi di pino
e larice.
L’OSPEDALITÀ MEDIOEVALE
Dopo la nascita della religione cristiana iniziò la pratica dell’assistenza caritativa agli ammalati e ai
poveri in appositi ospizi e ricoveri: xenodochia quelli riservati agli stranieri, ptochia quelli per i poveri,
gerontocomi erano dette le strutture per gli anziani, brefitrofi erano i luoghi dove si curavano i
bambini e orfanotrofi quelli destinati a chi aveva perso i genitori.
● Sorsero praticamente allo stesso tempo delle associazioni dette ordini ospedalieri. La
situazione di questo genere di strutture non era rosea sotto il profilo del rispetto delle norme
igieniche o della qualità dell’assistenza prestata. Anche il tipo di costruzione, sebbene
impreziosito da sculture, pitture ed opere d’arte, non appariva certo funzionale alle reali
esigenze.
● Il primo ospedale sorto in Italia fu quello di S. Spirito in Sassia, fatto costruire dal papa
Innocenzo III nel 1201 a Roma. A questo seguirono poi gli ospedali di Pistoia (1271), quello di
Firenze (1288) epoi via via tutti gli altri nelle maggiori città della penisola.
La scuola salernitana è la prima istituzione a considerare l’anatomia come base della medicina.
Federico II nel 1231 decreta che la dissezione del cadavere deve essere compiuta una volta ogni
cinque anni, in presenza obbligatoria dei medici e chirurghi del regno 1265: Ordine dei cavalieri della
Repubblica di Venezia stabilisce che i morti per cause violente e per avvelenamento debbono essere
esaminati da chirurghi per stabilire la causa di morte 1300 Bolla De Sepolturis, Bonifacio VIII
Anatomia
Michele Serveto, 1511 ca.-1553
Realdo Colombo, 1516 ca. -1559
Andrea Vesalio, 1514-1564
Andrea Cesalpino, 1525-1603
Girolamo Fabrici d’Acquapendente, 1537-1619
ANATOMIA
● Anatomia = dissezione, dal greco anatomé
● “Scienza che studia la conformazione e la struttura degli esseri viventi ed il rapporto tra i vari
organi che li costituiscono”.
CIVILTA’ MINOICA
Cognizioni anatomiche vanno incontro alle esigenze dell’arte (Cnosso di Creta, circa 1500 a.C.)
CIVILTA’ EGIZIA
● Papiri medici di Smith ed Ebers (1600-1550 a.C.): procedure chirurgiche per le quali il
chirurgo egiziano doveva possedere una conoscenza pratica nel campo della anatomia
umana (mummificazione).
● Amuleti e geroglifici: rappresentazioni di organi umani (cuore, utero, trachea, polmoni).
CIVILTA’ MESOPOTAMICHE
● Conoscenze di anatomia animale nelle istruzioni per la pratica della divinazione con fegato di
pecora in una scuola del tempio di Babilonia (circa 2000 a.C.).
● Cognizioni anatomiche nelle procedure chirurgiche descritte nel codice di Hammurabi (circa
1950 a.C.).
INDAGINE ANATOMICA
● La tradizione anatomica nel mondo occidentale ha le sue radici nell’antica Grecia, da cui sono
derivati metodi, applicazioni e nomenclature della disciplina.
● La civiltà greca ha derivato parte della sua tradizione culturale anatomica dalla
Mesopotamia, dall’Egitto e probabilmente anche da Creta.
SCUOLE di SICILIA, IONIA E COS (550-400 a.C.)
Alcmeone di Crotone (circa 500 a.C.):
● scienza medica: dissezione sugli animali (occhi ⎢ nervo ottico ⎢ cervello)
“si ode perché le orecchie sono vuote e quindi l’aria riecheggia, si odora perché con
l’inspirazione si attira l’aria verso il cervello…tutte le sensazioni hanno una qualche connessione con
il cervello” (Teofrasto, De sensu)
● metodologia dell’osservazione ed analisi comparativa tra esseri viventi.
Empedocle (495-435 a.C.)
● Il sangue è la sede del calore innato, il cuore è al centro del sistema vascolare e lo pneuma è
distribuito nei vasi sanguigni.
● Riassume in modo sincretico due concezioni epistemologiche: archè (principio) e historie
(osservazione) della physis (natura).
Ippocrate di Cos (460-370 a.C.)
Conoscenze anatomiche scarse e rudimentali (dissezioni di animali).
● Corpus Hippocraticum: trattati chirurgici; trattati embriologici.
● Descrizioni anatomiche di: occhio (tre tuniche, interna, media ed esterna), cuore (valvola
aortica e polmonare), cervello (diviso in due metà simmetriche), vasi sanguigni (due di grosso
calibro dal fegato e dalla milza).
● Ipotesi anatomico-fisiologiche: teoria della sensazione (udito avviene per mezzo del vuoto
nelle orecchie).
LA DISSEZIONE DIDATTICA
● Mondino de’ Liuzzi (1257-1326), professore a Bologna (Anathomia 1316, postuma1478)
● La tecnica dissettoria parte dall’addome procede con il torace e finisce con la testa (facoltà
nutritiva, vitale ed animale).
● La sua anatomia non si discosta dall’approccio galenico, è essenzialmente raccontata.
● Apre il periodo dell’anatomia sistematica nelle università.
XV SECOLO
● Nel 1472 Sisto IV emana una Bolla in cui l’anatomia è riconosciuta come una disciplina “utile
alla pratica medica ed artistica” ed il suo insegnamento fu formalmente autorizzato da
Clemente VII.
● Le dissezioni didattiche e le autopsie giudiziarie sono appannaggio delle città universitarie
italiane (Padova, Bologna, Pisa, Roma).
ANATOMIA ED ARTE
● Leonardo da Vinci, opera dissezioni, nei disegni anatomici impiega particolari tecniche di
proiezioni e raffigurazioni in trasparenza. Il disegno diventa mezzo espressivo di ricerca ed
esperimento.
● Michelangelo, San Bartolomeo nella Cappella Sistina è raffigurato in piedi con in mano la
propria pelle; lo stesso motivo si ritrova in ”uno scuoiato” anonimo di Berengario da Carpi.
