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Tot Bioetica

Il documento descrive la storia della medicina dalle origini antiche fino all'età moderna, suddividendola in varie epoche. Vengono inoltre illustrate le quattro rivoluzioni scientifiche della medicina e le principali teorie e figure chiave della medicina pre-classica e classica come Ippocrate.

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Tot Bioetica

Il documento descrive la storia della medicina dalle origini antiche fino all'età moderna, suddividendola in varie epoche. Vengono inoltre illustrate le quattro rivoluzioni scientifiche della medicina e le principali teorie e figure chiave della medicina pre-classica e classica come Ippocrate.

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LEZIONI di STORIA della MEDICINA a.a.

2023-24

LE ETÀ DELLA STORIA

1.Età antica, pre-classica e classica: dalle origini sino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente
(476 d. C.)
2.Medioevo: Alto (476 d.C.-1000 ca.) - Basso 1000-1492 (scoperta dell’America)
3.Età moderna: 1492-1815 (Congresso di Vienna, post Rivoluzione Francese 1789)
4.Età contemporanea: 1815 (Congresso di Vienna) ad oggi

LE 4 RIVOLUZIONI SCIENTIFICHE

I. Ippocrate: medicina laico-razionale; patologia umorale; medicina scienza relativa e applicata;


medico professionista
II. Rivoluzione Anatomica-Chimica-Meccanica: la medicina da scienza delle qualità diventa scienza
delle quantità: metodo sperimentale applicato alla medicina
III. Medicina Sperimentale: validazione dell’ipotesi con l’esperimento, condotto con procedure
quantitative (le leggi delle scienze esatte spiegano i fenomeni fisiologici); abbandono del vitalismo
IV. Medicina Molecolare: 1949 anemia falciforme; 1953 struttura a doppia elica del DNA

MEDICINA PRE-CLASSICA

● MEDICINA TEURGICA, MAGICA. Salute e malattia sono mandate dagli dèi: la malattia =
punizione per comportamenti umani contrari al volere degli dèi.
● CONCETTO ONTOLOGICO DI MALATTIA. La malattia è un’entità indipendente dal corpo,
dotata di una propria autonomia:
● OGGETTO IMMATERIALE (concezione corpuscolare)
● ESSERE VIVENTE (concezione parassitaria)
● ESSERE INANIMATO (concezione demoniaca)
Testi omerici

✔ Iliade: “Disse così pregando; e Febo Apollo l’udì, e scese giù dalle cime d’Olimpo, irato in
cuore, l’arco avendo in spalla e la faretra chiusa sopra e sotto: le frecce sonavano sulle
spalle…i muli colpiva in principio ed i cani veloci, ma poi mirando sugli uomini la freccia
acuta lanciava, e di continuo ardevano le pire dei morti, fitte…”
✔ Odissea: “Con una benda fasciarono il ginocchio di Ulisse, poi, intonando delle melodie
mistiche, la ferita rimarginata mostrò la potenza di quella sacra melodia”

MEDICINA IN EPOCA POST-OMERICA (VII-VI sec)

Il culto di Asklepio/Esculapio. I poteri terapeutici originariamente attribuiti ad alcuni dèi principali


(Apollo, Artemide) furono trasferiti a divinità minori quali Asklepio/Esculapio figlio di Apollo e della
ninfa Coronide
La medicina si esercita nei templi/Asklepeia, luoghi sacri. Le guarigioni miracolose avvenivano grazie
a visioni che apparivano all’ammalato mentre dormiva in un tempio dedicato al dio stesso
(teoterapia, ludoterapia, musicoterapia) Filosofia teurgica della malattia. L’infermità era causata da
ignote forze sovrannaturali e quindi la guarigione doveva arrivare da quelle stesse forze.

LUOGHI DI CURA
TEMPIO: struttura sacra costituita dal santuario del dio-medico (Asclepio in Grecia, Esculapio o
Apollo a Roma) nel quale si svolgevano riti di guarigione. Il malato dopo essersi purificato nella
fontana sacra ed aver versato un’offerta ai sacerdoti, veniva ammesso al sonno sacro nell’abaton. In
questa zona, da cui erano rigorosamente esclusi malati molto gravi e partorienti, i sacerdoti
inducevano il sonno sacro, il dio in persona o il serpente che ne è l’incarnazione visitavano il malato e
gli indicavano la cura dei suoi mali.
IATREION: dal greco iatròs (medico) è la bottega del medico laica, anche del medico ippocratico,
posta al centro delle vie di comunicazione cittadine più frequentate. Nello iatreion ci sono allievi del
medico. A Roma corrisponde alla taberna medica, come testimoniato da Celso (I sec d.C.)

FILOSOFI NATURALISTI della IONIA VI-V a.C


Di che cosa è costituito il mondo?
✔ Arché: elemento iniziatore
✔ Historíe: osservazione
✔ Physis: natura

MEDICINA IN MAGNA GRECIA


Alcmeone di Crotone (circa 500 a.C.):
● scienza medica: metodo conoscitivo analogico, dissezione sugli animali (occhi ➪ nervo ottico
➪ cervello)
▪ “si ode perché le orecchie sono vuote, l’aria riecheggia, si sentono odori perché l’aria
è attratta dall’ispirazione al cervello, con la lingua si sentono i sapori perché il calore
scioglie gli umori sapidi, gli occhi vedono per l’umore acqueo tutte le sensazioni
hanno una qualche connessione con il cervello” (Teofrasto, De sensu)
● metodologia dell’osservazione ed analisi comparativa tra esseri viventi.
● salute nel corpo umano è equilibrio (isonomia) di umori e qualità
● Le osservazioni fonte di nuove conoscenze, in continuo divenire. La medicina fondata su
osservazioni

Empedocle di Agrigento (495-435 a.C.)


▪ Iniziatore di una scuola empirica. Cosmogonia e corporeità soggiacciono alle stesse leggi.
Riassume in modo sincretico due concezioni epistemologiche: archè (principio) e historie
(osservazione) della physis (natura).
▪ Quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco) che differiscono o per le reciproche quantità,
secondo l’aggregazione e la disaggregazione
▪ Le parti del corpo sono caratterizzate dalla mescolanza di elementi (nervi= fuoco e
terra+doppio dell’acqua, ossa= due parti d’acqua e terra e quattro di fuoco, carni= miscela
in parti uguali dei quattro elementi, (Aezio V.22.1). Il sangue è la sede del calore innato, il
cuore è al centro del sistema vascolare e lo pneuma è distribuito nei vasi sanguigni.

SCUOLA di CNIDO e SCUOLA di KOS


Scuola di Cnido: la malattia
• classificare il processo di malattia, catalogare i sintomi
• formulare una diagnosi precisa
Scuola di Kos: il malato
•la malattia come evento che si verifica nel contesto della vita del paziente
•la terapia volta a ristabilire l’equilibrio tra il paziente stesso e l’ambiente circostante
Ippocrate di Cos (460-370 a.C.)
▪ appartiene a una famiglia di medici che, secondo la tradizione, discendeva direttamente da
Esculapio
▪ trascorre la giovinezza viaggiando allo scopo di approfondire le conoscenze e perfezionare la
sua istruzione soprattutto in campo medico
▪ torna in patria per dedicarsi all’insegnamento e per mettere a frutto tutto ciò che aveva
appreso
Corpus Hippocraticum
53 opere, 72 libri raccolti dai bibliotecari alessandrini nel III sec. a.C.
genuinità delle opere di Ippocrate: Eroziano e Galeno compilarono un glossario delle voci
ippocratiche che venne riesaminato poi in epoca umanistica e anche da autori del nostro secolo.
Le opere del Corpus possono essere divise a seconda del loro contenuto in:
* libri a contenuto etico
* libri di clinica e patologia
* libri di chirurgia
* libri di ostetricia, ginecologia e pediatria
* libri di anatomia e fisiologia
* libri di terapeutica e dietetica

Il medico
Unione del perfetto uomo con il perfetto studioso: calma nell’azione, serenità nel giudizio, moralità,
onestà, amore per la propria arte e per il malato.
Non è un essere superiore ed infallibile come i sacerdoti degli antichi templi, deve sopperire alla sua
fallacità con il massimo dell’impegno in modo da commettere solo errori di lieve entità.
Il suo abito deve essere decoroso ed il suo aspetto denotare salute

La clinica
Studio dei segni e dei sintomi osservabili sul paziente.
▪ L’esame effettuato dal medico doveva essere approfondito, comprendeva ascoltazione,
palpazione e (forse)percussione.
▪ Indizi utili per la diagnosi: sfumature di colore, variazioni di comportamento, insolite contrazioni
muscolari, quantità e qualità di qualsiasi escrezione e secrezione.
▪ L’anamnesi particolareggiata e minuziosa (rivolta essenzialmente a conoscere la situazione
presente del malato).
▪ La prognosi si basava sullo studio degli esiti delle varie patologie: infausta se si notavano fattori
quali disturbi visivi, sudore freddo, anemizzazione delle mani, cianosi delle unghie e stato di
agitazione.
La patologia
Quattro umori e qualità: sangue (caldo umido) che proveniva dal cuore, flegma (freddo umido) dal
cervello, bile gialla (caldo secco) dal fegato, bile nera (freddo secco) dalla milza.
Lo stato di salute si aveva quando gli umori erano perfettamente bilanciati tra loro; se invece la crasi
era alterata per l’eccesso, la corruzione o la putrefazione anche di un solo componente, allora
insorgeva la malattia.
La natura stessa con la sua capacità curativa interviene per ristabilire l’equilibrio. Il calore innato,
energia che produce gli umori e li mantiene in equilibrio, permette l’espulsione degli umori in
eccesso. Per poter essere eliminati gli umori, dovevano prima essere modificati con un processo
definito di "cottura-pepsi-cozione”. L’espulsione del prodotto finale (urina, sudore, pus, espettorato,
diarrea) poteva essere rapida ed evidente (crisi) o graduale (lisi).
Motivi dell’alterazione degli umori potevano essere le intemperie, la dieta o cause fisiche correlate
all’ambiente di vita, la costituzione del paziente.
Patologie come fenomeni generali per l’organismo: la polmonite, la pleurite, la rinite, la laringite, la
diarrea, alcune malattie del sistema nervoso, l’epilessia, il tetano.

L’anatomia
Conoscenze anatomiche scarse e rudimentali:
● Ippocrate era più indirizzato verso il lato pratico della medicina, maggiore propensione per la
clinica;
● la cultura greca aveva un rispetto assoluto per i corpi dei morti, quindi non c’era la possibilità
di studiare l’anatomia esercitandosi direttamente sui cadaveri.
Corpus Hippocraticum: trattati chirurgici; trattati embriologici.
Descrizioni anatomiche di: occhio (tre tuniche, interna, media ed esterna), cuore (valvola aortica e
polmonare), cervello (diviso in due metà simmetriche), vasi sanguigni (due di grosso calibro dal
fegato e dalla milza), struttura delle ossa (capo, vertebre e costole).

La chirurgia
La scuola di Ippocrate disponeva di uno strumentario abbastanza fornito comprendente coltelli e
bisturi di varie forme e dimensioni. Gli interventi più frequentemente eseguiti erano la riduzione di
lussazioni e di fratture, la trapanazione del cranio e la cura dei piedi torti. Particolareggiata era la
tecnica delle fasciature. Nella cura delle ferite era raccomandato il riposo e l’applicazione di calore.
Corpus Hippocraticum: i libri di chirurgia su Ferite ed Ulcere, Emorroidi, Fistole, Ferite del cranio,
Fratture, Articolazioni “Le cose inerenti la chirurgia sono: il paziente, il chirurgo, gli assistenti, gli
strumenti, la luce, il dove ed il come, quante cose ed in che modo, dove va posto il corpo dove vanno
posti gli strumenti, il tempo il modo ed il posto”
La terapia
Epidemie (I, II) “Aiutare, o quantomeno, non nuocere”
Varie erano le piante usate come farmaci. Venivano praticati salassi, cure idroterapiche, inalazioni,
irrigazioni vaginali. Notevole l’uso di ventose come antiflogistico: creando una depressione nella zona
infiammata si provoca una vasocostrizione da suzione che riduce la quantità di essudato e trasudato.
La febbre è un ottimo mezzo per raggiungere la guarigione: il suo calore facilita infatti l’evacuazione
degli umori in eccesso accelerandone la "cottura".

La dietetica
Dieta: complesso di regole e prescrizioni che il malato era tenuto a seguire non solo relativamente al
suo regime alimentare.
Lo scopo era il ripristino dell’equilibrio degli umori tramite la prescrizione di cibi che, a seconda dei
casi, erano umidi, caldi, freddi, o asciutti. Nella fase acuta della malattia erano maggiormente indicati
cibi leggeri e bevande poco nutrienti al fine di non distrarre le forze dell’organismo dalla "cottura"
degli umori verso quella degli alimenti.

LA MEDICINA ELLENISTICO-ROMANA
Dopo l’era della clinica (scuola di Ippocrate) si apre l’era caratterizzata dall’esperimento biologico:
studi sistematici su sezioni anatomiche e vivisezione su animali.
In Grecia il corpo umano è sacro, ma l'enorme sviluppo delle arti figurative (scultura) presuppone
delle conoscenze anatomiche.
La dissezione venne praticata poco dopo gli ippocratici e trovò la massima espressione nella scuola
alessandrina.
Il filosofo Aristotele, partendo dalla dottrina di Ippocrate approfondisce gli studi sull’anatomia e sulla
fisiologia anche attraverso vivisezioni per conoscere meglio la struttura e la funzione degli organi.

Aristotele (384/3 A.C.-322/1 A.C.)


Grande scienziato e biologo, contribuì alle scienze naturali.
Fondatore dell’anatomia comparata, prima classificazione degli animali (Storia degli animali, le Parti
degli animali, la Generazione degli animali).
Sistema fisiologico incentrato sul cuore (quando il cuore si ferma l'uomo muore), in cui arde una
fiamma vitale mantenuta da uno spirito, detto pneuma o spirito vitale, che da calore. Il polmone e il
cervello avevano una funzione di raffreddamento.
Studi di embriologia: il cuore comincia a battere nelle fasi iniziali dello sviluppo dell'organismo:
primum oriens, ultimum moriens.
Organi illustrati con disegni che rappresentano le prime figure anatomiche (sistema genito-urinario,
utero).
Alessandria d’Egitto
Nell'impero tolemaico, ad Alessandria d'Egitto, si sviluppò un movimento culturale di vastissime
proporzioni. Qui la cultura greca si fonde con quella egiziana.
Viene costruita la biblioteca più grande e famosa dell'antichità. In questa biblioteca operavano
scienziati formatisi alla scuola aristotelica che praticano le dissezioni sugli animali e anche sull'uomo.

SCUOLA ALESSANDRINA (300-250 a.C.)


● Museo e Biblioteca: studio di opere scientifiche precedenti e dissezione di cadaveri.
● I nomi di Erofilo ed Erasistrato sono legati alla pratica della vivisezione sugli uomini (Celso De
Medicina, Proemium, 23; Claude Bernard Introduzione allo studio della medicina
sperimentale).

Erofilo di Calcedonia (ca 300 a.C.) padre dell’anatomia.


Cervello come organo centrale del sistema nervoso e sede dell’intelligenza (cervello, cervelletto, IV
ventricolo, meningi, i nervi sensitivi e motori).
Arterie distinte dalle vene, la pulsazione come processo attivo delle arterie stesse.

Erasistrato di Chio (ca 290 a.C.) padre della fisiologia


Per primo mette in dubbio la teoria umorale e ipotizza che la causa delle malattie fosse da ricercarsi
in un’alterazione dei vasi o dei tessuti.
● Ogni organo è fornito di un sistema ramificato di vasi che dividendosi danno luogo al tessuto.
● Il cuore è all’origine di arterie e vene.
● Sistema capillare arteriolo-venoso (il sangue è risucchiato dalle vene nelle arterie attraverso
sottili intercomunicazioni).

LA MEDICINA NELL’ANTICA ROMA


Lo sviluppo della medicina in Roma si può dividere in tre periodi:
● medicina autoctona, di origine italica
● coesistenza dell’elemento autoctono e di quello greco nel mondo romano (fase di
transizione)
● definitivo trapianto della medicina greca nel mondo romano (periodo delle scuole)
MEDICINA AUTOCTONA (VIII-II SEC. A.C.)
● Presenza di curatores, persone in grado di prestare occasionalmente una sorta di servizio
sanitario in condizioni di straordinaria emergenza (ad esempio guerre o pestilenze)
● Emanazione di leggi a sfondo igienico-sanitario fin dai tempi dei sette re (VIII-VI sec. a.C.)
● Pater familias (rappresentante della medicina domestica) deputato alla tutela della salute dei
componenti del nucleo famigliare, dei dipendenti e del bestiame
● Due espressioni della medicina in questa fase:

Medicina empirica: basata su nozioni desunte dall’esperienza (erbe medicamentose, infusi, decotti
ecc.) unite a elementi di magia. Catone il censore (234 -149 a.C.) famoso per la conoscenza di
parecchi medicinali e per la pratica con apparecchi per ridurre lussazioni e fratture
Medicina sacerdotale: presenza di una serie di divinità, ognuna delle quali proteggeva una parte del
corpo o era preposta a singoli aspetti della vita fisiologica.
FASE DI TRANSIZIONE (III-I sec a.C.)
Caratterizzata dall’arrivo a Roma di parecchi medici greci: scarsa abilità tecnica e dubbia moralità:
produzione e vendita di filtri amorosi
● Quasi tutti schiavi o liberti, inizialmente non godevano di grande prestigi
● Con Arcagato (219 a.C.) dal Peloponneso: pubblica professione medica esercitata in luoghi
detti tabernae medicinae simili agli jatreia greci descritti da Ippocrate.

