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Italia Repubblicana e L'autunno Caldo

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Dalla Costituente all’”autunno caldo”

DIFFICILE DOPOGUERRA

Italia esce dalla guerra


Nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia era un paese da ricostruire.
 La produzione industriale era crollata
 Le infrastrutture avevano subito danni per mano dei tedeschi in ritirata o per via dei bombardamenti
 I prezzi erano aumentati
 Il tasso di disoccupazione era cresciuto
 La lotta al nazifascismo si era trasformata in una sanguinosa guerra civile (Italia centro-settentrionale)

All’indomani della liberazione il governo fu posto sotto la guida di Ferruccio Parri (Partito d’azione), il cui
esecutivo nacque nello spirito dell’unità antifascista e trovò sostegno da tutti i partiti del CLN (Comitato di
liberazione nazionale)
Parri  dovette dimettersi per il venir meno della fiducia da parte dei partiti liberali e democristiani.

L’Italia è un paese vinto


Come nuovo presidente del consiglio  fu nominato Alcide De Gaspari (Democristiano), il cui governo
nacque con il sostegno unitario dei partiti antifascisti

A De Gaspari  toccò il compito di occuparsi delle trattative di pace


L’Italia  si vede imporre condizioni di pace severa, da paese vinto

Vittorio Emanuele – Mussolini  nel 1940 avevano aggredito la Francia e la gran Bretagna, e in più Francia e
Iugoslavia confinavano con l’Italia e rivendicavano parte del territorio.

De Gaspari (cattolico, antifascista, oppositore del regime, anticomunista):


 nei corsi dei negoziati che si svolsero a Parigi nel 1946, difese la causa italiana
 non nascose le colpe dell’Italia fascista , ma ricordò che la guerra contro Hitler e Mussolini era stata
combattuta per ristabilire la giustizia e l’eguaglianza tra le nazioni, e che molti italiani avevano condiviso
quegli ideali e non avrebbero dovuto essere confusi con il regime fascista
 rassicura gli alleati circa il fatto che l’Italia avrebbe accettato di pagare adeguate riparazioni , ma che
queste non si sarebbero dovute trasformare in misure punitive

Firmato il 10 febbraio 1947, impose all’Italia perdite territoriali.


Francia  zona di montagna fra Liguria e Piemonte (Briga e Tenda)
Tutte le colonie andarono perdute
Due aree di occupazione (confine orientale):
ZONA A / controllo alleato
ZONA B / gestita dalla Iugoslavia

L’alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo (1944)  aveva proceduto a epurare le figure
del regime che avevano avuto responsabilità politiche, allontanandole dai loro incarichi, e a processare quelli che si
erano resi colpevoli di crimini durante la guerra
Nel marzo 1946 quest’organo viene sciolto e i fascisti imputati di qualche crimine furono processati da tribunali
ordinari

Nascita della Repubblica Italiana


Terminato il conflitto  l’Italia dovette affrontare la questione istituzionale
Per i partiti di sinistra  la monarchia era responsabile della guerra quanto mussolini
Per liberali e cattolici  la monarchia era ancora una forma degna di fiducia

Questione risolta  con un referendum istituzionale 2 giugno 1946, con cui fu chiesto ai cittadini di scegliere fra
la monarchia e la repubblica (il referendum si espresse a favore della repubblica, con una maggioranza non schiacciante
– 54,33- sud per la monarchia)
Furono chiamati a votare tutti gli italiani maggiorenni e per la prima volta anche le donne
Umberto II andò in esilio con tutta la sua famiglia

Panorama politico e le elezioni per la Costituente


La caduta del regime fascista aveva permesso la nascita di partiti nuovi e il ritorno di quelli messi fuori legge dalla
dittatura:
 Il mondo cattolico  Democrazia Cristiana (DC)
 Posizione opposte  il Partito Comunista (PCI)
 Partito socialista  divisione fra riformisti e rivoluzionari (guidati da Pietro Nenni, maggioritario, era
favorevole a un’azione unitaria con i comunisti)
Riformisti (guidati da Giuseppe Saragat, si divisero e formarono un nuovo partito social-democratico).

