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Il documento contiene l'indice dei capitoli di un'opera di Santa Maria Maddalena de' Pazzi. L'opera include contemplazioni sui principali misteri della fede cristiana e della vita di Gesù Cristo, nonché dottrine morali tratte dal Vangelo.
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O P E R E D I S A N T A

MARIA MADDALENA
D E PAZZI C A R M E L I T A N A ,
Monaca nel Venerando Monaftero
DI S A N T A M A R I A DEGU ANGIOU
D I F l R E N Z E ,

Haccolte dal M . 2^. P. Adaeftro F r a

LORENZO MARIA B R A N C A C C I O
Carmelitano dell* Oífervanza di S. MARÍA DELLA VITA
in Napoli, e divife dal medcfímo in cinque Parti.

idggitmtevi in quefia nuova impreffione le fue L E T T E R E .

V ENEZIA , MDCCXXXIX.
Nella Stamperia Baglioní,
CON L I C E N Z A DE' SUPERIORI, E PRIVILEGIO,
I
A C H I L E G G E .
I maravígíieraiV benigno Lettore, deí títolo díquelía'
libro , per non avere ancor udito, che la noílra Santa
María Maddalenade^Pazzi, Teatromaravigriofodelle
piüjfínpende opre di D i o , habbicompofto libro alcu-
no, 6 Trartati fpiriruali >' ma ceíTerai di raaravigliarti,
quando avrai íntefo i l mió peníiero , e ti avró av-
l i B ^ S ñ l viíato di alcLine coíe , come giá a farlo mi accingo..
Fu dal Signor D . Vinícenzo Pitccini Governatore, e Confefíbre del
venerabiie Moniílero di S-, Maria degli Angtoli in Firenze , nel qua-
íe vilíe y e mori la noílra Santa:, con fomma diíigenza non íblo
fcritta la vita della Santa , ma anco fatto notare minutiírimamente
da píü Mona:he timo quello , che fucceíTe alia Santa inrorno a i r
eftaíl, e ratti , che ebbe y che fu roño non íblo quafi fenza nume-
ro , ma anco ftupendiffiini , e non piü uditi , ne quali íi contengo-
no dottrine in grandiífima copia , e moito fubíimi, delie quali íi
poífono comporte lunghiíllmi trattatij ma eíTendoíi queíte cofe no-
tate fecondo che día giornata íuccedevano , fon rimaile le materie
confufe , e divife, con gran fentimento di quelíe perfane divote »
che averiano voiuto averie tutte iníieme , e unite , per trarvi quel
proñtto , che da dottrrae cosi fublimi , e profonde íi pramettevano,
H o pigliata io' quefta fatica , che non é ftara poca,, per mettere;
te ordine la fola dottrina deíla Santa , lafciando ogni aírra narrati-
va, e Tho divifa in cinque partí, come vedrai. Nella prima ho po-
fto le contemplazioni íublimr, e divotiííime , che in mofti ratti eb-
be la Santa , fopra li mifterj; deíla noí!ra fede . NTella íeconda , le
dottrine morali fopra diverfe virtu , e particolarmente di cofe roc-
canti alia perfezione reíigiofa. Mella terza, moltf, e divotiñlmi fen-
timentt fopra alcuni paífi deB Vangelo , e di altre fcFiftiire , tiutiun-
drizzati a noíiri coftumi r nella 4:. moíte fublimr, e aítiíUme con-
templazioni fopra le divine perfezioni % e neiia 5. e ultima , come
raccogliendo i prezioíi fragmenti delía dottrina celeílefparír i n diver-
£ luoghi„ ho pode varié „ e divotiííime efciamazioni della Santa.
ai z
H6 ftimato facrilegío l'aggiongere del m í o ne puré una parola j
COSÍ quanto in quefto libro leggerai, divoto Lettore , tutto é della
Santa , e prefo dal volume ben grande , che fcrifle i l detto Pucci-
ni 5 e fí nota nel margine puntualmente i l luogo , dal quale o g n í
cofa íi é prefa . Non h ó manco alterata la lingua , fe non in certe
parole, che per eflere d*Idioma Fiorentino non erano cosi commu-
nemente intefe, da chi non há la perfezione di quella lingua, ben-
c h é quefte parole fono pochiífime , anzi rarc.
Se bene ho fatta quefta partizione de d e t t í , e della dottrina della
Santa , non ho poííuto pero talmente dividere le materie , che al-
ie volte ( benché poche) non vadino mifte: per efempioj nellecon-
templazioni delle petfezioni divine , ci faranno documenti morali j
nelle dottríne morali , quaíche fentimento alto della divinitá . M a
quefto come dalla Santa fu fatto , e detto con molta grazia , cosi
non fará cofa, che ti poffi difpiacere , eífendo che per lo piü le ma-
terie fon divife.
Finalmente, perché piü gradifchi le m i é fatiche, e riverifchi la
dottrina, hai da fapere , che quanto in quefto libro íi contiene, tur-
to fu detto dalla Santa ftando attualmentc rápita in Dio , e fuori de
feníi, onde il tutto é dottrina del Cielo $ anzi fpeíTo per bocea della
Santa, parla in propria perfona T i f t e í f o D i o , Apparecchiati con gran-
dísima humiltá á leggere, perché la dottrina del Cielo vuole quefta
difpoíizione per eífere intefa : e non mifurare Taltezza della Divina
Sapienza, e reminenza della divina bontá con la baífezza humana s
perché leggerai cofe prorondiffime, e ti ftupirai, come da una don-
na , e di poca etá ( perché la Santa mori nel fiore della gioventü )
poteffe tanta fublimitá di fapienza divina eíFer intefa , e riíérita > ma
do ve il maeftro é lo Spirito Santo , fácilmente fi apprende ogni iu-
blime dottrina.
H o ancora da a v v i í a r t i b e n i g n o Lettore, che in quefto Libro fra
i'altre rivelazioni avute dalla Santa, ve ne fono akune poche, che
toccano npterie concernenti alie fcuoíe de Teologi, e le quali fono
c o n t r a r i é ^ alcune opinioni de Dottod , benché pur feguite da altri
celebri fcomftici. Quefto non t i deve offender niente j perché le ri-
velazioni particolari ^ quali fono quefte , che in quefto libro íi con-
tengono ) come non eftraono quel , che viene rilevato, da. limiti, e
confini della probabilitá, e non li danno altra certezzadi quella, che
hanno T opinioni probabili 5 cosi n o n togliono alPaltre opinioni con-
trarié la loro prqbabi ita , n é li fanno pregiudizio alcuno ? cosi infe-
gnano i Teologi communemente. Peroleggi ficuro, ecavane fruttOo
Per quello, che apparticne alie fue Lettere, che quifí cfpongono,
elíenda quefte in poco numero, c da faperíí, ché<^iefta Santa fuiniv
miciíllma, íi del riceverne da altri, é íi del rifpondere 5; avendo avuto
íempré grandiíTima averíions ad aver confidenza, ancorché fpkirualr,
con qualíivoglia perfona r íiccome í i ricava da piü luoght deíla fuá Vita 9
e fpecialmente dal Cap. i z j . e quando Ella s^indufle a í c r i r e r e j a cib
fíiobligata dalT Vbbidienza de'fuói Superiori. Queíte poche pero i
che rimangono, fpirano per ogni accento neir Anime il ftioco del Di-
vino Amore, e in fe medefíme onufte , e ripiene d'ottimi fruttuofif-
fimi documenti, e neliajemplicitá di lor dettattura porta no fegreta-
mente Funzióne dello Spirito Santo , í i c d i é lette e rilette con inten-
zione di trame profitto operano de'prodigioíi cangíatnenti nell'Ani-
me di Leggitorii Ne allontanano dalla vanitá del Peccato , ne invi-
tano alia pietá, eperfezíone, e fervono-di norme infallibili a chi vuol
battere la via del Cielo. Scorgeíi finalmente in efíe il carattere di chi
ie produfle, e vi íi vede per entro lo fpirito infervorato di chi dettolle.'
E ' da faperfi di piü come Eflatica la Santa trafportata dallo Spirito
di D i o detto varié Lettexe índirizzate a diverfi Prelati di S. Chiefa ;
ed efíe piene tutte di ferventiíTimo zelo, ad ogetto d'eccitargli alia
defiata Riforma delle Religioni , affinché quefte abbracGiaíTero lieta-
mente Tantico iftituto, e íantifíimodella VitaCommune. L e Mona-
che Aífiftenti le fcriflero , ma poi non furon trafmeííe . II tutto di
tal notizie ridondi a gloria del Sígnor Iddío , ad onore di S. María
Maddalena de'Pazzi, e falute deir Anime , che Dio fteflb ricercano
in iípirito , e veritá *

Opere di S.M. Maddal.de* Ta'tfj. t ? I N-


I N D I C E
D F C A P I T O L I,
che íi contengono nella prefente
Opera.
P A R T E P R I M A .
P E L L E C O N T E M P L A Z I O N I
fopra l i principali Mifterj della noítra pede , e della
V i t a , PaíTione, Rífurrezione di Crifto ,
yenuca dello Spirko Santo, 6cc.
íCap. i . A Ppropria l ' opere dcjila crea quelle parole d i Crifto : Data eft mihi
± \ , zione al!'operazioni dell omnis potefitts i n Cáelo} & i n Terra }
A n i m a , ed efponendole mifticamen applicandole all3 A n i m a j e conchiude
te, ne trae divprli p u n t i , e gradi d con l o fponfalizio, che fá Crifto con
perfezione. fol. i 1* A n i m e , e della rinovazione d e ' v o t i ,
C a p . 2. S e g u é T iftefla materia, trattando quale loda afíai come m o h o giovevole
in particolare della Creazione dell' uo- per l a perfezione. 2$
m o , e dell'altre opre del vecchip tefta- C a p . 8. C o m i n c i a a contemplare i M i -
m e n t o , quali applica al modo , che fterj di tutta la vita di C r i f t o , trahendo-
D i o tiene i n condurre 1* Anime alia per- nedocumenti morali molto importan-
fezione. 7 t i per l a perfezione Criftiana , dalT
Cap. Applica le operazioni del Verbo Incarnazione íino alia fuga i n Egic-
incarnatp, dall* incarnazione fino alia tp. z6
p a í f i o n e , a q u e l l o , che opra D i o neli* C a p . p. D a l l a fugain Egittp finp al Batte-
Anime. iz fimo di C r i f t o . 31
C a p . 4. D e l l e operazioni del V e r b o in- C a p . 10. D e l Battefimo di Crifto ? e
carnato dalla paffione í i n o a l l a Afcen- del mandare i diíccpoli a predica-
l i o n e , quali efpone mímicamente , in- re. 33
fegnandp i l modo come fi devonp da C a p . 11. Dell* Inftituzione del Santiffimo
n o i i m i t a r e : D o v e anco i n í e g n a , che Sacramento. 39
T A n i m a fia un compendip dell'opre Di» C a p . 12. D e l l a l i c e n z a , che p i g l i b C r i -
Vine. if ftp Salvatore dalla Madre Santiíít-
Cap. 5- D c i r U n i t á , dell'EíTenza, e T r i n i - ma. 40
tá delle perfone D i v i n e , applicando C a p . 13. D e l l e parole dctte da Crifto a l
mifticamente all* Anime T u n o , e T a i - Padre prima d i entrare nella fuá ama-
tro. riífima PaíTipne : Clarifica me Pater
C a p . 6. Profegue rifteffa materia altifll- & c . D o v e intende altiflimi Mifterj, c
mamence, applicando a l T A n i m a , e po- fádirptiílímecpntemplazioni. 43
tenze di q u i l l a le maraviglie della San- C a p . 14. D e l l ' O r azipne neil' O r t o . 4^
tiífima, ed Individua T r i n i t á , e ope- Cap. \ i . Della prefadel Salvatore, epre-
razioni 4 i q u e l l a . 21 fentazione i n d i v e r í i tribunal!. fo
C a p . 7. D o p p o d i averdifcorfo altamen- C a p . í i . D e l l a flagellazione d i C r i -
te del pregio della v e r i r á , tratta fopra Itd. f»
Cap,
Indice de8 Capkolí.
Cap. 17. D e l l a corona di fpine del Salva-1 lo Spirito Santo, e de'maraviglioíí ef-
tore- y 2! fetti d i e l u d i ó . 78
C a o . i8; D d rc&WSe della. Pamo-¡ C a p . ÍS. Segué riíteíTa m e t e r í a y e con ls
iftefíb-ftile aftifiímo. 80
Cap. 1^. D e l l a fchíodazíone di C r i í í o , e Cap. 2^. D e l l e operazioni m i r a b i í i r che
della fepoltura. 5f fá l o Spirito Saiito n e i r A n i m e , nelle
C a p . 20. D e l l a Rifurrezione del Salva- quali s'infonde". 84
tore. y ^ Cap. 30. D e l l e c o f e , che impedifeono
C a p . 21. E ' í n f t r u t t a d a l Padre Eterno dr g í í effetti dello Spirito Santo: é inftrut-
quel che fece V Anima fantifltm a di C r i - ta l a Santa d ^ i r i í í e f í o eterno V e r b o :
ñ o fepararaídal corpoy e della potenza rratta ancora de quefío che opera i n
del Sangue del Redestore -,. j8 diverfe A n i m e quefto D i v i n o Spi-
Cap. 22. B e l l i ,. d i v o t í , e alníTiini fenti- rito'. 86
m e n t i d i q u e l l o , chetrattava r'Ecerno Cap. 3 r. Fá un paralelío divotiífimo tra
V e r b o c o n i l Padre finita Topradella ilvenrre della purifllma Vergine e l a
Redenzione. 60. C r o c e , e m o í l r a come la V e r g i n e
C a p . 23;. S e g u é neiriftefla. macería j, e preftey a i Verbo' i n c a r n á t o a m o r o í i
l i fá intendere if Padre Eterno V oífequj contrarj alli affronti , e
opre maravigliofe del V e r b o opra-* pene che pati Crifto1 nelía fuá Paf-
te doppo^ lat redenzione delí M o n - íione 8«?
do 631 Cap. 3 2. C o n í í d e r á z i o n i dell* A f l b n z i o -
Cap. 24. Profegue riííefla materia,= e l i ne della Santifllma Vergine indrizza-
fá intendere i l Padre Eterno- varj , te alia riforma de' coftumi . $1
e mirabiri íguardi- del V e r b o , e del! Appendice alie; meditazioni' , e c e n -
P a d r e , e tratta altarnente- della purká; t e m p l a z i o n í delli Mifterj della- v i -
Divina. 69) ta d i Crifto cíplieati t u t t í mifti-
Cap; 2 fi Gome i í Verbo5 Dívinof uní d i camente per la riforma de c o -
nuovo la carne fantiíUma a l l ' A n i m a , ftumi.
e vifitbí i l L i m b o .. 7 y Cap. 35. Dalí8 IncaTnazione fin'alla l a -
C a p í r í á Detix Afccníione d i Ciriflo Sal- vanda de piedr. 9 3,'
vatore:, 7-6- Cap. 3 4. Dalla- iavanda de* p i e d l fino» ai
C a p . 27.. D e l l e cagitoni della^ venuta del^ fine.. ^#

41
P J R T E S E C O N DA*
O T T R 1 N E M O R A L I
' Sopra la perfezione Religioía,
Diftorre escíticamente di molte virtu , e punti di perfezione,
e della malignita dz' vi%j oppofli .

€ap. i . O m e V umanato Verfeo fia Cap; 10. Vede coíitrafto delP umilr
í p e c c h i o , pardc©larmente t a , e v a n a g l o r i a e d é illuminata d^;
la pafíione d i qusllo > quale dobbiamo Si Catterina da Siena per incender-
imitare, lo. 124
Cap. 2. C o m e lf urna-nato Verbo fia li- C a p . i - . : . Gome dev© tener k religiofa
bro y nel quale fi hanno diverfe cogni- V umiltá per madre , per fpofa , e
s i o n i : la un bel parallelo fra l a R e l i - per fbrella y e l ' i n í t t u i f c e lüftefía.-
gione , e d i l C i e l o . 107 Santa» 126
Cap. % Vede la Religione m figura d i Cap. 12. Combattimento deH' amorpro-
belliírima V c r g i n e , . dove infegna quel- p r i o , e della. c a r i t á j . é pure inftruita
l o , che i l r e i i g i o f o deve far prima in dalla medeíima S a n t a . 128-
perfonadi eíla^Religione >. poi in perfo- Gap.. 13. C e n t r a d o dell3 amor. D i vino., t
na propria:. 108 del profllmo , e deJL'amor fenfua*
Cap* 4. N o v e r e g ó l e d& cífervaríi dalle le. 130
perfone religiofc,. 110Gap, 14. Dell5umiltá» e p o v e r t á : é ia-
Cap. y. D i alcune virtü neceíferia al ftnüta da! Su A n g e l o , e da, S. Ignazio
religioíb > come la; límpíicitá , 1' Lojola. 133
obedienza, la carita : che non íi. r i - Cap. 15. Quattro' cofe neceíTarie per
ceva fe. aon c h i viene, con: vero fpi? T acquifto della puritá : é prima
Tito nelle r e l i g i ó n ! . Fá una digjeílio- i n ñ í u t t a dair iíleílb SaLvatore 5 pcú
ne del Coftato di Crifto-. n 1 tratta i n perfona propria del va-
C a p . 6. C o m e per V oílervanza delli lore , cd efletti d e l l ' ifteíla purii
tre voti íi-vadi al C i e l o , e quanti ta.. 1.3 $
che per o b l i g o devono caminare per Cap. 16. Dell5 umiltá. , puritá , e
t a l i ítrade , infelicemente traviano . amore . Raffomiglía Y. A n i m a pu-
Defcrive una miftica fabrica , e un ra ad un fiume s e fá= una d i -
feftino del D i v i n o amorfe^ clie Fá all3' greMone della puritá della Santií^
anime Spofe d i C r i l l o . 11,2 fíma Vergine , e d i C r i í l o . j nellaí
Cap. 7. D a r e g ó l e per r a c q u i f t o deU Fefla d i San G i o v a n n i luangeli-
la perfezione , e di due modi da • ña. 1^3^
moftraríi g r a t a á D i o per, l i beneficij Appendice . Torna, a- trattare dell5 u-
r i c e v u t i . Tratta anco di alcuni mo- miltá>, p o v e r t á . , Gariíá , ed oraztone
di da fare gran p r o í i u o neir obedien- in una viíione , che ebbe l a S. M a -
z a , e d e l l e g r a z i e , che per q u e í l o íi dre della gloria di S. Diego nella:
ottengono- da D i o . 117 Feíla della. Ganonizazione di que-
Gap. 8, Aitridocument! interno alli vo- ílo Santo. 15^
ti de Religioíi . Contiene dottrina mol- Gap. 1.7. Cinque petizioni , che fi de-
to importante. 115 vono far a D i o peu roantenimento,
C a p . ^. A l t r i d o c u m e n t i i n t a r n o allafer- delle R e l i g i o n i : intende fotto varié
fezione religiofa: é molto notabile, e fembianze d i varii írutti diveril ftati.
contiene tuao i l progreffo della per- de R e l i g i o í i . Jt:4o*
íeaáoíie,. ¿3,2 Gap. 18., Dellaprudenza terrena, e moa-
d a i u aj
Indice de'
á a n a , é della vera deTervl d¡ DPO , e "an 2 r MoiJo di precarar^7 per fa ?;
deila fuperbiay ed al u vn;,., k ci.nt- C<T!nmione' datroli áal vatíre E t c i -
á) di q.uelli. 142, no j jo
C a p . Ty. U t vhf, che í o g l i o n o piii or Cap. l í l Eferciz) fyiritilálf, che faceva
dinariamente eíFtre nelle reKgiéni s ta Santa ogni matrina „ IJI
e de rimedf d i quelli , e dell'a íim- Cap. 15. A t t i d i umiliazioni , e atti d i
p l k i t á , e P u r i t a , e di quelloehe l a - amor di D i o praticatr d a l b Santa.
pedifce quefte v i r t u . 14 +
Cap so. Preparazione , che faceva l a Cap. 24. Venti r e g ó l e daré darsignore
Santa per l a venuta delk> Spirito !dd o alia Santa per i'acquifto della
Santo» 14.^, Sanritáv IJJ

P A R T E T E R Z A.
€ O N T E M P L A Z I O N ! , E S E N TI M E N T I
divotiíTimi, e fublimi fopra alcimi paíTi del
Vangclo | e di afore Scntlurí fagie
C a p . i . ^ ? O p r a quelle parole del Salmo íiíTi : Ecce novo, fncio omnin . D e m i »
^ ^ 41. Óuemadmadfttn defíderaf íabili eífetti d i D i o i n t ü t t s i e Crea-
Cervus ad fontes aquarutn, & c . Tratta ture ragionevoli c o s i i n C i e l o , come
della fete incomparabile s chs ebbe in térra 5 partieolarmente degli eífetti,
Crifto della noftra falute. íj? che cagiona i l Verbo co* fuoi fguar-
Cap, 2. Sopra quelle parole del Vange- dí n e i r Anime giufte, 18a*
S l o : S i qms ditigit me, feytmnefn meum Cap. 7. Sopra qirélle parole del V a n g e l o :
fervahit. Difcorre altamente d e l l a v i r - g u i n&n intr&t per oftititn ino'&ileoviuni y
t ü della p a r o k d i D i a , prima in per- &c* D e varii o t i l i di C r í f t o . C o m e le
fbna fuá p r o p r í a , p o i inperfona deir piaghe facratiflime íiano 1* ufcio per
Eterno P a d r e . D o v e anco tratra alta- entrare al Padre, e a l cuore del F i g l i o ,
mente delle congruenze deir Incarna- e quanti beni ci vengano da Crifto. 183
zione della feconda P e r f o m , e d e ' v a - Cap. 8. Segué fopra 1* ifteííe parole. Dfe
rj ftati d i fervi d i c í ^ k » ^ 158 varjpafcoli del Verbo D i v i n o , che íit
Cap. 3. Sopra le parole d i C r i í t o i n S. pigHano-dalle facrate piaghe d i eíío
G i o v a n n i : Pctcem meam dovobisy d i - Verbo incarnato 5 ?
, e de i b e n i d e l l ' I n -
fcorre i n períbna del Padre Eterno al- eaTnazione. :5;8&
tlfíimamente della pace D i v i n a , del- Cap. 9. Sopra quelle parole d e í V a n g e -
l a pace 3. che diede i l V e r b o alia S. lo : Ego fum Paftor bonus , ha belliíli-
Vergine3. e l a V é r g i n e ai- V e r b o , e a me intell'igenze , e appropri'a g l i of-
g l ' A n g e l i , e a tutto i l legnaggi® u- iicii del P a í l o r e a que l i o , ehe oprat
m a n o , e degli eífetti d e l l ' Incaxnazio- D i o ne 11-Anime . i'SS
ne del ¥ e r b o . i<55 Cap. 10. F.fpone quelle parole del Salmo
Cap. 4. Tratta fopra l ' ifteííe parole di G r i - Confejfio} <& pul'chfituio i n confpiUnefus»
ftoj d e l l a p a c e , che é daca dal Signo Tratta d e l i e c o n d i z i o n i , c l ^ de ve ave-
r e , diverfa daquella che d á i l Mondo , re la confefíione noftra, con l a q t i a l e
e delli eflíetti dello Spirit©'Sant&. 170 confcüTamo D;o j della behezza D i v i -
C a p . f. Sentimenti maraviglioíi í e p r a na ^ e di-quelle coíc j che rt!T¡don-o b c l l e
quelle parole d e l Yangelo s L u x ve* F A n i m e noltre DP 1 cc/peuodr D i o . r9 %
nit in mundum, & díUxerum hvm'mei Cap. i r. DicBi? ra quelle parole del V a n -
magis íenebras quam lucem i degli efíet- gelo- Vhde para-e máitSj ü"c. e infe-
t i d e l l a grazia neli5 A n i m a , e delle gna, con.eCrifto ci prep.?.^ i l ' r.odbd1'
operaziom del V e r b o . 17í a c q u i f t a r e i l C k l o s t c k ' . n a l i dellaifu^
C a p - ^ Sopra q u t i l e paroledeirApoca- perbiaj ebeni d t U ' u n i o í i e , , 1:9%
Indice de* Capítolí.
tu dice coíe n o t a b i l í , fplegando quef-
C a p . xx. Spíega quel Vangelo i Simil*
Le parole della C á n t i c a t Intrcdttxit
e/i regnum coelorum komim , qut femt-
me rex in celletm vinariam. 196-
navit konmn femé» in tero fuo , CTc.
«love per la buonai femenza íntende ' C a p - .. V'z belfa , e divota compara-
ziotte fra. i; SS'. Innoeenti^ e i buoni
U parola d i D i o , , e per le m a m e T
Rcligiofi. nella: p u r i t á e martirio ,
amor p r o p r i o . >*•
fopra qirelLe-parole , che l i cantano
Cap. 13. AppHca quelle parole dette da
dalla Chiefa nella Fefta de SS. Inno-
Crífto i n Croce :. Confummatum efi ,
Genti :. H i /une >. qui cum mulieribu*
all* A n i m a che. ha- ricevuto. 11 San-
non- fttnfi ccinqpiuari t F c 19 %>
tiffimo Sacramento : e Copra, quelíe
parole: del. Salmo,:: Vifita/ii terram » Cap. iV» S ó p r a quelle parole del Sal-
& inebriafti; eam j tratta. dell' inebria- mo- : Tretns/erentur mantés i n cor ma-
mento- det D i v i m amere .. mt6> ris 5. e fopra altre parofe ,, che canta lai
Cap; 1.4. D i tre féaliní per. falire a l C b - Chiefa nella Fefta di S Agnefe . Tratta
ftato. di; C r i f t a che fono umilta. % come ilfentimento, e gufto della D i v i -
giuílizia,, ed amoreSs delle. quali vit- n i t á i a c c i 1! Anime;farti ye.inv.itte. 1 9 ^

COHTE.MPLAZ.rO N l PROFONDISSIME
fopra le pér£é2Íorit^v!ne«
Cap. £ . T X l H a í natura' della verítá D i - Cap. r . Con- l a vitiorta» d e l l ' amor-
J L / vina , e d e i r iftefíb D i o >, e proprio , e con la. íinceríta íi fa l".
del Verbo- umanato fottoj íimbolo* di Animat capace , quanto comporta la:
m a r e . Difcorre aaco» delle condizio- Creatura- „ d e l l ' egualitá; Q i v m a i .
ni dellf A m o r D i v i n o , , e; d i varj mo-
d i di: cercar D i o . . 201 Cap; 8. L e infegna IT Eterno Padre ira
Cap* »v Comincia a trattare- d i diverfe che coníifta 1* egualita delle D i v i n e
propríétá; det Vferbo, D i v i n o fotto Perfóne ^ e. come; con lo ftiidio? d e l -
diveríi í i m b o l i ; t r a e n d o t i e : d o t t r í n e la poverts religiofa íi. facetí olTéquiO'
morali: d i gran profitto?.. xoS- a D i o : moftra ardente deliderio, che
Cap. j - . , D; altre. proprietáí del! Verbo , Dio» infonda. nc* petti. de' fedeli, la.ca-
particofermente: della, feienza ,, e; po* rita:.. ¿raí;
t e n z a 2 I O j C a p i ^ i L i dichiára» í* Eterno Padre i f va-
Cap. 4. Dell5 eternita „ eimpafli^ilitáídelí lore-, e forzai della carita D i v i n a , e;
Verbo» con ÜifteíTo fíile .". ¿ij. c h i fian quelli >s che; fi fannainabili per
C a p , y. Termina: q u e ñ o - trattato- con* V ríceverfk. z.z^
ottava , e nona ¿ r o p r i e t á del V e r b o ,, O p ; lo» L ' inílruifce T Eterno- P a -
che fono unione, c comunicazione :r dre: delle ricchezze della^ fuá Dívi-
ne^ tratta: altiíGmamente». e con, gratb naj miférieordia e della1 Divina:
profitto,. Zxf: venta*,, e fápienza ^ e: chi fian
C a p . 6. E ' ammaeftrata; ^air Eterno- Pa- q,ueili che. odiano^ 1! iíleífa veri-
dres, con i í quale ha; un^ lunghifllmo/ tá:.. 227
colloquio-, di: moler fecretij D i v i - Caps 11.. Intende- d a l l " ilíeífó Dio>
n i > e prima come D i o mando i l ii gran beni; Sv e. frutti. della pace,,
F i g l i o . nei Mondo, per infegnare: l a . anejas.
s e come. T amor proprio im* C a p ; 12.. Dellk: giuiliziá DIvina- efeguita
i^difcai m ricevere, la: dottriha D i v i - i n C r i í l o s p o r fopra quelíe paro»
le d i Crifto Con/ttmm»tHm tfi * SÍfe
Indice de'C'apiroli.
fono rivelatc gran dottrine , e í e - guarno p i o y o c h i l o f d e g n ó á i D i o »
-creti DIvirii , particolármiínte « o r n e « come fi p l a c h i , íf$
D i o moítxafle fempre ;taiato .amore C a p . z i . Ve datoadintendere nella Fe-
a l l ' üinafió leüfiiaggió, pcrché'tJa q u d - fta della N a t i v k á della Vergine Santísi-
10 íí d ó v e v a ^ i n c a r n a r e 11 fuo Verbo i ma l^amot divino q u á l p r c z i o f o l i q u o -
come p e r í m a m e n t e íodáisífaceíTe C r i - res trattadeglieft'etti dell'ifteffo amo-
fto alia Giuftizia D i v i n a , e a guan- re^ c d e ^ e z z i per acquiftarlo, efeuo-
ta maggior gloria afcenda 1' u o m o p e r molte .fottigliezze d e i r a m o r pro-
per eflb. i prio. zyg
C a p , i ? . J n t e n d e , e Tpiega cofe m o l - Cap, 2 j . D i varj m o d i , co3qualifi unifee
i ó fubliml della c o m m u n k a z i o n e del- D i o all1 A n i m a . 26z
l a Santifíima T r i n i t á , e Gompiacl- C^>.z4. Sotto fimbolo di Jz.canali d i -
Kiento che hanno le Perfone D i v i n e í c o r r e d i v a r i é operazioni d e l V e r b o , e
i n fe, e nelle creature.. i36 difeorre parte i n p e r í b n a d e l P a d r e
C a p . 14. Quanto fia grata a S. D . M . Eterno , e parte i n p e r í b n a p r o p r i a *
l a l o d e , c h e l i danno d i g i u ñ i , e c o m e 264.
i n diverfi modi l i a 4 a l l ' u o m o l o d a - C a p . zf. Efpone quefte afteffe -opera»
ta. a3f? z i o n i anagogicamente , i n ouanto fi-
C a p i ? . L e infegna i l Padre E t e r n o , gnificano quello » c h e ü fa i n C i e -
come Crifto fia v i a , e c h i f i a n q u e l l i , lo, z/t
che per efía camininoj c h i corra a e C a p . 26. C o m e C r i f t o fia A g n e l l o , e P a -
chi voli.. ftore, e come a l l ' A n i m a giufta c o n -
C a p . 16. C o m e i l m o d o <li oííendere; venga rifteflfo anco r i í p e t t o airáfteC-
11 nimico infernale , é difenderfi da i b Crifto.. Z74
quello fía la cognizione d i íe ftefíb, Cap. Z7. D i cinque gradi come di grati-
e la cognizione d i D i o j e effa Santa ludine d i D i o verfo l a Creatura , c
pratica quefta d o m i n a , conofeendo d i altrcttanti d e l l a Creatura verfo
l a fuá b a l í e z z a , e difeorrendo altiífi- Dio. z7^
mamente della perfezione di D i o . C a p . z S . Deir a m o r e , che portano , c
comunicano g l i A n g i o l i a g l i u o m i '
C a p . 17. D e l l a prudenza, che comuni- ni. Z77
ca D i o a l l ' A n i m e , dandoli grazia d i C a p . z ^ . Sotto fimbolo d i diverfi a l -
negar fe ítelfei e dellaifcdeliflimain- beri tratta delle o p e r a z i o n i , c c o m -
fedcltá , c i o é cognizione tanto certa municazioni, divine verfo g l i uoml-
d i ÜJO, che pare non fia fede. Z 4 j ni. 278
C a p . 18. L i da infegnanze D i v i n e 1* E - C a p . 30. D i diverfe forti d i a m o r e , che
terno Padre dellericchezze d e l l a vo- l i Spirlti Beati impetrano a g l i u o m i -
lontaria p o v e r t á . i47 ni , e p á r t i c o l a r m e n t e a P r o f e t i , c
C a p . 15». D i varj efFetti della D i v i n a alie facre V e r g i n i . z8z
G r a z i a m e r i t a u c i da C r i f t o , e con- C a p . 31. Agguaglia l e operazioni, che
chiude .quefto c o l l o q u i o . 149 fece i l Salvatore i n C r o c e , a quel-
Cap.zo,. D e ' f o a v i baci che l o S p o í b c e - le che oprb nel ventre della Santiflí-
iefte da a l l ' A n i m a , c i o e bacio d i pa- ma V e r g i n e , « che opranelfcno d e l
c e , e di unione. zf4 Padre. Z84
C a p . z i . P r i m a i n perfona del Padre C a p . 32. D e i compiacimenti che ha
E t e r n o , e poi i n perfonapropriatrat- 1' A n i m a i n D i o , c D i o n e l l ' A n i -
ta della gran malizia degli uominl 3 ma. 288
p A R T E Q.V I N T A
F R A G M E N T I D I V E R S I ,
come eíclaimzioni della Santa molto divote,
ed atte per eccitare la divozione.
Efdam.I. T ) R e g a i l D i v i n o Spirito , Efe!. 8 .Come i l Coftato d i Crifto fia fontc^
X che non fi fottragga á a l l ' nel quale T Anime í i l a v a n o . 297
A n i m e noftre, $ V Eterno P a d r e , che Efclam. p. C o m e t u t t o í i r i t r u o v i In C r i -
perdoni le noftre c o l p e . zpo fto . Ringrazia D i o , e ammira 1* opere
Efclam. a. FadiverfeoíFerte d i t u t t i l í fta- di q u e l l o . X9Z
t i della Chiefa a S«a D i v i n a Mae- Efclam. tío. Affettuoíí fentimenti con i j
ftá. ivi fanciullo G e s ú , c o n la Vergine Bambi-
E f c l a m . j . Prega G e s u , che fcolpifca i l n a , e con un C r o c e ^ f l o . ivi
fuo rantUTimo í i o m e nel cuore delle Efclam. 11. C o m e Crifto lia V i a , Verítá ,
fue Spofe. e Vita.
Efclam.4. Delle maravlglle del SantiíTi' Efclam.-iz. D e l l a P u r i t á della Vergine
mo Sacramento, 2^»? Sa.ntiífima, e delle marayiglie del Ver-
Efclam. y. D e l modo come D i o ripofa bo D i v i n o . ivi
n e i r Anima giufta, ivi Efclam. j 5 . Difette parole di Crifto 3 offb-
Efclam. 6. Come D i o ripofa nella fuá San- rifee a l l ' iftefso i l Sangue d i eífo, e fi r i -
ta C h i e f a . z^6 mette nella D i v i n a v o l o n t á per l a p r o -
E í c l a m . 7 . D e l l a bellezza del Spofo deír v a , che v u o l fare d i e l l a . 500
Anime C r i í l o . . ¿vi Lettere della S.ant^ JQÍ

DELLE
D E L L E
O P E R E DI S A N T A
MARIA MADDALENA
D F P A Z Z I,
P A R T E P R I M A .
D E L L E C O N T E M P L A Z I O N Í
fopra l i principali Miftei) della noílra Fede , e della
V i t a , PaíTione, Rifurrezione di Crifto ,
venuta dello Spirito Santo, &c.
C A P I T O L O P R I M O . E d ín che fi ripófá íl Verbo ? n e l c o m -
piacimento della ftefla o p e r a . L a C r e a ^
jlppropri» topete detla creaz^ione *lt' ope* tura é un piccioi M o n d o da te fatto >
rax^ioni dell' Anim» 9 ed efponendole mi- o V e r b o , a fimiglianza ed immagine
fiieamente , ne trae divsrfi poati, e gm-
del maggiore * e F u ñ o , e Talero rap-
di di perfex*ione.
prefenta te i n queíla maniera, c h ' egli
Víta
Eggio , e á intendoj che e, come fattura i l fattore. Prima for-
grande i l medefimo m o d o , qual mi tutta la macchina del M o n d o , ñor»
par. j . tenne i l noftro grande ' í e n z a fuá p r o p o r z i o n e . P o i p í g ü a n d o
fettima
Iddio m creare ía ma- | c o n le mani della tua Potenza, c Sapien-
china del M o n d o , c la za un poco di t é r r a , va» formando una
Creatura > i l medefimo Creatura ad i m m a g i n e , e ftrru 'rudme
Hene ií Verbo incarnato, i n ricrearla , tua $i vivamente, che g l i Angelí T am-
glorificaría , e ciarle regola , e vía m i r a n o . M a H p o c o a m o r e , che harmo
fino a tamo- che venga a gíorificar- alia veríta , gfi fa citíere in- t é r r a , ¡rs
ía , e ne' medelimi giorni finifee que- quefto piccioi M o n d o delíá Crearura c r e i
ft' opra , ed i l di. fettimo íi r i p o u . , i i C i e l o » fimik a quel civ era ¿ r e a t o .
Opere di S. María Maddalena
ed ora lo f c u o p r i , facendolo noto a m e , ' chediletta a quei che fono F a n c l u l l i , c
c quefto C i e l o della Creatura e la v o l o n t a principianti n e l l a v i a d i D i o , ma. quelli ,
libera che tu l e d e f t u che é veramente che hanno paíTatala ptierizia, n o n í i f e r -
C e l o , quando econforme alía t u a D m - mano piii nel gufto della Sapienza, ma
na v o l o n t a , nel qual Cielo, f o n conneik folo nel Datore d i quella. I l C o r a l l o í i
l e S t e l l e , Luna,, e S o l é , ed alcune nu- abbellifce, e íi ofeura fecondo l a fani-
v o l e , che v e n g o n o , adombrando quel- tá d i c h l l o p o r t a ) C o s í la Sapienza , fe-
l o j p e r c h é nella volonta ftanno connef- condo che c prefa , d i v i e n c o l o r i r á , ed
fe lucidifllme. ftelte x che f o n a le molte ofeura, p e r c h é c h i 11 ferve di efta per
Divine, ifpirazioni, mediante le quali fi uniríi con D i o , e c h i per difuniríi da
f a n n a i buoni , e fanti proponimenti . In lui i e da quefto íi pub conofeere V infer-
cambio, della Luna dai alia Creatpra l3 ap- m i r á , e fanitá della Creatura;; a GiuíH
petito i pero che non é t a n t o yofubile la. o g n i cofa coopera i n bene : Diligentibm-
L u n a , quanto V appetita d e i r uomo . Deum omnin cooperantur i n tonttm. A l -
P e r i l S o l e formi n e l l a v o l o n t a i l conofci- tri generano i n fe fteífteerte gioje, ma
mentb. d1 elegger te per f u a S i g n o r e , e fono d i minor valore aífai, aftai , e fe
Spofo. L e hai dato, la r a g i o n e , che va ne adornano quelli , che hanno paífata.
fcoprendoj, e coprendo iVCielo , anzi i l una certa e t á ; e quefto é u a amorofo af-
Solé del C i e l o , dico. i l conoCcimentodi fetto * che. ha la Creatura d e l difpregio.
D i o j perché, fe la. racione da te. i l l u m i - d e l M o n d o , e d i fe fteífa . C i íi gene-
nata non andaíTe diicutendo: q u e l che ra ancora u n altrk pietra , che: é d i m i -
ha da eleggere j ofare , o nonconofce- nor v a l o r e , e p i ü o f e u r a , e quefta él1 a-
rebbe Iddioj o verrebbe a c o n o í c e r l o con rnorofo affetto della penitenza.. N e l l '
gran t i e p i d i t a , anzi l3 o t f é n d e r e b b e . Sta- acqua aneara íi generano- attre pietre^
bilifci nel p i c c i o l Mondo, dellaCreatura- che fono ofeure,, e fe ne adorna c o l u i j .
T acquay, d o n á n d o l e la tua Grazia,. Ofelia che ha dolore 5 e quefta é la m o r d í i c a z i o -
quar acqua crei le tue C r e a t u r e - c h e , ne,efercitata- i n fe, e con, refempio i n -
fono i pefci per feryitu deü^'ucMio ,, fegnata- a* P m í í i u i i . , A n c o r a i n quefto
fon quefti pefci g l i a m b r o ñ anfetti, che: ít picciol? M o n d o v a cercando 1' amorofo
nutrifcono nella D i v i n i t a t u a , e quando, Verbo-le fértili piante, che í o n o la. í a g -
efcono d a i r acqua della tua Divinitá: gia memoria ,, che egll ha donata airAni^
muojono , pero, che attaccandoíl 1' affet- mav e-di eífe piante alcune, fono, dilette-»
to¡ a l l e c o f e t r a n í i t o r i e f u b i t o nmore,, fen- v o l i , . alcune fcuttuofe, afeune giovevo-
do. che un' afietto, f a l o in te genera con: l i a l c u n e nocive-, ed alcune falutifere s,
g r a n . f e c o n d i t á , quale íi truova fra pefci, che fanano 1* i n f e r m i t á . L a memoria de
una molticudine. d' aífetti aíie; virtü,. C i ; tuoi. benefízj> o Verbo,, adorna, e da gran
fono alcuni di quefti pefci tanto> nobili,,. dilettOíall5 Animají'a memoria delSangue
che generano. dentro di fefteífi pietrc, e c q u e l l a , clie éfruttuofa y la memoria de,
gioie p r e z i o í l í l i m e , delle quali T uomo beni celefti é g i o v e v o l é , . e diféníiva, per-
fi gloria d' adornaríi 5 Ci cava ancora dal- ché: v e n g a qual íi; v o g l i a tribolaz-ione it
le acque, q u e ü a tanto belía,, candi.da,, pena ,,, a í f a n n o . , tenraziane , o impa-
p u r a , e dilettevole gioja della pecla. E-. ziehza, penfando í^ánima* a i beni C e l e -
quefto é l'aftetto-araorofo delia P u r i t á , fti ,, che le fono- per quefto" pariré prepa-
Si quale, genera in fe queft'a prezaofa gio- ran', ©gni cofa pafsa: con l e g g e r e z z a , e
j a , della quale tanto lidiletca i l V e r b o , , f a c i l i t a , anzi: abbraccia Tápena p e r g l o -
e.he fe ne adorna-, non. giá perche eorli ria, a tal, che íi adempifee i n l e i quel che
non ne fia copiofiíllmo,,, eífendo la íbnta- difse. l a V e r i t a , c i o é c h e i l f u o g i o g o era
aa della- P u r i t á , ma tanto íi compiace, foave,. ed i l fu o pefo í e g g i e r o . L a me-
che la Creatura la poílegga , che p i g l i a rooriadélíe facoltá e riechezze che.dai a
quefto per adornamento.. Nafcono dal- g l i uomini ,,. e degli altrí beni traníirorf
le acque ancora, certitronchi a modo d i é n o c i v a , , ed oí&nftva, pub. nondimeno y.
fiammelle,; che fono i c o r a í l i , de q u a í l come per innefto, o« come alcune piante
i p i c c i o l i , epuri FanciulIini íi adornano . che trapiantatc in- altro terrenoy d i noci^
I l gufto; d e l k Saplen^a d i D i o . é. q u e l i a . ve vengono u t i l i , e p r o f i t t e v o l i , e f a a v i
De* Pazzi. Parte Prima.
a l g u f t o , pub dlco cosi quefta memoria fciarlo ftare i n f u T a l b e r o quanto í i y u p -
divenire anche ella g i o v e v o l e , trapianta- i e , perb che quanto piü c i allarghiamo
t a , per cosi diré^ nella valle della cogni- in quefta c o n i i d é r a z i o n e , tanto p i i i pe-
z i o n e d i feftefía} perche i n quefta í i c o - n e t d a m o , econofeiamo T ordine grande
nofce quanto é vile , caduco , c fralc, d i D i o , e p l u vediamo che e g l i non fa
tutto c i ó che c i fa infupcrbirc, é con uno cofaalcuna fenza grande ordinazione, e
generofodirprezzo, fe ei fi fofíelafciato Sapienza. L a conílderazione della capa-
tuttp i 1 M o n d o , parrebbe non aver la- c i t a ch? D i o da all* A n i m a , e della c o m -
fciata cofa v e r u n a , ma d'eírerfiallegge- municazlone che l e f a della,grandezza,
rito d i unpefo e d i una gran Toma . L a e b o n t á f u a , é un frutto n o n m e n o g i o v e -
memoria d e l l ' e t e r n i t á e quella3 che e fa- v o l e d e g l i altri p a í f a t i , perb che rifcald*
nativa, p e r c h é i n quefta m e m o r i a í i c o - grandemente é d infiamma 1* afíétto d i chi
nofce l a fuá eterna G l o r i a , o l a fuá eterna ^ t ^ g l j á ' N o n cefsa 1* eterna Sapienza d i
p e n a , o fe é (pinta d a l l ' a m o r e , o dal t i - creare i n quefto piccol M o n d o tutte quel-
moreadefideraria, o fuggirla. C r e a p o i le cofe, chepoíTonoeíTer utili a l l ' A n i m a ,
ancora quefto noftro grande Iddio i n altre per iftruzione , altre per d i l e t t o ,
quefto p i c c i o l M o n d o della C r e a t u r a , i á l t r e p e r ufo . C i crea altre Creature, che
fruttuoít, a l t i , e frondoíi alberi 5 e fono hanno T eífere , i l crefeere, ed i l fentire >
quefti i l capaciífimo intelletto d e l l ' n o - e quefti fono **Ii animali della t é r r a , tra*
m o , che é capacc per la fuaaltezza, fino quali fono alcuni m i l i , altri d i f e n í i v i ,
della v i f i o n e á e l l ' efsenza D i v i n a , ajutato ed altri offenftvi, i quali per i l peccato
pero dal lume della G l o r i a . C i fono alcu- d e l l ' u o m o fon divenuti n o c i v i , e quefti
ni alberifruttuoli, a l c u n i n u t r i t i v i , alcu- fono n e i r A n i m a i m o l t i , e varj movi-
ni che danno d i l e t t o , e fervono d ombraj menti , i -quali tutti bifogna andar tem-
alcuni non bifogna che ííeno lafciati sfio- perando, si i p e n í i e r i , come g l i affetti,
r i r e , p e r c h é fi perderebbero i frutti j e i n e F opere, e tutti indirizzare a D i o , fa-
alcuni bifogna lafciare i frutti per molto cendo i l tutto per o n o r í ú o e i n í e r v i z i o
tempo , innanzi che íi colgano , accib f u o , iiccome g l i animali fono infervizio
che l i maturino . L a conílderazione dell" d e i r u o m o . L a concupifeibile é q u c l l a ,
a m ó t e , c o l quale i l Verbo sMncarnb é un che grandemente é in fervigio d e i r u o -
a r b o r e , che da un frutto molto n u t r i t i v o . m o , eíTendo q u e l l a , che d e í i d e r a , e íi
L a c o n í l d e r a z i o n e <lella grandezza Áe.' pafce d i d e í i d e r j , e reca all' A n i m a gran-
Santifíimi Sacrameiiti d a ancora un frut- difíima ricchezza d i m e r i t i , dicendo i l
t o n u t r i t i v o , ma non bifogna lafciarlo Verbo , che íi contenta della buona vo-
sfiorire, p e r c h é fe ifiori cadeffero, i frutti lonta , quando 1' opera é i m p e d i r á . E
non verrebbero aperfezione, onde non ancora i n quefto picciol M o n d o T irafeibi-
bifogna coníiderare T origine de'Sagra- l e , la quale fa che íi tempra o g n i c o f a , e
m e n t i , p e r c h é potrebbe eífer d i molto riftrigne tutti i d e í i d e r j , e g l i riduce al
danno, e cagionare nell' A n i m e curiofe fervizio d i D i o . C i fono ancora i m o n d ,
qualche erroreedingannonella Fede, ac- e i c o l l i j l a prudenza é un alto monte j
t e f o c h é , a confiderare che tutto D i o íi onde c h i f a i l fuo albergo ne' monti c o n -
nafconde fotto si p i c c o l a fpecie d i pane, ferva ilfiio c o r p o p i u f a n o , p e r c h é quivi
é una gran cofa ^ m a bafta fapere che egli l'aria é piü p u r a , e vede, ed antivede q u e í -
T ha detto , e che l o pub fare, e jimiimen- l o che debbe fare, e íi provede, e i frutti
te che un poco d i acqua ci apra il Paradi- che v i f o n o , fon piü r a r i . C o s i la P r u -
f o , é un grande , e profondo miftero, e denza mantien i ' A n i m a , e i l c o r p o c o n
pero non bifogna ftare con 1' intelletto ad piü vigore di v i r t ú , non c i arrivando tan-
inveftigare, come pub ftar q u e í l o i m a , te n e b b i e , e cosi folta c a l í g i n e , che ca-
c o n í i d e r a n d o l a grandezza d i quefti Sa- gionano le p a í l i o n i , quando giungono
gramenti con profonda riverenza ed u- a i r intelletto , e l o d e p r a v a n o j e di piü
miltá p i g l i a r l i , con queir amore, íim- quivi íi provede, p e r c h é onora Iddio i n
plicitá, e p u r i t á , conchefuronoordina- tutte ropere fue j vede, ed antivede,perché
t i . L a c o n í l d e r a z i o n e d e l l ' ordinazione íi arma c o n gran fortezza i n tutte l e t e n -
d i D i o i n tutte le cofe > é un fruteo da l a - t a z i o n i . I fuoi frutti fon piü r a r i . M a
quali
Opere di S. María Maddalena
quali fono i frutti della prudenza, fe non v i z i o í b , ed i n d i f c r e z í o n e , ma devono ñ -
T opere che effa produce ? C^ialieffendo conofcere Tautore neiropera^e ringraziar
fattc con quefta virtu fe bene fono rare, l a D i v i n a B o n t á , che piü largamente a l -
f o r o nondimeno di maggior v i g o r e , ed t r u i , che a l o r o fi C o m u n i c a , e riconofce-
m i l i t a , onde v a l piü un* opera fatta c o n re parimente l a propria tiepidezza, e nc-
P r u d e n z a , che molte fattt c o n impruden- a l i u e n z a . M a non u contenta ancora que-
z a , e leggerezza. I m p c r o c h é l a Prudenza ñ o g r a n F a b b r i c a t o r e del noftro Iddio d i
v á m o l t o ben c o n í i d e r a n d o , e ponderan- quefto, che v u o l finir 1' opera, eífendo
do innanzi che operi quel che debba fare, egli i l compitore d'ogni opera,eperb crea
ed ancorchél*opere, ch'ellafáj íienodi in quefto piceiol M o n d o d c l l a Creatura
minor n u m e r o , fon piú grate a D i o ed altri animali domandati v o l a t i l i , che dan-
alie Creature j p e r o c c h é piu v a l e , ed é piu no gran d i l e t t o , e contento, e f o n o g l i
accetta a D i o u n a , o due opere fatte con efercizjde g l i a g i a t i , e p o t e n t i , per n o n
P r u d e n z a , e c o n í í d e r a z i o n e , che dieci diré o z i o f i , che fon varj uccelli, che v o l a -
fatte a cafo ,e fenza P r u d e n z a . C i é anco- no fopra 1* u o m o , efervono per í u o fer-
r a l a piacevol valle della Temperanza, v i z i o . Sonquefti all* A n i m a le trc virtu
cheváritraendoda quello, che, o l ' i n - Teologiche., Fede, Speranza, e C a r i t a , e
telletto fuperbamente vuole intendere , le quattro C a r d i n a l i , Giufíizia, Fortez-
o T appetito difordinatamenterichiedere, z a , Temperanza, e P r u d e n z a , e fon v a -
l a q u a l e n o n é monte j ne meno intera- rié , p e r c h é grande é la varietá de g l i uc-
mentc valle a ma piano fopra i l monte. c e l l i . L a fedelipigliaperle comuni, e
V a ritraendo primieramente la fbffiftica quafi ad oghurio cognite C o l o m b e , le
Prudenza d i quelliche v o g l í o n o invefti- quali abitanonelle proprieabitazioni, e
gare 1' opere d i D i o . Q u e l l e che facciamo íi cibano de^ c i b i che fono dati l o r o d a l l i
da noi medeíimi s' hanno ben da coníide- fteííi Abitatori j e per voler cavare ilfrut-
r a r e , e farle con fomma prudenza, ma t o d a eííe c o l o m b e , bifogna, che ííano
quelle che ci fa fare I d d i o , non rabbiamo domeftiche, e tanto conviene che fia l a
a c o n í i d e r a r e , n é p o n d e r a r e , malafciar- Fede n e i r A n i m a , dico che bifógna che fía
le muovere, e giudicare d a l u i , fenza pun- intrinfeca , p e r c h é quanto piu penetra
to penfarvi fopray né inveíligare la fuá dentro nell3 interiore d e i r A n i m a , tanto é
v o l o n t á . Ritrae ancora la Temperanza la maggior Fede, enonbifogna che venga
leggerezza di q u e l l i , che caminano nellc d a l l a l u n g a , come Taltre v i r t ú , m a c h e
l o r opere fenza Prudenza, e va contenen- fia radicara nel cuore. I l canto della C o -
do infierne tutte le v i r t u , facendone poi lomba é il gemere; p e r o c c h é gemendo
unfoave lattovaro, ed in modo le ferma, canta, e cantando geme. C o s i f a T A n i m a
eítabilifce n e l í ' A n i m a , che non lapub che g e m e , vedendo eífer tanta poca Fede
p o i muovere ogni piccol venticello, ne nelle Creature,canta c o n o í c e n d o l a G r a n -
mandare a t é r r a . M o d e r a ancora la d e z z a , e B o n t á d i D i o , ed infierne ge-
Temperanza ^ e ritrae da tutti g l i affetti, m e , e c a n t a , e c a n t a , e geme vedendo
e^difordinati appetiti, facendo che non come doverebbe eflere da tutte le creatu-
c^ingannino ricoperti con la corteccia re amato, e c o n o f c i u t o . S i r a l l e g r a d e l -
della neceííitá, p e r c h é la pura neceílitá ha la fuá G r a n d e z z a , e fiduoledelrumana
bifogno di tanto p o c o , che a fatica fi pub ingratitudine , che non l a conofce, n é
d i r c h e l i a , e d é q u a l i n u l l a i e l a Grazia ama. N o n vada T Anima volando tróp-^
D i v i n a che ci ajuta fa che ií poíía molto po in alto per cibarfi, ma fi trattenga a i
piü fare, c patire, di quel che altri cre^ baíío come l a C o l o m b a , l a qual n o n
derebbero . Nonego, fed Gratza Dei me- mangiadi queifrutti che fono in a l t o ,
"ÍW3 ¡ ñ a c h i non é iílnminato dal Cie- ma fícibadi femi, che fono radicati i n
l o , e n a n f a l a ú s a d i m p r á i n quefta v a l - térra j N o n bifogna che vada troppo
'le 3 fatilifiénte viene Ingannato , come in alto coa voler inveíligare T a l t e z z a
s íngarínáno qtiéliii che con la l o r umana di D i o 5 dico i l fuo principio c h ' é T e -
P r u d e n z ^ i u f ú r a n o le ferzc dJ un A n i m a ternitá , i l fao eflere , che é atto pu-
dalla D-.vma Grazia ajurata, e follevata. rlíTimo, edindependente, T u n i t á c h e b a
O n d e o g m cofa che paja l o r e c c c í T o , fará infe ftefíb, e la comunicazione» che i l

Padre
De* Pa2£i. f
Padre con perfettifltma equalitá fa a l l ' al- diletco, e-ricrea&ione allj A n i m a , accio.
tre due D i v i n e Pferfone, le quali con fem ne5 fuoi travagli íi conforti . O l t r e ch©
pliciíííma identitá d i Natura , edEffenza ella ha grandiífima forza per « n p e t r a r e
fono pero realmente divife i n proprietá molte cofe da D i o , e i n parricolare a r d k
d i Perfona dal Padre 3 e d a f e f t e í T e . N o n r e , e forze ne' noftri aftanni. M a di HUO-.
cerchi d3 rntendere 1'imrneníita d e i r i n e - v o dico T efercizio d i eífa non efser t a n t a
fcrutabile, infinita , e profonda fuá Sa- necefsaria, come deM* altre d u e , chefa»
pienza , p e r c h é fe coníideraííe quefto , n o p e r d i r c o s i , piü unite, c intrinfeche
fubkomancherebbe, e Verrebbe meno, con D i o , fenza le quati non puo quafi
ma bifogna che vada per i l f u o c i b o al 1* Anima operare, e giugnere a fruiré i l
V e r b o U m a n a t o , c h ' é ftato radicato nel- fuo D i o . O che d i í e t t o da a l l ' A n i m a
l a térra del puro ventre di Maria j creda quefta Speranza, facendok fperare quel-
alie p a r o l e , e íx conformi a i r opere del 10 che poi i n patria deve fruiré, ed i n
V e r b o U m a n a t o , che fono i femi radicati parte guftare d i quello che nel Cielo,
in t é r r a , de'quali fi pub 1J A n i m a cibare íí > eternamente ha da godere intendere, e
e n r á m e n t e j b e n c h é tal* hora per un pie- pofsedere, ch* é i l fuo Dio-, unendoficoa
c i ó l o fpazio di t e m p o , pofla v o l a r e , e lui perfettamente. C i é ancora la r a r a ,
follevarfi a queíle c o n í i d e r a z i o n i , p e r r i - e tanto volante A q u i l a , e quefta é nell5
v e r i r e , adorare, e c o m p i a c e r l t d e i l a D i - A n i m a la C a r i t a , l a qual non é rara , per-
vina Grandezza 3 ma torni giü baffo a c h é D i o fia fcarfo d i comunicarla, ma
prender i l c i b o , e fe vede che troppo s' in- p e r c h é da pochi é ftimata eritenuta n e i r
n a l z a , íi riftringa in fe ftefla, e nella con- A n i m a , e percib da rari é pofsedüta. L ' A -
liderazione d e í l a f u a b a í f e z z a , oppofta a quila vola in a l t o , e per fuá natura non
tanta G r a n d e z z a , d i c a . Bonum m i h i , quia p i gli a l a feorza d e ' f r u t t i , m a U m i d o l l o
humiliafii toe. C i fono ancora molti va- d i e í f i , e particolarmente del c e d r o . L a
r j , e p i c c o l i uccelli d i l e t t e v o l i , e d i qual- Carita é grande tanto, quanto é P i f t e f s o
c h e u t i l i t á , come fono Calderugi ed al- D i o , p e r c h é e g l i é c a r i t a j Deus tbarttas
t r i , e quefti fono nell1 A n i m a l a virtú e/i. V o l a i n alto tanto, che fe ne va fino
della Speranza, con la quale íi pub fpera- al T r o n o della S S . T r i n i t á , e quivi entra
r e m o l t e c o f e , ma non é pero neceífario nel feno delF Eterno P a d r e , e dal feno del
cfercitarla cosi fpeflb, come T altre due, P a d r e , vá p o i al coftato del V e r b o , eda^
F e d e , e C a r i t a , a n c o r c h é g i o v e v o l e , e coftato nel cuore, e quívi fi r i p o f a , e cava
profittevole fia dal modo d' efercitarla. 11 fuo nutrimento . C o s i 1J A n i m a che ha
P e r c h é fe bene la Creatura non fi pub fal-- i n sé l a C a r i t á , cerca di nutrirlifolo i a
yarefenza quefta, radicara ed infufanelF D i o , e di quello quietaríi: quivi ella ci bas-
A n i m a , e cosi ancora é tenuta qualche ta , e ripofata ripiglia U v o l ó , e fe ne fcen-
v o l t a farne i n vita qualche atto, o per de giu in t é r r a , p e r c h é la carita s' eftende
impetrar perdono, o per riconofeimen ancora a ' P r o í í i m i con P a m a r e ) aman-
t ó - d e i r u l t i m o fuo fine, ed i l pcníiero dogli non come Creature folo, ma come
dellü Beatitudine, chJé T oggecto princi - créate da D i o ad imagine, e fimilitudine
paliífimo della Speranza , c i coisforta fuá. N o n fi í é r m a in amare i l e o r p o , che
grandemente all'operare, p e r c h é fenza é l a feorza, ma entra n e i r intrinfeco dell*
elfo malamente fi lopportano i travagli A n i m a j non rifguarda la pena , ma la
e'pefi d i quefto M o n d o , e della morti-fi- caufa della pena, ch3 é V oftefa, non V of-
cazione per amor di D i o , e fenza queíta fefa in feftcfsa, m a c h i é T o f f e f o j non ha
fperanza , Tniíerabtliores ejfemus ómnibus mira alia G l o r i a , m a a c h i g l i e l a d á , non
hominihus : ad o g n i modo f altre due fi ferma ne' doni d i D i o , ma nel Donato-
é neceífario efercitarle piü frequente- r e . N o n fi ferma nella carne del V e r b o ,
mente , p e r c h é g l i o g g e t t í della Fede ma nell3 A n i m a , non fi ferma a confidera-
1* abbiamo fempre dinanzi a g l i o c c h í re le molte pene, che pati quefto V e r b o
n e l Santiífimo Sacramento d e l l ? A l t a r e , U m a n a t o , ma nellaconfiderazionedell1
e n e i r altre cofe propoíleci dalla Fede 5 e amore, conche le pati j finalmente non
l a C a r i t á s^efercita in ogni opera bupna 5 íi ferma nel Verbo U m a n a t o , m a , folle-
ma la Speranza principalmente ferve d i vata da l u i , nel D i v i n o g e n é r a t e ^b eterno
Ofete dt S. M . M a d d . d / P a z z í , B dal
Opere di S. Mária Maddalena
dal Padre j e cosi entra nella D i v i n i t á , e volando un'akro uccello j c h í a m a t o T o r -
da q u e l l a , come dal m i d o l l o del cedro tora , che é la F o r t e z z a . Q u e í l o a n í m a l e ,
cava i l fuo nutrimento. V a poi volando quando ha perduto i l fuo compagno, v a
per q u e í l o picciol M o d o ü n ' a l t r o . u c c e l l o , gemendo, cosi 1* A n i m a , avendo in fe
i l quale fi va ripofando i n alcuni a l b e r i , e quefta F o r t e z z a , va gemendo la f r a g i l i t á ,
facendo quivi i l fuo n i d o , partorifee i fuoi in che íi vede efíere, a n c o r c h é per for-
d i l e t t e v o l i , e graziofi Figliuolini íímili tezza fía fortificata s ed ancora va gemen-
a fe , nutrendogli poi c o l f a n g u c del fuo do la fragilitá de1 fuoi P r o í f i m i , e aven-
p e t t o , e queílo é i l Pellicano prefo nell' do perduto i l fuo compagno, c i o é i l güilo
A n i m a per la G i u í l i z i a , Ja quale íi vá r i - di D i o per fottrazione del fentimento
pofando nt U* altre v i r t u , come nella cari- .della G r a z i a , non fi vuol raccompagnare
ta , u m i k á , pazienza, neir a m o r e , ed in con a l t r i , b e n c h é venga qual tribulazio-
m o l t e a l t r e , e genera l a R e t í i t u d i n e , e n e , o tentazione voglia , ftá tuttavia
b e n c h é fia Giuftizia non recufa la Mife- nella fuá fortezza, e ftabilimento, che
ricordia , nudrifee poi i fuoi generad c o l é f o l o D i o , fe bene non io gufta. V a an-
fangue del fuo petto, e queílo non é al- cora creando uno Sparviere, non perche
t r o , che T U m a n i t á del Verbo , che con queílo uccello in fe íia buono , ma é bel-
l e fue parole, o p e r e , edefempio g l i n u - l o , é d á d i l e t t o a chi lo tiene i n m a n o ,
trifee , ma molto piü c o n lo fpargimento e q u e í l o é la Difcrezione, la quale pro »
del fuo preziofo Sangue. Rende poi la priamente non e v i r t ü , ma una regola
G i u í l i z i a ad ognuno quello che e f u o , a di tutte l e v i r t ü , onde fenz'elfa , le vir-
D i o , a l l ' A n i m a , al c o r p o , ed a* Proffi- tu non farebbero v i r t ú , eflendo queda un
m i . Rende a D i o quello che é fuo, che lattovaro, che in fe contiene la regola ,
é T a m o r e , culto e riverenza, e quello e perfezione di tutte le v i r t ú , L o Spar-
ch'egli fommamente d e í i d e r a , che é T A - viere attrae a fe tutti g l i u c c e l j i , e g l i
n i m á cresta per l u i . Rende a i r Anima p i g l i a , e fe ne pafce^ ma non vorreb-
quello che é í t i o j e non avendo T A n i m a be eííer veduto. T-anto fa n e l l ' A n i m a
a l t r o , che fe íleífa , anzi n é pur íe ftef- quefta Diferezione, concioíiaché come
f a , p e r c h é ella é d i D i o , íi riduce ñ o n madre della Temperanza ella m i r a b i l -
aver m i l l a , che fía fuo3 ma ritrovando mente la rende atta ad attrarre da D i o l a
p u r é in fellefía l a cofa p i u prezitifa, e Sapienza con la quale intende q u e l l o , che
piú r a r a , che eífer p o ^ a , che é i l fuo ha dafare perpiacere a D i o j e va levan-
D i o , i l quale per amore s' é donato a leí, do da fe tutto quello che vede, che poífa
e trovando Iddio in feílefTa, che é vera- impediré la Sapienza j e conofeendo c i b
mente fup > rendendo a íeíleífa i l fuo D i o , che debbe imitare, e ritrarre in fe fteíTa ,
viene a rendere a feíleífa quello che é attrae da fuoi Proffimi le v i r t u , eífendo l e
f u o , perché fuori di D i o non ha F A n i m a Creature un modello di D i o j onde fe
cofa riguardevole che poifa dir fuá. I l vuoí fare la v o l o n t á d i D i o , bifogna che
corpo non ha altro, che la t é r r a , che l o rifguardi i fuoi P r o f l i m i , ne'quali vede
foíli ene i n a i r o , e nel profondo, e per elfer varietá d i v i r t ü , e d i quelle vada
mezzo d i q u e í l o i i muove 3 onde F abbaf- attraendo , e pigliando , con imitarle
fa , edinnalzaj e V Anima a fimiglianza per p i a c e r e a D i o , quanto le íia d i p r o -
d i q u e í l o , riavtndo i l proprio conofei fitto, e g i o v a m e n t o . Ed ancora da que-
m e n t ó s3 a b b s í í a , ed innalza con la pie* l l i Proíjímii puo imparare a conofeere,
c o l a , e grande n m i l t á . Rende ancora al quello che difpiace a D i o . Attrae an-
P r o í í i m o quello che é fuo j e che cofa ha cora dalle cofe tranfitorie, i l conofei-
i l proífimo , che veramente íia fuá? Il mento della l o r fragilitá, per non appi»-
V e r b o Incarnato , che veramente é n a t o c a r í i a d e l í e , e n'apprende l a gratitudi-
per lui , e a l u i é dato : Hobn datm > w ne, per veder quelle renderíí grate al fuo
¿>is natus. Pero Y A n i m a , che ha i n sé C r c a t o r e . Attrae dal Demonio , e che
quefta G i u í l i z i a , rende al Proífimo F in- cofa ? quella che e g l i nonconobbe m a i ,
carnato V e r b o , procurando d ' i n n e í l a r l o dico r u m i l t á , f e n d o c h e D i o per la Su-
ne c u o n a l t r u i c o n r e d i f i c a z i o n e , paro- perbia l o fcaccib da fe j onde per q u e í l o
l e , ed opere. V á i n queílo p i c c o l Mondo ' conofcendoT A n i m a , che laSuperbia é
tanto
De* Pazzi. Parte Prima.
canto da D i o o d i a t a , impara r U m i l t a , da D i o , l o -debbono feguitare con gran
e 1' efercica j fi deve ancora h Difcre- diligenza, non ufcendo in parte alcuna
zione tenere i n p u g n o , avendo fernpre di e l l o , e fe e d a l Demonio , faggirlo , e
avanti a glí o c c h i tinte le v i r t ü , pefando- fchifarlo.
l e ,, e p o n d e r á n d o l e per efercitaríi in
q u e l l e . Sorgono poi certi a k r i u c c e l l i , C A P I T O L C II.
la foftanza de' quali é nutritiva, e non
fono m o k o f a d l i ad eífer p r e í i , e quefti Segtts l ' ijíejfa mareria trattunde in 'pArtico-
fono le Starne, che figniíicano l a faggia lare ¿uIIa Creaaione del¿' Uomo, e delP
Prudenza. V o l e n d o pigliar quefto uccel- altre opere del •vecchio teft Amente y quali
l o , bifogna appoíjare i l iuogo dove abita itpplica aI modo che Dio tiene in conáurre
nellaluce del d i , e nelle tenebre delía t Anime aIIa perfez,ione *
notte andaré a pigliarlo con la luce par-
ticolare. Quefta Prudenza é di D i o , e
in D i o , e da pochi é intefa , e prefar
fendo che alcuni l a vanno cercando con
V ldit BeurcunÜa quA /ecerAt, (V erane Nell.
VAÍde bonAy & benedixit eis .• V e g g i o iftefla
Dio1 crear T u o m o v e ^ i o D i o ricrear Notte §
certaaftuzia, che par prudenza, voíen?- i ' u o m o , - e fare o g n i cofa* íímilmcnte in
do con la propria Sapienza i n v e ñ i g a r e le q u e l í o uomo , i l quale c u n p i c e i o l M o n -
cofedi D i o , e q u e l l o , che efli devono fa- do , nel ricrearlo alia grazia , c h e í e c e giá-
re , e veramente perdono i l tempo, e i n crearlo al M o n d o . Tiene D i o il medeíi-
q u e í l l tali mai l a prenderanno i ma chi mo ordine i n ricrear, per dir cosi, quefto-
veramente l a v u o l p i g l i a r e b i f o g n a che píccol M o n d o alia Graziajche tenne giá i n
vadi al Verbo D i v i n o , dove abita que- ricrearlo per natura , e anche al principio
fta Prudenza, e con lafua luce l a trove-| condurlo alia G r a z i a . Furononel Mondo
rá> ma non potendoli da n o i p i g l i a r e , tre tempr, í t tempo di Natura, i l tempo
come Greature mortali nel V e r b o DivL dellaLegge , e ií tempo della Grazia i e
no j bifogna, che andiamo al Verbo Urna tanto fa i n quefto piccol Mondo d i nuovo^
n a t o , e c o l lumepamcolare della C a r i - ! in quefta ricreazione per G r a z i a . N e t p r i -
ta laprenderemo, l a quale fe bene é lu mo tempo , che fu di Natura , Iddio c r e a
me a tutti , nondimeno a c h i la porta j r uomo in fomma Innocenza, nella qua-
appreíío d i fe , e maggior l u m e , íiccome i le ñ e t t e p o c o , perocche facendo i l pecca--
la lucerna.rende piü lume a c h i la porta t o , in un certo modo guaftb lafua Natu-
i n m a n o , che a g l i a l t r i , . che ftannolon- ra; Venne poi i l D i l u v i o per i m o l t i pecca-
tani . L a carne d i quefto uceello- é m o í t o ci commeííi", c o m a n d ó í d d i o a N o é , che
delicata,, e febene fi cibano d i eíía tutte facefle l ' A r c a , nella quale íi" falvarono-
le períbne , nondimeno i n o b i i i fon quel- otto anime, e ancora v i furono racchiuíi'
l i , che piu T ufano. Entrando al partid animalimondi , ed í m m o n d i j de' mondi
colare,, d i c o , che l i cibano d i qüerta Pru- feptenA'-, & ' feptena-y de g l ' immondi dm r
denza; c e r r é perfone virtuofe, si ,, ma i & á u o . V i e n p o i i l Diluvio', e leva'- tutte
piü nobili,- che fono, i C r i f t i , e l e íá- le cofe créate di fopra laberra, ^imanendo,
grate Vergini , z quali D i o piu> larga- N o é neir A-rca, manda poi fuori Ta C o -
mente comunica, queito dono c e l e í t e . I lomba , 6 queliatorna c o l ramo deirulivo1
Criltt> ia. t e n a hanno gran biiogno di in bocea, iníi'egnoj che fonceffateFacquejv
queftia virtu-, in coníigiiare aíioivere, i e ranro fa neli5 Anima N e l fecondo tem-
e dar d o c u m e n t i m a : non meno é n t cef- po della legge vien Moiséfu:'l Monte do-
faria-alie iaErate-Vergini, p e r c h é hanno ve riceve la legge ícrirta in tavole di pie-
da accettare. i eenliglj,,:, ed' avvilr, che i trav onde Di o nel d a r í a , manda foigori,.
fon dan l o r o , e c o n í o m m a P r u d e n z a , e e fa tremare il monte s l i riempie lafaccia
grande eíatezza di-nente, andarglicon- di Moisé di fplendore: a tal che ha da ve-
liderando, e quelli y the. li v e g g o n o c i b lare l a í ü a f a e c i a fe vuol parlare al t o p ó -
mecrer i u o p e r a , c¿ niínnano a •naggior lo 5 e gíi dicono > ch' egli parli^loro , e non-
geií¿zi:.-'jc.. Hanno . ncora aa andar con- l ü d i o , accib che non muojano j e tanto fa-
iidcraíjdo ií loroiinninfecotiro , fe é da neii0Anima". Lafcio andaré i l R o V o , . che-
Í ) i o , Q;dalDemonio i , c c o n o í e e a d o eífer vide M o s é a*dere, e non confumarfi, p e r -
Q p r e dí S. Mana Maddálena
<che ofa non é «ecóífario. Rimane i l po- monte, e vede forgere dal rtiaré queíla
|)olo Ebxeo nelFJEgitto pjefo. C o r n a c nuvoletca, che fe ne va a l C i e l o , e fa
da. D i o a M o i s é , cke vada a Fataone, gran pioggia j ma v u o i , ch*io lafci anda-
^e^li d i c a , che lafci andaré i l f u o popo ré tuttoquefto, che perora non faper T
í o , alcrimer* l o g a f t i g h e r á . M a que- A n i m a con cuete Y altre profezie de1 P r o -
felolafcierb, e d i r o qwando B i o c a v o f e t i . N e l t e m p o poi deila G r a z i a , manda
i l fuo P o p ó l o dalla fervitu d i Faraone, D i o te V e r b o , e tu fai tutee le tue opera-
¡e quando d i c e , che p i g l i de?vafi, e pie- z i o n i , e tanto fai in quefto piccol Mondo
í r e pre^iofe d e l l ' E g i c t o , faceiidolo paf d e i r Anima j lafcio andaré quelle dodici
í a r e i l mar roíTo j ma v i annega dentro c o l o n n e , che defti al M o n d o . V e r r á p o i
f arao.ne con tutci i fuoi S e g u a c i . C o n - A n t i c h r i l t o , ed ancor egli entrera n e i r A -
jiuce p o i i l popplo per i l deCertOjdove e g l i n i m a . Ritornerai, o V e r b o con la tuapo-
mormora per difetto , e mancamento teílá a giudicaíe, e dar la gloria, e la pena;
d i c i b o , onde D i o manda loro ijfoavif- e tanto íarai n e l f A n i m a , p e r c h é le darai
fimo cibo deila M a n n a . Ritorna d i nuo- la g l o r i a , e la pena.
y o i l Ropolo a mormorare per la fe^ T i e n i i l medeíimo o r d i n e , o Eterno
| e : baíDe Moisé lapietra c o n l a V e r g a , Verbo , in ricreare la Creatura a Grazia, e
facendone ufcireabbondantifíime acque^ condurre un4 Anima a particolar perfezio-
4allequaAi non í b l o e f a z i a t o i l P o p ó l o > ne, chetenefti in crearla nel Mondo . M a
tna ancora turto i l lor b^eftiame . Vanno 10 uonT intendo, e non l o c a p i í c o j pe-
.poi canvninando v e r í b la t é r r a d i Pro- ro b i í b g n a che mandi un influífodei tuo
ípniflione j e avanti > che íi conducano Sangue , che me lo faccia incendere ,
v e g g o n o i frutti d i eflfa, dico que' due e capire. O Verbo potra venir i3 Anima
g r a p p o l i ; fono per la lor gola j e mor- a tantaperfezione, a quanta la chiami^
rppra^ione moríicati da'ferpenti, ed in e d h a i o r d i n a t o , che venga? P o t r a , s i .
aiedicina del gaftigo efalta ancora M o i - Creando T u o m o , prima g l i doni T inno-
s é USerp^ncc nel deferto, ma lafciamo cenza, nella quale ftá alquanto t e m p o i
andar? . Muore p o i M o i s é . E folo due g l i doni ancora l a compagnia, voienda
e n t r a ñ o n e ü a térra d i P r o m i l l i o n e . In- che m o i t i p l i c h i , d i p o i g l i fai i l com anda-
^anzii a Moisé fu ancora A b r a m o , i l mento , che non mangi delfrutto vietaco.
quale D i o p r o v b i n un m o d o m a r a v i g i i o - Tanto fa i l Verbo n e i r Anima , p o i c h é
í b > e í u p r e m o s dicehciogli, che íacri- in cambio delP innocenza , le dona la
fiealTe i l fuo Figliuoio Xíaac , i i quale fuaPuritá perparticipazione, ed un ca-
%m$vjttanto* E canto fa n e í r A n i m a . minare in linceritá, le da la compagnia
D o p o fii i l gran Patriarca G i a c o b b e , i i deila fapienza, e del libero arbitrio, ac-
quale fece ajialotta con T A n g e i o , e yidde c i o c c h é con la fapienza polfa conofeere
quella bella/cala a la c u i f o m m i t á tocca- ed eleggere q u e l l o , che per giugnere a
v.a i l , C i e l o , doveafcendevano j edifcen- perfezione ha da operare,, e co ' l l i b e r o
d ^ v a n q g l i A n g e l í . M a vuoi , c h ' io arbitrio meritare 3 e durando un poco d i
l ^ f c i uitre q u c í t e c o f e o V e r b o , p o i c h é fatica i n operar q u e l l o , che giá con lafaf
W&. v o l e í i i , che foíTero a Jui inoílre i n pienza ha cíete©, le fia m e r i t o r i o , fendo
% u i a deila C h i e f a , che perche elfo Q i a - che fenza quefto libero a r b i t r i o , í a r e b b e
c p b b e T avelle ad operare j e vuoi ch5 io 11 fuo operare tuteo opera d i D i o , e pej?
prenda i o l o a rimirare m quelto piccol confeguenza nulla merkarebbe j ma quer
Mondo. d e i r Aniaia tmre q u e ü e cofe .í fto l i b e r o arbitrio tal volta non vorrebbe
che tu. m í o D i o j per te licífo operafti 3 1* A n i m a a v e r i o , fendole la cagione bena
ed aflcora.queJIo, che operafti pexme*- fpefío d i farla difunir dal fuo D i o * Vuo*
•*<> de tuoiServi ., Vengono poi i Sanci lg ancora, che moitiplichi nelle buone-
Pfot.eti.,. i q u a l i con lor p r p f e í i e . a n n u n r opere,ed incondurre m o l i ^ Anime a Dio*
•SÜanoil Vejbo,, e. c o n r oralione l o pra- P o i le fa i l comandamento,,, e vuole , cha-
vo cago 4,, vemre,: D i p o i con le figure del tutto r oífervi ,. efe nonlvOÍTervará»-,
mnnv d w o ü r a n d o queilo 3. .che h,a da le proponeia p e n a ^ i n chéí eífa iaeorre--
MVS.3 & m i t o íai.nell-Anima .• II . P r o & t a ra . E d i l comandamento , é , che non»
f 4 i a d o p ^ U U w ^ a íiccits. dimoi-a fa.3!; viíole s;he; v a d i inveftigando curiofa?
De* Pazzi. Parte Prima. 9
mente l'effer fuo D i v i n o , piu che eíío íí grande impedimento alia perfezione ,
compiaccia di farglielo intendere, ma Manda 11 V e r b o i l diluvio per non tro-
che lí trattenga nel giardino della fuá var nell3 A n i m a quello fpogliamento d i
U m a n i t á 5 perché fe andafíe inveíligan- fe fteffa, che ricerca da l e i . M a q u a r é
doTeíTerfuo eterno, ed infinito, verreb- N o é in quefto picciol M o n d o , fe non
be meno, non potendo eífer capito da la v o l o n t á , che í o l o é rimafa illumina-
Creatura creata. Stette A d a m o alquanto t a , fendo T-altre potenze ed affetti a l -
rempo nello ftato deli'Innocenza > dipói quanto offufcati? e flecóme N o é non
i o p e r d é . 11 perder Tlnnocenza neil5Ani- era del tutto fenza peccato, m a e r a n o n -
m a , é una deviazione, che fa alcuna dimeno i l piu giufto, che íi trovafle af-
volta da quella puritá d'intenzione infü- lora nel Mondo : cosi é l a v o l o n t á , íeb^
fa da D i o , ed un non riconofcere, e bene non é del tutto perfetta, e non del
cuílodire quefto dono cosi grande di tutto macchiata: ma é rimafo fblo c o l
q u e ñ a p u r i t á . V i e n poi i l Serpente, e l i lume di queirintrinfeco tiro di D i o . I,*
fa fare la difubbidienza, e r A i i i m a con A r c a , che ha da fabbricare n o n é a l t r o ,
quella fuá fapienza va difcutendo, che che una corrifpondenza aii'intriníeco l u -
errore puo eííer i l fuo quando avrá per- m e , e c o g n i z i o n e , che D i o le ha d a t o ,
c a t o , e che peccato puo averfarro, che ed agli intrinfechi movimenti, che ell?,
Iddio íi abbia a diíungare alquanto da ha dal feno del Padre. Comando D i o a
l e i , e íi duoie per q u e í t o l a t o , che I d - N o é , che rinchiudefíe n e i r A r c a ottp
dio Tabbia dato i l libero arbitrio, me- A n i m e , ed i n queft'Anima debbono ef-
diante i l qualé ha íatto la difubbidien- fer otto c o g n i z i o n i . C o g n i z i o n di D i o ,
za , avendo amato di far piú la v o l o n t á di fe fteíia, d i c o , del fuo non eífere co-
p r o p r i a , che quella di D i o 5 onde fará me da fe, ma tutto da D i o : cognizio-
necefíario che i l V e r b o ie dica: / » / « - ne della grandezza, e nobiltá d e i r A n i -
dore vultus tui vefeeris pane tuo j cioé b i - m a : cognizione dei doni particolari, che
fogna, che le mollri quel necefíario pa- D i o comunica all' Anime : cognizione
dre , c o n cui foddisfaccia al diletto della della prima innocenza, che D i o diede j
c o l p a , e bifognerá che 51 Verbo le dica . cognizione della particolar provvidenza,
Ubi es ? N o n in te ftefla, perché fei ufci- che rien di leij cognizione, che tutto
ta dalla tua rettitudine 5 non in me, q u e l l o , che fa in l e i é per affetto di
p e r c h é mi hai oífefo. Dunque in qual- amore, cognizione di p u r i t á , maífima-
che cofa piú v ü e di te ñefla, che é la ; mente d'intenzione. Quefte otto anime
C r e a t u r a , a cui s'appicca per aftetto, o íi devono collocare i n queft3 Arca . O
r a í f e t t o di fe íielía, per cui viene a ca- facra Arcafabbricata del compendio del-
dete n d l a baííezza delle beftie, cui era le c o g n i z i o n i . Comando ancora D i o a
per Natura fimile, e per G r a z i a molto N o é , che rinchiudeflTenell3Arca di tutte
p i u efprefía, e viva immagine di D i o . leforta di A n i m a l i , m o n d i , cd hronoty*
Moltiplicando p o i i P o p o l i fopra la tér- feptena, > & feptena. j dm > & dúo , In
ra , m o l ñ p i i c a r o n o grandemente i pec- queft' Anima ci hanno da eífer tytte le
c a t i , e T i n i q u i t a , in guifa che Iddio fu virtú ; come l a C a r i t a , U m i l c á , U b b i ^
forzato a mandare i i d i l u v i o fopra la dienza, ed altre, e liccome g l i A n i m a l i
t é r r a : Eleflc N o é d i c e n d o g l i , che facef- mondi aveano da eífer fette, e fette di
fe un*Arca, ut falvctretnr uuiverfum (e- ogni forta^ cosi in quella debbono eífer
men in ea . Lafcio tutte le circoftanze, quefte v i r t ú , fondate fopra i fette doni
che avea da aver T A r c a , p o i c h é o r a n o n dello Spirito Santo . Sopra ogni deno piu
fa per F A n i m a , A v e n d o perftverato al- v i r t ú , fecondo che fi compiacera d i co-
quanto la poverella A n i m a in deviare da municarle. Avea da eííér n e i r A r c a m i -
quella í i n c e r i t á , e p u c i t á , che D i o le nor copja degli A n i m a l i i m m o n d i , che dei
avea data da p r i n c i p i o , per non efler m o n d i , perché n e l F A n i m a c h meno d i
andata dietro a q u e i r i ñ t r i n f e c o tiro di bifogno di quelle virtú , ch'elia debba
D i o , c o l quale poreva far gran cofe, e efercitare nelle azioni efteriori, che di
camminare a gran paífo alia perfezione, quelle che deve efercitare neirinteriore.
come al contrario i l non feguitarlo é di M a n d ó poi i l diluvio . Mando ancora
Opere diS. M . Maddal. de' J?ax,Zí . B 3 in
Opere di S. Maria Maddalena
in quefto picciol Mondo i l V e r b o mear- pigli una v i t t i m a , c i o é fe íleífaj morti-
nato i l D i l u v i o . E che D i l u v i o é que- ficara c o ' l coltello della mortificazione,
fio? U n a foprabbon.clante.Grazia, edin- nel fuoco della tribulazionc affinata ,
fuíione del fuoSangue, dove fa annega ma non giá dalla fenfibil prefenza del
re tutti i defiderj, ajffetti, ed intenzione Verbo abbandonata, e quella facrifichi
deir A n i m a , che fon fuori del voler di a D i o . Lafciando tutto q u e l l o , che oc-
l u í . Manda N o é la C o l o m b a fuori d e l i corfe in quefto m e z z o , ce ne andremo
A x c a per vedere fe fon ceífate Tacque. a rítrovare i l P o p ó l o E b r e o , quando r i -
E I'Anima manda la C o l o m b a , l a quale mafe prefo n e i r E g i t t o fotto l a crudei
é i l n u l l a volere 4 a fe, m a t m t o c i ó , fervitu di Faraone . E cosi rimangoii
che vuole I d d í o , a vedere fe rinfluen- prefi tutti i íenthnenti d i un timor fervi-
za d t l l a foprabbondanteGrazia é finita. je . E í i c c o m e , ufeendo poi g l i E b r e i
O n d e trovando finita quefta influenza, deir E g i t t o , portavano feco v a l í , e pie-
fi ripofa fopra l a mifericordia, che ve- tre preziofe, cosi quefti fentimenti dell*
d e , che Iddio ha fatto alie fue Creatu- A n i m a , ufeendo d i quel timor fervile,
r e , a n c o r c h é efife rabbxano offefe. T o r - prendono i vaíi , e le pietre preziofe,
r a poi quefta C o l o m b a con un ramicej- dico i frutti, e i tefori del timore . Paila
l o d'uliva i n bocea, cioe con la conti- i l P o p ó l o Ebreo i l mar r o f l o , e i fenti-
nua confeflíone della P u r i t á d i D i o , la menti dell*Anima paflano peJl maredall*
q u a l P u r i t á brama imprimere altamente amore. V o g l i o n paíTar i nemici d e l l ' A n i -
nell'Anima con le grazie. D i p o i D i o l i - m a , che fono le paflloni, ma rimango-
ten zi a N o é , ch'efca d a i r A r c a . Tanto no annegati in quefto mare deiramore.
fa i l Verbo all*Anima, d á n d o l e l i c e n z a , V a camminando i l P o p ó l o Ebreo per i l
ch* efea dall5 A r c a di quelle c o g n i z i o n i , jdeferto, dove mormora per difetto dei
t fi vad a dilatando, e moltiplicando per c i b i , onde D i o manda loro i l foaviflt-
tutto i l M o n d o , d o v ' e l l a poi cammina m o cibo della manna. E d i l Vexbo a l l '
c o n ogni í i c u r t á . Viene D i o aliarprova- A n i m a , quando e afiamata, da i l cibo
zione .con A b r a m o . E d i l Verbo Incar- di fe fteífo, d i c o , quella manna afeofa
nato c o i r A n i m a . D i o dice ad A b r a m o , nel Santiíllmo Sacramento, dove trova
che facrifichi i l fuo figliuolo, c h ' é la tutti i g u í H , che vuoje. Se l o v u o l po-
piú propinqua, e cara cofa, che.abbia. tente, egli é potenníTimo, períx c h e ,
Tanto fa i l yerbo a q u e l l ' A n i m a , che Omnia , qmcunque velmt Dominns fecit
per G r a z i a ha eletta ad una perfezione in C a l o , & in térra,. Se l o vuole íimile
particolare, 4 i c e , che g l i facrifichi i l i a fe ftefía, debile, d i c o , ed impotente,
ílio proprio F i g l i u o l o , d i c o , la piú cara eccoio p o i c h é con cinque parole íi l a -
ed imriníeca coCa, che abbiaj e qual é feia tirare i n tena dai fuoi CriíH . Se
l a p ' ú cara cofa che abbia T A n i m a , fe non l o v u o l e i m m o r t a l e , ed eterno, egli q u i
i l V e r b o , e dolce fentimenío del Ver- é , non avendo, ne principio ne fines fe
b o ? V u o l dunque, che g l i facrifichi íe l o vuole temporale, qui é l a carne, che
fteífo , e l o conduce í u ' l monte della prefe in tempo per n o i . Q u i v i , s ' e l l a
contemplazione della D i v i n i t á , unita l o vuole nafcófto , eccolo in modo íi
con l5 U m a n i t á , dove 1? fteís Anima nafeofo, che, ne anche l o conofceva-
neiraltezza di f u e l l a cpntempla?ione ac- no j piu alti Serafini del C i e l o . Se l o
confente di lafciare di guftare i l V e r b o , v u o l manifeño , e palefe, eccoio , e
per ofíbririo f a c n ñ c a t o per c o s i diré in m a n i f e í l o , e p a l e í e , p e r c h é que! c h ' é
fe ftelfa, e nell'altare del fuo cuore a l l ' veíate/ agli occhi c o l velo , e benda del-
Eterno Padre j onde vedendo i l Padre le fp^cie Sagramentali, é fvelato, e fen-
quefta re)aflazione d e l l ' A n i m a , non pub za benda al c u o r e , coi fentimenti inter-
fopportarc, che ftia fenza guftare i l fuo n i , a t t e f o c h é quel che fi crede con l a
dolcifllmo V e r b o , e confeguentemente Fede, fi conofee, e fi fperimenta c o l ca-
l u i fteífo j pero manda un A n g e l o , c h ' é lore deH'amore. E fe l o v u o l dilettevo-
unafuperna ifpirazione, mediante la qua- l e , v e d i , che íi nafeonde fotto fpecie d i
le le fa intendere, che non facrifichi i l pane, c h ' é l a piú commune cofa, che
fuo figliuolo, d i c o , i l fuo V e r b o j ma abbia í ' U o m o , dandoíi a l l ' A n i m a nel
piú
De Pazzi. Parte Prima. I I
piü dilettevol modo che fia, ch5 é i n el- darai tutta a D i o C o s i í a , cosi f á . O
b o . In fomma, fe vuole con eíToTemu te beata. D a n d o D i o la L e g g e a M o i s é ,
dolores e rammaricarfir per eííer límile favclla con fui a faccia, a faccia, e q u e -
alia Paílione del fue S p o í o , eccone qui» fto íígnifica airAnima, ch'ella non s3ha
v i u n meraoriale » e quefto pane l a vede da fermar folo n e l i ' U m a n i t á del V e r b o ,
c o t t a nel fuoco del tormenti , e del!a pafcendoíi della confiderazione della Paf-
Paffione d e i Sígtfore. T o r n a d i nuovo a fione, o vita di l u í , ma devepaflarealia
mormorare i l P o p ó l o per h fete. Moise confiderazione della D i v i n i t á , con queíla
batte la pietracon l a V e r g a , dellaquale riverenza, e f o b r i e t á , che íi conviene,
efeono abbondantifllme acque,- per cuf accio non venga fopra di lei quella íen-
non folo é faziato i l P o p ó l o , ma anco- tenza . Dejecifti eos dum allevarentur.
ra i l i o r beftiarae. V a c a m m i n a n d b r A n i - noli altum. fayere y fed time. I l P o p ó l o ,
ma c o i fuoi fentimenti per i l d e í e r t o d e l l a che non poreva foffrire l o fplendore d i
fottrazione del fentimento della Grazia . D i o , fono i fentimenti, i q u a l i , fendo
O poverella A n i m a mia r a te toccherá . avezzi nelle cofe infime, e baffe, non
Q u i v i fi dolgono quefti fentimenti inter- poífono capire le cofe di D i o . O n d e
BÍ fottilmente della í e t c , che g l i aflfan- auando appar l o fplendor di D i o ,, fen-
n a , che é maífimaitiente l a fottrazione do infoliti a guftare elfo D i o , mancaeo
della fenfibil G r a z i a , e che g l i altri non per t i m o r e . V a poi innanzi i l P o p ó l o
cammihano per l a v i a della perfezione i n E b r e o , per c o n d u r í i a quella benedetta
quel modo tanto ftretto, quanto queft' térra di P r o m i f l l o n e , e avanti,, che v i
A n i m a g l i conduce . M a : M o i s e , , d i c o arrivij. vede i frutti di quella . Muore
l'intellfetco illuminatOv batte la pietra con M o i s é , e non íi conduce ad entrarvi, e
V e r g a delle promeííe che g l i ha fatte folo vi entra J o f u é , e Galef. O r s ü v a
D i o , batte la pietra dico j Peerá Rutem avanti Anima per condurti alia térra d i
erat chriftus ,. e con quefta Verga delle P r o m i í l i o n e . N o n t i ha da condurre a l
promeffe, che Crifto Verbo g l i ha fat- Paradifo i l V e r b o , ora n o , non a g o -
t e , batte i l cuore deirifteífo G r i f t o . E d dere deircterna viíione j , bafteratti, che
egli apre i i Coftato,, donde efeono ab- ti conduca a q u e l f intrinfeco abitacolo,
bondántiflime acque d i G r a z i e , le quali che íifa nel la bocea dei V e r b o , ed avanti
non folo falaziano i fentimenti d e i r A n i - che v i ti c o n d u c a , vedrai i frutti di eíTa ,,.
ma , ma- ancora g l i eííernl del corpo . i quali fono ie parole del Verbo , e par-
Siete: faziati ora o* fentimenti? Cammi- ticolarmente quelle proferiré da l u i : C l a -
n a n d o í fempre piü avanti i l P o p ó l o Ebreo rifíta- me Pater aptid temetipfum cl&ritRte ,
per i l deferto , I d d i o d á la L e g g e a M o i s é qiiam Babuh priufquam- mundtts fieret „
fcritta;in?duetavole di pietra , nella quaie dpnd t e . E ad efla abitationedella bocea
l i contenevano tutte le operazioni , che del Verbo folo egli conduce la v o l o n -
avex da fare quel P o p ó l o i n t e r i o r i , cd t á , e Tamore, e non Fintelletto, pero-
efteriori. V a i l V e r b o í e g u i t a n d d l a fuá c h é innanzi m u o r e í i c c o m e M o i s é j per-
opera ncll1 A n i m a , e raentre che cammi- ché T A n i m a non deve tanto intende-
na per i l deferto della fottrazione del re , quanto volere , e fruiré j e godc^
fentimento deüa. G r a z i a , e le da lá L e g - operando s i , ma non c o n o í c e n d o d'oper
ge ícritcaneíle t a v o l é , ed e l e g g e M o i s é , rare co ' f fuo intelletto i n quefta opera--
dico 1'intelitítto illiuminato, perché le zione del V e r b o , ricevendo in fe fteíia
manifefti al P o p ó l o . Le tavole fono i l le Divineilluílírazioni, e facendolé, non
fapendo come vengono r, o- come le ri—
cuore d e i r Anima , nel quale i l V e r b o
ceve.
ícrive y c i o é imprime tutte Toperazioni ,
che v u o í e , ch'eífa faccia ^ intrinfeche,
ed eftrrnfeche, e la ftrigne i n modo > che
quanto al fuo fenio, non lé par poter
ftare in tanta fíretrezzadlcamininare con
tanta finceritáy e puritá con D i o . O po-
verella, sJio poteífi , es darei ajuto-, che
farai tu da te? T i getserai m t é r r a , e ti
C A-
Opere di S, Mana Maddalena
ora rcemandó con g r i h c l p í e n t l ed íitiper-
fetti. O r a plena di confolazione ,
C A P I T O L O I I I. perabundo gandió, per la lor confolazio-
n e , ora piena d i tríftezzá per la c o m -
Jppltca fofisrAzioni del Verbo Incarmto paflione dalla lor tríftez¿a . ¡¿uú infir-
d a l f Incarnazione fin alia F a f l o n e , a matur^ & ego non infirmor } M a í é m p r e
quel lo che ofra Dio nell* Anime , pero in C i e l o fifla per la diritta incen-
zione, e non foggetta come corpo ce-
lefte ai diftetti terreni , quanto da chi.
Iftefla
S O r g o n poi i Santi Profeti, che an-
nunziano all3Anima, che D i o non
v u o l mancare di finir Kopera, c h e h a c o -
ftá ancora in térra é poífibile . Influen-
do fempre a tutti coi defider;, e «quan^
do pub con le parole, e con ^efempio.
minciata. A n n u n z i a n o , e cheannunzia-
Che cosi fu Maria > Pulchra ut L u n a ,
no? la venuta del Verbo airAnima. Son
eleüst ut Sol . M a , oimé con quanta
quefti Profeti le Piaghe del V e r b o , i m -
gran diftanzadi perfezione ? Spofi queft*
prefle in t u t t e T A n i m e , a chi in effetto,
Anima o Verbo come M a r i a , e la dai
e a chi per aftetto, a chi per amore, e
in cuftodia. E a chi la dai o V e r b o s
a ehi per intenzione. Vengono con va-
al C o n f i g l i o , alio fpoíb d e i r A n i m a . E
rié figure y e cib fanno quefte Piaghe del
con quefto c o n í i g l l o , ch' é unodeifette
V e r b o , che imprimono- varié figure, e
doni dello Spirito Santo, vai cuftoden'-
var j effetti. E quefte cinque Piache fono
do la Furitá , e Carita in l e i , iníino a
cinque,Profeti airAnime, e queírampif-
fima del-Coftato é D a v i d , che non folo che per aftetto di amore partorifce i l
Verbo » Manda T Angelo ad aununziar
prediffe r i n c a r n a z i o n e , ma la Paftione,
M a r i a . Manda a i r A n i m a i l dono delia
Rifurrezione, ed Afceníione del V e r b o .
fuá d e í l r a , la quale le annunzia, come
E cib fa T A n i m a , che da quefto C o -
D i o v u o l venire in lei per G r a z i a , e. 1!
ñ a t o penetra la venuta ^ che per amorofo
Anima riputandofene ihdegna rifponde:
fentimento , quafi che albergar voleííe
Htce Ancilla. Domini , fijit mihi fecnndum
Bel fuo cuore, v u o l fare i l Verbo in l e i .
Verbum tHum. Onde vedendo i l Verbo
Penetrada Paflione, perché vede le pe-
tale U m i l t á , diícende in: l e i , líiccomein
ne, che ha da patire, e con le pene del
M a r i a , e piglia di lei l a - P u r i t á , e l a
V e r b o vien mifurando, e anGor temper
Garita , che q u e ñ a é la carne ed i l fan-
randotuttequefte fue pene. Penetra poi
g u e , per d l r c o s i , delío Spirito fuo, e
}a Rifurrezione, d i c o , ehe intende, che
in quefto modo ra lei íí concepifce, s
te fue operazioni hanno poi da riforger nel
ripofa i l Verbo . Viene i l Verbo in M a ^
cofpetto delle Creature ¿ D i p o i per . V
r i a , tirato dall! U m i l t á , e quefta non
Afceníione intende, che la. fuá operazio-
folo la conferva ín, l e i , . ma Taccreíce
m non folamente fará. manifeftata nel
con tutti g l i altri doni r e virtu., conr
cofpetto; delle Creatures ma nel, cofpet-
cioíiaché ella dopo di aver dett©*di efr
Eo ancora dell'Eterno P a d r e , i l quale
fer ancilla prende nella Cafa di Elifar
da uno dei fuoi Sergenci la fará raccon-
betta a fare i'uífizio d e i r a n c i l l a . V a a
tare in Paradifo . Vengon poi altri P r o -
fervire ella , che é Mater Dcmim fui-
feti, profetando i l Verbo in M a r i a , chi
E n e l F A n i m a , che íi fpofa c o l V e r b o , ,
fotto una figura, e chi í o t t o u n ' a l t r a .
i'Eterno Padre c o l Verbo; D i v i n o prepa^
A v a n t i che venga Maria-, é prima profe-
rano in effe una continuata ,. e confu-
r t a , p.ronunziatar e moftrata. E iJ A n i -
mata U m i l t á : , la quale dimoftra poi
ma,, íiiecoroe. M a r i a , dev'e.íler manifefta-
n e l K o p e r a r e t a n t o crefcendo n e l l ' U m i l r
ta a, PioíTimi, íxmile al Solé per chia-
ta., quanto i l V e r b o piíi dimora in lei,.
rezza di efempio , e íímile alie ftelJe
Vien pigliando i l Verbo la carne ed. i l
fiíTe per fermezza, e ftabilitá d'intenzio-
fangíie , c vien crefcendo quel Sacro
ine nvolta a D i o , ed unita con eífo l i i i ,
Gorpícino in quel puriílimo feno V i r g i -
fimile ai pianeti per operazione di cari-
nale, e quefto é che íi compiace gratir
t a , verfe) i l fuo D i o , e alia L u n a c o i
demente in quella. fuá Puritá. ed eíercl-
ProíTuni: Omnibus omnia faÜus fum , ora.
tata Carita . Partorifce María i l Verbo...
«¿relcendo co] Proíieienti , e. Perf.tci,
LA,
D e Pazzi. Parte Prinra;. 13
L o partorlíce poi ancora r A n i m a per fruteo, della potenza del Padre, parte--
affetto di amore, d i c o , partorifce la fuá cipata in operare a beneHzio dei Proífi*
operazione, ed a fomiglianza di Alaria mi y delTunlone del^ Verbo», partecipata,
10 pofa nel Prefepio , e To va manifeftan- a fomiglianza d i eífa, unendoci-con fra-
do con l a fuá fanta povertá eleggendola terna" carita ai ProíTimi i della benignitá
per fuá cara Signora y íiccome fece i l dello Spirito Santo, partecipata, e c o m -
Beato Francefco, vedendo quanto i l fuo municata altrui con vifeere di p i e t á , e
Spofo Verbo T abbia aggrandita : Beati mifericordia. E quefto é un gran dono,-
pauptres fpiritu . R'ifcaldano1 i l ' Verbo due c i o é , che la Santifllma T r i n i t á £icciá
giumentL E- rifcaldata roperazion deir partecipe T A n i m a deirunion i u a , ed el-^
A n i m a non da ffiumenti, n o , ma per la operi conforme a quefto dono . M a
grazia fpeciale J a l C o r o del Serafini j e prima e portato i l Verbo ad efler c i r -
degli Arcángel! , mandati a quella dal c o n c i í b , e g l i é pofto i l nome. Porta
V e r b o , i q u a l i S e r a í i n i , ed Arcangelipi- F A n i m a l a fuá operazione ad efler cir-
giiano r o p e r a z i o n dr l e i , e la portano concifa, e pone i l nome, ed e quando
al eofperro deirfiterno Padre,, glie i'of- F A n i m a é i n tale fublimitá di unione3
ferifcono i onde per quefta offerta vien che- bifogna= fía fminuita,, ed abbaíTataá
rifcaldata tale operazione j . di modo che onde manda tiiori fuoco di Carita , e
m m vien mancando per freddo- d i ne- F e dato i l nome j cioé che queft^opera
(rlio-enza o tiepiditá . Difcendono dal é feritta nel Libro-della V i t a , dovenoti
C i e l o gli- A n g e l í , cantando quel bel íi puo piü fcanceliare . Porta Maria i í
C á n t i c o : Gloria m excelfis Deo. Per Fof- Verbo-al T c m p i o . P o r t a F A n i m a la fuá
ferta fatta ali5 Eterno Padre, per l'ope- . oíferta, dico-:, che ofterifee la, fuá ope-
razione d e i r A n i m a , - manda i l P a d r e g i ú razione nel conciftoro della Santiílima
c o n un diftillamento foaviffimo della T r i n i t á , nelia mente del-Padre, dova
fuá Gra-zía, che é una participazione lo Spirito Santo la p i g l i a , iL Verbo l a
della fuá D i v i n i t á , una voce nel cuore, magnifica/ ed ib Padre in effa íi c o m -
la quale, quaíi m u í i c o c o n c e r t ó fia , vá place. Fugge Maria cob Verbo nelFEgit-
con la fuá rifonanza cantando nell5Ani- to . Fugge F A n i m a nafeondendo la fuá
m a » Gloria in excelfis Deo, & i n térra' operazione dal cofpetta delle Creature,
f a x hominibus bonet, •veluntatis . O i c o > col continuo offerireche- fa del Verbo»,
>éhe Toperazione deve tutta ridondare in manda a térra tante infedeleá degrincar-
o n o r e , e gloria d i D i o , ed utilicá- di nati Detnonj. P o i i l Verbo íí fa cercar
quelle Creature, che faranno difpofte a da M uia . Anima vá cercando con l a
íiceverla . Vengono i Paftori a vifitare fuá operazione la grandezza di D i o i n
11 V e r b o . Vengono ancora i Paílorelli íe fteífa, e non l a - t r u o v a , come priva-
a vifitare T A n i m a , chejiono le Creature del g u ñ o interno 3 ma , a. fimilitudine d i
í g n o r a n t i , e femplici , í í e quali p e í l u - M a r i a , ritrova poi con l a fuá operazio-
me-} che ha-FAnima dalla propria igno- ne la Grandezza^ dr D i o , quvando non
j - a n z a , cava con la fuá propria ignoran- le par piü operare, non intende d i ope-
za gl'ignoran ti dall3 ignoranza, e-venen- rare, Gonofce, che da fe non puo punto
do a viíltarla, tutti reftano da l e í con- operare, e pur opera , che fono i tre di ,,
folati . Vengono i Magi ad adorare i l nei quali Maria ricercb i l perduto: F i -
V e r b o . Vengono ancora i tre Magi , g U u o l o . L o ritrovaMaria nel mezzo d e l
ú i c o j viene aÍF Anima la Santiífima T r i - D o t t o r i j lo; ritrova F A n i m a , d i c o , l a
n i t á , alía quaFAnima ella abbondante- operazione,s mentre che vá- confonden^-
inente porta feco ricchiífimi doni , e do F umana fapienza con la Divinitá-.
grazie c e l e í l í . E che doni? D a a l F A n i - Si conduce- i l Verbo al Batteílmo . O
m a forze di oíTervare con ogni perfezio- amorofo V e r b o , o intenfo amore , dove
n e q u e l che promefíe nei tre v o t i , e pa- conduce t a F A n i m a , e tal operazione?
rímente le-rende i l m é r i t o , fe é religio- O amorofo V e r b o , , ai Battelimó? o , Ce
vfa, dei tre voti j fe é fecolare, di quel- una volta é ílata battezzata-, come pub
•k» che ha operato con le tre potenze | elfer battezzataun'akra volta? n o n e b a c -
diell3Anima; e a m í í & F A n i m e rende iMj tezaataFAnima-uaakra volta n 6 , . m a i l
Ver-
14 Opere di S. María Maddalena
V e r b o , con la fuá operazione, che Tha i l fuo maggior amore, lafeiando fe fteífa»
fatto concepire i n fe, la va purificando in cibo alia Creatura , neirordinazione,
con la Grazia fuá, fpargendole í b p r a i l chefece del Santifllmo Sacramento, D i f -
capo della fuá intjenzione un diftillamen- fe i l V e r b o n e i r u l t i m a cena quelle amo-
to del compiacimento, che ha i l V e r b o rofe parole: Defideri* dejtderuvty onde
d e i r e g u a l k á fuá al Padre, che e un com- ancor r A n i m a pub dir le medeíime pa-
piacimento íiinile deirunione dell'Anima r o l e , perché i l Verbo íi conduce ad amar
co '1 Verbo per g r a z i a , e tanto piü abbon- tanto t a l ' A n i m a , che le da fe fteífo i n
dantemente glie ne. d a , quanto, piü grata c i b o , e nutrimento, facendole un dona-
effa a l u i fi rende. Muta poi i l V e r b o Tac- tivo della fuá U m a n i t á , d o n á n d o l e per
qua i n vino . Quefta operazione gia tan- participazione i fuoi p u r í deliderj ed amo-
to provata ed efercitata fa ancora di mu- roíi afíetti,, quelle veraci parole, c l e
lar l'acqua i n v i n o , e moftra la fuá fa- fantifTime opere, che opero in fuá U m a -
piente virtü,; e che operazione farai o nitá , e finalmente la trasforma tutta i n
V e r b o í muterai, l a tiepiditá d e i r A n i m a lui j onde vien per quefto r Á n i m a a tal
ín fervore. M a , a i m é , che i n pochi yeg- perfezione, che ogni afpirazione di men-
g i o , , che l a m u t i per l o r o c o l p a , p o i c h é te, che fa in Dio* pare che attragga i l
tanta ce n ' é d i quefta mala tepidezza, e Verbo dal í e n o del Padre i n fe fteífa 5 e
freddezza ncl M o n d o . V a p o i i l V e r b o c o s i , avendo i l V e r b o i n fe fteífa, d i -
predicando , e facendo m i r a c o l i . E T venta per unione, ed aflfetto d'amore un*
operazion dell5 A n i m a va annunziando > alero lui j e íiccome i l Verbo con deíi-
magnificando, predicando Tindicibil Sa- derio deíiderava d i daríi tutto alie fue
pienza del V e r b o , (oamorofo V e r b o ) , Creature, cosi eífa con ardente deíide-
í c a e c í a n d o i Demonj dalle Creature, e rio vien defi-derando ¿ i communicar fe
Tañando Tinfermitá della vanagloria i n fteífa alie Creature,. d i c o , d i communi-
fe ftelfa, o n e i r a l t r e . V o g l i o n o i G i u - car l o r o i l Verbo-, che tiene fa fe fteífa
dei lapidare i l Verbos e roperazione é con tutte le fue grazie , e d o n í , onde
condotta ancor ella ad. eflér l a p t d a t a e d veramente puo dir ancor ella le medeíi-
c , che quando ranima & condotta a tal me parole: C o n dieíiderio-, ho deíidcra-
perfezionc, pare, che í b r g a n o i Demonj to d i far l a Pafqua con v o K Vien p o i i i
contutte le Creature contro d i leí , e quel Verbo alia lavanda dei piedt, dove tanto
che é peggio , quelle che pajón illumina- & inclina ed abbaífa, che n o n lafeia d i
te. íi muo'yóno y comecongiurateinfieme, lavargtl iníino al Traditore . E cosi i l
per c o n t r a d i r é a t a l ' A n i m a . Ma- rari: fon V e r b a inclina,, e tira giú al baífo Tope-
q u e l l i , che fi c o n d ü e o n o a tal perfezio^ razione di queft'Anima, lavando , e p u -
n e . M a ¡1 Verbo innanzi alia fuá predi- rificando core: l'afperíione del fuo Sanguc
c a z i o n e , e m i r a c o l i , fu condotto nel ogni fuo affetto, e deíiderio> infonden-
Deferto , dove digiunb. quaranta g i o r n i , do in l e i un" intimo abbaflamento d i fe
e quaranta notti . E cosi, a n c o r a f opera^ fteífa. O y che vaol far ora quefto Ver^
zione d e i r A m m a é condotta nel deferto bo ? o d o v e . va egli ?. o , o , al fermone.
deirunione,. per illuminazione-di meriti dove conduce queft'Anima per la clarifi-
e rifcaldamento d'amore, della Divinitá cazione anche quaggiú in térra y l a c o n -
della SantiílTma Trinitá,. dove fi aftiene duce, d i c o , al fegreto del fuo cuore ,
da ogn'altro. c i b o , per guftare tal frutto dove a faccia. a faccia fa un, dolciífimo
d e i r u n i o n e , dove viene i l D e m o n i o per c o l l o q u i o c o n l e i . D o v e le narra, come
w e z z o d i qualche fuá iltrumento,. cer- eífo é V i a , , V e r i t á , e V i t a , e le fa no*
cando di farle credere „ che fia i n lei mag- t o , c o m ' e g l i é la vera V i t e , ed i l f u ^
gior difunione che non e tra Demonj,. e Padre T A g r i c o l t o r e , e. com'ella fará per-
che da fe fteífa ne íia cagione, m a , fen- í e g u i t a t a , ed. i l Mondo fe ne rallegrerá .
d© r A n i m a fondata e ílabilita nell'unio- Inviaíi i l V e r b o verfo l o r t o , . e T A n i m a
ne del V e r b o , fí nafeonde in eífa unio- lo feguita. L'ortóí dove ora v a , eífendo
n e , e dol'cemente l o gufta. D o p o l a pre- ancor egli i n C i e l o , é la Chiefa, e c o n
dicazione, e i gran miracoli fatti ed ope^ rofferire che fa i l Sacerdote di fe fteftb,
rau dal Verbo ^ viene al fine raoftrando o V e r b o , ne moftra quel confermare,
che
De* Pazzi. Parte Prima. 15
che facefti della tua v o l o n t á , in quella razione, cercherebbero di acocear T A n i -
orazione al volere del cuo Eterno Padre . ma con le cofe tranfitorie, ma 1* A n i m a
M e n i t e c o tre D i f c e p o l i , Infondendo nel- illuminata dice 3 che chi difordinatamen-
h Chiefa la Fede, manifeftando l a verl- te ama le cofe tranfitorie, conquelle pe-
t á , e continuando la m i í e r i c o r d i a . A n - rifee, ííceome i l V e r b o difle a P i e t r o ,
cora i ' A n i m a va fe^uitando i l V e r b o nel che c h i p i g l i a i l c o l t e l l o , d i c o l t e l l o p e -
g í a r d i n o , ed orto della C h i e f a , per dar- r i r á , M a eífa A n i m a fi lafcia c o n d u r r e ,
g l i i l corpo i n preda, accio l a n i m a af- ficcome i l V e r b o , dove v e d e c h ' é l a v o -
p i r i , e l o ípirito íí confumi per deíiderio l o n t á d i eflb V e r b o , fenza mai aggiu-
della falute dei P r o í l i m i . II V e r b o va gnere del fuo p r o p r i o , ne i l volere, n é
incontro a Giuda ad efíer prefo. E d io i l non v o l e r e , feguendo fempre i l volcr
v o g l i o ¡ r e , o , ( che favore é quefto! ) del V e r b o . II V e r b o é condotto ad A n -
non incontro ad un T r a d i t o r e , ma i n - n a , e Caifas, ed ai tribunali degli altri
contro al m í o A m o r e , e prenderlo nel G i u d i c i . B i ' A n i m a ancor ella é c o n -
Sanciffimo Sacramento , e a r i c e v e r d a l u i dotta dalle perfuafionidelleperverfe ten-
i l bacio della pace • tazioni , ora nelTlnferno, ora i n Paradi-
f o , ora le fanno parere d i n o n aver ella
C A P I T O L O I V. fatto bene a l c u n o , facendoia confonde-
r c , ora le fanno parere, ch'ella fia fimi-
D i l l t operaztioni del Verbo incarnato d a l l a le a gran S a n t i , ed altre infinite cofe l e
Pa/fiene fino jtlln Afcenfioney quali ef- perfuadono, perche s* infuperbifea. M a
fone mifticamente y infernando i l modo i l Verbo non la lafciaintepidire, perche
come fi devono da m i immifare. Dove la protegge, e fa efíb V e r b o c o n T A n i -
anco infegna che CAnima fin un som~ m a , come fece con luí T Eterno Padre
fendio deU'opre divine, nel tempo della Paífione, iottraendole i l
fentimento ¿ e l l a G r a z i a f u á , per pro-

L ' Eterno Verbo é prefo dai G i u d e i . varia , e farla piü perfetta. E* condotto
Si fa ancora tal operazione neir i l V e r b o a d eífer battuto alia c o l o n n a .
A n i m a , fendo, che ancor ella é prefa, E ' condotta ancor r A n i m a con l a fuá
a tal che in quefto picciol Mondo delF operazione a ricever l e battiture, le qua-
A n i m a íi rinuova quel che íi faceanella l i fono le molte oífefe fatte a fuá D i v i -
prefa del V e r b o . E c c o i l traditor G i u - na Maeftá, che le fon moftratej fendo
da , e la turba dei foldati. L e perverfe che ad u n ' A n i m a , che a m a l d d i o , fono
tentazioni, che fuggerifce i l Demonio effe oífefe, quando i ' i n t e n d e , e v e d e ,
n e l l ' A n i m a j fono i f o l d a t i , chevorreb- come fí conviene, altrettante graviflime
bono prender Topera buona d i tal A n i - battiture. E ficcome le battiture del V e r -
m a , ma ii V e r b o non lafcia, ch'ella íia b o furono di gran numero , d i modo
prefa, anzi l a prende egli con le fue ma- che molti fi fcambiarono a batterlo alia
n í , e la prende con quell' amore, c o n colonna , cosi le medeílme offefe m o -
che g e n e r a , per cosi a i r e , fe fteflonelT ftrate airAnima, 11 vanno fcanibiando,
A n i m a , e c o l bacio della pace l a fa fendole ora moftrate q u e l l e , che a D i o
prigioniera. M ' ha baciato i l m í o V e r b o fon fatte á z R e l i g i o f i , ora dai onali C r i -
con i l bacio della bocea f u á , o che foa- ftiani, o r a d a g l i E r e t i c i , ed ora dagi'In-
v i t á ! o che fraganza! 11 V e r b o é lega- fedeli. 11 Verbo é coronato d i fpine. E
to dai f o l d a t i . LJoperazione d e l l ' A n i m a T A n i m a , andando avanti con queftafua
ancor ella vien legara . £ legara s i , « p e r a z i o n c , e coronara ancor ella d i
con una certa f u n i c d l a triplicara, d i c o , fpine quando i Demonj per ifcherno l e
con l a F e d e , Speranza, e C a r i t a . N o n vanno r a p p r e í e n t a n d o nella mente Tenor-
vuole ¡1 V e r b o , che Pietro grimpedifea mi beftemmie, le quali T a í f l i g o n o , c o -
la Paflione. Tanto fa 1*Anima , che non me acute fpine, Peroche in cambio d i
v u o l e , che le ñ a impedita l a fuá opera- fentir i o d a r e , c o m ' e l l a brama, i l fuo
z i o n e , con c u i fi unifee ftrettamente c o l I Spoíb V e r b o , le con vien fentire, e fen-
fuo D i o . O quanti Pietri c i farebbero, 1 te tante odiofe beftemmie. I l Verbo é
che fenza fapienza, e privi di c o n l í d e - fchernito» E g l i fcherni, che fon fatti
airAni-
i6 Opere di S. Maria Maddalena
a i r A n i m a , fono, che t r o v a n d o í i e l l a a f - gran conofeimento del fuo non eíferc m
j l i t t á , etemata dal D e m o n i o , conferen- le fteífa. I l Verbo é condotto ad efifer
do c i ó c o n qualche Creatura, r é detto fpogliato . E TAnima é condotta a fpo-
in cambio d i darle conforto, chequelle g l i a r í i , quando T é tolco i l camminare
afflizioni, e tentazioni T intervengono nella vi a d i Dio> fecondo Tinterna fpi-
per quefto, e per quelFaltro fuo diffet- razione ed illuminazione, che l e c o m -
t o , permettendo ció Iddio per m a | g i o r munica i l Slgnore, e T é dato u n modo
fuá provazlone , come avyenne al pa- tutto contrario d i quello , che in fe fen-
ziente G i o b b e c o i fuoi a m i c i , i quali t e . E l l a come i l V e r b o l i ajuta a fpo-
tutti igaftighi avvenuti'al Santo U o m o , gliare quando l i mantiene u m i l e , e fa
per dar al Mondo eíempio della virtu d i cofa contraria al fuo fenciraento . Si
t u l , dicevano, che g l i avvenivano peí eftende in fu l a C r o c e , quando non v a
í u o i peccati. velata al V e r b o l a fac- inveftigando quel che ha da eífere d i
c í a . E quefto occorre all5Anima, quan- l e i , ma iafeia, che Iddio ne. difponga
d o T é tolto Tajuto u m a n o , e fottratto in quel m o d o , ch'egli di lei íi compla-
•il D i v i n o , ed é battuta, quando le vie- c e . EJ confuto in Croce i l Verbo c o n
ne alquanto ofcurato quel lume, che tre c h i o d i . E V Anima é inchiodata i n
'fea ella i n s é . K moftrato i l V e r b o al fu la dura C r o c e con tre chiodi . U n
P o p ó l o , ed e detto, Ecce Home. T a n t o chiodo é , quando quelle cofe i che pa-
interviene alia povera A n i m a , quando jono offefa d i D i o , ella tiene, che íía-
per r a b b o n d á n z a del lume grande, che no permiflion f u á , e non íi turba per-
l i a i n f e , conferifce con altri akune c o - c h é íiano gaftigo d i l e i , ma foloquanto
fe, le fono p o i rimproverate , íicc-ome le pajono ofíefe D i v i n e , e al D i v i n be-
jnterveniva ál Serafic-o Francefco, quan- neplácito íi í b t t o m e t t e , L ' a k r o chiodo
d o g l i era detto per dirpreggio, vedi i l é , che nelle fue operazioni Iafeia Iddio
C i e l o , vedi i l C i e l o , e a í r A n i m a , d i - i gufti interni d e i r A n i m a per J! Profli-
c o n o , vedi i l tuo A m o r e , vedi i l tuo m o , e per Tajuto fpiritualedeiíuoi F r a -
A m o r e , e altre cofe. E non s'avveggo- t e l l i , o Sorelle. l l terzo c h i o d o , che
n o , che c o l difpreogiarla la fanno ap- tien T A n i m a in C r o c e e , che íi gloria
parir piú gloriofa, íiccome i l Verbo con di eííer difpreggiata , vedendo per i l
quelle parole, T.cce Homo, apparve non mezzo del d i í p r e g g i o , che íi fa íimileal
men g l p r i o f o , che íe fofíe ftato detto, fuo Spoíb Verbo j adempifte i a fuá v o -
¡Eé-ch Deus . E ' pofpofto i l Verbo a Ba- lonrá . I l Verbo mu ore i n C r o c e . M u o -
r a b b a , é pofpoíla ancor T A n i m a molte re ancor TAnima con queila pertetta r i -
volte a perfone molto meno d i l e i per- lalTazioRe , che fa d i fe lieíia in D i o ,
fetre , per non efler conoíciuta j onde nullaintendendo, nuila fapenao, e n u l -
quelle vengono onorate, e gradite, ed la yolendo, fe non tanto quanto l o
ella é difpreggiata, e laíciata da parte, fteíio Verbo v u o l e , che íia fatco in l e i ,
colma d'imperfezioni. E5 mefla al V e r b o per l e i , e da l e i . poi aperto i l C o -
i a C r o c e in fpaiia. Al!5Anima eletta é ftato del V e r b o . E d ancora é aperto
graviífima croce , quando da un'altro a í r A n i m a i l cuore, quando dalia ferita
cietto non le vien creduto, e pkmofto di amore percolfa, con aníiolo dehde-
fono difpregcriate l e fue parole, íenti- rio defidera, che tutte le Creature íi
m e n t i , eFopere, e p u r e é p e r m i í f i o n t u a , convertano a D i o . H Verbo é poifeon-
o Vptho, che quefto travaglio, come fitto di C r o c e . E? fconfitta f Anima d i
pro nel fuoco, viene nella v i r t ü a raífi- C r o c e , quando D i o l a fa ritornare a l -
n a r l a . V a portando l a Croce c o l V e r b o quanto al fuo felice ñ a t o di prima, e Je
tal1 A n i m a , ogni volta che con pazien- la guftare le D i v i n e c o n i o l a z i o n i , e i n
? a tollera tali cofe, non íi mettendo particolate k moíira i l mlílero della San-
neir Inferno per c o n f u í i o n e , n é in Para tiffima Trinitár, facendoie guftare la fuá
difo per elazione 3 ma ftá tutea quieta unione. EJ mefíb ú V e r b o fra g l i un-
fetto l a protezion d i D i o , laíciandofi guenti . £• meffa ancor F A n i m a fra i
guidare, e giudicare da l u i , avendo i'oavi odori degii unorienti , e íi r i n -
una reíta intenzione verfo d i l u i , e u n í v o i g e , í i c c o m e ^ l V e r b o , i n un candi-
diílV
De'Pazzt. Parte Prima. 17
dlflimo l e n z u o l o , ogni volta , che GO ra viríuofa, eflendo che non é conofeiuta,
mincia ad aver fentore d i poíTedeFe , né ntefa, fe non da D i o , e da q u e l l e ,
ma per favor di l u i , in fe qualche v i r t u , Creature íimili a lei . I l Verbo da poi l a
e particolarmente la Puritá , la q u a l e , paeea'fuoi A p o f t o l i . D a ancor F A n i m a
b e a che prima pofledífle , nondimeno lapace a i ProíTimi T quando c é r e a , e íi
«li era tolco la vifta, e fentimento di ef- ¿ f o r z a d i far uniré le Creatu-e infierne in
í a . E ripofto i l V e r b o , nel fepolcro. E -fanta pace. Afcende p o i i l Verbo in C i e -
ripofta ancor r A n i m a nel fepolero, quan- l o . E r A n i m a con detto V e r b o ancor
do D i o la tiene in fe, facendole guftare che viva in térra afcende i n C i e l o , le-
i l f e n t i m e n t o d e l l a f u a G r a z i a . V a ancor v á n d o s e fopra di sé con ogni fuo aftetro ,
ellaool fuo Spofo, d a l f e n o d e l P a d r e , d e í i d e r i o , intenzione, e opera : O n d «
donde non mai íi fcofta nel fepolcro e nel fe ella ha dapigbare a k u n c o n í í g l i o , lo'
L i m b o , ípentre fta operando quel che prende piü con D i o , che con l e C r e a t u -
i l Verbo nel feno del Padre o p e r o , e ope- r e ; fe ha da operare , o p e r a r o n D i o , e
ra eternamente; e p o i difcendendo va al- in D i o . In tale a í H i n z i o n e d e i r Anima a l
ie C r e a t u r e , comunrcando a q.uelle la fuá. C i e l o „ i l Verbo la p i g l i a , e ftrinííe in fe.
© p e r a z i o n e , e eosi va poi a l L i m b o , e C o m u n i c á n d o l e , efacendola par re cipe,
n e i r i n f e r n o , confondendo i D e m o n j , i n acto d3 amore , della Potenza del Pa-
e togliendo loro qualche Amim>che egli- dre * della Sapienza del Figl i uolo , e della.
no aveflero prefa , e la t o r m e n t a í f e r o ' . Boncá dello Spirito Sanco E adombrata
R i f o r g e i l V e r b o con g l o r i a , e t r i o n f o . da una nuvoía del diíliiiamento di C e -
H i í o r g e T A n i m a ogni v o l t a , che da D i o lelü d o l c e z z e , grazie, e doni. divini y che:
é l e v a t a d a quella ogni fuá e o n t r a r i e t á , f a D i o i n l e i , dove tutti i fentimenti di-
centazione, a v v e r í i t á , e pena, e le da vengono aíTorti , non conofcendo , im
l a pace con una tranquillita di mente , che modo pofla arrivare un' A n i m a a tan-
conforme tutta al íu o la uto v o l e r e . Ap- ta alcezza . Salendo i l Verbo in C i e -
parifce i l V e r b o alia Madre j e r Anima l o , lafcia alia maSpofa Chiefa i dodici
a l r o t a apparifce alia Madre, quando é Apoltoli 3, El-5 Animaftándo cosí aífonsa
sforzata a comunicare con á r d e m e bra- c o n e í í o i u o S p o f o , ancora che in rerra
ma alia Santa Ghieía V operazion fuá . converii., lafcia, che r i í p l e n d a n o nel fao
N o a íi lafcia toccare da Maddalena , fi p r o c e d e r é , e converfare i dodici írutti
come i l V e r b o , pero- c h e , quando T A - dello Spirko Santo, che fono adetta A n i -
líima é venuta a qualche perfezione , ma come dodici colonney quali la reg-
non vuolmefcolare leíiie opere fpiritua- g o n o , e í o r t i h c a n o iih tutte le lile oper
I i , e meritorie, c o n l e caduchey terre- razioni. D a poi 1' Anima- i n l í e m e c o n i l
ne9 e t r a n l u o r i e . t q u e l che e piu , an V e r o o d á l o d e a i r E t e r n o Padre, laqua-
c o r a non iiftima, e n o n 11 cura piü di far le é i l Gontinuo rendí mentó d i grazie, Ghe:
a t t i i n t e r n l , b e í t e r n i d i virtü per políe fa al detto eterno Padre , perche abbia
derla ed efercitarfi ineífa,. fuor che neir v o l u t o daré i l Í\ÍO Verbo per Rcdentore
amore , ancorche íéinpre faccia opere alie Creature, e p e r S p o i o alie V e r g i n l .
virtuofe, e i n o ^ n i ateo di peifezione li Manda i l V e r b o lo- S p i m o Santo . E
c f e r c k l , perche poífedendo ella IddiGj .1'Animado manda in una certa, manieras,.
poífiede tutte le vlnú-, e in lui l o l o íi d i anen3ella.con ello V e r b o , quando- toa1
letta,~ e gode . ha. t" altre apparizioni con aípirazione atcraeiido l o Spirico i a f e , \x&
«ífo fuo Spofo V e r b o , quando- manifefta va ;.oi infondendo per fpiritual comuni,-
le fue operazioni con qjLielle.Creature,,che cazione, e ammonizione nell' altre Crea»-
hanno in loro i l conofcimentO', e lume di ture , che ;ono arte * riceverlo' S a. U:
P í o y foio per gloria Divina-, e per c ©nfo- Ver bo alia delira del Padre * e eon le í ue
Sarle. E inviíibile eifa A n i m a , íi come cinque piaghe v á a t t r a e n d o T A n i ne Bea-
31 V e r b o , doppo la fuá Rifurrezione i per- te, come ad oggetto beatiheo, non gi».
che inviíibilmente fa le íue o^craz^on^di- primai io , ma í e c o n d a n o - , e in térra v *
- c o l c h e non fon conofenue tia^ogni Crea-- attraendoa fecon elle ¡>iaghe, e p e r v i r -
,*ura, anzi alcuni í i u n a n o V An^na al^Mr tú di meriti, e per oggetto di conté¡npla-
JDa Yoita.,difeUQfa v e- alcua^ v.okaanco- zione f, tutte le Creature C o s i qiieíT
!g Opere di S, Ma ria Maddalena
A t i i m a , r a m m e m o r a n d o í i d i e í f e c i n q u e tro le partí del Mondo , E i n quefto
-piaghe 3 che sJ hariferbateil V e r b o , vie- p i c c o l Mondo dells A n i m a , íi va dilatan-
ne adattrarre in Te con cinque dardi d do l a cognizione di D i o , e tutto quello
amore tucte le Creature, d e í i d e r a n d o per che I d d i o ricerca da l'ei in mtti quattro
carita tutte accenderle deir amore d i el- ffli fíat! della fuá etá > nel primo della
fo V e r b o j e defiderando fpargere per P u e r i z í a , nel fecondo d e i r A d o l e f c e n z a ,
tutto quel fuoco,, che i l V e r b o venne ad nel terzo della Gioventu , nel quarto,
accendere in térra : l¿aem veni mittere dove íi aggiugnegrazia per grazia, che
in ten&m , & quid i>oto nifi »t acceft' é quello della Vecchiaja : alia fine poi
datttr } I l Verbo é capo della C h i e f a , del M o n d o viene Anticrifto , cercan-
c le, Creature fono le fue m e m b r a : Vos do di ftrugger la Fede della Santa C h i e í a .
fiutem corpu* Chrifit , O* membra de M a v e r r á poi Enoc ed E l i a , che con-
membro . Unum corpus fumus i n Chrifla . vertiranno i pervertid da l u i , e l V e r -
C o s i neil3 A n i m a f o n o t u t t i g l i ftati delle bo con lo fpirito della fuá bocea lo man-
Creature che litrovano nella Chiefa $ al- derá a t é r r a . D o p o quefto riforgerá
cune per elezione , akre per participa- ogni carne , ed i l Verbo fará i l g i u d i z i ú
z i o n e , ealtre per d e í i d e r i o , , e volere . d á n d o l a gloria,, e la pena a ciafeuno,
L o ftato de V e r g i n i , e Religiofi íi truo- fecondo V opere fae. Venendo V A n i m a
v a n e l l ' A n i m a per elezione > dico per all3 éftremitá delía fuá vita , viene A n -
avereletto d i fervire a D i o » e camina- ticrifto, lo fteífo D e m o n i o , con le fue
re alia perfczione i n dettoftato. I volé- perverfe tentazioni , cercando di torle
r i , e aftettuoíí deííderj fuperiori d i detta q u e l l o , che in vita non 1' ha mai potuto
A n i m a , fono conformi ailoftato de'Cri- torre , dico , particolarmente la fanta
fii» pero che i detti v o l e r i , e deííderj Fede 5 ma forge E n o c , ed E l i a , cioé l a
debbono elTer tutti g i u f t i , fapienti, per- v i r t u del fangue d e l Verbo*, e l a memo-
fetti j e fanti, come í i r i c h i e d e che íiano ria delle c o n t i n ú a t e operazionr, fatte in
i Saeerdoti, Crifti in t é r r a nella Chiefa . G r a z i a , che confolano f A n i m a , , e d i -
L a memoria dell3 Anima rapprefenta l o ftruggono le tentazioni x e turbazioni,
ííato d e g l i Eremiti d i continua aííinen- che cerca muovere in eífa i l Demonio ,
z a ; , perche T ifteíTa memoria íi deve e '1 Verbo co ' i fiato della fuá b o c e a , e
aftener da ogni ricordazione d i cofa fe co- con la parola tanto efíkace della fuá D i -
lare,, e vana . L a pazienza. dell3 A n i m a vina promeíía > Repofua, efl mihi corono,
é con l o ftato de' Continentr. G í í aftetti jufiins, y. e che * coronabüun qui legiti^
della parte inferiore fi poífon pigliareper me certaverit , manda a t é r r a i l : detto
l o ftato de1 fecolari, perche íi come i fe- D e m o n i o , con tutte le fue tentazioni ^
colari fon q u e l l i , che coraunemente efer- L ' A n i m a riforge poi al G i u d i z i o partico-
citano T opere efteriori j cost gl" aftetti l a r e , d o v e i l Verbo D i v i n o i n í i e m c c o n :
eccitano V Anima aliJ opere eíleriori: del- i l Verbo d e l l ' ifteí^ A n i m a , ches'inten-
l a carita , e d e l l a mifericordia . L a de per T operazione d e l f A n i m a , fanno
N a v i c e l l a della Chiefa e combattuta i l . Giudizio... I l Verbo, D i v i n o nel final
d a i f onde dell'Ereíie, ed I n f e d e l t á . E l ' A - Giudizio andrá raccontando r opere della
nima e combattuta dalle c o n t i n u é ten- mifericordia fatte da3 G i u f t i , e non ope-
t a z i o n i , e c o n t r a d i z i o n i „ m a eíla refta, rare d a R e p r o b i . E i L V e r b o d e i r A n i m a , ,
fempre i m m o b i i e , , e forte, perche D i o dico ,, lafua operazione , raceonta le fue
l a tiene in continuo m o t o , fenz' alcun provazioni , tentazioni , e eontradizioi-
m o t o > ma quefto. é dato per grazia par- n i , e c o s i r é r e f o dal Verbo D i v i n o i l
ticolare^ > e Gratis dafa- . M a íi come premio,, con darle la fuá v i l í o n e , , e frui-
non pub mai mancare , come diffe i l zione . E c c o , che i l Verbo Íncarnato>
Verbo l a Eede nellá S a n t a C h i c f a c o s í ha alíunto- queft' A m i n a , e fatto in lei un*
non pub mai mancare air Anima , per piccol; Mondo , e tutto quello che ha fat-
grazia Divina R é d a l e , i l fuo fondamen- to lddioincutraqueftainachina del M o n -
t o , avendolo ella fatto nella cognizione. do,, cosi nel crear tutte le cote, come,
d e i í u o n o n e l í e r e . Si deve l a Fedenel^ nel crear V uomo s dandoli in cambio
ia C h i c í a anda;? dilatando, in tutte quat- d e l f l n n o c e n z a , la P u r i t á verginale, ch e
una
De'Pazzi. Parte Prima.
« n a coinmumcassione del fuo eflereper tenza , Sapienza, e B o n t á , acciopoflano
particlpazione D i v i n a j attefo che tal P u - cantare . Ecce quam bonnm , ó* quam
r i t á c i rapprcfenta la prima P u r i t á , che jucundum habitare Sórores in unum. U n i -
i l tutto creo ad i m m a g i n e , e fomiglian- r á effo D i o infierne l a Potenza d i q u e l l e ,
xa fuá, e i l tutto governa, e foftenta, c h e T h a n n o ; la Sapienza d i quelle, che
Fortans omnia. verbo v'trtutis tus. j fa- l a p o f í e g g o n o , e l a Bontá d i q u e l l e , che
cendolamoltiplicare nellebuone opera- i n í o r o í l e i r e h a n n o tal B o n t á . E cosí d i
zioni , rinchiudendolaneir arca del com- tutta l a Congregazione d i Maria ( i n t e n -
pendio della cognizione d i D i o , deirope- devadelfuoMonaftero ) fará i n t é r r a i n
re fue, e d i fe fteíTa i provandoJa come ifpirito una fembianza d e l l ' a l t a , e fom-
Abramo , liberándola dalla fervitü dell* ma T r i n i t á . T a n t o é grande T a l t e z z a ,
E g i t t o , dico dal timor fervile j condu- che íi contiene i n quefta parola Ahitado %
cendola per i l deíerto della íb'ttrazione che nonpiibeíTer comprefa, necapitada
d e l í e n t i m e m o della G r a z i a , m a g u í d a t a Creatura creata, b che crear íi pofla dail*
fempre da D i v i n a f c o r t a , i n g u i f a , che el- infinita Potenza, e Sapienza D i v i n a j fen-
la operi íenza conofcer d'operar bene, d o , che ci l i contiene If eíTer d i D i o , che
dove le da la legge d e i r operazione, che é E t e r n o , fenz a p r i n c i p i o , ,e fenzafine,
vuol , che facciaj introducendola final- Alpha i &Omegay primus noyijütmus ,
mente nella térra d i PromiíTione , in Tanto v o r r e i poter diré d i quefta U n i r á ,
queir intrinfeco abitacolo della bocea e T r i n i t á , aproporzione della t u a , delle
o del cuore del V e r b o . Vengono poi i tue Spofe : O Altitudo. Sarebbeuna gran-
Profeti , annunziandole la venuta del de a l t e z x a , che tutti i c u o r i d e l l a Congre-
V e r b o , e i l V e r b o , difeendendo i n l e i , gazione d i Maria fuflero uniti 3 ma o i m é ,
opera i n efía per fomiglianza fpiritual- che no n puo efíere unione, dove non é i l
mente tutto q u e l l o , che opero nella fuá compatire T una d e i r a l t r a : JLlter alt e ñ u s
XJmanitá , dall5 Incarnazione íino alio onera pórtate» Divitiarum . E che v u o l
fpargimento del fuo Sangue ; e c o s i p o i dir a l t r o , che ricchezze della Sapienza, c
T A n i m a con efíb l u i m u o r e , riforge , Scienza d i D i o ? Ricchezze ha i l Padre
afcendein C i e l o , ancor che v i v a i n tér- per i l compiacimento, che ha nel fuo
r a , manda in certa guifa lo Spirito San- V e r b o . Ricchezze ha i l V e r b o per i l
to , fa i l G i u d i z i o , ea é giudicata nel fine compiacimento , che ha in effo P a d r e .
della fuá v i t a , e dal V e r b o é g l o r i f i c a t a , E ricchezze ha l o Spirito Santo per i l
compiacimento , che ha nel Padre , e
e c o n d o t t a i n l u o g o , dove non ha piú ti-
nel V e r b o . Ricchezze faranno anco quag-
mor de'paffati n e m i c i , e g o d e , efruifee
giü i n quefta noftra fimiie, e rapprefen-
Iddio eternamente.
t a n t e T r i n i t á . N o n g i á d i Sapienza, e d i
Scienza, ma d i C a r i t a , e P a c e , l e q u a l i
faranno, che i l bene d i ciafeuna fía d i
C A P I T O L O V. tutte, e i l bene d i tutte d i ciafeuna , e fi
c o m p i a c e r á come i n fuo ben p r o p r i o l a
Potenza nella Sapienza j la Sapienza nella
XielV unita dell' Ejfenz.it , e T r i n i t a del- P o t e n z a , e l a B o n t á í i c o m p i a c e r á n e i r u-
le perfone Divine y applicando miftica- n a , e n e l l ' a l t r a . L a T r i n i t á increata é
mente a l l ' Anime , V uno t e 1' nitro. ricchezza di quefta n u o v a , per cosi d i -
re , Tr i n i tá creata , per la communica-

O
NelP Altitudo divitiarttm Sapientis, , C
iñeflb z i o n e , c h e f a i n l e i . E l a T r i n i t á creata
8. gior- Scientii Dei ! quam incomprehen- é r i c c h e z z a , ( o B o n t á infinita, che tanto
no. fibilia f m t opera ejus , & inveftignbiles t i compiaci de' beni a l t r u i , che pur fon
vis. ejus\ Tale u n i t a , che ha D i o i n fe da t e , e fono doni tuoi) é r i c c h e z z a , d i -
fteííb, vuol conferiré per pameipazione co , della Trinitá increata, perche n e l l ' A -
alie fue Spofe, ed i fuoi d o n i , e g r a z i e nima ella vede i d o n i , e l e perfezioni,
d a r á fecondo la l o r o preparazione. N e l - che c o m m u n i c a l o r o , e i n efte ama fe ftef-
la Sandííima T r i n i t á é un' unione d i P o - f a , ed i fuoi doni , onde per l a c o m m u n i -
tenza , Sapienza, e Boneá j e tale unione c a z i o n e , che conviene , che fi faccia ,
vuolefare nelle fue Spofe, c i o é d i P o -
dando.
10 Opere di S. María Maddalena
d a n d o , erlcevendo q u e l l o , che ella ha pub ftar fempre congiunto con Dio. t i
d a t o , íí complace nelle creature,perche faienta D e i . Scienza ; che v u o l diré
viene a ricevere (juello, che prima d o n o . queftaScienza? O , i n te m i o D i o quefta
E cosí alie Creature, e particolarmente édifterente d a q u e l l a , checomunichi al-
g.lr Anime per Graziafavorite, íl commu ie Creature. L a Scienza di D i o , é un* i n -
n i c a . Dunque la communicazione dejia tendere con un perfettiflimo, e femplicif-
T r i n i t á increata, é infondere i fuoi do- f i m o a t t o , c h e é l a f u a f t e í T a e í T e n z a , non
nl,e le fue grazie nelle Creatureje l a c o m - v i effendo in quella accidente alcuno, ma
municazione della Trinitá creata non é d ' éfempliciflima p u r i t á di foftanza, fenza
infondere j ma fi benedi rifondere, per diftinzionc alcuna, fuor-ché delle rela-
rendimento 4 i grasde, e riconofcimento z i o n i delle Perfone fra fe,le quali pero fo-
d i eífi d o n i , e grazie nel Donatore j a tal no una fteífa cofa medefima nella natu-
che la T r i n i t á increata infonde, e la T r i - ra . E d ú n q u e l a Scienza un intendere
nitá creata riníbnde . Le ricchezze d'effa perfettiflimo , e fempliciíTimo di tutte
T r i n i t á increata, fono di afliimer r A n i l e c o f e , che fono ftate, fono, e faran-
me a f e , e, le ricchezze delle fue Creatu- n o . UnfottiliíTimo penetrare d ' o g n i i n -
re fono j d3 attrare per Grazia i l Verbo in tenzione , d e í í d e r i o , ed opra 5 d' ogni pa-
l o r o . Le ricchezze deir eterna, ed ine- r o l a , batter d* occhio, movimento di lab-
fcrutabil T r i n i t á , fono far tnifericordia , b r a , e d i m a n i . O feienzafeientifica del
e le ricchezze di eífe Creature, fono i i n o í l r o D i o . í¿uam incomprehenfibiltA
corrifpondere alia G r a z i a . O che gran ric- funt judicta ejus , O5 inveftígabiles vtA
chezze fono cjuefte, nelle quali íi com- ejus ! D i tale incomprenfibilitá della
j>iace r eternitá della Trinitá ! ¡J eternitá Scienza del noftro I d d i o , non so cavare,
della T r i n i t á fta 3 ed.é nel continuato, e ne intender a l t r o , che un'amorofa am-
íion conofciuto eífer di jDio. M a la noílra m i r a z i o n e i n efíb D i o , i l quale coníide-
T r i n i t á fatta per participazione, per af r a , e con un m í n i m o fguardo giudica tur-
fetto d1 amore, e per confentimento di to T univeríb . O fe quefto fuffe p e n é t r a t e .
V o l o n t á , deye ftare , fotto chi ? fotto O , comefanno le Creature a fare tante
l a protezione J e i l Manto di M a r i a . M a opere fenza eoníiderarle ? E p u r é d' og ni
doveremtno fare, che fi come i l Padre mínima intenzione avuta in eífe opere,
íion é difcorde dal F i g l i u o l o , n é i l F i - anche in quelle, che pajono buone, e ían-
g l i u o l o dal P a d r e , ne amendue dallo Spi- t e , hanno a tender ragione, & efler gíu-
rito Santo , ne l o Spirito Santo da amen- dicate in quel tremendo giorno del gran
due j cosi le Figliuole d i Mária foflero G i u d i z i o . O D i o tanto grande j e cosi
iinites e n o n difcordaffero punto in pa- í b e t t o h a d a e í T e r i l conco deU'opere buo-
rere , ne in v o l o n t á T una dalF altra ^ non ne, e d e i r intenzione in eífe? penfa q u e l ,
folo nelle p a r o l e , mafe poflibilfoííe ne che lará d e g l i típreífi comandamenti tra-
anche neir intenzione: Unum fint, fié. fgrediti . Et inveftigahiles v i t ejus. Dií-
W , & pos unum fumus . O altitudo di- í i , o grand'Iddio, che le tue vie fono i n -
vitiarum fafientis. . Sapienza influen- veftigabili, non pajono giá a me j anzi
t e , Sapienza refluente , e Sapienza af- m i pajono n o t e , perche T h a i volute a
í n e n t e alie fue Creature . Influente , noi mofeare . Son© inveftigabili , si ,
quantodal Padre, refluente, quantodal a q u e l l i , che non hanno l u m e d i te, ma
V e r b o , affluente , quanto dallo Spirito a q u e l l i , che non torcono g l i o c c h i dalla
Santo. 11 Padre va influendo eífa Sapien- tua l u c e , Judicta Domini vera juftificata>
z a , la cui infufione genera nelF Anima un in femetiffa . N o n hai fatto diré , che
voleraderire alia grandezza di D i o . 11 le tue vie i o n belle? fi, fe fon b e l l e ,
V e r b o refluifce una Sapienza , che genera nonpenfo che tu le facci i n v e í t i g a b i l i ,
un'amorofa f a z i e t á d ' i n t e n d e r e l o fteífo edafcofealle Creature, fenza f a l l o . I i
^ 0 • E l o Spirito Samo c o l fuo continuo, Verbo é v í a , e ci manifefta quefte vie c o l
e í t a b ü i í r i i n o m o t o , va aífluendo , edat- Sangue, che le fegno per q u e l l i , che v o -
traetKio le Creature a i e , e communica g l i o n camminare per eífe. BenJe v e r o ,
una Sapienza, chegenera u i / a r d e n t i l í i - che inveltigabil cofa é i l voler veni-
jmo aítctto d i voler intendere, come l i re da te fenza v i a i fendo, che tulteífo fei
la
De' P a ^ i . Parte Prima, II
U Vía . Inveftlgablli fof\ quelle cofe , ziarfi d i diré d? avere un D i o tanto
che fi oppongono a efla v í a , p e r c h é non grande, e dieflercreata a fuá immagir
fi p u Í M n t e n d e r e , come ñ pofla trovare ne , e íímilitudine ? I l Verbo da com^
tanta ígnoraoza, e malizia nella tua Crea- piacimento al P a d r e , ed a fe fteífo c o l fuo
t u r a , che non voglia caminare pereffe eífere che r i c e v e , egli é communicato
dietro a t e , fegucndo le tue pedate i m - eternamente dal Padre , e dali' u n o , e
p r é n t a t e c o l tuo Sangue. Q u e í t o s i , che dair altro per vincolo d'amore procede
é inveftigabile j ma l a via in fe non é inve- 10 Spirito Santo . C o s i Tintelletto d a
ftigabile j anzi é tutta amena, e attorniata compiacimento alia v o l o n t á íi come i l
da foaviífime v i t i , e varj frutti, con la for- Verbo al P a d r e , dando compimento tW
r a de' quali , come c o n quella focaccia opere, che ella í l m u o v e a fare, con acr
E l l a non folo giungiamo al monte Oreb confentire all* opere fue . A n c o r a 1' intel-
della cognizione di te per le Creaturej ma letto íi complace i n fe fteífo, come ¡l
per affettuofaintelligenza, e penetrante V e r b o , dico , íi complace neiropera, che
aftetto piú c o n amare, che c o n fapere, ha fatta la v o l o n t á , concorrendo c g l i an-
c i conduciamo al T r o n o della SantiíTi- cora a taropera,eífendo che rintelletto, p
ma T r i n i t á . l a v o l o n t á fono una fteífa A n i m a , íi come
11 P a d r e , e d i l V e r b o - Dali*eterno P a -
C A P I T O L O VI. dre, e V e r b o procede l o Spirito Santo.
D a l l a v o l o n t á , e dairintelletto procede la
JProfegu» f i j l i j f * materia ñltiftmtmente m e m o r i a , e íi come l o Spirito S a n t o é
applicn*Á» d i ' A n i m a , e fotenx.e Ai una coía fteífa c o l P a d r e , e V e r b o , e
quella h maravigli* áella Santifilma * concorre airoperazioni delle Divine per--
e Individua T r i n i t a % e operaziom d i fone, cosi l a memoria deve c o n c o n ere
fuella a tutteT opere della v o l o n t á , ed inteJlet-
í o . N a f c o n o i n quefta Trinitá d e l ^ A n i -