XVI SECOLO
Tre importanti avvenimenti predispongono l’Europa alla grande rinascita del pensiero scientifico:
● la rivoluzione iconografica: sostituzione dell’iconografia antica e medievale con la stampa, le
xilografie vengono sostituite dalle incisioni sul rame;
● l’invenzione della polvere da sparo;
● i viaggi e la scoperta di nuovi mondi.
ANATOMIA PRATICA
● Dalle opere di Benivieni, di Jean Fernel (1506-1558) e di Thomas Willis (1621-1675) si
desume che nel 1600 alcuni facoltosi pazienti privati chiedevano nel testamento di essere
dissezionati.
● Dissezioni con finalità diagnostiche: precisare la causa di morte ed interpretare la
sintomatologia che l’aveva preceduta.
● La pratica delle autopsie obbligherà al passaggio dall’anatomia umana normale all’anatomia
patologica.
WILLIAM HARVEY
William Harvey (1578-1657) A lui si deve la scoperta della circolazione del sangue (emodinamica).
Studiò a Padova. Harvey parte da presupposti teorici e filosofiche di tipo aristotelico. Aristotele era
stato il sostenitore del primato del cuore sugli altri organi del corpo umano.
Harvey è autore di un’opera fondamentale del pensiero scientifico occidentale: Esercitatio anatomica
de motus cordis et sanguinis in animalibus pubblicata a Francoforte nel 1628.
Un testo composto essenzialmente da testi, una sola immagine metteva in evidenza come l’azione
meccanica sulle vene spiegasse il concetto di flusso sanguigno.
Galeno aveva capito che le arterie non contenevano aria ma sangue ma non essendo riuscito ad
individuare a livello di tessuti un collegamento tra sistema venoso e arterioso ed ignorando il transito
polmonare del sangue, giunse alla conclusione che l’unico punto di intersezione tra i due diversi tipi
di sangue potesse avvenire solo all’interno del cuore.
Per Harvey il sangue è una massa costante che viene generata durante il processo di circolazione.
Il cuore diventava un organo pulsante in base ad un impulso fisico meccanico impresso a sangue
dalla contrazione del cuore
(sistole, la funzione che manda il sangue all’interno del cuore). Il cuore appare sempre più una
pompa.
Harvey postula che il sangue passi dal ventricolo destro al sinistro del cuore, dal quale poi viene
spinto nelle arterie attraverso i polmoni. In sostanza Harvey ipotizzava che si verificasse una
anastomosi tra due reti di capillari.
Per la prima volta si stabiliva che il sangue circolasse (e non si rigenerasse di continuo) e che si
riossigenasse attraverso i polmoni.
Harvey compì una serie di esperimenti di legature delle vene per dimostrare che l’arresto meccanico,
fatto dalla legatura, provocava la congestione degli arti a monte della stessa. Era una prova che
esisteva una dinamica del sangue.
Riuscì a spiegare la funzione delle valvole delle vene che consentivano il passaggio in una sola
direzione del sangue impedendo il riflusso dello stesso verso la periferia del corpo.
Harvey era affascinato, da buon seguace delle teorie aristoteliche, dalla perfezione del moto circolare
ed anche le analogie tra microcosmo e macrocosmo. La sua opera resuscitava la fisiologia
cardiocentrica di Aristotele contro quella triavica di Galeno.
Stimolato poi dall’analogia tra microcosmo e macrocosmo (l’analogia tra sole e cuore), paragona il
cuore che governa il corpo al sole, che governa l’universo ed anche al re, che governa lo stato.
ANATOMIA PATOLOGICA
● Una nuova semeiotica, sintesi tra anatomia e clinica, nasce come strumento pratico per i
medici.
● L’esigenza di interpretare eziologia e patogenesi entra nella storia della medicina moderna.
LA CEROPLASTICA ANATOMICA
● Le aumentate esigenze didattico-divulgative, la persistente scarsa disponibilità di materiale
cadaverico, lo scadente risultato ottenuto con le preparazioni naturali determinarono lo
sviluppo dell’arte di riprodurre le parti in avorio, bronzo, gesso, legno e soprattutto cera.
● L’uomo dell’epoca dell’anatomia non è ancora “macchina” ma “quadro” ed anche
“spettacolo” .
XIX SECOLO
Dalla patologia degli organi a quella tessutale il passo è breve: Marie-François-Xavier Bichat
(1771-1802) individua in membrane e tessuti le unità fondamentali dei viventi, caratterizzate da
specifiche proprietà vitali (sensibilità e motilità) che presiedono alle funzioni degli organi. I tessuti si
ammalano indipendentemente dall’organo: la malattia è lesione del tessuto dell’organo: visione
olistica della malattia, che diviene manifestazione ‘vitale’, interpretabile alla luce delle caratteristiche
e delle proprietà delle strutture dei tessuti: si delinea una sintesi fra disfunzione tissutale e quadro
clinico.
L’istologia, nuova scienza dei tessuti, con l’ausilio di una perfezionata microscopia, che affina le
conoscenze morfologiche, porta all’affermazione della teoria cellulare di Schleiden (vegetali, 1838) e
Schwann (animali, 1839) che pone la cellula a minimo comun denominatore di tutti i viventi, teoria
poi ripresa da Virchow.
LA BATTERIOLOGIA
La medicina scientifica di Bernard individua spiegazioni causali, sul modello delle scienze fisiche: una
causa per ogni malattia.
La ricerca della causa univoca delle malattie infettive portò allo sviluppo della batteriologia - furono
messi a punto metodi di coltivazione dei batteri, in terreni liquidi (Pasteur) e solidi (Koch) - e alla
definizione dei Postulati di Koch, che guidano all’individuazione dell’agente patogeno specifico di
ogni malattia.