 Partito Liberale (favore monarchia)  era sostenuto dalla grande industria e aveva come membri
Benedetto croce e Luigi Einaudi.

 Partito Repubblicano esprimeva la più ferma opposizione all’istituzione monarchica


 Partito d’Azione  poteva vantare il grande contributo offerto nella lotta di liberazione, ma era privo di un
reale sostegno popolare, ed inoltre era diviso al suo interno fra un’anima liberale e una socialista.
 Fascismo  poteva contare ancora su alcuni sostenitori (1946 Movimento Sociale Italiano)
 Partito Nazionale Monarchico  sorto all’indomani del referendum perso dalla monarchia, e il cui
obbiettivo principale era quello di tornare a una forma monarchica.
 FRONTE DELL’UOMO QUALUNQUE. (rivendicava la mancanza di riferimenti ideologici)
Termine QUALUNQUISMO  indifferenza nei confronti degli ideali politici, disimpegno sociale, sfiducia
verso il potere politico, presto sarebbe diventato un atteggiamento preciso nei confronti della politica.

2 giugno 1946  si svolsero anche le elezioni dei rappresentanti dell’Assemblea costituente (incaricata a
preparare la costituzione) – Si trattava delle prime libere elezioni. Si affermarono:
Partiti di massa
 Democrazia Cristiana
 Partito Socialista
 Partito Comunista

Costituzione Italiana
COSTITUZIONE ITALIANA  entrò in vigore il 1° gennaio 1948
Gli uomini che avevano lottato contro il nazifascismo erano rimasti uniti duranti i lavori della Costituzione e avevano
trovato un punto di convergenza nella decisione di dare alla REPUBBLICA una CARTA COSTITUZIONALE
DEMOCRATICA e LIBERALE.
Respingeva ogni forma di autoritarismo e si fondava sui valori di PLURALISMO e LIBERTA’ DI
ESPRESSIONE (divisione dei poteri)
Mentre il contributo di socialisti e comunisti si concentrò nell’indicare nell’UGUALIANZA (impegno dello Stato
alla sua realizzazione effettiva) uno dei principi cardine della carta costituzione; mentre la cultura cattolica
contribuì ad attribuire una posizione centrale al principio delle TUTELA DELLA PERSONA.

Discussione  rapporto tra STATO e CHIESA  art. 7 sarebbero rimasti in vigore i patti Lateranensi ( firmati del 1929
dove il cattolicesimo poteva mantenere una posizione di superiorità rispetto alle altre religioni).

SVOLTA DEL 1948 E GLI ANNI DEL CENTRISMO

Si spezza il fronte antifascista


Stesura della Costituzione  ultima volta in cui le forze politiche antifasciste lavoravano insieme – anche in
Italia pesava il clima della guerra fredda la contrapposizione ideologica tra le forze di sinistra e quelle moderate
divennero inevitabili.
Contrasti sulle scelte per ricostruire il paese
DC – stampo liberalista
Sinistre – sostenevano la necessità di un ruolo attivo dello stato

1947 DE GASPERI – viaggio a Washington per chiedere aiuti economici per la ricostruzione (concessione a patto
che faccia parte del blocco occidentale), interrompendo l’esperienza di governo con le sinistre.
Maggio sciolse il governo a cui partecipavano ministri socialisti e comunisti, e ne formò un altro solo da moderati 
Basi per l’adesione al piano Marshall

Elezioni del 1948, scontro frontale tra la DEMOCRAZIA CRISTIANA e i partiti di sinistra (FRONTE
POPOLARE)
18 aprile 1948  le elezioni segnarono il trionfo della Democrazia cristiana
11 maggio  Il liberale Luigi Einaudi fu eletto dal parlamento presidente della repubblica

Attentato a Togliatti
14 luglio 1948  un giovane neofascista attentò alla vita di Palmiro Togliatti (segretario del PCI) ferendolo
gravemente a colpi di pistola
Reazione del popolo – fece temere lo scoppio di una guerra civile
Nelle città del nord i comunisti organizzarono uno sciopero generale e riconvocarono il CLN in aperta protesta con il
governo (giudicandolo responsabile dell’attentato per la sua propaganda anticomunista)
Ma i dirigenti comunisti sapevano fin troppo bene che l’unione sovietica non avrebbe appoggiato un’insurrezione e
dunque agirono per far rientrare la protesta.