E
5. parte
norte C c O i che Tamorofo V e r b o , fcen- ma tutd g l i eftetti, e d a f í e t t i , chenafeo-
attava, dendo giü dal fuo real trono, lafcia, no nelle tre Divine perfone , per partici-
per quanto mi pare, fe bene egli é íem- pazione, ed in atto dJ amore . Nafce nella
pre nel í u o eflere immutabile, lafcia, d i - T r i n i t á deíle tre perfone D i v i n e una c o
c o , i l compiacimeuto, che hanelfeno municazionje, e u n ' e g u a l i t á d i un' eífer
del P a d r e , e viene a ripofare i n quefta eterno , peifettiflimo i n fe fteífo , che
T r i n i t á creata , c i o é della fuá C r e a t u r a , non pub avere niuna difuguaglia^za, ne
íimileall' increata per le tre potenze d e i l ' diviíione, z cosi é anche indivífa nelle
A n i m a . Viene a ripoíare nella Trinitá operazioni fuori d i sjé, p e r c h é fono cofi
delle lüe Spole ííraili a fe per Y unione, e parimente tutte V opere comuni a tutta
fafare per f unione a q u e l l e , quelio che ! íaSantiífima T r i n i t a . N o n . d i c o d e i r i n
íi fa nella fuá T r i n i t á " . A l i a v o l o n t á fa carnazione., quanto alia perfona , per-
fare q u e l , che fa i l Padre , a i f intelletto, ché feb bene tutte ie tre Divine perfone
quel che fa Y iñeífo V e r b o , e alia memo- concorferoa quefta divisa operazione ,
ria quel che fa l o Spirito Santo t e tutto reftb nondimenolafola perfonafeconda,
q u e í t o íi fa nell * Anima per aífetto d' amo c i o é i l V e r b o incarnato, perché quefta
r e , e participazione. V ufiicio del Pa- operazione fu terminara nella perfona
dre é di generare, e dar la g l o r i a , e com- primamente , e p o i nella natura , per
municazione del fuo eífere alie due D i v i - confeguenza neceífaria , p e r c h é non íi
ne perfoneje l a v o l o n t á j c h e faToperazion puo l a Perfona dividere dalla N a t u r a ,
del Padre , quando ha perduta , e del elfendo l a ftefla c o f a . Tutta dunque la
tutto negata a í e fteífa , rigenera c o n Santiííima T r i n i t á ordina i l tutto i n
nuovaforza di aífetto fe ftefíaj ed ancora tutto i l mondo . O r d i n a i n C i e l o ,
la v o l o n t á é quelí a che da la gloria a tutti ordina i n t é r r a . O r d i n a i n C i e l o ,tut-
ifentimenti, equando l a v o l o n t á é p u r a , ti i movimenti , che fono i n que*
f i n t e l l e t t o é piú capace d i D i o , uno Beati d i g l o r i a , ed ordina i n térra tut-
in eílenza , e trino i n perfona . O h te le m o z i o n i , ed operazioni natural!,
quallinguapotrebbe mai efplicare, efa-j che fono nella creatura, p e r c h é i n eífa
Opere di S. M . Maddal, de" F a z z i . C ncevo-
Opere di S. Maria Maddalena
ricevonolaconfervazione, e permanen- di q u e l l i , che capifce, e vede, qaanto d i
z a d e i r e l í c r e , come ricevono i'effere, q u e l l i , che non v e d e , ma gli tien per Fe-
e la yica, effendo tutta da l e i a c a t a : Ipfe de . D a l l a P . u r i t á , cioé daü'efíer atto pu-
fecit nos, & mn ipfí nos. M a principal- riífimo fenza venina imperfezione d i
mente íl pub d i r é , che ella.ordina in Cie- mancamento, b d i p e n d e n z a , che dino-
l o j quelle.cofe, che f o n o í b p r a n a í u r a i i , ti ¿ifetto jiella D i v i n a N a t u r a , nafce V e-
c o m e p i ü particolarmente da lei prove- gualitá ira le D i v i n e Perfone . O n d e
! n i e n u , e p e r Í G p ! a n e l ) e ragiohevoli Crea- m a n t e n e n d o l í , o vero ricuperando V A n i -
ture dico da lei provenienri, e fono la ma , ( d i c o , quefta T r i n i t á dell1 Anima ) ,
G r a c i a , e inípírazioni .interne , p e r c h é la prima innocenza, di venta fimile, ed
folo í d d l o p u b operare, ed entrare den- e guale a D i o , non per natura, ma per
tro neiprotbndo del c u ó r e , m u t a r l o , e participazione, e Grazia . Diventa ancor
v o l g e r l o a fua b a l i a , avendo egli> che í í m i l e a g l i A n g e l i per u n i ó n d ' a m o r e ,
ne fu I1 autor e data a noi la l i b e r t a , che e í l e n d o i t a t a creata dal medefimo D i o ,
non da altri pub eífere > che da l u i sforza- che ha creati q u e l l i , a n z i d i c o é divenu-
t a , e neceírariamente > fe eg] i cosi v o r r á , ta a loro fuperiore, per l a felice colpa ( c
moíTa, fe benela muove í e m p r e foavif- fi chiama c o s i , eífendo che per quella c i é
íimamente , e liberamente i Vengono ftatadataPafperíionedel Sanguedel Ver-
adunque irnmediatamente dalla Santifíi- bo) con laquale ci faceiamo fuperíorialli
ma T r i n i t á tutte le fante operazioni, e ftelfiAngeli, perché p e r n o i é f t a t o fpar-
t n ó z i o n i , che nel profondo del cuore fen- fo cosi preziofo Sangue. E ardirb diré
tono le ragionevoliCreature, con le qua- che ancor che IVAnimanon aveíTe alcun
l i l i f e n t o n o tirare a D i o , e rivolgere a m é r i t o da fe fteífa, ma folo quelli dell a
l u i , m a i l fatto ftá, che i l tutto é fatto paífione del Verbo uniti afe, diverrebbe
.da lui confomma Sapienza, e noi i l p i ú per quelli fuperiore a molti A n g e l i . E d i l
delle volte non Y intendiamo, o , fe puré m é r i t o di C r i ü o , c o l quale i n tal c a í b ,
r intendiamo, nonle vogliamo intende- come un manto, liveftirebbe, Induimi-
r e , per efeguirlc. D e h mutaci tu 11 cuo- n i Domimm noftrum J e / » m Chrifium ,
re , che lo í'aceíH a limilituciine t u a , San- f ornarebbe c o ' l lume della gloria i n si
tifíima T r i n i t á , riftampalo , per cosi di- fatta maniera , che avanzareb.be anche
r e , a c c i b í i a d e l t u t t o a í e conforme, & JabelJezza di q u e l l i , che fon n a t i , per
fpirittim relittm innevn i n vifeeribus no- . d i r c o s i , cittadinidel Paradifo, fe bene
ftris. E ' b e n v e r o , che fe bene procedo- vuole arricchirci de'fuoi meriti c o '1 cpn-
no da D i o tutte le buone infpirazioni, corfo delle fue opere . O eterno V e r b o , e
bene ípeífo poíTono effere ancora non che pub p i ú voler 1'huomo per condurli
buone, e parer t a l i , e tai* ora ci pare di
ad amare, e f r u i r é , chequello, che g l i hai
non fennrle , e p u r é veramente e g l i c i
dato ? e fe bene dovelfe guftar mille volte
f p i r a , e pare che manchino, quando c i
ITnferno j per fruir te, non g l i avrebbe da
í o n o piu necelfarie. M a fe yiveflimo fpi-
parer grave , non che poco q u e f í o , che
ritualmente, vedremmo che manda T i n -
patifee in quefto m o n d o , mefcolato con
Ipirazioni^appunto, quando ci fono ne-
tantedolcezze delle tue confolazioní,, e
ceífarie,! e che non vengono , néinnan-
condito con r amaro foaviflimo .della
z i , né dopo , p u r é un minimo p u n t o .
c o n f í d e r a z i o n e d e l l a tua paífione. I n o l -
T a n t o interviene a queíía Trinitá d e l l ' A -
tre X eterna T r i n i t á vá glorificando , e
n i m a . Nafce ancor in lei la comunica-
zione , d i c o , che comunica i doni , e donando Grazia j cosi quefta T r i n i t á dell*
graziericevuteda D i o a fuoi P r o í f i m i , A n i m a glorifica, e dona G r a z i a . E i n che
accib eífendoneeífi p a r t e c í p i , n é poífano guifa ? L3 increata T r i n i t á glorifica l ' uo-
far frutto inlieme con l e i , e fe un' A n i m a m o , e l a Trinitá creata glorifica D i o ,
v u o l vedere quanto D i o íi complace i n con y o l e r e , e goderfi, che eoli abbia tut-
l e í , guardi quanto é comunicativa3 di- ta la g l o r i a , c h ' e g l i ha in íe ftelfo, per
c o , tanto de1 beni ípirituali, come de' fe ftelfo , edafe ftefíbj e i n tutte le fue
t e m p o r a l i , tanto d i q u e l l i , che p o í f o - opere cerca l ' o n o r e , e gloria D i v i n a ,
Áe , quanto d i quelli c h e d e í i d e r a , tanto e í f e n d o , che fempre é pronta, e preparata
a dar la vita per riftefíá gloria 3 e onore di
Sua
De Pazzi. Parte Primar
Sea D i v i n a Macfta. D i piu l1 individua fta Trinita eterna deíiderano g i l Angel»
T r i n i t á va diftilianda , e influendo a diriguardare, lavirione d e l i a q u a l é g l o -
tutte le Creature, e ñ e ne fon c ^ j a c i , e íi rificar A n i m e . E i n q^efta Trinita crea-
dirpongonoariceverla, í a f u a G r a x i a . E t a , n o n f o l o g l i Angeíi deíiderano d i re-
la Trinitá delF Anima ancora va diftillan- guardare , ma ancora T iílefíb D i o riguar-
d o , e influendoi diftilla un'anfiofo de- d a d e t t ' A n i m a , e opera in quella ( i l c h e
fideriodc' P r o f í l m i , e inñuiíce un forte é m o l t o maggior cofa infinitamente, che
v o l e r e , che le Creature tornino al l o r fefa miraífero g l i Angelí fol^mente ) e
Creatore: e^uefto diftilbaiento etanto fi va eflrendendo neir opera quanto íi
intrinfeso, che arriva a penetrare inlino compiace i n fe íleíTo , e neir opera fuá :
al Cuore del V e r b o , i l quale molco d i tal LAfaiUur Dominus in ómnibus operibm
diftillamento íi compiace. D o p o che k fuis- r Delitis. me* effe cum F i l i i s homi-
Trinká. eterna íi fu" c o m p í a c i u t a nella num . O grande I d d i o , uno i n eíTenza,
T r i a i t á cresta^ mando i l V e r b o ad in- e trino i n Pérfone . l/ifteíTa individua:
carnaríi e a r e d í m e r i* uomo . Tanto T r i n i t a , come fomma P u r i t á , diípregia
a r d i r 6 d i dires che facciaT A n i m a j e nore del tutto ogni v i z i o , come bruttiífima
potendb ella ricrear T u o m o , c h e f á ? O macchia, ovunque firrova , m a partico-
Signor m í o G i e s u , l o diro i o : ricrea iarmentela fuperbia, che piü fe íe op-
D i o i B come p u o d l a ricreare D i o , che pone j e q u e í l o íi vide fin dal p r i n c i p i o ,
e Creatore del tutto ? L o ricrea m q u e l l e quando fcaceib d i Paradifo 1* Angelo
Anime che T hanno perduto , ej per Apoftata con tutti i fuoi Següaci . T a n -
quelle Anime r e c u p é r a t e fiídiee effer ri^- to í a T A n i m a , - che veramente ama que-
ereato D i o - . Quefta individua T r i n i t a íío grande I d d i o , c í o c diípregia tutti i
non é aececattpicedi P é r f o n e , ma si bene fuoi vizj-, ma particolarmente queílo-
d'aníioíldeliderj1, e d ' a m o r o í i aífettií. E deila fuperbiar tanto i n f e , qiianto ne 5
cosii quefta-Trinita diell5 Anima-non é pa* fuoi P r o í f i m i . E credo i o , che piü f á c i l -
rimeate accettatrree di Pérfone , ma si mente fopporfi g l i altri vizj ne' f u o i Prof-
bene delta V e r i t á . E q u e í t o l o dimoftrb fimi , che q u e í l o delia fuper bia > c c i o f a i
bene,. q u e l l o e h e f a fantitieato^ nelí ven- per- participazlone.
tre d i c o , Giovanni Battifta, e i l tanto
pococonofeiuto Angelo* Santo Carmeli-
t a , che morirono per la Veritá . D o v e -
c AF1 To Lo vir.
ria T uomo a n d a r í l g l o r i a n d o , e vantan^ Dcppo ¿C haver difeorfo altamente del pre*
d o r perche ne h a ragione , poiche é gi&dei¿a veritá', tratt» fopra- quelle pü"'
venuto a tanta- dignita di efíer fatto ad role di cMnfto y Data eíl' mihi omnis
immagine; di- D i o r che; Iddlo fia í a t t o poreílas in c o e l o , & in t é r r a , applf-
uomo y per riformare i n lui queíla im< eandeie all- Anima- , r cencBiude con te
m a r i n e < ü D i o ^ O- grandbzza, edignita /ponfalizio che fa- Crijio con l* Anime ,
delx uomo;,, e poi per un niente ir perde . edellaritioVñ&tone d& voti , qn/ile íodn
O i m é , oimé:. T r i n o in p é r f o n e , ed uno affai come moltv giotíevolk per l a per--
i n effenzía é i i mió- D i o Aií3 unitá d e l l ' fez,iene.
i n d i v i d u a T r i n i t á tocca i l G i u d i z i o delie
fue Creature , perché-ella4e- ha créate 5
fe bene per quello , che ha patito i i t i -
g l i u o l di D i o umanato per le Creature, fi
E s Tanto conforme 1 uomo a Dio" ^
p che non fi pub riguaruare D i o , che
non íi v e g g a - f u o m o n é 1' uoiuo , che
dice r che i l Padre ha dato V a u t o r i t á e Ü n o n í r v e g g a D i o . N o n . dica al cuno d i
giudizio á h giudicare al- FigUuoio f á t t o aír.are D i o v fe non- ama la Veritá ,. per-
U o m o - , come- delegato Giudice dal Pa- ché come poííiamo-diré- di: amare un S i -
dre , e da tucta la< Santifilma Trinita j g n o r e , fe non amiamo quellacofa ch* é-
Qonftttutus J'vdex vtvorum .¡^ mortuo- p i ü p r o p i n ^ u a i e p i ú e a r a a lui ? O V e r i t á , .
rttm . E 1* uomo vivendo virtuofámen- chefei abbandoiiata per ogni pie ció 1 d i
ce f a G i u d i z i o , gjudica í t llefíbi e coJl fuo4 tentazione, per ogni poivere di ripren--
vlvere virtuofamente j g uaizio di q u t l íione a e non vuol la Creatura conofeer te
l U o h a vivono.- iav-lrmofamcnt©.. In que-' Veritá che é - d ^ D i o , e D i o ílelíb^v Ev£>
14 Opere di S. Maria Maddalena
fum verttat. E puré l o Spofo arreca a l fe non ha poteftá alcuna, íe non t a n t o »
1
Je fue Spofe un veftimento d i V e r i t á , e quanto da D i o g l i é data j tanto c h e ,
non contento del veftimento arreca an- dicendo v o i effervi data l a poteftá , v i
cora T anello a dette Spofe, che non é al- dimoftrate come vero uomo . M a o i -
tro5 che dir l o r o , i o fon la V e r i t á , v i m é , c h e m o l t i pare, c h e a b b i a n p i ü po-
do la Veritá , amate la Veritá . E fi come t e f t á , che non avete v o i , © V e r b o , per-
T a n e l l o non ha p r i n c i p i o , n é fine, cosi la c h é T ufurpano , to^liendo la fama , l a
v e r i t á non ha p r i n c i p i o , né fine, 6 , co- r o b a , eancora la vita a'Proífimi l o r o ,
me egli d i c e , é D i o fteffo , e perció den- D i t e , o V e r b o , che v i é f t a t a d a t a po-
tro quefto anello v i é rinchiufa quella teftá in C i e l o , e i n t é r r a , e accanto ,
preziofa gioja del V e r b o . E fe non fei accanto, d i t e , fict¿ mifericordiofo. O
contenta, o A n i m a , di quefta preziofa gio- chi poteífe penetrare i gran miílerj ,
ja del V e r b o D i v i n o , per non poter ca- che fono afeofi i n quefte parole l M a
p i r l a , prendí la forte pietra della Purita non é minor í e g r e t o , e Sacramento, che
d e i r U m a n i t á dello fteífo Verbo,- pero v o i vogliate fpofare le voftre dilette Spo-
che tanto é dir Veritá quant© V c r b o U m a - fe in quefto d i della voftra unione. A fare
nato j e non é Veritá fenza P u r i t á , né Pu- lo fponfaíizio éneceflarioprima i l v o l e r e
rita fenza V e r i t á . Alfia feconda perfona dello Spofo, i l confentimento della Spo-
dellaSantiflimaTrinitá, c h ' é i l Verbo, ía , la benevolenza da'parenti . P o i fi
e-dataognipoteftáin C i e l o , e intérra3 deve fare lafcrittura, l a q u a l e , eíTendo
Ztara e(í mihi emnis foteflAS in C c t h , & fatta, non torna mar addietro per Ia o r -
i n te) r a . C o s i nella T r r m t á d e l l ' A n i m a , dinario l o Spofalizio . C i é ancora ne-
alia feconda potenza, che él* i n t e l l e t t o , ceífario chi tenga la mano, e deve ef-
edata poteftá in C i e l o , ed in t é r r a . E" fer i l Sacerdote j e l o Spofalizio non íi
daca poteftá i n C i e l o al Verbo d i g l o r i - debbc fare in cafa d e l l o Spofo, ma íi be-'
ficare g l i A n g e l i , e Ipiriti Beati, e T intel- ne della Spofa , e deve avere l a Spofa;
letto ha poteftá d i e l e v a r í i , e afcender fi- convenieníi adornamenti. E fe quefto-é >
n o al T r o n o della Santiííima T r i n i t á , do- bifbgnerá lafeiar da canto quella nuda ¿
ve riceve que' r a g g ; , e influíli di luce p e r c h é fe l o Spofo vedeíFe tal mefchinitá:
amorofa , procedente d a l l ' individua nella fuá Spofa, fe ne rergognarebbe,
T r i n i t á Í n é p u b r i m e l k t t o eííer zitenu- Adunque qui bifogna l ' a á o r n a m e n t o *
ÉO daquallivoglia poteftá terrena. E3 da- O , che deve fare la desta Spofa veftita
t a al Verbo poteftá terrena d i farelegge- di nadita ? Adornifi e l l a afeofamentc
re alie Creature quella v o c a z i o n e , che dalla faccia d-ello Spofo V e r b a . E fe que^
c g l i fi compiace, e all'intelletto é data fto Spofalizio fi ha da fare in c a f a d e l l »
poteftá di £ar per fuo mezzo fottomettere Spofa-, non» s o c c h e r á a te poverella Anúr
alFilisuminazioni , che riceve da D i o , ma mia , a r k e v e r e l o Spofo i n cafa
Éutti g l i appetiti intrinfechi, e naturali t u a , p e r c h é vuoi ftar cosi nuda : c o m e
deir Anima. Poiché vi é d a t o , b Verbo, T aceorr^i f come lo riceverai ? ti feufe-
o g n i poteftá in C i e l o , e i n t é r r a , potre- r a í , d i c e n d o , p e r c h é c o s i ' p e n í i , ehe c o s i
m o n o i negare che non abbiatc poteftá piaecia alud , ne p u b c g l i fdegnaretal nu-
a n c o r a i n n o i ? forfevi é d a t a poteftá i n d i t á , poichediqnefta egli ti a d o r n o , c-
C i e l o - , ed i n Eerra> ma non nel cuore fi vefte , i n á t t tieípon/atienis' Ulitis y O*
delle Creature ? f,i> perché' fe ben v o i l á - i n 4ie IstitiA cordh eju*. E fe vuoi- ftar
v e t e , noi ve la togliamo c o l libero arbi- cosí , ftattene p u r é , m s p e r T ifteffa n u -
t r i o , che ei avete d a t o , mafe l o potelfi-, dita farai g W i o f a . Falíi adunque quefta1
o V e r b o , taivolta nié dorrei d ' a v e r unione in cafa della Spofa. M a í e non;
quefta liberta vn m e , e eh^ r a v e í f e r o an- h a cafapropria> feeciafiin cafa della pa-
cora glr a k r i : m a s b ^ che fete Dio- buo- drona, ed i o vogl-io ftare in cafa della;
» o , e f á t e i l t u t t o c o í t i o . n i n a providen- mía padrona, p e r c h é non hb eafa degna
z a . p i t e , che v i é dato poteftá j i n que- drtafl oípite» Faceiali dunque in cafa di
Itovidimoftrare t-uinor-del Padre , mo- Maria . M a fe pur b i í o g n a , che que-
flíate ancora, che avere prefa f Uimanitá* t fta Spofa fia ornata , i l primo , e '
pero che r u o m o c o m e p u m u o m o , da ft'máfialc. ornamento fará purifican la.
la
De'Pazzi. Parte Prima. 15
faccla da o g n í macchia, e quefto f a r á , r á i a P u r í t á c©*fuoi f r m t í . A v r á ancora
che deve paffare , purificaríi, e lavarfi aecoltele trecciecon varié perle , e e r a -
ín un fiume , dove Maria fparge i l fuo natine, e fará la Simplicitá, e Mortifica*
l a t t e , per lavare d e t t * A n i m a . P o i pi- z i o n e , tanto necefíaria alie Religiofe j
glierá unveftimento conveniente, e glie- p o i c h é fe bene fi deve guardare all* i n -
10 a c c o m o d e r á indoííb l o Spirito Santo, trinfeco , nondimeno in qualche parte
11 quale veftimento fará l a C a r i t a , e an- deveíiguardare ancora reftrinfeco.Poi lia-
cora le promefle, che deve rinovare al rá l a Spofa molto umiliata , afpett-ando l a
fuoSpofo, e Tiftefso Spirito Santo c o l venutadello Spofo, p e r c h é venendo í o
fuo fpirare le fará piú coníiderare la Spofb, e trovando la fuperbia, T averebbe
grandezza di quei che promette , e la a nauféa 5 pero ftará u m i l e , e adorna.
grandezza del fuo veftimento della Cari- Onde Maria le fará per Madre , i l fuo
ta , e per ornamento della veíle prende- maggior Avvocato per Padre , é i l Sacer-
r á la lode . D i p o i l i » i t t e r á al eolio una dote che terrá la m a n o , e fará i l maggior
de^na catena, che ftrá T a m o r e , anzi Santo della R e l i g i o n e , e ad eífi Santi fará,
T unione, che avea partorita i n l e i la pa- grato eífer i n v o c a t í , ma molto piú effer
ce • S i m e t t e r á ancora in tefta la ghir- imitati . V e r r á poi l o Spofo con gran
landa della S i n c e r i t á , e Priidenza, c h ' é c o m i t i v a , menandofeco i l C o r o de? C h e -
tanto necefíaria alie Religiofe,, M a o i - rubini, e Serafini, e porterá TAnella d ' oro
m é , che veggio io ? Dunque a me non puriíTimo d' un'interno amore, nelle qua-
t o c c h e r á ad a v e r n u l l a » e ftaróa vedere l i fará conneífo per pietra un belUíTimo
tutte T altre ? A h Spofo dell3 abbandona- diamante, con altre quattro pietre intor-
te ,foccorrimi t u . S i m e t t e r á ancora que no per piú adornamento , c i o é R u b i n o ,
ftafpofadueorecchini, che faranno due Zafiiro , Turchina , e C a r b o n c h i o , e
l e o n c i n i , che con nuovo p r o d i g i o , e mi- cosí la Spofa ftenderá l a mano d? un forte
racolo avvivati , daranno fpelfe volte v o l e r e , con propoíito d i mettere in efecu-
gran r u g g i t i , che deftaranno la Spofa, zione tutto quel che promette, e l o Spo-
quando ella s1 a d d o r m e n t a l í e , e faranno í b piacevolmente , ed amorevolmente
1* anfiofo deíidério della falute de* Profli- le m e t t e r á l* anella i n d i t o .
m i , e i l ringraziamento, e compiacimen- Troveraífi á quefto Sponfalizio la pri-
to dello ftatofuo , ove íi trova j perché ma Gerarchia con foaviífimi fuoni, e la
San Paolo d i c e , che ognun caminí nel- í c e o n d a con canti dolciífimi, onde fi po-
l a iua vocazione ftudiandoíi d i farla per- tranno invitare le V e r g i n i , le quali faran-
fetta. E quefta vocazione non é di Serva, no un bellillimo bailo 5 e Maria avrá pre-
n é d i F i g l i u o l a , ríiadi Spofa, c h ' é l a p i u p á r a t e una degniífima menfa , ed effen-
degna vocazione, che í i a , pero bifogna, do lo Spofo n o b i l e , fará ancor nobile la
che caminí i n quella con p e r f e z i o n e f e - menfa, i n s ü la quale faranno nobilifíi-
c o n d o , che ricerca tal vocazione. Avrá mi c i b i , e frutti cf ogni forta. L a menfa
le fmaniglíe nellemani del fervore neü1 farála confiderazione della Divinitá del
operare, edella pazienza, p e r c h é f e n o n V e r b o , e la tovagha la coníiderazione
aveífe i l fervore, cafcherebbe nel mala- d e i r U n i r á della bantiííima Trinitá ; le
detto ozio, efe non aveflé lapazienza,non varié communicazioni, che fa D i o alie
condurrebbe T opera a perfezione. Avrá Creature > faranno i ftori, che adorne-
ancora un cinto di finiflimooro, fmalta- ranno la menfa , i l pane fará i l V e r b o
to di v e r d e , e r o l l o , i l quale cinto fará la U m a n a t o , e p e r c h é egii é ancora Spofo,
fortezza, e i l compatire a P r o f l i m i , fmal- lafceremo i l penliero del Sangue, e p i -
t a t o d i verde, p e r c h é mentre, che é i n que- glieremo per vino queldiftillamento, che
fto pellegrinaggio,ha bifogno delle íperá- procede dalla gloria della Santiífima
ze del Regno del C i e l o , e fe non TaveíTe, Trinita . L a varietá á c c i b i faranno le
ie farebbe i l viaggio molto faticofo, fmal- varíe v i r t ü , che í i c o n t e n g o n o nel Ver-
tato d i rollo d' un forte A m o r e . O fanto bo . L o Spirito Santo fará i l C o p p i e r e , g l i
compatire quanto fei necelfario a chi ha Apoftoli faranno i fervitori d i detta
in fe molte v i r t ü ! Metteraífi al eolio un menfa, i P r o f e d s*accorderannoa can-
groífo vezzo d' un fol filo di p e r l e , che fa- tare Coeli enananf gloriam ü e i , e maf-
Opere di S . M . M z d d . de' Pax.x,i% C 5 fima-
16 Opere di S. María Maddalena
íimarnente D a v i d , che T h a c o m p o í l o . l o r Creatore per le l o r veftigie . EMí con-
L o Spofo fará meco , come farcbbc un tento al C o r o dclle V e r g i n i , quali vanno
P a d r e , che vorrebbe ridurje un F i g ü u o - rinovando un canto nuovo*, v e d e n d »
l o male a v v e z z o , i l quale ancora che Va- augumentare q u e l l o , che elleno con tan-
m a f í e , bUbgnarebbe, eh' ei faceflTe vifta to affetto hanno efercitato, e ancora a
d i non Y am^re. l o ftaro !á in un cantuc- l o r o íi accrefee gloria 5 pero che ogni v o l -
jcio a v e d e r t u t t e r altre Spofe m í e com- ta , c h e í i f a quefta rinovazione, fi cele-
pagne s non avendo a gufur cofa a^un.a. bra , per modo di diré la lor fefta> e Y A -
M a í a r b teco, eterno V e r b o , come fanno nima ne acquiíla grandifliinofrutto, pero
quei fanciullini, che tu hai affunti coftaf- che i n quella íi aumenta Ja G r a z i a , íi
s ü d a t e , chefe bene non hannoquella i b r t i f i c a n o l e p r o m e í T e f a t t e , nafcein leí
pi-enez^adi g l o r i a , che veggono avere una nuova pace , ed unione, i l frutto
m p l t i altri S a n t i , íi contentanp nondi- della qual pace íi vede nella converfazio-
m e n o d i q u e l l o , che hannoj overo farp n e , e fuo operare. O h , di quanta d i g n i -
cento d i aver ancor l o tutte quelie c o f e , tá fon quefti fanti v o t i , e promeíTe fatte
che efíi hanno, febene n o n n e gufteroj a D i o nella SantaProfeíTione , p o i c h é l a
e l a C a r i t a , che fa tutte le cofe c o m u n i , rinovazione fuá fa tanto degni effetti, e
m i far.á gufíare non guftando, g u í l a n d o r A n i m a ne riporta tanti f r u t t i . Pero non
f o l o d e l g u í l o a l t r u i . M a n o n peníí alcu- e da m a r a v i g l i a r í i , che c h i n'ha. l u m e ,
n a Creatura di poter avere acquiílarg ( come f a , p V e r b o , la religione del tuo
t a n d d o n i ^ .e grazie perpropriopptere , Santiífimo N o m e ) celebri detta rinova-
fapere, e v o l e r e , ppiche farebbe un for- zione con tal folennitá, e fefta, fendo che
te errore j ma creda p u r é , quel che cre- g l i u o m i n i del Mondo fanno tanto con-
d o i o , a n z i l o v e g g o d i c e r t o , c i o é , che t ó del g i o r n o , in cui nafeono, ovvero in
d a f e , non fi pub acquiftare v i r t ü , ne be- cui ricevono qualche dignitá : tanto
ne alcuno * M a Maria che é l a noftra maggiormente noi dobbiamo celebrare ij
Madre, ftáremprepreparataa purificare d i , i n cui c i uniamo a D i o , con si g i M i
i c u o r i n o f t r i , ed ha certi b a c i n i , per jS»- vincolo , che non l i pub mai feiorre, fe
m i l i t u d i n e , d i c o , del m í o bafíb inteilet- bene alquanto dilungare c o n f e i i a , e gau-
t o , che fono le fue v i r t u , c o n le q u a l i 4io ípirituale,
n e v u o l e purificare p r i m a , e poi adorna-
re le fue F i g l i u o l e , Spofe del fuo V e r b o , C A P I T O L O VIII.
m a íi convien chiedergliene c o n amorofo
affettp, c o n deíiderio intenfo, e con pro- Cominctít a contemplare i mlfier] d i tnt-
fonda u m i l t a . í q u j f f t a rinovazion d5u- ta la v i t a d i Chrifto trahendone docu-*
nionc íifa o g r J v o l t a , che íi rinuovano fnenti morali molto imponanti per Im
l e p r o m e í T e f a t t e . £ acquiíla T A n i m a d i - perfe&ime Criftiana AdU Incct.rna&iO''
letta unione p i u , 6 meno , ferondp l o ne fin MA fuga, in ILgitto.
í l a t o di perfezipne ín che íi truova, e ,fe-
c o n d o la C a r i t a , che ha i n fe, Equefta
Olite multiplicAre loqui fuhlimi* ^ g t
rinovazion; d e ' v o t i , fatta d a l l ' A n i m a
internamente , é di c o n t e n i ó aila Santlf
N gloriantes. E d i o c o n diverfo í e n - i .
í o , raa con íimile f p i r i t o , fe da te m i fa-
Jíma Trinitá , quinto é l a rinovazione
rá conceduco, o m i ó Spofo, dirb adalta
d e l coiiipiacLijenio interno, cht h a T A '
yoce : ( cosi m'.udijfTe t u t t o i l m o n d o ) .
m m a i n f e fteifa > e di fe íteíía con tale
N o n vogiiate , o Profeti efclamare ed
offerta.fatta.a D i o , rínovandp íernpre i l
efalta r piu le v o í l r e v o c i , non vogiiate
p r i m o dilerro .delh piama offms , con
piü mcltiplicare i voftri parlari : Rece-
n u o v o coinpi.icimento, e nucv^ diletto.
dane -petera de ore vefiro , N o n v i g l o -
E a María c grata , quanto , fe
ríate piw deVíavori paíTati, n o n delle pro-
eliaftí íía •ii\oyaíi:' A voto (Jella P u r k a . ineíTe a v o i fatte. Ceflino tutte le fpe-
' :E* d i gl oria a g l i A-Bgell, perche veggono ranze 5 or che .e ven.uto i l poíTclío j non
ftdempiere.qudicüj.. :...;<.. i i , che da l o r o vi paja gran cofa alcuna di q u e l l e , che
c i i o n m i n i í l r a t e . E ancora d eíaUazione a fono fíate fatte per V addietro fin ad ora j
i Santi 3 perche veggono eííer feguitacp i l o g n i cofa é ab^aíTatajeífendo a n e i abbaf-
fato
De' Pazzi . Parte Prima. ¿7
fato D i o . Noliíe mnltiplicare loqui fubli- torni di nuovo n e l l ' Anime tue care a pre-
miñ glárianíes . So 7 che v i g l o r í a t e i n parare! quefta cogitazione d e l grande
D i o , e non in v o i ílefíi § ma Iddio vuole a m o r e , che c i mollravi ad incarnarti per
alera gloria orad-a v o i . N o n paríate piu n o i . N o n infondi, n o , q u e í í e cogitazio--
di g a í t i g h i d e i r E g i t t o , non d i eferciti, a i , ma le preparí rperche ci hai dato i l l i -
disfatti, non d i mari aperti y non d i ac- bero arbitrio r e vuoi che noi medefími le
qae ufeite da fecehe í e l c i , non di manne prendiamo; ma ben i l ñ u t o vien d a t e .
piovutedal C i e l o j altre eofe c i reftano a Ben diífe quel P r o í e t a i n períboa tua t
diré : Recedant vefera- de ore veftro ; No» enim cegitafimes mes. , cogérafiones
^uia Deas /cientiiirHm Dotninus efi' , & •veffrSí s ñeque vis, mes. , -vis, veftrg, .
ipfi praparantur cogitationes , S i > si , E t u dícefti' ? Ego' fum vio. . O l í Ver-
cefíino ormai levoftre tremenda loquele b o , quanto c i era n e c e í í a r i o , che t u v e -
perche non pin Detts Hltknumy ma Deus nifii a preparare q u e l í e c ó g i t a z i o n í p i e n e
miferkordiarum , A l u i ftá \ \ preparare di Mifericordia 5 pero che per l o piu r Pro-
le cogitazioniíle parole palfanoper Toree fed n o n c i a n n u n z í a v a n o a l t r o y che Gítf-
chie i ma le c o g i t a z i o n í íi fermano nelía ftizlas. cosrmeritando íe í i o f t r e c o l p e , e*
f e d i a d e l c u o r e . Q u e ñ o - egli v u o l e , ed demeriti . E D a v i d nes ílioi Ca-ncici -
in quefto volendofi egli fermare, v u o í che i quaíice volte fa menzionrdrquefta'Giufti-
f i f e r m i n o i e c o g i t a z i o n i , che g l i prepa- ! z^a , o h quanto é vero : 7 » / ? « Í es Domine,
rano Ta ft-anza . M a che ? non detefta , I & r e ü u m judkmm tuufnr \ ora Deus mi~
i l benedetto Crifto i l teftamento Vec- j ferkerdiarttm- Dcmmus : e' a quefta ne
c h í o , n o , che egli con i í P a d r e e c o n l o ! i n v i t i , e nechiami.- N e l feno" d e l Padre
Spirito Santo lo diede al Mondo j. ma non íto per d i r é , che ci prepari cogitazioni d i
v u o l e , che vada p i u avanti, í e non in Sapienza, d i P ü r i t a , e V e r i t á , p e r c h é a
quanto ferveper T adempimento del Nuo^ quefie t r e v i r t ü particolarmenre c inviti y
v o ' , ^cGiofeheíiconofcaliveracitá: delle quando c i d i c i : TLfiote perfeñi ficut Va.'
D i v i n e promefíe , che fono di giá- nel ter vefter perfeüfís efi : nel feno del Pa-
N u o v o a d e m p k i t e v E d , o , c o n quanto j á x t ^ p e r c h é fe q u e f l b í e n o é q u e l l o , i n
ecceffo di favori , e d i benefizj-,<ftb p e r cui fei g e n é r a l o m F i ^ n c , eda:l Padre , e
d i r é , ne fperati , ne da fperare , fe l a da te-procede, e d é l p i r a t o l o Spirito San-
b o n t á non avefTe vinto con la fuá libera- t o ; dunque fará egli T o'g'getto primario
í i t a , e le hoftre íperanze da luí dateci e l í j della n o í h a beatitudine í e n z a í a l l o , ah3
bifogno delle noftrc miíerie : Recedant c h e conviene , che c i prepari quello per
•vetem de ove veftrv. O V e r b o , fempre imitaxione ora in n o i , che dobbiamo go-
tEíon piaciute l e cofe nuove. iJSfor nova d'ere i n e í e r n o per fruízione y e' vifionein'
fado omniít: ¿ Q u a l fu m a i cofa tanto- t e D i o : Tune fimites ei erimus, cHtn v i -
nuova quanto quella , che t u Eterno debimus eum , fixuti efl i ma- bifogna pri-
V e r b o ti facefti u o m o , pigliando carne maefferfimiriinq;uefta"vita, e prepararíí
umana , nel puro ventre d i Maria- ? E a queíla c o n le c ó g i t a z i o n í d i Sapienza,
quefto non per altro , perche Detis/cién- per non feguire , e non eíler prelrda g r
tiarum Dcminus efl . Che- cofa conven2- inganni d e l M o n d o 5 d i P ü r i t á , per non:
ne. nei; fegretiííimo C o n ñ g l i o ' fatto^ nel imbrattarciconle fordidezze del fenfo,.
C o n e i ñ o r o della Santiííima. I r i n i t á per e di V e r i t á , pernon eífer c o l t i nellereti
ía tua Incarnazlone ? Convennero íníie- del P a d r e d e l í a . bugia r che contra queftí
me la Deitá' eíít n z i a l e , che fei T u fteí- tre nimici,Demonio,Mondo,e Carnejci ha'
f o , e laScienza , ediedero i l configlio ' p r e p á r a t e le cogitazioni di Sapienza, dV
alia Sapienza:, che era V Eterno V e r b o Püritá', d i V é r i t a . Má v a i piuinnanzi pre-
che i n G a r n a l f e e d e g l i T accetto ,, ein* parando ancora, o V e r b o Incarnato, co--
quefto modo la giuftizia , e larmifericor- gitazioni nel Ventre d i M a r i a , e fono c o *
dia lis aecordarono- infierne: O r come íi gitazioni d' A m o r e , d i Bbntá e M'anfuetu-
rinuovb quefto-configlio in' noi?.: C o m e d i n e . E poi' nafeendo-r qual cogitazione
á preparano di nuovo quefte cogitazioni ? mi prepari ? o h , d i quella j-ch' é mia pto-
S i ; r i n u o v o b » m i ó C n f t o , quefto- con- fefllone, e a tanti poco amata, e conofeiu-
% l i o q u a n d o - v e n i í H . a l l o r a a . c ogni orai ta Poverca^ 0 : Verbo , , e tu l a pigli p e r
C- ^ nutria
28 Opere di S. Maria Maddalena
nmtrke ? a mano á mano l a t e m í per Madri levar dal latte <, gettano molte la-
S o r e l l a , e p o i la C r o c e per Ipofa } tpoían- grime j e dando loro i l pane, ch' é piü To-
dflla co 31 tuo Sangue. A me prima defti la d o , l o mangiano si per v i v e r é , ma cow
regola c h ' é íuggita da tanti a l t n del le lagrime i n su gT o c c h i , ricordandoíi
M o n d o , e la delti prima co3fatti, che del foave latte . C o s i tu » o Verbo. ,
c o n le p a r o l e , prima con g l i efempj , fai a l ! ' A n i m a , la qual v u o i condurre alie
c h e c o ' p r e c e t d . N o n p o t e v i fnodare an- mammelle della tua U m a n i t á , c h ' é T
cor la lingua e operando in infegnavi imitazione deila tua Pafllone , quanto
quel ch5 io aveva a fare, p e r c h é come dolor fente, quando fi parte da quel foa-
dice San G r e g o r i o Magis movent exem- ve latte della mammella della Divinitá
pla quam verba. E poi operando ed i n - d e l l e d o l c e z z e , che comunichi a chi nel-
fegnando nel refto della tua v i t a , defti la confiderazione della tua grandezza s*
l a norma a t u t t o ' l M o n d o . O che gran affifa ! chi V ha guftato , lo sá . Quan-
potenza, e a r a o r e m i m o f t r i c o s i p i c c o l o do torna da queirinacceífibile luce gli pa-
B a r v o l i n o , volendo tacare, e haver bifo- re d' aver a tornare i n un3 ofcuriíTjmo bo-
gno d3 ogni cofa , come gV altri P a r v o l i - fco , dove l i pare non veder milla , e
nj j ed ancora la prima voce che t u d e f t i , fempre teme , che qualche fiera non;
come d i c e i l Sapiente, fu d i p i a n t o , per fquarci, e divori i l petto . O V e r b o , ap~
naoftrarmi l a mia miferia j Primam vo» pena fei d' otto g i o r n i , che mi dai i l t u o
cemfimilem ómnibus emifí > plorans. N o n Sangue, e che cogitazione c o l Sangue m i
t l v u o i c i b a r e , fe non del latte, che vie- prepari, d i q u e i r a k r a c h ' é mia profef-
pe per d o n o d e i r eterno P a d r e , s i j 17^- íione , T O b b e d i e n z a . T r e cofe mi rao-
re de Ccelo pleno : C o s í V Anima , che ftri nella tua C i r c o n c i í i o n e > Obbedienza
v u o l efífer íimile a te > non íi dee cibare íe verfo D i o , Manfuetudine con, Maria ,
non c o l latte, c h e v i e n d a t e . M a p r i m a , Giuftizia con noi . Quefte c o g i t a z i o n i
che nutrifca te quefto latte , v u o i daré fanno un diítiílamento neir A n i m a ; e
coir eíempio i i nutrimento a m e j e che quefto diftillamento £a un fuono,, e mor-
nutrimento m i dai ? reclinando le tue m o r i o , c h e ! i n e b r i a , a talché eflendo
piccole membra nel P r e í c p i o i n f u l fie- unita teco , o mió D i o , teme di non ef-
n o , epofando i l capo fopra una pietra fer feparata da t e . M a poiche c i avefti
m i d a i i l nutrimento a me tanto u t i í e , e d a t o , o eterno V e r b o , alquanto del tuo
neceííario dalla tua W m i l t á , e P o v e r t á . Sangue n e i i a C i r c o n c i í í o a e , non reftaíH
Maria diífimulava la tua Grandezza y l a di preparare nuove c o g i t a z i o n i , perché
riconofceva co3l cuore, e c o l cuore t'ado»- f e i q u e i l o , che fai fempre cofe nuove j
rava, ma neíF e ñ e r n o ti trattava anche co* Ecce nova /MÍO omnia . Andafti poi ad
mefuo F i d i o , p e r c h é folo adorandoti,. offerirti al Tempioje a chi t'ofterifti? e che
non aurebbe malpotuto- farti quelli oíle- ofterifti ? e chi oíferi ? T o f f e r i q u e l l a , che
quj,, di che ave v i b i í b g n a . Prendendo tu avanti a l e i , ne dopo di l e i non ne fará una/
i i l a t t e ^ m i m o f t r i ilgrand'amore 5che mi íimile.T'oflerLquella, che per la bocea deL
portavi > facendoti per m í o amore bafo- Sapiente fu chiamata dai tuo Padre tanto
gnofo d i nutrimento , tu , che mitrifcl bella e formofa: T Í » / columba mea> fpecio/a
tutto 1* U n i v e r í b . Due fon le mammek- mea, farmofamea. T ' ofFeriquclla, c h e i w
1§della tua M a d r e , con le quali fei da
ogni cofa^che fecefti, fu fempre teco:No«-
leí n u t r i t o » e ancor tu , o V e r b o , hoj
Aumerant abyffl, & ego jamxonc»j)ta¿*a.m j;.
due mammelle, con le quali nutrifci T
quanda priparahat C&los aderar». , cum
A n i m a , che contempla. La-prima é l a
eo eram c u n ü a camponens t o nella tuai
Divinitá , c K é l a m a m m e l l a , c a n cui
I d e a p í i r a a che la creafll. a l M o n d o , e
i l tutto fi nutrifce , e foftenta , l a fe-
per l e i , c o m e l a p i u nobile fra.tutte l e :
conda U m a n i t á , c o n cui foftenti i5
pureCreature facefti i l M o n d o > © dopo
A n i m e a te care . C o n la mammella del-
c h ' e l l a naeque fu fempre t e c o , p e r d i é
l a D i v i n i t á , per. lafciar i l refto, allacti
fempre fu Santa, e lontaniíTima da o g n i i
1 Anira a con foave, e d o k e latte > e gu-
fiando eíTala fua d o l c e z z a , fá come que macchia di peccato > o d o p p o che ti con--
piccoU Fanciuiiini ?. 1 qualw voleado le c e p i n e l fuofacratiíTimo chioftrovvergi-
nalej , fu fempre teco» adorandoti c o m e
tóáifife
De5 Pa2:2Í. Parte Prima. 2.9
I d d i o , amandóti, e í e r v e n d o t l eomeFir Regola y quello c h e . t u d k e í l l , o V e r b o ;
g l i u o l o j e Dio*, n é m a i \ l fuo penfiera^ NÜ» vos me elegiftis > ftd ego etegi "ws. E
e ' l fuo- cuore fu da t e k » i t a n o , a si di» vero r s i , in un fenfo, ch' io ho eletto la.
fcofto punto dal Euo D i v i n volere j fem- R e g o l a , p e r c h é v o l o n t a r i a m e m e a que-
pre fu unitiflíma a l tuo d i v i n v o l e r e j fin- fta,, e non ad altra Regola m i íóttomifí^
ad offerirtiallamorte per conformarfi al ma a n c h e é v e r o , che non ho eletto i a
beneplácito del tuo Eterno Padre > e t u o , l a R e g c J a , n o n T h o f a t t a i o , rhoritro*-
O beata M a d r e , cosiTapefs'io fervirla vata cosi fatta da D i o , non é ftata
ed imitarla j A ehi l'ofterifce? L ' ofíéri- mia invenzione , non mia elezione;
fce a q u e l l o r che é atto puriííimo , per q u e g l i o r d i n i fanti,. che ci fono, io gli1
Eifenza infinito, per Natura da-ogm al- ho di g i a t r o v a t i , p e r c h é c i erano pri-
tro independente y immenfo nelle ric- ma nel fanto a b i t a e o l o c h ' i o v' entraííi,
chezze , abiííb nelfapere, prodigo per ma l a Regola ha eletto me , p e r c h é in^
cosi diré della B o n t á , quello ch' é ec- me e flato folo i l movermi, e 1' acconfen-
celfo nella fuá ereazione r fecondo nell'e- tire al chiamarmi , che fece i l Verbo a
redica, fublime, e infcrutabile nel fuo or- quefto l ü o g o , e non altrove a. quefta re-
dine, graziofo, e foave neiramore, conti- gola , e non ad altra, con tutto che fé:
nuo nel generare aperché in t u í t a f E t e r n i - l i oífervaífero , tutte fon buone, e fan-
t a egli d i c e , p e r c h é ogni cofa g l ' e pre- te e perfette , ma l a reg.ola ms ha-
fente: Ego hodie genm te. O r s i l , chi é quel- eletto, perch* ella m3 ha accettata , m*
l o c h ' é oíferco quello ch" é foftanza deli5 h a ricevuta , e nV ha detto : Hoc fetc
effenzaDivina, V e r b o E t e r n o , Figliuol vives . In- queíta maniera v u o l
deli3 a l t i í r i m o , LegislatordeirUniverfoj1 eífere da te fervito i l tuo Spofo. Guar-
quello che con tanti belli e d efquillti no* d a , (.dice ancor la R e g o l a ) , , che non;
m i fu chiamato. O fapieníidi qm ex ore ofienderai me trafgredendomi, che net
Altiffimi prodUfli. O Adonai, C dux do~ raedefimotempotunonoffenda l u i , clie\
mus ifrael : O radix Jeffe. O clavis D a - t* ha a quella chiamato, e comandato che
v i d -: O Oriens & fplpndor lucis ítems. . O rex f oflervi. E quanto é pur troppo. vero ,
gentium , & defideratus earum: O Emma- o h i m é , che la Regola c i o e í a Superioraini
nuel. Q i i i c i prepara ancora molteco- p e r f o n a . d i q u e l b ( p e r c h é l a Regola anima?
g i t a z i o n i , moftrb riverenza a l l a l e g g e , ta e certiíTimo d i é la Superiora, che c i
perche la volle oflervare, m o í l r b rive- governa, e ha cura di vedere come l a R e -
renza , e adorazione al fuaPadre, perché gola s' oíTervi, e di gaftigare, e punire.
a l u i s ' o f f e r f e , non come eguale a l u i , chi n o n l a o í T e r v a ) q^anto dico- é puré j .
come in vero e r a , come I d d i o , ma-co^ ahime, troppo- vero che la Regola ani^
me uomo m i n o r e , e foggetto a l u í . E mata niuna d i noi elegge, che non a b -
q m m i deferivefti, oh-Slgnor m i ó , l a rive- bia fperanza, che abbia a fár buon frut-
r e n z a , che debbo avere alia Legge m i a , t o . E qual planta a l principio non dai
didpo, alia Legge che tu m i d e f t i q u a n d o - buon fegno d* aver ad eífer fr.uttuofa ?
a l t u o í e r v i z i o nel tuo fanto abitaeolo mi O íanti deíiderj, , o benedem fervorf
chiamafti j e non é Legge mia f o l o , i dieci del N o v i z i a t o , quanto líete u t i l i , e;
comandamenti,. ma la Regola., e Coftitu- quanto piú farefti fe fempre v i v i , e
zioni della mia Religione 7 si che bifogna fervemi , anche doppo i l N o v i z i a t o , e
ch= io f a c c i , ch'ella non sJ abbia a doler di in t u t t o ' l tempo della vita. íi coníérvaf-
me, e diré, come dice i l ProfetaIfaia della fero-. Crefcerebbe fempre di virtü i n
Sinagoga : JEgo te píaníavivinea eleUit, qtto- v i r t a , infino a. tanto,. che videretur Deus
modo cvnverfa es mthi in amaritudinem ? i Deorttm iruSion in quefta vita » nella Sion
A i m é , che in amaritudine íi eangia la. della pace, e t r a n q u i l l i t á interiore d d l a
R e g o l a , quando non- fi vive conforme coícienza , , c h e í i i c o r g e r e b b e nella carita-
a d e í f a , e noi liamo d? amaritudine a lei e manfuetudine con tutte, nella letizia-
poiché-si male foddisfacciamo a g l i o b b l i ; fpirituale, nella modeftia, e in ogni noftra:
g h i c h ' ella c5 impone, rompendo agevol azione pacifica, e compoíira . E poi da pa-
mente 1'prdfnazioni fue ,.che puré fono d i ce apace, da prefente,,e futura, da cran-
D i o . O & o m e pQtr,t;hbfc h e a cíciamar la. íitaria fin. ad- eterna íi paírer.ebbe, Curm
3o Opere di S. María Maddalena
videretur Deus Dsorurn in Sion $ Ne lía m o l í nido ín q u e í l o ; tu lo t e m í morto
Sion c e l e í l e , d i cui doverebbe eflcr ri- nelle b r a c c i a , e noi D i o , e uomo nel
t r a t t o , o S i g n a r e í n térra,, per queftapa- d o í l r o c u o r e . T u lo metterai Sel fepol-
ce irá di noi > e in noi i l tuo caro, abitaco- c r o , e n o i l o í m e í t e r e m o ne cuori delle
l o . O quante amorofe cogitazioni ci pre- Creature, c o n offerirlo al feno del fuo
para q u e í l o eterno Verbo iT/que ad con/um-- Eterno P a d r e . T u farai laprima a veder-
mattener» fActtli. P e r c h é paíl^ranno di ge- lo rifufeitato , e le Vergini firanno le
n e r a z í o n e in generazione ín q u e í l o fanto p r i m e a d e f s e r p r e m í a t e . T i l l o mirerair
l u o g o , comefperoj e confido nella m i - q u a n d o a f c e n d e r á al C i e l o , e noi lo ve-
rericordia di chi Teleíle per fe . N o n fi fer- dremo nella t r a n q u i l l a e ferena Eremi-
ina quefto m i ó SpoCo dr preparar cogita- ta íua . T u riceverai l o Spirito Santo c o n
z i o n i > onde i o d e v o f á r e , come fá Spofa, gli A p o í l o l i , e noi l o riceveremo, per
che nel fao fpofalizio- va v a g a n d a i n q n á , , efser tempio f u o , e corona della T r i n i t á
e i n ^ , per vedere le ricchezze d e l fuo SantifTima, con lodare , ringraziare , e
Spofo, co^i devo: io andaré or qua , e d benedire T Incomprenfibile inferutabile,.
o r l a , per v e d e r & . l a g r a n d e z z a d e i r o p e - e i n f o m m a rnefeogitabile Trmita j . T u o í -
re m e * fe^irai i l latte a í f amato F i g l i o , e n o i
L a grandezza, del V e r b o é iTíenoídell offeríremo i l Sangue di efso alL' Eternos
Eterno Padre > m a o r & e g l i é f a t t o piecoloi Padre :; T u ritarderai V oftefa del pecca-
e itpieeiotventre; d i María e fatto gran- tore , per avere i l V e r b o ricevaro dal'
d e > come adlinque , o V e r b o , non s^ab- tuo p u n l í i m o , immaculato , urmívarce-
bafferanno a te le í u b l i m r v a l l i p o í c h é f c í b i l e , e Verginal Ventre le c a r n í , ili
e inefcrutabile la tua grandezza e incom- latte,, e i t fangue, e noí fuppliremo con.
p r e n í i b i l e l a t u a p i c c i o l e z z a . T u fei bel- I' a m o r e , e pronta volbntay, offerenciola.
l a , e í e g g i adra ,0 M a r í a , e d ' ogni;grazia- alia coeterna 3 inGompreníibile coe-
colmaj. m e r c é d i c o l u i s che hai da tenere g u a í e infermabile- , e ínefeogitabir
i n te.. N o n piíi figure, o Eíaja,. p o i c h é Trinitá : T u l o t i r i i n térra con iraggi.
ÍODOJ adempiute le figure nel Verginal ¿elta t u a p u r í t a , , e con le funi della tua;
ventre-. L a v o l o n t á d e l P a d r e t i trafse dal u m i h á j * noi l o diícoftiamo-da noi con;
í u o f e n o , o V e r b o , e tr raechiuíe nel'ven- le fiamme della noftra fenfualita, c lo-
tre d i María , e queíla mí tienlieta in que»- fctogliamoco,l coltello del proprio A m o *
fía prigione . M a fe io^ non vedeín tanto r e . O quanto íi compiace in te, o M a -
offendertij, farei contenta, p o i c h é quefte r í a , i l Verbo per la. tua gran carita , e-
oftefe, eiinpedimenti; m i ftfingono a de- í n n o i l i compiace; per la fuá caritá .. O í *
íiderare la difunion del c o r p o . £ fe m i su Maria ,. da l a rifpoíla al ceíéfte mef-
moftri ,, ch'ioidebba patire » h 3 che niu- fagiero. ¡1 T r o n o della SantríTima T r i n i -
na cofa m i fepari da t e . tá,. afpetra q u e í l o tuo confennmento'. O»
R i t o r n a , A n i m a m i a » , ritornainel ven- Maria ^ o Mária n o n tardare a diré s,
tre della V e r g i n e , dove o g n intelletto Ecce Ancilta Domini ; p o i c l l * tutti. i C o r i
manca ,, e T aftetto; íí nutrifee vhtas *ltlf~ de g l i Angelí afpettano quelíá tua' r i -
fitnvobíitnbmbit tibiy grana fponfi-con^ fpoíla. O M a r i a da omai i l tuo confen-
fokbitur ms. T u fel plena d i g r a z f a , o tiimnto/. O» Spirito Santo cooperante af--
Verglue SandíCma ed é- Benedetto i l fumerai quei puriftimifangui d i M a r i á , e:
frutto^ d e l tuo V e n t r e M a g n i f i c a ora renderai quel b e l l o , e riibicond'o corpo di
í o Spofo della noftra v e r g i r a t á T u l o Giesu i n uno fiante formato ,, e organizí-
cMamerai Gesu , e noh A l f a , e Orne- zato non giá a poco a p o c o c o m e T u o *
ga> tu gid darai i l latte, e n o í i l San- m o , ma in uno ftante per l a cooperazio-
gue , fe. non i n atto , ali-nent>ih.deíide^ ne tua o T u felconfolazione del: Paradi-
r í o ; tu lo- ftringi nelle fafele, e noi fo , o V é r g i n e SantilTima, feudo noftro s-
f ^ ^ S * ^ ^ r f a r a i Ooni oísequio^teni»? \ $ f á f ^ t ' Í ¡ ? 4 m Í 3 & r e. ín f o m m a , q u e l
latceremo perquello ogni cofa; tu udirai | c^e: piu importa , Madre , e fperanza^
dalla l ú a bocea tante meíle parole , e1 nollra;. O quanto é fublijne U noftra
n o i l t a r e m o attenu al?Í,rite.rnefpiraziOni, 1 umanita, dico nel; Verbo.-. Ecco, che V
t u glivedraiaprii-e i l c o l l a t o ,: e noi farc- ¡ uomo.inyifione ,. in unione trapafserá. g l i
De'Pazzi. Parte Prima. 31
A n g e H , c íi refarclrá quello , che d i t ' c h e neirAnimenoílre v i e n í , ma fai d i -
íipo T i n i q u o Terpente demonios Domi- verfi effetti, ed o p e r a z i o n i , fecondo ,
nas poffedit me i n initio viarum fmvum3 che variamente fon difpofte, q u e l l e , che
anteqmm quidquam faceret a principio. ti r i c e v o n o , p e r c h é appunto , cornuni-
O h M a r í a , tu fofti ben da principio c a n d o t i , t i c o m u n i c h i , come n o i í i a m o
con q u e l l o , ch*erafenzaprincipio, on- difpofte. A gran deíiderio feguono gran
de era ben giufto, che tu concepifli i n d o n i , a grand'amore, gran d i l e t c o . E
te , q u e l l o , che non ha n é principio , qui pofso diré che n o i abbiamo Iddio a l
né i m c m o d o noftro, c i o é cosi lofpenmentia'
m o per T ordinario in n o i , come c i íiamo
C A P I T O L O IX, difpofte per l u i . M a bene fpefso la fuá m i -
fericordia non ha rifguardo a l noftro ap-
D e l la fuga in JEgittc fin til Battefimo p a r e c c M o , e vincftcon l a fuá b e n i g n i t á l a
d i Crijlo. noftra trafcuraggine, dandoci confola-
jzioni 3 quando per l a poca p r e p a r a z í o -
Neir T T "Uggifti in Egitto per tuo proprlo v o - ne non c i r e n d í a m e atce a ricever l a
iñefibc. lere, o G i e s ü m i o , e di gia un1 altra pienezza delle grazie , che r t apporta
i^del 6. voita p 0 f s 0 ¿ j r e s che q u a ü eri fuggito i n quel celefte c i b o .
1' E g i t t o , quando lafeiafti i i fen del P a d r e , O Iddio m i o j tutto bueno , e tutto
evenifti nel tenebrofo E g i t t o d i quefto d o l c e . O V e r b o , o Y e r b o : Quam ma-
M o n d o i fusgi ancora i n un3 al tro Egit- g»a multhudo fuavitatis t»A , quam abf-
t o , cioé n e í r A n i m e che nel Sacramento condifti titnóntibus te\ O chi n o n arde d*
d e í r Altare ti r i c e v o n o , e fon molte d i amore a tanto f u o c o , o non vive , o
quelle «n E g i t t o , prima che vientraíTi, non h a f e n f o . E d i o mifera che fono ?
tutte Idolatre , p e r c h é erano date alia i Fuggifti £ r o d e per ifcampare l a tua U ~
concupifeenza de gU occhi, e all'avarízia, m a m t a , ma nel d i del G i u d i z i o , quan-
ch' é I d o l a t r i a , Qus. Helorum fervitus* d o jdirai : Ite m a í e d i ü i i n ignem Ater-
o alia concupifeenza del fenfo c h ' é come jittm, -vorrá fuggire eífo E r o d e , e tutti
diceftip anch^ella Idolatría, o allafuperbia g l i a l t r i cattivi a lui afsomigliati, i l r i -
d e l l a v i t a , chJ é cagione d'ogni Idolatria. gore della tua U m a n i t á , e Divinitá ;
O h , come fai ftupendi effetti! Sali í b - ma non potra , p e r c h é condannerai f
p r a le nuvole bianche, e leggiere * c i o é A n i m a , e * i corpo fuo al fuoco éter*
dentro d i quelle candide fpezie Sacra- n o , dove per tante migliaja d*anni b a
m e n t a l i , ed entrando nell3 Egitto d e i r patito , e patita tanti innümerabili tor-
A n i m e , ecco , Movebuntur omniujimala- menti . E d i n quefta tua fuga i n Egitto ,
era JEgypti, cadono a térra alia prefen- o Spofomio , m i vai dettando cogirazio-
za tua, per l a t u a G r a z i a i n c h i degna- n i di P r u d e n z a , e d' Amore» D1 a m o r e ,
mente t i r i c e v e , tutti i cattivi a b i t i > tut- per 1'amore , che ti porto i l tuo Padre
t i i cattivi deíiderj d i prima3 ed i n vece putativo Giofeppe , fervend<>ti i n tutto
d i tanti I d o l i , dae adorava có" fuoi pee- quel v i a g g i o , e ritorno alia Patria c o n
cati queU5 A n i m a mefehina , t* crge tanti tanto aftetto, e con tanti ftenti, e difag-
a l t a r i i n ciafeuna fuá potenza, con che gí 5 ma o g n i cofa é vinta d a U ' A m o r e .
t" adori., n e l l ' intelletto , nella memo- D i prudenza , perché non era aneo i l
r i a , ;neila v o l o a t á . N e l l a v o l o n t á folo t e m p o , che maneafse CaJl ferro la t u á
biamando fervirti, e far l a tua volon- U m a n i t á , e fofli da q u e i r e m p i o ueci-
t á , e compiaceríi d i diípiaeere a f e , per fo , m a l o ferbafti per noi a maggior
p l a c e r é a t e , i n pena d i quanto t i di- pene, c a l tempo che fu a n o i d i mag-
Ipiacque, per c o m p l a c e r l e . N e l l ' i n t e l - gior frutto.
l e t t o , foloafpirandoaqueipenfieri, che V a i dimorando in E g i t t o , ( fecondo
fono d i tua gloria : N e l l a m e m o r i a , r i - che p í a m e n t e íi tiene) ben fett* a n n i , ma
c o r d a n d o i í deile fue oífefe, e de' tuoi be- T operazioni tue n o n f o qualifurono, fe
neficj , delle fue oífefe, per deteftarle, e non che mandafti a t é r r a molti I d o l i , e
punirle J d e ' t u o i beneficj, per renderfe- qui m i preparafti c o g k a z i o n i di tua P o -
n e g r a t a . E ogni mattina non veggo i O j t e n z a , e ladimoftri con la tuaprefenza
Opere di S. Maria Maddalena
3^ quefto fe i l rifiraríi aNazareth: é molto l o
í n n o i , come ho detto d i / o p r a . M a ti viío
Oiuovere un d u b b i o , o Sigrior mió Í e D i o devole la prudenza> che s'accompagtu
t>enedetto. P e r c h é pon c i prepara.íti pa- c o n l o S p i r i t o , adefe|uire l a v o l o n t á d i
role , e c o n c e t t i , con parole facondamen- D i o , non l a v o l o n t á d e l l a carne, che da
te fpiegate, che ben fapete Sigpore, quan- D i o íí feompagna : Prudemia carnis ini~
taforza hanno le parole , per imprimere mica ejl Deo .
qualunque cofa nel c u o r e , quando fono T e ne vai p o i i n compagnia della tua
c o n efficacia proferiré ? P e r c h é folamente cara Madre al T e m p l o , e fai si , che te ne
Cogitazioni ? A h , che t' ¡ n t e n d o c h e n d rimaniineffo adifputare co* D o t t o r i . O
cuore m i rifpondj, perche troppo eravamo mió gioyanetto C r i f t o , o g r l z i o f o Spo-
facondi da noi a preparar le parole, ma a í b : Speciofus forma prA filiis hominum :
noftro danno , p e r c h é le proferiamo , e M i par vedere quel tuo b e l v o l t o , t a n '
n o n v i penfiamo, m,a preparafti le cpgita- to in queir etá manfueto , e grave , e
z i o n i , acciba quando proferiífimo le pa- venerando. I v i dimorando vai preparan-
r o l e , foQimo piuconfiderati, e foífero i do nuove cogitazioni d i provvidenza ,
Concetti piü efficaci : ytr linguofus non diri- e fapienza, cogitazioni ancora d i c o n -
getur m ferro,. O h , come é v e r o . C o n c e - í i g l i o . Mimettefti quafi i n b o c e a , quel
pifco m o l t i concetti ín m e , í l a b e n e , m a , che ip dovevaTifpondere., quando dice-
p e r c h é non ci e ejíficacia prima di cogita- fti alia tua diletta Madre : Quid me
z i o n e , e.d'affetto, nulla v a g l i o n o , e i n quírebatis ? nefeiebsítis , ^ « í * in his, qu&
u n t;ratto p e r i í c o n o » p e r c h é non fono,con Pc.tris mei funt) oportet me effe '} A ü o r a ,
l a falda cogirazione Sene abbarbicati nel o D i v i n V e r b o , andavi filiando un occhio
c u o r e . $e 'l.concetto foíTe ben confidera- nel tuo proprio R e g n o , oh' é i l C i e l o , e
t o , í a r e b b e ftabile, ^ ítrmo» e o g n i p i c - 'Ifen del P a d r e , e l ' a l t r o alFinterroga*
c p l vento non l o manderebbe a t é r r a , c o - z i o n e , che ti facevano i D o t t o r i j e con
me interyenne a quellapoveretta E v a no- animo gentile, ederoico rifpondevMoi
i l r a prima Madre, l a quale concepi , e pro- r o . Ma.come ya quefto, o m i ó Gesú ? co-
ferí , ma non c o n í i d e r b . C o s i fanno mol- m e , tu che t i facefti tanto v i l e , ed ab-
ti , che proferifcono le parole fenza coníi- biettoper noftro amore, che t'aííomiglia-
<ierarle, e maíTime di quelle che íí truova- fti ad un verme, ad un bacoj, i l qualé non
no nel noftro feífo per j o piü i n u t i i i , ed Tolo n o n é f t i m a t o , ma viene a fchifo a
p z i o f e . C p n c e p i Eva nel fuo intendinren- chiunque l o m i r a , ed é fenza rifguardoal-
to di yoler invitare :il fuo Conforte a man- cuno, da chiunque lo v e d e , c a l p e í l a t o j
glar del p o m o , ma non c o n í i d e r b . A l come volefti quella volca manífeftarti a1
contrario fece M a r i a , che prima coníide- D o t t o r i , ( Gente ftimata dal Mondo ) nel
r b , guando le fuofferto 11 fruteo di v i t a .
T e m p l o , í u o g o i l piü Santo, e piú celebre
¡Benedtftus fruíhís vmtris f u i . Cogitaba
del M o n d o , in t e m p o , eomJ io ftimo ,
quitlis effet iftg, fdutatto : E p o i proferí
della Pafqua, in c u i non folo da tutta l a
l a parola.
G l u d e a , ma da ogni parte del Mondo con-
P o i t i partí , o ipio V e r b o , d' E g k t o , correya in Gierufalemnie un P o p ó l o i n -
jna checogitazione m i val tu qui denotan- finito. Dimoftrafti la tua l e g g i a d r i a , e
do ? Cogitazione d3 onore del Padre t u o , grandezza, e conofeo, e intendo, che
p e r c h é mirando V onore d i elfo tuo Padre, l o facefti per m í o efeinpio, accio imparaf-
torm doveavanti che tu venifti, f o í l i d e - íi a conofeere quel che tu v u o i da m e , e
i l i n a t o , e pur/apeyi,,che v i regnava il F i - da chiunque ti a m a . N o n v u o i , Signor
g l m p l o di chi ti voleva dar m o r t e . M a m í o , e non ricerchi d a m e che'ionella
nulla c i ha da diftorre dall' efeguire la mia annichilazione, e qualunque alera tua
y o l o n t á d i D i o , maflimenellecofeper- Spofa, chedefideri p e r f e t t a m e n t e í e r v i r -
í i n e n t i all1 onor f u o , n o n p e r i c o l i , non t i , vada guaftandola mia natura, p e r c h é
minac.cie, tutto é n u l l a , p u r c h é fi fac- é t u a , e tu me lJ bal data: Ded.it Hniciüqtte
cía la y o l o n t á di l u i , che fará fempre fecundum propriam -virtutem . A chi hai
l a m i g h o r e , e faccia i l M o n d o cib che íi dato due t a l e n t i , a chi t r e , a chi c i n -
v o g l j a . M,a .dal canto noftro dobbiamo que. EJ ftoltizia c e n o ricufar la natura,
f ^ i r e r o c c a ü o n i dello fcandalo, che p e r c h é dieffa ce ne poííiamo fervir£ ad
ono-
De'Pazid. Parte Prima. ^5
e n o r e , e gloria tua : ipfe ftcit nos,
& non ipfi nos . E d é dono una certa gran- C A P I T O L O X.
dezza dinatura e l defidérar per natura g r á
c o f c , fe d i queíla m i fervirb a gloria tua ; D e l Butteftmo di Crifo , t del rnanfare
p e r c h é fe appetifce l a mía natura cofe aí i Difcfpoli a predicare.
t e , e grandi, chi é p i ü alto di te ? T u folus

S
dtifftmus', a n a i , Signor m i ó , m i v b g l o -
E ne va i l 'benedetto Crifto al fuo .ftNe.lír
riare di non aver appetito si b a í f o , che fervo G i o v a n n i alia ripa del G i o r -
cercaíll alcuna cofa fuori d i t e , che m'an- d a ñ o i e quivi che fa ? C h i vedefse , e
nichilerei troppo inqueftoj voglioeffer fentifse quel contrafto , che é fra C r i -
í u p e r b a e d a l t i e r a , ed appetirte, che fei fto3 e Giovanni , l i moverebbe ad at>
grandifrimo j ma infondi grazia nella na- triftarfi, a r a l l e g r a r í i , ed a maravigliarli
tura y perch* ella tolga da fe (juanto in c i b infierne, vedendo T u m i l t á d e i r u ñ o , e
foífe d i v i z i o f o , e d i í e t t o f o , e f a c h e c o n d e l l ' a h r o j ad attriflarfi per la confafio-
l a tua grazia procuri nuova g r a z i a , e que- i ne di fe ; a rallegraríi per g l i a t t i , che
Ha ogni giorno partorifca m a g g i o r e , e vede di C r i f t o , e di G i o v a n n i , c a ma-
maggior g r a z i a , affinché con la grazia ravigliarfi per Tefempioj che quindi í l
accrefca T amore verfo di te, che fei tanto ! pub prendere. G i o v a n n i firitira, e tre-
a m a b i l e , e c o n l'amore la g r a z i a , frutto j m a , e Crifto v á a v a n t i , e l o c o n f o r t a ,
d e l i ' a m o r tuo verfo d i m e , e m i ó verfo d i i G i o v a n n i conofce Crifto D i o , e u o m o ,
te, che pur é t u o . E c c o le cogitazioni, che , e Crifto tien Giovanni , come fuo ca-
m i preparafti, ftando i n m e z z o aJDottori. r o , e diletto a m i c o . S e g u é Crifto , e
R í t o r n i a c a í a , e quivi fervendo i n q u e l va avanti a l u L Giovanni rorrebbe pur
che bifognava al tuo Padre putativo G i o - j ritiraríi , e non p u b . C o m e f a r a i , o
feífofai l ' e f e r c i z i o d i F a b b r o l c g n a j u o l o , i G i o v a n n i , ad alzar la mano fopraquello
effendo t u quel fabbro che di milla fabbri che hafabbricato T U n i v e r f o . come fa-.
«afti T U n i v e r f o C h i pub d i r é , comete rai a prender Tacqua, e verfarla fopra
ue ftavi raccolto i n te fteffo, e nafcofto a quello > ch5 é mare ampliflimo , e indefi-
gji occhi de g l i u o m i n i , e con quella pro ciente di tutte le Grazie ? Se ben fei Sarv
fondiflima u m i l t á , che ogni cofa cercavi> tificato nel ventre, egli é D i o ed uo n o ,
c h e t i í a c e f s e cotanto v d e e d a b j e t t o , che che famifica g l i altri ed e i l Samo de*
foftxítimato quali uomo d a n u l l a p e r n o i . Santi > come farai a non ti legar le m a n í
M a p o i , quandovenne i l tempo determi- piu tollo , che ftenderle fopra quel capo >
nato dair Eterno tuo P a d r e , ti manifcfta ove ftannoripofti tutti i tefori d e l l a D i -
j l i a l M o n d o , e p e r c h é quelto ? fuorcbe vinicá? L o vedi nella forma di S.-rvo,
per darmi efempio di quel cti io debbo fa- e l o fcorgi fimite a te veftito di carne , m a
r e , c i o é d i cercare dal lato m i ó i l filenzio, fe ben íiece d*una iftef>a natura, in quan-
i l riciramento, l o llar nafcofa > p e r c h é , o to alia carne j nondimeno la ftia TJmani-
quanto benc s'unifcono ir^fíeme rkiraaietv cá econgionta alia D i v i n i t á , ed efakata.
t o , t d u m i l t á . M a quando cosi piacerá a l - i fopra tutti «ili Spiriti Angelí i. i : Et adef^nt
l a tua D i v i n a V o l o m á , ch.*>o mí fcuopra, eumomnes Angttieitís . ÉJÍU é n n a d e l l c tre
c manifeíli a l t m í , oper m c g l i o diré , c h ' p e r í o n e della Santifllna T r i n u a . , una ftef-
iofcopra altrui te i n me ,.perché i o non h o fa cofa c o i u l P a d r e , adorato, e a m a t o ,
i n me ben aleuno, che uon fia tuo »lo fac- e obbedito da tuttj gli Spiriti beati, i o
c i a intrépidamente per ubbidirti i n é t e m a avreí prima v o l u t o da l u i efser barrez"
d i manitettare , quando cosi tu ordinerai i z a t o , che battezzarlo E1 una gran 013.
t u o i d o n i , p e r c h é t u » che m e T h a i d a t i ; Giovanni Santo } e. í nel ventre , e pur
etu che m ' h a i eomandato, che heno al- faceftif^gno di co ofcerlo 5 M a tbc d i -
trui manifefti, p o t r a i , faprai, e vorrai d i - clv 10 ? egli era conveniente, che tu r i -
fendcrmi dalla vanagloria 7 fuperbia, t d a veriífí quella Grandezza , íi ¿ o n v e n i v a
o g n ' a k r o f i n i ñ r o * che per queftamanife- ancora , che t u r o b h e d i l f i i fe coave D o
ftazio-ne m i potefse venire : Et in umbrn T avevi a riverir€> come D i o ancora F a -
tlfirum titctrivn- [gentho* e faro ficur» d a vevi adobbedirc. Se i l fuo riíguardUre
o g n i temaxie&e* f e r i v a i l c u o í i e , era conveniente^ c h - l a
Opere di S. Maria Maddalena
34 envenutb per conculcare, per vincere
fuá voíontá inclimfle h tua v o l o n t á a
far quel chJ ella Voleva. Piü- puo l a tua abbattere, e in eterno condannare i De
Potenza e 1 tuo volere y o benedetto monj y fbfil da l o r o tentato f O bonta
G r i l l o , che r u m í l t a d i G i o v a n n i Í ma infinita! T i t e n t ó Satana, ed eri D i o .
non era ancor manifeífo a l M o n d o quan- O m i r a c o l o f í u p e n d o , che tu g l i conce-
to i l tuo Padre ti amava : Hic efi F i l i u s defift queftb! E non íi p r o v a una voltar
meus AileÜHs , in quo mihi lene complar f o l a , o D i o m i ó y ma infino a tre voltc
ctti 3 ipfum mdite i E quel c i p r e p a r é íi rimefle, p e r c h é voleva in tutto con-
eogitazioni d' a m o r e » cogitazioni dipu^- culcare, e annichilare Tadorazione della
l i t a , e cogitazioni ds umiltá'. Cogitazioni Santiífima Trinitá'. l o non credos che
d5 amore c i preparo 1" Eterno' Padre , ti giudicalTe F í g l i u c l o di D i o v i v o j; non
guando' dilFe . Hic efi- Filius mem itiU~ credo r che penetraíTe cosí alto mifleroj
ÜMS , in qm mihi Bene cetnfhctti Mo- p e r c h é altrimentr non fi farebbe attentato
ftrando che fe e g i i é i l berfaglio delFamo^ d i tentarti. N é credo , anzi so d i cer-
re d e l Padre >r dev3 eíTec ancora dell* a- to , che non eri in quel duello, ed. affan-
more de'npftri c u o r i . C o g i t a z i o n i d * ^ n o , che íiamo n o i , quando. ííamo tenta-
miftá c i p r e p a r a f t í , o V e l ^ o Incarnatoj tr,. p e r c h é eri D i o , edUbmosiníTeme j e
inclinandbtií a Giovanni , e volendoti le tenebredeir Inferno non poíFbno arri-
u m i l t a r e quaíi che foíll peccatore , e vare alia chiarezza di quella luce s che
avefít bifbgno d* effér purificato, e morv- E / i candor lucís Atertiét, Ben m ' immaginor
¿ a t o c o n ilí battefimo deliá pénitenza 3 che c o m e XJbmo ,, fentifli folo grande
tu^ che ricevi i peccatori j e infondi ne' aíFanno per l ' a m o r e , cheportavi aí tuo
l o r cuori G r a z i a di pentiríí > tu» che gli- P a d r e , e D i o , q u a n d o f e n t i í l i d i r t i . H&c
afpetti a pénitenza , e l i ricevi si; carar emni»; tibk dabo r fi cadens adomveris me -
mente, mentre a te fi r i v o í g o n o a penir A d o r a r t e , eh? o sfaeciaro rpirito-, che
tenza . E cogitazioni di P ü r i t á c i prepa> T onore dovuto al íuo- D i o , e Padre l o
r i r i c e v e n d o i l batteíiino , p e r c h é mií rendéfti altrui: r. O beftemmie- orrende !
p a r e c h e t u g r í d i coB-il tuoerempio*: L i * N o n credo , che le poteffero udire le tue
teaminiy ttinndi: ¿jiote >. nuf'erte- maikm' tc~- orecchie fenza o r r o r e M a non efi Jupien*
gifutionum véftrarum. O h quanto é ne- ti a , non- efi priidéntia contra' Domirium
ceffarío tuftaríi bene fpeflbí n e l l ' acque T i c r e d e v i ,, o m a l i g n o d ' a v e r a farecon
della pénitenza ,- per acquiftar la, Püritá 3 fempiice u o m o , e t'ingannafti . Crede-
che da noi t u c h i e d i . N o n b a ñ a Püritáí fti d i conofcere s era Diovvero, e non t i
d i c o r p o , c i biíbgna P ü r i t á . d i c u o r e , e
riufci. O g r a n d é z z a del m i b D i o , que!"
d i mente j e; chi: non fi bagna ípeííb i n che permetti a tua gloria^ i n noi d i tenta-
quefto b a t t e f i m o ^ n o n la potra l ü n g o z i b n e , tutto é a n o í l r o bene y e fai s i , che
cempo oflervare 5 perché; la P ü r i t á . del
fed* altro- non c i ; r i c o r d á í í í m o , quando
e u o r e , fe bene é dono tuo , v u o i anche,
í i á m o tentati; quaggiu irr térra , che d i
che c i mettiamoj moltor del noftro per
tua bont^-, quefto c i farebbe-afufíicienza
confervarla intatta.
pervincere ognitentazibne. O v e r b o c o l '
D o v e v i ftare r o V e r b o rhcarnato ,, divin tuo parlare confondi i l D e m o n i o , ,
sael deferto,. l o d a n d o , e glorificando, e e íi parte confüfo-, che non . conofce chi
per me preganda i i tuo. Eterno'. Padre n é q u a l é t u f e i , O C r i ñ o m i ó , fe ci foflis
pregandoy che í é C f e a t ü r e tue giá nate fíata io , avrei pür efultato , deir igno-
nel Mbndb fi c o n v e r t i í T é r o e che noi che ranza fuá. A v e v i tu b i f o g n a , o m i ó
eravamojiella mente tua g i á nati per t e , C r i í l b , de g l i A n g e l i , che tiveniflero a
che i l tutto hai prefente, perfettamente fervire? diro piu t o í l o , che queHi.avef-
lodaflimo , e amaífimo te . Dimorando in feto bifogno di te, p e r c h é che aveano a
quel deferto,. non poffo penfare, ehe al- far con tua G r a n d e z z a , eflendo m i l lor
m opera tu facefll', che quefta 3? c i o é che Creatore ?: ma volelHJntua Umanitaxen--
i n f a b l i m i t á d* Amore ,. fe i n ampiezza d i d e r l o r o qualcheretribuzione. d i quello,;
M f e n G o r d i a e d U m a n i t a tua per: noi pre- < che. avean fatto' nellai'tua íncarnazione
gaífi i i Padre tuo... M a quando-per tuo 1 etrovafti queílo bel modo , che rivcníf-
'««lere d comgiacefti^ che t u , i l ^uaie. feio a; mimñrar. ncl: deferto, che:
De'PazzL Parte Prima. 55
tu foñi tentato, c ancora nella tua ago- re Margarkar ante parcos. ancora co-
nía t i veniflero a confortare. Lafcio le gitazione d i riverenza a' miei S u p e r i o r i ,
tue eccelfe, irnelliflue, e falutlfcre predi- e d i a m o r e a t u t t i , e particolarmente a'
c a z i o n i , p e r c h é quél che dicefti, e le co- Superiori, a' quali per o b b l i g o d i g r a t i -
gitazioni j che cipreparaftUl Vangelo me tudine fon tenura. E quefta cogitazion
le va narrando. M a c h é c o g i t a z i o n i m i di a m o r e , h a d a durare fempre i n m e ,
preparailti í h n d o nel d e í e r t o , fe non c o - p e r c h é fempre duro i n t e c o n l a tua be-
gitazionidicoftanza, cogitazionidifede nedetta Madre : Nólite multiplicare loqui
in te v e r o , e v i v o D i o , e ancora d i quan- fubiimia , i n í í n o alia Crocififlione. C i
t o p o c o fi deeftimare i l D e m o n i o : Tut- avevi dato prima e f e m p i o , e p o i vole-
ti i tuoi facri miracoli non m i furono fti, che feguitaíTimo le tue veftigie, ed
a l t r o , che cogltazioni della tua poten- e uno de1 m o i comandamenti, che sa « n o -
za , p e r c h é laíciafti alepanto l a P i y i n i - r i 11 P a d r e , e l a M a d r e . ¡Ecco che ora
rá feorrere con quelle i n t u a U i n a n i t á , , e ce i o moftrij p e r c h é , . M ^ / V movent e~
m i preparavi cogitazioni della tua Gran- xempln , quam ver ha . Honora Patretn
de zz a , della tua Potenza^ e del tuo A m o - tuum y &* M a t r e m tuam. D e h Signor
re . C h i non s ' i n n a m o r a r e b b e d i t e í ve- m i ó , fa che quefta grazia venga n e l
dendo in quantl i n f e r u t a b i l i , e profondi t u o abitacdlo A che abbiamo riverenza
m o d i cercavi di ridurre a te queft' A n i m a . 1* una c o n i * altra , p e r c h é íi diíTipareb-
Sictit Aquiid provocans ad volandum pul- be quaíi x h e i l bene , fe quefto andaf-
los ftíos. Bifogna ora a guifa 4 i C e r v o fe a t é r r a .
faltare fopra c o l l i , .e m o n t i e venire L3 E t e r n o y e r b o rifedenté nelfuo T r o -
alia grandezza deir.amor t u o , p e r c h é fe n o , fa fempre cofenuove, e o r a n e v u o l
i o voleífi ftare a .difeorrere ¡punto per í a r e una degna di fe. C h i a m a i fuoi dodi-
p u n t o , bifognerebbe aver mille , e m i l - c i A p o í t o l i , e g i l manda a predicare,
le annidi t e m p o , a coníiderare l e c o g i - dando loro i l m o d e l l o d i tutto quello,che
tazioni , che el preparavi nel difeacciare hanno da fare. Tanto fa alie í u e S p o f e ,
quelli del Templo , nel parlare c o n l a m a c h i r i n t e n d e r á ? E c h i non l o v o r r a
Samaritana, nell' efaudire l a Cananea, intendere ? D i c e l o r o che non porrino a l -
nel perdonare a Maddalena , e neiraf- guna cofa per v i a , non baftone, non ta-
folvere l a povera A d u l t e r a . M a bifo- fea, non pane, e un veíHmento f o l o , non
g n a , che c o n v e l o c i t á d i A q u i l a , l e vada
b o r f a , e da q u e l l i , che non 11 v o g l l o n o »
nella mente mía rammemorando > e d i - íi partano feotendo l a polvere di3 piedi

t ruinando. Andiamo ora a quel fegno l o r o . D á l o r o la medeíima f o r z a , e i


i fanta riverenza , e particolar .amo- medeíími comandamenti d i fcacciare i
re . D o p o l a fuá predicazione , e altri Deraonj, fanar g r i n f e r m i , e molte al-
fegni d L a m o r e , fe n e v á a trovare la fuá tre cofe. G i l elegge c o n i n t r i n f e c o t i r o ,
Benedetta M a d r e , dove .mi v a l m o í l r a n - e con eílrinfeca voce j Tanto fa alie fue
d o gran fegno d i amore, e d i l e z i o n e , Spofe, che le chiama, p e r c h é conofea-
p e r c h é dimorando c o n leí , l e val nar- no V ofFefe 5 efTendo che i l conofeere i * of-
rando, o V e r b o , c o m ' é bengiufto, l a fefe non é akro che rimediare ad éífe offe-
tua P a í B o n c , R i f u r r e z í o n e , e Clarífica- fe . D á l o r o autorita d i fanare tutti
z i o n e , dove inclinandoti a l e i , ancor- infermi, fcacciare i Demonj , e rifuíci-
c h é , come Madre degna ne foífe ( n o n - tare i m o r t i . E come debbono fanare g l '
d i m e n o e l l a f i d o v e a , comescrcatura, i n - infermi ? P i g l i a r e quella medicina della
clinare a t e , comefece) l e v a i p o i c h i e - r ú a p a r o l a , s i , o V e r b o , che rífanatut-
dendo l a fuá benedizione j dove Y uno re r infermitá d e l l ' Anima ^ Sana dalla fe-
con r.altra ve l a date , e in ofeulo fanto v i bredellafuperbia, quando d i c e , che c h i
abbracciate . ,E in quefto l i í o g o , o bene- non s' umilia non entrera nel regno de*
dettoCrifto mi vai deferivendo, ed i n - - C l e l i . Sana dalla t^rzana della vanaglo-
fegnando cogitazioni d i prudejiza , nel r i a , xilcendo, che fenza l u i non fipub far
voler narrare l a grandezza, e favori d i cofa alcuna -. Sine me nihil potefiis f a -
D i o , a chi ne é meritevole, come era ceré . L o xiimoftro ancora, quando fece
l a Santiflima Madre x u a . Xolite frojice- dixc a l fuo amato Profeta. Kon nobit
Domi"
Opere di S. María Maddalena
3^
JDtmine non nohis, fed notnini tuo da glc- n e , e non lafciercmO noi glá t e , che fel
fi*m. Guarifce dclla quartana della dU i l pane della v i t a , p e r c h é fe lafci aflimo
fubbidiénza con quellá falutifera medi- te,nonpotremmoaver v i t a i n noi,cfsendcJ
c i n a , quando difse : N o n fono venuto tu i l pane, che c i nutrifei, c dai l a v i t a -
afare l a mia v o l o n t á , ma quella del Pa- Quefto celefte pane é i n t r i f o nelfeno de!
dre m í o , che m i ha mandato, e quell' P a d r e , perche nel fegretifTimo Concifto-
altra v o l t a . NÍ» mea volmFts , fed tua ro delle divine perfone fu ab eterno de-
fiat. E A Ü H S obediens. Sana dalla febjjre terminara , c conchiufa r i n c a r n a z i o n e
c o n t i n u a , che prefto conduce alia mor- del V e r b o , l a quale poi nel tempo fu
t e , dico d e l l ' a v a r i z i a , nonfolo con pa- manifeftata a g l i A n g e l i , feoperta a P a -
r o l e , ma con l ' e r e m p i o . yulpes fovettí t r i a r c h i , rivelata a i P r o f e t i , come ani-
habent, & volttcres C d i n'tdos, filiftf aH~ me care a D i o , e nel tempo g i á tanto
tem hominis non habet ubi caput futim prima diffinito, o m í o D i o , fufattonel
r e d i m t . Guarifce ancora da* mali acci- venqre d i M a n a , levitato ira le fafcie,
dentan con quelle parole : guidquid pe* portato al forno ne g l i fcherni , v i l l a -
tieritis Patrem i n nomine meo, dubit ^o- i | i e , e o b b r o b r ; , C o t t o fopra la C r o c e ,
bis-y e quali fono quefti mali accidenta' Ripofto nel S e p o l c r o , N e l l a Rifurrezio-
l i ? L e varíe paífioni, che fono nell' a- ne , Apparizione , e Afcenfíone pofto
nima , quali mediante Y orazione fatta jn tavola , N e ü a venuta dello Spirito
c o n fede non fi fermano i n detta Ani- Santo prefo, emanpiato , non dico g í á ,
m a , p o i c h é c o n quefta medeíima fácil- che prima dal Signore non fofse ftato
mente le f ü p e r a , e leva da s é . N e da nella cena pofto a i Difcepoli, e forfe
ancora quefto Verbo V a u t o r i t á di fCac- anche f'ofsero dall'iftefso dopo la Re-
ciare i Demonj , e con che fi fcaccia- furrezione comunicati , e n e í l o fpazio
no i Demonj? C o n l a G r o c e , Con con- di que3 g i o r n i , che orando a í p e t t a r o n o
tinuo digiuno , e orazione, con anfio- la vénüta del D i v i n o Spirito con abbon-
fo deíiderio , c annichilata v o l o n t á . Si d a n t i í f i m a p i o g g i a d i g r a z i e fopr^ di l o r o
che come dicefti al tuo í e r v o Antonio, non fi mitrifsero d i quefto divin pane,
o h V e r b o , non íi puo ufcire d i tanti ma nella venuta dello Spirito Santo fu
laccj íenza 1? um i l t á i tanto piú non puo meglio conofeiuto, e di p o i p i ú frequen-
vincere i l Demonio fe non fi ha f umil- temente da tutti i Fedeli f u p r e í o , efsen-
t á . Si rende l a vita a^morti c o l f a n g ü e do che erant nnunimiter períevet antgs i n
d e i r U n i g é n i t o V e r b o , perche offeren- oratiene, & fraüione punís . M a che g i o -
d o l o a q u e l l o , e influendolo i n u n c e r t o verebbe a me pigliare i l pane, fe io non
m o d o per l u i nelle fue creature, viene me lo metteífi alia bocea , non l o m a f t i -
c o n tale influfso d i fangue a vivificar Y a- caífi , e mandaíTi neli* intrínfeco d e l l o
n i m a m o r t a alia fuá Grazia , elariunifee ftomaco ? C o s i é , Guftate , & videte
a l fuo C r e a t o r e , domandandogli di nue- quam 'Jiífivis e/l Dotrinus. Si mette j n
v o l a ftefsa fuá Grazia . D i c e , e coman- bocea co'defiderj , fi maftiea con T ope-
d a , c h e v a d a n o . C h e nonportino bailo r e , fi manda g i ü con r e í b r e d'operare
ne . Quale é i l baftone , che debbono con un continuo operare. A mafticare,
portare, alero che l a d i f e n í i o n e ? Befen- dico a operare, bifogna avere i denti della
for vit& mes.. N o n s'han no a difendere, pazienza, e manfuetudine s pefbchefen-
ma fe é percofsa la l o r deftra, porger za quefta v i r t ü non fi pub condurre a
l a íímftra. N o n hanno a portar pane. perfezione opera alcuna. I i reliar d* ope-
M a , o Eterno V e r b o , fe c o s i aveflimo rare é i l rilaísarfí tuttamorta, i p a a l l o r a
a far n o i , c i m o r i r e m m o d i f a m e . N o n veramente viva in D i o , a tal che i l
v u o i , che abbiamo proviíione da a k u - medefimo D i o operi in J e i , ed ella i n
na banda, p e r c h é c i vuoi nutrir tu con D i o , e cosi i n un certo modo ella per-
l a tua provifione. O fe fofte intefa que- fettiíTimamente operando non fi avve-
fta provifione , ciafeuna cieatura iafce de d ' operare. C i é un' altra forte d i pa-
rebbe tutte l e cofe d i quello M o n d o , ne veramente fopra-fuftanziale , e che
fei>uirebbe te per poter murirfi della p u r é é c o m e q u e l l o , che é l o f t e f s o D i o ,
e della medclima foftanza d e i f aitro ,
ma provifione. Hanno a laíciare i l pa-
ma
De'Pazzi. Pane Prima. 37
ma un p o c o piü m o l l e , e piu gentile a z e , circumdata vArietate,. M;a ad ognj mo-t
m a n g i a r í l p e r q u e l l i , che aveíTero i denti do un veftimento folo , o bupnacofa,, a
piü d e l i c a t i , o foíTero avvezzi aoutrir- n ü g l i o r cofa» o. ottima c o f a . U n a i n t e n '
fi un poco piú delicatamente, ed ^ que- zione Tola, un fine f o l o . Sia cpminciata
fío pane quello , di che íi fiutriícono ogni opera per t e , e finita in t e , che feila
in C i e l o i B e a t i . O delicato pane , o V e n t a j ma da quanti pochi é intefa quefta
Toaviflimopane : o h , ne poteííi guftare V e r i t á . Par che o g n ' u n o íi turi l e o r e c -
io untantino, e me felice eternamente . chie> ma alia bugia contraria ate ognu-
Q u e í l o pane é i l V e r b o , per cui fece, e no g l i a p r e . Bene intefe la Veritá quet
conferva D i o i l tutto. Omnia, per ipftim tuo Servo da te nel ventre fantificatp, p o i -
faÜít funt 3 <& rfine ipfe f u ñ u m efl nihil c h é p e r l a Veritá m i f e l a v i t a . V u o i , che
ed é come p í n e l a vita del t u t t o , q»cd I abbianiQ un veftimento folo , che é
f a ü u m efl i n ipíe v i t a erae. V i t a vitale l a c o g n i z i o n e t u a , e d i t u a b p n t a , n o n í i
del tutto, che al tutto diede , conferva , fermando i n cofa alcuna creata, non i n
e d a r á vita , per c u i , ed i n cui tutte r i c c h e z z e , non i n b e l l e z z a , non in for-
le cofe nel fuo efíere fi foftentano , e t e z z a , non in p i a c e r i , non i n Creature %
rimangono , e rimarranno mentre pia- non ¡n c o f a , che fia fuor di te , ma folo.
c e r á a luí portan* omnia Verbo virttteis^ defiderare lafalute di tutte le Creature i n
/ « * . Quefto pane nell5 Idea del Padre e te , e per te , chJ é l a perfettiítima carit^,
intrifo. N e l l o fteflb petto del Padre é N o n v u o i , che portino con l o r o borfa,
fatto. N e l compiacimenco della Santiílx- n é m a n c o d e n a r i n o , n o , noncpfetranfi-!
ma T r i n i t á é portato al f o r n o . N e l l ' e - torie , p e r c h é fon troppo c o n t r a r i é a tcs
o-ualitá delle tre Divine Perfone é meífo non cofe tranfitorie con le D i v i n e , ma-
in f o r n o . N e l crear le Creature é cavato l e f i m e f c o l a n o j e c h i le vuol mefcolare
di f o r n o . N e l glorificare g l i A n g e l i , e s'inganna, p e r c h é non pofsonpfiare i n -
fpiriti Beati é meífo i n t a v o l a . N e l l a fierne , ma i n cambio d i quefte c i v u o i
fruizione, e unione, che lafcia fardife d a r e i d o n i d e l l o S p i r i t o t u o , e i l Regnci
fteífo, é guftato . Comanda ancora, che de' C i e l i . M a con che fi h a da comparare
non porrino due veftimenta . I l fimile q u e í l o tuo Regno ? D i c i che patifce v i o -
fa a tutte le creature fue piü care , e par- ' lenza : adunque una continua v i o l e n z a
ticolarmente a q u e l l e , che hanno fatto i d i noi íleílíl c i fa acquiftare i l Regno de*
voto di p o v e r t á , da molte p r o m e í f o , e j C i e l i . N o n v u o i , che fi porti bprfa , q
da poche , o i m é ofservato. E che ve- d e n a r i , perche dice i l tuo A p p í l o l o ^ cl^e
ftimenta fon quefte ? forfe quelle che c i | non fono condegne le p a í f i p n i , che tan-r
cuoprono le m e m b r a , e ' l c o r p o , e c i d i - 1 to t u f t i m i , d i queftpfecolo alia futur^
fendono dal freddo, e dal c a l d o , e fopra g l o r i a . Tanto me^o i tefori di queftp
tutto dall" o b b r o b r i o della nuditá? que- M o n d o , che tu casi difpregi, e fono ve-
fto ancora, p e r c h é vuoi o S i g n o r e , che ramente fango, che difturbanp i l cami-
cifpogliamo d3 ogni c u r a , ed affettodi no del C i e l o . N o n q u e f t l , n o , non fono
quefte cofe caduche , e l o gettiamo i n al cafo, per c h i vuol cprrere a t e , anzi
t e , che vefti g l ' uccelli di piuma, ele fiere f o n o d i n o j a , pero non v u o i , che fivada
di p e l o , e fino i g i g l i vefti di q u e i c o l o r i accompagnato con q u e l l i . H a da efsere
del campo, i quali non p o t é neila beliez- tanto piena V A n i m a noftra delle tuc ric-
z a , e ornamento agguagliare Salomone c h e z z e , che non ha d a a v e r é i n fe punto
nella pompa maggiore delle fue ricchez- d i l u o g o per potervi riporre cofaalcyna
z e , i n awni gloria fuá, 'vefiaus non efl y?- d i tranfitorio. N o n n e l c u o r e , non nell*
cut unum ex i / l i s . M a arrivi piü a ü ' i n - A n i m a , non n e i r intelletto , non nejla
trinfeco. N o n vuoi che portino vefti- m e m o r i a , non nella v o l o n t á . M a tut-
menta, p e r c h é ti c o m p i a c i , che abbia- to debbe efsere ripieno di t e , e occu-
no quel veftimento deU'innocenza, che pat© i n ritener t e , chejfei q u e l l o , che fai
tu hai data l o r o . M a fe puré íi vpgliano ricco c h i fi accofta a t^, e quanto piu l e g -
addobbare di un3 altro tu loro i l conce- gier fi vefte, tanto piü é atto a cami-
d i , piglianp la carita, e i n queftp, ph che nar? j ma guai a q u e l l i , che con j? af-
f r e g i , oh che ornamenti, oh che ricche?- fetto pofseggono quefte cofe tranfitorie.
Qpere d i S. M . MaddciL de* P a z z i .
Opere di S. María Maddalena
38 far pofa per non perder t e . V u o i , che
D i v i f i * /t af/tftant, nfílite cor apponere 3
P e r o c c h é verranno al fine ad una po- in tutte le cafe , nelle quali e n t r a ñ o ,
v e r t á t a l e , che gil fará i n f e l i c i , e m o l - ílieno > e cosi ha da far 1* A n i m a , che ha
to miferi, e per prf m i ó delle l o r o r i c - da ftar ferma, e ílabile in tutte le virtu
chezze faranno condannati ad eterna po- fondata fopra d i te viva p i e t r a . Petra
v e r t á , a quello ftridore d i d e n t i , che non autem erat Chri/iust p e r c h é u n * A n i m a ,
c e í f e r á m a i , e per g l i a g i , che portano la quale íí comincia ád efercítare nelle
feco lericchezze de^cjuali í i f e r v i r o n o i n virtú , v i íi debbe efercitar tanto , che
tua offefa faranno date l o r o tutte le pe- vi fi ftabilifeadentro. V i hanno a ftarc,
n e , che fono n e i r Inferno. M a félicif- perché V A n i m a , che ha fatto propofito
h m i quelli , che puramente vanno fe- di fare una operazione, b i f o g n a , c h e í i
guitando t e , feilza polfedere cofa alcu- fermitanto, che le meítai'n,efecuzionet
na tranfitoria, eflendo che avranno^ per p e r o c c h é i l c o n c e p i r l a , e non f a r l a , fa-
p r e m i ó t e , che fei r i c c h e z z a d ' o g n i r i c - rebbe un non voler conduríi mai aper-
c h e z z a , teforo di o g n i t e f o r o , e lario- í e z i o n e . G ü a i , g u a i , a c h i non íi iC-
chezza infinita del P a r a d i f o . M a chi foda nelle v i r t ú , e fi fonda come la cafa
c o m p r e r á i l Paradifo ? ove íi trovera da- mal fa'bbricata fu V arena, e fu '1 terreno
najo, che quefto agguagli ? C h e II pub m o b i l e , e inftabile, p e r c h é verranno i
d a r e i n p r e z z o dibene ú grande? O c h i v e n t i , e c r o l l e r á , ecadera, e fará c o n
l o crederebbe ? i l nulla , i l n u l l a , ma la fuá rovina grandiíTima ftrage, e dan-
per D i o non poíTeder n u l l a , non bramar no a l t r u l . O c h e d a n í i o , c o ' l m a l ' e f e m -
nulla d i q u e í t o M o n d o , non voler a l r r o , p i o a m o l t i d e b o l i , e pulilli fa l a rovina
che Iddio . Dominus peirt h&reiitatis d' una perfona tenuta g i á ferva d i D i o ,
mes.. D i c o piü , anzí n é puré volere e í p i r i t u a l e . E bifogna a í í o d a r í i , fe n o ,
I d d i o , fe non per D i o . O altiflima, o Ix cade da precipizio in precipizao , da
ricchiífima p*overtá. D i quefta^forta han- male i n p e g g i o , da peggio in p e í f i m o .
no U prezzo in mano da comprare i l O , o , v u o i , c h e q u i v i í i f e r m i n o , per-
C i e l o q u e l i i , che i o n p o v é r i , p e r c h é c h é neii* avvifare , i n í e g n a r e , e ripren-
queftiteiori íi comprano con unafomma d e r é le Creature non bifogna farlo una
p o v e r t á , equantojpiii T A n i m a é p o v e r a , volta f o l a , ma piii , e piü v o l t e , tan-
canto piú Iddio infonde i n l e i i í u o i t e f o to , che le medefime Creature fian fatte
r í , co* quali pub comprare i l Paradifo. capaci, e pofsano bene intendere quel-
O chi non amera quefta p o v e r t á , p o i c h é l o , che hanno da fare a íbbilirfi n e l l '
é c a g i o n e , che D i o c i d á tanti grando- opera Ancora comandi , che i n quel-
ni ; Beati pauperes fpiritH. Helius eft lecafe , dove non fono accettati, u í c e n -
mori (um j»¡U , J««»Í fuper divitiaf dodiefse íi fcuotano l a p o l v e r e d a ' p i e d i
peccatorum multas, Qunm dilema taber* l o r o . O parole d i v i n e , dove fono afeofí
ttítctíla tu» Domine'virfutti.ml concupifcit ^ tanti Sacramenti. Hanno a fcuoter l a
& déficit Anima, mea, d i r b , nel defide- polvere d a ' l o r o p i e d i . O h , treminotut-
r i o della poííeífione del C i e l o , o nel t i q u e l i i , che n o n t i t e m o n o , oh grande
defiderio deila poííeílione dellapo^erta I d d i o , p e r c h é non vuoi cofa alcuna d i
t u a , che m i vale quanto i l C i e l o i poi- l o r o , né pur la p o l v e r e , che íi attacca
c h é con quella v u o i , che io compri i l a ' p i e d i a h r u i . M a al contrario d e ' t u o i
C i e l o , e d é i l prezzo b a l k v o l e per cosi eietti n u m e r i , pefi , e mifuri ogni mí-
gran regno ? nimo a t t o , ogni p e n í i e r o , che quefto í i '
g n i í i c a n o i capelii del capo. N ^ w , &
A quelii dice ancora, che i n t u t t i q u e i capilli eapiiis ve/lri omnes numernti funt .
l u o g h i , che entreranno, íi hanno afer- A tal che di quelii íx pub d i r é , che o g n i
m a r e , e ip u n ' a l t r o l u o g o d i c e , che fe cofa a l o r o cooperi in bene , e a cat-
fono perfeguitati i n u n a C i t t á , fuggano in tivi> che ogni cofa íi converta i n m a l e .
un* a i t r a . Tanto fai air A n i m a , che la Diípregi anco l a p o l v e r e , c i o é Tavanzo
vJ¡o5%eeguale ate perpartecipazione J í o r o , e quello che piú íi vede con g l i oc-
che fei i m m u t a b i l é . Ego- üetts , & non c h i , p e r c h é danno fpefse volte quello,
muter. V u o i , che f u g ¿ a , p e r c h é dove che avanza l o r o , e bene fpefso come p o l -
non truova te non deve d i m o r a r e , n é vere
De* Píizzi. Parte Prima. 39
v e r é nulla lorfervCj e p o i fenevantano de la ¡cua c o m u n í c a z l o n e , quanto c o n noi
parendo l o r o di aver fatto gran cofe per ti fei coríí\unica,to ; p o i c h é non ti c o n -
a m o r t u o . E quefti tali t u d i í p r e ^ i j per- ten^afti d i comunicarti a n o i , ñ a n d o i n
c h é v u o i , che q u e ü o che é í a t t o per t é r r a trentatre a n n i , ma volefti ancora
amor t u o j íia d i qualche pregio a cia- lafeiare i l c o r p o , e fangue tuo ali* A n i -
fcuno, e che lía oceulto. M a i tuoi cernen- m a , accio cheefsapoteise del continuo
t i danno afsai, e d i q u e l l o , che c o n fatica ftar i n l e i , dove l a vai,^per cosi d i r é ,
íi fonoaequiftati, e par l o r o dar nulla > c deificando, e trasformando, e te l e v a i
non v o r r e b b o n o , che le Creature l o v e - comunicando > e del cominuo l a tieni
defsero, ma folo t u , che fei remunera- unita a t e . O c h c c o l l o q u i o d ' a m o r e f a
tore d i tuttelebttoneopere. V u o i , che teco T A n i m a , ñ a n d o nel petto t u o , e tu
fcuotiamo l a polvere de* p i e d i , p e r c h é n e l f u o , s ' e l l a ha punto d'a more j e a >
b i í b g n a n d o imparare l a via della v i r t ü , me non fará accefa da quella ardentiflí-
e i l modo d i f e r v i r e a t e , v u o i , che an ,ma fiamma della tua carica , avendo
diamo ad imparare da perfone, che fie- dentro a fefteísa un M o n g i b e l l o d* amo-
no efercitate in quefte v i r t ú , e non da. r e , e C a r i t a , quando tu con q u e í t o mo*-
q u e í l i , che p a r e , che abbiano le v i r t ü , do s i maravigliofo e d a m o r o í o , íéí den-
e non folo non T h a n n o , ma non l e c o - tro d i l e i . M i par bene ppterdire qaelic
n o í c o n o , e v o g l i o n o infegnare ad altri parole dell* A p p o í l o l o : Ñon funtcondign*
per parere d ' aver dellderio d i o n o r a r t i , paffiones hujm temporis, aá futuram gto~
ma afpirano d* efser eglino o n o r a t i . A réíim , no , ma , ad participathnem tu*
quefti tali non v u o i , che p i ü c i a c c o í l i a - c&mmunkatimh. P e r c h é fe íi radunaíse-
mo per imparare incaminando quelli i n r o tutte l e paflioni d i q u e í l o í e c o f o , fto
v e r i t á , ma che lafeiamo iuíino l a p o í v e - per d i r é , fenza r e t e r n i t á ed offeía tua
re delle l o r p a r o l e . anche del futuro, tutte parrebbemi cofa
giuíia ií foífrirle, p u r c h é íi poteíse rice-
vere una v o l t a i l C o r p o , e Sangue t u o »
C A P I T O L O XL
M a , o m i ó amorofo, e i n c h i o d a t o V e r -
b o , i o d i c o , che s*io aveíll ad entra-
HelC injlituzione del Santi0tno
r e , come D a n i e í l o nel lago de' L e o n í ,
Sacramente *
e nel me.^zo di quello foíse i l corpo,
lib. 6, c.
t.
B lfogneria qui avere l a p u r i t á d i G i o -
vanni a v o l e r contemplare la gran-
dezza d e ' t e í b r i > e r i n n u m e r a b i l i c o « i -
e fangue t u o , andrei per efso, so certo^
ebe doverei a n d a r é , anche forfepermie
miferia, a l c u n a v o í t a me n e r k i r e r e i j e
tazioni , che c i preparafti n e i r inftkuire pur fei quegli , del quale é ferilto : O a i -
i l Sacramento del tuo S a n t i í n m o C o r - titudo Jnpientií > Ó" fc:snti& JDei y niium
p o , e Sangue . C i fon dentro tanti t e í o - incomprehenfihdi* funt , n o n d i r b p i u
r i , tante grandezze, tante manifeftazio- folamente Judicia efus , ma , quam in~
n l d i amore , che b i í o g n a d i r é r Q u i pe- compreheafibites fuñe comunkatimes tus,.
tej l tnpere, capint. Qitante furono l e co- E qui , che fai ? m i v a í preparando > c
g i t a z i o n i , quance le meraviglie ? p e r c h é denotando cogitazioni , non v u o i d i r
tu folo fofti l* operatore > e altro n o n a l t r o , che d*amore , p e r c h é , c h i rice-
c* intervenne, che a m o r e , che tifacefse ve t e , partecipa alquanto della tua ca-
laíciar te ftefso, e v o l c í í í ftar c o n n o i . p a c i t a , e comumeazione. V u o i íafeiar
U/que ad confummettioneta f s c u t i . £ qual quel grande efempio d ' u m H t á , che c i
maggior amore fu , che quando c i d i d a i , í e b e n e i o doverei prendere, del l a -
eefti, che o g n i volta > che l o faceva vare i p i e d i , p e r c h é íi puo ben diré >
ano i l o facemmo i n memoria d i tuapaf- Abyff'Hf abfjfum invocar , p e r c h é r abiC
í i o n e ? E i n quanto ai m i ó credere m i fo d e i r efempio , che c i dai dJ mniítá ,,
par efsere i n uncertovnodo p i u o b í i g f t a corrifpondeairabifso d e i r a m o r e , c h e c i
a t e n e i r a v e r c i tu lafci ato te ftefso, che hai m o f t r a t o d a n d o c i te ftefso. É come
n e i r avermi creata, p e r c h é , f e m í a v e í l i l o chiama > In-vocar i » vote cararaEta*-
creara i e non m'aveíft lafci ato t e , efee rum tuarum. E c h e v o e e ? voce c o n c h e
facei l £ qpii mi m o f í f i , quanto é g r a u vai efclamando al Padre Eterno , che c i
£> & día
40 Opere di S. María Maddalena
¿ h i fuoi don! alie fue ragmnevoli crea- , quali quefti Tóno, cdme ün* imaginé f e
figura. O che dolci abbracciamenti, che
t u r e , con maggior pienezza; dovizia ed
í i b b d n d a n z a per falvarci, e condutci ál fon quefti noftri, che facciamo nel c o m - A
C i e l o , c h e r í o n f u r o n o r a c ^ u e , che d i - piacimento nelle tre Divine Perfone; ed
fcefero nel diluvio per; gaftigarci, e d i - o che d i v i n i abbracciamenti, e vincoli fon
ftruo-gerci. O amore ienza mifura. E q u e l l i , che fon tutti u n i t á , e d i d e n t i t á d i
q u a n t i , e quali fieno i doni , e t e f o r i , ¡oftanza, dieffere, diperfezione, d i n a -
che cipotrebbe daré 1* Eterno P a d r e , fe tura, d i a t t r i b u t i . O gran cofa ICollocfi-
d i cib l o r i c h i e d e í f i m o , avendo noi un vifme i n o/culo oris f u i .
t a l m e z z o , avendo i l fuo F i g l i u o l o den-
t r o di n o i , i l fuo Figliuolo U n i g é n i t o , C A P I T O L O XII.
dicuidiffe : Hic eft Films meus dileÜusy
in quo mihi htne cemplacúi j N o n íi pof- Delld licenza, che piglio Crifto
fono numerare , e potrebbe d i r é . No» Stlvutore d a l U Madre
foteftis portare modo. N o n potrebbe T A - Smtijftmii.
nima , fe non foífe d i capacita , quafi
Infinita, effendo capace di D i o , rice- C c o i l f e d e l f e r v o d i A b r a f f , che v a lib.d.c,
verle , e farebbe sforzata a gridare a cercando Spofá per I f á a c , degno 2'
D i o , c o n quel gran Santo j bafta , ba- Figliuolo del fuoPadrone : t r o v a t á l a al
fta, non piú S i g n o r e , p e r c h é . No» po~ f ó n t e , e vtengli dato da bere da l e i . Q u e -
teftis portare modo , per 1' anguftia d e l fti é i l m i ó Spofo, che íi pub dir fervo del
noftro cuore , mentre ftiamo i n quefta P a d r e , quanto alia forma d i f e r v o , che
v i t a . N o n lafcierebbe »iá ora T E t e r n o
e g l i ha prefo , fe bene quanto alia for-
Padre , che i fuoi giufti efclamalfero ;,
ma d i D i o egli é D i o , F i g l i u o l o ed egua-
come facevano quelli del T e í l a m e n t o
le al Padre. E che cerca í cerca d i d a r é
V e c c h i o , quando dicevano , Rorate cmti
tutto T uman genere al fuo Eterno P a -
de/uper , & nubes pluant ju/lttm} ed i n
dre, come figliuoli, che á d d o t t e r á per
tanti altri m o d i j per ora abbiamo i l Ver-
grazia % come fon figliuoli, e fervi d i na-
b o , che ha d e t t o , tutto quel che chiede-
tura.
remo n e l n o m e f u o r o t t e r r e m o , i l quale
L a Spofa , che dee cercare, é M A -
c i é fatto v i a , e fcala tanto dilettevole per
R I A , la quale co sl fuo confentimento
falire adottener tutti i tefori, e g r a z i e .
E g l i c i é quefta nuova ftrada, i n h i a v i t no- alia Paffione del F i g l i u o l o , ancor^ella
his viam novam per velamen , ideft carnem fará ajutorio a quefta fpirkual genera-
fitam. O me f e l i c e , fe m i fapro fervire z i o n e . Facietmus adjutoridm fimile t i b i .
d i quefta fcala j fe fapro carnminare per O r s ü i l fervo é F i g l i u o l o d i Maria ^
quefta v i a . E l a fuá U m a n i t á é quella trova Maria , che co 1 confentimento,
nuvoletta, che c i aífume a f e , a guifa che g l i da > che pattifca l a Palfione ,.
d ' acque, p e r p o í a r c i nel feno del P a d r e , viene a trovar quella Spofa , che cerca-
c h e é u n m a r e infinito d i grazie , e d i r i c ^ v a , per ofterire a i r E t e r n o P a d r e . G l i
chezzex e come F a c q u e , che eadono diede a bere M a r i a , per l a c o n f o n n k á CIT*"
nelmare perdono r eflfer fuo d i p r i m a , e ellaebbe con la D i v i n a v o l o n c á , la qual.
í l n o m e entrando i n e f l b j cosi entrando era che patiífe i l V e r b o . O h , che dolce
in quefto mare , che é D i o , che ne fuc- fonte fu quefta, che ando rcficiando per
cede ?- E p d i x i D i i eft i * . Qut (tdh&ret Dteo quel punto r anguftia d e l k Paííione d e l
m u s SpiritUs fit cum ¿¿lo. Figliuolo.
Ecco congiunto ilSoBe c o n l a L u n a i
In oltre in quefta unione d i quefto i l Solé per far piu fplendlda l a Luna m
Santiflimo Sacramento viene l a Spofa a quefta notte tanto ofcura della Paífio-
n o i , cena c o n n o i , e ordina l a carita i n n e . D i tre eccefli tratta oggi: i l V e r b o
n o i , dove íífanno q u e i t a n t o p u ñ , e c a - eon M a r i a . II primo eceeífo é <K; amo*
ñ i abbracciamenti , che fi p o í f o n a offé- ?é-> i l ' fecondo d i Paffione, i l terzo d i
rire i n unione di quelli fírettifTimi, che capacita de lie cofe c e l e f t i . C h e farai
i n"n0 tra le Divine Perfóne n e i r Unica Maria co 1 tuo F i g l i u o l o ? Che farai. ,
deii Eftenza d e l U S a n t l ñ l m a T r i n i t a , de' o Crifto c o n Maria- tua Madre- ?
íeai»
De' Pa^zi. Parte Prima. 41
fempre hal conferito g r a z l a , e melodía quefto, a h í , che conferlíll una grandiíll
alie fue orecchie , quando hai parlato ma paflione a M a r i a . C h e facevi M a r i a ,
c o n leí , ed ella ha partorito amore a quando volevi andar avand nelle tue do-
te : ed o g g i íi tratta d i quel fublime e o mande ? D e l l e prime cofe che trattafti con
cefso d i pafllone , ma paífion d i amo- María m* i m m a g i n o , o mío V e r b o , che
r e . Tre amori t i fecero parlare, buon fofse di fuella fvifcerata c a r i t a , come so»
Gíesü j di q u e í l o eccefso d i pafíione a ma b o m a , che procedeva dal tuo puro eG-
M a r i a . l l primo fu T a m o r e , che ave- fere , ch' é fommamente c o m u n i c a t i v o »
v i a María , per la conformítá , che d i quella c a r i t a , d i c o , che portavi a tutto
aveva con T U m a n i t á t u a , efsendo ella i l Genere umano, plafmato dalle tue pu-»
concetta immacolata , e tu per virtíi r e , e fantifllme maní , allaimagine del
dello Spírito Santo , ed i n o ^ n i cofa tuo P a d r e , di te F i g l i o , e infierne dello
e í s e n d o ftata conforme al tuo divin v o Spirito Santo, e con l a tua infinita fa-*
lere , non avendo mal c o m m e í s o pur p i e n z a , v e d e v i , che tanti a v e a n o d a e í -
un menomo difetto fei tutta l a fuá v i - fer privi d i quefta tua fvifcerata carita,
ta , con cuí t i potefse men p l a c e r é . n é dovean ferviríi del prezzo del tuo San»
Secondo fu T amore che portavi al tuo gue che per efll dovevi fpargere indi a
Eterno P a d r e , del quale , come ubbi- poche ore di tanto p r e g i o , che con efso
diemifllma a n c i i l a , che non poteva re- íi potrebbe comprare i l Paradífo , quanto
pugnare al voler d i v i n o , era anch1 ella alia fufflcienza f u á , per mille volte p i u ,
accefa, e d e í i d e r a v a , che i n o g n í cofa e fto per d i r é per infinite volte maggior
l a fuá D i v i n a v o l o n t á fofse efseguka . moltitudine d* A n i m e , - c h e quante fono
T e r z o fu quel fanto , e puro amore , ftate, e faranno dal principio fin' a l fi-
che portava a g l i A n g e l í , d e ' q u a l í v o - ne del M o n d o in tutto '1 genere umano „
l e v i riftorare l e f e d í e v o t e , aprendo c o ' l I l c o m p í a c í m e n t o della D i v i n i t á , e U m a -
tuo fangue le porte del Paradífo , si nitá facevano un v í n e o l o , e legavano
che potefsero entrar quell5 anime f e l í c í , iníieme tutto '1 genere umano alia San-
che lo doveano riempire. M a p e r c h é , tifllma T r i n i t á , e tutto quefto manife-
per 1* amore, che portavi a g l i Angelí ? ftato a M a r í a . E quando manifeftafti lf
fe non p e r c h é Maria ave a fpezial par- efsertuo, che n o n é a l t r o che amore, e
t e c i p a z í o n e della puritá de g l i A n g e l í ? carita , ah íiamí lecito diré , che non
í b p r a tuttí g l i eletti. Tre palíloni avea trovaíli vafo piú atto , e abitacolo pió.
M a r i a , Si conformava ella aUa tua vo- a l p r o p o l i t o , che M a r i a , dove tupotefll
l o n t á , o Verbo , ma pativa paflione; diftillare i l l i q u o r e , chacra nell5 A n i m a
d i quella paífione , che avea da ridon- tua, c i o é F aífetto della tua ardentífilma
dare n e i r i J m a n i t á t u a , come tu dicefti. carita. N o n íí conveniva , che tu l o
Sfiritus quidem prcmptus > &>•. E que lia manifeftafll prima a g l i Angelí , che
é l a prima paflfione. Seconda paflione, a Maria , p e r c h é fe bene ardon quelli
per lo lume chJ ella avea della grandezza d ' a m o r e , e fon tutti fiamme di f u o c o ,
della tua Divinitá , p e r c h é vedeva che ad ogni modo non ha che far la l o r c a -
l a Divinitá alquanto s5 avea da fottrarre ritá con quella d i M a r i a . Apprefso l o
indarajuto alia tua U m a n i t á per effetto manifeftafti prima a M a r i a , p e r c h é prin-
d" a m o r e , per patir maggiormente per la cipalmente aveva ad efser noto a g l i
C r e a t u r a . L a terza pafllone, era pafllo- uomini , ed a t u t t o ' l M o n d o , pe3 qua^
ne di compafllone , coij-tpafllone a g l i l i tu morifti, -Perché non t andavi con-
Apoftoli , a Maria Maddalena , a tut- d o l e n d o , o V e r b o , co4 tuo Eterno Pa-
t n ' l Gener umano j compafllone ancora dre, che ts aveamefso adofso i l pefo d i
a q u e l ! ' U m a n i t á , che da lei avevi at- tal pafllone ? per due-radora non íi con-
tratta, e per levarle, e fcemarlc i-n gran dolfe co '1 fuo Eterno P a d r e . U n a é , per^
parte quella pafllone , lo conferifti d i - che di fuá pura v o l o n t á églí avea accec-
í t i n t a m e n t e glieft'etii della tuamorte, e tato, e'! Padre gli avea poíto fopra le
la gloria della tua gioriofaRifurrezione, fpalle i l pefo della Pafllone 1/ aln a per
con tutte queile grandezze , che narrar T e g u a l i t á , che i l medeíimo Verbo avea
giammai non fi pofsono. M a c o n tutto co % fuo Eterno Padre , P e r c h é non fa«
Opere di S, M . M í t d i a l . de' P a z z i , D | cefti,
A i. Opere di S. Maria Maddalena
c e f t í , o Eterno V e r b o , p n p b d i e o l i o - ^ g l o r i a , c h e f i d á a'beati della Santiítima
<luio c o n l o Spirito Santo , p e r v i r t ü del Tr i n i t á . Q u d che importi queíla vifio-
q u á l e e r a c o n c e t t a la tua Unianit.a ? Per- ne , fruizione , e comunicazione d e l l '
che non ti condolefti delle tre Divine Per- incircoferitta T r i n i t á capir non í¡ p u b ,
fone, delle quali una e r i tu íteflb « ma e faper n o n é conceduto. E fe ogni a l -
l i andafticondolendo, o confolando con tro dilecto per impoíTibile fofse mancato
c h i era inferiore a t e , con tua Madre? i n C i e l o a' Beati per beatificarli, a g l i /
A h , che non v o l e f t U o n f o l a z i o n e , che A n g e l i per r a l l e g r a r l i , al tuo Padre ( par-
ti poteiíe fcemare i l tuo d o l o r e , n é che l o per noftro m o d o d i d i r é , p e r c h é i l tuo
potefle penetrare nell* intimo deU' afflit^ Padre non pub ricever contento- fuori d i
%o tuo c u o r e , Solo Iddio poteva pene- fe ftefso ) per foddjsfarlo, d a v i c o g n i z i o -
trare nel tuo c u o r e , 4a queftp non vole- ne a Maria d i qual contento doveva efser
fti ricever conforto , p e r c h é Tafpetto ¡a t u a I T m a n i t á all*Eterno P a d r e , a g l i
della C r o c e d i tua Madre e d i \ d o l o r e , A n g e l i , e a U * A n i m e B e a t e , quantosap-
che l e g g e v í nell* A n i m a d i l e i , eranuo- pagherpbbono per l a vifione della tua
v a pena per t e , ed un altra C r o c e , che U m a n i t á , c h e d o p o I d d i o , perfeconda-
t i tormentava. N o n m i maraviglio dun- rio oggetto della lor beatitudine doveva-
que , fe non t i fu d i giovamento poique- no g,li A n g e l i , e Beati avere l a tuaSan-
fto conforto, m a i l í u o non fu un con- tiflima Umanijcá. M a riflettendo fempre
d o l e r t i , ma una narrazione, d o p o d ' a - quel che d i prefente patir dovevi , íi
ver n^rrat^i Ja tua interna carit^ narra- ftruggeva i l cuor d i M a r i a , e d i í l i l l a v a
fti l a tua interna, edeterna retribuzio- fuori lagrime d ' a m o r e . N o n ppfso fini-
n e , che volevi dar^ a tutte le Creature r é d i contemplar quel c o l l o q u i o d i ca-
i n particolare, fecondo'lfrutto che ciaf- pacita delValtezza del C i e l o , che do-
ciina riceveva da efla pafllone. C r e d e r ó ye vi narrare a M a r i a , i l diletto che r i -
i o , che non mancafll narrarle , e c o m - ceverebbon le V e r g i n i imitatrici d i j e i ,
municarle quella deificazione, che dove- f della tua Umanitá, quando i n C i e l o do-
v i d a r é all* A n i m a noftra , mediarite tal ñ e a n feguitare te A g n e l l o umanato, e
paífione , perche o g n i dono t u o , p g n i inchiodato i n C r o c e , e /lando quaggiji
g r a z i a t u a , corrifpondendo n o i ad em? jn térra farejbbon c o l tuo fangue ine*-
c i fa di ventar D e i per p a r t i c í p a z i o n e , e briate , venute ad impazzir d ^mor.e ,
che piu ? L a tua pallione co '1 veftimen- ponendo i n te q u e i r a m o r e , cheayrejb-
to del tuo Sangue é tanto poíTente, che bon potuto pprre a c h i fofse contrario a
pofliamo, c o m e G i a c o b , al noílrp mo- t e . E quefto dUetto dpvea efser al^uan-
d o d i d i r é , e d'intenderp, ingannare i l
=to d i fuílidío, e alleviamento per dir CO-
t u o E j í e r n o P a d r e , non che eíso non c i
S Í , alia P a í f i o n e , che dovevi patire. E
conofea , penetrando , con fomma Sa-
che d i r ó delle tue facrate piaghe? Efse
p i e n r a , 11 p i u profondo d e ' c u o r i , ma
dovean jpfsere aguifa d i q u e i r a r c o , che
perche non c i vede, n e c i m i r a con lafua
d i e d e D i o in fegno a N o é , che mai p i u
p i e t á per q u e j l i , ch5 eravamp p r i m a , per-
addurrebbe T acque d e l diluvio fopra l a
c h é efso Sangue c i c u o p r e , e cancellale
t é r r a , e tali faranno le piaghe d i te V e r -
brutte^ze del peccato. E t quorum fefta
bo infrá 1' Etprno Padre e Y uman genere,
fttnt peccmta. Stb per d i r é , che efso San-
c h e n o n f o l o placheranno le noítre c o l '
gue per un certo modo d i d i r e r a c c i e c a .
E d e'fso ve0imento d i Sangue, median- p e , ma ancora faranno s i , che non fa-
te i flagelli g e t u un odore foaviífimo, rá piu chiamatQ D i o d i vendette , m a
c o ' l q u a l e s ' a d p r n a n o r A n i m e , e c o s i r i - D i o di m i f e r i c o r d i e , e a m o r e . O che
mane, c o r r ? h o d e t t o , a l n p f t r o m o d o d i gaudio doveva efser quel d i M a r i a , ve-
d i r é , i n g a i m a t o . Moltiplicando i l tuo dendp che quel Sanguq, che d i l e i avea
colloquio, o Spofomio, í m m a g i n o , prefo i l V e r b o doveva efsere ftolá d i tut-
che tu 1* andaíli conferendo come l i tuoi ti g l i E l e t t i . M a caliamo a quello c h ' é
n a g c l l i , tue fpine, t u o i c h i o d i doveano n o t o ; ecapace ad o g n ' i n t e l l e t c o , é fá-
rendere a l i ' A n i m e quella viííone beatiH- cil e ad ogni i m m a g i n e , che g l i doveíU
c a , frmzione , e comunicazione della narrare ogni atto , e o g n i minima paí-
fione , che doveva patire l a tua fanta
Urna-
De'Pazzi. Parte Prima, 45
U m a n í t a . S i gencrava ín María gran al!* Anima tua 11 tuo Eterno Padre , quatt-
c o m p a f í í o n e , vedendo tua U m a n i t á tan- do Tinfufe i n q u e l tanto ben' organizzato
to delieata, e b e l l a , e b e n c o m p l e í f i o - corpiccino nel ventre di- M a r í a , E r a ,
nata aver a patire t a n t a , e m o r i r é c o n p o i c h é egli cosi v u o l e , n é t u vuoi efser-e
tanti tormenti. Quante parole tu le d i - in a k u n a c o f a d i v e r í a d a l fuovolere, g l i
cevr d i paíTione > tanti c o l t e l l i erano , d a r a i , o M a r i a , l a benedizione , e i n
che le p a í s a v a n o i l fue c u o r e j fermiíi quefta benedizione glí rinnoverai i n no-
adunquc raflfetto. L e potenze tue , o me del tuo Padre Eterno queíla promef-
Maria , furono a guifa d i tre canali , f a , che fece Iddio ad A b r a á m , che ' \
che mandarono al cuor del f u á F i g l i o femé í u o m o l t i p l í c h e r á come l e í l e l l e
q u e l l ' a m o r o f é p a r o l e . Fu ripieno ií tuo1 del G i e l o , O che ampia benedizione,
caore d'amaritudine per compafííone d e l che da i l F i g í i u o l o alia M a d r e , nella
t u a F i g í i u o l o , pero dalla bocea tua pro- quale i n f b n d i , o V e r b o , tutte le gra-
cedevano parole tutte piene d i compaf- z i e , e d o n i , e l e darai ancora tutte le
b e n e d i z i o n i , che diede r E t e r n o Padre
C o m í n c í a n o T i n t e n o n d e l l uno , e a tutti i Giuíli del Teftamento V e c c h i o ,
d e i r altra a commuoverfi per mandar infierne c o n quella che diede Ifaac a l
fuorí pioggie d i lagrime . Doveranno íuo figíiuolo G i a c o b . E tu , o Maria ,
ben quefte efser baílanti a rinfrefeare che rinchiudi nella tua benedizione ?
o g n í caldo , ed anguftia d i noftra paf^ Rinehiudi ancora tutte noi , che farc-
fione, perche fono di tanta virtü ed cf- m o tuoi figíiuoli, e fia;liuole rigenerate
ficacia, che dureranna iníino alia c o n - dat t u o figíiuolo, e da te? per l a c ó n -
fumazione del f é c o l o . A h fe ncm fofse formita che hai alia fuá Pafllone , per
tempo di l a g r i m e , e d i p i a n t o , chx non redimerci , e farci fuoi figíiuoli. Sarai
forriderebbe, penfandofolo c o í i lapnr- d o p p i a m e n t é noílra Madre j Benedici
denza della carne u n ral contrallo d ' o í - ancora noi , m a non é tempo ora d i
£zíofe onoranre? fe bene c o n T o c c h i o q u e í l o i
della fede ra h o piü t o l l o muovere
3 lagrime , che uno é D i o ed- u o m o v e C A P I T O L O XIIL
F a l t r a é l a p i ú ^iuíla,. e l a p i a f a n t a , che
fia m a i í l a t a , che fia alprefente, ed ab- Dell'e párete defte da Criflo a l Padre prf"
bia ad efsete per T avvenire , e pur cade ma. £ entrare nella fuá amariffímai Paf"
in l o r o paífione ? G o m e cade paflione fione. Glarifica me P a t e r , & c . D o w
ín f u e l l o , che con. una g o c c i a della gra- intenXe ahiffím't mifletf y e f » divotif'-
z i a fuá leva o g n i paífione, che puo ef- firne contemplaitiom *•
ferey e d i n q u e l r a l t r a c h e í i c h i a m a , ed.
e Madre di grazia.
Si intenerifeono le vlfcere della M a - S Ubievatis eculís Jefus >»• Caelum d i - Nett'
x i t : Pater y vem? hará* C tarifienF i *
dre c ' l c u o r d e l F i g l i o . D o v e vedrb i o ¿tum ttmr» ctarttate quam h»bm , yriuf-
a n d a r é ildfecoro , e labeMezzadella tua qmm mtmdtts- fieret apud t e , Andando
f á c c i a o ; D i a m i o ? E queir ancora1 tan- queílo; D i v i n V e r b o , m i ó amorofoSpo-
to beHa: * d i c o , Maria Santa , Pulchr» í o a n o i totabnente inferutabile , e
No par- ut L u n * &'c. G o m e fara í c o l o r i t a L e incot-nprenfibile s. che folo fi connipren'
la di
l a g r i m e iErigheranno i fiioi: o c c h i r e de da fe í l e f s o ' , andando dica- per af-
ín rigo fqualLideranno- l a fuá faccia. G o m e r i - fumere l a fuá Paífione , e n o í t r a reden*
je come
poi s' ef- rnarrai Mariav come t i partirai V e r b o 5 zione j trovandoíi: vícino1 allf agoniza<-
da e h i t' ha generato ? m a L3 amore ti re di í u a morte,. ed a ricrear noi con l a
fa coiidurre a dar quello fpeziaf fegno íua morte per T eccellenza dtel fuo efse-
df amore ,. pe^i quale eri veruito i n tér- re , e per l a c o g n i z i o n e comunicata-
ra . • gH: dal Padre,: efcláma a l Padre r cia-
Si dee: prendere quelía tanto coprofa rifica me Paur^, clarir#:e y qnxm habfti y
benedizione.. I l Figlio- la. chiede a ü a priufquxm mttnduj fieret apvd f e . G l í
Madre , e la. Madre al Figíiuolo .. Le j c h i e d i , o- m i ó Umanato V e r b o , queli-
d a r a i » a V e r b o , q u e l l a b e i í e c ü z l o n e , che [ laclarificazione, che aveíli avanti che-'l
Opere di S. María Mackklena
44 lito neíl' eterno e feoretlfilm.o Cond*
M o n d o fofíe, T r e clarificazioni m i fal
intenderc, ch* avefti innanzi l a creazion ftoro della Santiífima T r i n i t á , , e ferma°
del M o n d o . Fofti darificato , ftandote- to nella tua mente < Umquam Angeles
ne tu nel feno del Padre , e i n con> apprehendit, fed femen Abrahs. apprehen*
piacimento del tuo PivinilTmio effere , d i t . P e r c h é v o l e v i c o n 1' uomo , che
rimirando i n te íteffo tutte le perfezio- dovea efíer com, un compendio d i tut-
n i , che come eguale al Padre avevi dal te le Creature , che dovean ufeire dal-
tuo Padre ricevuto , t' innamorafti, e l a tua Q n n i p o t e n z a , e '1 nodo , che
eompiacefti del tuo effere comunicati- dovea legare inííeme tutte le cofe, par-
vo , ed i n ello compiacimento t' anda- ticipando e g l i con 1'Anima, e c o l c o r -
fti poi neltempo c o ' l tuo P a d r e , e Spi- po deJ due eftremi , del C i e l o , e del-
rito Santa comunicando, creando que' la T e r r a , v o l e v i , dico , con i* uomo
tanto eccellenti, e puri S p i r k i A n g e l i c i , uniré a quefto modo , e legare a t© ftef-
perche g o d e í i c r o del tuo infcrutabil ef- f o , per cosi d i r é , con fírettilfimo v i n -
fere, e que* divimíTimi c o m p i a c i m e n t i , c o l o tutte le tue Creature, i l che noih
che fono fra '1 P a d r e , e te V e r b o , e l o avreíli potuto fare, affumendo l a natu-
Spirito Santo , ripullulando continua- ra A n g é l i c a , la quale non partecipando*
mente l o Spirito Santo nel P a d r e , nel con le cofe corporee, non ti í a r e b b o n a
V e r b o , ed i n fe ftefíb quefti divini com- queíle ftate unite , come nelf uomo >
piacimenti . E volendo Lucifero ancor- ed avrebbono quefte Creature mancato
che fofle tanto n o b i l Creatura affomi- d i queíla perfezione, ch' elle hanno n e i r
gliaríi a te V e r b o D i v i n o , confuftan- uomo unite a t e , c l i é m o l t o mag^íore;
ziale a l Padre > dicendo fra fe medefi- di quella ch3 hanno i n t e , ancorcheeont
mo t 1® Ccelum con/ceftdam y & [uper quefta ancora , per Y eífere , che effe
aflfít Dei exaltaba folium meum , fede- hanno da t e , che fei fontana, p r i n c i p i a
bo. i n monte teftamemi , i n Lutetibm A - d1 o g n i efsere, partecipino d i te. P r e c i p i -
quilonis , ítfcsndam Juper altitadinem nu* tando dunque Lucifer© n e i r Inferno erut»
hium , fitnilis ere Aitifpmo, N o n valen- taíli una infeogitabil clarificazione d' e t
do riconofcerti > o m i ó I>io , per quel fo tuo. D i v i n Verbo , fermando i n tua.
che e r i . E d ecco , che tu , o Eterno D e k a d i compiacere ad efso Verbo? 9
Padre » ianamoraco del tuo Unigenkoj. che s3 incarnafse, M quale 3, eísendo ve*
ed único V e r b a , folo c o n l o Spirito San- ñ u t o la pienezza de'tempi , s' incarnoa,
cos come Iddio., capace d t t e í i e ñ o , ed e dopo d3 aver pellegrinato trentatre an-
in ateo amare reciproca-, compiacen-
ni q u a g g í ü i n t é r r a con n o i q u e í l o m i a
4 o t i te ftelTo n e l perfetcifliiiio compiaci-
Spofo , e tua V e r k á , andandofene al^-
mento. del tu© Ffgliuolo, i l quale i l tut-
la PaíTione- va rammemorando. alia fuá.
to riconofceva da t e , come da t e , per
U m a n i t á l a clarificazione >. e te l a va»
la generazionc eterna comumcatagli, in-
chiedendo con d i r é , Clarifica me Fa~
fierne c o l tuo V e ^ b o , e c a n l a S p i n t o
ter , & c . O m i ó Crifto vai chledendo'
Santo precipkalli Lucífero neíl' Inferno^,
quella clarificazione che aveíli avanti
quel; Eucifero , che tanto imp-rudente'
che 5i Mondo fofse, quale , cora3 ho*
mente s'era voluto raíl'omigliare al D i v i n
detto, é quella clarificazione > che-rice?-
t u o V e j b o , che per n o i h o a r a o í e volé-
va, incarmrft, e manifeftanda queftain!- v e ü í í l a n d o t e n e nel feno Paterno, mer
ferutabile <:ogitazione a g l i Angelí tuoi diante l a condannazione, che fece TEter-
e p á r t i c o l a r m e n t e ad efíb Lucífero,, i l no. Padre con te V e r b p , e lo SpiritOb
quale dovea r k o n o í c e r l o per fuo. Signen Santo , precipitando. Lucifero con tutti.
re , e a d o r a r l o . adoraíum eMtn- om.- i fuoi coaderenti nel b á r a t r o . Infernale s
nes A n i e l i ejtis. % ínfuferibí , e oro-o mediante ancora quella glorificazione,.
gIiofamenE.emvidiando alia Creatura "ra- che. per mea-zo della manifeílazione tua ¿
gionevole tanto bene, volle egli elícr- fu data a g l i a l t r í í p k i t i A n g e l i c i , che t3"'
ae í a t t o parsecipe * e che fi.camiuiicaf- adorar-onot jj .concioíiache, manifeftando»
íe aila natura A n g é l i c a , non all" nfiemc a g l i a k r i í p i r i t i A n g e l i c i la. con»
» a . M a non era tale i l decreto Habi- furiftanzialitá e. qualitá,; e. unitá d i te.
VeabQ con efso Padre,, e.SpiritoSanrc^,-
De' Paz^í. Parte Prima.
l a qual manlfeftazíone g i l fece capad t o c c a n o , e tanto t* era guíleVole queftf.
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( p e r q u a n t o f u l o r c o n c e d u t o d a t e ) , del communicazione , che dicevi , che le
tuo eccellentiflimo , e Diviniír«Tio e l í e r e , tue del-uie erano ftar con g l i uomini ,
efli come ubbidienti d'ogni grazia da te s' e c o n eífi titratt-enevi^ e come Balia co**
u m i l i a r o n o , e íi fottopofero ad adorarti, fuoi Bambrni aceomodandoti a l noftro
amarti, e u b b e d i r t i , c&iupiacendofi che fenfo,, d i c r , che p a r g o l e g g i a v i . O r a i l
tu volefll crear V uomo,. e che tu infal- compiacimento d i quefta communicar
libil. Verita , ti> volefli incarnare , utni» z i o n e , generava u a i n d i f í b l u b i l c l a r i t á i n
liandoft ancora, e tenendo pergiuíiifli- te V e r b o y c o n fommo parimente , e
ma , e degna d' ammirazione o g n i tua indicibil gufto del compiacimento, c h e
opera. E per q u e í l o mi capacito nella prendeva l o Spirito Santo c o l fuo con-
mía mente, che fia clarificazione, .per- c o r r e r é in atto d' amore all* opera del-
che Lucífero s' i n n a l z b e íi^ volíe íar fi- l a t u a Incarnazione, al veríar del San-
naile a te, per c a g i o n d e i r i n v i d i a , , ch g u e , che dovevi fare, redimendo n o i .
ebbe alia gloria dell* U m a n i t á tua s'innal- M a , o aratica, e nuova V e r i t á , quanto»
2.0, e per t e , í i p u o diré che cadde, tu t i d o v e v a e f l e r g i o c o n d a quella commu-
t'incarnafti , e foíli clarificato . Adun- nicazione r che avea fatt© lo Spirito San?
que tu chiedi ,,0 V e r b o D i v i n o , che quel- t o in tanti tu^>i Eletti ,, ne'quali- avevá
l a clarificazione * che aveíli , ed avrai accefo si ardenti fiamme di d e í i d e r i o
f e m p r e n e l l a D e i t á t u a , ftando nel Ceno della venuta tua in. t é r r a per La gloria:
Paterno , t i fia data , ritornando c o n dell' U n i v e r f o , e per Redenzione dell'uo»-
F Umanitá-alia delira tua , e fia Lucífe- mo , fi che con queft' ardore avean©-
r o , che regnava ncl M o n d o con tante efclamato a ' C í e l i > dicendo^ Rerate C&~
I d o l a t r i e , e peccati precipitato co 1 fiio & defuper „ & c . e al trono di- tua D e i -
tkannico D o m i n i o neli" Inferno , e n o i tá , chiedendo te Emitte Agnum > .fla-
m « Greature „ come allora g l i A n g e l í mine y Donúnatorem terre, con quell^
nel C i e l o , per noftro C r e a t o r e , e D i p , abbondanza d i g r a z i e , che venendo ira
liberatore , e Redentore ti riconofcia- t é r r a fi dovean verfare , e con q u e l l a
ra© , ne vogliamo ( una^ v o k a libérate communicazione > che face va prima
da te ) foggettarci di nuovo alla tirannia fperato edoveafar p o i y e n u t o , e coni-
crudeliífimadi luí , p e r c h é non pub al- forme alie fperanze efultare tutti i G i u -
tro; farcí d i nuovo r o g g e t ü a l u i , , cke3! í l i ; co'' quali in modo maravigliofo dovean
noftro v o l c r e . fiare , ufqtte ad tonfummationem f u u l i %
Lafeconda clarificazione ,, cbe intea- che p o t e í í e r o fare di quelle DiviniflV
d o , c h e a v e ñ i , o D i v i n V e r b o , innan- me opere per grazia , che tu ftando con*
z i la creazione del M o n d o f u , che T Eter- n o l i n tua propria vircu» operafti ficco-
no Padre fi compiacque In Ce > e i n te >• rae g l i avevi detto 5; Amen dica -mbis ¿
e tu in l u i , e nello Spirito Santo , d i 2«¿ credit in me opera ñus, ego- fació %,
crear quefta gran macchina del- M o n d o & ipf» feuiet , & c . E q.uanto p i u molti-
per crearci dentro laCreatara. a fuá im- plicheranno i G i u f t i , tanto piíi fará m a -
m a g i n e , e limilitudine , e perche a te nifeílata eífa clarificazione con l o {pira-
era prefente ogni c o f a , come fe allora re , e refpirare,, e r i f l e f l l , che faranno»
f o í l e , prevedevi ancora,, che c i dovevi eífi Giufti intua.Bonta, e D e i t á , e con r i i v -
venire ad abitare dentro tu ,. mediante naííiamento ,,,che faranno,,del p r o p r i o í a n -
T U m a n i t á , che dovevi pigliare, E fu gltie,, aforaiglianza di qucl che tuiparge'*
grande quefta clarificazione. E per quefto rai.per e f l i , andranno decorando la tua^
iü clarificazione, per lo- compiacimento. Spofa-Chíeía.. A taíe-b m í o Incarnato V e r -
del Padre i n t e V e r b o , e perla, commu- bere he aporelfandoci alia tua PaAione an~
nicazione delLo Spirito Santo i n tutre 1' idavi chiedendo-quella claxificawone, che:
opere íatte. dalla Santiífima T r i n i t a ayeftiayanti la coftituzione d e l m o n d o v
non folo in mtte T opere pii> o K K ' I , e E conofco nella mía iTiente, che folie q u e l
particolarmente nel' civare la Oígatura, compiacime-nto di-tuxta la Sr-ntiffima Trir-
ragionevole, ?Ma<;ncora inturte L- colé n i t á , che prendeva cpmni-'inicaísion-e^cEe:
b e a c h é m u í me , che. a. lei ierv-ono > e av.eú fauo ^ e do.vca fare lo. Spirito Samo»
A6 Opere di S, Maria Maddalena
p e r l i m e n t i della tua U m a n i t a con noi dendo air eterno Padre, fía q u e l l a , che
tue Creature, e v a l e v i che íi ftendeffe riceveftinel compiacimento, che avefti
i n tutte. O quanto é grande r a m o r e , che in D e í t á tua della P u r i t á > che p r e v e d e v i ,
portiaqueftatua C r e a t u r a , p o i c h é tut- che aveva ad avere l a tua Umanita 5 e pre*
t i i d o n i > e g r a z i e ^ che t e d a i , le p i g l i vedevi che dovea eflere, come fe foffeil
pertuaclarificazione. O a b i í í t x d ' a m o r e , p i ü f c e l c r a t o u o m o d e l mondo^ n o n f o l o
o amore infinita e d incomparabile ed á m o r t e c o n d a n n a t o f r á Iadroni,ma ezian-
inferutabite t 6 grandezza d5 A m o r e , dto,eome piü fcelerato d^ogn^attro-pofpo^-
b M d i o m i o d i B o n t á f o m m o , d i A m o r fio á Barabba uomo fediziofoje micidialea,
re irnmenfo y d i P i e t á infinito fa > e c h e nel fanguealtrui nella ledi>ionear
c h e i o , e tutte le creature ti conofeia- vea imbrattate te m a n í , e ora c h i e d i , c h e
m o y cerchiamo , e amiama , che per non olíante, che la tua U m a n i t a fia, c o m e
quefto c i hai creati a tua imraagine , fu detto, e í m a n i t a , efpofta a' flagelli, S p i -
c íimilitudine» ne, C h i o d i , C r o c e , e m o r t c , t i voglia cla-
rificare, non folo c o n avere i n te quei me-
L a terza c t a r i f i c a z i o n e c h e m i fou-
defimocompiacimento, che aveva avan-
v i c n e i n mente, che tu> UmanatO' V e r '
t i , che prendeflS r u m a n i t á , p e r c h é quefto
b o r í c e v e f t i avanti l a coftituzione d e l
nonfipotevamurare dalla parte D i v i n a ,
M o n d a , é quella^ che i n q u el D e i f i c o ,
effendo immutabile > né dalla parte tua
e fcaiTíbievote fguardo i n atto d i amore
e í í é n d o impeceabile \, ma che doveífe
1^ Eterno Padre nel feno fuo dav a te fuá
manifeftarlo al M o n d o , accib tutti rico-
V e r i t a , c o n queí compiacimento, che
nofceífero l'amor f u o , etuo j fuo i n darci
pcendeva y che t i voleíll incarnare nel
ce í u o U n i g e n i t o a l m o n d o : Sic Deux d i "
piü puro ed ¡ m m a c o l a t o ventre > che
lexir tnunáttm y. ut ftliam fuum unigeni-
foííe ftato, e fbíTe m a i per effere j. por-
tum Aaret j T u o in accettar c o s í volerr!-
che eEatuogo piü atto, e d á te í u o U n i g e -
tieri tante pene, per la falute d e l M o n -
nito,. ed á quelfe Deifica purira , c che
do , ff ipfe pecenta omninm tutit- . E
fi contiene n e i r incomprenfibile > i n -
cam:o e r í i m p a z z i t o , per d i r cosi , d i
ferutabile^ ed Eterna tua P e r í b n a D i v i n a ,
quefto noftro amore,. c h e n o n folo i n -
e foitánzialmente ed eflenziaímente
tendevi chieder tal g l o n í k a z i o n e , per
f e n r a d i í u g u a l i t a v e r u n a i n tutta l a Saft-
tua U m a u i t á , m a per tutd g i l Eletti
tiífima T r i n i t a . O quanto fu grande
quaíi doveanoí effer. partecipi d e l tuo
que! compiacimento, ch1 ebbe V Eterno
Sangue, á t a l che per noi chiedevi puris-
Padre deli' incomparabile P u r i t á che,
ta ,. e ancora fofllmo clarificatliatc
prevedeva dover avere l a tua U m a n i t a ,
infierne c o n r inenarrabil P u r i t á d i quel-
ta , che t i dovea generare, ed allattare.
Tanto s innamoro T Eterno Padre di C A P I T O L O T I Y».
fuá increata P u r i t á , e del fuo V e r b o ,
che é una fteíTacofa c o n l u i , vedendola
inquefti due fpecchi^ nella madre, che
dovea efíer vera. Madre di. D i o , e n e l
E i g ü u o l o , che dovea eífer propria-
mente d i l e i , e di D i o , che per lo AíTene n e l Monte O l i v e t o \U m í o
mérito, d i quefti due , fi moíTe á daré C r i f t o , eche d i c e ? Triftis eji (mi*-
in c u í t o d i a noi fue Creature á quei pu- ma mea ufque ad mortem . £K mefto
r i l l i m i Spiriti A n g e l i c i , afiinché man- q u e í ch5 e T allegrezza , e- giubbiío; de*
lenelfimo quella puritá > d * e g l i prima Beati. : C(sn[olatienes tm. htificAvemnf
dovea comunicare a l attnia uomo nel- animam meam O , fe le tuej confolazío-
l a C r e a z i o n e , che p á perdutala,. c i h á n i , o p u r e u n a r a i m m a f t i í l a d e l l e confo-
col; fuo Sangue d i nuovo c o m u n i c a r a , e l a z i o n i , c h e i n infinita copia i n t e ítefioj
del coatinuo' c i comunica nel Sacra- tu g o d i l e t i f i c a L' A n i m a a l t r u i , come
mento d e l Santo Battelirno . O m i ó p u b e g l i elféremeftizia iate ?• M a l a tua
candido, e rubicondo S p o f o , ardirei d i - Divinitá va fottraendb piant piano
r é , c h e l a clari£cazi©ne, q u a l v a i chie- quei Confano della pacte fuperiore a ir
De'Pazzi. Parte Prima. 47
j n f e r í o r e d a t e 0 acclb tu poffa patlr per 1 della t é r r a noíbra ípzrgenáolo c mo-
n no li , e concede
Concede che íí polfa nofía diré
A\rr ,- Triflít
Trtjlts rendo,
rpnrlo. venifti
vf»nifl-i a3 crefcere
rrpfrprf j. aÍI t-ir
tirare i l t u t -
efl) & c . C o m e potro i o offervare quel to a te , £ í fi .exdtatus fuero nella
che dice San P a o l o : Gaudete i n Domino C r o c e Santa, emniatrahum ad me ipfnm .
femper 5 iterum dtco , gaudete i fe'1 m i ó L o ftefíb i i yide nelle tue membra, ne'
Spofo, c h ' é l a m í a c o r o n a , e m i a glo- M a r t i r i , che furono 51 perfetti imitato-
ria é mefto ufqtte ad mortem } Se pero r i della tua pazienza , i l fangue d e '
l a mia aílegrezza , e g l o j a , íi c ó m e la qaali f i i femenza de g l i a l t r i , che per
g l o r i a , non ha da «ffere nelle t r i b o l a - q u e l raezzo c o n v e r t i t i , fino i Carnefici
z i o n i , e mellizia* Gloríjimurintrihuiatio- non f o l o fi fecero Criftiani , ma c o r -
n i b m . E come v e g g ' i o verificare quel che fero anch* eglino á r i c c y e r l a ileífa pal-
d i í í e ? A n g e l o a M a r í a , Et F t l i u t A l t i f - ma d e l martirio , e u b i come renderemo
fi,mi vocabituri Figliuolo ¿ell* Altiflimo frutto , fe n o n faranno prima mortifí-
che c o n l a i b r z a della fuá fola parola cate b e n l e n o f l r e p a í f i o n i , i d e i i d e r j , c
porta , e foftental t u t t o i s'ora l o v e g - p l i appe.titiJ' O i m é , che ilfarfi c o s i p o c o
g i b caduto a t é r r a . T-t procidens i n ter- f r u t t o n e i r A n i m e , n a f c e d a l l a p o c a m o r -
ram} E come quell1 altra che ayrá i l Re- tificazione d i c h i v u o l tirare A n i m e a
g n o , e l ' I m p e r i o d i D a v i d , s ' e g l i o r a D i o . P o c o f a h o i n t e f o , che fei l a l u -
d i c e : Triflis eft anima mea & c . V ) o i ' h ' \ ce del m o n d o , e ora d i c i , che í e i m e -
t u o Imperio fe aípetci j n o r t e i O quan- í l o j come pub efíer .quefto , che t u
to bene adeffo intendo o S i g n o r e , che i i a l u c e c o n meíUzia ? S o , c h e diceva
t i doveano d a r é r i m p e r i o , ^el Regno d i i l cieco T o b i a Quale mihi gaudittm
feavide, tuo Padre j p e r c h é due Regni eb- ,e¡fe potefl , qui in tenehris fedeo , & l u *
b e Davide uno dopo che fu .coronato i n men Caeli non video} M a <on l e tene-
Gierufalemme pacifico, e q u i e t o , e que- bre della tua meftizia v u o i fcacciare, e
fto l o Jafcib a S a l o m o n e , ed din' a l t r o , cdiftruggere le tenebre della meftizia t i o -
mentre •vifíe S a i i l e , che i u pieno 45af- ftra, e c i v u o i r e n d e r quélla i e t i z i a , che
f a n n i , quando fe ne fuggiva per le í p e - t i eMedeva i l tuo Progenitore, e P r o f e t a :
l o n c h e a p p i a t t a n d o í i , « cicorfero a l u í Redde tfíihi .¿Atitiam falutaris t u i , O
«utti g l i anguftiati, € g l i afflitti , de3 p u r é c i v o l e v i render quella meftizia>
quali fu f a t t o c a p o , all1 ora ebbe quefto c h ' . é á falute <iella vera contrizione, e
R e g n o , e quefto l o l a f c i a a te m i ó G i e - . d o l o r e d e i r o í f e f e , che t i facdamo d a l -
s ü , d e l quale con l a tua afflizione Jie l a quale nafce l a l u c e d e l l a v e r a l e t i z i á .
p r e n d í i l pofleífo, e da q u i a p o c o c o n M a g g i o r e llupore m'apporta che tu í i a
una corona d'acutiflime i p i n e ne farai turbato , che n o n n f apporta , che tu
i n c o r o n a t o . Q u e í l o Regno t i dovea , ü a conforme al v o l e r d e l tuo Padre *
come F i g l i u o l o d i D a v i d e , cheniun'al- Qualis JPutery talis Fiíius . F i a t voltm*
tro fuor che tu l ' avrebbc prefo 5 percib tas tttn . E g l i e infcrutahile » e t u i n -
non m i m a r a v i g l i o , che Triflis efl m i ' fcrutabile , e g l i eterno ^ e t u eterno ,
ma tua ufyue ad mortem j B e n m i ma- « g l i i n c o m p r e n í i b i l e , « tu i n c o m p r e n í i -
raviglio p m , che i ' A n g e l o d i c e , che 1 b i l e . M a l a tua turbazione fá q u e l l ' effeí-
tuo Regno non ha d a i i n i r e , e p u r e o r t o i n n o i ^ che f e c e l a t u a voce fuJl ma-
m o f t r i , che t* appjeíTi alia morte , qua- r e , che comandando tu a ' v e n t i , e álle
le é fine d' o g n i r e g n o . S i , s i , che ^l tuo tempefte, fegulfubito una grand^Tima,
R e g n o con l a morte comincia , e c o n e tranquillifíima calma , c o s i l a tua
la .morte s'accrefce , p e r c h é : Si f ofue- turbazione c i mife i n perfetta , e tran-
r i t pro peccato animum fuam , videbit quilla pace 3 e ancheci c o n f o l a , quando
femen longivum . P e r q u e í l o t i raffomi- fentiamo qualchc turbazione i n n o i , i l
g l i a ñ i al graneJlo del frumento, che aü* penfare che a quella , e maggior tur-
o r a crefcfi , e d a copiofo frutto c o n l a bazioni t i fottomettefti per n o i . M a le
f p i g a , quando é ftato prima beri m o r d - tue furono fenza peccato , e non paf-
ficatoneilatérra, e ben infracidito c o n fíoni, che t i muoveíTero dal tranquil-
T acqua dentro d i efía. C o s i , non c o n liftimo fuoftato l a parte fuperiore dell*
T a c q u a , xxiz c o i tuo S a n g u e , dentro A n i m a tua 3 ch1 era beata 3 ma le noftre,

©i-
4^ Opere di S. María Maddalena
Oime ognicofamettono fofíbpra, fe da re , ftb per d i r é 9 mille Paradí/í
D e h v i e n i l n í h e , b G i e s ú m i o . T u fex
te non üiieno e n o ajutate
aíutate }, ee _p l á c a t e . C o m e
grande ed infcrutabile, né altro b r a m o ,
fará vero (juél che dicefti ? o Verbo Eter-
o Giesu m i ó dolce Spofo, che d o r m i r é ,
n o , Compiacttit Parri meo dore vobis w
gnum l E a te paflione ? Dun^ue fará che ripofarmi ín te5 inte m i r i p o f e r b , ma
raecrlio a me che a te ? adunque é meglio non come g l i A p o f t o l i , i q u a l i tu ripren-
eíTe* Servo, che Figlio? ma'clie interviene defti: nonpotmftis s & c . Equefta cogitazio-
b D i v i n V e r b o : í h t i fropter nos homines 3 n e ¿ l a m i r i f t o r a , e mi quiera. T u f e i l a
propter noftrnm fuiutern ÁejcenÁit de nave, che ci conduceal porto, i l n o c c h í e r
C&íis. C o s í é , perché tu hai voluto por- della q u a l e é r a r t i o r e , e l á v e l a l o S p i r i -
tare íbpra di te tutte le noftre iniquitá , to Santo , m e c í a n t e 1 quale fofti concepu-
c i o é tutte le pene, che per eíTe noi me- to in M a r í a . O felice nave, la qual mi con-
ritavamo . Imquitates no/iras ipfe tMir, duce con tanta í i c u r e i z a , che dormendo
& dolores noftros ipfe portav.it . Adunque m i conduce ad un porto d* una C i t t á tanto
qual fará Y amore, conche ti poífa ten- í i c u r a , prima m i devo inebriare del pan-
dere i l contracambio ? O E t e r n o , e D i v i n gue , e per c o n f o r m i t á , e trasformaziotie
Verbo e pyr l i fente d i r é : Triflis eft gettarmi in eífa nave, e quivi licuramente
anima mea ufque a i mortem . N u l l a é j m i metterb a d o r m i r é , non ternero, come
che poffa pagare queíF amere . E d é G i o n a , p d * e í f e r e fvegliata, o d'eíTere
tanto quel che hai da patire, che folo a dail' onde affalita, non c i é tempefta per
penfarlo fudi fah^ue, e folo per me pa- c.hiripofa dentro quefta nave. Dormirb
t i f c i , p e r c h é é tanta la tua c á r i t á , che licuramente , e chi dorme non fente
qiiantofaiper tutte, farefti per ciafcun* pena , né anche rifponde alia voce di
Á n i m a s e s ^ é tanta l a tua C a r i t a , come chi g r i d a , fe giá l a voce non efclama
non í a r b i o preparara a fopportar per te tanto forte , ¿ h e defti dal fonno , ma
m i l l e , e m i l l e morti ? Mandava lJ Eterr io fe faro prima inebriara afFaao d i
no Padre i l flagello, ch' era dovuto a q u e í t o Sangue del V e r b o , non m i po-
me i e tu amorofo m i ó Spofo fottomet tro fácilmente deftaxe ad altra voce ,
tevi le Ipalfe : guoniam 0^0 in fiagelia che Divina.. C h i dorme non fí rivolge
paratm fum. Cadevano le faette, e t u ancora indiett o a veder chi l o chiama,
eíponi i l tuo c o r p o , ed i l tuo p e t t o ; fcen- cosiT Animainebriata di Sangue, e c h e
de.vano.icolpidellofdegno D i v i n o giu- dorme per conformitá, e t r a s f ó r m a z i o n e ,
íliífimo fopra di n o i , e tu ti ponefti per non fente pena, perché íi gloria nel pad-
incudine f r a n o i , e l u i . Era per tutto l r e , e c o n S. Paolo íi gloria i n C r i l t o , e
mondo quel forte armato dei peccato, ed in Crifto C r o c i M o . N o n ü volge an-
iniquitá 5 aveva occupato i l tutto , fe cora a veder chi la chiama, p e r c h é feb-
ne ftava ( toltene pochiflime Anime , ben fente le paífion i della carne, p e r c h é
che T avevi ferbare per t e , e V avevi pre* pur vive in car ne m ó r c a l e , in ogni modo
v e n u t e c o n l a t u a G r a z i a ) quaíi in pacifi- ílá unita al fuo C r i f t o , e fe pur tal v d k a
co poíTeíro 3 m a v e n n e q u e l piú forte di é fvegliata, cerca fubiro di raddormen-
l u i armato d J a m o r e , í u p e r o l l o , e vin- tarfi, cioé di riunirfi a .Crifto, ove tro-
f e l o , nonfenza fatica pero, non ftnza af- va la fuá perfetta pace , e ripofo: ln pa-
fanno, né fenza fangue, e perb.: Tn/Üs eft ce in idipfum dormiam , &% requiefcam .,
Anima mea ttfqueadmortemit^eto f a ü u s Gran m e r c é , che l i o i n luogo í i c i í r o ,
efi fudor ejus, jicut gunz íanguinis. O h s l ove non poífo venir m e n o , fe'non man-
i ó potefll abbracciare un poco , e bacía-1 c h e r á da me l a mia fperanza \ (>ucmam
rp alcune deíle tue facre membra cosi tu Domine fingt¿lariter m fpe conftitufti me .
afflitte j O h s J í o potefll ricevere alcune In frémito di amore o r a ñ i , r o m p a t e n d o
gocciole deltuo Sangue, che fono come i t]ioi giufti i e á tutte le l o r o t r í b u l a z í o n i ,
tanti rubinipretioli, che ca^giono fopra tentazíonije perfecuzionijche i tuoi Eletti
l a t é r r a . O h fe folfe térra i l m í o c u b r e , a v c a ü o á patit s iníino al fin del mondo i
che leríceveíié . q u a n t o farebbe r i c c o , nelfanguftia tua QCtenelli confolazione
quanto beato i avrebbe un teforo in fe per fi tuoi Eletti nelle loro t r i b o l a z i o n i , e
fteílo, che farebbe ballevole a compra- tétazioni.PerchéjCome íi farebbe ottenuta
tal
De' Pazzi. Parte Prima. 4^
tal comunícazione di confolazione, fe la í l r o D i o , che c i ha c r e a t i , e che men-
t u a U m a n i t á n o n r a v e f l e impetrata. M a tre T o í f e n d i a m o , c i foftenta,
e c i fa Sí
facefti s i , che i tuoi E l e t t i , q u á n d o fon gran benefic; 5 1* ablífo deila tua carita
tentati, tribolaci ed afñitti fe l o reputano verfo di n o i , T abiíTo delle pene, che in
a g l o r i a , e n o n í i g l o r i a n o i n a l t r o , che eterno fono prepárate ^11' inferno alie
n e l l a C r o c e , e n e l p a t i r e . E d o h ' q u a n t a n o í l r e c o l p e , T abiífo del d o l o r e , che fí
anguftiafula tua, p o i c h é tante confola- dovrebbe avere per foddisfare a un D i o
zioni c* i m p e t r a í l í , o per megHo d i r é , 6 cosi b u o n o , e ingiuftamentc oftefo. C h i
diquanta confolazione pernoftroaraore pub penetrare tanti a b i í f i , potra pene-
ti privafti, p o i c h é i n un punto mille giu- trare ancora T abiíTo d e l f a n g u í l i a del tuo
fti patifcono, e a t u t t i comunichi la tua d o l o r e , che fi mette a foddisfare, e a
confolazione che non par che abbi altro fentir d o l o r e , per impetrare contrizione
peníiero , fuor che confoíar q u e l l o , b per tanti . Per puerto fiamo c o ' t u o i Sa-
q u e U ' a l t r o , e t u t t o t i c o m m u n i c h i a m e , cramenti fatti d i attriti contriti , e íiamo ,
e tutto a quello , b queU*altro, íimile íenza che facciamo atto d i contrizione, i n
appunto alia cura degli u o m i n i , che á eífi gmílificati , perché tu prendeíli fo-
la tua providenza D i v i n a , che cosi ha p r a d i te l a noílra contrizione per n o i :
c u r a d i t u t t i , comefefoffe un f o l o ; cosi T u foddisfaceíli per quel dolore interno \
d i u n f o l o , come fe in quello foffero tut- c h e a n o i mancava, con quelP anguftia ,
t i r a c c h i u í i j E tutto queíto ottenefti i n d o l o r e , e c o n t r i z i o n e , che per noiallora
frémito d i a m o r e . fentiíli neir afflittifíimo > e addoloratif-
O h che anguilla! o h che anguilla i O h fimo tuo c u b r e . O benedetta A n i m a dal-
che compaífionevol frémito dovea eífer la quale a p o c o a p o c o fi andava fottra-
quefto jnon folo compaífionevole , ma endo l'influífo delle confolazioni deila
penofo . O h che penofa c o m p a í f i o n e , i n partefuperiore all1 inferiore, ed i n q u a l -
cui vedeva i l mió grande I d d i o , e penofo che maniera anche nella parte fuperiore
uomo infierne, che tanti non aveano a perqualche t e m p o , deila D i v i n i t á , ac-
far frutto del fuo prezioliífimo Sangue, ciochépoteíTe patirc maggior p e n a . Se
ed egli pur totalmente sa offeriva i n f a c r i - noi coníiderafllmo la pena , che ti ab-
ficio, fe ben pregava ancora, che *1 C a l l - biamo datOj b Eterno Verbo, eleggereífi-
ee paíTaffe, e v e d e v a , che tanti del fuo m o p i ú t o l l o 1'Inferno, che peccar mor-
popoioeletto non aveano a far frutto. t a l m e n t e ; Ceífavano le paterne c o m -
O h che pena! e nondimeno fe foffe ñ a t o nninicazioni , ceífavano g l i a m o r o í i
conceduto alia fuá A n i m a , e U m a n k á fguardi, la Delta tua 11 flava i n fe come
avrebbe patito per ciafeuno in particola fe foífe afeofa nel fen paterno, lafcian-
retutta la P a í f i o n e j ma benpatiper cia- doti come fe foífi puro u o m o , patire ,
fcun particolare, p e r c h é vedendo tanta accioché poteífipatire tante pene, e paf-
moltitudine d i peccati, che dovean com- í i o n i . O come íi tengono g l i Angelí d i
mettere tante migliaja d i perfone > che non fovvenire alia tua Paflxone ? V o r r e i
doveano eífere al M o n d o , e ' l poco do- aver mille lingue per poter maledire i l
l o r e , c h e d i e í f i e r a n o p e r avere, b puré peccato, che é cagione di tanta pena a l
aveano da impetrar da eíft perdono per mió D i o . V e g g o impallidire quel v o l -
H m e r i t i d e l l a fuá P a í f i o n e , v o l l e , c o ' l t o , che é bellolopra t u t t i i figliuoli de g i i
fuodolorefoddisfare a quel che manca- uomini . V e g g o ottenebrar quelle l u c i
va del lor d o l o r e , e fentire queU' angu- che raflerenano i l Paradifo . V e g g o ap-
ftia, chedoverebbefentir ciafeuno, che pena poteríifoflenere i n p i e d i , quel che
Iddio mortalmente oíFende j percib íx at- porta folo con la f o r z a , e virtü deila fuá
t r i í l b t a n t o , e fenti tanta a g o n í a . O h I>i- p a r o l a , tutta queda gran macchina d e i r
vin V e r b o , , e chi pub efplicare V anguilla Univerfo . Patifli maggior pena n e i r
tua ? Secundum muítitudinem peccntemm O r t o , b m i ó Spofo , che non pati Daniel-
noftrorttm doiores tui /tnguftiat/erHnt ani- l o nel lago de^ L e o n i . Stal fopra erbe fre-
mam t»ctm . C h i pub penetrare r a b i l l o fche , e fei p i ü r i f e a l d a t o - d a i r a m o r e , che
dell* a m o r t a o v e r f o > 1 Padre tuo , e rabif- non furono i tre fanciulll nella forna-
f o d e l l a n o í l r a ingfatitudine v e r f o i l no-
ce. Obenedetco C r i í l o j ílavi in un1 or-
te»,
Opere di S. Maní Maddalena
5° da j ci b a c í a , e ci tradifce j c chí vince l u í ,
t o , e oravi al Padre, ¡1 quale t' ha gene-
r a t o , e fempre ti genera, amato da l u í , vince i l tutto, buon farebbe acombattere
onoratoda l u i , e pur non t'efaudiíce . c o n lui i n iíleccatoie chi non puo ammaz-
O Eterno Padre , efaudifti pur Moise zario i n un c o l p o , faria buono darli il ve-
nel deferto; avevi detto del tuo F i g l i o . len© , accio interveniffe a l u i , come canto
Hic efl Filias meas diletttts > i n quo mihi D a v i d e , che cafchi nella foíTa, che avea
bene complmcuiy ipfum endite . C o m a n d i p r e p á r a t e ad a l t r i . Et incidit in foveamy
una cofa , che non l a v u o i far t u , Ipfum q m m fecit. M o l t l , e molti altri fono i
audite-. C d m e v u o i , c h e i l í e r v o oda i l noftri nimici , prima i molti appetiti
figlio d i quel P a d r e , i l quale Padre non fenfuali, e varj movimenti della natu-
v u o l u d i r e l o f t e í T o figlio? ipfum audite. ra i i l Mondo ancora ci é nimico , ma i l
I g l i prega per me, ed io preghero per l u i , piü peílifero d i tutti é qucfto G i u d a ,
ma preghero , come fa egli . No» mea quefto Traditore afcofo i quefto amor
voluntas , fed tua fiat . O m í o Crifto p r o p r i o . O m i ó C r i f t o , fammelo cono-
avevi pur detto poco innanzi, che tutto fcere, come tu conofcefti i l t u o , edice-
quello che chiederemo n e l JÍorne tuo, Tot- fti : Jwia, cfcuto . E íi va i l Traditore
terremmo, « d o r a p u r t u c h i e d i , e non qualchevolta aramantellando con pelle
fei efaudito . O m í o Crifto , Eterno d^agnelloj e b i í b g n a ben'avere g í i o c -
V e r b o , e S p o f o m i o , come vuoi t u , ch* chi illuminati dalla tua G r a z i a , ed a c u t i ,
i o prenda Educía i n quelle parole j che a volerlo vedere, e conofcere. C h i l o
tU dicefti í Petite* Óf* ñccipietit, quiri- pub mandare i n difperlione ? la cogni-
te , O* invenietit i pulfate , & aperietur zione d i te Iddio m i ó , e di me mifera m i -
v ó b i s l Se tu picehi a i r a r e c e h i e d e l tuo ferabile . E qui c i lafcib i l m i ó Crifto
Eterno P a d r e , non t' odej, e pur D d » s cogitazione di manfuetudine, e d'amorc s
m a efl invencus i n ore tu» . Chiedevi che fempre i o va accompagnando.
p u r é una cofa tanto giufta, e non fofti
O ogli é T Amore quel ch' i o veggo >
efaudito, che far í> piena ditante i ni qui-
che va feguitando ed accompagnando i l
t é , e che faranno meco g l i altri peccato-
Verbo dalla fuá concezione infinoa che
r i : m a n o n fofti efaudito tu » p e r c h é fof-
fpirain Groce t O c o m ' e e g l i b e l l o ; m i -
fimo, eíauditi noi a
ra che o c c h i luminofi ed ardenti , che
i v o l t o fiammeggiante , fembra i l S o l é
q u a n d o p i ú a r d e n t e , apctto a í u i u n car-
C A P I T Q L O XV. bone fpento. O com1 egli é piü che íaet-
ta del C i e l o veloce » c fpedito . M i r a ,
c o m ' é f e f t o f o » e ridente, come gioifce
23*//* pr^fa del Salvatore* ^ prefemaziont d i manifeftaríi a n o i . T i e n e d a una ma-
in diverfi irihunali. n o una bandiera tutta ricamata anche
elladifiamme d'orolucentiftlme p i i i c h e