PERIODO DELLE SCUOLE (I sec. a.C.- V sec. d.C.)


● Massimo splendore della medicina a Roma
● Sotto l’influenza delle varie scuole comincia a prendere forma un pensiero medico vero e
proprio.
● Questo periodo abbraccia tre fasi ben distinte che fanno riferimento alla figura di Galeno:
● fase pre-galenica
● fase galenica
● fase post-galenica
GALENO: MEDICO IMPERIALE A ROMA
«Lo scopo dell'arte medica è la salute, il fine è ottenerla»
L’istruzione di Galeno fu eclettica e sebbene la sua opera fosse prevalentemente in biologia e
medicina, fu anche conosciuto quale filosofo e filologo. Egli riteneva che la filosofia fosse parte
indispensabile degli studi di medicina.
Il medico doveva conoscere il disprezzo del denaro e spesso accusò i colleghi di avarizia.
La sua prima attività fu quale chirurgo dei gladiatori a Pergamo. Dopo quattro anni emigrò a Roma
dove godette di una brillante reputazione, tanto da divenire il medico dell’imperatore Marco Aurelio,
di Lucio Vero e di Settimio Severo.
Interpretò razionalmente le forme anatomiche collegando la morfologia alla fisiologia:
anatomo-fisiologia galenica.
▪ Tradizione: teoria umorale ippocratica
▪ Osservazione: dissezione e vivisezione di animali (anatomia di radice alessandrine).

PRINCIPALI RISULTATI DEGLI STUDI ANATOMICI DI GALENO


▪ Sistema scheletrico: ossa lunghe e piatte; apofisi, epifisi e diafisi; 24 vertebre, coccige, sacro,
coste, sterno e clavicole; articolazioni: diartrosi e sinartrosi.
▪ Sistema muscolare: muscoli dell’orbita, della laringe, della lingua e delle mani.
▪ Sistema nervoso periferico: sette paia di nervi cranici.
▪ Sistema vascolare: le arterie non contengono aria.

IL SISTEMA FISIOLOGICO DI GALENO


▪ Lo pneuma entra nel corpo attraverso la trachea, passa nei polmoni e raggiunge il ventricolo
sinistro.
▪ Il sangue origina nel fegato, viene arricchito da uno spirito vegetativo, attraverso il circolo
venoso giunge al ventricolo destro.
▪ Qui viene ridistribuito al circolo venoso ed in parte giunge al ventricolo sinistro dove incontra
lo pneuma e diviene spirito animale.
▪ Lo spirito vitale è distribuito dalle arterie, alcune delle quali raggiungono il cervello dando
luogo allo spirito psichico che si distribuisce nei nervi.
LA MEDICINA DI GALENO
▪ In anatomia non si limitò a sterili descrizioni morfologiche: cercò di capire la funzione e la
finalità di ogni singola parte dell'organismo, (sezionò più che altro corpi di animali
principalmente maiali, cani e scimmie). Le parti più minuziosamente trattate sono
l'osteologia e la neurologia.
▪ In fisiologia quasi ogni studio fu suffragato dalla parte sperimentale: scoprì la differenza tra
nervi motori e sensitivi, distinse le lesioni degli emisferi cerebrali da quelle del cervelletto,
valutò la funzione escretrice dei reni, la circolazione fetale e si occupò particolarmente degli
organi di senso.
▪ In patologia non raggiunse livelli di eccellenza in parte per la costante preoccupazione di
voler classificare ogni malattia, in parte per una venatura di filosofismo che emergeva nei
casi in cui non riusciva a risalire alle reali cause del male. Partendo da due teorie abbastanza
semplici, e cioè da quella dell'alterazione dei pori che si trovano tra gli atomi e da quella
umorale, inserì nella sua dottrina suddivisioni spesso artificiose, cause e concaus.
▪ In clinica fu assai minuzioso: grazie alla diretta osservazione del malato, alla profonda
conoscenza dell'anatomia ed all'esperienza accumulata durante i suoi studi di fisiologia.
Degna di essere ricordata è la diagnosi differenziale tra emottisi, ematemesi e sputo
sanguigno da epistassi; descrisse vari tipi di febbre, i sintomi dell'infiammazione e sottolineò
l'importanza dell'esame delle urine e della valutazione del polso di cui distinse non meno di
40 varietà.
▪ In terapia partì dal concetto ippocratico della forza medicatrice della natura basandosi sulla
regola del contraria contrariis.
Ogni medicamento doveva poi essere di provata efficacia e prescritto per una ragione
plausibile; conosceva quasi 500 sostanze semplici di origine vegetale e una vasta gamma di
origine animale e minerale. Tra quelli composti i più famosi erano la picra (purgante amaro a
base di aloe) e la hjera (purgante sacro a base di coloquintide). Frequente era anche il ricorso
al salasso.

ANATOMIA NELLA ROMA IMPERIALE


▪ Offerte votive: raffigurazioni di parti anatomiche (uteri, mammelle, scheletri e visceri) affette
da malattie portate in luoghi sacri per ottenere la guarigione o come ringraziamento per la
guarigione ottenuta.

SACRALITA’ DEL CORPO


▪ Concezione popolare: il corpo trasmette dati di sensibilità anche dopo la morte “ho
l’abitudine di lodare quanti ci hanno preceduto….per evitare da un lato l’invidia dei
viventi…dall’altro l’odio dei morti” (Ippia il maggiore 282°).
▪ A Roma il defunto e la sepoltura hanno particolare carattere di sacralità e sono tutelati dalla
legge.
▪ La dissezione di animali comporta il rischio di essere accusati di pratiche magiche (Apuleio,
Apologia).
TEORIA DEGLI UMORI
La medicina non si basa sul presupposto anatomico:
▪ il medico cura ripristinando l’equilibrio umorale e non guarendo una parte od un’altra del
corpo;
▪ l’individualità degli organi è un fattore che determina la miscela umorale ed il moto di
sangue, flegma, bile gialla e bile nera nel corpo;
▪ gli organi hanno quindi importanza solo in relazione alla sede degli umori.

MEDICINA POST-GALENICA
Sviluppo del dogmatismo e di uno sterile canonismo
Progressivo arresto dello sviluppo della medicina
Tendenza allo sconfinamento del conoscibile nel campo dell’inconoscibile

CONDIZIONI IGIENICO-SANITARIE NELL’EPOCA ROMANA


Norme igieniche allo scopo di formare buoni soldati e proteggere la salute di tutti i cittadini
Esercizio fisico: Educazione fisica impartita nei ginnasi e nelle palestre al fine di irrobustire la
gioventù e dare alla patria cittadini sani e soldati forti. Nei ginnasi il sistarca si occupava di dirigere gli
esercizi coadiuvato dal gymnasta che doveva avere nozioni di traumatologia ed ortopedia. Iuventus:
associazione a carattere ginnico premilitare a cui potevano iscriversi i giovani dai 6 ai 18 anni di età.
Igiene mortuaria: Inizialmente cremazione dei cadaveri e ceneri raccolte in urne depositate in ampie
tombe comuni. Con l'avvento del cristianesimo inizio dell'uso dell’inumazione. Cremazione e
sepoltura effettuate fuori dalla città per impedire il diffondersi di esalazioni provenienti dai corpi. Gli
schiavi, i poveri e gli avanzi del circo gettati in sorta di fosse comuni a cielo aperto (i puticoli) e spesso
cibo per corvi e cani randagi.
Igiene alimentare: Leggi per la morigeratezza dei banchetti: quantità dei cibi da usare a seconda
delle persone presenti. Punita l'ubriachezza delle donne. Vigilanza attenta sui generi alimentari: edili
responsabili del controllo sulla qualità dei prodotti in vendita all'interno dei mercati con facoltà di
elevare contravvenzioni. Particolare cura riservata alla sorveglianza sul grano e sulle carni.
Altre norme: Leggi regolanti il servizio di nettezza urbana e altre disposizioni riguardavano la
manutenzione delle strade, dei luoghi dove sorgevano le terme, delle fognature e delle latrine. Legge
contro il celibato sia per scopi demografici che per motivi igienici. Legge sulla prostituzione: le "case
chiuse" aperte fuori città e solo di sera; meretrici iscritte in un apposito registro controllato dagli edili
Acqua: elemento di insalubrità (nei luoghi paludosi), bisogno primario di ogni agglomerato urbano,
elemento di pulizia e di ritempramento delle forze fisiche, sussidio terapeutico.
PULIZIA PERSONALE
I lavaggi quotidiani limitati alle braccia e alle gambe, mentre ogni nove giorni lavaggio di tutto il
corpo
Trattamento termale:
✔ inizio con esercizi fisici, bagni di sole e massaggi
✔ immersione nella vasca calda (calidarium), in quella tiepida (tepidarium), e per ultimo in
quella fredda (frigidarium)
✔ ulteriore massaggio, la unzione con balsami ed oli profumati
Le donne potevano accedere alle terme di mattina, gli uomini invece da mezzogiorno fino a dopo il
tramonto; gli ammalati potevano entrare anche prima dell'orario di apertura

L'epidemiologia
Il concetto di epidemiologia simile a quello esistente in epoca greca: costituzione epidemica
dell'atmosfera causata dagli eccessi di calore, umidità, secchezza e freddo.
Penetrazione di una sostanza velenosa non bene identificata (proveniente dalla putrefazione dei
cadaveri insepolti) nell'organismo principalmente attraverso le vie respiratorie.
Esempi di interpretazioni assolutamente fantastiche: pestilenze di origine tellurica (il veleno esalava
dalla terra dopo i terremoti), religiosa e astrologica.
Purificazione dell’aria attraverso grandi fuochi in cui venivano bruciati fiori profumati ed unguenti
aromatici.

L'OSPEDALITÀ A ROMA
Presenza dei valetudinaria, cioè infermerie private dove i patrizi erano soliti curare i propri famigliari
e gli schiavi e in cui trovavano impiego sia medici che infermieri (servi a valetudinario)
Famose le medicatrinae adiacenti al tempio di Esculapio, sull'isola Tiberina, dove gli ammalati erano
tenuti sotto la diretta osservazione di medici e dei loro discepoli

L'INSEGNAMENTO DELLA MEDICINA


Medicina autoctona: istruzione affidata al pater familias;
periodo di transizione: apprendimento per imitazione nelle tabernae;
periodo imperiale: scuole private.
LA MEDICINA MILITARE
Nell'esercito romano c'era un medico per ogni coorte e due per quella in prima linea.
Dipendevano dal praefectus castrensis e da un medico capo che spesso era anche il medico
personale dell'imperatore, ma non potevano passare al rango di ufficiali in quanto non partecipavano
direttamente alle battaglie.
L'assistenza ai feriti prestata direttamente sul campo, all'aperto; per i casi più gravi c'era il
valetudinarium in castris, una sorta di ospedale da campo che poteva contenere fino a 200 pazienti e
in cui trovavano impiego anche infermieri, massaggiatori ed inservienti.

MEDICINA MEDIEVALE
Il Medioevo raccoglie l’eredità della medicina del mondo classico: nonostante che nell’Alto Medioevo
si assista ad una apparente stasi degli studi di medicina, ciò non significa che la medicina non sia
stata praticata.
La medicina fu essenzialmente una medicina pratica, basata sull’insegnamento diretto e sull’uso di
presidi terapeutici consacrati dall’uso e dalla tradizione: la medicina dell’alto medioevo non differì
molto da quella dell’antichità
A partire dal XII secolo la medicina in Occidente vivrà una stagione nuova con la definizione di un
nuovo status del medico e con l’ingresso della medicina nell’insegnamento universitario.
•La malattia (a parte la menomazione fisica, come ad esempio una ferita) veniva intesa come rottura
dell'equilibrio umorale che comporterebbe una alterazione del buon funzionamento dei processi.
•La terapia: sforzo di ritornare all'equilibrio precedente (o ad un nuovo equilibrio se la malattia
comporta comunque una menomazione) attraverso l'igiene o i farmaci o, se necessario, la chirurgia.

Il Medico:
•Durante questo periodo la medicina iniziò comunque ad essere riconosciuta quale professione,
sulla base di una formale istruzione, un curriculum standardizzato e leggi riconosciute.
•In alcune regioni, i medici erano tenuti a superare esami prima di iniziare la pratica. I medici non
addestrati erano destinati a sanzioni e multe, cosicché la licenza di stato divenne procedura
comunemente diffusa.
•Le donne-medico trattavano comunemente pazienti femminili, ed i medici non istruiti o
autodidatti, o ”sanguisughe”, sebbene derisi dai medici istruiti, erano lasciati lavorare sia sull’uomo,
sia sugli animali.
La Diagnosi:
•La diagnosi del paziente era solitamente incompleta.
•Essa consisteva nella ispezione di sangue, feci, urina e nell’esame del polso
•Il sangue era esaminato per la viscosità, temperatura, scivolosità, sapore, schiumosità, rapidità di
coagulazione, e le caratteristiche degli strati in cui si separava.
•Sangue, feci e urine misuravano l’equilibrio degli umori in un individuo.
•L’osservazione, comunque, consisteva principalmente nel considerare visivamente l’apparenza
esterna del paziente, nell’ascoltare la descrizione del paziente della malattia, e nell’ispezione ed
odore delle sue escrezioni.
•L’esame del polso non era per valutare e misurare il flusso ematico, non essendo i medici
medievali al corrente della circolazione, ma piuttosto per la forza degli spasmi cardiaci.

MEDICINA TEORICA (XII-XIII secolo)


Se nell’Alto Medioevo la medicina è essenzialmente pratica, tanto da essere annoverata tra le artes
mechanicae, con lo sviluppo in Occidente delle Università, i medici tentano di trasformare la loro arte
in disciplina a carattere scientifico.
La rivoluzione scientifica ha la sua sede principale nella Scuola Salernitana.

LA SCUOLA SALERNITANA
▪ È considerata la più antica ed illustre istituzione medievale medica del mondo occidentale; in
essa confluirono tutte le grandi correnti del pensiero medico fino ad allora conosciuto: la
leggenda narra infatti che nacque dall'incontro di un medico romano, uno greco, uno ebreo
ed uno arabo.
▪ Le prime testimonianze storiche certe risalgono all'inizio del IX° sec.: in quel tempo lo studio
della medicina a Salerno era principalmente pratico e, anche se la tendenza di questa scuola
è spiccatamente laica, erano i monaci che tramandavano oralmente gli insegnamenti.
▪ Alla base del concetto di medicina della scuola di Salerno stanno approfonditi studi
anatomici sul corpo umano, l'importanza dell'armonia psico-fisica e il valore di una dieta
corretta ed equilibrata.
▪ I maestri salernitani sono disposti a scendere dalla cattedra per avvicinarsi al letto del
paziente e discutere con gli allievi degli aspetti clinici delle malattie.

Nel XII secolo la Scuola ottenne dall’Imperatore Federico II il privilegio di essere l’unica Facoltà
medica del Regno
▪ I precetti fondamentali della scuola salernitana sono raccolti nel Flos Medicinae Salerni
(Regimen sanitatis salernitanum o Lilium medicinae): è un trattato igienico-profilattico a
carattere divulgativo che espone una serie di norme scritte in versi che individuava una serie
di elementi esterni all'organismo (alimentazione, luoghi, fattori climatici, attività fisica) che
andavano controllati e regolati al fine di conservare e migliorare la salute dell'individuo.
▪ Notevole era la conoscenza delle erbe medicinali: l'issopo contro le bronchiti e le affezioni
respiratorie, la ruta per la vista, il colchico come antireumatico.

La chirurgia: nella Practica chirurgiae di Ruggero Frugardi (il primo chirurgo salernitano) sono
menzionate tecniche come la sutura dei vasi sanguigni usando fili di seta, le metodiche per la
trapanazione del cranio, una sorta di rudimentale anestesia effettuata con sostanze estratte dalla
Spongia somnifera e il consiglio di adoperare nella terapia medica del gozzo spugne ed alghe
contenenti iodio.

LE UNIVERSITÀ
▪ Le prime università sorsero a partire dal XIII secolo dove già esistevano centri di studio sia
laici, sia di ispirazione religiosa
▪ La prima università in Italia fu quella di Bologna (1088) e i primi corsi di medicina partirono
nel XII secolo dando a chi li frequentava le qualifiche prima di Magistri, poi di Medici fisici,
quindi di Professori ed infine di Dottori.
▪ All’università di Bologna fecero seguito quelle altrettanto famose di Padova (1222) nata da
un gruppo di insegnanti e studenti provenienti da Bologna, e di Napoli (1224).