Politica interna di De Gasperi


Dopo le elezioni del 48’ -> De Gaspari guidò l’esecutivo con il sostegno del Partito Liberale, del Partito Repubblicano
e del Partito Socialdemocratico
Nuova formula di governo – CENTRISMO - rimase salda per i successivi 5 anni

Politica Economica prese decisioni fondamentali per la ricostruzione e lo sviluppo del paese, potendo contare
sugli aiuti del Piano Marshall: investimenti per infrastrutture e per l’acquisto di macchinari, materie prime e alimenti

I governi democristiani  si ispirano a un modello liberalista, realizzarono una politica austerità, finalizzata a
ottenere la stabilizzazione monetaria e il pareggio di bilancio  adottando misure per contenere l’inflazione
(vantaggio chi aveva uno stipendio fisso e le grandi industrie, e danneggiò le piccole/medie imprese)

Gli operai organizzarono scioperi e manifestazioni contro i quali il ministro dell’interno Mario Scelba scelse spesso
la linea repressiva (es Modena 1950 dove le forze dell’ordine aprirono il fuoco sui manifestanti)

Il governo interviene con un piano di Edilizia pubblica popolare, piano INA-CASA, detta anche legge Fanfani (nome
dall’Amintore Fanfani), promosso nel 1949. Questo progetto contribuì a creare occupazione, assorbendo nei nuovi
cantieri edilizi un gran numero di disoccupati.

Politiche per il Meridione


Tra il 1947 e il 1950  in tutto il Mezzogiorno e in altre zone d’Italia si erano diffuse proteste dei contadini che
chiedevano la redistribuzione delle terre e a sud avevano occupato le terre incolte dei baroni (rifiutandosi di
restituirle)
Contro di loro  i proprietari terrieri avevano chiesto l’intervento delle forze dell’ordine o in alcuni casi avevano
cercato sostegno nella mafia o nella delinquenza locale.
Esempio a Portella della Ginestra (Palermo) 1° maggio 1947, in occasione della Festa del Lavoro, il bandito Salvatore Giugliano e
i suoi contadini fecero strage fra i contadini riuniti per manifestare in favore dell’occupazione delle terre

Presidente del consiglio – riforma agraria – votata dal parlamento nel 1950 – ordinava l’esproprio di una parte
dei grandi latifondi rimasti incolti, e la distribuzione delle terre ai contadini, ma non colò l’arretrata del meridione

Nel 1950  provvedimento per lo sviluppo del paese  istituzione della Cassa per il Mezzogiorno  ente il
cui compito era quello di finanziare la crescita delle aree meridionali, il settore agricolo, industriale e infrastrutturale, in
modo da rendere possibile, nel lungo periodo, uno sviluppo delle aree depresse del paese. tutti i dipendenti si trovano nella
busta paga una trattenuta denominata “cassa per il mezzogiorno” (fondi per sostenere il sud).

Il provvedimento  consentì di avviare un parziale processo di modernizzazione nelle regioni meridionali; tuttavia,
i risultati non erano quelli attesi. Insuccesso dovuto al fatto che l’ente erogava finanziamenti a fondo perduto.

Politica Estera
In POLITICA ESTERA,
ESTERA il governo seguì due principali linee direttrici:
In PRIMO LUOGO, adesione al patto Atlantico (NATO) 4 aprile 1949. La scelta del governo fu avversata dai
socialisti e comunisti che, secondo loro, ciò avrebbe portato a una nuova guerra. Le critiche giunsero anche dalla stessa
DC (Giuseppe dossetti) che temeva che l’allentamento in questo modo dalle sinistre sarebbe stato eccessivo e di
conseguenza il partito avrebbe perso l’ispirazione sociale e riformatrice.