E
Irb. &. c. C c o q u e l cheregge T u n i v e r f o , e i n l e l l e í l e , e c i veggo fcritto i n eíTa, for-
un pugno tiene, il M o n d o » é prefo t¿» efl ut tn6rt átteüio ^ N c i r a l t r a mano
da u n T r a d i t o r e . E prefo i í m i a S p o f o ? tiene tutti g l i í l r u m e n t i di PaíTione, e v a
almeno fofsaio prefa con íui infierne . vagando per tutto r U n i v e r f o , chiaman-
C h í t i f e g u i t e r á , . b Spofo m í o .1- A h che c o n una motto dilettevol voces m a
ti veggo f o l o : ma tu per ta tua p i e t á , altri T o d e , e d altri fa i l fordo, c vor-
non v u o i che altri per t e , b t e c o per me r e b h e a tutti communicare ftrumenti d i
p a t i í c a . S o l o , folo ^ v u o i berc Tama- Paírione k m a con tanta d ó l c e z z a che
ro c á l i c e , che t i p o r g e , p e r c h é c o s i T a c -
muove a gaudio », e non a dolore *
cettafti, i l tuo Padre: Calicem quem de- O amorofo Giesú % non t i partir c o a
dé* mihi Pater non vis % ut bibam i l ~ i l tuo. A m o r e m a l da. me 3, 6 A m o r e *
lum í E n o i ancora fiamo per te j : ma b Amores
non t e c o , e n o n c i manca il noftroGiu- Vaílene poi ilbenedetto. Crifto di P ó n ^
d a , i l maggior traditore , che abbia 1* t c f i c e i n P o n t e í i c e , d a AnnaaCaifas,, d a
A n i m a noftra, é i l peílifero amor pro- Caifas a P i l a t o , d a P i l a t o ad Erode^ d a E -
FÍO , ú quale fá appunto, come Giu^ rode d i nuevo a P i l a t o j ma tutti i o g l i vo^
alia
De* Pazzi. Parte Prima. 5'
g l i o ridurre ad uno , Omnes adver/arii C i e l o , é torrente d i conforto, c place-
congregati funt in unum. S o n ó congregati. r é . Q u e l f o n t c n a f c e r á da quefto fonte,
¡n u n o , e contro u n o , e non fanno c h ' O G i e s u m í o , quando v e r r á p o i quella
é D i o , e p u r é íi tenevano R e l i g i o í i , e c o r o n a z i o n e d i í p i n c , o h , che penapa-
favj del p o p ó l o j ma non intendevano 1* tirai ?
operazione del Verbo m i ó Spofo,che non
fu da l o r o conofeiuto, n o , p e r c h é erano
C A P I T O L O XVI.
acciecati d a i r a m b i z i o n e , e malizia l o r o ,
Exacavie eos tnatiti» eorum , M a ben é
JDelU fl(tgtlUz,ione d i Chrifto.
conofeiuto da cui T a m a , Zleüut ex m i l -

T
libus. Convenerunt in unum adver/us £>o-
E n3 andafti p o i d i tuoproprio v o - N e i i ' i .
mtnumy & adverfus Chri/ium ejus . Vir
lere alia C o l o n n a , e q u i v i fcio- , fteflb
in/lpiens non cogno/cety & ftultus nenia-
gliendo me , te lafciafti legare: Funes luo»<,•
telliget h i c . Q u i , o quante c o g n i z i o n i ,
peccatorum circumplexi funt me . In cc-
e quanti efempli c i lafciafti b m i ó C r i -
lumn» nubis loquebatur ad eos, I n altro
ftodiamore, d i patienza, d i manfuetu-
tempo , molco piii c i parlafti , o V e r -
dine, d ' u m i l t á , difilenzio, d i v e r i t á , e
b o , i n quefta colonna , che i n q u e l l a ,
di manifeftazione d i veriiá , c o n d i r é
p e r c h é i l tuo patire fu un grand* efaltare
qual íia i l Regno t u o , e per confeguenza
l a t u a v o c e , e c h i ha l ' o r e c c h i a purgara
quali íieno i tuoi fedeli v a f l a l l i : Regnum
del cuore , o quanto agevolmente0, e
mettm non eft de hoc mundo.
diftintamente ode quefta tua v o c e j ma
Regnum meum non eft de hoc mundo . bifogna aver aperto T o r e c c h i e del cuo-
I l tuo R e g n o , o umanato V e r b o , non re . T r c v o c i mettefti, tenendo í i l e n z i o .
é d i q u e f t o M o n d o » ma d ' o n d e ? I l Re- L a m a patienza fu una v o c e , che efcla-
gno tuo é eterno, regno i m m o r t a l e , nel mb air eterno Padre facendo iftanza per
qual regno é i l feggio tuo i n m a e f t á , e n o i che íi deíTe d i penna ad o g n i noftra
g l o r i a . Sei adorato da g l i A n g e l i , tre- c o l p a , e fu tanto efficace quefta voce j
mano le D o m i n a z i o n i , t i fanno feggio che , Exauditus eft pro f u * reverenti* J
i fommi T r o n i , t i vanno lodando le ed in c a m b i o , che i Giufti íi lamentino
Virtü i fei invitato da* P r i n c i p a t i , van- della c o l p a , ne fento pur' una che d i c e .
no annelando i C h e r u b i n i , e Serafini o fonlix culpa . L ' a l t r a tua voce fu i l
perrenderti g l o r i a e d o n o r e . I l princi- íilenzio tuo ^ e quefta meífe íigillo ad
pio tuo non í í p u b d e f e r i v e r e , e ' l tuo fi- ogni fallo della l i n g u a , emaflimamente
ne non íi puo intendere, p e r c h é é eter- a quello d e l l a povera E v a . E r i pur tu
no . DiíTe quel gran Campione , V A n - quello , b m i ó Crifto , che avevi v o -
gelo G a b r i e l l o , E t regni ejus non ent fi" lutonafceredal m e d e í i m o feífo, e r i c u -
nis. A v a n t i che foífe concetto fu noto perafti i n Maria quel che avea perduto
al M o n d o , che i l tuo Regno era eterno. lamefchinella E v a . L a fuatroppo velo-
E* eterno, e non come quefti d i q u a g g i ü , cita i el credere, e nel parlare, feceche
che fon pieni d i miferie, c a l a m i t a , e d i - commetteífe un t a l e , e tanto gran fallo. Il
f o n o r i , m a q u e l l o é pieno d i tranquilli- fopraftare, e i l confiderare d i María fece
t á , contento , e giubilo infinito , N o n che proferí quelle tanto amene, e dolet
fi pub narrare l a bel^ezza d i quefto re- parole all* eterno Padre : Ecce Ancilla
gno 5 ce la deferive alquanto i l diletto i Domini t fiat ~ mihi fecundum verbum
Apoftolo G i o v a n n i , quando d i c e : M u - t u u m , E i n quefto ricuperb tutta l a no-
r i ejus ex iaptde jafpidty ipfa vero C i v i - ftra f e l i c i t a , e con quefto íilenzio d i M a -
f/ts aurum mundum fimile vitro mundo , ria , d i r b , che quali per tua grazia c* i n -
CT fundamenta, muri civitatis omni lapi- tervenne quel che diíTe. falwmente , e
de pretiojoornata y & platea Civitatis au* per inganno i l bugiardo ferpente a quel-
rum mundum , tamqunm vitrum perlu- l a poverelía $ che diventareífimo come
cidum . V i mancava i l fontc , che i r r i - D e i , p e r c h é íi pub d i r é , che meritiamo
gaífe quefto bel R e g n o , ed ecco che dai quefto titolo : Ego dixi D n eftis , dopo
principio adeflb c o 1 tuo Sangue . O che c h e i l V e r b o D i v i n o per fuá mifericor-
bel fonce, che bagna l a t é r r a , e poi ¡1 d i a v o l l e p i g l i a r c n o f t r a U m a n i t á , e m e -
diante
Opere di S. María Maddalena
52-
diante quella cí deifico, e adorno di tanti nimanoftra. E vedendo che tuttl fiamo
d o n i , e g r a z i e , b d l e z z e , e honore, glo- f t i o i m e m b r i , come anche T Apollólo l o
ria ; e felicita . La grandezza della colpa dice , manda per vivificarci per grazia
m é r i t o quefto, fe bene in quanto al luo- quello fpiracoio di vita molto piü perfet-
nodelleparole par voce c o n t r a r i a , che t a , p e r c h é evita d i g r a z i a , che giá leg-
l a colpa meriti . Mérito la^ colpa , i n giamo eííere ftato infufo a quel corpo
quanto Iddio per d i m o í l r a r e r e c c e í í b del- í o r m a t o dalle mani Divine nella crea-
la fuá immenfa p i e t á , fi ferve della no- zione del M o n d o . E f e a l f o r a Fsiüuseft
ftra colpa per occaíione della noftra glo- homo in animittn viventem. O r a con que-
ria , per communicar p o i , fcancellan- fto fpiracoio di fpirazione, fi fa piú per-
dola maggiori g r a z i e p e r c h é R i e n d o e g l i fetto, e f i d i c e , che Fattus e/i t» /piritum
infinita b o n t á , non potendo nella crea- vivificantem. In eflo luogo lafeib cogita-
tura , come creatura , e per fe fteffa i n zione d5 efclamare, c i o é d ' o r a z i o n e , di pa-
quanto da fe fteffa , trovar altro , che tienza, d i manfuetudine, r a m o r e í i s á ,
d e m e r i t o , p e r c h é tutto i l bene di lei vien che fempre T ha da feguitare .
da D i o 3 d i quefto, c h ' é proprio di l e i
fi ferve per manifeftazione della fuá eter- G A P 1 T O L O XVII.
na p i e t á , i n perdonando, e rimettendo
a cofto della v i t a , e del Sangue, che v o l - Della corona, di Spine del Salvatore .
l e , che per noi fpargeífe i l fuo Figliuolo .
M é r i t o anche la colpa i n una certa ma-
n i e r a , in quanto alia Divina efiuílizia, fi L A tua corona di fpine fará la celata NCII>¡,
a i noílri c a p i , comepotremo dir di fteflo 1.
doveafoddisfare dalla Creatura, nc po- te : In capite ejus coronnm de lapide pretio- 6 CAP0
U.
tevada a l t r i , che dallo fteífo D i o , vo- Je. C h e fono preziofe q u e l l e í p i n e , p o i c h é
lendo fodisfare dal rigore della giuíhzia hanno t o c c o , e trapalfaro ií tuo Divinifli-
non poteva, dice effer foddisfatto, per- mo capo , ove fono i tefori della fapienza
c h é ogni creatura era a D i o debitrice, ed D i v i n a , piú di tuttequantelepietrepre-
era tanto, e tanto grande quella c o l p a , ziofe , che pofíano immaginaríi mai nel
che Creatura niífuna del fuo poteva íod- M o n d o , O pmc de lapide, per que'rubi-
disfare, o n d e i l V e r b o , che era I d d i o , niardentiflimi d i quelpuriflimo Sangue,
íimofle a foddisfáre per n o i , facendoíi che ípicca dal tuo c a p o , e íi verfa frá
u o m o p e r n o i , e pagando i l debito del- q u e l l e í p i n e , che l o fanno diftiliare da
le colpe noftre. L a terza v o c e , che man- cento bande. O rubini piú rifplendend d i
dafti fuora alia colonna fu dell, interna tutte le ftelle del C i e l o , o gioje, con cui íi
l e t i z i a , e f u , che tanto g i o c o n d a m e n t e , p u 6 comprare i l P a r a d i f o . Quefta corona
eallegraméntefoffrifti tanti duri flagelli d e l l e t u e S p i n e c i h a m e í f o i n capola co-
p e r m e , chem'ii-npetrafti quel chefi leg- j r o ñ a della G l o r i a , guam pr&parafii dili-
ge de'tuoi difeepoli . Ibane gnudentes . genttbuste . Adunqueabbiamo ad efulta-
E quefta fu una v o c e , che ando interce- I re piú n o i , e g i i t u o i E l e t t i per quefta co-
dendo, n o n d i c o f o l o appreífo i l P a d r e , | r o ñ a , che tu fteflo? M a , a n c o r c h é p e r T
ma appreflb lo Spirito Santo , otten- a m o r e t u l a ftimi una corona prezioíiflt-
ne g r a z i a , a c c i o c h é i n ognitribulazione, m a , e come a t a l e i n v i t i tutte T A n i m e ,
terítazione,e depreíTiónc'rifguardando ef- che d i te fono innamorate a r i m i r a r l a :
fo ne'flageíli delP incarnato Verbo i m a ñ - Egredimini filis, ¿ion , C videte Je/um.
daflei raggi fuoi, che inebriano per d o l - veftrum in diademate, quo coronavit eurá
cezza, n e í r A n i m a noftra.Si che afcenden- Jynsigoga mater¡ua % d i c o , chedobbiamo
do tu i n C i e l o , o mioincarnato V e r b o , e rallegrarci piu n o i , p o i c h é p e r quello ac-
ftandoaliadeftradel P a d r e , rifguardan- quiftiamo una corona eterna, e che ci por^
do l o Spirito Santo tanti tuoi flagelli, e rai tu fteflo nel capo c o n le tue m a n i . M a
p e n e , e quella comunkazione , che ha l a a che mi fermo i o } l o veggo che '1 tuo ca-
t u a U m a n i t á d e l l ' e f l e r tuo D i v i n o , e i l po é a me un'amplifllmo fiume, ovvero un
Candore, e b e l l e z z a , efplendoredi efla fonte,che va irrigando i l CielojC la Térras
tua U m a n i t á , é m o l f o , e non fi puo con- il C i e l o per G l o r i a , e l a térra per grazia ,
teneré d i non mandar la fuá grazia n e l l ' A - si che gittato p o i i l femé della parola
tua
De* Pazzi. Parte Prima, 5i
tua In térra, q u e ñ o i n n a f f i a m e n t o l o f a parte v o l e f t i , che pendeíTero alia deftra»
fruttificare, quefto fa germogliare le parte alia finíftraj p e r c h é foflero de* t u o i
piante, queftofiorire, e d a r i f r u t t i bra eletti , f é c o n d o i l í u o g o , che eflR avran-
m a t i . A n c o r c h é r E t e r n o Padre vedeflc n o , ne furono tutte fiííe nel tuo capo %
tanto mal trattato i l tuo capo da n o i , b p e r c h é non avrebbon potuto i ti¿oí elet^
m i ó V e r b o , non m a n c ó d'amarci, p e r c h é , t i , volendole tutte per t e , participare i
come nel R o v e t o , e nelle fpine giá com e farebbono in qualche m o á o privi d i
parvero le fiamme i q u i vidde l a fiamma quei tefori, che fono nel tuo D i v i n capo
ardentedella carita tua, che le circonda- racehiufi. M a quelle, che í i f k c a r o n o í A
Va: Aqm mults. non pQtuerune extinguere cotefto facro Capo , fecero r a p e n u r e ,
iharitatem . Quefto tanto gran diftilla d* onde 1* Anime poteífero vedere i íé-
memo di Sangue aduno o g n i b e n e , ehe g r e t i , e i tefori de-Ha Sapienza tua quivi
tu benedetto G i e s ü , verfaíH i n noi . H riférrati.
Padre verso tutti i tefori, e dolcezze füe N é v i m a n c b i l l u o g o , dove 1'Anime
neir U m a n i t á tua , a tal che nella tua íipoteífero pofare, e ftareinpace, e i n
converfazione, che faci-fti iti térra con quiete, e q u e í t o flava tra quelli fpaz|,
n o i , non l i trovo mai amarezza. A n c o ' ch^eranb tra Tuna fpína , e T a l t r a .
ra l o Spirito Santo adunb ogni fuá Bontá Ancor volefti , che parte d i eífe fpine
n e l l ' U m a n i t á t u a , o m i ó Spofo , etutte sMnnalzalTeró verfo i l C i e l o per orna-
quefte d o l c e z z e , e tutto quefto melé , mento, e gloria di quelT Anime Bcate ,
per mezzo d i quefto diftíllamento del tuo che quivi avevan ad effer collocate. £
Sangue, come rufcelli da lontana abbon fe bene alia Spofa t u a , che ha da eífere a
dantiflima , vengono in noi . N o n fi té conforme, non fono impreífe , fe non
trovo mai , b m i ó dolcifiimo Spofo , quelle, chetrapalTano.ilcapo t u o , non-
amarezza alcuna non folo nella conver- dimeno di tutte va participando. Onde
fazione, c h e a v e v i c o n i G i u d e i , m a a n - la detta corona é la füa g l o r i a , la fuá c o n -
cora nella converfazione che ha fatto 1*A- folazione , e la fuá fruizione 5 p e r c h é , co-
nhn a internamente c o n t é , che f a , efa- me dice i l tuo Santo A p o r t ó l o : L a cari-
r á , non trova mai alcuna amarezza j tá ogni cofa fa comune : Omnia fperat y
pero che fe bene g l i convien padre afíai, Omnia fvjfert , Omnia, lujiinet . O r a
volendoti feguire , nondimeno venga gli occhi m i e l , o Giesu m i ó , fon fatti
che tribulazione fi voglia c o n t r o d i l e i , partecipidi vedere i l tuo delicatiflimo >
n o n l a c h i a m a pena, ma si ben confor- belliflimo, e D i v i n capo , accib in ef-
to , dicendo con P a o l o : Omnin poftim in fo , con Paltre elette Anime tue poífá
eo•>quimercnfortar. £ c ó m e l a conforti intendere, e fápere la tua gran bonta.
fe non con qucffo latcovaro prezioíifll- O b e l l a , e prezioía c o r o n a , che hai toc-
m o , e d o l a í f i m o del tuo Sangue ? Sepul- cató i capelli del V e r b o U m a n a t o , che
ta di lafciarci cogitazion d' añ o r e , d i pa- fei ftata bagnata del Sangue di q u e l l o ,
c e , e di difpregio, e q u e í t o da poche A n i - che haipenetrato i l cervello del m i ó G i e -
me é i n r e í b , o D i o buono. con tanta fuá p e ü a , e d o l o r e . O ípofo
E f e bene quefta Corona diede pena m i ó , quanto fei óelio con quefta corona,
alio S p o í o , da con tutto ció r e í n g e r i o o mí o bello Spofo, b a m o r e , b dolcezza
allaSpofa: equanto piü le fpine furono i l ' A n i m a mia : quefta cprona di fpine ha
acure a trapaífare i l tuo Sacro Capo , fatte nel tuo D i v i n capo tra T altre aper-
tanto daranno maggior confolazione a ture fei digniflime caverne 5 e quan-
me tua S p o í a . N o n punfero tutee le fpi runque quafi fenza numero foífero le
nedella corona i l Sacro C a p o d e l l o Spo- punture deíle fpine, che nell3innocente
fo 3 p e r c h é aícune reftarono d i fuori , tuo capo furon fatte, con tutto cib fei
queitc o m i ó Spofo, le ferbafti per l i tuoi grandiífime bocche p a r t i c o l a r m e n í ? , a
eletn , accib poteífero eglino teco par- guifa di caverne , quivi íi vedevano j
ticipare deilatua p e n a , e unita c o n l a p o i c h é tre di quelle erano nella parte
tua j prendeíie l a lor pena, m é r i t o , e avanti , eioé una n d l a tua bella fron-
valore . Quelle fpine , che non tratif te , una aaila barcia deftra , e una
fero i l tuo capo , e rimaíero d i f u o r i . dalla íiniftra. T r e dalla parte d i d i e t r o ,
Overeáis. M . Maddal.de*Pazx,t, E una
Opere di S. María Maddalena
54
una i n mezzo del capo 3 e le due altre una tare i l p e f o d i si gran C r o c e , fe r a m o r e ,
di q u á , e u r a di l á , che circondavano ú , non tVavefíe porto ajuto? M a puré un*
tuo D i v i n capo a modo d i ghjrlanda. uomo v e g g i o , che porta la C r o c e te-
c o , é la ma C r o c e ftefía, che cola é que-
C A P I T O L Q XVIII. fta ? quefto é P a m o r e c h e c i p o r t i , che
c i v u o i c o n l a t u a ftefí'a C r o c e onorare,
X>el reflante della Paffione, volendocifar parte della Gloria, t u a , e
vuoi con ricevere da n o i quefto f e r v i z i o ,
l¡b. 6. " K T Oncosiferventemente g r i d a r o n o : moftrare che v u o i efter obligato ad
%, 2.
J^i JSenedtÜus qtfi vente in nomine a m a r c i . S ú b i t o g i u n t o , v o l l e moftrare
Dor»*ni , come ora fanno , Talle, tolle in opera quel che riferifee 1* A p o r t ó l o per
cmaf-e eum . Per le q u i l i parole fará .detto fuo : Beatins eft dure, quiím acci-
coftrtcto i l m í o D i o a diré nel di del G i u - pere. E non íi pone q u i giá a federe fu 'I
d i z i o , Jie m&leMÜi i » ignem Aternttm . fonte, comequando era flanco 3 ed aC-
H a n n o raglone ( cosi r aveííero benein- pettavaquella D o n n a i n S a m a r í a , per-
tefa) d i non voler Jiarab.baj che ilfuo c h é non vuolericever conforto, n é c e r c a
Sangue nulla avr^ebbe giovato 3 e q u e í l o , 4a b e r e , anzife bene glie ne porto c o ' l
fe fapeflero ferviríene , farefabe l o r o d i vino m i r r a t o , l o rifiuta , p e r c h é i l fuo
giovamcnto infinito . A n c o in C i e l o f conforto é patire, quanto piü pub per
b m i o <3iesw, avanti che venifli a patir n o i : o pur vuoi diré , che ancor qui íi po-
per noi fofti pofpofto a Barabba s pero neffe afedere fu 1 fonte della fuaSapienza.
che foíli propofto tu V e r b o , che dove- E fubito c o m i n c i ó a d a r é , e che ? fe ftef-
v i v e n i r e ad íncarnarti per n o i , e i l p e o f o ; offerendofi in olocaurto v i v o all* E -
cato avanti alia tua giuftizia. O non é terno P a d r e , non per f e , m a p e r t u t t e l e
e g l i tanto differente i l peccatodate V e r - fue Creature. Siede fu*! fonte della fuá
b o , quanto.íi fofle Barabba, p e r c h é fei fapienza * Se non avefli feduto , diíet-
innocentiflímo . Fofti propofto tu , b tifíimo Spofo, t i d i c o , che non avreftí
eterno V e r b o , all* eterno Padre dalla m i - potuto foífdre tanti , e tanti tormenti,
fericordia, la qual chiedeva, che fofle e mafllmamenté T ignominiofa mortc
p e r d ó n a t e a i r u o m o , e T Eterno Padre della C r o c e j ma fedendo fopra efía tua
te g l i conc.edette j .onde t i venifti ad in- Sapienza, vedendo l ' u t i l e , che ne feguivá
carnare, efoftiCrocififlo per n o i , e in pereífa C r o c e i n n o i , t i parvesipicciola
tal modo i l peccato mori in t e , e eos) fod- cofa la Croce, che la bramafti anche mag-
disfacefti alia giuftizia, ed alia mifencor- g í o r e > qualS che quella che avevi innanzi,
d i a . JLa g i u ñ i z i a f e c e 1* ufficio di proporti non la ftimaífi. Sedefti fu *i fonte della
c o n Barabba- I V a m o r e í e l a m i f e r i c o r d i a ! Sapienza, facendoti, come ftolto : P ^ -
furon le turbe che g r i d a r o n o , non g i á , dicatms ]elnm Crucifixwn , Gentibus qui"
Crucifige^ c o m e i G i u d c i , ma mirericor áem ¡luliitiítm: e con quefta ftoltezza a
día. O feliciífime voci della miíéricordial pUocchi.del pazzo M o n d o , confondefti
i n q u e f t o í i e t e d i f t e r e n t i , che i G i u d c i í u - la loro ftolta fapienza, Sedefti fulla fonte
rono moífi da odio a gridare, ToU*, tolle, della Sapienza, perché in tal modo potefti
Ú'c. e la mifericordia fu mofía Tolo per foífrire efté ¡ n o r t e , che fempre trattaíH l a
a m o r e , Jl Po.nfefice diífe, che •. . a eípe caufanoftrajiel maggior caldo della tua
diente, che morifíe Crifto per i l p o p ó l o ,
p a í f i o n e , Erano andad g l i Apoftoíi a cer-
e T eterno Padre difle üüeor egli alia fuá
care altro cibo, avendolafciatote,araoro-
Giuftizía, che era efpedietite, che mo-
fo D i o , e tutti fconfolati non ne trovava-
rifli tu,-6 V e r b o , c h e e i i i'iuocentiflimo,
n o . E ftandoti in fu 'J fonte delia C r o c e ,
per levar la colpa , Tolle, tclle, G'c. M a
eccoti la Samarkana, che t i chiede da
c i e gran liiílcrenza, che tu fofti .drato da'*
b e r e , a n z i t u nechiedi a l e i , avanti che
miniítri a i k i o l o n n a , ed alia C r o c e , e
ella ne chiegga a t e , e mentre tu l o chie-
qui per influffo d t l í o Spirito Santo nel
d i , e d i c i , Sitio, ch* é l o ftefíb, c h e ,
ventre d i Mari3. ,
lier da mth: híbere. T u l e moftri la fonta-
11 Verbo Etcruo é in c a m i n o . A r r i v a n a , che íei tu fteílb, i c a n a l i , che fon le
a l monte C a l v a r i o . E c o m e pote v i por- tue P i a g h e j e T a c q u a , di c u i c h i b e v e
con-
Der Pazzi. Parte Prima n
continuamente non avrá fete in e r e m o , t o d i quelle tre hore , che ftefti ín C r e -
ch* é i l tuo vivifica Saíigue» In oltre var c e v i v o ,
erckmando, e dicendo, che has fece y St- D o v e v a i predicando non In propri*
ticry equeichetifono-attortto, ílanno rí- voce , no j ma pertua v o l o n t á predica^
dendofí d i te . E t u , b Verbo,, come l i n o g l i elementiy a tale * che Ta t é r r a , che
paghi ? ín cambio d i quello che drceíli a t r e m o , i l S o l é , che íi ofeuro,. l e fepolture
l e i , cheTe avefseconoíciuto c h i tu e r í , che s^aperfero, altro non furono, che
n avrebbe chiefto a t e j i n C r o e e ftavi tue v o c i , allequali: molti íi convertiros
f e m p r e c o l tuo Spirito ripetendoquene no ,, e potevan diré alia Samaritana »
parole % e preghiere : Pater ignc/ce i¿- c i o é a l L a d r o n e , che ñor» credevano p e r
Hs... S' aGeordavano bene a d i r e , che ñ o n l a fuá confeflione, ma per Ii' f é g n í c h e
convenivano- i; G i u d e l co* Samaricani s v e d e v a n o í MuCti percutientes peffor* íuet
mentre t i rifiutavano per lor R e , d i - reverrehanrur t E queño é vero,, perche
cendo, che non avevano altro R e , che da fe fteflí vedevano-i fegni grandi y che l i
Cefare, eti; riííutavano come ufurpato- facevano' nella tua morte .• E c c o , mié»
re del!'altrui Regno , mentre diccvano ,. Spofo , che m i fei fatto- fontana y o v e
c h e n o n v o i e v i , che fi defseiltributo a i pofsa faziarla mi»fete-,;rufceiro, ofiume
Cefare 5- M a n o n per cpefío tu-cefii, t<\tV"\ puro> e t r a n q u i l l o , ove mipofsav come
Titi ptire , che ne chieda da te > o n d e í e n - } G o l o m b a rieoverare, q u a n d » 1* infernal
sendo puré efsa ,, che Tacqua tna era d i ucGelfo prender mi volefse ..
tanta v i n ü , chefaceva un fonte per ía- C o s i éramor mió r t i p a r v e poco que*
l i r e i n v i t a eterna, dr c u í chi ne beveva ffo? Ecco?, che mifeifatto-Arca y d o v e
non avevapiafete in eterno:- e c c o che p o í s a campare d a i r a c q u a del diluvio „
nn altro come quella Samaritana ti che Hamo puré i n un- gran maTein que*
chxededaberer e c h e ü c h i e d e i n f u o b e ^ fío mondo ma quare l a Cblbmba t
v e r a g g i o , fe non ú Regno tuo ? Memento' S:ava dentro-Noe c o n otto a n i m e . L* a-
mer- Domine T dttm veneris in Regnum- mor paterno^ fta ir^liifo in quefta DiviniC-
tuttm * T I chiede d'efsere t e c o n e í t u o íima-Arca con T otto beatitudini. M a n -
K e g n o > e tuigll prometw^ e d i c i ^ Uádi* d o f u o r i l a C o r o m b a q u a n d o fü céfsato>
mectim erh in F'aradifo ^ E ben< potevi di- il-diruvio: quando furon cefsate le pene r
s e a l u r , o V e r b o , , che non foloavevaure e i tormenti deí Verbo,, efsornando fuo-
manto-, ma cinque , p e r c h é non folo ave- r i l o fpirito^
^aoSefo-Diorcon^ ano- d e T u o i fentimer^
tí,, m a c ó n - t u r ó r cinque*. E g l nore era
Samaiicano d i natura x ma peir opera- C A P I T O L O X^IX"
aione, p e r c h é di nazione, e patria credo
fofse Giudeo . M a í i come eflT; Samari-- Dell& /chi&da&ione' di Cñfio r deU&
tani avevanolafciato la l e g g e , egfi anco- fepoütiraír
$ar'avealafciata y p o i c h é e r a l a d r o ' .
Earlík in* fetfow* delfc Vérgine &
V o l í e andaread annunzíare a g l i altri
füoi; Samaritani r p o i e h é í i v o l t b a i r a l t r o Eterno Padre y ION t' oflferifco i l San- p;r. CE..
kidro». Hafcia la fecchia e Ta fí&nte , O gre del tuo ú n i c o FigKuolb per F
perché, non» iftette- a d udire l a voce deE uraansGenere, b«Figtíuormioi fapeva-ben*
C o m p a g n o n o n íi curo „ né rifen ti d e t iaquandb ti t e n e v a í n e í l v e n t r e , che i o ti
l a í ü a pailione, n é d ^ a l t r a c o f a n o n t i aveva a vedfereinquefto'modoj ma a h , ah.
chiefe, che l-b fscefli fcendere della Cro» o p u r é . . l o ti allattavacow grand' a m o r e ,
eey. m a f o l o fi rivolíe al-Compagnov che ra a ora non tirifguardo' con^ minore,, s*'
t i befifemmiava,. e diCse ,. che efli: patr- ¡ o p o t e í í í tener m i a Bocea fopra las.
vano» giuftamenteper i l o r misfatti ,. e ' í tua , c o m e l a tenevi t u fopra te m i é
Signore ingiuifeinente . Te- ne ftavr, h mammelie , o volentieri ib- f k t & l l o tu
raao» benedetto Grilfo* c o a queíía- Sa- nutrivadi latte, e tu vuoi nutriré turti di*
maritana ,. fra quefe G e n t e prevaricav Sangue. O quanto^voiaitieri avrei? datos
trice d ü e d i , che fono^ ben a l t r o , che il: mió-in unione del'tuo-.. O v e r i t i ákW?
«iue d i j , fe l i há rifguardo al patimenr | Eterno P a d r e , b U n i g é n i t o , cPrimoge*'
Opere di S. María Maddaiena
5^ F i g l m o l o , come potro g í a m m a í di qui
jiíto m í o , h V e r b o del P a d r e , Spofo ,
& FigUo m í o . fi'qualid del Padre , e p a r t i r m i , íenza i l m í o Spofo, e F i g l i o ?
pmanita m í a , Sapienza del Padre. M i di- M a che dieo io ? mancherb forfe d i f e d e ,
ranno, vedi l a qu?lla Madre d'un C r o c i f i f n o n c r e d e n d o , c h ' e g l i fia nel fepolcro,
f o . T u , che fei eterno ti veggo m o r t o , e e meco ? non m a i .
m ó r c a l e , o O i o v a n n i , tu t i ripolafti fo-
p r a ' i mp petto, e d e g l i o r a fi ripofafo- C A P I T O L O XX.
p n i l t u o , bMaddalena, miaiilmedefi-
mo oflequio d i baciarli i piedi o r a , che fa- Dell a Rifurrezione del Salv atore,
eevi avancij ma i o non poífo giá fare i l me-
d e í i m o d* a í l a t t a r l o , n u t r i r l o , fafciarlo, e
baciarlo v i v o , e d i fentir parlare i l m i ó Q U a n t i nomi trovavi per c h i a m a r l o , U b . i . p ,
p o i c h é d i c e v i ; Surge gloria mea sfur- 8.
a m o r e : o r a i i l u o g o d ' o b b r o b r i o di viene ge
. pfalctriummeum. Era ben gloria tua>
unParadifo. Perché nonpofíb ioinvitar ancoranoftrai E ^ ^ e gloria m e » ,
tutte le creature, che vengano a far V effe- rium , Ó* cithara. Exurge p/alterium. C o s í
quie al lor Creatore ? Invitero glt A n g e l í . 1bene fuonatoda quelle,pure, e accommo-
V e n i t e v a i , b A n g e l i , a feppeUireilmio date mani di Maria. P o t e v i bene, o María,
FÍIJ,1ÍUOIO , e v o f t r o D i a . í n c h i n i n í i t u t t i afpettarío con fedejpoiché con fede Tave-
g ü u k m e n t i , l o d i n o , e cantino tutti g l i vi conceputo . Quefto falterio era come
u c c t l l i con g m b b i l o } poiche pur'é finita quello di Pavidde, d i d i e c i c o r d e : Inpfal-
queíta m c o m p r e n í i b i r optra delia Re- terio deiaehordopfítllam tibiy & adornh ad-
denxione * fatta da te , Verbo» e m i ó templttm ían&Hm tuum . E chi s' aveva
F i ^ - i u o l o , p e r c h é non pofs1 i o entrar q u i a lodare? ss aveva a lodare i n te l ' U m a -
t e c o , 6 m í o Signore ? M a p e r c h é non nitá , l a Divinita tua , e i l Padre t u a
na* é conceduto ¡1 farlo , almeno entra Verbo . ^i>i dieci corde era quefto falce-
tu 'n me . N o n fí potra ora p i u diré ^ r i o , le quali corde difteíe m o í l r o bene in.
Exultare ñtti, S'Cn , ma plorate , e po- C r o c e , quali fí dovevano toccare , e
traíE bcn d i r é , che le V e r o i n i fian difco allentare, le quali agni creatura dove-,
l o r a t e , e n o n abbiano rouore nel volto j. rebbe guardare , e ammirare con anliofoi
q che i Sacerdoti piangano, poi che cu > d e í í d e r i o . Le due prime fono i fuoi fantl
i l q u a l e í e i Sommo Sacerdote, non í b l o
piangi, m a í e i m o r t o , efepolto; e d i o , f siediforati , e p í a g a t i , Paltre due corde-
i deftra , e la liniftra mano , paílate
che fon V e r g i n e , e Madre tua fono di- amenduedai c h i o d i acutiffimi , la quin^
fcolorata , non effendo p i u rimirato i l ta i l coftato, i l quaie é tanto grande,»
m i ó v o l t o 'dal tuo giocondiíTimo a e d i - che in efifo fon f ó r m a t e due, c h ' é i l co^
letcevole fguardo . M i vantava > e cre- ñ a t o , e i l c u o r e , Taltre due l i v e g g o n o
d e v a : c h e l e V e r g i n i mivoleíTero fegui- nelladifgiunzione de i fuoi fanti membri:.
r e , per contcntezza d i aver uno S p o í o prendetene poi due akre x che fono, nel*
immojrtale : m a o r a t i veggo pofto í o t t o f u o í a c r o c a p o fpinofo, cosi verrá c o m -
tetra j , Gredeva che s ' a v e í í e r a a poter piuto i l , falterio . i« decachordo pfdlanh
gloriaue d* avere uno S p o f o , che foíle i i tíbi , P e r o c o n l ' a b b r a c c i a i n e n t o » , b-
piu b e l l o , e piii feggiadro d i tutti i F i - M a r i a ^ del tuo F i g l i u o l o v o l e v i fuonare >,
g l i u o l i de g l i h u o m i n i ; ma ora hb v-ediv efaltare, facendo un fuono armoniofo.2í
t o , c h e i p t e n o n é b e l l e z z a , n é decoro e foave » che apporta¥a gran, contento)
a k u n o . T u íéi l a C o r o n a delle Vergi> a i r Anima . decachordo pfaUam í.i¿>¿ -
n i , e ora fei C o r ó n a l o d i Spine . O r a C o n quelio fuono inchinavl tutti g l i ípi-
fi potra ben d i r é , che c i fia piíi d' u a P a - riti A n g e Ü c i , l e creature, e tutti quel+-
cadifo,. p e r c h é d o v e é r e í f e n z a tua^ ívi 11 > che fono in C i e l o * e fopra la t é r r a
e i l Paradifo.. Paradifo é dunqueilfepol* O quantOígrande era i u tua fede b M a -
ero,, P a í a d i f o i l L i m b o b . Spofo ., 6 Fi- ria ¡i T u dalla, deílra , f dalla finirtra*
g l i o m í o , quanto per b . v i l creatura t i fei parte, rifguardanda-, rimiravi <* fe. appa-
v o l u t o abbaffare racchiudeadoti pri- r i v a i l tuo-dolce G i e s á . turt©- Gloriofo :.
ma nel mió- venere e \>QI n e l fepolr Sapevi, che era potencifiTimo e che:
Cíü? Orsuraccliiudete U mibuni^euitQ. meutrQ.che.' alcuao/ tornaba, dal fepolcroi
De* Pazzi. Parte Prirna. 57
p í a n g e n t e j a quel medefimo poteva unapenofa, eanfíofa pena t^abbia con-
apparir v i v o , e G í o r i o f o , efíendo egli ceputo, bifogna d i p o i averti partorito
per tutto . Riforga dunque prefto que- con una continua operazione noftra .
í l o fortiflimo armato, e metta in con- C h i vuole afcendere alia fublimita d e i r
fullone tutti quelli armati , che guar- u n i ó n tua, bifogna , che abbia tanta fe^
d a ñ o i l Tepolcro . A n d a r o n o G i o v a n - d e , che quaíi per certezza non fia fede.
ni , e Maddalena al fepolcro , per r i - Pero quando T A n i m a íi conduce á di*
trovare i i lor Maeftro, ma egli d i giá menticaríí di fe fteífa , e uniríi c o l fuo
tutto trionfante era rifufeitato . Infe- C r e a t o r e , é la prima a partecipare del-
gnano a noi , che quando i l S i g n ó t e la fuá unione, ed é l a prima ad eííere
da noi íi paite con la fuá gracia, qua- confermata i n fede . E d eflferido Iddio
fi morti con gran defio dobbiamocer- un bene ottimo , infinito, í m m e n f o , e
carlo j e con ardentiffimi fofpiri pene- inferutabile , quanto piú T A n i m a cib.
trare ííno alia deftra del P a d r e , n o n í i crede , tanto piú viene a partecipare
fermandogiammai, lino á che n o i non della fuá b o n t á , e c h i non vorrebbe
l ' a b b i a m o r i t r o v a t o j dobblamo ancora credere afíai , per efíere unito piü in-
con interne v o c i chiamarlo , tirando ternamente f e c o , e fa d i bifognp ancora ^
c o n q u e l l e quaíi continuidardi con T ar- a voler eífere i l primo a efler vifitato í
co deir* amore 5 ed e g l i , á guifa d'augel- non falo nel corpo , raa nella mente
l o , che cade ferito i n t é r r a , filafciera ancora efler Vergine , onde niuna co-
prendere , é ben dovere adunque fi con- fa impedifea la p u r i t á d e l c u o r e , e co-
tenti del fuo efler niente , p o i c h é i l si verra primieramente ad eífer confola-
V e r b o Eterno íi lafcia muovere da ta tal A n i m a , eottenerele primiziedel
un fofpiro , e da un'interna voce , V e r b o . Fu la prima ad efler confolata
quando pero é mandata con quella drit- la Beata Vergine per T umiltá con la qua-
ta mira nel feno del Padre , 6 n e ü a le attraífe i l Verbo d i C i e l o i n t é r r a ,
deftra fuá. Quanto maggiormente T A n i - pero aífretta T u m i l t á la tua vifíta , o
ma s'ha da lafciar muovere dalP inter- Verbo , p o i c h é V A n i m a , c h ' é adorna
na voce d e i r Eterno Verbo ? O María d i quefta v i r t ü , non t i puoi c o n t e n e r é
o g n i momento ti doveva parere un d i non vifitare. O D i o quanto fei bel-
anno , quando aípettavi i l tuo amato l o ? E che doni tu a l l ' A n i m a , ch- é l a
Figliuolo^ D e h vieni adunque, b Ver- p r i m a ad elfer viíítata ? L e doni l a
b o , vieni a M a r i a , e a me vieni , o tua v i í i o n e , l a tua unione, l a tua frui-
S p o í b m i ó ( Dette t a l i parole diede z i o n e , tefteíTo, e tutto q u e l l o , che a
fegno d i vedereilfuo Giesü rifufeitato, l e i fi conviene in C i e l o , e i n t é r r a , o
e con allegro volfo diffe: Omnes viden- D i o fei tutto D i v i n o , ne piu da alcuna
tes eum admirati funt in fplendere glo- pena fei afflitto . Fu l a tua Madre me-
rie, ejus: P o c o fiante c o l fuo Giesü fa mamente la prima ad efíer confolata,
v e l l a n d o , foggiunfe: D o v e fon le pia- per efler conforme alia tua v o l o n t á j co-
ghe ? Dove le batticure ? D o v e gli ípu- si T A n i m a , che vuo\ efler confolata, b i -
t i , g l l o b b r o b r j , T i n g i m i e , e le v i l l a - fogna che abbia quefta conformitá d i vo-
nie ? Che manca a quefto tuo Sagra- i o n t á , e che partecipi piü di quefta v i r t u ,
tilfimo C o r p o ? O quanto fei b e l l o , o fache fia la prima ad eífer partecipe d i
Spofo m i ó Giesú , volefti prima appa- te fteífo, d á n d o l e la tua vifione, la tu^
rire a M a r i a , p e r c h é t i aveva concepu- fruizione 3 e la tua g l o r i í k a z i o n e ¿
t o , perche era V e r g i n e , p e r c h é aveva
confervata la fede, p e r c h é t1 aveva a í p t t -
tato con defiderio gruadiílimo , e per-
c h é era í L t a i a p i ú u m i l e di tutte Taltre
creature. Volerti ancora prima appari-
r e a M a r i a , per darle prima l a partici-
pazione della tua G l o r i a , cosi chi pri-
m o da t e , 6 S í g n o r e , deíideraefíer v i -
íitato , bifogna , che come Maria con
Opere diS. M . Mádd, de Fa&zi,
5 3 CA-
58 Opere di S. María Maddalena
dimeno , mediante queíla vlfíone c
ammirazione della Sacratiflima A n i m a
C A P I T O L O X X L del m í o V e r b o , tuttavia s* accrefceva l o r
gloria.
Anima.
t infirttttft del Padre Eterno di quel O A n g e l í , v o i v i credevi, che 1* uo-
che fece t Anima. Smüffitnfi. di Crifie mo foffe ínferiore a v o i , come é f e r i t t o :
feparatu dal Corpo , e delU fotenza }dinmfti mm paulominus ab Angelis
del Sangue del Redentor*.? E c c o , che ora l o v é d e t e fatto tanto mag-
giore di v o i , che avete raglone d'ammi-
r a r v i , o l o credo ancor* i o . O A m m i r a -
t i b . £. Y \ E h dimtnl , Eterno Padre , q u a l i zione fe la poteííi aver ancor1 i o , m ac-
}» U x)pere, che p a r o l e , qual c o n f i g l i o , crefcerebbe gloría, quando ancora i o fof-
qual rilguardo faceva quella Santlífima íi gloríofa j acquífterei , «1 , maggior
A n i m a nel tuo í e n o , dopo (Cht e l U f i f c i g l o r í a , come l i fteífi A n g e l í , an contem-
dal í u o Santiffimo c o r p o , e prima , plando la gloria d i quell* A n i m a nel feno
che a quello fi riuniffe , p o i c h é a d e l P a d r e , e p o i la gloria della carne, e
quefto m i chiamafti da principio , e d della fuá U m a n i t á i n Crifto" riforto
j o i non fentendo i l turto come bra- tanto efalíata.
mava udire , ho afpettato fino ad
o r a , e per U deliderio non h o avutofe Operava ancor p o i efía A n i m a nel m í o
non pena. feno, operazioni d i potenza, potenza in
Padre, confondere ilvoftro averfario, potenza
Se ne ftava , figliuola mía , l a San- contra potenza operava i potenza , per
tiíílma A n i m a del m i ó V e r b o , dopo d i diftruggere, com* ellapoi fece la potenza
aver c o n í u m a t e » e finite tutte V opere del comune voftro I n i m i c o , che íi avea
jda me importe, p e r l a liberazionedell* u í u r p a t o i l dominio del M o n d o , e dell*
A n i m e , particolarmente d e ' P a d r i del A n i m e 5 avendoli i l V e r b o tolto tutto
L i m b o , .e deir.altre ? come u d i r a i ; e fat- quefto d o m i n i o , c h ' egli avea per mezzo
t o q u a ^ i o voleya che facefíe per lafa- del peccato, e d i tante I d o l a t r i e , per
lute del M o n d o , nel feno mió , e tra le tanto tempo poífeduto , e i n vece d i que-
b r a c c i a m i e , a l l e q u a ü , inufcendo ella fto avendovi laíciato i l fuo R e g n o , ch* é
dal c o r p o , T a v e a i l m í o Verbo racco- la Chiefa , con potenza, e ragione d i
mandata dicendo : Pater in manus tuas piú á' acquiftare V altro della gloria eter-
commendo fpiritum mettm. E febbene e r a , n a , e fattovifi egli nella C r o c e ftalaper
come fu fempre fenza fepar.aríi g i a m m a i , falire a q u e l l o .
unita alia D i v i n i t á , non era pero unita Anima.
per ancora co 1 C o r p o , e nondimeno dal Síamo b e n p o t e n t i , s i , d a p o i , che'I
C o r p o d i í g i u n t a , operava, parlava, íi tuo R e g n o , che d o b b i a m o a c q u i f t a r e é
configliava , e rifguardava , e T opera' in noftra p o d e f t á , e l o poíTiamo acqui-
z i o n i fue erano d' A m m i r a z i o n e , d i P o - ftare , e non acquiftare, come n o i v o -
t e n z a , e d i Sapienza. V operazione d'am- gliamo j perche da te n o n manca T ajuto,
m i r a z i o n e , le faceva n e ^ l í A n g e l í } pe- ma da n o i : JPerditip tua ex telfrael,
r o c h é rimiravano eíTi i l d i l e t t o , i l ripo- xiltHm atttemfuum k me. O gran poten-
f o , che quella Sacratiflima A n i m a , che za ci h a í data 5 s i c e r t o .
eraftataprima unita al C o r p o , prende- Padre,
v a nel m í o feno , e ammiravano T a l t e z - C o n Potenza operava ? efaltando tan-
z a delta gloria, a l U q u a l e ella era condot- to nella g l o r i a della fuá Rifurrezionc la
t a , e con giubilante melodia ftavano l o - voftra carne, che ne ftupivano g l i A n -
riando quella j ed i n quefto y acere- gelí della bellezza d i leif, e della gloria d i
í c e v a a'detti Angelí una nueva g l o - tutto ii Genere umano per l e i , confor-
r i a , fe ben prima eran g l o r i o l i , ayen- mando egli con l a l o r v o l o n t á i i voler D i -
d o l i creati i o pieni d i G r a z i a , e p o i vino Í e v e d e n d o , non g i á c o n aftio ed
g l o n f i c a n d o l i d ' u n a g l o r i a infinita Í non- emulazione, come Lucífero e i feguaci,
ma
DerPa2ZÍ. Parte Prima, 59
ma con fomma gloria , preferiríi nella r i m í r a n d o i n quel D i v i n o fguardo, c o s í
g l o r i a le Creature urnane, lequafiavef- 11 tuo mtelletto, O /ponía unigeniti mei j-
fero ad afcenderefopradi l o r o S p i r i t i tan- come quello dttuttelealtre Creature- da:
to n o b i l i » e g t o r i o í i . E quefta confor- eíío m i ó Verbo efette, per fue dilette, e
mazione nacque dal grand3 amore , che favorito Spofe , ed in quefto rifguarda
portavano ad efíb V e r b o , d a c u i rico- effa A n i m a del Verbo infondeva tanto
n o í c e v a n o come da capo , ía l o r ffloria, conofcimentO" per effa rimirazíone nel
e grandezza. G r a n Potenza o p e r o ' q u e - voftrointelletto, che non potendo v o i
fto m i ó V e r b o , abbaflandofi , fino ad reftar capaciV e reftando dalla grandcz-
effer cadavere, che fu arrivare al mag- za dr efta Sapienza illuminato', s i , 1* i n -
giorfegno d1 u m i l t á , at qual potevaper tclíett o > ma puré da tanta l u c e , c o m e
v o i giugnere i l m i ó Verbo nella carne I' o c c h i o d e l l o f p l e n d o r d e l Soley v í n t o ,
mor t a l e , e f a c e n d o ' i n u n modo d í d i r e , e foprafatto vedeva neirabiflb d i quella
c o f t a g g i ü a v o i addormentare l a m i a d i - luce 1* immenfitá della S ^ i e n z a r alia
vina G i u í H z i a , la' q u a í e placata, e fod- quaíe egli n o n p u o giugnere, e non ve-
dlsfatta de' p e c c a t í del Mondo con la ven- dendo , dirb Figímola , ch' e i vede , e
detta preía fópra l a carne innocentiífima. non intendendo le c h i are teneEr ei e intert-
d i luí ,, e fopra'l Sangue puriífimo fpar- de gli; fplendori velati d e l D i v i n o ' c o n í i -
fo per fodisfazione delle co^>e d e i r uo* g l i o , : e d i n partrcoíare ammira la Sapien-
m o » o r a l a G i u f t i z i a m i a p a r chefia cam z a , in adoperando quelmezzoperla;faíu»
giata i n C l e m e n z a . E fappi, o EigEuoIa j, te del M o n d o , chepareftoltizia' a i M o n -
ehe quel Sangue fparfoj n o f f g r i d a c o m e ' l ' d o , e c o n quefta ftoltiziá volle c o n f ó n d e -
fangue d* A b e l l e , o come q u e l l ' A n i m e re lafapienzaderivrondo>, e quefta medefi*
í a n t e , com-e riferifce T innamorato del ma regola egli oflerva con 1* A n i m e fem-
m i ó Verbo- G í o v a n n i nella fuá; A p o c a - plici e purei per confonder l a prudenza
liífe : Vindicíf fítngmneTn mftrwn , ma' delia carne ^ch& con ^ocehiofuo fofco, e
folo grida Mifericordia, e P i e t a , ed á co '\ fuo corto^ vedere' v u o l mifurare g l i
quefta voce non pub l a m i a Giuftizia non abiíTi della Sapienza D i v i n a . O , non ti pa-
reftar placata, efodisfatta1. E ti voglio re quefta una-granSapienza ? Oltr* a c i b ,
d i r d i p i ú , che quefto Sangue, lega le non ti par' ella una gran Sapienza quella,
mani; delta mia Giuftizia-, ch' ella- non íl ch' egli operava in gíbrificare tante A n i -
pub muovcre, p e r c o s i d i r é , aprende- me , e tanto e f a l t a r l e c h e le diven-
re quella vendetta deJ p e c c a t i c h e primai tate D i o , coms ella fecé » che' Iddio1 d i -
nelí Mondo; prendeva, quando? non; udi-1 ventaíTe una- ítefía cofa con v o i ^ nellaí
v a Ta voce d i quefto Sangue1 non ancora- voftra carne fteíía,Gongiüntoper i í m e z z o '
íparfo 5 perché ora con diíuvj > ora con del; Santiftimo Sacramento^ dell3 Altare >•
& o c h i , ed incendjv ora; c o a aprirfc l a il^qualetuíai, cha e g E d o p o l a fiia Riíur-
térra ed ingojare i peccatorr,, puniva^ la; rezioneegli porfe a dlfcepolí y e fü; nel-
mía Giuftizia l i fcelerati, efai q u e í c b ' e t l a primitiva Ghieía- tanto frequentato
l a ffece c o i r a c q u e nal d i l u v i o , co^fuocfó da F e d e l i , affinché per quefta unione
n e l l e C i t t á infami , e' con« a l t ó cafíaghi non f o i b l a carne di l u i , ma1 tutta la car-
m i l deferto, edi alirove t a l c h é ella m i ne, b maffa della Natura-Um ana , i n tan-
moíbrava: D i o delle venderte ^ ma ora t i , e taute ,.che degnamenre l a riícevono v
eh' ellafembradi non fapesíi mucevere? á inunacerta'maniera li DfeificHrv commu-
caftígare , eome fodisfatta nel rigorofo nicando all* A n i m a la grazia per quefta
g a f t i g o p r c f o p e r v o i nelí m i ó V e r b o , ; b unione, p e r c u i áfuo- tempo i corpi r i -
fepur í l muove h piú- tofto^ correzione fufcitati ü Deifichino', e íi^ trasforminoj
d'amorevol Madre c o ' figliuoli fcredenti, nella ftefifa chiarezza della caírne di C r i -
ch& di- fevero Giudic& co1 malfattori;, e fto-. E fappi-, che m a g ^ o r gloria> nellai
« o l p e v o l í , e adeflb s adempie queK che fuá carne glorificata , avranno i corpi áu
i&ícritto :: Ctm* iratus fueris, Mifericon- quelli che degnaii>eme han frequenta-
diw recorda&eris'mercé. di quefta voce to^qoefto D i v i n o C i b o , e di efíb fi fon nu"
del Sangue.- íjpar.l'o' del Verbo . Operava i tritio che g l i a í t r i , i quaii nella Gíbriai
« g e r a z i o n e digcan;Sajgienza eíía A n i m a , íaranno-anch3 effi veftiti dellia. ftbla dfelk»
44 be»-
6o Opere di S. María Maddalena
ortalitá.mag^ior elo- í
Beaíitsuditie c d Immortalitásmagg avutapartealcuna c o l p e c c a t ó , da cuí
f i a , dicGHon eíleRtiale, ma accidenta- nacque la morte j Eí ¡>er peccettum mors,
te , a n c o r c h é nei refto foflero pari di quel- Diceva in oltre parole d i nutrimento ,
l i che non tneritarono di edocíbo nutriríi parole attrattive, parole confolative, e
eciharfi , e per glorificare i n quefto mo- parole dJ E t e r n i t á , dovefacea un D i v i n
d o anco la fuá carne il m í o V e r b o neir ul- colloquio nel m i ó feno. O , nonTudifte
tima Cenajprefe facramentalmente fe ftef- v o i coftaggiú? C h e puretutte eran per
f o , accib ancora per quefta via communi- v o i . O non v i eran cognite ? N o n v i eran
c a í f e , con quella comunione alia fuá car- cognite, nb, e non v i poííbn eííer cognite,
pe l a gloria che per tanti altri titoli T era fe non per gratia gratis data . O , non
d o v u t a , E quefto e '1 m i ó c o n í i g l i o , che V eran parole d i vita q u e l l e , c o n le quali
A n i m a del V e r b o , prima che congiugnef- con t a n t o í u a v e a f t e t t o r i f t e f í b m i ó V e r -
fe co *1 C o r p o faceva nel mió feno. bo ofFeriva v o i a m e , facendo c h ' i o v i
attraefll per u n i ó n d i G r a z i a , alia parti-
N o n ti par queftji, F i g l i u o l a , una gran
cipazione della G l o r i a , e a i r u n i o n e , per
Sapiensta ? P o i c h é neffuno íí pub pope a
viíione , e fmizione della mia D i v i n i -
queft'opera , c i o é d i f a r e , che Iddio d i -
t á , e v i fac e í í i , d' umane , diventar D i v i -
v e n t i C r e a t u r a , e l a C r é a t u r a i n quefto
ne , d i mortali i m m o r t a l i , d i tempora-
modo inefplicabile diventi Iddio con que-
nee , eterne, e di foggette á miferie ,
fta doppia communicazione ? Certo s i ,
beate, felieiflime, e gloriofe . N o n ti pa»
n i u n o , n i u n o v i íi pub porre j fono co-
)ono parole di nutrimento, quelle che m i
f e , chetroppofopravanzano la capacita
diceva nel m i ó feno, rammentandomi,
d e i r i n t e n d e r e , b A n g é l i c o , b umano.
al voftro modo d' intendere, di quel che
D i piu gran Sapienza anche opera in
diceva i l medeíimo V e r b o á me fteíTo»
fopportare, che una impuritá , un niente
i n n a n z i , c h ' e g l i s5 incarnaífe, difponen»-
oííenda unaSapienza tanto colma d i per-
do di aífumerein Maria l a voftra U m a -
fezione, e che quefto niente l a í l i m i , co-
n i t á , accib v o i potefte diventar piü atti
me coía v i l e . E quefta operazione nafce
á poter ricevere la fuá Divinitá , aven-
d a i r offerta del Sangue, in ricompenfa di
do r huomo commeífo 11 peccato della d i -
quefta oftefa , i l q u a l e , rappreíentando
ftibbidienza , p e r c h é contrafacendo a l
la P u r i t á , Innocenza, e Carita del m í o
comandamento m i ó , T uorao incorfe
Verbo > che con tanto amore l o íparíe, fa ,
nella morte , pero fendo fcacciato dal
come ti hb detto, c h e l a Giuftizianon íi
P a r a d i f o , non avea piü da poter cibarít
poíTa muovere á vendetta, o f d e g n o , per
d e i r albero della v i t a , c l i i o gM avea da-
Foífefa fatta alia Sapienza, come ti h a
to per fuo nutrimento ; onde fu necef-
detto.
í a r i o , che i l raio V e r b o pigliaíTe T u m a "
nita voftra > divenendo a v o i albero d i
C A F I T O 1 O XXII.
vita , a c c i o c h é , nutrendovi di quello, n o n
avefte v o i a maneare ? E che parole di
Selli , é h v r i 3 & altiftmi [emimenti M-
nutrimentopoteva d i r é , Figliuola mia?.
fuello, cke trattavA t Eterno Verbo cen
parole di nutrimento, ordinando di dar-
tí Padze finita £ opera delia Redención».
v i fe ftefíb i n c i b o d e l c o n t i n u o , accio-
che potefte ricevere i n v o i l a fuá D i v i -
^ ' • íAnima * .
n i t á , mediante l a quale £ genera in v o i
D i m m i , b P a d r e , quaíi par&le dicc- una gran capacita di me j Onde nella fuá
'va a te quefto tuo Verbo ?
Incarnazione prefe F u m a n i t á voftra, e
Pendre*.

O
preíio la fuá morte comunico in. m o d o
F i g l i u o l a , quaíli parole diceva ? particolare a v o i la Divinitá fuá nel Sa-
Dicea parole di v i t a , perche era I" cramento dell3 Eucharillia • E d oltre a-
iifteíTa vita meco , e come vita y indi a c i b v o U e , c h e ' l C o r p o fteííe m o r t o n e l
poco dovea di nuovo al 1 u© C o r p o morto- í e p o l c r o , moftrandodi voler laíciare a
comunicar l a v i t a , che íi dovta á queir v o i quelle , che avea prefo d i v o f t r o ,
Mnoeentifllma , e puriffima carne y che ma con l a Divinitá fuá c o n g k m t o , e che
©on era pumo debitrke alia m o r t e d i co- i " A n i m a íua j dopo d i eíler ftatanel Limt-
& alcuiUj p e i c h e i a f e íleíía. n o a avea,
De' Pazzi. Parte Prima. 61
ho a liberar que* P r i g i o n í , prima d i unir- fiato, ed arla che íl t i r a , s* apre l a bocea.
ü di nuovo al C o r p o fe ne venifse nel fe- C o s i parimente quando íi vuol* a l l u r e
no m i ó , c o n l a f u a D i v i n i t á , non lalcian- in alcuna cofa s'apre l a b o c e a , ed i a
do ancora T U m a n i t á , m e d i a n t e la quale aprendo la bocea i'infüffla efso aheo , e
impetro a v o i la capacita diefsa fuá D i v i - v e d i , chediverfamenteficomunica l ' a l i -
nitá , e per confcguenza d i me ftefsa. t o , p e r o c h é , quando fi vuol comunicare
Anima. l ' a l i t o , e rifcaldare a l c u t ^ c o f a , s'apre
O parole d i nutrimento, che dicea V ben bene l a bocea , ed i l íiato efee caldo B
A n i m a del V e r b o , ftando ncl feno tuo , come procedente dal c u o r e , ma quan»
Eterno Padre , parole che ne danno do íi vuol raífreddare, í i í l r i g n e la boc-
vita , e ne fanno capaci d i t e . Intendo e a , e dallelabbra efee F a l k o o'lfoffio
ancora j o Padre che T U m a n i t á del Ver- frefeo , e che rinfrefea . O r dunque l *
b o , ftando nel fepolcro , non fu mai fe- Anima del Verbo cosí faceva nel m i ó fe-
parata dalla D i v i n i t á , fuindimoftrazio- no , attraeva V alito dal m i ó petto , e dalL"
n e , che come c i lafciava quel fanto corpo amorofo m í o cuore, c h ' e g l i volea p o i
nel fepolcro involto i n quella bianca Sin- comunicare alia fuaChiefa, p e r c h é c o s i
d o n e , e cosi coperto, ed afcofo fotto le e g í i v o l l e tirarlo da m e . E fappi che tut*
bianche fp ezie Sagramentali n e l l ' A l t a r e , te le fue piaghe erano come tante bocche,
che é f i g u r a t o nel fepolcro, c i lafciava i l che t í r a v a n o efso alito, ma particolarmen-
fuo corpo i n c i b o per nutrimento noftro, te quella del coftato, e del fuo cuore, que-
unito con la fuá D i v i n i t á , e cosi inten- fta era la bocea a m o r o í á , c o n l a quale e g l í
d o , che nel m e d e í i m o tempo T Anima íi tirava quefto fiato d5 amore, e che v o l e a
flava nel tuo feno unita con l a D i v i n i t á , e comunicar alia fuá C h i e f a . E .perché a l l '
ancora non avea lafeiata T U m a n i t á po- a m o r e , e caldo del fuo cuore pareva i n
ftra, che aveva afsunta? e c i ftava i m - un certo modo, che non l i baftafse Tattrar-
petrando l a c a p a c i t á , che c i v i e n comu- re ,per cosi d i r é , ordinario co'meriti fuoi,
nicara per mezzo del lume della g l o r i a , e con l'opere c h ' ei fece per voi avanti alia
per c u i fiamo fatti capaci d i fruiré d i efsa fuá m o r t e , per difpenfárlo p o i a v o i , v o l -
D i v i n i t á , che fenzaquefta, non era mai le tenere aperte le bocche delle piaghe, e
poífibile, che noi poteífimo efser capaci particolarmente d i quella del c u o r e , per
d i tanto bene. O Eterno P a d r e , p e r c h é tirar piü grazle ed impetrarvi quefto do-
intendo q u e l l o , che non fento, d i m m i , no dello Spirito Santo, e cosí fervivano
ti p r e g o , che parole dicea p o i quefta fa- quelle piaghe per attrarre. E attendi fi-
cratilíima A n i m a del V e r b o , íiando nel g l i u o l a , che fe bene l3 Anima non era all*
tuo feno ? ora congiunta c o l corpo, erano nondime»
n o T A n i m a ^ l C o r p o congiunti con l a D i -
O diletta m í a , dicea p o i parole con- v i n i t á , e d i m e r i t i delle piaghe facevano
fortative 5 pregando , ch' io v i mandaf- q u e f t o e f í e t t o , p e r c h é lJ A n i m a moftrava
l i lo Spirito confolatore, í i c c o m e v i a v e a le ferite del C o r p o , che nel Sepolcro g i a -
promefso , dicendo ; Ego regale Vatrem ceva j a me > e cosi c o ' m e r i t i d i quelle'pia-
Spiritum pítraclitum dabit t/ebis. E ghe attraeva T alito della G r a z i a , elV e g l i
ordinando d i venire infierne c o n m e , c rieevette d a m e , come m í o V e r b o , e ca-
c o ' l m i ó Spirito a far convoimanfione . po della Chiefa. M a c h e ? p o i , per que-
Parole attrattive d Í G e v a a n c o r a , a t t r a e n d o fto m é r i t o delle piaghe ne volle dinuo--
l a G r a z i a per v o i y e d i n f o n d e n d o c o í t a g v o ricevere ia diípenfazione di quefto
g i u a v o i , e p a r l a n d o e g l i l ' a t t r a e v a , e j d o n o , e d i quefto a l i t o , e queftoilfe-
per efplicarti i l tutto piü chiararaente ¡ ce y quando , dopo d1 efser rifufeitato,
con un efempio. Q u a n d o tu v u o i tirare ftette i n mezzo de' Difcepoíi, ed infuf-
a te W fiato per rinfrefear ben bene i l a l o - fiando quello fpirito ed alito caldo ,
j e , apri l a b o c e a , e i n aprendo laboc- e vítale r Injuffiavit y & dixit Acápite Spi"
ca tiri a te V a r i a , p e r c h é fe bene per le na- ritum Sanüum 5. per dimoftrare, che Taves.
r i c i fitira l ' a r i a freíca a l c u o r e ^ a d o g n i prima t i r a t o , e eosi l o c o m u n i c a v a , E r
m o d o y quando fi v.upí rinfrefeare mag- infuffiav-it y alito y p e r c h é queft® ííi eí^
g i o r m e m e , perche aonbaftac^uci p i c c i o l i:etxo d'amore ecceftivo > av^ndo m e r i t » '
34?
tí2, Opere di S. María Maddalena
l a f u a P a f í i o n e dlpoterdare q u e í t a ( t o n u e n t i , e ícñernivano i t o r m e n t a t o n .
t o con — E. quefta forza impetro l o r o quedo c o n -
a u t o r i t á ad a k r i d i canceliare u peccato fortativa c o l l o q u i o . E c o í i anche avvi©-
nel SagramentodeitaPenitenza c o m egli ne a m o t f A n i m e í t rilafsaíio tutte nelle
V a v e a d i . g í a c a n c e l l a t o , quanto allaíod.- braccia d e l l a m i a v o l o n t á , che n e í m e z -
disfazione* e pagamento n e l l a C r o c e . E z o delle d e f o l a z i o n i , e triftezze trovan
quefta g r a z i a , o h quanta gtona.dovea poL c o n f o r t o , o fe p u r é per qualche tempo
comunicare coftaggiu atla Chiefa co- le lafeib i n quelle tenebre, fuhito Tr*-
mumcando a g l i u o m i n i quella podefta, (liti*. veftra vertetur in. gmdíttm, e non
che Toloé m í a , d i potercancellare i pec- vorrebbono non. aver patito per quantc
c a t i , come, dicevano que* Farifei. : dotcezze pub giammai d a r é i l M o n d o .
ptefi dimitiere pecctttn y folns £>éus ?, Né- fi f e r m a q u l quefto. gaudio nelfecolo
Otsk dunque 1* A n i m a d e l Yerbo» ncE prefente, paisa n e l vero gaudio > p e r c h é :
m i ó feno,, attraeva , e d influiva , fe ben Quotk mommtanettm eft tribul'ationis z/e*-
non parlando^, p a r í a v a , e n o n aprenda Jlrsr., &tcrnum glórit pondus operatur^in
í a boeca attraeva da me: quella otazia vohis. 11 gaudio fará eterno, p e r c h é i l
e glbria * che t i ho; detto per intonderr gaudio fará l a gloria , e l a gloria é
la. a v o i » etema,> che v l d a r b m e d i a n t e , efso m i ó
D i c e v a i n oltre parole confórtative: ^ Verbo.Ohschi conofcefse q]ieflfo,oh quan*-
p e r c h é v* impetrava quella- gloria-, che; to é perfetto quefto g a u d i o , quanto pic-
v t dovea recare eterno conforto ,, liceos n o ? quanto durabile ? N o n íi pub cono»
me; egU v i avea detto > mentre. fra v o i fcere ¿ no p e r c h é > Jüec octtlus vidie ^
eonverfava dicendo-, che i l M o n d o fi ne& lUiris* APtdivir y* Heque^ ÍTH cor hominir
tallegrerebbe;, e v o i v i contrifterefte > e l a afcendit , d i r á p i u . , nsqur afcendere po~-
voftra triílizia íi convertirebbe i n gaudib; r^y?;; P e r c h é ilnofíraintelllsttofinito non.
E cib? in, due m o d i perche p r i m a egli é capace: d i c o l a infíhita . I l gaudio d i
aelvoftro patire v ' impetro tanta g r a z i a , quefta Mondo prefto* manca,, ma la glo»
chefentirete tal' v o l t a m a g g i o r conforto, ria-i chevoiaequifterete, eeterna,. Intru
nelto fteíTo- pariré , che altri non. Tente in< gaudirnik Domini / « / . V e d i fígliuola,
nel g o d e r e , com* e fcritto? de*mier Apo» che diíferenza é: fra un uomo che bee un
fioli , Úantr gnuientes k confpeÜu Con- bicchier dJ acqua, ed u n a che entra a ba-
tilii y quoniam digni. httbiti [um pro nó- e n a r í t i n uns m i m e , o? nel1 mace. Q u e l -
tame Jeftt contumeliam. pati. E d oltrac- lo-, che bee q u e i r a c q u a , íikiice, chel*
^io moItlMarxiri,, mentre erana^ fu. i par acqua entra i n l u i , perché T acqua per:
c i b o l i , e ne'tormenti, moíteavano i l v©U la bocea? fe n e paSa? a l i a ftomaco a ri*
to l i e t o , perche féntivano tanta confor- frefear i r arfura,, c h ' é dentro ,, m a c h i
t a dentro d e l l o r c u o r e , che non pareva entra, nel mare , non. 11; dice che e n t r i i l !
l o r a , íe; non confortativo queltormen* mare i m l u t , m a eglí neí: mare,. p e r c h e
to>; l a d o v e poi liberi d a q u e l t o r m e n t o , quelía quantitá d'acque e si grande , che
cr fciolti da quel: p a t i b o l o , moftravano v i entraño* dentro', e ci pofson entrar
triftezza, tanto e v e r o , che quella che dencra-11 á r m a t e intere ,. fenza che c i ñ
e triftezza i n fe fteda s rifpetto alia na- feorgano. Anima» in qucfto Mondo r i -
tura,, che per fe ftefía,, come cofa, a l e i c e v e le confolázioni cheentrano-in l é i , ,
ripugnante ¿ abborrifee i t o r m e n t í „ fi come T acque per p i c c i o l a ed-anguftiífi»
convertirebbe in; g a u d i o ; attefo che d a mo v a f o , per un biechiere d i fcarfa m i -
quelia t r i ñ e z z a ne nafceva itgaudio , aon fura, perché; néianche T A n i m a le pub r i -
d o p o m a nel tempo tal* ora de' tormén^ cevere i n cosiangijftó vafo ,, onde alcun*
ti , si che que* tormenti,, cosi. atrocilfi- Anima-, che era piena di gaudio , íi-la»
m i , che pareva; che dovefíero fentire i mentava anche d e l l a picciolézza. edi an-
t o r m e n t a n p a r e v a che paílafsero ne^ guftiaídel v a f o , p e r c h é : n o n - n e r p o t e v a
tormentatori „ quali arrabbiavano d i fde- r i c e v e r tanto quanto^ avrebBe bramato
gno-,, vedendoperfone ípefse volte d i f e t e diceva bafta ,- bafta ,. S í g n o r e j , «na
í e f e a l e , d i c o r p o t e n e r o , d ' e u a c e r b a , in Gieló , Intra, in gauditttn Domim tt*i*
i B Í o m i T í a d l c a r n e , e m o r t a l i , aver cáft* V o i éntrate in quelle d o l c e z z e , i n que*
«aforza,, e coílanza „ che fi rideyano de*
De'Pazzi. Parte Prima.
gufti» In quelle confolazioni inefplicabi- í b l o un c o l l o q u i o , ma ancora un c o n í í -
H , perché Iddio, c h e é inefauílopelago g l i o d i p a c e , a urdone, d i fomma libera-
didolcezza équello^ i n c u i v o i é n t r a t e , l i t a , d i mifericordia, d i potenza, d i g i u -
Erit Dea* omnia ómnibus. Dentro 41 v o i , ftizia , d i conrolazione, d i f o r t e z z a , d i
f u o r i d i v o ^ fopra d i v o i , d a ' i a t i v o í i r í ,
comunicazione, d ' a m o r e .
davanti di v o i , d i e t r p d i v o i , tutto fará C o n f i g l i o d i p a c e , p e r c h é a l f ora 1*Ani-
g i o j a , a l l e g r e z z a , g a u d i o , confolazio-
ma d e l m i ó V e r b o , nel m i ó í é n o aven-
ne inefplicabile, p e r c h é i n o g n i parte íi d o p r i m a i l M o Verbo foddisfatto per
trovera Iddio , Mrit Deus omai» in óm- T u o m o íbrinfe quel tanto antico eonfi-
nibus. N e l quale entrando !* A n i m a nel- g l i o d i riunire con amorevolifllma pa-
l a g l o r i a , t r o v a un'abifso d i c o n f o l a z i o -
ce l ' t i o m o e o n e f s a m e c o » o í f e r e n d o m i
n e , di gaudio ineíplicabile i n o g n i parte, quella foddisfazione^ che avea ella co'i
ma non p i u d i q u e í l o . corpo pagata per T u o m o , e quefta of-
Conferiva a v o i parole d* Eternlta , ferta fece , ch^io feci una fermapromef-
a c q u i í l a n d o v i iVcternita « ¡ i á d e t t a , dico,
fa a i r n o m o d i riceverlo n c l l a g r a z i a m i a ,
che parlava parole d ' e t e m i t á i l m i o U - , e n o n v o l e r l o p i u gafticare, «come p r i -
nigenito V e r b o , e conferiva a v o i ef- m a , m a d i riceverlo n e l m í o í c n o , ef-
í a e t e m i t á , laquale fe b en prima 1* ave- fendoíi fpálancate l e porte .del C i e l o ,
vate , p e r c h é ve ladiedi, quando v i c r e a i , e per í e g n o d i cib ho dato anche un
facendovi eterni f o l nel futuro , ü c c o - fegno p i u chiaro d i pace, che h o d a t o
me fon io'í n o n per siamca n e l c o r p o , a u t o r i t á á ^ n i e i C r i f t i d i cancellare i p e c -
m a p e r g r a z l a í c o n c u i vipotevate xonfer- c a t i , e d i poter tratre per d i r c o s i n e l -
vare longhiíTimo tempo i n vita , e p o i l a confecrazione i l V e r b o d a l m i ó fe-
divenuti bramofi del C i e l o , pafsare nel- n o , per oíferirlo a me per quefta p a c e ,
l a g l o r i a , la quale v i era preparata, fen- h o t e n anco dato a te , ed a clafche-
z a pagare i l tributo della marte , per- dun fedele a u t p r k á ¡d' o f f e r í r e s i , m a
c h é fenza i l peccato non farebbe pagato, folo a ' miei C r i f t i d i poter trarre ed of-
O rifcofso quefto i r i b u t o , Mt per ptcca- ferire infierne . T u offerifcilo pur a me
tum nms . M a efsendo p o i pe al peccato fpefso, pacificando tutte le Creature c o n
i n c o r í i nella m o r t e , fu necefsario, che me ftefso j per quefto mezzo a me tan-
cfso V e r b o , che era eterno , morifse to g r a t o .
fu la C r o c e per riacquiftarvi queft'Eter- C o n f i g l i o d ' u n i o n e , p e r c h é egli all*
niu. o r a configlio £ offerire perpetuamente
e d inperpetuo facrifizio i l Sangue^ c h ' e g l i
¿ v e a per v o i íparfo , qual offerta é d i
C A P I T O L O XXIII. virtu si eflScace , che c o n efso unite z,
me potete c i b che volete . Se volete
unir 1' uomo a D i o , c o n l o ilefso San-
Segué nelt ifiejf^ mAteria , e l i f a inten- jue potetefarlo, che íacá u n i t o , f e v o -
Í
dtre i l Padre Eterno f opere mtvriwi- ete junire D i o c o n l ' u o m o , oíferiteef-
gliofe del Verbo opérate dopo la redtn- fo Sangue, che efso D i o s ' u n i r á a v o i ;
x,icne del Mondo. Se volete uniré qualche altra c o f a , efso
Sangue fará quefta u n l o n e . E fe i l D e -
Anima. m o n i o potefse efser apartecipazione c o n

O Quanto confeti a n o i l a facratifíí- efso Sangue, mediante'lSanguech*egli


ma A n i m a del tuo V e r b o , o Eterno ^ u n i r e b b e a me , ma per l a fuá gran
Padre , ftando nel tuo feno , e t ü t t e í u p e r b i a non l o vuole ^ e n o n pub i n
eran p a r o l e , o p u r c o n í l g l i , e opere i n - m o d o alcuno efser atto a r i c e v e r l o , e
üeme? p e r c h é non pub m a i eCser atto , pero
Padre* non fi p u b , aié i i potra mai far quefta
S i , figliuola , e Spofa del m í o U n i - u n i o n c
g é n i t o , eran configlj , ed opere infie- Configlio d i fomma liberalitá i n tut-
rne , pero che ftando ancora nel m i ó to inefeogitabile, edamabile., con T A n i -
feno T A n i m a d e l m i ó V e r b o , faceanon me beate i n C í e l e , con ledimoranti i n
ter-
64 Opere di S, María Maddalena
e v l v e n t í , e c o n q u e l l e , che flan- ed ancor facciamo alíai dal c a n t ó noftro
térra» - — - -- * fb non í m p e d i a m o l a tua operazione, e
no i n P u r g a t o r i o , che partecipano clell non «niaftiamo 1' opere , che tu fai in noi i
cfTetto della U b m l i t a , pe'15angue del m a f e ' d a n o i n o n m a n c a í í e , che cofa n o n
Verbo, fareíle ? O m í o D i o , o me mifera ? O
Anima» • quanto t ' i m p e d i f c o !
O liberalitá immenfa , Liheralitns a Padre.
dexfris y & a finiftri* • J " , fei tutta ineí'
Configlio d i Giuftizia fece ancora 1*
c o g i t a b ü e , o liberalitá imrnenra. V e ^ -
A n i m a del V e r b o nel m i ó f e n o , e par
gio i n C i e l o gli A n g e l i , che t i riñera-
cofa molto contraria , che avendo fat-
z i a n o , e tutti i beati S p i r i t i , che ado-
to c o n v o i tanta mifericordia > voleíle
rano i l Verbo per quefta liberalitá gia
f a r e a i r o r a configlio d i G i u f t i z i a . Afcoí-
che efli l a partecipano, piíi che g l i al-
ta figliuola diletta , non parea , c h e
tri : -Eí procidentes adoraverunt libernli-
avelle a fare a l l ' ora 1* ifteífo m í o V e r b o
tatem Verbi dicentes : ifti f m t digni ac*
cipere umtatem Liberalitatis tuA , quiapro configlio d i G i u f t i z i a , p e r o c h é avendola
liberalifafe creafli eos , pro immenfa, l l prefa tutta fopra d i fe , Tavea i n tutto,
beralitate fuá, recreafii eos. Configlio d i e per tutto confumata, e quel che pare
mifericordia ? piü ftrano, i n l u i era in modo 1^ giufti-
zia ricoperta , che non apparivano piü
Padre,
gíuftl, ma i n tuteo mifericordiofi, e non-
Configlio d i mifericordia, e non i n -
dimeno non era pero punto per quedo
tefaa perché dopo che ebbedato i l m i o
V e r b o il Sangue fuo j eíTendo meífo i l mancara eífa giuftizia , anzi con mag-
corpo fuo ín fepolturaj r A n i m a venne gior p u r i t á , eperfezione fi dovea efer-
a collocarfi nei «lio Teño , ella o p e r ó citare, p e r o c h é avendo eífo Verbo i n
con quefta collocazione , che non. íbio Croce confumato ogni c o l p a , n o n p u ó ,
i l m i ó feno divenne piu placabije ver- per dir c o s í , poi fopportar di vedere
fo d i v o i , ma fece v o i atti a poter ve- un mínimo difetto nella Creatura , un'
pire a c o l l o c a r v i , e r i p o f a r v i m e í T o mio intenzione ftorta , un penfíero i m p u r o ,
fantiífimo feno. Ma tutte quell1 A n i m e , e una parola o z i o f a , che non foífe in tutto
che v o g í i o n o , o come potranno can- punita , o per penitenza purgata, o i n
tare , Miferkprdias Dom'mi in tternum ectefta vita , o dopo morte , onde fu
cantaba ? grandemente retto quefto configlio d i
C o n f i g l i o d i potenza j p e r c h é fece , giuftizia, fatto d a i r A n i m a del mió Ver-
che quelia potenza, che avea l a D i v i - bo nel m i ó feno, pero che nel medefi-
n i t á , la partecipaífe in un modo parti- mo iftante, c h e ' l fuo c o r p o , fopra del
colare T U m a n i t á , el3 A n i m a . P e r o c h é quale era ftata confumata eflfa giuftizia,
a i r o r a l i fu dato l o fcettro fopra tutte e fimilmente l a c o l p a , fi flava ripofan-
!e Creature, fe bene T a v e a ^ v u t o come do nel fepolcro , 1' A n i m ^ fuá fi ftava
I d d i o , T e b b e ancora come uomo per nel feno m i ó , ordinando nuove pene
lo m é r i t o del fuo Sangue í p a r f o . V i nel P u r g a t o r i o , accrefeendo eífe pene
m é r i t o anche a v o i una participazione in due m o d i . V uno quanto alia pena
d i eiía potenza, per poter operare con del danno , e T ahro quanto a quella
eíía potenza del mió V e r b o •> onde efíb del fenfo. Accrebbe la pena del dan-
diífe, che o p e r e r e í l e maggior c o f e , che n o , p e r c h é yedendo F A n i m a purgante
non ayea egli operato, maggiojri quan- i l C i e l o , che é í p a l a n c a t o , e la g l o r i a ,
to alT apparenza , e g i u d i z i o umano , che íenza quelle fue imperfezioni gode-
Don maggiori quanto alia virtü., p e r c h é rebbe, e farebbe d i g i á nel C i e l o accol-
f rocede tutta la vireli da l u i . ta fra g l i f p i r i t i beati, fente maggior la
Anima, pena del danno, che q u e g í i altri i quali
dal Purgatorio pairar doveano a l tim-
E che facciamo n o i P a d r e , da n o i ,
bv de'Santi prt i r i , ove farebbono ftati
come da n o i ? nulla, milla d i bene, tut-
ancora p r i v i della g l o r i a , e cosi quefto
to vien da t e , tutto per comunicazione
d i ñ e r i m e n t o della gloria é in efse d i mag-
tua : Ut non glortetur omn'tscaro i fe non
gior d a n n o , e tanto quanto é maggior
i n t e , perché tu propriamenteoperiin eíía I
i l be-
DePazzi. Parte Prima.
l l b e a e , che perdono, o íi ditFerifcelo \ Creatur non c o s i , no , attefo che a l -
r o , é 'naogior anche quanto alia pena cune Creature fmno mifericordia , m a
delfenfoj atreío che m o k o m a g g i o r i fo non fendo quella lor mifericordia fatta
no le pene del Purgatorio o r a , Vhe pri- viudamente ( p e r o c h é con la troppa m i -
ma n o n e r a n o , p e r c h é c r e í c e n d o le pene fericordia fopportando T offefe tue) non
allamifura delle c o l p e , dove é maggior é queíla vera mifericordia, ma una c o -
c o l p a , i v i é m a g g i o r pena j o r a , avendo perta ingluftizia. S i si > che i n tutto íi
c o l S a n g u p , e .norte del m i ó V e r b o ri- , a d c m p h á v o n l coníiglio della tua gjuftW
cevuto tanti b^ni l a C r e a t u r a , cdeíTendo.' zia n e i r u l t i m o g o r n o , dove tutti con
crefciuto infinitamente r a b b l i g o di lei a . timore , e tremo-e i b - ruó afpzttando
fervkci ed Amarci per foddssfare al no- ; quell'ulti,na f;ntenza. che d i r á ií Ver-
ü r o a t n o r e , c o ' l quale r a b b i a m o crea- bo c o n f o r m a g m l b z i a . Guai g i a i a ' h i
t a , e ricreata, nefegue che le colpe ed | non fi fara -p: o-e<iuto per tal giotno »
idifetti, che ora ella commette per T i n - | M a con che fi d e V A m m a ^ r o v e d c r e »
gratitudine a tanti b e n e ñ c j , fieno mag- ' fe non con l a c o n f o n n u a ed unión t u a ,
g i o r i , e per c o n í e g u e n z a íi clebbano an- mantenendole promtíTe a te fatte, adem-
cora accrefcer c a l l i g h i . B - n e v e r o , o piendo i tuoi co nandamenti , e confu-
figUúofa, che l a v i r t u del Sangue, ed i mandoíi , e dildtandoíi turto i n te per
meriti del V e r b o , per v o i morto in C r o íaiute ed i n ajuto de i fuo. P r o T u n i . E
c e , i quali applicano nel Sacrificio dell' tanto quanto T Anima previene, e í i p r e -
Altare , anche a beneficio d e i r Anime para alie c o f e í l u u r e , tamo piu le prepa-
purganti, t o l g o n o i n gran parte i l rigore ra D i o qaei d o n i , e g r a z i e , che le v u o l
delle pene á o v u t e a q u e l í ' A n i m e , che d a r é . G r a n d í fono i giudicj tuoiy Judi-
fono nel P u r g a t o r i o , p e r c h é l a vifta d i cid Dei abyifus multa.
quel Sangue e tanto a me cara, che m i Pudre,
placa f á c i l m e n t e , e toglie ogni í d e g n o , C o n f i g l i o di c o n í o l a z i o n e , ed oh quaiv-
cheabbia contro l a C r e a t u r a . Oltre che t o g r a n d e , oh quantointrinfeco e d i n n e »
anche V autorita delle chiavi , con cui narrabile, efTendo che nonfblo confolava
c r e í c e i l valore della penitenza , ícema jjíi uomini , ma ancora grandemente
m o l t o del gaftigo debito alie c o l p e , ed g l i A n g e l í , peroche fe em Angelí í i f o í -
i Sagramenti , infondendo grazia , e ler potuti d o l e r é , fí farebbono doluti i n -
virtú ne 11'Anima , per eui a me foddií- tenfamente d i veder tante fedie vuote n e l
facciano particolarmente nelV Eucari- C i e l o , per ía caduta da eíl'e de g l i A n -
í l i a , ove al m i ó V e r b o ed a me intima- gelí Apoftati, le qiuili fedie, fpecchian-
mente s'unifcono, tolgon anche i n gran doíi efll i n me , vedeano dover eíferer
parte q u e l l e p e n e . M a c o m e t i d i c o , or- tanto t>en adorne dall* A n i m e , che dove-
dinava le pene del P u r g a t o r i o , per con- vano per i m e r k i del Sangue del m i ó V e r -
fumare ogni m i n i m o che d i c o l p a , e d i bo riempierle, e poí a fuo tempo anche
p e c c a t o , pero che fe bene egli avea pri- da' c o r p i . O h , come godevano nella con-
ma p u r g a t o i l tutto fopra di l e , era ne- t s m p í a z i o n e d i tanti lor eompagni della-
eefllario , che nell3 A n i m a voftra veniííe gloria , p e r o c h é nel C i e l o > figlíaoía, ciaf-
adempiuta ancora eíía giuftizia, toglien- chedun Beato non menogode d e l l a glo-
do da Lei ogni minima ruggine d'imper- ria f u á , che della gloria del com-pagno,
fezione , efsendo i l C í e í o ía fianza della perfecta ca-
Anima. r i t a , e del l i n c e r o , eperfettifllmo a m o r e ,
O Padre Eterno : a me pare,- che > onde tanto gode Y /Hnima Beata d e i r a l t r u í
Dil^xifit juftitiam fuper benignitatem i gloria y. quancodella ptopria > p e r c h é T a-
p e r c h é , fe bene t u o p r o p r i o é lamiferi- more i come tu f a i , fa ogni cofa c o m u n e ,
c o r d i a , aminondimeno grandemente ía A n z i tí v u o d i r e di p i ü , che é tanta l a
g ú i f t i r i a , e congiungj mirabilmente Tur perfezione d i efsacarita , e queíía comu^
na c o n T a l t r a , ficché fempre lia miferi- nicazione del bene deir'uno a i r a l t r o , che
c o r d l o í a la giuñizia , e g i u í l a í a miferí- v e d é d o u n A n i m t BeataT aítra g o d e r e ^ i i i
c o r d i a , e fempre a pari paiío cammina- di l e i , p e r c h é in C í e í o ha raaggiar g l ó r i a ,
a o T u n a con L ' a J u a . Hon¡ c o s U n o , le avendo i n t é r r a avuto maggior c a r i t a ,
^iía.
6¿ Opere di S. Maria Maddalena
p i ü g o d e d e i r a l t r u i gloria;, che é mag- offefe, che ti potefse fare qualunque í í í i a
giote , che della f u á . E cosi; s' accrefce Creatura del M o n d o . E g l i v i dette i l San-
Fommamente la gloria d i ciafcheduna , guefuo per v e í l i r a e n t o , e c o r a z z a , che
dilatandoít s i ampiamente l a Carita e v i coprifse, come prinerpale armadura,
partecipando d i tanta gloria: quanta han- lalancia , che g l i aperfeilpetto per pu-
n o t a n t i b e a t i , che fono i n C i e l o , , etan- gnale, l a C r o c e per ifpada, l a Canna c o l -
ti A n g e l í , e fpiricibeati da meglorilíca- la í p u g n a per lancia da c o r r e r é , i l m a r -
iVl V e d i figli uota, che abíffo d i gjoria íia tello , e l e t a n a g l i e , perifeudo,. e r ó t e ! -
n é l C i e l o . . Confolava p o i ancora íe Crea- l a , i d a d i per guanti, la corona difpine
ture in t é r r a , quelle d i c o , che avean per 1* armadura del c a p o , dico perlacela-
p u r e u n p o e o d i l t i i B e , e. conofcevano la ta,, le f u n i , con che fu l e g a t o , per caval-
grandezza d i quefto amore. F u d i gran l o , i c h i o d i , per b r i g l i a ed ornamenti,
confolazione ancora a, q ü e l l ' A n i m e del l a c o l o n n a perpadiglione, r o r t o , dove
L i m b o , le q u a l í ordinava aífumeríe feco oro , econtantaagoniafudbfangue, per
i n - C i e l o , per condurle a quelle belle fe- C i t t á di refugio, i l Cenacolo» del monte
die , per efattarte, e glorificarle d'una Sion , per foaviífimo letto per ripofaríí.
efaltazíione,. e g l o ñ f i c a z i o n e tanto gran- Ecco' che c i é da combatiere, da ripofaríi s,
d e , che; ne D a v i d n é alcun' altro Profe- c daricrearli o
ta,, non l ' h a mai intefa . E u d i confola- H o n é un forte v e í l i m e n t o , ed una?
zione alL* A n i m e del P u r g a t o r i o , p e r c h é degniflima Uvrea i l Sanguefuo? si c e r t o ,
viíitandole egli,, le libercí da quelle rum- che f á t r e m a r e i Demonj , foto a n o m i -
m e , che pativano » da quelle pene r che. n a r l o . E q u e i r A n i m a che éveftita d e l -
á o v e a n o patire. P e r c h é „ fe. bene non la. dfvifa d i quefto Sangue, puo a n d a r é
aveana per ancora molte di eífe íbddif- contrO: a^ fuol nemici c o n grand'animo >
í a t t o alla m í a Giuftizia quanto a fe, per- ' e valore * E che piu forte, e. ragliente
e h é non avea pataco tutto. quello , che ípadá,, che l a Croce , con la quaíe i l R e -
fe non! c i a n d a v ^ c o l » a v i í u a r e Ü m i ó dentore tronco, it capo al ferpente 8 che.
Verbo», avrebbon patito, ad ogni modOi piü a c ü t o puonale , che l a lancia., che
foddisfecero alia; mia Giuftizia n e í m i ó aperfe i l f u o f í c r o coftato, e penetro^ in?*
Verbo » íl q u a í e v o l l e partiGoíarmente lino at fuadivin c u o r e ; e v o i con l'ofter-
per efle foddisfarfr nellaCía Pafíione > ae- t a d i quefta apertura non p e n é t r a t e f o l o
cío*poi l o p o t e f t e , come fece,. liberare^ ne' cuori delíe Creature; ma ancora fino
applicando; particolar fbddlsfazione per n e l í e n o m i o ^ C h e piú.forti, e accorao-
eíTe a l i a mia G i u f i i z i a . E* convenevotco- datiguanti , che i á a d i ? c o ' quali fii f o
fe o r a . O' figIiuoraa che nel trionfo del mireEicordia» e pazienza i n c o n ^ r e n f i b i -
m i ó / U n i g é n i t o , ed in/tempo di canta. le ) derifa , e fchernrta k g í b m r e delfeie
gioja ,s* apníTeroíe prigiom k íi liberafser deiParadifo , c o n íai memoria di q u e l l e
r o i c a r c e r a t r , come fai* íi fuole i n texra che íi era fatto coni quefti d a d i , v i ár-
t r a v o i nelle f e í l e , e trionfi de' P r é n c i p i , mate d i p u r i t á . C h e piu forte E o t e l l a c
e d , ohcjuantagloriarccdali^Anirac, che feudo, che*1 raarcello., etanaglie? íono^
fíavana in tante pene, quante non. guoi tantoibr.ti jf che confidtrando^ 1* Anima i
mcapire , i n vedendoíi libere d a e f s e , e c o l p i ¿eü* inehiodato Verbo»,, e sforza-
ittte partecipi d e l ; í o m m o bene c o n l a v i - ta a fopporrare g r a n d i í r t m i c o l p i perfuo
fta del Yerbo-. amore : Nn- autem glartari «portet it*
C o n í i g í i o di fortezza, s i , fece r A n i m a Ottce Doptini mftri Jefa Chrifil . Chh
del m i ó Verbo n e í m i ó l e n a , armando VUQI; piu; forte celara , e armadura ai fuo'
v o i di f e , e come valoroíi f o l d a t i v e - c a p o , che quell' acuta Corona, di fpi-
ftendovi delle fue armadure. E che ar^ ne ? perché venga ogni; gran; c o í p o d a
madure i o n quefte ? N u o v e , nuove , co- qualíivoglia banda, e da chi II voglia,,
me non é ordinaria , come d' un^uoma che m a i f k r a f u p G r a c a p e r c h é : chi é umií'
contra un* altro uomo y l a v o í t r a guerra^ le non é m a i fuperato ¿ e chi; non saimi?
O d i f i g l i u o i a , . eringraziane eíso V e r b o , l i e r a , vedendo i l m í o Vcrbo'coronaro d i
che con efle t i ha v e í l k a . O come fei íx- ípine ? La canna colla (pugna nPn ^ ^
cttra^ fecon erse íarai v e í l i t s . da tutte: T t r o c h e una forteiancia da farci correreo..
De* Pazzi. Parte Prima. 6y

D o m a n d l í i a g i l E r e m i t i , che II fonorefi i le , inefcrutabile , ed Inercogltabile a


atti alTintrinfeca cperazione del V e r b o . | nol
C h e p i ü f o r t e C a v a l l o , che l a fuñe , che Padre.
tiro il V e r b o m í o U n i g é n i t o FigTio, e tuo C o n í í g l i o , che apporta c o t u t m í c a z i o -
único Spofo? Q u a l fará queil* A n i m a , ne i n modo m a r a v i g í i o r o alte Creaturc
che n o n i i a p e g g l o r e un D e m o n i o , che della Divinitá m í a , non giá per ü n i o n c
n o n í í n u i o v a , vedendo i l fuo dolce A - di natura , come nell* Incarnato V e r b o ,
m o r e , che etirato d i l u o ^ o i n l u o g o , e n o , p e r c h é queftoprivilegio folo fu fat-
che non c o r r a , non ad eísere fchernlta, t o a quella U m a n k a , a n c o r c h é per l a v i r -
n o , maadefsercondotta i n luogo di re- ta infinita della Perfona D i v i n a p o t e í s e '
frigerio , e confolazione, C h e p i ú a c c o - ella íbftentare m o l t i f l i m l , e d infiniti i n -
modata b r i g l i a , che que"" C h i o d i d e l m i ó dividui , o nature , fe tante fofsero d a
V e r b o , i quali tenevano tirato q u e l t i - m e p r o d o t t e , n í a dico d'una comunica-
rante Amore^ e fanno, che q u a l c h e v o l - jzioneper g r a z í a , l a q u a l e v i fa per amo-
ta q u e i r a m o r tanto fervente, e c a l d o , re , e conofcimento amorofo penetrare
che é nell* amante A n i m a , farebbe trop- i n u n ' iftante fino nel m i ó feno, e qüiví
p o c o r f i v o , onde efsa íl ritiene, e rifguar- non, íl quieta 1 ' A n i m a , m a vuol* anche
dando quefti c h i o d i , che hanno tenuto penetrare p i ü d e n t r o , ed intendere que-
i l V e r b o i n C r o c e , e vien tirata da quel> g l i amqi\ofi peníieri , che fono dentro
la pena, che e í s o p a t i , dalfuofmifurato d e l c u o r e . E d entrara dentro a quelio ?
fervore, che p i ü t o í l o le farebbe n o c i v o . non íl -pub ne anche i n efso fermare »
C h e p i ü accomodatopadiglione, che l a p e r c h é í e n t e tanto ardore d i c a r i t a , c
C o l o n n a , dove íu l e g a t o , e battuto si tanta dolcezza d ' a m o r e , che inebriara
crudelmente per v o i efso m i ó V e r b o , d i efsa carita, vorrebbe farne partecipi
dove v o i potrete ricorxere ogni v o l t a , tutte 1* Anime;, c h e f o n o nel M o n d o ; l a -
cheavetepaura de nemici-, p e r c h é e f o r tonde non íí pub q u i v i fermare , fino a
tiíTuna , avendo i l V e r b o verfato fopra i che nonafsumefeco T a l t r e A n i m e , e l e
«fsa tanto Sangue. E chi fará q u e l l o , che conduce feco n é l fenoxnio a ripofarfi, e
n o n voglia ftare fotto l a f u a o m b r a , e fo- collocarii quivi infierne c o n efso m i ó
pra fericevere efso Sangue ? C h e p i ü i i - V e r b o , dove tanto partecipano dellVa-
cura C i t t á di refugio, che 1* O r t o , dove g i l i t a , che é p r o p r i a d e ' B e a t i , e che a*
o r o , e verso Sangue i l m i ó V e r b o ? nel | c o r p i d e ' b e a t i con l a gloria d e l l ' A n i m a
quale fugga pur c i a í c u n o , che é tentato,1 é comunicata, che vengono a d efser fi-

l e t t o , che i l C e n a c o l o , dove fece la fuá v u o l e , cosí l* A n i m a , che ha acquiftata


ultima Cena i l m i ó Verbo , c o n l i fuoi efsa agilita , pub efser* i n un tempo , do-
Santi D i f c e p o l i , ed inftitui i l SantiHimp ve vuole . Se v u o l efser n e l ímio f e n o ,
Sacramento del C o r p o , e Sangue f u o , do- pub efser nel m i ó f e n o , fe nel profondo
ve conofcete quell' inefTabil dono , che d e i r Inferno , nel profondo dell* Infer-
quivi v i fece, quelle d o l c i parole che v i no j fe vuol pafcerli nél bellilfimo giar-
difse, che danno all* A n i m a tanto foave dino d e l l a conliderazione d e ' m i e i attrii-
fa,pore, e r i p o f o , e maflimamente quelle b u t i , d e l l a potenza, fapienza, e b o m a
della confecrazione , che fono di tanta i b - m i a , ancor quivi pub ella efsere, e pa-
fianza . Hoc eftCorpus meum. O gran cofa 1
fceríi , e ripofare. E fe vuol4 anche i n -
£ u i mandúcete meam carnem , & bibit
ternaríí nella confiderazlone d e i r efsenza
meum fanguijiem in me manet, & ego in
d e l l a T r i n i t á , fe ben quefto n o n pub e l -
eo , dove ancora efso v'infegnb quella
la intendere fe n o n >ofcuramente c o n i l
d i l e z i o n fraterna.
lume della F e d e , ad ogni m o d o quefta
Jinima_.
c o m u n i c a z i ó n e l a folleva con una certa
C ¡ é ora , o Padre , i l configlio d i l u c e , e chiarezza, che lepare d i c o n o -
comunicazione, e di felicita d i te í l e f f c e r e c o n e v i d e n z a d i l u m e , con l a l u c e
fo D i o , comunicazione incomprenfibi* della Fede intende, e per quefta comuni-
cazio-
¿8 Opere di S. María Maddalena
cafcione aneor q u i v l a fuá pofta puo efíerfc . n á t c r e O Amore tanto penofamente cotl-
O r d i n b quefto configlio ancora 1* A n i m a í u m a t o , e con tanto aníiofo deíiderio de-
d e í Verbo n.el fenp injo, mentrp che 1 Cuo fidcrato, deh penetra i noftri tanto ag-
C o r p o íi ripofava nel S e p p l c r o . ghiacciati c u o r i .
•Ultimo configlio ? Configlio d* A m o - Padre.
r e , compendio de'configlj , che quella 1/ Anima , figliuola m í a , che é pof'
S^cratiíTima A n i m a del V e r b o fece nel feduta da queft, Amore é tutta b e l l a , e
t p i o f e n p , ¡dpve ella ordinb ? che l* A m o gipcond^j p e r o c h é elíá é adorna d i tut-
ab eterno nel mip cupre ardente > an te le v i r t ü , trasformandoíi tutta nel fuo
ticamente , £ nuovamente operante , e- amato, i i q u a l e é un mare immenfo d*
ternament? cpnlidepante , ^nfiofamente o g n i v i r t ü . D i m m i , e che virtü é , che
deíiderante ? poi manifeftamentc dimo- npn abbia queft' A n i m a poíTeduta da effo
ftratp , penofamente confumato , glp Amore ? non avrá forfc umiltá ? anzi
riofamente , g con gran cpmpiacimen- umiliíTima j perochp ama i l fonte d* u m i l -
tp i n eífo d i l p t t a t o í i , anche in nuova tá , ch* e i l mió V e r b o , i l quale é ñ a t o
maniera d i comunicazione alia Chiefa tanto u m i l e , che diceva i l mió Profeta
s* infondeífe, come íi vidde nella venu in perfona fuá : Ego (um vermis, & non
ta dello Spirito Santo fopra i Difcepp- homo. Forfe che non a v r á carita, O h , U
l i , e fopra tutta la Chiefa con tanto fuo amante e p u r q u e l i o , d i cui é fcrittor
fuoco 4* ampre. O che c o n í i g ü o d' A m o - Ignis cenfumens eft , Detts Qhítrftas ejty &
fe ? e che cofa é a proferiré Amore ? E qtti rnxnet in Charitute > in De0 tnanet > &
che é Ampre ? 5plamente a diré ? amo Deus i» eQ. O h , non avrá mifericordia ?
re , dovrebbe d i modo reftar appagata nb , a n z i d i c o , s i , s i , che i i fuoSpofo
l ' A n i m a , che non s? avrebbe a curare d' Verbo é tutto mifericprdioro, anzi la ftef-
Intender piu l a . p che maggior amore fa mifericordia, la Spofa Anima per amor
poteva effer del mió Verbo véxfo di v p i , fuo mille vite me.ttercbbe i l d i , fel'avef-
che d p p ó d ' a v e r d a t p ilproprio Sangue, f e . N o n avrá forfepazienza? anzi é pa-
c l a vita per voftra Redenzione, ábbia zientitíima , che piglia le tribulazioni,
voluto ancor riforgere per voftra giufhfi come gioje prez:oiíflí'r>e , e fente pena
cazione , e íantificazione , e che piñ 1 maggiore, quandp npn ha alcuna pena,
converfare cpn v o i per ^uaranta giorni e t n b o l a z i p n e , chequando f h a . i.quell*
gloriofo cpn tanta b e n i g n i r á , né conten A n i m a , che ama, é tutta pura , é tutta
%o di quefto, pariendo di t é r r a mandare b e l l a , é tutta ben3adorna , ed ogni .jlo-
cjuaíi in fuo fcambio quello Spirito para- ria fiiá e n e l f u b i n t r i n í e c o , O n d e i o S p o -
c l e t o , che é tutto A . o r e , e lotto fegni fo nel legreto fuo l a c h i a m a , ü j c e n d o .
cfterni d i f í a m m e , e di luoco, che rho Vem cpluthba mea, veni formofa tnea ¡ur-
ftravano T interno fuoco d'ampre , che ge} prppeta árnica mea y & veni. V i e n i >
venivano a mettere in térra , e phe ve- v i e m . Veüi ad me y e[uia, amo te , quo-
niva turto ardente daí .Cielo, Fu ben niam macula, non eft in te. E d e f f a , an-
^uefta una fublimita d* A m o r e , ch? da dando a lui divenra tutta l u c i d a , e fplen-
maraviglia íuio a gil Angcíi , ed iníie- dida , ricpvendoda eifo lo fplendore del-
me tutte le Creature fe n' a i n m í r a n o . la grazia, procedente dalla fuá p i v i n i t ^
O che gran coníiglio fu quefto dci niio e c o s i , veftiia delveftimentonuziale del
Verbo, fuo Sangue ? circondata di palme , inco-í
Anima. ronata di CoJombe , tien fotto l i fuoi
C e r t o s i , P a d r e . E* flato ed e tanto piedi due manfuete pecorelle, edeíía íi
grande Tamore del Verbo vei¡o di n o i , naíconde con V aftepto nel feno m:o i n -
^che c p i u p r p m o adaprirci íi C i e l o ? che íieme c o ' l V e r b o mediantequefto con-
i l Demonio T Inferno j ed e piú pro n o !!0I.o j tanto é grande quefto a m o r e »
a p r í . f e r i r c i , e dár^'i, che non fL-no noi cite eíia p o í f i e d e ,
a / i c e v t r e , e p i g l i a i e - i i che don i? ao-
P ^ c h e a l t r i non r i m e n d e , íe non chi
I i d a , e c h é l o n d t g n i o t i l a bpnrajnfiñi
U ? e della l i b e r a i i u iaímeníá del D o -
CA-
De'Pazzi. Parte Prima. ¿9
V e r b o con l o fplendore della D i v i n i t á ,
C A P I T O L O XXIV. e con quel gran calor d ' amore A' efso
V e r b o verfo l a C r e a t u r a , e con l o fplen-
Frofegue Fi¡ie/fet materia , e li f a Inten.' dore della clarificazione data dal Padre
dere il Padre Eterno varj , e mirabili per l o fpargimento del Sangue ed opera
fgaardi del Verbo , e del Padre , e tratta della Redenzione, ne vengono facendo
altamente della Pnritk Divina. una tanto gran ridondanza d i c a l o r e , e
fplendore n e i r aflífsamento di qu«fto m i -
Anima. rativo fguardo del Verbo nel P a d r e , e d e l
Padre nel V e r b o , che ne fanno difcender

Neir i- O Eterno Verbo , c puré una gran g i ú da quelli a noi inviííbili occhi un diftil-
differenza, fra i l cibo j che in te lamento a b b o n d a n t i í í i m o , a guifa d* un l i -
capo 3. í i g u f t a , equefto corporale p e r c h é ne fai q u o r e , come direfte v o i , d i latte, e San-
quitare, ce ne v u o i poiprivare? S e m a i gue, chefpira g r a z i a , y i r t ú , e carita, e
deíiderai d i efser unita t e c o , ora é che c o n grande influfso ne v a poi fcorrendo
ío lo defidero , quando p u r é o d i , che quel diftillamento giíi al bafso, infonden-
i o ti prego , che tu t i fottragga j per- d o f i , e rifondendoíi a i r Anime fue care, e
c h é , per l5 abbondanza grande della gra- ne fa nafcer due f o n t i , un d i latte, e u n d í
z i a , non pofso piu fofFrire d'efsere i á d o - Sangue, ed innaffia le due Spofe, l a Spofa
ve io f o n o . A n i m a , e l a Spofa C h i e f a , facendo l o r o
fruttificare due frutti, uno d'annegazione,
Rifguarda V Anima del m í o V e r b o , e 1' altro di conforto. Rifguardo d* amira-
fiando nel m i ó feno, ed io rifguardo i n zione s i , che fa V A n i m a d e l V e r b o nel fe-
l u i , con rifguardo d i m i r a z i o n e , rifguar- no del P a d r e .
do d1 ammirazione, rifguardo d'amore > Anima.
d i nihilazione, di p u r i t á , di pace j d i con- O Eterno P a d r e , dimmi d i g r a z i a , che
f i g l i o , d i p i e t á , ,di iiberalita, d i miferi- cofa é quel diftillamento, e che rifguardo
c o r d i a , digiuftizia, d i b o n t á , difapien- é q u c l l o , che fece il m i ó Verbo i n te, quel-
z a , d i potenza, rifguardo di comunica- l o che t u , P a d r e , facefti in k u j come t i
z i o n e , d i v e r i t á , d ' u n i o n c , d' E t e r n i t á , rifguardo? d e h d i l l o .
d i clarificazione, d i trasformazione, d i Padre.
glorificazione. O F i l i a , Ó'Spon/a Unigeniti Verhimei.
Anima. Attentamente attendi fe vuoi capire quel
M a fempre nel feno del Padre ? n o , che ora t i d i r b . Rifguarda quefto m i ó
non fon contenta, fe bene non pofso Verbo , ma d i rifguardo immenfo , o
afcendere piü alto j p e r c h é l o ftar fem- v o i incompreníibile ed inefcogitabile ,
pre i n quefta alcezza genera poi p e n a , ed in quefto iftante che T A n i m a fuá en-
e la pena pafsata m i fa conofcere, che tro nel m i ó feno, rifguardando i n m e ,
non é efpediente ftarci fempre , e poi fu ella clarificara d* una clarificazione i m -
non é dovere > p e r c h é prima bifogna menfa, non che prima ancora non fofse
combactere , innanzi, che s' acquifti i l gloriofa i p e r o c h é fempre fu unita a me
premio : Ne» coronabitur nifi qui le- d a i r iftante della fuá Incarnazione s ma
gitime certaxierit. E che fguardi facea quefta fu una clarificazione d3 una chia-
T A n i m a del Verbo nel fen del Pa- rezza d i gloria piuparticolare, la quale i o
dre ? Admirabor ego fufer admirationem l i d i e d i per i l trionfo della v i t t o r i a r i p o r '
iftam. tata a me , che aveva avuto contro la
Padre. m o r t e , e contro i l peccato, e per avcr
Rifguarda con uno fguardo ¿ ' amira- confumato V opera d e l f U b b i d i e n z a ,
zione , conformandoíi anzi confrontan- da me impoftagli, della voftra Redenzio-
do g l i occhi íüci con quelli del X^adre, n e , c o n tanto á r d e m e , infiammato, ed
amendue ineftabiii a v o i . Onde quelF immenfo amore verfo la Creatura, che
immenfo , inefcogitabüe ,: ed incom- non pub efsere da Creatura alcuoa inte-
prenlibile A m o r e , parto, p e r c o s i d i r é , fo in m o d o v e r u n o , non che comprefo.
dell3 Egualitá , che é fra'í Padre j e *1 N e l l a bellezza di efsa A n i m a , per lo
Opere di S, MrMaddal. de' Pax.z.i, F fplen-
Opere di S. María Maddaiena
7o guardava con perfettiitlma coínpiacenza
fplendore della riccvuta clarificazione
per T intenfo a m o i e , c h ' i o vedeva, che quefto eísere D i v i n o , che da me ricevuto
ii m i ó U n i g é n i t o portava talla CraatiH-a, avea; e p o i inxne anche fpecchiandoíi T
u n t o m i c o m p i a c g u i , che in f u e l l o fían- iftefsa A n i m a ívedeva le grazie immenfe,
te j che e n t r ó queir Á n i m a nel m í o l e ñ o , i tefori infiríiti, c h e per quefta unione l i
r i í ^ u a r d a n d o i l Verbo .fiflamente ne g l i eran© ftati comuriieati, e che per quefto
o c c h i d i me Padre , fui moíTo a rifguar' rifguardo per n u o v o t i t o l o l o ricevea. In*
d a r é i n .eífo m i ó V e r b o , e cosi dal x*$ tendi tu ora?
guardo del V e r b o i n m e , e d i m e i n l u i , Anima.
perjagranridondanza, che fece a l l ' o r a S i , o Eterno Padre i ma i o non i n -
quel gran calor d' amore , e íplendore tendo g i á , che cofa íí fia quella fonte d i
d e l l a g l o r i a delía D i v i n i r á , ne procede:- latte, l a qual dici efser la tua P u r i t á ,
te q u e i r a b b o n d a m i í T í n i o , ed ammirabil che da te diftilla i n , n o i . V o r r e i un poco
diftilhimento, che hai intefo, i l quale poi intendere di quefta P u r i t á , che cofa ella
a ruo tempo , infondendoli per particoiar í i a . T u m i dici tanto d i quefta P u r i t á , ed
g r a z í a nella Spofa A n i m a , e nella Spofa 10 per me non i ' i n t e n d o , a l t r a v o l t a m e
C h i e f a , in cui la Spofa Anima éracchiufa, ne dicefti tanto, e alf o r a non intefij ma
v i d d i , che dovea far nafcere in l o r o q u e l o r a , fe c o s í t i place, la v o r r e i intende-
i e d u e fonti , una d i l a t t e , Taltra d i fan- r e .
g u e , per dir al rnodovpftro, Q u e l l a di Fadre.
í a t t e , procedente dalia m i a P i v i n i t á , e O F i g l i u o l a , e Spofa dell* U n i g é n i t o
d i e l í o mio V e : b o , che é l a P u n r a , del- m í o V e r b o , t u j m i domandi d'una cofa
l a q u a k tanto fpeílb ti d i c o , £ queiia di tanto a l t a , e f a b l i m e , che non fei capa-
fangue, procedente da queiF amor inten- ce di p o t e r í a mai intendere appieno ,
fo d e i r Umanato V e r b o , verfo la Creatu- p é r c h e l a P u r i t á m i a é una cofa tanto i n -
r a , l e q u a l i d u e f p n ú innaffiavano le due .triníeca , che né t u , n é altri, a n c o r c h é
Spofe. S a n t i í i a n o , o fapienti, o p o t e n d , o d '
Anima, ogni virtu , e feienza d e c o r a t i , mai ,
D i m m i ti p r e g o , o P a d r e , cherifguar- mai la potranno intendere e appieno ca-
da eífo tuo V e r b o nel tuo feno ? per me pire, P u r nondimeno per tuo contento
¡o n o n r i n t p n d o , Intendo b e n e , che tu, t e n e d i r o quel p o c o , d i che potrai per
o Eterno Padre fofti mofso arifguarda- ora efser capace , poi quando farai d i -
re in lui tal cpmpiacimento dell* amo- fciolta da cotefto c o r p o , e ne verrai da
r e , che e f r a t e , e 1 D i v i n V e r b o nell'' m e , alT ora rintenderai aiquanto me-
egualita della Divínitá , e d e l l ' a m o r e , g l i o , p e r c h é mai appieno le ne pub
c o 'l quale P Umanato V e r b o aveafatto efser capace, eziandio quafsu i n C i e l o ,
r u b b i d i e n z a t u a nella Redenzione, eper efsendo, c h e f o l o , folo da me ftefio, e
cui tanto amava l a tua C r c a t u r a , ed ^ivea per me ftefso i o pofso efser comprefo, c
c o n T o p e t e , e coi fatti dimoftratoefso capito. Quefta P u r i t á é propriamente
a m o r e , c d a l compiacimento d i quella 11 m i ó proprio efsere, che come ti ho
clarificazione, che defti alia fuá A n i m a , moftrato a guifa di quelT abbondantilfimo
i n cjuello iftante c h ' ella íí venne a r i - diftillamento che faceva nafcere quella
pofar nel tuo feno, manon intcndo quel- fonte d i latte , derivava , e procedeva
l o , che pjopriamente efso.yerbo rifguar- 4 a m e , e dal m i ó Verbo D i v i n o i E fe
da i n t e . bene io v i afsomiglio la mia P u r i t á al
Padre. l a t t e , per non c i efser cofa piudeli cata,
"t S a i , figliiiola, quel cherifguarda 15A- e p i ú candida di che v o i políiate efser ca-
nima del m i ó V e r b o , nelrniofeno? an- pac.i ; nondimeno non é latte propria-
z i dico ¡1 rifguardo che eí .a faceva i n mente, ma veramente i l m i ó proprio ,
me riíguavdava i l Verbo l a Divinita ed e puro efsere, che é l a D i v i n i t á , e cosi
c g u a h í á , che egli h á d a m e , che fono, non é (once, fe bene é afsomigiíata ai
come Padre , principio , e fonte viiale foucc per i'influfso, che f ó i n v o i c o n l a
cd eterno d i tutta la Santifllma T r i n i i á , nna Q r a z U d' un dono della medeíima
a cui ella era unita in me Padre, e rií- mia Divinita , che é T iftefsa P u r i t á ,
comu-
De,Pa22Í. Parte Prima. 71
c o m u n i c á n d o l a . Quefta P u r i t á , figliuo- U n i g e n i t o v che s V i i trovafse un' A n i -
l a m i a é , c o m ' i o t i ho detto, una cofa m a , che fofse tanto difpofta, che potefse
tanto intrinfeca, e tanto invmenfa, che ottener per grazia da me un minimo-
non pub da Creatura umana efserintefa né che della participazione ( in quel modo
interamente capita j fe bene per grazia, p e r o , che pub aver Cre atura reílando nei
e mera ííberalitá mia ne pub avere un che fuo efsere J d i efsamia P u r i t á , ella avreb'
d i cognizione , ovvero confeguirne ed be tanta forza ed efíicacia, e v i r t ü m e c o ,
acquiftarne una m í n i m a particelia in fe, che fe poi mi pregafse 3 ch*io perdonaííl-
chipiu:, e chi meno> f e c o n d o l a d i f p o í í - al D e m o n i o , pur che egli ft volefse pend-
zionedf ciafcun A n i m a , fccondoche piü re e lafciare lafua oílinazione , credo che
v i ftudiate rendervi a me íímili, e fecondo r otrerrebbe, ed io g l i perdonarei per a-
che piü o meuo participate di queftomio mor drquell* Anima , che avefse qucl m i -
efsere, i l q u a l e v i d i e d i , q u a n í l o v i creai nimo grado di Puritá , t a n t » m i é ella
alia mia imagine,- e limilitudine i n quel grata . E p i ü t i d i c o , c h ' io m i c o m p i a c -
puro ftatodeirInnocenza, conquellaret- ció* tanro i n v e d e r n e i r A n i m a quefío an-
t í t u d i n e della giuftiziaoriginale , l a q u a l i íiofo
/:_r_
dj 'e. í/ ir d* e r ri-o d*
-i»'
avere, e pofseder
»
i• n fleí
_•

v i diedl per compiaeermi, "e difetrarmi in'I l a participazione della mia P u r i t á , che
v o i . M a peccando if primo uomo , efa- | fe fofse poífibile, c h ' io porefíl pregare,
cendofi r i b e l l e a m e , perdefti r innocen^j anzi fe convenifse, ch'io prcgaífi, la ricer-
za , c P u r i t á con tutti g l i a í t r í d o n i , e1: c h e r e i i e pregherei y che me la chiedef-
grazie , che io vi' aveadato, equafidcl fe,- e fi rendefse atta a ticeverla in fe,
tutto fofte prívate d i quel m i ó puro ef-, a n c o r c h é i l d'eíidferarra, i l c h i e d é r í a , c
fere, n e l q u a í e ab eterno; v i avea vedute1 i l volerla fia, (rifguardando l'imperfe-
Bella mente m í a . . zione della Creatura, a cui íi comuniche-
L a Puritá era t a l e , o F i g l i u o l a e Spofa r ebbe ) in un certo modo un* imbrattarlai
del mió U n i g é n i t o , che fe nonavefse l a feeondo che eU'é una cofa tanto intrin-
Creatura quell' Innocenza perduta , in' feea a? me ,, che non pub- l a Creatura».
che fu creata i- non folo ti Spirítí Celefti r quar é i n m e , m a í , mai acquiftarla n é r i -
maT iflefsaUmaníta del<mio V e r b o c h e eeverla j ma folo , per una certa participa-
non eperb in fe D i v i n a , fe bene unita alia zione »lk pub aver da m e , che fono i l pro-
D i v i n i t á , í i m a r a v í g K e r e b b e , per cosí dé- prio efsere-, anzi 1-origine , e i l fonte dr^
r e , e ne reít'erelibc ammirata . M a poi- ef&a Puritá...
ché fu perduta la prima innocenza , non
c i era ahro rimedio da poter riavere efsa O Eterno Padre, i o non t' intendo #
P u r i t á , . fe nont bagnarfií ed^ armegarfi- i » p e r m e y i o n o n s b y eomemifare adaver
quella feconda fonte; d i Sanguc proce- qycffa P u r i t á . T u feisi grande, e d ú o fo»
dente dal Verbo- Umanatov mediante i t no una cofa tanto mínima1, tanto pie-
Santo Eattefimo,, e Sacramento della Pe- cola ,> che fono un n í e n t e , e pur 1 a vor-
nitenza, c h e hanno- la virtüs daefsafon" r e i , per piü píacere a t e . Tw mí dici j
te d i S a n g u c . c h ' e l l a non fi pub avere fenza te,, che
Anima . | vorrefíi c h J é l l a fi delideraíse , e il- chie-
Eterno Padre, o s'io poteírtparticipaíí derla e iBvolérla é in un- certomodo un'
re d i cotefta. Puritá ,> e di querto tuo do* i m b r a c t a r l a M a io> sb quel c h ' i o faro ,
no?^ fo che. non l o terrei per me,, m a l o io' non te lo chiedérb". Anderb al m i ó
vorrei- comttnieare alie tue Cireature, e Verbo', c glh d i r b , ch' egli lai chiegga
vorrei poter corre i l l o r o efser t o n o v e po- per me,, p e r c h é tu T a m i tantoy che tu
terlo dirizzare, acGibcosiefseti piaceíse non g l i e l a n e g h e r e f t i ' m a í , e p o i p i g l i e r b '
ro r p e r c h é tanto íEreij che dirizzerei quell d e l fuo Sangne, e te l o metrerb davanti
le l o r o ' m t e n z i o n ¡ r e l c firei p i u v e r í o di ta a gli o c c h i , . ed efsend'a io ricoperta con:
voltate, accíb potefs?ero- efser capaci d i efso^ non inireraí', ch'¡o^ te r a b b i a c h i e -
ricever im fc un; minimo- che della tua fta ; Ma-mírerai qaielS-ingue-, checotan-.
Puritá. to bene s'unifce con la tua Puri'rár p o i -
Padre, c h é egli ancoraimbianca, coine'difse V
^HP» > Figliuola , e Sgofai & £ m i ó ianamoiato' def tuo Verbo , d i qiitll?Ans-
E- z. me;
Opere di S. Mana Maddalena
72-
me fante ed amlche della tua P u r i t á , penfiero, ed ogni altro afFetto devi levar
che Dealbavermt fiólas funs in fungui- da t e , i m p e r o c h é ogni minima cpfa ti po-
ne Agni. O s ' í o potefll entrare i n q u e l trebbe impediré a confeguire eíía P u r i -
trono , m ' attuíFerei in quella fonte del tá , e macchiarla, e gualiarla, quando
San^-ue, i o m i nafcondcrei i n uncanmc- tu r a v e í f i .
cio d i e í í b , o mi ílarei dentro a quel San- Anima .
gue prefíb al mió V e r b o , e cosi non ver- O Eterno P a d r e , t ' i n t e n d o , s i , si ,
r e ñ i a v e d e r e che una tanta mia piccolez- che f e f Anima vuol poter aver date que-
za aveife ricevuto, o d e b b a i o , per cosi fta P u r i t á , non b i f o g n a , che íi fermi in
d i r é , cosi t u v o l e n d o , ricevere efía tua alcuna c o f a , ma folo puramente in t e .
Puritá. Ma vorrei fapere ancora, in che modo
efl'a Anima pub acquiitare, per quanto é
in poter fuo, ella p u r i t á , che q u e í l o i o
O F H i a , (? Sponfa Unigeniti Veri i mei.
non f intendo .
Se vuoi benintendere bifogna, che ftia
ad udire moho attentacnente quel che Padre.
o r a t i d i i b , con l a memoria fiffa , con l1 O Filia i & Spmfa Unigeniti Verbi mei.
intelletto a í í o r u , con la v o l o n t á m o r t a , Io ti ho detto, e te lo r e p l i c o , tu 1| tenga
e con T aftetto imballordita per amore, e bene a m e n t é , che non bifogna feraiaríi
pur deftapiu che m a i , per iotender quel in cofa alcuna s i m p e r o c h é elfa Puritá íi
l o , che t i bramo diré , e vedrai, c o m e í i acquifta in nulla effere, in nulla intende-
pubacquiftar q u e f t a p u r i t á , in quel rao- r e , in nulla fapere, i n nulla íermarfi, e
d o , che v o i ne potefte effercapaci. T i in nulla nulla v o l e r e , fe non in quel ch° io
ho giá detco, che da quello fguardo, che voglio > e p e r c h é i o lo v o g l i o . M a a voler
fece i i m i o Verbo i n m e , e d i o i n l u i , ne che tu intenda, bifogna, che i o t" aceiechi 5
derivo quel diftillamento tanto abbon- imperoché la puritá nulla vede, nulla co-
dantej onde nenacquero quelleduefon nofce, e nulla s á . N o n conofce fapien-
t i , quella di latte, e quella di Sangue > le z a , come fapienza , come giá i n prin-
quali due fonti andavano innaffiando le cipio ti difli. N o n conofce Fede, come
due S p o í e , la Spofa A n i m a , e la Spofa Fede, non potenza, come potenza, non
Chiefa , fruttifícando i n l o r o non folo v i r t ü , c o m e v i r t u , non conofce u m í l t á ,
quei due frutti > che ti moftrai di annega come umiltá > non pazienza j come pa-
z i o n e , e d i conforto > ma ancora quefti z i e n z a , non altra cofa che fía, come tale:
d u e a l t r i , che t i d i r o o r a , che fono uno imperoché non íi pub acquiftar da v o i ,
d i nutrimento j e T altro fruttificante . le non per quefto nulla cfsere, nulla fa-
I m p e r o c h é é tanto abbondame quefto pere, e nulla volere 5 ma vá bene con-
innaffiamento y che fa generare alie due forme ad eííe operando, e va feguendo
Spofe due altre fonti per una 5 medeíimá- quel mió intrinfeco t i r o , co M quaie i l tut-
mente una di latte, e P a k r a di Sangue, to opera , fenza diftintamente intendere
le quali fonti le fanno fecondare , e o-e- quel che o p e r o , e d i n quefto modo í i p u b
nerare molti figliuoli. O r a attendi , co- render T Anima arta, per quanto p u b , a
me da quefto innaffiamento fruttifican- ricevere infe eífamia P u r i t á , fe ben da
te ne derivano eííé due fonti giá dette v o i , mentre che fíete in cotefta mortal v i -
nella Spofa A n i m a , e nella Spofa Chie- t a , non pub mai interamente efser pofse-
f a . L a p r i m a , che é di latte, la qual ti duta , ma folo la potete avere dalla pura
diífi efler l a puritá mia , a voler averia b o n t á , e liberalitá m i a .
n o n bifogna fermaríi i n cofa alcuna, non Anima t
in C i e l o , n o n i n t e r r a , non i n C r e a t u r a , O Eterno P a d r e , e mi pare che quefta
che abbia T eflfere, eziandio non bifogna P u r i t á fia una cofa tanto degna, tanto
che tu ti fermi nell' U m a n i t á del m i ó Ver- eccellente, e tanto intrinfeca,. ed i o me
b o , eflendo, che é creara ,.in quanto, che veggio eífer tanto bafsa , tanto í r a g ü e ^
é c r e a r a , fe bene é gloriofa per unione e vile , c h e c o n o f c o , che non la potreimai
della D e i t á í mafolo ti d e i í e r m a r e nella confervare j i m p e r o c h é non te l a chiegr
mia Déitá , Divina eífenza ,. ed eterna g i o , tienla nur per te,, peroché folo tu
íoílanza % ed o g n i akra, cofa,, ogni altro Ií i c G o , p c r t e f t c í s o , d a t e f t e í s o , e d i n t e
De*Pa2ZÍ. Parte Prima, 73
ftefso la puoiconfervare, e degnamen- L a Spofa A n i m a da quefte due f o n ú
te pofsedere , i o l * imbratterei, p e r c h é n ' a c q u i l l a due cofe. Dalla fonte della
quanuo io fon p o i laggiu (intcndeva d i P u r i t á un pofseder me f u o D i o , e dalla
quando fi trcvava poi fuor d i r a t t o ) fo- fonte del Sangue un^anfiofo, efpafimato
no a n c h ' i o come T a l t r e , ed afsai peg- deíiderio d i condurre Anime a m e ,
giore d e i r a l t r e , te la chieggiofolo per Anima,
quel punco, quando Y A n i m a íi partirá N o n intendo, P a d r e , i n che modo íi
d a l c o r p o , p e r o r a non t e l a c h i e g g i o , e pofsano generare nella Spofa Anima que-?
non l a v o g l i o , p e r c h é T imbratterei, e fte due f o n t i , intendo bene un p o c o , si
non la faprei, e non la potrei mantenere. che quella d i latee fi pofsa generare i n l e i
O h , o h , e i r é una cofa troppo intrinfeca, con quella p u r i t á , che le dai t u , P a d r e ,
e di troppo v a l o r e . dico con quella ílefta fonte d i latte, che
Padre. d a t e deriva in l e i , nepofsa generare i n
T e la v o g l i o d a r é , s i , O Filia3 & fe l a fonte d i l a t t e . N o n h c o s i , o Pa.*
Sponfo, Uaigeniti Verbi mei, n o n f o l o per dre ?
quando tu farai in fu quel punto della Padre.
morte per venir perfettamente a pofse- Bene iraellexijii3 Sponfa Unigeniti Ver*
d e i m i , ma ancora per una f o l v o l o n t á , bi mei.
mentre che ftarai in cotefta vira morta- Anima.
i e , pur che tu prepari, e t i r e n d i atta a M a quella del Sangue, non intendo , o
riceverla. Padre in che modo l i pofsa generare nell'
O r feguitiamo d i r a g í o n a r e della fe- A n i m a . D e h d i l l e di g r a z i a ,
conda fonte, che é di fangue , l a qual Padre.
procede dall' Umanato V e r b o , che é dell' Sai come Figliuola m í a ? C o n queli*
A m o r e , e quefta s' acquifta con anliofo, aaíaofo, e morto defiderio, c o m e g i á t i
e morto d e í i d e r i o , e tutte due quefti fon- ho detto, i l quale ella ss acquifta con quell'
t i , quella d i latte, quella di faneue fo- andar d i e t r o , ch' ella ta al rnio intrinfe-
no infufe ne ir Anima bpofa, e neíla Spo- co t i r o , mediante quella fonte del San-
faChiefa, da m e , e dal V e r b o Umana- gue infufa in l e i dal Verbo , U m a n a t o ,
to . A l i a Spofa Anima , prima é infufa dalla qiial fonte acquifta u n a n í i o f o ,
quella della p u r i t á , la quale i o le do me- e fpaíímato defiderio , della falute d e l
diante efso m i ó Verbo , andando ella Proffimo, p e r c h é di quefta fonte di San-
feguendo quel m i ó intrinfeco, e p u r o t i - gue, per modo d i diré fe ne ferve piü
r o , ed efsapuricá genera p o i n e i r A n i m a pe 1 P r o í í i m o , che per fe, pero che me
q u e i r a n f i o f o , e morto defiderio, i l q u a l diante queir anfiofo, e fpafimato defiderio
poi la conduce alia fonte del Sangue del conduce le Creature ad efsa fonte di Saa^
raio Umanato V e r b o . Nella qual fonte g u e , per mezzo del quale p o i le CreatUr
d i Sangue efsa s' annega tanto che non gu- re fi conducono a m e . H a i intefo o r a E i ^
fta alero, che Sangue , non vede altro gliuola mia ?
che Ssngue, non delidera, e n o n v u o l e Anima.
alero che Sangue, non íi pafce, e non S i , o Eterno P a d r e ,
íi nutrifee daaltro , che di Sangi>e. A l i a Padre.
Spofa Chiefa per tutti i íuoi F i g l i u o l i da Seguiamo ora i l frutto, che fanno efse
me tletti é infuía l a lente úcl Sangue, fonti di latte, e Sangue generato nella
mediante l o f p o g l i a r í i d ' G g n i a m o r j pro- Spofa A n i m a , e nella Spofa Chiefa le
priovolere, e ogni mortafede, e c o n f a n n o , dico tamo fecondare , che par,-
i3 annegazione, che abbracciano tutti i toiifcon molti figliuoli. M o k i ne par-
fedeli i n efsa fonre di Sangue, ne vengono torifee l a Spofa Ánima , alcuni nella Sa-
poi a quella della puritá , l a quale a' fe- pienza s altri nella potenza , alcri nella
colari é f o í s e r v a n z d della Legge Evangé- b o n t á , e altri nella Giuftizia , e que-
lica de m i e i comandamemi , donde n fti dalla fonte di latte , che fono p o i
a c o i d í t a n o T o t t o beaticudin!, e^I premio nella fapienza figliuoli fapientiflimi
d ' e l s e , l i c c o m e d i í s e i l m i ó V e r b o Urna- j nella potenza figlTuch potenti , da fa^
j re ogni potente, e grande operazione,
Opere di S, H.Maddal. de' Va z,zi . E 5 nella
Opere di S. María Maddalena
7 4
nellabontátuttiifigliuolibuom, dolci e U n i g é n i t o . U n o d i nutrimento » e 1*
manfueti, nella Giuñizia figliuoli giufti altro fruttificante , quello d i nutrimen-
jn c^ni v u t ú , e loro o p e r a z i o n í , efono to é della Spofa A n i m a , equello fmtti-
d i q u e i i i , chedííTe i l m i ó V e r b o s Sea* ficante é della Spofa C h i e f a . Q u e l l o del-
ti qui efuriunt, & fu'tuntjuftitimi. D i la Spofa A n i m a é d i f m c e r k á , ed ifrut-
quefti ne genererai tu , dice d i q u e í l i , ti f u o i , d i c o , che fon p r o d o t t i , ovve-
che íi generano nella b o n t á , egiuftizia. ro che procedono da q u e í l o arbore, fo-
N o n ^eoererai giá d i q u e l l i della b o n t á , no i fette doni dello Spirito S a n t o , qua-
phe faranno figliuoli d i maníuetudine , l i l o vanno circondando e coronando ,
e c o l lor buon efempio tirerannoaitrial- fice orne fanno i fiori le fue piante nel-
la m a n í u e t u d i n e . N e genererai ancora la P r i m a v e r a . E T altro fruttificante, che
nella g i u í t i z i a , chefaraano figliuoli, che é dcllá Spofa Chiefa é l a Fede , ed i
andranno con rettitudine neila mía v i a , frutti fuoi fono non í o l a m e n t e i fette do-
< la q u a n t i t á , e i l t e m p o , folo e co^nito a ni delio Spirito Santo, ma ancora i d o -
me1. D a l l a fonte del fatigue partorifee l " d i c i frutti d i effo Spirito Santo che l o
A n i m a m o l d a l t r i í i ^ l i u o U , nella miferi' circondano , ficcome le lampade nelle
cerdiaj nella b o n t a , nella l i b e r a l i t á , e vofire C h i e f e .
n e i r u m i l t á . N e i l a mifericordia partori- I l fecondo rifguardo , che fe lafacra-
fee figliuoli tutti pieni d i mifericordia, tifíima A n i m a del V e r b o , ncl feno del
che fono d i q u e l l i , che diffe i l m i ó Ver- Padre fu d8 ammirazione , p e r c h é quel-
b o s Bentinnlericeráesy quoniam i¡>¡i mife- , la facratifllma A n i m a íi andava ammi-
ricerdmm confecjHentur. N e l l a b o n t á > fi- rando della grandezza infinita delía D i -
g l i u o l i fenxa malizia> e fenza d o l o , de v l n i t á . E quefto rifguardo alie fue d i -
i quali é i c r i t t o J Quiift modo geniti infan- lette Anime infondeva fuoco d ' amo-
tes rat ten ahiles fine dolo lite toncupifeite, re , e come tante fornaci le facea d i -
N e l l a l i b e r a l i t á , figliuoli che fefteíll da* venires nelle quali i l Verbo va fabbri-
rebbono per amor m i ó , non che la roba, cando diveríi vafi con fiamme d ' amo-
e propria facoltá , e nelF imita figliuoli re .
umiliífimi , fenza neííuna oftentazione I l terzo rifguardo, che fa la facratif-
difuperbia. T u d i queíH folo nella bon- llma A n i m a nei feno del Padre é d ' a m o -
t a , e nella liberalitá ne genererai. L a r e , e d'amore u n i t i v o . M a , o V e r b o ,
SpofaChiefa ancor e l l a dalle fuefonti d i bifogna far q u i , come fai in te í l e í l o ,
fangue, e latte, ne genera, e partorifee che non puoi elíer capito, cosi noi non
m o l t i figliuoli, perche tutti i í u o i fono ti potendo capire é m e g l i o , che ti d i -
anche f u o i , ma ne partorifee anche par- ciamo , che tu non ce lo comunichi .
ticolarmente da f e , prima nella C a r i t a , S i , s i . V e r b o , felcroppogrande. O h ,
figliuoli tutti d o l c i ed a m o r e v o l i . N e pro- chi poteíTe vedere ed intendere q u c g l i
d u c e , e partorifee poi altrl che fono fi- occhi tanro b e l l i , che c i ri.nirano , e
g l i u o l i della mia liberalitá j ne produce ci rifgua.dano , e pur fei tutto iacom-
ancora alcuni nella mia fortezza, che fo- p r e n í i b i l e . \ tuoi rifguardi fon t a n ü ,
no armad d i fangue , alcuni altri nella che tutti gli lafeic in te fteffo : ma g l i
temperanza , che fon q u e f t i , quei che intendero poi in varietá di tempo s M a
cammano per via d i penitenza, c piu al- oh anima mía,i, che tanto ti compiaci
t r i figliuoli produce quefta mia Spo- riel V e r b o , ricordat: c h ' e g l i ha i l fuo
fa C h i e f a , che lungo farcbbe ilnarrar- facro C o r p o nel Sepolcro.
telí. fo
Anima.
^ O Eterno P a d r e , t u m i h a i d e t t o , che
c i fono ancor due frutti. M i r i c o r d o , che
me T hai d e t t i , ma non ib quali í i e n o : uno
d i nutrimento, e 1 altro non i b , fe di con-
í o r t o , o fe fia fruttificante.
Padre.
S i , figiiuola mia , e Spofa del m í o
CA-
De'Pazzi. Parce Prima. 75
da g l i occlú del V e r b o , i q u a l i , come
C A P I T O L O X X V . V olio le tempefte, potrebbono placare
ogni tempeftofo , ed aflannato cuore ,
Come il Verbo Divino u»» ¿i nuevo l a car- ma colafsú non ei é alero , che perpe-
ne SAntifítma a,W Anim» f * t/tjíto il tua c a l m a , p e r c h é , Priora tranfíerunt .
Limbo. Si che q u e g l i o c c h i fono , come due
U l i v i , ove non poífono annidarfi , n é