LE PESTILENZE
▪ Con la parola pestilenza si indicava qualsiasi genere di malattia epidemica rapidamente
diffusibile anche per cause diverse dal contagio vero e proprio (intossicazioni, carenze
alimentari).
▪ Per spiegare queste morie l’epidemiologia medioevale ricorse ad interpretazioni naturali e
soprannaturali: l’opinione più diffusa era la presenza nell’aria di vapori nocivi contenenti un
veleno pestilenziale; un’altra ipotesi era quella di giganteschi incendi scoppiati in oriente che
producevano fumi velenosi, oppure il morbo poteva provenire anche dalle viscere della terra
o dal cielo a causa di maligne congiunzioni astrali.
A partire dal XII secolo si può fare in Europa un conto approssimativo di una pestilenza in media ogni
10-15 anni. Le patologie che più frequentemente causavano queste morie erano: la lebbra, la
malaria, il vaiolo, il tifo, lo scorbuto e soprattutto la peste bubbonica.
La peste bubbonica raggiunse il massimo della mortalità nel 1348 manifestandosi nella forma
polmonare. Il contagio cominciò nel 1333 in Asia, si diffuse verso l’India, colpì anche la Crimea e altre
zone intorno al Mar Nero, la Mesopotamia, l’Arabia e l’Egitto.
Nel 1347 arrivò in Italia penetrando attraverso la Sicilia e le repubbliche marinare; si diffuse poi in
Olanda, in Inghilterra, in Germania, in Polonia ed in Russia per estinguersi nel 1353 sulle rive del Mar
Nero.
In Italia morirono 60000 persone a Napoli, 40000 a Genova, 100000 a Venezia, 96000 a Firenze e
70000 a Siena: tenuto conto di queste cifre e dei decessi in tutte le altre città, complessivamente la
nostra penisola perse la metà della sua popolazione totale. Nel resto dell’Europa, in soli tre anni (dal
1347 al 1350) si ebbero ben 43 milioni di vittime a causa dell’epidemia.
Le difese adottate dai vari comuni contro le pestilenze furono inizialmente dettate dal bisogno
immediato, poi vennero codificate in leggi da applicarsi nei casi di necessità:
• i malati di peste venivano espulsi dalle città;
• venne impedita l’usanza di accompagnare i funerali e tutto ciò che comportava un eccessivo
agglomerato di gente;
• venne fatto obbligo di seppellire i cadaveri fuori dalla città anziché nelle chiese come era
consuetudine;
• vennero stabiliti cordoni sanitari tra le città colpite dalla pestilenza e quelle limitrofe che
ancora ne erano immuni;
• le persone che avevano assistito i malati dovevano stare lontano dalla città per almeno dieci
giorni senza avere rapporti con nessuno;
• le case e le suppellettili degli appestati dovevano essere distrutte;
• i sacerdoti avevano l’obbligo di denunciare tutti i malati di cui avevano conoscenza;
• si obbligarono le navi che provenivano da regioni sospette a trascorrere un periodo di 40 giorni
fuori dai porti prima di permettere loro l’attracco.

LAZZARETTI
● Nel 1403 furono istituiti particolari luoghi di ricovero, costruiti a spese dello stato e grazie a
donazioni private, dove si potevano isolare i malati di peste (lazzaretti): la prima città a
dotarsi di tali strutture fu Venezia, in particolare sull’isola di S. Maria di Nazareth dove i frati
dell’ordine di S. Agostino avevano edificato un monastero.
● Altre città seguirono l’esempio di Venezia seguendo particolari norme: anzitutto un’adeguata
distanza dal centro abitato per impedire il contagio, ma non eccessiva lontananza perché non
fosse troppo disagevole il trasporto degli ammalati; poi una cura particolare era riservata
all’orientamento al fine di evitare l’esposizione ai venti occidentali ritenuti nocivi (erano detti
anche “putridi”); era infine consigliata la separazione dei lazzaretti dai centri abitati tramite
acqua di mare dove possibile, di fiume (come a Roma per quello istituito sull’isola Tiberina) o
di fossato (come a Milano).
I lazzaretti più funzionali erano quelli per la quarantena portuale che consistevano di quattro edifici
isolati tra loro: uno serviva per il personale superiore (ispettori, commissari, medici, speziali,
sacerdoti ed ufficiali), uno per il deposito di merci non sospette, per i malati comuni e per gli
infermieri, un terzo per i malati sospetti e per la merce proveniente da luoghi infetti, l’ultimo, che era
costruito ben più lontano dagli altri tre, per coloro che venivano colpiti manifestamente dalla
malattia in questione.
● L’unico metodo utilizzato per tentare di debellare i morbi che causavano le varie pestilenze e
cioè l’accensione di grandi fuochi in cui venivano gettati unguenti, resine ed erbe aromatiche
per depurare l’aria dai miasmi che si riteneva diffondessero il male in quanto si
contrapponevano al tanfo proveniente dai corpi abbandonati in putrefazione (resina di pino
bruciata su legno di larice, lo zolfo, l’aceto ma anche lo sterco di bovini, corna e peli di svariati
animali). Fu poi introdotto l’uso di tenere alle narici sostanze odorose per purificare l’aria
direttamente inspirata: spugne imbevute di aceto in cui erano stati tenuti in infusione chiodi
di garofano, cannella ed altre spezie.
● Molti furono gli autori che in questo periodo si dedicarono alla stesura di opere che
dettavano regole e norme per preservarsi dalle varie pestilenze, in particolare dalla peste; tra
essi va ricordato Dionisio Colle che enumerò e descrisse nella sua opera molti dei sintomi ai
quali andavano incontro gli appestati, consigliando parecchi farmaci tra cui i suffumigi di pino
e larice.

L’OSPEDALITÀ MEDIOEVALE
Dopo la nascita della religione cristiana iniziò la pratica dell’assistenza caritativa agli ammalati e ai
poveri in appositi ospizi e ricoveri: xenodochia quelli riservati agli stranieri, ptochia quelli per i poveri,
gerontocomi erano dette le strutture per gli anziani, brefitrofi erano i luoghi dove si curavano i
bambini e orfanotrofi quelli destinati a chi aveva perso i genitori.
● Sorsero praticamente allo stesso tempo delle associazioni dette ordini ospedalieri. La
situazione di questo genere di strutture non era rosea sotto il profilo del rispetto delle norme
igieniche o della qualità dell’assistenza prestata. Anche il tipo di costruzione, sebbene
impreziosito da sculture, pitture ed opere d’arte, non appariva certo funzionale alle reali
esigenze.
● Il primo ospedale sorto in Italia fu quello di S. Spirito in Sassia, fatto costruire dal papa
Innocenzo III nel 1201 a Roma. A questo seguirono poi gli ospedali di Pistoia (1271), quello di
Firenze (1288) epoi via via tutti gli altri nelle maggiori città della penisola.
La scuola salernitana è la prima istituzione a considerare l’anatomia come base della medicina.
Federico II nel 1231 decreta che la dissezione del cadavere deve essere compiuta una volta ogni
cinque anni, in presenza obbligatoria dei medici e chirurghi del regno 1265: Ordine dei cavalieri della
Repubblica di Venezia stabilisce che i morti per cause violente e per avvelenamento debbono essere
esaminati da chirurghi per stabilire la causa di morte 1300 Bolla De Sepolturis, Bonifacio VIII

Anatomia
Michele Serveto, 1511 ca.-1553
Realdo Colombo, 1516 ca. -1559
Andrea Vesalio, 1514-1564
Andrea Cesalpino, 1525-1603
Girolamo Fabrici d’Acquapendente, 1537-1619
ANATOMIA
● Anatomia = dissezione, dal greco anatomé
● “Scienza che studia la conformazione e la struttura degli esseri viventi ed il rapporto tra i vari
organi che li costituiscono”.

ANATOMIA PRESCIENTIFICA E PRIMITIVA


ISTINTO ANATOMICO
● Nel paleolitico, le prime cognizioni anatomiche si sviluppano con le più comuni attività
quotidiane ed aiutano a soddisfare dei bisogni primari.
● Graffiti di scene di caccia raffigurano elefanti, bisonti trafitti da frecce conficcate a livello del
cuore.

CIVILTA’ MINOICA
Cognizioni anatomiche vanno incontro alle esigenze dell’arte (Cnosso di Creta, circa 1500 a.C.)

CIVILTA’ EGIZIA
● Papiri medici di Smith ed Ebers (1600-1550 a.C.): procedure chirurgiche per le quali il
chirurgo egiziano doveva possedere una conoscenza pratica nel campo della anatomia
umana (mummificazione).
● Amuleti e geroglifici: rappresentazioni di organi umani (cuore, utero, trachea, polmoni).

CIVILTA’ MESOPOTAMICHE
● Conoscenze di anatomia animale nelle istruzioni per la pratica della divinazione con fegato di
pecora in una scuola del tempio di Babilonia (circa 2000 a.C.).
● Cognizioni anatomiche nelle procedure chirurgiche descritte nel codice di Hammurabi (circa
1950 a.C.).

INDAGINE ANATOMICA
● La tradizione anatomica nel mondo occidentale ha le sue radici nell’antica Grecia, da cui sono
derivati metodi, applicazioni e nomenclature della disciplina.
● La civiltà greca ha derivato parte della sua tradizione culturale anatomica dalla
Mesopotamia, dall’Egitto e probabilmente anche da Creta.
SCUOLE di SICILIA, IONIA E COS (550-400 a.C.)
Alcmeone di Crotone (circa 500 a.C.):
● scienza medica: dissezione sugli animali (occhi ⎢ nervo ottico ⎢ cervello)
“si ode perché le orecchie sono vuote e quindi l’aria riecheggia, si odora perché con
l’inspirazione si attira l’aria verso il cervello…tutte le sensazioni hanno una qualche connessione con
il cervello” (Teofrasto, De sensu)
● metodologia dell’osservazione ed analisi comparativa tra esseri viventi.
Empedocle (495-435 a.C.)
● Il sangue è la sede del calore innato, il cuore è al centro del sistema vascolare e lo pneuma è
distribuito nei vasi sanguigni.
● Riassume in modo sincretico due concezioni epistemologiche: archè (principio) e historie
(osservazione) della physis (natura).
Ippocrate di Cos (460-370 a.C.)
Conoscenze anatomiche scarse e rudimentali (dissezioni di animali).
● Corpus Hippocraticum: trattati chirurgici; trattati embriologici.
● Descrizioni anatomiche di: occhio (tre tuniche, interna, media ed esterna), cuore (valvola
aortica e polmonare), cervello (diviso in due metà simmetriche), vasi sanguigni (due di grosso
calibro dal fegato e dalla milza).
● Ipotesi anatomico-fisiologiche: teoria della sensazione (udito avviene per mezzo del vuoto
nelle orecchie).

SCUOLA DI ATENE (350-290 a.C.)


Aristotele (384-322 a.C.) fondatore dell’anatomia comparata
(Storia degli animali, le Parti degli animali, la Generazione degli animali).
● Organi illustrati con disegni che rappresentano le prime figure anatomiche (sistema
genito-urinario, utero).

SCUOLA ALESSANDRINA (300-250 a.C.)


Erofilo di Calcedonia (ca 300 a.C.) padre dell’anatomia.
● Cervello come organo centrale del sistema nervoso e sede dell’intelligenza (cervello,
cervelletto, IV ventricolo, meningi, i nervi sensitivi e motori).
● Arterie distinte dalle vene, la pulsazione come processo attivo delle arterie stesse.
Erasistrato di Chio (ca 290 a.C.) padre della fisiologia.
● Ogni organo è fornito di un sistema ramificato di vasi che dividendosi danno luogo al tessuto.
● Il cuore è all’origine di arterie e vene (le arterie portano lo pneuma, le vene il sangue).
● Sistema capillare arteriolo-venoso (il sangue è risucchiato dalle vene nelle arterie attraverso
sottili intercomunicazioni).
● Museo e Biblioteca: studio di opere scientifiche precedenti e dissezione di cadaveri.
● I nomi di Erofilo ed Erasistrato sono legati alla pratica della vivisezione sugli uomini
(Celso De Medicina, Proemium, 23; Claude Bernard Introduzione allo studio della medicina
sperimentale).

Galeno di Pergamo (130-201 d.C.)


Interpretò razionalmente le forme anatomiche collegando la morfologia alla fisiologia:
anatomo-fisiologia galenica.
● Tradizione: teoria umorale ippocratica
● Osservazione: dissezione e vivisezione di animali (anatomia di radice allessandrine).
PRINCIPALI RISULTATI DEGLI STUDI ANATOMICI DI GALENO
● Sistema scheletrico: ossa lunghe e piatte; apofisi, epifisi e diafisi; 24 vertebre, coccige, sacro,
coste, sterno e clavicole; articolazioni: diartrosi e sinartrosi.
● Sistema muscolare: muscoli dell’orbita, della laringe, della lingua e delle mani.
● Sistema nervoso periferico: sette paia di nervi cranici.
● Sistema vascolare: le arterie non contengono aria.
IL SISTEMA FISIOLOGICO DI GALENO
● Lo pneuma entra nel corpo attraverso la trachea, passa nei polmoni e raggiunge il ventricolo
sinistro.
● Il sangue origina nel fegato, viene arricchito da uno spirito naturale, attraverso il circolo
venoso giunge al ventricolo destro.
● Qui viene ridistribuito al circolo venoso ed in parte giunge al ventricolo sinistro dove incontra
lo pneuma e diviene spirito vitale.
● Lo spirito vitale è distribuito dalle arterie, alcune delle quali raggiungono il cervello dando
luogo allo spirito animale che si distribuisce nei nervi.
ANATOMIA NELLA ROMA IMPERIALE
● Offerte votive: raffigurazioni di parti anatomiche (uteri, mammelle, scheletri e visceri) affette
da malattie portate in luoghi sacri per ottenere la guarigione o come ringraziamento per la
guarigione ottenuta.

SACRALITA’ DEL CORPO


● Concezione popolare: il corpo trasmette dati di sensibilità anche dopo la morte “ho
l’abitudine di lodare quanti ci hanno preceduto…. per evitare da un lato l’invidia dei
viventi…dall’altro l’odio dei morti” (Ippia il maggiore 282°).
● A Roma il defunto e la sepoltura hanno particolare carattere di sacralità e sono tutelati dalla
legge.
● La dissezione di animali comporta il rischio di essere accusati di pratiche magiche (Apuleio,
Apologia).

TEORIA DEGLI UMORI


La medicina non si basa sul presupposto anatomico:
● il medico cura ripristinando l’equilibrio umorale e non guarendo una parte od un’altra del
corpo;
● l’individualità degli organi è un fattore che determina la miscela umorale ed il moto di
sangue, flegma, bile gialla e bile nera nel corpo;
● gli organi hanno quindi importanza solo in relazione alla sede degli umori.
XIV SECOLO
● Il sistema anatomo-fisiologico elaborato da Galeno, ritenuto valido fino al XVI–XVII secolo,
durante il medioevo venne dogmatizzato.
● Seri imbarazzi dei primi settori quando, nel XIV secolo, eseguirono dissezioni di cadaveri
umani nelle Università.

LA DISSEZIONE DIDATTICA
● Mondino de’ Liuzzi (1257-1326), professore a Bologna (Anathomia 1316, postuma1478)
● La tecnica dissettoria parte dall’addome procede con il torace e finisce con la testa (facoltà
nutritiva, vitale ed animale).
● La sua anatomia non si discosta dall’approccio galenico, è essenzialmente raccontata.
● Apre il periodo dell’anatomia sistematica nelle università.
XV SECOLO
● Nel 1472 Sisto IV emana una Bolla in cui l’anatomia è riconosciuta come una disciplina “utile
alla pratica medica ed artistica” ed il suo insegnamento fu formalmente autorizzato da
Clemente VII.
● Le dissezioni didattiche e le autopsie giudiziarie sono appannaggio delle città universitarie
italiane (Padova, Bologna, Pisa, Roma).

LE RICERCHE ANATOMICHE IN ITALIA


Berengario da Carpi (1460-1530), professore di Chirurgia ed Anatomia all’Università di Bologna
● Propone un’anatomia basata sulla lettura degli antichi ma strutturata sulla dissezione.
● Commentaria super anatomia Mundini, (1521): rivela alcuni aspetti non conconcordanti ma
non contraddice Galeno.
● Introduce le prime tavole anatomiche.

ANATOMIA ED ARTE
● Leonardo da Vinci, opera dissezioni, nei disegni anatomici impiega particolari tecniche di
proiezioni e raffigurazioni in trasparenza. Il disegno diventa mezzo espressivo di ricerca ed
esperimento.
● Michelangelo, San Bartolomeo nella Cappella Sistina è raffigurato in piedi con in mano la
propria pelle; lo stesso motivo si ritrova in ”uno scuoiato” anonimo di Berengario da Carpi.
XVI SECOLO
Tre importanti avvenimenti predispongono l’Europa alla grande rinascita del pensiero scientifico:
● la rivoluzione iconografica: sostituzione dell’iconografia antica e medievale con la stampa, le
xilografie vengono sostituite dalle incisioni sul rame;
● l’invenzione della polvere da sparo;
● i viaggi e la scoperta di nuovi mondi.