✔ Alexandre Yersin scopre il batterio della peste “Yersinia pestis”
✔ Robert Koch il bacillo della tubercolosi (bacillo di Koch) e il vibrione colerico, identificando
nell’acqua contaminata il veicolo dell’infezione
✔ Friedrich A. J. Löeffler (1852-1915) il bacillo della difterite (bacillo di Löeffler)
Corynebacterium diphtheriae
✔ Andrew Camilli, sul colera in Bangladesh: “Gli esseri umani sono un buon ambiente di
sviluppo e un perfetto veicolo di trasmissione per il colera. Il più delle volte, il vibrione del
colera vive nell’acqua stagnante e si riproduce molto lentamente. Ma negli esseri umani, il
numero dei batteri cresce in maniera esplosiva, questo microrganismo causa attacchi di
diarrea che svuotano l’intestino da ogni altro tipo di batterio. Le feci di un malato possono
arrivare a contenere anche 100 milioni di vibrioni per millilitro.” (Nature)
I POSTULATI DI KOCH
Robert Koch (1843-1910) 1905, Nobel per la medicina
I Postulati (1882) stabiliscono i criteri perché un microrganismo sia considerato causa unica di
malattia.
• deve essere osservato in tutti i casi della malattia;
• deve essere isolato e coltivato in coltura pura;
• inoculato in animale da esperimento deve riprodurre, in tutto o in parte, la malattia;
• dall’animale infetto deve essere possibile isolare nuovamente il microrganismo.
Limiti: “tutto è germe”, quando la malattia è multifattoriale: concause: tenore di vita, igiene,
alimentazione, predisposizione.
LA PELLAGRA
Anche per la pellagra si ipotizzò una teoria tossica: tossine prodotte dalla vegetazione dei miceti nel
mais mal conservato.
Endemica fino ai primi del Novecento, era legata al consumo di granoturco (nord Italia, polenta) →
proteine povere per scarsa quantità di aminoacidi indispensabili, il ‘triptofano’, da cui deriva la
vitamina antipellagrosa PP ‘pellagra preventing’ → acido nicotinico, il cui amide era il coenzima di un
enzima indispensabile al trasporto di elettroni (Warburg e Christian, 1934-7).
Funk aveva individuato l’acido nicotinico nel lievito e nella pula del riso, ma siccome la sostanza non
aveva attività anti beri-beri, nessuno pensò che potesse contrastare la pellagra.
LO SCORBUTO
Lo Scorbuto è una malattia emorragica che si sviluppa in particolari circostanze in cui è raro il
consumo di frutta fresca: era diffusa infatti fra i marinai, durante le carestie, nei campi di
concentramento.
Nonostante Lindt descrisse malattia e la sua cura nel 1757, solo nel 1932 King e Waught isolarono dal
succo di limone in forma cristallina un fattore anti-scorbutico, identico all’acido esuronico isolato nel
1928 da Szent-Gyorgyi (che allora non ne comprese la natura), che nel ’32 dimostrò la natura
anti-scorbutica della sostanza, chiamandola acido ascorbico o Vitamina C.
ANESTESIA E ANTISEPSI
L’anestesia, come induzione di uno stato di quiete artificiale, fin dall’antichità era praticata con
nepente, semi di papavero e giusquiamo, mandragora; anche per ipnosi da Franz Mesmer
(1734-1815).
Protossido d’azoto (Wells) e etere (Morton), sperimentati dapprima in odontoiatria, rivoluzioneranno
la storia della chirurgia (16 ottobre 1846, Ether day), unitamente all’antisepsi in sala operatoria
(chimica di Joseph Lister, con acido fenico stillato nelle ferite; asepsi di von Bergman, con
sterilizzazione a vapore) sulla scia delle scoperte di Pasteur e Semmelweis.
Il cloroformio fu usato in odontoiatria e ostetricia, nello stesso tempo si sperimentò la cocaina come
anestetico iniettabile (Halsted e Hill † assuefatti).
I raggi X (consentono la localizzazione di fratture e corpi estranei) + dotazione materiale asettico in
sala operatoria → chirurgia da palliativa diviene interventistica, conservativa (Billroth, chirurgia
addominale: metodica di gastroresezione), ricostruttiva (plastica).
XX SECOLO: Medicina Molecolare
LE ORIGINI DELLA MEDICINA MOLECOLARE
Nel 1902 Archibald Garrod applica le leggi mendeliane per spiegare la ricorrenza familiare
dell’alcaptonuria.
Garrod identificò un difetto metabolico come carattere ereditario, ovvero ipotizzò un rapporto tra
percorsi metabolici e fattori ereditari. L’alcaptonuria, insieme alla cistinuria e all’albinismo, vengono
definito da Garrod “percorsi alternativi del metabolismo” ed equiparati a delle mutazioni dei fattori
ereditari.
NUCLEINA
1869-Friederich Miescher purifica la nucleina: composto formato da materiale proteico e da un
nuovo elemento chimico ricco di fosforo, con isomerismo degli atomi di cabonio.
1889-Richard Altmann (Nobel,1912) libera la nucleina dalla componente proteica: acido nucleico e
Albrecht Kossel (Nobel,1910) scopre che la nucleina contiene purine e pirimidine.
1909-Phoebus Levene osserva la presenza di d-ribosio nell’acido nucleico del lievito.
METODOLOGIE MOLECOLARI
✔ 1973, Stanley Cohen ed il suo gruppo costruiscono in vitro un plasmide ricombinante:
clonaggio genico.
✔ 1976, ibridazione molecolare per la diagnosi pre-natale della alfa talassemia.
✔ 1979, Werner Arber, Hamilton O. Smith, Daniel Nathans, Nobel per i loro studi sugli enzimi di
restrizione.
✔ 1980, Walter Gilbert e Frederick Sanger, Nobel per le tecniche di sequenziamento.
✔ 1985, Kary Mullis inventa la reazione polimerasica a catena (PCR), Nobel 1993.
GENETICA MOLECOLARE
✔ 1981 - scoperta degli oncogeni umani
✔ 1982 - identificazione di una mutazione puntiforme dell’oncogene ras come causa del
carcinoma della vescica (Reddy EP et al., Nature)
✔ 1982 - scoperta dei geni oncosoppressori
✔ 1990 - primo protocollo di terapia genica
GENOMA UMANO
🢭 Il genoma è l’intero patrimonio genetico di un organismo vivente.
🢭 È scritto in basi nucleotidiche, Adenina (A), Timina (T), Guanosina (G), Citosina (C), la cui
successione caratterizza il DNA.
