"Il vuoto del potere" ovvero "l'articolo delle lucciole"
di Pier Paolo Pasolini
[…] una decina di anni fa, è successo "qualcosa". "Qualcosa" che non c'era e non era
prevedibile […] nemmeno un anno prima che accadesse (o addirittura, come vedremo, mentre
accadeva).
[…]
Poiché sono uno scrittore, e scrivo in polemica, o almeno discuto, con altri scrittori, mi si lasci
dare una definizione di carattere poetico-letterario di quel fenomeno che è successo in Italia
una decina di anni fa. Ciò servirà a semplificare e ad abbreviare il nostro discorso (e
probabilmente a capirlo anche meglio).
Nei primi anni Sessanta, a causa dell'inquinamento dell'aria, e, soprattutto, in campagna, a
causa dell'inquinamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a
scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole
non c'erano più. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano
che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque
non può più avere i bei rimpianti di una volta).
Quel >"qualcosa"< che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque "scomparsa delle
lucciole".
Il regime democristiano ha avuto due fasi assolutamente distinte, che non solo non si possono
confrontare tra loro, implicandone una certa continuità, ma sono diventate addirittura
storicamente incommensurabili.
La prima fase di tale regime (come giustamente hanno sempre insistito a chiamarlo i radicali)
è quella che va dalla fine della guerra alla scomparsa delle lucciole, la seconda fase è quella
che va dalla scomparsa delle lucciole a oggi. Osserviamole una alla volta.
Prima della scomparsa delle lucciole
La continuità tra fascismo fascista e fascismo democristiano è completa e assoluta. […]: la
mancata epurazione, la continuità dei codici, la violenza poliziesca, il disprezzo per la
Costituzione. […] La democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla dittatura
fascista, era spudoratamente formale. Si fondava su una maggioranza assoluta ottenuta
attraverso i voti di enormi strati di ceti medi e di enormi masse contadine, gestiti dal Vaticano.
Tale gestione del Vaticano era possibile solo se fondata su un regime totalmente repressivo.
In tale universo i "valori" che contavano erano gli stessi che per il fascismo: la Chiesa, la
Patria, la famiglia, l'obbedienza, la disciplina, l'ordine, il risparmio, la moralità. […].
Provincialità, rozzezza e ignoranza sia delle "élites" che, a livello diverso, erano uguali sia
durante il fascismo sia durante la prima fase del regime democristiano.
[…]
Dopo la scomparsa delle lucciole
I "valori" nazionalizzati e quindi falsificati del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico, di
colpo non contano più. Chiesa, patria, famiglia, obbedienza, ordine, risparmio, moralità non
contano più. […] A sostituirli sono i "valori" di un nuovo tipo di civiltà, totalmente "altra"
rispetto alla civiltà contadina e paleoindustriale. Questa esperienza è stata fatta già da altri
Stati. Ma in Italia essa è del tutto particolare, perché si tratta della prima "unificazione" reale
subita dal nostro paese; […] l'industrializzazione degli anni Settanta costituisce una
"mutazione" decisiva anche rispetto a quella tedesca di cinquant'anni fa. Non siamo più di
fronte, come tutti ormai sanno, a "tempi nuovi", ma a una nuova epoca della storia umana, di
quella storia umana le cui scadenze sono millenaristiche. Era impossibile che gli italiani
reagissero peggio di così a tale trauma storico. Essi sono diventati in pochi anni (specie nel
centro-sud) un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale. Basta soltanto uscire per
strada per capirlo. Ma, naturalmente, per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla. Io,
purtroppo, questa gente italiana, l'avevo amata: sia al di fuori degli schemi del potere (anzi, in
opposizione disperata a essi), sia al di fuori degli schemi populisti e umanitari. Si trattava di un
amore reale, radicato nel mio modo di essere. Ho visto dunque "coi miei sensi" il
comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo
italiani, fino a una irreversibile degradazione.
[…] Io tuttavia non scrivo il presente articolo solo per polemizzare su questo punto, benché
esso mi stia molto a cuore. Scrivo il presente articolo in realtà per una ragione molto diversa.
Eccola.