ANATOMIA: DAL LIBRO AL CADAVERE


Andreas Van Wesel, Vesalio (1514–1564), professore di Chirurgia ed Anatomia all’Università di
Padova, passaggio definitivo della didattica dell’anatomia dal libro al cadavere.
● 1538, Tabulae anatomicae sex (tre figure dello scheletro e tre dedicate al sistema della vena
cava-fegato-rene destro, al cuore-aorta, ai reni con i vasi).
● 1543, De humani corporis fabrica, libri septem, i vari sistemi sono raffigurati astraendoli di
volta in volta da tutto il resto dell’organismo (“uomo delle vene, “uomo dei mervi”, “uomo
dei muscoli”)
Andrea Vesalio (1514 – 1564)
De humani corporis fabbrica 700 pagine, 300 illustrazioni:
I: ossa ed articolazioni
II: muscolatura
III: sistema artero-venoso
IV: midollo spinale e sistema nervoso periferico
V: tubo digerente, apparato urogenitale, dissezione
VI: organi endotoracici
VII: cervello, organi di senso, vivisezione
Ciò che si vede è più attendibile di ciò che si deduce dall’ autorità (vista e tatto prioritari rispetto a
logica, costume e autorità) Importanza degli studenti di impegnarsi direttamente
● L’audience è fatta da giovani, che hanno accesso diretto al corpo
● La medicina progredisce con l’uso della mano
● Il medico deve essere attore in prima persona, cioè toccare, vedere, agire secondo lo stimolo
dei cinque sensi
Lettore/dissettore= il divario si colma

Girolamo Fracastoro, 1478-1553; De contagione et contagiosis morbis, 1546


Le malattie contagiose sono dovute a seminaria o virus, cioè semenze vive, che contaminano gli
uomini. Si tratta di particelle impercettibili che passano dal malato al sano come i germi dell’acino
d’uva putrefatto passano a quello sano.
Contagio diretto, indiretto, per fomite (batteri, virus)
Passano attraverso i pori, arrivano con le vene e le arterie fino al cuore. La malattia si produce
quando i semoinaria si moltiplicano dando vita a nuovi esseri
Syphilis sive de morbo gallico: la sifilide, malattia nuova

I PRIMORDI DELL’ANATOMIA PATOLOGICA


● Le tavole anatomiche di Vesalio e dei suoi immediati successori (Realdo Colombo, Gabriele
Falloppia, Fabrici
● d’Acquapendente) presentano l’anatomia umana normale: gli organi sono studiati nella loro
forma, dimensione e posizione.
● Osservazioni concernenti organi patologici non strutturate in un’opera sistematica.
● Antonio Benivieni (1443-1502), medico fiorentino, De abditis nonnullis ac mirandis
morborum et sanationum causis (1507).
● Le cause occulte di malattia, invisibili perché sepolte nel corpo, vengono svelate nel corso
della dissezione del cadavere del malato.
● Dissezione su cadaveri di malati seguiti in vita come pazienti.
● Descrizione accurata di un tipo di cancro dello stomaco.
ANATOMIA TEORICA E ANATOMIA PRATICA
● L’anatomia normale (anatomia teorica) è generale ed universalmente valida.
● L’anatomia su cadaveri di malati (anatomia pratica) mira a chiarire le cause della morte di
uno specifico individuo:
eziopatogenesi di una determinata malattia.
● “Esaminare un solo cadavere di un uomo morto dopo lunga malattia è più utile alla medicina
che sezionare dieci impiccati” (William Harvey).

ANATOMIA PRATICA
● Dalle opere di Benivieni, di Jean Fernel (1506-1558) e di Thomas Willis (1621-1675) si
desume che nel 1600 alcuni facoltosi pazienti privati chiedevano nel testamento di essere
dissezionati.
● Dissezioni con finalità diagnostiche: precisare la causa di morte ed interpretare la
sintomatologia che l’aveva preceduta.
● La pratica delle autopsie obbligherà al passaggio dall’anatomia umana normale all’anatomia
patologica.

XVII SECOLO: RINASCIMENTO SCIENTIFICO


Iniziano ad essere gettate le fondamenta di un nuovo tipo di scienza libera dal retaggio del
medioevalismo galenico e diretta alla formulazione di leggi e principi generali attraverso
l’esperimento.
Galileo Galilei contesta la teoria del geocentrismo, Isacco Newton determina la legge di gravitazione
universale, Pascal le prime leggi sulla pressione atmosferica, Keplero individua che le orbite dei
pianeti sono regolate da leggi matematiche.
Tutto questo fermento era inoltre supportato dal punto di vista filosofico dalle teorie razionalistiche
di Cartesio, Francesco Bacone, Tommaso Campanella e Giordano Bruno: mettendo il ragionamento al
di sopra della pura sensazione, essi contribuirono ad aprire la strada al metodo sperimentale.
Mentre il XVI secolo aveva lavorato sulla struttura del corpo umano, il XVII si impegna alla descrizione
dei meccanismi che presiedono al funzionamento della macchina umana. Si passa dall’anatomia alla
fisiologia.
Lo sviluppo di fisica e chimica procura un ricorso sistematico alla misurazione quantitativa dei
fenomeni utilizzando strumenti sempre più precisi.
Descrizione dei meccanismi che presiedono al funzionamento della “macchina” umana attraverso la
misurazione dei fenomeni fisici.
Medicina scientifica: comprensione delle strutture e delle rispettive funzioni attraverso osservazione,
esperienza e esperimento.
Santorio Santori (1561-1636) fu il primo misuratore in campo medico. Santorio parte dalle tesi
ippocratica della salute come equilibrio e della malattia come squilibrio misurabile attraverso lo
squilibrio del metabolismo. Condusse approfonditi studi sul metabolismo ed elabora strumenti nuovi
per misurare l’equilibrio metabolico. Grazie a una bilancia di straordinarie dimensioni calcolava la
variazione del peso del corpo dovuta non solo alle normali attività di vita, ma anche alla perdita dei
materiali eliminati attraverso cute e polmoni (perspiratio insensibilis).
Introdusse l’uso di strumenti utili al medico nella formulazione della diagnosi. Il pulsilogio, che
misurava il ritmo e la frequenza del polso, concepito nel 1602, consiste di un peso sospeso ad un filo,
il peso oscilla accanto ad una scala graduata e la lunghezza del filo viene regolata in modo da farla
corrispondere alla battuta del polso del paziente. Un rudimentale termometro e l’igrometro
composto da una corda sospesa tra due pesi con il quale si misurava l’escursione del peso verticale.

WILLIAM HARVEY
William Harvey (1578-1657) A lui si deve la scoperta della circolazione del sangue (emodinamica).
Studiò a Padova. Harvey parte da presupposti teorici e filosofiche di tipo aristotelico. Aristotele era
stato il sostenitore del primato del cuore sugli altri organi del corpo umano.
Harvey è autore di un’opera fondamentale del pensiero scientifico occidentale: Esercitatio anatomica
de motus cordis et sanguinis in animalibus pubblicata a Francoforte nel 1628.
Un testo composto essenzialmente da testi, una sola immagine metteva in evidenza come l’azione
meccanica sulle vene spiegasse il concetto di flusso sanguigno.
Galeno aveva capito che le arterie non contenevano aria ma sangue ma non essendo riuscito ad
individuare a livello di tessuti un collegamento tra sistema venoso e arterioso ed ignorando il transito
polmonare del sangue, giunse alla conclusione che l’unico punto di intersezione tra i due diversi tipi
di sangue potesse avvenire solo all’interno del cuore.
Per Harvey il sangue è una massa costante che viene generata durante il processo di circolazione.
Il cuore diventava un organo pulsante in base ad un impulso fisico meccanico impresso a sangue
dalla contrazione del cuore
(sistole, la funzione che manda il sangue all’interno del cuore). Il cuore appare sempre più una
pompa.
Harvey postula che il sangue passi dal ventricolo destro al sinistro del cuore, dal quale poi viene
spinto nelle arterie attraverso i polmoni. In sostanza Harvey ipotizzava che si verificasse una
anastomosi tra due reti di capillari.
Per la prima volta si stabiliva che il sangue circolasse (e non si rigenerasse di continuo) e che si
riossigenasse attraverso i polmoni.
Harvey compì una serie di esperimenti di legature delle vene per dimostrare che l’arresto meccanico,
fatto dalla legatura, provocava la congestione degli arti a monte della stessa. Era una prova che
esisteva una dinamica del sangue.
Riuscì a spiegare la funzione delle valvole delle vene che consentivano il passaggio in una sola
direzione del sangue impedendo il riflusso dello stesso verso la periferia del corpo.
Harvey era affascinato, da buon seguace delle teorie aristoteliche, dalla perfezione del moto circolare
ed anche le analogie tra microcosmo e macrocosmo. La sua opera resuscitava la fisiologia
cardiocentrica di Aristotele contro quella triavica di Galeno.
Stimolato poi dall’analogia tra microcosmo e macrocosmo (l’analogia tra sole e cuore), paragona il
cuore che governa il corpo al sole, che governa l’universo ed anche al re, che governa lo stato.

XVIII SECOLO: NASCITA DELL’ANATOMIA PATOLOGICA


Giovanni Battista Morgagni (1682-1771), professore di anatomia all’Università di Padova.
● 1761, De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis: 5 libri, 700 casi clinici di
ciascuno dei quali vengono accuratamente riportati la storia e i sintomi del paziente,
l’evoluzione della malattia, il quadro anatomo-patologico.
● Stabilire attraverso la correlazione anatomo-clinica l’eziopatogenesi della malattia per
favorire la diagnosi di casi futuri.

Giovanni Battista Morgagni (1682-1771)


“Alcuni mali sono preceduti a cause evidenti, in parte ereditate ed in parte avventizie e fra questi
debbonsi specialmente prender di mira quelli che più gravemente e di frequente infierirono. Sono
poi accompagnati da sintomi, che se con diligenza se ne osservi la natura, la serie, l’ordine e la
costanza, e si pongono a confronto con i vizi scoperti nel cadavere, e con ciò che precedette il male, il
più delle volte non riuscirà malagevole distinguere quelle lesioni che produssero la malattia da quelle
che furono un effetto della medesima”.
De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis, 1761: 5 libri 700 casi clinici, riportando la
storia, i sintomi e i segni presentati dal paziente, l’evoluzione della malattia fino alla morte e il quadro
anatomo-patologico svelato dall’autopsia.
Trattasi di anatomia macroscopica che non si avvale di strumentario, ma il fine è stabilire, attraverso
la correlazione anatomoclinica, l’eziopatogenesi della malattia, per favorire la diagnosi di casi futuri
simili. Correla osservazione clinica (il sintomo in vita) e osservazione anatomica (lesione dell’organo
rivelata dall’autopsia).

ANATOMIA PATOLOGICA
● Una nuova semeiotica, sintesi tra anatomia e clinica, nasce come strumento pratico per i
medici.
● L’esigenza di interpretare eziologia e patogenesi entra nella storia della medicina moderna.

LA CEROPLASTICA ANATOMICA
● Le aumentate esigenze didattico-divulgative, la persistente scarsa disponibilità di materiale
cadaverico, lo scadente risultato ottenuto con le preparazioni naturali determinarono lo
sviluppo dell’arte di riprodurre le parti in avorio, bronzo, gesso, legno e soprattutto cera.
● L’uomo dell’epoca dell’anatomia non è ancora “macchina” ma “quadro” ed anche
“spettacolo” .

XIX SECOLO
Dalla patologia degli organi a quella tessutale il passo è breve: Marie-François-Xavier Bichat
(1771-1802) individua in membrane e tessuti le unità fondamentali dei viventi, caratterizzate da
specifiche proprietà vitali (sensibilità e motilità) che presiedono alle funzioni degli organi. I tessuti si
ammalano indipendentemente dall’organo: la malattia è lesione del tessuto dell’organo: visione
olistica della malattia, che diviene manifestazione ‘vitale’, interpretabile alla luce delle caratteristiche
e delle proprietà delle strutture dei tessuti: si delinea una sintesi fra disfunzione tissutale e quadro
clinico.
L’istologia, nuova scienza dei tessuti, con l’ausilio di una perfezionata microscopia, che affina le
conoscenze morfologiche, porta all’affermazione della teoria cellulare di Schleiden (vegetali, 1838) e
Schwann (animali, 1839) che pone la cellula a minimo comun denominatore di tutti i viventi, teoria
poi ripresa da Virchow.

Dagli organismi alle cellule: Kircher


L’invenzione del microscopio ottico, avvenuta all’inizio del XVII secolo, permise di gettare lo sguardo
sull’universo completamente sconosciuto, quello della vita microscopica.
Il gesuita Athanasius Kircher (1601-1680) nel 1658 osservò larve di insetto ed altre creature viventi
svilupparsi da tessuti morti.
Egli inoltre cercava i suoi “minutissima animalcula” anche nei malati.
Nel corso di un’epidemia di peste, che infierì a Roma nel 1656, egli vide e descrisse, nei malati e nei
cadaveri vermicoli talmente tenui e sottili da sfuggire ai cinque sensi se non osservati con il
microscopio.
Secondo questo studioso la peste era sostenuta da un germe (pestiferum virus) che passava da uomo
a uomo con la respirazione o mediante veicoli.
“I medici che non comprenderanno questi paradossi dovranno ricredersi perché molte cose, ancora
nascoste nella natura, ed ignote agli antichi, sono state scoperte e dimostrate vere grazie all’uso del
microscopio”.

Dagli organismi alle cellule: Swammerdam


Il naturalista Jan Swammerdam (1637-1680) descrisse per primo i globuli rossi e osservò che gli
embrioni di rana erano costituti da particelle globulari.
Per le sue osservazioni utilizzò un microscopio a singola lente, un sorta di potente piccola lente di
ingrandimento: l’oggetto da guardare tocca quasi la lente e l’osservatore deve avvicinare molto
l’occhio alla lente per vedere l’oggetto.
Utilizzò il microscopio per osservare il comportamento e la struttura corporea degli insetti. Arrivò a
dimostrare che i vari stadi del ciclo vitale degli insetti (uova, larva, pupa, adulto) non erano altro che
differenti forme dello stesso individuo che si sviluppava da uova deposte dagli adulti e non da
materiali in putrefazione.

Dagli organismi alle cellule: van Leeuwenhoek


Antonie van Leeuwenhoek (1632-1723) osservò particelle dotate di movimento che interpretò come
organismi viventi (animalcules).
Leeuwenhoek era un mercante di tessuti appassionato di lenti. Attraverso il suo microscopio a
singola lente, molto in voga tra i microscopisti del XVII secolo, osservò numerosi organismi
microscopici da batteri e protisti a piccoli invertebrati, di alcuni dei quali fornì descrizioni così
dettagliate che è stato possibile riconoscerli ancor oggi.
Un suo importante contributo fu la determinazione delle dimensioni dei microrganismi osservati, che
approssimano molto bene i valori attuali in micron.
Dagli organismi alle cellule: Hooke
La prima descrizione di una cellula viene attribuita al naturalista inglese Robert Hooke (1635-1702)
che nel 1665 descrisse le microscopiche unità che costituivano la struttura del sughero e chiamò tali
unità appunto cellule o pori.
A differenza dei suoi contemporanei, Hooke sviluppò un microscopio composto, costituito da quattro
tubi estensibili posti all’interno di un cilindro, sul quale era sistemata una lente oculare
piano-convessa.
L’obiettivo era a doppia convessità con una lunghezza focale piccola e aveva un diaframma a punta di
spillo.
Una struttura a forma di tazza sulla punta del cilindro serviva per appoggiarvi l’occhio alla corretta
distanza dalla lente oculare.

La generazione spontanea e le cellule


L’esistenza del mondo dei microrganismi fu vista come un ponte tra la materia inanimata e gli esseri
viventi visibili a occhio nudo, avvalorando la teoria aristotelica della generazione spontanea.
Tale teoria era stata aggiornata dal filosofo francese Cartesio (1590-1645) che riteneva gli organismi
inferiori originare dall’azione del calore sul materiale in putrefazione.

La generazione spontanea: sostenitori


A sostegno della generazione spontanea furono gli esperimenti di di John Needham (1713-1781). Da
infusi di diversa natura e origini egli sostenne di aver ottenuto la nascita spontanea di animalcula e
ipotizzò che fosse l’esalazione della forza vitale contenuta anche nel più piccolo frammento di
materia organica, anche dopo la morte, a generare la vita.

La generazione spontanea: contestatori


Francesco Redi (1626-1698) diede un primo grosso colpo a questa concezione.
Osservò che dalla carne in decomposizione posta in bottiglie sigillate o isolate con garza
dall’ambiente esterno non si sviluppavano mosche.
Esse comparivano nelle bottiglie lasciate aperte.
Antonio Vallisneri (1661-1730) stabilì l’origine di vermi parassiti dalle uova e descrisse le modalità con
cui i microrganismi invadono e distruggono l’organismo.
Lazzaro Spallanzani (1729-1799) intraprese una lunga serie di esperienze per eliminare i
microrganismi dagli infusi organici, saggiando differenti tempi e temperature.
Sigillando ermeticamente i contenitori, gli infusi rimanevano sterili per lungo tempo; ma se questi
venivano a contatto con l’aria si intorbidivano rapidamente. I microrganismi venivano dunque
veicolati dall’aria.