O
C.J. A m m a d c I - V c r b o , t o r n i , si a glo- d i m o r a r v i , fe non le C o l o m b e . L e pu-
rificare i l C o r p o , che é nel Sepol- pille l o r o . Tono i r a m i , o v e g e r m o g l i a -
c r o . O fantifllma carne, che hai rice- no i favori , e quei germogti fon preíí
vuto tanta g l o r i a , perpoi glorificar n o i j da cífe C o l o m b e , e portati nell' arca del-
avevamo a ftare í b t c e r r a , e pero ancor la Santa C h i e í a , e quivi íi í p r e m o n o ,
tu volefti ftare n e l l a t é r r a , voleíli elfer empiendola tutta d i quel d í f t i l l a m e n t o ,
mcíTo fotterra per cavar noi da t é r r a . che ne d i í l i l l a , c i o é d ' o i i o . D i piu an-
O . felice guftare fenza g u í l a r e . O Anima cora le C o l o m b e v a n n o , e tanto percuo-
f a c r a t i í l i m a , riunendoti, fe bene eri in tono c o i l r o í l r o n e i f r u t t i , e nelle c o c -
una m e d e í i m a unione, ripigliaííi i l cor- e ó l e d i quelie u l i v e , che ne cavano tut-
p o , e l o glorificafti d' una g l o r i a , che fa to ií fugo c h e é un fugo di v i t a , e fe ne
rehbe ftata i n parte invilibile a quelie nutrifeono. Il v i n o , che letifica la Spo-
benedette Anime del L i m b o , fe tu non fa vieae fpremuto dalla v i t e . L a Vite
Tavefli co i l lume beatifico c o n f ó r t a t e , é la bocea del V e r b o : i tralci fono le
p e r c h é fe 1* aveffero veduta , fubito fa- parole di eífo V e r b o j i l grappolo é la
rebbono i n tutto a tanta luce m á n c a t e . perfona , e la grazia della perfona D i -
C o s í fai a tuoi E l e t t i , che non íai lor | v i n a , che foftenca V U m a n i t á , i grani
guftare , quanto eglino poi non inten- ¡ í i p i g l i a n o c o n i e i a b b r a del d e í i d c r í o , e
dono , ma né anche tutto quello , che íi ftringono c o ' d e n t i della Fede , e i i ca-
puoi dar loro a guftare, p e r c h é f e l o g u - va i l fugo; o quefto l o pub íare o g n i
ftaffero íi rifolverebbon del t u t t o , e non u n o , ma bifogna, che fia uomo c h i l o
potrebbon fóftenere si gran dolcezza . piglia , e non beftia , c i o é che abbia
N e l feno del P a d r e , o V e r b o e r i , si , in fe F immagine di D i o per la grazia *
f o f t i , e farai in eterno, in quanto Ver- pero che la beftia piglia i l rafpo, e n o n
b o , ma T A n i m a tua, da quel feno di- ne cava la foftanza, p e r c h é non difeer-
í c e n d e n d o la riunifti al c o r p o , ed al cor- n e , ma gli uomini , che hanno l a Fe-
po riunita difcendefti di nuovo con i l cor- de v i v a per la c a r u á , difeernon b e n l o -
po g i ü a quelie benedette Anime tutto r o . L e b c i t i e , che fono g r i n f e d e l i , fe
glorificato , le quali t' avean tanto afpet- bene hanno F imagine d i D i o , pero non
t a t o . Quefto facro C o r p o íi riuni a i r difeernono , non avendo i l l'jme della
A n i m a , e non é tanto prcfto unbatter vera Fede, né anche giova l a Fede mor-
d ' o c c h i o , quanto íi fece i n unoiftante ra fenza l a carita per quefto u v a , p e r c h é i l
queíl* unione , e p e r c h é ancora era T unio- liquor della grazia non fi gufta, fe non
ne della Divinitá , queir Anima tanto da q u e l l i , che hanno l a Fede , con l a ca-
pura , quel C o r p o tanto cafto, oh con rita animara ed avvivata. E ancora que-
quanto dolce , e foave nodo di nuovo ÍF Anima fonte d'acquanutritiva, e pur-
fíftrinfero, quanto lietamenre s'abbrae gativas traente dalla Divinitá la fuá g l o -
ciarono , e con quanta gloria s'uniro r i a , che é la glorificazione , che prima
n o . E cosi come cu glorifichi V Anima ¡ a v e v a , e per nuovo titolo polliedeefsa
t u a , cosi ancora glorifichi T Anime no- l Anima , T Anima del Verbo congiunta
ftre, e le conduci nel feno del Padre, con la Divinitá s5 unifee con ií c o r p o , V af*
dove fa un c o l i o q u i o , quivi ne veggio fume, edagli un n o m e n u o v o , che non
fcaturire t r e f o n t i , da una ne procede un íi p u ó nominare, fe non da chi fegue Y
vino che inebria, d a i r a l t r a un o l i o , che A g n e l l o , e da chi l o r i c e v e dair Agnel*
condifee , e dalla terza un'acqua , c.he l o , e con quefto lo fa di tanta ecceilen-
purifica, QueíV o l i o ; che condifie non za , che di lid íi puo diré i £ h m i m efi
e altro , che un díftillamento di gloría térra, 0 i fleñttudo ejus j O^us D.ónim^
F 4 &cx
Opere di S. Miria Maddalena
7^
Rex Regunti & Dominmn Domtnanttum > • U i n a n i t á ? 11 ringraziamento, che faremo
e g l i da ogni podeftá in C i e l o e d i n tér- ad efsa fará , Calkem falutaris accipiam
ra : podeftá prima daca, e poipolledu- & nomen Dornini invocaba .
t a . Riaflume \ ' Anima del Verbo^ la fuá
c a r n e , e le da una gloria glorificante, C A P I T O L O XXVI.
q comunicante, che d i lei l i pub d i r é ,
Gbriofus apparuifli ** cenfpeñu D e i . Si Dell* Afeenfione di Criftja Salvatore.
riunifce l o Spirito Santo ad efifo cor-
p o , a n c o r c h é fempre foffe u n i t o , e gli
da un lume fopra ogni l u m e , a tal che
d i eíTa U m a n l t á fi pub d i r e j i » lumine
O Adunanza felice di v o i Santi Apofto- j.p.cra,
l i , nellaqualetu inparticolare, o
G i o v a n n i , con ifcambievol favella do-
Xitdebimfis lumen , Oculi noflri fint fem- mandi , e intendi afsai. D o v ' é G i e s ú ,
•per in lumine humunitMis Verbt . CertO quivi é i l Paradifo, é ben cofa adunque
si, che n e i r U m a n i t á vediamo lume 5 convenevole, che in cotefto l u o ^ o fíe-
2ye vultH tuo video precedente*» fplendo- no g r A n g e l i , dove fi trova G i e s u . O h
rem glari& ttt&. A tal che vien 1' Urna» gran moltitudine di f e l i d fpiriti tanto chia-
nitá del m i ó Verbo che vien adeffer co- r i , e rifplendenti, e chi g l i potra annove-
me corona delia D i v i n i t á , vien ad effer rare? A C o r o , a C o r o , a ü i e r a r c h i a , a
anello della V e r g i n i t á , ghirianda del Gierarchiadifcendono. O che gran pre-
M a r t i n , fplendor de g l i A p o f t o l i , fpec- parazione fanno al V e r b o . O c h e f o a v e
chio á c Confeífori , l i b r o deJ Dottori , ombra I
S o l é , e luce di tutte le C r e a t u r e . O O verbo , che colloquio é quello ,
U m a n i t á , tu fei tutto q u e l l o , che noi che fai con M a r i a . T u lafci María fe pa-
v o g l i a m o . E di tanto dono dell' U m a - rata da te, quanto a l c o r p o , ma la con-
nitá t u a , chi potra mai ringraziarti , fortafti di poi , non giá p e r c h é aveíse
p o i che n e l l ' U m a n i t á tua hai tanto e- bifogno di conforto, perché fe bene el-
í a l t a t a la noftra, E fe la tua é corona l a rimaneva veftita di carne mortale ,
della tua D i v i n i t a , fará la noílra coro- era con tutto cib tanto conforme al tuo
na di te V e r b o , fe tu fei ghirianda dei v o l e r e , che fi farebbe contentata di r i -
M a r t i r i , e noi faremo ghirianda tua . manere i n térra eternamente , fe eos»
T u fei T a n e l l o della V e r g i n i t á , e noi fofse ftata la tua v o l o n t á . L a eonfor-
í a r e m o l a m a n o , che l o térra,, che cofa tafti , accib ella confortafse la v o l o n t á
p u ó elíer p i ú d e g n a ? T u fei l o fplendor degli A p o f t o l i , ed allettafse le V e r g i n i .
de gli A p p o f t o l i , e noi faremo Y ailegrea- Rimafe confortata talmente , che ora y
tA t u a , poiche le V e r g i n i fon tanta a- c h i in q u e l l a r k n i r a j refta coníbrtaco d'
mate da te , e tanto a te dilette. T u ogni fuoaffanno, tribulazione,, e pena,,
fei l i b r o de i D o t t o r i , e noi faremo l i - e vincitore d'o-gni tentazione 3 p e r c h é
b r o , nel cjuale fi fcriveranno i d o n i , e chi non. truova m i í e r i c o r d i a ricorra a.
grazie , che tuconferifci all3 Anime, tue. Maria , ehi vien meno per debolezza *
T u fei fpecchio dei Confefsoti , e n o i ricarra a Maria , ch3 é tutta forte , e
í a r e m o a te fpecchio p u r o . , nel quaie potente . C h i fta i n continuo d a d l o , r i -
anderai rimirando la bellezza della pu corra a M a r i a , c h ' é raare pacifico3 c h i
? i t á , che bai data a l l 3 A n i m a , e q u e í t a é foífocato daifolazzi d i q u e í t o - M o n d o >
p u r k á é tutto d o n a tuo . T u fei í>ole , ricorra a Maria ,, ó i é Mare amaro h
che rifcaldi tutte le C r e a t u r e , e aoi fe c k i é pofseduto- dal D e m o n i o , ricorra.
non potremo con. 1'opere, almeno, c o ' l a Maria , c h ' é Madre d^tunilta,. poi che-
d e í i d e r i o ardente i i n qualche parce r i - non é cofa al cuna , che fcacei p i u i l D e -
fcalderemo le tue Creacure. T u fei ia.glo- monio^ che. l ' u m i k á . Ricorra adunque
r i a de gíi A i i g e l i , e a o i faremo. giocon- ognuno a Maria „ ricorra a M a r i a í
dita d i eíli Á n g e l i , e noi faremo, per- g-randi, , e maravi^Lioíi: fono» i fegreti x
c h e c i bramajio in C i e l o pe-pifuoi compa che conferifee a Maria ilmuo d»4ce Spo-

f ni > íiccoaiie íi ratlegrauo. in cerra, ve- ío.. O M a r i a ^ ¡i eoüoquieb, che faceíti


e n d o c i f i i n i l v a í e p e r p u r i t á . E che p o t con i l tuo Eiglurolo> quando^ ando apa-
á a m o é s f i á g a r q , che a o n fia. in. caceila. tire fii «ü 'ccMifannitá.: quello cielfet
mit
De*Paz^. Parte Prima. 77
Rifurrezione fu d i gaudio, ma quefto, fti loro efempio , nella Rifurrezione I»
e f l e n d o l ' u l t i m o , é i l p i ú g l o n o í o . M a pace, n e i r Afcenfíone gaudio ; promct-
i n che cofa prendevi diletto, o María in tendo l o r o i doni dello Spirico Santo ^
quefto colioquio? forfe : che i l V e r b o Nella Paííione defti l o r o efempio , per
foffe Spofo delle V e r g l n i , e che avefíe dlmoftrare, che i tuoi f e r v i , e amanti fe-
e l e t t e l e V e r g i n i perfua corona? s i , s i , deli hannoa dar efempio nel patirej per-
p e r c h é tu eri V e r g i n e , ed eflb V e r b o sa c h é moitifanno diré , e n o n f a r e . O B e a ^
innamorb tanto della V e r g i n i t á , ch'era to, felice, e gloriofo, chi patifce per amor
ben giuílo , che quefto ultimo d i k t t o t u o , o V e r b o , p o i c h é é m a g g i o r c o f a ,
foffe delle Vergini , quefte fon quelle, a r d i r b d i d i r l o , i l patire per amor t u o ,
che manifeftano l a fuá potenza in ab- che poíTederti i p e r c h é avendo te fteífo ,
bandonare tutte le cofe , manifeftano poftiamo perderti , ma fe patiamo per
lafua l i b e r a l i t á i n abbandonare l o r o ftef amortUG, ciferivi nel libro della vita, o v e
fe , manifeftano l a fuá fapienza i n ab non mai fi perde . N e l l a Rifurrezione de-
bandonare i l o r g e n i t o r i , e altri > mani- fti lor pace j p e r c h é Cubito, c h e f o f t i R i -
^feftanola rtcchezza del V e r b o i n abban- fufeitato, fufattala pace tra D i o , .e l a
donare tutte le cofe créate j né v o g l i o n o creatura, N e l c u o r e , o v ' é l a p a c e , v3 é
amare , né fcntir nominare altro , che i l Paradifo ; p e r c h é v i fei tu , ed efiíapace
quefto loro Spofo . O quanto ha amato non cerca á ' offendere ale uno j non parla
i l Verbo quefta V e r g i n i t á , e onorarala i n del p r o f E m o , fe non tanto, quanto, é
fe fteííb . N e l ricrear T u o m o 5 dimo- T onor tuo . I l cuor pacifico , e umile rif-
ftrb quantoquella leloíTe a c u o r e , poi- guarda fempre T u n i o n e . In quefto c o l -
che l a raccomandb ad un Vergine ^ i o q u i o dell5 Afceníione dai l o r o contento.
mentre che pativa i n C r o c e . D á tanto promettendolo Spirito Santo,, i n f e g n i , e
fplendoreil V e r b o alie V e r g i n i , che íj I moftri loro i l modo d i r i c e v e r l o , e g l i e l o
t r a e n e l f u o c u o r e , e l ' u n i f G e a f e fteflo, e ! d a i , farannogran cofeper l o n o m e t u o ,
alio fplendore della Verginitá s'ofcura 1 e poiprometti l o r o t e ftello, dicendo, che
i l S o l é , perché ilfuolumerifpetto aquel- faraicon loro iníino alia confumazione
l o non pare, che rifplenda . Q u a n d o an- j d e ' f e c o l i j promeffa in vero , che creatu-
dafti , o V e r b o , alia PaiTtone, rimafe I ra nelfunala pub adempiere, non aven-
tutta dolente Maria , quando rifufeitafti > ! do cofa alcuna, che fia f u á , ne anco fe
rimafe tutta confidente, quando afeen- ¡fteífa. T u c i p r e f t i le c o f e , ma te fteífo
devi al C i e l o , tutta ammirante . C o s i V t i ci fei dato. Puoi torre a me ia m u v i -
A n i m a tua Spofa, quando l a vifiti c o n t a , ma te fteífo m i ti p u o i t o r r e , per-
le tribulazioni , rimane tutta dolente , ché íei la v e r i t á , e hai d e t t o , che v u o i
ma non impaziente j fi duole n o n della ftar fempre meco, o V e r b o , o Spofo m i ó »
pena , ma d i quel ch' ella merita . R i - quanto poco fei conofeiuto , amato, e
mafe Maria confidente nella Rifurrezio- poífeduto „
ne ; cobi T A n i m a , confidente rimane per A coro per coro pendono íe v k t o -
l a g r a z i a , che haricevuca , porendo d i - r i e , e infegnedi elfo V e r b o , Maria ve-
re : O m n i » poffum in eo •, qtti me tonfor- de a r r i a r e ai C i e l o T umanitá dafetrat-
tat y nunt cujt*fvis manHs pugnet centra t a , e fonnatadal í u o puriflimo fangue,
me. dai fuo lacte nutrita . Maria vede i a
E l l a , quando é i n C i e l o , non é piu noltitudine d e o l ' A n t í e l i , e la b e l l a , e
dolente , n é confidente, ma tarta am- ' numerofacompagnia de3 Santi P a d r i , tra'
mirante , p e r c h é , quando ella gufta quali parcicolarmente Gsovanni Battifta»
D i o , c o n u n f c a m b i e v o l parlare, fi ma- mediante il quale ella fu lodata , e lo te-
r a v i g ü a d' eífo D i o , dico della grandezz-a ce efuicare nel ventre . M o l t i aveano
f u á , né refta g i a m a i d i d re. O grande D i o protetato i l V e r b o , ma non p e n s ó
o ammirabilt D i o , Confertni di poi i n che a l c u n o p e n e t r a í i e l a g í o r i a , c a ' e g l i
q u e í l o c o l i o q u i o , e ftabilifci gl3 Apofto!i, ha tan:o incoio^renfib'íe . O David ,
G i e ^ i i m i ó , p e r c h é aveano da eííer le c o perché non rinuovi ora i c a n t i c i , e í e
l o n n e d c . l i t u a C h i e f u , e con l a tua faf •brof-Zü. ? E fe puré gíi rínuovi i n C i e -
pieuza ^ U e f o E t i , Helia tua Paffioncde- lo , p e r c h é non gíi fai notí a no i? O V e r b o
Opere di S. María Maddalena
78
p e r c h é non aflami le tue Spofe con efíb re J v i vedi dentro quel deííderio ardente
teco , aflumile t i p r e g o , 6 V e r b o . E dellafalute del M o n d o . E fedilfe l a v e r i -
f i c o m e M a r í a , e g r A p o f t o l i alpettarc- t á i n f a l l i b i l e , dove é i l t e í b r o , iví é íl
no l o Spirito Samo nel C e n a c o l o , cosí cuoreiclfendo i l teforo del Verbo la C r e a -
c l k l ' a f p e t t e r a n n o q u i , p e r c h é i l fimile tura, i v i e r a ancora íl fuo c u o r e , e per
l a r á lor conceduto, fe da eíTe non reftem. confeguenza anche i l teforo d i te Padre
O mió D i o , O m i o G i e s ú , tutenevaie quaPerafe n o n i l V e r b o i Hortus candís-
p u r é , da noi ti partí ? O che ^audio íi fará fus. O che m i l l e r o d e i r A m o r tuo . E r a
c o i l a su , n u n o i , b M a r í a , reftiamo bene un' O r t o chiufo i l tuo D i v i n V e r b o ,
qua giü írt t é r r a . O puré Angelí prén- perché in elfo íl contenevano , e con-
dete ancor n o i , p o k h é s ' e g l i é v o í l r o tengono , e conterranno tutte le virtü
S i g n o r e , e g l ' é ancor noftro Spofo. O procedenti da te P a d r e , e íi come n e i r
Eterno V e r b o , b Sapíenza infinita , O r t o ftanno rínchiufi m o i t í fiori, cosi i n
che ts ha fatto l a creatura, per l a quale q u e l í o í l a v a n o racchiufe le tue virtú i
hai o p é r a t e tante c o f e , e o r a afcendi al d í c o d í p i ú tutti g l i ardenti deíiderj del-
C í e l o per m a g g í o r fuá G l o r i a ? d i m m í , la falute noftra s e delle virtú delle fue
che t3 ha fatto s che tamo V ami ? C h e membra u n í t e a te capo l o r o , e per
g l i d a i } C h e ricerchi da leí ? Ls ami mezzo d i queílo capo a t e , o Padre dell*
santo , che g l i dai te fteíTo , che fei univerfo . E p e r c h é , o Verbo brami
Ogni cofa, e fuor d i te non é cofa al- la pioggia dello Spirito Santo, fe non
c u n a , v u o i da quella ogni í u o v o l e r e , per fare nelle tue membra fpunta-
c faperc, p o i c h é dandoti quefto, ti da r e , ed uícir fuori queíli fiori di v i r t i i ,
tutto q u e l í o , che ha . O Sapíenza infi- che d a i r O r t o fegreto del tuo cuore p a f
j í i t a , b b o n t á f o m m a , o A m o l e l o Amo- feranno p o i , ( dirb traípiantati o nb .
re poco conofciuto > manco amato > e P e r c h é fempre ílaranno in te , ) in un' al-
da pochi poíTeduto . O A m o r e incar- tro , che fárá la patria del Paradifo .
nato , o umanato Verbo , o Sapíenza O che fiori j quanto odoroíí . Chrifii
Eterna , b i n g r a t i t u í ü n e noftraj cagio- bonus odor fumus. O che orto fegreto,
m d ' o g n i mafe , o puritá poco cono- p e r c h é non é conofciuto da m o l t i . Hor*
í c i u t a , e p o c o d e í i d e r a t a . O m í o Spo- tus condufus. Era ancora, ed é , e íará i l
fo,^ o mió Spoíb » ora che fei c o n T uma- Verbo quelia degna a b í t a z i o n e , che teñe-
n i t á tua nei C i e l o refidente alia delira r a , t i e n e , e térra in fe tutti i tefori delle
del!1 Eterno Padre r Cer mundnm eren in Grazie D i v i n e . O c h í potdTe entrar qulví
«he^ Qem , 0" fpiritum r s ü a m iuMvct in
e rubarne?- n o n o . P e r c h é é llberaliOi-
vifceriim weis.
m o , e brama p í u e g i r d a r e , che noi r i -
cevere, e p r é n d e m e dirb ciafeuno a fuo
gufto. A h non d í c o quello che doverei
C A P I T O L O XXV1L d i r é . A l ^ u í l o d i l u í , che vorrebbe da-
re larghiflimamente . O p e r c h é i m e
eft voluntas Dei fanñtficñtio mflfn . O
Xlelle cagimi d e í U venuta, delU' Sp'lrits casi voiefllmo p r é n d e m e tanto quan-
Santo y e ¿ e maravi^LoJí ejfetti di to egli vorrebbe effbnderne n e í noftro
fuello , cuore . Ego fio ad aftium , (T ptílft >
per d e í i a r d , accib andiamo a ri a o -
Parre
primo
gioriiOje
O P u r o D i o , ricordb i l r í c o r d a n t e
V e A o a te Padre , i a promeíía 3
fatta a'fuoi Apoíloli , mediante l a fuá
varlo , ed entriamo feco in cosi degna
abitazione í Quam dileífa, funt taher-
tfaekM tua . Qtiam dileÜd caverna
Paíllone , con moílrarti le fue cinque fponfi mei !
P i a g h e , ed eílendo quella del c o í l a t o , V i d i un'Ofpite Üante in un T r o n o al-
come vícina ai cuore nido del tuo Amo^ t o , ed e r a l T r o n o formato d'una con-
re y a te p í u p r o p i n c u a , , píu t i molfe a cordanza di n u v o í e artificiofamente
mandare l o Spirito Santo , si per eífe- compofte , e accomodate, e da alcuni
re incontro al tuo íeno i e si ancora per- íplendori circondato, e da un foave ven-
c h é « e l c a l a t o tífendo i i f u o D i v i n C u i o - de ello Ticífo. In ful qual T r o n o ripofa
De* Pazzi. Parte Prima. 79
queflo n o b i l i f i i m o , e d e g n ' í l i m o O f p i - puritá cosi v i l e , in una falfitá cosi frale ,
t t , c h e e l o Spirito Santo, e c o l p e í b , in una doppiezza cosi finta , quanto c
e íc screaza
- delia ília b o n t á , e della quella delia Creatura ragionevole dopo i l
cari v e r í o r o í , u m u o v e r a t t o i n tut- peccato, e puré fei fempre nel V e r b o »
t i quei
^ l u o g h i , che fono a t t i , e prepa- in te fteílb, i n tutti g i l fpiriti B e a t i , e
rati 'a .riceverlo . C h i puo ddiirréé , quel nelle C r e a t u r e . Sei neceífario alia C r e a -
d i egli £• o p e r a , e que! c V e g l i fá ovun- tura pe '1 Sangue fparfo dell* U n i g é n i t o
que per G r a z i a é ricevuto? Parla, e pur ta- V e r b o , il quale peraffettod'amores*e
c e , e nel í b m m o í i ' e n z i o fuo é fentito da fatto neceífario alia fuá Creatura , e
tutjti, E ' i m m o b i l e , e. mobiliífimo infie- b e n c h é in ogni modo farebba ftato c o -
rne, e ~ii\h íu-; imraobxle m o b i l t á á tutti me é eccelfo, immenfo , ed ineferuta-
s* inferide , é fempre quieto , e fempre b i i e , e poteva fenza l o í p a r g i m e n t o del
operaí;te , e neila fuá quiete fa gran- Sanguefalvar la C r e a t u r a , n o n d i m e n o »
diífime, degne, ed ammirabili opere . per affetto d i a m o r e i n quanto air U m a -
C o ' p p í i l d e i - a f u a ferrua Habilita fempre n i t á , e p o í l o i l precetto, ch* egli acect-
fiferma, e v á fempre attorno , e dovun- tb dal Padre d i í p a r g e r e il Sangue per l a
que m e t t e i l fuo piede, f e r m a , e con- C r e a t u r a , fu neceífario ch5eglifpargef-
fetva, e p u r é ftrugge o g n i cofa. C o s l fe i l Sangue, e '1 Sangue íi é fatto neceí-
fuo i m m e n í b , e penetrante fapere , e fario alia falute della fuá C r e a t u r a . S i
u d i r e , o d e , e penecra i l t u t t o , e pur non ferma foríe q u e í F O í p i t e n e l l i fpiriti
ode nulla , e non udendo penetra , c B e a t i , in guifa, che non fi fparga i n a i -
afcoka ogni minimo che 3 che proferi- tri? Certo n o : eífendo egli d i una a g i l i -
fcano internamente i c u o r i . P i e g a , ed ta tanto immenfa , di una p u r i t á tanto
abbaíTa con un pietofo a b b a í f a m e n t o 11 fimile , d i un amere tanto intrinfeco ,
fuo c a p o , cd i n a b b a í f a n d o v i e n e afub- che fe egli íi ripofaífe i n l o r o , non íi r i -
blimare g i l a b b a í f a t i , i quali nella fom- poferebbe nella Creatura tanto contra-
ma íublimitá divengono piü baífi. Q i i e - r i a . D o v e dunque fi ferma? Per tutto
fto Ofpite tanto n o b i l e , e tanto genti- dove non é difeacciato fi ferma, p e r c h é
l e i n ogni Á n i m a , non mai ripofandofi, á tutti íi c o m u n i c a , fuorche a'peccato-
fi ripofa , ed é fempre in moto , con r i , che non v o g l i o n o ufeire da quel fan-
tutto , che fempre fia ftabiliífimo , né g o , e ne puo come la c o í o m b a dell* arca
11 ferma giammai né del P a d r e , né del in quei c u o r i fermarfi . Ritorna addiec-
V e r b o , n é negli fpiriti B e a t i , né nelle tro , p e r c h é non t r u o v a . Ubi requiefcae
C r e a t u r e , i n g u i f a , che non ficommu- fes fuus, né pub patire quel lezzo pe>-
n i c h i altrui per Grazia , n é fi comunica Hílente , d i si fétida carogna , Come'l
tanto a C r e a t u r a , che piü non v o l e í f e , cuore del peccatore, íi vuele oftinata-
e foífe p r o n t o , fetrovaífe difpofizione, mente nel peccato perfeverare . Si fer-
qual fi richiede i n quella Creatura , z ma per natura quefto fpirito in una co-
c o m u n i c a r í i . N o n t i f e r m i , o Santo Spi- municazione, ed unione del V e r b o . Sei
r i t o n e l l ' i m m o b i l Padre , p o i c h é eífen- fermo ne <*li A n g e l i , o Ofpite, non per
do egli tanto potente, etantofapiente, natura, n o , ma per G r a z i a , per comu-
e tu í i m i l m e n t e potente , e fapiente nicazione , ed unione . T i ripoíi nelle
quanto egli , per eífer una íleífa cefa Creature non g i á i n quelle s i brutte, e
c o n l u i . Se ti fermaífi folamente i n l u i , deformi da te , ma fi bene in q u e l l e ,
non ti p o t r e ñ i communicare alie Crea- che fi rendono atte a ricevere in loro
t u r e , quali fonbifognofedi t e . N o n ti per communicazione de' tuoi doni la fi-
fermi nell1 Incarnato V e r b o , perché fe militudinc tua per p u r i t á , e d i n q u e l l e ,
inquefto tifermafli, non t i potrefti fer- che ricevono in l « r o f ¿ífetto del Sangue
mare nelle Creature 3 eífendo che conofei del V e r b o . In quefti tali t i ripofi, che
i l medefimo Verbo d' una puritá cosi im- fono abitazioni atte a t e , e non t i ripoíi
menfaj d ' u n a v e r i t á c o s i eterna, d ' u n a nella Creatura, come Creatura da fe i n -
unitá cosí perfetta, che vedendo le Crea- clinata al peccare, ma ti ripofi i n l e i per
ture r a g i o n e v o l i , tanto a q u e í t o diífimi- comunicazione, peroperazione, perfa-
glianti non ti potrefti fermare in u n a i m - pienza, per potenza, per l i b e r a l i t á , per

beni-
So Opere di S. Maria Maddifena
b e n i g n i t á , per carita , per amore, per mortificati Eremiti Eremiti , i Contemplatlvi
purita, e d i n í b m m a per tua fteffa bon- Anacoreti - i mifericordioll A t t i v i , i
t á , ed infondendo quefte g r a z i é nella tua v a l o r o í i C o m b a t i e n t i p e r l a Fede, i p r u -
C r c a t u r s , l a v i e n i aíar* attaa ricever t e . denti P r i n c i p i , g l i ubbidienti Sudditi ,
E q u e í l o T r o n o va circondando tupto j retti G i u d i c i , e pazienti pupilli . R i -
runiverfo, i l Cielo riempíendo , e la cerchi nell'animo quefto numero per-
t é r r a attorpando , a guifa, che & Ú So- fetto d i d o d i c i , volendo , che fiano i n
l é , che ftá i n C i e l o , e ínfonde i fuoi rag- lei dodici difpofizioni, ovvero virtu per
g i i n t é r r a . D i m o d o , che quefto D i v i n o poter operare in l e i la tua operazione j
S p i r i t o é i n C i e l o , e i n t é r r a . E* i n C i e - un intrinfeca u m i l t á , una rafl'egnata v o -
l o , in fefteíTo , e i n t u t t i g l i fpiriti Bea- lontá , un*impazzita memoria, un mor-
t i , é i n t é r r a in tutte ie Creature. Se rif- ro intelletco , un balordo effetto , una
guarderai i l principio del fedente i n eííb caritativa v o l o n t á , un* intrinfeca man-
T r o n o , prima vedrai i l fine fenza fine fuetudine, una perfeverante pazienza ,
d e i r E t e r n i t a , c h e é l o íMTo principio . una íincera mente, una fortificara G i u -
Se v u o i rifguardare F E t e r n i t á del fup ftizia, Ia amor t u o , e del p r o f l í m o , che
principio fenza principio , vedrai i l fi fono i l c o m p i m e n t o d e l i a l e g g e . P o i r i -
n e j ma 11 ripofa quefto D i v i n o Spirito cerchi quefto numero numerato in ogni
In gente d i numero n u m é r a t e , é in- Congregazione ¡ Prima i tre voti da m o l -
divifo , ma bifagna ? che ftieno com^ ti p r o m e í f i , e da pochi oííervati , una
A p o f t o l i in unione , ed orazione , ed retta dottrina ? un ferapiiee , ed incó-
i n timore interiore , impérfetto s i , ma gnito v i y e r e , una radicara diferezione,
b u e n o . I l numero d e ' d o d i c i Apoftoli £ Una retta Giuftizia ? un'inenarrabile, per
numero perfett©, e g l i altri ancora nu- lafuagrandezza, unione, una continua
merad , ma non credo foífero foli que- l o á e , una forte vigiíanza , un' íníignita
i l i aricever l o Spirito Santo. O quanti, fapienza, una licura foüttidine , un fan-
quanti fenza numero numerati furono to lilenzio , una ftabile, ferma , íince-
q u e l l i , chericeveron con g i i Apoftoli i r a , verace, retta, efanraRegola. E á a
d o n i di quefto Spirito in quel g i o r n o , mtte quefte, cioé dall? A n i m a , d a l l a C h i e -
c h ' e g l i f o p r a d i efli, e t u t t a l a Chiefas' f a , e dalla Congregazione ricerchi que-
infufe, e difíufe . Tutte le A n i m e giu fto perfetto numero , e non folo que-
fte, e care a E>io, ricevettero in quel - fto , ma che liano uniti i n fanta can-
giorno , grandiíTirao accrefeimento di ta , e orazione, e di tutte quefte c h ' é
g r a z i e , e d o n i c o m u n i c a t i d a quefto Spi- 1'eíperienza,
irito. Fu una p i o g g i a , che l i íparfe fo-
pratutta la C h i e f a , c i o é fopra tutte le C A P I T O L O XXVIII,
A n i m e giufte , e fante , che erano nel
M o n d o , e ne partecipo ciafeuna fecon- Segué l- iftejfa maíerlít ^ e con V ijleffo
do la fuá difpófizione. Eran quefti nu- ¡lile altifftmo,
m e r a n , e d e r a n p o i d o p o , cheeffi A p o -
ftoli ebbero ricevuto quefto S p i r i r o , fen-
za numero certo , e anche numerati a
m i i l e a m i l l e . . C i ó ricerchi nell5 A n i m a ,
S I ripofa, o Verbo in ogni Creatura
in ogni Anima queft' Ofpite ? fi ri[P0"
fa, s i , fopra la t é r r a , é fopra i l C i e l o
Nell'
ífteflar,
parte, é
capo,
nella Congregazione, e in fomma i n tut- Si ripofa nelle C e . - t u r e , ma per fimili-
ta la C h i e f a , c i o é che v i lia un numero tudine. Si ripofa nel Peilicano , s?innal-
numeratoj l i come era i n q u c l l i j che lo za nel C e r v o , s'afliía neir Aqüila , par-
ricevetterp i,nd.etto g i o r n o , N e i r A n i m a torifee nella fempfce P e c e r a , íi d ü e t t a
un numero n u m é r a t e d i virtu . N e l l a nella p u r a C o i o i n b a , 11 lamenta con l a
Congregazione unafavia fapienza . N e l - mefta Tortorella , íi fortifica nel forte
la Chiefa un numero numerüto di gente. Elefante ( Ed in períona di quefti ani-
R i c e r c h i nella tua Chiefa i l numero mali i n t é n d e v a 1'A i i m r , che per v i r t u ,
duodenalio . C i fono i K c l i g i o f i , i l o r e doni hanno l a íim/'ftudjne di eífi. Par-
capí v e r a c i t u o i C r i f t i , c i fono i carita- la per modo di colloquio con i l y e r b o )
t m Predic^ton , i niifti R e l i g i o l i , i P u b in tutti iníonderli í dico i n ogni
crea-
De' Pazzi. Parte Prima.
creatura í P u o fe ogni creatura aveíTe barbe della planta, ín gulf1 ú u n fnl -
quefta p r o p r i e t á . M a fai Spofa, e C o - la priva de5 f r u t t i , ma dell i v i t a , perche
lomba m i a , dove i ! m í o D i v i n o Spirito í a f a f e c c a r e . C o s i e g ! i f a ? l l e barS,
í i r i p o f a , e vainfondcndo i f u o i d o n i , e e(Ta Anima , privándola poi áeMas tusa
grazie ? dove truova difpoílzione , r i - G r a z i a , e d i t e , chf fei vita i : l¿i , B
nuova q u e i r A n i m a , che truova difpo- tutte le Creature lo veggio DÍU iccat sza-
í t a , e la conduce aii^inrendimento d i m e . t o , che non fa i l Fañclullo la Nut' i c e ,
N o n l a p u b penetrare, í e non c h i h á lo mentre ftá attaccato al tiio pettij - M a
íleffo dono d'intendermi . M a fai , fai chi fará tanto forte , che uoffa levare
"Figliuola d e i r Eterno , e confuftanziaí quefta puzza dalle Creatu'í-^ v t ú é abd-
P a d r e , quel che priva d i m e , e del m i ó minevol lordura dalle tue Anime ? >
fpirito? l l perverfo amor p r o p r i o , fon- fará col fuo difeendimento quefto Spíri-
t e , e origine d ' o g n i peccato, e da me to . E che íi m u o v e r á egli a fare? Si
tanto o d í a t o . P e r b v i e n i un p o c o , che m u o v e r á a purificar prima i cuori deile
t i voglio moftrare come fta i l M o n d o tut- Creature , in guifa, che eífenJo purifícate
tofonimerfo, edannegato in eflb- amor efalteranno poi in loro i l V e r b o , che
proprio 5 e vedrai, che ehi con V intellet- con l* amor proprio aveano abbailato
t o , c h i c o n l a m e m o r i a , c h i c o n la vo- con fare il voler del Demonio , che é con-
i o n t á , e chi con tutta r eífenza d e i r A n i - trario a l V e r b o , a tal che c o f medeíivm»
ma , fi va fommergendo i n e í í o perver- vocabolo dv amore íi difj-'regia , e s'efalta.
f o , e da me r e p r ó b a t e amor p r o p r i o . M a Varié fon le vie , e i m o d i , co3 quali , b
quel c h e p i ü mi difpiace, é che e g l i abiti V e r b o , fei ftato fubblimato, edefaltato
ancora n e i m i e i C r i f t i , e nelle mieSpo- da tuoi e l e t t i , e che tu ha i fubblimato, ed
í e , e q u i d o v e non pub entrare nelFeftrin- efaltato l o r o . O D i o b u o n o , o buono
f e c o , cerca di penetrare n e U ' i n t r i n í e c o . D i o , nome d'amore3 n o n i o merita qucíl'
M a g u a ! , e per mille v o l t e , g u a i a q u e i r amor proprio ch5 é un perverfo o d i o , ma
A n i m a , che vive íieuramente conqueilo da' cuori l o Spirlto tuo l o Leverá . M a
amor proprio . E mafltmamente quat> non potendo entrare i n q u e i r A n i m a , che
d ó é n e i r intrinfeco, e non fe n accor- Y ha i n fe , come l o leverá ? Bifogna ,
g e , d o v e f á m o l t o maggior danno, che che i l Sangue fupplifca, e che nafeonda r
n e l F eílrinfeco . Sai quanto é diftererue e difponga V A n i m a , accib lo Spirito San-
F intrinfeco dall5 eftrinfeco ? quanto le co to poífa levare i* amor proprio , p e r c h é
fe, che io hb créate per l a Creatura dalia piá non ci r i t o m i Sublimavit cornu Chri*
Creatura creata per m e . ftt f u i . B a i fublimato o Eterno U n i -
A h , ah , che fe l a communicazione génito , Incarnato , e Umanato Verbo
d i tal vifta foífe penetrata, come ella é , i l tuo Spirito Santo, c h s é ftato la tua
farebbe per dir cosi guítar V Inferno. O , fortezza, e dalla tua C h i c f a , d i cui tu
o come v e g g i o , o V e r b o , le Creatu- fei capo , e d e l l a é l corpo . Quefto é l -
re imbrattate da quefto a b b o m i n e v ó l e corno , che tu hai efaltato c o m u n i c á n d o -
amor proprio , S' i o me ne vb a tuoi lo , ed i m p e t r á n d o l o co 1 tuo Sangue. Si
C r i f t i , come a i principali , veggio in ego n o » abier&y Paraclitus mn "veniet a é
l o r o neM'eftrinfeco, e p e g g i o n e l í 5 i n t n n - •vos : Si enim abiero , mitt&m HUim ad -vos j
f e c o , radkato querto abbominabile amor & cum -vente?, arguet Mundurv de peccaio3.
proprio , e per ben nutrirlo , vanno de J u í l i t m , & deJudicio. T u lo manda-
m o l t i d i effi cereando per mezzi uma- fti, o V e r b o , per i l m e n t ó del tuo Sanguej
m y anzi del demonio , non i beneíizi e comunicato al Mondo fu poi conofeiu-
f uoi , nb , ma quelli della cerra . M a t o , ed efaltato nel M o n d o s ancor che
che dirb delie me Spofe^ quali veggio a k u n i prima l o conofccífero>, ma rioti
efler tanto oceupate da quelFamor pro- cosiperfettamente come d o p o n e come
prio , che pin amano- fe fté'íTe , ed i l dopo l o riconofceífero. E chceftettima-
proprio v o l e r e , che re Soofo doíciiílnio ? r a v i g l i o f í f e c e n e l Mondo riforuiando, e
Fá 4ut-ít'amor proprio neít* Anima come dando nuovo eífere al Morkic. Sublir-M-uie
quel v e r m i c e i í o ; c o l íiío fottik*, comuChrijii fui . L o fteüo Spirito ha por
c continuo rodete , -vi ¿ o n m m a í k i o % efaltato te: tu i5 hai íublimaco, ed egli c \m
ei'ak;^
8 i Opere di S. Maria Maddalena
cfaltató ? Infondendoíi ne1 tuoi elettt , te le Anime d e l Miondo i n vita eterna:
I m p e r o c h é infondendofi lofpirko- in ÍOf Hons. aquA viva falientis- in mitam &ter-
r o , fa fare a quelli r operazáoni di te Vei> »am . E ehi mette riparo a quefto) fiu-
b o ; d i m o d a t a t e , c h e í e i tanto efaltato me ? C h i impedifee; i l fuo corfo , che
i n l o r o , quanto t i puoi efaltare d a t e , pur fappiamo quanto é violento un fiu-
m a i n l o r o s . cífendo i n l o r o . diventato un" m e , equanto éX diífícile; J;i£r,M«, di ftornare s vo
Jtl fh
altro t e , mediante T infuílone del medeíi- rattenere i l corfo d i l u i ? II maledetto
m o Spirito per unione, e participazione, amorproprio d i n o i í l e í f e , e quefto no-
ma p o i per comunicazione de' tuoi C r i - ftro volere contrario a l voler D i v i n o ^
fti , fei eíaltato in, quanti s'infonde l o Quefto affrena i l corfo, e r e m p i t o d e l l a
fteffo S p i r i t o p o i c h é tutti g l i fai Crifti. tua G r a z i a E veggio quefto maledetta
Dii>. e V e r b i i n t e : Bgodixi Diiefits, & noftro v o l e r e , ed amorecombattere,, e
Xiliiexceljí omnes. N o n piu un folo D i o . pareggiare laforza delíatua. Onnipoten-
za > o- Y e r b o : é onnipotente per fuo male
ma m i l l e , e mille D i i , un folo D i o in;
quefto noftro volere ed amor p r o p r i o ,
effenza, e i n tre Perfone j ma m i l l e e
p e r c h é pub ritenere c b fuoi argini que-
m i l l e D i i per partlcipazione 9) comunica-
fto fiume piü rápido > e piü violento d i
zione x ed u n i o n e .
ogni mare,, n o n che d i unraltro fiume,
Otnnes Jttkntez tne> ventfe ad me. Fluet
della tua G r a z i a D i v i n a , c h e non í i ^ a n -
ineofonf a q M viva. C h e fontana é c c -
da^ eche non ridondi neir Anima » N o n
tefta s b V e r b o ? T Anima ? si j e che acqua
c meravigliadella tua O n n i p o t e n z a , che
é.cotefta H a Grazia ? si i;dunquedall'Anir
p i c c o l a , e minuta arena delle fpiagge r i -
nna uícira la Grazia >s m a n o a é La Grazia
tenga T e m p i t o , e T o r g o g l i o d e i r onde
á o n o fopranaturale ? certo sij come dun-
quando'ilmare é. p i u gonfio . C h i affre-
que porra.ufeir da lei cofa maggior dilei.x
na queH'onde, e l e fa tornare indietro
nepub efTer Creatura d i tal perfezione,
rotte,. e d infrante i n fe fteffe? i l riteni-
che le. fia connaturale, fe non é al. í u o
m e n t o d e s a r e n e , , o puré l a forzadella
D i o , come l a tua umanitá;, o V e r b o ,
tua onnipotente mano , che coslvuole ?
p e r í b n a l m e n t e unita . Scioglími, quefto.
Terminum pofuijti „ quem ñor* tmn-ígre-
n o d o pcE t u a b o n t á : e o d o , che m i r i í -
dientur . Huc u/que venies y & confrin-
pondi y che non ufeirá da l e i , come cofa
ge* tummtes ftuVius tuos. . Minuta p o i -
da l e i nata, o che a. l e i naturalmente fe
v e r é , , ed arena pub refiftere a: tanta for-
le convenga ^ L e conviene p e r c h é r A n t
za del mare, p e r c h é cosi v o i coraanda-
ma é ftata fatta da.te capa.ee d i te per do-
fte, b Signore . E c o f i tanto d e b i l e , e
no- tuo >4 e per efler per favore. da t e , 9.
ieggiera». e picciola quanto i l proprio vo-
Yerbo1, a l e i f a t t o , d á n d o l e fine foprana-
l e r e , e r a m o r d i ' n o i íiefle> averá forza
turale , che fei. tur fteííb , ella cotanta
per refiftere al fiume d e l í a tua Grazia , c
cfaltata j ; perché, ne puré a g r A n g e l i é
impediré i l corfo, c h ' é tanto r á p i d o , che
connaturale n é come connaturale é de-
puaíenza-difficolta. alcuna, fe non c i fof-
bita la Grazia ^Ondc come i lfineu l t i m o ,
fe i n noi refiftenza, tirar feco tutto quan-
a x u i e l l » . afpira per tuas b o n t á , é fopra!-
to i l Genere u m a n o i n Cielo-:. Salimtisin
naturafe j , c o s i doveva anche eíTerc i l
vitam. Atemam ? puo fenza, fallo.. E lo»
m e z z o , che a cotal fine la conduce ^ c h ' é
fperimentiamo.ogpi. giorno . N o n c i pa^
lia Grazia-. E poílo quefto fine pollo d i r é ,
j a p i c c o l o ildifordine: d e l noftro-proprio-
che in certo modo e g l i é connaturale a
amore t del noftro proprio v o l e r e . Se ci
f e i , c c o s i n e p u b efler fontana, e acere-
par piccola com* arena , o i m é ch* é
fcendola in fe ftefla c o ' meriti,. e impe-
grande per noltro male. N o n bifognano
t r á n d o l a per. gl'altri con rorazioni,,e coo-
monti,- n é balze oppofte a l mare, bafta
perando COÍI D i o ne g l i altri c o n l e paro*
1J arena per ritenere, e ribattere F onde
l e , ; e con g l i efempj.. O acqua pretiofa j ,
delmare .. N o n b i í b g n a n o monti di pec-
o c h i n e di.veniíreibnteper c a r i t a , b chi
cati e n p r m i , bafta K arena d i quei difet-
lipoteíTe comuaicare, e fpargere per tut-
t i , , ehe c i pajón p i e e o l l , e non fono. »
t a i l l m o n d o , e divenilfe fonte, e fiume
quando í i o p p o n g o n o a D i o , a ritenere
t a a t o l a r g o e r á p i d o ^ che n'involgeíTc
i l corfo di queíltTrapido fiume, ed O c é a -
fee^s e ae tradle feco-c orne al mare y t u t
no:
De* Pa22i Parte Prima. 83
no della G r a z i a . O quante, o quante Spo- t a n t o r i c e r c h i , e v u o i farc n e l l ' A n i m a ,
fe del Verbo , che volavano nclla vita p o i c h é h a i / a t t o i n l e i quefto mare di ac-
fpirkuale al principio d é . xivolgiiTiento que, d o v e í b n o i pefci delle p u r e c o g í t a -
del loro cuore a D i o , e per colpa d i que- z i o n i , ci>e producono molte g i o j e , e pie-
í l o a m o r proprio tornarono addiecro, b tre preziofe d i v i r t ü n o n per a d ó r n a m e
íi viddero ferme in miferabiliflimo ftaro! fe , ma i l V e r b o : His ómnibus velue or-
C h i le ritenne ! e c h i ancora pur adeílo namento vefiieris j /oli Deo honor, & glo-
l e ritiene? ' Q u e i r a m o r proprio piccolo ria . Se vb alie Creature, che hanno 1' c t
i n apparenza , grandiífimo in poflanza . fere, l e v e g g o pigliar vigore dalle fteflc
Percib iterum dico uipiats . G r a n cura acque, p e r c h é v e g g o , che g l i a l b e r i , che
ci bifogna a c o n o í c e r l o prima > e p o i a fon piü a l t i , c frefehi, £ fanno p i ü frutti,
sbarbarlo , e í p i a n t a r l o , p e r c h é non íi e danno piü foave ombra j e í f e n d o m o l t o
attacchi nell* a n i m o , e non v i íi r a d i c h i . fondati, e copioli d i f o g l i e , c o s i vuoi fa-
P e r c h é , o i m é , che danni? M a io fcor- re i n n o i , p o i c h é eíTeaao le potenze dell*
go uiValtra fontana , e un' altr'acqua, che A n i m e n o f t r e p l á n t a t e , « t a d i c a t e nelfo-
viene l>b per d i r é , fe non da piü alto luo- pradetco mare , che hai fatto i n n o i me-
go 3 almeno piü fegreto, fe c i pub eífer dí ante 1' influífo d i quefto S p i r i t o , pren-
luogo piü fegreto, e piü alto ,,dehíeno d i d o n o v i r t ü , e vigore da q u e l l o , facendo
D i o , da cui viene l a G r a z i a ; Defcenáens a grande abbondanza di frutti, e tanto íí
2ñtre luminum. D i c o d i un' acqua, che vannoeftendendo per affetto d i amore,
viene dall' iftefla Eífenza D i v i n a . C o n che fanno amena ombra a te, o V e r b o ,
c i o f i a c h é d á u n diftiUamento d i tanti af- fotto la quale t i r i p o í í , e c i b a n d o t i d i quei
piramenti d e ' t u o i m e r i t i , o V e r b o con- frutti, dove poi ancora tu i n v i t i Y A n i m a
giunti a queg'li intimi d i amore del Pa- tua Spofa a ripofaríi fotto 1'ombra t u a ,
dre , e di te F i g l i o , che con affetto cordia- eguftarc de' tuoi dolciflimi frutti , á t a i
l i f l i m o v i amate, e da quefti aípiramen- che pub d i r é ;: $Hh umbm illius > qttem de"
t i , che fono a guifa di nuvolette amorofe fideraveram fedi , fruüus ejus dulcís
intorno a l l ' effenza deir Idea del Padre 3 guetuñ meo . Tanto che tu Verbo fox
chefeitu , o Verbo fuaimmagine eífen- ombra a l l ' A n i m a , c h e l a r i c r e a , e c o n f o -
ziale j c o m « q u e l l o , che per via di cogni- l a , e T A n i m a a tefa o m b r a , che t i r k r e a i
z i o n e , ed intellezione íei generato dal e c o n f o l a , t u l a c i b i , ed e l l a c i b a te con
tuo P a d r e , rilaflati dalla tua l i b c r a l i t á , quel c i b o , che tanto ti diletta, c i o é che
riaflunti poi dall* amore, muovendo un fifaccia l a v o l o n t á del tuo Padre i n l e i :
foave vcnticello del tuo b e n e p l á c i t o , e Meus cihus efl , ut faciarn voluatatem
battendo i n quello fai diíHUare, quellJ Patris mei. C i b o , che ovunque l o r i -
amena, e dolce acqua4eJlo Spirlto San trovi nonpuoi ritenerti di non guftarne
t o , che co5 fuoi 4 o h i nell*Anime sJ infon- o l t r e m o d o . O potefsMo faziarti di que-
d e . N o n bifogna eífer monte , ma ftar fto cibo ^ C o m e bramereiditrarti quefta
g i ü n e l p i a n o a p i é della ripa del m o n t e , fame,. M a fammi S i g n o r e , i n g o r d a , af-
dove difcende quel foave diftiUamento famata di quefto cioo , perch'io p o í f a ,
d e i r a c q u a . O puro D i o s Eterno Ver- anche con l a m i a fame, c h e f a r á m i o , e
bo , vorrefti fare j n noi un fonte d i acqua tuo cibo , faziarti. Servono ancora l'ac-
v i v a 3 non morta , nb ; p e r c h é le cote q u e i u nutrimento dellaCreatura, ^che ha
morte non t i fono a g r a d o , p e r c h é fei V eífere , i l fentire, e 1' intendere. M a á
D i o de* v i v e n t i , e ogni cofa, che vive a chi ti c o m p i a c i , che dia i l nutrimento
tefolamente é v i v a . S e v b alie Creature queir A n i m a , che ha lo fpirito tuo in fe,
m a r i n e , che hanno Y effere, ed i l fentire, íe non al Proílimo fuo per affetto d i amo-
le v e g » o pigliar nutrimento dall" acque re , e i n u n c e r t o m o d o a i r U m a n i t á d i t c
dello líeifo mare, efervir poi alie Crea- Verbo Incarnato , p e r c h é ella íi compla-
ture r a z i o n a l i , non l o l o per nutrimento, ce i n t e , e tu i n l e i , e la fai crefeere, e
ma ancora per ornamento; p e r o c h é abi- far d o l c i f l i m i , e foaviíTimi frutti con g l i
tando g l i ftefli anlmali nel mare, conce efempj ? e con le p a r o l e . O Verbo deh
pifcono, e p a r t o r i í c o n o pietre preziofe, non ri.ti ar da me la virtü della tua D i v i n i -
delle quali íi adornano g l i uomini , e t á , t e ñ e p r i e g o , ma confervami Signor

mió
84 Opere di S. M.aria Maddalena
m í o i n queíla innoceii^a _ clie m i deíll da '
p r i n c i p i o , conCerva il p a t t o c h e confe- C A P I T O L O XXIX.
ri-fíi inte per m e , coníervaini ti p r i e g o ,
accib io poíTa riverfare te n e ' proíTimi Delt Operazioni mirahili, che f a lo Spirite
m i e i , d i c o , V amor t u o , i l l u m e tuo nel- Sñnfo nelf Anime , nelle quali / i ti-
l e C r e a t u r e d a te amate j conferva te i n le.
m e , econferva ancortutte q u e l i e , che
con fatica vanno camminandoper i e t u e L movente, e fempre fermo Spirito va ^
vie , conferva l o Spirito Santo tuo i n I attraendoperdir cosi, dalla gloria del ¿ f^t[
Padre un raggio candidiífimo, e lumino* no.
m e , e conferm.a la Spofa tua nella tua
G r a z i a , accib che l a poífi coronare della filfimodi g l o r i a , e dal Verbo incarnato
rigenerazione fatta d i l e i nel tuo Sangue, un dardo, o una íaetta ardentiíTima, e pun-
per cui aequiftb nuova v i t a , e della nue- gentiííima d'amore, per illuminare, e otte-
va vita, che Thai data c o l tuo Spirito, con- nebrare,perferire , efanare, per accen-
fervalo i n lei per g i o v a r e , fe fia poflibile dere , per raftreddare, per a v v i l i r e , o ab-
c o i fuo affetto a tutte le fue C r e a t u r e , a l - bagliare, e per íar gloriofe le C r e a t u r e ,
ie <qualideíidera c o m u n i c a r í i , o per me- che l o ricevono nel fuo cuore , e farle
g l i o d i r é comunicar t e , per condurle a camminare peramore. D a l vi neo lo c o l
te : Lauians laudah Spiritwn SanU-um. qualcunifce eternamente, e annoda per
E l o fpirko s* influirá nel m i ó cuore per perfettiflima unione, ed i d e n t i t á , di cari-
opera del V e r b o , e i l V e r b o poi con l o t a , e d i l e z i o n e , l o Spirito Santo le Divine
Spirito Santo rinfluirá i n me c o n la fuá P e r í b n e , Padre, e Figliuolo, attrae utfafpi-
Grazia , e unirammiafe infierne con tut- ramento d'un v i n c o l o , e d' un n o d o , c o l
je le Creature. quale V A n i m a a fembianza d i queir unio-
Omnin in Jttpientia fecifti . SapientiA ne s'unifce a D i o , e a D i o u n i f c e con per-
Adificavit Thronum AltíJJtmi j nel qual tro- fettiflima rilaífazione le fue potenze, unite
no fi ripofa i l V e r b o . JE? Verbum erat anco in fe fteífe, m e m o r i a , intelletto, e
0tpuA I>eum , & Deas erat verbum . C o n v o l o n t á , onde non voglia , e i n certa ma-
un''eterna Sapienza /iede fopra quefto niera non poífa, mercé della G r a z i a , che
t r o n o , sforzando dolcemente fenza tor l a tiene cosi ftretta, ed unita al fuo D i o , r i -
l o r o Ja liberta, le Creature razionaii, che cordarfi d'altro, intender altro, volereal-
v o g l i o n o ricevere quefto dono dello Spi- t r o , che i l fuo ú n i c o , e perfettiíTimo amo-
rito Santo. V á p u l f a n d o a t u t t i , ma d o l - re , e la fontana d o g n i bene, che é l a D i -
cemente battendo, e ricercando, che ogn vina Carita d i eíib : Vulnérate charitaíe
uno íi difponga a ricevere quefto dono . ego fum : O , c h i non potefíe come i
V a foavemente cantando con dolce Beati in C i e l o feioríi giamai d i cosi
pianto. V a g i u b i í a n d o , piangendo , r i - beato, e cosi ftretto nodo . D a l í ' I d e a
cercando, che o g n uno fiadlfpofto a r i - della ragionevol Creatura, che é nella
cevere quefto dono . A m m i r i i'intellet- Santiflima Trinitá , l a quale é l a ca-
t o , noti la v o l o n t á , intenda l a memoria gione per dir c o s i , la f o r m a , la r e g o l a , e
tal dono dello Spirito, che infonde fe ílef- la mifura ds ogni eífere, e d" ogni perfez-
f o , e i fuoi doni n e i r A n i m a . SJ infonde zione d i elfe Creature, attrae un cando-
quefto Spirito procedente d a l P a d r e , e r e , ed una fuperfluenza di G r a a i a , infon-
dal Verbo i n un modo tanto foave neir dendolo quaggiú alia Creatura, o n d ' e l l a
A n i m a , che non é intefo, e come non in- conformata aquella prima Idea viene ad
t e í b p e r l a f u a g r a n d e z z a da p o c h i ftima- eiler perfettiflima , e finiiliíTima al fuo
to . £ arreca neíl' A n i m a oltre la fuá bon- Creatore. O l e i beata. Attrae da tutti i
t a , la potenza del P a d r e , l a fapienza del C o r i A n g e l i c i l a fortezza, attrae da tut-
F i g l i u o l o . E T A n i m a cosi potente, e í a - ti g l i Spiriti beati T u n i o n e , ed i l tutto
piente fi rende atta a mantenere i n fe ha l o Spirito D i v i n o i n fe, e il tutto non-
quefto degno abitatore accarezzandolo, di meno attrae a fe , ra a per infondeiio
con íar che egli fi compiaccia, e non fi p o i a noi , ed é infuío da l u i prima ,
parta. che noi c* accorgiamo , che egli T i n -
fonda. E c o m e c i b f i f a ? Attrae e«li quel
ridon-
De' Pazzi. Parte Prima. 85
rldondamento della gloria , c h ' é data fi che poíTa diré s Iritrs 'ttxk ne in cd*
l o r o , e q u a l i b r i c i o l i , che cafcano da! lam vinariam y erdinavit in me chx itmem «
banchetto della gloria le comparte alie D i quel vino de* B e a t i , che Crifto pro-
rpofericche, epovere infierne, r i c c h e , meíte d i d a r é a g l i Apoftoli d i c e n d o : Bi-
p e r c h é é fatto lor parte d i si gran bene , bam illud vobifeum novum in regno Patrit
povere , perché fono fempre fameliche mei. L a t u a liberalitá fi deve infondere
dique1 veri b e n i , n é ftimano mai fe ftef- i n t u t t i . M a b i f o g n a , che la difpofizione
fc meritevoli á' alcun bene, non che d i venga da te con l a corrifpondenza l o r o j
cosi gran bene j e da quefto nutrimento a tal che sJ ags'msneni s t a z i a fopra ^ra-
di quei veri b e n i , o per m e g l i o d i r e nel z i a , d o n i í o p r a d o m , m o g m A n i m a , che
noftro modo d'intendere , I d d i o , a cui fará difpofta a riceverti. Diviene poi 1? A -
fono eífe per carita u n i t e , crefee in l o - nimateforiera t u a , che puo diípenfare i
ro , e quafi viene a magnificaríi nel cuo- tuoi d o n i , che tu riponeíli i n l e í .
re 3 iángnificat anima mea Dominum . C o n una quieta veemenzainfonde, e
N é folo cosi fi dice Iddio crefeere i n l o - c o n una inquieta fottrazione l i ritrae ,
r o , ma i n una certa maniera per parti- fe pero pub e í f e r e , ch* egli íi fottragga
colare attribuzione delíe perfezioni co- da fe, e non prima fcacciato da n o i , per-
municateci, ma i n m o d o particolare da c h é fe i n te poteífe cadera inquietudine ,
noi attribuite a ciafeuna delle Divine Per- o m í o D i o , t' inquieterefti d i non ti pa-
fone . N é quefto folo , ma ancora le ter ripofare nelle tue Creature j e che fa
perfezioni di quelle Creature, nelle quali d i piu ? L o fteíTo congrega a fe tutti i d i -
piü vivacemente rifplende , come piu íperfi, e difperde da fe tutti i congrega-
v i c i n e a D i o la D i v i n a í i m i g l i a n z a , che t i . S i , tutti i difperíí, e difpregíati dalle
fono i B e a t i S p l r i t i A n g e l i c i fpecchi dei- Creature g l i c o n g r e g h i , ed attrai a t e .
f o r m i , ed immagíni lucidifíime rappre- Venite ad me omnes, qui lahoratis, & one-
fentantile perfezioni D i v i n e , l i che la rati eftis. C o n la carica, e foma delle ne?-
Creaturapartecipa tutto c í o , e tutte que- ceífitá, e de'difpregi j p e r c h é fono que-
fte íi dicono crefeere in i e i . L ' agumen- í l i c o m e viliífimi giumenti difpregiati, te-
t o , o accrefeimento del Padre nelle fue nuti a vile , c íoprafatti dal Mondo j e
Creature del tutto é incomprenfibile, e tutti q u e l l i , che fono congregati nella
T agumento del V e r b o , o dell3 amore del quiete delle cofe tranfitorie, ponendo i n
Verbo in efle, é ineferutabile, e 1'agu- eífa la fuá beatitudine, e3l fuo fine, c o -
mento dello Spirito Santo é ineffabile > me beati fono ftimati pazzamente d i
quello de g l ' Angelí é i n v i n c i b i l e , quello M o n d o : Beatum dixerunt populum, cui
d i tutti g l i Spiriti beati é inefplicabile. He funt. O puré fono congregati íníieme
Attrae. i l detto Spirito infondente prima nella m a l i z i a , e perverfe operazioni, unití
ne'Beati fpiriti eífa ridondanza , e poi nel m a f o p r a r e , ma divifi i n fe fteífi ,
infondendola nel fuo difeendimento per le proprie v o g l í e , ed appetiti, e bene
q u a g g i ü a n o i , viene a render conforme fpeífo con grandiíílma divilione u n i t í , e
l a tetra al C i e l o , g l i uomini a g f Ange- con una unitá fceleratiíTuna d i v i f i . Q u e -
l í , e tutte con un v i n c o l o , e nodo di per- fti, o S i g n ó t e , g l i difperdí, e levi vía da
fettiíTimacaritá Tunifce íníieme a D i o , t e , perfeverando eífi i n quel miferabile, e
b e n c h é fempre ne5 Beati Spiriti é piü pu- pericolofiífimo ftato . Q u e l l o Spirito a
ra e p i ú p e r í e t t a q u e f t a c a r i t á , come d i guifa d' elevante, e volante Aquila,píglia,
q u e l l i , che fono i n patria : E l a C i t t á d i ed alíume r A n i m e , che T hannoricevuto,
Gierufalemme patria celefte , percib íi ele porta avanti al V e r b o , ed alcuna ne
dice dal mifteriofo Giovanni : civitas colloca: in chefedia? O dolciflimo amore,
aurum mundum . O r o puriíílmo fenza e q u a n t o p u o í ? alcunene colloca nel fuo
m e í c o l a m e n t o di térra tfimperfezione, facratiflimo capo, altre nella facrata boc-
c o m ' é qui frá n o i . Vien c í r c o n d a t o da ea, e altre fon tanto limpide, e belle,che le
cangiantinuvole quefto S p i r i t o , mentre puo c o l l o c a r e , e fi complace d i collocare
difeende, ma ftíllantiin diftillamento di ne' fuoi rifplendentí occhi, anzielfe diven-
g l o r i a , e de'beni della g l o r i a , e di quella tano g l i fteífi o c c h í , e d i piu pupille d i
íuperfluente , e ridondante Beatitudine, q u e g r o c c h i , ove vano rifguardádo quello
Opere diS, M . Maddt de Pazzi.
G che
8^ Opere di S. Maria Maddalena
che rifguarda 11 V e r b o , con quella par- íí , e tanto mortali : í?uis infirmatur 3
ticipazione, che íi conviene a Creatura. & ego non infirmor ? Quis fcandaltzMur ,
£ di queíT Anime e g l i ditfe particolar- & ego non uror ? N é dura poco tempo
mentc : gui tangit vos , tmgit pupil- quefto dolore di parto, o 11 viene mai al
lam oculi mei . M a quando quivi f o n o , fine del partorire, perché non si t e ñ o fe
c h i p u b toccarle? I l V e r b o rirguarda in nepartorifee u n a , che per deíiderio fe
fe fteffo, quelle rifguardano i n l u í , lo ne concepifeono non dice le migliaja,
fíeflb V e r b o rifguarda nel Padre » quelle m a i m i l l i o n i . I m p e r o c h é é tanto gran-
nel Padre: i l V e r b o ancora in mete le de quefto afpiramenco , che non fi con-
Creature, e quelle ancora in tutte le Crea- tentad" u n a , d i d u e , o d i tre C i t t á , ma
ture. Rifguarda i l Verbo tutte le cofe , rifguarda a tutto 1 M o n d o , n é folo alie
e quello tutte le cofe: e q u e í l o non fi prefenti, ma ancora a quelle Creature
pub fare, fe non per participazione di c h e h a n n o a v e n i f f 3 tanto capace divie-
G r a z i a , per afletto d* a m o r e , e per ine- ne per la cai ka que ftc feno del cuore, co 1
briamento dolciíTimodi Sangue , come quale ella le paitorifce. E che é di piú ?
introdotte nella celia vinaria d e i r a m o r e . vede i n uno itante tutee le cofe, che ve-
Rifguarda T Anima D i o , ogni volta che de I d d i o , p e r c h é gli é prefente l o íleíío
vede i l Sommo D i o i n ogni c o f a , rif- D i o i vede le Creature per affetco di cari-
guarda le Creature, ma i n D i o ne p ú b t a , vedetutcelecofe, p é r c h e l e rifguar-
vederle in a h r i , che in D i o , ne p u r é in da in D i o , nel quale é ogni cofa.
fe ílelíe, fe non come procedenti da D i o ?
inquf-lla gaifa, che avviene a l l ' o c c h i o C A P I T O L O XXX.
noftro , che fiffamente abbia mirato i l
S o l é , che ripiena quella potenza , d i JDeile ce/e , che impedtfcono l i ejfetti del-
quella l u c e , e p t r f e t t i í T u n o o g g e t t o , d i lo Spirito Santo e ¡nflratta la Santa,
poi ovunque gira lo fguardo, eovunque dall'ifteffo eterno Verbo : tratta anco-
s'afliífa, g l i par fempre vederelo íleíTo ra, di quello , che opera in diverfe
S o l é , benche quivi non cosipropriamen- Anime quefio Divino Spirito,
t e l o vegga. M a nelle Creature ci edj
p i ü , p e r c h é eífendo i n ciafeuna di eífe E h Eterno V e r b o dimmi ti prie- Tena
un rag»í0> P p u r é efíendo ciafeuna di ef- g o , q u a l ' é quello impedimento, Parte
feun raggio di D i o , non pub i n certa che fa che quefto per tutto fpirante, e not:Ce
maniera 1"animoilluminato vedere, che tanto fruttifícante Spirito non faccia
ín efíe non vegga D i o , come non pub n e i r A n i m a T intera opera fuá ? E g l i é
veder altri cofa alcuna fenza beneficio pur dolce , & ameno . D e h dimmi ,
della l u c e , e che prima non conofea, e perché da tanripochi é c o n o f c i u t o , e i n -
veggla eíTa luce s ma come rifguarda le tefo i l f u o foave operare? D e h V e r b o ,
Creature? Le rifguarda o g n i v o l c a , che ora che é n e l tempo deiia liberalitá del
peraffettodiamore aípiraalla loro falu- fentimento della tua G r a z i a , dillo ti pre-
te , bramando ardentemente di vedere go , fe c i b é la tua v o l o n t a .
in ciafeuna di elTefcolpitaper G r a z i a , la
v i v a i m m a g í n e d i D i o , con tanto accefo Parla, in per/ena del Verbo,
d e í í d e r i o , che vorrebbe per ciafeuna di
e í k , e per la faluce d' Ogni piíi v i l e , ed Cariflima mia Spofa. Varj f o n o g r i m *
abbietta perfona del Mondo dar mille pedimenti , grandi fono gi'impedimen-
v o l r e l a vita fe bifognaíTe, partorendole t i , p e r c h é varj fono g l i fíati dclle Creatu-
n e l f u o c u o r e a v a m i a D i o c o n ifpafima- r e , e m o l t e , e m o l t o varié fono dette
ta brama , e cocentiífimi fofpiri, come Creature. Sappi , che un'impedimento
diceva qucll3 A n i m a tutra ardente d i cari- a q u e l l i , che fono lontani da m e , é l a
ta del ProíTimo, e chebramava Amthe- m a l i z i a , della quale hanno efli canco pie-
mc*. effe 'a chrifto pro fratribus fuis . Fi- no i l cuore, c h e l o í p i r i c o m i o n o n l i p u b
liolt y qms iterum parturio denee forme- ripofare in l o r o . A l c u n i altri pongono
tur Ghnfius in nobis . E quali erano r impedimento del proprio volere^ altri
q u e i d o l o r i di parto, dolori canto inten- non folo del proprio v o l e r e , ma ancora
del
De* Pazzi. Parte Prima. 87
del prop ío vedere, e fapere, á tal che non impedifeano le b u o n e . C o s í tu of-
m i v o g l i o i o fervire a modo l o r o . V o - ferendo quefta tua raífegnazione i n unio-
gltono i l m i ó Spirito s ^ m a i o v o g l i o n o i n nedella m i a , Terral a fvellere alquanto
tjijel modo, chepiace l o r o , equando a le cattive erbe de5 c u o r i delle Creature
Í O L pare, e i n quefto modo íi rendono plántate nel giardino della Santa C h i e -
inabiíi a r i c e v e r l o . A l c u n i aitri , che fo- fa r
no a me piü p r o p i n q u i , pongono un3 al- Per i l p r o p r í o fapere, d i f t r u g g í m e n t a
tro impedimento,, cherron m e n o m i á'if- della virtü,- e p e r i l volermi fervire a fuo
p i a c e d e g l i altri , e q n e í l o é l a m a í e d e t t a
m o d o , prenderai un milla v o l e r e , nulla
tepiditá 5 p e r o c h é par l o r o d i fervire a intendere, e n u l l a fapere a tuo' m o d o .
m e , e n o n í í a v v e g g o n o , che fervono a E in uníone di quel defiderio, ch5' io ave-
fe fteíTi, cquando par Joro d i aver co- va che i l Padre fofte onorato me V oftéri-
mínciato a í e í v i r e a me alb ora é , c h ' efll r a i . E i n quefto modo verrai a m o l l i f i -
fono in pcricololiflimo ftato y perche care dal canto tuo i cuori delle mié Crea-
'fervono a me s i , ma mifurano» quel ch" ture , che cosí m o l l i f k a t i , e moífi, fi ver-
i o m e r i t o con la mifuradel baífo cono- ranno a render atti a ricevef l o Spirito
feimento d i loro fteífi , e a quefti tali m i ó . C o n t r o alia t e p i d i t á , che con si
pare di fervirmi come io m é r i t o d i efler falfo giudizio fa parere a i r A n i m a , fer-
fervito : M a non é. cosí', p e r c h é v o g l i o v e n d o a f e f t e í f a di fervire a m e , io ti d i -
eífer fetvito fenzafefíeífo con í i n c e r i t á , eo F i g l i u o l a > che quando conofeedi
e u m i l t á , e bifogna, che fia quefta u m i l - fervire a me > air ora in quello inflante ¿
tá tale,: che profondi T Anima fuá fino refta d i fervire a me . Pero prenderai
nelcentro della terra j p e r c h é l o Spirito c o n t r o a quefta maladetta tepiditá Tar-
m í o f a c ó m e l a faetta, chefeendendo da dore della carita , la quale medefima-
alto non ñ pofa mai fino a che non íi po- mente offerirai in unione di q u e i r a m o -
f a g i ü n e l centrodella t é r r a . C o s í lo Spi- rofa carita, con la quale vilafeiai meftef-
rito mió non fi pofa fe non inquell3 A n i - Co . E quefta caritá riofterta, íará a guifa
ma , che trova nel centro della p r o p r í a del fusco , che fcendendo ne^íor c u ó r i
annichilazione-, tanto che nc g l i a l t i , e a b b r u c i e r á quefta t e p i d i t á .
fuperbi, non fifermay ma panada loro-. O Eterno Verbo1, puro , e grande Id-
M a d e h amorofo V e r b o , v o r r e i ora fa- dio non c' é defiderio, che aggiunga for-
pere quel che debbofare c o n t r o a quefti z a , chepolTa , intelletto che intenda v o -
impedimenri, p e r c h é che gioverebbe a. l o n t á c h e apprenda quanto fia grande l a
me avergli intefi , s^ió non fapeiTi i l ri- venuta d' un si a l t o , e nobil perfonaggio
medio ? Amaritiflima m í a Spofa . Sappi pero &' b i f o g n o , che ci afeondi inte ftéf-
che contro al primo impedimento , c h ^ é fo , e noi ci afeonda i n t e , , e c o s t v e r r á in'
Ja maliria > devr pigliare una femplice qualche modo a far la difpoíizione a tan-
intenzione, p e r c h é non li pao imprimere todegno abitatore . A l i a venuta d i que-
neJ cuori maMgni quefta intenzione . L a fto Spirito Santo inchinarono le faccie
prendera? t u u » i n t e , e ne íentirai una deglJ Angeli s5 inalzarono1 quelle de1*
pena intollerabile , perché o í f e i r a i poi Sanri P a d r i , e con uno ineftimabil modo
detta penaba me i n unioae delle' m i é , per amore, e G r a z i a s-'unirono- infieme.
faraicome i l v e n t o , che raíTottigl-ia- le 1/ U m a n i t á t u a , . o Verbo , efaltata fopra
nuvole . C o n quefto tuo d e í i d e r i o , e pena l e G i e r a r c h i e , fimoífe ancor" ella al v e -
raffottiglie ^ i la malizia del cuore delle nir di quefto fpi rito a confermar l'opera
m i e C r e a t u r e . Contro al proprio; volere cheaveafatta-, a fortificar g l i A p o f t o l i ,
prenderai una^ marta v o l o n t á , t a n w che e a difpor le Greature a ricever l a Fede .
non v o g l i anco me fteílo, fe non tanto V e g g o te D i o , Verbo-, e Spirito, e i n -
quanto é v o l o n t á mia . E quefta tua tendo, che vai cercando con fomma fa-
morta voloíitá T ofíerirai in umons della i plenza,. con eterna b o n t á deila fuá Cirea-
r a í l e g n a z i o n e , ch/ io feci, orando al P a - tura, in guifa che pare, che tu non ab-
dre neli' O r t o . E d in quefta raílegnazione b i a , n é g l o r i a , n é c o m p i a c i m e n t o alcu-
verrai a f a r e c o m e quell' Ortolano», che no, fe non in eífatua Creatura, epur e
íveile le cattlve erbe-del fue O r t o % accib tanto v i l e , e quefto tuo Spirito é l ' a m o 5.
G 2, co'ii
Opere di S. María Maddalena
ico'I quale vaí cercando d i p i g l i a r l a . E ftava ad afpettare quell'unione d i quefto
quel c u o r e , che riceve l o Tpinto é íimile Spirito , c h ' a v c a a ricevere j peroche
a q u e l R u b o , che vide M o i s é , che ar- fcndoprimaripiena d i e f í b Spirito, rice^
¿ e v a , e n o n confumava. C o n una í b m - v e t t e e l l a u n á n u o v a foprabbondanza d i
ma p u r i t á arde di defíderio , c h ' e ' non e í f o , che con piü nuova unione 1* uni a
fiaofferoPio., e confumaíi d i defíderio fe . N e l l a venuta d i quefto Spirito fi
c h e l d d i o í i a ©norato, febenenon ííve- adempi quella parola d i v e r i t á , a n c o r c h é
4e confumare. N e l l ' effufione dello Spi- prima fofle adempiuta j Ciim ex/tltatus
rito Santo, ricord^tl A n i m a m i a , dclla fuero & térra, emnia, trahtm ad me
¡fuá emiflione:, e i n eterno npn, t i ripofe- fum. E c c o c h e ora é efaltato da t é r r a ,
r a i d e l l o fpirito., e v o l e r t u o , m a t i rilaf- ha tratto non folo ogni coía a fe, ma h a
ferai ti|tta i n D i o . Viene a k u n a v o k a tratto ancora q u e l l o , che era fopra di fe
quefto Spirito con lampi > e raggi di fplcn- quanto all* u m a n i t á , che era l o Spirito.
d o r c , in guifa che fa rilucere nell* A n i m a Santo, e l * h a fattofoggetto i n qualche
la purita, e mpftra un; candore ancora guifa ad eífa u m a n i t á , p e r o c h é efaltata
eel c o r p o , che dafegno^diquel che fta c h ' e l l a fu alia delira del. Padre perefle-
d e n t r o . In certe Creature r(il.uce Coló inr r:e, come ella e, unita a l i a Divinitá , ha
teriormente, m a in. altre interiormente pptuto comandare ,. che venga quefto
ed efterior.mente, fe bene non c neceíTa- Spirito.,, anzi é ftato quello,. che T ha
%iq x che lía neireftrinfeco , ma^non pub eioflb a v e n i r e , perché, T avea promef-
gia efíer neireftrinfeco,, fe non. é n e l l ' f o , efíendo fra noi in térra per la fuá
ijitrinfeco, i l quale é f o l o quel che buG u m a n i t á , e per mezzo d i eífa c* avea d''
fy3 efache i l Verbo fi; compiace,, e dir adempire t a l p r o m e í f a , . d i modo che M a -
letta maggiormente d i q u e l l ' A n i m a . , ría fi pub gloriare d* aver dato i'umanítá ^
dpve abita quefto ípir.itp . C h i puo diré uno , che fia D i o , e nomo j e uomo
quali,, equanti Íxano i fuoi influííj? fon tanto grande ed eccellente, che fia alia
u n t i . , c tanti,, che fono, inftpiti i canali dqftra deil* eterno Padre,, e abbia a u t o r i t á .
per l i quali, derivano.a noi quaggiu.. O di muovere u n o , ch* é d e i r e í l e n z a delle
c h i T afpettaífe ? María ancora aípettar treperfone,, e*l v i n c o l o d e i r u n i t á delia
va l a venuta, dello Spirito Santo, tante Trinitá , e lo.mandj a tanto v i l cofa,
volte proiT|eíro;, e pur T avea ricevuto quanto é, la Cre.atura riípetto al Creato-
tante v o h e , e piena di queijo, i n q u e l l p r e , e pur quefto l o p r o v a 1' u m a n i t á . Paa--
avea.; nutrito i l Verfao, per dar efempio ziadella Creatura, che, é tanto n o b i l e ,
a i r A n i m a , che fe-bene h4> ricevucp.lp creata, all* immagine di D i o i n ; quanto»
Spirito,,. e per aífettp. v i nutrífce dentrp all* Anima , e ancora in quanto al corpo>r
i l ; V e r b o come Madr.e. : Qui/ecem va; e tanto npbile.dico, c h e l a fuaumanitá é.
Imtatem. Patrif n m * Me. meus frater 3 & efaltata tanto nel, V e r b o , che íiede. alia
nmter , & foror efi\ , di nuoyp fempre deftra.del Padrea nondimeno. eífa Crear-
Qon amorofp, defíderio l o de ve ; defidera- tura s* a w i l i f c e , ed abbaífá tanto , fotr
re . María í f c m con g l i , A p o í l o l i per tQponendofi a cpíe tanto v Ü í , , e che piu i?
confprtargli, e inanimirgli a, chiederlp . da un .nichilo, che la faidiventare un* al?
M a nonerederp.gia che Maria ir^quefti, t r o . n i c h i l p , , p e r o c h é u n , n í c h ü o é ben.
d i e c . i d i , cheftetteadafpettare.. I p . S p i r i - qüeli*Anima> c h * é . i n p e c c a t o m o r í a l e
tp Santo fpífe priva; de*fuoi particolari quale.la fa; div.ensare tanto deforme,.e,
4on¡9 edinflufli.,, npn lo crederp, anzi brutta-j chefi p o i r o n d i r d í l e i quelle pa?.
credero, che ad ognimprnemp íi. diífpn- role j efi in.eñtfpecies , . ñeque decor a
deífe iq lei l o , Spirito Santo c o n nuovi do^ 1,0 Spirito non h á diverfa elTenza,, né fo-^
ni e grazie a n c o r c h é eft^riormente ftanza dali* e í í e n z a , , e foftapza del P a d r e , ,
n p n ^ p p a r i l í e . María,; mare ampliflimo edalla foftanzadel V e r b o , , p e r c h é é c o a .
4i gr azi afta afpettaodo i l , n u o v o , e pur eífo l o r o ; un fojo Iddio . María poteya,.
jpmpre, íolito i n lei qualche m o d o , come ben ¡ d i r é . : B^eccgitah opines anm* meH. »
hp dettp, ayvenimento , influílb0 e in- non in a m a j i t u d i n e n p , . ma in letizja, ed:
fpnditnento deirinefcrutabif mare d ' a- efaitazione di tutti g l ' eletti, ed i n refri-
che é. l o Spirito.,, Santo. .. María gerio di tutti,i iabjoranti i n . via.. Ancosi
De' Pazzi. Parte Prima. Sí)
G í o v a n n l , che avea guftato d o n d e , e h á m a i p o t u t o i n t e n d e r é l a tua grandeza
dove avea ricevuto TeíTere , e donde za , o Incarnato V e r b o í C h i ha mai
derivavaquefto S p i r i t o , Tafpettava con potuto comprendere l a tua bellezza ?
ma^gior defiderio , e l o ricevette con qual orecchia ha potuto mal intendere
piüintrinfeco frutto de g l i a l t r i , fe ben quelle mute v o c i , che proferivi inte-
tuttilo ricevettero i{i un modo m i r a b i l e . riormente c o i r Eterno Padre.3 qual l i n -
C o s i V A n i m a quando ha guftato interna- gua mai ti pub lodare ? quelle m a n í
mente I d d i o , molto piu fácilmente , e chehanno fabricato i l C i e l o , e la t é r r a ,
internamente intende le fue operazioni. e f u r o n c o s i p i c c o l i n e j c h i mai ha inte-
fo le grandi operazioni ? í n fomma ,
C A P I T O L O XXXI. q u a l i n t e l l e t t o t i p u b mai comprendere?
l o ti vegg© in un m e d e í i m o t e m p o , pio-
Fa un puralello divotifftmo tta il <ventre c o l i n o , nel ventre d i M a n a , e i n C r o -
dtlla puri/fimc», Vergine , e Ict Crece , ce 5 deh dunmi , o Verbo , dove ftavi
e moflra come ia Vergine preflo al Ver- piü volentieri ? i n C r o c e , o nel ventre
lo IncAmato amorojl o/fequii contrarj d i Maria ? L a C r o c e é plantara fopra
ítlli affronti y e pene , che pñii Criflo u n ' o r r i d o monte, i n u n a térra á r i d a , e
nell» {un Pñjftone. fecca, e fterile: e l ventre d i Maria é
quella tanto gioconda , amena , bene-
4 c' • " X María c o m p í a c i m e n t ó della Santif- detta, e fruttifera térra , che aveva a
V ^ / fima T r i n i t á , mira deJ Profeti : á produr te frutto d i vita j N u d o fei nel
cheafpiravanoi P r o f e r í , fe non alia ve- ventre d i Maria , e nudo in C r o c e , o
nutatua? d o v e m a n d a v a n o l e v o c i l o r o , m i ó G i e s ü . N e l ventre d i Maria l a tua
fe non a te? p e r c h é afpettando i l Meííia fa- faccia riíplende piú che 1 S o l é , e i n C r o -
pevano, che aveva a nafcere da t e . Ne fo- ce non hai bellezza , n é decoro . N e l
l o f e i luce del p o p ó l o E b r e o , m a s i bene ventre d i Maria tutti i tuoi membri an-
di tutto i l Genere umano. I! l o r duce ca- davano crefeendo , e pigliando nutri-
vo loro la fete una volta con V acqua del- mento, e in C r o c e i n un modo d i d i r é
la pietra, ma tu Maria hai peri. oíía quella andavano fminuendo , perché da tutti
ferinaed immobilpietra dell5 Eterno P a - verfavi, Sangue . N e l ventre di Maria
dre j con la verga, e qual fu la verga con fentiviquel foave odore d e i f r u t t i delle
la quale tu battefti quefta immobilpietra ? fue innumerabili v i r t í i , e i n C r o c e fenti-
O M a r i a , deh d i m m e l o , elF é nota a dot- v i i l gran fetore di quel puzzolente, e fe5-
t i , e a gl3 indorti ? O e i r é una cofa míni- tido monte. N e l ventre di Maria gufta-
m a , e ha potutofare si g r a n e ó l a : quanto v i quel foave liquore , che del continuo
p i ü é impotente, tanto ha maggior poten- diílillavadal fuo puro cuore nella bocea
za , q u a n t o p i ú par vile, tanto opera mag- delT Anima t u a , e in C r o c e fei abbevera-
gior coffc ? O M a r i a , e quando la percote- to d' aceto , e fíele j N e l ventre di Maria
fti ? quando ponefti la irura degli occhi u d i v i l e puré l o d i , ch* ella del continuo
tuoi al feno dcll^ Eterno P a d r e , e ti cono- t i d a v a ; perché qual falutazione, o l o d e
fcefti non eífer degna di eííere ancilla di ha mai potuto formare cuore umano , .
quella , che aveva ad eífer Madre del fuo che fia ñ a t o , che fia, o poteflé e í f e r e ,
"Unigénito, e tanto grande fu quefta per- che Maria n o n f o n n a í f e i e ti deffe, quan-
coíía , che T Eterno Padre non íi potete do t3 aveva nel fuo ventre ? e in C r o c e
c o n t e n e r é d i n o n t i darfubito i l l u o Ver- udivi quelle orrende beftemmie, e vitu-
b o , e c o s i i n quelloinflante, per dir cosi perj, c h e t i d a v a n o i G m d e i : pero deh
a m o d o n o f t r o , in un barrer d ' o c t h i o d i d i m m i , b V e r b o , dove ílavi piú volen-
fcefe inte i l V e r b o , e l o SpiritoSanto tieri? nel ventre di M a r i a , o i n C r o c e ?
f o r m o , e organizo quel bel corpo del In C r o c e , in C r o c e , in C r o c e i p e r c h é d
Verbo cosi p i c c i o l i n o , e nondimeno l o compiacevi di liare nel ventre di M a r i a ,
íteífo Verbo e r a , ed é cosi grande , che fe non per iftare poi in C r o c e . Stando nel
il C i e l o , non l o pub c o n t e n e r é , e pur feno del P a d r e , afpiravi al venere di M a -
ii v o l l e rinchíudere nel piccol ventre d' ria, e liando nel ventre d i M a r i a , afpira-
una V e r g i n e l l a : ma c h e , qual Creatura l v i alia C r o c e
Opere di S, M . Mñddal.de' Paz.z,i, G j Q uuan-
90 Opere di S. María Maddalena
ricoprendotidi vefte mortale teíTuta co1
Quando vcnne quel tempo per
íuoi puriflimi Sangui, e quelli velarono
tanto f e l i c e , datetanto defiderato, che
la tua riíplendente faccia . María íi l i -
1'Eterno Padre voleva mandar te Ver-
quefaceva in pietofo affettold'amere rif-
b o , a farquella grande opera della no-
auardando la tua bella faccia, e queglí
ñ r a Redenzione, ü fervi per mezzo d uno
empj la deformaron© con i loro fetenti
de' piü n o b i l i , e c c e l i e n t i , e degm fpinti
fputi . María t i porgeva continuamente
An'Telici, m a n d á n d o l o a Maríaj equan^
fuppliche, d i m o ü r a n d o la tua potenza,
dovenne al tempo d'adempirfi da te la
e quelli per a v v i l i r t i , t i chiamarono R e .
v o l o n t á del Padre di darci i l tuo Sangue,
U G i u d i c e terreno t i mofttoalleCreatu-
adoperb uno , che per imitazione era
re, come u o m o , t u t t o v i l e , eimpiaga-
quali uno fpirito d i a b ó l i c o , e con la me-
t o , e María ti moftrb air Eterno P a d r e ,
d e f í m a p a r o l a , che fu dato principio a l -
D i o , ed uomo tutto b e l l o , e decorofo .
ia noftra v i t a , fu dato ancora principio
I n i i n i f t r i d i m a l i g n i t á t i p o f e r o la C r e c e
alia t u a m o r t e , T u n a , e T a l t r a d i íalu- |
infpalla, per darti maggior pena, e M a -
tazione Ave . M a ñ a demanda air A n -
ría pofava fopra d i tutte le fue vírtü ,
gelo , in che modo pub eífere i e i l V e r b o
penfieri, defiderj , aftetti, che ti dava-
domanda al Traditore, a quel che v i e n e .
no tanto diletto. M a r í a , al noftromodo
D a n d o Marjail confenfo, fubito incar-
¿ i n t e n d e r e , fpogÜb i l Tendel Padre, e
nafti in l e i , c manlfeílandoti tu a G i u -
tu V e r b o fpogliafti i l fendi María delle
d e i , con d i r é : Bgo fun?, eíTi t' ebbono
fue d e l i z í e , p e r c h é quali maggior delizie
i n preda. María titenne nove meíi nel
fi reputava aver M a r í a , che quando ella
ventre, e i n nove ore patifti le maggior
teneva te ftretto alfuopetto, nutrendoti
pene della tua PafTione. Ben fu neceffa-
del fuo puro latte? ! Giudei t'elevarono
r i o , che tu t'incarnaíTi in María per
in alto fu la C r o c e , moílrandoti a tutto
operadelloSpirito Santo, efuefpedien-
''l P o p ó l o , e María ti nafeofe nel fuo
te che la.tua^ Paífione foíle per opera del
ventre: ma quelli quanto piu ti manife-
medefimo Spírito Santo: Expedit vobis^
ftarono, meno ti conobbero , á tal che
ut unas homo moriatur pro populo , ne totsí
fi pub d i r é , che ticonobbe píú quando
gens pereat. María in amor di carita ed in
eri nafeofto nel ventre, perche non ti
far opere di carita , e g l i emp) Giudei
oftendevano, chein C r o c e , dove ti ve-
riempiti d' odio ti conducono da un P o n -
devano , e oftendevano: o guai a quell'
tefice a l P a l t r o . María t^andava maní-
A n i m a , che píú tí conofee , quando l i
f e í í a n d o , non pero a o g n ' u n o , ancor
fei afeofo, che quando te le r i v e l i , per»
che aveífe voluto poterti manífeílare a
che íendogií m afeofo, non ti conofeen-
ciafeuno, ma V c h i vedeva eífer capace
do non t'offende j e meno t i conofee
di te, e quelli ti andavano raanifeftan-
quando te le nemanifefti, perché t'of-
do , e aecufando per malfattore , e fe-
fende. In C r o c e ti fu aperto i l coftato
duttore . María ti veíH della veíle d e l l '
p e r f a r v i a a l cuore 5 e María con la me-
u m a n i t á , ed eífi per ifcherno ti v e í l i r o n o
deííma freccia, conche f e r i d cuor del
di véfte bianca, manífeílando a l o r di-
Padre Eterno j con la medefíma feri te
fpetto la tua Innocenza . María , aven
in C r o c e , e tuferiftj l e i , p e r c h é con Y u-
doti nel ventre, guardavadinon ftraccar-
m i l t á e l l a t r a í f e t e d a l feno del Padre, e
l i , per non far male a te 3 ma eífi fla-
í h n d o tu i n C r o c e , e rif^uardandoti
gellandoti alia colonna, non guardava-
M a r í a , c o l vederti tanto aínitto , avvi-
no di llraccar fe fteífi per non daré alcun
l i t o , eumiljatofu ella ferita da quella
ripofo a te . María tJ inghirlandava de0
tua profonda umiltá , e parímente , ríf-
d c í i d e r j , e afFetti che doveano avere le
guardando tu in C r o c e , M a r í a , c h e í l a v a
tue Spofe nella Chiefa, ed eífi ti coro>
a pié di quella tanto m e l l a , addolorata,
narono di p u n g e n t í fpine . Quefti t i die-
e umiliata , p e r c h é vedeva te, che da
derounacanna vuota ín m a n o , e María
t u t t i i m e m b r i verfavi i l Sangue, e non
ti andaya continuamente ricordando la
avevi quaíi píú forma d'uomo 3 venivi
í r a g d i t á del Genere umano , a c c i o c h é
ad eííér ferito da quel fuo intimo dolore,
i Eterno Padre perfeveraíle in aver pie-
ed umiltá a tai che ella relio ferita con la
ta di cífo María velo la tua D i v i n i t á ,
tua
De'Pazzi. Parte Prima. 91
ma u m i l t á , e tu con l a fuá. In Croce tua morte tanto peccare, e tanto patire,
nontidimentichidilarGiar la cuftodia a Nella prima petizione j pofandoti M a -
quella, che aveva cuííodito te. E a la ría nel Prefepio , d i m o í l r b una profonda
Madre Chiefa, defti per cuftodia i tuoi u m i l t á . In nutrirti al fuo petto, ti mo-
Santi A p o f t o l i , i quali fe bene per al- ílrb un puro A m o r e . In darti a conofee-
quanto tempo parve , che fi avviliííero re a5 Paftori, e a.' M a g i dimoftró una gran
n e l l a F e d e , nondimeno prefto rif-ornaro- l i b e r a l i t á . V o l e n d o , chetudefTi i l San-
no a cuftodirla, econaccefo z e l o a pre- guecosi fanciullíno} m o l í r o una pronta
dicarla . In Croce mandafti fuora fette o b b é d í e n z a . Portandoti in Egítto per
gran voci > e non m a n c a ñ i ftando nel confervarti la vita dimoftrb una gran
ventre di María far le fette petizioni con patienza. Pregando:!, che ti manifeftaí^
la luaintrinfeca, e m u t u a v o c e , efuro- fi ai m o n d o , d i m o í l r b una gran míferi-
no q u d l e . cordia. C o n t e n t a n d o í i , che tu andaífi a
L a p r i m a , che avendoti partoriro ííí- p a ú r e , moftro un' intima conformitá .
bíto cosi Fanciullíno, e renerino ti p o í a í
fe i n ful duro fie no nel Prefepio , poiché C A P I T O L O XXKIL
n o n m a i avrebbe María avuto ardire di
pofartí si renerino in cosi duro l u o g o , fe Conjideraz.iont dell' AJfontiotte dellct Su.-*
prima tu non g l i e r a v e f l l chieíto con la tiffimA Vergine in driz.z,are all»
tua interna mutua v o c e , riformo, de coflumi *
L a f e c o n d a , chefubito, c h e t i vedeva
nato t' a d o r a í l e , e poi ti natrífle al fuo
petto, perché Maria non avrebbe ardito L Egglerezza neí corpo, g í o c o n d i t á nel
cuore , liberta nella v o l o n t á , nudritá
didarti i l f a o l a t t e , fe p r i m a r a non glie nel!' intelletto, c o n t í n u a z i o n e de'beneíicj
TaveíTi chiefto., fapendo , che tu eri nella memoria , puritá n e í f i n t e n z í o n e ,
q u e l l o , che nutrifei tutte le C r e a t u r e . i f é m p l k k á nefta o p e r a z í o n e , veritá nelle
L a terza , che ella ti manifeftaiTe a' i parole, e mortificazione ne'fentimenti,
Paftori, e a ' M a g i , accib t i adoraffero conviene , che abbia c o l u i , che v u o l e
p e r c h é María non ti havrebbe manife- afcendere a Maria t v o l e a d o , , che i l cuore
flato l o r o , fe tú con la tua interna, e m ú ricevadoni, é necelíario, cheíía p u r o ,
tua v o c e , non glielo avefli fatto noto , rífplendente, e forte. Puro n e l l ' integrita
p o i c h é avrebbe avuto t i m o r e , che non delta offervanza de'comandamenti , e
credendoti jt'avefferodifpregiatO'j veden- d e ' r e l i g í o í i c o n í i g í i , a n c o r c h é m í n i m i ,
doti ín luogo tanto v i l e , e abietco„ rífplendente, per l a pace, chedeveaver
L a q u a r t a , che i n etá cosi t e ñ e r a dt i n f e , rifpiendenté ancora per la rimem-
o t t o g i o r n i , ella voleífe, che t ú adem- branza del Sangue, che riceveue nel ÍAn-
p í e f l i l a i c g o e , dando i l t u o S a n g u e . to B a t t e í i m o . Sia forte in tal modo , iphe
L a q u i m a , c h ' e l l a t i fcampaíTe la v i - n o n b r a m í altro , che D i o , e fe fofffero
ta , quando Tiniquo Erode cercava d^am- mitíe votte piú D e m o n j , che non fono
mazzarti , accib tu potefll adempire la mille I n f e r n i n o n io polfano rimuovere
v o l o n t á del P a d r e . dal voler altro , che folo I > í o . In tal
Lafefta, che nel primo m i r a e o í o ,, che cuore adunque cosi puro, r i í p í e n d e n t é , e
tu facefti del vino tramutato nelle nozze forte, pub iníonder M a r i a i fuoi d o n i , e
di Cana Galilea , te ne volefse ríchiede- ^razie. L a puritá íi pub acquíítare con
r e , p e r c h é fe prima tu non le avefli íatco umile abbafTamento nel cofpetto di D i o ,
intendere tal petizione neí c u o r e , ella e delle Creature, e ancora con umil con-
non maí tí avrebbe richieftodi tal c o f i . feílione. Lofplendore í i p u b confeguire
L a f e t t i m a , che andando tu alia mor- con la conforme v o l o n t á a quelía di D i o ,
te folie eliaconforme a l v o l e r t u o , e del e de3 S u p e r í o r í . Lafortezza con l a fpe-
P a d r e , edella v o l e m i e r i , tiofterifse alia ranza, con la continua orazione, e coníi-
morte , p e r c h é f e tu non 1* asrefll fattcK in- d t n z a i n D i o . O quanti fono i d o n i , e
tendere nel cuore tal petizione, eífendo grazie che. M a r i a vuol conferiré alie
tu nel fuo ventre, non avrebbe avuto Creature, e chí non dovrebbe eífere d' o-
tanta conformitá , vedenio áltri n d l a gnivirtu a d o r n o , per ricever tali doni „
G * quali
Opere di S. María Maddalena
auali fon quelli d i María ? M a aime fícantlo nella térra , letificando s l i A n s
che manca l a perfeveranza nel doman- l i , e refrigerando T Anime del Purgatorio.
d a r g l i . M a o M a r í a , che ti potro d a r é , , O Maria tu fei quella p o r t a , perla quale
e olerire y che ti fia grato ? Se ofteníco n o i í í a m o introdotti nella celefte patria,
l a v o l o n t á , temo , che non la dilprezzi , e per la quale D i o é difcefo in t é r r a . Mai
p e r c h é non é conforme. S e t o t f e n l c o l veggiamo María lafeíare un manto ca*
íjitelletto , non k illuminato affatto. Se ftillimo, e p r é n d e m e un rubicondoper
t' oflferifco di poi la memoria3é£cordevole ripigliar poi amendue. Lafcia il- manto*
de benefizj.. Se l3 afFetto, non é p u r o . T i caíllíllmo. del fuo purifluno corpo , i l ,
©fterircMl cuore del tuo U n i g é n i t o y e chi quale gliApoftoliídovevano tanto abbract
ú potra offerire maggibr dono di q,uello ? c i a r e e particolarmente i l Vergine G i o -
O M a r i a . dolciflima, quanto fei pura3, e vanni.. Ne prendi un. rubicondo, o M a -
bella?, p o i c h é c o ' U u o : rifguardare^ralk- r í a , c i o é i m e r i t i di tutti i Martiri,^ che
vn <rrAngelí, e confort! i peccaiorij.rpi- erano ftati, e doveano eí&rej.perché non
S i l i e t c e ' f e . ñ e g g i a m i leCreature. Stan- é f t a t a g i á maiperfonaalcuna, che abbia>
do in Cielo.fai col, tuo rifguardo, che fi, patito tanto gran, m a r t i r i o , quanto pati-
mitighi T ira D i v i n a co' peccatori i onde íli tu nella Paífione d e l tuo Unigénito*
le Creature t'ammirino della mifericordia F i g l i ü o l o ^ p e r a fei V e r g i n e e Martire,.
di D i o i poiché per, un Anima , che a lui Spofa, e Madre, Figliuola c d Eletta,
ritorni > afpetta tanto: tempofenza caíli- T o r t o r a , e C o l o m b a . O glorioíi A p o -
garla . N e l l a bellezza degF occhi tuo i , ftoli, v o i ftavi cuftodendo i l corpo d i
o M a r í a s J e compiaciuto tutto l.Paradi- M a r í a , p í u c h e non facevi 1'umanitádel
fo. Andando in C i e l o , o M a r í a , lafci i l Verbo , e queílo fegui, perché non avevi
Paradifoin terja 3 perché v i lafci queli- ancora ricevuto la pienezza de lio Spirito
inudito efempio di caftitá, che a compa- Santo . O che contento ríceve Maria
razíone de g i l altri rtati é. un Paradifo in. negli abbracciamsnti del fuo. U n i g é n i t o
terra^., E i i eome in C i e l o íi racchiuggono Figliuolo , Quante grazie, o-Marías a,
tuttele perfezioni, grazie, e v i r t ú i cosi noifon venute, raercé della tua Alfun-
nello flato, verginale coníifte ognipet- zione al Cíelo . M a , o* M a r í a , a voleríl
fezione. di virtu;, che íi poíía av.ere, in ' render atta ad eífer teco aííunta i n C í e l o ,
térra non? p e r c h é elfa verginitá fia la bifogna,fat come t e , prima moriré , e
perfezione di tutte le virtú , ma p e r c h é elr non elléndo in noftra poteftá la morte,
la é i l piuatto. ftromento ad, acquiífaria.. dobbiamo m o r i r é in tal modo che ope-
O M a r i a , val a, godere i l frutto del, tuo r i a m o , come morte, non avendó né vé-
vemre . Adorna, o María i cuori delle dete, n é u d k e , né g u í l a r e j n é c i dovria-
C r e a t u r e a c c i b che íi poflano oíTerire ai? mo- lafciar, toccare ,.. fe non dai dodici
la Santlífima, Trinitá infierne, co l mor} Apoilolíjcome faceíli tú3cioé ci.dovriamQ
néíia alcana, che rifiuti tale adornamen- reggere fopra i dodici. íruttidello. Spirito.
t o , p o i c h é non é d u b b i o v c h e e l l é n d o i l Santo , e d o v r í a m o Hender la vírtu noílr.y
n o ñ t o cuore offerto. alia. Santlífuna T f i - nel c a w l e t t o ; c í o é n e l l a Croce di C r i t
nita , egli peníi!} operi, e proíérifca paro- fto, equivi ripofarci., O Glorióla Maria
l a , , che. non fía, in oqore di fuá- D i v i n a e g l o r i o f a x h i t i feguita,, ma a voler poi,
Maeíia , e u t i l i t á del Profilme,. Deh: co. c o n f e r v a r e í d o n i , o g r a z i e , come fe ce
me benigna, madre infegna alie tue. íi- M a r í a , , bífogna- avere quel che ave va:
gliuole.,, c h e c o n v e r í a n d o con la, mente María., che d o p o , che fu aílunta i n : C í e -
in C i e l o , non faccino con negligenza 1' o- l o , . vivedi.víta.durabile3,ed>eterna 3 cosi:
peredi t é r r a , , e. particolarmente, d o v ' é devefar T Anima ,.ch5 é ftata.morta, e lla-r
jlíoIievamencodelProfiimo., O María, ta nel cataletto, come M a r i a , cioé , viver
o aniorofaMaria, ora fei aflirnta in Cié-. poi in confervare i d o n i , e le grazie rice--
lo i quanto fei Maria d o r i o f a , o glorioía v u t e d a M a r i a i e avere un perfetro ve-.
Mana,., María é quef fonte fegnato. con dere, .un incredibíie udire,. un perfetto, e
quel iigulo immacolatQ def Verbo 5. dove non punto-infermo tatto-.. Debbe avere.-
Í h d i c h W a Vergine , e M a d r e , V a irri- un perfetto vedere in rimirar folo D i o ,,
^Odoqueito.fpace. tutto X C i e l o , ímtti- unincredibile udlre;, chejaccía,'cuece I©:
De' Pazzi. Parte Prima; . 93
©perazioní, o g r a t i d i , o minirae, tenei> María Madre n o í l r a , non voler foppor-
do fempre Iddio d' avanti. D c v e aver tare d' andartene i n - C i e l o , e lafciare í
dipoi un faporofo g ü i t o p o i c h e fe s3 i n - euori noílri i n térra . V o ^ K o quefto tem»
eontra, o i n eofadolce, o amara j o tri- po-, c h e m i rimanedi v i t a g o d e r m í t e 1 , ñé-
bulazione, o felicita vada i l turto a gu- v o g l i o o p e r a r - a l t r o f e non ammirarmi iii!
ílare ncl C r o c i f i í s o , Deveavere unper- te
fetto, e non punto debole , e infermo
-^ jfc
tatto, infaper difcernere i l caldo dal fred-
d o j e non s ingannare neí: prendere i l C A P I T O L O X X X riT.
morto p e r v i v o , e il v i v o p e ' l m o r t o j e
Append'ice a'fe medh'azioni , e contemplá'-
cosi queft, Anima conferverá i d o n i , e l e
z,ii>ni deili miflerj dtUti v i t a di Chiflar
grazie, che riceverá nell'Afsunzione d i
efplicati tutti mlfHcamenté per la, rif<sr~-
M a r i a . Quando averemo confervati i
mct-de coflumi. D%IV TmamaKioste fin
d o n i , e grazde con Mariaj potremo fare étUa, ¿avanda de* piedi\.
quel che fe e l l a , cioé porger fappliche a

V
D i o per l i b i f o g n i , che fono in térra ., e
E g g o quello Spirito Santo , Spiritop p\rte
coftrignerlo- i n un certo modo con i l fuo
di puritádifcendere , e con1 i m p e W notíe...
Sangue a far mifericordia a i r Anime . V o r -
foave infonderíi in M a r i a , e far si , che
rei ancora, che un' Anima > che ha fatto
efsa conferifca la proprra carne al Ver-
quel che fa M a r i a , eioé nel confervare i
b o , ed infonderíi nell5 U m a n i t á del V e r -
doni i- e grazie da- D i o concedutele, íi
b o e o n t u t t a la pienezza de'fuoi d o n i , e
rendefse ancor atta ad efser coronara con
con tutta l a fontana delle fue grazie , d''
M a r i a . Si rende atta V A n i m a ad efser co-
onde p o i efso Umanato V e r b o infonde i n
ronata con María > la quale ha in difpre-
n o i efso Spirito di.puritá co'fuoi doni aflV-
gio rutta la gloria , o n o r e , e benevolenza
ftente a f e .
delie Creature, che fono fotto D i o , che
G (*me dolcemente l o fpírante Spirito>
non fofsero pero ordinate da D i o . Sara
íi ripofa n e l l ' U m a n i t á d i quel candido, e
incoronata Maria da quell' A n i m a fpiri-
rubicondo- Fanciullino , come íi ripofa-
tualmente, che offerira tutti i meriti d i
v a in quel bel corpiccino del m í o G i e s ú ^
efsa , iníieme con t u t t e l e l o d i r che fono
mentre che pigliava i l latte dalle mam-
ílate date alia fuá Anima- gloriofa, c o i
melle , e dal petto d i Maria- fuá dolce-
meriti; d i t u t t l i; Santi > avendo-defiderio
Madre , e quanto ampia fedia ritrovava'-
d ' accrefcerle "gloria4, ancorché. g l o r i ó l a
inquell1 Anima-, laquale dal'primo iílan-
í í a , in-tal.mpdo v e r r á c o l Verbo a coro-
re, c h ' e l l a fu creara, e unita'alcorpo fu
nar Maria t E chi potrebbe g i á - m a i fti-
unirá al V e r b o , e piena ditutte le grazie;
mare quanto le fará grata tal' offerta, o
d e l P a r a d i f o . G o s i p o i , o V e r b o , quan*
M a r i a ? quando verremo una v o k a ad
do-, per tua bontá., e liberaiitá fuggifti;
onorar te , non p i ü in. parole , ma i n
dalle mani di Erode-, andando-^ n e i r E -
fatti? non per un3 o r a , ma in eterno ? oh
gittoj o quanto a i r b r a fortemente i n t e
quanto poco c i parra all= ora- d' aver- pati-
ípirava efso D i v i n o Spirito-j di-modo che-
to . O h , perché, non ha fempre avanti a
tutu gl5 I d o l i d e i r Egitto mando a terraj.
g l i o c c h i o g n i Greatura, ogni Spofa con-
e gli; ruppe, e fpezzb y e dltíipb ancora
facrata a G r i l l o , o<im n^Huola di Ma-
quel fiero , e crudo c o n í i g l i o d i E r o -
ria i l tempo futuro> e i l prefente tanto de i che per uecider t e f o l b , a tanddie
brieve , p e r c h é n o n mai offenderebbe | de laMmorte. T-1 accompagnb i n tutto
D i o in cofa vcruna , ancor che mi n i ' j queli viaggio v ti; condufse a l f E g i t t o j-,
ma? Felice T A n i m a , , che í i t r o v e r a p r e - \ ti rícondufse alia Patria-, eh3 e l e g g e í l i
fente a i r i n c o r o n a z i o n e di Maria , e c o n in t é r r a per tua ñ a n z a , infino a tantoj.
forme al fuo potcre fará. tal-opera. E che volefti'msnifellarti al Mondo , e;
andando l a Madre noftra i n G i e l o , devc, ando fempre' teco in • tutto • quel tempo >
rimanere i n . noi un1 avidirá , un defíde- efsendo efso-Spirito fempre u n k o a te , c o n .
rio á r d e m e : di feguirla- Q g r a t i í l t n a la-pien-zza de'fuot d o n i , - o h Incamato-
M a r i a , togli T Animamias e i ! volt r mior, V e r b o . Qtiando a noi tu fdftí ritorna^-
«L darnrai. i l . valer tuo^, Q "íori.oJiíEíia. to. d i B g i l t o „ rimaneíli-lontano- d k
Opere di S. Mana Maddalcna
94
tua Madre i n Gerufalemme per tre gior- zia tua velocemente viene í o p r a d l n o i .
n i , o come inte fpirava effo Spinto s che fíceome ancora fu veduto efso Spirito in
t i faceva parlare con tanta fapienza, i n - forma d i C o l o m b a venir fopra di te .
terrogando, e rifpondendoaque^potto- Udifti ancora quelle mellifíue parole del
r i ? E r i a l l o r a , o Verbo s d i dodici a n m , tuo Padre : Hic e(l Filius meus ddeÜusy
e v o l e í l i , quaíí dopo I* aurora ¡1 Solé com- in quo mihi bene compUcui , le quali , fe
pariré fu r E m i s f e j p della Paleftina, v i - non fofse l a noftracecitá ed ignoranza,
brando i raggj d e l tuo D i v i n f a p e r e , e ardirei di d i r é , che le potrebbe d i r é , efso
moftrando , che i» his , qu& Patris tm Eterno Padre ancor d i n o i , quando ab-
eran? ,. eportehat te e f f e e come i n caía biamo ricevuto i l Santo Batteíimo . N o n
tua propria volefti eiTer trovato da M a - vorrei g i á , che fofse arroganza, e pro-
r í a , e Giofefíb nel T e m p l o a difputare. funzione, ma diventiaino puré mediante
M a , che dirb i® vedendoti o V e r b o c o n i l Santo Batteíimo F i g l i u o l d i D i o , e d i -
effo Spirito, far cosí gran falto? E dove fcendendo i n n o i , come i n te comparve
ti conduce quefto. Spirito D i v i n o ? A l Hu- nella C o l o m b a , l a medefima terza per-
me Giordano a domandare i l Batteiimo í b n a , per eíser una ftefsa cofa ed e í l e n -
a G i o v a n m . E p e r c h é l o f a i , o V e r b o ^ zialmente unita c o n r a l t r e d u e , , viene a
per trasformarci, ed unirci con ello Spi- difeendere, e compiacerfí in noi tutta l a
rito i n t e , e a t p ; n e l q u a l B a t t e í i m o t u o Sanüflima T r i n i t á . T i veggio p o i in ef-
donaftl l a virtü nel Batteíimo n o í l r o , che fo Spirito, e dat medefimo Spirito c o n
fu un d a ñ o tanto neceílário, utiie > e frut- grandiííima veemenza > efsere fpinto >
tuofo » che non so qual dono raaggiorefi e condotto neldeferto, ove dimoraíti i n
poteva a i r ora bramare dalle tue raani i compagnia, e degl' A n g e l í , e delle be-
E che faremmo fenza quefto dono? vera- ftie , p e r c h é n o n voleíii compagnia d i
mente dono di eífo Spirito Santo, anzi perfona alcuna, né p u r é della tua carif-
di tutta l a Santifluna T r i n i t á , c h » liara o l i m a , e Santiífiraa Madre, perché vole-
Battezzati net nome del P a d r e , del F i - vi , che g l i u o m i n i , d i eran come be-
g l i u o l o , e dello Spirito Santo , e per ftie, per mezzo del tuo ajuto, divenifse-
quefto mezzo íía cancellato i l peccato ori- ro A n g e l ) , e z\Y ora con latuaprefenza
gínale , e negli adulti avendone prima divenne i l deferto Paradifo, fecondo d i
qualche d o l o r e , ancora g l i a t t u a l i e che tanti Santi Romiti , cha a tuo efempio,
entriamo con quefto dono nella tua Chie- abbandonato 1 M o n d o , íí ritirano ne'de-
jía, e ci fono con elíb tantegrazie, tante ferti della N i t r i a , della Tebaide, della.
v i r t u , e tantidoni Celefti infu/r, che non. Scizia,, e quivi vifsero, non ítx , fe da
fo efpíicare. C i é d a t o con elíb la bella , uomini. cinti d i carne ,, o da fpiriti íonta-
e candida vefte della p u n t a , dico della n i dal fenfo* per Ta í o r p u r i t á , e mon-
tua G r a z i a . L o facefti ancora molió da dezzadel cuore, e della carne. O Ange-
efso Spirito per fantificar Tacque, e rende- lí veramente In carne, privi d i tutti g l i
re all'acque íimile grazia a quellaprima > aífetti della carne, le c u i delizie í í i r o n o
che defti l o r a ai principio delta creazione le penitenze, i banchetti x i d l g i u n i eftn>
del M o n d o , quando daefscne cavaíH g l i m i j lericchezze , un^inaudita povena d i
u c c e l i i , e d i pefei, fe da quefte acque ne ogni cofa terrena , i ragionamenti folo
cavi gliuGceUi delF Anime tuecare, che c o n D i o : le confolazioni f o l o , o nel pa-
tecodolcemente per lacontcmplazlonefi t í r p e r D i o , o nei trattar con D i o . . O h chi
l o l l e v a n o , e íi unifeono, e pofson diré intendefse le cofe oeculte, e folo a D i o ,
c o n Pao lo : m j i m converfatio irt Ccelis e aí C i e l o p a l e í i , che fecera i n quelle
efti d e ' p e f c i , che fono r a t t i v e l e qua- fante fulitudini per D i o , quell' Anime fan-
l i , con qualche amaritudine, s i , mapure tifllme : o quantoii c o n í o n d e r e b b e della
pertuo amore i n b e n e ñ z i o degli altri i m - fuá tepidita, e negligenza. Q u a l i batta-
piegano le í u e ñ i t i c h e , e tuno a gloria gliefoftennero d a ' m a l i g n i fpiriti? quan-
5ua * e volefti a noi anche rendare queir te vittorie gloriofc ne riportarono ? come
innocenza> nella qual c i creafti, e non furono a quefto M o n d o » iníeffieííl, c o -
tanto velocemente difeende 1'acqua fopra me dicea San P a o l o , , veracemente c r o c i -
11 caPí> nnftrQ a quanco eíso Soirito, c gr*- fifll, e mortificad, perché fofsero folo a
D.a
Dt'Pazzi. Parte Prima. 95
D i o v i v í . Q u i v i , o S i g n o r c parlavi d o l - pompofe veftimenta , p i u nella fame j
cemente z\ cuor l o r o , teneramente V ac- che n e l l a f a z i e t á . O v i n o , c h e i n e b r i , e
carezzavi, e quanto lontani da'contenti dilati i l c u o r e , o amere, e chi ti conofeet
del M o n d o , canto eran v i c i n i con l o f p i - fe ? d i l a t a t o ' l cuore per quefta mutazio-
rito al C i e l o . M a d o v e f o n o i o f c o r f a , o ne , quant' é agevole camminar per l a
V e r b o ? Sei dallo Spirito condotto al de- ftrada de3tuoi eomandamenei? dico p o -
ferto, doveefsofpira s i í b r t e m e n t e , che c o , per quello che parealtrui siftretto
fafuperar l o Spirito tanto a te contrario, fentiero della perfettaofservanza d e ' t u o i
«na non tanto per tefpira, e da forza di coníigli ? Viam mandaíorum tmrtim cu*
í u p e r a r e , quanto per dar v i g o r e , f o r z a , curri , cum dilutafli cor meum. E che
e v i r t u a tutto'l Genere umano d i p o t e r piú ? per quefta mutazione facefti , che
fuperare efso Spirito diabólico^ tanto alio efso Spirito íi potefsein noi dilatare j per-
Spirito Santo, e a te c o n t r a r i o . T i par- c h é , dilatatol cuore, par, chefidilati
t í dal deferto, avendo domato V orgocrlio l o Spirito Santo, trovando vafe piu lar-
d i quello Spirito tuo n e m i c o , £ p o i , me- g o , e capace da ricevere i f u o i d o n i , e l e
diante lo Spirito Santo, cominci a fparger
fue grazie. O V e r b o , fai poi c o n l o Spi-
latuafapienza, e con efso Spirito attrar-
r i t o . te muovente, e da te movente, tan-
re a te g l i fpiriti delle tue Creature, che
t i ftupendi miracoli j rendi l a vita a'mor-
pur efsendo fatte a tua immagine difpirito
tanto n o b i l e , e capace delle tue grazie, t i , i l veder aVciechi, 1* udire a* fordi ,
avremmo a laíciarci attrarre da efso Spi- mondi i l e b b r o í í , ed i n fomma fani tutte
rito fpirante, e D i v i n o , e mediante t e . T i n f e r m i t á , e quel c h ' é maggior c o f a ,
V e r b o umanato. M a , o V e r b o , a far per la c o n t r a r i e t á che c i é f r a t e , e l p e c -
de'falti? e che veggio? E c c o che p o i , c a t o , c o n v e r t í T Anime ate prima r i b e l -
quando cominciafti, n o n í o l o a moftrare l i , e da te tanto lontanej ma prima le
l a tua Sapienza, ma ancora l a P o t e n z a , divertí dal male de' v i z j , e da peccati, ed
(o Onnipotenzatua) con cui facefti ammi'- efsendo tutte divertite dalle vie fue ma-
rare ogni Creatura a l l ' ora prefente, e n o i le , mofseda efso Spirito movente, fi c o n -
a n c o r a , che T u d i a m o , e crediamo per y e r t o n o a t e , l o r proprio fine ed ogget-
tuagrazia ce neammiriamoj dico quan- t o , e íi fermano i n tutto, e per tutto i n
do facefti quel gran miracolo d i mutar t e , e le trasformi p o i con quefto Spirito i n
T a c q u a i n v i n o , d o v e c h i a v e a , ed ha d i t e , in maniera che quaíi non fi riconofeo*
prefente punto d i l u m e , c o n o b b e , e c o - no piú da q u e l l o , ch'erano in f e , i i c h e
nofce q u e ñ a gran mutazione , la quale efsendo tú tutto, per una certa participa-
z i o n e , i n l o r o , edefse peramore tutte
al prefente ancora tu fai neir A n i m e me trasfufe i n t e , diventano u n f o l o S p i r i t o
care, che chiamlal t u o f e r v i z i o , guando teco : í ' í qui adh&ret Deo unas jpiritus
V a c q u a de'defiderj terreni, l a fai mutar fit cum illo. O grandezza del V e r b o , o
l o r o con quefto tuo Spirito i n v i n o fapo- privilegio della C r e a t u r a , o grazia inel-
roliííiino d i defiderj C e l e í i i , e f a i , come plicabile di quefto Spirito : fe fofse cono-
difse quel tuo gran S e r v o , che avendo fciuta fon c e r t a , checiafcwno T a m m i r e -
noi guftata l a foavitá del tuo f p i r i t o , c i r e b b e , eaderirebbe a t e . l3oi ti veggio
paja Iciocca. (Che d i c o io? ) anzi ci appor- con efso Spirito fpirante, e movente ten-
ti naufea ogni confolazione carnale , e der la vita a m o r t i . S i , era ben giufto,
terrena . N o n é quefto tuo dono ? non é che vivificaífi i m o r t i , efsendo la ftefsa v i -
miracolo ben degno del tuo S p i t u o , e t a , e che l o S p i r i t o , che avvivb al prin-
della tua mano ? E non é anche mutazio- cipio tutte le cofe, ravvivafse d i nuovo
ne t u a , quando V amaro delle penitenze, le fue Creature. M a fe par cosi difficile a
m o r t i í i e a z i o n i , difagj, difprezzi, e quan- g u a r i r é , e levar V infermitá che fanno poi
to íipatifce, o pub patirli i n querta vita giacere i corpi m o r t i , che maggior fatica
per amor t u o , tutto diviene, non dico é levar i p e c c a t i , e far rivivere T Anime
i o l o daacqua, ma da fíele ed afsenzo, morte i n eiH peccati? M a che? V e g g i o
d o l c i í í i m o v i n o con l o Spirito t u o , si che i o puré efso Spirito, come Aquila volan-
altri p i ü g o d a nel patire, che neirefser t e , pigliarfopra d i fe, e afsumer T Anime
confohto , p i ú nella n u d i t á , che nelle defome per p e c c a t i , e c o l fuofpirarein
un
96
Opere di S. Maria Maddalená
,UD momento farle rivivere , Infondendo cato j non f o l o odono le tue parole 3 ma
inefíe l a G r a r . i a , c h ' é la vera ed única penetrano T intenzione d i q u e l l o , che tu
v i t a dell1 A n i m e . R e n d e v i , o V e r b o , si v u o r , chefacciano
cneiacciauo tcon o n lapenitenza
lapemcenza,m
T udire a f o r d i , che come morti nulla foddisfazione delle colpe paffate, efen-
intendono , nulla comprendono, e non tono n e l fuo c u o r e , che d i c i j L a v a m i n i ,
intendendo non pofíbno parlare. E don- mundi eftote . Si lavano da quella fozzu-
de v i e n e , che fon cosí f o r d i , e m u t i , fe ra , che ci refta dei cattivi abiti pafsati
n o n che fon pofíeduti dal maligno fpiri- c o n le l a c r i m e , e foddisfanno, come pof-
t o -y e dallo fpirito immondo? pero non fono , alia tua D i v i n a Giuftizia : e c o s í ,
pofíTono effer liberati , fe non mediante mediante q u d l a purificazione prima fat-
q-uefto fpirito d i puritá , domandato i l tadaefsoSpirito movente d a t e , facendo
dito della delira d i D i o j Dextr& Dei tu loro c o n o í c e r e i l fuo peccato : efserian-
áigitusy che adopri tu V e r b o , i n difcac- n o T u d i t o , ed efeguifeono la tuavolon-
ciandoli 5 onde tu d i c i : S i in Aigito Dei t á . Si c h e , fe prima non íi facefse que-
ejkio DAmonia. Son quefti T Anime pof- fta purificazione, fe prima tu non le mo-
í e d u t e dal peccato, e che maggior for- veffi con l a t u a p r i m a G r a z i a difponente,
d e z z a , che 31 peccato ? i l peccato f a , che epreparante, non potrebbon udire, ch1
T A n i m a non fente l a voce t u a , e non é tanto necefsario. Rendi ancora poí i l
udendo, non puo elfer capace d i t e , en- parlare a i muti : e come fon m u t i , o
trandoíi a te perla porta della Fede : F i ~ V e r b o ? fon muti , si > alia confeílion
des ex ñ u d i t u . Auditus autem per Ver- tua, a l i a l o d e t u a : ma alie beltemmie,
hum D e i . E c h i c i parla, fe non i l tuo alie detrazioni, alia mormorazione han-
Spirito per b o c e a , o delle tue fcritture, o no non folp u n a l i n g u a , m a m i l l e , e m l i -
d e 5 t u o i C r i í H , o chiunque d i te p a r l a , le lingue : a benedirti , gloriíicarti, e
o con lo Spirito tuo? cosi é, attefo che dall3 ringraziarti fono in turto m u t o l i , e non
udire íiamfatti capaci di te, per mezzo hanno l i n g u a . E che bifogna far qui ?
della tua parola. M a non per q u e í l o ap- bifogna, che a tender tal loquela efso
prendendoti, ti comprendiamo , p e r c h é Spirito foffi, come facefti g i á , tu V e r b o :
non puoi elíer c ó m p r e l o , fe non da te ma con q u e í l o , che eíli aprano prima la
¡fteííb. D i p i ú ce ne fai capaci, medían- b o c e a , a v o l e r che pofsano ricevere tal
te q u e í l o Spirito d i P u r i t á , che monda, infuíHrfZione. Os meun aperui, & attm-
« p u r i f i c a r Anime dal peccato con T ac- x i (piritum : e al trove 3 Domine labin
qua tuafalutarej onde traendo c g l i ella mea, apenes, che ne legue ? Et os metim
tua acqua, le viene a purificare . E d' on- annuntiabít ÍAudem tua.m , m e r c é , che
de trae lo Spirito queft0 acqua, o Verbo ? c infufílafti c o l tuo fpirito. O quanto é
O h , la trae dalla fontana, ch5 é i l Padre 5 bella quella lode tua nella bocea d e t u o i
p e r c h é viene dal feno fuo, d i c o , daquel eletti? M a per l o contrario nella bocea
ibnte v i v o , che ha in eíío l e ñ o . O Ver deipeccatori non é tpeziofa, e bella la
b o , come dolcemente ed abbondante- lode t u a . O che lorza ha queftaloque-
mente fcende q u e l l ' acqua dal feno del la della lode tua? Sto per d i r é , che pe-
tuo Padre? Scendegiu per canali de'Sa- netra nel piu intimo della Santifs. T r i n i -
g r a m e n t i , d e l l ' Indulgenze, e d i rantial- tá , e munda giú a n o i tutto quel che v o -
t n a j u t i , che n hai lafeiati neíla-Chiefa g l i a m o , canto che fe vogliamodiventa--
tua i E d eíío Spirito la va infondendo ib re D i o , d i c o , per participazione ed unio-
p r a i G i u f t i , p e r a b b e l l i r l i j íbpra ipecca- n e d i G r a z i a , efsa lo fa. R e n d i p o i anco-
t o r i , p e r m o n d a í l i i e fopra quellepove r a , o V e r b o , Tandareai Z o p p i . O q u a n - '
re A n i m e del Purgatorio per r i í l o r a r l e , t i , oquanti ce ne fono di quefti Z o p p i i l
c c c n f o l a r l e , onde elle rimangono tutte C h i dubita della F e d e , chi teme della P o -
p u r i f í c a t e . C o m a n d i p o i alio Spirito i m - tenza 3 chi fi rende incerto della B o m a :
m o n d o , che fi parta dall5 Anime poffedu- o che ignoranza! Ma bifogna q u i , che i l
tp dal peccato, e dici : o W ^ , (? mute tuo Spirito s ' i n c l i n i a l b a f s o , e n o n c o n -
(pm(ftAi exi ab eis 3 partid da loro 3 o íideri i l tuo efsere, ch5 é d i B o n t á f o m -
immondp Spirito 3 onde eíse eíí^ndo libe- m a , d i Potenza infinita, e d i Verirá i n -
« f e ualja í ^ d c ^ z a , e fordidezza del pee- , comprenfibilé . C i fono d i piw certi altri
Zoppi,
D e ' P a ^ í . Parte Prima?*
Zbppr, che nonfono cosi conofciutida efso Sacramento, ü pub d i r é , come fí?
a l t r i , che dallo Spirbo tuO', e daquel- dice d i M a r í a . £>uia quem Coeli capere•
l i che fono Uluminati da eíTo S p i r i t o . nonpoteranty tmgremivcontulijliT efsendo'
G e r t l , che hanno un pie: m q k o ' lungo v e n u u efsa molto fimile a M a r í a . O n -
dalliafuperbía con p r e í u m e r e d i fefteíTi*, de,, í i c c o m e da G i o v a n n i fu veduta, e;
e T a l t r o m o h o corto della v e r a c o g n i - da me creduta efsa M^r^a veftitadi foles.
z í o n e d i fe fteífi, e d i t e , cosi van zop c o s í queft' A n i m a , che ti r k e v é i n fe. é v >
picando , oh quefto piede si l u n g o , o h ftitadiSole, el .. fei tuftef o ; Sol ;« '
quanto nuoee ? No» veniat nñhi fpes fu<- ti* Chrifius Deusno í e r . E ancoraardi^fl
perbiA , diceva queir uomo fecondo i l d i d i r é del Solé della. rúa vifir ie co ac
cuor tuo , e per quefto tanti van zop- per n u v o l » , . per- una certa par =as.;o-
picando nella v i a í p i r i t u a l e , p e r c h é non ne delia tua divina c h í a r e z z l , perochey.
hanno tronco^ quefto p i é , c h ' é piíi íicu- fe la Itefsa Anima vuele-, le dái aii'-ora
r o efferne fenza per camminare, che aver- OGcafione i n quefto Mondo j , che p ó d a -
lo». Quefto piedecifa.fcandalizzrared!ogni I penetrare in un certo modo la viíioa tua,,
difetto d e l P r o f l l m o , p e r c h é tutti c i p a - j non come i n C i e l o » Beaci, no , m a c o -
jono» imperfetti rifpetto a n o i . Quefto • me fi fuoledalle tue piü favorite Anime
non c i fa comportare n é compadre a l - , i n térra cor» una certa c h k r e z z a , c h ' i o
le picciole imperfezioni- delle Sorelle , i non pofso d i r é qual fi fia r con una certa-
e fempre c i fa ftare , © t ú r b a t e i n n o i i luce , c h e f o l o la p u b e í p l i c a r ©hi l a d a , ,
fteffe, o fenza pace con T altre , anzi ! e l a r i c e v e , n é altri i ' i n t e n d e , che non
ci fa» femlnare mille difeordie ne g l i | fente i n fe l a prova , e quefta n o n é la*
ahitacoli t u o i . O V e r b o , o V e r b o . L o j G r a z i a ordinaria , ma un certo- dono
Spirito conduce 1' Incarnato Verbo* i n che íi comunica ad alcune c o n l a fuá
l u i trasformato , e dove lo conduce ? ^ m ^ dico che quefto é un dono comu-
L o conduce fino a lafeiar fe íieffo aL n i c a t o c o m e per G r a z i a gratisdata. E
la fuá Creatura,. d i c o i l C o r p o , e San- i c o m e María era coronara di S t c l l e , co-
gue fuO i n cibo v e beveraggio, e. per | s i f ó n - c o r ó n a t e diStelle le tue Spofefcr--
quanto?. O h D i o , eperquanto?- mache j v e n t i . D i Stelle E che fon quefte Stelle?-
cífa V e r i t a - d a fe ftefío l o d i c e , ufque ad-, g l i ajuti fpeeiali de gli Spiriti A n g e l i c i , .
cmfummatiouem fuuli>iXQC\o c h z c ñ z CveZ' i che amano , e íi compiaccion tanto del--
tura l o poteííe avere non. una volca fo- | l a Puritá delle tue Spofe, che ad eífi-fon
l a , no,- non ogni anno, no-, non.ogni i íiiniglianci , attefo^ che molto piü. rif-
mefe, n o , n o n o g n i f e t t i m a n a , n o m i n a j plendono nel G i e l o E m p í r e o i Serafini,.
ogni d i , o g n i martina lo^ pub r i c e v e r e , i chenonfanno nel noftro C i e l o le lucide
c o g n i v o l t a , c h ' e l l a vuole., l o puo ave Stelle , i quali Serafini fanno la» corona -
re in fe., , e ftaríi c o n e f í b l u i a fuo piaci- alie tue Spofe con l a l o r o partí colar pro- •
mento. O gran bonta del mi© Spofo V e r - tezione del Paradifo e f e v u o i r a g g i di-
b o 1 o mifera. miíerabil m e c h e ne ho quefte Scelle , eífi hanno > le a í e , p e r c h é
tanta c o p i a , e ne fo COÍI poco. fruttO: fono pronciflxml adajuurle a f o ü e v a r l e ^
M a é piu infelice., chi n o n c o n o í c e que- ad iníiammaTle , p e r c h é qutiie ale mu
fto d o n o , e non íi cura d'efserne p d v o pajón tanti raggi ardenciííinni di fiamme;
m o l t i a n n i . O c h i ftando in peccato mor- d'amo re,, c o n le quali tucci asdono^ e
tale l o riceve-, e quelpane d i v i t a diven- £ chiaman© Serafini , vorrebbono ne*
ta cibo altrui dimnorte % , o u i mundacat cuoti deíle tueSpofe i n a e f t a r l e , » í i c e h é
(T bibit in-dtgne.-i juduinm Jt bi mundacat,. fofsero cuete fiamme d ' a m o r e , e íi folle-
& b t b i t . . ' E per quefte Anime ti.prego,- vafsero a te - c o n puritaL M a V igríoran*-'
S i g n o r e , non guardare a i l o r demeriti^ zaj con laquale andiamo al Sacrámeri^
maalla b o n t á - t u a ^ convertale il tuo Spi to é cagione, ohe-noi non ci veftiamo*
r i t o , £ c c h é n c o n o f c a n o i l c o r t o grandifil di efs© S o k , Aveva- ancor Maria la5-
m o >cche fanno a ie.ltefse,,ed a tanta-bon t L u n a f o t t o i p i e d i , e che akrcv é - a que»'
t a t ú a in p a r t í c o l a r e . M a laício quefto, fta, ed all3 altre tue Spofe il .<T¡etceríi l a i
ed alie fa^ orite del tuo abiracolo parí©', e. Luna fotto-i piedi>-fuorché-rifiucare per"
d i . ciaftheduna, d i <^ueft'. Animericeventi ^uo amcHre,aon folo cutte l e gtaBdczze d e l '
98
Opere di S. María Maddalena
M o n d o , fe lefofferoofferte, ma ancora e dove l o conduce; e a far che? o lo
tutte le confolazioni d e i r Anima ancor- conduce a far quel dolce ragionamento,
che fpirituali, e c o s í , tu v o l e n d o , tutu e foave colloquio co3 fuoi amati Appoílo-
i d o n i t u o i , tutte l e grazie d a t e n c e v u - l i , dove c i conferí tanti tefori, che una
te, non fi fermando m effc, quanto al fola parola é da far reílare animirato
dolce ed al foave, che da efife f i r i c e v e , o<yns intelletto , b e n c h é di Serafino, o
volendo, fe cositi place elfer priva d5o- c T i e r u b i n o ; £go f u m v i t i s , O1 v a palmi~
o-ni confolazionefeníibile della fuaGra- tes, qui manet in me y & ego'tneo, hicfert
z i a , e fiare teco confitta ed abbandonata f r u í i u m muitum . O b e n e , chi dimora in
nella f u a C r o c e j onde poífano d i r é co- te V e r b o , fa di molto frutto 5 e per confer
me dicefti al tuo Padre i quanto alia par- ejuenza , chi non dimora in te, non fa
te inferiore : Vt quii deretiquifti me ? frutto alcuno . M a i l t r a l c i o permanente ,
p u r c h é folo íi fermino -nel Donatore , e e perfeverando ancor egli nellavite , d i -
non nei donl 3, l o fa chi lo gufta, o r a , venta poi ancor eííb vite^ d i c o , che da
che fi mette fotto i piedi tutti g l i altri anche egli frutto, ed in lui s appoggiano
d o n i , e grazie, non fi fermando i n eífe, altrl per l ' efempio, e per r i í t r u z i o n e j
ma nel D o n a t o r e . L a fuperbia fa d i - mailtmamente q u a n d o q u e l l ® é í l a t o m e f -
fpregiar eífa corona , perche le fembra fo fotterra. C o s i la Spofa, annichilan-
d i n o n aver bifogno d e i r a l t r ü i ajuto . L a doíí , e fbttraerKloíi i n terra^ i i i ñ e m e c o n
Vanagloria non tien giá la Luna fotto i l o Spofo , diventa una fruttuofa vite ,
p i e d i , perché íi ferma nei d o n i , e gra- e nulla c i manca, perché dia i l fuavif-
zie ricevute, e non nel Donatore di e f limo vino alia fuá bocea. L o ftrettojo del-
fe» M a ancora, quando moftrafti quefío T una d i quefta tua vite é un deíiderio
fvifeerato amore, v i era i l traditor G i u - delFonor t u o , e falutede'Proirimi, nel
d a , ed ora torno a quel ch'iodiceva di qualé ftrettojo líringendo,. manda fuori
fopra > cosi non fofs5 egli ora , come quel v i n o , che inebria lo Spofo, e ralle-
e g l i é che molti v i v a n n o , p o c o m e n o gra la Spofa j rifcaldai cuori delle Creatu-
che eíro Giuda : cosi non ce ne fofse, co- re, e rallegra gli Angelí : Et vinum l&-
me o g g í ce n' e di quefti G i u d i . O , tificat cor hominis y e tanta é 1'abbondan-
cum per-verfo perverteris, íi pub ben dire za di q u e í l o fpremuto vino, che la Spofa
o g g i . N o n é Creatura alcuna , n é fará, non ha tanti vaíi da riporlo 3 p e r o c h é
che poífa penetrare appieno , quanto é q u a n t o p i u n e g u i t a , piü ne tiene infe, a
grato alia SandíTima Trinita andaré a talché tanto fe n' empie, c h ' é p o i forzara
q u e í l o SantiíUmo Sacramento, con pre- a mandarlo fuori con p a r o l e e geíH efte-
parazione , e difpoílzione 3 ma per i l con- riorí ,, erutrando a glial'tridi quello, che
t r a r i o , quanto g l i fíano a naufea quelli hadentro di fe. M a che f a l o Spofo accio-
che vanno fenza preparazione, e difpoíi- ché non íí fparga indarno? da egli alia
z i o n e . O g n i pena m i farebbe gloria , Spofa i l luogo da riporlo, e che le da un
p u r c h é íi levaífe tanta i n c o n í l d e r a z i o n e ,
vafopreziofo, egrande, e q u e í í o e i l f a o
ed ignoranza, che ufano tanti in venire
cuore, ií c u o r d e l l o S p o f o , q u e d o é i l v a -
a te.
fo , p e r c h é conofceilvino eílér tanto pó-
tente , che fpezzarebbe ogni alero vafo, t
C A P I T O L O X X X I V. quando T A n i m a é venutaqui, bifogna,
che lafci quanto avea dalla parte fuá ,
Uatla, lavanda de' piedi fin a l fine,. ogni defiderio delF o n o r d i D i o , e faluce
deJ Profíimrr e f o l o i n t u t t o , e p e r t u t t o í t

A N c o r a queílo Spirito conduce eífo


Incarnato Verbo a tanta valle d^u-
m i l t a , che í i p o n e a lavare i piedi a'fuoi
rilaííí in D i o 3 p e r c h é i l deíiderio d e i r o -
nor di D i o , e falute de5 Proflimi farebbe
la Spofa troppo penofa, non confeguení-
D i k e p o l i . O come non condurrá lo Spo- dola, e anco'gloriofa, confeguendola ,
í o ancor feco la fuá Spofa? Exemphm fendoché fempre c i fará de' buoni-, e de*
emin dedt vubis , ut qitemudmoáum e%o cattivi, percib in queftarilaífazione non
" * & vos fMi-atis.. A n c o r a e í T o S p i - pub penfire ad a l t r i , che a D i o folo ,
m c conduce queílo Incarnato. Verbo 3 fenz'ahro deíiderio per allora che dtl!a
un;one
De'Pazzi. Parte Prima. 99
unionefeco, anzi n é p u r queftodeliderio del Padre , pigliando la contradizione
puoconofcere, ma Tolos'unifce, g o d e , noftra, con cui tanto ííam fempre c o n -
e non fa di godere j e la dove fta, n é s3 ac- trarj, per i l noftro v i z i o altuo D i v l n VO'
corge come fta, perche non riflette in co- l e r e , per quel poco t e m p o , come no-
fa veruna i l íuo peníiero al fuo v o l e r e , ed ftro avvocato prendefti l a noftra con-'
a fe ftefía, né a cofa anche per D i o fuor d i tradizione, anzi come quello c h e p a g a v í
D i o . M a quefte cofe non T intende, fe non per n o i , a c c i o c h é n o i poteíTimo pigliare
chilefente. efta tua Santificazione , e Deificazione,
Conduce p o i quefto Spirito i l Verbo c i o é conformitá c o l voler del P a d r e , e
Incarnato a i r orazione dove v i farebbe per effa aver conforto nelle noftre con-
troppo grande l a mia ignoranza a crede- d i z i o n i , e turbazioni , l a qual tua San-
re d i conofcere , penetrare , e. guftare tificazione, e Deificazione, per cosi d i -
quel che fece qui T Incarnato V e r b o . O re, c i é conferirá per i l m é r i t o d i quel
Verbo pigliafti teco una certa rapprefenta- combattimento , che per n o i fofferifti
z i o n e , e ü g u r a della Santiífima T r i n i t á n e i r orto 3 e V ottenghiamo anche dal can-
menando q u e l l i tre Apoftoli , e dicen- to noftro c o n l o s f o r z o , che d o b b i a m f a -
do l o r o quelle parole : Triftis eft AnimA re a^noi fteíft, con l a G r a z i a t u a ; p e r c h é
mea, ufque ad mertem 5 moftrafti l o r o quel- cosi vincendoci venghiamo p o i a rilaf-
l o che fcuoprivi alie Divine Perfone , farcitutte nella tua V o l o n t á . ATre volte
d i c o g l i affetti della tua U m a n i t a j e an- ritornafti a rinovar quefto si , p e r c h é
cora in quella turbazione dello Spirito tuo n o i piu e p i ü volte ritorniamo a far l e
i n t e con quel t r e m o r e , e paura t i mo- noftre v o l o n t á , che fono tanto lontane
ílrafti uomo per T u o m o . M a o V e r b o , dal voler d e l P a d r e . P e r te V e r b o bafta-
p e r c h é lafciafti cosi turbare i l tuo Spi- va una v o l t a foladire : Sia fatta l a tua
rito l p e r c h é v o l e v i per noi patire quel- v o l o n t á , chefubito e l l a era conforme a
i ' affanno, e quaíi per caparja d e l m o l - quella d e l tuo P a d r e . M a , p e r c h é n o i ,
t o Sangue , che d o v e v i fpargere nella fe bene n e i r orazione rimettiamo la v o -
C r o c e ne fpargefti n e i r o r t o , non con l o n t á noftra i n t e , e facciamo delibera-
altri tormenti j n é t o r m e n t a t o r i , che del-zione d i non voler faré la noftra v o l o m á :,
l o Spirito , e del!* amor t u o . T u t t o é nondimeno per l a noftra fragilitá ritor-
v e r o 5 l o facefti per quefto j ma anche niamo per o g n i poco d'occafione a rifar-
l o f a c e f t i , o A m e r e , per noftro confor- la , e ce la ripigliamo , ci é neceffario
t o , a c c i o c h é l o fpinto noftro n o n fttur- p i ü , e piü volte far quefta rilaífazione i n
bafse della fuá turbazione, che viene al- te d i quefta noftra v o l o n t á , e tu ce n* hai
cuna volta , penfando percib hayer v o l u t o daré efempio in ritornar piü v o l -
perduro l o Spirito t u o . Dicefti p o i 5 te a metter la tua nelle mani del P a d r e ,
orando .al Padre tuo quelle parole j No» e c i hai ancora percib dato fortezza d i po-
mea, Jed uoluntets ma fiaty e tutto per terlo fare 5 i m p e r o c h é o g n i v o l t a , che
noi anneghiamo, e accattiviamo l a no-
l a C r e a t u r a . Era forfe i n t e , come D i o , ftra v o l o n t á , v e n i a m o , per cosi diré ad
V egualitá ineguale c o l Padre , che tu acquiftare la Grazia , e favore d' una
avefii a diré : Sia fatca la t u a , e non la delle tre Perfone della Santiílima T r i n i -
m i á V o l o n t á ? non cerro : e cosi f U m a n i - tá , e moltiplicando la noftraannegazione
t á t u a Santiftcata, e Deificara non poteva piü v o l t e , per non eíftre fe non tre Per-
feoftaríi punto dalla V o l o n t á D i v i n a j n é fone, e un D i o i n efíenza, veniamo a
anche l a tua parte fupejiore deil5 A n i m a ricevere 1* o p e r a z i o n i , e Grazia d i ef-
eíTendo beata poteva patir pena , no , fa T r i n i t á , che fono infinite. Volefti
folo nella parte inferiore volefti , che poi ancora , o V e r b o , efser ^confoiato
p a t i í í e , edinquefta volefti per patir pe- d a i r A n g e l o , tu che eri il confolator d i
n a , e tormenti per amor noftro 5 o íe pu- tutte le Creature, e l a gloria d e g l í A n *
r é cosi a te piaeque anche neila parte fu- g e l i , e p e r c h é lo facefti, o Verbo amore ?
periore lafciafti che per un poco non i i - p e r c h é n o i nelle noftre tribolazioni ed af-
dondaífe raffettodi quellaDeificazione , e fanni, voleflimo accettare d'efser con-
foddisfazione, per cui l a v o l o n . a , tía non folati da* tuoi A n g e l i in térra , da3 tuoi
poteva non c o n í b r m a r í i con l a v o l o n t á
Crifti,
roo Opeie di S. Maria Maddalena
- C r i f t i , che c o ' l o r o avvifi, f fante paro- | noftrafi rivolga a D i o . E da te VoíefH atí
I c c i riftorano, e p i g l i a r c o s i qualche ri dar' incontro a4 traditore, per moftrarci f
fíio-erio 5 a t t e f o c h é ' d ' altra maniera fa- clie dobbiauio andaré a patir volentieri
. r é ^ b o n o f t a t i i r o h í , che non avrebbono per t onor t a c , e dar la vita per i l Profil-
nelle l o r triholazioní voluto accettare mo noftro, lafeiando te per t e , e rilafsan-
confolazionverana, fenonavelfino avu- d o c i t u t t i i n t e , ma pochi f o n q u e l l í , che
to referapio da t e , V e r b o ; ed io farei íi conducono aquefta perfezione. T i con-
{lata u n a , che non accetterei confolazion duce ancora quefto Spiritoj e dove ti con-
•veruna fuor d i te 3 non d i C r e a t u r a , non duce ? o i m é , conduce l o Spofo ad efser
d ' A n g e l í , o S a n t i , ne d i cofa alcuna, prefojeonduce ad efser legato quel che le-
í b f s e d i e f i v o l e f s e ; ma p o i c h é abbiamo ga ogni cofa3e da r a u t t o r i t á , c h e noi fiamo
veduto, che tu Vefbo hai voluto pigliar fciolti da noftrí peccati^ egli é ancora pre-
.quefta confoiazione p e r n o i , accettiamo f o , e legato da f u o i n e m i c b p e r c h é p o í T u '
ancor noi d? efser c o n í b l a t e , e da g l i A n - mo non efser p r e í i , e l e g a t i , fe non vorre-
g e l i , e da tuoi C f i f t i , e dalle Creature mo da noftrí infernalinimici. O V e r b o ,
í u e per conforto noftro. E certo , si , non voiefti lafeiar difenderti dalTanimofo
£ h e nefsuna dreatura , che foíse vera- tuo D i f c e p o l o , ed efeguir la Giuftizia fo-
mente trasformata i n t e , avrefebe volu- p r a d i q u e l l i i n i q u i , comeparea c h e c o n -
t o pig¡liare confolazion veruna , fe tu venifse, e c'om'erano apparecchiate a fare
V e r b o non aveííi voluto efser confola^ le migliajadelle legioni d e g F A n g e l í , che
to > E ancora, p e r c h é fe nelle noftre tri- ftavan pronte al tuo fervizio, e difefa 5 per
b o l a z i o n i mandaífimo fuora qualche pa- dar efempio alia Spofa tua di lafeiare ogni
r o l a , b e n c h é megiiofarebbe, emaggior vendetta s e riprendefti Pietro, per dimo-
perfezione non la p r o f e r i r é , pur quando ftrare, che quando pur la ragion noftra c i
l a proferifTimo non c i aveflíimo poi a facefse parer, che fofse ben fare ogni ven-
confpndere, voiefti dir quelle parole , detta , a n c o r c h é qualche voltaja difefa fia
Trmfectf a. me calix ifte, e le p r o f e i i í l i , necefsaria, nondimeno, conofeendo per
s i , per confortare alquanto f U m a n i t á all'ora efser cosi fpediente, lafciamofe-
t u a , che per noftro á m o r e ftava in quel guire, dal canto noftro, a noftrí nímici i*
grand'affanno ed agonie , si anche, e offefe contro d i n o i , lafeiando per amor
p i i i per conforto , e redenzion noftra . tuo nelle tue maní la difefa noftra. V o i e -
M a , o Etej-no V e r b o , voiefti ancora fti efser legato nelle maní da5 tuoi nemici,
í u d a r Sangue, lofudafti per T agonía si 3 accioché noi pigliaffimo animo di legartt
m a p i u per dar efempio a n o i , di n o n c í l e m a n i , e ancora legar quelle del Padre
fermare .neJ deíider; , e buone v o l o n t á Eterno, a c c i o c h é non mandi la fuá G i u -
folamente, ma che andaftimo avantí ftizia fopra i peccatori 5 ma g u a i , g u a i ,
n e i r operazíoní j perché fe nonaveflimo fenon ci fofse c h i legafse quefte m a n i .
veduto feguitare i n t e Topera d o p o ' l d e - T i lafeiafti ancor baciare dal traditor
fiderio, c i faremmo perfuaíi , che Tolo G i u d a , accib pigliaflimo fiducia d i venire
i deííderj buoni baftafsero fenza i'opera- all" unión tua p e m i t i , quei che prima era-
z í o n i , e non baftano v n b , p e r c h é de'deli- m o f t a t i , come Giuda t r a d i t o r i . Quefta
derj inefficaci, e foli fenz'opere t¿ é p i e n o fiducia era necefsaria a q u e i l i che ti han-
1'Inferno. M a i l P a r a d i f o f o l o é p i e n o d i no c o l o r peccati, non una, ma mille voite
deíideranti, ed'operanti infierne. T r e f o n o tradito, p e r c h é i l Demonio ravrebbe3con
le cofe, che c i avrebbono a muover ad o- una certa fuperbia, e d i g n o r a n z a , fotto
prare, i onor di D i o , lafalute noftra, e l a m a n t e í l o d ' u m i l t á , tenutida te l o n t a n i , e
condannazione, e abborrimento d ' o g n i fotto fpecie d'efser indegni d'appíoflimar-
b u g i a . Tornafti a g l i A p o í t o l i t r e volee 5 fi a t e , nonfarebbon maivenuti aqueft'
p e r c h é noi ( e guai a quei che non lo fau- unione, c h e t u b r a m i a v e r c o n n o i , onde
n o ) p e r c h é noi , d i c o , torniamo a confi per quefto chiami i l Traditore a m i c o ,
aerare i l noftro p r i n c i p i o , e q u e l c h e c i p e r c h é d e í i d e r i , che d i traditori divenga-
muove afarquefta, e quell5 altra opera- no tuoi a m i c i , né ti curi che íiano ftati
Zitínc. E ancora dobbiam rimirare i l fine t r a d i t o r i , pur che vengano, m a p e n t i t i , e
i u feisa ú p e r a z i o n e , i l quale i n o g n i cofa contriti al tuo baccioje cosi v e d é d o la tua
beni-
De'Pazzi. Parte Prima. ior
feenignltá in lafciarti baciare dal T r a d i - dove non é chi volentierl V o d a . O quan-
tore giá tuo eletto, ed Appoílolo j hanno ti3 o q u a n d í i r e n d o n o indegni della tua
lafciato la cecita ed i g n o r a n z a , che re- p a r o l a , e q u i b i f o g n a i l dono d e l c o n í i -
l e v a n mantellata fotto virtü d' u m i l t á . glio d i efso Spirito Santo, per poter m o l -
A n c o r a voleíii raoftrare l a tua Potenza in to ben c o n í i d e r a r e , e ponderare, quando
far cadere in t é r r a i S o l d a d , che tiveni- é b e n parlare, etacere, e proferir la pa-
vano a p r e n d e r é , perinfegnare a l i a S p o - rola , o tenerla i n fe. O , fe le tue preelet-
fa t u a , che alcuna volta é bene manifefta- te fofsero piü confiderate nelparlare, o
re i d o n i , e grazie tue, d i c e , dimoftrare quanto piú gioverebbono a ' P r o f l i m i . P o i
a g l i ignoranti la virtíi che ha i n fe per o Spirito movente, conducefti efso V e r -
boma tua , con fargli ancor conofeere boa quell'altroGiudice. E perché cian-
l a l o r o ignoranza, a c c i o c h é per l a trop- dafti, o V e r b o ? a c c i o c h é noiimparaffl-
pa íicurtá non venifsero a l l ' oftefa tua. E m o , a non c i fermare nel ben'operare,
p o i ancora g l i faceíH r i z z a r e , perufarli ma andar fempre d i virtü i n v i r t u . E qui
mifericordia, si , ma ancora accib che che ti fu fatto , o V e r b o ?
n o i , quando vediamo un A n i m a efser ca-
II Verbo va i n n a n z i , ed é condotto ad
d u t a i n p e c c a t o , T ajutiamo a r i l e v a r e , e
E r o d e j e d e g l i íi rallegra d i v e d e r l o , e
che le perdoniamo, quando efsa umilian-
lovefte d i b l a n c o . D e h V e r b o , d i m m i ,
doíi íi g e t t e r á in t é r r a , riconofeendo i l
p e r c h é volefti efser veftito di bianco ?
fuo e r r o r e , íiccome efso D i o perdona
p e r c h é fofse conofeiuta l a tua innocen-
ora a n o i , o g n i v o l t a , che umiliandoci
z a , s i , o p e r c h é guftavi d i quellavefte
conofeiamo, e confeflfiamo i l noftro er-
i l difpregio ? s i , tutto é v e r o , ma molto
rore j anzidifse che come i l Peccatore íi
maggiormente, p e r c h é v o l e v i veftire la
p e n t e , Omnium iniquitatim f m r u m non
tua Spofa diefsavefte di P u r i t á , la qual
recordetbor.
genera nel cuore d i efsa Spofa un' alle-
L o Spirito movente ancorad m u e v e , e grezza grande , onde , correndo efso
t i f a v o l a r e , p e r c h é non tirato da a l t r i , velocemente nel t u o f e r v i z i o , íi condu-
ma per t u a v o l o n t á , che altrimenti, c h i ce a t e , e per i l contento, c h e h a i d i l e i ,
t avrebbe condotto, dove non volevi ? ed ella di te, l a vefti anco d i nuovo tut-
o n d ei t i fece, e tu t i lafciafti*condurre | ta di bianco j e d' onde t i c a v i , o Ver-
a d A n n a , c p e r c h é , o V e r b o , tilafeiafti b o , quefta vefte, che vuoi d a r é alia tua
condurre ? per condurre al fine l ' opera Spofa? Erode , quando ti fece metcer
dellanoftraRedenzione, s i , s i s e ancora quefta vefte, non la tolfe d i l u o g o onora-
per condur noi a te i n quel modo, che pia- t o , malaprefe c o s i a c a f o , etelamefse
c e a t e , e non in quel m o d o , chepiace a in dofso per ifcherno, e per isbeffarti;
n o i , o fia per via di d e í i d e r j , o d* opere 5 m a t u , l a vefte, che vuoi d a r é alia tua
o p e r tribolazione, fame, e p o v e r t á , o Spofa, la cavi d?un luogo d e g n i í í i m o ,
permezzo di qual íi voglia Creatura, ac- e onorato, l a c a v i , d i c o , del tuo C o -
c i b non facciamo, come molti fanno , che ftato, e glie l a metti per onorarla , e
eleggono di fervir a te , ma a lor m o d o , e fartela maggiormente grata , ed accib
a n e c i a , che un D e m o n i o ci conducefse a che fia piü candida, e í p l e n d i d a , T i m -
t e , fapendo che quefta é la v o l o n t á t u a b i a n c h i , la m o n d i , la luítri c o l tuo San-
dobb:ani da q u t l l o lafsarci condurre, né gue . Quefta é la vefte, che dai a^tuoi elet-
bifogna gu ardar la v í a , dove fiamo me- t i : Et deailbít'verunt ¡lelas funs in fangui*
n a t i , purché veramente íiam c o n d o r t i , ne Agni 3 né íi pub mondare ed imbianca*
e c i c o n d u c h i a m o a t e . E3 condotto a C a i - r e a l t r o v e . Le fai ancora un'altro dono,
f a . Q u i fei battuto, e t a c i , permoftrare p e r c h é in cambio della c o r d a , con cui
alia Spofa t u a , che quando era offeía íi fofti c i n t o , le doni unabelliíTimaftola j e
g l o r i i d e l l ' oflfeíe , che g l i fofser fatte quefta é un compiacimento , c h ' ella ha
per amor t u o , í i c c o m e dice T A p o l l ó l o S. della tua D i v i n i t á , e della fruizione dell*
P a o l o : Watn C gloriftmur in tribulatio- A n i m a t u a , della vifione della D i v i n i t á ,
mbus. E ancora tacefti, perche come d i - onde T Anima tua dallo ftante, che fu for-
ce la Scrittura : N o n é bene o í f e n d e r e , e mata ed unitaal tuo c o r p o , fu nella par-
fpargere i l fermone, dove non é V audito. te fuperiore perfettamente beata, come
Opere di S; M , Madd.de' P a z z i . H ora
Opere di S. Maria Maddalena
102,
ora h i n C i e l o ; e per quefto compiaci- do 3 ma i l Tuo Regno v u o l che fia tu V e r
mento vien ella a participare un non so b o . D i c e fi t i , che eri venuto,
venuto per render
che, epare che l a t u a G l o r i a l a v c l t a , e teftimonio alia V e r i t á , o h quanto íi d e
l a c i r c o n d i ; tutto per grazia tua; onde verebbe manifeftare quefta v e r i t á . C h i
tuttapiena d i g i o j a , e d i contento í r m - non m a n i f e ñ a quefta veritá , d i r ó io }
fce jnqueftavitaimperfettamente, quel- c h e n o n a b b i a veraFede3 i m p e r o c h é tu
l o che perfettamente , ed in altra ma- ftcfso fei la V e r i t á , che fei anche T o g -
n i e r a , c h ' i o non l a s o , g o d e r á i n P a r a - o-etto della noftra Fede , e la noftra Fede é
d i f o , e fruirá in eterno. D a quefta fto-- m o d o n o . Conduce p o i quefto Spirito i i
l a , c h 3 é t u t t a l u c i d a , e l l a n acquiftaun^ V e r b o alia prigione 3 ed ancor tu Verbo
altro bene, che c o n o í c e l a d i g n i t á d e i r conduci l a Spofa alia p r i g i o n e , e a qual
A n i m a , p e r c h é quefta ñ o l a é urna orna- prigione ? ad una prigione tanto fegreta,
ta di preziofiífimegioje, che fono i fe- che da pochi é intefa3 nella quale efso
greti g i u d i z j , che talora tu manifefti z Spofo l a tien tanto fortemente legata,
l e í , cfclla grandezza, e d i g n i t á deli"Ani- che non ne p u b , s'ella non é i n g r a t a ,
ma > acció la mantenga, e confervi in ufeire , n é la pub altri cavare, che tu
quella p u r i t á , che a te place. E quede V e r b o , e quefta é unapienezza di tanta
eioje le fal vedere, quando a te piace g r a z i a , che a n c o r c h é i D e m o n j , e tutte
fcoprirle quella vefte, che le metti at- le Creature cercafsero d i c á v a m e l a , fa-
t o r n o , p e r c h é , a n c o r c h é la fcuopriíTe, cendo ogni f o r z a , non ne la pofsono ca-
ncnpotrebbe ella vederla fenza'l bene- vare , né farla cadete, tanto é a te forte-
p l á c i t o t u o . O r s u , ancora la Spofa f a l mente legata ed imprigionata,poi eííoSpi-
v e í l i m e n t ó alfuoSpofo Verbo , e l o v u o l rito conduce te Verbo ad efsermoftrato
veílir ancor ella d i veíle bianca, fapen- al P o p ó l o per poter moftrare l a tua Spofa
d o , cheefso í i d i l e t t a i n f r a g i g l i . E c h e a te ftefso nel cofpetto della Santiífima
veftimento f a r á q u e f t o , che fará la Spo- T r i n i t á , á poter diré 3 H&c ejl, in qu&
fa alio Spofo ? O , fará un3 oíferir l o Spofo dclus m n eft, íiccome Pilato confefso te
ílefso a í e ílefso 3 e quefto fata un degnif- innanzi al P o p ó l o efsere innocente non
í i m o veftimento. M a perche fi convien trovare i n te caufa di m o r t e . T i conduce
p u r é , c h e l a S p o í a ciabbiaqualcheparte ancor poi alia Colonna , perché pofsa
d e l f u ó , g l i offerifce ella in efso c u o r e , condurre l a Spofa al tuo foave colloquio,
e T A n i m a fuá 3 e quefta quanto é piu pu - l n cútHjnnn nubis Icquebatur ad eos 3 que-
ra , tanto piú g l i é g r a t a , e quanto piu fta é la colonna della Sapienza, e q u i
f a r á ' l c u o r m o n d o , tanto fará efsa vefte gi3 iníípienti ti flagellano. Sara ancor
b e l l a , ed egli p i ú fe ne d i í e t t e r á . T o r - ellaflagellata con l e l i n g u e , ma nonar-
naftipoi a P i l a t o , per dar'efempioanoi riyerá giá a fpargere il Sangue, come tu
a c c i o c h é quando ííamo a l z a d e p o i ab- f a i . P o i Pilato t i moftra al P o p ó l o , e
bafsati, non c i confondiamo: E q u i , o dice : EcceHomo, e tu dici della Spofa:
V e r b o , tante volte fofti i n t e r r ó g a l o , H u efl fpetiofa, ínter filias Hierufalem .
m a rare rifpondefti. C h e d i c i , che d é Conduce efso Spirito ancora poi l o Spo-
fpondÍ3 o V e r b o ? O i m é , che rifpondi fo a fentir quella crudel fentenza , ma
quello , che doverei rifponder'io. L a p e r n o i molto felice , per chiamare fpef-
confeftíone, che doverei f a r ' i o , etutte fo la Spofa, mentre che efsa é i n quefto
le tue Spofe, e ancora tutte le Creature pellegrinaggio con quelle : Surge, pro-
tue : Regnum memn non eft de hoc mundo . pera 3 árnica mea. Columba mea 3 formefa
M a g u a i J guai a q u e l í i , che fanno con- mea, O1 veni , in foraminibas petrst, in
t o , che3] Regno l o r o fia in quefto M o n - caverna macerig. , nelle caverne delle
d o , che n o n a t t e n d o n o a d a l t r o , che ad tue P i a c h e 3 o che fentenza, a t e d i c o n -
accumular o r o , e d a r g e n t o , e vannodie- dennagione, e a noi di liberta * In quefta
t r o a l l a r o b b a , che non é a l t r o , che un vita n t r o v a i l n i d o nelle tue P i a g h e , e
poco d i t é r r a , e condcmnano V Anime lo- dalla tua dolce bocea é incitata a dimo-
r o / e r r e r s a poca t é r r a , epure hanno ad r a r v i , ed é chiamata, A r n i c a , C o l o m -
andar í o t t e r r a . M a la tua Spofa non v u o l b a , e B e l l a . Tutto é Grazia tua . N o n le
g i a , che i l Regno íuo lia 4 i q u e f t ® M o n - fai quefta f o l a , raa vuoi efsercondenna-

to.
De'Pazzi. Parte Prima. 105
t o , e fentenmtOj perch' ella poi neirulti- • apprehendit : come dííTe I' Appoftolo j C
mo giorno poteffe fentlr queli'altre pa- cosi nella- fuá U m a n i t á íi comunica al
role j Venite bemdiVí'' Patrismei. O i m é j Genere umano con rante grandezze, che
e quanti ticondannano con Pitaco a mor- avanzano ogni grandezza , e gloria A n -
te? si s i . Maipeggiorid:* tutci, e q u a í i t t g é l i c a , e percio la natura noftra m o l t o
danno lafentenzadella morte coloro, che piii apparirá gloriofa^per eíloveftimento
d i c o n o , che D i o non bada a q u e í l e c o f e deirUmanitá del V e r b o , la quale noi
di qtu g i ü , ftimandolo come m o r t o , e participiamo, elfendo vefíiti della fteífa
ftolto , e non fanno , che D i o é in ogni carne, ch1 egli prefe per noftro amore,
luogo , e vede , e d o d e ogni cofa: si afien- che la natura A n g é l i c a , E chi non f a ,
dero in Ccelum, tu tilk es : fi defceáderi in In- che nella gloria f U m a n i r á del V e r b o é
ferniim , ades j fi fumpfero pennas meas di- molto m a g g i o r é , e piú gloriofa di qual
lucuia, & betbitctvero in extremismavis. Et- v o g ü a Angélica v i r t ú ; e d i q u e f t a g l o -
enim itluc manus tuct deduce? me, & tenebtt ria dello Spoío p a r t e c i p e r á l a Spofa i e la
me dexteratua. O quanti , o quanti, ce Spofa, e l o Spofo a l F o r a íi riputeranno
ne fon di quefti. in certa maniera eguali, quando videbi-
L o conduce poi ancora eíTo Spirito a mus eum f i c m í e f i . , c a tutti d a r á una vefte
portar l a C r o c e . O , perché amorofo adornata d' ogm virta , e ricchezza con-
V e r b o , tilafci condurre ? per daré un fa- tenente i n eíío Verbo . S' eftende ancor
fcicelo di mirra alia tüa Spoía i Fafcku- poi fu la C r o c e , movendolo eífo Spirito
lus tnjrrhü d i l e ñ u s rneusmihiy ínter uherit in femanente . P o i s' allarga nelle brac-
mea, commorabitur, ed ancora p e r c h é la ciaper iílrignere edabbracciar la Spofa,
C r o c e , che é neceífario portare, le fia \ ed ogni Creatura, con ogni noftro eífere,
foave. Riícontra la Madre 5 per poter j ed operare , p e r c h é fía pi ti grato al Padre
fare que5 íbavi rifcontri con la Spofa , iníieme con f e . Si lafcia inchiodare le
ai entre che eífaé i n queílo Mondo j dico fue Sante maní , per unir perfettamen-
in quefto pellegrinaggio della fuá v i t a , te T operazion noftre con le fue , ac-
E , oh ,«quanti rifcontri ? dico per rifcon- ción g l i poíláno piacere, ed acquiftare i n
trare la Creatura con te, e te con la Crea- C i e l o eterno premio . E d ancora íi la-
tura, e T un Profllmo c o n r a k r o . G l i A n - fcia inchiodare i piedi , a c c i o c h é V af-
gelí con g l i uomini , e g l i uomini con fetto, ed affetto noftro s^ unifca co 1 fuo ^
g l i A n g e l i , e 1 Teftamento Vecchio , E per far piü c á v e m e alia Spofa, fe ne la-
co l fuave V a n g e l o . O r s ü lo, Spirito ora fcia far cinque, delle piaghe, dico,. nel
ha condotto i l Verbo fu '1 monte Calva- fuo Sacrato C o r p o : Stcuí pnjlfer foltta-
r i o , cd in eíí'o V e r b o tutte le Creature , rius i n teílo". Ef intre'ibimus' in taber-
inparticoiare í a t u a S p o f a , per condurle mtcubum e j m . Q u í v i ftaráella íicura da i
tutte infierne , fe elTe non repugneran- l a c c i , Sicut pajfer erepta, efi de taqueo-ve'
n o , f u ' l Monte Sion di Gierufalemme, nantium* S i , e per offerirle al Padre,,
d e t r a v i ñ o n d i pace, edin cambio dipuz- quando punto la Spofa vacillaffe , e anco-
zo le fa fentire la fragranza del Sangue ra fono efse eaverne per ifcampo d í t u t t o
dello fvenato A g n e l l o . O r a r Incarnato i l Geneteumano, e fono ifugelli,- c o a
V e r b o , m o v e n d o l o e í f o Spirito , fa ora- cui íi fpedifcono tutte le grazie dal Para-
z i o n e a l P a d r e ; per iníegnare alia Spofa d i f o , e danno i l valore atuttele n o l k e
T adorazione , che eífa deve farc alia domande. S o n ó i l pregio' di-tutte le no-
Santifllma Trinitá,. ne ir entrare nella Pa- ftre operazioni, che fenza i l congiugni-
tria eterna. Si fpoglia per moflrareyl « l e n t o de3 meriti d i quelle P i a g h e , che
che a voleríi condur lafsú^ c i bifogna i farcbbero tutte le noftre giuftizie ed ope-
fpogliare intutto del noftrocorpo, e d i re buone per 1'eterna gloria? O che cofa
n o i f t e l l i , aftatto, aftacto^ E p a i e g l i ci j fchifa ! da quefto Sangue viene ogni no-
veílirádi fefteífo, dandocr la viíione , e ftro bene , ed i l valoredi quefto Sangue
gloria fuá.. S i , quaíi a comparazion no- c o n le noftre opere congiunto c i corona,
líra pare chTegír fpogli i C h e r u b i n í , e i non i l Sangue folo a g l i adulti, no,, nía
Serahni della G l o r i a , perche:: NuMquam l a b u o n a v o l o n t á , e T opere c o l Sangue „
Jingílos a¡>¡>rcheniit ^ [ed fcmen AbrahA Efsc Spirito fa p o i conferiré al Verbo»
H 2. . anco-
Opere di S. María Maddalena
104
ancora que-fette dardi d ' A m o r e , c i o é rito di l u i fpirando nel Sepolcro, p e r c h é
g l i fa dir quelle fctte parole morofe in la Spofatua, o V e r b o , t l fepellifce i n f e ,
C r o c e , conforme a i fctte d o n i . G l i l a - e tu ancora la fepeliíce i n t e . Spirí nell*
fcia guftare i l íiele per far guftare alia a n i m o , p e r c h é l a Spofa pofsafuperare i l
S p o í a i a dolcezzafua, s i , s i . O S p i r i t o tutto, non folo nel L i m b o , fe quivi fofsc
movente » e fempre unito all* Incarnato l u o g o per l e i , ma n e l l ' Inferno a n c o r a .
V e r b o , e fempre fpirante, ed afpirante Spiri nel feno del P a d r e , a c c i o c h é l a Spo-
nello Spirito d i l u í , e come permetti che fa dopo le fatiche ü pofsa ripofare i n quel«
mandi fuora i l fuo Spirito ? fe l o Spirito r e t e r n a quiete della f r u i z i o n e , e vifione
dal corpo d i l u i fifcompagna, dateSpi* d e i r e f s e n z a t u a , o V e r b o , e di tuttala
rito Santo, l o Spirito d i l u i non fifcom- Santifs. T r i n i t á , che fíete una fola efsen-
pagna g i á , p e r c h é fei con l o Spirito d i z a , una fola foftanza.
l u i , fpirando, erefpirando edinfluendo O h , l o Spirito movente d i nuovo ri*
i n c i s o per n o i : e i n che maniera ? M u a - piglia i l fuo S p i r i t o , dico T A n i m a del
ve ciu,eílo Spirito m o v e n t e , e fpirante V e r b o , c h ' é tanto per conformita uni-
inte Verbo , afpirare quefto tuo S p i r i t o , rá a l u i , p i g l í a n d o i v i ípiracolo d i v i t a ,
per infpirare i a n o i fe ítefso con tutti i dove riunendo le facrate membra , e
f u o i d o n i . C o s i egli va fpirando con efso corpo al!' A n i m a del V e r b o , |,locifican-
Spirito nel feno del P a d r e , fpirando n e l d o l a , l a fa riforgere per noftra giufti-
i , i m b o , fpirando nel Sepolcro, fpiran- ficazione, accioché la Spofa g i á morta a
do nell' Anima della Spofa, accioché efsa feftefsa, pofsa da te Spirito m o v e n t e , e;
^oftarefpirare úi liii.Sicché. vai c o a l o Spi- fpirante efser c o a efso anche viviácaUa

Fine delta Prima Pa


PARTE S E C O N D A.
D O T T R I N E M O R A L I
Sopra la perfezione Religiofa.
Difcomefiaticamente di moltevirth , e funti diperfe%kne%
e della mdignitd de vi^j oppofii*
C A P I T O L O P R I M O . trova i l V e r b o j ma bifogna poífederle»e o»
Ctme V UmnHítto Verbo Jim fpecchio ypeirttco- diarle j poííederle perché s* hanno a fotto-
¡Armente la Pajftone di queUos qttale mettere alia ragione j o d i a r l e , p e r c h é ab-
dobbiamo imitare, biamo ad odiare tutte le cofe nocive a i r A -
nimenoftre. S i trova quefto V e r b o nelle
O í p e c c h i o , che i o devo rif- tenebre: c ó t r a d i r b i o al diletto G i o v a n n i ,
guardareinqueir Umanato che dice : Et tenebr& in eo nen fmtt ulU} N o ,
V e r b o , non ha da efler altro, perché le tenebre, dove i o trovo quefto
che TifteíTo Verbo inchioda- V e r b o D i v i n o , fono Tacerbiflimafua Paf-
to in C r o c e . Bifogna avere íionejperché cercado TAnima quefto fpec-
g l i occhi ben purificati a voler poter ben chio , cioé i l V e r b o D i v i n o , ftante alia de-
rifguardare. O beata, felice, e gloriofa A - ftra del P a d r e , non v i íi trova imitazione ,
nima, che sépre l o r i m í r a , m a per voler rif- ma folo adorazione, e ammirazione j ma
guardare in eflb, bifogna che i l V e r b o D i - c e r c á n d o l o V e r b o U m a n a t o , é nelle tene-
vino l o metta appúto a dirimpetto a gli oc- bre della Paífione. Q u i s i , che íi trova c o n
c h i noftri. Vorrei vedere dovc ü ferma grande utilitá, p e r c h é íi p u ó imitare, aven-
quefto fpecchio, o dove l o poííb i o trova dolo detto lo fteífo V e r b o 5 Difcite ¿tme9
re.Dove íi ferma ? fo ch'egli é i l V e r b o , fo quiet mutis fnm t O* humilis carde . In que-
che egli fta alia deftradel Padre si,ma non fto fpecchio í i f e o r g e tutto i l circolo del
m i ü vuol moftrare.Dove ti ripoli,dove fai C i e l o , tutti i fuoi adornamenti, tutti i fuoi
tua refidenza? e dove fará cua gentilezzaife d o n i , e g r a z i e , e i n conclufione, ch3 é
non t i manifeñi alia tua Spofa? T u fei puré egli altro, che il fuo amorofo Coftato? ma
amore, come farai a non mi ti dimoftrare rimirandonoi in quefto fpecchio, faegli
per tale? moftrami t i riprego, come faceíli s i , chericeviamo o g n i d o n o , e g r a z i a ;
a q u e l P u b l i c a n o . Maddalena era pur pee- p e r c h é , oculi JOomini ¡uper metMentes eum.
catrice,quando inverfo di lei moftralti tua E quefta fuá comunicazione apporta a me
clemenza. D e h dimoftramiun poco,come quattro c o g n i z i o n i , una appartenente ad
faceíli a quel tanto amato Zaccheo.Majec- eflb D i o , una a m e , una al P r o í í l m o , e
co5io fento nel m i ó interiore, che bifogna Taltra alia Heligione. O Specchio fen-
c h ' i o f a l g a , come eflb, per volerci pren za macchia, fe tu fofli ben conofeiutp, fa-
dere.-Palia per la vía queíto m í o Spofo,ma refti abbraceiato , e amato . L a cognizio-
bifogna levar fe fopra d i fe a pigliare l a ne, che mi d a r á , rifguardando in quefto
Croce,che'l Signore c i dá.Si,si,fe Zaccheo fpecchio, appartenente a D i o , fará del-
avelfe voluto c ó í i d e r a r e , che la fuá ftatura la grandezza dell* a m o r e , ch' egli ha por-
era p i e c o l a , non ti avrebbe veduto Signor t a t o , porta , e portera a tutto Tuman
m i ó , m a b i f o g n a , che ciafchedunopigli Genere, con la continua memoria, che
quellaCroce g r á d e , o piccola,che tu i i dai. i l medefímo mi d á della fuá P a í f i o n e ,
Quefto Verbo D i v i n o m i fi dimoftra infra O í a n t a , e beatifica cognizione j chi ha
le folte tenebrei gran cofa! la luce íi trova quefta , fempre arde df aíFetto verfo *i
fra le tenebre! M a che mi dinota quefta lu- fuo D i o . L a cognizione poi appartenen-
ce fra letenebie? a l t r o , che 1*Anima, chJé te a me é del coriofeimento del benefizio,
poífeditrice delle tenebre, cioé d e l l e í u e non folo della Creazione , ma della R e -
proprie paflioni trova ilVerboDivino.Bea- denzione, e V o c a z i o n e . Q u e l l a apparte-
ta A n i m a , che poíTedendo le fue palHorii, nente a l P r o f l l m o , e del m o d o , che ü
Ofcre di S, M.Maddal. de' Paz,z.i. H j debbe
J©6 Opere di S. Maria Maddalena
^ e b b e t e n e r e inconverfare con vane na- f revolez^a vcrfo d i m e , e d i tutte l ' a l -
rre C r e a t u r e , e ancora un nngraziamen-
ture d i perfone. In ^ ñ o h ' i { o ^ c ^ 1
citare un afcofa prudenza , to d i tutti i fuoi d o n i , e benefizj, ef-
d e l l a fuacognizione, in c o n o í c e r q u e ü e fendo quefto Sagramento un compen-
nature m vincolo d i pace. M o l t i l o n o , dio dell5amore, che c i h a p o r t a t o , e d i
che fanno converfare 5 ma nell intimo t u t t o q u e l l b , che per noi hafatto i n tut-
d e l l o r cuore non fanno poi compatire j e ea la fuá v i t a , pítftione , e morte. V e -
fopportare. L a cognizioneappartenente dro quivi ancora i l Sangue, c h ' e g l i ha
alia Religione é quefta, conofcere quan- f p a r f o p e r f a r c i u n b a g n o , dove d e l c o n -
t o fia utile, e necefsario i l confervare tinuo pofliamo lavare V A n i m e noftre dal-
l a Religione , e Regola in quella p r i - le c o l p e , che ad ogni punto commettia-
m í e r a c o g n i z l o n e , erigore3 comequan- m o , e con quello c i poíTiamo adornare
d o ella fu iilituka , con ofservar per- per comparir tutte belle nel cofpetto fu o .
.fettamenre le promefse , e v o t i , che D a quello t r a r r ó parirnente una conti-
ciak.un, Anima Religiofa ha fatto a D i o , nua memoria di q u e l l o , che i l m i o G i e -
eíl-ir delcontinuo con T animo lontano sú ha voluto patire per me indegna Crea-
d a l f c c o l o , quanto e poflfibile. Q u e f t o , t u r a . P e r c i ó m i v e f t i r ó , e coprirb tuc-
G i e ^ ü m í o , ti chieggo per tutte, che co- ta del fuo preziofiflimo Sangue, congiun-
nofc anoj quanto fia utile tener g l i o c c h i gendo con quello tutti i miei p e n í i e r i ,
fifll a te nell5 clezione dello flato, che p a r o l e , e opere, accib gli pofsano efser
v o g l i o n o p i g l i a r e . L a m ú r i c e d i quefla piú accette, e grate. Ancora in detto
cognizione della Religione e quella tan- Agnello del continuo potro vedere , anzi
t o poco conofeiuta mortificazione inter- vedrb in efso come in unofpecchio,ramo-
n a , ovvero femplicitá ; pajono quefte re, GO'I quale il m i ó Signore é adato apre-
due cofediverfe, ma fono una cofa con- pararci la g l o r i a ; e quefta gloria ridonda
g i u n t a . E c c o l o fpecchio , che debbo parirnente nell'iftefso Signorej concio-
rifguardare nel Coftato dell' Umanato íiaché T Anime noftre danno al V e r b o
Verbo. U m a n a t o , un' ornamento grandifllmo.
P, i , Ci¿( X^renderb ancora dal m í o Spofo un E5voluto a n d a r é a v a n t i , a c c i o c h é , quan-
m o d e l l o d i q u e l l o , che devo operare, do poi noi andremo a fruiré la detta
e non potendo a pieno imitarlo per la G l o r i a , la pofliamo avere degna d i c h i
m i a í r a g i l i t á , almeno g l i tendero gra- T ha preparara , c h ' é tanto grande , e
titudine , e l o ringrazierb , che tutte magnifico , anzi é Signore della ftefsa
quefte maravigliofe opere ha volute egli G l o r i a i p e r c h é ftecome le Stelie fono nel
fare per amor m i ó . D a quefto c a v e r ó C i e l o , edanno a q u e l l o unJornamento,
una r e g o l a , come debbo neilavirtuofa e fplendor mirabile , cosi T Anime deJ
Arada camminare, e operare. D a l l a fuá Beati i n P a r a d i í b , efsendo collocate i n
profonda u m i k á imparero , come m i queli5ampiezza d i G l o r i a , e unite c o ' l
d e v o umUiare , e abbafsare i n ogni co- V e r b o , g l i vengono a d a r é , í i c c o m e l e
f a , e c o n tale a b b á í s a m e n t o potro veni^ ftelk, un ornamento, e fplendor gran-
re i n cognizione della vilta m i a . Dalla diífimo, facendo maggiormente riíplen-*
fiia ubbidienza c a v e r ó un non voler dere la g l o r í a fuá i n moftrare la fuá libe-
giammai far cofa alcuna fecondo i l mió ralitá verfo d i l o r o , per averie tanto efal-
volere , con accommodarmi fempre a tate, e u n i t é a í e . E ciafeuna delle det-
q u e l l o d e g l i a k r i . D a l l a fuá carita i m - te Anime Beate, fon i n un modo parti-
parero i n che modo debbo amare i l Prof- c o l a r e p o f t e , econfolate i n u n o d e f e n t i -
í i m o m i ó . In quefto fpecchio vedro an- mend del V e r b o Umanato chi piú a l t a ,
c o r a quel fvifeerato a m o r e , 'újyaúc ha e piú bafsa fecondo i meriti l o r o . Alcune
v o l u t o moftrare a noi in lafeíar fe ftefso fon pofte nel fuo petto, alcune nella fron-
« e l Santitfirno Sagramento 3 accib con te, altrenella bocea, altre nelle m a n í ,
luí delcontinuo c i poífiamo u n i r é , e d i altre n e ' p i e d i , e alcune altre nel fuo D i -
quefto dono ne da tanta copia a me mi- v i n c u o r e . N e l Coftato ftanno l e V e r g i -
í e r a b i l e . P e r o ne c a v e r ó da quefto un n i f u c S p o f e , che perquelle fpecialmen-
continuo ringraziamento delia fuá amo- te é ftato fabbricato, e danno un'orna-
mgito
De'Pazzi. Parte Seconda. 107
mentó piü particolare a l Verbo d e g r a l - camminare verfo i l m í o S p o f o per poter
triSanti : D i p o i ciafcuna deU* altre A n i - prefto andaré avedere , e godereia fruí-
me Beate fecondo i l o r m e r i t i p i u , o me- z i o n f u á . Vedrb parimente i n quefto
no g l i fanno ornamento 5 e bellez^aJ, ri- fpecchio ta P u r i t á di M a r i a , e m i r i c o r -
fedendo in quel Eterno Signore,. confor- derb d e ' d o n i , che m'hafatti i l m i o Spo-
me a che elle hanno meritato i n t é r r a . fo Giesu r
E ííccome l e f t e l l e , e pianeti del C i e l o
co^lor movimenti operano varj eíFetti,
per l i quali le Creature terrene ne traggo~
c A p 1 T o L o rr.
no grande u t i l i r á e gran diletto 5 cosi. Come l' Umanafo Verbo fm tihro , nelqustle
fanno T Anime Beate a m o r o í a m e n t e uní
fi hanno diverfe cognizioni f¡t un bello
te nel V e r b o , che te mu ovo no ad un cer-
paraíeUo f r a la Religtone t. ed i l Cielo .
tocompiacimentO j i l quale ridonda per