Tutti i miei lettori si saranno certamente accorti del cambiamento dei potenti democristiani: in
pochi mesi, essi sono diventati delle maschere funebri. È vero: essi continuano a sfoderare
radiosi sorrisi, di una sincerità incredibile. Nelle loro pupille si raggruma della vera, beata luce
di buon umore. Quando non si tratti dell'ammiccante luce dell'arguzia e della furberia. Cosa
che agli elettori piace, pare, quanto la piena felicità. Inoltre, i nostri potenti continuano
imperterriti i loro sproloqui incomprensibili; in cui galleggiano i "flatus vocis" delle solite
promesse stereotipe. In realtà essi sono appunto delle maschere. Son certo che, a sollevare
quelle maschere, non si troverebbe nemmeno un mucchio d'ossa o di cenere: ci sarebbe il
nulla, il vuoto. La spiegazione è semplice: oggi in realtà in Italia c'è un drammatico vuoto di
potere. Ma questo è il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo, non un vuoto di
potere dirigenziale, né, infine, un vuoto di potere politico in un qualsiasi senso tradizionale. Ma
un vuoto di potere in sé.
Come siamo giunti, a questo vuoto? O, meglio, "come ci sono giunti gli uomini di potere?".
La spiegazione, ancora, è semplice: gli uomini di potere democristiani sono passati dalla "fase
delle lucciole" alla "fase della scomparsa delle lucciole" senza accorgersene. Per quanto ciò
possa sembrare prossimo alla criminalità la loro inconsapevolezza su questo punto è stata
assoluta; non hanno sospettato minimamente che il potere, che essi detenevano e gestivano,
non stava semplicemente subendo una "normale" evoluzione, ma sta cambiando radicalmente
natura.
Essi si sono illusi che nel loro regime tutto sostanzialmente sarebbe stato uguale: che, per
esempio, avrebbero potuto contare in eterno sul Vaticano: senza accorgersi che il potere, che
essi stessi continuavano a detenere e a gestire, non sapeva più che farsene del Vaticano quale
centro di vita contadina, retrograda, povera. Essi si erano illusi di poter contare in eterno su un
esercito nazionalista (come appunto i loro predecessori fascisti): e non vedevano che il potere,
che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, già manovrava per gettare la base di
eserciti nuovi in quanto transnazionali, quasi polizie tecnocratiche. […] Gli uomini del potere
democristiani hanno subito tutto questo, credendo di amministrarselo e soprattutto di
manipolarselo. Non si sono accorti che esso era "altro": incommensurabile non solo a loro ma a
tutta una forma di civiltà. Come sempre (cfr. Gramsci) solo nella lingua si sono avuti dei
sintomi. Nella fase di transizione - ossia "durante" la scomparsa delle lucciole - gli uomini di
potere democristiani hanno quasi bruscamente cambiato il loro modo di esprimersi, adottando
un linguaggio completamente nuovo (del resto incomprensibile come il latino): specialmente
Aldo Moro: cioè (per una enigmatica correlazione) colui che appare come il meno implicato di
tutti nelle cose orribili che sono state, organizzate dal '69 ad oggi, nel tentativo, finora
formalmente riuscito, di conservare comunque il potere.
Dico formalmente perché, ripeto, nella realtà, i potenti democristiani coprono con la loro
manovra da automi e i loro sorrisi, il vuoto. Il potere reale procede senza di loro: ed essi non
hanno più nelle mani che quegli inutili apparati che, di essi, rendono reale nient'altro che il
luttuoso doppiopetto.
Tuttavia nella storia il "vuoto" non può sussistere: esso può essere predicato solo in astratto e
per assurdo. È probabile che in effetti il "vuoto" di cui parlo stia già riempiendosi, attraverso
una crisi e un riassestamento che non può non sconvolgere l'intera nazione. Ne è un indice ad
esempio l'attesa "morbosa" del colpo di Stato. Quasi che si trattasse soltanto di "sostituire" il
gruppo di uomini che ci ha tanto spaventosamente governati per trenta anni, portando l'Italia
al disastro economico, ecologico, urbanistico, antropologico.
In realtà la falsa sostituzione di queste "teste di legno" (non meno, anzi più funereamente
carnevalesche), attuata attraverso l'artificiale rinforzamento dei vecchi apparati del potere
fascista, non servirebbe a niente (e sia chiaro che, in tal caso, la "truppa" sarebbe, già per sua
costituzione, nazista). Il potere reale che da una decina di anni le "teste di legno" hanno
servito senza accorgersi della sua realtà: ecco qualcosa che potrebbe aver già riempito il
"vuoto" (vanificando anche la possibile partecipazione al governo del grande paese comunista
che è nato nello sfacelo dell'Italia: perché non si tratta di "governare"). Di tale "potere reale"
noi abbiamo immagini astratte e in fondo apocalittiche: non sappiamo raffigurarci quali "forme"
esso assumerebbe sostituendosi direttamente ai servi che l'hanno preso per una semplice
"modernizzazione" di tecniche. Ad ogni modo, quanto a me (se ciò ha qualche interesse per il
lettore) sia chiaro: io, ancorché multinazionale, darei l'intera Montedison per una lucciola.
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