Dalla cellula agli organelli


Nel corso del XVIII secolo era stato dimostrato definitivamente che esiste una cesura tra materia
inanimata e vita. Inoltre, un organismo deriva da un altro organismo.
Nel XIX secolo divenne prioritaria la ricerca dei primi gradini della scala naturae, cioè l’individuazione
della più piccola l’unità che potesse manifestare la vita.
Ciò fu reso possibile da un’innovazione tecnica nella microscopia ottica: l’introduzione dei microscopi
acromatici, nei quali era ridotta l’aberrazione cromatica, la quale diminuiva il potere di risoluzione
dello strumento quando si usava un elevato ingrandimento.
Comunque era già noto che la cellula non fosse una struttura indifferenziata; qualche componente
cellulare era già stato osservato.
Infatti il ricercatore scozzese Robert Brown (1773-1858) riconobbe il nucleo quale componente
essenziale delle cellule (1831).
Osservando le foglie di orchidea egli scrisse “una singola areola circolare, generalmente più opaca
della membrana della cellula… Questa areola, o nucleo della cellula come forse può essere chiamata,
non è confinata solo nell’epiderma, ma può essere rilevata non solo nelle pubescenze della
superficie…ma in molti casi anche nel parenchima ovvero nelle cellule interne del tessuto”.
Marie-François-Xavier Bichat (1771-1802) individua in membrane e tessuti le unità fondamentali dei
viventi, caratterizzate da specifiche proprietà vitali (sensibilità e motilità) che presiedono alle funzioni
degli organi.
I tessuti si ammalano indipendentemente dall’organo: la malattia è lesione del tessuto dell’organo:
visione olistica della malattia, che diviene manifestazione ‘vitale’, interpretabile alla luce delle
caratteristiche e delle proprietà delle strutture dei tessuti: si delinea una sintesi fra disfunzione
tissutale e quadro clinico.
L’istologia, nuova scienza dei tessuti, con l’ausilio di una perfezionata microscopia, che affina le
conoscenze morfologiche, porta all’affermazione della teoria cellulare di Schleiden (vegetali, 1838) e
Schwann (animali, 1839) che pone la cellula a minimo comun denominatore di tutti i viventi, teoria
poi ripresa da Virchow.

Dalla cellula agli organelli: la teoria cellulare


Nel 1838 Matthias Schleiden (1804-1881) un botanico tedesco, sostenne che il nucleo era
effettivamente un organello elementare presente nelle piante e strettamente legato al loro sviluppo.
Le sue osservazioni sui nuclei comprendono la descrizione della presenza di macchie o anelli nei
nuclei stessi, che più tardi Schwann ribattezzò nucleoli. Schleiden concluse che l’elemento strutturale
di base delle piante fosse la cellula e sostenne che le cellule figlie si potessero formare solo
all’interno delle cellule parentali preesistenti. Infine partendo dall’osservazione che le cellule mature
non avessero nucleo affermò che la membrana nucleare parentale si accrescesse per dar origine alla
parete cellulare della nuova cellula.
Nel 1839 Theodore Schwann (1810-1882) giunse alla conclusione che il modello proposto per le
piante potesse essere esteso agli animali. Questo fatto appariva abbastanza convincente per la gran
parte dei tessuti animali, ma Schwann esitava riguardo ai muscoli e ai nervi.
Studiando più accuratamente i nervi periferici egli descrisse per primo la guaina mielinica, prodotta
da cellule specializzate, che avvolge i prolungamenti della cellula nervosa.
In una notevole sintesi, Schwann unì tutte le precedenti osservazioni istologiche e sviluppò la teoria
cellulare: tutti i tessuti, sia di origine vegetale che di origine animale, sono costituti da un’unica
unità strutturale, la cellula. Inoltre Schwann credeva che le cellule figlie potessero formarsi nel fluido
extracellulare che circonda le cellule esistenti.
A metà dell’Ottocento Robert Remak (1815-1865) contestò le teorie di Schleiden e Schwann sulla
generazione di nuove cellule.
Grazie alle sue osservazioni sullo sviluppo embrionale, Remak sostenne che la divisione cellulare
fosse il mezzo predominante se non esclusivo per generare nuove cellule.
A simili conclusioni arrivò pure Albert Kolliker (1817-1905), studiando lo sviluppo embrionale dei
vermi parassiti e la moltiplicazione cellulare nella cartilagine e nel midollo osseo.
Rudolf Virchow (1821-1902) studiando le componenti cellulari del processo infiammatorio arrivò a
concepire la cellula come il centro della vita anormale. Egli mostrò come cambiamenti nella struttura
o nelle funzioni cellulari fossero legate all’infiammazione, alla crescita tumorale e alla degenerazione,
cioè alla base dei processi patologici.
Die Cellularpathologie
Rudolph Virchow (1821-1902) in ‘Die Cellularpathologie in ihrer Begründung auf physiologsche unt
pathologishce Gewebelehre’ (1858) (La patologia cellulare nel suo fondarsi sull’istologia fisiologica e
patologica), in una visione estremamente riduzionistica, come ogni processo vitale è prodotto di
fenomeni cellulari, così la malattia è alterazione cellulare (cellula malata, ens morbi).
La patologia cellulare è svincolata dalla malattia che si manifesta a livello macroscopico.
Non v’è malattia generalizzata, se non come sviluppo di una modificazione microscopica, ovvero
un’alterazione cellulare.
Con Julius Cohnheim (1839-1884), assistente di Virchow, assertore dell’esperimento patologico
(indaga la formazione dell’essudato, già descritta dalla medicina romana: i 4 segni celsiani:
rubor-tumor-calor-dolor), nasce la fisiopatologia sperimentale moderna.

Dalla cellula agli organelli


Fino alla fine del XIX secolo si pensava la cellula costituita solamente da una parete o una membrana
contente una sostanza viscosa detta protoplasma, ora citoplasma, in cui era immerso il nucleo.
L’introduzione delle lenti ad immersione in olio nel 1870, lo sviluppo delle tecniche di microtomia e
l’introduzione di nuovi metodi di fissaggio e colorazione dei tessuti potenziarono ulteriormente la
microscopia ottica.
Così all’interno del nucleo venne osservata una sostanza fortemente colorata che dava origine a varie
strutture nel corso della divisione cellulare. Nel 1882 Walther Flemming (1843-1905) chiamò tale
sostanza cromatina e la divisione cellulare mitosi. Nel 1897 venne scoperto l’ergastoplasma, l’attuale
reticolo endoplasmatico, e nel 1898 venne confermata l’esistenza dei mitocondri da parte di Carl
Benda (1857-1933). Infine, nello stesso anno Golgi comunicò l’esistenza dell’apparato intracellulare
che porta il suo nome.

CLAUDE BERNARD (1813–1878)


Padre della medicina sperimentale è il fisiologo francese Claude Bernard, allievo di Françoise
Magendie, la cui opera somma è l’Introduction a l'étude de la Médecine Expérimentale (1865), che
segna il primato dell’esperimento come strumento conoscitivo principe, condotto in laboratorio.
L’osservazione clinica non basta: bisogna verificare le ipotesi diagnostiche tramite la creazione
artificiale di stati morbosi, sugli animali, e misurare e quantificare i fenomeni vitali. Il fine è studiare
le anomalie strutturali e funzionali dell’organismo, i meccanismi alla base del fenomeno morboso:
l’eziologia (causa) e la patogenesi (meccanismi con cui le cause agiscono).
La Medicina Sperimentale di Bernard
Il programma per la medicina scientifica di Bernard poggia su tre cardini:
1. legittimare l’ipotesi dello scienziato (idea a priori o preconcetta) verificandola con
l’esperimento in vivo → importanza del laboratorio, dove il ricercatore verifica
sperimentalmente sugli animali ciò che l’osservazione del malato suggerisce in corsia
2. garantirne un fondamento scientifico con le leggi delle scienze esatte (fisica e chimica),
fondate su procedure quantitative (metodo sperimentale applicato alla medicina) che
bastano a spiegare i fenomeni fisiologici
3. definitivo abbandono del vitalismo: credenza di una specifica forza vitale che governa la
natura e i viventi, come una ‘mano invisibile’

L’esperimento del fegato lavato: la scoperta del Glicogeno


Bernard compie studi sul metabolismo, in particolare identifica la funzione glicogenica del fegato.
Facendo passare in un fegato ancora caldo, subito dopo la morte dell'animale, una corrente d'acqua
fredda iniettata a forza nei vasi epatici si ripulisce completamente il tessuto epatico dallo zucchero
che contiene; ma il giorno dopo, ma anche solo qualche ora dopo, qualora si tenga il fegato ad una
temperatura mite, si trova che il suo tessuto è nuovamente carico di una grande quantità di zucchero
che si è prodotto dopo il lavaggio...
In seguito Bernard scopre che la produzione di zucchero nel fegato avviene a partire da una sostanza
cui dà il nome di materia glicogena.
Il solo scopo del mio lavoro è di provare che lo zucchero che si forma nel fegato non si produce di
colpo nel sangue, ma che la sua presenza è costantemente preceduta da una materia speciale,
depositata nel tessuto epatico, in grado di donargli la vita.
Sur le mécanisme de la formation du sucre dans le foie, 1855

DETERMINISMO BIOLOGICO ASSOLUTO


Sebbene il metodo conoscitivo fondato sull’accumulo di osservazioni (historia) risalga a Ippocrate,
Bernard è il primo a distinguere semplice osservazione (priva di supporto teorico) ed esperimento
(manca alla medicina alternativa) strumento di controllo di un’ipotesi (svela l’errore → eliminazione
o correzione dell’ipotesi; riproduce in laboratorio il fenomeno patologico).
La medicina è sottoposta a un determinismo biologico assoluto: il campo della fisiologia è ridotto allo
sperimentalmente dimostrabile, e le leggi delle scienze naturali bastano a spiegare tutti i fenomeni
fisiologici (di natura fisica o psichica).
Da questo determinismo discende il rifiuto radicale delle visioni metafisiche e teleologiche del
vitalismo, che allora dominavano le spiegazioni dei fenomeni fisiologici.
Il legame stabilito da Bernard fra scienze sperimentali e fisiologia sottrae quest’ultima al tradizionale
legame con l’anatomia, che considerava la fisiologia “anatomia in movimento” (anatomia animata,
Haller), facendo della fisiologia una scienza naturale esatta e indipendente.
Le Verità Scientifiche sono effimere: ‘frammenti di verità assolute’
La scienza non può fondarsi esclusivamente sulla registrazione dei fatti, che deve essere supportata
dal ragionamento, dal confronto e dal giudizio espresso attraverso strumenti di controllo:
l’esperimento appunto, è la riproduzione di fatti che confermino o neghino l’intuizione dello
scienziato, tradotta in ipotesi ammissibile, verisimile, verificabile. A sua volta, il risultato
dell’esperimento diviene fondamento su cui costruire nuove ipotesi da sottoporre a loro volta a
verifica sperimentale, nella convinzione della fallibilità di ogni verità scientifica ‘frammenti di verità
assolute’, convinzione che prefigura la teoria popperiana della falsificabilità — non si può dimostrare
la verità di una teoria, ma solo cercare di falsificarla; una teoria è provvisoriamente valida fin quando
i tentativi di falsificarla falliscono: come recita il titolo dell’autobiografia di Popper, La ricerca non ha
fine (1992). Il dubbio (strumento di conoscenza relativa) svela la fallibilità della teoria e l’errore apre
la strada ad altre ipotesi: una teoria è valida se può essere confutata, la falsificazione, dimostrazione
dell’errore, avvicina alla verità. La medicina procede per errore.
Milieu Interieur
Bernard elabora il concetto di ‘milieu interieur’, ‘ambiente interno’ (prefigurazione dell’idea di
omeostasi di Walter Cannon):
l’organismo è in perfetto equilibrio tra ambiente interno e esterno, un sistema che ristabilisce
autonomamente il proprio bilancio senza interventi esterni.
Malattia = rottura dell’equilibrio omeostatico, alterazione funzionale, passaggio da uno stato
fisiologico a uno patologico.
Per l’animale esistono realmente due ambienti: un ambiente esterno in cui è collocato l'organismo e
un ambiente interno in cui vivono gli elementi dei tessuti. L'esistenza dell'essere trascorre non
nell'ambiente esterno - aria atmosferica per l'essere aereo, acqua dolce o salata per l'animale
acquatico, - ma nell’ambiente liquido interno formato dal liquido organico circolante che circonda e
bagna tutti gli elementi anatomici dei tessuti; è la linfa, o il plasma del sangue, la sua parte liquida,
che negli animali superiori penetra nei tessuti e costituisce l'insieme di tutti i liquidi interstiziali,
espressione di tutte le nutrizioni locali, fonte e affluente di tutti gli scambi elementari. Un organismo
complesso deve essere considerato come un'unione di esseri semplici, gli elementi anatomici, che
vivono nell’ambiente liquido interno.
Malattia come Alterazione Funzionale
La malattia è rottura dell’equilibrio omeostatico, alterazione funzionale, passaggio da uno stato
fisiologico a uno patologico.
L’organismo è in perfetto equilibrio tra ambiente interno e esterno, è un sistema che si autoregola,
mantenendo condizioni stabili.
● una pietra, oggetto inanimato, con l’esposizione a elevate temperature, si surriscalda,
accumula calore, non riuscendo a disperderlo.
● l’organismo vivente, invece, reagisce allo stimolo esterno: ne è esempio il mantenimento
costante della temperatura corporea attraverso i meccanismi della termolisi - consumo di
calore - e della termogenesi - produzione di calore. La sudorazione abbassa la temperatura e
ristabilisce l’equilibrio messo in crisi dal calore; il brivido, prodotto dalla contrazione
muscolare, produce calore.
L’organismo agisce come un omeostato, un sistema che si autoregola.

LA BATTERIOLOGIA
La medicina scientifica di Bernard individua spiegazioni causali, sul modello delle scienze fisiche: una
causa per ogni malattia.
La ricerca della causa univoca delle malattie infettive portò allo sviluppo della batteriologia - furono
messi a punto metodi di coltivazione dei batteri, in terreni liquidi (Pasteur) e solidi (Koch) - e alla
definizione dei Postulati di Koch, che guidano all’individuazione dell’agente patogeno specifico di
ogni malattia.
✔ Alexandre Yersin scopre il batterio della peste “Yersinia pestis”
✔ Robert Koch il bacillo della tubercolosi (bacillo di Koch) e il vibrione colerico, identificando
nell’acqua contaminata il veicolo dell’infezione
✔ Friedrich A. J. Löeffler (1852-1915) il bacillo della difterite (bacillo di Löeffler)
Corynebacterium diphtheriae
✔ Andrew Camilli, sul colera in Bangladesh: “Gli esseri umani sono un buon ambiente di
sviluppo e un perfetto veicolo di trasmissione per il colera. Il più delle volte, il vibrione del
colera vive nell’acqua stagnante e si riproduce molto lentamente. Ma negli esseri umani, il
numero dei batteri cresce in maniera esplosiva, questo microrganismo causa attacchi di
diarrea che svuotano l’intestino da ogni altro tipo di batterio. Le feci di un malato possono
arrivare a contenere anche 100 milioni di vibrioni per millilitro.” (Nature)

I POSTULATI DI KOCH
Robert Koch (1843-1910) 1905, Nobel per la medicina
I Postulati (1882) stabiliscono i criteri perché un microrganismo sia considerato causa unica di
malattia.
• deve essere osservato in tutti i casi della malattia;
• deve essere isolato e coltivato in coltura pura;
• inoculato in animale da esperimento deve riprodurre, in tutto o in parte, la malattia;
• dall’animale infetto deve essere possibile isolare nuovamente il microrganismo.
Limiti: “tutto è germe”, quando la malattia è multifattoriale: concause: tenore di vita, igiene,
alimentazione, predisposizione.

LOUIS PASTEUR (1822-1895)


Partito dagli studi sulla fermentazione, Pasteur dimostrò l’insufficienza delle spiegazioni chimiche
allora in voga, individuando l’azione decisiva dei microrganismi dei quali dimostrò l’origine esterna,
confutando l’idea aristotelica della generazione spontanea, già messa in dubbio nel Seicento da
Redi-Bonomo-Cestoni.
La fermentazione era opera di molecole organiche ‘fermenti’ (futuri enzimi) prodotti da
microorganismi: da questo studio, Pasteur derivò la teoria batterica della patogenesi.
Già Girolamo Fracastoro (1478-1553) affermava nel De contagione et contagiosis morbis (1546) che
la putrefazione è solo dissoluzione e non principio di vita, mentre Harvey nel De generatione
animalium coniava l’aforisma ex ovo omnia.

Malattia come Mancanza di Qualcosa


La scoperta delle vitamine e del loro ruolo di co-fattori esogeni indispensabili a processi metabolici
ha portato alla definizione del concetto di ‘patologia carenziale’.
Beri-beri → (polineurite associata a insufficienza cardiaca) è una patologia carenziale dovuta
all’assenza nella dieta di un fattore presente nella pula del riso, la ‘tiamina’, isolata dal biochimico
ebreo polacco Kazimierz Funk nel 1911. In principio, mancando il concetto di malattia carenziale, si
pensò a un’origine tossica: tossine formatesi nell’intestino dal riso brillato, in seguito neutralizzate
dalla tiamina.
Kazimierz Funk (1884-1967) coniò allora il termine vitamina, ‘amina della vita’, per la presenza nella
molecola di un gruppo aminico, e elaborò il concetto di avitaminosi ‘mancanza di vitamina’ →
beri-beri, pellagra, scorbuto, rachitismo.