🢭 Contiene circa 3,2 miliardi di basi.
🢭 Il genoma dell’uomo e dello scimpanzè sono identici al 98%.
🢭 La differenza tra il DNA di due individui è di appena lo 0,2%.
GENOMICA E PROTEOMICA
✔ 1986 - Genomica: scienza del mappaggio, sequenziamento ed analisi del genoma.
✔ 1995 - Proteomica: scienza che analizza le proteine espresse in differenti tipi cellulari
MEDICINA MOLECOLARE
• Le acquisizioni della medicina molecolare e della genetica molecolare portano alla
formulazione di diagnosi o di esclusione di “malattia futura”.
• La medicina molecolare aggiunge un ulteriore elemento alla medicina:
🢭 Predittività
MEDICINA PREDITTIVA
La medicina predittiva ha lo scopo di predire dalla nascita o anche prima, il rischio genetico che una
persona ha di ammalarsi sulla base della costituzione del suo patrimonio genetico, che può essere
più o meno adatto a rispondere a certe condizioni ambientali.
◻ Medicina preventiva: a livello di popolazione
◻ Medicina predittiva: medicina individuale
🢭 non interessa persone già malate ma individui sani portatori di una suscettibilità genetica
(“unpatients”)
🢭 diagnosi o esclusione di malattia futura viene fatta su soggetti a rischio consapevoli
(informati) e consenzienti
PALEOPATOLOGIA
▪ La Paleopatolgia è la scienza che studia le malattie di un passato più o meno remoto
attraverso l’esame diretto dei resti umani antichi, scheletrici o mummificati.
▪ La paleopatologia contribuisce allo studio dell’evoluzione patologica e a quello della
patogenesi affiancandosi quindi alla patologia generale. (Leon Pales, 1930)
▪ Punto di incontro tra medicina, antropologia e storia della medicina.
▪ La paleopatologia rappresenta una branca della medicina, dell’antropologia e della storia
della medicina.
COSA E’ LA PALEOPATOLOGIA
La paleopatologia è una disciplina che si occupa della conoscenza della storia naturale delle malattie
attraverso lo studio di resti scheletrici fossili. Ruffer, 1913
FONTI IN PALEOPATOLOGIA
La ricerca paleopatologica utilizza:
🢭 fonti dirette: resti scheletrici, mummie ed altro materiale biologico di origine umana;
🢭 fonti indirette: scritti ed iconografie;
🢭 fonti comparative: informazioni concernenti le malattie in altre specie animali viventi.
LA PALEOPATOLOGIA
Lo studio della paleopatologia riveste un duplice interesse: antropologico e medico.
PSEUDOPATOLOGIA
Alterazioni post mortem
Possono essere:
1. macroscopiche
2. microstrutturali
3. molecolari
Sono dovute all’azione di:
🢭 agenti fisici
🢭 agenti chimici
🢭 agenti biologici
LA DIAGNOSI PALEOPATOLOGICA
METODI
• Indagine morfologica macroscopica
• Indagine radiologica
• Indagine istologica
• Microscopia elettronica
• Analisi biochimiche
• Indagini molecolari
INDAGINI PALEO-MOLECOLARI
▪ Identificazione e diagnosi molecolare di condizioni patologiche in reperti scheletrici umani
antichi.
▪ Studio delle popolazioni antiche (paleogenetica).
DIETA
L’ambiente alimentare della corte di Napoli spiega l’insorgenza del tumore che uccise il sovrano
aragonese oltre cinque secoli fa.
Le abitudini alimentari, riflesse dai menù della corte aragonese di Napoli, evidenziano un massiccio
consumo di carni rosse.
I cronachisti riferiscono la forte predilezione del re per le carni rosse, in particolare per la selvaggina.
Disciplina accademica e ambito di riflessione interdisciplinare che si occupa dell’analisi razionale dei
problemi morali emergenti nell’ambito delle scienze biomediche, proponendosi di definire criteri e
limiti di liceità alla pratica medica e alla ricerca scientifica, affinché il progresso avvenga nel rispetto
di ogni persona umana e della sua dignità.
STORIA
Il termine BIOTEICA comparve per la prima volta nel 1970, in un articolo dell’oncologo americano V.R.
Potter (Bioethics. The science of survival, in Perspectives in Biology and Medicine, 1970, 14, 1, pp.
127-153), che tornò a utilizzarlo nel suo libro Bioethics. Bridge to the future (Englewood Cliffs, New
Jersey, 1971). Di fronte al rapido progresso del sapere biomedico e biotecnologico, alle scoperte nel
campo dell’ingegneria genetica e alle crescenti possibilità di manipolare la vita umana e l’ecosistema,
Potter riteneva che il solo modo per garantire la sopravvivenza dell’umanità fosse quello di costituire
«una nuova disciplina che combinasse la conoscenza biologica (bio) con la conoscenza del sistema
dei valori umani (etica)»: una disciplina che facesse da ‘ponte’ tra il sapere scientifico e il sapere
umanistico per usare con ‘saggezza’ le nuove conoscenze, così da migliorare la qualità della vita delle
generazioni future. Occorre ricordare che negli Stati Uniti i problemi etici attivati
dalla sperimentazione indiscriminata sull’uomo avevano portato già nel 1969
alla nascita dell’Hastings Center, il primo centro impegnato nella definizione di norme nel campo
della ricerca e della sperimentazione biomedica. Nel 1971, a Washington, A. Hellegers fondò il
Kennedy Institute for the Study of Human Reproduction and Bioethics, il primo centro intitolato alla
b., che nel 1979 venne annesso alla Georgetown University, all’interno del quale sorse in seguito il
Center for Bioethics. Nel 1978 venne pubblicata la prima edizione della Encyclopedia of
Bioethics edita da W.T. Reich (seguita nel 1995 e nel 2003 da altre due edizioni, l’ultima delle quali
curata da Stephen G. Post), unica nel suo genere, cui seguì la Biblio;graphy of Bioethics, rassegna di
tutte le pubblicazioni annuali concernenti l’ambito scientifico della b., affiancata da un servizio
di informazione bibliografica on line (Bioethicsline).
