Quaderni
della MENDOLA
13
ACURA DEL GRUPPO ITALIANO
Docent! DI Diritto CANONICO
Associazione Canonistica Italiana
La parrocchiaIL MINISTERO DEL PARROCO
(cann. 528-529)
«Le leggi lunghe
sono pubbliche calamiti»
(Louis Antoine Léon de Saint Just)
Premessa
? intervento sul ministero del parroco ha una sua preistoria, che merita di
essere menzionata, perché essa determina in gran parte anche la pro-
spettiva dello studio e della proposta.
La volonta di approfondire I’ argomento nacque durante la preparazio-
ne del fascicolo di Quaderni teologici del Seminario di Brescia sui «modelli
di Chiesa»', L'argomento mi suscitd una domanda; quale il ruolo dei medel-
Ei nella disciplina canonica.
‘Non é raro, infatti, che nello studio di singole questioni giuridiche o di
istituti giuridici s’introduca la proposta di un modello, il cui ruolo appare di
grande rilievo. Esso serve anzitutto per catalogare in modo unitario normati-
ve che altrimenti sono sparse ¢ attengono a particolari situazioni e diritti-do-
veri; permette di attribuire un’immagine, una denominazione, a volte un"al-
legoria all’insieme ritrovato di norme. Cid che pid conta, pare permettere di
condurre un’ analisi critica della normativa canonica su un determinato argo-
mento 0 istituto: attraverso di essa alcune norme sono considerate fondamen-
tali, altre sono catalogate quali corollari, quasi a conferma del modello indi-
viduato. Vi sono poi normative che sono pitt o meno apertamente criticate, in
quanto non appaiono in linea con il modello proposto: quando esse non sono
ritenute apertamente erronee, se ne propone un*interpretazione che, per esse-
re in linea con l’impostazione data dal modello assunto, supera i criteri nor-
mativi di interpretazione, anche quelli estensivi, per giungere fino al travisa-
mento ¢ all’applicazione forzata, quando non al silenzio su di esse, fino
addirittura alla non-applicazione: normalmente si parla di queste norme co
me di residui anacronistici. Vi sono infine normative che vengono presuppo-
ste appositamente per fare da ponte colmare le lacune che vi sono nel testo
normativo in rapporte a quanto il modello esigerebbe.
"AA. Wv., Modelit di Chiesa (Quaderni teo-
logici del Seminario di Brescia, 11), Brescia
2001.
125In questo schema interpretativo, peraltro ricorrente, molte questioni si
affacciano: la prima, principale e teorica, attiene alla vincolativita del model-
lo’. La norma vincola: genera diritti e doveri; ha alla sua origine il legislato-
re, la sua volonta; permette una verifica; sanziona comportamenti contrari. Il
modello costruito sulle norme si pud affermare che ha analoga forza vinco-
Jante? Donde nascerebbe questa forza? Se dalla necessita logico-interpretali-
va, quale la funzione della specifica interpretazione giuridica, normata essa
stessa?
Un’altra domanda parimenti impegnativa attiene alla legittimita del
procedere per modelli in ambito giuridico. Si potrebbe sostenere che il sape-
re ¢ lo stesso progresso scientifico procede per modelli: ne viene indotto uno
dalle norme; lo si verifica con le norme; pud essere messo in crisi da nuove
norme o situazioni; fa evolvere le norme esso stesso; si sente l’esigenza di un
nuove modello; ¢ cosi via all’ infinito in un circolo che é insieme ermeneuti-
co e creativo. Ma la normativa patisce la creazione di un modello? In quale
senso la norma nella sua vincolativita pud generare un modello nel senso so-
pra indicat? Il modello avrebbe valenza normativa come la normativa da cui
@ tratto? E la normativa compatibile con un sistema logico-coerente € onni-
comprensivo © strutturalmente essa non pud che essere empirica? B la logica
che obbliga o la norma?
Seguono poi domande pitt concrete che attengono alla verifica della
pertinenza delle funzioni che si pretende o si presume di far svolgere ai mo-
delli o al modello individuato.
L’oggetto del contributo é si il parroco, il suo ministero, ma sullo sfon-
do si intenderebbe verificare non solo il procedere per modelli, ma anche la
sua pertinenza, affrontando appunto un caso emblematico, pur non essendo
né unico né il principale.
Non occorre molta ricerca per individuare in relazione al parroce I’e-
sistenza di un duplice modello interpretativo®.
Il primo é riferito al parroco come pastore, altro al parroco come
coordinatore. Basteranno alcune citazioni ad illustrare I’alternativa, anche
perché esse potrebbero moltiplicarsi all’infinito.
(..-] Specialmente la figura del parroco viene molto sottolineata. Egli 2 veramen-
te il capo o presidente della comunita-soggetto. In lui una pluralita di persone tro-
va Ia sua unita. Egli dirige l'azione comune. E [...] come il direttore d' orchestra,
che aiuta i singoli a scoprire lo strumento a ciaseuno pid congeniale, quindi inse-
fon é difficile scorgere in questo procedere * Cf. G.P. Montini, Stabilité det parroco e
alla ricerca di modell una versione della cosiddet- _permanenza nell'uffcio parroechiale ean. 522),
1a teologizzazione del dito, che mol danni pud in Aa. Vv., La parrocchia, Citta del Vaticano
Provocare ne! momento in cui pretende di indurre 1997, 148-149
‘modelli di comprensione che bloccano o rendono
difficile ogni ulteriore evoluzione normativa.