In SECONDO LUOGO,  impegno nel sostenere il processo di integrazione europea. In questo quadro si colloca
il contributo italiano alla costituzione dei primi organismi di collaborazione economica all’interno dell’Europa
CECA 1951.
De Gasperi – collaborazione spinelli e Ernesto rossi del Manifesto di Ventotene (1941), un documento in cui si
avanzava il progetto di un’EUROPA federalista, unita e lontana da ogni nazionalismo.
Anche politica, adesione alla CEE nel 1957

La DC nella società italiana


La DC  riuscì a farsi strada nella società italiana e a godere di ampi consensi grazie ad alcuni fattori: più importante
fu la propaganda per conquistare fiducia dei cattolici su questioni come la famiglia. Il partito poté contare sul
sostegno della chiesa e de parroci (1929 responsabili dell’educazione religiosa e che gestivano ospedali, case di cura e riposo)
Importanti furono anche le organizzazioni di cattolici laici che avevano i loro centri nelle parrocchie, come l’Azione
Cattolica.

Sul piano sindacale  i contadini cattolici potevano fare riferimento alla Coldiretti, un’organizzazione a metà fra
sindacato e l’associazione professionale, che ottenne dal governo leggi favorevoli agli agricoltori.
Molto più difficile  fu per il DC fare presa sugli operai, che votavano in gran parte per i partiti di sinistra.

L’unità del movimento sindacale venne meno nel 1948 dopo l’attentato a Togliatti, quando la decisione di
proclamare uno sciopero generale (CGIL) fu avversata dai cattolici, che in quella occasione formarono il loro
sindacato CISL (soc. e com), da lì a qualche mese anche repubblicani e socialdemocratici si scissero dalla CGIL dando
vita ad un loro sindacato UIL.
I cattolici potevano contare anche su un'altra associazione, l’ACLI, i cui dirigenti spesso divennero politici
democristiani. Questo dato confermava che il DC era un partita interclassista.

Crisi di consensi alla DC


Verso la fine della legislatura  il consenso di cui godeva il DC andò gradualmente a scendere
Scontenti della riforma agraria ritenuta poco incisiva per i contadini, mentre i latifondisti accusarono il governo di
aver leso il diritto alla proprietà .

Un altro problema era la riforma tributaria del ministro delle finanze – Ezio Vanoni – che imponeva ai cittadini
l’obbligo di presentare una dichiarazione dei redditi annuale

Legge truffa
De Gaspari  propose di introdurre una nuova legge elettorale in base alla quale, alla coalizione che avesse ottenuto
il 50% +1 dei voti, sarebbero andati automaticamente 2/3 dei seggi in parlamento (anziché un numero
proporzionale alla percentuale dei voti ottenuti).
Si trattava di sostituire un sistema di votazione di tipo proporzionale con uno di tipo maggioritario.

Il provvedimento – ribattezzato “legge truffa” – venne approvato, e le elezioni del 7 giugno 1953 vede la
coalizione di governo ottenere solo il 49,85 dei voti e non poté quindi avvantaggiarsi del premio di maggioranza
garantito dal meccanismo elettorale.
La legge fu abrogata l’anno successivo e De Gasperi uscì dalla scena politica

MIRACOLO ECONOMICO

Anni del boom


Periodo successivo a De Gasperi  caratterizzato da una forte instabilità politica, con maggioranze precarie
Gli stessi anni si rivelarono cruciali per lo sviluppo economico del paese, un’ampia area settentrionale (Triangolo
industriale, Torino Genova e Milano) era già molto industrializzata, ma l’Italia era rimasta sostanzialmente un
paese agricolo

1958 -1963 crescita sorprendente, questo periodo viene definito boom economico oppure “miracolo economico”
Questo periodo di crescita si inserisce in un contesto di sviluppo esponenziale che coinvolse tutti i paesi
industrializzati a partire dal 1950. In Italia, la crescita fu alimentata dal traino dell'economia statunitense e dalla
creazione del mercato unico europeo, grazie all'appartenenza alla CEE (Comunità Economica Europea) dal 1957, che
facilitò l'incremento delle esportazioni italiane attraverso l'abbattimento dei dazi doganali.