L’istituzionalizzazione della bioteica, avviata negli anni 1970, si è realizzata in maniera molto rapida
grazie alla sua connessione con la medicina e i temi sulla salute pubblica: ovunque sono sorti centri,
istituti di ricerca e insegnamenti universitari di b.; diverse sono le società e le associazioni per il
coordinamento e la ricerca b., i comitati ad hoc per le consulenze di politica sanitaria, nonché i
comitati etici per regolare la sperimentazione farmacologica e la prassi clinica. Tra i primi centri sorti
in Europa, vanno ricordati l’Instituto Borja de bioética in Spagna (dove si è imposto il contributo
teorico di Diego Gracia), il Centre for Bioethics and Public Policy in Gran Bretagna, il Centre d’études
bioéthiques in Belgio. In Australia, si distingue l’attività del Center for Human Bioethics diretto
da Peter Singer, uno dei fondatori del movimento animalista, e quella della IAB (International
Association of Bioethics). In Italia va ricordato il Centro di bioetica dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore, presso la facoltà di Medicina e chirurgia di Roma, fondato e diretto da E. Sgreccia, che nel
2004 ha istituito la FIBIP (Federazione Internazionale dei Centri e Istituti di Bioetica di Ispirazione
Personalista); tale centro, che cura la pubblicazione della rivista Medicina e Morale, è affiancato da
un Istituto di bioetica universitario. A livello nazionale opera il Comitato nazionale per la bioetica.
Tra i principali organismi internazionali di consulenza in b. vanno ricordati: il Comité ad hoc d’experts
pour les problèmes de bioéthique del Consiglio d’Europa, istituito nel 1985 e divenuto nel 1992
Comité directeur pour la bioéthique (CDBI), che nel 1996 ha approvato la Convention sur les droits de
l’homme et la biomédicine, nota come Convenzione di Bioetica, ratificata dall’Italia a Oviedo nel 1997
e il Comité international de bioéthique dell’UNESCO, sorto nel 1993.
Fritz Jahr
La coniazione del termine bioetica è attribuita a Fritz Jahr, che nel 1927, prendendo spunto
dall'imperativo categorico kantiano, parlò di «imperativo bioetico», secondo il quale tutti gli esseri
viventi hanno diritto al rispetto e devono essere trattati non come mezzi, ma come fine in sé stessi.
Van Rensselaer Potter
Con il significato attuale il termine fu adoperato per la prima volta dall'oncologo statunitense Van
Rensselaer Potter (1911-2001), che lo utilizzò nel 1970[7] in un articolo pubblicato sulla rivista
dell'Università del Wisconsin "Perspectives in Biology and Medicine" con il titolo «Bioetica: la scienza
della sopravvivenza». Nel 1971 lo stesso autore raccoglieva vari articoli su questi argomenti in un
libro intitolato Bioethics: Bridge to the future (Bioetica: un ponte verso il futuro) dove scriveva:
«Ho scelto la radice bio per rappresentare la conoscenza biologica, la scienza dei sistemi viventi; e
ethics per rappresentare la conoscenza del sistema dei valori umani.»
Potter spiegava il termine bioetica come la scienza che consentisse all'uomo di sopravvivere
utilizzando i suoi valori morali di fronte all'evolversi dell'ecosistema. La bioetica doveva essere
«un'ecologia globale di vita».
André Hellegers
I ricercatori del Kennedy Institute, ed in particolare l'ostetrico olandese E. André Hellegers definirono
la bioetica come una branca dell'etica dedita allo studio e alla ricerca della biomedicina.
In senso più aderente alla filosofia André Hellegers considerava la bioetica come un nuovo aspetto
del dialogo socratico, capace cioè di far interloquire la medicina, la filosofia e l'etica alla ricerca di
verità condivise.
Warren Reich
Questa definizione venne in seguito giudicata troppo riduttiva da Warren Reich, che nella
sua Enciclopedia della bioetica elaborò questa definizione globale: «Lo studio sistematico delle
dimensioni morali - inclusa la visione morale, la condotta e le politiche – delle scienze della vita e
della salute, utilizzando varie metodologie etiche e con un'impostazione interdisciplinare» dove si
dava maggiore valore alla morale: si trattava dunque di uno «studio sistematico delle dimensioni
morali delle scienze della vita e della salute includendovi anche i problemi sociali e ambientali legati
alla salute».
Altre definizioni
La bioetica viene definita come un'area di ricerca che grazie a diverse discipline su cui si basa pone
come «oggetto dei suoi studi l'esame sistematico della condotta umana nel campo della scienza della
vita e della salute».
Nella Encyclopedia of Bioethics pubblicata in seconda edizione nel 1995 in 5 volumi dal Kennedy
Institute of Ethics della Georgetown University di Washington (Stati Uniti d'America) la bioetica è
definita: "Lo studio sistematico delle dimensioni morali - includendo, visione, decisione,
comportamento e norme morali - delle scienze della vita e della salute, utilizzando una varietà di
metodologie etiche in un contesto interdisciplinare"
Altra definizione che si discosta dalle precedenti è quella che la identifica come un movimento di
idee e di valori che continuamente cambiano nel corso della storia.
Il filosofo tedesco Hans Jonas sostiene che nel campo della bioetica non possono darsi risposte
definitive in quanto ogni valore morale deve commisurarsi sulla mutevole realtà a cui deve essere
applicato. Auspica inoltre una piena libertà della ricerca medica fiducioso che essa abbia in sé stessa
le capacità di autoregolamentarsi.
Concetti simili alle definizioni precedenti si ritrovano nel movimento transumanista, o per altri versi
nella sociobiologia e nella psicologia evoluzionista.
BIOETICA E CATTOLICESIMO
Nei paesi di tradizione cattolica è rilevante il ruolo ricoperto dalla bioetica cattolica. La bioetica
cattolica ufficiale - cioè quella contenuta nei documenti del magistero della Chiesa, nelle opere degli
autori che risultano in sintonia dottrinale con essi e nella comunità scientifica che ad essa fa
riferimento - si muove all'interno del paradigma della sacralità e indisponibilità della vita, sostenendo
che la persona umana, come non è la creatrice della vita, così non ne è la proprietaria. All'idea della
sacralità e indisponibilità della vita si connettono la proibizione dell'aborto, l'illiceità del suicidio
'consapevole' ed il rifiuto dell'eutanasia. La bioetica cattolica sostiene che ciascun essere umano ha il
diritto/dovere alla vita, intendendosi, con questa definizione, la forma di vita umana dal momento
del suo concepimento a quello della sua morte naturale.