126-gna come suonarlo e finalmente dirige il suono comune. Egli svolge la sua azio-
‘ne non solo verso i singoli, ma anche, ed essenzialmente, verso I'intero corpo. In
‘questo senso, pid profondo e vero, si deve intendere il coneetto di “pastore” ¢ di
“cura pastorale” (...] di cui parla pid volte il Codice [...] E in questo senso, pid
sche di “pastore”, dovremmo parlare di “capo” 0 “presidente” (oppure si di “pa-
store”, ma inteso come “capo” o “presidente”). Infatti l"espressione “pastore”, a
‘cui si riferisce I'espressione “gregge”, pud essere intesa in modo meno corretto,
cod tale da sottolineare I’attivita del pastore per il gregge e da concepire il pasto-
re come attivo, cio’ come colui che da, e il gregge come passive, cio® come co-
Tui che riceve. L'espressione “capo” 0 “presidente” insinua invece una visione
sconcettualmente assai diversa, Circa la straaiura della parrocchia, essa manifesta
cche il parroco riconduce ad unita i suoi fedeli, quindi che la parrocchia @ una co-
munita, I'unita dei fedeli e del parroco, dei fedeli sotto la direzione del parroco co-
me capo o presidente. Circa l’artivita, non si sottolinea I’attivit® del parroco per
Ia salvezza dei fedeli, con i fedeli che ricevono I'attivita del parroco, ma lattivita
congiunta, sebbene gerarchicamente coordinata, dei due elementi della comunit’
Lol
An effective pastor was defined primarily as a person who stimulates and moti-
‘ates others, who creates a spirit of harmony and team work within his rectory and
parish council, who is tactful and understanding and who can secure the coopera-
tion of fellow priest and the laity’.
La nomina ad tempus indefinitum garantisce meglio non solo la stabilita dei par-
roci ma anche il senso e il valore dell" Ufficio, che assimila cost da vicino un pre-
jolo padre di una comunita. I Vesco-
sbitero a Cristo pastore e lo rende a pieno ti
yi lombardi temono che 1a comprensibile preoccupazione di una mij
efficienza pastorale riduea progressivamente, nella coscienza dei presbiteri e dei
fedeli, una missione carica di valori e di mistero ad un servizio professionale*.
© Papa tem insistido benevolmente sobre a figura do paroco, como pai de seus
fiéis que acolhe na vida crist e conduz e acompanha progressivamente 20s varios
sactamentos, pelo qual a estabilidade pertence em cierto modo & esséncia mesma
do officio de péroco’,
“B, COCCOPALMERIO, Il parroco «pasiore>
della parrocchia, in QuDirEcel 6 (1993) 19-20.
Cis, pure, ad verbum, Ib. UE parroco ¢ gli altri
fedeli soggett attvi nella pasrocchia, in La par-
rocchia, Cita del Vaticano 1997, 122; Ip., La
parrocehia. Tra Conciléa Vaticano tt ¢ Codice
di Diritto Canonico, Cinisello Balsamo (Milano)
2000, 68-69; in lingua latina, ID., De parcecia,
Roma 1991, 44-85. Ancora pit) chiaramente:
‘(Ql parroco e i fedeli (...] dovrebbero essere
considerati come “un" orchestra” in essa il diret«
tore non suona, perché suonano i musicisti: it di-
fettore insegna a ciascuno la parte sua propria e
poi dirige tutti» (La parrocehia, 119: eft. pure
Ib., De paroecia, 90)
» RM, Lopez, Performance Evaluation for
Pastors, in CANON LAW SOCIETY OF AMERICA,
Proceedings of the Thirty-Third Annual Corven-
tion, Georgia October 11-14, Atlanta 1971, 59-
60.
“CEL, Aui della XXII Assemblea Generale
«Straordinarias. 19-23 setembre 1983, Roma
1983, 160. L'intervento fu tenuto da mons. Li-
bero Tresoldi, vescovo di Crema, a nome della
Conferenza Episcopale Lombarca.
CONGREGAZIONE FER IL CLERO, lettera alla
Conferenzn Episcopale Brasiliana, citata in L.
Maeno, A legislagdo complementar do Codigo
do direito canénico da Conferéncia Nacional
dos Bispos do Brasil, in TE 1 (1989) 658-659.
1271. 1 CANONI 528-529
La definizione della cura pastorale del parroco in riferimento ai mu-
nera docendi, sanctificandi e regendi (cft. can. 519), richiedeva una descri-
zione generale dell’ufficio del parroco in modo da evidenziare una certa no-
vita e discontinuita dal tradizionale concetto di cura animarum.
I canoni 528-529 intendono adempiere questa funzione: il can. 528 §1
@ dedicato al munus docendi, il can, 528 §2 al munus sanctificandi, il can. 529
§§1-2 al munus regendi. Sono canoni prolissi, tra i pid lunghi del Codice, for-
sei pid verbosi in assoluto. La loro funzione infatti non é tanto nella linea del-
la precisione giuridica®, quanto nella linea della ticapitolazione delle funzio-
ni del parroco, date in forma pitt puntuale in altre parti del Codice: sono
canoni di carattere riassuntivo. Non per questo inutili, Tanto pid che furono
particolarmente richiesti e sono tuttora singolarmente apprezzati’. Possono
svolgere anche una funzione interpretativa ¢ forire «una valutazione critica
della lettera dei canoni» singoli sui diritti e doveri dei parroci'®.