O
t u t t o ' l Paradifo. Per la qual cofa i n l o r o
C h i potrebbe mar efprimére que- p ^ Cr
nafce un s a u d i o , u n c o n t e n t o , e un alie-
ñ o l i b r o , ne ho io votto alfai 18, ^
grezza i n n e n a r r a b u é , e una maggior
carte, ora hifogna ,, che i o mi ponga a
G l o r i a , dallaquale i l Verbo ( olere T al-
ieggerto d i nuovo . C h i l o pub mai rif-
t r e c a g i o n i ) é rnoflo afare un continuo
guardare ? veggo , che bifogna aver g l i
compiaci mentó i n toro per ufare miferi-
occhi motto ben p u r g a d , egli e tanto
cordia alte Creature, che fono quaggui
alto , e cosi ammirabile l M i par cosi
tn t é r r a . D a q u e í l o ne caverb una con •
degno d' effer adorato , quanto d' efler
tinua relaífazione d i me ílefTa nel m í o
letto . I o ho durato tanto- a riguardarto .
amato Signore j e tale, che tutte V ope-
E g l i é fcritto parte ¿ ' o r o , eparte di color
r a z i o n i , che faro, non i o ,. ma i l m i ó
v e r m i g l i o , per quel che mi pare, c o ' í
G i e s u f a r á » che me le fará operare . V e -
Sangue dell' Agnello ., V e g g o bene, che
drb ancora in quefto fpecchio, come egli
in quefto libro devolegger t r e c o g n i z i o -
ha tenuto modo a condurre T Anime a fe,.
ni , che ancor" egli m i v u o í d a r e i ma
dico alta fuá vifione ,, e f r u í z i o n e j e íí
bifogna bene, o Eterno D i o , che tuab-
come fon varié le'vie ,. e' modi,. che tiene
baffi alta miaapparenzalatua altezza, a
per eondurle a f e j fe bene finalmente é
voler c h ' io V intenda, e heno a mia u t i l i -
foto una v í a , c h e é r a m o r e . I P r o f e t i a t
ta. NonfipubabbaíTare la tuaEternitá,
tratti con un'amor fegreto, camminan^
m a i t l i b r o , che é r A g n e l l o , a|?baííar &
do e g l i n o p e r v i a d i Fede diquefto Verbo
pwb • .
a tor p r o m e í í o , per venire a falvar la
Creatura j ilchéfe bene da tornera cono L a prima Gognizione s3 appartiene a
feiutopervra d i r i v e l a z i o n i , l o tenevano Süa Divina M a e í t á , e non é al t r o , che
con tutto cio c e r t o p e r lo? dono delta una chiariiTimá iltuminazione , che per :';
Profezia,, e a g l i altri rifpetto a quefta fuá pura bonta e'va donando, d i quelta
luce fi poteva diré i n c ó g n i t o . G l i A p o - tanto alta, ammiranda, eadoranda co-
ílolipervia d5 un* amor forte, a v e n d o g l í municazione, che fanno iníieme le tre:
fortificati con l'efempio ,; e con le pa- Divine Perfone , la quat'e deve effsr piú
zoíe.. amata, che alie'Creature raccontata .
Nefla qual comunicazione T Anima puo
I M a r t i r i , merced'un'amor fervente,. iré in fe dilatandoíi , e compiacendoíi
che mediante il Sangue, che 1' Umanato per amore di quei divini comunicamen-
Verbo' aveafparí'o , avea dato toro tan'r t i Q u e i r A n i m a , che- fía t a t c o g n i z i o '
í o gran fervore, che non temevanor e ne , li compiace d i quegíi amorofi com-
non curavano di daré i l Sangue, e la vita piacimenti,, che íi fanno in divinis-. M a
per amor fiio . f ConíeíTorí. aver tiratr qut ceíTano te parole , e ogni fentimento
con un' a m o r quieto j pero che in tutce e piú tofto- bifogna tacere ed ammirare
le lortentazioni , tributazioni „ e aíFanni che paríame-. Quando 1* Anima é poi d i -
erano»fempre quieran.in D i o . Le Ver- inorata atquanto in' tal comunicazione
gini c o n un' amor p u r o , avendole egli v a generando, per dir c o s i , i n fe mílle
jpurificate co '1 fuo Sangue. D a queíío volte i l V e r b o D i v i n o , e quefto é per
aacora ne caverb u n ' a r d e n t e d c í L l e r i o di afiette d' amore , e comunicazione cbü
io8
Opere di S. María, Maddalena
Y l n a , gran c o f a , che l ' A m m a g c n e n in fo non deve efser mal comandato co-
te fl V e r b o D i v i n o . ; fa veruna da fuperiori, c h ' e g l i non l a
L a feconda cognizione , che m i da facciaj altrimenti meriterebbe , che l a
quefto l i b r o , é della g r a n d c z z a , d i g m t a , giuftizia di D i o l o precipitafse nell' Infer-
no j ma l a mifericordia mitiga la giufti-
c bellezza dell* A n i m a . Q u a n t o devo
z i a . In C i e l o non é mai notte, e van-
conofcere i n me l a bellezza dell1 A n i m a
no tutti i Beati Spiriti fegüitando l ' A -
m í a ? C h i non fe n innamorerebbe j oh
gnellino j cosi noi dobbiamo fempre fe-
bellezza grande i e inefplicabilc l Q u e l
<ruitare 1' Agnellino Crifto Crocififso ,
che genera quefta co^nizione all*Anima
mediante i'immitazione della fuá Paffio-
d e l h ^ g r a n d e z z a í u a , c u n a tranquilla, c
nc : doveremmo fare i n m o d o , che non
continua unione , e pace d i cuore , e
fofse mai n o t t e , ma fempre l u c e , e non
una piacevole manfuetudine co* Profll-
doveremmo mai a n d a r é a ripofarci, che
m i noftri. Beata j c felice A n i m a , a
nonfoíTimoriconciliati c o l noftroProf-
c h i tal cognizione , o Iddio m i ó , vai
f i m o , p e r c h é i l Vangeliftadicej Q u a n -
comunicando , p e r c h é quando ella ha
do offeriamo i l Sacrifizio a D i o , ricor«
apprefo fuá grandezza, í u b i t o va riflet- d a n d o c i , che a b b í a m o qualche rancore
tendo in fe quel che ha di f e , c i o é l a fuá c o ' l noftro fratello, dobbiamo prima r i -
nichilitá. conciliarci con efso, e poi oft'erire i l f a -
Quanto p o i fia fruttuofa l a terza co- c r i f i z i o . Dobbiam tenere Iddio in mez-

f ¡ n i z i o n e , che é della RelUjione, non é z o d i n o i , che é l a lucerna : gun iliumi-


In^ua, che ípiegar l a p o l l a . O h quan-
nat omnem hominem venientem in hunc
to íi compiace j non folo i l V e r b o , ma
muadum. Qui fequitur me non ambulat
ancora i l P a d r e , e l o Spirito Santo nel-
in renebris.
la Religione? E f a s i , che quaíi va ac-
comodando l'ordine d i eíTa, all* ordine O r a ne viene í l f o n t e ^ i l q u a l e n e d e e
del C i e l o . O , egli é pur b e l l o . N o n d a r é qualche cognizione, ma folo ne con-
efsere tranquillitá nella R e l i g i o n e , dove duce a d u n a . Quefta cognizione non é
non é tranquillitá participante della San- a l t r o , fe non di quanta importanza íia i l
tiflima T r i n i t á . A l Padre appartiene l a tiro dello Spirito Santo, dalla qual co-
{ )otenza c o n l a g o v e r n a z i o n e : a l Verbo gnizione rimane in tal modo illumina-
aSapienza, con l a comunicazione : alio ta 1* Anima,, che accende a l fervizio
Spirito Santo l a b o m a , co1 fuoi influfli di D i v i n o c o n í i n c e r i t á , e puritá di men-
t r a n q u i l l i t á . I l primouflfizio, che íia ¡n te .
C i e l o é render g l o r i a , e l o d e a D i o . I l
principale uffizio, che íia nella Religione C A P I T O L O III.
é lodare D i o . In C i e l o v i é l a comunica-
zione delle tre D i v i n e Perfone, e noi par> Vede U Religione m figuru di bellij/tm*
ticipiamofecondo l a noftra capacita di tal Vergine , Aove iñfegna , qtéelio che il
comunicazione , dataci per lume da te Religivfo deve fare prima in perjma
Verbo. di ejfa, Religione , poi in perfena pro-
In C i e l o fono s l i A n g e l í ; e nella Re- pria .
ligione tutte le Religiofe fudette, che do •
verebbono efser íimili a g l i A n g e l í . II
primo uffizio , che notiamo negli A n - L A Religione porgeva ad u n Anima P.I.C.IÍ
i n mano un c a l c u l o , e d i c e v a , non
g e l í , doppo Tadorazione della Santiffi- t'adobbare d^ammanto v e r u n o , fe pri-
ma T r i n i t á , é lafommifllone aefso D i o , ma non vedi che ftia bene a me 3, c i o é
e nella Religione , dopo l a medefima non d e í i d e r a r e , n é o p e r a r e c o f a a l c u n a ,
adorazione, deve efí'ere la fomimífione che non lia conforme alia R e g o l a , e C o -
a T u p e r í o r i , c anco a g l i e g u a l i . D o p o ftituzioni da te elette. Quefto calculo
quefto uffizio della fommiílione , v i fi contiene in fe tre cofe. U n a cognizione»
feorge 1' u b b í d i e n z a , p e r c h é non íí legge e íntelligenza di quanto íia grata a D i o
m a i , che D i o comandafse una cofa ad la P u r i c á , p o i c h é venendo un* A n i m a o l l a
un A n g e l o , c h ' e g l i non la facefse con R e l i g i o n e , prende unaftrada p í ü l u c i d a ,
prontezza v e l o c i í h m a . C o s i a l R e l i s i o - e pura di qualunque altra» Condene ai>
cora
De'Pazzi. Parte Seconáa. toy
c o r a i n fe quedo calculo quel p r i m a v i - nanofempre neíl* orecchie defla vera Re-
gore d i ella > che prima era fondato nel ligiofa ,e perla rimembranza, contenuta*
fervore d i fpirito, e neí difpregio- d i fe n e U a R e g o l a r e Conftiruzioni, viene ini
fteífo, i l quale é ora perturbato per k cognizione ^ che ha tanto da udire , e ope-
difetti de' Religioíi . Finalmente nel r a r e , che non- fi fermr giamai a udire
terzo luogo racchiude in fe l a mifura, non v o g l i o diré m o r m o r a z i o n i , le quali
c o n ía quale i l Religiofo fi deve ten- fugga comepellre dell* A n i m a , ma né puré:
der conformeallafua R e g o l a , e Confti- un a parola ©z i o & , e COSÍ vengono purgar-
t u z i o n i . I l cibo d i p o i , che tu hai a pren- te le fue o r e c c h i e . O l t r e a cib p e r c h é l e
dere , dallo prima a guílare a me > e an- mam dell* A n i m a non s ' i m b r a t d n o , l a
cor che fia amaro , prendilo, come fe Religione la vefte d'un veftimento al«
foífe d o l c e , n é devi altroliquor guftare, quanto r u v i d o , i l q u a l e é, che V operazio-
che quello > che dalle m i é mammelle ni della Religione devono eífer fempli-
fcaturifce. Non voler dilettarvi, n é ai- c i , abiette, e v i l i . M a come l a R e l i g i o -
trove ripofare le tue membra , fe non fa comincia ad oprare qualche cofa b e l -
dove i o m i fon ripofata. Se v u o i ador- la , edilettevole, lafeiando l'afempKcitá,.
nare l a chioma t a a , non prender1 at- e a b b i e z i o n e , fubito offende i l ProíTnno y
tri fiori , che quelli , che dalle fpine p e r c h é e g i i , o fidiletta in c i ó , o diviení
f o n p r o d o t t i , efe con le ípine puoi ador- b r a m o í o d i fare i l medefimo , o i n l u i f o r -
n a r t i , non lo fare c o ' fiori. V i d e p o i , ge qualche poco-d* i n v i d i a . A fuoi piedí
che l a Religione purgava g l i occhi a mette due fproni d* oro- duplicati, pero
queir A n i m a , onde diífeinperfona fuá. che quantunque ella vada , v u o l nondi-
O r a l a Religione fe Ía mette a v a n t i , e meno chedafe ftelTa fi fproni, e quanto
primieramente comincia a purgare i fuoi piu lentamente v a , tanto maggiormen-
o c c h i , d á n d o l e una luce íplendidiífima te é da quelli ftiraolata . L i fproiii í b n o
c o n T a l i t o , che efee dalla bocea fuá, e grefempj de'paffati, e de'prefenti j fon d"
iUuftrandoía i n tal guifa, che & conver- o r o , p e r c h é í b n Anime di caritar p o i -
te ogni cofa i n luce 5 e c o l medeíimofia- che in tutte le Religioni equalche A n i m a
to toglie da g l i occhi di quella alcunc fe- di quefta carita infiammata. M a q u e i r A n i -
ftuchc, chiudendoli di poi in un fubito m e , che non íi fon veftite avanti d i que^
accib che non vegga a l i r o , che Giesü fto veftimento , non harmo g l i occhi per
C r i f t o . Q u e í l a luce , che c o l fuo aliro vedere i paífati , e prefenti , Q u a n d o
dona la Religione a l l ' A n i m a , m e r c é dei- tu farai in quefta perfezione ( dice l a
l a quale íi con verte ogni cofa in l u c e é , R e l i g i o n e a i r A n i m a ) t u m i piacerai ©1-
che oífervando la Religiofa la fuá Re- tremodo j ti prendero per man1© , é- COSÍ
gola , e Coftituzioní, d e í t a t e dalloSpirito porrai le tuepedate y d o v ' i o - l e v o le m i e r
Santo > acquifta una luce interna , rae- Beate quell' A n i m e , che cost l i lafeiano
diante la q u a k toglie da fe le fefluche d* maneggiare dalla Religione . B-ifogna
ogni imperfezione, a n c o r c h é p i c c o l a , e adunque dar luogo alia Religione nel
da tutto quel che vede nella converfazio- cuornoftro, onde in eíTo pofta rifedere
nc ne cava bene , e profiito fpirituale, q u e í f a l t a perfezione. ( O l t r e a quefto»-
cziandio da g l i ftefli difetti: La Religión intefo ); quattro gufti particolari , che-
nc ha una lima in m a n o , con l a quale pur- riceve T Anima nella R e l i g i o n e , i qua-
wa le labbra,e la Kngua della detta A n i m a , l i , come da quattro canali le pareva.
í a quale a k r o n o n é , che i l t i m o r d i D i o ^ vedere fcaturire . Vide adunque-, c h ' i i
e non c o m e n t a n d o í i , che le parole fue primo di quefti canaii diftiMava u n ' o t -
fienaben púrgate , e nette > le da un balfa timo vinoy c h e é T u n í o n e , che ha c o n
nao tanto foave, ch* ella per gurtai l o non Dio F A n i m a r e l i g i o í a , per eííer la R e -
p a r l a , í e non da neceííitacoftretta, e que ligione ií piu a t t o , e c ó m o d o luogo per
í t o e i l í i l e n z i o . Prende ella d i p o i una unirfi a D i o * che qaal€vogka a k r o , af-
trombetta, fonamiola n e l f oreechie di. íla ftfmigbandoíi quefta unsone al v i n o
detta A n i m a , che c o s í vengooo benil&no p c i í t i é fa i i v e m a r e F Anima ebria del.
p ú r g a t e . Q u e í t a tromba rapprefenca t celefte anuore . Dal fecondo esnale
p r e c e t t i c Gommandamend » che rifuo- vedeva fcaturire. acquat , j&gnificand»
Opere di S. María Maddalena
I IO
l a p a r t l c í p a z i o n e , chelianno i Religiofi glieranno per lor gloria 11 patire , e 1'
de^benidella Santa Madre Chiefa in un effcr difprcgiati per amor di Giesú,
modo particolare, e piu nobile de «.h S' egíino ameranno, come diletta Spo-
altri per la maggior commodita , che fa, cara árnica, e diletta forella la fanta P o -
hanno di ftare in Grazia d i D i o , la^ qua- vertá , i l m i ó D i o non laícerá mancar
l e é quella. che ci rende partecipi de bem l o r o alcuna cofa necelfaria.
dellaChiefa íignlficati per T a c q u a . Ye- S e T o c c h i o d e ' R e l i g i o í í o d i e r á i l fuo
d e v a d a l terzo canale fcaturi|e dolcilü- contrario, c i o é ogni mínima cofa, che
mo liquore limile air o l i o , fignificando, polía macchiare i l candor d e l l a p u r i t á ,
che 1 vero Religiofo diviene un'altro D i o i l m i o D i o , con r o c c h i o interno, fará
i n t é r r a per participazione, p e r c h é gufta lor vedere, guftare, e penetrare la fuá
i n fe fteffo fomma pace, non afpirando grandezza, b o n t á , e amore , come ha
ad a l t r o , che al patire, e a d eíTer d i l - í'atto a^Santi, e fará partecipi de'fuoi
pregiato, p e r c h é fe g l i fopraviene per- fegreti, lafciandogliripofarefopra5! pet-
turbamento v e r u n o , non perde l a pace t o , come i l puro G i o v a n n i .
i n t e r n a , avendo g i á prefo i l patire per Se i Religiofi internamente , intenfa-
fuá g l o r i a . D a l quarto vedeva fcatunre mente , giuftamente , e fantamente
odorífero balfamofignificato per i i con- ameranno i l fuo P r o f l i m o , i l m i o V e r b o
f i g l i , e ajutidati da' Superior! 3 e quefto ftará íempre con loro íacramentalmen-
bairamo non u n g e , fe non q u e i l i , che te i n unión di grazia.
fon morti a l o r o ftefli, í i c o m e i l bal- S^eglino eleveranno fe íleíli foprafe
famo materiale non s'adopera per l o fteífi gli occhi l o r o , a far la v o l o n t á d i
piü,, fe non a1 corpi m o r t i » l u i , e g í i , per modo di cfire, fará quel-
ía del Religiofo , come fece quella
C A P I T O L O IV. del fuo Eterno Padre , peregrinando
in t é r r a .
Nove Regóte dtt o/fervarjí dalle: S*eglino fí compiaceranno di cammi-
perfone Bj ligio fe ^ narefopra Tacqua delle tribolazioni, c
calcarle fpine delle tentazioni, i l m i ó

S E le í a c r e adunanze Relígiofe per-


f e v e r e r a n n o n e í r eleggere i Superío-
r i d i tempo. i a tempo , í e n z a aver T oc-
dolce Spofo íi complacerá di cammi-
nare , difcorrere , e paífeggiare per l i
íacri abitacoli religiofi j comefa i l dilet-
ehio. a chi per e t á , e ordinedella Reli- to Spofo neliafua piü amata camera .
gione toccaífe , n é meno alia v o l o n t á , , E d u r e r á e g l i afar quelli don i , e gra-
e deíiderio d' alcuna creatura3: ma f o l o z i e , quanto dureranno íe carni fopra i a
alia pura illuminazione, e ifpirazion D i - térra y fe lafciando i Religioíí i a carne,
vina ií m i ó ceíefte Spofo. dará F aflí- c i o é morando, e p a í í a n d o a i r a k r a v i t a ,
ftenza dello Spirito Santo a chi go- lafceranno , quaíi per teftamento, a que5
vernerá.
che rimangono, quefto lume d'oíferva-
S e i n o g n i diluvio. di tributazione, al- rele fopradette r e g ó l e iníieme con tucte.
zeranno i R e l i g i o l i le mani a D i o , f a k r e , che appartengono alia perfezio-
egíi p o r g e r á l o r o i l fuo ajuto » come ne dello flato Religiofo,. facendo quanto-
fece a N o e .
poífono dal canta loro , che fempre &
S' eglinoavranno in odio i l M o n d o „ trovi nella facra adunanza chi abbia tali
ü n o í l r o D i o g l i c u f t o d i r á comeJI C o l l e - deíiderj., e afpiri a tal perfezione. Q u i
gio deTuoi A p o f t o l i , dopo chene fú pre- ftailfatto, o r a i o D i o , . che quelli a1 qua-
varicato Giuda . Efli furono lume di 11 tudai un.tal lume ,. íieno comunic.ítivi,,
tutto 1 M o n d o j mediante la predicazione perché poco é buona quella v i r t ú , che;
del fanto Vangelo , e i buoni Religioíí noaafpira ad eífer communicativa.
farannoinajuto alie Creature, appreíro
alia Santifiima T r i n i t á , , coll1 Orazione ,
e interceffione i Q u e l l i furono fornace
ardente d e m o r e , e p e r o 7 W gagtíbfaé.
íes a cmfpeÜH Concilii> e i R e l i g i o l i pi-
De'Pazzi. Parte Seconda. I II
foave, e p o i forge 5 felice R e i i g i o n e ,
C A P I T O L O V. dove íi trova un cosi doice letto d e l f
obbedienza : Congratulamlni mihi om-
D ' a l c m e virtu necefetrie a l Religiofo cerne nes , c¡ui diligiíis , Giesú m i ó ; n o a
l a fimplkiteiy l'ebhedienx,a , l a carita, vb dir di te , ma la virtü ch' efaltb ce
che non fi rkevn fe non chi viene con del!5 obbedienza : FaÜus ohediens ufque
vero Jpirita Helia Rtligione . J?a m a ad morfetn. V u o i , che íi ripofí in noi *
digresione del Cofiafo di Crifio. e che fcmpre fia innanzi a g l i o c c h l
n o í l r i , una nutritiva caritá . C h i nu-
Amorofo V e r b o , Increata Sapien- trifce quefta c a r i t á , nutrifce i l Nutrito-
za 3 e Spofo noftro , afpirarefti , re d i tutte le cofe, e ancor nutrifce fe
fe i n te potefíe eíTer defiderio, che l e fteíTo d i D i o , a tal che íi diventa un
tue Spofe fermaíTero , e íhibilifíero i n altro D i o 3 per grazia, e participazio-
fe un femplice, fchietto, e per dir cosi} ne . Dovrebbe eflere i n ciafcuno una
qualí vile , e baííb vivere: V o r r e f t i , o cosi perfetta caritá , che íi condefcen-
amorofo Spofo^.che 1*abito, le p a r o l e , defle , s'ajutafíe a follevare ne'difetti ,
e'defiderj , e tutte T a z i o n i , ed ezian- infermitá , e fatiche d i ciafcuno , con
dio T intenzioni afpiraffero ad un fupre- fomma prudenza íi compatiffe a5 difetti
mo grado di femplicitá . O D i o , che d' a l t r i , fi deíferefrigerio air i n f e r m i t á ,
fei cosi grande, e magnifico, e ami V e fi follevaíTero le fatiche : Introduxit
A n i m a tanto femplice ! N e l l a R e l i g i o - me Rex in cellar» vinariam 3 & ordinx-
ne la femplicitá é a guifa d' un cagnoli- v i t i n me charitatem. Vorrebbe ancor
n o , che abbaja, e fá ufcir íuori i l fup i l d o l c e fpofo, che fi ílabiliífe n e ' R e l i -
padrone, e f á , che i ladri non gli rubi- giofi un fermo v o l e r e d i non m a i v o l e r
no j cosi la femplicitá íi va ripofando accettare a l c u n o , che guidato da riípet-
o r nel grembo d i q u e l í a , eor d i q u e l F ti umaniricorra fotto A m a n t o della R e -
altra Spofa di G i e s ú , e provoca D i o ad iigione , ma folo quelli che con tran-
abitare n e l l e R e l i g i o n i , dov5 é femplici- quillitá d* animo , folo per placeré a S.
t á , efádifcoftare i l a d r i d e ' m o n d a n i fe-, D . M . fi dedicano al culto D i v i n o -c
c o l a r i . Scuopre , e piglia gran prede | Hilarem enim datoretn áiligit D e m . A
quefto cagnuolino, p e r c h é fcuopre quella tal che amando tu , o m í o D i o , quel-
gran preda dello fvenato A g n e l l o , e l a l i che volontariamente vengono a te ,
piglia con una faporofa fcienza. M a do- dimoftri anche di non amare quelli
ve m i moftri , tu , o V e r b o , d'amar che vengono al tuo f e r v i z í o , non per
tanto quefta femplicitá i n tutta l a tua amor tuo ; ma per alero rlfpetto. D i o
vita > e in particolare nella Nacivitá , m i ó , che fei D i o d' a m o r e , ami q u e l l i ,
nella P r e í e n t a z i o n e al Templo , dove e particolarmente le tue Spofe , che fi
volefti animali cosi f e m p l i c i , ne mira- donano a te volontariamente , e non
c o l i dove facevi federe íe turbe fopra l forzatamente . O amorofo V e r b o non
fieno , e non a laute m e n í e , o convi- é da prender maraviglia fe comunichi
t i . Guardiíi ciaícuno , e ponga cura che p o i te fteíTo a c h i volontariamente eleg-
fotto colore di compaífione non induca ge te ftefíb. O i m é , che le R e l i g i o n i ,
in fe la maledizione di qualche v a n i t á . non farebbono cadute dal primiero l o r
G u a i , g u a i , e per mille volte g u a i , a vigore della vera oífervanza , fe tutti
chi iftdurrá tal maledizione di vanitá volontariamente foífero venutl a fervir-
nella Reiigione , e maílimamente do- t i , o m i o S i g n o r e , e n o n per f u l g i r le
ve regna un poco di lume di femplici- fatiche del M o n d o , o per altrl f i í p e t t i ,
tá . V u o l e ancora T Amorofo Verbo , R i c e r c h i c h e cerchiam d'acquiftare una
che íi ftabilifca una perfetta , ed efat- v e r a , e retta prudenza, l a quale fi dee
tiflima obbedienza : e quefto é q u e l b e l ftendere n e U ' u n i ó n tua, e raentre che
letto di Srdomone , dove íi ripofa la ñ i a m o qua g i ü , i n queíH noftri c o r p l .
Spofa , con lo Spoío : Somnum cepi , E vuoi che íia in tal modo n e U ' u n i ó n
áorrnivt > & jvporarus fam , (T exnrre~ tua quefta prudenza , che per neífuna
x i , O'f. S i ripoía , dorme un fonno minima cofa, o rifpetto4i Creatura al-
cuna
11% Opere di S. Maria Maddaíena
« u n a iafciamo d i metter^in efecuzione C h i non d e í í d e r a f e n o n te i che ne con-
alcana opera tua . L a Prudenza dev€ feguifce una g l o r i a noncomune a t u t t i ,
effer ancora nel fovvenire quefti c ^ r p i , ma partioolare, c h i non teme d i lafeiar
m tal m o á o , cae íí tenga tranquilh te per onorar te , c h i intende quede co-
tutti i c a o r i , c o n « n perfetto eíempio fe? i f e c o l a r i u m i i i , o Religiofi poverij
d i tutte l e virtu . O h , fe foffe m n o i chi ti fa fudare D i o m i ó ? C h i non ti vuo-
quedo efempio perfcttamente , quanto le udire i tanti pochi ti fe^uono D i o
onorerenimo te . A n c o vuole Iddio > mió ? O h , come íi rinfreícan bene le
che ü d e í l i i n noi un aífiduo, e intrin- C o l o m b e nel Coftato t u o , come íi c i -
fcco zelo dell* onor fuo , e í a l u t e d e l l ' bano bene V aquile nel campo tuo ? Quan-
Anime . Onde V amorofo V e r b o non to rubiconde , e preziofe divengono 1*
ceífera mai d i mandar giü i d o n i Tuoi, fe Anime nel Coftato tuo ? quanto fe conde
con perfeverante pazienza, e c o n fom- nel capo tuo? Q u a n t o a g i l i n e l l a b o c e a
«1a prudenza fi mamerra i l vero vivere tua ? O G i e s ú m i ó , tira a te tutti i
oflervante. II D i v i n V e r b o tien fornko cuori delle tueCreature. B e l l e z z a , d é l l a
i l oiardino d e l c u o r fuo d'infinitl fiori, cui bellezza tutte 1' Anime acquiftano i l
& f r u t d , accib che le Spofe fue ne pofía- d e c o r o , e b e l l e z z a , e conducono a
no i r é a prendere: O h , che a me con- godere l a viíion t u a .
v e r r á n o n p i g l i a r e p f i o r i , o fruttij ma
í a e t t a r e del continuo i l c u o r t u o , o m i ó C A P I T O L O VI.
dolce fpofo > o inclinarlo a quei c u o r i ,
c h e f a i tu come fono j N e l l ' amorofo C o Come per 1' o/fervanx.» delli tre •voti fi
ftato devopigliare ogniripofoj e quiete vadi a l Cielo , e quanti che per ohlir
dovJ é l a vita m i a , dov1 acquifto o g n i fa- go deven» caminare per tali flrade ,
p i e n z a , e feienza, o g n i prudenza, e bon- infelicemente traviino , deferive una
t á , e l a carita ch3 é l a perfezione d i tutte miftica fabrica > e un feftino del D i v i *
l e v i r t ú . Q i i i v i s'anna T A n i m a contro no amore , che f a all* Anime Spofe d i
ogni a v v e r í h á , provazione, e tentazio- Cri/lo.
ne che poteffe auvenire. II procedente
dallo Tvenato A g n e l l o Verbo deve efler
q u e l l o , che ha da murare tutte le poten- C H i potra mai narrare l i c o n t i n u i , P.4.c^7«
e varj officii , che fi fanno , o
z e . Mutar la memoria da ogni c o í a che V e r b o , nella tua, e mia patria? fanno
le potefíe tomare i n útil f u o , e afliflarla quelte benedette Anime , quefto bello
ad ogni perfetto , e intero v o l e r t u o . oflizio , che ftanno fempre ricevendo
Mutar F intelletto d ' o g n i capacita s che quel í b a v e diftiilamenxo , procedente
ha delle cofe c r é a t e , e convertirlo i n dalla tua U m a n i t á i ftanno ancora r i -
ignoranza, e fado d i venir capace della cevendo quel foave , d o l c e , e ameno
grandezzaj e perfezione della vocazion influftodeirinefci)gitabile tua D i v i n i t á ,
íua . Deeíi mutar l a v o l o n t á , c o n la- rinfondendo T u n n e i r altro, con ammi-
feiare ogni afFezion , che ha pofto alie rabil modo a noi i n c ó g n i t o , e folo a te
cofe che fon fotto D i o , e nelle Creature n o t o , e a modo d i circolo vanno alia
c r é a t e a i r i m m a g i n e fuá . Vorrebbe l o tua U m a n i t á , e da quella a l L D i v i n i -
Spofo m i ó , e Spofo noftro c h e l a Spo- tá , dipoi dalla Divinitá ritornano all*
fa f u á , e Spofe fue foflero i n tal m o d o , U m a n i t á , e dall* U m a n i t á di nuovo ritor-
che eziamdio i n o g n i minima cofa r i - nano alia tua Divinitá , e cosi" vanno
fplendeííe l a G r a z i a fuá i n l o r o , e i n continuamente circolando intornoa t e ,
nulla fi poteffe apporre alia lorperfez- pafcendofi , c nutrendofí del tuo tanto
z i o n e . Bifogna i n tutto nutriríi d i fan- foave , c ameno influífo , faziandoíi d i
g u e , per voler c o m p i r e , e avere i n fe quello fenza m a i íaziarfi. A l c u n i t i l o -
tal v i r t ü , Spofo m i ó . Bifogna i n tutto dano , altri t ' a d o r a n o , altri ti ringra-
aver lafeiato ogni proprio e l í e r e , ancor z i a n o , altri ti benedicono, e tutti ritor-
che fpirituale , per voler aver tal v i r t ú . nano p o i ad un fine , c h ' é godere , e
O Giesú m i ó , d i c h i é quefto fangue? fraire l a perfetta vifione d e h ' e í f e n z a
d i c h i non ama fe 5 c h i fe ne nutrifee? t u a , d i c u i non puo 1'intelletto umano
1 cífer
De Pazzi. Parte Seconda. Í 13
cíTcr capace . E per conduríi a quefta E queftl, che e a m m i n á n o p t r eífe v l e , .
eterna patria, ei fono diverfe v k , per f o n q u e l l i , che vanno a quefta patria per
le quali bifogna , che caramini , ehi l i d i e c i comandamenti d e l k l e g g e ; chte
v u o í condurfi a q t i e l k , e non folo é una obedienza genérale di q u e l l e , che
c i fono le vie , naa ei fono ancor le D i o ha comandato . M a quelli r che
camminano per l e femite , che fon
C i é p o i a n c o r a una digniffima f e a k , m o h o piú ftrettedelie v i e , ftanno fotto
per falite adeíTa patria fattaci dali, U m a - un'obbedienza pm. particolare , come
nitá del V e r b o , , per l a quale del conti- fon©i R e l i g i o í i , e d i queftí íiamo n o i ,
nuo afcendono, e difeendono g l i Ange- che camminiamo in quefte femite delF
l í , fi come fu moftro in quelTa viílone oíTervanzade^configli, ch-eíono i t r e v o -
al Patriarca G i a c o b . E non folo per ef- ri . l l primo £ la fanta obbedienza > e
fe afcendono, edifeendono g l i A n g e l í , fenza quefta non íi pub caminare retta-
ma ancora quelle benedette Anime del mente.perquefte femite, eperb tanti v i
Purgatorio , pero che quando fon púr- camminano si tiepidamente, p e r c h é non
gate , fe ne vanno alia Celefte patria conofcono i l valore d e l i ' o l > b e d í e n z a , e
afcendendo per effa fea la , e n c l loro non T efercítano, ma guai y g u a í g u a í a
afcendimento rifeontrandoíi quelle ne- q u e l l i , chevengono alia Religione c o n
«rli Angelí , che continuamente l a fal- v o l o n t á propria, e per ifpacciare quello',
o-ono , e difeendono , c o n u n i n e f t í m a b i l ehe g l i haí dato tuy p e r c h é fe ben foífero d*
modo s*inclinan©, e íi fanno riverenaa alto fapere, da fe non hanno a ftimare j .
T uno con Y altro . E g l i Angelí fanno r i - dunqueche bifogna ? venir fenza v o l e r e ,
verenza a q u e l k benedette A n i m e , ed ef- fpogliato d ' o g n i fuo eífere . O quanto-
fe a l o r o , e quanto r A n i m e fono piú cari- tí ion grati q u e l l í , che non íi contenta-
che delle l o r buone opere, tantoraag- no f o l o d i caminar e g l i n o , per quefte fe-
gioimentefon r e m u n é r a t e dair immenia m i t e , m a í i sforzano ancora di condurvi
liberalitá t u a , o m í o D i o . O ben feliei altre Creature , p e r c h é del bene , che
q u e l l í , che í i c o n d u c o n o a quefta patria, hanno , vorrebbono , che ogn'uno ne
dove perfempre goderanno l a t u a vííio- particípaffe : Defiderio d^fideravi ,
n e . Mafelicíflimi q u e l l í , che ancora in n o n d i r b g í á , come d i c e f t i t ú , p é r c h e l o
queftoMondos'unifconotanto a t e , che ; K h b d e l Gontinuo:, ma d i c o d í eondurre
diventano u n altr®. t e , per pamcipazio- ate A n i m e , etanto l o deíidero quefto,,
n e . Varíe fono le v i e , e le femite, che che m ' é d i pena i l defiderio , ed efl'a.
conducono a t e , le quali vie fon b e l l e , pena: é tanto grande , per non poter
í b a v i , e d i l e t t e v o l i , e le femite, pacííi- adempiere quefto defiderio , che m ' é -
che , e adorne r Vis.- Dotnint VÍA. pukhr&y quafi un'Inferno . A r d i t b d i diré , l o d i -
€¡3* omnes- femitA ejtts pacificA . V Í A S tuas cefti tu , che feí veritá , che operí i n
Domine demonftrtt mthi , & femitAs. tuns quelli , che defiderano la falute , e la
edoce me 3 Viam mandatorum cucurri cum perfezione degli a l t r í , eche r e í e r c i t a n o
dilatafli- cor tneum. Pare a m o k í d5 effer ancora per l o r o , e in l o r o , o p e r i , dico ».
per quefta v í a , che non v i fono ancora in loro>, come 1 Padre operava in te >
entrad , e a molti par ds eílere alfine d e l \ V e r b o d í c o nella tua u m a n i t á , Opera ,
c a m m m o , c h e m a í hanno c o m í n c i a t o á quA ego fació) <& ipfe facief: pur che tutto
camminar per efía. E ben fono alfine 3 fia fatro con pura;, femplice, e retta- in*-
s i , maaqualfine.x ú fined'ogni bene, tenzione, p e r o c h é altrimentí farebbe piúi
al fine d ' o g n i contento, d ' o g n í giocondi- toftounofpregjarla tua v o l o n t á . S i ca-
t á , e d ' o g n i beatitudine 5 pero che eifr mina ancora per quefte femite c o s í bel-
camminano per una v í a , che conduce j l e , con quellatanropocoGonofciutapo-
a l l ' I n f e r n o . E queftí fon q u e l l í , che d i - ; v e r t á , emenoefercitata, anzi difpreo-ia-
Ceftí t ú . V e r b o , che fon quelfale infa-j ta,, chenonfi-trova,, c h i l a v o g l i a accet~
t u a t o , G h e n o n é - b u o n o f e n o n a gettarlo ¡ tare.. O povera, fe ben rícea povertá;,,
Via : Vis eftís f d terrfr, queA fi fgk i n - \ p o i c h é non íi: trova- neíílmo , che t i
ffktmtumfmrit, i n qm /dietur} A d voglia per compagna , n é ancora c b i
iMm v d e t nltra3, nifi ut. mittutm foras . \ ha o b b l i ^ o d'accettarti,, e t e n e r c l i i x c a -
rezze,
114
Opere di S. Maria Maddalena
r e z z e . Ancora íi cammina per le fcmite chi vide maiaccomodare le preziofe pie-
c e n i a f a n t a p u r i t á , che ci congmnge a tre delle virtu di te Verbo neíl' A n i m a
te V e r b o > e contuttel5 a l t r e c e n m o m e , tua Spofa > per innalzare i n quelía una
f a b b n c a b e l l a , e raguardevole di fance
c í í e r v a n z e , e iñituti della Tanta Reli>
virtü . M a per innalzar ie m u r a , e íar
g i o n e , nellaquale tu V e r b o , t i fei fatto
¿ e p i a n t á t a i n q u e l l e foavi , e d o l c i fe- , q u e í t o i n n a l z a m e n t o ^ i bifogna la calcl-
vite]
n i t e , d o v e n o i a n c o r a fiamo i tuoi pal- | n a , J a q u a l ^ a i l tuo Sangue sbco-
miti ' Ego fttm Vitis '&'vo't
vera , & vos pal- p a l ' rae r i v e í á m alia tua diletta Spofa Catte-
rnites. E fi come i palmiti quando fono r i n a , e ancora fará quel í o a v e diiHlla-
tao-liati dalla vite íi feccano, e non fon mento della D i v i n i t á , n e l l ' U m a n i t á di
buoni ad altro cRe a gettarli al fuoco, te Verbo . C h i l o p u o intendere T inten-
í í c o m e d i c e í t i t u V e r b o , c o s í n o i e f í e n d o d a , e quefto f a r á r a e q u a per mitigare, e
feparati da te , non fíamo buoni ad altro fpegnere la calcina . M a per venir un
f e n o n a d e í T e r gettati nel profondodell5 poco piü al bailo, pigliarb le tue lagrime
Inferno in q u e i r eterno fuoco . M a a per ifpegnere, e mitigare effa calcina »
q u e l l i , che non mantengono le promef- perché fe non Ti fpegnefíe, non lipotreb-
fe a t e fatte, v o r r e i , s'io poteíTi, con I be adoperare per murare . A n c o r tu le
le m i é proprie mani toglier da quelli i l non mitigaíllla grandezza della tua D i v i -
í a n t o abito > che tanto indegnamenteten- | nitá conl5 U m a n i t a , nonpotrebbe mai da
gono , p e r c h é fanno i n g i u n a a t e Verbo , I noi eíTer capita né intefa . O benignitá
fanno un ipocriíia , una íimulazione , * del mió Spofo, che condefccndeíli íino
moftrandod'elfer q u e l l i , che non fono a lagrimare. D i p o i bifogna intonacare,
e fon cagione ¿ che íi difprezzano g l i eimbiancare un ediíizio da períbne roz-
altri R e l i g i o í i . M a v e r r á tempo , quan- ze,, e v i l i . H per far queílo imbianca-
d o ció faraiconofeer loro a l o r d i í p e t t o , mento, chepiglieremo? C p i g l i e r e m o
e diranno , ¡ios. infenfati , vitam Ule- T Anime del mió V e r b o , e íi come queíti
rum Ajiimahamus infetniam . E. che di- noftri muri di quaggiú,effendo molto can-
r b d i q u e l l i , che fono piu b i a í i m e v o l i , didi., e b i a n c h i , dannotanto diletto aJT
dico de' tuoi C r i f t i , che tengono que- occhio de* riguardanti 5 cosi l a p u r i t á d e l l "
ñ o nome tanto indegnamente, a quefti A n i m a del m i ó Spofo V e r b o , o quanto
nonfolamentetorre T a b i t o , ancora de- diletto da all Anima fuá Spofa. O h , fe
í i d e r e r e i , che da te fofle tolto l o r o la q u e í l a f a b b r i c a nonfoffe ornara, e bene
vita , ma i l tutto con tuo b e n e p l á c i t o , accomodata, cheparrebbe? cheleman-
p e r c h é fe tu toglieíTi la vita a l o r o , fa- caffeuncerto che di decoro , e bellezza .
rebbe u n d a r l a vita ad altri , p e r c h é al- II paramento fará lefatiche noftre, pero
tri guidati dal lor marefempio , non che i l Verbo v u o l e , che noi ci abbiam
avrebbon occalione di far peccati. Que- parte, aftaticandoci ancor noi a fabbri-
ñl che come tu diceíli , o Verbo , do- care j fendo che dall' opera di queíle no-
vrebbero effer l a luce del M o n d o / o n o piü ftre fabbriche parte e í c e dalla t é r r a , e
t e n e b r o í i de g l i altri . N o a mancano i parte d a l l ' i n g e g n o d e l l ' uomo . C o s i
meffagg eri da te mandati w o m i ó d o l - fuccedeneirAn!ina,quelIoche efeedalla
ce Spoíb ,, a portare i tuoi doni , e te^ra per eíTu edifizio é la noílra volonrá,.
grazie quaggiii a noi ,, che fono, lefan- e q u c i l o c h i e e f c e d a i r a r t e , fono l'opere
te virrá a Giufíizia „ Fortezza , Mife- noftreunite con quelle del V e r b o , O ,
ricordia, e Pietá . che bel campeggio fanno iníieme ? que!
Oh,, chi vide mai corrieri tanto v e l o c i , che íi vede d' ingegno-, tutto procede da
come fono i tuoi A n g e l i , e portar quei t e , o V e r b o , ed é la potente virtü tua, la
prezioíi d o n i , che vuoi d a r é alie tue Spo- q u a l e é q u e í l a , che n ' a j u t a a t á r e l e no-
Te, che fono a guifa di lucidiflime pietre, ftre operazioni s P e r c h é la fabbrica fía
d i c o , q u e l í e f a n t e v i r t u dette. T u fai a perfetta, firichiede, che ci' íia una ca-
guiia d' un'eccellentiíTimo Architettore, mera fegreta, nellaquale v i fía i i letto,
d i c o , dove la Spofa , con l o Spofo s
i l q u a l e vuoredificare una bella íabbri-
hanno a r i p o f i r e , e quefto'non t a r i a l -
c a j tanto fai tu n e i r A n i m a c o n Topera-
troi. che la Sacra , e D i v i n a Scrirtura^,
fcione, c h c o p c r i n e l l a f t e í í l i A n i m a . O ,
incefa
De* Pazzi. Parte Seconda. ^5
int^fa c o n la feienzaJDivina, nella quale ci fíeno i r a í i da ricevere 11 foave l i q u o -
laSpofa foavemente firipofa, e fa dol- r e , che diftilla dalla fuperficie del mon-
ce polloquio con lo S p ó f o , dormendo un t e , dico del C i e l o E m p í r e o , e quefto l i -
í b n n o d i fomma vigilanza , e guftando q u o r e , é forfelapienezza della G r a z i a ,
I* foavi abbracciamenti dello Spofo. O che come Iddio aveva, e che nella fuá
m i ó amorofo Spofo, íi richiede che c i U m a n i t á , comeunita a fe Iddio comin-
fia ancor una bella menfa, e quejla fará c i b ? n b j ma si bene quella che diftilla
la tua preziofa C r o c e j l a bianca tova- dalla fuperficie, d i c o , dalla carne del
glia , fará la purita d i Maria . E quali m í o Spofo unita a noi fagramentalmen-
faranno i fervidori di quefta dignifllma t e . I v a l i non fono a l t r o , che i l noftro
menfa ? g l i A n g e l i íbrfe ? non me ne S p i r i t o , e i membri del noftro c o r p o , i
contento. Dunque chi fervirá ? or su pi- quali hanno a ricevere i l liquore i D o p o
glieremo que* fette fortiflimi, doni pro» quefto bifogna molto bene chiudere, e
cedenti dal tuo Spirito d i b o n t á . M a do- ferrare le fineftre d e ' f e n í í , p e r c h é Mors
ve hb lafeiato quel tanto folito ne'gran i n t r ñ v i t per feneftras noftrets , e le fine»-
c o n v i t i , chiamato i l C o p p i e r e , i l quale ftre ^on fono altro che i noftri fentimen-
infonde quel foave vinos che da tanto t i , i quali tenendo aperti fi verferebbe
refrigerio alio Spofo, e alia Spofa? fa- fuoratutto quel l i q u o r e . Bifogna anco-
rá quefto uffizio i l Padre E t e r n o , nell' r a , checifienoftrumenti , e c h i f u o n i , c
infondere quel foave diftillamento neir chi c a n t i , non per dar diletto alia Spofa ,
U m a n i t á di te V e r b o , i n u n m o d o a t e no , m a a i v i a n d a n t i . L a Spofa d o v r á dir
folo cognito . I l c i b o , si , si , féi tu qualche parola de i viandanti 3 faranno
V e r b o , Mifericors , & miferator >Do- i fonatori i íacri Serafini, bene a l a t i , i
tninns efeetm dedit timentibus fe , ma quali con due ale foneranno per nominar
fará ancora quefto c i b o T egualitá dell5 I' iftrumenti c o i noftri nomi d i q u a g g i ü 5
unitá delle tre Divine perfone, e fimil- T ó r g a n o , con due ali foneranno i l t r o m -
mente ancora i l Verbo procedente da b o n e , e con V altre due ali T arpe, facen-
do una foave, e dolce m e l o d í a , e con l a
te V e r b o , d i c o , la tua parola , quale
voce cantando $ accorderanno con g l i
é cibo m o l t o n u t r i t i v o , e delicato per
A n g e l i a fare una bella raufica, per ec-
l a Spofa. Biíbgna che ancora ci fia un
citare, e follevare i viandanti, che fono
i u o g o d e g n o , dove l a Spofa poffa ripor- i defiderj, g l i affetti, e altri movimenti
re l i d o n i , che l i fon d a t i : fará quefto della Spofa, ai q u a l i , quando pare aver
un digniílimo tabernacolo , dico i l fuo fatto un poco di c h e , par l o r o , come íi
c u o r e , la cui chiave é i l libero arbi- dice, d5 aver pagato i l d e b i t o . E a|icora
t r i o , c h e c i h a i dato . M a qui in q u e i í o fono quefti viandanti certe perfone, che
p a l a z z o n o n c i ha da eífer neiíun luogo ogni opera che fánno par loro grande,
d i ripoío , no , n o , che farebbe feguo quando patifeoño una minima cofa, par
d i d e b o l e z z a , e d3 infermitá , la quale loro che D i o refti l o r o o b l i g a t o , e pero
non li pub trovare nell3 amore, ma c i fi hanno bifogno d i c h i dia loro folleva-
h a d a f t a r e i á - i o n t i n u o moto , eífendo che mentoper i l v i a g g i o , a c c i b n o n í i fe r a i l -
T amore non pub ílar fermo . O , dove n o . C i fon p o i altri viandanti un poco
ho lafeiato q u e l l o , che a g l i o c c h i dei p i ú r o z z i , e g r o í í ' o l a n i , che non fidefta-
curioíl da tanto d i l e t t o , d i c o , T i m a g i - no cosi fácilmente a i foavi f u o n i , e d o l -
ne , e figure , che danno tanto orna- ci c a n t i . M a con quefti tali bifogna ado-
mento a i b e l l i P a l a z z i ? O , che fará perare un deftatojo, i l quale facendo un
quefto ? L3 immagine di te Verbo , in g r a n r o m o r e , g l i fvegli facendo l o r pau-
C r o c e , n e l P r e í e p i o , e in tuttiimifterj r a , ed eglino íi vengano a deftare da quel
dell3 U m a n i t á t u a , e ancora l a t u a p u r i f gravefonnos fon quefti f i n u t i l i , v a n i ,
fima Madre , la quale é un degniflimo bafli, ed i n f r u t t u o í i p e n í i e r i , i quali per
efemplaredi tutte le v i r t u , e colloche- deftarfi hanno bifogno del deftatojo, che
remo efíc belle immagini dirimpetto al é l o ftimolo della cofeienza, efpeflevol-
letto , onde venendo fonnolenza alia te dá fpaventó, e t i m ó r e j o n d e le Creature
Spofa rimirerá ella in quefte i m a g i n i , e íi 4eftano3 e l i voltano verfo D i o i M a
verrá a rifvegharfi. Ancora bifogna, che
poiché
116 Opere di S. Mari a Maddalena
p o k h e fe ne fervono, p e r c h é fanno, co- di D i o , peroche íi come g i l uccelli fanno
me FArp-ido Tordo , Sieut etfpides /W-í v a r i i , e continui c a n t i , cosi fon varj e
C Í H u r d í a s aures f u n . E tutti queíli viaív continui i benefizidi D i o , i quali conti-
danti hanno b i í b g n o del k m e , pero bifo- nuamente eífoía alia Creatura, che g l i
gna, checifia d e l l e l ú c e m e , o akri lu é tanto ingrata, e tanto V offende, e m o l -
m i : coftá su in patria i l lume , e l a lucer- te volte i n cambio d i ringraziarlo, e rico-
na fei t u , o V e r b o , Uquale ora n o n m i noícere le grazie e i benefizi, che g l i f á ,
fe!lucerna, ma Spofo . Adunque c h e p i - g l i v o l t a l e fpalle, e p u r e g l i non manca
glieremo noi ? O r s ú p i g l i e r e m o p e r iume per la fuá infinita b o n t á di íempre benefi-
le quattro virtú Cardinali , Giuftizia , c a r l a . O , fe í b í T e u n S i g n o r e , che per
F o r t e z z a , Temperanza, e P r u d e n z a , le fuá u m a n i t á daííe udienza ad un fuo
quali danno lume alV A n i m a per condurf} fervo, e g l i faceífe tutte le g r a z i e , ebe-
a t e . A n c o r bifogna, c h e c i fieno certi nefizj , che g l i domandalíe , parrebbe
corridori intorno al Palazzo , dove fi una gran c o f a ; m a f e p o i faceíTele mede-
pofía a n d a r é per ricreazione, e vedere fim€Dgrazie, e benefizj ad uno_ che foífe
tutte le parti del Mondo j l'Oriente, l ' O c - medefimamente fuo f e r v o , e di piü t of-
cidente, i l mezzo giorno, ed il Settentrio- fendefíe, e lo perfeguitafle, oh fi direbbe
n e , e faranno efli corridori 1' oííervanza che quefta foffe maggior cofa, e pur non
de* t u o i comandamenti. I p r i m i d u e cor- é c o m p a r a z i o n e f r á D i o , e la Creatura,
r i d o r i fono 1'amare D i o , e i l ProíTimo, nondimeno V ami tanto, o m i ó Signore,
rifguardando TOriente j g l i altri due, fan- che non refti del continuo di farli g r a z i e ,
tificarlefefte, e onorare i l P a d r e , e la d o n i , e benefizj, e per la ma infinita mife-
Madre, e q u e l l i a chi fiamo o b l i g a t i , rif- ricordia non folo f' inclini á n o i , che íia-
guardando verfo l3Occidente. I t r e a l t r i rao tanto ingrati, e v i l i , ma ancoravaiin-
comandamenti, chefeguono dopo que- contro a quelli che t'offendono, e non ere-
fti, fono aitrettanti corridori , che rif- dono in t e , o gran b o n t á , o mifericordia
guard?no verfo ii mezzo giorno , ma infinita! e i n c h e f i moftramaggioreque-
qu ^er cosí d i r é , fon lontani da n o i , ftatua miféricordia? A r d i r b d i d i r é , che
p e r c h é non é d a dubitare, che non folo íi moftra maggiore infopportare le con-
una vita, ma m i l l e , e m i i l e , fe Y aveífimo, t i n u é , egrandi oft'efe, chetifonfatte,che
metteremmo nel proífimo noftro , non indarne una volta i l proprio Sangue. O
che torle ad eífo. G l i altri tre ultimi ri~ Spofo m i ó , che liberalitá g r a n d e é la tua?
g u a r d á n o verfo Settentrione, e queíli pa- tu c i fei P a d r e , tu ei fei Spofo, Signore,
r i m e n t e i n c e r t o modo fon lontani da noi e Fratello, Pater nofter, qui es in ccelis.
p e r l a m e d e í i m a cagione. Sirichiede an- E b b e b e n ragionequel tuo innamorato
cora in q u e í l o Palazzo, qualche c o f a , che fervo Francefco a fiar tanto i n su quella
f a c c i a o m b r a , quando i l Solé offendellé , parola, Pater> m a i o n o n m i v o g l i o fer-
e faranno quattro A l b e r i belliíftmi, che mare in su quella parola Padre, ma vuo
faeciano del continuo abbondanza di iré nella confiderazione del tuo eftere,
f r u t t i : fono g l i alberi, la Giuftizia, la V e - della tua grandezza , che fei D i o di fom-
r i t a , la Sapienza, e la Memoria per la mapotenza, fapienza, e b o n t á , che fei
g l o r i a , efelicita eterna, eancora della immenfo, i n c o m p r e n í i b i l e , e ineferuta-
Paífione del Verbo , e viltá noftra. I l b i l e , e infinito , ma vedendoti ancora
primo albero della Giuftizia rifguarda tanto b e l l o , tanto fpeciofo, tanto amore-
verfo il Settentrione j ij fecondo della ve- vole,benigno, manfueto,e graziofo, n ó mi
r i t á , il mezzo giorno 5 i l T e r z o della Sa vuoi fermare ancora in ella tua grandezza,
pienzarifguarda 1'Occidente, e d i l q u a r - e D e i t á , ma ti vb chiamar Spofo, coníide-
t o l * O r i e n t e , che é l a memoria delfeter- rarti come Spofo, amarti come Spofo, ab-
n a g l o r i a , accompagnata dalla memoria bracciarti, e amarti fi come m i ó cafto, pu-
dallaPaflionedel V e r b o , non lafciando ro,e a m o r o í b Spofojfapendo.chefenza te,
p e r o l a m i f e r i a , e viltá noftra. Su g l i al- o Spofo , nulla mi potrebbe quietare .
beri ftanno g l i u c c e l l i , che cantano, e Senzate non poífo vivere, n é ftar con-
í r "T^116"0 a q116111 > che ripofano fotto tenta i fenza te , o m i ó dolce Spofo, fono
m\ A l b e r i , e fon queíli i continui beneficj unniente, e fenza te non p o n o , e non
voglio
De'Pazzi. Parte Scconcb. . 117
v o g l í o v o l e r e , n é eíTerc cofa nefiuna . offequio alio fteífo D i o , nes fuoi mem-
Se t u m i daíli T eflfer degli A n g e i i , Ár- b r i , che íiamo n o i ahre Creature uma-
c h a n g e l i , Cherubini , e S e r a f i n i , fenza ne , e c h ' egli reputa quel che íi fá ad
te, ftimerei , che tu m i dafifi una vani- una Creatura per amor fuo , fatto, a fe
tá , un niente. Se tu m i d a í í i t u t t e l e f e - fteífo.
I i c i t á , che l í p o f l b n o avere i n t é r r a , e í . N e i r o r a z i o n e fía umile , ferven*
tutti i p i a c e r i ; fe tu m i daífi l a fortezza t e , r a í f e g n a t a , e perfeverante, c o n r i -
d i tutti i forti , la fapienza d i tutti i v e r e n z a , penfando che íiftá alia D i v i n a
favj, e l e g r a z i e , e virtú di tutte le Crea- prefenza, avantia cui tremano l e virtü
ture fenza t e , l e ftimerei un'Inferno3 e del C i e l o .
fe tu mi dafli l o fteífo Inferno c o n tutte 6. D e v e moftrarli nella convcrfázio-
le pene, e t o r m e n t i , che v i f o n o , c o n ne allegra , manfueta, umile , pazien-
t e , me l o reputerei un Paradifo. te , prudente , e taciturna , penfan-
do , che tutte quelle M a d r i , e Sorelle
fono terreftri A n g e l i , a d ó r n a t e dell3 ima-
C A P I T O L O VII. gine del grande I d d i o , e che fono an-
che fue Spofe , r i c o r d a n d o í i che ftan-
D a Rególe per f acquifto delU perfento- doíi egli i n t é r r a , diíTe : Mandatuip na~
ne , e Ai due modi d(t moftrarfi gra- uum do vohis , ut diligatis inyicetn 9
ta a Dio per l i henefix-j ricevuti , ficut dilexi v o s .
Trütta, anco d' alcuni modi da fare 7. N e l l e parole dee la Religiofa effer
gran profitto nelf obhedien&a , e del- umile , modefta , e quando bifogna ?
le grazie , che per que/lo / ottengono allegra , ricordandoíi d i quelle parole ,
da D i o , che diífc Giesü , De omni verbo otiofo ,
& c . e che ancora é fcritto , Sermo V i r -
1. " T V E v e l a R e l í g i o f a neirobbedien- ginis tamquam Sermo Dei rarus , &
za effer allegra , umiie , fem- prudens . E dee ancora sforzarfí d i
p l i c e , e veloce c o n perfeveranza, pen- non mai parlare, fe prima ella non ha
f a n d o c h ' é l a voce d i D i o quelladella avuto quefte tre conliderazioni, cioé í e
Superiora , che le comanda , e ripu- é p e r pura gloria d i D i o , fe per utilitá
tandoíi indegna , che le lia impofta del proíTimo, e s5 egli e neeeffario che
q u e i r o b b e d i e n z a , e d i p o t e r í a efegui air ora l i p a r l i .
re 3 quando pero non c i é dubitazione 8. N e l filenzio lia ftrettiífima 3 per-
dcir oftefa di D i o , della R e g o l a , e d e l l ' c h é tutto quello , che l i parla i n quel
ifteífa A n i m a f u á . tempo fuor della neceflitá , rare volte
2. N e l l ' o c c a í i o n e del patire , deve é che non lia fenza difetto.
eflfer allegra, e f o r t e , penfando, c h e l 9- N e i r opere fpirituali, lia la R e l i -
p a t i r e é q u e l í a v i a r e g i a , per l a quale íi giofa fervente, non cercando la propria
camina al C i e l o , e che quefta vita é un riputazione, edabbia conformitá c o n l a
momento , godendo nel penfare al gua- v o l o n t á di D i o . Neir efteriore non fac-
dagno ch3 é nel patire, e quanto é nobil cia c o n t ó del fuo c o r p o , fenza eftimazion
cofa eíercitarlo , effendo ad imitazione di fatica, c o n umiltá , e raífegnazione
del Verbo TJmanato. nella Superiora.
3. Neíl3 umiliazione , mortificazione, 10. In tutti i movimenti , ed ó p e r a -
e ripreníione dee moftrarfi l a Religioía z i o n i interne, ed efterne, dee daré un*
a l l e g r a , e quieta, non íi fcufandomai, occhiata intenfa , ed amorofa a D i o ,
b e n c h é t ila non aveííe fatto quel difet- domandandogii T a j u t o , anzi p r e g á n d o -
t o , di che ella é riprefa 5 e penfando , lo , ch' egli fteífo o p e r i , p a r l i , e penfi i l
che r u m i l t á é la porta per entrare i n Cie- tuteo in n o i , ofterendo T azioni noftre a
l o , e che per Tefercizio di quella, p a g h e r á gloria fuá, e inunione di q u e l l o , che ope-
qualche poco d i debito ¿ e l l e fue tante ro i l V e r b o Umanato in t é r r a .
iHÍquitá. 11. Dee la Religiofa confiderare, che
4. N e l l a carita moftriíi allegra , e l a R e l i g i o n e é l u o u o f a c r o , e rapprefenta
pronta, penfando, che l i fa per quella i l C o l l e g i o A p o í i o l i c o .
Opere Ui S. M . Madd, de' P a z z i . I la.Con-
ug Opere di S. María Maddalena
i z . Confiderare in tutte le Sorelle r i -
ma^ine di D i o , e vedendone alcima che Sei Altri doenmenti per le ferfotté
apparircavile, e ;mp.erfttca, yenfare .ch' Religiofe .
ella abbia qualcbe ,dono interiore , per d
quale i l Signore fi compiaccia i n eífa.
13. N e f diflribuire g l i ufíizj della Re- P R i m o . I n tuttl i fuoi efercizj i m e r m
ed efterni, non cerclii mai la R e l i -
lioicme, n o n f i d e b b ¿ iveriT.airocchio a giofa fe ftefla, o l proprio c ó m o d o , c
n o b i h a d i fangue^ -o alera ^ofa v a n a , ma ne' fervizj d e ' f u o i P r o f l l m i n o n f a c c i a l l i -
folo alio rpirlto, e l u m e , che fi vede effer ma alcuna del fuo, corpo .
nelle C r e a í u r e corrirpondente al carico j a. A b b i a una mente tanto buona ,
jehe íi v u o l dar loro,. che da tutto quel che vede ne'fuoiProf-
14. Quando le N o v i z i e vengono alia i i m i , ed eziandio dallo ftefso male ap-
Religione , fi dee cercare d'imprimere j prenda bene.
iotobene neila mente quefta xonjfidera- 3. S t i m i , e favelli d e l fuo P r o f l i m o ,
tione , d i quanta importanza fia i l culto c o m ' e l l a v o r r e b b e , che d i leí fofseftí-
D i v i n o , e come íopra tutte f altre ¿ofe m a t o , e parlato.
e l l e deono efferfollecíte aí.r opere appar- 4. A b b i a un'intrinfeca dilezione , e
tenenti ad eflb, e c o n quanta riverenza carita con tutte le forelle.
fi dcbbano ricevere i Santiflimi Sagia- ?. Sia ritirata, c o n í i d e r a t a , e circof-
menti .della ConfeíTione , e Comunio- petta nel parlare.
n e , ed ^fferíie g r a t e . 6. A b b i a fempre un* interna c o g n í -
i f . Iftruirle", ed ammaeftrarle eirca zione áe' fuoi d i í e t t i , e de' benefizj che
g l i efercizj fpirituali , e inanimirle c o n D i o T h á fatto, giudicando farnepoco
p a r o l e , ed efempli all1 acquifto delle ve- fruteo, epenfando fempre, cheun'altra
r e , e r e a l i v i r t ü . D a r l o r o c o g n i z i o n e , .ne farebbe piu grata.
c l u m e della grandezza, e dignirá della
vocazio.ne, alia quale i l Signore Thá chia-
mate, efarledotte nella R e g o l a , e con-
ftituzioni della í l e l i g i o n e -
P R i m o pub corrifponder 1'Anima al
grand1 o b b l i g o , che ha con D i o , i n
q u a l c h e p a r t e s ' e l l a i a r á un perfettoolo-
16. D e v e í a ¡Religiofa m o l t o ben cauíito d i fe ílefsa a S. D . M . rilafsando-
cercare d'effer iílrutta , per metter in i i liberamente nel fuo D i v i n v o l e r e , o
pratica tutto q u e l l o , a che l ' o b b l i g a l a c h ' e g l i la voglia i n C i e l o s o i n t é r r a ,
fuá K e g o l a , e Coftituzioni , pfíerváin- ed eziandio nell*Inferno, b e n c h é Iddio
d o , e facendole penitenze che efía co- non pub mai v o l e r quefto dall5 A n i m a
manda fecondo i d i í e t t i , che l i cominet- giufta, di tutto fenta fommo contento,
t o n o , e íi dee guardare d i non pigliar purche in fe vegga adempiuta quell' altif-
un1 eftrerni.tá nel fuo vivere , m a pun- íima y o l o n t á di D i o .
tualmente oírervare l a fuá Regola , c h ' é z . Q u e l f A n i m a , che ogni di r i c e v e i l
l a via retta. SantiiTimo Sagramento dovrebbe eíser
17. Dee l a Religiofa conforme a tanto indifferente, e rifsegnata nel v o -
g l i urfizj , n e ' q u a l i ella íi t r o v e r a , fer D i v i n o , e n e H ' o b b e d i e n z a , che non
ayer fejnpre n í g u a r d o , che ciafeuna íiporefse conofeere, o fapére quel che
relli proveduta di tutte le cofe ne'fuoi le farebbe d i gufto che vojendo T Anima
bifogni neceffarj fenza altri riíjpetti , o Rel:giofa far Trutto grande n e l l a R e l i -
connderazioni. g i o n e , fadimeftiere , c h ' e l l a faccia un*
18. Dee la vera Religiofa h n c o n t ó impreííione nel fuo c u o r e , c h e i l fuo Su-
d^aver ella ad offervare la Regola , e per/ore fiain luogo d i D i o , echequanto
C o f t i t u z i o n i , non c o n í i d e t a n d o í e q u e l - e g l i d i c e e d ordina , abbia detto, e ordi-
l a , o q u e i r altra i ' oíTerva puntual- nato Iddio per bocea d i h i i . C o s i diceva
mente , e l l a , che quefta tal anima avrebbe fatto
grand'avanzo nelle virtú Same , e c i n -
que grazie particolari raccontb, come
appreíso íi dice che le farebbon da D i o
ftate communicate.
i . Che
De* Pazzi . Parte Seconda. 119
1. C h e mediante l a fuá fede Iddio fi alcuni luoghi fi trovano Religíoli; poco
comupicherebbe m a g g í o r m e n t c a quel offervanti , i quali per eífer dalla í o r Re-
fuperiore, e a quel luddito > che ha tal l i g i o n e fcarfamente proveduti fi pregia-
imaginazione v i v a . no r e vantano d5 oífervar piü de g l ' altri
2. Chetutte r u b b i d í e n z e í e farebbo- la p o v e r t á , e p o i íi d o í g o n o che dalla'
no egualmente grate 3 tanto le p r o í p e r e , Religione non fia dato loro i t vitto , e
quanto T a v v e í f e . veftito> e molte c o m o d i t á , perché dico-
5. Ghefcmpre í t troverebbe neí c ü o r no , che non andrebbone cosi vilmente'
fuo quieta, e t r a n q u i l l a , e femirebbe un veíliti?; e non'uferebBono tanta aftlnen-
contento * e dolcezza grande interior- z a ; ella piena p e r c í b d i doglia ,. ie* ram-
meritc^ marico eíclamavaí fortemente c o n que-
4. Ghe íi renderebbe piü atta ad' aju- í l e paroFe*, interrotte da veementi fin;-
tar la Ghiefa Santa con le fue o r a z i o n i , gultí , e fofpiri . O cecitá! deli'e Creatu-
perche1 G i e s ü efaudifee r o r a z i b n i degH. re ? O flaco Religiofo cosí poco cono-
tibbidienti r ed' efíendo- queíli tali: ubbi fciuto ? O miferia grande r che l o ftef-
dientiííimi^ faranno» efaudid d i c i ó che f o ' m a l e f t v o g í l a r i c o p r i r e * c o ' l vero be^
ehiederanno'. ne , rovina di; molte A n i m e ? Pcnferan-
f . C h e di q u e í l e A n i m e Religiofe Id- no> queíli come ingannatr ritrovare i l
d i o fe ne fa c o r o n a , p e r c h é íi come la mérito1 delle l o r o operazioni , e trove-
corona manifefta la grandezza d e l Re » ranno T eterna: dannazione , p e r c h é ne
COSÍ effe gibrificano > e onorano- Dio* in g i ' i n c o m o d i delta povertá. avranno avu-
tutte le; l o r o operen- to proprieta: volbntaria*,
t n í i m i l e , occaíione dicea t a í o r a que-
C P I X O t O" V I I I . fte parole : Si da q u a í i , che per certa
la íalute a i r o í f e r v a n t e Religiofo , che
A l i r i documenta interno1 a l l i vori de Re- vive e vefte decentemente, non g l i m a n -
iigiojt :- contiene- dortrinn molto impor- cando- cofa vemna , t a » che cib^dalfuo'
tante Superiore, e non:da aírri g i i venga da-
t o ' . E dr quell1 altro m i f e r c Religiofo-
U á n d o ía Madre era1- ancor fe cola*- niuna fperanza* c i e d i falute , che non
Q re b e n c h é n e l Mbnaftero l i ri- m a l fazia i l fuo1 appetito di mangiare, e
trovafíe per provare gU ordini d i q u e l vefte mefehinamente , ma' che ftá vo--
l o r dauna:Madre antica le füí domanda* iontariamente piíoprietario , e procura d i
to ít vedendola quaíii d e í continuo affiffa; amutir l o ílimoló d e l f o c o f c i e n z a , c o n
ta nell' o r a z i o n e , coms ella avrebbe fat- quell' eíferna apparenza di viltá',. ed abie-
toquandeyveftita" foífe; dell* abito R e l i - zione-. O h s che pin? fácilmente s1 ingan-
g i o f e , avvenga che non: le í a r e b b e ílato na y e s5 e o l i non a-vrá5 T animo pronto a
permeíTa per gll^ alcrL efersizj;: continui ípropriarfií di- tutto^ q u e l clie poflxede l'>
della Religione' di poter per tante are: di- non íara i l C i e l o per lulo-
morare, i n orazione j . » t a l domapda ri- Si trovava una; volta- confornre al fuo!
fpofe ella'prontamente con volto1 alle- folitorapicaiheftafi1,: quando vide l - A r n -
gro j e e o n f o m m a u m i l t a , dicendb : M a - ma d'una Religiofa ^ l a quale era paífata
dre , a me non é per dar n o j a , o faftidio-1' a l l altra^ vita, iw gran; c o n c e r t ó , e ftima
efíer priva deltempo d e i r o r a z i o n e £ per- d l f a n t i t á : , . cíTendo' certamente ftato 'ú
c h é i o sb Bene,, che ogni eíercizio" della fuo vivere l o d e v o l i í í i m o . V i d e l a d ' o g n l
Religione nel cofpetto di D i o , e tutta intornoiiiuftrata d i g l o r i a ; , onde ellari--
orazione . A1 t a l rifpoftaí fatta con i f p l piena di dolce conforto moñVava d i non^
rito si vivace-, es con tanta- u m i h á . r e ñ b poter faziaríi nei rimirare-' cosi' alta bel-
quellá. Madre ins guifa: ammirata , che lezzi -y ma v i d é p o i l é m a n i di quella prí-
a l t r o non^ feppe che dirle ma- tutta ve d' ogni f p l é n d o r e , e decoro d i gloria 5
edificata; ringrazio i l Signore , che un del c h e í e f ü fatto inrendere, che cosi era.
eal foggetto. voleífe- c o n c e d e r é alia; füa permeflo d a l l alta Maeílá per cagione ^
Ssligione". che quell3 Anima , mentre chJ era vilfutax
Frefentendo ella alcuna v o l t a , che- i n avea fatto molti donativi a perfone fe*-
i colarl»
IZO
Opere di S. María Maddalena
í o l a r i , eífendoella d i natura amorevo- g a , abbian f u e l l a facilita» e q u c l i ' o c c a -
Je, e l i b é r a l e , Inquefta v i f t a d ü n q u e t a l i fioni, c h e h o i o , d i poter c o r n í p o n d e s c
parole proferí Santa Mar.ia Maddalena al d e í í d e r i o , e ftimolo interno, che han-
c o n incredibile effetto . O quanto e no . E rivolta a fe fteífa d i c c a : O , quan-
aifpiaciuto tal difetto ne g h occhj D i - to raegiio d i me fervirebbono a D i o ? O
v i n i , che ha priva q u e l l ' A n i m a , ben- quantopiu grate farebbono d i tanto do-
c h é í e l i c c , d i quellafupremaluce, qua- n o , fe fi trovaíTero, d o v ' i o mi trovo. Q u e -
l c avrebbe avuta fe tal difetto i n l e i f t a - fte , e íimili altre parole proferiva i n tal
to non foffe. p r o p o í i t o con verace fentimento d'm-niltá,
A l t r a volta medefim amenté m eltalt e di gratitudine verfo i l fuo D i o .
v l d e c r a n moltitudine d ' A n i m e Religio- A l t r a volta le fu moftrato dal Signores,
fe , che nelle fiana-ne dells Inferno arde-^ c h e m o k o glidirguftano quelle R e l i g i o -
vandannate, e le fu fatto fapere» che d i fe, che continuamente ftanno occupate
que i m a n o r i si a t t r o c i , eran quelle ftate intraífichi fecolarefchi, onde elladicea
puniré > p e r c h é nel tempo3 che alie Re- c o n m o h o fentimento di fpiritOf. c piena
ligiofe fi concede qualche ricreazione, di pietofofdegno queíle parole. O h que^
accib vie piü s' invigorifeano nella d i v a ñi traffi. h i d i cofe e l l e n o r i , che ha l a
z i o n e j quelle i n tutto feordate d i D i o , Spofadi G i e s ú , e che le tolgono i l tempe
aveanprefo tanw* placeré , e diietto. d i - é i l m o d o dipoterfar ilfuo. vero traffico
fordinato; > congiunto con molte oftefe con D i o j.piacc a , piaccia a D i o 3 che non
m o r t a l i , i,naífimamente nel traveftiríl , le tolgano al fine la Divina v i í i o n e .
e portar vefti fecolarefche, che avevano T a l i parole minaccevoli eran proferir
meritato la pena deireternc miferie . te da lei con tanta gravita, e m a e f t á , che
E l l a percib foprafatta da planto, amarif a chi 1' udiva éava terrore, e fpavemo.
fimo, e dolente oltr:' ogni credere per tal Avendo medeíímamente intefo 3 dif-
vifta s i miferabile 3, cfclamava con voce , piacer molto a D i o quelle Religiofe, che
edicea:, O mifére Anime Religiofe ? O i - s1 oceupano i n lavori d i cofe vane , come
m é miferia grande» che quel ch'' é con- in fabbricar nuove foggie d'ornamenti
ceduto z Religioíi per ricreazione abbia diCreature v a n e » e mondanes prorom-
a d effer caufa d' eterna dannazione . .£ p e v a i n t a l guiía i n parole di m o l t a t r i -
non ceífando i n queíla, vifta di piagnere, l l e z z a , e d i c e v a . O i m é , che quegli oc-
eiagrimare dirottamente 3 porgeva pre- chi j che pur dovrebbono liare intenti a
c i al.Signore 3 che deíTe vero lume a q u e i r rimirare Crifto C r o c i M o , e l a fuá Dis-
A n i m e Religiofe.^ che avean ancora, tenar vina b d l e z z a , oceupino cosi infelicer
p o di penitenza.. üiente arimirar le cofe vane3 e miferar
E b b e n e i r e l l a í r . i n t e n d í m e n t o per a l b i l i í E quelle mani eonfegrate a. D i o s5
t f o t e m p © c h e oltremodo difpiacevano impieghino i n fabbricar lacci perpigliar
a G i e s ü , quei Religioft, chenonfolo non Anime-, e mandarle a i r i n f e r n o ? O mir
v o g h o n ollervare i voti promeffi a D i o , feria ellreraa l o infelicitá. miferabile, e
e le R e g ó l e 3;e Sratuti della l o r Relimo- íagrimevole!
ne j^ raa ion anche d'impedimento a gji In un giorno di D o m e n i c a , mentre neli
a l t r i , che non, camminano i a oífervan- coro £ cantava i l Veípro 3 fu rápita i n
z a . P e r l o contrario intefe ancora, che eftali', e le moftrb. i l Signore gran nu?
m o l i ó aggradivano a g l i occhi D i v i n i mero dJ Anime Religiofe, lequaliprofonT
quei R e l i g i o E , che dimorano, i n Reli- darono nell Inferno a guifa di; folgori
g i o n e p o c o oflervante3 procurano dalia precipitofamente; i n t e f e e l l a a l l o r a , ^che
parte l o r o , b e n c h é con^rand'' incoinmo- queíle eífendo-viíTuta m¡ Monafterj poco
do j e paíimentQ,di cornfpondere ai ve- oífervanti ,, per nonaver oílervato i v o t i
í o , e perfetto viverc R e i i g i o f a . Onde ptomeffi a SL D . M . e particolarmente
4 i quefti con fomma compaffione » e con quel. de Ha Poverta erano ílate condarv
f l¡ occjiitalorapieni di l a g r i m e d i c e a : O nate al r e temo fuppiiclo . P e r c h é ztir
quanto. mi duole di non. poter c o 1 pro- cora del facro abito íi fervivano per va«
p n o f a n g u e f a r s í ^ Qhe qucíl5 Anime illu- nitá , e leggerezza, e non moftravan mo>
mmatc h le q^uali a b i t a n o i í i Religioneiarr deília,x e decoro Religiofo). Ella allorai
tauita»
De' Pazzi. Parte Seconda. 111
tutta piena di coa-ipaflione proruppe i n ligíofe , teneva ella 11 pregio , ed
quefte p a r o l e . O quanco farebbe fhto arnava con parcicolarifiimo afFefto i ' of-
meglio , che queft' Anime fbífero ílatc fervanza della fanta P o v e r t á , e per-
nel f e c o l o , che dreríi fatte Religiofe, c i b in trattando di quella , fpefíiífimo
e non avefíero oífervato q u e l l o , che con prorompeva i n aft'ettuoíe efclamazioni ,
v o t ó folenne avean promefíb a D i o ? e in c o n í i d e r a n d o , che da pochiflimi
p o i c h é per tal m e z z o í i í b n fatte degne Religioíi era degnamente abbracciata ,
d i gaftigo, e d i pena maggiore. O p o - e cuílodita , s* empieva di rammarico,
vertá , o p o v e r t á Religiofa , quanto e ne proferiva parole d i duolo , onde
poco fei conofciuta, ed olTervata, o h , . tal' ora cosi d i c e v a .
che s' ella íi conofcefle , ed offervaffe, ' O felici i Religioíi , che fono ftati
non fi terrebbono le C e l l e piene dJ orna- tanto onorati da D i o , che la l o r par-
menti j s^abborrirebbe , corneal v e l e r o te v u o l effer e g l i íleífo , p o i che per
i l tener danari, e ípenderli fecondo^l pro* amor fuo con voto folenne hanno l a -
prio v o l e r e , e tante altre pompe , e vani- fciato tutte T altre cofe 5 O ricca p o -
t á t r o p p o difdicevoli al vero R e l i g i o f o , íi v e r t á che ne fai ponéíTori del fommo
sbandirebbono da'facri C u i o f t r i . O , bene. M a per l o contrario guai a quei
come G i e s ú m i ó , l a bellezza della Religioíi j che con atto propietario l i
p o v e r t á Religiofa é divenuta diíbrmara ritengono alcuna cofa traíficando con
per la maledetta proprietá . O , quan- quella , come chi non ha tal o b l i g o .
te , o quant3 Anime Religiofe abbru- O i m é , che in tal modo dalla parte
ciano nell'inferno , per non aver te- vengono a rifiutar la lor parte , c h ' é
nuta In pregio ed oíTervata la fanta D i o , v o l e n d o , e tenendo altre cofe
Povertá! fuori d i l u i contro alie p r o m e í l e fat-
A l t r a v o l t a , parlando con le fue fo- tegli i M a D i o voglia , che poi alia
r e l i e , con caldezza , ed ecceflívo affet- morte , quando fi verrá alia difcuí-
to di fpirito, d i c e a : l o non so intendere, lione , non íieno rifiutati dallo ftef-
lie capire , perché que5 Religioíi , che fo D i o ; e feparati i n eterno da l u i fom-
pe' tre v o t i folenni l i fon dedicad a D i o , mo bene.
non vogliono oflervar fra d i loro la com- Mentre c\\ ella una volta rimirava
numitá , e procurino con la proprietá molto intentamente alcuni fiori fatti
l o r o di g u a l b r e u n ' o r d i n e c o s i Jpello d i con grand'arte da alcune Religiofe, ef-
perfetta vita . O maledetta proprietá , fendole domandato da upa, Suora , per-
che feco porta fcufe, ed i n v e n z i o n i , con ch'ella cosi íiílamente rifguardaífe quell*
le quali bene fpelTo fá apparir virtü quel oggetto, ladivota Madre le rifpofe con
c h ' é v i z i o , e difetto . quefteparole . O forella m i a , i o c o n í i -
A l t r a í i a t a d i c e a . O forelle, non in- d e r o , e penfo, che D i o i | s á , fe chi ha
tendo , come i Religioíi e Religiofe fatto queíH fiori, abbia rnai faputo p i -
poffano con buona cofcienza aver én- gliar tanto tempo per entrar dentro d i
trate particolari, e g l i uífizj del Mona- fefteíTa, epenfare alio flato d e l l ' A n i m a
ftero abbiano a mantenere con f en f u á , a i r o b b g o , che ha con D i o , quan-
trate, e l a v o r i particolari . T a l c h é be- to n* ha fapuco pigliare per far quefti fio-
ne fpcffo fortifce , che piu fono i Re- ri . O confuíion noftra . E foggiunfe. D i o
ligioíi , de g l i íleífi fecolarij attaccati i l s á , fe ancor1 i o h ó maiadattato i l m i ó
alie cofe del Mondo . Efclamava poi , intelletto ed aífeito i n far atti d' amor d i
c o n p a r i afFettOj e fervor di fpirito fo- D i o , c o n f ella ha adattato i l fuo ingegno
pra ció . O Giesíi mió , fatemi patire infarfimil arte . O n o b i l t á dell' A n i m a ,
o g n i p e n a , p e r c h é t a n t e Spofeavoi con- e maífime R e l i g i o f a , che tant1 obligo hai
fagrate fi difpongano air oliervanza del d i fervire a D i o , i n che ti vai difFon-
viver comune , p e r c h é m i fate vede- dendo? O poveri Religioíi tanto ciechi
re , con mió gran travaglio, molte d i dello ftatoloroi O f e m p l i c i t á , e pover-
quelle mefchme difcender air Infer- tá tanto fcaduta nelle R e l i g i o n i , e tanto
no . p o c o conofciuta , e oíTervata da chi t i
Veramente fra T altre perfezioni Re- profellk. D i o ' l s á , fe meriterá feufa tal
Operedi S. M . M&diial, de' P(tz,z,i. I 5 ceci»
111
Opere di S, María Madclilena
recita in quelladifcufllone D i v i n a , do- che i Beati fpiriti g l i porgonoin quella
ve non Tolo i difetti, ma ancora molte f e l i c e p a t n a d i c e n d o d i effecos! Se be-
cofe , ¿ h e noi ftimiamo virtu appan- ne é i m p o í l i b i i e , che s agguaghnoatal
ranno difetti, e vizj . puritá 3 qual efercitano g l i A n g e l i c i
fj^iriti, non é pero vietato c h ' l dtlide-
rio noftro afcenda a cosi fublime al-
C A P I T O L O IX, tezza.
NeU'introdurre le novelle Suore alia
cognizione del nobile ftaco, che apprefo
Altri documenti intorno alia perfezhne avcano nella Religione , fi moftrava
Religiofn molto nottihili, e c- - iene tur- teneriflima d'affettuofo zelo , e dicea
to ti progrejfo delL l o r o , Figliuole fíate grate a D i o prin-
cipalmente , e p o i a tutee quefte M a -
P.4.C.32 ¡do ella incitava le figliuole dri , e Sorelle , p e r c h é avete ricevuto
f alia. í i a celebrare con per mezzo l o r o i l piü pregiato d o n o ,
r , e ípi cita le Divine lodi , che D i o conferifea i n quefta vita do-
Col I, quefte parole . Quefto é un p o ' l battefímo a'fuoi Elett!3 cioé T i n -
CCSl ortante 1 ¡fercizio, che g l i fttf- greíTo nclla Tanta Religione . Siete
adunque tenate per obligo di gratitudi-
íi fpiriti Beati , ia cui puritá é ammira-
ne a fervire, ed amar tutte, con ripu-
bile 5 appena coa timore , e riveren-
tarvi indegne della lor compagniaj de-
za ardifeono efercitarlo 5 quanto dun-
í i d e r a n d o , e inveftigando modi d i poter
que maggiormente dobbiamo n o i conce-
beneficar ciafeuna . Perfuadeva ancor
pire in ció gran timore, e r i v e r e n z a , ef-
l o r o , che procuraífero d5 olTervar le vir-
fendo Cieature indigniíTune d i compari-
t ü d e l i e forelle per invefíirfene, e chiu-
rc al D i v i n cofpetto ?
d e l í e r o g l i occhi a tutti i difetti ed i m -
A l t r a v o l t a a v r e b b e d e t t o nella rnede-^
perfezioni d i quelle.
fima occafione, c h e t r a i p i ü n o b i i i efer-
A l i e medeíime fue difeepole volendo
cizj , e dove maggiormente concorre
infegnare , che íí compiaceífero ne' pa-
I d d i o c o n l a fuá Divina.prefenza, e c o n
timenti , e travagli , e non fermaífero
le fue celefti grazie é i l recitare, e Sal-
i l l o r deíiderio ne'gufti, e dolcezze fpi-
meggiare nel C o r o le Divine l o d i . M a
ricuali , diceva : Ñ o n é degna d5 eífer
poco fi penetra quefta veritá , anzi tal1
chiamata ferva di D i o , quella che i n
ora da^Religioli íi ftima i l D i v i n culto
quefta fervitú non patifee affliggimen-
eífer d i poca cofa, apprezzando maggior-
ti3 e non saañatica j E chi avrá penfa-
mente g l i altri efercizj d'orazione , e
to veníre al fervizio di D i o , per aver
divozione d i minor valore appreflb Id-
fempre confolazione, o h quanto íi tro-
d i o rifpetto a quefto . P e r c i b quando ai-
vera ingannata , p e r c h é i l cuore del
cuna delle fue figliuole rpirituali doman
Religiofo dee fempre portar quefta mor-
dato TaveíTe licenza d i non a n d a r é in
tificazionedi nonmai fare la p r o p r i a v o -
C o r o , per fare , o orazione , o altra
l o n t á . P e r o figliuole, non p ó n e t e i l vp-
operazion particolare, le rifpondeva in
ftrofine, né v i c ú r a t e molto delle d o l -
queíia maniera : Figliuola , m i parreb
c e z z e , e foavitá ípirituali ftraordinarie,
b e i n g a n n a r v i , fetaliieenza io v i daífi,
m a f o l o f t i m a t e f u e l l e , che v i fanno i n -
p e r c h é penfando v o i d'onorar maggior-
nanimireallafanca, ed alpatir yolentie-
mente D i o , e dargii gufto i n quefta vo-
r i , le quali fono quel defiderio d ' onorare
ftra azion particolare, che i n concorre-
I d d i o , e d' adempire l a Divina v o l o n t á .
re con Taltre al C o r o , al fine v i tro-
Quefti fono i fentimenti, ch5 io gufterei,
verefte poco aver raeritato , p e r c h é a
che v o i guftaftc, perché credetemi pur
comparazione del celebrare i i D i v i n i of-
certo , che i n foavitá , e gufti non íi
íizj nel C o r o , ogni altra meditazione,
trova Iddio in veritá i p e r c h é egli fta
ed orazion privata é poco meritevole
in mezzo della vera virtü , e l a ve-
nel cofpetto d i D i o .
ra virtú Religiofa non acquifta i n
Infegnava ancora che ofíeníTero á
dolcezza , c fentimenti guftevoli , ed
D i o le D i v i n e lodi in unión d i quelle,
ezian-
De'Pazzi. Parte Seconda.
eziandio di cofe fpirituali, e nell' avere intendendo dell'opere manual! , e i n
ogni confolazione delle Creature , non gran parte con foddisfazione, non v i cú-
r í c e v e n d o mat d a q u e l í e , per c o s í diré 3 rate poi di farla in altra o ccaí i o n e otti-
parola torta . E ' ben ií proprio i u o g o mamente, p e r c h é v i conferverete mag-
della vera v¡r:ú ne g l i fíenti y affanni , giormente i n u m i l t á . Soleva ancora d i -
e travagli piú intenu, e quivi l a trove- re , figliuole non v i íafciate fuperare
ra , chi vuole in verita radicar q u e l l a da prudenti del M o n d o , che tengon
nel: fuo c u o r e . mol ti tefori afcoíí ; p r o c ú r a t e d'avere
N e l l a medeíima o c c a í i o n e altra vol- neir intimo del cuore molte opere buo-
ta folea aggiugnere. l o n o n s o darfede ne note a D i o , che d i quefte íi fa gran-
a quell' Anime y che per tutto ií tempo d i de ftima i n C i e l o •
l o r vita hanno folcato un mare di d o í - V o l e n d o eccitare inedeíímamente le
cezza , e tranquillitá » e i n quella han ííie íuddite al patire per amor d i G i e -
n o acquiftataia l o r perfezione i p e r c h é ; s u , e all'ollervanza della Tanta p o v e r t á >
10 so puré , che non é vera umiltá , dicea l o r o . State Hete, e godete nelle
non é vera purirá , non é manfuetudi- difficoltá , e nelli mancamenti , e ne-
n e ^ e carita quella,. che non avrá i l fuo ceífuá , che n' apporta la p o v e r t á R e l i -
contrario d i una vera provaj e qual é giofa , p o i c h é in. tempo m o m e n t á n e o
queíía prova? la tentazione> e tribula- v* acquiftate gloria eterna , e per ogni'
zione , o da D i o , o dalle Creature , minima cofa che patite ,. v i acquifta-
o dagll Spiriti infernali , tal che non te premio eterno, ed eterno fplendore
feguendo queffo n e l l ' A n i m a , non fa- alia faccia dell* A n i m a voftra . C r i í l o
ranno le virtú di lei v e r é , ma finte, e | Crocififfo íia i l v o í l r o fpecchio e la
c o l tempo non reitera in quella e f i g i e } C r o c e i l v o í í r o ripofo » mettete tutte
di virtu. le voííre forze in divenirgli íimili j
E í o r t a n d o le medefime fue figlmole p e r c h é eglt tanto piú v1 amera , quan-
ípirituali a compiaceríi nell'umiljazio- to p i u eílendo prive d ' o g n i confolazio-
ne , e ne^difpregi , diceva : Abbiate ne patirete alcuna cofa per amor fuo
grandemente a, foípetto quelle Creature e in effo patire v i goderete , p e r c h é
ñ i m a t e , ed amate aífai d a cíafcuna, e facendo in q u e í l o modo , avrete i l P a -
per l o contrario godete d i converfar radifo' inqueftavita, e tutte le cofe con-
c o a quelle poco apprezzate. Solea dir I traríe v i faranno materia d i maggior
ancora i n tal propoíito •, SJ io m i volefli contento , e alíegrezza ..
chiamare offefada alcuna Creatura , mi A l t r a volta con efficaci parole folea
chiamerei da certi fpirití > che. m o í l r a n diré 't Sorelle una morte retta, ricerca.
d' eíTer c o m p i t i , e fapienti. D i o dalle fue C r e a t u r e e replicando per
Efortava ancora a non; íi curar d i fár molte riprefediceva t io dico che bifogna
opere grandi i n apparenza , perché i n fare una morte retta 5; altrimentl niente
quelle,. dicea ,, effer bene fpeífo afcofa íi fa . E che vuol d i r é fare una morte
qualche fuperbía pericolofa per T Ani- retta?. V u o l dir quefU>, che,, come dee
ma., ma perfuadeva bene cons grande ilper_ciarcuno , i l proprio d i che tutto
iftanza a í a r opere ,, che apparifcano í i d á a l f e r v i z i o di D i o , altro non é che
minime , e che veramente íiano gran- i n mi lie vie,, e modi ad ogni o r a , ad o g n i
di , e fublimi , con indirizzarle ad al- momento dar morte a fe IteíTo . O t dite-
t o fine con; pura intenzione y per- mf (.fogg.iugneva p o i ) non é dar morte
c h é di* quelle , c o m ' e l l a d i c e v a , fom- alia carne., la cui vita é diletto,. i l place-
mamente ÍI compiace D i o ,. e f o a afeo- r é , e l a f e n t u a l i t á , i l torle ogni diletto ed
fe al!' avverfario ogni piaeere, e domarla con digiuni, v i g i -
Perfuadeva altresi con' grande iííanza l'ie edafprezze í N o n é dar morte al pro-
afar g l i efercizf, e opere manuali con pr i o g i ud i zi o ed inte nde r e, 1 a vi t a del q ua-
diiigenza , ma non; talmente , che im- le é d i f p o r r e a modo fuo , i l í o t t o m e t t e r l o
pediílero r efercizio delle vittiiincerne , ogni ora a i r a l t r u i parere ? N o n e un uc-
anzi che dicea quefte proprie parole : ciderrappetito', e T inclinazionealla fu-
Quando avete fatto alcuna cofa bene , perbia i l íar continuamente atti di vera
I 4 Ulliil-
i%4 Opere di S. María Maddalena
^ m i l t á , ciifprez^ando fefteffa ed occul-
landofi per noo effer conofciuta? Que- C A P I T Q L O X.
fte fon t u t í e m o n i , che da ogm o r a a
fe fteíía chiveracemente v u o l l e r v i r e a Vede un contralto delt umiita e vanjn»
ípio . M a non c i fia alcun che penfi gloria,, & e illuminata da. S, CAtarina
poter d a r f í q u e f t a m o r t e r e t t a c o l m i e l e , da Siena per intenderLo.,
e latte i n bpcca d* una dolce?za interna
ed efterna, perché, mplto. s* ingannerá.,
eíTendo che non pub, eflereche gran do- L A Vanagloria í í m o f í r a m o l t o - orgo* P-4.c.^,,
g l i o f a , e If U m i l t á per l o contrario,
(ore npn fenta, c h i veramente muore . piacevole, e quieta . L a Vanagloria íi.
j ^ o t r á ben avervana letiaia, quelia,, che ftá, paífeggiando^ moftrando non vole-
moftrando,, con V opera efterna virtuofa í e offender V U m i l t a . C U m i l t á fi ftá an-
¿ ' ilccider U p r o p r w f e n í o , refta pero va- cor ella moftrando, di non, voler offen-
y a fe ftelfa neüai parte interna ,, perche dere ^ ma forride d e l guerreggiare d i
ha per opjgetto.nel fuo operare dar vita a Ijei, p e r c h é reftera pendente . O r m i
fcmqdenma, e a gU appetiti, e. non, d i v b fermare alquanto a veder quefta batr
4ar a, quejU moyte i», v e r i » accio t a g l i a , c r e d o í l d a r a n n o l a morte T u n a
^ofí^. D i o vivej i n leí l ' a l t r a . L a Vanagloria, ha m o l d a r m e , ,
• Impoífibile che s* unifca mai a D i o ma. T U m i l t a non Y ha meno. pQte.nti; i
q u e i r Apima che ritiene i n fe. c o l p a . E d tagli l o r o fon piu arrotati , c. fóríe anr
eiGíendo. t a l y o l t a incerrogata , che cofa cora a.vveienad . L a Vanagloria, v u o l
é colpa? R i í p o n d e v a e í f e r colpe.queir daré, i , colpi f o p r a ' l c a p o , F U m i l t a di
opere che^ fi fanno, le quali non gultano íbtto,, e le fpicchera i l capo di netto
q. D i o . Onde fpggiugneva poi : Pro- L ' U m i l t a di giá Y, ha dato, una í l o c c a t a , ,
vate a ftar lontaqe dalla, colpa e ve- gettatalaa térra 3 maajutati U m i l t a var
drete che D i p íi conteniera n e l l ' A n i r l o r o f a , ajutati, p e r c h ' e í l a non, é ancor
ipe voftre fenzJ altro efercizio* m o r t a , l o mi ftarb a vedere, perché non,
I I vedervi. figllupla, c o ^ l quieta, pej mi trovo ancora;, perfettamente poffedi-
Ogni, tempo e non, ayer mar difficoir tjice, dJ Umilta..
t a , a me non d á troppa foddisfazione, i ^ O r a b i f o g n a , cheio ftia a.udir Cate--
perché, mi VQ. perfuadendo che abbiate 1 riña Santa. Cinque ragionj pone la V a -
p o f í o , tuttq 3i voftro f?pe inaccomodare nagloria per fuá difeü,3 ma infinite fon
la parte efterpa J: e non, attendíate al o^uelle , che adduce T U m i l t a , . L a V a -
proprio cuore nelj'interno, perche fe a nagloria dice ,. che é da D i o , pero
quello da doverp attende.fte,3 non appari- che elfo D i o diede i l , libero arbitrio a
refte. miglior d e i r a l t r e . T u o m o , c o ' l quale pub eleggere i l
Figljuqle , chi v u q f perfeverarei. nel bene. e 'fmale 5, e fe elegge i l bene,, dun-
fervizip. d i D i o , , í i r i c e r c a che_ faccia ve- que. íi pub gloriare 3 , poiché,; da fe fteífo.
race , e, rettpJondamentp,,, altrimentí fá quefto , e cosi vuol moftrare , che
non d u r e r á Ipngq tempo, p ^ r c h é / o n di ía fuá gloria non fia v a n a , ma non 1c,
tan^o p;ocov> valprp appreífp, D i o q u e l l ' riurcjrá . V Umilta, le. rifponde, e dice5,
opere, benche virtuofe, e fante, che non che é, verp , ch? a i r u o m o fta Y, eleg-
hanno.que^o fpndameníQ nella Verjta, gere i l bene , o i l male 3,M3 neífiiOQ..
c . h ' é l p íleífo D i o , , c h ' i o fto per. d i r é , fenza l a Grazia dellp Spirito Santo pub.
cthe farebbe. i^egHp, ch?. mai fpífero, T diré5 G i e s ú , non c h e f a r é ben veruno,
opere virtuofe e,fercita;e. fenza. quefta e da fe fteíío rimane.un nlente. : pero,
Y^racita,,, e.. femplicka... cjie. tu.tti i bem,;,d€jla n,iiura,, e, ancor
g l i acquiftati v e n g o n o M a D i o , . e Tacr
cpnfentire aU'iftdfa G r a z i a é d o n o d i
D i o , , fenza i l quale non íí pub h * - ben
venino ,. O . p e r c h é tutti non acconfen-
tiamo ? Queftp viene d a . n o i ,,che anr.
diamo dietro al noftro fomite ,.che c!
¡inclina ai.peccato , pero non ,a?copfen-
- \ M
De* Pazzi . Parte Seconda.
tiamo alia Grazla d i D i o , e a elegger per natura di eompiacerfí tielíi propria
l u i : egli dalla parte fuá tuttí elegge, ma eccellenza ,* e che le grandi opere tmrita<-
quelli j che non acconfentono , fanno no> gran retribuzione. O Umiltá^, tu ri'-
male a fe ftelíil. O h ^ quefta vanagloria fpondi, e diel , ch' e vero , che avrá'
c puré, ftolta!. dice, che íi pub compla- una gran retribuzione : Retnhmt ahun*
ceré del fuo eíTere> perché Dio íi com- danter facientibus fuperhtAm . Abbondan*-
place ancor egll n e i r e í l e r fuo, evuol, temente faranno retribuiti i fuperbi ,
che, T immitiamo<, come- dice San Pao* perché nell1 Inferno avranno grand"* ab'
lo : Bftete imimtores Dei^ficut filii cha.' bondanza di pene ,; e. nell' Anima , e
riffimi, E;, che pero ancor0 ella piglia nel corpo , e non mancheranno mal
compiacimento j e íi va inruperbendo perciié fono» peneetetne,, viíionde^De*
di; fe ílefía j e bramofa d* eíTerlodatada moni, rimorfo della propria cofeienza,
tutte l'e Creature; vuol allegare la Scrk- il ricordaríi , che in -eterno dee durare
turan per moílrare , che la fuá gloria eflaí pena. Quefta non fará forfe- una
non é vana*, ma fcambia* il fenfo. L° grand' abbondanza ?. E- d i quefta retri-
U m i l t á le rirponde?í & dice, che íi de buzione fará recribuita ogn* opera, e
Ve. imitaíe Dio-s. Si , ma Dio Umana.- ogni atto di fuperbia, a tale, che- gri—
to , avendo egli detto : Difcite a. meT d e r á laggiu 1'Anima fuperba che vorreb*-
quid mitis fum, & humilis* ccrde . Q|ie- be , che poca poea foffe la fuá retribuzio-
fío • abbiamo^ ad- imitare in lui, che per- ne . 1 / u l t i m a r a g i o n e , cheadducela Va-,
d o s' érfatto uomo. Ma il. c o m p l a c í nagloria hh che non conofea, che.cofa
m e n t ó , che egli fa neireHer fuo^Divi- partorifee- U aEinichilazlone^ e dice, che
no., e tutto. inefcrutabile. allaCreatura«. le- par. cofe da perfone vili. O igno-
O - U m i l t á , tu. fei pun prudente, che le rante , non fai , che Dio , ¡Lquale é
concedí quelche delidera, - c i o é d' imita Rex Regum-, & Dominas Dominantium
re Dio 3 ma D i o Umanato. Fía tanto le e. non pub eifer c o m p r e í o , né intefo da *
dai moltepercoífe.. La povera Vanaglb- j Greatura, eíTendodeltutto ineferutabilej,:
ria fi vuol puré feufaxe,,© dice, fe Dio , saumilibi.e s' avili tanto, che prefe la-
hacreato Tuo.nofuperioreamolteCxea-^ noftraicarne? EdeJSanti neííuno íi tro-
ture,, perché non fen'ha egli a gloriare ; vb v che non abbi a amato T U m i l t á , ean-
ed efakare,:. e poríl nel.piu alto luogo , i nichilazione, e mediante efla fonoentra
ch'e' pofta cercar d1 effer onorato da qye- ti in.quella fuperna Gerufalecnme-. O d i
fta , © da quello , e compiaceríi - in tal Gesu, che lo dice^ Neffuno entrera in;
onore, ed efaltazione h T u t inganni , ñonchi éufeito dalCielo, (In"
jifponde r U m i l t á fanta , , non riricordi a tendi tu Vanagloria matta ) : Nefsuno en-
che D i o dice, che rifguarda; le cofe. alte 1 treráin Cielo, fe ñ o n c h i nel la fuá men-
iontano e. 1* umili da preílb Ancor te.s*ábbaf&erá tamo, che ííconoCcade-
ntir Evangelo ik Verbo dice , che chi gnodsir. Inferno, e non del Cielos, dove
s- efalta iará.umiUato,; e chi s'umUiafa-. per- creazione in mente Divina- era. fatta
ra. efaltatOi E . che avvifó-.dette egli a degno di ftare-. E fe tu mi diceíJi, che-
quelli., che erano a quel convito? R¿- moki fonoentrati in Cielo, i quali non '
ctimbe in novifíimo loco , E ancor nel hannoavutotal cognizrone, e annichila-'
Salmo é feritro : Rén habttabit. ia medio zlone : T i rifpondo,»che il fuoco del f ur- •
domus me* > qui factt* fuperbístm. O . Va-- gatorio ha fatto qyel che íi conveoiva a tal i
nagloria, ,tu fei quafi morca ,.fei femi- eífettoi In faiti é pur vero, chela Va-
viva,. Ammaz^aia. aíFaito-Umiltá fanta, nagloria .viene da una grande i g-noranza.-
ammazzala , , e. privala. di vita , . perché Elia-vorrebbe dormiré >„ e.íimular dive«»--«
comporti tante ragionlfciocchei Tu.fei } ghiare. Iovorreipoterinfrangere4,epe<"
molto paziente.Uíniitá. Non é-alcuno di ftare qaefta' Vanagloria con quello ftru-i
minor intelletto, che ruomO'vanaglo.- mentojcon che íi fanno ifoglije vorrei pe
riofo. lo-vo-ftare-a.-vedere^ come fan- ftai la tanto, ch" eltadiveniísei comepo^M-
no sbene.. v e r é , e farne poi fogli, e. adóperarli perr
T u fei molto piacevolé i U m i l t á Tanta. iícrivervi. Grazi a Divina, si si j intendo»-
A h j , e l t a ü f e u í a , } e -dlce.che x>gn' unoha 11 ultimo colpp 9 i che ha dato a qaefti t
iZ6 Opere di S. María Maddaleiia
vanagloria la Tanta Umiltá é ftata col
rinfacciamentodi quella profonda, enon C A P I T O L O XL
mai tanto lodata "Umiltá, che dimoftro il
miobenedettoCrifto, quando fu confit- Come dtrve fenere tu Religiofa f Viriiltk
to in Croce , onde la Vanagloria non per Madre, per Spofa , e per Soreíla »
ha trovato piú ragione alcuna. Ma asll' e L'inflntifce ¿'ijlej¡a Santa,
U m i l t á ne fon rimafe tante, e tante di
quelle } che ha detto il Verbo nell'E-
vangelo > di quelle , che ha cantato I Ntendo che devo aver 1* Umiltá ftNeí^
per Madre , per r ~ Ifpofa
m.r— , e ^ per
David j di quelle d e i r e f e m p í o , de San- relia. Per lípofa, nel tempo che lag-
rw ^ - lU0j
So-1,

« > e ancora di quelle» che concorde- (MU nel Mondo fi chiama notte 5 per
mente hanno detto i Dottori. Ora la Madre , quando fb gli eferciz) della
Tanta U m i l t á , fe ne va lentamente con 1 Santa Religione, perSorella > ne' tem-
gli occhi bafii, ma con moderata aHfe* j pi della vacazione. O r qual fiaTamo-
grezza j e vá cantando al contrario di re , che li dee avere alia Spofa , Ma-
queir altra un canto d3 U m i l t á , ringra- dre, e Sorella, é necefsario cha io fac-
ziando la SantiífimaTrinitá infierne con cia diftinzione. La Spofa s3 amad'amor
l'Umanitá del Verbo , con oiubilo in- piíi intenfo, fe le condefcende, fel'ob-
enarrabile , efsendo ftata efsa Umani- btdifce , fe le complace, í i v e f t e , e íi
tá^ quella che ha prefo, ed efaltatoin nutrifce. La devo nelle tenebre ama*
fe ftefsa la fanta U m i l t á . Por ringra- re, perché aM'éra nonoccorre elidióla
zia Maria, che dopo il Verbo l'ha pre- nafeonda. Intendo s í , o M.idre Santa,
fa in fe, piíi che alcun'altraí ringrazia che nel tempo, che queft'occhi ftanno
ancora tutti i Santi, e Sante^ e Anime apertt ^ mi devo- fempre annichiiare ,
elette , le quali non fono éntrate in Cie- e conofeer che fono un niente : la de-
lo fe non accompagnate da efsa Umil- vo ubbidire. Qual'é il comandamento
t á . Non manca di ringraziare gli An- d e l l ' U m i l t á ? Che ci riputiamo indegni
gelí , che ancor eííl ít fono uraiíiati , d^ognidono^ e grazia di D i o , quefto é
quando íi feparo da loro il fuperbo Lu- il comandamento d e l l ' U m i l t á , e inque-
cífero , che ít voíeva far fimile al Ver^ í í o la devo. ubbidire^ Le devo conde-
bo , e loro furono confermati in Gra- fcendere . II condefeendere non é al-
zia, cosi vá facendo un canto tutto d* tra che accomodarít alíe qualitá , e
Amore , e d1 Umiltá , e fa un circolo operazioni di quelle Perfone , con cui
avanti alia Santiffima Trinitá, che é q n d £ tratta ; pero che devo in tal tempo
compiacimento, che ha d'averfuperato* concepire nella mía mente que! che
vinto, e rotto il capo alia Vanagloria. devo far il di feguente , per conde-
Non é poffibil narrare > quanti íieno i feendere alie Perfone , con cui tratto
fuoi parti perché continuamente con- in t é r r a . Devo vertirla. 11 veífcmento
cepifce , e partorifce figliuoíetti air E - non é altro , che ricoprire i membri
terno Padre, e hanno d'ogni forte, e di quella Perfbna che íi y e ñ e . Inten-
d'ogni í e f s o , de nobili , e degli igno- do sí , non occorre altro . V ho an-
bili , de perfpicaci, e deirignoranti^ di cora a nutriré . Il qual nutrimento'
quelli di fublime ingegno, e de'rozzi, deve efser preziofo . Ma dimmi un
d'ogni nazione, e d'ogni ftato, e tut- poco , dilettiífima umiltá , qual piú
ti invia, e conduce al Cielo j dipoi falor preziofo cibo ti pofso io daré , che i '
eenno, dove ña. il Verbo , ecosili con- Anima mia, il m i ó corpo „ miei fenti-
duce períino al Trono della Santiíílma menti, e, mié potenze , far che fíano
Trinitá. tuo cibo, e beveraggio , e íiccome il
cibo- íi converte in foftanza di quel
che lo prende , cosí io devo far si >
che tutte le mié opere íi convertano
in U m i l t á . O alma Caterina „ ditemi
un poco quali fono gli ofsequ;, che íi
fanno a una Madre . II principale é
ch*
De'Pazzi. Parte Seconda. 117
ch'ella fi deveubbidire, riverire, can- e chiunque non ha U m i l t á veramente íi
co amare, e fovvenirlane'fuoibifogni. pub chiamare ftolto , e chi feguiffe 11
La principal cofa3 nella quale io la de- configlio loro cadrebbe in un gran caos
vo ubbidire é , che in ogni operazione e non farebbe buono né per fe, né per
i o cerchi d' efíer conforme al m i ó ca- altri. Che íi dee far d' un* Anima che
po Crifto. La feconda , che io ami il non fia umile 3 che fece il noftro Dio
debole come il fortej lo ftolto, e T i - di Lucífero ? L o mando nell' Inferno >
gnorante, il nobile, e rignobile3 eva dove fempre ftará. Devomi ancora in-
difcorrendo i ami tutti egualmente. La tender con lei : e come ho da fare ?
devo ancora riverire. La riverenzanon Intendo puré , quando fon tribolata ,
é altro che un particolar rifpetto alia tentata, travagliata, e anguftiata, rlcor-
Perfona che íi riverifce, e io devo ave- rer a lei, dico, all' annichilazione, umi-
re un continuo rifpetto a efía U m i l t á , liazione , e conofeimento del m i ó non
e non far opera , né dir parola , che eflére, € ivi prender confolazione. C h i
non fia fecondo efla, fufflcit mihi. Poi íi diferede , e configlia con T Umiltá ,
la devo fovvenire. O r a fovvenire a una nonfufeiterámairifse. Se mi configlierb
Creatura , ed ora ad un' altra , il che teco, o U m i l t á , non faro come il Fi-
non é altro che porgerle , e donarle gliuolo di N o é , che fe vedrb uno ine-
quel che le manca. Ma che manca a briato, non me ne burlerb , e riderb»
te, o U m i l t á Santa , della tua bellez- ma mi coprirb il volto, come fece quel
zaj e grandezza, nel tuo proprioeflere riverente . Due fono T inebriazioni, una
mente ti manca j ma ti manca aífai nel deir amor proprio, e 1'altra deir Amor
mío petto, e nelpetto di quella3 e di quel- Divino. Quando vedrb uno inebriato
T altra, che dunque ti devo daré ? nel pet • di qualfivoglia di quefte inebriazioni ,
to mió tí darb quel cha é tuo proprio, c i o é ndn 16 devo difpregiare, ma amarlo co-
I' annichilazione, e perché tal cofa non ti me Padre , e fuggir d'operar io quel
polfo daré dal petto dell'altrej almeno che mi difpiace in l u i . La devo ancor
devo procurare che quelle abbiano co- fovvenire, come dice SanPaoloj Alte*
nofcimento di te "Umiltá. La devo poi alterius enera portóte > t quel chefegue ,
amare i ma le qualitá deir amore fideo- adunque chi non condefeende al fuo Prof-
no moftrare con opere, e non con pa- fimo non adempie la Legge di Dio. Quan-
role. Nel tempo delle vacazioni la de- do fi vuol pigliare il pelee, bifognamet-
vo tenere perSorella. Che íi fa a una ter T amo dirimpetto alia bocea f u á , che
Sorella? Sifovviene, e s^ajuta, fifcufa, cosi fi pigliaagevolmente, di poi prefo
fideve tirar su pian piano, fenza fguaz-
e da leí íi prende configlio j e ancora
zarlo i n q u á , e i n l á , perché fuggirebbe.
con lei fidifcorrCj e íi prende confola-
Cosi deve far della Creatura, alia quale
zione. Devo fovvenir qucíla mía Sorel- s' ha da condefeender tanto, che íi pi-
la della U m i k á . M a , o leggiadriílima gli con manfuetudine , dándole lume ,
U m i l t á , in che mai conofceíH necefíi- e facendo cosi , non temeré della tua
ta 5 non eflendo in te mancamento al- Manfuetudine fenza Giuftizia, pérchele
cuno ? Ho veduto per efperienza alcu- facefli altrimenti te la perdereíli. Quan-
ne Perfone molto grate a Dio , ma , do poi hai tirata all'amo , ne puoi far
perché non hanno maniera neir opera quel che vuoi. O Gesü mió , vorrei
re elleriormente , fon difpregiate dall' poter tirar tutte le Creature a teintal
altre Creature , io non devo far cosi. modo, ma alcuni non fi lafeian tirare,
S* io veggo una Creatura che ha due rinchiudendofi come certi pefci nelle
talenti, e T alera n2 ha uno, chenojan' buche.
ho io a prendere? Operi ella con quei
due, e lafci operare all'altra con quell3
uno, pero che Dio nonricerca piu da
lei. M'"ho aconíigliare con te, o Umil-
t á , e con quelle Creature che hanno te
ne'lor petti, e nonconaltri, si perché
il configlio degli ftolti non é buono ,
CA-
I 2. 8 Opere jji S. María MadcMena
di morte? la p r e n d e r é i . D e l Giud'zií)?
C A P I T O L © X I I. Prendero i l Sangue. N o n ternero, non
ternero : Dm/inas íHkañrtktio mea , &
Qcmbátíimerito deW Amor proprio> e déilft [alus mea, quem timebo ? Qu^fta illumi-
Carita : H puré injirutta dalia medefima nazione deve effer i l m i ó refrigerio in
•Santa,. ogni tentazione, che m i defsequefta ma-

a
la b e ñ i a della Vanagloria j non ternero ,
Nell'i- Uefto contrallo , che i1 é fatto n o , o Caterina Santa m'eforti a pren-
fteflb d e r l o , e p o i nV infegni andar cantando;
luogo. q u a g g i ü j altro non denota , che
i l contraftó i qual fi fa continuamente Dominus illuminatio mea.
n e i r Anima . E p e r c h é l a Vanagloria E? diforme l * Amor proprio , ma é
vorrebbe ftare neila rocca d e i r A n i m a , ben formofa, e faggia l a C a r i t á Santa j
pero t i devi pigliar V U m i l t á per M a d r e , par quaíi che v o g l i n o ancor quelle
S o r e l l a , e S p o f a . Quando s J « tagliato combattere Y una con 1- altra i ma l a
i l capo alia Vanagloria , íi deve mo Carita é si bene armata nel capo 3 e
ftrare a q u c l l i di C i e l o s ma non a nelle braccia , nel petto , nelle gain-
quei d i t é r r a , mentre s3é viv<). Domi- b e , e nel ventre , che ftimerá le fue
ñus iUummatio mest : non hormnes, ma percofse, come un foffio di v e n t o , e le
Dominus, Dominus illuminatiomea. Q i i e - ferite come un morfo di zanzara. H o
fto D i o d i b o n t á fommo , quefto D i o intefo s i , Caterina Santa , come devo
d* A m o r e , quefto D i o eccelfo in o- fare per vincere i l contraftó 5 prender
gni fublimitá , e comunicazione , Do- le ragioni d e l l ' U m i l t á . Ancora quefta
minus omnipotens . Domine vim patior , delF A m o r proprio é unabattaglia, che
re/ponde pm me . liluminatio . lilumi- dura tutto '1 tempo della n o ñ r a vita .
nafio mea , non folo obumbrmo , ma 1 / A m o r proprio v a a pafll lenti j ma
illumimtio , nel lume é l o íplendore , la Caritá con pafti piú iung^hi , e piu
e 1 calore j cosi D i o va iliuminarndo, g r a v i , e guarda di ficcarle \ ' armi ap-
rifcaldando . L o fteffo D i o illumina T punto ne g l i occhi , ed egli vorrebbe
intelletto 3 rifcalda 1* aífetto , ed in» adefsa ficcar Tarmi nel petto, ma per-
fiamma la v o l o n t á . D i o é quefto l u - ché ella é tanto armata , non la pub
me 3 i l quale devo portare in m i ó pu- ferire, e la ripulfa torna in fe medeíi-
gno , c i o é i n ogni mía operazione : m a . C h i ti vedefse, ci ftimcrebbe ap-
jEgo fum lux mundi . Biíbgna tenerlo punto come una di quelle farfaíie che
i n m a n o , n e i r o p e r a z i o n i . Siccome Ja voiano per l ' a r i a . L ' A m o r proprio va-
lucerna non fi deve tener fotto l o í l a j o , le quanto i l niente. L ' A m o r proprio c i
ma fopra i l candelliere, cosi noi dob- accompagna fempre , comincia dalle
biamo portare quefto noftro G r i l l o nel- fafcie firt che abbiamo coperto i l volco.
le n o í l r e m a n i , imitare l a fuá U m a n i - E l a C a r i t á quando c i comincib ad ama-
tá nelle noftre operazioni , ed efío ci re? L a Carita é eterna, p e r c h é Dí?«,f
fara lume per venire a q u e i l e v i e , che ritas efl : C i comincib ad amare quan-
í a r a n n o piú profíttevoii alia noílra fa do fummo nella mente D i v i n a , é du-
l u t e . N o n folo /alus , ma [alus mea , r e r á quanto dura 1' Eternitá j ella va
c che e quefto che é mia faíute ? í l d i - efclamando , e dicendo: Congratulamini
letto de' diletti , eletto tra miile m i - mihi. Invita ciafeuno a raliegraríi , e
p l i a j a j l a fuá favella é m o k o d o l c e : far feíla ? e dice : L&tare Hiemfalem ?
i l fuo fguardo ferifce a ogni punto, le & conHjentum facite omnes qui áitigifft
fiie mani trattano i noftri cuori : le eam , gaudete cum Utitin . Conventum
fue orecchie s' inchinano a' preghi di facite. L a Caritá invita a far un C o n -
q u e l l i che p o f í e g g o n o U m i l t á : Domi- vento neila propria A n i m a . V u o l fare
nus illuminatio mea j P o t r e i ben chia- un C o n v e n t o , e i o é , che n e i r A n i m a íla
mare tutte le m i e S o r e l l e , e d i r é : Re- u n ' o r d i n e , e unione. Le potenze ftia*
•verteré ^ reverteré Sunamitis. Dominus il- no foggette alia Caritá. Quando tutte le
luminatio mea , /alus mea , quem time- potenze , tutti i deíiderj , tutte Je paf-
h } Ternero dcíla Vanagloria ? nientej i i o n i j Tirafcibile , e l a concupifcibilej
fono.
BtfWMáí Parte Seconda.
fono quiete » e ftannofuggette alia Gari- fafli alie porte de fentimenti' per entrar
t a , niente é da t£mere d e l f A m o r pro- dentro j ma la Cari ra g l i fa r e p u l í a , e
prio', p e r c h é sJ eo li vuole entrar nell' A n i - ufcendoper le fíneftre , glimetts negU oc-
ina> íe lefainnanai !a Carita r e l e í a r i - chi le fue a í m e per acciecai lo j e ammaa-
p u l í a , ©pponendofele p e r a m r o j e ante- z a r l o , e portario poi per i f c e r t r o e g l o '
m u r a l e . ¿ e tre potenze fon tanto deifi- riarfi, beffandofi di efso, pero che non l o '
eace, che T intelletto non intende altro, ftima, fe non un niente, efsendo, c h e t
che G a r i t a , la v o l o n t á non vuole akro Anima , che ha i n fe la-Carita, nonpuo-
che C a r i t a , l a memoria non penfa a l t r o , niente in k i l ' A m o r proprio y Quando ab-
che Carita , T irafeibile:, e concupiícibile biamo í e r r a t o g l i ufei, e le fíneftre, che fa
altro non defiderano, che C a r i t a , e fe i ' A m o r proprio ? cerca d^entrar pe II tetto,.
mtte fono i n C a r i t a fanno i l C o n v e n t o , p e r c h é vorrebbeporre i l feggio fuo nelle
epiantano nel giardino d i eísa Anima un3 ! potenze noftrey tanto A m a l i g n o . Q u e -
a l b e r o , che é V iílefsa C a r i t a , fotto iF^ua- ! fía, che é qui Catterina Santa m infegne-
l e l ' A m m a f i r i p o f a , ed attrae da quello | r a , in che modo prender devo- l a Carita1
dolciffimi f r u t ó . Ancora efso albero ren ad efercitarla- n e i r interno *• Q u e l male-
de ombra a l l o S p o f o , e l o trae aivfirifc ; detto Amor proprio , quando fe g l i é f a c -
r e a r i p o f a r í i fotto lía fuá o m b r a , doveT ! to quell'oltraggio di cavargli l i oechijnon
A n i m a prende de' fuoi frutti, e fpremegli é d a t e m e r í í , perché nuHapub-, equands»1
c o n la mano> del!'amore i n bocea alio vuol venire all* Anima nofíra,.fmarrifce l a
Spofo, i quall fanno un dolciffimo liquo- fírada, e non trova le p o r t e . M a dove
r e , che da gran^ diletto ad efso amorofo va? dove e prefoj é certo quefto, che
S p o f o . Danno anco quefti írutti nutri- q u e l l i , i quali pigliano i l lor commodo,. V
mento a quelli di térra per V eíempio di abbracciano , G Í i o c c h i di quefto maler
C a r i t a . Accrefcono g a n d i ó - a quelli di detto Amor proprio, che fono I l priiTK»1
C i e l o , perché veggono efser i m i t a d , e ot chio é la propria:rjpütazione, e'lfecon»-
feguitati neli'opeTe di G a r i t a , e q u e l ü del do é i l proprio commodo-. Cavati quefti
Purgatorio danno un foave refrigerio , e due o c c h i a U ' Amor proprio non é da te-
maggior pena a quelli dell' Inferno r Stt¿ mer niente. M a torniamo alia Garita fan*
ñrbere malo fujcitnvi t-e * G i váfufcitando t a . 1 frutti íuoi íi^ devono i n tutta la vita
quefto nofíro Spofo, fotto 1' arbore della conofeere j p e r c h é in ogni nofíra opera
C a r i t a , pero che tutte le noftrc opere va dobbiamo efercitar la C a r i t a , i quali frut-
trasformando i n efsa C a r i t a , facendo-,
ti í i c o n o f e o n o i e íi-pal|)ano con mano =
che íieno in unione di quel compiaci»
Ifsa Garitá-viene, come nn acqua tacitas,,
memo del Padre,, del Eigliuolo y, e d s l l o
perintroduríi-neirinterior noftro, quando-
Spirito Santo Sotto^ q u e í i o albero e l l i
abbiamo ferrate le; porte áü nofíri fenti-
genera: ancora un fonte, al quale vengo^
n o m o k e 5 e molte A n i m e , c h e l i vanno menti * g l i affetti, e diletti mondani
folazzando^ grandemente , e. con molto D e v o tener la Carita p e m i o n í o v p e r n u -
diletto , per frefehezza della rugáada- , trice, eper diadema del mio-cap© ,.non é '
che cadeivi dal Verbo D i v i n o , la: q u a í c o s i ó Gatterina ? D i notte per diadema 5;.
da loro- un íbave nutrimento, e fas si:, dlgiomaper- nutrice 3 negli alcri tempipep
che divengono turte. rubiconde, & prea» trionfo .. La diadema non é-alcr-O', che un
dono undolcefonno,. II cornbattimento, fagno dlg.loria.de* capi noifcni r pero la fuá*
« h e abbiamo a fare con queft® amor gloria^ íidev-e nominare nel tesnpo delle
proprio tutto ií t e m p e della vita noftra é-, tenebre.^ accib c h e neltempodella luce:
d i non far mai cofa nefsuna per propria menepofsa feryire,- p e r c h é a l t r o n o n d e -
riputazions, a c o m o d o , non bifogna mai YO operar che Garita.. L a dewo mirare a
quietarfi, né piorno., n é n o t t e , m a d a i l i guifa di figliitolina n e l feno deíiPadre ,,
í e m p r e r e p u l í a . ©-Caritas o C a r i t á ^ s- io a guifa di diadema nel Verbo^Uraanato-,.
tipotsfli prendere, io farei un convito a l f perche la= porto per diadema- in tutte;
A n i m a m i a , e che convitO' h a daefser ie l ú e operazioni-, e; da- Mana k m h
guefto , altro che di Carita ? M a ecco ap amata., che da nefsuna alrrav Si deve te^
Buniafu/i.huono „ vien i: amor proprio ^ e nerper trionfo n d k f r o n t e , - cioé:nell'in*
tenzione- U devo prendec per rmtri*-
1 30
Opere di S. Mana Maddalena
c e , c h i í i f a dellanutrice ? fe ne prende P e r o é fempre bene , indno che non veg*
11 frutta, e fe. l e íende. benevolenza da go efserefpticliente o qualchealtrapalpa'
chi non c i n g r a t o D o b b i a m o , prendere b i í e ragione-y che i n d i c a r Senetum meum
iltatte , e metter l a bocea alie fue mam- mihi. N o n q u e l H r che narreranno la Fe-
melle , dalle quali fi trae l5 A m o r d i D i o , d e , ma q u e l l i j che opercranno nellaFc-H
c d e l P r o f l i m o . Se n'attrae ancora i l z e - d e , perene non q u e l l i , che folodiranno'
lo< del culto D i v i n o , e una faggia conv Domin* nomine, entreranno nel regtitji
pafírone verfo i l P r o í f i m o . D o b b i a m o del C i e l o . .
metcer la. bocea. al Coftato dellf inchior
dato. Y e r b o , , ovvero. alia fuá. bocea ,, e C A P I T O L O XIir.
confiderario , come capo n o ñ r o y e da Contra/la dell' Amor Divino, e del Prójimo ^
quede ^ come, da mammelle, attrarre l a e d e l í Amor fenfuale..
compaífione a tutti i fuoi m e m b r i c h e
fono leCreature , all? imperfezione: delle
quali.fi deve condefeendere,. ma. n o n g i á N E fegue ora- quella belíadifcuííio- N(,H.
ne tra. T A m o r D i v i n o , e V A m o r iftefio
i n modo ^ che fia l o r o a dánnazrione. P o - del Proífimo. con- V A m o r fenfuale. Tut- luoS0-
co^gtoverebbefeio g l i condefeendeflt, e d e i primí; due g í i devo avere i n me,,
amaífi; come membri del V e r b o , fe poi: p e r c h é non p o í í b n o ftar V. uno ^ n z a T al-
n©n grajutaíft afalvare. fecondo le forze tro , d i c o 1° A m o r D i v i n o , e T A m o r del
epoffibUitái mia^. Proflimo . L3 A m o r fenfuale ,. e carnale
E c c o i l canto , che C á t t e r i h a Santa q u e f í o - s i , c h ' é contrario a i r A m o r D i -
m i infegna cantare dopo queíla feconda v i n o , , e fi deve uccidere ad un tratto.
vjttoria contro T A m o r proprioy NOÍ ai E g l i é un biancone vecchio. quel che fe
m&jorem tiitttm. vecati fumus. N o i íia- deve. uceidere ,; e moftra un" anfietá, e
^oo cHiamati a. una;maggior vita¿: i>a quai fatics. ellrema:. Ecco? come deve efser
non é quella d i Marta., né d i María fe- T A m o r deEPraífimo j ; Declina panperi fi-
parate, p e r c h é nella. Garita l i contiene ne, trifiitia atirem tuem) , & ' redde debi'
l ' u n a , el3 altra infierne. L a Carita, é l a tura tutim ,; íS4 refponde illi pacifice , in
vita 3 Eides fin* opvribm martuit efí , man/mtudine libera eum. N o n vuole ill
c K opere fenza: carita, nulla vagliono . cuoEtriítb» ilí noilro D i o , ma l i b e r o , e
O d i San P a o l o , che l o dice : Si tradide- allegro^. l o non iftimo. quando m ' é fat-
ra corpus meum , ita ut ardeam y Cha- to l a G a r i r a coi; cuortrifto^ e cosi C r i -
ritntem nutem mn habesim , nihil mihi fto non- iftima, punto* quella G a r i t a c o l
frodéft'. D e v o ' tenerc. quefto canto per cuot trifto/, e m a l é v o l o , , p e r o c c h é Hi-
trattenimento * iníieme con q u e í l ' a l t r a : idrem* enim. datorem- diligitr Dem . V u o l :
E r n ü d v i t cor meum verbum bonum. E a che: inchini 1' orecchie, non dice gl3 o c
v i t a , alia, quale noi íiam c h i a m a t i , é la chi j» la. bocea o altro , p e r c h é m o l t i
maggiore r, lo- dice i l Sapiente. Quefta g u a r d a n o á l ProíTimo, ma n o n T o d o n o ,
vita é. la Carita , ch^ é- m a g g i o r d i tutte T dico' q u e ' P a r v o l i n i e i o é i p o v e r i ,, come
altre v i r t ú ; : Zue quam l>onnm3 & quam faceva i i ricco Epulbne,. al povero L a z -
jucundum habitare fratres in. unam. L a zero 3 efso non T u d i v a perché non g l i fa-
Garita é q u e l l a , , che abbraccia. ogni cofa ceva. l a C a r i t a . . N o n dice ancora la boc-
i n u n i o n e , per quella fíiamo i n u n i o n e , ea- : p e r c h é non vuolfe ü paghino.di paro-
facciamo profefllone d ' unione s e con- le ¿ ma l'orecchie 5 che con T u d i r e i i c a -
v e r í i a i n o i n u n i o n e . O quanto é d o l c e . e paciti l'intelletto,, e la v o l o n t á s ' i n c h i n i .
foave, o D i o m i ó , parlare d í t e , e dar audire ed efaudire . S i ha da inchinarc
í o d e a; te „ Verhum bonumy pur troppo; g l i o r e c c h i a*pkcioU> a ' p o v e n , ebifo-
feiiatefo per quante ragioni f e i b u o n o . gnofii d3anima,, e d i c o r p a , e rifponder
Uico. egoy s i , s t » uno fpirito gentile non- loro, pacificamente:^ c can manmetudi-
narra le fue opere a p e r í o n e v i l i , e di po- ne y ma. quello.ftolto.vecchio v o r r e b b e ,
c o affare ., N o i non abbiamo a narrare chefifacefse i l contrario;. che s-1nchinaf-
1 opere noftrc a Gentebafsa, ma al Re i fer l i orecchi- a3 K é della t é r r a , e alié l o r
ed efso a r a m o m f e e e dice che non fi deo* r i c c h e z z e , anzi dico alie l o r p o v e r t á ,
nogettare le m a r g ú e m e avami a . p o r c i . p e r c h é con S. P a o l o d i c o , Om»i*
tratu*
De'Pazzi. Parte Seconda. 131
tritus [tttnt ut fiercorn, , ed i l Sapiente j baclando iníieme » qualche v o l t a i a -
Yemitm "vmitatum , & ommn rvanitus , lieme fanno una bella danza al T r o n o
Queftoamorfenfuale^ e carnale, íi deve della 5antiífima T r i n i t á . JL* A m o r D i -
uccidere con leTnortificazioni, e c o l p a - vino i e 1* A m o r del P r o l l l m o ftanno i n -
tire . V A m o r D i v i n o t a g l i a i l capo a l l ' fieme:9 e a chi l i m i r a da l a n t a n o , con
A m o r fenfuale con due c o g n i z i o n i , una g l i o c c h i non b e n purgad p a j o n o e g u a l i .
é , quanto importi preparare i l f e g g i o nel- m a fe b e n l i m l r a n o , v i é una gran dif-
I* Anima a quefto A m o r D i v i n o , e i* altra ferenza. L* A m o r del Proífimo c i fa
quanto r.amor fen(uale fia contrario a eflb adempir l a X e g g e quando 1* operenoftre
A m o r D i v m o , Amicitia htijus f&mli ini- fon fatte i n D i o . , e per D i o . V A m o r
.muít.efi Deo. I t u o i candidi c r i n i , o amor D i v i n o n o n f o l o c i fa adempir l a L e g g e ,
cattivo, poco ti g i o v a r o n o , e i l m o m a - ma ancora c i deifica i n D i o . C h i fu piOt
cilente v o l t o , c o l quale c inchinavi ad bella d' Efter, e Rachele ? elfe fon figura-
amarti j ma miferi n o i , che d a te liamo te per 1'Amor xii D i o , e d e l Proífimo ,
ftati ingannati. R a c c h e l e , ch* é i n f e r i o r e , e d l men d i g n í -
O A m o r D i v i n o conferifci un poco a tá figura T A m o r d e l Proífimo , i l quale fi
miei Proffimi femplicementc, q u a l i í i e n o acquilla c o n fervitu c o n l e fette opere
i tuoi concetti , p a r o l e , o p e r e , e pen- della mifericordia, e con eífer poffeditrice
í i e r i . I peníieri tuoi veramente non íu- de* doni dello Spirito S a n t o . altra che
rono j non f o n o , e n o n faranno d ' a l t r o , é Eíter figura 1* A m o r D i v i n o . L* A n i m i
che di comumcazione del tuo Diviniífimo chearriva a quella d i g n i t a , che 1' é c o a -
eflere in atto d* A m o r e : l e tue parole non ceduto che chiegga ? JO tanto:? M e z z a par-
fono a l t r o , che un canto nuovo : Cán- te delfuo Regno : Dímidtam f artem Regni
tate Domino Cantkum «ovurn •> Mand*- mei . M e z z o il f u ó R e g n o j-che é l a vifione
tum novum do vebis. Quefto é i l can- delle tre D i v i n e Perfone: l o chiama mez-
to nuovo 5 che altro íi contiene i n eífo z o , p e r c h é D i o a i o n le da quella capacita
mandato che Amore , e Carita ? a tale d i fe íteflb , che ha i n fe -medefimo .
che io pollo diré che quefte fono parole Stende la fuá v e r g a , c i o é la fuá í k p i e n z a .
d ' amore : Mandatum novurn do vobis , Effo V e r b o ftendendo l a fuá fapienza
che noiamiamo g r a l t r i creati dJ Amore g l i concede che tocchi r eftremaparte d i
come g l i ha amati T A m o r e , c h e e i l m i o eíía v e r g a , c i o é l a Redenzione, operata
A m o r e : Ut diligatis invicem ficut dile- mediante i l fuo Sangue, e g l i concede
xi vos. N o n dice i n quefto luogo : capacita d i fuá U m a n i t á . Sempre tien
C o m e ho amato me i ma come ho ama- queíla verga i n í u a m a n o j pero che í e m -
to v o i j perche fe c i aveífe amato, co- preebbe potenzaj e fapienzaj febendif-
me amo fe, avrebbe fatto Ciuftiziafopra fe; Deus meus Deus meus, ut quid derc
di n o i , c o m e l a f e c e fopra di fe. D i c e , iiquifii me} C h i h a l * A m o r d i D i o tien l a
come ho amato v o i , p e r c h é c i amo in perfona nonfolo d'Efter, m a a n c o r a d e l -
atto d ' a m o r e , i n atto d i mifericordia, l a Regina Sabba , ¿e chefece ella ? venne
d i manfuetudine, e di compaflione. M a tanto d i iontan Paefc per íudire l a Sapien-
p o i quali íiano V opere dell5 A m o r e , za d i Salomone. E T A n i m a innamorata
fono tanto alte, f u b l i m i , ed eccelfe, che d i D i o .andrebbe mille migliaja di m i -
n o n íi poífono narrare. Opera d ' A m o r e g l i a , per avere « n a fcintilla di grazia d*
fu mia C r e a z i o n e , Redenzione, e Giufti- A m o r D i v i n o , e perabbracciare, e b a c -
ficazione j opera d5 Amore é quella che ciare i l fuo bel v o l t o , efubito cheeífa
fai dello Spirito t u o , obumbrando n o i Regina a r r i v ó alia prefenza del R e Sa-
tutti : non é vero ? e quel che vai fa- l o m o n e , chefece? mancogli l o fpiritos
cendo d' elevar noi fopra d i n o i , non é fubito che 1* A n i m a innamorata giugne a
altro che opera d' A m o r e . I tuoi concet- quefto D i o l e manda l o fpirito j Et ecce
ti non fono altro che u n diftillaraento di plufqttam Salomen. C h e devo f a r d i q u e -
tutee tre le P e r í b n e 4 e l i a SantHRma T r i - ftiamori ? T A m o r del Proífimo nelle tc-
n i t á . V Amore fa un giubijo in f e , d i nebre devo tener come un libro per l e g -
un foave, e mellifluo c a n t o . V A m o r gere , e ftudiare i n e í f o , e operar poi
D i v i n o , e T A m o r del Proífimo fi vanno nella luce quel che a v r ó ftudiaco. 11 gior-

no
i$z Opere di S. Ma/ria Maddalena
no l o devo tener come sfera. A l i a va- paragonare quali fiano i merltl de' Gíu-
cazione come fpecchio . L a notte come í l i , e degl* Ingiufti, de g l i E l e t t i , e de R c -
l i b r o per iftudiare , dove devo volger p r o b i : Devefi rlfguardareDio in tre Per-
m o k e carte , parte nel principio, parte fone, e uno in Efsenza, i l quale come fon-
nel m e z z o , e parte ancor nel fine j devo te d o g n i efsere, e «fogni bene,e per fé ftef-
ftar penfando «quel che ho da fare ctí^ fo^ e per quel Che coiwmica alie fue Crear
m i e i P r o f l i m i , c o ' S u p e r i o r i , con g l i ture é degno d i venerazione, e d'adora-
E g u a l i , e con gr inferiof i . C o m e í f e r a z i o n e , degno d' onore, e di g l o r í a . E quel
a e l giorno , nella quale sfera , fi vede che egli piú da n o i brama, degno diarden-
.certi p u n t o l i n i , con una p á l l e t t a , nella tiífimo amore, p e r c h é Iddio s* adorain fe
quale fi vede diíTegnato t u t t o i l M o n d o , ftefso per fe ftefso. I S a n t i , non per fe ftef*
e d i o devo vedere nel m i ó Proflimo non fi, m a p e r q u e l l o che in eífi p o f e I d d i o ,
l a macchina del M o n d o , ma quella del cioélafuaGrazia, e G l o r i a , efolocome
C i e l o : devoveder in effo 1'imagine del- a m i c i i e cortigiani íavoriti d i D i o . D e -
13 SantiíTima Trinit á , devo vederlo fi- vefi ancora difeernere i fiori da* frutti s i
mile a g l i A n g e l i per participazione della frut-ti domeftici da falvatichi, e andaré
l o r p u n t a , eancora fimile a ' B e a t i , per- difeutendo qual fia i l cibodeU1 Anima , e
c h é tutti cinutriremo d'unmedefimo ci- qual fia T adornamento eíleriore , per
b o . Siccome nel M o n d o flanno inclufi edificazione d e l P r o í T i m o , p é r c h e l a m o -
tutti g l i elementi, le piante, e le Crea- deftia efteriore dee efsere accompagnata
ture , cosi nel noftro Prolfimo vediamo particoiarmente con l a d i v o z i o n e i accio
inclufo tutte F Opere d i Cri-fto , per ella fia adoperata a fuo tempo, e come
1* uomo . C o m e fpecchio ancora lo de convienciperché tal virtu é v i r t u i n un cer-
v o tenere nella vacazione , -fare come ro modo virtuale, e « o n a í s o l u t a m e n t e fe
T A p i traendo da miei ProíTimi melé di non nafce d a l f i n t e r n o , e percio c i bifo-
a m o r e ; e&iandio che le fue Opere non gna la prudenza interna, c h e l a m o d e r i ,
fianodolci, ne devo c a v á r m e l e dicom- e g o v e r n i , p e r c h é fe non c i fofsc l a pru-
paffione. M e l é a n c o r a , p e r c h é tutte denza fcandalizerebbe i P r o f l i m i . I frutti
1* Opere fue deono ridondarei-nnoi, co- domeftici dell* Anima fonquélli diviniíTi-
me meie , i l qual dobbiamo oíferire a m i , e non mai tanto lodati benefízj d i
quello Spofo, l a bocea del quale diffilla D i o , che efso c i va comunicando per pu-
m e l é , e devo ancoraattrarre l a virtu da ra fuá b o n t á , e puro amore. Frutti falva-
ciafcun P r o í f i m o , p e r c h é fi dee prender tichi fono Topete fatte non con quella ben
la r o í a , e lafeiare fiar l a í p i n a . Come inchinata, e qualificata natura, che non
fpecchio ancora, nel quale devo fiífare v ' é incenzione , né v o l o n t á particolare
g l i o c c h i , e veder me medefima, e an- diperfezione, ma folo bontá naturale. I
cora D i o . Efíb D i v i n Verbo é ancora frutti domeftici fono i penfíeri, defiderj, e
fpecchio fpeculum fine macula \ Deve fante operazioni fatte folo , con quella
effer la yirtú di eífo Proífimo come fpec- p u r a , í e m p l i c e , e rettaintenzione d'ono-
c h i o , e come una voce che efclamifa- rare D i o 5 e queíti fono cibi d i S. D . Mae-
p i e n z a , fapienza , e che T i n i q u i t á non ftá, e ancora della Spofa A n i m a . H o inte-
piace al S i g n o r e . M a che mi deve eífer fo che q u e í l o Amor D i v i n o m ' ha da eíser
V A m o r D i v i n o , poi cheTAmor del Prof- nel giorno Talbero della feienza del bene,
fimo mi é^ sfera, l i b r o , e fpecchio? M i e del m a l e . II cuor del fapiente fácilmen-
fará occhio nella notte, nel giorno al- te s1 inclina alia fapienza, cosi chi ha la
berodellafcienza d e l b e n e , e del male, feienza, fácilmente impara efsafeienza,
e nella vacazione denti da digrumare. e nafce i n efso un albero feientifico .
G l i o c c h i fi sá per quel che fervono 5 e T a l i fono g l i e l e t t i , quali mediante que-
ogn'uno l o p r o v a . Servono a difeernere fío frutto che hanno in l o r o , vanno
i l n e r o daJ Manco, e un colore d a l f al- fabbricando molte grande abitazioni
tro : v o i t n t i e r i fivolta F occhio a veder nel Regno de' C i e l i , che fono f opere
«jucl che sJ8ma. Se vogliamo conofter íatte in C a r i t a : A ' t e m p i della vacazio-

e amiamo D i o , guardiamo fe T occhio J^ne devomi fervire d'efso A m o r D i v i n o ,


n o í t r o fi fifia volentieri a efso D i o Í devefi come denti da digrumare. Molte^fon
De' Pazzi. Parte Seconda. 133
l e c o f e , che devo digrumare con quefto
Divino Amere. Le mié oceupazioni, e C A P I T O L O XIV.
quelle de'iniei ProíTimi. Bifogna che ííano
bianchi quefti denti, perché devono di
grumareconfinceritápuramente, e fem- DtU' Umilta, , e reverta e ia/lrutfa da
plicemente. O Catterina Santa, quanto Sam' úngelo M . Carmelitano3 e da Sctnt
piace al noílro Dio il cuor puro, e fince^ J^na&io Lojcfa,
ro : ma come dicevi voi : la Puritá del
cuore s' acquifta mediante Tunion Divina,
pero bifogna ftare a quella fucina del Ver-
b o , dove íi diviene purilíima, fcmplicif-
I OIgnazio fonoeletto dalla Genitrice P.Í.C.I*.
deltuo Spofo a .trattati d e i r U m i l t á .
Odidunque le parole m i é . L'Umilta íi
íima , elimpidiílima. Il canto che per nu- deve infondere , come olio in lucerna
trimento devoavere, ditemi per carita, nelle novelle piante delía Religione, e
qual ha da efsere ? Ha da efser quefto: í i c c o m e r o l i o oceupa tutto'1 v a í o , dove
QttSLvite Dominum dum inveniri poteft . h infondej cosiT Umiltá , e vera cogni-
Cércate , c é r c a t e , ftate in continuo mo- '¿ionedi efsa, deve in tal modo oceupare
to di cercare quefto m i ó Spofo : Dum in- le potenze deirAnima loro, che volgen-
veniri peteft; mentre che íi p u b , il tempo doíi dalla deftra, e dalla íiniftra parte, non
é breve, fe bene é piii lungo che non ifeorgano altro, che U m i l t á , e manfuetu-
defidererei : Dum tucem hAbetis, credire dine . E come lo ftoppino non pub arderé
in lucem mentre che íi puo : ciafcun'Ani- fenxa l' o l i o , cosí le novelle piante non
ma, che penfafíe quefto, non Tolo ande- daranno nella Religione fplendore di
rebbe , macorrerebbe velociftlmamentej fantitá, e p e r f e z í o n e , íe adogni momen-
Viam mandatorum tuorum cucurri cum dilfr to di tempo non é data loro notiz ia di efsa

ta/iieer meum. In piü luoghi fi trova il no-1 U mefsa,


m i l t á , con
fe non fian provate,
moftrar o efercitate
loro quanto fía que-
ílro Verbo, pur che camminiamo veloce-
mentesPerb che Giovanni Santo dice, che fta virtü necefsaria alia vera Religiofa.
vomita i tepidi, e quell* altro ; Mniediüus La qual virtü, non é altro, che una con-
homo y qtti facit opus Deinegligenter. Tro- tinua cognizione del fuo non efsere, e un
vaíi nel Sepolcro, e morro e rifurgen- continuo godimento in tutte quelle co-
te; vivo , e gloriofo manifeftato a gli fe, che pofsono indurre al difpregio di
occhi de'Beati íi trova in Cielo 5 vivo, fe ñ e f s o , a tal che la novella planta go-
e gloriofo, afeofo a gli occhi altrui, íi da , che fia ben ordinata la virtü delle
trova nelle fpecie del Sanñíllmo Sacra- potenze dell1 Anima íua. Ma íi deve pro-
mento . curare, che ne gli abbafsamenti, chead
Alia deftra del Padre fta come vero efsa íi fanno perch' ella venga in quefti
D i o , euomo, come in vero é neir Ani- godimenti, ftia immobile, eferma, ri-
me noftre fecondo la difpoíizione di efse cordandole che non per altro prefe V abi-
Anime, dove come Spofo, dove come Re, to j e perché il Demonio non ci abbia par-
dove come Padre, e come Fratello, fe- te , deve la lor Nutrice ufare una fanta
condo la Puritá, e amore che íi trova in arte, cioé, che volendo abbafsare, o il giu-
quelle. Uque ad mortem, vb diré , e can- dizio, o volontá loro, e repugnando efse,
tare i Cantici infegnatimi da Catterina overo movendofi per impazienzas deve
Santa : Dominus iltummatio mea. : No/ ad feveramenteriprenderlej efafgliene gran
majorem vitam vocati fumus , Eruíiavit cafo, ancor ch .-fiacofa mínima, ma men-
cor meum verbum bonum, Ougrite Domi- tre che infóde í'oho dell'umiliazione dall'
num dum inveniri poteft. altra parte deve tenere il foave balfa-
mo, moftrando loro quanto onorino Dio
in tali azioni, il gran f rutto, che ne trar-
ranno, e la ^rand3 opera, che elle fanno]
a tale che.ft vengano adinnamoraredi
efsa U m i l t á , e altro non vogliano, e aípi-
rjno, fe non a quella. L'Umiltá nellefte-
riore deve efsere, e rifplendere in tuitc
Ofere diS, M . Maddal.de'Pazzi, K le
Opere di S. María Maddalena
134 P o v e r t á . lo A n g e l o tenente l* abito delU
ie parole, g e í l i , e o p e r e , e fi deve vic-
Genitricc del V e r b o U m a n a t o , gloria,
tare o e n i parola, che non ha odore el
ecoronamia^ d i c o alie predette Spofe,
U m í l t a , come fon yietate l e beilemmie
c h e l a Spofa di G e s ü , Jaquale fu l a P o -
nel S e c ó l o ,: fiteeicJiifere n d l a ReU-i
v e r t á , deve efser mammella l o r o , e íi
cione o e n i gefto lontano dall U m í l t a ,
devon d a r é alie noyelle Spofe i dona-
í o j n e f i fchlfano nel S e c o l o i gefti contral
t i v i , e íiccome le Spofe terrene, quanti
o n o r e , e la fama : Ü deve abbornretut-
piu d o n i , e prefentihanno, p i ü í í reputa-
te r^opere fatte f e n z a U m i l t á , c o m e un
no felicij cosi molto perfetta, e felice
R é a b b o r r i r e b b e , che iinfupFigliuólo.fi
fará la novella Spofa di Crifto ^ fe da tut-
veftjlFe d5 un veílimento da guardiano d i
te Valtre Spofe fue le faranno dati efem-
beftie . Tanto deve effere r U m i l t á ne'
pj d i P o v e r t á . L* A n e l l o fuo deve ef-
Superiori, ( ma abbiano prima dato efem-
fere una totale fpogliazione d i tutte le
p i o d i e f l a ) , che nelle l o r o dpxenfioni,
c o f e , e flecóme 1* Anello é tondo , cosi
eíbrtazioni , o inaltro3 nonfianonecefli'
non le rimanga cofa alcuna, alia quale
tati a j-noftrare atti d ' U m i l t á . C i a r c u n a d e l -
ftia attaccata, ma nuda feguiti i l nudo
i e Spofe, d i c o , delle Religiofe fia i n mo-
C r i f t o . Deve grandemente proecurare
d o , c h e p o i r a e í f e r t r a p i a n t a t a , e i Supe-
c h i l a r i c e v e , che ella non vegga trat-
r i o r i poflano trapiantare i frutti p i ü d o l -
jtare j non fenta altra voce, e n o n veg-
c i , e p i ü p r e z i o í i , ora in monte, o r a in
ga rallegrarfi d* altro, che d i efsa P o v e r -
valle , non lafciando pero d i jñaníare i
ica . E c h i non amera queíla P o v e r t á l i a
meno p r e z i o í i , ora in q u á , e ora ¡n la.
fchifata, come lebbrofa, e per tale íia
D e v o n o effere le Spofe nell' edifizio del-
fenuta? Quefta deve efser i l voftro te-
ta fpiritual perfezione , come le pietre,
f o r o , ilvojftrocibo^ e i l voftro r i p o f o :
che furonoadoperate nella fabbrica del
e flecóme ogni di p r é n d e t e i l e i b o , accib
T e m p i o d i Salamone , neíle qnaii non
che non raánchi i l voftro corpo j cosi
fu fentito ítrepitp di m a r t e l i o . Tutte
non deve pafsare piorno , che non íi
q u e l l e , -cheapriffero le bocche loro nell'
tratd d i efsa P o v e r t á alie novelteSpofe»
cífcre adattateall'edifizio ? jíiano p ó r t a t e
quando lodandola, quando magnificán-
a l fontc, e quiyi íiano inebríate parte in
dola , quando sforzando ad amarla , e
a t t o d i amore, e parte i n atto di fe veri-
quando facendo pruova fe da vero Tama-
tas talmente che non poíTano aprire le
ñ o . Procuriíij che i lor figliuoli, cioc
bocche l o r o , ma a guifa di ebbre íiano
le loro opere non íiano veftite d' altro ,
foprapprefe da un dolce fonno. JE a chi
che di p o v e r t á .
ripuo;naffe ^ t a k y m i l c á , íía dato i l fuo
íSpoío Crocifiííb nejie m a n i , moílrando- Quefta P o v e r t á dovete amare grande-
l e , che l u i deyeimitare. M a i fino alia mente nel vitto i operare, che rifplenda
rnorte n o n í i q u i e t i a l c u n a in quefto efer- nel veftito , magnificare , e í ú b l i m a r c
c i z i o dclV U m i l t á , e c h i ha cura 4'Anime, in o g n i l u o g o . S i deve tanto amare ,
n o n mai s'afllcuri d i non efercitarle in che non a v e n d o j e i b i , e g l ' a b i t i íí lenta
e í f a v i r t u , infmo a c h e l a carne, e r o f í a allegrez-za, e nel prendere i l e i b o perda-
ftanno unite con la v i t a , p e r c h é quefla no iFlorfapore per le l a g r i m e , accio non
c u n a f c a í a con tanti fcalini, che non i i mai muoja la P o v e r t á , fe non con l a Spo-
fornife^mai d i f a l i r e , e aM áeffi fcalini fa . Tanto ama P i ó la P o v e r t á , che ad
« d e v o n o r a l i r e m o l t e y o i t e moltjplican- un* A n i m a , che d i efsa é pofseditrice non
d o g l i a t t i . V A n i m e , che non hanno pubfare d i nondareapofsederefeftefso,
queita U m i l t á , non pofsono ufeire M e i l fuo Regno . L* Anima pofseditrice di
loroftefse j p e r c h é forgono in l o r o m i l - P o v e r t á , l i va ufurpando la Corona de'
l e , e mille paífioni, e molte curioficá, M a r t i r i . M a u n t o deve efser imprefso
e ftanno oceupate in quelle : C o s i come nell3 A n i m a da uncanale d ' o r o , v o g ü o
ü Verbo Incarnato coftitui g r A p p o í l o l i , d i r é , da un petto pieno di Carita in loa-
pejeatori á ' uomini > c o s i ha coftituite vita di í p i r i t o , e i n melodía di parole .
i e í u e S p o f e , che faccianopreda d e U ' A ' C o n quefte due virtü U m i l t á , e P o v e r t á
nime Afsaí t' ho nutrito d5 U m i l t á ; t i devono efsere imbalflmate T A n i m e , che
Jafcio ora , che ti vadi eibando della vengono nell* abitacolo di M a r í a , accib
man-
De'Pazzi. Parte Seconda. Í35
mantcngano 1* innocenita, che ricevcro- cuna , ma come fuor di fe , e m o r t »
no nel prender V A b i t o . E ficcome s' ado- del ruttO' a fe ftefsaviva folo in- m e ,
p e r a n o le propriemani z á ' i m h d í a m a x e , che fono fuo C r e a t o r e , e t%o r e que^
cosi non & d c v e d i r e una cofa, e farnc fti taíi fon' quelli , che fon domandati
un' a l t r a . N e i r efcrcizio• d i «preñe due A n g e E t e r r e í í r i y per fa l o r gran p u r i t á j
v m ü íi faperfetta r u b & i d i e n z a y primo p e r o c h é l a pofseggono1 nel' piü perfet'
voto noftro . Queft* A n i m e y pofseáltrící to modo , e nel piü fublkne,, che fia
á' U m i l t á e P o v c r r á , confbndono I1 In- poftifeiíb a v o i v i a t o r l di; pofseder-
ferno, e h a n n o p o t e f t á di portare in ma- ía.
no i l capo d ' Q l o f e r n e . Quefte Anime ILafecondacofa, che & ricerca a que-
pofseditrici d' U m i l t á , e P o v e r t á , ií Ver-
fta P u r i t á é , che r Animaprocuri d'aver
bo pone perbaftioni a l i a C i t t á fua . C h i tutti i . fuoi penfieri, tutti g l í affetti , e
a m a q u e f t ' U m i l t á , e P ü r í t á , non ifpen-
tutti i deíiderj molto purificati , e fem*
de le parole fue i n dolerfir di cofa al- pre indrizz'ati verfo m e f ü o D i o , e G r e a -
cuna: chi é pofsefsore della-Poverta, fem- tote : e non íi laíci- entrar n c í c u o r e , o>
pre peafa d e l p o v e r o C r i f l o , e tanto fanella mente peníiero a l c u n c , che lapof^
í l k n a del cmp& fuo , quanto fa ií K e fa raacchiare. Procuri di togfiere vía da fe
d e f e t e í a del ragno . E María accarezzre- ogni immaginazione di c o t e ñ e cofeterre^
rá q u e f t ' A n i m e , fe le íl'ringcrá a í p e t t o j
n e , e bafse, che la pofsono da me fepara-
c diftillera in apelle i l fuo latte Í e feper- re , o m e t t e r l é nel'Cuore, o n e l í a ' m e n t e
íevercranno* inlino- al fine, fará> che ab- alcunamacchia , guardandoíi , per quan-
biano- i í V e r b o iníino alia confumazione to ¿ u b , da ogni peccato quantunque m i -
del Secólo .. D e h fa s i , che non fazj 1' ap- n l m o , equefti fon quelli, de1 quali é d e t t o s
petitotuo fol©líamoredi querte v i r t » , ma Beáti mundo carde qHoniam ipfi £>eftm v¿~
1' efercizio, perché non íi fazia un' aftama- dehmr,
to ad una menfa, che fia folo apparecchia- L a r e r z a cófa é í a m o n d e z z a , e p u r i t á
ta y ma si bene copiofa di c i b i . L1 U m i l t ácorporale , io dico la Santa V e r g i n i t á j
d r v e efsere efercitata con gravita, e P e nelqualeftato hopofto tutte le R e l i g i o -
verta con- ilaritá.. fe, avendoefse di confervarla a m e fatto
votos fa d i b i f o g n o , che la confervino
C A P I T O L o x:v. ftrettiííivnamete , procurando d i cufto-
d í r í a , come un;pregiato teíbro j . peroche,
fguatfrF cofe mceJpArie per C ítcqfii/ie' del- m e r c é d i quefto, fi r e n d ó n o molto atte a
la Purita: é prima- infirHtta daU'ifte'" risever la puritá raia, efsendo che per efsa
fo' Salvaferey pei t r a u » jm perfona pro- Verginitá íi fanno a me f o m í g l i a n t i , e qua-
pri» del valore ¡y ed effetti del£ ijftffa fiper quellaritornano' aquePpriftlno ftato;
Pttrita. deil' innocenza, nelquale ¡o le creai 3^ r i -
cuperano quelprimo puro ef&ere, c t e d i e -
Pirre 2. kUattro' cofe , o D i o m í o , fon quel- d i l o r o .
ler con le quali 1* Anima pub' ac- L a quartav e ultima^ cofa , che íí rí-
quntaríi quefta- Püritá:. D ü l e adunque , cerca perfare aequifto della P u r i t á mi a s.
o Signor. m i ó , et HP gerfona: di- l u i fe- é la íanta U m i l t á ; la quale tanto m ' é '
güito'. grata T che niuna altra virui» mü piace»-
£ a prima c y cHc feifegna, che u n ' A - rebbe n e l l ' Anima , s' ella non avefse
nima la qual'& vuor'avsre , e pofsederc quefta U m i l t á ,; lá quale h madre d e l l a
Ín! fe quefta1 Piirit» ,< lia del tutto mor- Puritá,, claiPüritádell."Umiltá-:!'Umil-
r a , e fusí'i d r f e í ^ e f s a . C h e non abbia, t á generadla P u r i t á v e l a Puritá-genera T
pe incendere, né fapere , né volere al> Umiltá., Q u e f t ' U m i í t á é d i tanto>utile all5
cuno y ma che tutto i l fuo v o l ere, inten- A n i m a , che- Haípoftíede r c h e ha pofsan--
d e r e r e fapere fía in me:., ^ f o g n a , , che z a d* operare c h ' ella ottenga quefta1.
in tutto, e per tutto pesda; ogni ílio ef P u r i t á „ Bsnché abbia perduta la V e r g i -
í t r e , prendendo, come puo,. queft o efc nitá l a quale (come ho detro ); e: vm
fer m i ó . N o n bifogna , che abbia c o - mezzo eíficaciiTimo da; poter confe"uire
aofeimento,, ne inceiligenM. ini cr-fa aU tal v i r t ü ; pero che nell' Inferno faianno
Ki 2^ rooli
1^6 Opere di S María Maddaléna
m o h i V e r g i n i , ma non potranno giá ef-
fervi condotte l5 Anime U m i l i , € che A P I T O L O X V L
avranno q u e f t a P u r i t á ; la quale s acqui-
fta, ficonferva, e fi mantiene median- Dell' Vmilta , Purita , e Amore . Bj,f-
te e í T a U m i l t á , e per mezzo d r q u e l l a , fomiglia ¿* Anima pura ad un fiume ,
effendo perduta, fi pub racquiftare. L e fa, una. digrefione delU P»rita della.
intelletto u m i l e , morto } e vivificante Smtlfflm* Vergine , e di Crifto neU
nulla intende, nulla c e r c a , e cercando la. fefia. di San Giovanni Euangeli-
D i o , ogni cofa cerca. Onde morto a fia.
fefteffo, v i v e r a , v e r r á i l l u í t r a t o , e con