In questo campo convergono saperi differenti: tra le discipline biomediche, in particolare la genetica,
l'embriologia, la ginecologia e la tanatologia; tra le scienze umane e sociali, la filosofia pratica,
il diritto, la biopolitica e la sociobiologia; nell'interpretazione cattolica della bioetica, riveste un ruolo
di fondamentale coordinamento la teologia morale (che ha, tra le sue fonti, anche la legge morale
naturale).
Per sottolineare determinati aspetti della disciplina, la Conferenza Episcopale Italiana organizza ogni
anno la Giornata mondiale per la vita. L'importanza della bioetica nel contesto dell'etica cattolica è
esposta nell'enciclica Caritas in veritate di papa Benedetto XVI.
«Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l'assolutismo della tecnicità e la responsabilità
morale dell'uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di
uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con
drammatica forza la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli
dipenda da Dio.
Alle interpretazioni bioetiche religiose si aggiunge quella laica. Un documento di bioetica laica è
quello pubblicato nel 1996 a firma di Flamigni, Massarenti, Mori, e Petroni, denominato "Manifesto
di bioetica laica". Una citazione può sintetizzare il paradigma ispiratore del documento: «Noi laici non
osteggiamo la dimensione religiosa. La apprezziamo per quanto possa contribuire alla formazione di
una coscienza etica diffusa. Quando sono in gioco scelte difficili, come quelle della bioetica, il
problema per il laico non è quello di imporre una visione superiore, ma di garantire che gli individui
possano decidere per proprio conto ponderando i valori talvolta tra loro confliggenti che quelle
scelte coinvolgono, evitando di mettere a repentaglio le loro credenze e i loro valori.» Sul tema si
sono espressi anche altri studiosi, come ad esempio Giovanni Fornero, che in un suo lavoro cita
William Frankena quando scrive: «È dubbio che qualcuno abbia mai realmente creduto che “il
semplice vivere” sia un bene degno di essere perseguito, nel senso di ritenere che la vita è un bene in
sé, a prescindere da come è connotata».
Il documento si conclude con l'affermazione che: «La visione laica si differenzia dalla parte
preponderante delle visioni religiose in quanto non vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e
visioni diverse. Là dove il contrasto è inevitabile, essa cerca di non trasformarlo in conflitto, cerca
l'accordo locale, evitando le generalizzazioni. Ma l'accettazione del pluralismo non si identifica con il
relativismo, come troppo spesso sostengono i critici. La libertà della ricerca, l'autonomia delle
persone, l'equità, sono per i laici dei valori irrinunciabili. E sono valori sufficientemente forti da
costituire la base di regole di comportamento che sono insieme giusti ed efficaci».
Giovanni Fornero nei suoi lavori parla di due diversi paradigmi per concettualizzare la realtà, come
indicato nei singoli aspetti tematici riportati nel prosieguo di questa voce.
Anche Gustavo Raffi ha espresso una propria opinione di una visione laica.
Umberto Veronesi, intervenendo nel dibattito bioetico, propone una visione fortemente critica
dell'ottica religiosa.
Per alcuni laici, pur nell'eterogeneità e pluralità di questa ' categoria di pensiero, si parla
di embrione (frutto della fecondazione) solo dopo un certo numero di divisioni cellulari successive
alla formazione dello zigote o dal momento del suo impianto nella mucosa uterina (in altre parole
non prima del 14º giorno circa) e si parla altresì di piena dignità umana e di acquisto della capacità
giuridica solo dal momento della nascita o comunque non prima del termine entro il quale è
consentita l'interruzione volontaria della gravidanza.
TEORIE BIOETICHE VICINE A QUELLA LAICA
● La teoria utilitaristica si riferisce al tentativo di massimizzazione della qualità della vita che può
essere classificata e valutata dal soggetto interessato.
● Una teoria bioetica si basa sulla concezione dell'"alleanza terapeutica" fra medico e paziente
fondata sul particolare rapporto di fiducia del malato con chi lo cura.
● La bioetica femminista critica l'astrattezza del concetto di autonomia, che non terrebbe conto dei
condizionamenti sociali. Il valore dell'autonomia nasconderebbe la discriminazione e
l'oppressione delle donne nella società patriarcale. La cura del malato deve ispirarsi a un
principio etico alternativo rispetto a quello proclamato da una bioetica impersonale, disincarnata
e tradizionalista.
PRINCIPI
Il modello dei quattro principi di bioetica è stato formulato da Tom Beauchamp e da James
Childress nel loro manuale Principi di etica biomedica. Il modello riconosce quattro principi morali
che devono essere usati come base per giudicare i problemi di bioetica e che possono essere
diversamente pesati in base alle circostanze. I quattro principi sono[30]:
LE TEMATICHE
L’insegnamento della bioetica ha contribuito a meglio definire questa disciplina e il suo statuto
epistemologico, sebbene quest’ultimo aspetto resti ancor oggi molto dibattuto. Lo stesso termine
bioetica viene talvolta sostituito con le espressioni etica biomedica o etica della ricerca scientifica.