Parochus obligatione tenetur providen:
Can, 528 §1: munus docendi"
ut Dei verbum integre in paroecia degen-
tibus annuntietur, guare curet ut christifideles laici in fidei veritatibus edoceantur,
praesertim homilia diebus dominicis et festis de praecepto habenda necnon cate-
hetica institutione tradenda, atque foveat opera quibus spiritus evangelicus, etiam
ad iustitiam socialem quod attinet, promoveatur; peculiarem curam habeat de pue-
forum iuvenumque educatione catholica; omni ope satagat, associata etiam sibi
christifidelium opera, ut nuntius evangelicus ad eos quoque perveniat, qui a reli-
gione colenda recesserint aut veram fidem non profiteantur (can. 528 §1).
© s{CJualquier comentario a estos céaones
tiene el peligro de resultar parcial y reductivor
(AS. SANcHEZ-GL, Cann. 528-529, in ComEx,
112, Pamplona 1997, 1261).
Ne fu chiesta le soppressione perché «potius
ad Directorium pastorale pertinere videntur», La
Segreteria della Commissione per la riforma del
Codice resistete sulla base del fatto che «a multis
postulatus est» (Comm 14 [1982] 224). Perla sto-
ria dei canoni eff, Comm 24 (1992) 148-151; 171-
173; 235-236: 25 (1993) 187-189; 205; 8 (1976)
24; 26-27; 9 (1977) 257; 13 (1981) 277-281; 14
(1982) 224, Per un commento dei due exnoni, cf.
F, Coccoratmenio, La parrocchia, 48-52; 92-
122; M, MonGante, La parrocchia nel Codiee df
Diriito Canonico. Commento giuridico-pastorale,
Cinisello Balsamo (Milano) 1985, 37-50; D. Mo-
GAVERO, Il parroeo i sacerdoti collaborator, in
AA. Wy. La parrocehia e fe sue strutture, Bolo
128
gna 1987, 130-137; R. Pact, Les Eglises particu-
lidres. Tome Il. La charge pastorate de leurs cor
munautés de fidéles selon le Code de droit cano-
nique de 1983, Montréal 1989, 92-98; JC.
Purusser, Za paroisse. Commentaire des Canons
515-572, Paris: 1989, 119-132; A. Borras, La
‘parroechia. Dirito canonico e prospettive pasto.
‘ali, Bologna 1997, 128-142; P. URS0, La strum.
sa interna detle Chiese particotari, in AA. VW. I
ddiritto nel mistero della Chiesa I, a cura éel
‘Guero IratiaNo DOcenm ot Dini TT0 CANONtCco,
Roma 2001, 411-416.
Cir, A. Borras, La parrocehia, 129.
Cit. M. RIVELLA, Il parraco came evange.
lizzatore: Mesercitio del emunus docendi» (c
528, par. 1), in QuDirBeel 6 (1993) 22-28. Cf,
pure M. MEDIA Babas, La fancién de ensefiar
del pdrroco, «Revista mexicana de derecho
«l compiti specifici del parroco nell'ambi-
to del muanes di santficazione sono indicati so-
pratiutto nel libro quarto del codice» (P. URso,
La struttura interna, 414). Per un'elencazione
cfr., per esempio, F. COCcoPALMERIO, La par-
racchia, 127-129.
* Cfr. Comm 14 (1982) 235.
»
(ivi, 282). Non pare pertanto di poter dite che i
canone, che ha mantenuto la sua struttura origina-
‘ia, possa essere ora letto con la pretesa del Se-
sgretario € del Relatore, che avrebbero ritenuto
ssulficiente dire che il parroco & responsabile di
tutta la vita religiosa che si svolge nell’ambito
della sua parrocetiia» (i). La loro propasta apps.
re fondamentalmente respinta dalla ripresa del te-
sto nella sua impostarione enumerativa, che for-
‘malmente e contenutisticamente, non rende as-
solutamente ragione della loro pretesa. Bastereb-
be pensare, se ve ne fosse bisogno, che nel caso
fosse vera It loro interpretazione, sotto Ia respon.
sabilitt del parroco cadrebbe la celebrazione pit
solenne dell’Eucaristia dei giomi di domenica ¢
festivi di precetio¢ non tute le altre, Si pud pes
tanto concludere che sel tratamiento jurfdico es
bastante similar al del Cédigo anterior» (JL. Sart
‘70s Dez, Parroquia, comunidad de feless in AA
‘Wv., Nuevo derecho parroguiat, Madrid. 1988,
‘51; ID., Funciones especiaimente encomendadas
al parroco y problemas parroquiales, in Aa. WW.
La parrogiia desde af nuevo derecho canénica
Aportaciones det derecho comumn y particelar. X
Jomadas de la Asoctacién Espafiola de Canoni-
stas. Madrid 18-20 Abvil 1990, a cura di J. MAX-
ZANARES, Salamanca 1991, 76),qualche cautela, in rapporto ai fedeli della parracchia®; pud essere riguarda-
to in riferimento ai soggetti pastorali che si trovano all’ interno della parroc-
chia ¢ devono gerarchicamente sottostare alle indicazioni del parroco in ordi-
ne a queste azioni sacramentali ¢ liturgiche”.
Non si pud perd negare, in una linea interpretativa comunemente ac-
colta nella lettura dei canoni, che il prescritto del canone 530 sottintenda la
‘mens che il parroco non possa sottrarsi alla personale ¢ abituale celebrazione
di queste azioni sacramentali e liturgiche, che anzi in esse il parroco trovi
idealmente la scansione del suo ufficio sul versante sacramentale-liturgico™.
«Cid che egli fa in questo campo suggerisce cid che egli significa per la sua
comunitis”,
Si tratta, infatti, come ognun vede, del contatto personale del parroco
von i suoi fedeli nei momenti fondamentali della vita personale: Ia nascita
(cfr. n. 1), Ia scelta di vita (cft. n. 4) ¢ la morte (oft. nn. 2-3. 5). A cid si ag-
giungono le principali azioni liturgiche in cui si raecoglie la comunifa par-
rocchiale (cfr. nn, 6-7).