L
morto lume illuftrerá g l i altri intelletti, " U m i l t á , la P u r i t á , e l ' A m o r e , fu-
P4.c.ic>
b r a m o í i di conofcere effa P u r i t á . O g n i rono , o amato Giovanni , quelle
intendere, che íara fuor di effa P u n t a , v i r t ü , che ti meritarono i l nome d i d i - c.5.
le parra grandJ ignoranza, e gloriofa pe- l e t t o . M o l t i fono i R e l i g i o f i , che pofse-
na le fará fuor d i effa P u r i t á . L a v o l o n - gon la P u r i t á , ma a i m é , molti ancora fon
ta tara tutta fommerfa i n quel Verbo q u e l l i , che non l* hanno accompagnata
U m a n a t o , veritá infallibile. Vorrá D i o , c o i r a l t r e due virtú U m i l t á , e A m o r e .
e niente vorrá fuor d i e f f o D i o . Rifguar- Refta privo d' ornamento, e quali abba-
d e r á U P r o í f i m o , e quieterafíi in quella gliato l o fplendore > e candore della
P u r i t á . N o n defideraakro , che P u r i t á , v e r g i n i t á , fenzaT efercizio deiraltre vir-
non parla fe non di P u r i t á , non vuol ri- t u . Niente t i gufta, o m i ó D i o , la Ver-
cordaríi d' a l t r o , che di P u r i t á , non gu- ginitá fenza l TJmiltá, e C a r i t a . Molte
i t a , non v u o l e , non ama , fe non eba Anime neir Inferno íi trovano , hanno
P u r i t á . Offende tal Puritá ogni mínimo ritenuto in fe la V e r g i n i t á , ma non fará
grado d i v o l a r e , Offende tal Puritá di giá nella Patria Celcffe pur una fol' A n i -
pofsedere con affetto difordinato un poco ma , che non abbia i n vita polseduta
dipolvere di quefte c o í é t e r r e n e . Offen- U m i l t á , e amore.
de tal P u r i t á una parola non ben pefa-
t a , condanna tal Puritá ogni rifguardo, Fuperfetta inte,, o diletto G i o v a n n i ^
che fa 1'Anima in fe dell'efserfuo, c h ' é la fanta U m i l t á , e non tale, quale o g g i re-
un non efsere ., Abborrifce tal Puritá girá nelP A n i m e , chedeíideranopofseder
ogni gufto, ogni fentimento, ogni im- U m i l t á . . Alcune cercano d* efser umili i n
maginazione, che é f u o r i d i D i o . £J tan- fe ftefse, ma non voglion umiliaríi a D i o ,
to pura quefta P u r i t á j che non v u o l e . né alie Creature. A h ! che quelle taiiia-
che T Anima abbia, né volere , né in- vano la cercano , perché giammai. n o n í a .
tendere, né fapere > ma i l fuo volere , pofsederanno. A l t r a forte di Perfone í t
lapere , e intendere , é tutto in Dio : trova i. che fi fottomettono a D i o , obbe-
E5 piu fácil cofa creare i l C i e l o , e la dendo a5 precetti, e comandamenti f u o i ,
térra , che pofsedere la Puritá con fe m a n o n v o g l í o n o per modo alcuno fotto-
í t e f s o j jgd é piúdjfRcile i l volgeríi una metterií, e umiliaríi aJle Creature per D i o .
t o g h a , che non e£ser pofseduta la P u E q u e í i i , fe bene inqualche parte vengo-
rita da q u e l i ' A n i m a , ch5 é raom a fe no a participare delJ3 U m i l t á , í o n o pero,.
eome fe veíhtifofsero d'una veíle molto
v i l e , í l r a c c i a t a , e mal condorta, pero che
non fapendo m a n t e n e r í i quel veftimen»-
t o , che dairofáervanza de'Divini precetti,
| e comaniamentii* hanno acquiffato, venr
g o n o d a p e r l,oroíleíila diianiarlo, e ftrac-
eiario, non fapendo e f e r e i t a r e U m i l i á co*
P r o f l i m i . A l c u n i altri íi t r o v a n o , che.
cercano U i n i l t á confotto netteríl a D i d ,
e alie Creature per amor di D i o , e con
aftetto di cuore neii- orazione laídoman*-
d a ñ o : e q u e l ü f o n o q u e l l i , , che, l'acquÍK
i h n o m a non é pero ancor, qyeffa la,
pee--
De* Pazzi. Parte Seconda.
perfetta l l m i l t á , peroché} fino a che non. vanni diletto * quell1 infocato. caldo dell*
víen rAnima a queirultimo.abbaíramento Anior^ . Cosi ti ftayitu ripofándo fópra;
di conofcerfi un niente, non mai pii.6 efler quel Sagrato petto, e n'attignevi quel-
detta perfettamente uinire. lá tanto alta Sapienza, e qucí cosi gran
E1 benvero, o mió Avvocato, e di- fúoco de! Divino Amore, del quale po-
letto Giovanni quel che ora interiormen- teíli poi riempire tutto*! Mondó con 1^
te mi fai fapere, che fe qualfivoglia. A- predicaíione del Vangelo , e ruttando
nima , che brama U m i l t á non li fottomet- quel Divin Verbo, c infondendo ín tutti
t e r á , e perisbaffamentoe viteftima di gli altri membri di Crifto tutto quello che
fefteffa, non fi profonderá fino neir In- da quel Divin cuore aveviattjnto'. O amo-
ferno, ftimandofi con verace fentifneh- rofo, e DivinilTimo petto d i G i e s ü . Non
topeggiore degli ftefli Spiriti infernall, efsendo-piü nel Mondo vífibiimente il
non per natura, ma si ben per colpa, Verbo Incarnato, non poífiamo g i á í a r e
non fi potra con veritá diré , ch^ ella come il diletto Giovanni » ma invece del
fia perfettamente pofseditrice dellavera petto di Ge su dobbiamo ripofarci riel San-
Umiltá. to Vangelo , poiché quefto d'altronde
E* ben anche vero, per quanto ora non é ufeito, che dal Divin cuore del Ver-
mi fai intendere, o m i ó diletto Avvoca- bo umanato. E ficcome nel cuore fta la
to, quell5 Anima, che avrá infe laper- vita, cosi la vita delíxAnima fta neir oí-
fezione dell* Umiltá , faciliífimamente fervanza de' comandamenti , e coníigli
fará anche pofseditrice d' amore, fenza Eyangelici..
far'altro efercizio per ottenerlo, perche A guifa di fiume abbondante deve
1' efercizio che far fi dee per ottenere f A- efser in me, e in ciafcun*Anima lapu-
mor Divino, non é altro, che '1 moho ab- ritá. Il fiume , quando riceve in fe
bafsamento, e umiliazione, efsendo, che, gran moltitudine d' acqua , fi va dila-
da per fe fenz'altro invito , entra nell1 tando , fe pero non fono ritenute l*
Anima umile f amere . Ma qualpiüeffi- acque da oftacoli di chiufurc j cosi i*
tace invito pub faríi air Amore, che ef- Anima pura, prefa per il fiume, quatv-
fer Anima pofseditrice cT Umiltá? Non fi do é ripiena dell' acque limpide dellá Di-
e mai trovato , né fi trovera gíammai vina Grazia , non lafciandbíí impediré,
cuor umano pieno d* U m i l t á , che pa- né ritenere dalle chiufure dell* efterio-
rimente non fia ñato colmo d* amore. re operazione , fi va dilatando , e
Con quefto Amore s'unifceteco , o mió grandemente allargando in D i o úni-
Dio perfettamente 1' Anima , e divien co fuo diletto , e alcuna volta ef-
teco una ftefsa cofa per participazion d' fendo pur impedlta dair umane ppe«
Amore. O dolce unión d ' Amore ! Uni- i razioni , per la neceífitá delle quali
fei, unifei, o amore tutti icuori a D i o , ! non T é conceduto poter a folo a ÍO\Q
unifeili ftrettamente, e con indifsolubil \ per trasfbrmazion d' amore ? ritrovar-
nodo, affinché non mai fi pofsano feparar íi con Dio i ta come sl fiume , non
da l u í , che gli pub far felici, e beati e- potendo dilatarfi quamo vorrebbe , s*
ternamente . affonda , e aggrava a i r i n g i ü , quanto
O Giovanni diletto j Diletto vera- gli concede la piacevplezza del mór-
mente del tuo, e m i ó Signore. Inten- bido terreno privo d? oltacoli, di faífi,
do che in quel foave ripofo, che face- e pietre , e quando piu non pub af-
fti fopra il petto di Gesíi attraeíli que- fondarfi , s? innalza con gran veemen-
gli alti fegreti, e que'gufti tanto dolci za a i r i n s ü . Cosi dico queft* Anima pu?
dell' Arnore , perché giacevi nel mez- ra, ripiena dell'acque della Divina Gra-
zo di quel petto, ove rifedeva quell'in- zia , quando é impedirá dalle neceífitá
íbeato cuore, e dove ridondavano tutte efteriori, non potendo dilatarfi in D i o ,
quell'amoroíe vene del fuo Sagratiflimo s^ítonda quant* ella pub , umiliandofi
Sangue. l l cuore é quello , che attrae in fe ftefsa per cognizione defla fuá vil-
a fe ü calore del fangue di tutto ?l corpo . tá , e bafsezza , e non ritrovando nel
Cosi infondeva Giesu dal fuo D i v i n o centro del proprio cuore pietre, o faífi di
cuore nel fuo membro, elv eri tu Gio- dnrezza, o» fodo terreno di peccati fa-
Opere di S. M.Madda l. de fet&zi. K '3 cil-
58 Opere di S. María Maddalena
eilmente s'affonda per u m i l fentimento n e , ene che fece
reep ín m Maña,María q u á n d o J»'ab.
nella cognizione del fuo non eíTere. S' bafsb nel fuo^ nafeimento , e quanto i n
innalza ancora queft* A n i m a ní;lla í u a tutta la fuá v i t a , e tutto fece per levar
operazione, per ayere i n quella fempre da m i la durezza de* fafll o pietre de
fií|p r occhi:o a i r onore , e g l o r i a d i D i o , noílri peccati^ e ammollire , e diípor-
f T oppre d i q u e í l ' Aniroapura, fono infe re l a t é r r a d e l cuor noftro a ricever l a
ak^ , ^ magnifiche, percíié Cono difati-: Grazia f u á . S'innalzb p o i quefto fiume
c a , eftento, e d i d p l o r e , per l a c o n t i - •nejl* opere ftupende de* m i r a c o l i , che e g l i
nwa t e m a , kche s h a , d i non offendere fece nel M o n d o , per l i quali manifeftb a
p í o i n quelle. noi la fuá D i v i n i t á . Innaííib la térra deir
Ea ancora*l fiume queft altro e ñ e t t o , Anime noftre cpn l a fuá G r a z i a , c 1c
che bagna, a l i a g a , e innaífia l a t é r r a , fece, e fa d e l continuo fruttificarecon
onde i l f e m é , che i n quella fi fparge, le fue p a r o l e , dico c o l femé del Santo
fruttiíica grandemente , per queua tér- V a n g e l o , che n i n f e g n b , e d e l conti-
ra piglierp i l V e r b o , e b e n e a r d i r b c o * nuo n' infegna per Ja predicazione de*
si chiamarlo , per aver e e l i affunto Ja fuoi S e r v i . M a queftp frutto l o vuol*
noftra umanita terrena, nella quale get- e g l i tupto per f e , non per b i f o g n o , che
tando 1* A n i m a pura i l femé defuoifan- abbia d i n o i queft o grande Iddio , m i
ti de.fiderj? che fon que pur i , edinfoca- perche v u o l , che noi riconofeiamo la fuá
t i fofjpi.ri ? che cosi fpeífo manda a l fuo di- Grazia dando a luí tutto 1* onore , c
letto Spofb, bagnati , e innafíjati d e l l ' gloria d i elfo frutto.
acque 4^ quella G r a z i a , ch' ella ritiene Fa ancora i l fiume « n ' a l t r o eífetto ,
in f e , produce frutto a b b o n d a n t i í f i m o , ilquale e t e r r i b i l e , e fpaventofo, ed c
e íipcome i l frutto n o n e della t é r r a , quando per Je c o n t i n u é pioggie divie«
che puf l o produce , ma d i c h i lo fe- ne veemente , e r á p i d o , p o i c h é allora
líiipaí cpsi il frutto d i queft* Anime non guafta, e fpezza, í o r n p e , e porta feco
jt d i D i o , perche egli non ha b i í b g n o c i b , che trova , Quefto eftetto fara an-
d i noftre ppe.re? ma vuol che t u t t e i í e n cora | l V e r b o , nel d i del gran GiudiziQ
noftre ; e b e n e h é quanto da n o i vien uniyerfale, p o i c h é eífendoA dijatato i n
fa,tto íia per v i r t ú della G r a z i a fuá , noi vivendo tanto copipfamente c o n l a
v u o l pero egli che n o i ne prendiamo fuá M i f e r i c p f d i a , verrá p o i dilatandoíí
11 godimentp , e frutto , non fplo in c o n l a fuá fevera GiuíHzia j anzi quan-
quefta , ma n e i r a h r a vita a n c o r a . Fu to piu ne* cuori de*Peccatpri fi farádi»
l a tua P u r i t á , o Maria , come fiume > í a t a t o i n M i f e r i c o r d i a , tanto maggipr-
che d i l a t a , s'affonda ,: s ' i n n a l z a , e i n - mente , non avendo e g í i n o voluto r i -
paffia l a t é r r a . Si dilapava Maria in D i p c e v e r l a , slargerá in loro l a fuá Giufti-
nelle fue Piyine, ed alte contemplazio- z i a . E quanto queftp Sigriore s*abbaf.
n i , sVaff'pndava nelle fueumiliflímeope- s b , e umilib i n q u e í l o M o n d o , tanto al*
ra z i o n i . S'innajzava c o n la fuá retta , lora verrá innaUandoli per P o t e f t á , e
e íincera intenzione tenendp la mira fif- Maeftá, quai fará tutta a maggior pen*
ia nelle fue pper^zioni a dar g l o r i a , e danno de* Peccatori i n g r a t i , che non
ed onor al fuo D i o . Maria innaffib la averanno voluto ricevere i* innaífiamen-
t é r r a , d i c o , ij C p r p o del f u o D i v i n F i t o , che mandava in l p r o , della fuá D i -
g l i u o l o , c o n T acque delle fue lagri- vina G r a z i a .
me_3 le quali innaífiando ancora grihfo^
c a d defiderj , che g l i mandava , d e l l *
falute d e i r Anime , chi non l a , che fei-
f e r o , e fempre faranno frupto copipíif-
"mo? D i l a t o í f i , quaíi fiume, i l puníft-
m o V e r b o con l a carita, e puritá nel-
le Creature, quando pero non fu rite-
jiuto da g l i oltacoli delle chiufure de*
l o r peccatij allora s'aífondo a l l * i n g m .
O , come ben s* affondo n e i r / n c a r n a z i o -
Dt'Pazzi. Parte Seconda. ^39
Regola ? Ma la P o v e r t á cóíifífte fifelía ittl-
jippendice. Torna, a trattAre ieW Viñilth, cerita, erertitudine, e f e f n p l i c i t á y e q ü e -
Povertai Carita y e Orauorte iü u>tavi~ íía o g n ü n ó pótftbfee o í s e í v a r e , la á l »
fiotie che ebbe la Santa- della gloria di forte di Fovertá. o g g í da tatito>pochi é
S. liiego nella fuá Befta della Canoni" c&nofciuta in t é r r a .
x>alione di quefto SaJtto, O h , m i ó gloriófó A V v S G a t o , guafl-
to bene í t a ncl m e z z ó di (jtlefíé R é i f í é ,

F
P.4 « E l i c e , e ífeat& ^ o i o m i ó Avvoca- a k u n a v o í t a efsé glf ftafifí© Jalla áfiftía*
to y che f o g g i ó r n a t e continuamen- e alia fíhiftrat altfa v d h a fácendó cir-
te a riíguarcfare i l V e r b o , e o r a v e g g o , coló- l a mettofiO in f n e i l v , rha che
che ve n' ándate í b l a z z a n d o ^ e íegui- espitar faro io d i quefte cofe che h ó
tando, infierne con le Sante Vergjnelle intefo ? Non; me ne v a f r b , p e r c h é m o l -
T Agnello i m m a c o l a t o , e n e l m e z z o íie fe cofe intendo , e poche opero. L a
í e di quattro belle R e i n e , fotto i voftri Puritá del cuore cr par difficile , non
Jjiedi tenete una volante A q u i l a . A tre intendiamo l* U b b i d i e n z a , non ci pot-
d i q u d l e Reine v i faceíle íervo^ in ter íiamo avvedere- d e l l a Foverta r perche
ra j. e una ne prenderte per ifpofa, m a ; non ce n ' é éfperienza, efsendo che la;
ora tutee iir Ciero» v i fervonov 1-' Ob«- \ fervitu' della P o v e r t á e i l padre , e a
bedienza^, e la F o v e n a tenete daifa man i ciafeuno parenelia Religione d ' ofserva-
deftrai j la F u r i t á , e C a r i t a dalla finí- | re a baftanza i l patií'e, e p é r c o ñ í e g u e n -
ftra, e 1* U m i l t á v i fa diadema,, e glo- ! za Ta P b v e r t á .
r i a . In quefto Mondo v i eleggefte per i C h e d i r o d e i r U m i l t á , che tanto e r »
Reine l' O b b e d i e n z a , P o v e r t á , e F u r i - ] grande net mió- Avvocato ? E fe bene
ta , e a quelle v i facefte f e r v o . C o s i j era umile per natura , mufb nondime-
ciafcun Religiofo , che fa profeíílone no ía: natura in v i r t ú . E ora in! C i e l o '
A'Obbedienza > P b v e r t » , e Caííitá s' e- i l tutto gli: é riputato- a v i r t u ' , e que-
legge quefte, virtü per R e i n e , e s' ob> fto g l i fa ombra per poter foflffire i t
bliga a fervirle , ma che íervizio ricer' gran calore della c o g n i z i o n e , e capaci-
Cano da noi quefte Reine? L a Purita tá dell* Umanato V e r b o . Perche quanto
ricerca molte cofe , maflvnamenté quel piü uno é ftato umiíe ift t é r r a , tanto
la d e l cuore, ricerca alienazione datut^ ma^gior cognizione , e eapacitá , ha
te le cofe , che fono fotto D i o * éd e- del" Verbo i n C i e l o . E p e r c h é quefta
ziandio da fe fteíTa , che q u i é la diffi- virtü now app^rta feco fe non- v i k á ,
c o h á , e ripofaríi folo i n D i o . L ^ O b b e - e baftezza , pero1 a g i l uominr grandi
dienza ricerca1 non aver volere in cofa dr qpefto^ Mondo é tanto- difficile i í
a l c a n a , ancor che fanta , tender fervi- p r e n d e r l a i ; quaFi avendo i n poca par-
tú lieta al P r o f l i m o , amor fervente, & te pofseduto i n t é r r a l a virtü d e l l ' ü m i í - '
tiverenza a" Superiori , farfi cieca nell* t á , in C i e l o fono collocati ner gradi i n -
obb^dir femplicemente , e fcambievol^ feriorr, efsendo^ in C i e l o difterenza nel-
mente, tanto- a gfi e g u a l i , quanto af Sur iá maggibre , e mitíófc cognizione dií
p e r i o r i , e inferiori;. Dio,
L a P b v e r t á r i c e r c a , che fi abbando* M a v o i m i ó A v v o c a t o , cri' Padre
niño le r i c c h e z z e , c dtlizic:del.Mondo , Madre , Fratello , Sorella , e Spofo
p e r c h é privandoci noi delle cofe tranfi- dfell' Umiltá» ,. r erl; P'adVe , p e r c h é ¿
torie 3- ella ci da Y incommutabili ed non eri pofseduro? d a i r U m i l t á , ma v o i
cterne. E fe la Puritá ricerca alienazio" | pofsedevi r'Umiltá ch* é mofeo m a g -
ne da turre fe coíe traníitorie , quefta j gior cofa. Madre , p e r c h é la generavi
rieereai ancor pin-, che non íblo l i iafei- | in v o i ftefsov e con t o p e r e , e parole
no-, ma: ancora che fi dieno- a' P o v c r i j i'nchinavi- g l i animi- dfeíle Creature a! dé*
di; G r i l l ó . . M o l t i non- ofTervano' quella | fiderarla , ^e apprenderla. Eratello , r
ftretta Povertá: che oíTérvava i l m í o S o r e l l a , T eri , p e r c h é liccome i l Fra-
A v v o c a t o , parlando i n g e n é r a l e „ ma tello fóvviene a ' b i f o g n v , e neceífita
forfe tutti i; Religioíí; non T hanno anch* j della Sorella,. efsendo ella da- tutti ab-
«glino- ftrcaamente cosnanáüfait neliá lor | bandbnata, e g l l la: prende , e f a ^ t w »
Opere di S. Mafia Maddalena
34°
x o s i v o i pycndeftc quefta vtrtu del v o ; ficienti a narrarla, ma che f a r a i , A n i -
ftro Padre San Francefco , che con si ma mia , delle grandezze d i queííe vir-
« r a n d i efempj ve l a lafcio , e ancora tú , che hai intefe ? non te ne varrai ,
v i piMiaftecura con l e voftre efortazio p e r c h é fí ferrerá la fineftra del C i e l o ,
n i , che i v o f t r í P a d r i , e FracelU i n > - ed effe virtu rimarranno i n C i e l o , e tu
r p fteífi 1* efaltairero , e onoraíTero . refterai i n t é r r a , e ancor c h ' elle fieno
jForfe non faro capace i n che modo v o i i n t é r r a , e tu le rifguarderai , e lode-
gli folie Spofo? Siccpme l o Spoíb non r a i , ma non le prendera!.
fa cofa veruna , che npn riguardi al
'compiacíraento e volere della Spofa ,
¿ o s i y o i non dicevi parola , e non fa- C A P I T O L O xvir.
c e y i opera veruns , dove non rifplen-
defle r u m i k a . O r vorrei intendere la
fignificazione d i fuella A q u i l a , che fta Cinque petizioni che fi devono fetr a
fotto i voftri p i e d i . Dimoftra ella la ¿io per mantentwento delU Religioney
contemplazione, o r a z i o n e » o amore, ch* intende jotto varíe fembianze de varj
i o m i v o g l i a diré , che non v i faceva frtttti, diverfl fiad de' Reltgiofí.
^ndare n é correré» ma volare s e tutte
T altre vírtu v i erano in ajuto ad arri-
yare alia c o n t e m p l a z i o n e » pero che l a
p u r i t á v i rendeva atto 5 la P o v e r t á v*
O Gesu dolce Spofo , come veggo p^ c ^
ogwi avilita , e deformara queir £ 1 4 , ' •
antica bellezza della ReligiofaoíTervan-
innalzava , r u h b i d í e n z a v i quietava i n za ? come veggo allentata quella ftret-
tutte le cofe , e la Carita v i univa a tezza tre nodi d i Religione , co 1
D i o , perche De»s chantas eft. In que- quali s'unifce teco ftretcamente 1* Anima
fto Mondo avevi bifogno d e l l ' orazio- Religiofa. A b , che é mancata T ubbi-
nej e contemplazione, ma ora i n C i e - d i e n z a , é abborrita la P o v e r t á , non e
lo continuamente védete» e g o d e t e D i o , tenuta i n pregio la bella gemma della
p q ü a n t p partecipavi d i quefta gran vir- Caftitá» Ben mi fai intendere , o m i ó
tu deila Carita > perche fe favellavi , D i o , per tua bontá claque Petizioni ,
favellavi per C a r i t a , fe rifguardavi, lo. che íi devon fare a te , per manteni-
facevi per C a r i t a , i l p r i n c i p i o d e i r o p r e memo della vera oflervanza delle R e l i -
voftrc era per Carita , e i l jfine delle gioni.
ftelle opere per Carita , e finalmente i C h e neíla Religione fi mantenga fem-
pgni yoftra azione interiore t;d eílerio- pre la C a n t a , e u n i o n e t e c o , o m í o D i o ,
re era fatta per Carita , e io Carica. e c o l noftro Proflimo .
Jo quefta degna Reina della Carita non z C h e fempre s oíTervi perfettamente i l -
conofeo. punto , n é per ara mi vub met- v o t o della fanta U b b i d i e a z a ,
iere a intenderla , perche fono trpppa 3 C h e tu conceda , o raio D i o , i n
lontan^ d a i r altre virtú , che a q«efta ciafeuna R e l i g i o n e , Superioretale, che
^onducono : o quanti s1 ingannano, crz* fia, come diíTe David,, f e c o j i d o l cuor
^endo d'averla in í e , non l a conofeo- tuo , accioché noü abbia a mancare
m * eccoAe T efperienza., fentiraí tal A vivex fempüce della. fanta oilérvanr
y o l t a qual epía d i te, e ne fcntirai m i za.
certo. che d i pena , fotto color di C a - 4 C h e contiinuamente fí tenga in r i -
r i t a , e perché- Dio,, non lia c í f e f o , ma g o r o í a perfeaione i l voto della unta. Po-
l i r g u á r d a hen? > A n i m a mia , che non v e r t á .. ,
e tal' ora per z é l o che Dio. non fia of- 5 Che d e l continuo» t i íixhieggaqfiefta
f é o , , ma per non, eííér oftefa tu fteífa í g r a z i a , o mió dolce Spofo ^tutti quei Rer
O h ,, yolefle ií Signore che v'' interve- ligiofi j che t i devono venire a í e r v k e , ab-
^iíTe fempre qu^efto. buon ZQIO .. M a g i i biano.lume, e perfetu cognizionedi quát!
interviene altrim^oti , p e r c h é ' v e r a m e n - imporxanzaíia, Tannegazione della propria
te pon fí conofee n é intende la Carita., volonca,. e: l* oirervare o g n i mínima cofa,
Ja quale é tanto grande , che tutte le della Santa R e g o l a .
lingue deoli ^ n g e l i xio». t m h k o m S t á O quantoé,neceíiari,o;,, che tíííano.fat*
' ce' '
D e P á z z t . Parce Secomfa 141
te queffe petizjoni , o m í o Signore, © converfazion loro, e per Tefempiomíra-
c o m e é neceffario, che tu concedaquefte bile > che ctantio di fe íleífi. Veggo p o í
gj-azie nei tuoifanti abicacoli,. acci^che altri Religioíi, che fpiantano quelli al-
ítia íempre in vigore il tuo Divin fervi- beri y e gil gettano-per terra^ e quefti fono
zio. Ma le non ti fono domandate con quelli, che nella ReKgione foncffuperbi,
puro aflfetto , e con ifpaíímata. anfietá edeíideranoleprelacure, egranderze, i
non le vuoi concederé ,> n o , no-. T i faro qualiperquefta lor fuperbia, fpiantano
io queftepetizioni, omio Dix>, in nome dai lor cuori i frutti della vera umiltá j :
ditutti j perche tu comunichi queffi do- ponendovi fptne ^ e pruni, di prefunzió*-
ni COSÍ pregiati air Anime tue... Ma oi- ne, eíüperbia: Veggo altri, che ciba»
m é , che nellor cuori nontruova difpo» no del frutto della Suíina , lia qual frutta1
fizione per ricevergli , anzi ogni dono étamo'deljcata,, e gentile, che fubito ch'
trova impedimento a comunicarfi . Se é maneggiata s ñ o n f c e j perdendo ognl
£u vuoi infondere, o Verbo, nell* Ani- fuá bellezza, e ben preflo íi guarta. E
me Religiofe ia carita, e. 1' unione, ah quefti fono que'Religioíi, che'tengono
che vi regna la propria volontá e ' l non gran contó dcMa Santa Verginicá y olfer-
rilaíTarfi del tutto nell5 Ubbldienza y che vaodo ftrettamente il voto della Cafticá.
difturba la communicazione di cosi gran Alcunialtri cogliono di q.iefti frutti, e-
dono. Se vuoi infondere i'ubbidienzas molto li maneggiano, tanto che sfio ifco-
ah che l' impedifceii noncredere,. che noje li guaftano,equel ch^épeggiovfpian-
D i o p a r l i , ed. operi neiSuperiork Il ri- tano il pedale deW albero , rompono i ra-
Spetto umano é quello , che cagiona, mi, mandano-.nale i frutti, e in queüa ve-
che tal volta non s3 eleggano Superiori ce vi pongono fpine, pruni,e ílerpiiE que-
fecondo'i c u o r d i D i o , eT ilkminazio- fti fono quei Religioíi, che non tengono-
ne delloSpirito Santo. La propria fen- cura dellu loro verginitá , non oífervando'
fualitá s' oppone ail5 oíTervanza della la promeíTa fattaa Dio nelvotO' della C a -
Poverta . O > í e li penfaííe innanzi , ftitá, onde perdono il decoro , e la bel*
che íi venga alia Religione , a quel lezzot di quefta virtú, la quale perduta
che s* obliga il Religiofo , e di quan- una- volta , non íi pub gjammai piunao-
to momento fia l'oflexvare quel che quiftaíe.
promette r ah che ben oíferverebbe 1' Quefti v i o t t o í i , e tragetti, ne'quallíi'
annegaziom di fe fteífa, e la ftrettez¿a raccogliono quefti foavi frutti, ci con^
della Regola. * ducono ad un degniííitno giardino , il'
Veggo raolte femite adorne di' varj qual'é il'Paradifo . Quivi al capo di cia^
frutti. O come bene í i p u o d i r e , Ambu- fcun viottolo veggo dove un fonce 5.
Iñho tn medio femitarum judicii ? Veggo. dove un albero, i quali alberi, e fonti mi»
alcuni R e l i g i o í i , che fccibanodeiruva, dinotano gl* íffiitutori dclle Sante Reli-
e quefti fon quelü ,.che con gran fervore, gioni, comefofti tu, o» m i ó Avvocato-
e güito li cibano del Santifllmo Sacra- Agoftino , e molti ahri Santi. Gammina--
mento del Gorpo, e Sa«gue di Giesu, tra^ no tutti i Religioíi1, ciafcuno nel fuo par-
endone molto fruteo per V Anime loro . ticolar viottolo, cioe nell, ordine dellai
Altri, o gran miferia, fpiantano le vid , lúa Religione: E chi in eífa" camminersi
ed in quel luogo vi pongono fpine, e que beneper i^oíTervanza della fuá Regola,,
fti fono qijei Religioíi, che íi comunicano íi condurrá poi in quel dilectevol Giar-
a cafo, con poco ansi punto di gufto, e dino del Püradifo. Oh , che ameno luogoy,
non fanno proíuto alcuno, perché Giesu o che ricreadvaabitazione! Quivi gulte-
paífa per- loro , e non fi ferma ,. pero que^ ranno de'írutti foavi di quegli aloeri s^ e íi:
fti non producono altro, chefpine di pee- conforteranno n quelle dolci acque di
cati nella Rt-ligione.Veg.;o-aIcri,ch6 ii ci quelle íontane Kmpidiíliine-, perché quel
baño de' foavi F i chi. E íi c orne qu eft lo-' Religioíi ,• che oiTervarono gl3 iftituti del-
no veramente foavi, quando tono inaruri,; le lor regoie,sg0dono in Paradifo^deirte*
eftannó chinati lu l'aibero,c©MÍ Religio- citi, edelu- fariche de' lor capí ,• cioe de^
fi, che ftanno fempre umili, e baffi, fono Santi , forro la cui protezione hanno)
b u o n i e dolciííimia g^ftarfi per 1; aft'abil m i l i tato con allegrezza-, econtento... i
Opere di S. María Maddalena
14^ é chi írr fé t' afconcíe adunque sJ lo t í
G API TOLO XVIIL poíTederb , faro tua corona , fe in me
t'afconderoj tiffenerero. D a l l a tua. bec-
ca procede m e l é * e latte i De 6re pm-
Dell» Prudenz* temn* y
"d 'dlñ vera de'- / i r t ó i * 2J»í> , " dellf ééVttit x pmédit mel. "ti reputi a grand3
i n g i u r i a , quando, o da tardanza, o da
fupvrU* y * üitri vixj , ¿ nmedit dt
capriccio , o da furia , fiamo moíTi a
qmlíi.
far qualche opera fenza te Prudenza .

G
L i Abitatori del Secólo v o g l b n o la O D i v i n o V e r b o , in tua ftoltizia (che
9.4.c.ií
Prudenza giovane perfetta , ma tale non ti curi efíere daille Genti ftima-
: 15. to, per amore > mi vien vOgíiá d3 alzar
g l i amatorr della C a r i t a , e S e r v í t u o u
Iddio mio r bifogna ,. che l3 abbiano pie- la voce j pero che mirandoti i n Croce
colina , afliíiché l a poífano afeondere , veggo eíTa Prudenza i e vai cantando >
c o m e i l fuoco fotto la cenere . G h che fuá Leggiadria da ciafcun Santo e
A m a t o r i del Mondo mettono la lor ftata p o i e d u t a , ma a k u n i r h a n n o ama-
confidenza nella Prudenza , ma P r u - ta ,. é aítri fe ne fono innaiíiorati»:
denza umana , e carnale % t non fi l á Superbia fa c o m e un vento
conftdano i a D i o 5 ma i^ Religioíx- ían- grandifimo i l qtiáte ferra , e riíerra
no> i l contrario , p e r c h é íi confidano Pufcioquanco v u o i , . pur ch.'egli truovi
m t t i i n D i o , é poi v a n ñ o a p o c o a po- una minima feííura * per tuteo penetra
c o mofeando la lor Prudenza , e te- dentro. Tutte le cofe , o V e r b o , che
nendola eglino , come Fanciulletta , vengono da t e , ancora effe penetrano,.
poflbno: manifeüarla , quando lor pla- ma fanno utile , e non datlrto áirAni1-
c e . O faggia Prudenza , d i m m i , qual* m a . M a queílo. vento delia í u p e r b i a fa
¿ i l tuo nutrimento ? dove p i g l i r k r e a - graadifl&r.o. danno , # pero- bifogna
zion€>. ches*!© l o f a p e í í i , v i ti condur^ ufare in; cib diligenza, e affifsaríi in te
tti. T u f e i V i r t u , non credo abbi bifo- per lung,© tempo* tanto che i* Anima íia
gno d i nutrimento , cbe f e / l c r e d e í l l , an- beñe ílabilita n d l ^ u m i l t á . E íi come i l
c o r c h é a b b i a fatto voto di p o v e r t á , te V vento, pigliandO'Una íogEa \ la condu-
provederei ^ l l t u o cibo non é a l t r o , fe c e , epOrtadove vuole, c o s í fa quefto>
non che noi nelle noílre opere facGiamo v e n t ó della fúperbia ne' mondani , che
memoria d í t e . Adtinque, o P r u í & n a a j gli, conduce dovtanque vuele ,. e come
la memoria di te é t u o cibo , anche i l be-' Hori di fie*> prefto, g i l manda- a, t é r r a ,
nedetto C r i l l o a'fuoi Difcepoli difíe Efto- non folo a térra , ma g l i conduce di p i ú ,
te pymlenteí , Ú^c. T i vai follazzando dico ,. fino- nell* inferno «. L a fuf>erbia fe
nella tranquillitá del c u o r e , talí che, % un elevazione della mente dal íuo pro-
io a v r o i l cuore tranquillo^ daro folaz- prio e í s e r e , anzi íi pub diré non efsere,
z o atC Prudenza. O h , chi non íí move- p o i c h é non a b b i a m o , quanto é da n o i ,
rebbe. a rifo , fentendo-, che i l vefti' efsere a l c u n o , ed é ancora la fuperbia
m e n t ó d i mia Prudenza non e a l r r o ' , un. non voífere efsere foggetto a l K a l t r *
che ftoltizia 3; Ras fluki frofter chrí- Creaeura. Superbiai é un compiacimen-
¡Inm'. E 1 tuo v e f t i i m n t o , o Signore, é tosdelle cofe mondane , e trdníitorie ,
anche ftoltiaa , che fei Somma Sapien- c h e a'mondanipajonO gÉaiiiCofe, e puf
za,, né q u e í t o veftimentó é tuo-, ma per fon n i e n t c . Q u e i r A n i m a , quslla men-
nOi voleíli apparir tale alie G e n t i , per t e , e quel c o r p a , che é p o f s e d ü t o dalla
confsndere, con queila: ftimata dkquel- fuperbia, non v o g í i o , £ non so io ag-
Ü ftoltizia, la loro ílolta Sapienza, e a guagiiaread alero,. che ad un manipoio
qjieftov modo é: tuo q u e í l o veftimento. * d i p a g l í a , ii'tpiale nan é buonoad a k r ^
Mi- fmt , habutmus áitytmds» in citó a; fare un poco dt í r a m m a , che to-
derifum, t & in fimilitttdiném imp&p- llo, íi: fpegne, é fe ne fá u n a c e n e r é for-
rtt , nos itífen/ati vitam iU&fm ¿flimn- dida per la fuá n e g r e z z a . T a l e é la fu-
bamuj infetnmm , o» finem Ulotum fim perbia . M a venghiamo al rimedio cha
honere , &c* C h i ti polTiede , o faggia m i d a !a tua infinita b o n t á contro ad ef-
Prudenza,, e t u a c Q í a n a ' ^ ' c h i £i genera. f o v i z ; o . 11 rimedio é q u - i l o , rifguarda*
re íií-
DeTazzi. Parte Seconda. 143
re fílíámente i n te V e r b o , pendente i n communicati l i ílefll tuoi dbni j p e r c h é
C r o c e , p e r c h é i n queilo modo f A n i - quell4 A n i m a , é pofleduta dal v i z i o dell*
ma rifguarda te , e t u , vedendola a v a r i z i a , perde quella virtu della
cosí umiiiata , t i m u o v i a rifguardare r a l i t a a te tanto g r a t a , e guafta, quan-
in l e i j e fai c o l tuo fguardo , come to é in poter f u o , 1' effer tuo i n fe, i l qua-
& i l raggio del Solé fopra la t é r r a , i l le elfer tuo é comunicante d i tutti \
quale c o l fuo calore la va rafciu^andoj tuoi d o n i . C o n t r o a <|ueílo v i z i o c i é
edifpanendo , a c c i ó che ella fruttifichi^ q u e í l o r i m e d i o . E q u a r e ? U n difptegio,
i a rafciuga , t r a e n d o a f e tutta r u m i d i ^ e abbomlnaziíonejdi í e f t e í í o , e l a virtí^
t a , che é in l e i , dal che ella viene at- conttaria ad eílb v i z i o l a chiamerjb c o g n i -
ta a poter f a r e i l frutto fuo. Tanto fai zione.di t e , pero che dalla cognizione d i
t u V e r b o , che c o l raggio del tuo rif- te n a f c e l a l i b e r a l i t á , l a quale vorrebbe
guardo tiri a te tutta la fuperbia, che non eflereper poter comunicaire i t u o i
éneli* A n i m a , non giá dico per tirarla d o n i . E c h e d i c o non .eífere? a n z i vor-
in t e , maper confumarla c o l tuo calo- rebbe , per m o d o d i d i r é , aver m i l l c
re . E neffuno ardifea d i diré d" acqui- effer, jperpoter .dar íe ílefla , non f o l o
ftare U m i l t á fe non rífguarda te V e r b o per t e , e a t e , ma ancora a i íiioiProf-
in C r o c e . L* U m i l t a , non s o , e non y ó5 l i m i , e per utilitá l o r o . E c o s i come
agguagliare adaltro , che ad una forbi- 1* A v a r o vorrebbe ogni cofa per f e , tene-
t a , e arrotata ipada > la qual difende, re o g n i cofa nelle fue m a n i , che tucto
exporta vittoráa di tutti i n i m i c i . A* v a n i t á , al contrario i l tuo S e r v ó libe-
colpi d i q u e l l a fugge i l Demonio 3 cade rale , volentieri lafeia o g n i c o l a a
a terra ja Creatura, ed ogni l o r f o r z a , chi la v u o l e , aijzi ardiro 4 i d i r é , che
mediante quefta fpada deU' U m i l t á , l a fe aveffe l o jdarebbe m o l t o volentieri
quale fpada l i porta poi infanguinata i n per t e , comes'je detto, e a c h i t u l o fai
^ g n o d i v i t t o r i a . E c h e d i c o ? « o n i n - c o n o f e e r é , egli Tintende * Q u e l l a L i b e -
fanguinata , no , no , ma molto ben ralita^ é a güila d e l l ' u l i v o che fruttifica,
netta , e «pulita 9 e fprbita d a l noftro e í i c o m e d a l f uíiva efee quel tanto utij
capo Crijfto . D i p o i ne viene quel liquore d e i r o l i o , i l quale condifee i c i b i ,
m a l e d e t t o v i z i o d e i r A v a r i c i a , i l quale e mantiene i lumi j c o s i 1* A n i m e c h e
é r a d i c a t o i n t a n t i c u o r i , a te f o l o ma- hanno i n fe l a liberalitá procedente d#
nifefti, o m i ó D i o . A d altro non voa i o t e , fono illuminate , e illuminano , e
agguagliarla, c h e a d una foltiflima neb- danno condimento^ i l quale<lá fapore a
b i a , che a c c i e c a , e non lafeia rifguar- tutte 1* opere l o r o : Quafi oliva, [peciof»
4 i r e U p u r o , e lucidiflimo C i e l o , i l in campts , i l pub diré che lía queU*
qual C i e l o chiamejb te V e r b o . £ cosi A n i m a , c h ' é veftita per tua b o n t á d i
comeian.ebbia íí riduce a l b a í f o intor- quefta divina virtu,.
no a'fiumi , cosi quefto peflimo v i z i o
L ' I r a non ea.laro j, che unp ac^endi-
d e l l ' a v a r i z i a l i riduce i n q u e l l i , che fo-
mento d i fapgue ^ ed e generata dalla
no baífi, e v i l i per l a dilezione , che
Superbia, onde l a Superbia é madre delT
hannoin queile cofe terrene, ecammi-
Ira, e figliuola A ú \ * Superbia, ü che Tuna
nano fopra i fiumi della fenfualitá . E
nutrifee, c l* altra trattienc j l a Superbia
quefti t a l i p o í T o n b e n d i r é : super flumi-
c o m e m a d r e n u t r i f e e r Ira come figliola
na Babylcnisy illic fe&mus. Q i e í l i ava-
t r a t ú e n e í a Superbia. E d é 1' Ira a guifa d i
r i uomini quanto piü hanno di quefte
feroce lupo, facendo diventare l e C r e a t u -
cofe vane, e terrene , d i c o , delle ric-
r e c o m e lupi rapaciflimi , che divorano
chezze 3 c tefori , e fenfualitá ^ tanto
le manfuetepecore . Si pub <iir T i r a una
piu crefcpno i n defiderio d' averne s e
c o g n i z i o n e , e compiacimento di fe ftef-
q u i , come d i r é , un cieco «¡uida \ al-
fo , dpmandata per fuo dritto neme Í
tro , e ambedue fe ne van no nella i b f l a .
p r o p r i o a m o r c , i l quale ogni cofa tir?
E d é tale ancora quejfto peíTimo v i z i o
a f e , e per o<pi cofa lí conturba, una
d e l l ' a v a r i z i a , che cosi come la fuperbia
intenzione finiftra che s'immaginaiíe che
entra ne* dpni t u o i , o Signore , cosi an-
foffe ccmtro a fe non pub fopportare .
cora egli v i entra, facendo, non fíano
E che d i c o ? Un movimento d ' o c c h i o
contri-
Opere di S. María Maddalena
Í44
Cjontrifta queW A n i m a che ha i n fe quefto gliendo q u e l c l f é del P r o f l í m o . E con-
vizio, e non vuole aver pace-c©n alcu- tro a quefta é la tanto bella , e grata a!
n o , anzi fempre guerra. A quefta ma- V e r b o , C a r i t a , h qualcarita í a come
la beília dell5 Ira fi contrapponeia piace- i l caritativo P e l l i c a n o , che da il proprio
v o l e , e benigna M a n í u e t u d i n e , la qu^- fangue, non folo per U íigliuoli , ma
le fempre ciaccompagna a ^uiCa di co- ancora per l i fuoi n i m i c i , e veramente
l o m b a , e v ó l a , e geme, é partorifce, chi ha in fe la C a r i t a , neffuno reputa,
e ancora íi diletta deíle c h i a r é acque , e e tiene per n i m i c o , ma tutti per carifli.
col fuo dilettevole,, e mefto canto ogn1 m i a m i c i . E non folo darebbe i l fangue
un© tira a fe. Ben fei, o benigna Man- per amor d i t u t t i , ma ancor la v i t a , e
f u é t u d i n e , a guifadi c o l o m b a , chepas lapropria Anima per P Anima delProífi-
che dia dilettó a ciafcheduno , e con un m o , quando fofíe d i bifogno. Oeus cha*
dolce , e fottile tiramento tiri a te i tuoi ritas efl , & manet in Charita-
^ i o l i u o l i n i j egU metti fotto letue aie te in Deo mmet, Ó* Deus in
dando l o r o gran refrigerio.
P l p o i ne viene quello che é tanto i n
ufo , ( che a tutti vuoi dar n o m e d i ma- C A P I T O L O XIX.
l e d i z i o n e ) dico rlmaledetto v i z i o della
G o l a . E quelli che l o feguono fono a De viz.j che foglieno piu iinartamen*
o-uiía d'alcune fabbriche fondate s u V te effere nelle Religiani de' r medf
arena, e per dir meglio in su V acque, di quelli ; della Jimplicita , e puri-
che prejfto íi disfanno, e fe ne vanno quelio che imfedifce qtieíle'
giü per i fiumi, e procede quefto v i z i o virtti,
da una grande fíoltizia j e c e c i t á , per-
c h é , come beftie vanno ufando le Crea-
ture d i D i o , le cofe, che elfo D i o ha
c r é a t e per bifogno l o r o , e quel che é
O Ra l o voglio accoftarmi c o l ragio-
namento a me ftefía, e venire a l e si.
particolare . S o n ó i vizj detti cofe
dato loro per refrigerio, je fá divenire píü m a t e r i a l i c e ordinariamente regna-
í u g g e t t e , infino alie Creature infime, n o p i ú nel S e c ó l o , che nella R e l i g i o n e ,
e baífe , dico a l f irragionevoli i onde e pero lafciamo andar q u e l l i , e venia-
fendo fíate quefte fatte per Jor fervizio mo a quello c h e f á per noi . O quanto c i
íi fannp quelle l o r ferve. é da d i r é , o V e r b o , del vizio della N e -
II rimedio d i quefto y i z i o é l a fanta gligenza, T e p i d i t á , e A m o r proprio .
A f t i n e n z a , e p e r íazietá di effa, l a tua L a negligenza nafce dalla T e p i d i t á , e.
b o n t á infinita, o mió D i o , ,ci ha dato fono ancor quefte, come madre, e fi-
l a tua carne per c i b o , e i l tuo Sangue per g l i u o l a , nutfendo T u n a , etrattenendo
b e v e r a g g i o . L ' Aftinenza, ovvero conti- T altra. L a Tepiditá tanto a b o m i n e v o l é
n e n z a , é un continuo ricordo «deir eíTer a te , Verbo , v a del continuo nutren-
d i p í o . l a Carne , e i l Sangue di te do la Negligenza ne'tepidi R e l i g i o í i ,
V e r b o c i fa del continuo ftar faziati d i e la Negligenza va trattenendo la T e p i -
te, e godendo, e guftando t e , fempre d i t á , accib che non fi parta da eíii E
c'reíce in n o i maggior delideri© d'efler c o s i c o m e i ' a c q u a v á per tutti i Jati , ed
faziati da t e , e d i te. M a quefto folo V entra fottilmente , e cheramente peír
intenderá c h i con P u r i t á , ¿ C o n i i n e n z a
tutto , c o s í l a tiepiditá fottilmente > e
vivera. chetamente entra ne'cuori , ( partico-
L a maledetta Invidia é queila , che larmente d e ' R e l i g i o í i ) che leí perfone
appetiíce , e deíidera quel che non é non la fentono, e n o n f e r i ' a v v e g g o n o .
í u o . £ fono le Creature Ihvidiofe, si co- E cosi c o m e l ' a c q u a rovina i grandi edi-
me queg'li animaii dpmandati H i b b i , lizj 3 infracidando , e guftando a p o e ó
che fempre vanno d i c e n d o , m i ó , m i ó , a poco i í o n d a m e n t i , i n tal modo che
rapifcoño quel ch* é á? a l t r i , " irividioíi del le P e r í o n e non fe n ' a v v e g g o n o , cosifá
bene del Fratello , e della Sorella. r quefta Tepiditá , d i e r o v i n a , e guafta
1.Invidia Soreila carnale d c i r A v a r i z i a , ogni grande edifizio fpirituale d e i r A n i -
pero che íi c o m e q u e l l a , v a fempre to- ma . JL'acqua ancor bagnaj e fá m o l t
DeTazzi . Parre Seconda.
efFetti; cosi la Tepiditá tutti ci bagna, hanno ne gli occhi, ma nDn viíí ferma.j:
facendoci diventare molto íenfu?li y e altre T hanno nella bocea, ma ancor qui
aftri varii effetti fain nmj c cosi- corne nontrova luogo 9 akre lf hanno nel cuo-
¥ acqua purga j cosi purga anche queíla re , ma ancor qui ñ ó n vr fi ferma , e fe
Tepidita . M a che purga ? non purga pur vi íí ferma,-, n o n vi li trova nutrimen-
giá la Negligenza, perché é t r o p p o a t d to j a tal ches* ella fi vuof nutriré, bi-
congiunta, anzinonpoííbno ftare Fuña fogna che torniper nutrimento alio Spo-
fenza Taltra; che purga adunque íc ha íb , íi-che ancor qi^l non íi ripofa Ma ,,
proprieta di purgare? purga it fervore o caro Spofo , vorrei fapere que! cheim--
ch3 é neU* Anima, non potendo tenerlo pedifeeinme, e i n n o i , che quefta tua
in fuá compagnia 5 lo Pur§a , c i o é !o delirara Spofa non trova ripofo . Lo
manda via affattoí , molto meglio , dirbate. Anima mia, poiché nol pof'
%he non fa T acqua le macchie , e lo fo fare intendere ad akri,. V impedifee
fpegne in tutto . L'acqua ancora toglie ogniminimo íguardo-, che non íia fat-
ia. fete, e cosi anche l a Tepiditá: a chi to lecondo Dio 3 tutte le parole , che
iatoglie? non giá. alf Anima, ma, anzi non fono proferiré,, o per lode di Dio.,
r accende alle cofe mondane, alie fen- o per conforto del Proíllino, impedifeo-
fiialitaj latoglie al Demonio, pero che no quefta Puritá: la fcacci- dalla tua itt-
e^li da un Anima, ch5 é Tepida, e ne- tenzione, ogni volca che non hai quella
gTigente n5 ottiene quel che vuole a E pura incenzione d3 onorare Dio , e di
chi fono quelli che hanno qtiefta Tepidi- giovare al ProíTunorw», quando-.ti vuoi
t á , e negligenza? o i m é come fontan- andaré ammanteilando , coprendo , e
ti ? e maffimamente fra Religiofi molti feufando le colpe tue non penfando-,
fono che Y hanno4n colmo , e pochi che che D i o vede il cuore , e ancor lo
ne llano liberi aífatto i spiritu- ferventes. manifeiia a Servi fuoi 5 che fe tu cre-
llrimedioaquello é il cuor fervente : il defli quefto , tu no'l fareüi $ in cam-
fervence nulla vuole , nulla= sá , nulia bio-di diré il tuo diíettovai giulliíican-
deíidera ,. e nonvolendo-, e non fapen- doti, e cerchi di feufar la colpa tua^,
4 o n u l l a s á , e vuole ogni cofa, ogni co» dicendo- ora in- un= modo , ed ora in
fa volendo , ogni coía fapendo. Ogni un'altro, e non lafci intender la verí-
cofa gli é térra, ogni cofa gli é Cielo , tá.. Panno quefti tali, come le foglie de
ogni cofa gli é D i o , ogni cofa gli e unio- o l í a l b e r i , quando regna il vento, che
ne . Tutti gli pajón buoni,, tutti gh pa- íi volgono ora in quá, e ora in la , e noni
jon fanti j ogn? uno g ü par p\L giuíto , e lafcian mai vedere in che verfo ion- vol-
piü perfetto di l u i a gli errori compavi te 3 ma guai a chi cercherá» di giuftificar-
fce , i difetci prudentemente avvifa y fi in queílo Mondo-, fapendo*, che al:
ama la folitudine, gode dellá moltitudl- giudiaio tuo, o Dio m i ó , ogni cofa s5 ha-
•ne adunara in buoni efercizj, con pa- da feoprire, e nonfolodinanzi a te , ma
tlenzafopporta Tingiurie Con labeni- nel cofpettodi tutte le Creature. Felice
gnitá , e manfuetudine le mitiga: Omne chi andrá feoprendo le colpe fue , per.-
datttm opttmnm ¿ejurfum e(i de.fcendens c h é i o n o ricoperte c o T Sangue del Veri-
a Patre luminum. bo , e aecufandofi d a f e n o n gli fará
Orsü dimmi Spofo d e i r Anima mía , confufion neíTuna v ma a onore del San-
Áo\(i vuoi colíbcar queíiaítua Spofa PLÍ- gue del Verbo,, che l'há ricoperte. Per-
ritá , tanto amata V ballati forfe ue gli che h b i o a cercar di giuílifiearmfcon le
occhi ?'no : Octíli f'UÍ coiumharitm-. Ba- Creature ? non mi bafta forfe la mia pura,
ftati forte: nella bocea ? no . Reüi: di' cofeienza ? perché m3 hb io a feufarey
ligunt te-. Baftati forle nel cuore.3 no^ fe m i f c u í á e o n i l P a d r e lo ftelfo Verbo?'
m a - v o r r e í t i , che íi poteífe dir di lei-. dunque volendomi íeufare,- tolgo la pe-
Xota putehra es amicíL mea •, & irntrula de Itá al Vcrbo^, che non mi ícuft. co'l1
mn eft- m te Ma che ? la vuoi eolio- Padre male é fcufarli in fe fteífa, peg-
^are ne gli occhi, nelle parole,, nd cuo- gioícufarli con le Gresture, ma piu/che
re , neli^intenzione , nt. IT opere , e in peggio, e odtabil coía é lo ícuíurfineli
43itto. r i m e n c i £ . e d - eft-ssiínrc?; a..lcune.r. SacramenEocoLminlírro di D i o . A i é v m ^
14¿
Opere di S. Maria Maddaletu
«uafi d i r é , che megllo farebbe lafciar n o n , l a p o í T o p r e n d e r e , che fe non l a r d o
di dirc una c o l p a , che foíTe piu; g r a v e , t u t t o . i l m í o p r o p r i o ^ a m o r e , e par-ere. O
c d i mag^ior offefa, ( t m non pero di pec- Pliritáj o P u r i t a e í e m p i d r a , vieni*'in-
catomortale,, ) che, dirne una pm legr fradi noí oNbrrmanca gia>íchicon fuá ar-
eiera , ícufandola , e ammantelfando- te ti difcaccia , fotto fpecie di neceflltá j e
Paj p e r c h é í c u f a n d o l a , fi fa. piü grave, mantener, fanitá, e a í t r e l o r c o í e piglis-
maflamamente faeendofi. coníiderata- nofcufa,, che fia difiicile rf prenderti, c
mente; perché moltc volte alcuno cer^ puré fe'tanto b e l l a , edilettevole, e h a i
c a d i fcufarfi, e non fi cura d1 aggran- queche1 capelli d o r a t i , che fon tante lii>-
dire l a c o l ^ a d e l fuo fratelFo. Dovereb^ «rue , che gridano p r e n d e t e m i p r e n d é
befi diré la cofa , appunto c o m ' e i r é ve- temi j, i o mifcratniferabiíe non manco di.
Tamcnte, e ayer l e bilancle in: mano , pigliarei ferri per tagliarteli ,, allegando'
l o particolarmente ,, che efercito cosi molte d i f l a c u l t á e fcufandomi di n o ^
fpeííb quefto^ Sacramento avrel a fíat poter prendere. O h , non iftarai tu alme-
fempre purgata „ c ricevendoíi fpefíb no ne*Monafterj:, n e g l i O r a t o r j , e l u o -
quello Sangue, avrei a effer iliumlnata ghi divoti,- e pij t anche i n quelli non
p e r c h é q u e l í a perfezione, quale acquiíía truovi l u o g o , che molti fotto fpecie d i
un Criftiano- coramunicandofi m un onoEarelSanti ,, n o » avveggpno, che
aíino» fei- volte^ ÍOÍ dovEeíacquiftarla in fanno cofé ípiacenti a quelli , Bann©
fei d i : perché: altrettante volte ricevo m o l t i o r n a m e n t i p e r o n o r a r e D i o , efuoi
i n m e i l cibo> di; vita . O Purha. >. o Sánti j ; ma T i n t e n c i o n e © l o * l s á , s* é
P u r i t á che vieni & ftar con- le Spofe , d' onorarli , o per moftrare i l loro ¡ngc»
dello Spofo-della P u r i t a , e Verginitá ; g n o ^ e d eífer lodatida g l i altrij onde
o P u r i t á , feipurbeira,, deh v i e n i , vie bcne ípeífo in cambio di dar onore a D i o -
n i a ftar c o n n o i j vai fempreaccosiipaí oífendono D i o e foglionopoi d i r é , che
gnata da fuella tua intrinfeca compagna fanno peEtirarlé menti alta contempla-
Scmplicita . O »> ancor* ella é pur gend- 2Íone3 allegandoy che cosi hanno fatto
I« ? A . guifa d1 un bel; cagnolino , váf l Santi % m a inquefto fi potrebbe riípon-
fempre accorapagnando quefta belia der l o r o , che; i Santi l1 hanno fatto, o
Spoía facendoie guardia, e co Tfuo ab- p e r c h é hanno havuto. una femplíce , e
bajare fcacciz dk queJla i n i m i c i , che la retta. intenzione, o v v e r o p e r c h é quelle
volcí^er,bfléndere, e íe ne ferve.per con- Perfone, che eranoall' o r a , furono á'km
d u r r e a f e l e Creature. Q u e l l i , che vo- telletto tanto ignorante, ch'ebbero bifo-
g l i ó n prender Je íiere, mandano i lor ca- gno d' eífer tírate da quelle cofe efteriori
n i , e con quelli le conducono a sé j cosi a contemplare Dio*. M o i t e nvanno fcu-
da quefta Simplicita foncondotte moíce fandb r con dixe, o , quelli che fono i h t i
Creature a quefta Puritá i e moíce la qui nel medefímo luogo avaírti a noi fi

E rendono,, ma v o l é n d o l a í í r i g n e r e , fu- t r o v a n o p u r o r a a godere m-quelia Cele»


j t o , chefentono d i n o n poter abbrac- fte G l o r i a ? fecero anch' eglino quefta j e
ciarfe infierne con lei , non la prendo- quella cofa, e non crediámo cheabbiano
no j non c h a non voíeiTero^ prender ía fatto male: Si potrebbe diponder loro ,
garita;, ma p e r c h é veggonla accompa- che fe la fecero, non fecero ancor d e í l e
gnata dallá, Sempiicita s avvenga che; rion! cofe , che D i o ricerca j c h e fifaccian'ora,
puoftar 1' una fenza.raltra^ éteh pofllbile e o r a n o n íídéBbono; f a r d é l l é c o í e , che
acquiftar la P u r i t á fcnü-a la Semplícitá. D i o ricercavaiche fiifaceíTeroairoraj air
Pero chi vuole abbracciar Tunaj bifogna, ora era un t e m p o j e o r a é u n ' a l t r o . Quan-
che abbracci i^altra ; ma p e r c h é fentono do era i l Verbo nel Ventre di Maria,!! Pa-
l e Creature ragionevoli, che l a Semplic^ dre Eterno non ricercava cHVÍaceíTe
t á i i a i n f e un certo che d i difpregi©^ e. que' gran m i r a c o l i , né che predicaíic, ne
abiezione, lalafciano. B l k Puritá é una- menoquandb eraífea^dottori a. ricercava ,
cofa tanto delicata, che n o n p u o ftare in i che. fpargeífe i l SanguemapoLfinalmen-
cuore troppo afFe^ionato a fefieífo^ feio^ t e v e n n e i l tempo, c h e í p a i f c U Sangue,
poteflTi amar m e , e lei infierne , 1 ' abbrac- e fecetutto q u e l l o , che '1 Padre ricerca-
CÍCTCI i ma ell* é Puritá tanto p u w v V&í» va; d a U i i . N o n piu é ' l teinpo *• che 1
Verbo
De Pazzi Parte Seconda. 147
Verbo ftlanel Ventre di María plccoli- Iddio m i ó s iafciarle, 6 andarla a fovve-
00, c i o é , c h e n o i í í i a m o p a f c e n d o T i n - ñire nefuo' b i f o g n i , e fe ho a far quefto
tclletto ^ e nutrcndo T áffetto, m a co ' l nelle cofeefteriori > m o l t o p i u f o n o tenu-
Ifer'bo fra' Oottori difputando, interro- ta a darle l u m e , e avvifarla del fuo d i -
g a n d o , « rifpondendo a d o v e p o i l a dolce fetto , ch*é u n b i í b g n o interiore d e l l ' A n i -
Maáve M a r i a , c i abbia a litrovare che ma , p i ü importante affal che 1' efterio-
T intelletto i l l u m i n a t o , e afíetto infiam- re . E f e per ajutare i l corpo ftarei un»
m a t o , e c o ' i frutto .del -latte, c o l qua- notte, d u e , e quanto loaveífibifognoÍ
í e giá per i l tempo paíTato c i ha nutrito 5 molto piü s*io haveífi ^ueft" amore in-
A l l ' o r a licompiaceva de* S e r v í fuoi i n trinfeco: n o n iftimerei g i á fatiíCa a ve-
qucl m o d o , ma ora non é p i ü quel tem- tgliare una notte , « d u e , c c o n lagrime
p o ; fempre non ¿ t e m p o d i xaccogliere piangere un difetto, ancor che minimo
un frutto m e d e í i m o - della mia Sorella ; e fono obligara a de-
O P u r i t á , o Purita 3 e Semplicitá vie- í i d e r a r e p e r l e i ogni v i r t ü , e affaticarmi,
n i j . v i e n i , ;edSmmicome l e Creaturet' p e r c h é Tacquifti i N o n folo hb a defi-
hanno ad acquiftare neirefteriore > « 4 in- derarle l a v i n ü , c l a falute d e l l ' A n i m a ,
teriore infierne. N o n fi pofíbno acqui- ma ancora c h ' e l l a abbia anolti m e r u i ,
ftare fe non ¡hanno nn'intrinfeco amo- ^e d i ' e l l a divíenu un* alero D i o per par-
r e i 1* amore ben íi truova i n molte , ticipazlone 3 ma c h i non iha quefto i n -
ma non intrinfeco. Per conofcer que- trinfeco amore , non fa cosi , p e r c h é
í l o , confideri ogri!, A n i m a ^ s'-elia íi tro- molte volte í n vece d i giovare a l fuo
v a piü pronta a diré i l difetto del fuo P r o f l i m o , ^lirnuoce, irattando c o n cer-
P r o f l i m o , che la v i r t ú ; vegga , guando te aftuzie , e «parole affettate , e fotto
ella íi mette a parlare d i qualche fuo fpecie d' ajutarJo cerca fapere, eintender
P r o f l i m o , febenprefto iafeia di d i r é la quel ch' ei defidera j e non trattando con
v i r t u d i q u e E o , e piü inclina a4ire qual- femplicitá viene a nuocere a fe, £ al Prof-
che fuo mínimo difetto di^efíb. :E* quefto í i m o . E quel c h ' é p e g g i o , quefto s1 ufa
un gran.mále , « febene j i o n Í i 4 i c e m a - alcuna volta ,da Perfone religiofe con
l e » n é ü o ftar ad udir m a l e , íifa m a l e , q u e l l i , cherifpetto al l o r P a r a d i f o della
p e r c h é n d tac ere s^pparifee d'acconfen- Religione j fono in un1 Inferno del mife-
tire a q u é l che dice íchi p a r l a . M a chi ro Secólo , p e r c h é dovendo parlare con
aveíTe gr occhi •purgati^ non dico folo q u e l l i , per n o n d i f p i a c e r l o r o , a í c o n d o -
g l i intériori» ma ancora iquefti d i carne no l a f e m p l i c i t á , la q u á l e , febene fofle
v e d r é b b e i n che m o d o i i deve efercitare ne* loro abitacoli dimcálrano ch* ella
r,amore^rerfo i l fuo Proflimo . ChifoíTc non v i á i a , perché non Ijiajfimando i l dir
macchiato d' alcun difetto , con favia d i q u e l l i , >quale.«controla l o r femplici-
rorudenza, fe áivelTe tal* a m o r e , andreb- tá , vengono .col Cu© tacere, ad accon-
be al fuo P r o f l i m o , del m e d e í l m o difet- í é n t i r e a quel ch*efli d i c o n o . N o n fan-
t o macchiato , e moftrandofene igno- i i o giá ogcji i Réligiofí q u d l o che i l V e r -
rante g l i chiederebbe c o n í i g U o , lopre- bo n'ha í a t t o d i r é , c infegnar c o n l ' e -
gherebbe ad infegnarli, e moftrarli i n lempio daTuoi veri S e r v í . E d i che ci am-
,'qual modo g l i pare, che q u e l í i a difetto, monivano? mon che i Religioíi contaf-
é come íi dovrebbe fare a guardarfene 3 fero a chi dimora n ú S e c ó l o , l a Boma ,
al!3 ora quel t a l e , volendogli rifpondere, e Semplicitá l o r o ^ m a n é anche, che
andrebbe coníidcrando quel 4ifeitoJÍ per acconíentlífero a quel che efli dicono *
ipoterli ammaeftrare , e non parere al a n z i che g l i f u g g i í l e r o , come faceva
tutto ignorante i e i n tal modoconofee- quell'innamotato d i M a r í a Bernardo ,
rebbeaver quel4ife.ttoin fe j e reftereb- che fuggiva l a fuá propria carne, dico
bero ammaeíbrati ambedue Í O, che dolce p r o p r i a , ¡perdf era generato nel medeíi-
amor é quefto 5 c o l q u a l e prende i l fuo m o ventre . S i deve d i r l o r o l a v e r i t a ,
P r o f l i m o , quel che ha Y occhio purgato, m oflxando d i n o n voler -quelle cofe, che
« ha in fe quefto intrinfeco amore! Pero impedifeono la Semplicitá della profet
c h e , s* io amo la mia S o r e l l a , fono obli- fton R e l i g i o í a . E l i dovrebbe tener gran
gata , ancor chJ io fofli alie l o d i me > contoj che l e n o v e í l e p i a n t e , che e n t r a ñ o
nelle
148 Opere di S. María Maddalena
•nelle Religloni , entraífero con gran que bella S e m p l k i t á t e m k m o tanto
S e m p l i c í t a , efar loro intendere quel che prenderti ? M a oime veggo .venir d i la
poihanno a promettere, e o f í e r v a r e , e un feroce L e o n e , accompagnato da una
di cheimportanzafiano dette promeffe j gran beftiaccia. Quefto feroce Leone é
accib poi non fi trovaffero i n gran con- la V a n a g l o r i a , che fempre c e r c a d ' i n -
fuííone, e i n q u i e t é z z a d ' a n i m o . O P u r i - ghiottire fe potelTe, quefta b t l l a Spofiná
ta , o dolce S e m p H c i t á , deh v i e n i , v i e n i , della P u r i t á , e d i torre, e impediré tutte
t u mi cratdení , e femprje mifaiintender le buone opere j e la compiacenza, ftá
cofe profonde d i t e . fempre con l a Superbia, affinché quel
O S p o f o t u ricerchipurgranperfezio- che non piglia T una , tolga i ' a l t r a ; E
« i dalle tue-Spofe Religiofe! M a dimttíi queir altra beftiaccia é l a Dlfficoltáche
•bella Spofa, e dolce Semplicita, perché s'ingegna i m p e d i r é , che quefto bel ca-
non t i voglion prendere, che fei si b e l l a , gnolino della Semplicita non fia prefoj
ritieni forfe i n te Aufteritá ? certo no : O j t u feipur b e l l o ! deh vieni a me, poi-
ma l a ricerchi folo i n q u é l l e , l e q u a l i ché non poífo aver lei j mi t i voJ legare al-
dal dolce Spofo fon chiamate, con par- ia cintolaj tu fei p i ü p e r f e g u i t a t o , c h e l a
ticolar vocazione, a vita auftera . M a P u r k á , p e r c h é ella ftá dentro nel cuore,
chi ufa aufteritá forfe t i difpiace ? certo e non é veduta, non é perfeguitata i ma la
n o , anzi ti da dolce nutrimento, fe bene S e m p l i c i t á , cherifplendein tutte Tope-
i l non ufar aufteritá non é d'impedimen- re , tanto i n t e r Í G r i , quanto efteriori é
t o alia falute, ma ufándola é bene d i perfeguitata: L a Puritá fe né ftá dentro
-grand^ajutoi eparticolar m e x z o a con- neir A n i m a , ede una cofa tanto alta, e
d u r f i m o l t o p i í x p r e f t o ^ e fácilmente alia grande , chele Creature da fe con arte
perfezione. O dolce Semplicita, fei for- non l a poffono acquiftare, fe D i o per fuá
fe indifcreta ? n o , anzi fei difcretiflima, liberalitá non f iníonde n e l l ' A n i m a .
e p i e n a d i compaífione, fe bene a quel- O P u r i t á , o P u r i t á , che fei tanto
l i , chenonhanno un vero lume , non b e l l a : i n t e i l Padre s5 immerge , i l F i -
apparifcicosi, anzi tutto i l contrario, giiuolo fi nutrifee , l o Spirito Santo l i
apparifci loro una cofa che dia fpavento, g l o r i a , Maria fe ne complace, g l i A n -
e ognun teme a prenderti, avendo timo- gelí fe nedilettano, i Sanci v i trovano la
re di non perder la fanitá, o di non poter lor beatitudine > ma l a Semplicitá pof-
durare i á t a l e che hanno tante difficul- fiamo acquiftare, fe bene c o a - 4 » o l t e fáf
l á , chepoi alia fine non ti prendono, e ti c h e , edifficoltá . Má bene d i í T e i i t u o ,
non c o n o f c o n o , che iafciandoti pigliano e m i ó innamorato : Da ñmmtem: che
m o l t i piu difagi, e fatiche , p e r c h é íe ric- quelli che amano , neffuna difficoltá pub
chezze arrecano fervitú, enonlafciano impediré j D e h bella Spofina, v i e n i , vie-
mai guftare, che cofa fia ripofo.Un che fia n i , e fe non ti vuoi fermare, paífa, che
avvezzo a ftar fempre a cibi deiicati , almeno ci lafeierai le tue pedate^ ma
guando poi fi truova infermo non trova cfh^fto m i ó C a g n o l i n o , non v o g l i o , che
c i b i , né medicine, che l o poíTano riftora- mai fi parta da me 5 che me l o fono lega-
r e , ma fe uno é avvezzo fempre a man- to alia cintola j e fe benetal v o l t a l o la-
glar cibi groíTi , e cofe v i l i , da ogni poca feierb alquanto feiorre, lo farb, p e r c h é s'
medicina vien riftorato, e refrigerato. accoiii alie Spofe tue, accib, accoítandofi
M o l t e v o l t e l e c o f e d e l i c a t e apportano i3 a quelle , poíTa applicar loro del fuo
infírmitá, e ípeífo abbreviano l a vita j e eífere , e da elfe pigliaré i l fuo nutri-
n c n d i m e n o p e r c h é i n q u e l l e trovano piú m e n t o , oltreche fpelfo abbajando e g l i ,
diletto ai fenfo, le prendono, manon v i íarai forzara, o mia bella Spofa P u r i t á ,
trovano giá quiete alcuna, p e r c h é chi ftá a v o l g e r t i , onde i o , fe non a l t r o , vedrb
fempre i n r i p o f o , nonpubguftar c h e c o puré l a tua bella faccla
fafiaripofo, m a c h i ftá fempre i n fatica
ogni picciol ripofo gufta , e fente una
quiete grande , p e r c h é s ' i o fofll molto
í t r a c c a , ogni poco c h ' i o fteífi a giacere
m i darebbe gran ripofo. O , p e r c h é dun-
De'Pazzí. Parte Seconda. 145;
11 nutrimento ípirituale f a r á , la C u o -
C A P I T O L O X X . tidiana meditazione della tua Sandflima
P a í í l o n e j á c c o m p a g n a n d o l a c o n la me-
Preparazione che faceva U Santa per la ditazione di quell' ardente amore-, c o l
venuta dello Spirito Santo, quale t'incarnafti; d e i r u m i l t á , c o n l a
quale converfafti 5 della manfuetudine,
P.4•c'16' / ^ S a n t i A p o l l o l i / quando i l Signore c o n l a quale predicafti, e deirallegrezza,
V _ y afcefe i n C i e l o , infegnb a v o i con l a quale efaudifti l a Cananea, e l a
q u e l l o , che dovevi fareper r i c e v e r e i l Samaritana : quefta non ti chiefe, ma tu
Santo S p i r i t o ; infegnate ora v o i un poco la invitaíti a chiedere : mediterb ancora
a m e . O puro G i o v a n n i , o amorevoi F i - quelle parole i Hic efl Filius meus dile-
l i p p o . D i t e m i , qual d e v e e f í e r e i l m í o U.US) in quo mihi bene complacui: Cibus meus
cenacolo? quali operazioni interne, ed eft , ut faciam veluntatem Patris mei :
efterne, equale elevazione d i mente i n Difcite a me qttia mitis / u m , O* humilis
queíli pochi giorni ? 11 Cenacolo fará be- cor de .
ne fabbricarlo i n a l t o : fará C e n a c o l o i l D o d i c i anni ftefti, innanzi, che d i m o -
Coftato del Verbo , nel quale^íi deve ftrafti l a tua Sapienza i dodici atti interni
ftare in unión d' a m o r e . Q u a l deve efíe- d5 amore devo fare v e r í b i l P r o í l i m o , e
re i l m i ó c i b o , e beveraggio Spirituale ? dieci d ' umiltá , íimilmente interni f o
l o vo'pigliare piacevoie ad ogni dente l a quante occaíioni c i íi porgono d i quefti
conliderazione delF operazioni g r a n d i , e atti i n t e r n i ! quante accattivazioni d* i n -
umilifllme, che fece i l V e r b o Incarnato, telletto, e v o l o n t á . Sette volte devo ado-
liando q u a g g i ü c o n n o i . I l beveraggio rare i l Santiífimo Sagramento, per queí-
fará i l Sangue, che efce da quelle quattro l i , che non Y adorano. Sette i l m í o C r i -
fontane delie tue facrate m a n i , e p i e d i , e fto, che porta la C r o e e c o l capo c h i n o ,
tal v o l t a l i potra andaré a quella fonte, per tutti g l i E l e t t i .
che ha tanti canali, del fuo venerando T r e volte devo daré l o d e particolare
capo . O , amorofcí Verbo> trentatre an- a l l a V e r g i n e Santiflima, come Madre c
ni ftefti con n o i , e i o devo fare trenta- Protettrice particolare d i tutte 1* A n i m e
tre atti á' annichilazione} t r a ' l giorno , e R e l i g i o f e , p e r c u e l l a concorrapartico-
l a notte j e quefta fará una dell* operazio- larmente coír ajuto fuo al mantenimeiv
n i interne. to de' tre v o t i d i R e l i g i o n e .
O t t o giorni ftefti a darci i l Sangue, E , quante piú volte p o t r b , devo fare
p o i c h é fofti nato: e i o devo fare otto oftequj di Carita a l P r o í f t m o , con tutto
volte Tefame della cofcienza , t r a i q u e i r a m o r e , e g i o c o n d i t á d ' a n i m o , ch*
g i o r n o , e la notte5 p e r c h é , f e T A n i m a é p o í f i b i l e . Starb fempre in attb d i cufto-
non é b e n e efaminata, e purgata de'fuoi dire iTentimentii e p e r n o n e í f e r riputa-
difetti, non é atta a d a r é i l fangue per te , ta lingolare, devo far c i b ad o r e , e tem-
c i o é ad ofFerirti fe ftefla i n atto di marti- p i , e modi debiti 5 p e r c h é s ' i o n o n r i f -
r i o . E d o g n i volta che faro l'efame del- guardaíft mai alcuna , potrebbe penfa-
la cofcienza, v i aggiungerb l a rinova- r e , c h ' i o a v e í f i q u a l c h e f d e g n o con l e í ,
zione de5 V o t i R e l i g i o í i . e fe mai non riípondeífi, le darei occaíio-
Quaranta giorni ftefti i n t é r r a , dopo ne d i f o í p e t t a r e .
che fofti riforto da m o r t e , e i o devo in T r e volte il giorno ricordarealle So-
fra g i o r n o , e la notte, quaranta volte relle con chi íi converfa, la dignitá della
elevare la mente mia a te . vocazione, alia quale íiamo chiamate, d i -
Sett3 anñi ftefti i n E g i t t o , e i o devo cendo qualche lode d i eífa v o c a z i o n e , o
tra g i o r n o , e notte, ofFerirti fette volte a fe ftefla ricordarla continuamente.
q u e í l i , che fono nelle tenebre del pec- O g n i v o l t a , che íi porge 1? occalione,
cato. 1 confolare g l i afflitti, si neirinteriore,
Quaranta giorni ftefti, dopo che fofti come nel!' efteriore. E in concluíione d '
nato ad ofterirti al T e m p l o , e i o devo tra ogni cofa devo ftare i n continuo atto d i
g i o r n o , e notte quaranta volte offerirmi carita, e cuftodire i l c u o r e .
a tfe in b e n e p l á c i t o della tua v o l o n t á .
Qpere di S, M , Maddal. de Pazzi . L C A-
Oj?ere di S. María Maddalena
t o deve eífere una, conofcendo non ave-
C A P I T O L O X XI. re in fe b e n ' a l c u n o , che íia conveniente
d i ricevere i n fe quell o , ch* ¿ ogni cofa;
Modo M Prepwrft fer la fanta cmmu- m a t u t t a t i d e v i r i l a í T a r e i n e f f o , che e i l
Hione, datoli dal Padre Eterno . tuo p r i n c i p i o , p r e g á n d o l o ; che egli af e
fteíTo , e per fefteíío faccia i n te degna
v ¿ a / ^ S p o f o m í o . Amante m í o , diletto preparazione a S. D . M . D e v i andarvi
* V J m i ó Verbo , dimmi^ Ú Pfego ' fenza p r i n c i p i o , c i o é , che ogni tuo defi-
p o l c h é ftai tanto a yenire, «* i o m i r o a l l d e d o , affetto, ed intenzione, ñ a fenza
ardente brama , nata i a l l a necemta > p r i n c i p i o , come da t e , ma '1 tutto venga
che hb di riceverti, che preparazione da m e , non conofcendo d* onde íi venga
ti í a r e b b e grata , che íi faceflfe ^ per alcun principio in me d i farti u n s l gran
msno indegnamente riceverti , g i á che bene, fuor che dalla mia Mifericordia e
non i i pub far mai degna preparazio- B o n t a , che íi degna a Creatura cosi indc-
ne k te ? g n a , c o m e t u f e i , communicare fe ftcffa .
N e l C o r p o , e Sangue d e l tuo V e r b o , E fappi, che q u e l l i , che vengono al San-
o Padre E t e r n o , che c i é dato dal Sacer- tifllmo ¿Sacramento con p r i n c i p i o , c i o é
dote , intendo, s i , che v i fi contiene, o l - parendoli d i fare qualche c o f a , fono pro-
tre la D i y i n i t á , che abb.raccia i l t u t t o , priamente q u e l l i , che fi ripofano nella
e viene per concGmitanza, íi come l'' A n i - tepiditá , attefo che parendo loro con
ma viene c o l f u o C o r p o , e f a n g u e , ed alcune lor cofe fatte per ufanza , d'aver
intendo, che ci é nell' U m a n i t á T Anima, come íi d i c e , fatto gran cofe, e tutto ció
i l c o r p o , e ilfangue, ed a n c o r a , chi lo che bifognava, fi compiacciono i n que-
miniítra e c o m p o í l o d i c o r p o , e di fan- fto , né cercano piü o l t r e , e quefti fon
gue , ed A n i m a , e cosi í i m i l m e n t e chi lo proprio q u e l l i , c h ' i o d i í í i , per i l m i ó d i -
p i g l i a , ericeve i n fe é c o m p o í l o deíla letto G i o v a n n i , che l i comincib a v o -
m e d e í i m a materia . Adunque lí ricer- mitare dalla mia bocea ancora mentre
ca c h e á q u e f t a p r e p a r a z i o n e c i í i a n o t r e fono c o ñ a g g i ú , difplacendomi infinita-
c o n d i z i o n i , nell* A n i m a , nel c o r p o , e mente Toperazioni l o r o , non avendo
nel fangue.. quelle i l principio da m e , ma da loro s
Padre. pero devi metter ogni iludió di venire a
S i , F i g l i u o l a m i a , d e v e T A n i m a cer- m e , e a l i a V e r i t á í e n z a p r i n c i p i o , e n o n
care d i non perder la fuá natura, che p con p r i n c i p i o , come quefti tali . D e v i
fenza principio n e l i ' e t e m a , D i v i n a , epu- a n c o r a m a n t e n e r e r a l t r o i u o eífere, ch*
ra mente m i a . D e v i adunque andaré a é T eternitá del tuo eífere nella mia men-
quefto Sacramento con la tua n o b i l na> te , fe vuoi andar ben preparara a quefto
t u r a , che e fenza p r i n c i p i o , nella mente Sacramento , la quale E t e r n i t á é nella
m i a ; dico , che non devi mai riguardare mia mente un eífere che nonrifguarda
al principio deli'opera c h e f a i , coníide- m a i , come i n fe íleífa foífe prefiifa , e
randola^ come da te fatta, d i modo che determinata, ad alcun tempo , paífato ,
ti paja eííer qualche c o f a , e ¿ ' averfatto ? oprefente, o futuro, ma come che fia
o d i p o t e r , come da t e , far'ajcuna buona nel tempo l a cofa c h ' i o v o g l i o fare fem-
operazione, perche parendoti , che 1 pre rifguarda V eternitá i che non ha tem-
p r i n c i p i o f u o f o í T e i n t e , e d a t e , ne na- p o , e n o n conofee corruzione alcuna.
fcerebbe una fuperbia grande nell1 A n i - C o s i non devi tu rifguardare a cofa pre-
ma tua, eperdereftieffa opera, ma co- fente, o futura, f u o r i , che a m e , n é
•nofcendo efler nullada te, e che folo puoi farti i n q u e l gufto prefente, fe nonquan-
fareilpeccato , c h e é n u l l a , e quefto é toconofei , che viene da me , e fi com-
proprio i l principio tuoi t'umilicraije non place del m i ó v o l e r e , e della mia ben?^-
ti parendo mai far bene alcuno , fempre g n i t á ; e pofto che tu devi ftudiarri d i
andraiafpirando a maggior perfezione . guftarme, non mettendo alcun* impedi-
E fe nefluna opera fi deve fare fenza mento dal lato t u o , onde li venga ad im-
principio d i compiacenza vana d i fe , pediré quefta communicazione della mía
q u e l t a d ' a n d a r é al SantifTimo Sacramen- dolcezza 3 Gaftate , O* videte qtiíim
De* Pazzí . Paite Seconda 51
{mvis efi Bominus . Molcefono le cor- adornamento deir Anima,, per andaré ad
ruzionij. chefono neir Anima, e prima effo Sacramento , con intelletto puro,
¿¿I peccato mortale j ma^ non dirá ora con memoria pura, con volontá pura ,
¿i queíla, perché eiré unacorruzione , con intenzione pura, con affetto puro 3 di
che la fardanTiabile, non perdendo pero maniera, che folo vi íi vada per onorar
T immortalita, ed eternita, che da me me, nonrifguardandoadumani rirpetti;
r éftataxonceduta;; c perché le reflíaper non per fentir dolcezza, no, no, né me-
la durazione delíapena, quando rAnima no per apparire , o per altra cofa, ma fo-
fa il peccato1. UnJ altra eorruzion^ ci é,
lo -per onore ¿ e gloria mia .
edéquefta , diquelli, c h e í i f e r m a n o in
coteítecofe terrene, caduche,, c tranfi
torie- > qualí hó date loro per íbftenta- C A P I T O L O XXIL
mcnto delía Natura v perché conoícano
Efénix.] fpirituñii che faceva, la< Santa-
me per elle, e perfiarricreazi one y.eá t ífv
ogni mafrina .-
ñ fennano in quelie, ponendo in elfe i l

P
fine loro 3 onde quelío j chlo gli hb da»-
Rima fegnandoti tre voíre dirai: Be- fiucttí,.
toper mezzo e utüe loro , lo pigliano per
nediüa- fit SanRa Triniras T <&c. Poi;
fine x, e mi ofíendono grandemente con
farail'efaine della coícienza tua3 offe-
Ib ftefío benefiziojche ho fatto loro. D a
rendo il Sangue del Verbo. Dopo adore-
quefta corruzlone deve effer lontana-
rai Ta Santiííima' Trinitá , prima' ado-
ogni Anima, che deíidera ricevere il San-
rando TEternO' Padre conMTandolo'
timmo Sacramento , déve accoílarfi fen-
Dio , oftérendbti per tal eogleílione a
zaprincipio, comet'hbdichiarato, che
daré la^ vita ,• eJl fangue il Similmente
queflo propriamente é rEternita j effendo
poi adorando T Eterno Verbo 3; e-Divino
io Eterno íenz^alcun principio j. e fappi,
Spirito^, fárai; i i medefímo r pregando
che molto mi fono grati quelli, che van-
eiafcunadieffe tre Divine Perfone,. che-
no al Sacramento con' quefta. Eternita,,
vogliano' adempire in te il loro Divino
che fon io y peroché L* Eífere Eterno dell*
volere . Dipoi adorerai TUmanato Ver-
Anima fon i o , eíFendo T Anima fenza me
bo confefsandblotutto D i o , e tutto no-
unniente . Pbi riGercoi ancora, che am
mo ,; ofterendoti a daré la vita j e il fan-
diate a ^uefto Sacramento* con la terza~
gueper tal confeflione, e veritá . Dipoi
proprieta dell'Anima, che éd"" effer puv
adorerai. l'unitá della Santiííima. Trini-
r a , nelia qual. Püritá: bifogna,, che- zn*
tá con atto di riverenzav facendo la me-
diate mantenendovi; quanto é poífibil'e
defcna offérta- di te ftefsa . Dbpo: quefto-
alia íragilitá. voftra,-, eíTendo che quefta
rinnoverai \z tua profeífione con la
Puritá é proprio^ rimmagine; dell'effer
:maggioF puritá^,. e; fempHcitá: d'affetto
m i ó , ilquale vi hb dato per miamera
poílibirev prometrendb- ancora: di' efser
Bontá . E p e r c h é v o i non la. potete^ ave1
perfetta; ofservatrice della tua Regola,
re , mentre fíete viátori come quando
e Gbftítuzione j Dipoi ti confacrerai alia
ufciftedall'Ideamia , bifogna; che la rae-
Santiííima. T r i n i t á , facendoíe una perr
quiftiate y mediante 1* offerire a me il
fétta^obliazione, e olocauffo di teftefsajj
Sangue- del mió* Verbo, i l quale ogni
commetrendb ogni tuo peníiero, inten-
Volta,. che Tofterite, io lo* rinfondoin
zione', parole ,e opere interiori, ed efte-
voi, mediante effo Verbo tj, e con', effa
riori- alia; Puritá di1 Dio pregándolo ,
infufione di Sangue, voi venite ad effer
cKe- adempifeasperfettamente in te q^iel
puriíicate da ogni" macchiaí di peccato, e
Tuo- Divino, e amorofo volere , per i l
cosi venite a raequiftarev quellMnnocen-
qualé trereo, e ti chiamb al perfetto fta"-
za , che vi: diedi da p r i n c i p i o c tamo
della Religibne .
deve effer pura efempli ce quell* Anima,
che va ar talS Sacramentov che: non* íblo Dopo- farat riflefso inre ftefsacono-
non fi deve contentare di quella Puritá , fcendbiii efser niente, ed elevando poi:
che h á i n f e , . mx deve aípirare1 alia; Pur latuamente in Dio ti godera: delíe fue
rita de gl* A n g e l í , e z quella di; tutte le infinite perfezioni,. e- che: egli folo' fíai
Creature . Deve effer qpdfáa Puritá ta quello-, che é , . ineferurabilé,. che non:
pofsa efser intefoy né cooito da- alcunai
i- % C r ^
15^ Opere di S. Maria Maddalena
Creaturaj godendoti, che tutte quelle e confacrata a f e , e che in ogni glorno
C r e a t u r e , che fono i n C i e l o , e i n tierra, ti da fe íleíTo, e d i tutte le grazie, e c o n v
etuttoquello, c h e c , glidia gloria, lo m u n i c a z i o n i , che t i ha fatto del conti-
l o d i , e magnifichi i godendoti d i fuá nuo , riflettendole i n l u i , godendote-
infinita, che faccndo effe Creature quan- ne , non per vederci arricchita d i tali
to poffono , niente fanno i n compara- g r a z i e , e doni i ma p e r c h é con tali bene-
zione d i fuá grandezza, godendoti quan- fizj avrai maggiori forze per fervirlo, e
to p u o i , c h ' e g l i fia D i o , qual1 egl i é . o n o r a r l o , ofterendo V Umanato Verbo ,
E conofcendolo efler U fommo bene i n - e i l fuo Sangue in ringraziamento di tan-
finitamente amabile per fe fteflb, deíi- ce mifericordie all' Eterno P a d r e .
dererai amarlo con l a perfezione, c o n Q u l t i a c c e n d e r a i i n fervore d i ípirt-
quale V amano tutti l i B e a t i , e con quel- t o , e verrai i n defiderio d i unirti con
la che T hanno amato , V amano, ed i n quefto tuo amabiliífimo I d d i o , i l quale
eterno Tameranno tutte le C r eature, e hai conofeiuto , e conofei eífere tanto
i Beati infierne, e con tutta quella per- grande, immenfo, e fapendo, e per v i -
fezione D i v i n a , c o n l a quale ama fe va fede, credendo, che eífo per fuá infi-
fteífo, fi é amato, c i n eterno s ' é p e r nita Sapienza, e L i b e r a l i t á , p u b , e vuole
amare , ringraziando Sua D . M . che u n i r f i c o n l a Creatura> e ti abbaíferai i n
amando ella fe fteíTa fupplifce al d e b i t o , te fteífa, conofeendo la tua v i l t á . D i -
che abbiamo con l e i . poi t i volgerai ail* Eterno P a d r e , e l o
D i nuovo adorando umilmente la pregherai, che t i voglia donare i l fuo
Santiífima T r i n i t á , TofFerirai tutte le Verbo D i v i n o , equando te T h á dona-
fue Divine perfezioni, dipoi l a perfez- to , ti rinchiuderái nel fuo cuore, e quivi
zione, pienezzadi g r a z i a , e m e r i t i d e i r ti rilaíferai in l u i in unione di quella r i -
Uraanato V e r b o , quella d i María V e r - l a í í a z i o n e , che eífo Verbo fece d e i r A n i -
g i n e , e d i tutti i Beati j e ancor d i tutti ma fuá i n C r o c e , cioe q u a n d o í p i r b , e
g i l Eletti i deííderando poter p a t i r e , e inveftita di eflb Verbo raíiegnerai ta v o -
operare tutto q u e l l o , che fi é p a t i t o , e i o n t á t u a n e l l e mani deli*Eterno P a d r e ,
operato > e i n eterno fi p a t í r á , e opere- dicendo : Fiae voluntas ttt*. I n unione
ra da tutte le Creature, e per fuo onore, della raíTegnazione, che fece i l V e r b o
e gloria j defiderando ancora i n tutto i l ne\X o r t o , e poi l o pregherai, che ti con-
teiupo di tua vita , e particolarroente c e d a , e ferma in te i l fuo Eterno v o l e r e ,
i n q u e f t o d i , d i poterlo efaJtare, Ipda- oferendotele per Figliuola. D i p o i al V e r -
r e , magnificare , ed onorare, quanto bo c h i e d e r a i r a m o r e , oíFerendotele per
1' efaltano , lodano , roagniíicano ^ ed Ifpofa,e dopo' al D i v i n o Spiritcofferendo-
onorano tutte le Creature infierne > e tut- tele per fuá Difcepola chiederai V u m i k á .
ti i Beati y e tanto quanto fa da fe fleflb Fatto quefto ofíerirai i l V e r b o , e te
in atto- d i amo r e . fteffa in eífo Verbo a i r Eterno P a d r e , con.
D i nuovo facendo FadorazioRre alia tutte le fue Divine perfezioni,. A n i m a , e
Santifllma Trinitá c o l piü ¡menfo atto u m a n k a , penfieri, parole r e opere fue >.
d i a m o r e , che p o t r a i , ringrazierai Sua infierne c o l faícetto d i mirra della fua<
D i v i n a Maeftá del bene, chJella poille- P a í f i o n e , eilprezzofo- Sangue fiio>, pre-
de, rallegrandotene , e compiacendoti cendendo di fare la detta otferta nel D i -
in eífo,, e i a tal modo. Jo rin^razicrai virb Templo del cuore di eífo V e r b o , i n
della g l o r i a conferita a i r U m a n i t á del unione di una deíle oíFerce, che eífo fece
V e r b o , d i quella conferita alia peEfona fiando in certa con n o i , farai l a detta of-
di M a r i a , e d i quella,. che hanno tutu Ji ferta per tutta k t r i o n f a n c e , militante, e-
B e a t i , e fono per ricevere tutti g l i Eletti., penante Chiefa, defíderando oíferire que-
E cosUoringrazierai d i tutei l i benefizj, lla oftia c o l maggiore; aífetco d i ainorej-
e, g r a z i e , e comunicazioni,, ch'egli ha che fia ílata oflerra., o fía rnai per oífe-
conceduto, e i n eterno é per c o n c e d e r é ; rirfi da tutee k Creature. E perché I* E -
dipoi l a r i n a r a z i e r a i , che ti ha creata a terno Padfe d i eíía of&rra, prende gran-
í u a i m m a o i n e , e firailitudiíie> redenta corapiacifnento^ , t i ripoferai in ello-
c o i i a n g u e d e l fuo U n i g é n i t o , ípofata, compiacimento , e quivi prenderai la
1 Croce
De PazzlParte Seconda. ^5
Crocc infierne c o l V e r b o , coa propoíi- c\ fono d i p r e í e n t e , e per Tarvenire ci fa-
to d' andarlo feguitando fino alia morte. ranno. E d i r a i t r e volte la Salutazionc
D i p o i farai al tuo Padre I d d i o , Spofo , Angélica in quel luogo ,che a ce p l a c e r á .
e Maeftro le feguemi protefte. D i p o i t i offerirai al tuo Angelo Cufto-
P r i m o , protefto di eleggere l a p i u al- d e , p r e g á n d o l o , che fempre t i cullodi-
ca u m i l c á . fca , e g l i farai quefta proteíla j di c o r r i -
S e c o n d o , d i adorare, econfeíTare 1' fpondere air interna infpirazione, e all*
u n i t á d e í l a Santiílima T r i n i t á , per quel- illuminazioni D i v i n e .
i i , chenonTadorano. A l l i Santi tuoi d i v o t i , e a tutta l a C e l e -
T e r z o , diefaltare l a p o v e r t á fempre íle Gierufalemme farai q u e í T altra pro-
In tutte le cofe. teíla . D i onorare, e riverire le Feftc, c
Q u a r t o , d^ efler la plü favorita d e g i i Reliquie l o r o , c fopra ogni cofa, imi-
áfflitti, e t r i b o i a t i . targli nelle veré , c fantc v i r t í i .
/ Q u i n t o , dJ edificare tucte le opere i n -
ceriori neile Piaghe di G e s ú . C A P I T O L O xxm.
S e í l o , d'efíer refugiodell* imperfez-
z i o n i , che í i o o m m e t c o n o neirabitaco- ¿itti di Umiliítx.Í0ni , e atti £ Amtr dé
lo di María. Dio della Santa.
Settimo , d' eífer lontana dalle cofe
del Mondo , e da me ftefla, quanto é
iontano i l C i e l o dalla T e r r a .
Ottavo, digodeiwinel diípregio, e
P R i m o te n'andrai al C o r o de San-
t i A n g e l i , i quali pregherai , che
oíferifeano al Trono della Santiífima
confufionej fícomc Iddio í i g o d e in fe T r i n i t á , ilSanguc del Verbo U m a n a t o ,
chiedendo loro vera umiltá d i fpirito j e
N o n o , d i godermi deli* eífer di D i o , tu A n i m a mia tanto ti i i m i l i e r a i , che t i
e della p o v e r t á di fpirito, e patire piu reputi eífer fimile a* Demonj per la tua
tofto qualíivoglia cftremo partito, che fupérbia, e ingratitudine.
i m p e d i r é i l P r o í f i m o , che non pofía go- Secondo, ten*andrai al C o r o de | l i
dere D i o . A r c á n g e l ! , e l i p r e g h e r a i , come d i fo-
D é c i m o , d i c o n d o l e r m i c o n D i o dell* pra, e t u A n i m a íiziente di alta P u r i t á ,
eftefefatte a fuá D . M . chiedendola loro , t i umilierai in tal
Finkoqueftoefercizio c o l tuo D i o , te m o d o , che ti riputerai indegna di- ricc-
n" andrai aila Vergine Santiflíma , e l* vere 1'aureola della V e r g i n i t á , e d i fer-
adorerai diqueli* adorazione, che a lei vire a D i o puramente.
ü conviene. T e r z o , al C o r o de' Principati pregan-
D o p o l a pregherai, chetifaccia effe- d o l i , che oíferifeano i l Sangue del Ver-
rcinfierne con lei Madre, Fijgliuola, e bo Umanato a l l ' Eterno P a d r e , e chie-
Spofa , del grande: Iddio $ Madre me- d t n d o l o r o petfettiíTtrna U b b i d i e n z a , e
diante la contormiia, e uniíormitá del- foggezione al D i v i n volere , c a tutts
la tua volontá con quella di elfo D i o i le Creature per amore del C r e a t o r e , t i
Figliuola per i l puro, e retto amore i sforzerai arrivare a quefta umiliazione
Spola per la fedelta , e mantenimento di conofeerti indegna, che ti fia Impo-
delle pioi-neíTe fatte a iui. ftáin aicun tempo Ubbidienza alcuna,
Le ofterirai poi tutto í'abitacolo ( in edeífere annoverata fra ' l numero delle
tendevadei Monaítero ) pregándola lo veré U b b l d i e n t i .
cullodifca con queiramorc, che efía cu- Q i s a r t o , andrai al C o r o delle Pote-
ftodi il Verbo incarnat© , e la fteíla puri- ílá , e le pregherai , che offerifeano
t á , e Verginitá, e in ultimo le farai que- i l Sangue del V e r b o U m a n a t o , come
ítoproteíto dicendo. Protello a te Ma- di fopra , e tu A n i m a faua fchiava
dre puriííinna, e Madre mía amabilifli- de1 tuoi fenfuali appetiti , chiederai
mn di ciíer piu tollo in un'inferno, che grazia di poter raífrenare ogni tuo
non zelare fempre r o í l e r v a n z a , e per- fenfuale appctico, e verrai giuíta i l tuo
fezione in me íleífa, e in tutto V abitaco- potere a quefta umiliazione ripu-
lo t u o , c i o é i n tutte le figliuole tue, che tarti indegna d i abitare i n quefto faa-
Q/m- di S. M . Madd. de' Pazzi. L 5 xo C o l -
i 54 Opere di S. Maria Maddalena
t o C o U e g i o , ed* u n i r é l a l o d e t u a con tafenza profondatti nelle fiamme dell*
quella delle S p o f e d i G i e s ü í eche piu? d i Inferno per l a tua freddezza, e gelo del
afcoltarle v o l e n t i e r i , ancor che t i dica- tuo cuore atantiincendj di Carita D i v i -
BO parole.ingiuriofe, e d i vergogna. n a , e reftrignendoti nel centro della tua
Q u i n t o , A l C o r o delle V i r t u , p r e g á n - vi k a , e baíTezza conofeerai , che tu
d o l e , come í o p r a , e t u A n i m a priva á' f o l a p e r l a tua ingratitudine frá tuttele
ogni. virtíi cbiederai loro fermezza, ftabi- C r e a t u r e , fei indegna della D i v i n a cura ,
l i t a , e coftanza nel ben oprare, e ú umi- e Providenza , e dell* amore , che egli
J i e r a i i n t a l m o d o , che,ti conofca inde- porta a tutte le Creature, e abborrendo
gfttad'ogni g r a z i a , e dono del C i e l o , c te fteíTa Í come cofa oltre o g n i credenza,
di poter i n térra ajutare 11 t u o P r o í T i m o fchifa , e abbominevole , l e chiederai
con g l i o í í c q u j d i c a r i t a , e d i cffer par- grazia per mezzo d i quei puriflimi fpirx-
tecipe de' ,heni d i tutti í Ccedenti. t i amand d ' eífere c o n Ifaia p u r g a r a e
Sefto, Anderai al C o r o delle D o m l - m o n d a r a e che piü ? d1 efíer in térra con
n a z i o m ^ pregandolea fere la í o p r a d e t - le í i a m m e delle t r i b u l a z i o n i purgata ,
t a o í f e r t a , e t u A n i m a m i a chiedendolo- accib fia tolta dall1 A n i m a tua ogtii rug-
r o per fetto dominio d3ogni tua interna gine de* tuoi difetti, e non íia piü inde-
paíTione, e terreno aftetto, t ' u m i l i e r a i gna affatto d i quel purifllmo amore.
i n t e fteíía, riputandoti indegna d'effer i A v e r caro , g o d e r í i , e compiacer-
poíTeditrice dclla p o v e r t á d i fpirito , e ü de3 divini attributi, cioé del la fuá P o -
d3 ogni altrar V i r t u . t e n z a , Sapienza, Bontá,, e A m o r e infini-
Settimo , T e ne r í c o r r e r a i a* T r o n i , t e , c o l quale Iddio ama fe fteffo, e tut-
i quali Te n andranno alie braccia amo- te le Creature.
r o í e del Verbo IJmanato, e quivi t'oíre- a V o l e r a D i o tutto quel bene, g l o -
riíaraio , e tu A n i m a m i a ¡c3 abbaíTerai ria , ed onore, che i l medeíimo h a , c
tanto p che ti riputerai indegna , c o m e averá i n eterno.
i n vero fei , d e i r u n i o n e , che siípeííb 3 Goderii Ái quelle fcambievoli co-
fai c o l tuo Spofo per i i Santiflimo municazioni , che fanno i n fra d i l o r o
Sacramento, i l quale con tanto aftetto le tre D i v i n e Perfone.
viene a federe i n mezzo del tuo cuore. 4 G o d e r i i , che D i o fía tanto grande,
O t t a v o , Anderai al C o r o de Cherubi- ed infinito, che non poífa eífer capito
n i , ed efll t'offeriranno ne^puriífimi oc- dalle Creature.
chideiramororo Verbo Umanato, etu 5 Goderii di quell* amore infinito ,
A n i m a mia anderai feguitando le tue umi- co3! quale Iddio ama fefteífo, s'é ama-
l i a z i o n i , chiedendo da eíli luce per cono- to , e i n eterno é per amarfi, e c o m -
fcere in te fteíía i] D i v i n volere , le gra- piaceríí che tutte le Creature, e g l i Spi-
z i e , che dal Signor ogni momento rice- r i t i beati non íieno fufficienti ad amarlo
v i , e quanto male a d efle corrifponda , quanto e g l i n ' é degno, e ringraziare Sua
riputandoti indegna d ' o g n i l u m e , e di D i v i n a Maeftá ch' e l h ama fe íleíia i n -
celefíe iípiraziqne , á' eflere confervata finitamente .
dalla Divina Mifericordia , e degni/fima 6 Goderfi d i tutti quei tefori, e gra-
( p e r l a pocacorrifpondenza alia D i v i n a zie infinite, che 1* Eterno Padre d o n o , e
l u c e ) d , e í r e r d a D i o abbandonata, e l a - comunico a quell* umanata Perfona del
fciata nelle tue tenebre, e d e r r o r i . V e r b o , come d i quella g r a z i a , ch* egli
N o n o , al C o r o de* Serafini , che t5 avera d i far m i r a e o í i , e di tirare a fe i
offeriranno al dolciflimo , pietofiífimo, cuori delle C r e a t u r e .
amorofiífimp cuore del Verbo Umanato, 7 Goderii che 1* Eterno Padre abbia
e tu A n i m a chiedendo l o r o l a p u r i t á d c l dato noi Creature per ereditá al Verbo
D i v i n o amore , d3 arderé i n q u e l l e fiam- Umanato , e goderii del contento ,
me d i C a r i t a , nelle quali eífi ardono che egli prende d i tale e r e d i t á , e del
eternamente, feguiterai i l tuoefercizio compiacimento che ha n e l f Anime de
e n sforzerai d'arrivare a quefta umilia- Giufti i
z i o n e d i conofcerti indegna, che Iddio 8 Goderfi d i q u e i r a m o r e , che il Ver-
fin ad ora tJ abbia confervata, e toll era- bo Umanato ha portato alia Verginita.
De'Pazzi. Parte Seconda. l55
P Offerire a Dio l o ftefTo Dio in 4 Non noterai a k u n difetto di Crea-
ríngraziamentodi tutta la gloria, onorc, tura moTtale, n e l o riprenderai > fe pri-
c beatitudine, ch'egfi poáiede j. eirrrin- ma non avrai conoícitijcflco d'effcr 4n
graziarnento di tutti i doni , e graxie meno di qvieU'a Creatura,
coiTiraunicate a tutte íe Creature-. $ Le tue parole íiano lincerc, veraci,
10 Diré al Signore S'io in qugfto gravi,. e íontane da ogni adulazione ,
punto vi poteílldaré tutta quella gloria, íémpre addiiirrai me per efempio ope-
otiore , eFodej cheiníieme vi danno al re che debbon fare le Creature.
prefenre tutti gli Spiriti Beati',-e tutu i 6 Non volerconquelle, che a te ío-
Giufti delfe térra', voíenderi lo farei , no eguali , che la piacevolezza füped.
m a p o i e h é non porto , aceettatc Ü buorf la gravité ecceda Ja manfuetudine, e V
animo., ciie ho verfo Voftra D . M; Umiltá.
11 Offerire fe ftcfía a D i o , e voler tur- 7 Siati tutte le tue opere fatte con
taquellacperfezione, ch' egli íi compia^ tanta manfuetudine , e con attó tant*
ce che s' abbia, come eivuoie l urpile ,, che fembrino una calamita per
i z Inchinarela v o l o m á ad amare la tirare le Creature a me, e con tanta pru*
Creatura í o l o perché Dio i ' ama, e go- denza , che fian regola a' membd miei j.
deríidi quell'amore che feporta, e dei- cioé aü4 Anime, Reiigiorc j'c aruoi Prof-
la períezione , che le communica . E fímiv
, dato il G a í b ^ che non puo cflere), che lo 8 Sia íitibonda, com'ií Cervo deU*
fteíTo* Dio voleffe concederé ad una acque, giorno, e norte, cioé d' efercita-
Creatura che 1' offend'efle , o gli deíle re per ogni cempo la carita ne'membri
difgufto , tuttavia; defiderare , ch' ella. ir.ei, facendo ílima della debolezza, e
abbia tutta la perfezione, e gloria dei ftanchezza dei corpo tuo,: quanto della
Serafini", ancor che V aveííe a fpendere térra, ch5 écalpeíiata,
in noftra: offefa j accordandoci con Dio ^ T i sforzerai tanto quanto ti dato
col non voler altro * che ció i che ello talento, d'elferciboa gli aftamati, be-
Dio vuolc.- vanda a gli afifetati , vefte de'nudi ,
giardino de gl3 i¡nprigionati3 e refrige-
C A P I T O L O XXIV o rio de gli affiitti.-
i o Con quelli ch'io lafcio nel mare del
Viati régele date dal Signore liidio- aUa Mondo, farai prudente, com3 il ferpen-•
Santa per ¿' ac^uifiot: deila< f«V; e con le mié Diiette fempiiee y come
Santita * colomba, temendoquelli, c ó m e l a fac-
eia d3 un dragonea e quefte amando co-
f,$c.iai. T O Spofo dell*Anima tua, e Verbo del me Tempio dellb Spirito Santo »
JL mío Eterno Padirc ti do Regola in qud i Í Siadominatrice delle tue paífioni,
medefimo attod1 amore,. ch' ioticonce- cHiedendb tal grazia a me, che fon do-
déttiy eti feefpartecipedella grandezza^ ra in atore di tutte le Creature;.
dblla Puritá mia Diletta di me diletto,. i z Cbndefceñderai' con- le Creature
nota la mía* c tua Regola, mia * perché mié , come ios liando im térra ufai con'
te la do y tus. y. perché ladevi offervare. que He fomma carita , avendo fempre-
i Prima* ricerco» da tev che ityogn'^ neirorecchie quella. fentenza del mi©'
tua- azione interna y ed efíerna nñri Apeftolo: guis infirmatur C ego ñor*
fempre a quella Püritá „ ch'' io^ ti feci in* infirmar?- ,
tendere^ e. tutte 1'opere', e paro lie tue 13, Non priverai alcuno di cofa, che-
immaginativ che debbano effer r ü l t i m e v ti fia dafafaGohá di poter daré, efíendo-
r Proeurerai conforme artuo potete , ne richiefta, né priverai alcuna- Creatu*--
c alla grazia, cKetidarojd' averstant oc>' ra di cofaconceduta a leiy fe prima non;
chi, quant Anime ti concedero. haiin mente, ch3 io fono ferutatore del-
j , Mai darai coníiglio' , né coman1 cuor tuo, e che ti devo giudicare com
damento alcunoy ancorché tifoffé con- potenza ,> e maeftá;.
ceduto , fe prima* a' me pendente i n ^ 14: Stimerai la tua Regola ,. eCoflltu-
Croce non lo farai noto .. zioni di efl'á infierne Co* votl', quanto vo^
Ii- 4 dio.
i5<> Opere di S. M^ria Maddalena
g l í o % che ÍU ülmi me jft^flb, cercando continua ofierta della mia p3(«rtM>,
ancora di í c o l p l r e nel cuore d i ciaícuna d i . c f t e í T a edelIeCreatur^n^S
i \ z t l o della v o c a z i o n e , alia quale i o 1' Eterno P a d r e , e q u e í W a r á In I p a !
h o chiamata c della nía R d i g i o n e . r a b o n e a ncever me Sacramentalmente
»r „. -«"^«cnuimente
U A v e r a i gran defideriod eíferfog- e Ira d i , e notte viíiterai i l C o r p o , e
g e t t a a t u t t e , e d i n o r r o r e Tefler prefe- Sangae m i a trenutre v o l t e .
í i t a ajla m i n i m a . i ío ultima cofa fara, che tu fia i n
IÓ N o n intenderai, che i l tuorefrir i t u t t e T o p e r a z i o n i , ch" ¡o tipermetterb,,
g e r i o , ripofo , e folazzo íia i n a l t r o , tanto interne > quanto eiterne fempre
cheneldiípregio,, enell'uiniltá. trasforrnata in m e . Dopo queftoper a l -
17 C e f í e r ^ ü n quefto « i a r n o d i f a r e , quanto fpazio di tempo dimorb fenza.
che le Creature conofeano i tuoi deíide- : parlare , fegjaendo pai in perfona d e l
ed i miei v o l e r i , eccettuate quelle Verbo^ Quefta é la R e g o l a , che i l Diletr
ch*io t'h,b dat,es e d i l m i ó Crifto.. t o d e i r A n i ñ a tua i n atto d^amoret'ha.
18 Starai i n continua oblazione 4' data, P e r c i b la prenderai, e íc eofe che
o g n i t u o dQÍíderio,. ed e p e r a z i o n e » In- i n e í i a í i c o n c e n g o n a deitencre nel cuo-
fierne co" membri m i e l , in me r e , e ii?etterle tutte inefecuzionc, ec-
15 D a q u e l l ' o r a , c h e i o mipartii dal^ í cettuato pero , quando la carita , e 1*
lamia pura M a d r e , c i o é dalle venridtie i ubbidienza ti toglieíTe l a vilitazione;
erefma^chchai: a r i c ^ v e r w j ftw. i a 1 d e l Corpo ¿ e §an^u,e m a *

tí jfim
M 7

F A RT E T E R ZA.
CONTEMPLAZIONI, E SENTI MENTI
nivotiflím* e fuUimi fopra dcunt pafíi ddTángelo, e d'altre
Scriuure Sacre *

C A P I T O L €> P R i M O . l e , e penetrr il Sangue tiro Ge^u' mi&T


Dio drBontá, fommo, di Potenza incre-
Sopra quelle paróte deí Salme ^t. Quem- dibilc , di Sapienza ineftabile , Dio-
admoduai defiderat cervus ad fontes Eterno, íérvatore de* noftri cuori ,
aquarum , Í tratfa dalla, /ete incompa- fianza del tuo efsere . Deh1 dimmi
rahile clx ebhe Crifio- de Ha noftr» fa~ quanro hai amata la Creatura creata da
iute.. tc>- Quanto T a m í , e quanto T amerai ?•
Tanto rhai amata , che T hai dato refsére;.
Ü XJmanatoVerbox fei ca- ereata T e rtereata. Non conofee c o l ü i
rne cervo afíetato, e tale é efser amato da Dio , che ama fe fte£-
laCreatura, che intendsil f o , non íi rende atto ad eGer amato'
voler cuo. O D i o , nonio queUo-, ehe non ra con ogni- íinceritá
prova, noíilopubántends- íenza íimalazione alcuna con Dio , e
TC , chi non- íi trova aísetsto r ritorna fem- con le Creature. Non íi rende a efser
pre al fome , e fi maraviglia di chi non ha riamaío , gloxificaTo da Dio quello1 y
í e t e . Ma come fi puote fermare l'' Anima che non li- quieta in tutte le c o í e , non
di cercare di períezionare altre Anime , d k o , folo in queile faite da D i o , ma
lequali per modo di diré amapiú j che ancora iti queile , che vede fatte dalle
í e ftefsa i Chr penetrafse di; qnanta im- Creature , ben che avefse l a c o n f u í i o n e ,
portanza é un1 Anima j non li maravi- ch* é nelT Infernos Pero-bifogna quie-
glierebbc , che fempre: ritornafse ad in- taríi in- tutte le cofe, e inqueftomodo'
tendere il volere , e Toperazione toa . V Anima íi-rende atta ad efser amata, c
Tale aníiofa fete eb-be Y Umanato Ver- glonficata da Dio : O btme- Jeftt fom
feo in cercare laCreaíurafua rimkando ciechi gl'occhi nollri , e oftlifcati , e-
fempre, m quel che lo mofse a veni- veggiamo lume , e chi potra feínnpare
re a cercare effraCreatura, che non fu da tanti laeci?^ Biíbgna bene aver Poc-
altro, che amore, e non pafso» mal un ehio puro a non efser prefo , ed efser
mínimo Ipazio di tempo mentre che forte a n o n e f s e r í u p e r a t O y pero da lume ^
vifsc con efso no-i' in tena che notte j Dio m\& y la noftra cecitá nafce d »
e giorno noníiaífaticaíse per rieondur nn* umore , ehe- cade in fu la1 pupilla;
re la Creatura a fe, c íornire T operazio- delT occhio noftro j pero bifogna avere;
ne íua : Me/pice in faciem- Chrtfti tai una continua mira-d3 un l ü m e , e g r a z i »
Queftotuorifguardo é a guiía del S o l é , particolare. Ea quai fuperfluira d' umo-
ehe rifcalda., e ía íruttificare j , eosv T re nafce da un^intimo- amore delle co-
Anima, che tu rií^uardi , fai íruteifica^ fe terrene , ma non^ voglio chiamare:
re nel cuor í u o il tuo volere, e none amore ,- anzi odio x p e r c h é ti priv»-
suore tanto agghiacciatJO, che efsendo ídel vero Amere-. E tal fuperfiüita o
rifguardato' da tuoi D i v i n i , e fanti oc^ é dalla natura > O1 da compiaeimentO'
chi iion íiarifcaldato daM'intima carita de'guíti fpirituaii , e dalla fjpienza , o»
tua. Grata;, e grande grande , e gra- fcienza acquiftata. La fuperflüitá della.
ta c T opera cua. Gfandi, e innúmera- natura non é akro , che un^appetito», &
í>ili fon; i* opere, ehe íi conrengono neli* i defiderio del proprio e b í n m o d o . La fuv
©pera tua^ £>ú>> miav Giovino- 1c paro ' períiuirái del compiac i aventó* de3" t;uñ§

-i
j-g Opere di S. Maria Maddalena
fplrituali fi fa d a l d e í T d e n o d e i r unlone, s ' h a da edificare quell*alto, e^baíllfllmo
ccudo d e l k cofe S p i r i t u a l i , e Divine,, edifizio, alto per l a cognizionc di t e ,
fenza andar piü oltre,, c h i h a t a l d e í i d e - baílíílimo pe ' l conofcimento di noi ftef-
rio non é perfetto, p e r c h é fi ferma ner íé . U n nutrimento d e i r Anima r pcro-
d o n i , e non net Donatore, L a fuperflui- c h é n o n é raeno neceírarla l a tua paro-
tá della Sapienza,, o fcienza uraana , o la ufcita 'da t e , p e r c h é t u fia c o n n o i ,
altri doni acquiftati, é l a maledetta V a - che fia tu fteífo in quefto pellegrinaggio j
nagloria. T u t t i e tre quefti umori fo- attefo che non c i giovercb.be la tua u-
no a guifa d* un panno- grofío , che íi nione , nc riceveremmo te , fe non
pone fopra lapupilla d e l l ' o c c h i o del na- aveíTÍ tu proferito quelle d o l c i p a r o l e :
ftro, i n t e l l e t t o , i l quale f a , chenoncoi- Qui meinducat meum Camem y &•
nofciamor D i o . O n d e , fe per virtü d i bit meum Sanguinem in me manet , <&
queirardente fuoco, che arde nel pet- ego m eo* A h , c h ' i o ve^go fare a D i o >
t o Divino non, fa diitiilar quell' umo- come fa uno fvifceratiflimo Padre ,
re , per mezzo d e l l ' U m a n i t á del Ver- quando v u o l ' andar in lomani Paeíi ,
bo , non ft leverá m a l tal cecitá da5 che provvede a fuoi Figliuoli non folo
noílri c u o r i , che pur ce n ' é in t í m e l e da. dilettarli, folíevarfi, e nutriríi , ma
Greaturc , e a quefto non ci é altro r i - ancora provvede loro d' a r m í difeníive,
m e d i o , c o m e h o d e t t o , fe n o n k t u a c a - e offcníive. Tantea fa i l V e r b o che
r i t a . D i o m i ó ,7 e iL m o Sangue Gesa. comincib fino nclla fuá infanzia a pro-
mió.. vederci non con le parole , ma con l '
efempio. C o m i n c i a poi con le fue fa-
CAPI TOLO Ih p i e n t i , e d ineferutabil parole , con le
fue maravigliofe , e potenti opere ,
e. co 1 Sangue fuo efticaGiífimo , fi-
Sofira quelle párele del Vangelo , S i qtlis curiflTmo, e potentiífimo feudo, e fpa-
diligit me, fermonem-. meumfervabji:: d a , iníleme a provederei a n n i da difen-
difcorre altamtnt* della. virtu della pa~ dere , x oftendere , Qual Creatura, qual
rola di Dio y frimñ. in perfon A. fun pro- feroce animale , qiial Demonio potra
pria poi i » perfona? dell Eterno Pa nuocere a q u e l l ' A n i m a , che éveftita d i
dre.. Dove anco trcttta nlt&mente dellt fangue ? qual' é piu forte arme difeníi-
cmgríien&e delC lnc»rnitx.icne della Se- va , che quella della Ciroce ?; E che
fonda Perfona , e de. varj fiati d ¿ Ser- farebbe la Creatura fenza i l Y e r b o pro-
vi di. Dio * cedente da te V e r b o „ dico< l a tua pa-
rola ? Sarebbe appunto- come: un peíce
fuori d e l l ' a c q u a i c o m e un foldáto fenz'