Per quanto la bioetica affronti problemi morali già tradizionalmente analizzati dall’etica, dalla morale
medica di tradizione ippocratica e dalla riflessione teologico-morale di ispirazione cristiana, è pur
vero che questi problemi hanno assunto nel 20° sec. dimensioni e prospettive inedite grazie alle
straordinarie evoluzioni delle conoscenze scientifiche applicate alla medicina e alla biologia. Si pensi
alle questioni antropologiche sollevate dagli interventi, oggi possibili, sulle fasi iniziali della vita
umana, come la fecondazione assistita, la sperimentazione sugli embrioni, l’ingegneria genetica, la
clonazione; o, in riferimento alla fine della vita, ai problemi sollevati dall’accanimento
diagnostico-terapeutico, dalla richiesta di eutanasia, dalla medicina dei trapianti, dalla
sperimentazione sull’uomo e sugli animali. La nascita della bioetica è stata, infatti, sollecitata
dall’esigenza di integrare tra loro nuove conoscenze e nuovi “saperi” per fondare in maniera forte e
razionale i criteri di regolamentazione della prassi biomedica e garantire la libertà di ricerca
scientifica nel rispetto dei diritti umani fondamentali. È fuor di dubbio, infatti, che sotto il profilo
epistemologico la bioetica sia contraddistinta dalla interdisciplinarità: essa nasce dal dialogo e dal
confronto tra biologia, medicina, filosofia, teologia, sociologia, antropologia, economia, diritto e
politica. Tutte queste discipline entrano, con modalità e in misura diversa, nel sapere bioetico, per
conferire all’etica quei dati moralmente rilevanti che servono a formulare il giudizio bioetico.
L’interdisciplinarità, in altre parole, consente di individuare il metodo della riflessione b., che
avvalendosi del contributo delle diverse discipline, giunge a una visione integrale dei problemi.
In particolare, laddove le scienze bioetica descrivono un problema empirico, ossia ‘come’ si manifesta
un fatto naturale o artificiale, le scienze umane offrono dati e interpretazioni del fenomeno, mentre
la filosofia riflette sul senso della natura, andando alla ricerca del fondamento dei valori sulla base
dei quali giustificare il comportamento dell’uomo nei confronti della natura. In tal modo, il fine del
giudizio bioetico non è solo quello di dire ‘come’ si deve agire, ma ‘perché’ si deve agire in quel modo
sulla base di ragioni ‘forti’. Si configura così un aspetto fondamentale della riflessione b., ossia la
ricerca di una ‘metabioetica’ che sappia rendere ragione in termini filosofici del giudizio bioetico. In
tal senso, la bioetica possiede una chiara identità epistemologica razionale, che, a partire dalla
descrizione del dato scientifico, biologico o medico, esamina la liceità dell’intervento dell’uomo
sull’uomo, avendo come orizzonte di riferimento la persona umana integralmente considerata, in
tutte le sue dimensioni: fisiche, psichiche e spirituali. Il metodo proprio della bioetica è, dunque,
quello della filosofia morale, che razionalmente indaga i fondamenti dei principi e dei valori che
devono orientare il comportamento umano innanzi alle numerose e nuove possibilità dischiuse dal
progresso medico e tecnologico.
IL DIBATTITO BIOETICO
Nel dibattito epistemologico, fondamentale è anche la questione della definizione della bioetica. La
più nota è quella che Reich ha inserito nell’Encyclopedia of bioethics del 1978: «studio sistematico
della condotta umana, nell’ambito delle scienze della vita e della salute, esaminata alla luce di valori
e principi morali». Il riferimento ai principi e ai valori morali trovò negli Stati Uniti una prima
giustificazione nel volume di T.L. Beauchamp e J.F. Childress, Principles of biomedical ethics (1979).
Tali autori, richiamandosi ai principi di beneficialità e non maleficenza, di autonomia e giustizia,
tentavano di fornire un modello teorico efficace in grado di superare l’alternativa tra le prospettive
etiche deontologiche e teleologiche; la ‘bioetica dei principi’, tuttavia, non riuscì nel suo intento e
venne sottoposta a severe critiche, poiché, richiedendo un bilanciamento tra principi, finiva col
trasformarsi in una morale della situazione, incapace di fondare in maniera oggettiva e razionale il
proprio giudizio etico. Altri autori hanno in seguito definito la bioetica una «filosofia della ricerca e
della prassi b.» (Sgreccia); «l’etica applicata ai nuovi problemi che si sviluppano alle frontiere della
vita» (C. Viafora); un «settore dell’etica che studia i problemi inerenti la tutela della vita fisica» (S.
Leone). Lo stesso Reich, nella successiva edizione dell’Encyclopedia (1995) estese la definizione,
includendovi i concetti di interdisciplinarità e di pluralismo delle metodologie etiche. Se, infatti,
appare immediatamente chiaro il riferimento della bioetica all’etica e ai valori, non è scontato come
si debbano giustificare questi valori, né quali debbano essere i principi di riferimento. Il pluralismo,
cioè, sembra riguardare sia l’antropologia di riferimento sia le teorie sulla fondazione del giudizio
etico.
Nel dibattito bioetico si possono individuare almeno quattro orientamenti teorici che cercano di dare
differenti fondazioni alle norme etiche e ai valori:
a) l’orientamento socio-biologista;
b) l’orientamento liberal-radicale;
c) l’orientamento utilitarista-contrattualista;
d) l’orientamento del personalismo ontologicamente fondato.
L’orientamento socio-biologista propone un’etica descrittiva, che si evolve di pari passo con la società
e che, pertanto, si riduce a un’espressione della cultura e del costume: un modello che riesce, così, a
giustificare qualsiasi possibilità dischiusa dal progresso scientifico, a prescindere da un’autentica
tutela dei diritti di ciascun individuo umano. L’orientamento liberal-radicale fonda l’etica
sulla scelta autonoma dell’individuo, avendo come unico criterio di riferimento la libertà soggettiva
intesa come valore assoluto. L’orientamento utilitarista integra l’impostazione soggettivista
all’interno di un’etica pubblica che diviene un ‘soggettivismo della maggioranza’, nel quale
il principio ispiratore dell’azione morale deve essere il perseguimento del massimo piacere, e la
minimizzazione del dolore per il maggior numero di persone, in base a un semplice calcolo
costi-benefici nelle scelte che si debbono compiere. Uno dei più noti esponenti di questo modello è
P. Singer, il quale ha sostituito il principio della ‘sacralità della vita’ con quello di ‘qualità della vita’ e
ha riformulato la nozione di persona, la quale – non più fondata sulla sua sostanzialità, ma solo sulle
sue qualità – può includere anche i mammiferi non umani, purché in grado di esprimere forme di
autonomia e di relazionalità. Nel modello utilitarista viene meno, pertanto, l’identificazione tra
essere umano e persona, con significative conseguenze nella formulazione dei diritti dell’uomo, non
essendo più sufficiente appartenere alla specie umana per essere titolari del diritto alla vita e alla
cura e qualificandosi, invece, come necessaria la presenza di alcune caratteristiche funzionali e
relazionali dell’individuo. Sulla stessa linea utilitarista, ma in una prospettiva più marcatamente
contrattualista, si pone H.T. Engelhardt, che ritiene di fondare l’etica sull’accordo intersoggettivo
stipulato all’interno della comunità degli adulti, che stabiliscono ciò che è lecito e ciò che è illecito.