1,3, Can, 529 $§1-
; munus regendi*
Officium pastoris sedulo ut adimpleat, parochus fideles suae curae commissas co-
‘gnoscere satagat; ideo familias visite, fidelium sollicitudines, angores et luctus
pracsertim participans eosque in Domino confortans necnon, si
* Cf J. CONN, Pavishes-of-choise. Cano-
nical, Theological and Pastoral Considerations,
in Periodica 92 (2003) 257-304.
”'B stata ritenuta superflua perehé git con-
tenuta nel termine ia contrapposi-
Zone & «reservatae> la specificazione secondo
cui le funzioni erano affidate al parroco «ita ut
ipse per se vel per alium idoneum sacerdotem,
prae aliis autem vicarios parocciales, eas cele-
bbrare tencture (Comm 14 [1982) 225),
% «Sunt illae functiones quae in Codice [ue
ris Canonici (2, 1917], can. 462 parocho reserva
tae dicuntur, quae vero in text recognito propo-
nuntur ut peculiari modo ad officium parochi
ppertinentes» (Comm 8 [1976] 27). Su una linea
interpretativa legata alle motivazioni addotte nel
dibattito in seno alla Commissione si trova, per
esempio, F. CoccoraLMerio, La parrocchia,
126.
* A. Boreas, La parrocchia, 124, «[L]e ce-
beazioni del canone 530 attestano, Titurgica~
‘mente parlando, Vimportanza dell'ufficio del
parroco ¢ il significato della sua picna cura pa-
storale in favore della comunita parrocchiale.
quibusdam de-
normale che il parroco presieda la celebrazione
el battesimo perch questo incorpora al corpo
cecelesiale ed edifica la Chiesa in quei luogo. B
normale che presicda eucaristia pit! solenne
della domenica...» (ivi, 126). Nella stessa linea:
Morgante: «f...} funzioni che sono proprie del
suo servizio pastorale, manifestano la sua pater-
ita spirituale ¢ contribuiscono a promuovere
unita e la comunione ecclesiale della parrac-
chia» (La parrocchia, 51); Sineber-Gil «(...]
funciones que el pésroco, en virtud de su espe-
cial responsabitidad canénica, debe ejescer per-
sonalmente siempre que sea posible» (Can, 530,
in ComEx, 1265); Paarhammer: «Mit diesen Re-
servatrechten des Pfarrers ist auBerdem cin
Schutz des ihm dbertragenen Amics vesbunden»
(in Mansterischer Kommentar zum Codex luris
Canonici (Loseblattwerk, Stand: 1. Exg.-Lig.
August 1985], Essen seit 1984, 530, 2)
* Gfx, C. BoniceL, ll parroco come pasto-
ec, 528, par. 1), in QuDirEcel 6 (1993)43-49..
ff, pure F.N. APrenpinio, La visita pasiorale
del parroco alte famiglie, in «Archivio tologico.
torinese» 1 (1995) 290-308.
133fecerint, prudenter corrigens; aegrotos, praesertim morti proximos, effusa caritate
adiuvet, cos sollicite sacramentis reficiendo eorumque animas Dei commendan-
do; peculiar diligentia prosequatur pauperes, afflictos, solitarios, e patria exsules
itemque peculiaribus difficultatibus gravatos; allaboret etiam ut coniuges et pa-
rentes ad officia propria implenda sustineantur et in familia vitae christianae in-
‘erementum foveat (can, 529 §1).
Il canovaccio di questo paragrafo @ costituito dalla ripresa dei canoni
467 §1 ¢ 468 §1 del Codice piano-benedettino, nonché dal principale riferi-
mento a CD 30g:
Debet parochus (...] suas oves cognoscere et errantes prudenter comrigere, paupe-
res ac miseros paterna caritate complecti [...] Sedula cura et effusa caritate debet
parochus aegrotos in sua paroecia, maxime vero morti proximos, adiuvare, eos
sollicite Sacramentis reficiendo corumque animas Deo commendando.
Limpostazione @ chiaramente centrata sull'attivita del parroco verso i
fedeli” sia sul versante dell’autorita sia sul versante della carita, peraltro non
chiaramente distinto ¢ per molti versi prevalente rispetto a quello autoritati-
vo, Fa eccezione in parte l’accenno finale alla famiglia.
In posizione enfatica & collocato il precetto di «conosceren i propri fede-
li. Cid pud dipendere dalle risonanze evangeliche. Molto pitt dal canone del con-
cilio di Trento, secondo cui «con precetto divino & stato comandato a tutti colo-
ro che sono incaricati della cura delle anime di conoscere le proprie pecores".
Manca [...] Paspetto del “conascere per”, cio? I’accenno alla fase successiva a
quella conoscitiva che si concretizza nell" analisi e nella programmazione degli in-
terventi, Stando, quindi, strettamente al testo della norma, si evince una opzione
del legislatore a favore dell’attivita del parraco, essenzialmente sacerdotale, mi-
rante a comunicare, a coloro che vivono determinate situazioni, un conforto di nae
tura sopratuutto spirituale”.