Il boom economico italiano fu favorito anche da fattori interni, come l'arretratezza iniziale che permise di
mantenere i salari tra i più bassi d'Europa, rendendo i prodotti italiani più competitivi a livello internazionale
grazie al minor costo del lavoro.

Dall’altro lato l’intervento dello stato a sostegno delle imprese private e i tassi d’interesse bancari bassi, resero
possibili investimenti di medio/lungo periodo.

Sviluppo economico e trasformazioni sociali


Fra il 1958 e il 1963 il PIL conobbe un aumento annuo superiore al 6 % mentre il reddito pro-capite raddoppiò.
Il tratto caratterizzante del boom fu lo sviluppo industriale.
Settori che conobbero maggiore sviluppo: -meccanico (automobili) -chimico (fabbricazione di plastica e gomma
sintetica) - petrolchimico (raffinazione del petrolio greggio e gas naturali).

Crescita economica si manifestò soprattutto nel triangolo industriale  soprattutto l’industria automobilistica
conobbe uno straordinario sviluppo e la FIAT diventa un’azienda di importanza mondiale
Moderna rete autostradale

CENTRO-SUD  fu approvato un piano di sviluppo, che nelle regioni più arretrate avrebbe dovuto portare alla
creazione di poli industrial  sviluppare ‘economia nelle aree più arretrate (impianti siderurgici a Taranto e
Bagnoli, petrochimici ad augusta e gela, automobilistici a Termoli).

Il boom economico portò lo spostamento di un numero elevatissimo di lavoratori dal settore agricolo al settore
industriale.  trasformazione della società italiana (crescita popolazione urbana a discapito di quella rurale).

L’incremento della produzione consentì anche un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori che
divennero a tutti gli effetti consumatori di una moderna economia di mercato

Sviluppo diseguale
Alla fine degli anni Sessanta, l'Italia si era trasformata in un paese industrializzato, ma lo sviluppo economico non
aveva portato alla creazione di servizi adeguati (scuole, trasporti pubblici e ospedali) né aveva ridotto gli squilibri
tra Nord e Sud o tra città e campagna.
Il miracolo economico aveva favorito principalmente il Nord e alcune regioni del Centro.

Nel Centro-nord si svilupparono due tipi di economie:


 nel Nord-ovest le grandi imprese si rafforzarono
 nel Nord-est e in alcune regioni del Centro (come Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche,
Umbria e Toscana) emersero piccole imprese spesso legate all'artigianato.

Nel Mezzogiorno, invece, i poli industriali non portarono lo sviluppo sperato e vennero soprannominati "cattedrali
nel deserto" poiché non riuscivano a integrarsi con l'economia locale né a stimolare altri settori. Anche l'agricoltura
meridionale, che necessitava di interventi strutturali per modernizzarsi e competere a livello internazionale, fu
trascurata.

Di conseguenza, mentre al Nord la domanda di operai superava l'offerta, al Sud i giovani rimanevano disoccupati
e spesso erano costretti a emigrare verso zone più ricche.

Nuova emigrazione
Tra il 1950 e il 1970, oltre nove milioni di italiani emigrarono in cerca di migliori opportunità.
Le regioni meridionali (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) videro partire il maggior numero di persone, svuotando
intere comunità contadine. In questo periodo gli emigranti si spostarono soprattutto verso Svizzera, Germania e
Belgio, nel cuore dell'Europa industriale.

Molti emigranti avevano l'intenzione di tornare a casa dopo aver accumulato un po' di denaro, ma la maggior parte
si stabilì nelle grandi città dell'Italia settentrionale, in particolare Milano e Torino.

Intere famiglie che partivano con pochi bagagli sul " treno del Sole" da Palermo a Torino. Provenienti da contesti
agricoli, gli emigranti si trovavano a vivere in città fredde e inospitali, con difficoltà di integrazione dovute al
basso livello di scolarizzazione e all'uso del dialetto. Gli abitanti delle città industriali erano spesso diffidenti o
apertamente ostili verso i nuovi arrivati, che vivevano in condizioni precarie e sovraffollate.