Infine, il modello del personalismo ontologico fonda l’oggettività dei valori e delle norme
sul concetto sostanziale di persona, intendendo quest’ultima come un’individualità costituita da un
corpo animato e da uno spirito incarnato. Persona, dunque, è ogni individuo umano, dal momento
del concepimento alla morte naturale, e sul rispetto della sua dignità e dei suoi diritti inalienabili
deve essere fondata ogni decisione etica del singolo e della società. Questa lettura permette di
individuare nella salvaguardia della persona l’orizzonte antropologico di riferimento della condotta
morale, avendo come principali criteri di comportamento il rispetto della vita umana e della sua
integrità, il principio di libertà e responsabilità, il principio terapeutico e di cura e il principio
di solidarietà e sussidiarietà nelle scelte individuali e sociali.
The emergence of bioethics in the 20th century reflected broader changes in scientific and medical practices by addressing ethical dilemmas arising from rapid advancements in technology and biomedicine, such as genetic engineering and end-of-life care. Bioethics integrated interdisciplinary perspectives from fields like philosophy, medicine, and law, emphasizing the need to navigate the moral implications of new medical practices. This shift acknowledged that scientific progress must be accompanied by ethical guidelines to respect human dignity and societal values, showing a greater sensitivity to the rights and autonomy of individuals in clinical settings .
Ancient anatomical practices, particularly those involving dissection, significantly influenced the development of ethical frameworks in medical treatment by spotlighting issues of consent, respect for the body, and the moral considerations of using human and animal subjects in research. The tension between scientific gain and ethical practice is evident in historical practices like those at the Alexandrian school, where vivisections were conducted, prompting ethical debates that underpin modern bioethical principles such as non-maleficence and autonomy. These ancient practices helped shape a foundational dialogue on the ethical treatment of subjects, mirroring contemporary bioethical discussions .
The Alexandrian school's anatomical explorations were distinguished by their systematic and empirical approach, including dissection and vivisection, which surpassed previous practices restricted to theoretical conjectures or limited animal dissections. This methodological rigor allowed for significant discoveries, such as a detailed understanding of the nervous and cardiovascular systems, and established a precedent for future medical science by emphasizing observation and experimental verification. These practices laid foundations for subsequent anatomical research and informed the development of more sophisticated physiological theories in later centuries .
Aristotle significantly contributed to the development of comparative anatomy through his systematic classification and detailed descriptions of various animals, which he documented in works like 'History of Animals' and 'Parts of Animals.' He pioneered the idea of organizing living organisms based on shared characteristics, which laid the foundation for comparative anatomy. Underpinning his approach were philosophical principles such as the notion of 'form' and 'function,' where he sought to explain the purpose of each organ in the context of the entire organism .
The bioethical principle of 'primum non nocere,' meaning 'first, do no harm,' evolved from earlier medical traditions rooted in the Hippocratic Oath, which emphasized physicians' ethical conduct in avoiding harm to patients. This principle has been foundational to the ethical practice of medicine throughout history, guiding decisions to ensure patient safety and minimize harm. In contemporary health care, it remains a central tenet, framing debates about medical interventions and the balance between the benefits and risks of treatments, and it underpins ethical decision-making frameworks like those articulated by Beauchamp and Childress in the four principles of bioethics .
Galen's work on anatomo-physiology represented a significant advancement from earlier Greek medical theories, such as those of Hippocrates, by providing a more detailed and systematic account of human anatomy and function. Specifically, Galen distinguished between arteries and veins, proposing that the arteries carried pneuma (a form of vital spirit), which was a new understanding. His assertion that blood originated in the liver and was distributed through the body deviated from prior models and introduced the notion of the heart as central to the body's circulatory processes, laying groundwork for future work in understanding circulation .
During the Hellenistic-Roman period, there was a significant shift in anatomical understanding from the Hippocratic era's limited animal dissections to a more systematic exploration of human anatomy, particularly in Alexandria. The Alexandrian school, illustrated by figures like Erofilo and Erasistrato, began practices like vivisection and cadaver dissection, leading to more comprehensive insights into human anatomy, such as distinguishing between veins and arteries and understanding blood's circulation, which was not the focus during the Hippocratic era .
Erofilo and Erasistrato made groundbreaking contributions to medicine during the Hellenistic period by pioneering anatomical discoveries and practices such as the differentiation between veins and arteries and the concept of organ systems. Their use of vivisection and detailed anatomical observations greatly advanced the understanding of human physiology. However, contemporary moral and ethical concerns about their methods, specifically vivisection on human subjects, led to a mixed reception; their work was both celebrated for its scientific achievements and criticized on ethical grounds .
The integration of Egyptian and Greek medical practices in ancient Alexandria was primarily driven by the city's role as a cultural and intellectual hub in the Hellenistic world. The Ptolemaic dynasty encouraged the fusion of Greek and native Egyptian traditions, which was greatly facilitated by the city's vibrant intellectual environment exemplified by institutions like the Museion and Library of Alexandria. The introduction of Greek philosophical and scientific thoughts into Egyptian medical practices, combined with access to a wealth of knowledge and diverse professional communities, fostered an environment where medical practices evolved through cross-cultural exchange .
During the Renaissance, there was a significant interplay between anatomical knowledge and artistic representation, with artists like Leonardo da Vinci contributing to a deeper scientific understanding through their detailed anatomical drawings. The emphasis on realism in art drove a demand for accurate representations of the human body, which, in turn, prompted more rigorous studies of human anatomy. This synthesis of art and science enhanced the understanding of anatomical structures, as artists' observations often intersected with, and sometimes informed, scientific inquiry, leading to more precise and empirical approaches in medicine and biology .