LA PELLAGRA
Anche per la pellagra si ipotizzò una teoria tossica: tossine prodotte dalla vegetazione dei miceti nel
mais mal conservato.
Endemica fino ai primi del Novecento, era legata al consumo di granoturco (nord Italia, polenta) →
proteine povere per scarsa quantità di aminoacidi indispensabili, il ‘triptofano’, da cui deriva la
vitamina antipellagrosa PP ‘pellagra preventing’ → acido nicotinico, il cui amide era il coenzima di un
enzima indispensabile al trasporto di elettroni (Warburg e Christian, 1934-7).
Funk aveva individuato l’acido nicotinico nel lievito e nella pula del riso, ma siccome la sostanza non
aveva attività anti beri-beri, nessuno pensò che potesse contrastare la pellagra.

LO SCORBUTO
Lo Scorbuto è una malattia emorragica che si sviluppa in particolari circostanze in cui è raro il
consumo di frutta fresca: era diffusa infatti fra i marinai, durante le carestie, nei campi di
concentramento.
Nonostante Lindt descrisse malattia e la sua cura nel 1757, solo nel 1932 King e Waught isolarono dal
succo di limone in forma cristallina un fattore anti-scorbutico, identico all’acido esuronico isolato nel
1928 da Szent-Gyorgyi (che allora non ne comprese la natura), che nel ’32 dimostrò la natura
anti-scorbutica della sostanza, chiamandola acido ascorbico o Vitamina C.

IGNÁC SEMMELWEIS (1818-1865)


A Vienna, le partorienti affidate ai medici provenienti dalla sala settoria presentavano un tasso di
mortalità per febbre puerperale notevolmente più alto rispetto a quelle seguite nel secondo reparto
dalle ostetriche.
Semmelweis dedusse che lavar le mani con acqua clorata riduceva il tasso di mortalità.
Giunse a questa conclusione col ragionamento, passando al vaglio le possibili cause di mortalità e
confutandole man mano.
Il caso: Semmelweis nota che le lesioni provocate a un collega dal taglio di uno strumento da sala
settoria sono come quelle delle pazienti
L’intuizione: la sostanza cadaverica → malattia → †
Sostegno della tesi: se i medici si lavano le mani con ipoclorito di calcio la mortalità <; il secondo
reparto ha mortalità < perché vi operano levatrici che non vanno in sala settoria.

ANESTESIA E ANTISEPSI
L’anestesia, come induzione di uno stato di quiete artificiale, fin dall’antichità era praticata con
nepente, semi di papavero e giusquiamo, mandragora; anche per ipnosi da Franz Mesmer
(1734-1815).
Protossido d’azoto (Wells) e etere (Morton), sperimentati dapprima in odontoiatria, rivoluzioneranno
la storia della chirurgia (16 ottobre 1846, Ether day), unitamente all’antisepsi in sala operatoria
(chimica di Joseph Lister, con acido fenico stillato nelle ferite; asepsi di von Bergman, con
sterilizzazione a vapore) sulla scia delle scoperte di Pasteur e Semmelweis.
Il cloroformio fu usato in odontoiatria e ostetricia, nello stesso tempo si sperimentò la cocaina come
anestetico iniettabile (Halsted e Hill † assuefatti).
I raggi X (consentono la localizzazione di fratture e corpi estranei) + dotazione materiale asettico in
sala operatoria → chirurgia da palliativa diviene interventistica, conservativa (Billroth, chirurgia
addominale: metodica di gastroresezione), ricostruttiva (plastica).
XX SECOLO: Medicina Molecolare
LE ORIGINI DELLA MEDICINA MOLECOLARE
Nel 1902 Archibald Garrod applica le leggi mendeliane per spiegare la ricorrenza familiare
dell’alcaptonuria.
Garrod identificò un difetto metabolico come carattere ereditario, ovvero ipotizzò un rapporto tra
percorsi metabolici e fattori ereditari. L’alcaptonuria, insieme alla cistinuria e all’albinismo, vengono
definito da Garrod “percorsi alternativi del metabolismo” ed equiparati a delle mutazioni dei fattori
ereditari.

LA FUNZIONE DEL GENE


Nel 1941 George Beadle ed Edward Tatum dimostrano che i geni controllano reazioni biochimiche
conosciute: la differenza tra ceppi normali e mutanti di Neurospora differiscono nella capacità di
sintetizzare metaboliti specifici.
”Un gene può essere considerato in grado di dirigere la configurazione finale di una molecola
proteica” (Beadle, 1945).
Ipotesi che ogni gene singolo specifichi singoli enzimi: un gene à un enzima.

LE ORIGINI DELLA MEDICINA MOLECOLARE


Nel 1949 Linus Pauling dimostra che l’anemia falciforme è dovuta a un’alterazione molecolare
dell’emoglobina: una differenza nel tipo e numero di gruppi ionizzabili per cui l’emoglobina dei
falcemici migra diversamente nel campo elettroforetico (Science,1949).
L’anemia falciforme è una malattia molecolare. La malattia deriva da un’alterazione della molecola.
Nel 1956 Vernon Ingram identificherà la mutazione del DNA responsabile del tratto falcemico.

LA SCOPERTA DELLA DOPPIA ELICA


1953. James Watson e Francis Crick descrivono la struttura a doppia elica del dna e riconoscono che
“probabilmente la sequenza delle basi è il codice che trasporta l’informazione genetica”.
1957. Matthew Meselson e Franklin Sthal dimostrano che la replicazione del DNA è
semiconservativa

NUCLEINA
1869-Friederich Miescher purifica la nucleina: composto formato da materiale proteico e da un
nuovo elemento chimico ricco di fosforo, con isomerismo degli atomi di cabonio.
1889-Richard Altmann (Nobel,1912) libera la nucleina dalla componente proteica: acido nucleico e
Albrecht Kossel (Nobel,1910) scopre che la nucleina contiene purine e pirimidine.
1909-Phoebus Levene osserva la presenza di d-ribosio nell’acido nucleico del lievito.

IL DOGMA CENTRALE DELLA BIOLOGIA MOLECOLARE


la specificità di un pezzo di acido nucleico è espressa solamente dalla sequenza delle sue basi, e [...]
questa sequenza è un codice (semplice) per la sequenza di amminoacidi di una particolare proteina.
Francis Crick, 1958
Informazione genetica significa determinazione precisa della sequenza, sia delle basi nell’acido
nucleico sia dei residui amminoacidici della proteina
CIBERNETICA DELLA SINTESI PROTEICA
Nel 1960 viene riconosciuto da Jacques Monod e Francois Jacob il principio del controllo negativo
dell’espressione genica (sistema operone). Nel 1964 viene scoperto il principio del controllo
allosterico della funzione enzimatica.

LA DECIFRAZIONE DEL CODICE GENETICO


Nel 1961 Heinrich Matthaei e Marshall Nirenberg fabbricavano un Rna messaggero (mRNA), nel
frattempo identificato come l’Rna stampo che viene letto nei ribosomi e che guida la sintesi delle
proteine, costituito da una lunga sequenza di un solo nucleotide, l’uracile (poli U). Quando questo
veniva aggiunto a estratti cellulari contenenti ribosomi privati dell’mRna normale si osservava che
veniva sintetizzata solo la polifenilanalina. Quindi UUU doveva codificare per la fenilanalina
Nel 1968 il codice genetico è completamente decifrato

METODOLOGIE MOLECOLARI
✔ 1973, Stanley Cohen ed il suo gruppo costruiscono in vitro un plasmide ricombinante:
clonaggio genico.
✔ 1976, ibridazione molecolare per la diagnosi pre-natale della alfa talassemia.
✔ 1979, Werner Arber, Hamilton O. Smith, Daniel Nathans, Nobel per i loro studi sugli enzimi di
restrizione.
✔ 1980, Walter Gilbert e Frederick Sanger, Nobel per le tecniche di sequenziamento.
✔ 1985, Kary Mullis inventa la reazione polimerasica a catena (PCR), Nobel 1993.

GENETICA MOLECOLARE
✔ 1981 - scoperta degli oncogeni umani
✔ 1982 - identificazione di una mutazione puntiforme dell’oncogene ras come causa del
carcinoma della vescica (Reddy EP et al., Nature)
✔ 1982 - scoperta dei geni oncosoppressori
✔ 1990 - primo protocollo di terapia genica

APPLICAZIONI DELLE METOTOLOGIE MOLECOLARI IN MEDICINA


o Analizzare in modo rapido sequenze di DNA e RNA ed individuarne eventuali alterazioni.
o Sviluppare sistemi per curare con tecniche genetiche le malattie ereditarie.
Il fine non è più solo conoscitivo, ma anche diagnostico (diagnosi molecolare) e terapeutico (terapia
genica).

SPIEGAZIONE GENETICO-MOLECOLARE DELLE MALATTIE


I GENI sono fatti di DNA
Il DNA specifica la sintesi di RNA
L’RNA specifica la sintesi delle PROTEINE
La funzione normale dell’organismo richiede la sintesi di PROTEINE CORRETTE
MUTAZIONI possono produrre cambiamenti nel DNA
Il DNA alterato sintetizza proteine che non svolgono più le loro funzioni normali
Il funzionamento anomalo delle proteine produce MALATTIA e SINTOMI

TAPPE DEL PROGETTO GENOMA


✔ 1986 - Renato Dulbecco, lancia l’idea di sequenziare l’intero genoma umano (Science).
✔ 1990 - Negli Stati Uniti nasce lo Human Genome Project guidato da James Watson.
✔ 1992 - Craig Venter fonda una compagnia privata, la Celera, portando avanti un progetto
genoma parallelo.
✔ 1999-(Dicembre) Nature: sequenza completa del cromosoma 22.
✔ 2000-(Maggio) Nature: sequenza completa del cromosoma 21.
✔ 2000-(Giugno) Francis Collins e Craig Venter annunciano di aver completato la “bozza”
completa del genoma umano.
✔ 2001 - Nature (consorzio pubblico) e su Science (Celera).

GENOMA UMANO
🢭 Il genoma è l’intero patrimonio genetico di un organismo vivente.
🢭 È scritto in basi nucleotidiche, Adenina (A), Timina (T), Guanosina (G), Citosina (C), la cui
successione caratterizza il DNA.
🢭 Contiene circa 3,2 miliardi di basi.
🢭 Il genoma dell’uomo e dello scimpanzè sono identici al 98%.
🢭 La differenza tra il DNA di due individui è di appena lo 0,2%.

GENOMICA E PROTEOMICA
✔ 1986 - Genomica: scienza del mappaggio, sequenziamento ed analisi del genoma.
✔ 1995 - Proteomica: scienza che analizza le proteine espresse in differenti tipi cellulari

PRESUPPOSTI CONCETTUALI DELLA MEDICINA MOLECOLARE


✔ Tutte le malattie hanno una componente genetica: i geni sono fattori interni di rischio.
✔ La misura in cui una particolare malattia è determinata da una sequenza specifica di DNA
dipende in larga parte dalla malattia.

MEDICINA MOLECOLARE APPLICATA


✔ Identificazione dei fattori genetici che determinano la predisposizione, l’insorgenza, la
progressione e la risposta alle terapie delle malattie.
✔ La catena di eventi molecolari e lo stadio di malattia sono ipotizzabili in modo sincrono così
da guidare la relativa condotta medica.

ELEMENTI CARDINE IN MEDICINA


✔ Diagnostica
(semeiotica fisica, di laboratorio e strumentale).
✔ Terapeutica
(rimuovere la causa o antagonizzarla).
✔ Preventiva
(evitare i fattori di rischio).
✔ Prognostica
(prevedere l’evoluzione della malattia).

MEDICINA MOLECOLARE
• Le acquisizioni della medicina molecolare e della genetica molecolare portano alla
formulazione di diagnosi o di esclusione di “malattia futura”.
• La medicina molecolare aggiunge un ulteriore elemento alla medicina:
🢭 Predittività
MEDICINA PREDITTIVA
La medicina predittiva ha lo scopo di predire dalla nascita o anche prima, il rischio genetico che una
persona ha di ammalarsi sulla base della costituzione del suo patrimonio genetico, che può essere
più o meno adatto a rispondere a certe condizioni ambientali.
◻ Medicina preventiva: a livello di popolazione
◻ Medicina predittiva: medicina individuale
🢭 non interessa persone già malate ma individui sani portatori di una suscettibilità genetica
(“unpatients”)
🢭 diagnosi o esclusione di malattia futura viene fatta su soggetti a rischio consapevoli
(informati) e consenzienti

Medicina molecolare:tests genetici


I. Raccolta dei dati anamnestici:
• Anamnesi patologica
• Anamnesi familiare
II
• Ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia
III
Verifica dei criteri di eleggibilità al test genetico
IV Consulenza genetica
V Consenso informato

CONSENSO INFORMATO E TESTS GENETICI


🢭 informazioni sullo scopo del test
🢭 test con esiti positivi o negativi
🢭 approssimazione del rischio senza test genetici
🢭 rischio di trasmettere la mutazione ai figli
🢭 accuratezza tecnica del test
🢭 rischi di "stress" psicologico all’interno della famiglia
🢭 rischio di discriminazione al lavoro, con le Assicurazioni
🢭 livello di riservatezza dei test
🢭 opzioni mediche ed efficacia della sorveglianza
Analisi mutazionale del DNA genomico
1. Prelievo di sangue
2. Estrazione del DNA dai linfociti
3. DNA gnomico

Tests genetici nei carcinomi ereditari


✔ Risultato del test determina la scelta dell’approccio clinico: poliposi adenomatosa familiare
(APC)
✔ Risultato del test può influenzare la scelta dell’approccio clinico: carcinoma mammario
ereditario (BRCA1-BRCA2)

MEDICINA PREDITTIVA: RISVOLTI ETICI


▪ Diagnosi pre-natale
▪ Screening genetici
▪ Test di predisposizione allo sviluppo di malattie curabili o prevenibili vs malattie incurabili
dall’esito fatale

MEDICINA MOLECOLARE APPLICATA


Sviluppi futuri:
▪ Utilizzare l’analisi genetica anche nelle malattie poligeniche.
▪ Caratterizzazione dei profili di espressione genica (micro array).

PALEOPATOLOGIA
▪ La Paleopatolgia è la scienza che studia le malattie di un passato più o meno remoto
attraverso l’esame diretto dei resti umani antichi, scheletrici o mummificati.
▪ La paleopatologia contribuisce allo studio dell’evoluzione patologica e a quello della
patogenesi affiancandosi quindi alla patologia generale. (Leon Pales, 1930)
▪ Punto di incontro tra medicina, antropologia e storia della medicina.
▪ La paleopatologia rappresenta una branca della medicina, dell’antropologia e della storia
della medicina.

COSA E’ LA PALEOPATOLOGIA
La paleopatologia è una disciplina che si occupa della conoscenza della storia naturale delle malattie
attraverso lo studio di resti scheletrici fossili. Ruffer, 1913

FONTI IN PALEOPATOLOGIA
La ricerca paleopatologica utilizza:
🢭 fonti dirette: resti scheletrici, mummie ed altro materiale biologico di origine umana;
🢭 fonti indirette: scritti ed iconografie;
🢭 fonti comparative: informazioni concernenti le malattie in altre specie animali viventi.

LA PALEOPATOLOGIA
Lo studio della paleopatologia riveste un duplice interesse: antropologico e medico.

PSEUDOPATOLOGIA
Alterazioni post mortem
Possono essere:
1. macroscopiche
2. microstrutturali
3. molecolari
Sono dovute all’azione di:
🢭 agenti fisici
🢭 agenti chimici
🢭 agenti biologici

LA DIAGNOSI PALEOPATOLOGICA
METODI
• Indagine morfologica macroscopica
• Indagine radiologica
• Indagine istologica
• Microscopia elettronica
• Analisi biochimiche
• Indagini molecolari

INDAGINI PALEO-MOLECOLARI
▪ Identificazione e diagnosi molecolare di condizioni patologiche in reperti scheletrici umani
antichi.
▪ Studio delle popolazioni antiche (paleogenetica).

PALEOPATOLOGIA MOLECOLARE MALATTIE INFETTIVE


Ricerca del DNA genomico di agenti patogeni di natura batterica, virale, protozoaria o fungina negli
acidi nucleici recuperabili da antichi reperti scheletrici o mummificati.

PALEOPATOLOGIA MOLECOLARE MALATTIE NEOPLASTICHE


Ricerca di specifiche mutazioni in geni responsabili dell’insorgenza di tumori nel DNA estratto da
neoplasie antiche mummificate.

PALEOPATOLOGIA MOLECOLARE MALATTIE EREDITARIE


▪ Ricerca di mutazioni specifiche in geni responsabili di malattie ereditarie in resti umani
antichi scheletrici e mummificati.
▪ 1995, Identificazione, mediante amplificazione e sequenza, di mutazioni nel gene
responsabile della b talassemia in resti scheletrici.