Tuttavia, il lavoro non mancava: gli uomini trovavano impiego nell'edilizia, come facchini nei mercati cittadini o
nell'industria, che assumeva anche le donne. Per far fronte ai flussi migratori, furono costruite case popolari con il
piano INA-Casa, edificate in fretta e in economia nelle periferie urbane, che si espandevano in modo disordinato.

TENTATIVI DI RIFORMA E CONFLITTI SOCIALI

Governo Tambroni e il Movimento Sociale Italiano


Nel 1960, Fernando Tambroni, esponente della DC, formò un governo monocolore (solo da ministri del DC)
sostenuto esternamente dal Movimento Sociale Italiano (MSI), un partito neofascista. In cambio dell'appoggio, l'MSI
ottenne il permesso di tenere il proprio congresso nazionale a Genova, una città simbolo della Resistenza
antifascista. Questa decisione fu percepita come una provocazione dalla sinistra, scatenando scioperi e
manifestazioni in varie città.
Tambroni autorizzò l'uso della forza per reprimere le proteste, che culminarono in scontri violenti. A Reggio
Emilia, durante uno sciopero indetto dalla CGIL il 7 luglio 1960, la polizia aprì il fuoco sugli operai, causando
cinque morti. L'indignazione popolare per la repressione violenta delle proteste portò alle dimissioni di Tambroni.

Conseguenze dei fatti in Ungheria sulla sinistra italiana


Dopo il fallimento della collaborazione con l'estrema destra, la (DC) si orientò verso una politica di centro-sinistra,
guidata da Amintore Fanfani e Aldo Moro. Questi leader avviarono un dialogo con i socialisti (leader Nenni),
grazie all'allontanamento tra il Partito Comunista Italiano (PCI) e il Partito Socialista Italiano (PSI) avvenuto negli
anni precedenti.
Due eventi del 1956 legati all'Unione Sovietica scossero la sinistra italiana: la denuncia dello stalinismo da parte di
Krusciov e l'invasione sovietica dell'Ungheria. Questi avvenimenti destabilizzarono i partiti comunisti in Europa
occidentale, rivelando le realtà del modello sovietico. Il PSI si distanziò dal PCI (che invece giustificò l'operato
sovietico). Palmiro Togliatti condannò l'insurrezione ungherese spingendo molti intellettuali comunisti, come Italo
Calvino ed Elio Vittorini, a prendere le distanze dal partito.
Questi eventi segnarono una crisi interna al PCI, evidenziando la crescente esigenza di maggiore autonomia da Mosca tra i militanti
del partito, che rappresentava il principale partito comunista del mondo occidentale.

Centro-sinistra
Nel 1960, Amintore Fanfani formò un governo monocolore della DC, ottenendo la fiducia grazie all'astensione dei
socialisti.
Nel 1962, Fanfani guidò un nuovo esecutivo con democristiani, repubblicani e socialdemocratici, sostenuto esternamente dai
socialisti.
Fanfani credeva che per superare gli squilibri del paese fosse necessario un piano di riforme con l'intervento dello Stato,
vedendo nei socialisti degli alleati preziosi.

Uno dei settori strategici fu l'energia elettrica, che venne nazionalizzata. L'Italia, con l'ENI guidata da Enrico Mattei, si era già
mossa in questa direzione nel settore del petrolio e del gas naturale. Mattei cercò concessioni direttamente dai paesi
produttori di petrolio, irritando le grandi compagnie internazionali (sette sorelle). Morì in un attentato nel 1962, ma i
responsabili non furono mai trovati.

Il governo intervenne anche nel settore dell'istruzione, estendendo l'obbligo scolastico a otto anni (scolastici) con
l'introduzione della scuola media unica nel 1962. Questa riforma garantì la stessa istruzione a tutti i bambini,
indipendentemente dal loro reddito e cultura. La scolarizzazione contribuì all'abbandono dei dialetti in favore dell'italiano.
La televisione, con programmi educativi, aiutò a raggiungere risultati simili tra gli adulti.