” B stato corretto il testo iniziale molto con-
torto in cui la stessa eonoscenza dei propri fede
Ii era considerata quale oggetto di cura da parte
del parroco, piutiosto che un dovere diretto ¢ as-
soluto: «(...] parochus ebligatione tenetur pro
posse curandi ut fideles sibi commissos cogno-
seato (Comntts 13 (1981] 280), D'altronde anche
Fatale formalzzione non soddisfa poiché I'o-
missione della locuzione «pro posse curandi ut»
hha portato ad un testo in cui & assente un’ espres-
sione di obbligo, Benché non pare se ne passa
desumere la facoltativita © neppure il mero ca-
ratlere esortativo (eft. C. Boniceuu, If parroco
come pastore, 47-48, che ne ripete l"obbligato-
rietd dalla fonte conciliare ne giustifica le in-
certezze con I'andamento esemplificativo: eff.
Pure P. URs0, dat sirutrura interna, 415: «nel
134
parroco diventano anche obblighi giuridici deri-
vanti dall'uffieio affidatogli»), si deve ricano-
seere un certo disagio di fronte alla descrizione
del nuns regendi del parroco, peraltr intuitile
forse dall'introduzione del canone nella riforma
del Codice all ultimo momento («Can. 362 bis»,
in Comm 13 [1981] 280).
* Can, 1, 3088, XXII de reformatione,
® €. Bonicenus, Il parroco come pasiore,
43-46, Pur condividendo I"impegnativa asserzio-
‘ne, non si pud far a meno di annotare I'incipi del
paragrafo: «Officium pastoris sedulo ut adim-
pleats, che pud essere letto non solo in senso di-
chiarativo, ma pure in senso finale, quasi ciot
che le elencate ativita del parraco siano prodro-
riche alla sua vera e propria attivite (di pro
grammazione) pastorale. Lo stesso A. pone unRicupera, invece, decisamente la promozione delle responsabilith lai-
cali il §2 dello stesso canone:
Partem quam christifideles laici in missione Ecclesiae propriam habent, parochus
agnoscat et promoveat, consociationes eorundem ad fines religionis fovendo.
Cum proprio Episcopo et cum dioecesis presbyterio cooperetur, allaborans etiam
ut fideles communionis paroecialis curam habeant, iidemque tum dicecesis tum
Ecclesiae universac membra se sentiant operaque ad candem communionem pro-
movendam participent vel sustineant.
Prendendo spunto soprattutto da PO 9 ¢ da CD 30b, il ministeto par-
rocchiale @ considerato ora nella prospettiva di riconoscimento, promozione
e, poi, collaborazione con i fedeli laici, cui & attribuito un muolo «nella cura
della comunione» stessa, sia parrocchiale sia diocesana sia universale.
Merita un’attenzione particolare il modo con cui il Codice affronta ’a-
nalogo munus regendi del vescovo diocesano:
Nell’esercizio del suo ufficio di pastere, il Vescovo diocesano si most sollecito
itum se praebect) nei contronti di tutti i fedeli che sono affidati alla sua cu-
ra, di qualsiasi eta, condizione 0 nazione, sia di coloro che abitano nel territorio
sia di coloro che vi si trovano temporaneamente, rivolgendosi con animé aposto-
lico anche verso coloro che per la loro situazione di Vita non possono usufruire
sufficientemente della cura pastorale ordinaria, come pure yerso quelli che si so-
no allontanati dalla pratica religiosa (can, 383 §1).
Il parallelismo con i canoni che si stanno commentando sul ministero
del parroco ed in particolare il can. 529 §1 @ evidente, ancorché non lettera-
Ie, L'accostamento dei due canoni, che articalano il medesimo compito di pa-
store del vescovo diocesano ¢ del parroco, mostra sufficientemente la man-
canza, nel primo caso, della indicazione esplicita dei mezzi attraverso cui si
manifesta ¢ si articola il compito di pastore™.
Per il vescovo diocesano alcune indicazioni possono essere raccolte da
altri canoni. Di un certo interesse, a mero titolo esemplificativo, l’indicazio-
rnesso interessante fra il prescritto di questo pa mente dal punto di vista della loro identita “civi-
ragrafo ¢ il ministero inefficace o nocivo, che
giustifica la rimozione del parroco, secondo i ca-
noni 17401741 (cfr. ivi, 49). D'altro canto,
peri, pare propria che il Codice imtenda fare del-
Ia conoscenza dei prope fedeli da parte del par-
roeo git in se stessa “attivita pastorale”. Per Pé-
risset la conoscenza 2 indispensabile «{plour un
inistéze fractueux» (La paroisse, 125). Secon
do Coccopalmerio, invece, «la visione del Codi-
ce, secondo cul il parroce deve conoscere i fede-
Ii per partecipare alle loro preoccupazioni, & wn
po ridutivay (La parrocchia, 114), Decisamen-
te prevenuta la lettura di Borras nel caso: «par
roco dovei conoscere i fedeli non solo semplice-
Jc", per cosi dire, ma dal punto di vista della lo-
ro identi ecclesiale, scoprendo cio valoriz-
zando la loro voearione particolare, le Lore
aspirazioni umane e cristiane, i loro carismi ece
IL.-] Si capisce dunque perehé questo primo do-
‘ere derivi, proprizments parlando, dallasalleci-
tudine pastorales (La parroechia, 136),
% Appare quindi dfficilmente condivisibile
IVaffermazione fatta in sede di revisione del Co-
secondo cui «'espressione “sollicitum se
pracbeat” esprime il dovere di esercitare 'ordi=
mn tutte cercareche ar
rivi anche ai fedeli non praticanti» (Comm 12
[1980] 296),
135ne di come il vescovo diocesano possa provvedere nella propria diocesi a fe-
deli di tito diverso: «provideat per sacerdotes aut paroecias [...] sive per Vi-
carium episcopalem» (can, 383 §2y.