S I qtth diligit fwr, Sermonem meum fer- armi , come i l cacciatore fenza 1' ucceí-
l o . . C h i é contaminato dali' infedelta
vnbit. Pacem relinquo uobispAeem
ricordifi d i quelle parole : C h e c h i nou
meam do vebis y non. quamcdo mundm dat
crede di giá é giudicato, e d i q u e l f a l -
ego de vobis. Hanno a cuftodlre i l tao-
tre ti C h e c h i h a f e d e , coraandi a ' m o n -
parlare? S i , o V e r b o . Se dunque do-
ti che r u b b i d i r a n n o , e c i b ehe chiede^
vevano. cuílodirlo , era giufto, cheavef-
rá nel n o m e d e l Verbo g l i íará d a t o :
fet o quella p o f l l b i l i t á c h e era neceíía-
(¿Hodrumque petieritis Patrtm m. nomine
ria per, cuftodire una. cofa di tanta i m -
mío dethit vobis., C h i é fuperato d a l l '
porunza^, e v a l o r e . Avean da cuftodi-
odio del fuo fratello rícordili di quelle
re i tuoi doni ? E tutte le cofe proce- parole : ln hoc. cognofeent- omnss , qm*
denti da te , l e quali' non fono altro , difcipüli mei eflii , fi diirükmem k*¿ne-
chc^ un ceno faporofo gyfto della tua ritis ad- invkem „. M a queiii: che fono-
Sapienza e Scieaza„ E che & contie- ftanchi dalle fadehe , fi ridurcano'a me-
m . in. quefto tu® parlare fe non un moria queir altra parola, : S Í íarete per-
compendio' d ' o g n i perfezione , un am- íeguitati per me in quefto brieve tempo ,
maeftramento „ e regola, noftra . U n v farete poi rimunerati in eterno : Aí«»"
angd.0 dove sf ha da pofar l * A n i m a ,. é m cimem m»A*Íit% ,, vos vero ¡ontfifia-
oíia ferma , e íiaiMlifíima pictra., dove
De'Pazzi. Parte Terza. 159
l¡mi»i j f e ¿ trifiitiñ veftra vertetur in s'innalza piú fopra le Stelle. IT poíl^
ggHílíum. C ó l u i a cui pare d i nonaver i n alto quella f c a l a , di m o d o che a r r i -
da poter fare a fuo m o d o j ricordiíi d i va íino alisintrinfeco! mio3 íicché T a b -
quelle parole dctte c o n tanta liberalitá j bafsamento l e d á r i n n a l z a m e n t o , e quan-
Out fecerit voluntñtem Patris mei , qui to íi profonda nel pié a tanto íi folle-
ta Costis ¿fty ipfe tneus fratery ferer 3 & va nella c i m a , e .ci é d i p i ú } che- n o n
tnater e$. C h i i i dolefse y, che n o n g l i andera fola queft*Anima p e r q a e f t á fca-
fofse fatto i l g i u f t o , eche fia dato i l ma- la , ma fará accompagnata da triplicata
je airamator d e l b e n e , e *Í benea a l l ' compagnia, efsendo tre i perfonaggi »
amator d e l m a l e , xicordifi d i q u e l l ' a l - che difcendono, e: afcendono per quel-
tre parole : Keddet unkuique fecundum l a . 11 primo perfonaggio é i l m i ó Ver-
opera fuá,. C h i non^puo continuarenel be- bo , che la difcefe per quelle parole ,
ne ? ed in far V opere fante, íi ricordi d i ch* io difll a quel m i ó fedel fervo Abramo*
C[ueiia parola : ^ui perfeveravit ufque in e a quell* alero , fecondo i l cuor m í o .
firarn hic falvus erit. C h i non pubaver A d A b r a m e j Per memetipfum juravi . E
pazienza nelle cofc avverfe , íi ricordi quel che fegue : Multipltcah femen /«««*
di queU*altra : 1» fntientia, vefiru poffi- ficut fiellas Cceli. Ja femine tuo henedi^-
debitis animas vefiras , C h i fteffe in dub- tentur emnes Gentes. N e l l c quali paro-
bio quanto ha da amare i l ProíTítno, le giurai d i mandare i l m i ó U n i g é n i t o
ricordiíi d i quella fentenza : Diliges ad i n c a r n a r í i . E d a i m i ó diletto Salmi-
Proximum taum ficut teipfum. E a chi fta, che i o dalla p a í l u r a , ¿e guardia del-
parra fatica V effer abbalfato , ed umi- le pecorelle follevai alia D i g n i t á R e a l e ,
liato venghino a memoria quelle paro- p e r c h é volevo fargli quefta promefsa :
le > che chi non diventerá come un De fruüu ventris tui ponam fufer fedem
P a r e o l i n o non entrera nel Regno de' tUAm,
C i e l i , e queir altre : Qtti fe exdttit hu- L* altro fu quel n o b i l e , bello, grazlofo,
miliabitur , & qui fe humilictt exulcabi- e digniíTimo Paraninfo , V A r c h a n g e l o
tur. C o l u i a c h i parra grave aver a G a b r i e l l o , che porto l a nuova del d i -
fervire, ed efser í b g g e t t o , íi ricordi , fcendimento del m i ó V e r b o g i á XJmana-
e g l i tornino a mente quelle parole 5 t o per affetto d ' a m o r e . E quefto fu i l
Jigo in medio veftrum fum ficut qui mi- fecondo, che fcefe giú per quefta bel-
nrftrat. O h che faldi f c u d i , o h che íi- la f c a l a .
cure armi da difenderci fono , o Ver-
I l terzo p o i non fu unfolo , fmamil-
b o , le tue D i v i n e parole!
l e , e m i l l e , e queftifurono una infini--
O D i l e t t a , o Preelettamia. N o n pe- ta moltitudine d ' A n g e l i , e Spiriti Bea-
netri, non i n t e n d i , non v e d i , non gu- t i , dico d i tutte le Gerarchie C e l e f t i ,
fti , che le parole del m i ó V e r b o i o n che fcefero giú per la fcala , e come d i -
quella fcala , che vide Ciacobbej, per gnlíTimi Paraninfi venivano ad incitar
dove a f c e ñ d e v a n o , e difcendevano g l i i ' Anime de i Fedeli á falir per q u e l l a .
A n g e l í , la c u i f o m m i t á toccava i l C i e - 11 V e r b o afcende, e ritorna nel m i ó fe-
l o , e la profonditá la t é r r a . M a que • n o , per quelle parole ch5 egliilefsodií*
fta fcala delle parole del m i ó V e r b o é fe : Afcende ad Patremrneuma & Patrtm
piú alta , p e r c h é íi pofa nell* Anima^ * líeftrum y £>ettm meum , (1? Deum ve-
che per U m i l t á . , e proprio coaofcimen flrum.
to , p i u bafsa , e piú projonda dell1 O r p e r c h é tu intenda come i l mió-
abifso , e con V altezza si profonda a V e r b o difcefe per quefta fcala , ti v o -
ba0b c o l ! ' urail fentjmento , e verace g l i o diré per tua capacita, ch3 egli d i -
conofcimento della fuá nullitá 5 e arri- fcefe, d i c o , l a Divinitá per quelle pa»
va íino all5 imrinfeco m i ó : e ci é q u e - íole che giá t ' h o d e t t o , tanto afeo-
fta difterenza fra quella , e quella fca- famente proferite : Per memetipfum
l a , che quella non innalzava p i ú , che /»r^t»í, iiiofso dall* amore , per adem-
a giugncre a toccare l a fuperfizie del- pire i l m i ó giuramento , che efsendo
ta t é r r a , ma quefta fcala tanto quanto proferito da m e , che fono ineferutabi-
piú 1' A n i m a s' umilia , tanto la fcala It i c incomprenfibil, non c ' c r a c h i p o -
tefse
i6o Opere di S. María Maddalena
tdTe eíTer capaccd" ¡«tendere l a grandcz- le., ma s* e apprende poter í n t e n d e .
za del m í o giurameoto, fe non 11 m i ó re fenza volere , e reíla nel concett©
V e r b o , e lo S p i r i t o , che fon eguali a dell* eíTer uomo , e nclla fuá effenza
m e , n é meno ci era chi potefle adem- d" eíler ragionevole , ma manchevole ,
pirlo fuor d i n o i , ma p e r c h é tocco al e n©n c©siperfctto come con f u ñ o , «
V e r b o adempirlo , e non a l l ^ Spirito c©n l* a k r o . L o fteflb dei intenderc de
Santo incarnandoíi l a feconda , e n o n gl* A n g e l í , che fono piu perfetti de g l i
l a terza Perfona i Afcolta Figliu<^a , uomini : C o n quefto fteífo concett©
e attendi per tua confblazione , ch* corri a m e , intendi c©me tu puoi qual-
i© v o g l i o rivelarti slcuni profondi mi- che cofa della mia perfettiflima natura,
ílerj. laquale fe bene é fempliciífima, ( c o m e
Sappi Figliuoia che ' i primiero peer att© purifllmo fenza mefeoiamento d i
cato da E v a commeflb quand'ella die- potenza, e d i í l i n z i o n e , d ' altro che d i
de confenfo alie parole bugiarde del Perfone ) , ad ©gni modo nel mi© efler
ferpente Infernale non fu e g í i d i gola, f e m p l i d í f i m o , prima del conofeer l ' i n -
c d i difubbidienza principalmente, (tutto teilett© , e poi la v o l o n t á , fecond© 1
che ancora q«efto ella comvnife, difub- tu© modo d'intendere , e nell3 intellet-
bedendo ai m í o comandamento, d i non to , o poter intendere con un'atto pu-
mangiareilpomO'Vietato, « dilettandofi riilimo confifte principalmente i l con-
d i quel c i b o in m o d o , che ne fece co- cetto, che dee fare della mia perfettiflTi-
me d i cofa m o k o buona , e faporofa ma Soílanz,a 5 non g i á che ;íia in me T
mangiare i l M a r i t o ) ma principalmente intendere, e^l volere i n alcuna maniera
fu á' un -van©, e í u p e r b o defiderio & ef- diftinto F u n d a U ' a l t r o , o me i l e í f o , o
fer íimile a rae i n a l t r o m o d o , c h e c o ' l T u n o fuperiore a i r a l t r o , p e r c h é n e l l '
m i ó volere : Erieis ficut Dii , fcientes atto punífimo del m i ó eflere femplicif-
bonfmti & tnalum . E c[uefta iimiglian- íimo , non v' é qudíle d i f t i n z i o n i , ma
za la bramo nelfapere rl bene, e ' i ma- dei intendere , come tu puoi , p e r c h é
le j operazione deil* intelletto, c k c in- non p u o i apprendere quefta fcmpflicitá
tende, e che difcerne i l bene, e*l ma- m i a , che prima í i a , i n me 1*intendere,
l e , e fappi, che queílo m i ó dono dell* e poi i l volere , come nafceme quefto
intender , é comunicato alia Creatura da q u d l o , cosi i l concetto , d i e farai
ragionevole, ed é quello, che li da i l fuo d i me per conofeer me D i o é d í c o n o f e e -
e l í e r e , e co&i parimente le foftanze in- re , e intendere i l tutto, appreífo di v o -
teliettuali fono elle tali , p e r c h é fon l e r e , e d i poter i l t u t t o , e a tutti co-
fatti da me partecipi d i q u e í l o dono m u n i c a r m i . E quefta potenza dello i n -
dell' intelletto , non dic© dono dello telletto nelle Creature ragionevoli ? ed
inteiletto , cioé un d i q u e l l i , che íi intellettiuli é q u e l l a , che da r t ífere af-
diiamano doni delio Spirito Santo, ma f©migUativ© alie cofe. E percib i l m i ó
dico d i quefta potenza naturaled'inten- Verbo , e F i g l i u o l o íí chiama Immagi-
dere, p e r c h é fe bene la v o l o n t á é ella ne mia , p e r c h é mi rapprefenta t u t t o » c o -
anco ordine m i © , -ed é potenzaeííenzia-
me l o éipirko Santo s i , ma p e r c h é pro-
l e , alia Creatura ragionevole, e d i n t e l
cede per operazione d' Intelletto •> nel
lettuale , p e r c h é con q u e í l o hanno la
quai eoniiíle i l concetto delFeffere del-
liberta di volere q u e í l o , o q u e i r a l r r o ,
le ioftanze irKellettive principalmente ,
che fe le rapprefenta dalF i-ntelietto per
percio viene ad eífer detto mia Immagi-
b e n e , ovvero fa4ro bene, che fia , ad
ne non íi potendo intender cofa intelietti-
o g n i modo fe per F intelletto apprenda
va , fenza la potenza dello intender e, c
alcuna di queíle Creature priva d i quello
che non fí diftrugga i l concetto di l e i ,
v o l e r e , r e í h pero nel concett© del fuo
non cosi avviene nella v o l o n t á . V o ü e
e í í é r e , a n c o r c h é non cosi perfetto , e
dunque E v a , e i i primo uomo aver la
COM 1' ucMno é uomo per F i m e l l e t t o ,
« p e í v o l e r e , rna i a tai guifa, che íe mia lomiglianza c o l f intendere per ac^
s apprende poter voltre fenza iiitendere qüiftai'e quelía p e r í e z i o n e , c h ' é propna
non e uomo , p e r c h é non é ragionevo mia , ma c o n queílo E l l a , e Adamo
perfero d i m o l t o , p e r c h e l ' u n o , e 1 aU
tro
De^Pazzi. Parte Terza.
tro • Ctntp*ritrur e(í jumenfir infipien- qui su, O non ti pare, che il: mío Ver&O'
tibttí , & firnilis fxüttr e/i mis i Bene abbk fatto una foave, e bella, e fací-
dunque conviene j che V Imagine mia le fcala per condur T Arrime al í u o Re*'
per í* íntelletto , come procedente da gno.^ non ti pare, che ciafcheduna pa*-
me per 1* intendere venifse a riibrmar rola fia come uno fcaglione facile, ecí
queir Immagíne , che per quefto appe- a^evóle per condurvi infino incima? e
tito fi era: drformaca , e come nelFim-- ci e anche di meglio per agevolar la
pronto nella cera non íí puo megli© falita , che le mié parole í o n o come-
dr nuóvo imprimere quella figura-, che faette, che penetrano il cuor dell* Ani-
vi era-, che col fuggello, con cui pri- me , c le fanno muovere , fvegliare ».
mieramente fu imprefsa j cosi cot m i ó ed eccitare , ñon folo fe ftefse a fali-
Verbo , e mia Sapienza fi riformi V re, ma ancora l* altre Creature. Sonó
uomo , il quale per vano appetito di di piú come tantepenne, che formano
fapere , ed5 efser col fapere a rae íi- certe ale per follevarfi con grandiífima
mile divenne tanto da me diífimiglian- agevolezza , e non fentir ñitica alcu-
te . 1/ Anima , e 1* Umanitá fuá per na nella falita : AfTument pennas ut a>-
la comunicazione degli Idtomi fi di« qttilt, y volubunt , ¿3? mu deficient, cur-
ce , che anche ella afeefe , c di- rent , & mn laborabum . E nota , o
fcefe per quelle parole proferiré da lui FigHuola > che dice queft' órgano del
nella íSefsa XJmanitá : Exivi a Paire, m i ó Spirito , che cammineranno ; enon
& veni in mundum : iterum relinquo verranno meno per la fatica del viag-
mmdum , & vado ttA Patrem* EGCO , gioj- correranno, e non fiftracherannoj
o FigHuola , come quefto primo per^ perché per quefta fcala delle mié paro-
fonaggio- difcefe , e afeefe per detta l e , T andar su velocemente come a vo-
fcala. l ó , e correndo fpeditifllmamente é piu
]1 fecondo , cioe T Archangelo Ga- age v o l é , e di minor noja, che 1'andar
briello difcefe come tü fai : Mijfus eft a pafso lento , non efsendo cofa , che
Angelus Gabriel a Deo in Civitatem On- d í a m a g g i o r noja nella ftrada dello Spiri-
UleA cui nomen íiaz.a,reth' ad Virginem to , e de' miei configlj, che la lentezza,
deíponfamm viro j P'er la promefta di opigrizia, oinfíngardaggine. Sai bene,-
quelle parole del Cantore dello Spi- oFiglmola quel che difse il!mio fervo r
rito Santo > fattagli da me dal m i ó Ne/eit t'ftrdit molimim Spiritus SanÜi gr/t—
Verbo : De fruftu ventr'is m i po- fia Í E che quell'uomo conforme al cuor
nam fftper fedem tunm. Afeefe poi per mió ,, quando fi rilarfsava tutto nelfemie
quell* altre , fe bene non proferite da raani, ed io- g-li dilatavo il cuore per
me , tuttavia dallo Spirito Sanco' m i ó , carita, gli parea nulla, e facilfe, onde:
che é meco- una ftefsa cofa mediara egli faeeva m eorfo ogni lunga, eno-
re quel puro ftruraento- di Maria : jofa via d i fanti p r e c e t t i e eomanda-
Zcce Amilta Domini . Perché torno- al menti ; Viam- mandatorum tuorum cw
Cielo avendo efeguito i l m i ó coman- curri, cum dilar&fli cor meum , Ghi dUnque*
damento, e in- Maria i l m i ó I>ivinconí- ir potra feufare di non la poter falire ? E
íiglio. chi mai potrá dire di non intender le pa-
role dettedal mi©-Verbo, fe nonquelli,.
11 terzo P e r f o n a g g i o e i o é le Gie-
che hanno il cuore pieno di fuperbia, e
rarchie rifagliono per la detta fcala per
percib Obfcuratum eft infipiem cor eo-
quelle parole, che difse la mia Veritá:
rttm. Per quella fate ancora l!aCreatu-
Regnu-m meum non eft- de hoc Mundo . E
ra creata da me , e camina per la via
cosi in queíle parole aecennando1 qua-
fatta dalmio Verbo, e íiconduce ancor
í e , e dove fofse il fuo Re^no , equali, e
ella per ia detta feala allá fuá abitazione
dove fofsero i fuoi Vafsalli, dimoftrb che
a participare della glbrificazione, e cía--
l* abitazion f u á , e* de' íüoi Sudditi elet-
rificazione che gl' ha prepárate, che e1
tí non era nel Mondo coftaggiu, epe
Tornamento di efsa. O' Anime infelki3>
rp^ritornando^í detti Angeli per la det
ta fcal'a dimofiravano, chrvolevano íta-1 che ftate nel mezzo de' peccati?. Vi'
« e nel R e » n o del lor S-ignore , che é ' parra fbrfe potervi feufare di! nonfalire;
i6l Opere di S. María Maddalena
per qut fta (cala ? Díte che fíate nel Mon- flra : Ncft declináis ñeque ad dexterum,
d o . O í i n é , che chiunque vuote truova ñeque ad fimflram . GV a l t r i , che cami-
piú agevole ^uefta fcala per falir su di nano , e non corrono fon q u e l l i , che
q u e l l o , ch5 egli s M m m a g i n a , e gliela camminano con carita ,, ma non fon
dipigne i l fealo. Ilpeccaco, o A n i m e , morti 5 pero non camminana con cari-
v i ritiene j e chi v i ha l é g a t e c o l peccato, ta m o r t a , dico che non é morca; per-
fuor che v o i ftefíe ? Se i voftri peccati c h é vogliono altro che i l voler mió
m e ^ t a n o l , I n f e r n o , c o ' l fcufarvi neme- puramente, femplicemente, in qualche
riterefte altrettanti. Ben diffe quello , cofa cercando fe ftelli. E quefti tali
che era conforme al cuor m í o : M ex- non niegano la mia Bontá , né la mia
cuf/tndas excu/ntiones inpeccatis* V i parra Sapienza, ma si bene i n cercando qual-
íbrfe d i nuovo faticofo i l falire. Aimé co- che cofa fuor di me, o con me , la quat
me lo dite Í come fe non avefte vergogna non fon* io , puramente » e femplice-
di dir cofa t a l e , poiché iníino i F a n c i u l i i - mente negano in fatti i n un certo mo-
m di un anno fon corfi tanto veloce- do l a mia Puritá , e non poífono diré
mente per efía? quelle parole del m i a Profeta : Cor
L a foavitá» e r a m e n i t á d i queííafca- mundum crea in me Deus , non cono-
l a é tanto grande, che attrae come fa fcendo l a pura Puritá ,. e quefti folo
la, calamita i l f e r r o , chi vuol per efla camminano , ma non corrono , per»
falire» E fe non aveíTe i l m í o Verbo pro- che vanno c o ' l conofeimento della ca-
feriré mai altreparole, c h e q u e l l e i Ego rita y mz. p e r a non é marta,, com* io
fum viay neritas, & vita i Sarebbono fta- ho detto.. E quefti non niegano , ch*
te baííevoii a dichiararla. Sai , o F i g l i - i o non lía D i o l o r a ^ amandomi fopra
uola : com^io rifguardo quellr, c h e í a - o g m coía , e ch* i o non. íía V e r i t á , fi-
gliono per quefta fcala» GIL rifguardo dandoli d e l l e míe promeífe ,, ma non
aícuni , come P a r g o l i n i , che quaíi noiv c o n o í c o n a che l a Puritá> non v u o r a l -
muovon i l pafío . A í c u n i poL g l i ú í tra miftura d i cofa creata * o d* amo-
g u a r d o , come q u e l l i , che muovono "I re , é d1 affetco d i fe; fteífo quel che fia
paffo , m a i n ogni modo vanno lenta- l a m i a P u r i t á , a ral che niegano co^
mente y altrL che camminano ,, e altri í a t t t it m i a eíser di. P u r i t á , che é un*
che c o r r o n o , ma tutti per l a m i a bon- efser fenza principio , e fenza. fine , e
t a g l i rifguardo c o n l a pupilla d e l l ' oc ' cosí m fe ftati fenza principio ,.. e fen-
ehio miO'» ' fine d i cercare i n me fe fíelU ,„ non
I P u r i i l a n i m í f o n q u e l í i P a r g o - I i m , che Fo niegano c o n parole „ e deíiderío
appena par che muovano i l paífo j per- m a c o n T opere n o n m o r t e » A l c u n t
che vanno c o n tanto, timore ,, che non ci, f o n o , che. corrono , (. oh. come, fon
par che m i conofcano quel Dio> di; quel- r a r i ) , e: quefti fono q u e l l i , , che eorro-
k Bontá,. che fono.; e c o s í c K ' i o í í a r o r no; morti. : peroehe n o n cercano , che
Greatore,. plafraatore; e queíti talinoii cofa fi fia D i o - , né- Angelí ^ né Santi >.
poíTono veramente d i r é c o l c u o r e , poi>- n é Creatura,. né Purgatorio con fen-
che moftrano c o n fatti di non fentir- timento^ di; p r o p r i a i n t e r e í s e o per. ac-
l o Cosi.'. Mjinus tu A. Domine fecerunt me, quiftare alcun bene o- per, altra ancor-
& plafmavermt me ^ Et ocuít mei fem~ che fpirituale compiacenza, m a con i n -
per, ad Dirminum. E non mt. tenoono telligenza?, e con aftétto- d i voler quel
c o m e i o r P a d r e , ma p e r G i u d i c e . Q u e l - c h ' i o . v o g l i a fenz^altro', e cosí m i tro-
l i por che muovono T paífo „ ma van- v a n a , e pare , che n o n m i cerchino
no molto adagio ; e lentamente , fono perché í e m p r e i l lar. affétto», fenza cono-
g l i Inconfiderati che in? u n tratto: vo- í c e r p u r é , , che corfafácciano é tutto ¡n
gjiono. fare un falto;, e íi ritrovano ad- me», come fe non aveísero in f e , né v i -
dietro,, e a quefti s' io non* mozzafli l a ta», n é f e n f o , ma tutto i l lor fenfo> le v i -
v i a , , ar¡/i tagliafli loro, l e gambe nonfí ta ,. e l ' operazioire, é afsorta e riiafsata
condurrebbero mai , ed, effi: n o n con- in me.: Et- vita.wftr», abfeomi**» efl:cum
ícífano l a mia Sapienza , e deelánano g Chrifle -in Deo.. E quefti tali corrono m
quando alia delira, e quanda a l i a £ * - tutto- morti ,, e fanno al contrario, di vor
coítaí?-
De'Pazzi. Parte Terza. i¿3
coftagglu , che quanto piü fete viví ,
tanto 'piu córrete , e quefti quanto piü C A P I T O L O III.
ion morti, e ftati in quefta morte víta-
le, perché e vera vita, e viva mortali- Sopr/t le parole di Crifto in San Giovan-
t á , tanto piu veiocemente corrono, di ni Pacem meam d o v o b i s , difcorre in
modo tale, che íl conducono al m i ó fe- ferfona del Padre Eterno (ilti/ftmamen->
no, e alia caverna del lato del mió Ver- te della pace Divina, e della pace, che
bo, chepropriamente per loro é fattaj diede il Verbo alia Santiffima Vergine, e
e^ non niegano quefti la mia Bontá, Sa- la Vergine al Verbo, e a gli Angiolt, e
pienza^e Purirái ma laConfefsano con A tutto i l legnaggio utnano, * degC effet"
uño fpaíimato, ( ma non conofciuto da ti delf Incarnazione del Verbo.
l o r ó íteffi ) aftetto, erilafsazione inme,
dal quále rtafce vera, férvente, e morra
coníeflione , pofson diré : ln principio
erat Verbum , & Verbum erat apud Deum ,
& Deus emt Verbum. Tale ricerco che
M A quante cofe H contengono in
quefta Facer» meam de vobis ?
Non come la da il Mondo, n o n o . Ver-
lia tu, anzi ti coftringo, chevenghi a bo. Z)^, ladai, eachiiadai? Donativo
quefto, e per farti acquiítare quefta vita tanto grande , donativo tanto íicuro, do-
morta, il m i ó Verbo vuol fottrarre da nativo ípirato dalle tre Divine Perfone,
te il fentimento della mia Grazia^ E conferito dal Verbo Umanato , prefo dal-
quefti tali pofson diré : vivo ego , ]cim la Creatura rigenerata, afsunta, eattrat-
non ego. Ma vive veramente in me la
Puritáj ilmodo, e vincolo delperfetto
ta dair Unitá della Trinitá , conferirá,
e manifeftata nella piü fegreta parte dell*
amore , fimile a quello deirEfsenza di Idea tua.
D i o , ma per participazione, qualepub Fu data quefta pace in Paradifo nel
efsere nclla Creatura. E la morta confef- Trono della Trinitá : dipoi fra la Divi-
fíone, dicuitiparlavodianzi é r a l e , che nitá, e r U m a n i t á , fra'l mió Verbo, e
fe tu domandaífi acoftoro, che fono cosi Maria, fraMaria, e l Verbo, f r a l Ver-
morti in me, c h e c o í a é D i o , non te lo bo, e la Creatura, fra la Creatura, e l
faprebbono diré , ma gli fentirefti co- Verbo. Nel Trono della Trinitá fu da-
minciar a narrare la mia grandezza, e im- ta. E quando? Ab Ateme. Non ii puo
meníitá, né faprebbero ancora diré, Dio intendere, né inveftigare ilprincipio. E
é la tal cofa, fa il tale, e il t a l e e í f e t t o , data con un'affettuoío, perdircosi, fpi-
ma con una fervente confeíTione fempre rar m i ó nel Verbo, e del Verbo in me
miconfefsano, ancor che a loro paja di Padre, ed amendue di noi ncllo Spirito
tacerlo. Nonti par quefta un* ampliflima, Santo , e fu data quefta pace fra noi tre
amena, e bella fcala ? ( Rifpofe ella al- Perfone Divine, e uno in Efsenza , efu
lora in perfona fuá. ) Certo si Padre una pace, com' ho detto, d5 affetruoío fpi-
Eterno. E foggiugnendo il fuo parlare ramento. In quefta pace fu ab Atemo
difse : Si qmsáiligit me y fermcnem meum conceputo, e deftinato il difegno di crea-
fervsibit . Pacem menm do vobis , ptcetn re poi nel tempo quei nobili Spiriti de' pu-
relinqm vobis i non qttemodo tnundus dat ri A n g e l í , e fu data quefta pace ab &term
evo do vobis . lipu64ireunavoltafola, p i ü , e p i ü v o l -
te, perché fempre e' íi diede, fidá, efi
dará fra noi tre Divine Perfone. Ma per
dichiararti il tutto piü chiarameme ,
Sappi, o Figliuola, che íi dette quefta pa-
ce , quando nel rifguardo, che facemmo
1'una Perfona nell3 altra cirifolveramo di
creare il g i á conceputo uomo nella no-
ftra Divina Idea, e non fu la detta pace di
fpirare, ma di rifguardo. Nel qual rif-
guardo c5 ínvaghimmo tanto della Gran-
dezza , e Bontá di noi, che fenza delide-
rare
1^4 Opere di S. María Maddalena
tare d e í i d e r a m m o c o n un defio immenfo ( d u n o potefse camminar per quella libe-
d i comunicare quefta noftra Botitá ad ramente. Onde l a detta Trinitá mcrea^
alcuna Creamra piü p e r í e t t a m e n t e , che ta fi mofse a mandare quel de^no Perfo-
a d a k r a , e non trovando chi foííe capa- naggio g i á detto d e l m i ó Verbo m u d i
ce di ricevere tal comunicazione meglio noi tre D i v i n e Perfone a moftrarle, e a d
d e i r u o m o , in c u i come in compendio infegnarle l a v i a ; E d egli infegnb a que-
ü unifce tutto 11 creato pofto 1* akilTimo fta T r i n i t á creata, della Creatura i mo-
fine al quale l o crearamo, e l a delibe- d i , che avea da tenere per caminare i n
r a z i o n e » che íifece d i uniré l a P e r í b n a efsavia c o n tante fue d o l c i , e amene pa-
del V e r b o a l u i j ed eílendo infinitamen- r o l e , e non fol« con le p a r o l e , m a m o l t o
te comunieabile per fe fteifo deliberam- piü con 1* opere , andando egli innanzi
mo d i creare i l g i á conceputo uomo a accib v o i l o feguitafte mediante V opere
noftra imagine , e fimilitudine c o n ef' piu che c o n le parole. E n o n folo non
preflb decreto d i v o l e r l o alia noftra na- g l i baftb infegnarvela , che ancor egli
tura , per mezzo della Perfona del V e r - ítefso fi fece v i a dicendo : Ego fum 'via j
bo una volta u n i r é , a rimedio del pec- e '1 tutto ha fatto, perche l a detta T r i n i -
cato si > ma principalmente a gloria , tá creata potefse andaré a íruire l a T r i -
ed efaltazione della Natura umana , e nitá increata, che folo per quefto fu crea-
deila noftra B o n t á , che v o l l e conque- ta l a Creatura. Fu data p o i la pace f r a l
fta azione nel modo piü perfetto pofli- V e r b o , e Maria non c o n ifpirare, n é con
bile comunicarfi a Creatura , comu- rifguardo , come V altre due , ma con
n i c a r í i , c unirfi alia fuá C r e a t u r a , m o - compiacimento j p e r o c h é rifguardando
ftrando in ció i l maggiore amore, che la Tr i n i t á i n Maria tanto íi compiaeque
poteíle moftrare c o n dargli prima l a no- in l e i , che5! m i ó Verbo íí mofse a veni-
ftra imagine , e fimilitudine , non a* re ad incarnarfl in l e i , e da fe ftefso pre-
vendo fatto c i b i n alcuna deir altre f e T u m a n i t á operando ancora l o Spirito
Creature quaggiu c r é a t e , e p o i e o n v o - Santo, e l a v i r t ú d i me P a d r e , che o b -
l o n t á d i follevarla a tanta grandezza umbrb M a r i a , e quefto fu i l frutto d e l
che fi dice : Et adorent eam Angelí cuor del V e r b o , per v o i U m a n a t o , i n -
ej»s . E cosí fu determinato d i creare nanzi che fi umanafse , p e r o c h é ftando
una nuova T r i n i t á , accib ancora i n ef- i l detto frutto nel m í o feno, compiacen-
fa íí poteíse dar queftapace. E flecóme dofi i n fe ftefso i l m i ó Verbo detto U m a -
la prima fu data nel Trono della T r i n i - nato , innanzi che fi umanafse concepi
tá , COSÍ quefta feconda fu data nel feno nel fuo cuore uno fvifeerato amore d i
m i ó , e neir intrinfeco d e l m i ó V e r b o compiaceríi nella Creatura creata, pro-
non ancora U m a n a t o , ma c o n decreto, cedente dal compiacimento d i fe ftefso.
come ho detto, che s'uraanaífe, e nel E fu tale, e tanto T amore d i compiaci-
cuore del V e r b o , che era per elezione, mento verfo l a Creatura, cí\e l o fece feor-
e per prontezza d e l comandamento ao- dare del tutto d i fe ftefso, dico d c l l ' efser
cettato per dir c o s i , Umanato innanzi della fuá grandezza, d i m®do che fen-
che l a Creatura fofse creara neir Efsenza za deliberaríi delibero d i voler ricrea-
della T r i n i t á , efsendo e g l i , come primo- re l a C r e a t u r a , facendola tornare a
g é n i t o d i tutte le Creature prima á1 ogni quel primo ftato d' Innocenza, e Puri-
altraCreatura, previfto neir Efsenza, e t á , nel quale i o prima T ave va creata, c
idea della T r i n i t á per capo de g l i E l e t t i , vedendo ella non efser atta per l a giá per-
perSalvatorc, e Glorificatore de g l i u o - dura P u r i t á , eInnocenza, epe'lpeccato
mini, per c o r o n a , e fine di tutto quan- avere i n modo debilitato i l libero arbi-
co i l creato. M a tornando al principio t r i o , che nonfipoteva da fe ravvivare,
era b e n g i u f t o , che íimoftrafse si ampia maggiormente rifcaldato d a l l ' a m o r e , fl
via a quefta nuova T r i n i t á creata per i r é mofse a voler fare queft3 opera dellTncar-
a fruiré l a T r i n i t á increata, e la v i a era nazionej e ancor che T amore fofse fem-
necefsaria, che l'infegnafse queftogran pre ftato Aterno i n fomma pienezza
Perfonaggio, e T infegnafse piu con Tope- nel cuore del m i ó V e r b o , nondimeno
r e , che con l e p a r o l e , accib checiafche- nella rifoluzione d i voler adempiere i l
¿om-
Dc'Pazzi. Parte Terza. '«5
tompiacimento d* umanarfi, crebbe tan- creando per Grazia, e Gl oria, concorren-
to , che foprabbondo, e trabocco di fuo- do ella all* Incarnazione del Verbo la giá
ri con un díftillamemo di fuperftuenza creara, e plafmataCreatura. Refe la pa-
difcendente in María . E per darne una ce al Verbo ricreando 1'increato, e co-
íimilitudine, e fartene p i ú c a p a c e , fece me ? Nel refpirare, che fa in te Padre
il cuore del mió Verbo, come un vafetto proferendo quelle parole : Ecce AncilU
dipreEiofo liquore, che racttendolo al Domini , fiat mihi fecundum Verbum
S o l é , per il gran calore, c h e f e n t e c ó - tftum. Nelle quali parole fece quel re-
minciaaribolfire, e quanto va crefcen- fpiramento acconfentendo al voler tuo,
do piu il calor che fente, tanto piü rin- e ditutta la Santiífima Trinitá, che non
forza, a tal che crefcendo, efoprabbon- pub efser divifo conformando la volontá
dando la pienezza fuá trabocca di fuori, fuá con quella di efsa, per la qual con-
e fe alcuno lo tocca, allora maggiormen- formitá fu fatta 1* Incarnazione inleidel-
tctrabocca, e verfa* Tanto ayveune al T Eterno Verbo, e in quefto modo refe
cuor del mió Verbo, che efsendo mofso Maria la pace al Verbo. Gliela refe an-
da fe ftefso adincarnarfi, ancorché ab &- cora Maria ricreando rjncreato, toglien-
teme neiridea deila Trinitá fofse incarna- dogli per cosi diré il fuoefsere, e unen-
t o , contuttocib mediante Tamore di com- dolo con T cfsere, ch5ellaavea. Glicolfe
piacimento , in quello ñante rifcaldb tan- il fuoefsere per modo <li d i r é , facendo-
to il vafetto del cuore del mió Verbo, fa- lo diventar di Dio uomo, ancor c h ' e g ü
cendolo di modo foprabbondare quella fofse fempreDio, e dopo T efseríl incar-
íua pienezza, che traboccando di fuori il nato, é U o m o , e D i o . Gli refe ellail
fuodiftiliamento, perche hovolutocosi fuo efsere con daré al Verbo un'efse-
parlare per bocea de miei Proferí, s* infu- r c , pe*l quale potefsepatire, efsendo egli
f e i n M a r í a , e attraendo dal fuo cuore i impafllbile per il qual patire venne a ri-
fuoipuriífimifangui, f o r m ó , e organiz- crear la Creatura giá creara, e la fece di-
zb di eífi nel fuo Virgineo Ventre quel Sa- ventar un' altro Dio per participazione,
cratiflimo Corpo, quale afsumendo il mió j e unione, per laqual unione la Creatu-
Verbo in un iftante, fufattaT Incarnrzio- I ra divenne attasi, che tutta la Trinitá
ne, e fu unita la Deitá con T U m a n i t á , | potefsedel continuo ripofaríi in l e í , e far
c cosi fu data la pace fra'I Verbo, e Ma- |feco la fuá maníione, e cosi ellalimil-
ria. mente ripofaríi nella Deitá per unión di
lo non intendo, o Eterno Padre, co- | Carita, edamore, e in quefto modo refe
me María potefie render quefta pace al ancor Maria la pace al Verbo, peroché
Verbo, c i o é , checreafsequello, ch'era mediante quella fu dato il compimento
increato, e deíse T efser a quello, che da a queir amore di compiacimento genéra-
Tefsere a tutte le cofe. te nel cuor del Verbo, ftante nel feno
di te Padre, e procedente dai compia-
O María per la tua Puritá gli rendefti
cimento di fe ftefso, col quale uni con
quefta pace. La Puritá é il fonte d'ogni ef-
piü ftretto légame feco la Creatura, la
í e r e ; e quefta pace n o n é di fpirare, né
quale era parimente divenuta feco una
di riíguardare, né di quello tanto poco
ftefsa cofa , íiccome il tuo Verbo diG-
conofeiuto , e amato compiacimento s
fe : Ego fum "vitis , & -vos palmitos. E
ma di un refpirare, che fece Maria nel
fu data quefta pace nel Sacratiflimo Ven-
Verbo. E che fai con quefto refpirare,
tre di Maria. Dipoi in perfona del Pa-
o M a r i a í perché non puoi creare gli fpi-
dre Eterno cosi diíse:
riti Angelici, perché di giáeranocrearí
4a quello, che é maggior di te. N o n CariíTima mía Figliuola fappi , che
puoi crear V uomo , perché era ancor concorfe, e confeguentemente dette an-
eglicreato, adunque come puoi, in che cor Maria quella pace, che fu data nell*
moao puoirender queftapace al Verbo ? Idea mia, e nel Conciftoro della San-
Kefe Maria la pace al Verbo ricreando tiífima Trinitá, che fu di fpirare nelle
per cosi d i r é , T Increato, dando compi- Creature , nella qual pace fu deftinato
mento , e reftaurando con gli uomini di creare gliAngeli, e perche ella non
meflinei Cielo la Natura A n g é l i c a , e ri- poteva creare la Natura A n g é l i c a , qual
Qfere di S. M , Mñádal. de P a a ^ i , M di giá
i66 Opere di S. Mítria Maddalena.
á\ giá era ftata creata da me increata, e tazione , ne ridondb negl* Angelí M M
inercrutabile D i o le diede, é c < m f e r U a maggior gloria , ancor che fempre i n -
l o r o nftorazione, e refe compito V af- nanzi foflero ftací foi-nnriamente g l o r l o -
p í r a n t e d e f i d e r i o , che gl* Angeli aveano fí, e ancora una msggiorglorificazionc
della dilatazione della gloria , e onor con l a D e i t á mía j onde eífi con n u o v »
m í o > avendo conofciuto neir Eflenza g í u b i l o , e fefta unendoíi con quell* A n i -
niia quant* jo fofli degno d i gloria , e me giá fatte beate, e gloriofe j íí diedero
onofe f a n c o r c h é per me fteflb non avef una pace d i fomma pienezza, e d i per-
íi bifogno, elíendo da me fteflb, e per me fetta l e t i z i a , d i contento, egaudioinne-
fteflb g l o r i o f o . Fu rcftaurata l a natura narrabile, e l a vollero communicare an-
A n g é l i c a , .mediante lariftorazione dell" cora coftaggiü in tetra, c o n q u e l l i , che
uomo fatta dal m i ó V e r b o per mezzo erano le primizie del m í o V e r b o , appa-
d i q u e í r e f l e r e , che ricevette d a M a r i a , rendo loro i n veftimento biancononfo-
che fu T U m a n i t á j fu p o i compito fi- lo per manifeftazione del g a u d i o , e leti-
milmente i l defiderio degli A n g e l í per zia l o r o , ma ancora perfegno d i d i m o -
mezzo d i Maria , p e r c h é vedendo l a ftrazione di quella bianchezza, e puritá,
Creatura , mediante V Incarnazionc, e nellaquale era ritornata la Greaturaper
patire del V e r b o Umanato j renderfi la reftítuzione fattagli dal m í o Verbo>
grandemente atta a l o d a r m i , e onorar- dello ftato d e ü ' I n n o c e n z a , nellaquale
m i , ne fecero gran fefta , vedendo adem- prima era ftata creata. E ficcome ncl
pirfi i l ior defiderio della dilatazione del- principio di quefta pace l i fecero fentire a
la gloria m í a , e maggiormente dandoíi g l i uomini c o n quel canto d i letizia i
T u n T a l t r o l a p a c e p e r r u n i o n e , che fe- c o s i n e l f i n e , ecompimento della pace,
ce allora la Natura Angélica con la Natura fi m o í l r a r o n o l o r o i n quel veftimento
U m a n a j d a c h e n a c q u e , che da indi in bianco d i g a u d i o , e di letizia, o g n i v o l ^
poi g l ' u o m i n í fi fon dimandatí A n g e l í , t a , che un* Anima víen in P a r a d í f o , c fi
e gli Angelí portano particolar amore a converte unPeccatore, 11 rinuova qus-
g r u o m i n í j e riverenza. O l t r a c c i b é f t i - fto g a u d i o , e quefta letizia a g l i Angeli,.
mato da eflt per gran d o n o , che D i o g l i vedendo di mano, in mano i l frutto deí
abbia dati per guardia , e cuftodia de Verbo Umanato , nella qual l e t i z i a , e
g l i uomini 3 e pero neila Natívitá del g a u d i o , fidanno d í n u o v o fempre l a p a -
m í o V e r b o fu fentito cantare i n térra da ce T u n T a l t r o . Dette ancor M a r í a , an*
g l i Angelí , quel bel canto : Glorixinex- zí concorfe, e confeguentemente dette
celjts Deo i & in tena pax 3 p e r o c h é quella pace, che fu data fra le tre D i v i *
facendoli allora una perfetta unione ira ne Perfone , che fu di rifguardo, n e l l í
la Natura A n g é l i c a , e T U m a n a , e in- quale fu concepito per G r a z i a , i l giá con*
contrandofi infierne g l i A n g e l í , e g l i ceputo uomo per natura , e fu riftora?
u o m i n i , íi dettero l a pace T u n r a i n o ta una nuova T r i n i t á neli* uomo delle
con grand' allegrezza, e tuttofu per mez- tre Potenze , fattane un' altra, e unita
zo di M a r í a . E non íece quefta pace, infierne d ' A n i m a , C o r p o , e D i v i n i t á ;
ma molto maggiormente fe la diedero p e r c h é non potendo María creare la giá
p o i , quando i l m i ó V e r b o feneritornb creata Creatura, l a riftoro in una certa
al C i e l o c o i r U m a n i t á con gran t r i o n f o , maniera, í n q u a n t o ella concorfe dando
e g l o r í a , conducendo feco quelle bene- lecarni al Verbo nella riftorazione della
dette Anipie de*Santi P a d r i , primo frut- Creatura per G r a z i a , e fomíglíanza di
to d e i r a c q u i f t o , che avea fatto '1 m i ó v í r t ú , i n cuí coníifte la limilitudine dcílT
V e r b o Umanato medíante quefta Incar uomo con D i o , come 1* immagine confi-
n a z í o n e , N a t i v í t á , e p a t í r í u o , a'quali fte nella natura, e potenze, e percíb fu
c o n f o m m a l i b e r a l i t á fu data l a g l o r i h c a - detto ad immagine, e fimilitudine, per de*
z i o n e , e con quella T unione ftrettiííima notare quefte due fimiglianze, d i natu-
m e c o , i k h é era i l frutto d e l l ' U m a n i t á ra , che é 1' immagine, e di Grazia > e vir-
del m i ó V e r b o , donde venne afeguire tü infufe , che é l a fimilitudine i Adimagt-
una maggiore, anzi p e í f e t c a d i l a t a z i o n e nem, & fimilitudimm fuam fecif I U " - * 1 -
gloria, e o n o r i n i o , d e l l a c u í d i l a - O l t r i c c i ó dando 1* diere d e l l J U m a n - a ,
che
De* Pazzi. Parte Teiza. 16?
che ella diede al V e r b o , refe per la parte era divenuta la Creatura tanto tenebrofa
¿eir U m a n i t á del Verbo r u e r n o atto alia per la giá perdura Innocenza, e peccato
vifíon d i D i o j dico a poter fruiré T u n l o - c o m m e í f o , che per gran cecitá f u á , n o n
n e , e fuá giorilicazione i e g l i diede i l do- vedeva l a miferia, n e l k quale l i r i trova-
no d e i r Immortalits, p e r c h é fe bene pri- v a , d i modo che n o n f í c u r a v a , n é cer-
ma l a Creatura avea T I m m o r t a l i t á con cava d1 ufeirne : Onde fu necefsario, che
queldono d e i r a l b e r o della v i t a , e p o i tutta l a T r i n i t á fi movefse fenza efser r i -
nel pegno della futura Rifurrezione nel chiefta , e moífa dalla Creatura , anzi
d i del G i u d i z i o , a v e n d o í a perdura di pri- eflendole contraria a porgerle rimedio ,
ma c o l primo peccato, e con l a perdita pero T amere fu folo quello che moífe noi
della Giuftizia origínale > farebbe nondi- adajutarla, ed a far noto alia Creatura i l
meno ftata p e g g i o , che m o r t a l i t á , pero bene, che le aveva da fare i l m i ó V e r b o ,
che fe i l V e r b o non aveífe aflunta V U m a - venendo i n térra , e dargliene lume con
nitá da M a r i a , p e r m e z z o della quale fu ie figure, e profezie date a* P r o f e t i , e
fatta atta l a Creatura d i poter ricever la Patriarchi a n t i c h i , e l e promefse fatte
vifíon m i a , nella qual vifíone confifte la l o r o , lequalifebbene e r a n o i n f i g u r a , i n -
fuá • Beatitudine, della qual Beatitudine n a n z í c h ' e g l i v e n í f s e , nondimeno p e r l a
ella ne vién fatta g l o r i o u r a e n t e , e bea- ve ñuta fuá s'aveano d a adempire i n ve-
tamente immortale, farebbe ftata la Crea- ritá e ' l tutto fi faceva, a c c i o c h é la Crea-
tura'eternamense priva della mia viíio- tura fi movefse adefiderare, e chiedere
ne, che i l V e r b o TJmanato l* acquiftb c o l il V e r b o , non eííendo conveniente, che
fuoSangue. Attefoché r i m m o r t a l i t á fe egli foííe dato fenza efser almeno chie»
bene tocca a l l ' uomo dopo l a Rifurre- fio, edefideratoj e cosi fenzarichiefta
zione univerfale, non v o l t n d o la mia Sa- fece, che la Creatura chiedefse, accio
pienza , che la parte ftia feompagnata chiedendo meritafse de congruo o t t e n e r é
d a l f u o t u t t o , é Tuna feparata dairaltra quello che voleva dargli c h i la muoveva
eternamente, tuttocib queir immortali- a chiedere, e pero fu maggior cofa la R e -
t á } che riceverebbe, farebbe ftata per denzione, che la C r e a z i o n e , conciofia
l o peccato infeliciííima, e m o h o mifera- che non folo refe i n quella alia Creatu-
b i l e , e peggio d i m i l l e m o r t i : í i c c h é i n ra T efser dell1 Innocenza, che di giá avea
tal modo farebbe deílderato i n uncerto perduro, ma ancora le furonoconferid
modo d i non averia, vedendo d'iffere m o l t i d o n i , e fumaggiore ancora quan-
priva per fempre della beatifica vifion to aiía D e i t á , efsendoci necefsario adope-
m i a , fe i l m i ó V e r b o per mezzo d i M a - rare maggiormente , s i per eísere d i giá
ria non glie la rendeva i e COSÍ fu ancora ftata oftefa , si ancora per non fí muove-
p e r m e z z o d i M a r i a ricreata la giá crea- re la Creatura, a chiederle la pace t O n d e
t a , e plafmata Creatura nel mododetto, eliadafe ftefsa mofsa folo dal puro amo-
c fi moftrb maggior amore i n ricrearla, re fuo fece queftapace, mediante i l Ver-
c renderle l o flato della P u r i t á , ed Inn©- bo , che volle umanarfi i n M a r i a . Furono
cenza, che non fu i n averia creata nell' conferid ancora alia Creatura molti d o n i ,
cffer di p r i m a , p u r o , ed innocente, del prima che fofseunita alia D e i t á m i a , e
qualefeben'io vedeva c h ' e l l a con oífen- fofse i n quefta guifa fatta degna p e r l i
dermi íi dovea privare; nondimeno tan- merid del m i ó V e r b o Incarnato della
to mi compiaequi nella foddisfazione, mia v i i i o n e , nella quale confifte ogni fuá
che m i dovea porger per queft' oftefa il beatitudine . In oltre le diede la glorifica-
m i ó V e r b o , che piü mi piaeque cosiri- z i o n e , l a f r u i z i o n e , e la comunicazione
ftorata, che innocente. M a p e r c h é t u ' l di me > e tutd i miei beni , e '1 maggior d i
fappia, l a Creatura fubito dopo della fuá t a t ú quefti doni fu 1 darle la D i v i n i t a
creazione avendo g i á offefo grandemente mia nel m i ó V e r b o , e farnelapartecipe,
l a D e i t á m i a , e p r i v a t o í i d e l l a P u r i t á , ed nel qual dono eíaltai tanto T U m a n i t á , c h e
innocenza, n é per l o peccato commeífo non folo l a c o n d u í f i a l C i c l o acciófruifse
avendo modo alcuno di riaVerta da fe l a vifion m i a , e fofse glorificaraj ma la
ftefía, n é d i rappacificaríi con n o i , era conduífi ancora nel T r o n o dellá T r i n i -
caduta, i n eftrema miferia , c olttaccib t á , e delfcno m i ó , collocandola alia m i a
ió8 Opere di S. María Maddalena
deftra, e dándole nel mió Verbo ogni po- carnato si , nondimeno non f¡ farebbc
teftáin Cielo, ein térra, a tal che luma- manifeftata si grande la gloria del Crea-
nitá voftra divcnne per la comunicazio- tore, né la grandezza del Verbo, perche
ne de gli idiomi una delle trePerfone il Verbo non farebbe egliftato trionfa-
della Trinitá , efuefaltata nel mió Ver- tore, ma glorificatore, ed avrebbe man-
bo in gran gloria, e grandezza, cflendo cato della gloria di queftotrionfo, e la
partecipante la Creatura per l* unión fatta gloria, chev'avreidata farebbeílata in
col mió Verbo di cib, che é in eflb - Ven- parte da voi j efsendo, che vi farefte man-
ne ancora ad cfler partecipante di tutto tenutiin quella Puritá, nella quale io vi
il fiio onore, efaltazione, gloria, e gran- creai, ecosi non farebbe tanto apparita
dezza j e ciafcunopartecipapiu, omeno la mia Bontá, e la Mifericordia , dicui
dclla grandezza, gloria, ed efaltazione tanto mi pregio. In oltre fe bene avrefte
del mió Verbo, e della vifione, fruizio- avuta la gloria, e fruita la vifione della
ne, ecomunicazionmia, f e c o n d o p i ú , o Deitá mia , infierne con la comunica-
meno, che fono ftati i fuoi merid. E íi- zione , ed akri doni appartenenti alia
milmente ciafcuno tanto piü intende dcll1 gloria, nondimeno non gli avrefteavuti
Eííenza della Divinitá mia, quanto piü in tanta grandezza, e con quella capaci-
conferva quella Puritá , e Innocenza , ta, edintelligenza, come gli avete avu-
ch'egli ricevé nel Sanco Battefimo, la ti , poiché il Verbo avendo fparfo 'l
quale gli fu refa dal m i ó Verbo mediante Sangue; haabbellite, e adórnate piül*
Maña nella ricreazione g i á detta, che Anime voftre , che non erano avanti j
fece della Creatura in modo tale, chela T ha íefe piü atte alia mia unione , e
Creatura piü partecipa, e piü intende,( fe mofsomi amoílrare a voi maggior amo-
piü íi pub diré ) deirElfenza della mia Di- re , il qual amore, fe non da alero, dalle
vinitá > o Deitá del mió eíTerepuriflimo , Piaghe del mió Unigénito , come da tan-
ed eterno, fenza principio, e fenza fine, te fineftre apertamente fi manifeíla, e íí
e d i q u e i r u n í o n e , che fece 1 Verbo con fa vedere , di piü dandovi piü ampia-
T U m a n i t á , quale a voi mortalr é occulta, mente a vedere, e fruir me com' io fono .
ed i n c ó g n i t a , dico il modo, com' ella fu E tanto farebbe ftata diüerente quella
fatta j piü participa }dico, e piü intende , gloria che v'avreidata, fe'l m i ó Verbo
che nonfanno gli A n g e l í , dandoci que- non fofse morto pe *l peccato 3 e redento-
í l o in premio della virtü maggiore , e vi da q u e í l o , che vi do ora, q u a n t o é
dellaGrazia, c h e é i n e f s e , dicoinalcu- diíferente il mérito deir Unigénito mió 3
n e é m a g g i o r e , che ne gli Angeli j pero a cui s'appoggia la voftra gloria inPara-
che efsendo creati gli Angeli infomma difo, «da' meriti degli uomini, de quali
Puritá, fubito furono confermaci in gra- ben difse il mió Profeta, che tutte le lor
zia, e non hannoavuto da durar fatica, giuftízie erano come panno lino fchifo,
e padre per mantenerla . Ma la Creatu- e quanto piü egli pati d5 ogni Creatura,
ra , febbene é creara pura, flecóme gli tanto la Creatura per cui egli pati é p i ü
Angeli, nondimeno V é bifognato gran- efaltata. Dunque Carilfima mia, eSpo-
demente aífaticaríi, e patire per mante- fa del mió U n i g é n i t o , vedi quanto Ma^
nerla, e confervaríi in quella. Onde é ben ria fia ftata giovev^e alia Creatura per
conveniente, che ella piü partecipi , e aver refa queftapace al Verbo, mediante
p i ü i n t e n d a , efsendofi piü aflacicata. E la quale ne fon venuti in voi tanti beni, e
tutti quefti doni, e grazie, 1* ha avud, avendo ancor ella concorfo con la Tri-
e coníeguiti, mediante Maria, efsendo ella nitá eterna, confeguentcmente ha coo^e-
ftata mezana di queíla ricreazione fatta rato a tutti quella pace, che abaterno fo-
dal m i ó Verbo. T i dirb ancheFigliuola no ftate nel m i ó Divin configlio airuo-
di p i ü , che fe bene innanzi, ch' egli afsu- mo dalla D e i t á mia. E la prima, (come
mefse da Maria T Umanitá, epatifse, e é d e t t o ) che íü di fpirare, fu data nel
morifse in quella , io voleva daré alie Trono della Trinitá nell'Idea mia, neila
Creature rationaii, la gloria, s i , e febbe- quale fu deftinato di creare quel nobiie
ne Adamo non peccava v'avrei menato ípiritodeir Angelo, alia qual pace con-
wParadifo, i i , e1 Verbo fifarebbeia- corfe ancor Maria, come da me prede-
ftina-
De' Pazzi. Parte Terza. I69
fíinata Madre del m i ó V e r b o , febbene d i c o , D i o a l l ' u o m o , e 'I V e r b o unifee
non potette far V opera , che in quelia r u o m o a fe, ed é maggior cofa uniré
fu fatta, d i creare g l i A n g e l í , concor- Kaltezza alia bafsezza, che la bafsezza
fe nondimeno , e coopero d i modo , a l l ' a l t e z z a . Fu maggiore ancora 1'ope-
che fu riftoratoilnumero l o r o , median- r a , che fece nel V e r b o M a r i a , p e r c h é
te l'efsere , c h ' e l l a dette al V e r b o , e ella non poteva fare , che Iddio facefse
fu compito rafpirante deííderio loro dell* a modo d i l e i , fe D i o non s'inclinava
onor raioj onde l a natura A n g é l i c a fu da fe ftefso, e per fe ílefso. M a i l V e r -
m o h o nobilitata , e raggrandita. C o n - bo puo ben fare, che l a Creatura faccia
corfe ancora Maria a quella pace, che la v o l o n t á d i l u i , anzi nefsuno pubre-
fu d i rifguardo, la quale fudatafranoi fiftere all'afsoluta v o l o n t á D i v i n a , ma
tre Divine Perfone nelrifguardare, c h ' non l a vuole egli violentare, p e r c h é 1' ha
i o feci nel Verbo , e i l V e r b o i n me creata l i b e r a . E fu maggiore in alcun
amendue nello Spirito Santo, e l o S p i - modo ancora 1' unione, che fece M a r i a ,
rito Santo i n n o i , donde fu creata quel- p e r c h é s* ella non avefse fatta prima que-
l a nuova T r i n i t á d e l l ' u o m o , e nonpo- ft*unione, i l V e r b o n o n a v r e b b e p o i fat-
tendo M a r i a , crear T uomo giá da noi ta quelV altra unione con T u o m o , per
creato, coopero con n o i di ricrearlo me- la qual unione d i M a r i a , fu pacificatol'
diante T incarnazione , che fece i l mió uomo con D i o , e refo c o ' m e r i t i d i C r i -
V e r b o i n l e í , e confeguentemente con- fto, atto a ricever la viíion dello ftefso
corfe , e dette la pace , rendendo la D i o , e l a gloria etb tterm datagli e pre-
Creatura atta a ricevere l a mia beatifi- parara, e dianzi c o l peccato perduta.
ca vifione , e fuá glorificazione, nella E da quefta u n i ó n d i Maria ne nacque
quale fi conclufe dentro quella pace d i poi l a pace d ' u n i o n e , che d á Iddio a l -
compiacimento , che fu data nel m i ó ia Creatura , l a qual unione ci rende
feno al V e r b o , avanti , che s* umanaf- atti a ricevere l a comunicazione della
f e , e nel cuore del m í o V e r b o , e que- D e i t á c o n noi fueCreature, e t a n t i d o -
d a fu quella pace , che dette a l e i , e n i , e g r a z i e , quanti egli c i conferifee >
che ella g l i refe con quel refpirare, che che pur tanto s'efteíe i n quefta fuá co-
fece , dicendo : Ecce Amilla Domini fifit municazione con n o i , che n o n f o l o n o n
mihi fecundum Verbum tuum , conforman- g l i bafto aver afsunta 1* U m a n i t á noftra,
do la v o l o n t á fuá con q u e l l a d e l l a D e l - e i n quella aver pellegrinato quaggiu
ta m i a , e fu l a detta pace, che María con noi t r e n t a t r é a n n i , e averci dato i l
refe al V e r b o , d i refpirare, la qual pa- prezioíifíimo Sanguefuo i n Redenzione,
ce fu refa, e data nel fuo Sacratiííimo che ancora fece piü lafeiandoci fe ftef-
V e n t r e , onde i n q u e l l a , e per q u e l l a , fo nel Santiflimo Sacramento per efser c o n
c i o é per Maria , furono concluie tutee noi íino alia confumazion de' Secoli »
quefte p a c i , e fu fatto d i tutte unafo- com* egli difse, e p e r c h é potelTimo far
l a pace : Pítctm memn do z/ohis ; Pacem con l u i T unione o g n i v o l t a , che v o l é -
relinquo vobis> difse i l m i ó V e r b o . v a m o . O unione a l t a , e fublimequan-
D i p o i quefto eterno afsunto, e Urna- to fei degna, ed inefeogitabile a d o g n i
nato Verbo , dette pace alia Creatura. Creatura! quanto maggiore d ' o g n i ca-
E che pace é quefta , o Verbo ? Pace d* pacita del noftro i n t c l l e t t o , fe bene per
unione , la qual'unione fa diventare l a noi fatta, da noi operara, e da noi pre-
Creatura un D i o per participazione, e fa i n quel m o d o , che poftlamo efser ca-
Iddio uomo per amore. Q u e í i a pace p a d , concorrendovi pero dal canto no-
d ' unione data dal V e r b o alia Creatura, l a ftro la dil'pofizione i e quefta é la pa-
rende atta a ricevere, come g i á lacrea- c e , che dá Iddio alia Creatura , pace
z i o n e , COSÍ la ricreazione, e glorificazio- d ' u n i o n e . O u n i o n e , o unione!
n e , e ardifeo di d i r é , che e ftatamag-
giore T o p e r a z i o n e , che ha fatta Maria
nel V e r b o , che quella che l a 1 Verbo,
con la Creatura j p e r c h é Maria uni ( c o n -
fentendo a quefta altiífima opera) uni,
v Qfere di S, M . Maddul, de 'FAZ,ZÍ. M 3 CA-
17°
Opere di S. María Maddalena
curo , e d* o g n i coía fi quieta In D i o .
Rende p o i l a Creatura l a pace al fuo
C AP I T O LO IV. C r c a t o r e . M a che pace é quefta? isíoa
rintendo i o . Q u e l l a d i María T intendevo
un p o c o , ma quefta non 1*intendopun-
TrtttA /opra t ifieffe f w l e di Crifto del- t o . N o n so i n che modo poíTa render
U pace che e data dal Signore t diver- la Creatura l a pace a l fuo Creatorc, o
f a da quelU che dú il Mondo, e deili che pace fia quefta. Pace d i lode , e
effetfi ¿ello Spirito Santo, ringraziamento nella pace, che'1 V e r b o
dette alia Creatura, nella quale partecl-
parte \Acem tneatn do vohis. C e l a daj raa pb 1* intrinfeco, e V eftrinfeco deliaCrea-
gior- non come la da i l M o n d o , per- tura. A l l * intrinfeco, c i o é a l l ' A n i m a fu
é h é l a da con d i l e t t i , con ricchezze , data l a fuá dote , unione , fruizione ,
e con p i a c e r i , e queíta non é vera pa- e P altre, all* efteriore c i o é al corpo refe
c e , maveriflimaguerra, p e r c h é p i g l i a n - r i m m o r t a l i t á , e T a l t r e . C o s i yuole »
dola ci conduce ad una atroce, e con- e r i c e r c a , che l a pace , che g l i rende
tinua guerra , e ben l a c o n o í c e , chi T u o m o , gliela renda coU* inteinfeco ,
é illuminato da D i o , e per fuá G r a z i a e coU' eftrinfeco. A i r eftrinfeco s* ap-
itj .qualche modo n ' efce fuori i fuori partiene l a l o d e , che fi fa con l a bocea,
fi conorce quefta guerra, perche mentre purchc accompagniamo coh quellc i l
(i ftá nei M o n d o , c o l Mondo c i pare d i c u o r e . Vuole che l o lodiamo d i lode
g o d e r í a pace, e non F s b b i a m o , ma fe p u r a , e b e l l a , p e r c h é non efl /pecio/a Laus
p u r é c i pare averia, é p e r c h é c i ñ a - in ore pecco/torum. E tanto piü l a ricer-
m o giá íacti fchiavi e dclle noílre paí- ca da noi fue Spofe, che fiamo o b b l i -
í i o n i , e del M o n d o , dirb anche del De- gate a diré i D i v i n i Ufficj, perche d i -
monio , che come fchiavi ne tiene in cendogli folo con la bocea fenza at*
carena, e non c i lafcia pur penfare alia tenzione di mente, non folo non foddif^
liberta noílra j liberta vera , i n che fi facciamo a l l ' o b b l i g o , ma offendiamo
rítroverebbe vera pace con D i o , e con D i o , p e r c h é facciamo credere a ' P r o í f i '
n o i fteífi. M a la pace, che d á ' l V e r b o m i dilodarlopuramente, e^co'1 c u o r n o -
é a l contrario, pero che i n q u e f t o M o n - ftro é lontano da l u i : /Copulas hk la-
d o é piena tT affanni a tribulazioni , e hits me honorat , cor autem eorum longe
perfecuzioni , ma p o i conduce ad una e0 ame. . Ricerca ancora Iddio dalla fuá
quieta , e tranquilla pace , diro piii , Creatura i l ringraziamento , che é una
che in mezzo di queíti iíteíli aflfanni da cofa, che s' appartiene piú all'intrinfeco
l a fuá pace , perché finalmente l o fpi- del cuore , che all* eftrinfeco, i l qual
rito fteño c i rende i n qualche modo te- ringraziamento procede dall' amore ,
ftimonianza , che Sumas F i l ü Dei. E che s'ha verfo I d d i o , dal conofeimen-
quefto VUol diré ; Beati yui lugent, que- to de' d o n i , e grazie ricevute da D i o :
niam ipfi confohbuntm . N o n í b l o ía- e c i rende atti a ricevere i n maggior
ranno confoiati per l ' a v v e n i r e , mache abbondanza i detti d o n i , e grazie dalla
l o fteflb piante , e confolazione , co- fomma liberalitá dell'increato V e r b o .
me l a fteífa guerra per D i o é pace. E L a prima , che concorfe al ringrazia-
nel piú ardente fuoco delie tribulazio- mento del dono d e l l ' U m a n a t o V e r b o »
n i fi truova da c h i ama Iddio i l ven- fu M a r í a , che ringrazio D i o prima nel
t o í r e f e o , e l a r u g i a d a , come giá que' c u o r e , e p o i c o n l a bocea j e l o ma-
Fanciullini di C a l d c a , della celefte con- gnifico si altamente quando ella profe-
folazione. O p a c e , o pace i C h e cofa r í , moífa dallo Spirito Santo, quel bel-
é pace? U n a tranquillitá d i c u o r e , u l o , e D i v i n o c á n t i c o : Magníficat mi*
na ferenitá di cofeienza , una chiarez- tna mea Dumiaum. E queíta é l a pace»
¿ a , e participazione d i l u m e , e fplen- che rende l a Creatura a l fuo Creato*
dore Celefte, che ne fa intendere i n que! r e , d i l o d e , e ringraziamento, e taf
m o d o , che íi puo quaggiu , che Sumuf pace ricerca D i o , che g l i renda o g m
i'Hit Dei. E chi ha quella pace vive fi- Creatura.
De Pa22i . Parte Terza. 171
Tmem mtam do vobis. JPacem rslinqm non trovare altro nomc piü degno , e
vebit } non turhetur cor veftrum , ñeque quel R o v o ardente , che arde , e non
fermidet.. Attdiftis quia ego dixi vobis confuma . Tanto facefti a g l i Apofto-
Vado j & venio ad TMS , D i c e cosí ií l i ' , o Sacratiífimo Spirito , che non a
V e r b o j p e r c h é v u o l mandare l o Spiri- guifa di C o l o m b a , ma informa d i fuo'
to fuo , per dar la pace . Q u e l l o Spir co ti donafti l o r o , e di fúoco molt©
rito é di coníblazione , ma tu fei o ardente. E p e r c h é come f u o c o , e non1
Santo- Spirito quella fonte fegnata , come C o l o m b a , o altro? P e r c h é aver-
que! R o v o ardente y quella C«&*iw- no a confumar un certo che d i tiepi-
ba , che ufci d a i r A r c a di" N o é , qud~ d e z r a , o-d'infedeltá-, che devo d i r e , e
la Verga , e quelle Tavole della L e g - un certo timore , che era in loro , e
ge , quelfa forte Colonna- , che nc quel che o g g i é tanto nella Chiefa, d i -
guida per quefto deíerto del M o n d o . co un» certo che di t i e p i d i t á , che nuo-
T u fei quella C o l o m b a , che efce dali" ce tanto all1 A n i m e , quanto non íi pucv
A r c a d e i r U m a n i t á del V e r b o v d i c o che mas d i r é , impedendo in noi Toperazio-
quefta* C ó l o m b a é Spirito Spirante , ne che farebbe quefto D i v i n o Spiri-
«he avendo a ripofare in cofe si v i l i to,, e la grazia , che communicarebbe
quanto 1 cuore , e T U m a n i t a noíbra- , a n o i y f e q u e ^ a tiepidka non l'impedif-
non íi poferebbe • Bifogna ^ che paífi fe. l o condfeíiderioí l o d e í i d e r o , . e non»
prima per pofarfi per T XJmanitá del lo deíidero , e ben conofeo di doverlo ,
V e r b o , e dove íi pofa In full' ulivo , e non doverlo defiderare, e con quefto
e piglia alcuni rami d i quello , e g i l deliderio l o d e í i d e r o , e per me fteffa
porta neli" A r c a . Q u e í T u l i v o fono* % e per tutti , c o m e C o l o m b a , e come
euori miTericordiofi non d* una certá Rovo-. In che maniera quefto í S o a
mifericordia eíkinfeca. fola , s dJ appa- puré cofe c o n t r a r i é , defiderare, e n o »
renza n o , n o , ma d'una certa;manfue- defiderare, dico*,, che non v o g l i o defi-
tudine piü intrinfeca , che eftrinfeca .. derare da me fteíla, come d a me ftef-
1 la detta Colomba- piglia i frutti dell" fa, p e r c h é non- v o g l i o avere aícun de-
u l i v o y che fono di lurae e d i nutri- íiderio e ardirb' d i diré , anzi dirb ,
mento'. I rami di queiV ulivo fono uno-, che íe me l o deí^e p e r c h é in eio- íi fa*'
ia Verita i, u n a l t r o ^ la mifericordia ,-1 cefse m í a v o l o n t á , e non la fuá ,
l ' a l t r o la giuftizia, eurfalicrG lapruden' j come fuá , non come mia^, ancorché*
z a . L e g r o í f e , e belfe ulive í o n o r A n i - ' in quefto c i fofse la fuá v o l o n t á , ma^
me fante, che íi ripofano- i n fu i rami non c i fofse ella primieramente, e d i r b
delle v i r t ü , e tirano 1' akre Anime a anche totalmente l a fuá,, i n nefsun mo-
D i o . Viene p o i ía- C o l o m b i n a , che é do vorreii efserne contenta , tanto m'
l o Spirito Santo,, e p i g l i a i r a m i , e g l i importa a non voler r i p o í s e d e r e , e far
conduce, e riduce n e i r A r c a , l a quaie raio quel che d i g i a g l i ho donato , e
non e come quella di N o é , ma ha un voglio , che fía turto fuo , p e r c h é dir
certo che di íimilímdine con quella ? poísa., con ogni verita i n ogni cofa :
E che A r c a é quefta í F lJ A r c a d e i r B":mf - 'voluntas tua , dico del m i ó vole-
XJmanitá del Verbo-, nella quaie ia^Go- r e , del mio d e í i d e r a r e , fiché i l bencche
lomba dello Spirito Santo porta l rami , non: mi viene per quefta via j non m i
e quivi g l i colloca , e dipoi g l i pianra par b e n e e piü tofto eleggerei, e cosí?
nella C h i e í a , dove g l i fa; fructificare ; bramo-, non aver alcun alero1 dono T
non o;iá. che la C o l o m b a dello Spirito* í u o r c h é quefto, che é p u r f u o , dMafciar
Santo' (tia fempre quivi p e r c h é non ha- tutto % mió v o l e r e , e 1 m í o deíiderio ira?
a k r o luogo fermG3 ove propriamsnte íi l u i , che avere quajunque dono fi fia »
xipoíi , che nella Eífenza- deli3 I n d i v i - folo per mió d e í i d e r i o , e mío volere r
dua T r i n i t á , ma per T operaaione fi ln me fint Deus 'vofatitu, non vota mea
dice ripofare ne g l i A n g e l r , e i n quel N o , no-, e h ' i o non v o g l i o : Qun red-
benigno b a l l © ' d e g l i Spiriti b e a t i , che dar» latid'ationes tihi. l i o bramo- come"
í i a n n o intorno alia SantiíTima T r i n i - fuoco ancora , o come Rovo- ardenta.;
%A . Quefto Sagratiííinso Spirito. , per | ln qpefta guifa non bramandolo , pee*
ehé"
ijt Opere di S. Marii Maddalena
che U fuoco é lucido , come fuoco 1' eb- fto vincolo fi compifee i l numero d e í l e
bero gli Appoftoli per efler i l l u m i n a t i , ed T r c Perlone : Pater , Verbum , & spi~
i l u m m a r i . C o s i diffe '1 V e r b o , che loro ritas SmÜus , & hi tres unum funt .
aveano a eflere la luce del M o n d o , e l a C o s i i l detto Spirito efsendo la terza Per-
lucerna pofta íbpra '1 candelliere , che f o n a , viene a compire i n n o i la fteffa
fa lume a t u t d , e ancora, che aveano T r i n i t á con quel v i n c o l o indiflblubile ,
a cffere la C i t t á pofta íbpra i m o n t i , e fe noi non manchiamo dal lato n o ñ r o ,
una c o f a , che é ofeura , c tenebrofa della perfetta carita., che communic*
non íi v e d e , e non da d i l e t t o . Arde c o - egli a n o i , come difse quell* ó r g a n o del-
me i l R o v o , c non confuma queftoSpi- l o ftefso Spirito Santo : Charitas Dei
r i t o , a i u i riftora i l confumato , per- dtffufa e(l in cordibus no/iris per Spiri-
c h é avendonoi peccato mediante la d i - tum SanUiétn , qui datus e{l nobis. Ef-
fubbidicnza, avevamo perdura lafoftan- fo ci manifefta quelle c o f e , che abbiamo
za , che '1 Padre Eterno ch* avea da^ da fare per piaecre alia T r i n i t á n e l l ' i n -
ta , e mediante l a venuta dello Spiri- trinfeco con V ifpirazioni, c n e l l ' eftrin-
to Santo, fu reftaurata, venendo e g l i , feco c o n le p r e d i c a z i o n i , e avvifi, che
come dono ad a r r i c c h i r l a C h i e f a , e c o l - tutti procedono d a e í t o , liccome dice i l
marla d i tjuelle g r a z i e , e di q u e ' d o n i , D i v i n o Appoftolo, che neffuno puo no-
che i * actribuifeono particolarmentc a minare quel dolce , e foave nome d i
quefto fpirito . E* ancora l o Spirito San- G i e s ú , che non fia mofso dallo Spirito
to quella fonte fegnata, che ci manife- Santo. E g l i c i l difpenfatore d e * t e í o r i ,
fta la Veritá , quando diffe , che a c h i che fono n c l feno del Padre. E g l i é i l
andafíe a l u i per cavaríi la fete , dareb- teforiere d e ' c o n f i g l i , che fi fauno t r a ' i
be un acqua viva che farebbe i n l e i una Padre e ' l Verbo . E g l i é figurato i n
fonte , che falirebbe , c dove ? i n vita quella V e r g a , che batte neldeferto l a
eterna, fegnata. S i c o n quel gran íigil- pietra, c fa ufeir 1* acqua , che fazianon
l o dell* immenfo arnore interno come í o l o le Creature, ma ancora le beftie.
procedente dal Padre , e dal V e r b o , e E i n che guifa? L* Eterno Padre piglia
cosi vien quefto Spirito fempre fegnato quella Verga con la mano della fuá Po*
con quel preziofofigillo d e i r a r a o r e , d i - t e n z a , e B o n t á , e batte quefta pietra:
r o anche fegnato c o l í i g i l l o d e l Sangue Petra antem erat Chrijitts , Donde , c o -
del Verbo fvenato A g n e l l o , p e r c h é egli me giá la lancia delcrudele, mafortu-
é ftato quello % che i1 ha meritato per nato L o n g i n o , faufeire non folo acqua ,
n o i : Si non ahiero íarsíílitHs non vt- ma Sangue ingrand'abbondanza^ a c q u á
niet ad vos fi rntem ubisro mittam il- per lavar le noftrc macchie,. e Sangue
Lmn ad vos. V ifteííb Sangue , é q u e l l o , per abbellire T Anime noftre, e per unir-
che l o muove a v e n i r e , com^ho detto, le mentre dimorano nel deferto d i que-
fe bene da fe fteífo l i muove , e vuele fto M o n d o abitato dalle beftie, p e r c h é
ancora venire. Quefío Spirito vicn rap- Home cmn in henore efjet non intellexit >
prefentato in quelletavole d i Mosé d á t e - campar atas eft jumentit mjípientibus, , &
le da D i o , dov'era fcrkra l a L e g g e f u a , fi milis f a ü m efi Mis. Batte ancora que-
che dovea oflérvare quel p o p ó l o , ef- fta fermiillmapietra nel deferto del Pa-
fendo , che quefto fpirito é i l compi- radifo, dico deferto rifpetto a g l ' uo-
mento d ' o g n i L e g g e , ecco c i d á i l c o m - m i n i , p e r c h é da p e c h i , rifpetto a que*
pimento d e i r eller d i D i o in noi ^ dico che íi dannano é abitato , e q u i v i do-
per grazia , e di quello , che l o fteOo manda per n o i abboadantiflxme ac-
D i o ricerca da noi formandoci, e con- que d i grazie : Zt fiet i» eo fons, a-qm
fermandoci nella fuá g r a z i a , e c i da i l falientis in vitam Aternam . P e r c h é in*
compimento dellagloria procedente dal- volci in, quefto fiume , che tanto fale
la g r a z i a , e com* egli é i l nodo per quaeto> fcende „ arriviamo cola onde
cosi diré della Sandísima Trinitá , le- egli érfcefo : Omnem daf um optimum > O*'
gando i l Padre, ed i l Figliuolo con. i n - omne donum defur/um e(l deícendens a
diffolubil vincolo d' amore , che é 'úi^JPatre ¿ttminum e cosi ¿» eojons
compimento della T r i n i t á , e eon que- falhnth m virum Merwm Senv»
prc
D e P a z z i . Parte Terza.
jire le cataratte d e í C i e l o fon* aperte per ad un rratto . O Verbo quanto inter-
l7$
mandar giú l a G r a z i a ; ma noi non ten- viene? L a vite che ha un tratto fra'l fuo
ghiamo apena la bocea d d defiderierper sforzo manca prefto i i fuo frutto . M a
ricevcrla. O quanto fta aperco i l C i e - D i o c h ' é Ecerno , vuol che l a C r e a -
lo a mandarlo , Venga , venga, o Pa- tura fuá operi perpetuamente , e cora
dre E t e r n o , Venga , venga, o purifíi perfeveranza , aflbmlgliando a l u i ,
mo Verbo ^ p o l c h e v i degnate d i voler e v u o l e , che operi peffettamente fen»'
mandare queft'ameniííimo S p i r i t o , Spi- za mefcolamento d i proprio amore ,
rito d i b o n t á . M i r a i l movente , c f e r e p e r c l b q u a g g ' ú i n t é r r a a l c u n e v o l t e l a
miflimo Spirito partente dal feno del leva da fe fenza mai l e v a r l a , e l a plan-
P a d r e , entrante n e l c o í h t o del V e r b o , ta nel giardino della Chiefa , dove
donde poi ufeendo dal cuor del V e r b o , viene a partecipar piu delF aridicá , e
v i c n q u a g i ü da n o i . O comevien ricco fíceitá di detta C h i e f a , deli* ariditá d i -
per n o i , obeato c h i r a c c o g l i e . D a l fe- co d e l k c o n t i n u é t r i b u í a z i o n i , e trava-
no del Padre attrae la potenza c o n piu g l i , che fempre h a patito- , parifee , e
copíoíítá di d o n i , che non fono le Stel parirá la Chiefa , d i c o d i p i u parteci-
le nel C i e l o . D a l Coftato del Verbo at- pe delF ariditá dell'altre fue piante, l e
trae tnV ardente aniore p i u copiofo di quali akre piante vanno participan-
frutti, che non é l a Primavera d i fiori. do della graffezza fuá , facendofi u n *
D a l Cuore del V e r b o attrae un1 intrinfe- fpirkual c a m b i o , o mucazione deld*ari-
c a puritá , piu lucida , che non é una ditá d e i r u n o c o n la graíTezza dell'^1-
limpidillima acqua críftallina . O che sro , donde D i o viene molto piu ©no-
gran c o f a ! L o fteífo Spirito íi parte da rato y che fe ciaícheduno- rimaneífc
queldegno perfonaggio deir Eterno P a - nel fuo ellere, o ñ a t o . Ancora v á i l
dre , viene quaggiu da noi , detto fpirito trapiantando alcune altre
11 movente fpiritotuo va c í r c u e n d o i l piante p u r é neir U m a n i t á del V e r b o «
C i e l o , e la térra . V a coltivando l'ame- e le va donando, facendo come queU"
no giardino della C h i e f a . C o l fuo refpi- amicoche ha alcani bel frutti nel f u »
rare va attraend^ le piante della térra giardino', i quali fe bsne g i ' ama, non**
á r i d a , e fecca, e piancandone n e l fuo dimeno per T a m o r e , che porta a l fuo
giardino della Santa C h i e f a , dove fono amico glieli dona . Tanto fa l o Spi^
innañiate da cinque r i v o l i , e s* é faxto i l rito Santo, quando ha qualche A n i m a
V e r b o fonte per inaffiarle , e i r i v o l i congiunta a l u i per aífetto d1 amore y
fono le fue cinque P i á g h e , e n o n T i n - T ama m o l t o , ma ama tanto i l Gene-
naffia c o n aequa, m a c o l proprio San- re umano-, che trapianra 1* Anima , c a -
g u e , e qual piu árida térra l i pub tro- vándola di fe,, dico per fottrazione del-
vare y che quella de gl^ infedeli ? C h e fentimentao g ü i l o , per dir e o s i , fenli-
non fanno dove fí fermare , pofare, e biledella Grazia,. e la dona al Genere
dilettare . V a pigliando l a íbprabbonr umano', a t a l che pare q u a í c h e v o l t a ,
danza d t l l a grazia de3 fuoi E l c í t i , e doni che Ia Anima non gufti D i o , e puré l o '
ehea loro- conferiti, g l i eommunica a gode piu ampiamente . Tanto fece l o
queíti nuovamente piantati , pero che ftelTo Spirito ali'Eterno V e r b o , che lo'
í a r e b b e tanto grande i'abbondanza de' levo , fecondo't nollro modo d i parla-
d o n i , e g r a z i e l o r o , dicoy degli E l e t t i , re dal feno del Padre, e por l o trapiantb1
che ftb per diré,, non la potrebbon fop- in queílo- Mondo-, dove fon' i o mifera
portare, c quaíi mancherebbono fotco *1 miferabik. E d i n u o v o p o i l o trapiantb5
pefo, benchéfoaviííirao d i q u e l l a : Crnn n e l l e m a n i d i q u e * m a l í , e perveríi G i u -
feceris mimbtlia non fnftineiñmus . Trae d e i , ma intsrvenne a l o r o y. come a d
poi q.uefto'Spiritoaícune akre piante da uno>a c u i foíTerodati m o k i , e ament
« u e l l a térra tantograziofa d c i r U m a n i t á frutti y i l qualc per non eíler aífuefatto y
del- Verbo , e tanto influente. A k i m e ed avvezzo alia d o l c e z z a d i q u e l l i , glii
ne trae per l a lor troppa a r i d i t á , e al- mette da banda, e non g l i apprezza. E
cune altre per l a troppa graflfezza, non che cofaíu piu meífa dabanda,, e non ap^
volendo che facciano yl frusto^ eos i tutto prezziata > che 1 mió Verbo d a G i u d e i T i i i
qua-
174 Opere di S. María Maddalena
ouale fü proprlo come un legno f e c c ó , per r e g o l a , € dottrina fono Iníieme u n i -
c h e p u b n u o c e r e , e giovare a c o l u i che t i , e l Sangue dello fvenato A ^ n e í l o
r h á . Tanto f e c e i l Verbo a G i u d e i , che corre infierne a fpegnerla. Ma v e d i , ve-
dette noctimento a q u e l l i c h e n o n i o r i - d i quanti í b r g o n o su per rovinarc , e
tevettero, e non credettero i n l u í . rnandareaterra i l detto edifizio , ancor-
Fece quefto D i v i n o Spirito nella pri- c h é fia f e r m i í r n n o , perb che quanto e
ma fuá venuta fopra g l i Apoftoli ^ che dal canto l o r o cercano d i r o v i n a r l o , e
quelli refero atto Tuniverfo ad efferetra mandarlo a t é r r a , ma per l o piú viene
quefte fmttuofe piante, fe bene molti i l mancamento piü da muratori j e dalia
ora per l a l o r o ingratitudine fe ne priva- c a l c i n a , che da faftt. S i , s i , credono'
no . M a non refta perb contento quefto i tuoi Crifti , e le tue Spofe onorarti
Spirito d i quefta fuá operazione d i tra- con amare feftefle, e s'ingannano for-
piantar quefte piante nel giardino della temente , p e r c h é fono p i u lontani da te *
Chiefa 5 Perb le vuol, trapiancare dal che non é l a luce dalle tenebre. O n d e
giardino di detta Chiefa nel giardino del non ricerchi dalla Spofatua molte paro*,
Paradifo,. che é l a Santa R e l i g i o n e , e l e , ma anfioíi defideri, e fondate ope*
dal giardino della Religione ,f le vuol r a z i o n i j p e í a n o n b a f t e r á d i r é : Domine-
trapiantare nel siardiRodelli'armco * che Bcmine aperi ncBis-. M a come diíTe l a
k X U m a n k á d e l V e r b o , n é íi ferma, nc V e r i t á infallibile . N o n entrera nel re-
fi contenta, í i n o a c h e n o n l'hacondotte gno de' C i c l i c h i folamente due volee d i -
q u l . L o fteffb Spirito infondente. n c l l , r á . Domine Domine . N o n íi feuíi alcu»-
A n i m a viene con filenzio cantando: n o d i n o n poter onorarti, n u s i bene s"
re fremuerunt gentes , & populi medítñ- accuíi ciafeuno, che non ti v u c l ' onora-
ti funr inania l Afiittrfint Reges terr& 3 r e , p o i c h é Y onore dipende dal noftro
& Principes cenvemrunt in unum adver- cuore, d i c u i volefti, o Signore, fola-
fus Dominum, & adverfus Chriftum s-jm . mente farcL padroni . N o n íi fcuíi; nef-
Vien cantando, e narrando le qualita d i funo p e r o , che dicefti a tuoi Apoftoli
íe fteífo-. V i e n narrando la veritá per che í a r e b b o n o V opere íimili a te, anche
uniré difcendenda i n q u e l l i , che fono d i q u e l l e , che fácefti quanto alia m a r á -
uniti a l u i , e a proílani fuoi. Vien nar- viglia del!* opere ífeeíle faranno mag-
rando^chel p o p ó l o elettodovrebbe fem^ g i o r i , o minori , í e c o n d » l a c a r i t a , e
premeditare,, e contínuare l a memoria. v i r t ü . , che fará in loro . N o n fi feuft
de3 benefiz;'Divini, e de' íüoi novifllmi: a l c u n o , e non s* afiícuri perfona d i fare
Memorare nwiffima, tua , & in íternum nelsempoavvenire conifperanaa di p o -
nm peccabh . Viene qpefto Spirito per t e r e e chi ha 'I tempo prefente non af-
riedificare deltutt®- Tedificata C i t t á di petti i l f u t u r o , perb c h e l o Spirito San-
G i e m í a l e m m e ^ e a quefto mirabile edi- t o non preterir punto d i venire a quel
fizio, fa come uno. che provede tutte t e m p o , che i r V e ^ b o avea promeíro 3
le cofe neceífarie a l detto edifizio-. O n d e non preterí' punco no , ma che dice i l
elegge alquantimuratori , e altri mano- Verbo ? Vigilate quia-; qiefcttis . qpa hará
v a l i , e altri che non lafciano- mancare Dominus vefler ventiírtts fif. P e r c h é nos
alcuna pietra ben lavorata, e d artifizia- preteriftiun punto-<á Verbo di venire a,
ta . L* Architettore 3 e C a p o Maeftro quel tempo,, che avevi promefíb JÍ per-
« 1'Eterno V e r b o . I muratori fono i c h é v o l e v i , che facefluno; quel medefr
íuoi Crifti in t é r r a , p e r c h é non pub- ef- mo n o i , e particolarmente le tue Spo--
fere edifícata , n é pofta alcuna pietra fe, c i o é , che non preterífllmo un pun-
fenza i detti fuoi Crifti i n térra.. I ma- to dellcpromefle a te fatte, perché fa-
n o v a l i , che del continuo p o r t a n » , fono rebbe meglio non aver promefíb , che:
g l i attivi Confefíbri , 6 le pietre per ador- dopo l a pfomeífa p r e t e r i r é . L o fpiraH'-
namento non fono altro, che i Concern- teSpirito ateraeafe gli accefi-deíiderjv-
p l a t i v i . L a calcina , che fa quefta- fan- e Tinfocate parole de'fuoi Elctti , o fia-
taunione, fonoleSante V e r g i n i , dove no: verfo i l fuo Signore con ardente;
avrebbono a concorrere le fue Spofe, in- brama d i divenir íimile a l u i : J ^ ^ "
fieme con i'arena de Sanci R o m i t i , che < <*• ptrfeüi- fnut Bater uejler ptrfeüus
De'Pazzi. Parte Terza. 175
í/f. O d i c a n t á f v i f c e r a t a verfo II Proífi- b r e , che l a l u c e . Tanto é g r a r í d e , o D i o
mo, ma per deíiderio di í h m p a r e ne* cuo- m i ó , l a tua G r a n d e a z a , e'l tuo A m o r e ,
r i di ciafcheduno i l D i v i n o amore, l é qua- che s' eílende nel C i e l o , nel circuito del-
i i parole, e deíiderj fono fpirati da l u i , e la t é r r a , ne g l i fpiriti.Beati colafsu, quag-
l i r i f c n f c e d i n a n z i a l T r o n o deir Eterno g i ü , ne g l i u o m i n i , e i n tuttte le Creatu-
P a d r e , per modo d i d i r e q u a g g i ü a n o i re . L a grandezza della b o n t á tua , o
con che accrtfce la gloria atutto i l Para- Eterno D i o , t i moííé a mandare i l tuo
d i f o , e p o i l ' i n f o n d e a n o i q u a g g i u , efa V e r b o nel M o n d o . Quanto amo D i o i l
un ñ u t t o foaviffimo nelia C h i e í a . Ildet- M o n d o ! non i l M o n d o , n o , m a g l i a b i -
to Spirito é d' una b o n t á tanto foave, e tatori del Mondo j ma che ricompenfa
f o m m a , che ancor p o i a í T u m e , dirb co- nericeve? F u r o n o p o i p i ú amate, e p i ü
51 • p e r c h é non so come diré i n altra s a i fono amate le tenebre , che l a l u c e . C h e
f a , aflume dico a fe tutte le c o f e , che?on c o f a í i a n o queftetenebre, eche íia que-
c r é a t e , ma non le Creature ragionevoli» ftaluce, e quanto quefta fia riíplenden*
i* aflume dico dalla potenza del P a d r e , te, equelleofcure,efolte, eimpoílibi-
dalla fapienza d e l Verbo , e ne fa un l e a d i n t e n d e r l o , non che a narrarlo con
compendio » e che fa? e T offerifce al altro ajuto, che D i v i n o . L o fai tu Si-
V e r b o , e fache íl rinuova uncompia- g n o r e , e q u e l l o i n parte T i n t e n d e , a l
cimento fra i l P a d r e , e i l V e r b o , e per- quale t i piace farlo conofeere, p e r c h é
c h é le cofe créate non hanno capacita d' quefto c o n o í c i m e n t o viene da t e , che
intendere D i o , e g l i p i g l i a i frutti, che ne fei Padre d i quefto, e d* o g n i vero l u m e :
cavano le cofe c r é a t e che non hanno ca- k Patre luminum . C o n c i o l í a c h é come
pacita d' intendere D i o , egli p i g l i a i frut- i l S o l é non con altra luce íí pub vedere,
ti , che ne cavano le Creature ragionevo- che c o n quella d e i r i f t e í f o Solé , n é c o n
i i j pero che tutte quelle cofe, che fon altro r a g g i o , che con q u e l l o , che viene
c r é a t e per fervigio d e i r uomo , e pub dal S o l é , íi vede i l Solé fontana d i tuttl
i l detto uomo per mezzo di quelle veni- quei raggi j cosi non con altra l u c e , che
re a qualche capacita dello fteífo D i o , e con la t u a , o m i ó Solé D i v i n o , íi pub c o -
v i e n m a g g í o r m e n t e a ridondare nelle nofeere, e intendere quefta tua luce j non
Creature l a fuá liberalitá. Quanto é gran- con luce d i fapere, o d' incendimento na-
de quella ridondanza dellatua liberalitá turale, quantusque a c u t o , e penetrante
verfo le tue Creature , o Signore ? quanto lia j f o l o , folo con l a tua luce , come c o n
« g r a n d e , quanto é grande ? l u m e d i f i a c c o l a , o d i t o r c í a accefa, i n
vano íi cercherebbe d i vedere i l S o l é , e
C A P I T O L O V. quefto lume i n noi si poco chiaro d i co-
nofeimento, e faper umano fervirebbe
Sentimenti waravigliojt /opra qudle pa- p i ü t o f t o d ' o m b r a , ed abbagliamento,
role del y angelo . L u x venit i n mun- che d i luce per intendere i tuoi fegreti:
dum , & dilexerunt homines magis Et revelafti e» parvulis . C o n l a tua
tenebras quam lucem , degli effetti luce fola Signor m i ó j s i , c o n l a tua l u -
della Gracia nell* Anima , e delle ope- ce f o l a . Nafcono alcuna v o l t a l e tene-
raKicni del Verbo. bre n e l l ' A n i m a per l a fottrazione della
Grazia, l a q u a l Grazia, quando é nell* A n i -

««>tte ¡t.
T A n t o h á a m a t o , ed ama 1* eterno ma, fa molto grandi effetti, e fra g l i altri
Padre queílafua C r e a t u r a , che non la fa a t t a , e difpofta alie tue operazioni,
gl* é baftato daré i l fuo U n i g é n i t o per fuá o Signore, le quali operazioni tue fono
K e d e n z i o n e , m a c e l o da d e l continuo tantoimportanti n e l l * A n i m a , quanto c
pernoftro ajato, refrigerio, econfola- importante a l e i , che tu c i íia j ed é tanto
^ i o n e , e non folo per quefto , ma ancora importante a l l ' A n i m a , che tu c i lia, quan-
perche del co ntinuo accenda ed infiam- to é i l fuo proprio eflerein l e i j anzi piu
í « i i l n o í l r o cuore del í u o D i v i n o amore 5 di quefto, pero che fenza te non ha a l -
^ c i dia il fuo lume per poter. conofeere cuno e í f e r e . S o n ó varié quefte opera-
í i o i f t e f l i , e la b o n t á f u á ; m a m o l t i , an- zioni , quanto h varia la grandezza della
fciümaggior parte amarso piü le tene- 1 comunicazione tua 3 p o i c h é ti comunichi
in
i Opere di S. Maria Maddalena
i n infinite A n i m e , ma i n varj m o d i nrnl- veníale . N o n gia d i fragliita, perche
tiformis Gratia Dei. E dalla tua comu- quefto non é concelío ad uomo mor-
nicazione nafce ín efle una grandiflima tal e : JEt fepties in die c»dit juflut . £
brama d i comunicaríí áltrui* ina t e c o , da quefto naíce* che D i o é da tanti poco
in t e , e per t e . Conciofia che come i l onorato, e da tanti pochi conofciuto. L a
Verbo é comunicante , ed é tanto co- quarta operazione , anzi eífetto , che
municante, che non ha nulla in f e , che fala Grazianell* A n i m a , é unafortiñca-
non c o m u n i c h i : C o s i i ' A n i m a é comu- ta veritá : Vent/ts tua, in circuitu tuo ,
nicante per la G r a z i a , perb che comu- Scttfo cinumdubit te veritus ejus . Per
nica tutti i d o n i , c grazie a leí conferi- cui refta T A n i m a forte, e í i n c e r a , e fa
t e , con defiderio d i comunicare 1* A n i 1* opere tue in v e r i t á , e íinceritá. M a
m a , e'lcorpofuoperfalute de'Proífimi bifogna c h ' e l l a fia fortificata i n D i o
f u o i . E f e b e n e T Anima non pub finiré, quefta v e r i t á , p e r c h é verrebbe T a v -
nondimeno ad efempio d i quello , che vcrfario, e manderebbe a t é r r a , e de-
comunica fe fteflb, e l a Grazia fuá l a primerebbe quefta v e r i t á . Quefta luce
v u o l d a r é , ed é preparata a metterla conferifcenonfolo la G r a z i a , ina con-
m i l i e volte per l i Proílimi . E quefto ferva, eritiene n e l l ' A n i m a la bellezza
é l?altro effetto, chefa la G r a z i a nell1 dell'elTenzadi D i o , c h ' é i n effa, e que-
A n i m a , c i o é , che la rende i n u n certo fta eflenza d i D i o nell* A n i m a , e non fo-
modo eguale per fomiglianza alia eomu- lo laconfervazione d e l l ' A n i m a da D i o
nicazione del V e r b o . 1 / altro eft'etto del- nel fuo eflere, fenza cui ella diverrebbe
l a G r a z i a n e l l ' A n i m a , é una faporofa un niente, ma é per una participazione
C a r i t a , che l a fa ftare i n D i o , e D i o dell* e í f e r e , e perfezioni D i v i n e , per cui
in l e i : Dem chantas eft , & qm ma- é l ' A n i m a , e piuperfettamente, che per
netin charitate, in &e& maneta & Detts la natura: Ego fumlnx mundi, quifequi'
in ea. Quefto íapore della Carita non turmenonítmbuUtintenebris. Sel l a l u -
s' acquifta dal noftro bafíb intelletto, e ce del M o n d o , o V e r b o , e chi feguita te,
ítffetto , mentre é qua g i ü rinvolta non va nelle tenebre, e gli dai lume vivi-
nell'ofcura prigione del c o r p o , e nclle ficante, glorificante,ed eterno, i l quai l u -
tenebre della carne , che non pub tan- me vivifica q u e l l ' A n i m a , che T h a i n f e ,
to . N e l l a Divinitá n o , p e r c h é é troppo d á n d o l e una vita vivificante, chefa vivi-
a l t a , eprofonda, e q u i n o n c i g i u g n e . ficare ogni fuo penfiero, parole,ed opera-
N o n nell' U m a n i t á f o l a , dico nella car- z i o n i . O gran cofa, che una parola profe-
ne, ancorchc quefta fia efaltata a i r u n i o - rirá d a i r A n i m a , che ha quefto lume vivi-
ne della Divinitá per mezzo d e l l ' A n i m a , ficante , fá come una faetta, che penetra i
p e r c h é altrove trova maggior diletto, e cuori delle Creature,epur s'é veduto glo-
1'Anima trapaífa i n una certa maniera rificante , p e r c h é : ln lamine tuo videbimus
quefto oggetto, che é l a carne, come co- lumen. U tuo lume da un lume, che t i ren-
fa di fuá natura inferí ore a s é , fe bene de onore, di modo tale che a quefto vor-
quefta é carne D i v i n a . M a i l fapore dell' rebbe veramente, che ogni movimento di
A n i m a , come in proporzionato oggetto foglia cedeífe in onor t u o . Beata équell*
é n e l l ' A n i m a d e i r ' U m a n a t o V e r b o , che é A n i m a , che ha in fe quefto lume, d i cer-
nel mezzofra D i o , e T u o m o , e fa co- care in ogni cofa i l tuo onore eterno,per-
municare l a faporofa Carita , D i o alia che fá eterna per brama di giovare eter-
Creatura, e la Creatura al fuo ProíTimo. namente, fe poteífe al Proílimo, perb che
(Quefta Carita non é femplicemente C a r i - fi come la luce non pub ftare racchiufa
t a , c o m t comunemente s'intende, ma i n s é , ma bifogna, che íi diftbnda i co-
una faporofa C a r i t a , che vuol diregufte- j si q u e f t ' A n i m a r che ha quefta l u c e , non
v o l é , che fa molti buoni effetti nelf A n i - la pub puo c o n t e n e r é in s é , ma bifogna che
m a , e le conferifce molte grazie, ma non la diffonda, ed effonda nel Proífimo, dico
fonoguftate, fe n o n d a q u e i l i , che han- che é coftxettaacommunicarfegli, eda
no ben bene purgato ilpalato del cuore farlo capace i n quella maniera , che
da o g n i c a t t i v a q u a l i t á , e u m o r e d i pec- pub della commumeazione tua, e de do-
cato v o i o m a r i o d i m a l i z i a , a n c o r c h é ni che fá alie Creature, che a te p e r í e t t a -
men-
De'Pazzi. Parte T e m . 177
mente íí con^ertono, cd e g l i p e r q u e R a che chiarezza . O profonda , e a d -
vía único a te íi comunichi anche a g i i miranda U m a n i t á del m í o V e r b o ? Rif^
altri} e con queirifteffo illuftrando, que- guardo , e veggio Tumiliata U m a n i t á
fti ancora, g l i altri viene a fare una ca- communicante alie Creature u m i l i a z i o n i ,
tena d i l u c e , che unifce tutti a te per ca- e a v v i l i m e n t i , unachiariffima l u c e , che
rita j e cosí viene ad efíere eterno a P r o t i l Mondo non pubintendere : Ita putter,
'fimi per carita. M a p e r c h é amano egli- qtteniam fie placltum fuit tnte te. O n d e
no piú le tenebre , che l a luce ? P e r c h é 1' operazioni, che i n su quelV alto monte
avendo g l i occhi d e b o l i , non p o í í o n o í i f a n n o , fonofolofra D i o , e la C r e a -
affiffare nello fteffo lume , e pero q u e l i i , tura , tutte n e i r intrinfeco , non punto
che non caminan© con íínceritá per aver eftendendoíi neireftrinfeco,ed efteriore.
1* occhio d e b o l e , non l o poffono aífiffare P e r o che va circondando quefto V e r b o
i n t e , che fei D i o , che a b i t i i n quell* con la fuá luce tutte le Creature fue piú
inaccefllbil luce della tua inefcrutabilita. care, rimanendofempre nel fuo perma-
A m a n o piú le tenebre, che l a l u c e , per- nente t r o n o , e fá con quello i n varj tera-
c h é non t r u o v i l u o g o i n q u e l l i , dove tu p i , a te fempre prefenti, v a r i é , e conti-
poffa collocare íl luminofo fpecchio del nué o p e r a z i o n i . E c h i p o t r e b b e mairaC-
tuo D i v i n l u m e , non aprendo eífi i l l o r contare i* infinite operazioni, che fi fan-
cuore pe ' l confenfo, ma tenendolo chiu- no fopra quefto alto , ed elevato monte
f o , e riftretto in fe , m e r c é d e i r a m o r della tua Sapienza, dove fei feguitato da

f
>ropio maledetto. E fono tanto grandi le rué Creature, dall* Anime d i c o a te per
e tenebre l o r o , che parlando a n c o r a d ' vera carita, e puro amore congiunte?
aver l u m e , e íi vanno uíurpando le cofe O , fono tante , erante, che mai í i p o -
eftrinfeche, equefta é una m a l i g n a , e trebbono narrare, m a p o c h i f o n q u e l l i ,
perverfa ignoranza . O n d e T E t e r n ó Pa- fe bene in apparenza m o l t i , che ti vo-
dre non truova da collocare quefto fpec- gliano veramente feguitare i n fu quefto
chio d e l l ' U m a n a t o Verbo in mezzo de' monte , e che vogliano dar opera a
l o r cuori per i l l u m i n a r l i , e pur vorreb- quefta tua operazione. V a i circondan-
be che fteíTe in mezzo delle potenze dell* do tutta la térra per abbraceiar q u e í F
A n i m a , e particolarmente fra Tintenzio- Anime , fempre dimorando pero neí
n e d ' a í f e t t o , affinche vemífe ad illumi- tuo altifliimo T r o n o . E d eceo , che
nar tutto Tinterno deirifteíla A n i m a , ac- veggio collocaríi quefto V e r b o in uno
cib che p o i ella al r i v e r b e r o , per cosi di- fpazioíiííimo prato, quale e l a fuá i n -
r e , di queílo fpecchio D i v i n o , diveniílé finita Mifericordia, dove molti l o fegui-
come un lucidifllmo fpecchio, e folfedi t a n o c o J M u m e d e l l a fteíiá Mifericordia.
tal lume ornara, che g l i altri poteííéro \\ Y e r b o ricerca da quelli , che diano
volgere i n quella g l i o c c h i , e da quella opera a quefta fuá operazione per falute
prendere ogni efempio. E r a tanto bene delle Creature 7 e piú onor fuo, fe bene
collocato quefto fpecchio, dico quefta in íe ftefíb, e per fefteífo é onoratifli-
luce neir U m a n i t á deli5 incarnato V e r b o rao , e fonte d5 ogn5 o n o r e , e g l o r i a , ma
c h e c h i a v e í í e riguafdato nel lume deU' l o f á per poter glorificare la fteífa Creatu-
i f t e í f a U m a n i t á , e n e l l a c o g n i z i o n e , ch5 ra . M a fon piú degne d'effer ammirate
ella aveva , v* avrebbe veduto¡ dentro le ftefíe operazioni, che dapoterle inten-
tutte k Creature fatte da D i o , dico la dere , e raccontare . S i iipofa qul i l Ver-
grandezaa, e l a qualitá di elfo: -Ega / « w bo nella valle d e i r u m i l t á , attraendo
iux mnnd-i. feco la Greatura nella ftefía valle deU*
O umanitá del m í o V e r b o quanto fei u m i k á , pero che eflendo in t é r r a
efaltata. E* tanto efaltata i n t é r r a dalF difíe quefte parole : Imparate da me ,
Eterno Padre queft^ U m a n i t á , che aífu ehe fon mite , ed u m i l dx cuore , c
m e l n f e quafi y efíere della D i v i n i t á , e ancor qui d á da operare alie ftefíe
tn quella vede l' efíere di tutee le Creatu- Creature , fe v o g l i o n o operare . V a
r e , delle poflSbili n o , n é c o n quella chía- poi queft' amorofo Spofo feguitando i i
r e z z a , che fá l a Divinitá , p e r c h é farebbe fuo cammino , cercando d i ridurre
ua comprendere > ma delle fatte > o a fe T A r v i m e , o r a i n un m o d o , o r a i n
un*
178 Opere di S. María Mnddalena
un a l t r o , c di qut In modo piu d i k t t e v o - valle d e i r u i m l t á p r c f r o a.'fonte della ve-
l e g l i conduce a una limpidiínma í o n t e , r i t á : nella roccadella Giuftizia a quelle
equefta é l a f u a v e r i t á . Q u i ci fono da che d i queíle virtu tue fono imitatricijnon
faremolte o p e r a z i o n i , ma tutte fono da p e r c h é ceííino dairopera/,ione3ma perché
rifguardarle, enon da narrarle. Segui- piíi che mai operando teco l l ripoíino; e
tando r u m a n a t o V e r b o di ricercarela quefto ripofo é u n deíiderio d i c o m p i a -
fmarritaPecorelIafuaCreatura ü ferma c e r t i , e un diletto , che fente 1'Anima in
i n u n giardinoj che é l a fuá Potenza j feguirti, e uniríi teco per mezzo di quel-
dove ciconferifee, emoftra le fueone- le virtíi, í h e t u i n e l f o infondi s per le
r a z i o n i . Afcende piü in ako 3 e fagiie quali la tai fimile a t e , c viene in quella
5n una fortezza, la quale é munita d3 o- maniera, che quaggiu íi pub a parteci-
gni forte d' arme, c o n le quali íi pub di- pare i m o l D i v i n i attributi. E da quefti
íendere tutta l a C i t t á , ed é quefta for- troni a quegli altri fi paíía, che tu ab
tezza la Giuftizia j dove fono infinite Atemo preparafti co 1 Padre : Diligemi-
opere da o p e r a r í í , ma tacefa . A v e n d o bus te. In doma Paíris munfimes mults.
moftrato i l Verbo i l fuo v i a g ^ i o 3 e la {unt. O che troni q u i e t i , e g l o r i o ñ í o n
fuá operazione nella Mifericordia , e co- quelli del1/Anime d e ' P e a t i . P o í l i nella
me va cercando la fuá Creatura con man- piü bella parte del Paradifo, nelle mem-
fuetudine, ritorna al fuo trono della de- bra del Verbo , quivi X Anima d i ciafcun
lira del fuo Eterno Padre, e le moftra, Beato íi ripofa, fecondo che egli oprb
come cerca la Creatura nella Sapienzai nella vita m o r í a l e . I Contemplativi ne
clefaconofeere 5 che fe ella aderifee a g l i o c c h i , i D o t t o r i nella bocea , iMife-
eíTa Sapienza» egli 11 ferma collocandole ricordioíi nelfeno, i Giufti nelle m a n i ,
i n q u e í l a , e quivi opera, cosi facendo g l i A t t i v i n e ' p i e d i , IPazienti nelle fpal-
in tutte Taltre virtu fimigliante a'fuoi le 5 M a le veré Spofe del tutto nel Divjn
P i v i n i attributi felice, e beata q u e i r A n i - beneplácito rilaflate , confumate tutte
ma , che feguita o V e r b o i l lume tuo per amore nel cuor deíl' umanato V e r -
permanente in t e , c comunicato a n o i , bo : percib reftb queil' ufeio aperto nel
c fubito, che s* accofta a t e , conoícc l o Coftato, accib poce0ero entrare a fuá
ñeifo lume, i l quale é d i tanta grandez- porta a ripofare in quel cuore . Q u i v i
z a , e v a l o r e , che íi manifefta neirope- r A n i m a beata per amore inebria, e
r a z i o n e » cheben í i p u b conofeere, ma non é fazia > íi fazia, ed éfempre litibon-
non efprimcre j m a c o n c e d i l o . da i íi confuma, e non íi ñ r u g g e > muo-
D a l l a fuperfluenza della grandezza re per dolcezzain eterna vita , ed é una
d e l l ' immenfa Mifericordia, e Bontá tua, v i t a , c o m e m o r t e , perché nulla fente d i
o V e t b p , ne v i e n i a preparare quet feli- f e , tutto di D i o , ed é una morte tutta v i -
ciflimi troni a* quali ci conduci con q u e i r t a , perché é p e r f e t t a m e n t e beata fenza
á r d e m e , chiariíílmo , e puriflimo raggio veder mai fine, in nidrio meo morí un D i
u f c e n t e d a i r U m a n i t á t u a , i l qual raggio queftamorte, che é v i t a , mzMultipli-
e un conofeimento * e p e g n o , che ne dai cubo diesy p e r c h é vivero fempre felicií^
d e l l o fvifeerato amor t u o , che non cono- fimo, e tutta l a confeguenteEternita.
fee i n e m e z z o , ne termine , p e r c h é é in- O r torno a t e , mió V e r b o . T u t t o quei-
finito, finem dilexft eos, E che troni l o , che intende l a Creatura, tutto quel-
fon quefti? Q u e l l i forfe, ne quali t ú r i - l o , che glorifica la Creatura, é un omt
poíi nellefeliciflime A n i m e , che tutte a b r a c o l o , un* o m b r a , un compendio dell*
t e í i confacrano, e non vogliono avere eífer di D i o , tutto quello, che fa gleriofi
parte a l c u n a c o U M o n d o , onde quelle te- g l i A n g e l i , é una ridondanza della ftelfa
co feguono i n una pace inefplicabile. l u c e , c dalla ridondanza, che fauno 1$
Sedebit Pepulm meits in mnltitudine pa,~ Creature, o p e r rendimentodi grazie al
«> » & in rebute oputenta* P o p ó l o vera- V e r b o , o per comunicazione a i r a h r c
mente tuo , che non vuole aver parte Creature nel V e r b o , prende i l Verbo co-
con altri che t e c o . O p u r fonoquelli» che me cofa fuá elfendo azionedelle CfeeaíiN
veggiQprtrparartinel prato della Miferi- r e i i , ma procedente d a l u i , e in quelta
tordia a h ' A n u n e mifericordiofe, nella operazione íi reputa i l Verbo e í k r íatto
DePazzL Parte Terza. l7$
glorlofo dalle fteffe fue Crcature. Quefto ancor che ricoperto fars un lume tanto
Umanato V e r b o é follevamenco a n o i ardcnte, etanto grande, che venga pu-
q u a g g i ü , che íiamo i n p e l l e g ñ n a g g i o , ré qual íí v o g l i a vento i m p e í u o f o , non
p e r c i o c h e í l a f o l l e v a n d o le fue Creature, l o potra í p e g n e r e , e fará di efempio a
c o n i o l a n d o g U a f f í i t c i i n t c r r a , e glorifi- q u e l l i , cheoffendono i s fuá B o n t á ; fa-
cando Iti C i e l o g l i Spiriti Beati : Ecce r á d'aj uto alie t u é C r e a t u r é , d i c o n f o i a -
fponfus venir , exite cbviam ei . C h i zione a T i i b o l a t i , di follevamento all*
poteííe rifguardare quefto V e r b o Urna- Anime de! Purgatorio, d i gloria a g l i A n -
nato > con quanto amore va pigliando g e l í , ed alio fíeffo V e r b o . S i deve por-
queir Anime, che efcoíío di q u a g g i ü , cioé tare l a lampada del continuo i n m a n o ,
d i quefto infeliciífimo M o n d o . V a fpre* a c c i b í i pófla diré : Anima mea in tnu-
mendo i l V e r b o , per cosi d i r é , i l fuo nibus meis fempét- . Sta lo Spofo , c o n
cuorefopralefacce d e l l ' A n i m e , e don tanta vigilanzaafpettando le f u e C r e a t i H '
* quel puriflimo Sanguele monda per l e - re : Ego dernñvi j & fannum tcepi .
var da quelle o g n ' i m p u r i t a , p e r c h é non A c c i b d o p o la vigilia poflfeno prendere
Tolo c o l Sangue d e l l ' A o n d l o f o n o i m - Teterno r i p o f o . D o r m o n o , e pigliano
biancate le veftimenta . Dealhaverunt quelfonno deiretefna requie, dove l o
Jlotas fuñs in ¡(tnguine Agni , ma quel Spofo nepubfare tuttoquel che vuole .
c h ' é p í ú j fono m ó n d a t e le facce , c o l E quefto fará p ó i i n Paradifo . S i pub
fangue del cuore j p e r c h é c p i ü accefo bene ancor q u a g g i ü pigliare quefto fort-'
per amore, e piú in certo modo atto a no d i requie , quando i l V e r b o a ripofar
mondare, e le conduce dinanzi al T r o - ne conduce, e quando a t t r a e r A n i m a iníi-
no della Santiífima T r i n i t á cosi puré , noalTaltezza d e l T r o n o d e l l a T r i n i t á ,
cmonde.' M a quali fono quelF A n i m e , ma non v u o l e , che mplto lungo fia, per-
che meritano, che i l V e r b o fprema fo- c h é p o i 1' a b b a f í a , e profonda nell5 Inter-
pra d i l o r o i l fuó cuore , e le conduca n o , e non la lafeia quietare i n cofa alcu-
í e n z ' i n t e r v a l l o alia fuá unione ? Sonó n a , ne in C i e l o , ne in térra, ne a k r o v e í O
quelle, che íi fono prepárate , e hanno Eterno Verbo! Quefto Eterno V e r b o vie-
avuto T o l l o nella lampada , e i l lume ne non per giudicare, ma per falvare, e
accefo, e non hanno fatto come, le Ver- veggio che ha in mano un arbore con tre
g i n i f t o l t e , che quando doveano eflere p o m i , e fette frombole.Ecco Tarbore am-
alT ordineper a n d a r g l ü n c o n t r o , comin- pliífnTio della C r o c e , i l quale é ben pian»-
ciarono a penfare a l e , e d a cercare delf tato , e radicato: gui vult vttnire peft me,
o l i o , perché mancava l o r o . O provi- abneget femetipfum , Cf tolht crucet» fuatn ,
denza quanto féi importante i n un* A n i - & fequaturme. Viene per Cañare le per-
ma ! Utinnm feiperent , & intelligerent > coífe de'nemici con quefta C r o c e 3 adun-
& ne-viflimA frevidtrent , M a bifógna , que chi lo vuol feguitare la prenday e
mentrechenoiftiamo i n quefto M o n d o , yada d o p o d i l u i . C i d o n a q u e ' t r é poíni
che facciamo , che i l noftro cuore íía della D i v i n i t á , U m a n i t á ed A n i m a f u á .
quefta lampada accefa. D e v e i l noftro L a Divinitá ce la dona nello Spirlto fuo,
cuore come la lampada eflere ftretto di infondendolo in n o i . L' anima ce l a dona
p i e d i , per i l difpregio dellecofe traníito- con penofo , ed aníiofo defiderio dclT
rie, aflai lungo per Taperfeveranza, largo ifteffa Anima, Il corpo con dolorofa m ó r -
per l a carita : Dilafamini i» chántate. Sa- t e . C i dona le fette frombole per difender-
ra Tolio l a manfuetudinejé retta la lampa- c i daanemici, le quali fono i fette Sacra-
d a da tre catene, e quefti fono i tre v o r i , m e n t i . Rifiutano quefto arbore , quelle
che facciamo, Il luminello , che regge Creatureche non voglionopatire cofa a l -
i l l u c i g n o l o é la fama Puritá j i l decto c u n a , e gettano i n t é r r a ne' lor cuori l a
lucignolo é l a fervente orazione, quale C r o c e . D i í p r e g i a n o i l primo frutto della
v a o f effer bagnata del continuodalT olio Divinitá q u e l l i , che fono empj j nonap-
della manfuetudine, efe v i b i f o g n e r á d i - prezzano i l fecondo d e l f Anima quelli t
fefa contro i l vento della fuperbia, l o di- che fono t e p i d i , e n o n v o g l i o n o poflede-
f e n d e r á r U m i l t a f a n t a j che d^ o g n i l a t o re l'amor d i D i o . N o n p r e n d o n o ilterzdí
l o r i c u o p r e , n é i m p e d i f c e l a l u c e , c cosi d e l l ' U m a n i t á q u e l l i , che non v o g l i o n o
anne-
1§0 Oneré di S. María Maddalena
m n t i m k meJefnni, e non fono prepara- tura deve cífer amata per amor d e l
ti a dar la vita per l o íteíío D i o , viene que- Creatore, e per utilitá d e l U ftefla Crea-
fto Verbo a dar la falute: Po/m adjutonum tura, e D i o fi deve amare fopra tutte
fuper potentem. Quefto adjutorio fi pub le cofe, p e r c h é n é degno. Quelli che
i n t e n d e r p e r i l V e r b o Incarnato, e an- amano i l Proflimo fuo per propria utili-
cora per ogni A n i m a . L* ajuto dell' Ani»- t^, fon q u e l l i , chenonhanno maifatto
raaelo fteffo V e r b o , i l cui ajuto la fa opera b u o n a , a n c o r c h é paja loro aver
paffare , e fuperare ogni potenza, che molto operato, e íi pub dir l o r o : Hihil in-
l a v o g l i a opprimerc, o farle contro : venerunf v i r i divitiarum . N e l proprio fen-
JEJ ex/tlfavi eUÜum de plebe mea . fo . In m m 'tbtis. M a chi ama Iddio per ti-
Q u e l l ' A n i m a , che feguita te Verbo nel m o r e , non é degno d' aver da lui e r e d i t á ,
fuo intrinfeco fpera, e fi follieva fopra c o m e F i g l i u o l o , ma quelli, che veramen-
¡a P l e b e , ch' é un P o p ó l o piü baflb, per- te T amano, fon q u e l l i , che meritano d*
c h é s* innalza co'1 fuo ajuto alia perfez- aver quefta e r e d i t á . Apprende tal dile^
zione d e l l ' a m o r t u o . Queft* A n i m a ve- zfone c o l u i , che perde l e , e s* afeonde i n
ramente fegue te folo per t e , e non per D i o , nel cui afeondere l i manifefta a tut-
m e z z o d i Creatura alcunaj a tal che é to i l Paradifo, fi efalta appreílo i l Padce,
piü degna cofa , feguitar te per te , e e dal V e r b o é amato, e r e m a t o .
mezzo t u o , che d'ogtvaltra Creatura.
Venendo nel Mondo c i falvafti, e libe-
rafti dalla m o r t e d e l p e c c a t o , al prefen- C A P I T O L O VI.
te c i l i b e r i dalla ftefla mortc del pecca-
to , e nel futuro c i vnol liberare da noi
m e d e í i m i , che íiamo tanto p r o c l i v i al Scpra quelle parole dell* Apocalijfe . Ecce
peccato. N o n é minor grazia, che c i nova fació omnia . De' mlrabili ef-
f a l v i , c c i l i b e r i da noi lleífi, che fal- fetti d i Dio in tutte le Greature rn-
r a r c i d a l l a mortedelpeccato, e d a i ne- gionevcli COSÍ i n Cielo come i n térra ,
m i c i . C h i é libero da fe, poífiede i n tut- e particolarmente degl' effetti che OJ-
to te. I l maggior nemicoche noi abbia- giona i l Yerbo co' ¡ m i fguardi nell' A -
m o íiamo noi fteífi. L? A n i m a , che ha nirne giufte.
perdura fe j haperduta o g n i m a l i z i a , e
ogni peccato, e in tutto pofliede te, e
pero vorrebbe 1JEterno Padre, che le E Cce novafació omnia. E i n c h e mo- P. j/JS»
d o , o D i o m i ó ? ogni cofa dinuovo
fue-íigliuole poneífero ogni iludió i n eh ?. Dunqueancora te íteíTo, che fei au-
prendere quefta falvazione . P e r o man- tore d'ogni cofa ? E come pub efler cib?
da g i ü d a l C i e l o certi a m i , accibchc la S i , di nuovo genera fe ftefíb, d i nuovo
poífano p i g l i a r e , mabifogna c h e l e v i n o ricrea l a Creatura, di nuovo da la g l o r i a
feftefle fopra feftefíe, i n quefto modo a g l i A n g e l i , di nuovo da V unione a tut-
diventeranno diletto, e gufto dellafua t i i S a n t i , e S p i r i t i B c a t i , d i nuovo r i -
Veritá . E ogni volta che T Eterno nuova la comunicazione a g l i E l e t t i , di
V e r b o Ci oíferiíce al!5 Eterno P a d r e , di- nuovo da la liberalitá a Confeífori, di
ventiamo fuo gufto. E a confeguir tal nuovo dona la mifericordia a* P e c c a t o r i ,
cofa bifogna levar sé fopra d i s é . O fe- di nuovo da un nuovo nome alia S p o í a .
lice , chi leva sé fopra d i s é . A m o r e , D i nuovo genera fe ftefíb, che fempre
A m o r e : HÍC manió vobis , ut diii- é generato , p e r c h é abaderno fempre
gñtis invkem . D i qual condizione é ebbe, ed h a , ed avrá un perfettiflimo
quefto a m o r f r á un P r o í T u n o , e l ' a l t r o compiacimento delfuo eterno eflere, ed
P r o f l i m o , e ancora ira il Creatore, e l a in quefto compiacimento fempre íi rige-
Creatura ? S' ama alcuna volta i l Profli- nera, p e r c h é é eterno5ed ha da durar fem-
m o fuo per propria u t i l i t á , o per non ef- p r e . D e l continuo, e d i nuovo rigenera
fer difprezzato da quello . S'ama D i o le Creature con la fuá Grazia 5 O , Tefpe-
p v r t i m o r d e l l a p e n a , o p e r a v é r la glo- rienza ce l o moftra, mentre le fa arte
ria , e d i quefti non ce n é pur u n o , che a varié operazioni fue, in cui é n a i c o l a
« a amor puro , e vero . M a la Crea- la ^randezza fuá . Ricrea la Creatura
De'PaZzi. Parte Terza. 181
^ i á generata, d á n d o l e un* efíere piü per- vlrtíi d* un raggio di queftí occhi folleva-
í e t t o con l'accrefcimento delhi g r a z i a , e to a piangere i l fuo peccato, £/• exivit
quefto l o fa c o l Sanguedeirincarnato /oras, C flevit amarg . N o n folo dico
V e r b o , i l q u a l e d o p o efíere flato da l u i in C i e l o íi ñ e n d e la lor v i r t u , ma giugne
una volta fparfo, edofferto, é divenu- fino in t é r r a , perche quelli a c u t í , e pe-
t o perpetua oblazione quafí per propria netranti occhi dal C i e l o con un imper-
natura, fenza e f í e r e o í f e r t o , ancor che cettibile, fe ben continuo, ed i n v i í i b i l e ,
del continuo fempre fia ofterto, e da l u i fe ben reale í g u a r d o íififíano n e ' F e d e l i ,
i n C i e l o , e da fuoi Crifti in t é r r a : H&c che ftanno in t é r r a , . e fono al Verbo uni-
quctiefcumque feceritis , in mei memoriam ti per G r a z i a . G l i mira perpetuamente,
ftcietis . E íi come V acqua per natura e con quefto fguardo puriífimo infonde
bagna, ed ammollifce, cosi i l Sangue del loro un pegno della fuá paterna provi-
V e r b o per natura ricrea 1* A n i m a a Gra- denza, e con quefto rifguardo V Umana-
c i a . D i nuovo glorifica g l i A n g e l í , con- to Verbo fa mirabili operazioni ne'Gíu-
fervando, eperpetuando in eífi la gloria fti j g l i conferva nella lor vita d i g r a z i a ,
una volta comunicara loro , e molcipli- da loro un partícolar fentimento, e l u -
cando le fue opere in eífi, e per eífi mol- ce della paterna c u r a , c h e e g l i ha d i ef-
tiplica la fuá g l o r i a , attefoché s' accrefce í i , come d i membra unite al c a p o , pro-
l a gloria accidéntale a'detti Angelí , t e g g e n d o l í , e dileguando le tenebre ,
o g n i volta che l u i tira a fe u n ' A n i m a , che ne* cuori íparge l'invidiofo nimico
maíTimamenre quando cib fa co 1 mini- d e l i ' U m a n o Genere, fiche illuminati dal
fteriodieífi , p é r c h e l a gloria l o r o e f í e n - raggio di queftí fguardi i n v i f i b i l i , quan-
z i a l e n o n f i p u b crefcere, né d i m i n u i r é . to alia foftanza, ad efle C r e a t u r e , ma
D i nuovo da V Umanato Verbo V unione viíibili, per cosi d i r é , quanto a g l i effet-
a t u t t i i Santi, e Beati Spiritidel Paradi- t i , fuggono da i i a c c i , fchifano n n í i d i e ,
f o , con i l continuo rifguardo, che é un' e non incorrono, né fono danneggiati da
influfíb d ' a m o r e , ed un raggio di g l o r i a , g l i aguati, che fempre loro tendono i D e -
che da l o r o , ove con quelli viíibili s i , m o n ; , e fotto quefto raggio, che g l i guar-
ma incomprenfibili, quanto alia v i r t ú , da , e protegge, íi confervano in grazia l i -
cdefficacia, occhi della fuá Santauma- no al fine, accib in C i e l o uniti poi a l
n i t á , accende in l o r o vive fiamme d'a- Verbo con quell* indiflblubil nodo d i ca-
m o r e , e rinuova T unione, che fempre rita perfetta , q u a i ' é nella patria Cele-
hanno f e c o , epiuftrettamente condol- fte, gli m e t t a l ' U m a n a t o V e r b o , come
cifllmo vincolo d i carita ¥ unifce pari- pupille dentro degl* occhi fuoi p e r l a íi-
mente f r a d i l o r o , e c o n n o i , che íiamo cura perfezione, e perfetta g l o r i a , e l i
q u a g g i ü in t é r r a . E i n queíli puriífimi trasforma in fe : De claritate i» cíaritar
occhi , come i n tante sfere moftra i l tem y &c. Tune. Jlmiles el erimus cum vi'
V e r b o Umanato a* Beati i l fuo amore debimus ettm , flcuti eft. E queftí effetti
verfo di l o r o , e verfo di tutte le Creatu- fannoquefti occhi n e ' G i u f t i . N e fanno
r e , per eccitarle cosi ad amare maggior- ancora un* altro fimile ne* P e c c a t o r i , per-
mentc con amor perfettiífimo quelie c h é con lo fguardo pietofo, che penetra
C r e a t u r e , che ftanno ancora in quefto fin dentro ne* cuori i lor p e r i c o l i , ed i l
baffomondo, foggette alie tentazioni, miferabile ftato, i n che íi truovano, e
efpofte apericoli , diftratteda varié per- veggono le pene lor prepárate nell* In-
turbazioni da quell'eterno , ed único ferno, p e r c h é non eífendo cofa, cheim-
Amore i p e r c h é cosi infiaramate poffa- pediíca 1' acutiífimo fguardo di q u e l l i ,
no pol eccitaríipiu ad impetrar grazie, giungono fin nell* Inferno, e veggono le
ed infiammareTaltreCreature. N é í b l o pene apparecchiate a quell* infelici A n i -
nel C i e l o s'eftende la virtú d i q u e i purií^ m e , che non vogliono riceverene'fuoi
íimi , ed efficaciífimi occhi della San- pettiqueftaluce per convertirfi a D i o ,
tiífima U m a n i t á , efficaciífimi dico ad onde con pietofo aífetto, íi rivolgono
operare mirabili eflfetti fin dentro ne' cuo- all* Eterno Padre , impetrando per
r í , c o m e f e c e r o i n P i e t r o , i l quale ca- eífe perdono , e poi rivolti a quei cuori
duto in quella trina negazione, fu per deftano prima fiamme d i d o l o r e , e pen-
Qpere dt S. M.Maádal. de P¿tz,&i . N timen-
Opere di S. María Maddalena
timentocon verace c o n t n z i o n e , c con t i , dando c g l i quella g r a z l a , e d a j u t é
quefte di carita, eccitandole i n modo a ' P e c c a t o n , c o l quale eííi íi converto-
incomprenfibiie al ñ i o a m o r e . E non é n o a D i o , e per nno a tanto che íi c o n -
maravigUa perché i r a g g i diqueipurif- v e r t i n o , differendo i l gaftigo , m o l t i -
l i m i o c c h i tutti ardenti , come l i vide plicando g l i ajuti, e 1' interne ed efterne
i* innamorato Difcepolo nella fuá A p o - i n í p i r a z i o n i , c o n l e quali l i d i c e , che
c a l i í í e . Per a m o r e n o n generano a l t r o , íi moltiplica l a Mifericordia . D a un
che amore, penetrando fin nel profon^ nuovo nome alia Spofa, ed i l Verbo pi-
do d e ' c u o r i . N é é maraviglia , che glia per fuá cara Spofa , e per mezzo
noi vediamo i fuoi r a g g i , fappiamo Tef- dello Spirito Santo la conduce dinanzi
fetto l o r o , perché tutto moftra'l V e r - a fe , e per Tappunto l o fteffo Verbo
b o per infiammare, e tirare a fe le C r e a - 1* alluoga in parte, ovedirittamente el-
t u r e , P i c o d i p i ü , chequejfti o c c h i m i - la ferifea la pupilla de g l i occhi fuoi, e
rano con un pietofiflimo f^uardo tutte quaíi la pone d i mira incontro alia pupil-
í e C r e a t u r e , e principalmente l e r a g i o - l a , accib che ella divenga ilbeifagiio di
pevoli > che fono in t é r r a , tanto dentro, que'Divini fguardi, e g l i da un nuovo no-
quantp fuori della Chiefa , p e r c h é del me , c i o é A , A , A , ed A l f a . Dalla
Solé d i queíli occhi fi pub d i r é , che So- prima A , che íignifica A n n i c h i l a z i o n e ,
ler» ftium priri faxit ftiper bonos, & mu- n'acquifta una potenza del P a d r e , perché
los , E che opera ne gl* Infedeli quefto quanto una Creatura lí conofee debele,
fguardo ? o , i i converte a f e , o íe que- e nulla in fe ftefía, tanto acquifta d i lor-
í t o n o n f á , p e r c h é non s'arrendono ad z a , di v i g o r e , e d i potenza i n D i o , e
e í f o , defta mifericordia nel petto D i v i - dice con S . P a o l o : Omoia píjum in ee, qui
no , perché cosi prefto non l i condanni, me confertat. D a l l a feconda A , che íi-
c o n v é debito alia loro I n f e d e l t á , alFe- gnifica Altezza , n' acquifta una Veritá
terno rupplicioj ritiene i gaftighi tem- del Verbo, perche í b l l e v a t a c o n T anni-
porali , che fono dovuti a l M o n d o per le chilazione i n D i o , conofee l a veritá di
fue fceleraggini, e fá che íi muova a pic- tutte l e c o f e , e n'acquifta un fantodif-
tá i l cuor paterno dell* opera delle fue p r e g i o , non íi curando d i nulla fuordi
m a n í . Sempre cagiona , c d opera con D i o , e con T ifteífo S. Paolo: Omnia arbi-
p i é t a , e miferípordia quefto fguardo, trar ur3 ut fienera , per acquiftare que-
comp dice i l Profeta: JLfpke in me. E fta v e r i t á . Dallaterza A , che íignifica
TeíFetto q u a l fará ? JEC miferere mei . A m o r e , n'acquifta una manfuetudine
R i n o v a p o i l a communicazione ne' dello S p i r i t o , perché la c a r i t a , T a m o -
fuoi e l e t t i , e tal communicazione i i r i - re é b e n i g n o , e paziente: Chantas be-
nova ogni v o l t a , che T A n i m a l i rende nigna , & patiens e/l . DalT Alfa final-
atta a riceverla 5 e ogni volta , che la mente , c h ' é come un compendio, ed
purabontadi D i o s f o r z a q u a í i , ma fen- epilogo di tutte quefte t r é A , n'acquifta
zafarpunto violenza alia liberta d i l e i , un'unione 4ellaSantiílima T r i n i t á , con
ladetta A n i m a a ricever tal comunica- la quale l ' A n i m a opera tutto q u e l l o , che
z i o n e . Rinuova la liberalitá de' Confef- la Santiífima T r i n i t á vuole che o p e r i ,
f o r i , dico in tuttj i cred^nti, dove l i - n é l i p a r n o j a , o f a t i c a , a l t r o , che non
beramente dona ilfuo conofpmento, e vedere i n fe fteífa adempiuta fempre la
r e p d e n d o l i e í f i a t t i a r i c e v e r l o , l o fteífo D i v i n a v o l o n t á , nulla curando d ' o g n '
D i o p u o p o i operare i n l o r o piü libera- altro appartenente a fefteffa. O f¡z CO-
menft, e quelli p o i nell5 altre Creature, SÍ Si^nore nell' Animg m í a .
onde u n ' A n i m a fondatain fede v i v a , íi
dona alia cieca alia tua liberalitá D i o
m i ó . Si rinuovala Mifericordia de Pec-
c a t o r i , la quale i n o g n i punto, ed in
o g n i momento íi m o l t i p l i c a , come ad
c g n i punto fi rinovano Toffefe contro
D i o , lequalioffefe, o perdona, ofean-
cella afíatto , per l a v i r t ü de'Sagramen-
Dc'Pazzi. Parte Terza. 185
n e , e f r u i z i c n e , appoggiando i n efíe i
C A P I T O L O V I L noílri m e r i t i , che nullalarebbono fenza
quelle. E ufcio per entrare al cuor del
Sopr» qudle parole del Vangelo . Q u i F i g í i o , p e r c h é da quedo acquiftiamo í a
nonintratper oftium i n o v i l e ovium , c o g n i z í o n e d e i r a m o r e ardente del F i -
& C . De v a r j ovili d i Cri/ío . Come le gliuolo : Sic Ueus d'ttexit mundum , Uf
Piaghe facrati/ftinefiano V ufcw per en- pro nobis mori dignaretur . C i é altro ?
trare a l Padre t e a l cuore del figlio, e s i . ConfeíTo, c h e c i f a i noto fenza che
qtianti éenici vengam da Criflo * t í d o m a n d i a m o tuttoquello , che ha fal-
to i l Padre a te. D i , o Verbo, che fei buo-
Parte 3.
noue A M e n , Amen dko v o h h , tyc, In ve-
rita , in verita v i dico , che chi
non entra per r u f c i o n e i r o v i l e , ma en-
no Paftore, e che n o n fei l a d r o . E i o
ardirb d i d i r é , c h e n o n v i d i mai i l m a ^ -
gior ladro d í te , e che rubaífe cofa tanto
tra per le fineftre non é vero P a í l o r e . importantequanto q u e l l a , c h e a n o i d o -
Sei Tuício , o V e r b o , per cui noí entria- nafti. D a m m i licenza di c o s í d i r é , per-
mo ai Padre j fe bene fei eguale a í u i , c h é s o , che d i í i e i l t u o P a o l o : Nen ra-
per quella u n i t á , che é f r a Ierre D i v i n e pinam arhitratm efi ejfe fe Aqualem Deo .
P e r í o n e , nondimenoper q u e i r u n i o n e , N o n d i c o , che l o rubafti , come non
che facefti per r U m a n i t á entriamoper folie t u o , o per t e , m a l o rubafti, diro
te al P a d r e , el'iftefía U m a n i t á é ancora c o s i , per n o i , p e r c h é quefto eííér D i v i -
i l P a f t o r e , che entra per T u f c i o , e non no , che p r e n d e í l i , e fu íempfe t u o , í o
per le fineftre. Entra neirovile j ma quan- d e ñ i a n o i , e r a m o r e , che t i fece ladro
t i o v i l i í b n o i t u o i , o V e r b o ? II feno per n o i , ti conduífe ancora a morir fra*
d e l Padre, la C h i e f a , e T A n i m a , ne' ladri come ladro . Dunque non rubi ,
quali tre o v i l i aduni le tue Pecore7 e d né rubafti, e pur r u b i , come i ó d i c o .
entri per Tufcio é non per le íineftre. N o n r u b í , o rubafti, p e r c h é i l tutto é
Q u a l e é T u f c i o , único V e r b o , per cui t u o , come dice P a o l o j e r u b i , o ruba-
entri nel feno del Padre i E fe fei fem- fti, perché cosí l o d o n a f t i , e d o n i fácil-
pre nel í é n o d e l Padre, come v i rientri ? mente, come fe tuo veramente non fof-
E fe tu v i rientri, q u a F é F ufcio , che con- fe, e rubatol* aveífij p o i c h é quefto tuo
duce a tal luego ? I / e g u a l i t a , che hai Diviniííimo e í í e r e , cheabasterno hai dal
c o n T i f t e l f o P a d r e é r u f c i o j e n t r i , per- P a d r e , e c o l P a d r e , l o coinunichi a noi
c h é p a r l a n d o a modo noftro non coníi- per r u n i o n e delf a tua D i v i n a Perfona, e
deri quali fono l e t u e q u a l i t á , n é T u n i t á , confervandolo eternamente a te u n i t o ,
che hai co ' l P a d r e , e con lo Spirito San- quod [emel a{fumpf¡t ^ nunqHnm áimifit ?
t o , a n c o r c h é l i a la m e d e í i m a íoftanza , é pub d i r é , che fempre lo d o n i . M a v i
masibenrifguardando alia forma d i fer- e al tro ancora? N e l dono del tuo San-
v o , a cui per ubbidienza, e amore t i tiíTu-no C o r p o , e Sangue alia Divinitá
foggettafti, confideri come per m é r i t o imito n e i r auguftiílímo Sacramento none
acquifti quella gloria , che pur fempre ti doríi ad ogni ora d i n u o v o , e ad o g n i
fu tua, e ti fu per f unione della tua U m a - punto? C o s i é , S i g n o r m i o , e d o n a n d o -
nitá alia t u a D i v i n a natura, e d e b i t a , e e i t e f t e í f o , ti n>etti tutto in t u t t a , tutto
conceduta dal primo iílanre della tua in ciafeuna parte d i quelle viííbili fpecie
concezione. Q i i i v i entri , e í p a l a n c h i , Sacramentali, in guifa che donandoti
í l b per d i r é , T ufcio alie tue P e c o r e l l e , nonpuoi fare, g i á che cosí volefti, d i
le quali per i tuoi meriti acquiftano la D i - non donarti tutto , p o i c h é i n o g n i m i n i -
vina v i í i o n e , ed entraño teco per quefto ma parte di quelle fpecie dividendoti
ufcio , che tu l o r o con le tue Piaghe aprí tutto, fei rinchiufo . O non v i d i , e
fti. O che piaghe ! U f c i o per ufcio . non c o n o b b i > e non intefí mai , che
U f c i o per entrare al P a d r e , ufcio per foífe un ladro grande quanto fei tu , ne
entrare al cuor del Figlio j ufcio per en- che rubaífe cofe tanto importanti, quan-
trare al P a d r e , p e r c h é íi conofconole to fai tu , e che T accomodaííe tanto1
vifeere del Padre per quefte Piaghe j per- m a l e , che i n un c e r t o m o d o , ( p e r d i r
<hé per eífe acquiftiamo l a D i v i n a vilio- c o s í ) l e g e t t i v i a , d o n á n d o l e aIlaCrea?r
N 3r Ctíx'a9
i 84 Opere di S. Maria Maddalena
tura-, che é tanto v i l e , e bene fpefíb le e i n t e r t a : Deas autem mfier in cdo 3 om-
difprezza. Creandoci rubbi i n un certo nia qmcumqtte voluit fecit. Fai udír la vece'
modo l a potenza al P a d r e , donando ü alie tue Pecorine , anzi alzi la voce allet-
libero a r b i t r i o , e l a v o l o n t á a l l a Crea- tandole, e chiamandole, T inviti ad en-
t u r a , checonquefto fuo volere pub far trare in detto o v i l e , e quelle, che vi fono
c i b c h e v u o l e , a tal che fe i l Padre l a a v o l e r v i í i m a n t e n e r e . L e c h i a m i con U
v u o l falvare, fe non v i é i l fuo v o l e r e , f o a v e v o c e , mutandoloro i l n o m c d o -
non fi pub falvare j e i n quefto vieni a mandandole non P e c o r e , ma C o l o m b e ,
rubare l a potenza al P a d r e , a tal che l a eSpofe, e non folo chiami quefte con
t u a b o n t á , e i l tuo effer communicad- voce foave, ma ancora c o n voce rara, e
v o , tifa per amore eífer l a d r o , e infie- melliflua, ma c h i afpira a t e , non é pen-
rne fi verifica l a tua p a r o l a , che d i c e , c ó l o , che non l a conofea. Qucfta voce
chenoafei l a d r o , e p u r c o m ' i o diceva rara, con la quale m o f t r i , e i n v i t i , che íi
per n o i ti fei fatto l a d r o . N o n cerchi d i e n t r i n e i r o v i l e , - f i p u b ben d i r é , che fia
voler entrare per l a fineftra, ma per V u- r a r a , anzi rariífima, p e r c h é pochi fon
fcio,perchéla tua U m a n i t á fi compiacque q u e l l i , che íi v o g l i n o inclinare a udir
dieffer foggetta al P a d r e , ed operare quelle parole: B e a t i f o n o i Poveri di fpi-
t u t t o q u e l l o , che era i l fuo v o l e r e : r i t o , e altre í i m i l i , che fanno udir la t u »
cum informa Dei effet > non rapirntrn ar~ v o c e , e conofeendo per la tua voce t e , e
bitratus e/i effe fe Aqualem Deo , fei fe íleífi fanno umiliarli . Moftra ben l a
femetipfum exinanivir formam Serví ae- Spofa, che la tua voce fía foave ,quando
eipiens . A n c o r c h é foífe eguale al P a - daquella chiamata, darebbe le vifeere
dre íi contento d i t a l forma d i fervo , per entrare i n t e , e per o n o r a r t i . M o -
eííendo quel che é principio fenza prin- ftri la tua dolcezzaj e mellifluitá, quando
c i p i o , fine fenza fine, D i o d i D i o ine- la inviti a pigliare il tuo C o r p o , e Sangue
fcrutabile , incompreníibiíe , che folo nel Santiflimo Sagraraento, mediante l a
da fe fteíl'o, per fefteífo, e i n fe íleíío cui recezione v a i infondendo i n q u e l l a
l i g o d e il fuo elfere fruendo, e godendo tutte l e virtü , e maílimamente quella
da per fe ftelfo le qualitá fue , ü i v e n n e tanto neceífariapazienza, compendio d1
íimile a n o i ; dico p o c o , noftro fervo 3 o g n i V i r t ú . Onde penetrando, e cono-
e venne a fervirci con tanto fuo ftento, feendo i D i v i n i eífetti d i quefta tua voce ,
e t r a v a g l i o , che le coílb la v i t a . O amo- v á a f p i r a n d o a q u e l l a per ottener Teftet-
r e , c h e n o n f a i ? O r a torno d i nuevo a t o d e l l a f u a v i r t u , fapendo, c h e l a chia-
r i d i r m i , e dico come t e , che non fei mi tUj chefei buonPaftore, e non i l l a -
ladro , perché avendo tu Teífere d e l d r o . O a m o r o f o V e r b o f á , c h ' e l l a pe-
P a d r e , e dello SpiritoSanto i n te ílef- netri nel cuore d i tutte le C r e a t u r e , e che
f o , e d o n á n d o l o alia Creatura le daidel operi quegli eífetti > che canto i l tuo P r o -
t u o , d i c o , quello che é t u o . Ondeec- feta > Vox domini in virtute ; vox do-
c o , che non fei l a d r o , n é rubi anco a l mini in mngnificentia . V a p o i quefto
Padre i l fuo eífere d i generare f fe bene amorofo V e r b o , fommo , e amorevol
rigeneri l a Creatura, pero che l a rigeneri Paftore, v a dico ed entra nel foave ,
c o ' I m e d e f í m o eífer del Padre congiun- ameno , e g i o j o í o ovile della fuá C h i e f a ,
to con la tua U m a n i t á , n o n potendo ef- la quale íi é fatta a me ufeio, e ovile. O v i -
fere la Divina perfona dalla D i v i n a natu- le dove da alie Pecorine la limpidilfuna
r a , efoftanza, c h ' é comune a tutteie acqua della Grazia f u á , é ufeio per cui s
t r é Divine Perfonein modo alcuno fepa- entra p o i nella g l o r i a . P i u mi fai intende-
rata, e divifa, mediante la qual congiun re o V e r b o . Ea quefta tua Grazia propria-
zione con fafperílone del Sangue, che fa- menteT ufeio, per c u i , o V e r b o , entri
cefti, rigenerafti la ftelfa Creatura giá da nell" A n i m a , pero che non entri mai per
te creata. N o n rubi al Padre l a Potenza j mezzo d i Creatura, o d'altra cofanatu-
p e r o c c h é fe bene hai dato a l i ' uomo il l i - rale creata inferiore a te j ma folo con l a
bero a r b i t r i o , non g l i hai pero t o l t o , che fuá Grazia conferente a detta Anima te
non fía quel grande I d d i o , c h e e g l i é , fteífo . N N oonn cerca
cerca max mai i l Verbo d i
« c h e x i o n p o a a c i b c h e vuole i n C i e l o , entrar per i e ísneftre ,
De* Pazzi. Parte Terza. 185
vuol mal entrare nell* Anima, fe prima numero di greggi, perché tu Dio Eter*-
ella non cjli da il confenfo, effendo la VO" no, quando entri nell" Anima non ti con-
lontá noftra ancora ella l' ufeio, per cui l' tenti diftarvitu folo j ma vi conduci te-
¡fteflbbuonpaftore entra. Ecome vero co una moltitudine infinita di tue gra-
PaftoredclIaChiefapigliail baftone del zie, e doni j onde per mezzo della ñefla
fuoamore intrinfeco, ela fufta infierne Anima da te fatta sifeconda, attrai qui-
del timore i AJTumpfi mihi duat vi quafi calamita il ferro, e quefto at-
ttnam apfeUavi decorem , alferttm vero trattotirapoiun'altro, e quello un'al-
funiculum. Ondechiama con la foave, tro, e fi faunalungacarena, tutto per
eamena vece, e tutte quelle, che fon la virtu delía calamita, che tira. Cosí
dclle fue Pecorine odono detta voce, che per mezzo di queft* Anima, o de' tuoi do-
dice : Convertimini ad tne in tott corde ni in queíí'Anima, attrai una moltitudi-
vejiro. Invitando tutti i Crcdenti a peni- ne grande d? Anime, pero, che fi rende
tenza, promettendo loro il Rcgno de' quella atta alia tua operazione, con udir
Cieli. Equinonfa come ladro, che ru- lavocetuaí pub ancor ella chiamar con
b í , ma íi bene va difpenfando le fue Di- la fuá voce, ccondurfeco a te, e in te
vine grazie, riempiendo Y Anima de'" fuoi molte Creature, e non é quefto punto
doni, e invitándola, c chiamandola con opera fuá ,ma tutto da te procede, fe be-
grand'amore, emoftrandole le fue de- ne ella fola ci opera, con daré il confen-
uzle, e facendogliele anco guftare, Efe fo, che ti fervi di lei. Oquantevolte in-
puré alcuna Anima teme, e trema per li terviene, che mediante un* Anima fola fai
fuoidifetti al cofpetto dell* Eterno Pa- fentir la voce a tantc Anime, e Je condu-
dre, entriin quefto ovile della Chicfa , ci a te, e tutto é opra tua. Non viene per
dove fono ordinate infirate medicine per rubarc no, ma per donare: Bedit dona
fanare, c purgare ogcú infirmitá j e vo- hominibus. Dona dico la gloria in Cielo,
glia pur ella efficacemente fanaríi, che dona la clariíicazione de'corpi, che feco
toño con la DivinaGrazia da cui nafce tal rifufeiteranno gloriofi, uniti, come mem-
volere fará guarirá. Nel quale ovile que- bro al capo a quefta fuá carne: Et qui man-
fte manfuete Pecore »uftano foavitá del duetttme, (T ép/lt vivet prepter Tne 3 nifi
Paílore, perché íi da loro in cibo, e fá mfi.ntimweritit carnet» filii heminis , non
a quelle tanto familiare la fuá voce, che hubebitis vitam in v o í i s . Vita non (blo
ancorchéíiaaífente, par loro prefente. di Grazia, ma di gloria, per cui eterna-
Onde ora quaggiu in quefto tempo pre- mente vivera beata anche la noftra car-
fente íi va lacendo qualche mefcolanza beatificata per mérito di quella car-
in detto ovile. Ma poi fará giudicato in ne , e quel fangue, che riceve carne vera-
©guiparte5 pero ciafeunodovrebbeftar- mente beatifica, e beatificante. Cixiona
vi con foave amore, e tremore dove il altro i ci dona V unione del Verbo,dona
Verbo é Paftore, e la Grazia fuá é Tufcio. tutto quello, cheenellaDeita» efepo-
Entra ancora quefto amorofo, e incar- tefse efsere che fofse maggior coía del
nato Verbo nel terzo ovile, dico in ciaf- fuo efsere in Dio, direi che la comunicar
cuna Anima, purché fia preparara. Del zione di quefto ci defse ancora,e ci facef-
quale ovile ddl* Anima lo ftcífo Verbo fe in un cerro modo maggiori dello ftefso
é 1" ufeio, per cui egli entra, ed é ancora Donatore, ma dato,e non conceduto c i ó ,
il Paftore, che entra, e ivi con la fa- perché quefto é impoflibile, che in Dio fia
prabbondan^a della fuá Grazia difpone cofamaggiórdilui. O unione infinita!
T Anima a riceverlo J perocché entrando Sei Paftor buono. Quante fono lecofe,
inquella, entra con tutto fe fteífo, che chefiricercano al buon Paftore ? Prima,
contiene 1* unitá della SantiíTima Trini- che ami piu il gregge, che feftefso,vadi
t á j manonricerca qui T ufeio della fuá dinanzl al fuo gregge, abbia il baftone ia
volontáfola, pero che fe folfe fola» e manoj procuri d'avere un caneper di-
non foíTc accompagnata dallo ípirare fendere il detto gregge i di trovare fref-
delio fteflb Verbo in lei, non potrebbe che, e verdeggianti pafture^ fonti eac-
entrare. Entri,come Paftore, e ti fai que frefehei caldo, e frefeo luogoper
íñbo di quella, onde quivi le aduni gran poterle racchiudere fecondo i tempi .
Qftrtái S. M , Mudd. de ÍVP&X./.
N 3 Ecco
i t 6 Opere di S. Maria Maddalcna
E c c o T Eterno V e r b o , che hatutteque- j . p a f c o l i . M a i o v e g g o effer fatta la vía
ftc partí del buon Paftore . C o m i n c i b nel I da entrare m q u e l l i , mediante i chiodi
V e n t r e d i Maria ad amare piü i l g r e g g e , Tanto ameni fono quefti pafcoli , che*
che fe ftefíb, per d e í i d e r i o , ponendo la chi g l i penetrerá non mai fi potra ritene-
vitainnanzi cheveniffe i l t e m p o d i dar- nedi non V"entrare. S i , tanti fono nel
l a , e p o i i n C r o c e manifeftb intcramen- foave capo d e l l ' U m a n i t á del V e r b o : z t
te l* iftefíb defiderio, anzi adempiendolo Uquefecií cor meum intra m e . M i nafeon-
con mettercon eífetto l a vita per l o fuo do nella caverna de* piedi del m i ó Spofo
gregge, ondetnoftrb bene quanto V ama- V e r b o , dove c g l i faetta, e penetra i l
v a , d i c o , moftrb, c h e l ' a m a v a p i ü che m i ó cuore . C h i fi v u o l nutriré venga
fe ftcffo. V a innanzi al gregge , perb qui[> e c h i v u o l legare m o l t i maxzi d i
che fendo abaeterno fenza p r i n c i p i o , an- fiori, e g i g l i , venga q u i , p e r c h é fe ne
db i n tuttc queir A n i m e , che piacqucro a pofíbno fare gran baeinate i n quefti
l u i íino'nel principio del M o n d o , ora fino piedi del m i ó Spofo. l o vorrei inghir-
a l fine del M o n d o , come g l i é i n g r a d o , landaretuttii capí delle me Spofe con
i n q u e l l a c h e v u o l perfua. E c h i per vo- quefti vaghi fiori, che fon t a n t i . M a me
l o n t a primiera non vorrebbe fuá I ^ « i ne farb unfafcetto, e g l i darb á M a r i a ,
•vttlt omnes homines [alvos fieri . L o va che l i confervi l o r o . Quefti frutti ch' i o
prevenendo con la fuá G r a z i a , e c o s i g l i cavo dallatua mano finiílra, o V e r b o ,
va innanzi portando i l baftone, illumi- non g l i vorrei folo per m e , ma afplro
nandolo c o l heme dell1 interne infpira- c o m u n i c a r l i a t u t t o i l M o n d o . Sb bene,
z i o n i . Introduce fempre c o l gregge fuo che fe io g l i proferifli a m o k i , parrebbe
inciafeuna Anima l o ílimolo della co- fioltizia , e p a z z i a : Ros infenfati v i t a m
feienza, che é i l c a n e . Conduce poi l o illorum Aftimabamusinfanisitn. M a guai ,
ftefíb gregge ne'verdeggianti, e fodi paf- g u a i a l o r o . l o d i n u o v o g l i o f t ' e r i r b a t e ,
c o l i della íua facra dottrina, e dopo chJ poichc fon t u o i , e ne puoi d a r é a c h i
c g l i fi fecc U o m o , del fuo Vangelo . L o vuoi . D a quefta tua mano deftra , o
trae ancora a berelafuperfluente G r a - V e r b o , raccorrb la preziofitá delle gioje,
z i a fuá , e prefa l a noftra carne, al l i m - che ívi t r u o v o , le quali defidera TAniraa
pidiííimo fonte del ílio amorofo C o í l a t o , mia d i comraunicare ad ogni Creatura. O
cfacre P i a g h e . V i g i l a nel tempo della U m a n i t á del m i ó C r i f t o . N e tuoi pie-
notte. ( A t e V e r b o é f e m p r e l u c e , m a á di fono fiori, n e l l e m a n i f r u t t i , e g i o j e ,
n o i é f e m p r e n o r t e . ) T i f t a i adunque r i - ma nel cuore faette in grand'abbondan-
pofando, c Comunicando a i r A n i m e un1 za . O cuore, o coftato dell' Eterno V e >
cftrinfeco , cd intrinfeco l u m e , vigilando bo Umanato! non fi pub c o r r i í p o n d e r e a
fenz'alcuna vi «¡lia fopra i l t « o grege. D a i tanta tua influenza. Saetti troppoj n o »
l a fta^ione deitempo ora infondendo una fi pubfoffrire, bifogna grand'ajuto, a
l i c u r t a , e pegno d'amore inefeogitabile, corrifpondere, e c o n í e r v a r tantefaette:
e ora un'intrinfeco, tremendo t i m o r c . " Ego fum pafter bonus : Ego fum ojiium ,
per me fi quis introierit fnlvnbitur y (? ib»
gredietur , & egredietur & pafcu» inve~
C A P I T O L O VIII. niet. D o v e e n t r a ñ o , e donde efeono fe
n o n n e l p a f c o l o , edal pafeolo della tua
Sapienza o V e r b o ? N e i r iftefíb pafeolo,
Stgue /epra i ' ifleffe partle de v a r f p^fcoli non ci nutriamo folo n o i , ma tu ftefíb, g l i
del Verbo D i v i n o , che fi pigliano dulle A r c a n g e l i , e tutti g l i Spiriti B e a t i . Onde
faertue Piaghe d i ejfo Vefbo Incarnato , dicendo, che entravano, e ufeivano, mo-
* de ibeni dell' Jncarna&iofie. ftrafti i l fegreto de fegreti, i l fegreto del-
l a D i v i n a i d e a , i l fegreto del tuo Padre, e
t u o , e dello Spirito Santo, i l fegreto del
Parte j .
vüocte 5,
I Pafcoli t u o i , o eterno
inte ftefíb, ma bifogna in l u o g o , e
tempo andarli cercando Per vicos , &
V e r b o , fono
tuo amoroíifiimo cuore, i l fegreto de g ü
A n g e l í , i l fegreto delli Spiriti Beati. M a -
nifeftb quel fegreto, che era neiridea del
Padre, i l fegreto di fe ftefíb, che ufeivs
f>Utem. Bifogna in eífo Verbo cercare
3 dallo
De Pazzi. P arte Terza. 187
dallo fteíTo P a d r e , generando da fe ílefíb ^ o n e , e fruizione di í u i f u o f o m m o b e n e ,
i l Padre q u e ñ o V e r b o , poi ü m a n a t o Í e ultimo fine, comcXuo D i o . Onde per
c o n c i o f i a c h é i n t e n d e n d o í é ñ e í f o di P-adre r infinito amore , che le portava, ando
egenerato i l V e r b o , £1 q u á k ^perdhéiper ricuoprendo, e facendo apparire igno-
-modo d1 intelletto, cK e di fuatnatura raf-, rante la fuá Sapienza,pigliando l* U m a n i -
fomigliativo e generato, íi dice cií3é í>í t á , nélla quale detteii rimedio contro F
-gura, e immagine del P a d r e , e con dol-1 offeía, che g l i faceva, e le ricuperb la
ciflimo vincolo d'amore d'amendue c fpi- perduta g l o r i a . E cosi i n quelF entrare, e
rato l o Spirito Santo, ch3 é rifteíTo amo- ufeire, che faceva la T r i n i t á di fe ftefsa
re . E tanto é moltiplicata quefta mani- concepi di creare una Creatura íimile a
feftazione, quanto piu nclla moltitudine s é , e ricreare per G r a z i a , p e r c h é di nuo-
dellc Creature íi va communicando. A n - vo divenifse íimile a sé l a giá creata
cora faceva una ridondanza d i g l o r i a , l a Creatura, e per la colpa della Creatura
quale glorifícava fe ílefíb , p e r c h é era mal c o n c i a , e deformara. D o v e l a SS.
tanto grande, che non l i poteva com- T r i n i t á , eindividua XJnitá, e n t r a n d o í n
municare a noi con quellapienezza , ma s é , erimanendo in fe ftefsa concepi di
da quellapienezza nericeviamo ciafcu- crearT u o m o , chedovea-efsercapo non
n o , fecondo, che a luí piace l a noílra folode g l i u o m i n i , m a d e g l i A n g e l í , d i -
parte : De cujus plenitudine nos omnes CO r U m a n i t á del Ytrh-orCum J/f primogé-
accepimus gratiam . L a G r a z i a i n t é r r a } nitas inmultis fratribus . E ufeendo, creo
prima > e poi i n C i e l o la g l o r i a : Grtttiítm, la Creatura alia fuá bella imagine, e fi-
& Gleriam dñbit Domintis. E íimiímente militudine, onde femon fofse ufcita di
fáceva i l V e r b o U m a n a t o : rifguardava fe, non avrebbe.fatta l a Creatura, che
fefteffo, e c o m p r e n d e n d o í í , íi vedeva, avea di giá concepita in s é . Entrando
come V e r b o , pofteriore d' origine ai P a - poi la S a p i e n z a i n s é , d i c o i l V e r b o D i v i -
dre, che l o generava, b e n c h é e^uaie a lui n o , v i d e l a Creatura prevaricare, e pre-
ftefíb per natura, per immeníica j perSa- varicando guaítare quella bella imagine ,
pienza , P o t e n z a , B o n t á , e t u t t i g l i al- che le avea data. O n d e per l o grande, e
t r i D i v i n i attributi, tutti comuni a tutte infinito amore, che le portava, efsendo
le Divine Perfone, A t a k h e quefto Ver- ella ufcita di fe ftefsa, üfci di s é , feordan-
bo rifguardando in fe faceva un compia- doíi dico della fuá Sapienza nell5 efterna
cimento di fuá e g u a l i t á . S i vedeva in apparenza a noi j ufeendo d i fe ftefso
t é r r a , fe ben la t é r r a non era ancor crea- v o l l e p i g l i a r laftefsa forma d e i r u o m o ,
ra fe non neiridea del P a d r e . P o i Tiftella con faríi íimile a q u e l l o , per poterlo l i . -
Veritá ancora entrava, e ufciva in fe ftef" berare, e farlo ritornare i n q u e l primo
f a , e di fe í k l i a , p e r o c c h é fe non folie ftaco, nel quale l o c r e o . A n c o r a g F A n -
ufcita d i fe íleífa, non avrebbe creara l a g e l í , e g l o r i o í i Spiriti Beati e n t r a ñ o i n
Creatura, e d a t ó l e F e í f e r e , mediante i l d e t t o p a l e ó l o della Sapienza, e per la for-
qual eífere aífunto p o i dal V e r b o , po- za delT unión f u á , fono quaíi forzati a l e -
teffericuperare ilperduto u o m o , e con v a r í t f o p r a f e f t e í l i : v i e n t r a ñ o per aífec-
F ifteífa concepi in fuá mente D i v i n a d i to d'amore , e ne efeono per la grandezza
ricreare la Creatura giá creara n e i r i d e a della Trinitá ad efii, e ad o g n i altra Crea-
fuá, econofcendo, che non baftavadi tura i n c o m p r e n í i b i l e , e non ufeendone >
averia creata, p erch* ella íi conduceffe a mai ne efeono , p e r c h é fempre piíi
goder l u i , avendo commefíb ilpeccato v e g g o n o , e p i ü infinitamente refta lor da
ordinb di ricrearla, mediante Tincarna- vedere di quel che veder íi pofla delle D i -
zione del V e r b o . E d entrando quefta Sa- vine p e r f e z i o n i , p o i c h é ad ogni Creatura
p i e n z a i n s é , e u f c e n d o d i s é , conobbe f e i , o m í o , i n c o m p r e n í i b i l e , né altro ,
quefta Creatura, da fe creata , e s'innamo che te ftefso,né anche 1*Umanitá del V e r -
16 di q u e l i a , l a q u a l e p e r efser ufcita di sé bo , che fe bene piíi d ' ogn1 altra Creatura
nonpubfopportare, cheguafti, eofFen- t* intende, n o n t i comprende. D e v e d e i
d a l a bella i m m a g i n e , e'íimUitudine ,che continuo ancor ella entrare, e ufeir d i te,
le h á d a t a d i f e f t e f s o in un m í n i m o c h e , o V e r b o . M a bifogna metter grande ilu-
priyandofí quella per efsa offefa > della v i - d i ó in imparare quefta Sapienza, e di «m-
N 4 trare»
i88 Opere di S. María Maddaletu
trtrc> e ufeir di te, rimanendo íemprc al mezzo, perché il fine épericolofo
in te. E'ncccffario, che la Creatura fem^ Un aípiramento in te , una foave c
precntriintua Divinitá, edefea in tua quietainquietudlneInte, unnulla vole-
Umanitá in ogni moto, che ha dafare. re, nullalntenderc ¡n verana cofa, un*
Entrinelia Divinirápcr compiacerti, cd ablflaríi per vedere , ch« tu fia tanto
efcaneli* Umanitá per imitarti. Queftaé poco conofeiuto, c un confumarfi, che
la dottrina, che biíogna, che eferciti chi tanto poco tu fia amato. O ammlrabile
vuol imparare a entrare, e ufeire di te, c Dio nell* elezione dell* Anime, mirablle
in le»perché fe 1* Anima foffe pofleditrice nella communicazlone della Divinitá
deiriftefla dottrina, poffederebbe con- tua, nella viltá dell' Umanitá noftra.
íeguentemente Dio , e Dio divcrrebbe
poffcfforc di leij onde farebbe ancora di C A P I T O L O IX.
^rancontento, e utilea i Proífimi. C i
Í bno ancora certi altri pafcoli, quali fono 5#^r* eptllt parole del Vangelo. Ego fum
le virtu, che rifplendono nella tua Uma- Paftor bonus , ha belliflime intelligen*
nitá, dove alcuni entraño fenza punto x.t t e npprepri» gl'ufficj del paflore i
guftarti, e altrifisforzanod'entrare, ed fuelt» che opera Dia nell' Anime .
c lor conceduto, perché vanno per la via

re inte, edite. Inqueilo, che per con- E


dritta . Felice a chi fa ben entrare, e ufci« Go fum Paftor bonm . E* buono il p. 4.0.1.
noftro Dio alie fue Pecoreilc per
trario operare o d'entrarc, e ufeire in fe , tre cofe. Primieramentepernatura, ef-
edite íi trovano pafcoli grandlíHini, e fendo egll Dio di fomma Bontá, che non
ameniífimi, dove la Creatura, mentre pubefíerefe non giufto, e fanto. Buo-
che é quaggiu íi trattienc, c bifogna, che no per operazlone, perché tutte le fue
guftidetti pafcoli nella tua Umanitá. Co- opere el íbno líate cagloni di merltare.
ítafsupoi, (dirb cosi) fenza fue güito, co- Buono per credltá; perché ci da quella
me totalmente aíforta in te , J&jt D e m ereditá eterna della fuá beatifica vlíione,
emni* in ómnibus : e con fommo gufto, e dará le doti all3Anima e al corpo, quan-
comefruendoperfettamente di te, ti gu- do ^ará giorificato : Sonitatem fecifti
fteranno nella Divinitá, ma tácitamente cum Yervo ttto Domine . Quefte fon le
quaggiu, non effend® lecito^i gufteranno Bontá, che egll ci há fatto, e pol che fe-
nella bocea della tua Umanitá. Ricufano gue? SecundHtn ytrbum tuum, O , que-
tali pafcoli ^ringrati, e feonofeenti deli' fta parpla,,^¿«Wj.fipubintcndere In
eífer, che hai dato loro deir imagine, e due modi . Verbo, fecondo il Verbo,
fimilitudine tua . Nutrendoíi T Anima di che avea promcíTo Dio a'Profeti, che
te. Verbo , divien nutrimento tuo. O pol lomando, e ancora fecondo il Ver-
infinita Sapicnza, o eterno , e infinito bo, che ci parlo efib Verbodallafua fa^
Dio, che vuoi efler capito dalla Creatu- cratlífima bocea, ftandoln quefto Mon-
ra, perché fei fuo fommo Bene, ed ella é do , dico, la fuá celeftc, anzi Divina doc-
capace di te, incendendoti inquel modo, trina. E pol che fu venuto quefto Verbo
che ella pub, e che quaíi fotto velo ti mo- in térra, Iddio el há ufato plu Mifericor-
ftrialeii velo si, ma lucido della Fede, dia, cheGiuftizia. Tiene il Paftorc In
Declaratio Sermontim ttmum illumintit i n - mano uncerto fuono, per chiamare le
telleÜHmdat parvuiis . Se bene coii é pof^- Pecoreilc, e hanno alcunc , alie quall
íibile , che tu non lia Dio, come che tu poneilnome e le va cibando talvolta
fiapicnamente intefoin quefto tempo fi-delfuoproprlo cibo. L a notte le tiene
nito . Anathema fit > chi dice plenamen- nel proprio gregge, ovvero in certe rcti,
te d'intenderti in quefto Mondo, e di che tende, e tiene il cañe accib lo ívcgli,
comprendertineiraitro, perché tanto é c amalo per amor delle Pecore- Avami
poíliblle, che cib fia, quanto che il fuo- chelemandi alia paftura, le tien prima
co íi convertí in acqua reftando fuoco 3 nella propria cafa. Significa quefto, che
e 1 aequa in fuoco reftando pur acqua. Dio ci tien prima nella mente fuá, e po»
Ma di chemi hbáfervire di tanta infini- ci manda inquefta valle di lagrime e m i -
ta di te , Dio raio ? Bifogna attenderc ferie, accioché, qu> pafcendoci , 2 " P01"
liamo
De Pazzi. Parte Terza.
fiamodtreilUtte. II Cañe fono i Prcdi- po a quel ruggente Leone. Quella dolce
catori. Lo Spirito Santo cüfuono, che parola, ch* egli difse invita fuá; che noi
váronandocamici d*ainorcs chiamando imparafllmo da lui, che era manfueto, c
le Pccorelle. II Símbolo e gli articoli ¿el- umile di cuore. Queirakra , che noi
la Fede, íóno la rete. "I Paítorelli, per lo feguitaífimo íui, e che ci amaíTuno ín^-
ftare intorno a* loro animali, par ehe non fieme, etantcahrc, che furono alero,
pofsano parlare, e trattar d* altro, che di che frombole, ch'egli avvcntava verfo
éf&i CosiilnoftroCrifto, quandofifece quella feroce beftia deH* Inferno ? E quan-
uomo, non pareva, che fapeíse trattar te Pecorelle tolfe ¡1 noftro PJ ítor Cri ito
d'altro, chedinoi, e di noftra falute, e dalla bocea del Leone, co ne viaddalcna,
perbdifse : Ego autetn in mtdi» veflrum Matteo ed altri ? NeíloftefsoVangelo gli
fum, ficuti qui miniflrete. Noi fíame di getta una fro nbola nel volto, quando di-
quelle Pecorelle nomínate co *l proprio ce , ch' egli c *1 Padre fono unaftefsaco-
nome, c che ci ciba co *1 £bo proprio ci- fa, c che egliftánel Padre, e i l Padre in
bo, perché í¡ comunica a chifirendeatca lui, dove dimoftra che l'adorazione con-
di quel compiacimento, e di quella cogni- viene a un folo !>io, e che nulla vale l* a-
zíone detla capacita diluí. Eziandio il doraz one de'falíi Dei. Quefta fu puré
luogo, dove il Paftore tiene il letto, non una gran frombola, poiché per quefto tana-
é differente da quel del íiio gregge. Il luo- te Anime andavano all' Iníerno. Piíipub
go del ripofo dell' Anima, é il proprio cuo- la parola verace ><:he la pereoísa ingiuflta.
re di fe ftefsa, dovefiripofa ogni fuá ope- Porto fempre Crifto il baftone in mano
ra ele fuepotenze, e in quello ílefso Dio per prender forza, e per batrer alcune vol-
íi degna venire ad abitare, e diré ña ali' te le fue Pecorelle. Il baftone é la fuá Di-
ufeio di quello e picchia: Egoft&ad o/i¿um, vinitá, per laqualeprendevaforza lafua
& pulfo. La vita dell* uomo, non c al Umanitá, ilché fu manifefto inquelmi-
tro > che Croce, poiché ftiamo in conti- ftero, quando fcaccib del Templo quelli
nua battagli a, e Criftoafcefe ancor egli che vendevano, e nel fare i miracoli. Il
Infula Croce, ma diveríiíTima dalle no- baftone é ancora la fuá Croce, la quale
ftre, perché non ne fará mai una tanto prefe dal primo iftante della fuá concezio-
travagliofa, quanto fu la íua. Non elcg- ne,e la porto infíno a che difse, Confummx-
gono mai veftimenti delicati i Paftorelli, t»m efi. Conduce le fue Pecorelle nel pa-
marozzievili. E che difse il Verbo di fcolo della fuá Umanitá, dove fono quel-
Giovanni ? che quelli che vellono deli- ie tanto frefeheerbette dc'fettedoni del-
catamentc ftanno ne'Palazzi de'Ké : e lo Spirito Santo e fuoi; anzi le ciba di fe
qual veftimento fu piü vile al noftro ftefso, dando loro il Corpo, e Sangue fuo,
Crifto, che pigliare la noftra Umanitá. e quelle, alie quali é conceduto d'arrivare
Non fi difende il Paftor per V ordinario a maggior nobiltá di grazia,guftano quel-
con Tarmi, ma con certe frombolette.
le frefehe erbette dell'interne comunica^
Bcn difse Crifto a Pietro, riponi il tuo zioni, che infonde Dio all' Anima, e de'
coltello nella guaina. Quando il ruggen fuoi innumerabili benefizj. Altre gufta»
te Leone era cntrato in quefto gran greg no queir erbe piü alte, che fono la felici-
ge di Pecorelle , per divorarlo, venne ta del Cielo : quaggiuíí guftano perpar-
il Verbo, come amantiflimo Paftore, a ticipazione, clafsú poi per eterno pof»
combattere con lui non con arme, ma fcfso. Equaré, o mío Verbo, lalimpi»
con pene epaífione. Il Santo Vangelo e difllmafonte, dove le meni abere? T u
tutte le fue parole, fono le frombole, con ftefso fei la fonte : Fons fapientis,. E vai
le quali difefe noi fue Pccorelle dilette efclamando, chechihafete venga atea
dal vorace Leone Infernalc. Equelle ier- bere : Si quis fitit venint ad me, CTbibut.
re parole, che egli difse in Croce, do ve E ancor dicefti alia Sammaritana, chéin
dimoftro tanto ardore di Carita ,tanto de- quell* Anima, che bevefse dell' acqua che
íideriodellaSalute noftra, e tanto Amo- tuglidavi, forgerebbe un fonte, che fa-
re >promettendo il Regnodel Cielo al La- lirebbe iníino alia vita eterna.
drone, che lo chiedeva, non furono, fe Dopo che T ha menate a bere, le lava:
nonfettefrombole, chcfpczzaronoilca- ' Lwit m i in /áffgw»* f » o . S. Paolo
dice;
Opere di S. María Maddalena
dice • St emm fanguis hireorum , & tau- dre , e D i o , non dice unVuomo , n u
rorum. Moho piú Ü S a n p e d e l Verbo D i o 5 perche s c s accordaífero infieníe
TJmanato. D o p o , che 1'ha l á v a t e , pren- tutti g h u o m i n i , non potrebbon farc
de le f o r b i c i , e le tofa, e quefto vicn de» operare j pollono ben daré ajuto 3 s i , ma
notato, quando l ' A n i m a fi trova f r a l t i - n o n g i á fareoperare. Se fi ñudiaffe mille
m o r e , e i a pena, ovvero fra le tenta- anni l a Scrittura, fe D i o non porge l a
zioni, e d e p r e í í i o n i i D i o lettoglie ?i fuoi fuá G r a z i a operando l u i , In vanum iaho-
appetiti, e d e f í d e r j , a c h i le paffioni, a raverunt. P o i va i l Paftore prendendo
chi T amor p r o p r i o , f e c o n d o , che ilfuo i l latte dalla fuá P e c o r e l l a , ma non la
D i v i n b e n e p l a c i t o i í compiace. L e g a l o r prende fino a che non le ha tolto i F i -
poi li p i c d i , e le pone a giacere. Lega g l i u o l i n i . P e r fin che riteniamo i n noi
D i o tutti i noftri fentimemi, e affetti, i n i l proprio amore, e la propria volonta,
modo che rimane T A n i m a defolata, a D i o non pub prendere i l latte da n o i .
tal che non h a g u f t o , n é fentimenti efte- Quando i l Paftore prende i l latee dalla
r i o r i j e n e i r i n t e r i o r e , eíTendo alquanto fuá P e c o r e l l a , l a fa ftar r i t t a , e non a
legato l' aífetto , e non le paripoter d i r é giacere j C i denota quefto, che quando
a l t r o , che : hriperaey <!? lihera me de ore i l noftro libero arbitrio íí delibera, ed
leows. Sta T A n i m a a glacer nel cono- elegge diífare la volontá di D i o , e vo-
fcimento della fuá defoiazione, e mife- l e d o a ñ o r a r e i n ogni cofa, ftando inat-
r i a , folo alza g l i o c c h i tal volta a chie- t o d ' a m o r e , i n a t t o d i pazienza, ín atto
dere ajuto, e foccorfo. Sia quale Anima d ' u m i h á , e finalmente i n atto d ' o g n i
f i v o g l i a , non pub venire a perfezione, v i r t ü , a l l ' o r a D i o pub prendere i l latte
fe non é prima tofata d a l S i g n ó t e , c h i da n o i . Quando ftiamo in atto d ' A m o r e ,
patiíce n e i r i n t e r i o r e , e c h i neirefterio- e Carita , e ancora d i contemplazione
r e , c h i adunque patirá per amor d i D i o , della D e i t á , credo pur che g l i fia g r a t o .
potra diré : Ego dermivi, & [omnum cas- Bifogna ftar ritta con quattropiedi, non
pit & exurrexi j quoniam Daminus fufce- baftaconduej perché l i deve avere tut-
pie me, Bifogna prima d o r m i r é , a voler te quattro le vii t ú C a r d i n a l ! . Efce cal-
che i l Signore l i a q u e l l o , che faccia r i - do i l latte, ma i n ogni modo bifogna
í u f c i t a r e , e biíbgna fare quel che fa chi metterlo al f u o c o . L o mette D i o nel
d o r m e . Q u e l che dorme n e n í e n t e chi d i - fuoco della fuá C a r i d ; d i q u e l l a , c o n la
ce mal d i l u í , non vede chi opera, n o n í i quale c i a m o , avanti che il fecolo foífe.
piglia noja d i chi dorme, o di cbi ftadefto. N o n pub elfer cibo del fuo Signore il
B i f o g n a , che ancor io cosi d o r m a ; per- latte, fe non fi mette al fuoco. Se T ope-
c h é nondormendo nella mortificazione, re noftre non fon partecipi della Paífio-
u n ' a l t r o p a t i r á , e i o n o n a v r o i l m é r i t o , ne d i G i e s ú , c i o é che fiamo i n Grazia
un' altro íará paziente, e io non avro la co- f u á , non poífono efser piacevoli all* E -
r o n a , un*altro fará m o r t i í i c a t o , e i o n o n terno Padre : ma e da notare , che
mi d o m i n e r o : Ego dermi-vi^ & [omnum m o h o piü fon grate a D i o l'opere no-
eepi, Quando 1'Anima é v e n u t a a ü a p e r - ftre, quando attualmente fono unite al-
f e í t a u m i l i a z i o n e , e annichilazione» T é 1'opere del V e r b o , e fatte in A m o r e ,
conceduto di p o t e r í i r a l l e g r a r e , e cono- e C a r i t a . I l latte c cibo non folo de' Sani,
fcere i d o n i , e g r a z i e , che Sua Divina ma ferve ancora per g l Infermi j e quefto
Maeíiá le ha conceduto j p e r c h é g l i r i - mi moftra, che i l Signore fi ferve an-
conofee da e f í b D i o , e U v a confortando cora dell'opere noftre i n ajuto delle fue
con q u e l l o , c h e é f c r i t t o , chefifacciano C r e a t u r c . E fíceomeillatte, che fidá a
T opere buone nei cofpettQ d e l l i u o m i n i , g l ' I n í e r m i n o n i nccefsario, che lia tan-
Vt glorifiient Pntrem, qui in Ccetis eft. Bifo- to fcaldato, quanto q u e l l o , che ferve per
gna be prima contemplare Dioje conofeer i forti, e gagliardi j, cosi Y opere noftre>
T interne fue i l l u m i n a z i o n i , e p o i rifufei- quando hanno a fervire i n ajuto de' Proíh -
t a r e , c i o é o p e r a r e . N o n dice mirifufei- mi , non é necefsario , che fieno c o n
tai d a m e , c i o é operai da m e , fenza il' queir attuale unione Con D i o , perche m
volere di m i ó P a d r e , m á m i a Domintts quefta attuale unione, c i fi v i P1^^^"1;
fujeepit »Í>, p e r c h é e o s i v o l l c i l m i ó P a - liando laperfczionpropria, che 1 uniita
De,Pa22Í. Parte Terza.
de P r o í f i m l . Prende D i o i l noftro l a t t e ,
quando ne v u o l cibar altri E l e t t i , non C A P I T O L O X.
giá i n f e r m i , ma forti j p e r c h é i' opere de*
Giuftifatteconmanruetudine, e u m i l t a , E/pone quelle parole del Salmo . Confef-
vanno mitigando 11 calore della fuper- íio & pulchritudo k i confpeflu ejus*
bia > e l a z i o n e , e vanagloria de' Peccatori: Tratfa delle condiz.ioni che deve avere
O n d e , flecóme i l latee rinfirefca; cosief- la cenfe/ftene noftra, con latptah confef-
l i c o n l e l o r f a n t e o p e r a z i o n i , vanno r i n - fiamo Dio;, della 6ellez.za Divina, e di
frefeando ¡1 calor d e i l ' i r a de1 poveri Pec- quelle cofe che rmdeno belle C Anime n«-
catori . Beate quelle P e e o r e í l c , che odo- fire »ei c&nfpetto di Dio.
no l a voce d i quefto buon Paftore. M a

C
q u a n t e v o c i fon q u e l l e , per le q u a l i , e
Onfeffto y & pulchñtHda in confpeñtt
con l e quali v i egli chiamando quefta
e]m . Confe/fío. E'necefsaria quao--
Pecorina? Ando chiamando c o n latvoce
g í ü a n o i quefta confeífione, d i c o , c o n -
d e ' P r o f t d avanti c h ' e i v e n i f s e iiacerra.
fefsar t e , o m i ó D i o j m a c o f t a f s ü n o n la
Efclamb poi con l a propria voce ü V e r -
c o n f e í f i o n e , n o , ma si bene T efercizio
bo , quando vifse fra n o i M o m l i . L a continuo della l o d e . E t pulchrituda in
terza voce fu nell5 erniflione dello Spiri- confpeñtt ejus. E* ben giufto che l i a nel
to Santo. O , che b u o n a v o c e ! Fu tamo tuo confpetto la b e l l e z z a ; dapoi che o g n i
i l fuo c l a m o r e , che alcuna v o l t a San P i e - cofa date é f a t t a p u r a , e b e l l a . Coftafsü
tro ne convertiva b e n m i l l e . V a p o i e g l i 1' efercizio della lode íi pao fare, c fi fa
ftefso efclamando con un* altra voce in- í é n z a condizione j p e r o c h é fempre quell*
t e r i o r e i e beataquell* A n i m a , che ode A n i m e beate veggono te 5 m a q u a g g i u l a
quefta voce . L a chiama c o l proprio noftra confeífione, b i f o g n a , chefiafatta
n o m e , p e r c h é ciaícun A n i m a credente con c o n d i z i o n e , rifpetto alia cecitá no-
va chiamando c o l proprio n o m e , eísendo- ftra. Confeífiamo quaggiu quello che
e h é v a r i é fono le v o c a z i o n i . C o n la me- c r e d i a m o , m a c o f t a í s u q u e l l o , che v e g -
d e í i m a v o c e , ma c o l proprio nome chia- g i a m o . M a d i m m i un p o c o , o V e r b o ,
ma ciafeuno fecondo l a fuá v o c a z í o n e . quante condizioni vuole avere quefta tua
O V e r b o , t u h a i una voce tanto fonora, confeífione , che p o i coftafsü da te l a
e con tanta d o l c e z z a c h i a m i , che alcuna faremo fenza condizione veruna ? Si ,
v o l t a n o i , come i g n o r a n t i , non t i fen- cinque particolarmente ne vuole avere \
t i a m o . M a c h e f a i , o V e r b o ? mandial- L a prima condizione é , che deve efser
cuno de' tuoi f e r v i . V a l a P e c o r e l l a fe- fatta la confeífione d i te con tanta F e d e ,
guitando i l Paftore , ed e»li g l i fa lafcor- che per la certezza fembri e v i d e n z a , e
ta c o n l a V e r g a , non l a lafciando entra- che i n un certo modo d i d i r é , come m
re a cibaríi di quello che é c i b o de' piu no- C i e l o , fiaperduta la F e d e . D e v e 1* A n i -
b i l i d i l e i , d i c o d e l i ' u o m o . Quando l ' A - ma credere in t e , e a te 1 come f e t i v e -
nima r a feguitando i l V e r b o , egli le fa defse c o ' proprii o c c h i , co'quali pero ve-
feorta c o n 1'opere, che fece nella fuá dendoti attualmente, non avrei piú fede
I J m a n i t á . L a verga fono i comanda- d i vederti > cfsendomi prefente avanti a
m e n t i , e quando pur la Pecorella fcap- g l ' o c c h i , p e r c h é cefsa l a fede, ove é evi-
denza del fenfo. C o n quefta condizione

f
ia, con eísa verga la fa ritornare, non fono obbligata a confefsar te m i ó D i o .
afeiando , che ella prenda i l c i b o d i Secondariamente deve efser fondatafo-
q u e l l o , che é maggior d i l e i j p e r c h é , pra te, e mantenuta c o *i fondamento
quando c i vogliamo ufurpare la G l o r i a d i te , che fei l a v i v a pietra . T e r z a
della D i v i n i t á , e cibarci del c i b o fuo, condizione é 1' intenzione d i «iovar a*
che é l a G l o r i a , e l ' o n o r e , e g l i l a ritira j P r o í f i m i . Q u a r t a , vuole efser fatta que-
p e r b b i f o g n a , che noi diciamo : No» no- fta c o n f e í f i o n e , c o n tanta fortezza , c
bit Domine , nm nsbit 3 f e i mmim tus tanto v i r i l c u o r e , che fe fofsero prepa-
ran tutti i t o r m e n t i , e l e pene, che puo
fopportare una C r e a t u r a , e ancora m i l l c
Inferni, ñulla temefse 1'Anima, e nulla
ftimaf-
19^ Opere di S. María Maddalena
ftlmafse , per mantener quefta Vcrita nel tuo cofpetto q u a g g í i i , cosi b c l l í , che
L a q u i n t a , e ultima condizione , v u o l l m g h poíía amare. Coftafsii ftaremo
cfler fatta quefta confefilone tanto per- nel cofpetto tuo continuamente, c t i p o -
feTerantemente , che fe bene aveífuno trai dilettare i n t u t t i , perché tutti allora
durato a confefsar eternamente , d o b - ti potrem p i a c c r c , eflendo che tutti fare-
biamo ftare perfeveranti mconfcffar d i mo participanti della tua B e l l e z z a , l a
nuovo eternamente effa V e r i t á . Coftaf- quale n o n folo d a r á contento a t e , ma
s& in Patria ÍI fa quefta confcfllone , lo dará ancora a n o i ; p e r o c h é , febbenc
dico di l o d e , fenza condizione i p e r c h é non pofliamo , come t u , da n o i ftefli,
non v i é p e r i c o l o a l c u n o di fuggcftione, veder n o i ftcffi, vedremo efsa noftra bel-
í i c c o m e q u a g g i ü , dove fono mille fug- lezza i n t e , come inifpecchiolucidilfi-
geftioni, che ci diftolgono dalla tua lo- m o , tanto che dalla tua B e l l e z z a , ve-
d e , o mió S i g n o r e . N o n c forzata co- duta da n o i , e dalla noftra, che vedre-
ftafsü la l o d e , no i ma e fatta d i p r o p r i o mo i n t e , faremo grandemente confola-
v o l e r c . P u r a , í i n c e r a , íenza mefcolan- t l , eflendo che dalla vifionc tua procede
21 alcuna. O h , quando faremo coftat tutta l a noftra Beatitudine. Quattro fono
s u , a l l ' o r a intenderemo, e capiremola l e c o i c , c h e c i f a n n o a p p a r i r e b e l l i quag-
foavitá d i cífa. Confefto , & pulchritudo. giú nel tuo cofpetto . Prima l a Maníuctu-
Ee pulchritudo. E ' tanto grande l a Bel- dine j ed é quefta una cofa tanto bella, che
lezza tua, o m í o D i o , che folo potendo attrae l ' A n i m a a t e i d i c o , che tanto ap-
l a t u vedere da te fteffo, come ella é parifee bella nel tuo cofpetto quell* Ani-
da te ftefí'o folo pub efter comprefa, e ve ma , che l i vefte della Manfuetudine , che
d u t a , C p e r o , Pulchritudo in confpeüu ejus, f u b i t o , che tu la v e d i , t i compiaci tamo
perché folo apparifee quefta tua Bellczza in efsa y per la íxmilitudlne, che ha con t e ,
avanti a te fteflo i e p e r c h é da te ftef- che l'attrai a t e , e cosi per la bellezza del-
fo, e per te fteflo puo eífer veduta, e l a Manfuetudine, íiamo tirati al tuo cof-
comprefa, e n o n d a n o i , che per l a ceci- petto . Secondariamente, abbiamo la bel-
tá del peccato, e debolezza noftra, non l e z z a , mediante i l S a n g u e t u o , p e r o c h é
l a pofliamo vedere j e ancora coftafiíi e f s o é q u e l l o , che ci purifica, e adorna j
non l a potremo mai vedere , né com- onde per quello veniamo ad apparire
prendere appieno cosi c o m ' e l l a é , e pe- molto belli nel cofpetto tuo : Pulchritu-
ro folo c nei tuo c o í p e c t o , e folo da te pub do ^ <T dtcor in confpeÜu ejus. L a terza
eífer comprefa quefta tua B e l l e z z a . D a c o f a , che c i fa i n quefto Mondoappa-
te ancora procede l a bellezza noftra j rir belli nel cofpetto t u o , íi é la frequen-
p e r o c h é , ficcome l a t é r r a é illuminata za de'SantifllmiSacramenti, d i c o , del-
dal S o l é , cosi i c o r p i , c maggiormente l a Confeflione Sacraméntale , e della
T Anime noftre, eflendo da te illuminate, Comunione d e l C o r p o , e Sangue d i te
r i c e v o n o , e h a n n o o g n i b e l l e z z a , e o g n i V e r b o Í p e r o c h é quefti, o quanto gran-
d e c o r o , procedente da t e , che fei fom demente abbellifcono V Anime noltre ,
ma B e l l e z z a , efommo d e c o r o . M a d o p o facendole í i m i l i a t e , d i c o , a l D e c o r o ,
te c i é M a r i a . O , quanto fei b e l l a , leg- c a l l a Bellezza t u a . L a quarta cofa, fi é
g i a d r a , c graziofa. O h Maria i fulchra i l Santo B a t t e í i m o , i l quale purifica l ' A -
tty CT decora filia Hteruf*lem, & macuU n i m a , e la fa monda da o g n i macchia d i
non eft im tt. L e V e r g i n i fono quclle che peccato; onde ella apparifee tanto bella
ricevono d a t e , o m i ó D i o , quefta par- per quella candidezza, che a c q u i í h in
ticolar b e l l e z z a , fecopdo quelio che han- cfso lavacro[del Santo Battefimo, che rif-
no piú amato i n t e , d i c o , la Puntas ma plende nei tuo cofpetto, íiccome leíVel-
T altre Creature, ricevono j i l a tua B e l - le : Candidi fulii funt HazarÁi ejus .
l e z z a , fecondo i l grado dell'amor loro j T u t t i g!i altri Sacramcnti ancora confe-
ma non giá i n q u d particolar m o d o , co- rici a n o i dalla Santa C h i e f a , c i íanno
me le V e r g i n i , perch'elia é premio della apparir belli avanti a t e . L e v i r t ú l a n t e
P u r i t á . S i , l i i a i n o q u a g g i ú n e l tuo cof- efercitate da n o i , dico, Fede, Speran^a, e
pecto , í i c t o m e í U r e m o poi coftafsú 3 Carita i U n ú l t á , Pazienza, e a i n e i o n p
m a p o c h i » pochi i o n q u e l l i , che ftanno q u e l l e , che poi civeftono, e c i adorna-
De'Pazzi. Parte T e m ,
no : onde fi pub d i r dell* A n i m a , Veflitu l u o g o , n o , c h t ñ n o a& ¿terno eraprepa*
deauratc , eircttmdíita vanerate , E ííceo- r a t o , non folo un luogo , ma un R e -
me una Perfona, oltre all' effere di fuá na- o n o , non una manfione, ma piu man-
tura m o h o proporzionata, eirendo poi uoni : Venife , fojfidete Regnum , quod
adornara d i preziofegioje, e veftica con vobis psírntum e(i a conflitutione Mund¿ .
ricchi veftimemi, apparifee m o h o bel- In dome Pafris mei manfienes multf, funt.
l a , e gran d e c o r o , e ornamento danno O h , dunque che c i .máafti a preparare,
alia faccia fuá tutti quelli adornamenti, afcendendo in C i e l o alia deftra del P a -
che fe le fanno j C o s í T Anima ben pro- d r e , o V e r b o ? C i a n U l H , si apr^T ra-
porzionata per l a G r a z i a tua, la quale le re i m o d i , e acquiftare efso l u o g r ' , e r o n
conferifei neí B a t t e í i m o , e ne g l i altri Sa- che? c o n T i n f o n d e r e , chefaceítidvi .uo
cramenti; quando p o i fí vefte della fan- Spirito Santo i n n o i , c o ' i qjale e ' i l l u -
ta Caritá di t e , e del ProlTimo fuo , e 11 minafti l ' i n t e l l e t t o , ordmafti la memo-
adorna con le preziofe gioje delle virtíi ria , e movefti la volontá , infiamman-
fante, o quanto apparifee bella nel c o f dola co *1 tuo D i v i n fuoco, accio potefli-
petto tuo! é puré un grande adornamento mo con T atfaticarci, e farmoltebuone
all* A n i m a V adempiere quello che dicefti opere, acquiftarci efso luogo da te cib
tu con la tua bocea : Amar te ftefso Copra e.ternv a noi preparato . Q u e l l o é luogo d i
ogni c o f a , e '1 Proffimo, come fe mede- pace, e l o debbiamo acquiftare con con-
í i m o , e tuttoquefto deriva d a t e j onde tinua guerra E ' l u o g o d i ripofo, e dob-
non puo l ' Anima apparir bella nel cofpet- biamo acquiftarlo con fatiche, é luogo
t o t u o , fe non l e d a i l a p r o p o r z i o n e , i l di contento , g a u d i o , e a l l e g r e z z a , e l o
v e f t i t o , V adornamento, e la b e l l e z z a . dobbiamo acquiftare con affanno, e cotí
Quefte condizioni infondono nell' Anima pena, e con p l a n t o . E ' finalmente luo-
unaprudenza, che a g l ' i g n o r a n t i , e c i e - go d i luce , e dobbiamo acquiftarlo c o l -
chi pare un'imprudenza j ma bifogna, che ie tenebre, cioé con le tenebre delle m o l -
quefte condizioni fieno t e m p é r a t e con s ó - i te tentazioni c o n t i n u é , afflizioni in-
maprudenza, c h i p e r f e v e r e r á q u a g g i ü in i t e r i o r i , ed efteriori. C i andafti ancora
q u e í l a b e l l e z z a , a n d r á p o i a c o l l o c a r í i i n a preparare i l luogo , p e r c h é dove eri
quel l u o g o , che tu Verbo g l i andafti a t u , v o l e v i , che foífimo n o i . O h , s i >
preparare, ma a me bafta te ftefso. p e r c h é n o i fteífimo dove eri t u , infini-
to m i ó bene.
O g n i Creatura pub diré a í é f t e f s a , e
C A P I T O L O XI. tu O V e r b o a lei : Tanto tempore vobif~
cmn fum , *& non cegnoviftis me. O g n i
v o l o n t á , o g n i incelletto , ogni Anima
Dichiara quslle parole del Vangelo. V a - pub diré a fe, che tanto tempo fei ftato
do parare vobis locum , & c . e infe^ con lei j ed ella non t" ha conof c i u t o ; p u o i
gn» come Criflo ci prepara il modo d tu diré i l m e d e í i m o a l e i , o V e r b o , l o
acquiftare il Cielo i e de^mali della Su- puoi diré a gU A n g e l í , e g l i Angelí l o
perbia t e de beni dell' Anime . pofsono diré a noi : Tanto tempo é ftato
con v o i , e non 1'avete conofeiuto. C i
é gran bifogno d i quefta riprenfione .
che c i volevi a n d a r é a pre- Q u a n t i , quanti fuggono d'efsere ove fei
1.4'vC.i',
D1" parare i l luogo i o non ce l] avevl tu i le ftorte i n t e n z i o n i , Le macúlate ope-
preparato ante conftituticnem Mandi y fie- re , le impure parole, tutte cagionano
come prima avevi detto , e fe i ' a v e v i u n f u g g i r d a t e . M a s i , si : T u fei dove
preparato, p e r c h é o r a d i c i -. Vndo para- fon q u e l l i , che fuggirono da te 3 ma quel-
re vobis lomm ? Se V avevi preparato l i non giá Ion dove te, d i c i , dove fei tu .
innanzi che tu veniíri q u a g g i ü j p e r c h é T u fei neir Inferno, o V e r b o , p e r c h é
¿ i c i i o vb a prepararlo lafsu. O che vo- quivi eferciti la tua G i u í l i z i a ; m a f In-
caboll uíi , V e r b o , per condefeendere ferno non é giá dove t u , perché feifom-
alia noftraignoranza : Vado parare vobis m o Bene > e G l o r i a . T u abiti pur neí cuor
locum. T u andafti a preparare, non i l í i n c e ñ , ed i cuor linceri a b i t a n o i n te»
e á
194
Opere di S. María Maddalena
c fi pubdire Exaltítvi eleüt*m de plebe
v e a -y mmus enim me» a»xili*bitnr ei. C A P I T O L O xn.
Se nell'unione, e l ' u m o n e i n te j e tu
fíeffo fei neirunione i ben l o dicelti : Spieg* qutl Vangelo. Similc eft regnum
Vbi funt dm , vet tres congregetti in no- Coelorum homini , qui feminavit
mine meo i m medio eorttm fum. M a guai, bonum femen i n agro f u o , & c . do*
guai , e mille volte guai a q u e l l i , che ve per ¿a buona /emenza intende l»
per mínima p e r t u r b á z i o n e guaftanoTu- parola di Dio y e per le zizaniel'amor
nione d e l P r o f l i m o , e ancora con te 5 proprio.
m a ardirb d i d i r é , e l o confefferb, che
quaíi pcggio. tu fírmi guaftare T u n i o n e
buona d e ^ r o í T i m i t r a f e , che q u e l l a c h '
c fra t e , e f e , p e r c h é non fi pub guaftare
í L R e g n o de*Cieli é fímile a d u n ' u o -
mo , che ha feminato i l buon femé
nel fuo c a m p o . E quefto Regno é i l
rumonede* Proífími fra l o r o , , che non íi V e r b o afeofo fotto le Sacramentali fpe-
guaftirunione ch' efli aveanteco. I Su- c i e , i l qual vien dentro n e l l ' A n i m e per
perbi fon quelli j che guaftano tal1 unionej regnar in q u e l l e . E5 Regno i l Verbo >
p e r o c h é fono, come draghis e ferpenti p e r c h é i l Regno ha i l dominio in molte
nelle Congregazioni, che con ií ñato l o r o c o f e ; cosi lofteíTo V e r b o s ' a f l o m i g l i a a l
avvelenano ogni cofa. Guai , guai a Regno per i l d o m i n i o , che ha d i tutte le
quell' Anima» che non ha V intelletto, e c o í e j effendo ftato dichiarato, e cofti-
Taltre fuepotenze fondate nell3 U m i l c á . t u k o dal fuo Eterno Padre R é , e Signo-
G u a i , d i c o , a quella C o n g r e g a z i o n e , do- re afsoluto del C i e l o , áella T e r r a , e di
ve abita Superbia. Guai a quella Citta, tutto T U n i v e r f o , con tutte l e Creature >
dove fono SuddEti, e Principi í u p e r b i , eosenicofa, che i n eífo fí contiene : Rex
G u a i alia C h l e f a , dove abitano tanti regum > 0* Dominus Dominstntium. II Re*
Superbi j, ma maggiormente g u a i , fe la gno d' un R é non fono femplicemente
Superbianella Chiefa, non foífe fupera- i P a l a z z i , o altre coíe» m a l dominio»
ta d a i r u m i l t á de' tuoi S e r v i . E perche che h a , fi dice elfer i l fuo Regno> e íi
non volevi che nel l u o g o , che c i andavi domanda R é d i tanto quanto ha fbtto 1
a preparare v i fofíe l a S u p e r b i a i fubito d o m i n i o , e nel fuo Reame. M a *1 raio
íprafondafti quetlo, che v i era d i Super- Verbo é Signore d i tutte le cofe > e anco-
bia íino nel p r o f o n d o d e i r i n f e r n o . Q u e i r ra delF Anima delle fue C r e a t u r e e í i é
A n i m a che é fuperba é íimile ad uno, voluto aífomigliare all* uomo > Simile
che cafci, anzi íia cafcato i n un lago , ¿(i Regnttm Ccelorum homini , per poter
non d3 acqua pura n o , m a d i p u z z o , e d i davanti al Padre fuo afíbmigliar n o i a í e
mota * Q u e l l a Congregazione dove abita fteífo , per mezzo d e l l ' operazioni no-
laSuperbia,, b i f o g n a c h e í l i a incontinuo í l r e , o p é r a t e in G r a z i a . I m p c r o c h é , si
efercizio > come quelli , che corabatte come G e s u volle far lenoftre operazio»
i n ifteccato . In quella Cittá x, dove abita n i , b e n c h é v i l i , e b a i l e , veftito della
n o S u d d i t r , e P r i n c i p i f u p e r b i , v i é con- noftra fpogíia mortale, accio diventallé-
tinua guerra, á t a l e , che i P o p o l i v i di- ro noftre í e í u e p e r i í frutto» e b e d a e í f e
ventano mendichi, ernuo/onfi d i í á m e . doveamo trarre 5 cosi fi complace che
M a l a Chiefa , fe non foífe fuperata dallJ noi imiriamo T operazioni fue per quan-
U m i l t á d e ^ t u o i S e r v i , farebbe come una to c i é conceduto, accib davanti al P a -
N a v i c e l l a ^ che annegafle nel m a r e . Pa- dre, le noftre apparifeano fue, e come
tifce ,patifcexsí>: qualch^ onda „ e boraf- foiTero dell" U n i g é n i t o fuo Figliuolo g l i
ca}, ma Porti inferí non pravalebmt ad- fiencare,, edaccette. 11 femé buono che
•vetfus eñmy e come falda pietra inmez- q u e í l o uomo D i v i n o ha feminato nel fuo
z o a l ' o n d e , i n d i r i z z a i fuoiFedelií C r e - campo» é i l Sacrofanto Vartgelo . Dalla
tei a l porto dell'Eterna V i t a . . bocea del m i o Spofo, e f e quefto D i v i n
feme delle fue fante parole, » gUJfa ^ í
p i c c o l i graneili d i íiniílimo o r o . ter'
r a , dove femina i l m í o Dilecto i l leme
i d' oro > é 1' A n i m a d i ciafeuna Creatura.
Va
De* Pazzi. Parte Terza. 195
Fa quefta D i v i n a femenza per mezzo de' p r i o , e proprio intendere, molte Anime
Predicatori , che del continuo abbon- non farebbero quelle buone operazioni
dantemente í p a r g o n o i l femé del V e r b o e d e f e r c i z j , chefannoj onde e g l i non le
D i v i n o neir A n i m e . E Cccorne i l femé f v e l l e , n é sbarba, p e r c h é non íi man-
materiale, d i p o i che é feminato, piu é chi d1 eftettuar le buone opere, a edifica-
della T e r r a , e h e d e l l ' A g r i c o l t o r e sche l o zione d c ^ P r o í f i m i , e augumento della
feminbj cosí i l Verbo d i D i o , d i c o , la Saríla C h i e f a j ma al tempo del mietc-
fuaparola, é piu di c h i T o d e , c h e d i c h i r e , c h e f a r á a l fine d e l l a . vita d e l l e m e -
la dice5 p e r c h é , c h i l a d i c e ha per fine deíime A n i m e , amatrici troppo d i l o r o
principale H u f e g n a r e , e c h i T o d e d e v e fteísej e del proprio intendere, faranno
aver per proprio intento r e í T e g u i r e , e gaftigate. Se ben tollcra Iddio tnolto
mettere i n opra quel che o d e . Quefta tempo la zizzania i n q u e l l ' A n i m a j non
t é r r a feminata n e i r A n i m e noftre, fu i n - p e n í í p e r b a l c u n o , c h ' egli mai l a ripon-
naflfiata dai tuo preziofo Sangue, o m í o ga nel fuo granajo d i V i t a Eterna con Tot-
Gesú , che fcaturiva abbondantemente timo f e m é , fe prima non c confumato
dalle tue facrate P i a g h e , accib ella defse tutto i l mal feme nel fuoco d e l Purgato-
i l copiofofrutto. r i o . Permette íimilmente quefto fa-
Cutn autem dormirent , venit :jm*ni* pientíflimo D i o , con fomma provviden-
tus homo , & [uperfeminavit x / z . etniii i n z a , che alcun1 altre A n i m e nonconofea-
medio tritici. Quefta zizzania e femina- no d'aver i n l o r o quefta zizzania del pro-
t a neir A n i m a dal nimico infernale , prio amore j p e r c h é fa , che conofeen-
quando lepotenze d i q u e i l a , chefardo- dolo cafcherebbpno i n tale sbigottimen-
veano l a guardia , dormivano. Pero- t o , che non farebbero altrobenei o n -
c h e , quando Tiftefse potenze noniftan- d e , meQtre non l o conofeono j non l o
tio í v e g l i a t e , e diligenti , e v i g i l a n t i , pofsono, n é anche fradicare, e c o s í va
m a í í i m a m e n t e dopo l a ricevuta femen- crefeendo in l o r o fino alia m o r t e , infie-
za del V e r b o , c i o é , della parola d i rne c o l buon f e m é . M a a xjueft" A n i m e
D i o , non tarda V antico Avverfario d e l l ' ancora nel tempo delmietere, che fará
uman Genere d i venire a i r A n i m a con le alia l o r morte , dimoftrerá D i o , che
fue diabolichetentazioni, feminando i n non g l i piac<jue i n l o r o xjueftazizzania j
quella la z i z z a n i a , che é femefuo, fopra p e r c h é i l n o n conofcerla fu l o r difetto Í
1* ottimo f e m é della parola D i v i n a . E ' facendofi incapaci d i efsa cognizione ,
quefta zizzania i l proprio amore e*! pro- per aver avuto l i c u o r c o d a r d o , c pufilla-
prio intendere, difpiaeevole tanto a gl5 nime j onde dal G i u d i z i o del fupremo
o c c h i D i v i n i , che foffrir nonpofsono d i G i u d i c e , faranno ancor quelle m á n d a t e
rimirar queir A n i m é , che in fe l o ritengo- alie fiamme del P u r g a t o r i o , a confumar
n o . Qiiefto proprio amore , e intendi' l a z i z z a n i a , che ando crefeendo i n l o r o
m e n t ó , fon quelli oftacoli, che impedi- c o 1 buon femé j p e r c h é dirá i l Signore ,
feono ch* egli non puo u n i r í i , e corapía- c h ' é q u e i r nomo E v a n g é l i c o , che fe-
ceríi perfettamente, comepur tanto de- minb i l buon femé nel í u o campo : Co/-
lidera che l a fuá immenfa liberalitá nell1 ligite , eclligite, pritnum z,iz,ítniam , & a l -
A n i m e délle Creature fue. M a nonvuole l í g a t e eam in fafciculos fí>d comhurendum.
i l Si g n o r e , che l a zizzania íi sbarbi, e íi N o n permetfi g i á , o m i ó D i o , che i n
r o i g a , n o , no , p e r c h é egli difse : Ne alcune Anime da te elettefpedalmeme,
forte colligentes í i x a m a f » eradicetis cum ftia feonofeiuto quefto proprio amore ,
¿a fimul , & triticum. N o n íi conten- e int^ndet^, e p e r c h é vedi Tattitudine
t a , n é p e r m e t t e q u e í l o b u o n D i o t a l v o l - d i ^ f s e a r i c ó p o f c e r l o . A quefte tali c o n
í a che íi leva .quefto proprio parere, e if^irazioni interne ne dai lume , e notizia,
quefto proprio amore da alcune A n i m e , tal che efse l o fvellono, e sbarbano, C o s i
mentre elle vivono nel M o n d o , ben- p ú r g a t e i n quefta vita da quefto mal fe-
c h é , percio le difpiacciono, per efser m é , venendo i l tempo del mietere, i l
impedimento della perfezione , p e r c h é Signor del campo e del f e m é , prende i ' A -
e g l i , che é la Sapienza eterna, v e d e , nime fenza verun intervallo > e le ripone
che fqnza queftp interefse dell* amor príi- con gioja nel fuo granajo di V i t a l t e r n a ,
Si,
Opere di S. Mária Maddalena
19^
S i , s i , SigBore, Tritieum mtem congre* nonpotendo c o n l a l i n g u a r é n d e m e ofa^
gute in horreum meum. z i e , tremafse, e saprifse, dimoftrando
in quel che p o t e v a , fegno di gratitudine
C A P I T O L O XIII. verfo i l fuo Creatore, che i n quel punto
le facea dono c o s í pregiato. F u viíitata
Apflic* quelle parole dette da Crifio in e inebriata l a terra^ del Calvario dal
Croce : Confummatum eft. A l f Anima Sangue d i C r i f t o , s i , s i , m a m o l t o p i ü
che ha ricevute H Santijpmo Sacramex*- per l o fpargimento del medelimo San-
to 3 e fopra quelle parole del Salmo : gue é ftata inebriata l a térra del cuor
Vifitafti terram , & inebriafti eam , noftro del D i v i n o A m o r e . E come quel-
tratta dell' inebriamenfo del Divino A - l i , che avendo bevuto gran copia di v i -
more , no pe* laveemenza d i q u e l l i benefpefso
eruttano j c o s í , V A n i m a inebriata d i