Limiti del governo centro-sinistra e il nuovo corso del PCI


Dopo le elezioni del 1963, Aldo Moro formò un nuovo governo di centro-sinistra, includendo i socialisti con Pietro Nenni
come vicepresidente del Consiglio. Moro puntò su riforme nei settori strategici e sull'intervento pubblico nell'economia.
Tuttavia, nel 1964, una crisi inaspettata causata dalle forze conservatrici, che minacciarono un colpo di Stato con il "piano
Solo" guidato dal generale Giovanni De Lorenzo, costrinse il governo alle dimissioni. Moro formò quindi un nuovo governo
con un programma più moderato.
Nel frattempo, la morte di Palmiro Togliatti il 21 agosto 1964 portò un cambiamento politico nel PCI. Nel "memoriale di
Yalta," Togliatti aveva suggerito una "via italiana al socialismo," riconoscendo i danni causati dal sostegno all'invasione
sovietica dell'Ungheria nel 1956. Già nel dicembre 1964, il PCI collaborò con i socialisti per eleggere Giuseppe Saragat
presidente della Repubblica. Luigi Longo, nuovo segretario del PCI, cercò di distanziarsi dall'Unione Sovietica, come
dimostrato nel 1968 durante la repressione della Primavera di Praga. Tuttavia, il PCI non poteva rompere nettamente con
Mosca, causando l'espulsione di alcune figure che si rifiutarono di condannare la Primavera di Praga.

IL 68’ ITALIANO
Negli anni Sessanta, nonostante il benessere economico, le tensioni sociali crescevano e la protesta studentesca, partita
dagli Stati Uniti e amplificatasi con il Maggio francese, si diffuse anche in Italia.

Gli studenti critici denunciavano i sistemi di selezione scolastica, l'ineguaglianza nell'accesso all'istruzione e
reclamavano un rinnovamento dei programmi scolastici e universitari.

La protesta rifletteva una critica più ampia alla struttura gerarchica della società e alla cultura consumistica. Si chiedeva
maggiore partecipazione e forme più democratiche di socializzazione, mettendo in discussione anche la famiglia
tradizionale, vista come luogo di oppressione.

Le università furono occupate, diventando luoghi di assemblee partecipative. La protesta culminò nella primavera del
1968, inizialmente a Roma e in alcune università del Nord, ma si diffuse rapidamente in tutto il paese, incontrando la
dura repressione delle autorità. La battaglia di Valle Giulia il 1° marzo 1968, con numerosi feriti tra studenti e poliziotti,
ne fu un esempio significativo.
Il governo rispose con la legge Codignola del 1969, permettendo l'iscrizione a qualsiasi facoltà universitaria
indipendentemente dal tipo di diploma.

La protesta studentesca si estese al mondo del lavoro, dove gli interessi degli industriali e degli operai erano diventati
inconciliabili. Mentre i padroni cercavano di massimizzare i profitti, gli operai chiedevano aumenti salariali, orari
di lavoro più ridotti e migliori condizioni lavorative, oltre alla partecipazione alle decisioni aziendali.

Gli operai, desiderosi di una riduzione dell'orario di lavoro a otto ore giornaliere, unirono le loro rivendicazioni a quelle
degli studenti. La protesta si diffuse in tutto il paese, guidata non solo dal PCI e dai sindacati, ma anche da gruppi di
estrema sinistra come Lotta continua e Potere operaio, che proponevano un programma rivoluzionario.
L'"autunno caldo" del 1969 vide le grandi manifestazioni operaie culminare in cortei, picchetti e scioperi,
spaventando la borghesia e costringendo il governo a intervenire. Gli aumenti salariali furono concessi e nel 1970
venne approvato lo Statuto dei lavoratori, che garantiva protezione contro i licenziamenti arbitrari e il diritto di svolgere
attività sindacale e politica nei luoghi di lavoro.