Anzitutto auraverso te parrocchie. Di fondamentale importanza appa-
reil can. 374 §1, che prescrive che «ogni [...] Chiesa particolare sia divisa in
Parti (partes) distinte ossia (sew) parrocchie»*. Un commento sommario po-
trebbe annotare che «la divisione in parrocchie @ una necessiti pastorale a cui
cortisponde un obbligo giuridico stabilito dalla legges””. Se questo fosse eaat.
stivo non sarebbe potuta mancare una clausola per le diocesi di modeste 6 mo-
destissime dimensioni, in cui la divisione avrebbe potuto essere facoltativa®’.
Allo stesso modo, nel testo del canone ci si sarebbe aspettato un vel (oppure),
Piuttosto che un sew (assia), ad indicare che Ja parrocchia poteva essere unt
suddivisione della diocesi accanto 0 Sostituibile con altre forme di divisione,
Al contrario il Codiee Preserive la divisione della diocesi, e, precisa-
mente, in parrocchic” ¢ si pub di conseguenza affermare che il vescovo dio.
cesano non pud scegliere un altro mod
lo di organizzare pastoralmente la pro-
Pria diocesi; non pud scegliere di governare come pastore la sua diocesi senza
Parrocchie o senza parroci, Pil oltre si potrebbe affermare che il vescovo non
® il parroco della sua diocesi né la diocesi una grande parrocchi
Tl compito
di pastore del vescavo diocesano non pud prescindere dalla struttura parroc-
chiale diocesana, che @ un obbligo per lo stesso vescovo.
® Impostazione analoga si rileva nel can.
813, in cui il vescovo diocesano ® chiamato ad
‘en'intensa (impensarn) cura pastorale degli stu-
enti ctiam per parveciae erectionems, vel saltem
Per sacerdotes ad hoc stabiliter deputatos (...J>.
Per alcuni versi era ancora pid significati-
vo il can, 216 §1 del Cadice precedente: «Terri-
torium cuiuslibet dioeeesis dividatur in distinc
{as partes territoriales; unicuique autem parti sua
Peculiaris ecclesia cum populo determinato est
assignanda suusque peculisris rector, tanquam
Proprius eiusdem pastor, est practiciendus pro
necessaria animanim cura», La stessa colloca-
Zione sistematica nel Codice (precedente © vi-
gente) non pud essere considerata «sehr isotiert
lund merkwiirdig 2usammenhanglos» (G, BieR,
in Minsierischer Kommentar zum Coder luni
Canonici (Loseblattwerk, Stand: 25, Erg-Lfg.
April 1996], Essen seit 1984, 374, 2) solo perché
staccata dalla tratazione sulla parroechia (cf.
ann, 515-552) addirttura dalla “struttura in-
tema delle Chiese particolari" (De itera ondi-
natione Ecctesiaram particutarium: titulus Hf,
cann, 460 ss) (cfr. G. Bick, in Munsterischer
Kommentar, 374, 10); al contrario dev'essere
136
i
in un contesto chiaramente costinzionale, lo
‘stesso cui appartiene la trattazione della Chiesa
particolare.
”G. Sanzi SARTORI, ean. 374, in Codice di
dirita canonico commentato, x cura della ReDa-
‘ZIONE DI QUADERNI Di DIRITTO BCCLESIALE, Mila-
no 2001, 359.
* «Die Formulierung dee Norm legt auter-
dem nahe, die Aufteilung einer Teilkirche in
Pfarreien als unabdingbare, bindendde Verpfich-
tung anzusehen» (G. Bier, in Miinsterischer
Kommentar, 374, 2). Le eccezioni menzionate in
JL, Anzieta, La parrocchia come comunita di
Jfedelie soggetia canonicamente unitario, in Ax
Wv., Laparrocehia, Citi del Vaticano 1997, 22.
24 confermano pid che smentire la regola sia
perehé si iferiscono a strutture missionarie sia
petché riguardano strutture che siaffiancano al-
Js parrocshia ¢ non alternative alla stessa
® «Every particular church is to be divided
into distinct parts, known as parishes. The erec
tion of parishes is obligatory, not optional» (J.A,
Renken, can, 374, in New Commentary on Code
of Canon Law, New York-Mahwah 2000, 510).
LIn secondo luogo, attraverso i sacerdoti, secondo il can. 383 §2.1 pre-
sbiteri deve il vescovo diocesano seguire con particolare sollecitudine (pecu-
liari sollicitudine prosequatur) e deve ascoltare come adiutores e consiglieri
(cfr. can. 384 §1) «necessari» (cfr. PO 7a). Di essi non pud fare a meno nel
suo compito di pastore per la Chiesa particolare”: deve infatti essere ordina-
to o incardinato chiunque risulti necessario o utile alla Chiesa particolare (cfr.
cann. 269, 1° ¢ 1025 §2).
Pid) spiccatamente di “supervisione” appare il ministero del vescavo
diocesano nelle prescrizio i impongono la promozione della discipli-
na comune a tutta la Chiesa (cfr. can. 392 §1); l’insistenza perché tutte le leg-
gi ecclesiastiche siano osservate (cfr. can. 392 §1); la vigilanza (advigilet)
perché non si insinuino abusi, soprattutto nell’esercizio del ministero della
parola, nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali, nel culto e nel-
Vamministrazione patrimoniale (cfr. can. 392 §2); la promozione di tutte le
forme di apostolate ¢ il loro coordinamento (sub suo moderamine coordinen-
tur) a livello diocesano ¢ locale (cfr. can. 394 §1); la sollecitazione a tutti per-
ché partecipino ordinatamente all’ apostolato secondo le condizioni personali
€ locali (cfr, can. 394 §2).