PRIMI STUDI SUL DNA ANTICO


• 1984 - Estrazione di aDNA a partire da un campione di muscolo essiccato del quagga, equide
estinto vecchio di 150 anni (Higuchi et al.).
• 1985 - Analisi di DNA da resti umani di mummie egizie (Pääbo).
• 1986 - Invenzione della reazione a catena della polimerasi (PCR: polymerase chain reaction).
• 1989 - Analisi di aDNA da resti scheletrici umani (Hagelberg et al.).

CONDIZIONI CHE FAVORISCONO LA CONSERVAZIONE DEL DNA


• Freddo
• Mancanza di acqua
• Mancanza di microrganismi
• Anossia (mancanza di ossigeno)

METODICHE MOLECOLARI PER LO STUDIO DEL DNA ANTICO


• Estrazione del aDNA
• Amplificazione (PCR)
• Ibridazione con sonde specifiche
• Sequenziamento
DNA nucleare e DNA mitocondriale come fonte di informazione paleomolecolare

DNA ANTICO (aDNA)


Allo stato attuale delle conoscenze il limite superiore di sopravvivenza del aDNA è calcolato tra
50.000 e 100.000 anni.
Perché’ si degrada il dna
🢭 Idrolisi del legame N-glicosidico e distacco delle basi azotate.
🢭 Ossidazione diretta ed indiretta.

APPLICAZIONI: STUDI SU FERRANTE I D’ARAGONA (1431-1494)


A seguito di indagini sulla mummia di Ferrante I D’Aragona è stata individuata la presenza di un
tumore in cavità addominale.
L’esame istologico dei tessuti muscolari del piccolo bacino evidenzia un adenocarcinoma infiltrante.
K-RAS
Kras è un proto-oncogene che codifica per la GTP-binding protein p21, coinvolta nel processo di
trasduzione del segnale.
3 codoni hotspot di mutazione
Riduzione dell’attività GTPasica
Proteina costitutivamente attiva
✔ Il codone 12 è il più frequente bersaglio di mutazione nei tumori colorettali.
✔ Maggiore suscettibilità al danno dei cancerogeni che determinano formazione di addotti sul
DNA.
✔ Tra questi mutageni ci possono essere amine eterocicliche presenti anche nella carne rossa, il
cui largo consumo è
considerato fattore di rischio per il tumore del colon.

DIETA
L’ambiente alimentare della corte di Napoli spiega l’insorgenza del tumore che uccise il sovrano
aragonese oltre cinque secoli fa.
Le abitudini alimentari, riflesse dai menù della corte aragonese di Napoli, evidenziano un massiccio
consumo di carni rosse.
I cronachisti riferiscono la forte predilezione del re per le carni rosse, in particolare per la selvaggina.

MALATTIE INFETTIVE NELL’ANTICHITA’


Nel corso della storia, le malattie infettive hanno rappresentato i “maggiori killers” dell’umanità.
Caratteristicamente le malattie infettive si manifestano come epidemie.
•Ieri, “epidemia”: per gli autori antichi è luogo di residenza, è ciò che accade od incombe su una data
popolazione, comprese la malattie (nosemata) prevalenti, non riguarda quindi necessariamente le
malattie infettive.
•Oggi, “epidemiologia”: il concetto classico di epidemia si avvicina piuttosto a ciò che oggi definiamo
“epidemiologia”, ovvero osservazione dell’incidenza delle malattie, indipendentemente dalla loro
eziologia.

–Effetti sulla vita pratica


•Le epidemie potevano dissolvere vincoli familiari, estinguere dinastie, decimare eserciti e forza
lavoro umana; erano causa di carestie, di migrazioni di massa e di tensioni sociali; potevano agire
come concausa di guerra o come fattore determinante per l’esito di conflitti.

–Riflessi sulla via spirituale


•La percezione della precarietà della vita umana ed il senso di colpa connesso con il concetto di ira
divina potevano influenzare i comportamenti individuali e gli stessi convincimenti religiosi, con
importanti riflessi sulle concezioni filosofiche.

Il concetto di pestilenza nelle fonti antiche


•Nella concezione medica classica, l’aria inquinata da miasmi letali è il potenziale fattore eziologico
delle pestilenze, mentre viene rifiutata l’idea di contagio ed infezione, che fanno parte piuttosto di
una concezione magica e teurgica (Grmek MD).
Nell’insieme, la teoria miasmatica non fu in grado di fornire indicazioni precise ed efficaci per
combattere le epidemie pestilenziali, con la sola valida eccezione del ricorso alla fuga, esemplificato
dal comportamento stesso di Galeno durante la peste Antonina.

LA PALEOPATOLOGIA: DATI DIRETTE SULLE MALATTIE DEL MONDO ANTICO


• Malattie infettive croniche che lasciano segni su resti scheletrici:
• Tubercolosi: tipiche lesioni distruttive dei corpi vertebrali (morbo di Pott)
• Brucellosi: tipiche erosioni della porzione anteriore del piatto vertebrale
• Malaria: pur non lasciando tracce ossee specifiche, é associata alle stigmate delle
emoglobinopatie ereditarie talassemiche, caratterizzate da tipici fenomeni espansivi della
diploe cranica (iperostosi porotica)
• Lebbra: tipiche lesioni erosive delle falangi distali della mano

Malattie infettive croniche in resti scheletrici di età romana


• Lesioni ossee riferibili a tubercolosi, brucellosi e lebbra sono state documentate in reperti
scheletrici provenienti da Roma o da altre necropoli italiane.
• Nell’area di Roma non sono riportati reperti scheletrici con le stigmate delle emoglobinopatie
associate alla malaria, anche se questa malttia era presente nell’area mediterranea in età
classica (Sallares, 2002).

Epidemie catastrofiche nel mondo antico:


🢭 Le epidemie catastrofiche non lasciano traccia sui resti scheletrici.
🢭 La loro identificazione diretta é potenzialmente ottenibile solo attraverso l’analisi molecolare
di resti mummificati.
🢭 L’analisi dalle modalità di sepoltura e della distribuzione delle classi di età alla morte possono
fornire dati indiretti suggestivi dell’impatto di gravi malattie infettive acute.

Epidemie catastrofiche: storia naturale


• La storia naturale dei patogeni e dei vettori e le evidenze circa la loro origine geografica può
permettere di meglio comprendere quali possano essere state le epidemie catastrofiche
dell’antichità.
• Tra le malattie che partendo da forme endemo-epidemiche possono evolvere in epidemie
catastrofiche, si osservano la peste bubbonica, il tifo petecchiale, il vaiolo ed il colera.

Malattie infettive come modello di evoluzione


Studi molecolari su agenti patogeni di malattie infettive che colpiscono gli uomini indicano notevoli
omologie con agenti patogeni di malattie infettive che colpiscomo animali domestici.
Vaiolo, tubercolosi, malaria, morbillo, influenza, etc. sono malattie infettive che si sono evolute a
partire da malattie che colpivano animali (vaiolo bovino, tubercolosi bovina, malaria aviaria,
influenza suina, morbillo bovino, influenza aviaria).
Lezione di BIOETICA a.a. 2023/2024

Disciplina accademica e ambito di riflessione interdisciplinare che si occupa dell’analisi razionale dei
problemi morali emergenti nell’ambito delle scienze biomediche, proponendosi di definire criteri e
limiti di liceità alla pratica medica e alla ricerca scientifica, affinché il progresso avvenga nel rispetto
di ogni persona umana e della sua dignità.

STORIA

Il termine BIOTEICA comparve per la prima volta nel 1970, in un articolo dell’oncologo americano V.R.
Potter (Bioethics. The science of survival, in Perspectives in Biology and Medicine, 1970, 14, 1, pp.
127-153), che tornò a utilizzarlo nel suo libro Bioethics. Bridge to the future (Englewood Cliffs, New
Jersey, 1971). Di fronte al rapido progresso del sapere biomedico e biotecnologico, alle scoperte nel
campo dell’ingegneria genetica e alle crescenti possibilità di manipolare la vita umana e l’ecosistema,
Potter riteneva che il solo modo per garantire la sopravvivenza dell’umanità fosse quello di costituire
«una nuova disciplina che combinasse la conoscenza biologica (bio) con la conoscenza del sistema
dei valori umani (etica)»: una disciplina che facesse da ‘ponte’ tra il sapere scientifico e il sapere
umanistico per usare con ‘saggezza’ le nuove conoscenze, così da migliorare la qualità della vita delle
generazioni future. Occorre ricordare che negli Stati Uniti i problemi etici attivati
dalla sperimentazione indiscriminata sull’uomo avevano portato già nel 1969
alla nascita dell’Hastings Center, il primo centro impegnato nella definizione di norme nel campo
della ricerca e della sperimentazione biomedica. Nel 1971, a Washington, A. Hellegers fondò il
Kennedy Institute for the Study of Human Reproduction and Bioethics, il primo centro intitolato alla
b., che nel 1979 venne annesso alla Georgetown University, all’interno del quale sorse in seguito il
Center for Bioethics. Nel 1978 venne pubblicata la prima edizione della Encyclopedia of
Bioethics edita da W.T. Reich (seguita nel 1995 e nel 2003 da altre due edizioni, l’ultima delle quali
curata da Stephen G. Post), unica nel suo genere, cui seguì la Biblio;graphy of Bioethics, rassegna di
tutte le pubblicazioni annuali concernenti l’ambito scientifico della b., affiancata da un servizio
di informazione bibliografica on line (Bioethicsline).

L’istituzionalizzazione della bioteica, avviata negli anni 1970, si è realizzata in maniera molto rapida
grazie alla sua connessione con la medicina e i temi sulla salute pubblica: ovunque sono sorti centri,
istituti di ricerca e insegnamenti universitari di b.; diverse sono le società e le associazioni per il
coordinamento e la ricerca b., i comitati ad hoc per le consulenze di politica sanitaria, nonché i
comitati etici per regolare la sperimentazione farmacologica e la prassi clinica. Tra i primi centri sorti
in Europa, vanno ricordati l’Instituto Borja de bioética in Spagna (dove si è imposto il contributo
teorico di Diego Gracia), il Centre for Bioethics and Public Policy in Gran Bretagna, il Centre d’études
bioéthiques in Belgio. In Australia, si distingue l’attività del Center for Human Bioethics diretto
da Peter Singer, uno dei fondatori del movimento animalista, e quella della IAB (International
Association of Bioethics). In Italia va ricordato il Centro di bioetica dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore, presso la facoltà di Medicina e chirurgia di Roma, fondato e diretto da E. Sgreccia, che nel
2004 ha istituito la FIBIP (Federazione Internazionale dei Centri e Istituti di Bioetica di Ispirazione
Personalista); tale centro, che cura la pubblicazione della rivista Medicina e Morale, è affiancato da
un Istituto di bioetica universitario. A livello nazionale opera il Comitato nazionale per la bioetica.

Tra i principali organismi internazionali di consulenza in b. vanno ricordati: il Comité ad hoc d’experts
pour les problèmes de bioéthique del Consiglio d’Europa, istituito nel 1985 e divenuto nel 1992
Comité directeur pour la bioéthique (CDBI), che nel 1996 ha approvato la Convention sur les droits de
l’homme et la biomédicine, nota come Convenzione di Bioetica, ratificata dall’Italia a Oviedo nel 1997
e il Comité international de bioéthique dell’UNESCO, sorto nel 1993.

ORIGINI DEL TERMINE E DEFINIZIONI

Fritz Jahr

La coniazione del termine bioetica è attribuita a Fritz Jahr, che nel 1927, prendendo spunto
dall'imperativo categorico kantiano, parlò di «imperativo bioetico», secondo il quale tutti gli esseri
viventi hanno diritto al rispetto e devono essere trattati non come mezzi, ma come fine in sé stessi.
Van Rensselaer Potter

Con il significato attuale il termine fu adoperato per la prima volta dall'oncologo statunitense Van
Rensselaer Potter (1911-2001), che lo utilizzò nel 1970[7] in un articolo pubblicato sulla rivista
dell'Università del Wisconsin "Perspectives in Biology and Medicine" con il titolo «Bioetica: la scienza
della sopravvivenza». Nel 1971 lo stesso autore raccoglieva vari articoli su questi argomenti in un
libro intitolato Bioethics: Bridge to the future (Bioetica: un ponte verso il futuro) dove scriveva:
«Ho scelto la radice bio per rappresentare la conoscenza biologica, la scienza dei sistemi viventi; e
ethics per rappresentare la conoscenza del sistema dei valori umani.»

Potter spiegava il termine bioetica come la scienza che consentisse all'uomo di sopravvivere
utilizzando i suoi valori morali di fronte all'evolversi dell'ecosistema. La bioetica doveva essere
«un'ecologia globale di vita».
André Hellegers

I ricercatori del Kennedy Institute, ed in particolare l'ostetrico olandese E. André Hellegers definirono
la bioetica come una branca dell'etica dedita allo studio e alla ricerca della biomedicina.

In senso più aderente alla filosofia André Hellegers considerava la bioetica come un nuovo aspetto
del dialogo socratico, capace cioè di far interloquire la medicina, la filosofia e l'etica alla ricerca di
verità condivise.

Warren Reich

Questa definizione venne in seguito giudicata troppo riduttiva da Warren Reich, che nella
sua Enciclopedia della bioetica elaborò questa definizione globale: «Lo studio sistematico delle
dimensioni morali - inclusa la visione morale, la condotta e le politiche – delle scienze della vita e
della salute, utilizzando varie metodologie etiche e con un'impostazione interdisciplinare» dove si
dava maggiore valore alla morale: si trattava dunque di uno «studio sistematico delle dimensioni
morali delle scienze della vita e della salute includendovi anche i problemi sociali e ambientali legati
alla salute».

Altre definizioni

La bioetica viene definita come un'area di ricerca che grazie a diverse discipline su cui si basa pone
come «oggetto dei suoi studi l'esame sistematico della condotta umana nel campo della scienza della
vita e della salute».

Nella Encyclopedia of Bioethics pubblicata in seconda edizione nel 1995 in 5 volumi dal Kennedy
Institute of Ethics della Georgetown University di Washington (Stati Uniti d'America) la bioetica è
definita: "Lo studio sistematico delle dimensioni morali - includendo, visione, decisione,
comportamento e norme morali - delle scienze della vita e della salute, utilizzando una varietà di
metodologie etiche in un contesto interdisciplinare"

Altra definizione che si discosta dalle precedenti è quella che la identifica come un movimento di
idee e di valori che continuamente cambiano nel corso della storia.

Successivamente T.L. Beauchamp e C. F. Childress parlano di etica biomedica evitando il termine


bioetica.

Il filosofo tedesco Hans Jonas sostiene che nel campo della bioetica non possono darsi risposte
definitive in quanto ogni valore morale deve commisurarsi sulla mutevole realtà a cui deve essere
applicato. Auspica inoltre una piena libertà della ricerca medica fiducioso che essa abbia in sé stessa
le capacità di autoregolamentarsi.
Concetti simili alle definizioni precedenti si ritrovano nel movimento transumanista, o per altri versi
nella sociobiologia e nella psicologia evoluzionista.

BIOETICA E CATTOLICESIMO

Nei paesi di tradizione cattolica è rilevante il ruolo ricoperto dalla bioetica cattolica. La bioetica
cattolica ufficiale - cioè quella contenuta nei documenti del magistero della Chiesa, nelle opere degli
autori che risultano in sintonia dottrinale con essi e nella comunità scientifica che ad essa fa
riferimento - si muove all'interno del paradigma della sacralità e indisponibilità della vita, sostenendo
che la persona umana, come non è la creatrice della vita, così non ne è la proprietaria. All'idea della
sacralità e indisponibilità della vita si connettono la proibizione dell'aborto, l'illiceità del suicidio
'consapevole' ed il rifiuto dell'eutanasia. La bioetica cattolica sostiene che ciascun essere umano ha il
diritto/dovere alla vita, intendendosi, con questa definizione, la forma di vita umana dal momento
del suo concepimento a quello della sua morte naturale.

In questo campo convergono saperi differenti: tra le discipline biomediche, in particolare la genetica,
l'embriologia, la ginecologia e la tanatologia; tra le scienze umane e sociali, la filosofia pratica,
il diritto, la biopolitica e la sociobiologia; nell'interpretazione cattolica della bioetica, riveste un ruolo
di fondamentale coordinamento la teologia morale (che ha, tra le sue fonti, anche la legge morale
naturale).

Per sottolineare determinati aspetti della disciplina, la Conferenza Episcopale Italiana organizza ogni
anno la Giornata mondiale per la vita. L'importanza della bioetica nel contesto dell'etica cattolica è
esposta nell'enciclica Caritas in veritate di papa Benedetto XVI.

«Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l'assolutismo della tecnicità e la responsabilità
morale dell'uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di
uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con
drammatica forza la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli
dipenda da Dio.

Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente


avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o
quella della ragione chiusa nell'immanenza»
BIOETICA LAICA

Alle interpretazioni bioetiche religiose si aggiunge quella laica. Un documento di bioetica laica è
quello pubblicato nel 1996 a firma di Flamigni, Massarenti, Mori, e Petroni, denominato "Manifesto
di bioetica laica". Una citazione può sintetizzare il paradigma ispiratore del documento: «Noi laici non
osteggiamo la dimensione religiosa. La apprezziamo per quanto possa contribuire alla formazione di
una coscienza etica diffusa. Quando sono in gioco scelte difficili, come quelle della bioetica, il
problema per il laico non è quello di imporre una visione superiore, ma di garantire che gli individui
possano decidere per proprio conto ponderando i valori talvolta tra loro confliggenti che quelle
scelte coinvolgono, evitando di mettere a repentaglio le loro credenze e i loro valori.» Sul tema si
sono espressi anche altri studiosi, come ad esempio Giovanni Fornero, che in un suo lavoro cita
William Frankena quando scrive: «È dubbio che qualcuno abbia mai realmente creduto che “il
semplice vivere” sia un bene degno di essere perseguito, nel senso di ritenere che la vita è un bene in
sé, a prescindere da come è connotata».

Il documento si conclude con l'affermazione che: «La visione laica si differenzia dalla parte
preponderante delle visioni religiose in quanto non vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e
visioni diverse. Là dove il contrasto è inevitabile, essa cerca di non trasformarlo in conflitto, cerca
l'accordo locale, evitando le generalizzazioni. Ma l'accettazione del pluralismo non si identifica con il
relativismo, come troppo spesso sostengono i critici. La libertà della ricerca, l'autonomia delle
persone, l'equità, sono per i laici dei valori irrinunciabili. E sono valori sufficientemente forti da
costituire la base di regole di comportamento che sono insieme giusti ed efficaci».

Giovanni Fornero nei suoi lavori parla di due diversi paradigmi per concettualizzare la realtà, come
indicato nei singoli aspetti tematici riportati nel prosieguo di questa voce.

Anche Gustavo Raffi ha espresso una propria opinione di una visione laica.

Umberto Veronesi, intervenendo nel dibattito bioetico, propone una visione fortemente critica
dell'ottica religiosa.

Per alcuni laici, pur nell'eterogeneità e pluralità di questa ' categoria di pensiero, si parla
di embrione (frutto della fecondazione) solo dopo un certo numero di divisioni cellulari successive
alla formazione dello zigote o dal momento del suo impianto nella mucosa uterina (in altre parole
non prima del 14º giorno circa) e si parla altresì di piena dignità umana e di acquisto della capacità
giuridica solo dal momento della nascita o comunque non prima del termine entro il quale è
consentita l'interruzione volontaria della gravidanza.
TEORIE BIOETICHE VICINE A QUELLA LAICA

● La teoria utilitaristica si riferisce al tentativo di massimizzazione della qualità della vita che può
essere classificata e valutata dal soggetto interessato.
● Una teoria bioetica si basa sulla concezione dell'"alleanza terapeutica" fra medico e paziente
fondata sul particolare rapporto di fiducia del malato con chi lo cura.
● La bioetica femminista critica l'astrattezza del concetto di autonomia, che non terrebbe conto dei
condizionamenti sociali. Il valore dell'autonomia nasconderebbe la discriminazione e
l'oppressione delle donne nella società patriarcale. La cura del malato deve ispirarsi a un
principio etico alternativo rispetto a quello proclamato da una bioetica impersonale, disincarnata
e tradizionalista.

PRINCIPI

Il modello dei quattro principi di bioetica è stato formulato da Tom Beauchamp e da James
Childress nel loro manuale Principi di etica biomedica. Il modello riconosce quattro principi morali
che devono essere usati come base per giudicare i problemi di bioetica e che possono essere
diversamente pesati in base alle circostanze. I quattro principi sono[30]:

● Principio di Autonomia: il paziente ha diritto di rifiutare il trattamento e di prendere parte al


processo decisionale;
● Principio di Beneficenza: il personale sanitario deve agire tutelando l'interesse del paziente;
● Principio di Non Maleficenza o primum non nocere: il personale sanitario non deve causare
danno al paziente;
● Principio di Giustizia: in caso di risorse limitate, i trattamenti devono essere distribuiti tra i
pazienti in modo equo e giusto.

LE TEMATICHE

L’insegnamento della bioetica ha contribuito a meglio definire questa disciplina e il suo statuto
epistemologico, sebbene quest’ultimo aspetto resti ancor oggi molto dibattuto. Lo stesso termine
bioetica viene talvolta sostituito con le espressioni etica biomedica o etica della ricerca scientifica.
Per quanto la bioetica affronti problemi morali già tradizionalmente analizzati dall’etica, dalla morale
medica di tradizione ippocratica e dalla riflessione teologico-morale di ispirazione cristiana, è pur
vero che questi problemi hanno assunto nel 20° sec. dimensioni e prospettive inedite grazie alle
straordinarie evoluzioni delle conoscenze scientifiche applicate alla medicina e alla biologia. Si pensi
alle questioni antropologiche sollevate dagli interventi, oggi possibili, sulle fasi iniziali della vita
umana, come la fecondazione assistita, la sperimentazione sugli embrioni, l’ingegneria genetica, la
clonazione; o, in riferimento alla fine della vita, ai problemi sollevati dall’accanimento
diagnostico-terapeutico, dalla richiesta di eutanasia, dalla medicina dei trapianti, dalla
sperimentazione sull’uomo e sugli animali. La nascita della bioetica è stata, infatti, sollecitata
dall’esigenza di integrare tra loro nuove conoscenze e nuovi “saperi” per fondare in maniera forte e
razionale i criteri di regolamentazione della prassi biomedica e garantire la libertà di ricerca
scientifica nel rispetto dei diritti umani fondamentali. È fuor di dubbio, infatti, che sotto il profilo
epistemologico la bioetica sia contraddistinta dalla interdisciplinarità: essa nasce dal dialogo e dal
confronto tra biologia, medicina, filosofia, teologia, sociologia, antropologia, economia, diritto e
politica. Tutte queste discipline entrano, con modalità e in misura diversa, nel sapere bioetico, per
conferire all’etica quei dati moralmente rilevanti che servono a formulare il giudizio bioetico.
L’interdisciplinarità, in altre parole, consente di individuare il metodo della riflessione b., che
avvalendosi del contributo delle diverse discipline, giunge a una visione integrale dei problemi.

In particolare, laddove le scienze bioetica descrivono un problema empirico, ossia ‘come’ si manifesta
un fatto naturale o artificiale, le scienze umane offrono dati e interpretazioni del fenomeno, mentre
la filosofia riflette sul senso della natura, andando alla ricerca del fondamento dei valori sulla base
dei quali giustificare il comportamento dell’uomo nei confronti della natura. In tal modo, il fine del
giudizio bioetico non è solo quello di dire ‘come’ si deve agire, ma ‘perché’ si deve agire in quel modo
sulla base di ragioni ‘forti’. Si configura così un aspetto fondamentale della riflessione b., ossia la
ricerca di una ‘metabioetica’ che sappia rendere ragione in termini filosofici del giudizio bioetico. In
tal senso, la bioetica possiede una chiara identità epistemologica razionale, che, a partire dalla
descrizione del dato scientifico, biologico o medico, esamina la liceità dell’intervento dell’uomo
sull’uomo, avendo come orizzonte di riferimento la persona umana integralmente considerata, in
tutte le sue dimensioni: fisiche, psichiche e spirituali. Il metodo proprio della bioetica è, dunque,
quello della filosofia morale, che razionalmente indaga i fondamenti dei principi e dei valori che
devono orientare il comportamento umano innanzi alle numerose e nuove possibilità dischiuse dal
progresso medico e tecnologico.

IL DIBATTITO BIOETICO
Nel dibattito epistemologico, fondamentale è anche la questione della definizione della bioetica. La
più nota è quella che Reich ha inserito nell’Encyclopedia of bioethics del 1978: «studio sistematico
della condotta umana, nell’ambito delle scienze della vita e della salute, esaminata alla luce di valori
e principi morali». Il riferimento ai principi e ai valori morali trovò negli Stati Uniti una prima
giustificazione nel volume di T.L. Beauchamp e J.F. Childress, Principles of biomedical ethics (1979).
Tali autori, richiamandosi ai principi di beneficialità e non maleficenza, di autonomia e giustizia,
tentavano di fornire un modello teorico efficace in grado di superare l’alternativa tra le prospettive
etiche deontologiche e teleologiche; la ‘bioetica dei principi’, tuttavia, non riuscì nel suo intento e
venne sottoposta a severe critiche, poiché, richiedendo un bilanciamento tra principi, finiva col
trasformarsi in una morale della situazione, incapace di fondare in maniera oggettiva e razionale il
proprio giudizio etico. Altri autori hanno in seguito definito la bioetica una «filosofia della ricerca e
della prassi b.» (Sgreccia); «l’etica applicata ai nuovi problemi che si sviluppano alle frontiere della
vita» (C. Viafora); un «settore dell’etica che studia i problemi inerenti la tutela della vita fisica» (S.
Leone). Lo stesso Reich, nella successiva edizione dell’Encyclopedia (1995) estese la definizione,
includendovi i concetti di interdisciplinarità e di pluralismo delle metodologie etiche. Se, infatti,
appare immediatamente chiaro il riferimento della bioetica all’etica e ai valori, non è scontato come
si debbano giustificare questi valori, né quali debbano essere i principi di riferimento. Il pluralismo,
cioè, sembra riguardare sia l’antropologia di riferimento sia le teorie sulla fondazione del giudizio
etico.

Nel dibattito bioetico si possono individuare almeno quattro orientamenti teorici che cercano di dare
differenti fondazioni alle norme etiche e ai valori:

a) l’orientamento socio-biologista;
b) l’orientamento liberal-radicale;
c) l’orientamento utilitarista-contrattualista;
d) l’orientamento del personalismo ontologicamente fondato.

L’orientamento socio-biologista propone un’etica descrittiva, che si evolve di pari passo con la società
e che, pertanto, si riduce a un’espressione della cultura e del costume: un modello che riesce, così, a
giustificare qualsiasi possibilità dischiusa dal progresso scientifico, a prescindere da un’autentica
tutela dei diritti di ciascun individuo umano. L’orientamento liberal-radicale fonda l’etica
sulla scelta autonoma dell’individuo, avendo come unico criterio di riferimento la libertà soggettiva
intesa come valore assoluto. L’orientamento utilitarista integra l’impostazione soggettivista
all’interno di un’etica pubblica che diviene un ‘soggettivismo della maggioranza’, nel quale
il principio ispiratore dell’azione morale deve essere il perseguimento del massimo piacere, e la
minimizzazione del dolore per il maggior numero di persone, in base a un semplice calcolo
costi-benefici nelle scelte che si debbono compiere. Uno dei più noti esponenti di questo modello è
P. Singer, il quale ha sostituito il principio della ‘sacralità della vita’ con quello di ‘qualità della vita’ e
ha riformulato la nozione di persona, la quale – non più fondata sulla sua sostanzialità, ma solo sulle
sue qualità – può includere anche i mammiferi non umani, purché in grado di esprimere forme di
autonomia e di relazionalità. Nel modello utilitarista viene meno, pertanto, l’identificazione tra
essere umano e persona, con significative conseguenze nella formulazione dei diritti dell’uomo, non
essendo più sufficiente appartenere alla specie umana per essere titolari del diritto alla vita e alla
cura e qualificandosi, invece, come necessaria la presenza di alcune caratteristiche funzionali e
relazionali dell’individuo. Sulla stessa linea utilitarista, ma in una prospettiva più marcatamente
contrattualista, si pone H.T. Engelhardt, che ritiene di fondare l’etica sull’accordo intersoggettivo
stipulato all’interno della comunità degli adulti, che stabiliscono ciò che è lecito e ciò che è illecito.
Infine, il modello del personalismo ontologico fonda l’oggettività dei valori e delle norme
sul concetto sostanziale di persona, intendendo quest’ultima come un’individualità costituita da un
corpo animato e da uno spirito incarnato. Persona, dunque, è ogni individuo umano, dal momento
del concepimento alla morte naturale, e sul rispetto della sua dignità e dei suoi diritti inalienabili
deve essere fondata ogni decisione etica del singolo e della società. Questa lettura permette di
individuare nella salvaguardia della persona l’orizzonte antropologico di riferimento della condotta
morale, avendo come principali criteri di comportamento il rispetto della vita umana e della sua
integrità, il principio di libertà e responsabilità, il principio terapeutico e di cura e il principio
di solidarietà e sussidiarietà nelle scelte individuali e sociali.

Common questions

Basati sull'IA

The emergence of bioethics in the 20th century reflected broader changes in scientific and medical practices by addressing ethical dilemmas arising from rapid advancements in technology and biomedicine, such as genetic engineering and end-of-life care. Bioethics integrated interdisciplinary perspectives from fields like philosophy, medicine, and law, emphasizing the need to navigate the moral implications of new medical practices. This shift acknowledged that scientific progress must be accompanied by ethical guidelines to respect human dignity and societal values, showing a greater sensitivity to the rights and autonomy of individuals in clinical settings .

Ancient anatomical practices, particularly those involving dissection, significantly influenced the development of ethical frameworks in medical treatment by spotlighting issues of consent, respect for the body, and the moral considerations of using human and animal subjects in research. The tension between scientific gain and ethical practice is evident in historical practices like those at the Alexandrian school, where vivisections were conducted, prompting ethical debates that underpin modern bioethical principles such as non-maleficence and autonomy. These ancient practices helped shape a foundational dialogue on the ethical treatment of subjects, mirroring contemporary bioethical discussions .

The Alexandrian school's anatomical explorations were distinguished by their systematic and empirical approach, including dissection and vivisection, which surpassed previous practices restricted to theoretical conjectures or limited animal dissections. This methodological rigor allowed for significant discoveries, such as a detailed understanding of the nervous and cardiovascular systems, and established a precedent for future medical science by emphasizing observation and experimental verification. These practices laid foundations for subsequent anatomical research and informed the development of more sophisticated physiological theories in later centuries .

Aristotle significantly contributed to the development of comparative anatomy through his systematic classification and detailed descriptions of various animals, which he documented in works like 'History of Animals' and 'Parts of Animals.' He pioneered the idea of organizing living organisms based on shared characteristics, which laid the foundation for comparative anatomy. Underpinning his approach were philosophical principles such as the notion of 'form' and 'function,' where he sought to explain the purpose of each organ in the context of the entire organism .

The bioethical principle of 'primum non nocere,' meaning 'first, do no harm,' evolved from earlier medical traditions rooted in the Hippocratic Oath, which emphasized physicians' ethical conduct in avoiding harm to patients. This principle has been foundational to the ethical practice of medicine throughout history, guiding decisions to ensure patient safety and minimize harm. In contemporary health care, it remains a central tenet, framing debates about medical interventions and the balance between the benefits and risks of treatments, and it underpins ethical decision-making frameworks like those articulated by Beauchamp and Childress in the four principles of bioethics .

Galen's work on anatomo-physiology represented a significant advancement from earlier Greek medical theories, such as those of Hippocrates, by providing a more detailed and systematic account of human anatomy and function. Specifically, Galen distinguished between arteries and veins, proposing that the arteries carried pneuma (a form of vital spirit), which was a new understanding. His assertion that blood originated in the liver and was distributed through the body deviated from prior models and introduced the notion of the heart as central to the body's circulatory processes, laying groundwork for future work in understanding circulation .

During the Hellenistic-Roman period, there was a significant shift in anatomical understanding from the Hippocratic era's limited animal dissections to a more systematic exploration of human anatomy, particularly in Alexandria. The Alexandrian school, illustrated by figures like Erofilo and Erasistrato, began practices like vivisection and cadaver dissection, leading to more comprehensive insights into human anatomy, such as distinguishing between veins and arteries and understanding blood's circulation, which was not the focus during the Hippocratic era .

Erofilo and Erasistrato made groundbreaking contributions to medicine during the Hellenistic period by pioneering anatomical discoveries and practices such as the differentiation between veins and arteries and the concept of organ systems. Their use of vivisection and detailed anatomical observations greatly advanced the understanding of human physiology. However, contemporary moral and ethical concerns about their methods, specifically vivisection on human subjects, led to a mixed reception; their work was both celebrated for its scientific achievements and criticized on ethical grounds .

The integration of Egyptian and Greek medical practices in ancient Alexandria was primarily driven by the city's role as a cultural and intellectual hub in the Hellenistic world. The Ptolemaic dynasty encouraged the fusion of Greek and native Egyptian traditions, which was greatly facilitated by the city's vibrant intellectual environment exemplified by institutions like the Museion and Library of Alexandria. The introduction of Greek philosophical and scientific thoughts into Egyptian medical practices, combined with access to a wealth of knowledge and diverse professional communities, fostered an environment where medical practices evolved through cross-cultural exchange .

During the Renaissance, there was a significant interplay between anatomical knowledge and artistic representation, with artists like Leonardo da Vinci contributing to a deeper scientific understanding through their detailed anatomical drawings. The emphasis on realism in art drove a demand for accurate representations of the human body, which, in turn, prompted more rigorous studies of human anatomy. This synthesis of art and science enhanced the understanding of anatomical structures, as artists' observations often intersected with, and sometimes informed, scientific inquiry, leading to more precise and empirical approaches in medicine and biology .

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