Terrorismo
Bomba a Piazza Fontana (dic 1969), viene lanciata all’interno della banca dell’agricoltura con diversi morti, nel 2005 è
stata accertata la responsabilità di neofascisti. Ci sono altre bombe, per esempio a Brescia e alla stazione di Bologna
(1980) e su un treno. Queste stragi sono opere dello stragismo di estrema destra, morivano persone inerme, passanti. Fa
queste stragi per far vedere che il centro sinistra non è in grado di tutelare l’ordine pubblico ecc., sperano di ottenere più
voti alle elezioni successive. Questi sono gli anni di piombo per quanto riguarda l’estrema destra. Inizia la strategia
della tensione neofascista di destra, piazze sono piene dalle sinistre, estrema destra agisce attraverso le bombe creando
la strategia per creare le condizioni per una svolta autoritaria.
 PIAZZA FONTANA A MILANO NEL 1970 – 17 MORTI
 CREAZIONE DELLE REGIONI (REGGIO CALABRIA INCAZZATA CON CATANZARO,
NDRAGHETA, INCENDIO)
 STRAGE DI GIOIA TAURO (TRENO PALERMO-TORINO – 6 MORTI)
 1974 PIAZZA DELLA LOGGIA BRESCIA- 6 MORTI
 ITALICUS (FERROVIA – 16 MORTI)

Terrorismo rosso (estrema sinistra)


Si differenzia d quello di destra perché obiettivi e modalità di azioni sono diverse. Loro identificano tutti coloro
(politici, commissari di polizia, magistrati, giornalisti ecc. sono persone che impediscono la rivoluzione del proletariato)
che, secondo loro, servivano lo stato in senso dispregiativo, non come volevano loro. Il terrorismo rosso sceglie omicidi
mirati e atti intimidatori. La sinistra non si nasconde, mandano i comunicati in cui dicono chi hanno ucciso, rivendicano
il loro omicidio, gambizzazione, ecc. Nel 1978 rapiscono Aldo Moro (esponente democrazia cristiana che aveva cercato
di attuare politiche popolari) e poi venne trovato morto nel bagagliaio di una macchina, lo ammazzano perché è troppo
moderato. Brigata Rossa, Lotta continua

CADUTA DEL MURO DI BERLINO: PAG 527


Cade il 9 novembre del 1989, (1961) ma non improvvisamente. Si arrivava da un periodo in cui l’Unione sovietica
(parte est soggiogata da lei) stava attuando delle politiche completamente diverse, l’artefice di queste è Gorbačëv. È
colui che cambia il volto dell’Unione sovietica e anche ciò che accade nei paesi legati ad essa, che durante la guerra
fredda avevano subito la durezza e imposizione di partiti comunisti che dipendevano da Mosca. Il muro era il simbolo
più brutto della città di Berlino, molti volevano passare da una parte all’altra, c’era il coprifuoco, ecc. Dalla metà degli
anni 80 Gorbačëv inizia a voler dare ai suoi cittadini quelle libertà che invidiano agli occidentali (libertà di parola,
critica, viaggiare, ecc.). tra 85 e 89 unione sov fu avventata da tanti rinnovamenti basati su trasparenza e ricostruzione.
Sono le parole d’ordine di Gorbačëv. Inoltre, pensa che sia fondamentale ridurre glia armamenti nucleari e ritirò le
truppe sovietiche dall’Afghanistan (focolaio di guerre tra usa e unione sovietica). È stata dura per Gorbačëv, ha fallito
nei suoi intenti, la ricostruzione fallisce, è difficile portarsi dietro anni di comunismo, chiudere con tanti privilegi che il
partito ha e i veri comunisti sovietici non lo seguono. È difficile, l’economia sovietica è stagnante, non c’è il
consumismo, è difficile far ripartire un’economia ancora di sussistenza, nel 86 c’è anche disastro di Chernobyl. È stato
comunque un grande politico rivoluzionario. Questa apertura apre gli occhi ad altri paesi, crea il collasso di regimi
comunisti in Cecoslovacchia, Romania ecc. autunno 1989 governo annuncia che si può passare dall’altra parte del
muro, guardie confinarie erano assalite e aprirono le porte. Nei giorni seguenti venne buttato giù a picconate. Da lì
crolla il comunismo in maniera un po’ meno cruenta in alcuni paesi. In Romania maniera violenta con anche crisi
economica. Paesi baltici.
Autunno 91, le 15 repubbliche che costituivano l’unione sovietica proclamarono la loro indipendenza.

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