L'espressione, di nuovo conio, che appare con una certa insistenza,
quasi esclusivamente riferita al vescovo diocesano, senz’altro «coordinare>,
Personalmente (jpsius) al vescovo spetta «coordinare M’attivita pastorale dei
vicari generali ed episcopali» (can. 473 §2). Sotto la sua direzione (modera-
mine: efr. cann. 394 §1; 680; auetoritate: cfr. can. 473 §2) o grazie alla sua
sollecitudine (curare deber: cfr. can. 473 §1) 0, ancora pid semplicemente
(cfr. can. 775 §1), il coordinamento pastorale diviene possibile.
2. ALCUNE INDICAZIONI DA DOCUMENTI POSTCONCILIARI
La collocazione storica e geografica (cio’ universale) del Codice ri-
chiede strutturalmente la verifica ¢ I’interpretazione delle prescrizioni dello
stesso in documenti che o lo seguono, ¢ pertanto lo rileggono, @ lo specifica-
no, € pertanto ne verificano I’impatto locale.
2.1. Doeumenti di carattere universale
Un buon punto di verifiea pud essere costituito dall’istruzione della
Congregazione per il Clero Il presbitero, pastore e guida della comunita par-
“ La proposta di inserire nel canone la men- ste tra I'altro dell’Bucaristia e della Penitenzas
cione dei diaconi & respinta, , «sempre salvo Iobbligo del contatto personale». Quest’ultima clau-
Vannuncio e della catechesi che lo estrani dall’esercizio personale del munus
docendi vis & vis con i suoi fedeli.
Incoraggiamento e Sorveglianza sono propri del parroco su «tutti e sin-
Soli» i collaboratori (laici) dell’ annuncio,
In telazione all’esercizio del munus sanctificandi \’istruzione fa me-
moria di una serie di prescrizioni, di fronte alle quali il parroco & implicita-
Fame chiamato all'osservanza e alla vigilanza. A parte una citazione di Pio
XII sulla forza dell"esempio dell’ adorazione euearistica condotta personal-
“'Il testo consultato ecitato & quello appar-
$0 in (n. Se; eft. pure Introdu-
lone, passime pluries). Dall’alteo impostazione
della nota pastorale privilegia gli aspetti propesi-
tiv, ispirativi ¢ promozionali,nell’equilibrato ti-
‘conoscimento della situazione pastorale esistente,
Gli aspetti problematici sono in tal modo rinviati
a livello diocesano, in cui prospetiataIattuazio-
ne originale dei principi enunciati nella nota,
fr. GP. Monin, «Per se vel per aliose,
Note sul ministero episcopate nel “Codice di
ritto eanonico”, in Aa. Wv., H ministero det ve-
scovo nella vita della Chiesa: sigura e figure.
Scritti in onore di Paolo Magnani vescovo di
Treviso nel XXV di ordinazione episcopale,
Treviso 2002, 120-125.
1431) Ja prima attiene al fatto che non spetta al vescovo diocesano Vas-
solvimento della cura animarum dell’ intero gregge affidatogli, ossia dei fede-
li dell’ intera diocesi®. «Poiché nella sua Chiesa il Vescovo non pud presiede-
re personalmente sempre e ovunque l’intero gregge (ipsemet nec semper nec
ubique universo gregi praeesse possit), deve necessariamente (necessario)
costituire assemble di fedeli, tra cui hanno un posto eminente le parrocchie»
(SC 4a). «Se pud servire qualche immagine che “ della conoscenza dei fedeli, di cui al
can, 529 §1 (La paroisse, 126). Lo stesso si pud
dire del prescritto dei cann, 517 §2 (sacerdote
che «moderas la cura pastorale con le pois ¢
facolit di parroco, mentre wn fedele non presbi
tero 0 una comunita di persone partecipa all’e-
sercizio. della cura pastorale della parrocshia)
526 (parroco di pit parrocchie: cfr. P. Exod, De
incompatibilizte officiorum specialier paroe-
efarum, Adnotationes ad cann. 152 et 526, ia Pe-
riodiea 80 [1991] 499-522).
© Cfr,,recentemente, A. LONGHITANO, L'ob-
bligo della residenza del parroco ¢ la reggenza
della parroechia durance la sua assenca, in AK.
VWv., La parrocchia, Citta del Vaticano 1997,
155-174, In ambito protestante cfr, per esempio,
recentemente E, SPERLING, Zur Residenzpflicht
der Gemeindepfarrer und sonstige Dienstwoh-
‘hungsstreitigheiten uncer Beriicksichtigung der
‘einschlaigigen neuen Rechisprechung, in Lai
schrift fur evangelisches Kischenrechts 37
(1992) 272-278
© all s'agit 18 d'une suite tout & fait logique
u lien unissant le curé & sa communauté de
fidales et découlant des fonctions: spécialement
cconfiées au curé. Non sculement doit-l re di-
apni, mals ass ccssblen AR. Pace, Les
glises particuliéres, 105). J.A. Renken trauia
addirittura prineipalmente del! obbtigo della re-
sidenza (can. $33) nel commento al can. 529 §1
(New Commentary, 700).529 §1] esige che i parroco sia presente in mezzo ai suoi fedeli per essere dispo-
nibile alle loro necesita senza limiti di tempo",
La residenza del parroco in parrocchia assicura, infatti, come il cano-
ne fa capire, «in modo opportuno ¢ adeguato l'adempimente degli incarichi
parrocchiali» (can. 533 §1): questi ultimi saranno identificati anche grazie al-
l’asserita ottimale modalita di espletamento attraverso la continua presenza
fisica del parroco nel territorio della parrocchia, anzi nella casa canonica vi-
cino alla chiesa.
Il nuovo Codice, pur nella riproposizione intatta del principio dell’ ob-
bligo della residenza e di alcune principali sue attuazioni del Codice prece-
dente”, introduce pit vaste ¢ profonde eccezioni (cfr. can, 533 $1, II parte;
can. 517 §§ 1-2) che modificano strutturalmente il ministero parrocchiale. Do-
vrebbe essere il diritto particolare, ¢ non semplicemente la prassi applicativa
amministrativa della singola diocesi, a discutere, giustificare e regolamentare
questo istituto della residenza nel contesto di nuove forme parrocchiali, che
rispondano a reali condivise esigenze locali ¢ tutelino sufficientemente l’im-
magine del ministero parrocchiale normativa data dal confermato principio
generale codiciale.
Conclusione
Liintendimento della riflessione non era volto alla indebita pretesa di
voler determinare, neppure in generale, lo stile del ministero parrocchiale,
che non pud che tener conto di molteplici variabili, anche di carattere perso-
nale, né era sorretto dalla convinzione che si potesse determinare semel pro
semper la configurazione del ministero parrocchiale.
Punto di partenza e di arrivo sono stati la convinzione della natura co-
Stituzionale della problematica.
Vescovo ¢ parroco sono entrambi pastores proprit. Nulla di quanto appartiene al
ministero dell’ uno &, per principio, escluso dal ministero dell’altro. La diversa di-
mensione delle rispettive comunita, in cui cio& la comunita della Chiesa partico-
Jare include la comunita parrocchiale assieme ad altre, determina la forma del mi-
nistero, Ogni volonta di appiattimento © omogeneizzazione tra le due forme di
ministero sono printa di tulto un tradimento del servizio peculiare di cui ogni co-
munita ecclesiale ha intrinsecamente bisogno, perché & nel riferimento alla comu-
nit, a questa conereta comunita, che riceve senso e forma ogni ministero”.
© A. LONGHITANO, L’obbligo della residen- lone delle attuazioni fra il Codice precedente ed
2a, 169-170, Cf, aleune snnotazioni pittoresche _attuale cfr, per esempio, F. CoCcOPALMERIO, La
¢ suggestive del modo dirsiedere del parroco in parrocchia, 198-199.
parrocchia, funzionale alla conoscenza dei fede- * GP, MoNTiM, «Perse vel peralior», 125-
livin J-Ch. Péusser, La paroisse, 149-150, 126,
*‘Cirea aleune divergenze nellinterpreta-
147La episcopalizzazione del ministero del parroco, in particolare, privala
Chiesa di un pastore che con la grazia ¢ il carattere sacro, di cui gode, serva il
popolo di Dio nel contatto diretto e nella vicinanza naturale. Il contatto perso-
nale de] ministro sacro (parroco) @ sostituito dalla vicinanza di altri ministri
(fedeli laici), che sostituiscono il ministro sacro (parroco), che non pud (pit!)
da sé solo presiedere la comunita parrocchiale nella modalita del pastore.
Questo nuovo modello di parroco non trova riscontro diretto e com-
pleto nel Codice, che nella sua impostazione generale, ossia nella normativa
istituzionale generale, si muove nell’ottica assolutamente prevalente del mi-
nistero diretto ed immediato del parroco per i fedeli della sua parrocchia.
Si trovano perd nel Codice disposizioni, di solito introdotte come nuo-
ve o innovative rispetto al Codice piano-benedettino, che consentono nel di-
ritto particolare alcune imitate modificazioni istituzionali dell’ ufficio di par-
roce, Il diritto particolare & chiamato a motivare, formalizzare ¢
regolamentare secondo criteri di ineulturazione 0 di necessiti/convenienza le
normative consentite oggi dalla legge universale.
La semplice previsione normativa particolare (di solito espressa in for-
ma sussidiaria) non pare permettere I’ inaugurazione di modelli molteplici o
alternativi di ministero parrocchiale, ¢ cid sia per Pesiguit& degli istituti in-
novativi sia per la dinamica non casuale o arbitraria che deve reggere il rap-
porto tra diritto particolare e diritto universale.
Il percorso effettuato, per tornare all’occasione di questo contributo,
dovrebbe rendere cauti nella utilizzazione di modelli nell’accostarsi alle nor-
me. Queste ultime, infatti, senza rinunciare ad essere «ordinationes rationis»,
non patiscono ordinariamente la riduzione ad un (unico) modello di com-
prensione, ¢ molto pit, non patiscono di essere ridotte in ossequio ad un (uni-
co) modello di comprensione desunto da qualche frammento. I] luogo, co-
mungue, in cui i modelli di comprensione devono attingere non & tanto
costituito dalle affermazioni di principio © di intenti che, a volte, sono rece-
pite nel diritto canonico”, quanto piuttosto negli istituti giuridici che reggono
¢ normano un’istituzione. La ratio delle norme, invero, non si pud che attin-
gere dalla interpretazione, che & non la divinazione di una razionalita altrove
posta né la costituzione dall’esterno di una razionalita che é nell"interprete né
T'azzardo di una scommessa sulla razionalita della volonta che il Legislatore
non avrebbe potuto o saputo (del tutto) esplicare, ma prima di tutto la (umi-
le) ricerca della ratio in legibus constituta.
G, Paolo Montini
Non ultima ragione di queste norme dis del diritto particolare, chiamato ad isttuzionaliz~
cchiarative potrebbe essere individuata nella fun zare in modo partcolare, appunto, quei princpi.
ione che esse dovrebbero svolgere nei confronti
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