Q U a n d o 1'Anima ha in fe r k e v u t o i l qucfto Sangue erutta dalla fuá bocea l o -


Pane d i vita nel Santiflimo Sa- di D i v i n e , e ringraziamenti al fuo Crea-
cramento d e l l ' A l t a r e , per quell'unione tore , e per la veemenza del copiofo amo-
ftretta, che i n ctíb ha fatta con D i o , re , che regna nel cuor di l e i , prorompe
pub ben ancor ella diré : Confummatum la lingua in parole fante ed efemplari a*
eft. I n quel celefte cibo t u t t i i b e n i i o n ProíTimi , e quanto ella dice c ridon-
r a c c o l d , quivi tutti i defider j i n D i o fono dante i n onor d i D i o , e in utilitá dell*
adempiti : e chealtro pub T Anima vo- A n i m e . A n z i ardirb d i r é , che non mai
l e r e , fe ritiene in fe q u e l l o , che ogni cofa l i fentirá parlare quell3 Anima inebriata
contiene? S*ella delidera l a C a r i t a , a- dal Sangue, parole infruttuofe e vane.
vendo i n fe quello , che é l a perfetta O che dolce inebriamento é q u e ñ o d e l
Carita i Deus Charitas eft, vien adaver Sangue del m i ó V e r b o ! O , ne f o í s ' i o
in fe l a perfezione di efl'a C a r i t a . C o s i fempre inebriata, che fempre mi fenti-
della v i v a F e d e , e della Speranza, del- rei avvampare i l cuore di quel caldo
l a P u r i t á , della P a z i e n z a , d e i r U m i l t á dell* A m o r D i v i n o 5 e non m i curerejr
c della Manfuetudine i p e r c h é Crifto d* apparire ftolta e pazza per amore .
n e l ! ' A n i m a , m e r c é d i q u e f t o C i b o , pro- O A m o r e , o Sangue , o Sangue , o
duce tutte le v i r t ü . E che pub piú vo- A m o r e ,
l e r e , edefiderar 1* Anima j í e tutte le vir-
t ú , i d o n i , e l e g r a z i e , che ella poíTa vo-
ler edefiderare, í b n o raccolte i n quell5 C A P I T O L O XIV.
ammirabile D i o , che ftá veramente fotto
quelle Sácramentali fpecie, come in ve-
Di tre fcalini per falire al Coflato di Cri-
ritá ftafedendo alia deftra del Padre in
fto , che fono Umilta , I GiuftíZrta , e
P a r a d i í o : In q»o funt omnes thefauri
Amore t delle qualivirtu dice cofe nota-
fapienthy & fcientií. Dei. O h , o h , quan-
bilí > fpiegando quelle parole della Can-
to beneadunque, avendo e poíTedendo
tica. Introduxit me rex i n cellam v i -
1* A n i m a q u e í t o D i o i n fe, pub d i r c o n
nariam.
v e r i t á , Confummatum efi. A l t r o ella non

M
vuole , altro non deíidera , altro non
b r a m a , c h e l u i , i l q u a l e allora tutto fe A che piú b e l l a , quadrata, accomo-
T é d a t o , c o m u n i c á n d o l e con fe ftefíb d a t a c e l i a , che*l t u o f a c r o C o f l a -
tutti i fuoi b e n i . t o , o G e s ü m i o ? E* ben cofa giufta, che
tu ordini la Carita5 p é r c h e l a Carita e un*
Vifitafti terrum , & inehrinfli eam . ordine, e mancando t u , che fei laftefia
Q u a n t o é vero , che fu viíitata quell' C a r i t a , d' ordinaria nell* Anima, manche-
avventurata térra del monte Calvario rebbe i n quella ogn*ordine. Omniaqw
della gran copia del Sangue, che fopra cumque voluit Dominus fecit inCotlo^ &
d i quella fu veríato dal C o r p o del inio in térra, 25* in Anima credente. Deus tw-
Redentore ! Onde non é maraviglia , ttm nofter in Cáelo , omnia quicumqH*
che inebriara la térra dalla potenza di voluit fecit. E quelli , che fon con-
Clso Sangue , b e n c h é infeníibil fofse dotti cofti nel tuo Coftato fon p.uri* e
ver-
De'Pazzi. Parte Terza.
verglni, eperbpoflbno diré: u i fttntqtii mente, ella procede da t e, o D i o , ed é nu-
{ttm mttlisribHs non funt winqmníiti. Ma tríta dairUmiitájtienele bilance in mano,
in molti modi, e per molte vie fi condu- e dá a tutti quel ch' é giufto, rimunera X
ce 1'Anima a quefta caverna del tuoCo- operatordelbene, rende onore al Gran-
ftato, o Verbo. Tre vie particolari, o de e al Magwiore la debítaríverenzas ai
t r e í c a l i n i , mi fai imendere; perliquali Piccolo e Minore la Carita, e quel che fe
afcende 1* Anima a quefta celia vinaria. gli convienej e quefto cosi al Povero, co-
S o n ó i tre fcalini ; U m i l t á , G i u í l i z i a , me al Ricco, alrignorante, come al Sa-
e Amore j e i fondamenti di quclli fono piente; adogn'unogiuftamente dáquel-
la tija Divimta3 1'Anima di ce Verbo, e lo "i chefegliperviene, e merítamente fe
la tua Umanítá. L* Umanitá tua é quel- gliafpetta. Juflus Dominus > & jujlitiam
la, che failfondamento elabafe, dove diiexit. Juftitia , & Fax ofcuUt* funt.
fi dee pofare il primo fcalinó deiía fcala . Quefta Giuftizia ha fempre Focchio, e
U m i l t á , é i l primofcalino, che ne con- la mira a te, Dio m i ó . E che cofa é que-
duce a quefta celia vinaria deltuo Cofta- fta Giuftizia ? e che vuol diré ch' ella ha
t o í e f a s i r U m i i t á , che conduce ancor fempre la mira a te? O h , Giuftizia é
pói 1* Anima al Verbo Divino> peroché, proprio un5 eflere di te Dio j Giuftizia
i í c c o m e 1' Umiltá condufle il Verbo Divi- propriamente é Dio 3 ecoiui, che ha in
no nella celia vinaria del ventre di Ma- fe quefta virtü rimira fempre in te per la íi-
r í a , co&imediante T U m i l t á , T Animaíi mkitudine, che ha con te : e rimirando
conduce a i u i . V Umiltá e quella, che inte, ti vede tanto giufto, che.prima,
a tutti compatifcej a tutti íi ftima infe- che mancare dellaGiuftizia, hai voluto
riore divirtü e b o n t á , cosi a'períetti, puniré, o Verbolncarnato, fopra di te
come a g í ' i m p e r f e t a . E quelli che pof- tutti i noftri peccati, e pero non manca
feggono da dovero queíta fanta viitü di fare ancor eglí la Giuftizia in feraede-
delf' U m i l t á fon quelli, de' quali íí puo í i m o , einaltri punendo glierroríj e glí
diré , che Spiritus Domini requiejcat / « - Errantí. Quefta Giuftizia partorifce, c
per humdem , & quietum . O Verbo , o nutrifce; partorifce laverita, e nutrifce
D i o , tanto é V amore, che porci all* U leVergini , la Veritánon é a l t r o , che un
m i l t á , e agliumili tuoi S e r v í , che con continuo atto di fincerita verfo D i o , e
quelli, che p o í í e g g o n o tal vírtú, ti degni verfo il Proífimo.
conferiré i tuoi altifegreti, e comunicar Il fondamento del terzo fcalino, non
loro alte intelligenze delle celefti gran- é a l t r o , che l a t u a D i v i n i t á , o Signore,
dezze. V Umiltá partorifce un íamo datefoiointefa; Eo fcalino, f u l quale
odio difemedefimaj e per confeguenza ella íi p o í a , é 1' Amore ; "il quale Amore
un grand' amore al P r o í f i m o . tila al hainfe un moto grandiíTimo, di modo
tuo petto nutrifce gl3 Ignoranti, e ancora che in un punto ne c onduce nella celia
attrae con la foavká del füolatte gl'In- vinaria del tuo Divin Coftato. Quefto
fedeli ate. Il fondamento del fecondo Amore ancora partorifce , e nutrifce :
fcalino é T Anima tuapuriíTima, o Ver partorifce neli3 Anima te Dio , nutrifce
bo . Lo fcalino dov'ella fi pofa é la fan- ancora , ma chí .? $eciti pncifici , quo'
ta Giuftizia. Quefta partorifce, o tanti niam Filii -Dei vocnbuntur ; nutrifce
Figliuoli, ma, o h , quantí ne veggo, che adunque quelli , che fon Figiiuoli di
í o t t o mantello di Mifericordía lafciano Dio , partorifce Dio , e nutrifce i
andaré impuniti i difetti proprj, e c¡_uelli fuoí Figliuoli j e i Figliuoli di Dio fo-
de' loto Sudditi, ed inferiori, e^per quelto no pic'Ücí : bifogna che ami la pace»
ss efpongono a gran pericolo d'andare air chí vuoi diventare Fígliuolo di Dio , e
Inferno. Ma che maggior Immifericor- ancora bifogna ch'ei fia pacifico in fes,
dia puo efiere, che aver Mifericordía dellJ e con gli altri.
offefe, chefonfatte ate,, fenza.ufar mez- Tuctí quefti fcalini ne conducono, non
%i di far riconofcere la gravezza delle foio a quefta celia vinaria del tuo Cofta-
medeíime oífefe, e che ne lortifca in loro to,o Signore, ma, dico che dal Coftato íia-
p e n t í m e n t o , e d e m e n d a z í o n e . Ma,quan- mo poí introdotti, e c o l l o c a t í , nonpíü
•do íifa.laGiuftizia, e s'adopera giuib- nella celia vinaria 3 ma al Trono di tua
Ofer*di S. M.Madd. de Pazzi. O Dei-
19S
Opere di S. Maria M addalena
D e i t á , m cotefta Celefte Patria d e l Para- p e r c h é noh hanno nell* operazlone quel
difo i donde prevaricarona quei fuperbi, e la retta, e pura intencione di íbl o p i a -
invidiofi D e m o n j . M a io m i contenterei cere a S. D . M . O h per quanto
d i ftare f u l fecondofcalino, quanto in fa s* impediícono i Religiofi un cosí
iy*i
quanto lieve lieveco-co-

f u l t e r z o , pero fácilmente fi puo fare grande, ed infinito teforo, qual n ' ap-
un falto, e da effo faltare nella celia vi- porta quefto puro operare, intender, e
naria. O G i u f t i z i a tanto poco conolciu- rifguardarc! N o n pub g l i effetti della
t a , e ' m e n o efercitatal M a chi non avef- pura intenzione efprimere , fe non chi
fe'forze da poter falire quefta fcala , prova in f e .
p i a l i compagniaj d i c e , chi non potef- S o n ó i Religiofi fimili a gl* Innocend
fet eflendo aggravato troppo dalle urna- nel martirio j p e r o c h é , fe bene i l giogo
ne oceupazioni elevare la menteaque- di quelli é fuaviflimo a'ferventiamanti,
fte cofe alte, faccia orazionivocalmen- nondimeno fi pub anche chiamar quefto
te , e c o n T opere corporali fi affati- un gloriofo martirio , apportando con-
c h i , p e r o c h é ancora in q u e f t o m o d o v á tinuo patimento a c o l o r o , che vogliono
fi fale, e íi partecipa , e gufta di D i o mantener intatta quella pura oífervanza
nella celia vinaria; ma v i é gran dift'e- d* un Religiofo v i v e r e , cosi de Santi vo-
renza da falirvi in un m o d o , o nell* altro: r i , come degli altri iftituti. B c n fono
Orfíiníivit in tne charitutem. L a q u a l C a - quefti puri Innocenti fuperiori a'Religioli,
rita é un lactovaro, che nutrifee, e con- in quanto, che in effetto diedero l a V i t a ,
ferva ogni A n i m a , che l ' ha in fe. Nutri- e ' l Sangue per Gesuj ma fonfopravan-
fee T A n i m a a te D i o , e te D i o all* Anima, zati poi in quanto, che i l lor martirio
e conferva i doni da te dati a quella. L a pafsó in un momento, e quellode*Re-
Carita é quelfa, che conduce ogni princi- ligiofi dura lungamente , e pur fempre
pio alfuofinej da refrigerio a i r A n i m e , é m a r t i r i o . A n c o r a , p e r c h é i l l o r mar-
che fono nel P u r g a t o r i o , d.!gloria a D i o , tirio non fu volontario , c quello de'
confulione a' D e m o n j . Religiofi con intera v o l o n t á é prefo ,
ed abbracciato. Ma , oh quanto pochi
C A P I T O L O XV, fon q u e l l i , c h e a r r i v a n o a queftaakezza
d i m é r i t o ! Si complace Gesíi , quando
f a bella e divottt eompurazitne fra i SS. i Religiofi offerifeono i l Sangue di lui
Innosentiy $ i huoni Religiofi nella pU" í p a r f o n e l l a P a í f i o n e , neiriftelfo m o d o ,
rita t e martirio 3 fopra ¿¡uelle parole , come fi compiaceva nel diftillante San-
che fi cantano nella Chiefa nella fefia gue d e ' p u r i Innocentini. O D i o d ' i m -
de Sa»ti Innocemi : H i funt, qui cum menfa Bontá , e Mifcricordia, t i com»
mulieribus non funt coinquinad, & c . piaci di farmi intendere, che quando fa-
ra fatta una tal offerta del tuo Sangue

A N c h e quei Religiofi , che vivono


Vergini , vanno feguitando V A-
gnello immacolato con quefto candido
fparfo da' tuoi veraci S e r v i , fortirá n e l l '
Anime peccatrici , pur che non truovi
oftacolo dalla parte l o r o , o converfio-
efercito degl" Jnnocenn, per eífer egli- ne, o difpoíizione alia falute. Cantano
no nello ftato Verginale tanto grato ,0e4 ancora i Religiofi quel nuovo C á n t i c o :
accetto a D i o , nel quale e g l i fi dilet- Ante fedem Dei, quando falmeggiano in
ta, e complace amorofamente. V e g g o , C o r o le Divine l o d i con quella fempre
che fon circondati ancor eglino di l u c e , retta , e pura intenzione d i placeré a
ecandoreineftimabile, ma fra loro fon Sua D i v i n a Maeftá. O quanto fi dilec-
differenti 1* uno dair a l t r o . A l c u n i fono ta Iddio nella lode de veraci Religiofi.
aramirabili percandidezza, e l u c e , ma Retios decet (ollaudath , s í , íi , o m i ó
altri feorgo, che hanno q u e l candor co- Signore,
sí v a g o , ofeurato alquanto, ericoperto
m quella guifa , che fanno le nuvolet-
te i l S o l c j checuoprono i r a g g i d i q u e l -
lo- Qiiefti impedifeono c o n tale abba-
guamento il compiacimemo al V e r b o ,
CA-
De'Pazzi. Parte Terza.
Ma ritorniamo ora ad intetidere i l re-
C A P I T O L O X V I . fto di quelle d o l c i parole : Mel , C
'Uc ex ejus ore ftlfcept 5 p o i c h é fento l a
Sepra quelle parole del Salmo. Transfe- Beata Agnefe , che cosi d i c e . D a l l a
rentur montes i n cor maris , e fopra bocea d e l m i ó Celefte Spofo ho rice-
altre parole , che camut la Chiefa nei- vuto i l latte e l m i e l e , che é l a C a r i -
la fefta di San/ Agnefe tratta tome tt ta , l a quale p i ú s3 efíende ¡n quefto
, ; fentimentOi e gufio delta Divinita fac-* fenfo a l l ' amor d e l P r o f l í m o , che al-
ci l Anime forti> e ioviíte . Famor d i D i o . I l m e l é , benche fia
d o l c e , é ruvido alquanto j quello vien
TA'C'9- J^Intrinfeco amore> che portava A - fignifícato , che i n amare i l Profímio
gnefe Santa al fuo diletto Spofb , íi patifee afsai , maífimamente allora ,
l'avea aparta la vía da poter entrare a quando da dovero s ama Iddio , e íi
yoglia fuá nel D i v i n t á l a m o . E , flecóme vive perfettamente , p e r o c h é i n veden-
i familiari ed a m i c i , e Camerieri fegre« do le Creature offendere I d d i o , i l -
ti de1 gran S i g n o r i , pofifon a n d a r é a trat- che é tanto difforme al l o r penfiero ,
tar familiarmente con q u e l l i , cosí ella quelle tali c o n gran fatica fi poííono
avea p o d e í l á d* entrare nella fegreteria amare , per V intrinfeco amore , che
di D i o > e a fuá porta v ' entrava, flecó- fi porta a D i o , qual* é da quelle o í -
me l a Spofa nella camera del R e , trat- fefo. E pur vuol quefto D i o , che a-
tandoconquellointrinfecamente, e con miamo i Peccatori , flecóme i Giufti ,
amorofa familiaritá; onde attraeva quei e che v o g l i a m o bene a c h i c i ofFen-
D i v i n i , e alti fegreti della Sapienza e- de , e perfeguita , come a c h i c i a-
terna, i quali p o i manifeftando al Mon- m a . Percib l a g l o r i o í a A g n e f e , eflen-
do c o n quella eloquenza D i v i n a , facea dole dal diletto Spofo infufa l a C a r i -
riempiere d i ftupore quanti 1* udivano. ta , non folo d i D i o , ma Proífi-
O j di quanta Sapienza, e dolcezza fon mi prefa , per i l m e l é , potete ben*
colme le v o c i , che ne da queíla Spofa ella provare i n fe l a ruvidezza di quel-
del m í o Verbo 1 guem cum amavero , lo nel foffrir tante ignominiofe ingiu-
cafla fum , cum tetigero, munda fum , cum r i e , che furono fatte a l e i dalle C r e a -
accepero, virgo fum. Mely & lac ex ejus ture; onde ben d i r potea : ho ricevu-
ore fufeepi. to i l m e l é dalla bocea del m í o Spofo,
q u a F é l a C a r i t a , che rn ha dato virtu
Quefta gloriofa Santa avea dalla boc
d i poter amare l i m i e i n i m i c i , che per
ca di D i o ricevuto i l m e l é , e i l latte.
altro m i avrebbono incitato a odio ,
I / U m a n i t á del Verbo é la bocea j i l
oífendendo efli i l m i ó D i o i n m e . A n -
m e l é l a Carita , e i l latte un fapore
cora ricevetce Sant* Agnefe i l latte dal-
della foavirá D i v i n a , anzi un íentir ,
la Divina bocea. I l latte i n fe ritiene
che fa T Anima , per quanto pub elfer
una dolcezza aífai piíi delicata di quel-
capace, della Divinitá di D i o . P e r o ,
la del m e l é , foruíica , e nutrifee, e
quando D i o comunica a l l ' Anima di
fl piglia con la bocea dalle mammel-
quefta foavitá , b e n c h é minima parti-
le 3 e ha la fuá origine d a l l ' interiora
cella , ella ne diventa cosi ardita , e
di c h i l o d a , ed é d e l l a f o í l a n z a , che
forte , che non teme per amor d i l u i
quella tale, che l o d a , tiene in fe nafeo^
entrare nelle fornaci ardenti , metten-
fa. Pero i l latte della Divinitá d i D i o
dofi fra i taglienti coltelli , ed i n fe
é m o k o delicaco, e nutrifee 1* A n i m a ,
patendo afprHTimi tormenti, e pene, ef-
che l o riceve, fortificando q u e l l a , c o -
fendo che quel m í n i m o fentire, che ha
me s' é detto. S i piglia c o n l a bocea
T A n i m a della Divinitá d i D i o , confor-
dalle mammelle d e l l ' U m a n i t á del Ver-
me alia fuá capacita , le fa quafi per-
b o ; Ma , che vuol fignificare, Agnefe
d e r é i l fentimento corporale , e feníi
Santa, che v o i di te aver ricevuto i l lat-
b i l e , flecóme non folo i n A g n e f e , ma
te n o n dalle mammelle del Verbo n o ,
in tanti , e tanti a k r i Santi é avvenu-
ma si bene dalla fuá b o c e a . Significa
t o , i quali ne'martirj gioivano i n gui-
quefto > che '1 Verbo comunica a i r A n i m a
fa , che i l i o r patire reílava eftinto .
O 1 quei
zoo Opere di 5. María Maddalena
^uel dclicatofentimento della fuá Divi- Vangetifti, e Dottori, che T hanno cf-
nítá per mczzo della bocea della fuá pofto. II qual Vangelo, quanto fia ri-
Umanítá, e rAnimaarc T aarac con la pien^ di doleezza, foavitá delUDivini-
bocea del deíiderio . Ha origine il latte t á , eUmanitá del Verbo ^ dkalo. Dio
dall1 intrinfeco di chi lo da, ed é della mió» chi t'ama,, c chl inqualchcparte
mcdefimafoftanzadiquella, ehe lo da, ha di te cognizione. Nutrifce l* Anima
cosí ilfentiroento é il guftojchc rieeve PA- quefto latte, la quale per Fede, e defide-
nima compiacendoíi nella Divinltá ri- rio pone la bocea alie due feeonde man*,
eeve per mezza del Verbo Umanato. 11 melle della Div.initá , ed Umanitá del
Santo Yangelo. fi pub anche diré >, che fiamió Spofo, quaR ci fon manifeftate m
latte foaviffímo, c ci é dato per bocea cfcoSaeroVangploj onde vien fortiSca»
della Santa Chida , mediante i Sanci ta^ueft* Anima dalle virtíi di lui ».

It Fine M h Teryt Fmtt(

f A R-
2.01
P A R T E Q^V A R T A .
C O N T E M P L A Z I O N I PROFONDISSIME
fopra le perfe^ioni Divine..

C A P I T O L O PRIMO. T r i n i t á , la quale c la c a g l o n e , per dir


c o s i , l a f o r m a , l a r e g o l a , e lamifura
di o g n i efsere, e d ' o g n i perfezione d i
VeiUnaturu dtlU Verte* Divina, edelV efse C r e a t u r e , attrae un candore, ed una
ifte/ít Dio , e del Verbo Umanato fotto fuperffuenza d i G r a z i a , infondendolo
jimbolo di Mure i difcorre amo delle con- quaggiualla Creatura, onde ellaconfer-
dizioni d e l í Amor Divino s e di varj mata a quella prima Idea viene adefser
tnodi di cercar Dio. perfettiífima, e íimilifllma a l í u o C r e a -
t o r e . O lei b e a t a . Attrae datutti i C o n
A n g e l i c i l a fortezza, attrae da tutti l i
Httt 3. L m o v e n t e » e fempre fcrmo Spiriti beati T u n i o n e , ed i l tutto ha l o
fioraoj. Spirico v a attraendo , per Spirito D i v i n o i n f e , e*l tutto nondime-
dir cosí dalla g l o r í a del no attrae a fe, ma per infonderlo p o i a
Padre un raggio candidif- n o i , ed einfufo d a l u i p r i m a , che n o i c i
í i m o , e luminoíiflimo d i accorgiamo, ch* egli 1* infonda. E come
g l o r i a , e dal V e r b o Incarnato un dar- c i o f i f a ? Attrae egli quelridondamento
d o , o una í a e t t a ardentiíTima , e pun* della g l o r i a , che e data l o r o , e quali b r i -
gcntiíTuna d i a m o r e , per i l l u m i n a r e , e c i o l i , che cafcano dal banchetto della
© t t e n e b r a r e , per ferire , c fanare, per gloria le comparte alie Spofe r i c c h e , c po-
accendere, per raftVeddare , per avviii- vere infieme, r i c c h e , perche é fatto lor
r e , o abbagliare, e per far gloríofe le parte d i s i gran bene, povere, p e r c h é í b n o
C r e a t u r e , che l o rice-vono n e l f u o c u o - fempre fameliche d i quei veri b e n i , nc
re , e farle caminare per a m o r e . D a l ftimano m a i fe ftefse m e r i t e v o l i d i a l c u n
v i n c o l o , c o l qualeunifce eternamente , bene, non che d i c o s i gran benej e da que-
«e annoda per perfettiflima unione s ed ílo nutrimento d i quei veri b e n i , o per
identitá d i carita , e dilezione , l o meglio d i r é nel noftro modo d* intende-
Spirito Santo le D i v i n e Perfone , Pa« r e , I d d i o , a cui fono efse per carita uni-
d r e , e F i g l i u o l o , attrae un' áfpiramen- te , crefee i n l o r o , e quaíi viene a magni-
co d i un v i n c o l o , e d i un nodo , c o l ficarfi nel lor cuore s Magníficat a n i m é
quale 1* A n i m a a fembianza d i q u e l l ' mea Derninum . N é folo COSÍ fi dice Iddio
unione fi unifee a D i o , e a D i o u n i í c e crefeere in l o r o , ra a i n una certa manie-
c o n perfettiífima rilaíTazione le fue po* ra per particolare attribuzione delle per-
t e n z e , unite anco in fe ftefse, memo- fezioni comunicateci, ma i n modo par-
ria , intelletto , e v o l o n t á , onde non ticolare d a n o i attribuite aciafeuna delle
v o g l i a , e in certa maniera non pofsa , D i v i n e Perfone. N é quefto f o l o , ma an-
m e r c é della G r a z i a , che la tiene c o - cora le perfezioni di quei le Creature, nel-
sí fíretta , ed unita a l fuo D i o ricor- le quali piú vivacemente rifplende, co-
daríi d i altro , imender a l t r o , volere me piuvieine a D i o , l a D i v i n a íimiglian-
altro , che i l fuo ú n i c o , e perfetíiífi- z a , che fono i Beati Spiriti A n g e l i c i , fpeo-
m o amore , e l a fontana d i o g n i be- c h i d e i f o r m i , ed imagipi lucidifltme rap-
ne , che ,é l a D i v i n a Carita d i efso : prefentanti le perfezioni D i v i n e , fiecné
Vulnerar * charitate ego fura. O h , c h i la Creatura partecipa tutto c\o3 etuttc
non potefse come i Beati i n C i e l o queíle í¡ dicono crefeere in l e i . V aug-
feioríi giá mai da cosi beato , e cosi mento, o accrefeimento del Padre nelle
í t r e t t o n o d o . Dalí*Idea della ragione- fue Creature del tutto é incomprenfibile,
v o l Creatura ^ che c nella Santiflima p Taugmento del V e r b o , o d e i r a m o r e
O^erfidi S. M . Mfidáal. de'P»x.x,i. O 3 del
102. Opere di S. Maria Maddalena
del Verbo in eflc, é inefcrutabile, e l ' au- q u e l l i , che fono congregati neíla quie-
mento dello Spirito Santo ¿ ineffabile, te delle cofe tranfitorie, ponendo inef-
qucllo de gl* Angelí é invincibile, quello fe la fuá beatitudine, e *1 íuo fine, come
di tutti s í i Spiritibeati c inefplicabile^ beati fono llimati pazcamente dal M o n -
Attrae i l detto Spirito infondente pri- do : Beattiin ¿ixerunt populum , CUi
ma ne" Beati Spiriti efía ridandanza , e ¡ u n t . O p u r é fono congregati infierne
poi infondendola nel í u o difeendimento nella malizia , e perverfe operazioni ,
q u a g g i ü á noi > v ^ n e 3 render confor- uniti nel mal oprare , ma diviíi in fe
me l a térra al C i e l o , g l i uomini a g í ' fteífi, per le proprie voglie edappetiti,
A n ^ e l i , e tutte con un v'mcolo, e no- e bene fpefso con grandiífima divifione
do "di perfettiíTima carita Tunifcc infie- u n i t i , e con una unitáfceleratiífima d i -
rne a D i o , b e n c h é fempre ne'Beati Spi- v i f i . Q u e l l i , o Signore , g l i difperdi,
riti c p i ú p u r a e piü perfetta quelta cari- e l e v i v i a da te , perfeverando eífi in
t a , c o m e d i q u c l l i , che fono i n P a t r i a . quel miferabile, c pericoloíiifim© flato.
E* la Cittá di Gerufaleiiime Patria ce- QueftoSpirito a g u i í a d*elevante, e vo-
lefte, percib fi dice dal mirterioio G i o - lante A q u i l a , p i g l i a , ed aífume T A n i -
vanni : Civitus aurum rnun¿um. O r o ¡ m e , che Thanno ricevuto , e le porta
puriflimo íenza aiercolavntnto d i terta ! avanti al V e r b o , ed alcuna nc colloca
d'imperfezione , com' é qui tra n o i . I i n í e d i a . O dolciífimo amore, e quan-
V i e n circondato da can^ianti nuvole j to puoi ? Alcune ne colloca nel fuo fa-
q u e í t o Spirito , mentre diltcnde , ma craüllimo capo, akre nella facrata boc>
ftillanti in diiííiiiamento di g l o r i a , e de' c a , e altre fon tanto limpide , ebelle^
beni d e l l a o l o r i a , c di quellafuperfluen- 1 che 1c pnq c o l l o c a r c , e íi complace d i
t e , ridonoante Beatitudinc, íicchc pof- collocarle ne' tuoi rifplcndenti occhi ,
ía diré : Introduxit me in ceilam vina- anzi eflé diventano g l i fteífi occhi , ei
riam , oruinavit i» Wñ charitfitem. D i di piu pupille d i quegli occhi , dove
quel vino de' Beati che C n l t o promer- vanno rifguardando quello, che rifguar-
í e d i daré a g l i A p o í l o l i dicendo : hi- 1 da i l V e r b o , con quellaparticipazionei
ham illum vobiftum novum in regno che fi conviene a Creatura. E d i q u e f
tru met. L a t u a l i b e r a l i t á í i deveinfonde-l A n i m e egli d i í l e p a r t i c o l a r m e n t e : ^ / ? ^ » '
re i n t u t u . M a bjfogna, ehe la difpoíi- gitvostangit pupUlnm ocult mei, Ma quan
zionc venga date c o n l a corriípondenza | do q u i v i f o n o , c h i p u ó toccarle ? II Ver
l o r o j a t a l c h e y a g g i u g n e r á g r a z i a f o p r a i bo nfguarda infeftefso, quciierifgi
quclle nfeuar
g r a z i a , doni fopra d o n i , i n ogni A n l I d a ñ o in l u i , l o íicfso Veroo rifguarda
ma , che fará diípoíta a riceverti^ D i - nel Padre, quellc nel Padre j i l V e r b o
viene poi T A n i m a teforiera tua , che ancora in tutte le Creature, equelle an-
pub diípenfare i tuoi d o n i , che tu ripone- cora in tutte le Creature. Rifguarda i l
ib in l e i . Verbo tutte le cofe , e quelle tutte 1c
C o n una quieta veemenza infonde , cofe ; e quefto non pub íare , fe non
c con una inquietafottrazione l i r i t r a e , per participazione di G r a z i a , per aífet-
fe pero pub eíferc, ch' egli íi í o t t r a g g a da to d* amore , e per inebriamento d o l -
í e , e n o n p n m a í c a c c i a t o d a n o i j p e r c h é ciífimo di fangue , comeintrodotte nel-
fe in te potefse cadere inquietudme, o la celia vinaria deil* amore . Rifguarda
m i ó D i o , e t i mquicterefti di non poter r i - f A n i m a D i o , ogni volta che vede i l
pofarc nelle tue Creature i e che ta di piii? Sommo D i o in ogni cofa i rifguarda le
L o iteílg congrega a le tutti i d i í p e r í i , e Creature, ma in D i o , né puo vederle
difperde da fe tucti i congregati. S i , tutti in a i t r i , che in D i o , n é puré in fe ftef-
i difperfi , e dilpiegiati uaiie Creature íe , fe non come procedenti da D i o »
g U c o n g i c g h i , cd accrai ate : Vemtf^i in quellaguifa, che avvieoe a l f o c c h i o
n>e omnes, labotmtis , 0- orteracis efits. n o í t r o , che hisamente ablíia mirato U
C o n ¡a carica, e foma delle n e c e í f u á , Solé , che npiena quclla potcazi di
cae* uiipregi, perché fono quelh come queila l u c e , e petfemtYmio o ^ t t o * dl
v m ü u n i gjamonti aiípregiati , tenuti a poi ovunque gira l o feuardo , e ovuri'
Vüc , e íopxatta-ai dal Mondo , e tutti que s'affifsa, g l i par íeinpre vcdeie lo
De9Pa22í. Parre Terz i 0 5
H c f i o Solc, benché quivi non cosi pro- Terraj conduce T A n i m a , che v ' é d e n -
priamente lo vegga. Ma neüe Creatu- tro dovunque vuole. In quefto mare
re v i é d i p i ü ; perche efsendo in ciafcu- navigano oli Angelí, dico certe Creatu-
xiadiefseunraggio, o puré efsendo ciat re Angeliche, che vivono in carne, ma
cuna diefse unraggio di D i o , non pub non come nella carne, e remano quelli
in certa maniera T animo illuminato ve- che fono come uomini, né fono uomi-
dere, chcinefse non vegga D i o , come n i , e puré fono ccrti di carne j c cinuo-
non pub veder altri cofa alcuna fenza tano quelli, che fon per amore ardenti,
benefizio della luce , e che prima non come Serafini. L'Altezza di quefto ma-
conofca, e vegga efsa luce , ma come re é tanto grande , che non ci é oc-
rifguarda le Creature ? Lerifguarda ogni chio, che la pofsa penetrare. L'acqua
volta , che per aftetto d'amore afpira di quefto mare ferve per condurre le na-
alia lor falute, bramando ardentemen- v i , e merci dalla Terra al Ciclo , dal
te di vederc in ciafcuna di efse fcolpita Cielo alia Terra , e ferve per diletto,
per Grazia, la viva immagine di Dio mediante la fuadolce, c foave rifonan-
con tanto accefo defiderio, che vorreb-1 za Í ferve per nutrimento per quello ,
be per ciafcuna di efse, e per la falute d ' ¡ che genera in fe , e per per la
la lúa
fuá limpi
iimpí-
ogni piü vile: ed abbietta Perfonadel d e z z a , ferve per fpecchio da vedervifí
Mondo dar mille volte la vita fe bifo- dentro. O Veritá , o Mare ! Con tal
gnafse, partorendole nel fuo cuore a- condizione vuol efser propofta quefta
vanti a Dio con ifpafímata brama , e Veritá. O Mare di veritá. O Mare di
cocentiífimi foípiri, come diceva quell' veritá quanto fei ampliflimo! O Veritá
Anima tutta ardente di carita del Proíli'j quanto feiamabile, quanto fei necefsa-
mo , e che bramava Anarhemu ejfe á: I ria, ma quanto poco conofciuta, e me-
Chrifto pro fratribus fuis. F i l i e í h , f » Ü \ no abbracciata , quanto pochi entraño
iterum parturio, doñee formetur chrijlus \ in fe. V uomo s' afíatica a remare per
in vobis. E quali erano quei dolori di ! condurre la fuá navicella per quefto i m -
parto , dolori tanto intenfi , e tanto! re, ma indettomare di quefta Veritá s*
mortali ? Quis infirmatttr , O* ego «o» l impara T alfabetto della dilezione . L1 A ,
infirmor 7 Quis fcandaliscttíur , (T ege'. fígnifica amore efteníivo. B , benigno.
Kin urtrl N é dura poco tempo quefto C , cieco. D , deííderofo. E , elevato .
dolore di parto, o íi viene mai al fine F , férvido. G , gelofo, e generofo , (era
del partorire, perché non sitofto fe ne il Verbo generofo, convien cheíia an-
partorifee una, che per dcíiderio fe ne che la Spofa) H , humile. I , intero .
concepifeono non díco le migliaja, ma ; K , kallido in ogni operazione, e cari-
i milion'K Imperoché é tanto grande co di lume. L , lucido. M , mortifica'
queft' afpiramento, che non fi contenta to, memorante del fangue, e morto .
«Tuna, di due, o di t r e C i t t á , ma rif- N , negativo. O , odiofo, come nulla
guarda a tutto'1 Mondo, n é f o l o allepre- penfante di fe, ma folo di Dio : Opti-
fenti, maancora a quelle Creature , che mam purtem elegit fibi Martít. P , pieto-
hanno a venire s tanto capace diviene fo. Q_, querelante come la Spofa, che
per la carita quefto fenodei cuore co'l non poteva patire pur un punto Tafsen-
quale ella le partorifee. E ch' é di piü ? za dello Spofo. R , rubicondo del fan-
Vede in uno iftante tutte le cofe, che gue del Verbo. S , fapiente , e ftolto
vede Iddio , perché gli é prefente lo ¡, infierne, perché P amore ha da efser fa-
ftefso D i o , vede >de le Creature p per aífet- | vio nell' clezione , ftolto che tragga Y
to di carita, vede tutte ie cofe, perche | Anima fuor di fe, rápita tutta in Dio.
le rifguarda in D i o , nel quale é ogni T , triplicato, verfo D i o , verfo'I Prof»
cofa. fimo , e fe medefimo j ma con quell'
Chi é delía Veritá narra la Veritá , amore , che genera u n ' o d i o í a n t o :
chi ama la luce poíllede la Veritá, e la odit animam funm in hoc mundo. V ,
Veritá nella Chiefa n o n é a l t r o , che un veemente. X , xchietto. Z , zelante. Con,
mare quietiíTtmo. l l detto mare condu- confi»liero. Ru , ruminante, che fem-
ce dalla térra al Cielo, e dal Cielo alia pre ítia rivolgendo in fe ftefso il fuo
O 4 aman-
104
Opere di S. Maria Maddálena
amante , come g l i animali m o n d i . buone, e non fono, come non fatte ín
Tutto quefto Alfabetto íi vuol lape- Grazia, dico non fon buone per acquifta-
re da chi vuoravere in fe l a d i l e z i o n c , re i l f o m m o b e n e , coftoro fono q u e l l i ,
che cosi TI averá dilezione. Un m a r e é che non p i g l i a n o , quel che cercano j nh
U v e n t a , u n m a r e e ' l V e f b o , ii V e r b o altro fono anche i t i e p i d i , c i negligcn-
fta nella V e r i t á , e la Veritá ftá ncl ti nel n e g o z i o , che piü importa loro,
V e r b o , D i o in quefto mare della Veri- cioé della lor falute, e t u o f e r v i z i o , perb
t á , i l V e r b o D i v i n o , ed i l V e r b o Urna» c h e , come difse T A p p o f t o l o S . J a c o í n o ,
no, e chiunque aderifee alia V e r i t á , ftá non truovano, p e r c h é non cercano benej
in quefto mare : L e v » in circuitu omles non ottengono , p e r c h é non domanda-
ttéoty O* v i d e . Iddio l i fommerge nella no. M a a q u e l l i , che ti cercano, ed in
V e r i t á , es'afconde i n eíTa, c quivi at- particolare nella Religione ti dai tutto
trae ogni cofa : & Veri*** Domini m»a*t a pofledere, o mió D i o , di m o d o , che fi
i » Aternut*. Per veritá i l V e r b o «* i n - pub d i r é , che fei piu l o r o , che t u o , pc-
earnb, per veritá rifufeitb, per veritá c i rochc una cofa, che íi da non é di quel-
da la G l o r i a , per veritá 1* Inferno, perche l o che la d á , ma si bene di quel che la
l a Veritá c tutto quello che é , ja Bugia é riceve. M a q u e l l i , che camminano per
tutto quel che non é , p e r c h é é t* iñeffo li tuoi comandamenti cercano, e truo-
peccato, ma l a V e r i t á , come ha i l fuo vano quello che cercano, p e r o c h é cercan-
effere da D i o , cpermanente: ILt Veritas do di íervire ate} ti fervono, ma in un
Dcmtni manet in Aternum. M a o i m e , modo differente dal noftro, p o i c h é pare
che per quefta Veritá r u o m o é odiato cheticerchiamo> e non ú truoviamo i
dall* altro n o m o , c per l a b u g i a c amato epure fei in noi p e r g r a z i a , e ti poíTc-
dall* uomo , e odiato da D i o . M a che diamo} ma non a tutti ti dai ugualmen-
importa eííere odiato dall5 uomo , che te, peroche alie tueSpofe ti dai tutto >
é vanitá? Tutti q u e l l i , che íi fermau-o ma alcuni altri tieni c o m e S e r v i , eífendo
n c l l ' u o m o , nelle cofe c r é a t e , ed in fe che fi oceupano in altre cofe, qyali g l i
fteífi non amano la V e r i t á . E c k i pub feoftano da t e . Buona forte delle Spofe
efplicare la tua grandezza o V e r k á ? e confacratc a t e , che ti amano fopra ogni
chi pub eíplieare i tuoi pregi ? T u fei i l
cofa, e f o l o i n o g n i c o f a í e r v o n o t e , per-
nutrimento della Carica , Sorella della
ché ti pofíeggono tutto, e in tutto, non
P a z i e n z a , Figliuola dell* LTnailtá, coadiu
volendo altro che t e . G l i a l t r i , che al-
trice dell* A r a o r e , Madre della Pede, doc-
tro cercano t e c o , fe ben ti hanno , non t i
trina de g l ' i g n o r a n t i , . difciplina de g l i
poífeggono cosi tutto, p e r c h é fei divifo
ftolti, regola de* fuperbi ,,prigione de* cic-
per CO.M d i r é , come é i l lor cuore, per-
p i d i , fcala de gl* innamorati, ripofo de
c h é adefíb ti vieni ad aííbmigliare , co»
g l i ftanchi, fpecchio d e l k Vergini » fi-
me d i c i , Srgnore, con l a tua bocea: Cttm
curtá d i tutti i tuoi E l e t t i . Varj fono
/an íh e f a n í i a s eris } & cum perver/o per-
(juellij che vanno notando, e pefeando
i n quefto mare della veritá ^ e fanno ya- verterh'y p e r c h é ognuno í¡ ricruovaquar
r i cfFetti. A l c u n i fanno come P i c t r o , e é in fe ftello > percib i n coftoro, come
g l i altri Apoftoli , n o n pigliando quel dice San P a o l o , chrifim divifns. e/i ,
che cercano 5 altri pigliano quel che cer- A l t r i camminano, e cercano , ma per-
cano, cd alcuni altri non pigliano quel ché non cercasio bene ncm trovano, pero
che cercano, n é a l t r o . Q u e g i i , che en- ché nen ti cercano, come Padre y, Si^
t r a ñ o , e íi fottomettono in q u e l l a d a t e gnore, e Spofo, e ancora non íi curano
tanto amata Religione fono q u e l l i , che di trovasti t ma t i cercano con amo*
non pigliano quel che cercano , ma 1* proprio , e con fuperbia, donde nafce
hanno poi in un modo m o k o maggiore. che íi truovano poi privi di te y di fe ftef»
Q u e l l i , che caminan© per i i tuoi coman- íí , e ancora di tutte le cofe del Mondo»
damenti fono q u e l l i , che pigliano. q u e l l e q u a l i m o h o amando , e c o n eífe cer-
che cercano , e quelli che oíTervano i cando di te, perdono fe ftelíis, e t e , pe^
t u o i comandamenti, attefo che peníano c h é aJ fin& farann® privi della tua vifio-
per alcune opere efterne, che fembrano ne, í a r a n n o privi d i l o r o f t e l í t , e^f"^0
í o g g e m nclil* I n f e r n o , e domiBa" da
s° tante
De' Pazzi. Parte Qaarta.
cante pene » sforzati ad ubbídire a gli la, dico quelli, che fanno ií peccato
fteflí Demonji ele cofedi quefto Mon- mortalej mafibenc i veri Figliuoli, che
do non hanno» avendo avucoalor d¡- fi mantengono nella Gracia. Ancora iti
f p m o á l a f c i a r l e . Gi é poi T amplifllmo quefto ampliflimo mare i' Anima íi vefte.
Mare dell' Umanitá del Verbo, cb'é pur Si vefti dell'Umanita del Verbo, quan-
T iftefla Veritá . Nel qual mare akunc do ricevéil Verbo nel Santifíi no Sagra-
Perfone íi purificano j alcune fi ve memo. Se ne vefte per amore, unen-
ftono, ealcun akre linutrifcono. C i fi dofi ftrettamente a lui , come la vefte
nutrifee la Chiefa , ci íi vefte T Ani- al corpo, che cinge : Induimini Domi~
ma, ci fi purifica tutto il Gener'urna- num Noflrum lefum Chnfium ; Ma COrt
no. Si nutrifee nel fangue, fi vefte con quefta differenza, che la vefte s'unifee,
la ftefía Umanita, fi purifica delTarqua, maperdi fuora, ma quefta unione ha ad
ch'efcedeiruoSacratiflimo Coftato. Si efí.ere per di dentro . Se ne vefte ancora
nutrifee di fangue, perocché quefto no- per imitaz^one j e quefta é quella vefte
ftro Grifto ha fatto, come il Pelicano, nuziale, fenza la quale non fi puben-
che co '1 proprio roftro fi percuote il pet- trare nellenozzej perché chi non é v e -
to, edel fangue chen'efce vivifica, e ííito di detta Umanitá per imirazione,
nutrifee li fuoi Fi^liuolini. S ' é lafeiato, e m é r i t o , non pub entrare nelle nozze di
anzi ha voluto, che gli fia aperto il fuo fa- vita eterna. Similmente in detto mare
crato petto da'íuoi piü vili membri^peroc- ampliflimo dell* Umanitá del Verbo, non
che la Creatura quando c nelletencbre folo fi vefte, ma ancora fi purifica j pe-
del peccato é l a piü vil cofa , cheabbia rocché ciafeun* Anima va qui purifican-
Dio ,€ÍTendo che cbi fa il peceato, il qua- do, e lavando ogni fuo dclitto , e pecca-
l e é u n n i e n t e , é S e r v o didettopeccato, to , poiché per 1 u manitá e neil' Umanitá
a tal che viene al manco, cheilniente; diCriftoabbiamo ¡l modo di poterci del
e puré il Verbo per l'a.priore ch' egli a por- tutto mondare, e purificare, come ben di
tato alia fuá Creatura, filafcib percuote- 1 ceTApoftolo, chenoinon fiamoricom-
re dal piü vil membro la piü nobil parte perasi, e mondati col fangue di vitel-
del fuo corpo > ch'é il petto , dove riíiede l i , o altri animali , ma col proprio
ilcuore, nel quale ftalavita, e'lcuore Sangue deir Unigénito Verbo . E per
ftefíb, che fu ferito , aperto con quefta chi non potefse entrare cosi prefto ¡n
ferita é una fineftra dapotervedere l'im- detto mare, ci é laripadipoteríipofa-
menfitá deiramor fuo, é una porta da re , dove fono moltialberi, che fanno
potere entrare a noftravoglia a prende- una foave ombra. Dunque chi non pub
re i piü ricchitefori, fe noivo^liamo, entrar nel Sangue, e nell' acqua, e nu-
della Divina Miferkordia. E c i é di p i ü , trí rfi , e purificarfi aella Divinitá , c
che fi puo diré che V Umanato Verbo fia Umanitá del Verbo, ftia ia fu la ripa»
il petto dell3 Eterno Padre, peroethein c i o é , pigli T U m i l t á , Ubbidienza, e Pa-
quello fi ripofava V efter dello fteífo Pa- zienza , che il detto Verbo ci moftrb
dre, di cui é proprio far mifericordia. nella Paífione. A tal che , e qual Perfo-
N é trovando TEterno Padre, come po- na fipotrá doleré di non efser partecipc
teffe perfettamente comunicare quefto della Paífione , che il Verbo incarna-
íuo eífer mifericordiofo alia Creatura, fu 10 ha patito, e di non poter entrar in
neceftari©, che 1 Verbo s' incarnalfe , il quella? poiché per tuttihá patito, enon
quale per moftrar quefta miferkordia, ! é accettator di Perfone, o di ftati, ma d'
e 1 fuo infinito amore fi lafcio aprire il anfiofidefideri. O gran c o f a é a d i r é , che
petto í donde ufei i l fuo preziofiífimo la Creatura non patiíce alcuna tentazio-
Sangue, co'l quale vivifico ifuoimorti ne, né altra cofa, che il Verbo nonTabbia
Figliuolii e fi come nel petto riíiede il fotferta in fe per noi. Pub ogni Creatura
cuore, coii il Verbo Umanato rifiede entrare fotto queíie ombrede1 tuoi infini-
refler mifericordiofo del Padre y medi- ti doni, e grazie, o Verbo, poiché fe non;
ante il quale refe la vita all' uomo, Ma ci fofse mal altro, che T otto beatitudini,.
«R quefto Sangue non fi nusrifcono quelii, farebbéFo quclle fuííicienti camminai»-
che í o n o Serví del nulla, cm«io»del nul- doy perq¡utlie, adinnamorarcidlte, e
coas-
io6 Opere di S. María Maddalena
condurci all1 unión tua. Onde chi non Inferno íleífo tanto v i l e , che non mi co-
pub effer povero di f p i r i t o , fxa manfue- nofeaio eífere fchiavadital v i l t á : Reci-
t o , c h i n e n saeffer manfueto, lia gitahotibi omnes annot meas in ctmarttu-
ftoj chi non intende l a G i u f t i z i a , prén- dine anitnA me*. O che mare amaro é
d a l a P u r i t á j fia pacifico, chi non ha quefto, nel quale io entro, quando con-
pace, almeno s ^ e g n i d * averia Mife- íidero g l i anni della mia vita si mala-
ricordia . O m a g n á n i m o , ed eterno mente fpefí,ed in tutta offefa. Q u i entrerb
Verbo i i o , mi getterai t u , p e r c h é i o , immergen-
d o m i c i d e n t r o , conofea che cofa i o m i
C A P I T O L O 11. l i a : Et in profundum mstris immerfit me »
N o n p i ü , non p i ü , Signorej m í n o r no-
Comimi» 0 trattAre d i diverfe preprie- j a , fe foffefenza tua offefa, farebbe fia-
r a dei Verb* Divino fotto diverfi [im- re nell3 Inferno, p e r c h é ogni pena, che
holi ¡raeadese dettrine moráli d i gran quivi íi h a , é piü l e g g i e r a , e men nojofa,
profitto. che m i fian le m i é colpe . O i m é , oi-
m é . Narrabo proprietcites > ( o Padre, )
. L U a i a t e , Anima m í a , fe non lafci Verbituiy Q u e l l e , che tu mi manifefti,
p. y
nottce' V J t u t t o t e , c h e , fe non a l t r i , T In- e comunichi a l u i , che é i l parto del tuo
ferno fteffo t ' a v r á i n o d i o , ed abbomi- intelletto, e che é i l tuo cuore. E che
n a z i o n e . E f e n o n l e v i d a teT amor pro- fono ? Pulchritudo , Mirabilin , Sapieu-
p r i o , i l D e m o n i o t ' a v r á in abbomina- fifti Scientia, Potentia 3 JEternitASy lm~
z i o n e , non che i l V e r b o . T u f e i p o t e n - pafftbiUtas , [7»/tf, & Cemmunicatio . O
tiíTimo D i o 5 nondimeno ardirb d i d i r é , ricchezze, o tefori infiniti, i n t e r V e r b o ,
che contutta l a tua Onnipotenza, né po- racchiufi! C h e c o f a n o n hai nelfeno deí
treftifare, né íi troverebbero cante pene Padre, c o m e l d d í o , e fuori del feno del
n e i r I n f e r n o , né tanti Inferni, ehe ba- Padre, come uomo > e I d d í o infierne,
ftaífero a punir me mifera miferabile . che non hai? Fofitila a me, & dabo tihi
O che m o r b o , o che lezzo fento in me gentes híreditatem tueim . C h e dirb ?
fteífa ; piü quefto m* annoja , che lo q u e l , che t u m i d i r a l . Indinaba iHpAra."
fíeíTo puzzo deirinferno . Guai a rae, bolas aurem meam.
guai a me vaíb d i conturaelie, e d ' o g n i O b e l l e z z a , o b e l l e z z a immenfa, in-
i n i q u i t á , come potro piii foíferir io me finita , e per l a troppa chiarezza invifibr-
ftefla per la mía abbominazione ? nondi- l e . C o m e , Iddio , come fei bello fopra
m e n o , fe ben tanto m i difpiaccio, e in ogni bellezza da te creata j fontana d '
tutto mi diífido di m e , non m i difírdero ogni bellezza , che da te fcaturifee, quan-
g i á d i t e , o V e r b o m i ó Spofo . T u farai to n ' apparifee d i bello in quefto M o n d o ,
il tutto in me , e i n vece m i a , p o i c h é non e quanto oltre al noftro Mondo chiude d i
p o í í b trovare i n me fuori di t e , a l t r o , bello i l Paradifo 1 C o m e uomo , o
che m o r b o , abbominazione, e fchifez quantofei bello í che dirb della tua bel-
z a . O m i ó S p o f o , tu vorrefti, ed io vor- lezza o V e r b o ? D i r b c h e e l í a fia queir
rei, che 1 offefe, che ti f a n n o g í i altri foífe- ameno frutto detto Melagrana » i cui
ro punite fopra di me,- ma che faro, fe non frutti tengon rinchiufi in loro tanti gra-
truovonello íleífo Inferno tante pene, nellini roífi . E s'inclinano efll tanto
che poífano punir le m i é colpe? CompU- giü al baífo , che invitano ogn' uno a
cuie fibi Verbum in annichilatiene Sponf* p r é n d e m e , emaflime iFanciuTlini. O ,
f u * . N o n ardife© di chiamare le Crea- dicefti ben t u , che non poteva entrare
ture in m i ó ajuto, fapendo, che meri- a goder tal bellezza, c h i non é come un
tevolmente midovrebbero eífere, per le Fanciullino . Quando le Melagrane fono
mié colpe nimiche mortali , e c a p i t a l i . aperte par,che i Fanciullini che íi pongon
E í l b a conliderare , e ftupifeo, come fotto T a l b e r o , a bocea aperta afpettino
' ^ o f t i e n e l a t é r r a , come non m'inghiot- che quei granellini cafchino l o r o i n boc-
tífee rinferno 5 forfe per non diventare
e a , ma bifognaalquanto battere, aecio-
tanto p i u i c h i f o , ed abbominevole con
c h é efll cafchino. C o s i bifogna p i g ^ r l a
P mia p r e f e r í a . N o n trovo cofa d e i r
C r o c e , ebattere, f c v o g l i a m o ,
De' Pazzi. Parte Quarta. 2.07
fchi a noiil fruteo del tuo Sangue, oln fano j come d* Angelo, chiara, lucencej
carnato Verbo, che ci fa guftare dolccz- merec che vi era dentro quellapura in»
aa ammirabile, e fopra ogni altro dilet- tenzione di placeré a te, quell'infocata
to é diletteyolei ma que" pomi, che fi col- carita del cuore, per cui prego per quel-
gono con le m a n í , e non íi percuotono, ii , che lo lapidavano i quella Purita
fipoííbn confervare lungo tempo j cosi A n g é l i c a , onde fu eletto giovane alia
quelii, che con puro , dtfiderio fannole curadellevedove, e mérito col fuopu-
loro operazioni íenza m efe ola mentó ve- riífimofguardo trapaífare iCieli., e ve-
runo, íí pollón confervare in que'buoni derti alia deftra del Padre pronto in fuo
defiderj lungo tempp; ma quando vi é ajuto, ma che dirb di te? La bellezza
alcuna cofa del noftro, o i m é , ehe xnzn- delTAnima, e del corpoéinnenarrabi-
can preílo . Ma fe bene la feorza di quel le, e la bellezza, chequindí nafce dalle
frutto pare alquanto amara , e rozza , parole ed opere tue é dilettabile : Dijffé-
fubito che pigliamoil colcello dellatua fu eft gratia in lubiis tuis . Potens inspe~
parola, e con elfo la leviamo via, guftia- re^ & fermone. Difpreggia la bellezza
mo la dolcezza di eífo frutto, Onella della tua Divinitá la malignitádi molte
Paífione parevi tutto amaro , o mió Ge- Creature , quella peífima intenzione di
SÜ : Omnes videtit/es me deriferunt me . nuocere altrui, di giudicar malamente,
F a ü u s jum ram^uctm tnortuus a corde . -d'appigliar/ifemprc al peggío nelT opere
Ma chi ti feppc guftare nella Croce, co- altrui j perché meglio fará per me , che
me feceil buon Ladrone, guítb ilpegno ÍOJÍTIÍ inganni , giudicando bene del Prof-
della dolcezza del Paradílo . E'di varj á i m o t u o , avendoti, o Spofo, riferbato
íapori, s i , brufeoj dolce, e dimezzo per te il giudizio delle noftre intenzioni,
fapore il frutto di elfo albero > ma tutto che apponendomi nel mió cattivo giudi-
refrigerativo j e quei be' granellini fono zio fattode gl'altri, venga adoflfender
piü> e meno accefi incolore, incarna- te , che v u o i , che io non giudichi i l
d , vermigli, ma tutti belli. Cosi fe' tu, Servo altrui, c i o é che é tuo. Diípree-
o mió Spofo, bello tutto j bello nella tua gian poi la bellezza della tua UmanitáTe
D i v i n i t á , ed in quefta íua bellezza feibugie, e mormorazioni. Dilpreggiano
intutto incompreníibile, ed inefcrutabi- la bellezza dell*Anima tua grinfing;«-di,c
i e . Sei bello ancora nella tua Umanitá gl* ippocriti,contro de quali fofti nelle tue
in un modo inefeogitabile , attefo che riprenfioni fempre si ardente . Ora al
fai bello ancora chi s* accofta a te, come contrario efalta la bellezza dellatua Di-
i l S o l é , che iiluftra ovunque drizza il vinitá, eineífa fi complace ia boma de*
fuo raggio i e come la n e v é , che im- tuoi Eletti. Efiltan la bellezza della tua
bianca tutto il terreno, e corpi fopra li Umanitá i fizienti della tua Veritá. Efal-
quali cade . N é comunichi queíta bel- tano ia bellezza dell* Anima i puri, e fem-
iezza all* Animafola, b e n c h é a lei prin- plici di cuore : o bella fchiera di virtii,
cipalmente, ma ancora al corpo ; pero- che attraggono bellezza , e fplendore
ché ípeífe volte la bellezza dell' Anima dalla tua Belta . La Giuítizia attrae la
ridonda nel corpo, e riluce in quefto va bellezza da efla beltá , la Verginicá íi
fo, quaíi comein unalanterna, di fuori compiace in eíía Beltá. La Sapienza viene
ia bellezza che e neirAnima della Grazia in úefiderio d* uniríi ad eíla Beltá . La
tua. Tratta teco Moise, c la faccia li Carita partorifee in efla Beltá il deíide-
divientutta chiara, e rifplendentc. Di- rio dell'unión fuá , e fa mamfeítare i
rb io che qudlo fplendore della faccia tuoi coníigli in efll, ed i lor defiderj in
venilfe dalla luce, che con la fuá comu- te: Cnpio di/felvi y O* e/fe cum Chrifio ,
liicazione avea ricevuta queirAnima(an- Mirabilis Deus i n SanZlis juit . E
ta, che poi íi trasfufe nella/faccia, enel quancofarai piu mirabile , o Verbo, in
corpoj ccomed'alcune abbelhfci Tin te íielfo , e nella tua Divinitá i onde
tenzioni, e ancora i deliderj, e gli af- nafce quanto di mirabile fi feorge ne*
fetti, e cosi ancora le parole, F opere $ Sanú? Mirabile nel Padre, mirabile in
e cobi abbelliíci le membrache fono ol ogmtvsa operazione, la quale, quanto
quefti ftruníemi. O bella faccia ai Ste- piúci.npiegatain cofa che fembra a noi
Ínfima,
io8! Opere di S. Maria Maddalena
Ínfima, ebaffa, tanto p m e mirabile . fettamente t ' i n t e n d i , e ti c o m p r é n d i ;
M i r a b i l e fei ncl P a d r e , in placarlo d i p é r c h e l a t u a S a p i e n z a i n f i n i t a fofa com*
quell' i r a , ( fe ira pub avere i n fe ) ch* egh prende i l tuo efíerc infinito. Mirabile fei
h á v e r f o d i n o i , e d e c c o , c h e p i ú m i r a b i l finalmente ift communicarti con t a n u
c o f a é i l placarlo con quella c o f a , che Carita a n o i , e nel lafeiarci tefteflb. M i -
fuol* incitare altrui a d i r a , che é i l fan- rabile nel poíícdcr te fteffo, p o i c h é nel
g u e . E l o fai mirabile a noi i n confide- tuo effere n o n da a l t r i , come le Crcature,
rare, c h e q u e l l o , c h e é i n f i n i t o , etanto dipendi, ma q u e l l ' e í f e r c che t i comuni-
grande, e potente, e che contiene i n fe co abatterno i l tuo Eterno Padre i n gc-
o g n i c o f a , filafcioffendere, c fiaoffefo nerandoti, eternamente Tavcfti, l ' h a i , c
d a un* cofa tanto v i l e , e baíTa , quanto 1* a v r a i , fenza che ti póffa da altri cffer
e l a C r e a t u r a , e p o i íi fácilmente íi pla- t o l t o . Negano quefto tuo efler mirabi-
c h i per un'atto d* umiliazione fattada ef- l e , q u c l l i che non v o g l i o n o confeffare l a
f a C r e a t u r a . E'purquefta una granma- grandezza t u a , che non temono l i tuoi
raviglia operataper t e , V e r b o , mediante g i u d i z j ; e quafi c h é n u l l a , o vedeflí, o
t i tuo Sangue appreffo i l tuo Eterno Pa- poteffi , attendono d e l continuo a far
dre : Mirabilis Deus . E c h i la pub in- de'peccati fenza t c m e n z a , e r i í p e t t o aU
tenderc? S o l o r i n t e n d e c h i la provaj cuno del cofpetto, e del gaftigo t u o . M a
e l a p r u o v a , a c h í per l a t u a B o n t á e fat- peU contrario i tuoi Eletti coníeírano ben*
to intendere. Mirabile fei V e r b o , nello eglino quefto tuo effer m i r a b i l e , per l o
Spirito Santo, a f a r e , che cflb infonda conofeimento, che hanno, che nulla fi
fefteífo n e l l - A n i m a , mediante i l quale muove fenza l a tua providenza, e i l tuo
infondimentoefía l i viene ad uniré con D i v i n o volerej e che ci dai tutti i beni,che
D i o , concepifceDio, gufta,enonfidi abbiamo, non guardando a' noílri pecca-
letta d'altro, che d i eíTo D i o . E quell* t i , i quali meriterebbono infinite pene,
A n i m a , a cui mancaíTe queíla infulione ecosicamminanoavanti a t e , come d i -
d i eflb S p i r i t o , diventerebbe come un cefti ad A b r a m o , Awbul» coram mtt &
D e m o n i o : íi nutrirebbe d i quello che éflo perfeüus i dicendo íempre frafe me-
nutrifce l o fteífo D e m o n i o , e gufterebbe defimi: I d d i o m i v e d e . O gloria grande
quello che eíTo gufta. O quanti fe ne tro- de" tuoi E l e t t i , e o gran pena di chi t* ama
van o ^ g i di quefti D e m o n j incarnati , con verace amore j perché fi gufta una
da* quali nafcon p o i a poverituoiServi penaintollerabile dinonpoter far capa-
tanti p e r i c o l i . P e r i c o l o in mare 5 p e n c ó - ce ogni uno d i tal g l o r i a . O mirabile ef-
l o i n t é r r a , é vero 5 m a , credo i o , peri- fer del m í o V e r b o da tanti poco cono-
c o l i m a g g i o r i / » falfis Fr&tribus , i quali fciuto, e da pochiífimi confeffato . O
nonperdonano a q u e l l i 3 a4 quali hanno m i ó D i o , i l tuo effer mirabile é a p p u n t o
p e r d ó n a t e la térra e *1 mare. D i c a l o Pac- come l i m a r e , i l quale ripigliando i n fe
i ó tuo fedeliffimo Servo 3 chi e í p e r i m e n t b T acque di tutti i fiumi, g l i fa finiré, e
piíi c r u d e l i , o 1* onde nel mare, o le vipe- p e r d e r é i l n o m c , onde non piú í i d o m a n -
re i n t é r r a , o i falíi fuoi F r a t e l i i , che tan- danofiumi, ma si ben m a r e , i l quale ge-
to raffliffero? D e h f a , o V e r b o , che i n nera poi pietrepreziofe, e p e f e i , i quali
t u t t i í i ípanda quefto tuo d o n o , che in nel ventre l o r o hanno g i o j e , e pietre d i
tutti s' infonda l o Spirito Santo, e febbe- grandiífima valuta. In quefto mare in-
ne p e r e f e r c i z i o d e d i Eletti c i hanno da finito del tuo effer m i r a b i l e , noi andia-
efíerede?cattivi nel M o n d o , non ¿ a n o mo del continuo navigando, portando
pero fempre t a l i , ma ííano giá fatti buo- gran pericolo di annegare, íe non c i feor-f
n i anch'eglino per mesizo dJ altri eferci- ge l a Tramontana della tua Fedej efe
tanti. Caltigali. in quefta v i t a , c perdo- non vogliamo governarci fecondo la car-
na loro neli* altra: Hic ure , htc fec» , ta delle tue facre Scritture, le quali ci di-
Ht in Atemum pureas. Mirabile fei anco- chiarano q u e l l o , che tu hai lafeiato in tua
r a , o V e r b o , i n te fteífo s fei mirabile vece i n t é r r a , e g l i altri tuoi Grifti 5
dico i n te íkífo nel difcendimento che ftando fempre dentro l a nave della tua
lai d i te fteílo i n n o i . Mirabile fei nel C h i e f a , che raccomandafti al tuo P i e -
comprender te fteffo, perché tu folo perr tro e' fuoi SucceíTori. Quefta e la nave
fícwra,
De'Pa^zi. Parte Qiarta 209
f í c a n i che non? puo? perire né puo af tua j ad ogni modo flulla g í o v a o g n i al>
fatto pericolarc perché foru infeñ tra fenza l a tua , e tutti avrebbero a cer-
non prévabbunt advtrfus exm j ma- ad care la tua¡, quale, o , comenellaSan*
®|ni modo in quefto marc del tuo cono- tiflíma Eucariftia , né Gomunichi j per-
fcimentoíi porta tal voha perkolo', per ché Qui mvndutaf me vivet propter
k continué onde dell' acque r non ana- me j- con una vita perfettiíTníía píen»
diando dietro at filo di cite acque , per di l u c e n e i r intelletto, d i Carita-nella v o -
non conofcer bene l ' ¡fteflb tuo fiio mira- l o n t á > d i gradtudine nella memoria, foto
biledeltuoeflere amorofo, che ci v u o l ricordandoci dí te r e d e g l i altri per te.
vivare, e noi ei rendiamo indegni di Ea Sapienza tua, o V e r b o , é c o m e que!-
eflafalute^ che ci vuoldare. Civorre- m b o , che moftraíH a M o s e , che arde ,
ftifalvare, si . e non confuma, arde s i o V e r b o : Igaem
Sapietttiá ejus no» efi ntímerm. Et veni mittere in terrmm . N o n confuma j -
Sspientia til i us impltvie me .- S api en?, a nb1, per afftizione, perché d i c e í t i : í¿ur
é 1* Architetto delle tue oprevita deIIa manduca? me, vivet propter me * Et qut'
S p o í a , t á l a m o , per cui can 1'Anime ti- mandmat hunc pnmnr , vivet in tter^-
unifci, o Spofo V e r b o , refrigcria-de gH nttm y. con vera v i t a g i o c o n d a , e felice j
afFaticati 4 ©mbra de'pellegrint, regno ^e p e r c h é fe bene patirá per t e , g i o i r á piu?
porto delle V e r g i n i . Sapicnza, la quale , t>elpatire per t e , ' c h e nelle allegrezze
o Verbo1, non p ú a efler intefa , íe non del M o n d o . A b b o r r i í c o n o quetta Sa-
da chi lí fa in tutto iníipiente , come pienaa quelli , che cercano , e vanno-
quel vafo d i e k z i o n e c h e non capiva dietro alia Sapienza umana*, che ap*
a l t r o , che Jxfum , Ü" hurte Grucifixum r preííb D i o é u n a ftoltizia. E quanti di;
JiHdiis quidem fcandídum , gentiités au- queíli fe ne trovano- ora? tu V e r b o lof
t«m flultitUm -. Onde d k e v a , üos ftaL- íais i quali poífon ben diré nel fine, *
ti- propter Chrifium, ed- in qHefta ñ o l t i - far bene i cortti : Nihil inveni in ma-
zia , che é vera Sapienza, fueletto per K H mea , fuor che o m b r a , v e n t o , fu-
Maeílro del M o n d o . N o n puo efler gu- m o , e vanitá , come c i l t ü t t o f u o r i d i
ftata eíFa Sapienza » fe non da chi non te . Abborrifce ancora quefta Sapien-
s á , o non vuol fapere, che cofa fia que- za y chi íi priva dell* u n i ó n tua 5 peroo-
íia Sapienzatcrrena, e della carne, ch* cheoftendendo te fiprivano d i te, e d r
é nimica a D i o j p e r o e c h é l a Sapienza fe ñefli . O Sapienza , che fai dilatar
umana, e carnale c come quel fiore, che r A n i m a , che accendi, e rifcaldi la vo*
taollato-dalfüo f r u t t o í u b i t o - í i fecca, e lontá , illumini t* intelletto, purghi \ a-
pju non apparifee. E quefta ftoltizia , m o r e , defti odio del peccato1, timore
che pare a' Mondani vera Sapienza, ah del Divino giudizio ,fperan2a del Paradi»
^uanti n' inviluppa i-ma sforziíi ogn* uno f o , deíiderio della g l o r i a . O quante cofe
di unirla con la tuaSapienza, o m i ó Spo- a p r i m a v i f t a c o n t r a r í e operi i n n o i , o-
f o , che e D i v i n a , e fará un lattovaro Sapienza, come pare, c h e f c h c r z i c o n 1*
eonfervativo, che gioverá a fe, ed a'Prof- Anime tue care,coinefacefti giámel prin*-
fimi, a fe d a r á nutrimento, c d a' Proflimi CÍpio del Mondo , Ludens in- erbe térra-
c o n f o r t o , g i o v e r á con la p a r o l a , c con rum . T u fei quella,.che innalzi r A n i m a s ,
V efempio. E fe bene non tutti hanno, e e l k p r o f o n d i n e i r abiffo . T u fei quella,.
l? una 5 e L'altra iníieme j m a regolata que- che e d i í k h i , - e mandi a térra ogni edi-
fta feconda della c a r n e é raífrenata, per fizio j: tu , che fai fempre gemere, e can*-
cosi diré y can la tua 5 che qucfto e i l fre- t a r é , vegliare , e d o r m i r é , cammina*-
no , che fei folitometterein bocea, come r e , e m a i f e m b r i , che ti rauova, o Sa-
duro m o r í b , accio con la libercá di queft5 pienza chetienein te ogni teforo , e fel
a l ú a non ci precipitiamo, ed alcu-ni non tenuta da c h i non ti conofee ftoltizia.
Bannone l'una, ns í'altra, í c i o c c h i , igno- E e o n che l i acquifta--quefta Sapienza
ranti, e c a t t i v i , altri 1' una, e non T a l t r a , forfe con l a mtelligenza ? niente , che
c i o é i cattiri a á u t i , 6 hanno la mondana , farebbe bene una grande ftoltizia
c le colombe f e m p l k i , ma^prudentic©1- chi fe K immaginalfe . Si acquifta
xneiSerpenti, folameme p o l í e g g o n o la forfe c o n tempo ? nienre 5. perche, cht
pub
ÍIO Opere di S. Maria Maddalena
pub abbracciare la eternitá nel punto del tranno avere un m í n i m o che della tua
tempo ? fi acquifta con ricchezze ? n o , S c i e n z a , fenza la qualeogni Scienza é
che ogni 11 cora é vanitá. C o n parole forfe ? fciocchiflima , e ftoltiíTima Icrnoranza.
n o , perché Vir linguofus non dirigetur in O Scienza del m i ó V e r b o ! chi mai po-
tena. O , come íi acquifta quefta Sa- tra narrarla? chi arriverá a i r a l t e z z a d i
pienza ? fi acquifta con una profonda quefta palma? o quanto ella avanza i n
umiliazione della fuá N u l l i t á , con una altCZZa tUtti i C i e l i : Excel/tor ccelo e{l.
illuminata intelligenza dell' eíTer d i D i o , E c h i la c o m p r e n d e r á ? T u t t i i Cherubi-
con un perpetuo odio di fe fteíTo, e del ni ftanno airosxbra tua, né poíibno giu-
proprio amore, in quanto é contrario gnere all' altczza de5 tuoi rarni, perché
a D i c con un continuo aftetto, e de- n o n p o í r o n o , f e t u , o V e r b o , non l i r i -
fiderio di D i o in D i o , e chi é venuto a veli l o r o , penetrare i tuoi altiflimi fegre-
quefto, ha acquiftato i l compiacimento ti , Bellifíima palma, l e c u i l o g l i e fon
della Sapienza, l o p r o v a , chi loguftaj fempre verdi , i cui rami s'innalzano
c Tintendej chi non sá milla. O , per- fempre al C i e l o ; i cui frutti fono foavif-
c h é non andiamo noi continuamente fimi, e profittevoli per ogni fta^ione.
con un continuo moto per acquiftare ef- Diquefti guftano i tuoi E l e t t i , e dicono
fa Sapienza? O Sapienza, c h e f d i m m o con la Grazia tua: Afcendam in palmam,
bile j e fempre intorno giri con la tua & colligam fruíim ejus . E che fará i l
providenza , che ftabilifci i C i e l i , e c o g l i e r e , epoterguftare di queftefrut-
fermi laterra, che afcondi 1* Anime nel ta, f e n o n u n p o í f c d e r t e , o V e r b o , che
conofcimento di fe» e f a i , che fempre fei ogni bene ? C o n quefta Scienza inten-
liano in moto per operazione di Carita . di i l tutto, difponi i l tutto, operi i l turto.
Fai glorioli g l i ípiriti A n g e l i c i , e ad cífi C o n queftafeienza creafti T u o m o , e c o ^ r
congiugni g l i umani. Sapienza, che dai la tua p i e t á , e mifericordia rifeattando, a
latte a3 P i c c i o l i , chenutrifci letue Spo- cofto del tuo Sangue, dirb che lo ricrea-
f e , che arricchifci i poveri , e abbatti fti, ed in quefto ebbe ancor parte la tua
gli O r g o g l i o f i , e Superbi. Sapienza, che Scienza, conofeendo il mezzo proporzio-
í a i p o t e n t i i tuoi C r i f t i , che illumini i n a t o p i ú d ' o g n i altro alia noftra falute.
c u o r i m o n d i , che rifchiari tutte le tene- C o n quefta conofei letue P e c o r e l l e , e .
b r e , quando ti piace . Sapienza , che ve- con la tua Boma le fegui, com3 é f c r i t t o ,
riiichi ogni v e r i t á , e confondi ogni bu- Novit Domiatis, quifunt ejus . Quefta tua
g í a . Sapienza, che fei la corona della Scienza V infondi con una interna, ( o fe
tua Spofa C h i e f a , e mammella doicifll- dir íi p u b , ma intenderla, no ) d i c o , T in-
ma { s'io ci poteífimetter la bocea, e fondi con una interna comunicazione,per
le labbra ) della tua Spofa A n i m a .
la grazia dell'Anima tua in n o i . E íi come
T A m m a tua é media trá la D i v i n i t á , e la
C A P I T O L O II. carnej cosi quefta Scienza é un mezzo per
condurci a te.E che eftetti fa quefta Scien-
D'aitre proprieta del Verho , partiedar- za, o Verbo, nell' A n i m a noftra ? o fa que-
mente dell» feienx.»^ « fto: fa diventare r A n i m a noftra, come
potenza. quell* a n í m a l e , dimandato B u e , che fem-
pre va digrumando i l e i b o che h á p r e f o ;
jwt. 5,
a. f>ot. S Cientia JDei ahyffus multa. . Scienza, cosi, chi ha infe quefta Scienza va fempre
che fei come quella belliiTima plan- digrumandojiníino a che íi conduce ad in-
ta della p a l m a , c h e f á frutti dolciflimi, t e n d e r e , p e r l o l u t n e , c h e m g l i d a i , quel- -
e n o n g i a f a i n o g n i l u o g o , ma dove i l l o c h e conviene che fappiadi t e S o m m o
terreno édiípofto é a p r o p o í í t o per l e í . Bene in quefta vita , e nell* altra; i n quefta
E fa ancora efía palma un'ombra íba- vita con i l chiarore alquantoofeuro della
viífima. C o s i quefta Scienza di t e . Eter- Fedei neU'altra c o n Tapcrta vifionejcon la
no V e r b o , fa frutto i n q u e l l i , che fon qual v i í i o n e , comefpecchio dateill'J1"1-
dilpofti. M a q u e l l i , che non fon difpo- nato íi trasformerá tutto nelí'oggeito.che
KÍ J acqmftinodeiraltre S c i e n z e , quan- vede j s1 unirá teco con ibrettilfimo vin-
to vo» b o n o , che mai avranno3 n é po- coio d e m o r e ., fruendo períettiflima--
ineme
De'Pazzi. Parte Quarta. 211
mente del fommo B e n e . H a quefta D i - diamo i n d e g n i . O gran Mifericordia, che
vina Scienza quattro p i e d i , co i quali ca- uíi infopportar m e , piena d'ogni miferia,
m i n a , p e r c o n d u r c i a t e , d i c o , che m i - che fon cagione d'ogni male! p e r c h é non
ra a quattro cofe . P r i m a d' unirci a te 3 m i pofs* io porre per m u r o , e ante múra-
feconda di condurci a fruir te j t e r z a , d ' le , accioché l a Giuftizia tua, che é eccita*
onorar te 5 quarta, d i farci confumare ta contro i peccatori, folo íi sfoghi fopra
per t e , e d i eíToconfuma m e n t o n u t r i r é di me? le m i é offefefon caufa di quefto.
i l Proflimo noftro. SoíTochiamo quefta G u a i , guai all* Anima mia cagion d' o g n i
Scienza, che fempre tu i n f o n d i , con i3 m a l e , cheoffende t a n t o , e non íi puo
a m o r p r o p r i o , e maggiormenterinfon- porre per difeníione, e d ín d i f e n í i o n e .
dcrefti, fequefto maledetto amor pro- Nutrice della dilettione é la Scienza ,
priolofeparaffimo da n o i . O S c i e n z a , p e r c h é c h i conofee , ama , n é íi pub
madre della G i u f t i z i a , compagna deila amare q u e l c h é non fí conofee. O G i o -
M i f e r i c o r d i a , nudrice della dilezione , v a n n i , che é dimenticata l a tua voce :
l u c e d e i r i n t e l l e t t o , fcorta della volon- Diligite alterutrttm j e c o s i tutti g l i UO-
t á , vita della m e m o r i a . E come fipo- mini reftan danneggiati, p e r c h é íi po-
treblie vivere nel M o n d o fenza ' l tuo aju- f a n o i c a t t i v i tra'buonij e d í catdvi fem-
to ? T u dai a d o g n i unp i l fuo dovere , p r e y o g l i o n d a r n o j a , e cercar d* offen-
dandoci un^efler giufto , che Giuftizia dere ogn' uno . O mifera m e , i o fon
non vuol dir a l t r o , che rendere a ciaf- caufa d ' o g n i male, la mia ingratitudl-
cuno quel che fe g l i conviene j a D i o ne , i l m i ó amor proprio é caufa , che non
T o n o r e , e a l Proflimo l a d i l e z i o n e , l a s' oíferva quefto precetto. M i vorrei po-
Carita , c 1' A m o r e , M a quefta Giuftizia terfare tutt* acqua, per bagnarei c u o -
n o n í i í a c o m e íi converrebbej anzi o h r i , e tutte T A n i m e , accib che íi ípegneffe
quanto íiam pieni d1 Ingiuftizia ? parci in loro ogni fiamma d i proprio affetto.
che ella fia G i u f t i z i a , e n o n é ; v c r f o n o i G r a n c o f a , moriríi di fame, vedere ií
fteífi, e verfo i l Proflimo í i a m o ingiu^ pane, e non l o poter pigliare . M i dolgo
fti: verfo noi fteífi; p e r c h é , oh,quante della mia impotenza, che non pofíb r i -
v o l t e t o g l i a m o noi fteífi a noi fteífi, con parare al b i f o g n o , che m i moftri, o V e r -
quefto amor proprio . E quante volte b o 5 vorrei poter eífere i n o g n i l u o g o , c
t o g l i a m o n o i fteífi a noi fteífi, tante ci non eflere in alcun l u o g o ; ma folo arri-
priviamo n o i medefimi , p e r c h é o g n i vare a t e , ed effer con te fteífo, ed in te
noftro eflere é da te. N o n diamo al Prof- fteflb per l o r o , Se i luce dell* intelletto,
í i m o quel che fe g l i conviene, flecóme o mirabile Scienza del V e r b o , e d i o f o n
c o n tanto fvifeerato amore c i comanda- fempre intenebre (o me infelice ) e temo,
íli : Diliges prexirnum pHttm fiem te ip- c h e l e t e n e b r e m i é > come nere, e f o k e
fttm. T o g l i a m o a D i o quel che é di D i o , nuvoie íi fpargano nel M o n d o per U miei
ogni v o l t a , che ti togliamo noi fteífi, peccati, in^ornbrino T a r i a , e c a g i o n i n ó
p e r c h é fuoi í i a m o , e n o n noftri: Emfti tanta c e c i t a , quanta é nel M o n d o . l o , i o
enim eflis prefio magno t ( e fe íiamo com- fon q u e l l a , che fono co* miei peccati ca-
prad , non fíamo giá noftri ) diceT Apo- gione di tanta e c c i t á , e d a m e vengono
d ó l o . O tone Jeju j quanti , quanti quelle tenebre , che fono i n t a n t i i n f e l i c i
f o n o , che deíiderano la rovina del Prof- Peccatori , anche piü palpabili d i quelle
limo ? o quanti veggo andar dietro a i r d e l l ' Egitto : Revela OCHIOS meos, & con-
e a i r a r g e n t o , epur t u t t o é vanitá fiderabo mira&iiia de lege tua . T o g l i m i
oro quefte tenebre, fa c h ' i o d c o i i o f c a , che
E* compagna" della Mifericordia quefta conofeendoti t'amerb, ed amandottarde-
S c i e n z a , p e r c h é fenza quefta éfpenta la r b d i z e l o , e l a luce d i quefta fiamma
Carita 5 p e r c h é nOn íi conofeendo i l ü í o í g o m b r e r á con la G r a z i a tua le tante te-
d e b i t o , non íi pub rendere • L a Miferi- nebre , che veggio i n m o l t i , o Spofo
cordia 1'un con T altro é fpedita del tut- V e r b o , m i concederai pur la grazia per
t o , p e r c h é non c i é l a tua S c i e n z a , e t u qucir A n i m a e h ' i o t i c h i e g g o ? degnati,
put fei pieno d i Mifericordia, o m i ó Si- degnati da illuminarla.
gnore, e c o n tutti uíi continuamente M i -
íericordia» fe bene per í o p i i i c e n c ren- O i m é , c o m ' é z o p p a quefta v o l o n t á ,
come
1 í i
Opere di S. "Ajarla Maddalena
come Í P ^ 0 Inciampa., epure é í u a fcoiv non lia d í t e . o p e r t e j ü c c h é non m !
ta la tua Scienza. Tanti d i f e t ü , tante poffa ncordar d a l t r o , che di te . Siano
c o l p e , fempre torno alie triedefiine , m i d a l t u o vivifico Sangue moflí « d a » i t a t i
par pur d'effere come u n g i u m e n t o d i g l i S p i r i t i , e le fpeziedella mia memo-
mu^najo legato al molino , che fempre ria íicché o « n i cofa m i fi rapprefenti
«* aggira f er la í l d f a ílrada., c a m m i n a , e t i n t a , e colorirá c o l tuo Sangue i ed i ó
fi ftanca, e non é ufcito d i quella ftanza, dirb : Smgms ejus ernavit memtriam
ove va fempre attorno, gran m e r c é , ch* é meum.
legato s ed i o non fon legata , vinÜus O Potenza . Potente é i l Verbo i n
non ferro , fed mea férrea. vdmtMe j tutte le fue opere: Dcmini efi térra i &
c o m e diceva , nei t e i n p o , ofae non t i plenitudo ejus , orbis terrarttmr & u»i~
conofcevaqueltuo gran Servo i S i rom- ver/t , qui habitant in eo . Ipfe dixit ,
p e r á quefta catena, e quefto l a c c i o : £ * - & faÜa fttnt , ipfe mandavit , O* crea-
quem untñtus etji > & nos Uhrati fu- ta ftrnt. G r a n potenza veggio n d Ver-
mus. Andero ficuramcnte per a l t r a í k a - b o , in aflumere a fe T Anime noftre j gran
-da : Viam mandatorttm tuorum cucurri , potenza i n fopportare j gran potenza in
tum liberafii cor meum . E d i che m i glorificarle; gran potenza i n tutte le co-
-ricordoio ? che mi fovvi ene alia memo- fe, che ei í a , p e r c h é é tanto grande la
ria? tu forfe, o vita d e l c u o r m i ó . Se tua P o t e n z a , che ogni cofa f a c ó n la fuá
i o a v r b latuaScienza, non mirieorderb Potenza : 2gc occidam , O* ego vivere
mai d* a l t r o , che di t e , p e r c h é l a tua faciam , percutium , & ego fetnabo .
- S c i e n z a « v i t a d e l l a m e m o r i a . O quant© Veggo le Creature, quaíi i n ogni lor mo-
fpeflbmi dimentico di te, ^ m i ricordo tivo , ed a z i o n e , negare co* í a t t i , non
í b l o di quel che vorrebbe l'amor proprio, conde parole la tua Potenza, o m i ó D i o .
c h e é t u o , e mio mortal n i m i c o . Que- N e l l e í l o r t e intenzioni negan l a tua P o -
ü o m i fa dimenticar d i t « , perche m i r i - t e n z a , nelle falfe parole negan l a tua
c o r d i d i fe. © , o , quante rapprefentazio- P o t e n z a , nelle tiepide opere negan la
pi ? quante fpezie d i me fteíía.3 udii quefto, tua P o t e n z a , p e r o c c h é , fe credeífero,
v i d i q u e l l o per tefolo ? fia c o s í , ma per che túfoffi cosi potente, ftarebbero con
me no, no. SoIojroloJiH ricordi dí te, non t i m o r e , e tremores ftarebbero fempre
di m e , íe n o n í o l o , folo f>er te : Nave- f o p r a í a cuftodia l o r o , per n o n t ' o í f e n -
fim me , noverim te . M i ricordi di te dere, e vigilarebbero n c i r afpettazione
per amarti , per ringratiarti , per rilaí^ deiravvenimento tu© , ricordandoíi ,
farmi tutta neltuo beneplácito : in pace ch^e dicefti : Vigilate quia nefehis , qnet
¿a idipfum dormínm , & requiefcam . hora Dominus vejier -venturus fit . Le
' D o l c e fonno , principio della vera ftolte Vergini non intefero quefta tua
v i t a , non r i c o r d a r í i , n é penfare ad ai- Potenza, p e r o c h é í i f a r e b b e r o p r e p á r a t e
tro che a l i u o D i o , fpropiarfi tutta d i meglio p r i m a . M i íi rapprefenta la tua
f e , non curarjfi d i cofa alcuna, e dor- Potenza íimile a quell' albero doma-nda-
m i r é » e ripofarü tutta i n D i o : Ego to P i n o , che fa quel frutto tanto du^o,
dormio , & cor meum vigUcit , con íl chene contiene in.fetanti, tanti, e a p o -
mió cuorc^ e con la mia mente, fem- teravere i l m i d o l l o d i quel frutto bifo-
pre ricordandorai di c h i fono , ed a gna metterlo nel fuoco . C o s i , chi
chi fono tanto ohligata , D i me ftef- vuoleintendere l a f o r z a della tua Poten-
ía m i ricorderb , per o d i a r m i , per za , e diventare ancor potente i n fe, bifo-
aborrirmi , come cofa tanto íchifa ed gna metterfi nel fuoco , prima del Giudi-
abbominevole , come vafo d' ignomi- z i o , p o i d e l T a m o r D i v i n o , battendoíi
n i a , e d ' i n i q u i t á ; come Creatura cosi c o ' i m a r t e l l o della tua parola , e cosí
pérfida , ed iniqua , meritevole per la caverá dalla tua Potenza i l frutto füo
mia •ingratitudine , e dimenticanza d i tanto foave, e n u t r i t i v o . P e r c h é é pur
te 3 di milie Inferni . M a tu , o vita v e r o , o m i ó D i o , che non t i c o n o í c e »
della mía memoria 9 cancella , cancel- chi non t i teme , n é perfettamente t i
la ti prego da eíTo teme c h i non t' ama. M a bene i l timore,
ogn i immasine
c m non fia d i te , ogni ípezie , che í a n c o r c h é i m p c r f e t t o j é í c a k a i r am-orejC
1 * quan-
D e T a ^ i . Parte Quarta. 113
«uinclo fí entra nel f u o c o , e quanto piü inifpirare infierne c o l Padre l o Spirito
ll ftá dentro d i queftofuoco, tanto piü l i Santo , che é un v i n c o l o perfetnífimo
gode d i quefto í u o frutto . O , che foavi- d i amore . Eterno l o Spirito in unirc
t á Tente q u e l l ' A n i m a j che p o í f i e d e , e con perfettifllmo v i n c o l o interno d* amo-
gufta i l frutto d i eíía P o t e n z a , conofcen- re tutte le Divine P e í f o n e , o m i ó V e r -
do avere in fe tanto p o t e r e » che n é De- b o , Alpha s & Omegn. N o n hai princi-
monio} n é C r e a t u r a a l c u n a la pubfepa- p i o , e fei principio di tutte le cofej fei
rare da te : guis not feparnbit a Charira- fenza fine, efei fine d i tutte l e cofe : o
te Chrifli ? n é fuperare , o vincere, fe perfezione del m i ó Verbo ! N o n ebbe
efla non vuole . Gran potenza é con- altro p r i n c i p i o , che dal Padre, e fu prin-
durreun*Anima a t e . G r a n potenza é cipio fenza p r i n c i p i o , p e r c h é fu eterno j
c o n v e r t i r é u n P e c c a t o r e . M a che? tut- eternoavanti, e t e r n o d o p o . M a c h e d i -
eo viene da t e . T u fei q u e l l o , che in que- c o io p r i m a , e dopo ? non ci é nelPetcrni-
fto i l tutto o p e r i , e í e noi pur alcuna c o t á prima , n é dopo : tutto é un* efferc
fa i n c í o facciamo , íiamo piu tofto coo- uniforme, i n v a r i a b i l e , perfiftente. M a
peratori teco , che operatori. Gran co- al nojftro modo d" intendere eterno avan-
fa c o n v e r t i r é a te un* A n i m a , e cooperar t i , eterno d o p o , p e r c h é mai ha da fini-
teco alia falute d i un* Anima . Fra le r é , o Verbo, eífendo che r e t e r n i t á non fi-
c o f e , che íí poíTono far da n o i i n t é r r a , nifee giammai. E quefto tuo eífere, o Ver-
quefta m i pare la m a g g i o r e , e c o m e dif- b o , conferifeilo a te fteífo, intendilo da te
í c quel tuo Servo : fra ie cofe Divine que- fteífo, g o d i l o p e r teftefso, e i n te ftef-
fta é D i v i n i í f i m a . Equante cofe dentro f o , che noi non ne í i a m c i p a c i . Eterni-
aferacchiude? E c o m e la p i n a , peroc- t á , E t e r n i t á , i n ogni cofa ne* t u o i c o n f i -
c h é , ficcome eíib frutto della p i n a , ne g l i eterna. Eterno fofti, o V e r b o , i n
contiene i n f e m o l t i , cosiinquefta ope glorificare g l i A n g e l i , che innanzi che
jrazione di c o n v e r t i r é un Peccatore c i l i g l i c r e a í l i , preparafti l o r o , ( per cosi d i -
contien dentro m o l t i o p e r a t o r i . O p e r a r e ) , te fteíso, anzi g l i creafti per go-
i l P a d r e , operi t u , V e r b o , opera l o Spi- der i n efii te ílefso, ed cífi te fteíso j
rito S a n t o , operano g l i Spiriti b e a t i , e g l i creafti i n tempo , ma l a gloria ,
le Creature , mediante i p r t g h i , e g l i che godono fu preparara l o r o abseterno >
uomini , che c o ' c o u í i g l l , avviíi , e o Eternitá fei come un punto , p e r c h é '
predicazione fon cooperatori, efpecial- fempre feiprefente a te ftefsa. M a co-
mente i tuoi C r i l t i j percib la Potenza me l e i p u n t o , fe a b b r a c d , come una
é í i m i l c a l l a pina Getta ancora lo ftef-\ sfera immenfa ogni tempo pafsato ,
fo frutto foaviíTuno o d o r e , o che foa ogni tempo prefente, o g n i tempo avve-
viífimo odore fu quello della fragranza nire ? Sei come un punto, si , p e r c h é
del tuo Sangue, e fu gran Potenza i n fei fempre invariabil mente , immuta-
ifpegnerlo. bilmente fenza fucceítione , o m o v i -
mento alcuno a te ftefsa prefente , c
G A P I T O L O IV. non movendoti , o variandoti, fei m i -
fura di o g n i efsere , e d i o g n i dura-
Dell' Eternitk , e Impuffibilita del Verlo zione , che da te dipende . T u f o l *
con l ' iftejfo fiile. a b b r a c c i , e chiudi fenza termine alcuno
te ftefsa, t u f o l a r i n c h i u d i quanto fu fat-

E T e r n i t á , e t e r n i t á . Eterno , eter- t o , e fi faráin t u t t i i l c c o l i d e * f e c o l i , ed


^ Not. no . Eterno i n te ílefíb , eterno in tutte le altre Eternitá fucceífive , che
n e ' t u o i diífegni di glorificare g l i Ange- da te dipendono i fenza tua mutazione;
l i j n e l l a v o l o n t á di concepire, e formare e la tua durazione, qual fi fia, e come
altre Creature s Eterno nelle tuc opera- fia, Tolo T intende chi ti poífiede, che é
z i o n i . E c h e p i ü ? eterno, o P a d r e , in quelloftefsoDio, d i c u i f e i t u Proprietá
generare, non dico fimile, ma aífatto perfettiflima , e come T altre infinita .
confuftanziale per te fteffo, d a t e fteífo, Q u a l cuore n o n í i muove a contento, c
e d i n te fteífoa fenza p r i n c i p i o , efenza gaudio infinito , folo i n fentir diré i l tuo
fine, i l tuo V e r b o . E t e r n o , o V e r b o D i o , i l noftro D i o , i l tuo Spofo, e l
Opere di S, M , Mudd, de' P A Z Z Í . P tuo
114 Opere di S. Maria Maddaléna
tuo Padre é Eterno , eterno , eterno . da ogni altro , fuor che da fe m e d e í m w *
Eterno fei ancora, o V e r b o , i n c o n c e - independente ? E ' ícmpHciírimo
. attoou-
— atto pu-
pire la tua C r e a t u r a , pamcolarmeme la n m m o , lenza melcolamento di atto c
ragionevole . Áh Memo la^ concepilli p o t e n z a , fenza variazione, o mutazione
n e i r Idea tua, che tutti quegU che í i a m o , alcuna . M a neir Impaífibilitá bifoana
fummo,e raretno,ed eravamo prefenti. Le a n d a r é all* U m a n i t á t u a , che ti faparer
preparafti te ftefíb, p e r c h é ella fruifle te paflTibile Í febbene fei impaífibile j e non
íleííb . E p o i ti facefti uomo , p e r c h é potendo noi giungere alia tua Impaífi-
r u o m o í i d i l e t t a í í e d i t e , come tu ti d i -
b i l i t á , é b i f o g n a t o t i f a c c i p a f í l b i l e , per
l e t t a v i d i l u i p e r comunicarli l a m a G r a -
far p o i ancor noi impaífibili. E* bifogna-
c i a , e poi la tua G l o r i a , per unir T Anima,
totifacciapiccino, avoler, chelaviltá
dico a te fteíTo per Gracia , e unita teco noftrati capifea, e t i goda nonqualfei
poi glorificarla: £ í Aeliti^ mes. effe cttm in te í l e í l o , p e r c h é quefto non fi puo da
-EiUifhom 'tmm r E a c h i d i r o che íiafimi- noi in quefta v i t a : No» videhit me homo t
l e , o Eternita? d i r b , che tu fei íimile & vivet-y n é fecondo tutta 1'ampiezza
alCiprefíb , che non íi corrompe m a i , dcir immenfitá della tua Divinitá , né
e g e t t a o d o r e foaviflimo, e non fafrut- anche neU'altraj perché tu f o l o , o mió
t o , p e r c h é il frutto fuo non íi vede. Co»- D i o , c o m p r e n d í perfettamente te fteíTo,
si T eternita non genera, e non fa frut- maconformeai noftro intender diquag-
t o , effendocheilfrntto fuo fei tu fteíTo, g i í i , ti fei fatto p i c c i n o , accib cosi riftret*
che getti grandiííimo odore , e niuna to poteífi eífere rinchiufo dentro T angu-
Creatura u f i t , e forfené anche poteva í l i a , e ftrettezza del noftro c u o r e . O ,
ufcire nb aterno , p e r o c c h é farebbe ñ a - come é piccino nella noftra carne: Ver*
ta , fe foífe ftata nb Memo , uguale al bum Caro faüttfn efl j Parvulus natus ejl
fuo Crestore neir Eternita . M a quefto aobis; O , chi fe lo rinchiudeíTe , che
a me non importa T intenderlo , ne percib fi é fatto cosi parvolino nel fuo
v o g l i o io falire fopra queílo r a m o . Vá cuore? puré ad ogni m o d o , chi in tanta
i n a l t o i l Cipreífoj e c h i v a piu in altotuapicciolezza ti confidera, trovera ¡n
dellatua Eternita, laquale é tanto fu- efla tanta immenfitá, chene refiera fo-
b l i m e , che non puoelTere intelligibile prafatto. M a c h e h o i o detto, che capi-
q u a g ^ m a n o i ? onde, s ' e i í i d o m a n d a f l e
fea te 1' u o m o , che non é capace d'inten-
a tutti, che cofa é E t e r n i t a ? tutti con- dernepureun m i n i m o c h e j anzi n é p u r e
feiferebbero ( í é giá da te non ne avelfero una gocciolapubguftare diefla tua Im-
c o g n i z i o n e , laquale tu infondefli l o r o )
paífibilitá. I l frutto di quefta tua mede-
che non fanno che cofa fia Eternita , fima Impaífibilitá d i r e m o , che fia fimile
p e r c h é non puo cofa finita pienamente al fico foaviflimo, che mette le foglie, cd
intendereuna infinita ; direbbero é q u a l - i frutti ad un tratto infierne: C o s i anco-
che cofa i ma non e í p r i m e r e b b e r o , néra la U m a n i t á t u a , o V e r b o , come fu
Tintenderebbero, q u a F e l l a é . Negano unita infierne con t e , fubito di fuá natura
l a tua Eternita q u e l l i , che ficonfidano
avrebbeprefa 1'Impaífibilitá, m a n o n l a
nella Creatura. Maledetto X u o m o , che prendefti » per p o t e r , per noi patire ,
íxconfida n e i r altro u o m o , e pone per Aperiamos mettm in parakolis . O Verbo
í u o b r a c c i o l a carne. Contiene i n fe la tu fei pur buono di Bontá fomma, lafcian-
tua Potenza quefta Eternita, p e r c h é tut- doti alíomigUare ad una cofa si vile com*
ee le tue P r o p r i e t á f o n o t u f t e f í b , un'cf-
é i l f i c o ; m a t u n é faipigliar p i ú í i c u r t á ,
fer femplicifllmo, perfettiíTimo, afíblu- manifeftando piu di mano i n mano que-
tifllmoj m a n o i per lanoftra imbecillitá fta tua B o n t á e febbene prima ancora io
l'andiamo c o s i d i v i d e n d o , efeparando, avevaquefta í i c u r t á t e c o , nondimeno ya
p e r c h é ne capifea qualche cofa ilnoftro fempre crefeendo i p e r o c c h é , quanto piu
intelletto, tanto p i c c o l o , e ftretto a tan- crefee l a f a m i l i a r i t á , tanto c r e f e e p i u l a
ta i m m e n í í t á . í i c u r t á . l l m i d o l l o di eífofrutto écandi-
O mió D i o , come fei immenfo/impafíi- do , o quanto é candida queir A n i m a , che
b i l e , infinito, e che ti capifee? impaífibile, íi rinchiude per affetto dentro di te, c
W : e da chi pub patire quell* e í í e r e , ch* é nell' U m a n i t á tua . Piglíanfi alcum di
Dc'Pazzi. Parte Quarta.
cfli f r u t t i , c fi feccano, accib poífano N o n m i bafta quefta unione j ne defi-
durare piú lungo tempo . Si feecano ¿ ca- dero anche un3 altra , che per vincolo
lor del Solé > o c o l fuoco. Pígliaíli, o Ver- ed u n i ó n d i amore nnifci c o s i b e n e n o i
bo, noi tue Creaturej e tutti ne generafti, con t e , s i , s í , Verbum caro f a ü u m e f t .
e rigenerafti, chi prima, e c h i poij. alcuni N é m i contento di quefto í b l o r Bt uni-
p r i m a , che tu venifTi in térra ne rigenera- tus efi sponfus cum spcn/a , per amo-
fíi, e furono g l i antichi Padri del Vecchio r e . Quefto s i , che ti chieggo , o dolce
TeftamentOji quaíi fi falvarono c o n l a Fe- unione, o chi ti pub guftare? ma e i m i
d e j c h e e b b e r o i n t e , e cosraeriddel tuo bifogna nutrirmi c o l C o r p o , e Sangue
Sangue > che dovevi fparger per loro, do- t u o , o m i o S p o f b , ed eterno V e r b o , que-
nando tu loro la G r a z i a t u a , e cooperan- fto é i l m i o d o k i í l ú n o l é g a m e .
do eíTi con 1*opere alia tua Grazia . A l c u - O U n i o n e , unione , unione . C h i
ni ne rigenerafti d o p o , che furon q u e l l i , l a potra intendere! ma che ! folo a d i -
chealloraeranoprefenti, e n o i , c h e ave re U n i o n e , e che r e g u a l e í i u n i f c a c o n
vamo a venire p che tutti ci hai prima ge- r ineguale per farlo a fe e g n a í e , é da
nerati, e p o i rigeneran c o l tuo Sangue , e fare ftupire tutte le Angeliche Gerar-
c i h a i ripoíH , eriponi d i mano in mano chie . Ma; in quanti m o d i fi pub far
nel rao CoílatOi e quivi c o l Í UOGO del tuo quefta •Unione? O , í n piíf modi, per
D i v i n o A m o r e , co ' i calor del Solé delía1 Fede, éá ammirazione, per riiaíTazione ,
tua Divinitá ci f e c c h i , e ci ripo^ni, e con- per a m o r e , per Sacramento, eper v i r -
f e r v i , accio pofllamo durare in eterno , tátraente da c e r t i , ( come l i chiamerb ? )
O lmpafllbilitá, U m a n i t á , e Divinitá d i Spiritr amorofí , o amorofi animaletti,
te V e r b o . M a bifogna c h i v u o l eífergu- p r o c e d e n t i d a í l e tue P i a g h e , i q u a l i , , af-
ílato da t e , o V e r b o , effer prima arfo nel fumendoci, ci condueono ad eíFe P i a -
fuoco del tuo D i v i n o A m o r e , e moko- ghe, e quivi fi fa teco quefta unione.Da te
feenfecco d' ogni amor proprio i viene, i n t e termina, o A m o r e . Omniiv
fer ípfvtm/alta fttnf, in f^/ír, & cum ipfo,
O* «d ipfum .. Si fa quefta unione \>zt
C A P I T O L O V. Fede, non m o r t a , nb „ non parlo di que-
fta, n o , maavvivatadalla C a r i t a , e d i l
fimbolo, o figura, che la d i m o í h a , fia
Termina quefio trntrnto con 1' cttdvx * e quef nobile U c c e l l o d o m a n d a t o Aqur-
nortA froprieta- del Verbo , che fom k , . che é un d i queMi animaletti;amorofi
Vnicne , e cotnmmicalione j- ne krntm di fopra, procedente dalla Piaga del tuo
ñttijfim&mente , con gran; yrofitto « p i é í i n i f t r c . D a l l a piaga del tuo pié fi-
niftro , come dal nidcr, d i r b ; che efca

O
Parte J. U n i o n e , maravigliofa in Cielo- y queft'ucctilo, d i r b ; che quefta Piaga fia
Kotte j . maravigliofa i n térra * maravi- per fuo mezzo' V albergo ^ l i quefta Fede 5.
g l i o f a n e i r intimo , e d i n q u e l fegretifll ficehénoi procedentidalla Fede, efatti
roo, eperfetcifiGmo vincolo dellai natu- qijafi cibo,,che b r a m a q u e f t ' A q u i l a y r a l -
ra D i v i n a , ove lo Spirico Santo , che é k t t i a m o a noi,. quafi íatti natural cibo
vincol'o , e iaccio di a m o r e , unifce in d i q u e f t ' A q u i l a . E queft'Aquila c i pi-
modo i n e f a b i í e le Divine P'etfone. O > gliSy e c i conduce in queiramenmalamo'
come é imita n i perfettiíTima unita. la del tuo pié finiftro,, e quivi ,, mediante la
Santifíima T r i n i t á v unirá- d i effenza di Fedejci unifce a te. E per poterne T Aquila
foftanza, ed amore. D o k i f l i m o faccio condurre i n q u a n t i t á in quefto t á l a m o ^
é l o Spirito Santo. V i é d i piü u n ' a l t m che fa ? quivi entrando fpeífo , fpefíb
unione , g e n é r a t e ne! difcendimento r fi ringiovaniíce> r i p i g í i a n d o l e f o r z e , e
che facefti o V e r b o ,> quaggiu a- noi . tutta rinovandofi : vá- di nuovo'attraen-
U n i f t i cosi b í n e la tua Divinitá con l ' u- do Anime fedeli in quel t á l a m o y e quivi
m a n i t á noft'ra 5 chü l o pub- diré ? ma guftando elleno T u n i t á d e l l a tua D i v i n i -
perche l ' unifti t per gloria cua , c per tá,. vanno facendo un foave c o l l o q u i o ,
m i l noftro > ricevendo n o i per quefta e preftano quafi T omaggio di fedeltá .
ítmone ogni noftro benc * che íei tu . O che d o k e unione dove T A n i m ^
P' x di-
116 Opere di S. María Maddalena
diventa un altro te per participazxo- unione d i ammirazione, o quanto poco
n e : Sicché fe l'unione f a d i due, o d i é intefa, e conofeiuta V interna opera-
piucofeunafteíTa trasformando una co- z i o n e , che fai n e l l ' A n i m a , o V e r b o .
fa c o n V altra , fe ben ciafeuna riman P o i per l a rilaífazione, come i n un
nel fuo efíere 3 non c i fará difterenza dall n i d o , nella tua man finiftra ripofa , e
una all* altra . I n oltre quefta unione, procede una femplice, e pura C o l o m -
che fa> rende tuttaTanima, e i l corpo b a , e i v i nel medelimo m o d o , edatto
aíforta i n te Verbos e reftano i n t u t t o alfumendoci , e attraendoci , feco a
a fe fteíTi, c o m e m o r t i , m a v i v i , e v i - t e , quivi c i colloca coneffa C o l o m b a ,
vificati i n t e , come diceva San P a o l o : che é un' intima manfuetudine , tanto
Vivo ego i jam non ego 5 vivit vero^ in che i v i l i a n d o , facciamo un colloquio
me Chriflus . D a l pié deftro , ov5 é i l tutto d i manfuetudine, e rilaífazione .
n i d o d e l l a pacifica T o r t o r e l l a dove d o l - O quante fon l'opere di rilaflfazione l
cemente pofa, efee ella felicemente, e o g n i opera , ogni affetto , ogni de-
q u i v i in quel medelimo modo e atto da fiderio , ogni cogitazione é nel cof-
quel medeíimo mofla , ivi fi colloca . petto tuo una grande opera di rilaf-
D o r e 1' A n i m a noftra, pigliando V am- fazione!
mirazione , fe ne ciba , e geme, per- L ' a l t r a unione éds A m e r e , onde pro-
c h é , cosi come V Aquila , credlamo , cede dalla tua man deftra, e quivi ripo-
c h e r o l o l a Fede ciíiafufficiente , p e r i n - fa 3 e fa i l fuo nido un innamorato P e l -
tendere i D i v i n i mifteri 3 SoU fidet / « / - l i c a n o , i l quale aífumendo nel msdeii"
fien i fenza cercare altro 5 e cosi con la m o m o d o , e atto T Anima noftra la con-
T o r t o r a gemiamo , e c i amiinriamo j duce , e colloca nel c u b i c ó l o d i eífa tua
l a quale ammirazione non é di cofe elter- man deftra, dove i v i fi fa unaperfetta
ne, n o , ma delle operazioni interne 3 unione d i A m o r e , i l quale g l i fa batie-
che fa D i o con V Anima , tanto da pochi re i l petto d i modo y e ñ e i nemici g l i pa-
intefe, e rimirate , ancora che nelle co- j ó n F i g l i u o l i , ed a u l e elfo amore c i con-
fe corporali pofliamo fare q u e í l ' a m m i - duce 3 onde quivi íi va facendo p o i un1
r a z i o n e , l a quale fácilmente s'intende aífente colloquio d i aráore : &ic Deus
d a c i a í c u n o quando nella contemplazio- dilexit mtmdum , ut Witium fuum ««#-
n e d e i r opere m i r a b i ü d i D i o ciafSífia- genitum daret . A che fine ? Ut uni-
m o . M a le operazioni invifíbili , che uerjus Mundtts falttetur per ipium 3 ill
I d d i o f a n e i r Anime fue dilette, che fo- cui colloquio fará di amore deíiderati-
n o molto maggiori dell'opere vilíbili v o , d i amor communicativo , ed uni-
della N a t u r a , che non é a l t r o , che l'ope- tivo > poi íi fa ancora quefta unione
rar della Potenza ordinaria di D i o , que- per Sacramento nel Sacro Coftato del
l l e non fono cosi facilmentejne conofeiu- V e r b o , onde proceder v e g g i o , peraf-
t e , neconfiderate,ne ammirate3 p e r c h é fumerci feco , non A q u i l a , non T o r »
í l a n n o neli* oceulto d e l noftro cuore , t o r e l l a , non C o J o m b a , n é Pellieano>
o v é non giugne altra l u c e , che della G r a - ma c h i é tutto fuoco d i amore , come e
aia D i v i n a , per conofcerle p e r í e t t a m e n - la ftanza , 0 T a l b e r g o , ove d i m o r a , d i c o
t e , edaramirarle. O r quando T A n i m a un'' á r d e m e Serafino, tutto fiamrna , e
arriva con la tua luce > o V e r b o , a cono- tutto fuoco di A m o r e con íei ali , con l e
fcere quefte tue operazioni a m m i r a b i l i , qi^ali ci aíTume. C o n due a f f i i m e l ' A n i -
fubito i n efle íi ferina; e conofeendo, ma , c o n due i l c o r p o , e con due akre l e
q u a n t ' e l l e n o í i e n o a m m i r a b i l i , e degne potenzedeir Anima n o í k a , c o l l o c a n d o l »
della potenza infinita della tua mano , p o i inqueirardcnte caverna del tuo fa-
ftandoíi ñífa i n tal confiderazione , e cro Coftato,dove ancoran©! per amore c\
collocata in ella Piaga del p i é deftro > va fon date fei ale} con due ci m o v i a m o , c
continuamente gemendo; p e r c h é q u e f t a v o l g i a m o verfola c e r r a , c ó due ci moyia-
ammirazione dell'operazione , che fai m o a l l a deftraje alia íiraftra,fervendoci o r
con T Anima internamente non é intefa, dell una, ed or d e l l ' altra r e con due í p i o
e cosi ancora Y onore, e la gloria tua. O chiamo i l v o l o verfo i l C i e l o . £ e ? ' » e
quanto p o c o pub efler rirairata quefta c i moviamo c o n eífe due si* v t y 0 11
Ciclo ?
De Pazzi. Parte Quarta.
C5elo? C l moviámo , quando rifguar- Divinita» e l a carnetua, cosí poi bifo-
diamo con aflfcttuofa c o g n i z i o n e , c h c é g n a , c h e f t i a i n m e z o f r a * I C i e l o , c tér-
r a h d o p p i a d e i r A n i m a , e con u n a c o ra l a noftr* A n i m a , non fi fermando m a i ,
gnizione c i fcrmiamo a contemplar la n c i n C i e l o , ne in t é r r a ; non i n C i e l o ,
D i v i n i t a , cd U n l t á t u a c o s i i n c o m u n e , d i c o , fenza difeendere all* ajuto de'tuoi
e le D i v i n e pcrfezioni i n fe ftefíe, con ProíTuni, quando ella é o b b l i g a t a j non
i'alera in quanto fei comunicativo , o i n cerra, a b b a r b i c a n d o í i nelle cofeter-
P a d r e , internamente delle tue per- rene íenza ricordarfi , c h ' ella non ha
fezioni , e foílanza D i v i n a a l F i - quaggiu C i t t á permanente , e l u o g o ,
g l i u o l o , e tu V e r b o , co '1 Padre e l o dove fermaríi coiraft'etto, vn^futura i * -
Spirico Sanco , e c o n fomma doleez- quirimus. I n quefta tua caverna del tuo
z a , e fuoco d i amore fi confidera 1* Coftato, facciamoj o Verbo^un colloquio
í d e n c i t á , che é nella natura, c d i n ogni ferafico, che i n ogni parola c i fono afeo»
perfezione i n tutte le D i v i n e Perfone. fi dentro m i l l e Sacramenti. M a che fa
P o i f i m u o v c c o n la delira ala , erifguar- perfecto quefto ferafico colloquio í levar
d a pur v e r f o D i o j ma in quanto comu- via da fe o g n i v o l e r e , ogni fapere, e o g n i
nicativo alie íiie Crearure, e coníidera pqtere, c o m e p r o p r i o , p e r o c c h é n o n c i
la M i f e r i c o r d i a , c la P u r i t á f u á . L a M i - e í t e n d o p i u nulla del noftro, fí viene a
í e r i c o r d i a : í¿f*ia miferitors , & mifet-H" levar v i a dall* Anime ogni imniagine, e
$or Dominus , facendoci tanti beni , ogni cofa, che c i potefle impediré D i o ,
quanti c i f á , e non trovando altro og- e q u i í i finifee o g n i operazione del noftro
g e t t o i n noi da beneficarci, che ingra- incelletto, p e r c h é non íi puo d i r é , che
dtudine , edofFefe. M a queíla e latua operi , ma che r i c e v a , tutto che p u í e
Bonta : Omni* per temetiyfum » c i o é o p e r i , fe bene alquanto, mentrechene
per fe fteflb , e per la fuá Boma , e gufta l'aíFetto, che da lui é prima feorto.
Ron per noftro m é r i t o alcuno , oper* E quefta p r o p r i e t á d e l l a tua U n i o n c é íi-
tusefl Deminus s p e r c h é fi bene c o n l a mile alia V i t e , l a qual fempre íi v a j n -
f u a G r a z i a meritiamo qualche c o f a , ma neftando, e u n e n d o í i . Eífa vite nel f u á
c h i pub mentare la prima G r a z i a ? C h e piantare non ha barbe ; bafta un cralcio,o
fe c i foífemérito, n o n f a r e b b e G r a z i a , un ramo metterlo i n t é r r a , c o s i a tale
c con 1* ajuto d i quefta G r a z i a , che gra- unione non bifogna, n o , n o , aver nc
ziofamente c i vien data, operiamo qua»- b a r b e , ne fondamentoalcuno d i a í f e t t o
t o operiamo j p e r c h é . tyfe dar nobis velle, in t é r r a ; bafta rilaffaríi nelle tue m a n i ,
O* per/icere: Et nemo dicit , DomineJefuy nifi e nel tuo v o l e r e » non bifogna efíere, per
in spiritu Saníio. C i comunica in oltre l a cosí d i r é , n é i n C i e l o , n é i n t é r r a . L a
P u r i t á , la quale rimiríamo i n l u i , con l a vite , quando nel principio gagliarda-
í l o l a del Santo Batteíjmo monriandoci, mente é potara de'fuoi cralci , piu d u -
c con la penitenta cancellando lenoftre r a , e piu foavi frutti f a . P o t a , p o t a ,
m a c c h i e , e lordurej c quefta amaranto l i e v a , iieva v i a gl> afFetti terreni, e d i
i l V e r b o , che nulla piu : c^ttia pnritsu ce Itello, fe v u o i p o t e r f a r frutti í b a v i ,
e/i D/eus , 0 ' Puritas dt/exit Puntattm . e che durino Biíogna ancora, che ef-
¡ C o n T a l a finiftia rifguardiamo verfo i l f»vicea,bbia i l p a l o , e quefto é l a f a n t a
P r o í f i m p , ma per D i o , con G i u f t i z i a , e C r o c e . U n ' A n i m a , che vive in t é r r a
V e r k á , e con le due a!tre riíguardiamo i fenza C r o c e , b i f o g n a , o dal D e m o n i o ,
yérfo la t é r r a , p e r o c c h é , í e fempre c i o dalle Creature aver fempre qualche
yoleftimo compiactre in C i e l o j c i o é per i C r o c e , p e r c h é non é maggior croce*
poftri d i l e m í p i r i t u a l i , fenza rifguardare che non aver crocc a k u n a . M a b i í o g n a
a l noftro P r o í f i m o , ellendo obligare ad avere con che legar l a v i t e , e che non fía
ajutarlo, potrebbe avvenire, c h e i n v e una cofa forte , e foda , ma amabile,
ce d' andaré in C i c l o , faremmo aftretti d i p e r c h é elfa vite non íi r o m p a , e quefta é
a n d a r é n e l i ' i n f e r n o , e fe e i barbicafli- una recta intenzione , che íi deve avere
m o a n c o r a tropp<G>in t é r r a , non c i po in o g n i cofa, n c l l ' interiore, e neU'efte-
tremmo levar p o i i n C i e l o . t liccome r i o r t , nelf Anima,e nel corpo neirorazio-
i ' A n i m a tua , o V e r b o , é media era la n e , e nella contempiazione, ne'penfien ,
Q p m di S, M . M a d d d . de Pitaz.i . P 3 nelle
Opere dí S. María Maddaléna
n e l l e p a r o l e , e n e í l e o p e r a x i o n i , peroc- prigionia i n liberta., lafervltít ín figéd-
chc ella é un l e g W e d o l c e , e faave, r i a , lafchiavittidine ín FieUuoian2ab ghuolanza" <Sbri})w
che l e g a o g n i c o f a . 11 fruteo d i efla vite che comunichi i e che ? te fteffo, e che
non h altroy che partorire A n i m e a D i o , p u o i p l ü comunicare ? so a chi t i comuí-
i l c u i d e f i d e r i o ía un vino fpremuto dal m c h i , c i o é , c h e d o n i te fteffo, a c h í t i
c u o r c , che inebria eflb D i o . Figura di contempla, e c h e q u e í l i , ( o l u i b e a t o )
ció fu i l gran Patriarca N o é , quando diviene un tuo tempio non manufatto,
•piantbla V i g n a . E ' odiato quefto fecon- so a che fine t i c o m u n i c h i , cioé perché:
do ¿ u t t o da q u e l l U a'quali ogni minima i l comunicante fi comunichi teco , e d i -
tentazione pare una gran cofa, e che non ventiate una cofa ftefía , non celando
poííbn fopportarc cofa alcuna nella con- cofa, che appartengaal fuo bene,, tan-
verfazione del ProíTimo . O i m é , ogni to che fia v e r o quel che d i c e f t i , che tutto

?
cofellina par loro una gran C r o c e . O h [uelio che t i avea fatto noto i l Padre, l o
che imperfezione , non poter tollcrare acefti noto a n o i : Omni* quAcumque m-
nulla del fuo p r o f l i m o , maíTime ne* Mo- divia Patremeo not* feci vobis, E come
nifteri, e cafefatte per Tunione, e C a - 1* hai comunicato , non d i r b folo con le
r i t a : S a e q u a m hnttm) C ^uam jtteun- parole d i f u o r i , e i n q u e l l o , che con U
dum h a b i t ú e frutrss i n unum • PÍU rif- b o c e a , ne infegnafti, e ne infegni per
guardi , o Verbo , un'opera fatta i n m e z z o d e l l e Sacre Scritture, e de'tuoi
unipne, e C a r i t a , che mille i n difunione, Crifti, ma anco con una voce tanto fegre-
piú rifguardi un batter á ' occhio fatto i n ta Í ed in un modo tanto intrinfeco ed oc-
unione, e C a r i t a , che fe patifíj i l mar- c u l t o , che folo tu , c chi l o gufta da te , lo
tirio in difunione, efenza C a r i t a , dove intende. M a , o V e r b o , p e r c h é non l i
é unione, i v i e D i o , p e r c h é tú ti chiami rendono tutti atti ad intenderio, come
Carita : Dtus Charitaf efl . T i chiami tu fei pronto a tutti a dirlo ? Mifera m e ,
D i o di pace > e d i unione > D e m pacis. nefon c a g i o n ' i o , co i m i e i p e c c a t i j i o
T ü f e i q u e l l o , che metti ogni pace, e fon cagion di ogni cofa, i o f o n c a g i o n
fenza te non ci pub efler vera pace né di ogni m a l e . O i m é , che io fono i l ba-
unione, íara una finta pace ed unione ftione, che mi pongo per impedimento,
f r a i P e c c a t o r i , che non puo durar Jun- e p e r argine altiífimo, e íbdiflimo alia
g o tetnpo, p e r c h é eflendo ngnoreggiati B o n t á tua , che non íí fpanda : tanto
Halla tirannja del peccato, e dalle paf- pubfare, e n u o c e r e , come g i á nel de-
fioni i l cuor d¡ quefto, e di quello, íi r o m - ferto, i l peccato, e T i n i q u i t á di un fo-
pe fubitoquel vincolo debole, p i u c c h é lo . Ma con la tua forte mano r o m p i , o
un filo di ftoppa, che é fra 1 oro j fleché V e r b o , e ípezza ogni cofa j fá che inon-
d a t e í o l o v i e n l a p e r f c t t a unione, e do- di per tutto l a tua B o n t á , e fia tanto
ve é difunione, i v i é c o n f u f i o n e , m e r c é maggiore Y inondazionc, quanto é piu
del peccato, e del Demonio . C o n quan- forte la refiftenza. Spargi per tutto g l i
t o d e í i d e r i o dovrebbe efler cercataque* Oceani della tua pietá i e comunichiii a
fta unione, e c o n quanta v o l o n t á ama- t u t t i , perché con l a tua comunicazione
t a ! E i n fomma dov' é unione , i v i é o^ni nutriíci 1*Anime, le fai crefeere, e le
benej yj é r a b b o n d a n z a di ogni cofa, fortifichi : c o n tal tua comunicazione fi
di rutte le ricchezze celefti, eterreftri , attrae, proprio c o m e f á i l Fanciulletto,
dov' e difunione manca ogni b e n e , la quandoattrae i l latte dalia fuá Madre,
G r a z i a d i D i o , la benevolenza de líe o g n i d o l c e z z a , ed ogni nutrimento, e
Crea cure, e v i é l a careftia d i t u t t e le poi o g n i fermezza ne* buoni p r o p o í k i ,
cofe : Non v i d i jufltim derdiliMn , nec chevengono p u r d a t e , e ogni Habilita
femen ejvs q u í r e n s p m e m . nel bene operare , c h ' é i l vero pane,
Ne vien p o i l a c o m u n i c a z i o n e , c h ' é chefegueaquello latte, perché dopo ¡1
un3 elier d i D i o , o comunicazione am- latte tu d a i i l p a n e , che ancor eífo é c o -
m i r a b i l e , o V e r b o ? A c h i c o m u n i c h i j municazionei üna io non sb , s'iofaro
p e r c h é comunichi ? non so fe potro dhv preiontuoía , chiedendoti piu prefto "
l o , so che ti comunichi per ridurre l a pane, che i l latte, ma co'cuoi deflti, o
morce in v i t a , le tenebre í n luce , la V e r b o , l o fpezzero, n o n g i á co'miei.
Sai,
De^Pa^i. Parte Quarta. 119
S a i , V e r b o , c h c o g n i l a t t e a m e é a l o é , p r o p i e t á , infpira ad altri a fovvenire s
s i p e r m e í o l a , p e r c h é c o s i t u m e V'mfe* poveri Religioír ne' loro b i f o g n i , accib
gnaftiv e c o s i v u o i , c h e í k , perclié fa che non abbiano per quefte neceflitá a
Carita tua ds q u e í t o dono di defiderar di deviarfidate;. ma feío'cerchinote, che
v e d e r t e , e taor doni ín totte lecreattiTe fei fopra ogni r i c c k e z r a , fopra ogni di-
tue, cfiefurono d a t e créate>• peste* e l e t t o , e fopra ogni pracere , e contento.
a t e , c o m e f a t t e a é í m m a g i n e e f i m i l i - M a per tornare alfa tua comunicazione r
tudinetua. Sicché ogni latte a me e af- dico che eífa é iimile a q u e i r albero ,
fenzio, ed a l o e , fe non locomunichi ad doniandato A b e t o , che tanto fpande l i
ogni Creatura j¡ raa cosi come ogni cofa fuoi rami , che ogni un® vorrebbe ííar
p r o c e d e d a t e , c o s i o g n i t u a g r a z i a , o g n i fotto la fuá o m b r a j i c o s i tu ancora, o
tuo d o n o , e o ^ n i tua cofa ritorna in t e , V e r b o , í p a n d i ad ogni uno i rami delia
che fei carne ilMareo. a n z i l o f t e f í o M a - mu c o m u n í c a z i o n e , ma o g n i uno non
l e di ogni bene. M a d i chemaggior be- viene a ripofarfi fotto la tua ombra : Su¿
n e , o m a g g i o r c o í a p u o effer prívata T timbra, ilíius confolabitur me . O Verbo1
A n i m a d i te innamorata, c h e p r i v a r í a di fpandi , fpandi efli tuoi rami , accib at-
non veder la- coaverfion dell* Anime, cioe meao- q u a k u n o d i efll ritorni a te .
d i n o n v e á e r e te y che íei o g n i betíe nella
tua Creatura , per cui tanto p a t i í í i , ac-
c i b i n elfa per G r a z i a fempre dimoraffi .
VedereTparfo per fe C r e a í u r e , non fer-
e A p 1 T o L a v r.
vendoli d i e f f o 1 í p a r f o indarno i l tuo E ' at»m(te/lraf a dali' Eterno' Padre y ton
Sangue,, indarno data l a tua V i t a , ins- it quale ha un íunghifftmo colíoquie di
áarno- prefa c o n t a n t i fírazi per eííe l a mtíti fecrefi DivimT e prima come Diff
morte • O amor m í o Verbo , non l i a manda i l Figíio nel Mondo' per infe»
eosi . Svenami > frcnami tutta y ecco gnare la venta y e come l' amor proprio
q u i i l corpo, e c c o q u i i l fangue, ecco impedifea il ricevere ta dottrin* D i -
q u i queft* A n i m a n íopra d i me t u t t r e í e vina *
c r o c i , t u t t i i tormenci, ( d i r b con quel
tuo infervoratiílimo Servo ); j , fopra Padre,

L
d i me tutti tormenti d e i r Inferno, e de'
A mia Veritá y venendo in t é r r a vr 2 j Í r ' | '
D i a v o í i y aceib T Anime t u c , dove i m -
ha manifeftato l a mia e g u a l i t á v pa^t,
primeftila tua íimigHanza l i f a l v i n o , e
i m p e r o c h é , per quefto,- ed aquefto ef-
fe vanno vagando , come Pecorelle in-
fettoi principalmente l o m a n d a i , accio-
fenfate, ritornino a te fuo Paftore alia
c h é rendefíg t e í l i m o n i o alia V e r i t á j ma
ruagreggia.' O m i o S p o f o V e r b o , fe fei>
gli u o m i n i mondani piu amarono l a
comunicante y p e r c h é non comunichi
b u g i a , che la Verita. E p e r c h é fecer que-
ad ogni Creatura te ileífo K e partkolar-
fto ? Perchéeflendo-acciecati dal proprio
mente a q u e i l e , che & fon d e d í c a t e per
amore , n o n pc«:ettero conofeer lalbce"
tue Spofe , che vivono nes tuoi a b i t a c o i i .
d i efía m i a Veritá , che mandai a loro»
E fe nelle cofe tranfítone é comunica
ftelíi con tanto ívifeerafo a m ó t e . Perb*
aione, comuniGa l o r o te ílelToje ancora in
che y come d k e T amato E^ifcepolo d^lla
quelle g o d a n o , e fruilcano di te s e pri-
mia V e r i r á y D i tal maniera io-amai i l '
va me di ogni contenro,, e confolazione,
Mondo , ch'io g l i detti il m i ó tJnigenito
pur c h e e í i e v e n g . a n o a te,, noir manchi
Figlmolo , a c c i o c h é q u e l í i , chedovean-
Íor milla né anco nel temporale , accio
credere in i u i , non periíTero1, m a a v e í f e r o '
non abbianoda c e r c a r l o , e per cercar
v i t a eterna. M a gli uomini amatori d i
quelilo i n qüalche modo a t r a v i a r d a t e ,
fe medefimi, p i u amando le tcnebre, c h e
c l a í c i a r t i . Sb ch'egH é megUonelVa ca-
la l u c e , nonfuronsdegni d i eonofeere, nev
fa t u a i l poco^, che TalTai, e meglio é
di ricevere effa liice . In- propria venttv
patire, che a b b o a d á r e : Melim efimodi-
& fui eum no» teceperunt: Quotqmt au-
cum jufto y f**t>er divitiítJ Peccatoram
\ tem receperune eum •> dedit eis' poteftarem
multas-yma fe quefti d i f a g i , e heceíritá
Filias Dei fieri. £ quefta; poteítá di d i -
^ée-'uioi a b i t a c o i i , T h a n da far cercare
ventarFigliuoii d i l ^ i o ^ f u G G r a e u n d i r e ^
» 4
2,19 Opere di S. María Maddalena
che tíft potevan diventare per G r a z i a i n cettuato, conofeendo col lume di natu-
qualche manieraeguali a m e , diventan- ra , ch*io h o impreíio nella mente d i
do eguali al m i ó F i g H u o l o , eflendo che ' l ciafcheduno, che quefta legge deve of-
F i g l i u o l o , e ' l Padre fono una cofa ftef- fervare. E quefti, che oflervano folo i
f a , e per confesuf n " , c o n efla eguali- comandamenti, fono domandati da v o i
t á m i a . Potevan generare ancor eglino S e c o l a r i . E p o i c i c un grado molto mag-
p o i d i moltt f r u t t i , elíendo fatti c a p a d d i giore d i quelli,chc eleggono la elezionc,
poter intendere tutto cib > che la mia c h ' i o h o f a t t o eleggere a t e , chiaitiati
V e r i t á f e c c l o r o d i me n o t o , s i n e U ' I n - R e l i g i o f i . E amendue quefti gradi d i
carnazionedel m i ó V e r b o , come nella P e r í o n c , fe non m i danno impedimento
N a t i v i t á , ed i n tutta l a fuá V i t a , M o r - c ó l l ' a m o r p r o p r i o , f o n o a t t i a poter ac-
t e , e P a f í i o n e , che per m e g l i o poter e f quiftarc in loro 1* Egualitá m i a , co'fuoi
fer intefo , volle falirc su la Cattedra f r u t t i , c h ' i o . f o n fempre apparecchiato
della C r o c e , dove m o h o p i ú aperta- a dar l o r o . Sai:, o F i g l i u o l a , quelii del
mente v i fece manifefto coU'opere, quan- S e c ó l o , fi fónno grati a me con l a v o -
to avea infegnato nel refto della vita con l o n t á , e c o n T a í f e t t o difordinato delle
le p a r o l e , e manifefto non folo r e g u a l i - cofe tranfitorie, p e r c h é , come diífe i l
tá, ma ancora TEÍfenza, e l a Divinitá mia, m i ó Apoftolo j Bifogna fervirfi delle co-
moftrandoíi tutto al m i ó volere u n i t o , fe di quefto M o n d o , come fe non fofíer
c o m e í i a r t i o i n í i e m e una fteífa natura, c
fue, e fervirfene, come non fe ne fervif*
foftanzaj n é f e e n d e n d o dalla C r o c e , o
fe : Vtuntur hoc mundo , tanqnitm non
m u o v e n d o í i per le parole a l t r u i , ma tut-
utantur. E f a p p i , cha é d i maggior dan-
to rilaíTato ncl m í o v o l e r e , come avea
no a g l i uomini la concupifeenza, che
detto n e i r o r t o . JStn mea wiumas,/ed
l a foftanza delle cofe di quefto M o n d o .
tHafíat, v'infegnb i l m o d o , cheavevi
S i c c h c , c o l rinunziare a quefto difordi-
a t e n e r e , per confeguire quefto privils-
nato aftetto ed amore delle cofe tranfito-
g i o di eífer H g l l u o l i , c i fratti, che quin-
r i e , íi rendono atti a farfi eguali a m e .
d i nafeono anco negli a l t r i , cóll1 efem-
p i o , e con l e p a r o l e . E g l i v'infegnbab- E d a v o i , che fíete confacrate a me ,
borrire ogni amorproprio > d i í p r e g i a r le non bafta quefto d i lafeiar T aftetto delle
r i c c h e z z e , amar la p o v e r t á , e fottopor- cofe tranfitorie , ma bifogna , che l a -
re edannegarela propria v o l o n t á c o n l a feiatevoi ftcífe, p e r o c c h é , fe v o i n o n
fanta u b b i d i e n z a , íi come fece egli , che lafeiafteintutto, e p e r tutto v o i fteííe,
v o l l e efler ubbidientelino a i l a m o r t e d i non a v r e ñ e fatto n u l l a . Q u e i primi fono
C r o c e . Q u e l i i , che cosi fannodimoftra- ingannatidairamor proprio piu feoper-
s i o , che con 1* orecchio del cuore hanno i tamente , p e r c h é avendo i l poflfeíío d i
u d i t o , c o l i e braccia d e l l ' a í f e t t o , hanno molte cofe, poflbno fácilmente nutriré i *
abbracciata l a mia Veritá , ed avendo- a m o r p r o p r i o , mediante elle c o í e m o n -
l a abbracciata han mcritato d i acquifta- dane , e tranfitorie, ma y o i piu fottils-
re l a mia F i g l i o l a n z a , e la Fratellanza del mente ingannate dall* amorproprio , per-
m i ó Incarnato V e r b o , e cosiaverai an- c h é , l o potete n u t r i r é , e nucrisebene
c o r tu intefo, Figliuola m i a , e Spofa del fpeíTo, ammanteilandovi fotto co!ore d i
snio U n i g é n i t o , chi f o n q u e l l i , cheac- me. I l m i ó Figliuolo "Unigénito diípregib
quiftano , e i n c h i íi generano i frutti cíío amor p r o p r i o , infegnando ancora
deirEgualitá mia. a v o i difpregiarlo , quando per v o i volle
eífer coronato d i f p i n e , l a q u a l f u coro-
Anima. na p i c n a d i d o l o r e , e di contumelia. Pe>
M a vorrei fapere, chi fon queíii par- i© fappi, che 1* amor propio é un cercar*
l i c o l a r m e n t e , i n c u i é manifeftata que- c ó m o d o , T o n o r ' e la gloria fuá propia,11-
fia tua E g u a l i t á . c h é efío l o lafeib i n tutto , volendo per i l
JPadre. contrario eífer tormentato, difprcgiato,
P r i m a fon q u e l i i , F i g l i u o l a r a i a , che e difonorato. O r i í i , procura d' inten-
íi fottomettono a ' m i e i coraandamenti, d e r l o , e a b i í o g n i íervirtene,, e quando
a ' q u a l i tutti fon o b b l i g a t i , p e r c h é fon d i o c c o r r e , comunicaio ancora a g l i a i c r i •
¿ e g g e « a t ú r a l e , dalla quaie niuno é e c -
CA-
De'Pazzi. Parre O i r ttíi. m
m vifoy pub riformarTo, e ridurlo nelí"
eflér d» n a , fe non coV.ú c ríe ?o íce-
CAPI TOLO VIL e sá com* era formato-. Onde, fappl, o
Figliuola J¿1 :«io U n i g é n i t o , che firen-
donoatti a ricevere i* afperfionc de! ':a!>
'C»me con U vittcrh detl* Amar prtprh , gue, che fparfe l i mia Veritá, quelli fi
e con U finceritk fi f » l' Auima cápa- rendono atti a ricevere, e manjíeft<ire
te y quunto comporta ¿a Creacura > elell' in loro la mia Egualitá, per il ricevimen-
JEgttaiiía Divina. EO della mia Grazia, che lacagiona.
Anima.
Anima. Di ancora un poco, Padr'é, in chi fi

T U conofci, Padre, Fmfermitamía: manifefta eífa tua Egualitá


dammi tu ajuco.
Padre.
Padre.
Sai, Figliuola, quai fon q u e l í i , che
Orsít, ora v o g l í o , che tu intenda, cbi cercano difarfi ín tutto quanto e'poíTo-
fon quelli, che non hanno amor proprio, n o , egualiame? Quelli, che fanno ogni
e piu principalmente íi rendoiw atti a lor cofa con finceritá. E perché voi
ricever3 in lorol* Egualitá mia i e manife- Creature bafse non potete efser eguali a
ílarla ad altri. Q u e l l i , che in tutto fono me, d í c o nella mia Grandezra, Poten-
aimichilati del lor proprio volere, edef za, e B o n t á , potete nondimeno farvi a
fere dafc, nonvolendos né cercando al- mefimili con laSinceritá, e ancora nel
tro che i! mío volere j quafí non ci íoífe compiacervi della mia incompreníiblle
i n e í f í a k r o v o l e r e 3 ed efíere, che della Egualitá, perché come V amore, e*l com-
w l o n t á mia , di quefti puoi d i r é , che piacimento da una certa communicazio-
Bon abbiano amor proprio, cqueftifon ne, c la communicazione rende ugua*
capaciííími deir Egualitá mía , come t* glianza , compiacendofi 1'Anima deli*
ho detto, p e r c h é , eflendo voti aftatto Egualitáincomprenfibile, che fra l e ñ o »
di í e , bifogna che fian pieni di me, e ftre Divine Perfone nell3 individua Trini-
quando io mi comunico con la pienezza ta , viene con quel compiacimento a
mia, riempiol1 Animedime, el' Anima participar in qualche modo di efsa. Ma
COSÍ ripiena divema per Grazia, egua- fappi, che quei, che fon nel fecolo, non
i e a m e . Efappi, che quando c i r é p i e n a poísono aver tal Sinceritá, fe non fono
di me, non ha piü fatica, o travaglio al tutto rilafsati nella Carita. E voi Re-
che Tannoja, perche conlamiapienez ligiofi, fe non vi rilafsate i n tutto nell*
za, io l a í o l l i e v o , ne femé piü toftocri- Ubbidienza, non potete mai avere efsa
ftezza , perché in me é tutta piena di Sinceritá , peroché voi piu potete rilaf-
gandió j e íi pub d i r é , ch3 ella "entran- farvi nell' Ubbidienza, che nella Carita,
do in me, ed lo in iei, Intrat in gandium quanto all* opera , perché non avete
JDommt fui. Ma quando non c piena di ricchezze per efercitare la Caritá , e
me , perché non é follevata , airora, fovvenire a1 Poveri , né potete con gli
come diíle il mioAgoftino, f e n t e p e í o , ajuti eñerni giovare a' Secolari , pero
e noja. Inoltrey Figliuola m í a , Tapp!, a voi é toko il modo di poter far 1*
che la mia Verita in Croce moftrb la opere , che fanno loro, ma con l* af-
mia Egualitá, la quale, avendo prima feuo, e deíiderío, potete di gran lun~
moftrato in creare la Creatura all' iroagi- ga fuperare la Caritá , che con Tope-
ne, e íimilitudine noftra > la moftrb poi in ra fanno qiídli del S e c ó l o . In Croce il
Croce inrícreare laCreacura, mediante mió U n i g é n i t o moftrb lo ftato tuo con
rarperfionedi e f í o S a n g u e , perché, non T Ubbidienza, dicendo : FaUm vbediens
poteva, pofto il mió decreto, íarla ri- ufque ad morttm^ msrtem autem Cntcis,
tornare perfettamente air effere, ch1 ella E non avrá mai carirá, chi non ha
avea prima avaati il peccato , iaquanto Ubbidienza, e non fa»-» mai Ubbidicn-
aliacomunicazionc della Grazia, e do te, c h i n o n é umile. Sappi, che la Cari-
ni miei, fe non quelio che 1* avea cresta i i ta mi muove , e F Ubbidienza mi le^a. La
Recome niuno Artelice , eííendo rotto | Caritá é Madre, el'Ubbidienza efigli-
uola
Opere di S. Maxia Maddalena
u o l a . M a come di quella Figlmola fi rac- n o d o , che legaeconglugneInfierne tut-
c o n t a , che c o l fuo latte nutrí i l P a d r e , te T altre Creature ira d i l o r o , per confe-
cosi ancora e nutricc V Ubbidienza della guenza a tutte le Creature é c a g i o a e d 5
C a r i t a . E ficcome nel m í o U n i g é n i t o , una certa ugualitá tra l e Creature , e U
c h ' e i n n o i , e c o n l o Spirito Santo fi Creatore d o p o quefto benefizio. £ l i c -
contiene ©«ni c o f a , cosi nell" U b b i d i e n - come v o i , quando pigíiate due e o í e , e
za > c Carita íi contengono tiute k v i r t u . T u n i t e infierne, operando quelte, d i t e ,
quefta é una u g u a l i t á } cosi noi T opere,
C A P I T O L O VIII. che fa meco V U m a n i t á , e l o Spiritamio'
f o n o e g u a i i , eirendo chefiamo una eoía
L'infegnA t Iterw Padre i a che confijt» fteffa . E queíla propriamente, Figlluo-
f egmlita, delle Divine Per/ene- , e co- la mia é r e g u a l i t á 11 m i ó U n i g é n i t o
me con lo, fttdf* deltt* poverfa religio- v i laícib i l p r i m o , e piú n o b i í fíutto,
¡ A [I faccí offequi* a Dio > mofira ar- che v o i potefte fperare di queíía mia
dente defiderio che: tnfmdA fie' petít de E ^ u a l i t á , quando vilafeib fe fteffa nel
fedeli la Carita Santilfima Sacramento,, p e r o c h é ilfrut-
to , per dir cosí , della mia Egualitá
Anima * é e g l i fteíToj p r i m a , fe fi rifguarda all5
Nell. I ^ V E t e r n o P a d r e , s^io n o u fon pro> origine neiia mia Divinitá in quanto al-
iñeflb x ^ j f fontaofas, d i un poco quefta tua i a Perfona del Verbo , e dello Spirito
íwogo,. Egualitá.,. che é e i l a h E, che v u o l diré S a n t o , effendo c h e é p r i m a , ma non d'
che la. t u a V e r i t a , i t tua V e r b o , fía po- altro che d^brigine , non di tempo, perché
tente x fapiente >. buoiio quanto te , ed non c i é prima né poi di tempo r í e » Eter-
i l t u a Spisito fía potente , fapiente j,, e n i t á , n é é diíferenza, o maggioranza,
b u o n a quanto te ,, ta potente , fapien- di p e r É e z i o n e o v ' é una ífefsa N a t u r a , c
te , buono qaantoloro 2 Quefta é Teguar foftanza D i v i n a a tutte le Perfone D i v i -
í i t á tua eh h ne ugualmente comanicata , m a prima
Padre* d' origine e 1 V e r b o , che l o S p i r k o San-
Si , F i g l m o í a e Spof» d e l mío Ilmg^nL- to^ p e r c h é i o co 1 V e r b o í p i r i a m o lo»
to-, t u f a i , che infegna la miaiEedeCat- Spirito Santo ma lo Spirito non é me~
t o l i c a ^ c h e í i a m o tre in Perfona^ ed uno co generativo, é prodiittivo de! Verbo ^
in Elfenza , comunicando eternamente aítefo che que! che produce ^ non pao ef-
ií Padre a l Verbo-, e c a l Verbo » alio fer prodotfio da quet ch* egli produce. E
Spirito Santo l a Divinité;, e l e JDávine per qaefto i o chiamb primo frutto , d e l
perfezioni . E liccome íiamo» una cofa quale v o i godete i n u n modo atnmirabi-
nell'EíTenza > cosi í i a m o nell* operazioni te» f o l o da n o i c o m p r e í b y efsendoche,,
d i fuora, p e r c h é tutte le Perfone D i v i n e raoftrandovi egli qaello fvifeerato amo-
iníiemer operano . Solo n e i r incarnasio- r e , d i che a r f e e d arde per v o i , v i h a
ne del. mió Verbo-,, i n quanto fu opera conceduto i che poífiace ogni volca
terminata dalla perfona del m i ó Vesbo,, che vofete , cibarvi d i l u i , ed ogni
perehregii &* incarnb-, ancorche tutte ie volta che p i g í i a t e l u i ,, pigMace ancora
tre D i v i n e Perfone c i c o n e o r r e m o , d e i me* e per confeguenza i l mío S p i r i t o , e
credere, e coníelfire q u e í che piu vo&e tttee» í a Santiífima Trinitá che viene
$^ho infegnato> che folai fu opera ter^ per concomitanza i n quefto Sacramento s
iííinata! nella perfona. del: mió- V e r b a , e cosi eííendb egli i l frutto della m í a
ienza mutazione o akerazione d* acci- egualitá , pigliandO' lui , pigíiate ogni.
dente afcuna (che non n'té capace) deila v o l t a l1 Egualitái miav
Perfona D i v i n a , ma folo d c í r U m a n a , Anima. )
E quefta comunicazione d e l í e Perfone Sí » Padre,, <^ieftá tua Eguafita. é una
© i v i n e cra> ioro> internamente, e c a g i o " g r a n g r a n d e z z a , p e r o , defelerofapere,
ne d e i r u g i i a l k á i nelíá Divinitá . Eqpe^ in che modo ÍÍ pub fare oílequio. a q^neft*
A altta cornmunicaaione della Períonaí tua E g u a l i t á . D i gjrazia d i i l o , o Put.re.
<kl m i a Verbo- alia Creatura ragione- Padre. ,
V o l é , c d «ffend©fucilaCreatura con un Sal i n c i i e m o d O í F i g l i u o l a , mandan-
do-
Dc'Pazzi. Parte Quarta. 2,15
á o l o i l m í o U n i g é n i t o a p i g l i a r carne c h i o pofsedere d i quefte cofe txanfitoric,
tímana , p i g l i í ) cflb i l voftro cflere, accib e v a n e , l e q u a l i d a t a n t i , o g e i fon tan-
che v o i potefte pigliare i l fuo , c per to amate. B e n ve lo manifeftb i l m i ó
confeguenzailmio : O n d e mantenendo U n i g é n i t o , nel fuonafeimento e i n tut-
v o i i l c o r p o , e 1* AniiTiavoftra i n p u r i t á , ta l a fuá v i t a , dandovi efempio d i tanta
c Santica, vcnite a fare un grato ofscquio P o v e r t á , c h e d i c e v a : Vulpet fovtnt ha»
alia mía Egualita. ientf IT voltteret C<*ti nidos , Bitiutautem
Anima. hommis non haiet* uH caput fuum redi»
D i g r a z i a . Padre j d i m m i , che v u o i net* E fopra tutto moreftído fpogliato
tu diré i n quefta P u r i t á , e che intendi -delle proprie veftimenta, e della pro-
t u d i e f l a P u r i t á ? l o non i ' i n t c n d o , pria p e t í e , c carne c o n tante piaghe i n
Padrt, C r o c e ^ E manifeftandovi quefto , e ^ l i
Sai quello che é quefta P u r i t á ? un* inti- ch*^ imito a m e , ve l o manifeftai i o an-
mo candordeir A n i m a , un'indrizzamen- c o r a infierne con l u i , e. per confeguenza
t o d i tutte T o p e t e , ed intenzioni i n m e , ancora al m i ó Spirito S, N o n v e l difs' e g l i
l a confervazipne c o n una continua fa- ancorajr'quatido g l i f u d o m a n d a t o , <juel
j>ienza. c h e s ' á v e a da fare per fegukarlo per-
Aninm. fettamente, che b i f o g n a v a v e n d e r é , e la-
•Qiianto t i piace quefta P u r i t á ? feiare o g n i cofa, c s ' i o ricerco quefto
da t u t t i , canto p i ú i o aricerco m quelli,
Sai quanto? Sto per d í r c , a( intendi- e q u e l l e , n c l l o f t a t o , d o v e i o ho eletto
mx f a » g i a m e n t e , } quanto i o piaccio a t e , e quefto b i í b g n e r e b b e , che tu l o fa-»
j n c f t c m í ^ L o moKrai p u r é i n mandare i l cefli intendere a t a n t i , e tante R e l i g i o -
m i ó U n i g é n i t o a d incaraarji i n una V e r - í c , che o g g i tanto fivannoingannando
g i n c puriflimas ;ed i l medefimomio Ver- in quefto pofseder d i proprio , per U
b o moftrb ancor e g l i quanto g l i p i a c e f «qual cofii ne nafeono nelle R e l i g i o n i
f e , eleggendo egli i o ftcíToílato, « p o i tanti inconvenienti , e pardcolarmcnte
rivelando a l puro<5k)vanni tanti alti fe- l e d i v i f i o n i , p a r t i c o l a r i t á , che tanto m i
creti c o n amarlo ípiu de g l i a l c r i , per i a difpiacciono, efsend» che fono c o n t r a r i é
fuá V e r g i n i t á , e P u r i t á , alia mia C a r i t a . E per efsa P r o p r i e t á vi
Anima.. fi vá guaftando quefta bella u n i o n c , ch*
O Eterno P a d r e , t u fai quanto p o c o io ricerco . E u conviene che s* inten*
c c o n o í c á u t a , e d amata q u e í t a P u r i t á : e- da quefto nelle Congregazioni d i quelle»
che a b í t a ñ o ne* m i e i a b í t a c o l i , conviene
ftendi un f o c ó l a t u a i i b e r á l i t á , e fa pene-
o g g i p i ú , che in a l í r o t e m p o , attefo che
trare quanto grande é i l frutto» che íí
mancando d i quefto la maggior parte fo-
fa inccffa P u r i c á , .e q u e l c h e d a e í f a í i r a c -
no diventate elonche di l a d r o n i . E don-
cogUe . M a i l non larne i o frutto é ca-
de nafcequefto, F i g i i u o l a , e Spofa de!
gione d ' o g n i male .
m i ó U n i g é n i t o ? Se non da quefta ma-
pudre,. ladetta P r o p r i e t a , per la quale hanno del
Sifapoiiof&equio a l l ' E g u a l i t á mia con
tutto r o t t o , e fpezzato U v i n c o l o d i efs»
rinonziarc tutté le cofe di cotefto f e c o l o , C a r i t a . E c o n che fi feufano ? Forfe
n o n f o l o d i c o a l i e pompe, e a l l e r i c c h e z - coj d i r é , ch* i o non db loro le forze«
ze,> e állarroba, ma ad ogni cofa vana, come a* jniei Eletti p a f s ^ i , e pero man-
« t r a n f i t o r i a , la qual punto potefse map- cano di f e r v o r e , e non pofsono durar ne*
chiace i l c u o r e , ed impediré» che non difagi della P o v e r t á , c o m e d i G l : A d e x '
ptífsedefse efsa mia P u r i t á , E quetto l o fa- cufandat excufafionesin peccatis . E che ?
te v o i Rcligioíi c o l voto della Tanta P o - N o n fono i o fempreprontiflimo a dar i l
v e r t á , pesr cui n o n í b l o v i e lecito tenere foccorfo, e T ajuto della G r a z i a mia a
alcuna cofa in p r o p r i o , ma do vete la- que* che la ch eggono ? O , forfe i o n o n
í c i a r e ancora v o i fte/fi i n t u i t o , e pertut- do l o r o l a medeííma fortezza? M a v i m
t o , fpogliandovi d ' ogni proprio amore . da efse , e nel fine della lor v i t a f e n ' a c -
E , íiccome ti difl» , che l a mia Veritá corgerannp , quando in vece d i ricever
a b o r r i í c e o g n i proprio amore j per con- premio a e c o r o n a , come falfamente &'
feguenza ajs>orjrifce ancora ©gni fover-
ira-
ÍÍ4 Opeife di S. María Maddaletu
Kflifwiginavano riceveranno, come matv fpargefti i l tuo Sangue. O P a á r e E c e í -
catricf deHa Fede, c promefse con fo- n o , i o t'oíFerifco i l tuo V e r b o , c t u t t o
Icnnc v o t o fattemi , eterno g a l t i g o , c quello che c in t e , ed efso Sangue per
t o r m e n t o . A h f c i o c c h e , che non fe n* tutte le C r e a t u r e . O Eterno Padre, i n -
¿ v v e g g o n o , che vien da l o r o , e per lof fondi querta C a r i t a , i n t o n d i l a , c h ' i o te
c o l p a . N o n h a n n o q u e l f e r v o r e , e <juel ne p r e g o . O Padre , lafciami parlare
l a carita, che avcvano i miei Elettipaf fcioccamcnte, come fon* io : O Padre
fati , n o n v o l e n d o , c o m e e l í i , fpropiaríi fe t o c c a f s e a m e , i o r i n f o B d e r e i p e r f o r -
d e l l ' aíFetto difordinato d t l l e cofe tranfi- z a , fe non la v o l c í s c r o per amore. Ma f a i ,
t o r i e , e febbcne ve nefono qualch* u n e , P a d r e , l'amore c profontuofo : perdo-
che T h a n n o , una fra mille non é nul nami fe cosi parlo , fo bene , che l a
l a . E f a p p i , che non m o h o m i c u r e r c i , grandezza tua é d* aver fatta la Crea-
fe l o r o non avefsero cosí qucl gran fer- tura l i b e r a .
v o r e , come i midi Eletti pafsati in far tan- Padre.
t e penitcnze, d i g i u n i , v i g i l i e , difcipli C a n í T i m a . Sappí , che quefto infon-
ne : non ^uarderei a quefto n o , fe i n l o - dimcnto di efsa Carita h un frutro di quel-
r o foíse i l v i n c o l ó di C a r i t a , e d ü n i o n e , • l a E g u a l i t á , della quale mi domandafti
p e r c h é , fe avefsero l ' i n t e r i o r e , poco o i che cofa e r a . E c c o , c h ' i o te n ' h o dato
n o n m o l t o m i c u r c r e i d e i r e f t c r i o r e , per- un f r u t t ó , ch* é tanto abbondante, che
c h e , cosí come l o Spirito é piufimile a p u o i , f e v u o i , confefsare di n o n r i n t e n -
•me n e l l ' u o m o , che non é i l corpo , c o i i d c r e , p e r o c h é C r e a t u r a nefsuna mai l ' ha
p i u f t i m o l a f o m i g l i a n z a , che fi procura potuta, né p o t r á intendere. E quefto ce
d'aver conme in efso S p i r i t o , e n e i r i n - l o manifefto churamente la mia Verita
t e n o r c , che nell' efteriore , attefo che in C r o c e con í*effiifione9 che fece del
fenza T interiore 1? efterno ? di poco o fuo Sangue per la fuá gran Carita 5 per l a
«¡un p r e g i o . q u a l e , efsendo i l Verbo cguale a m e , íi
Anima, volle fare ancora eguale a voi , accib
O Eterno Padre, fo ch* io faro ardita che v o i potefte divenrare eguali a m e ,
a chitderti que! che non é p o í í i b i l e i m - non dico i n Potenza, Sapienza, e Bon»
petrare j ma p e r c h é cosi m'affida i ' a m o r t a , ma in quel modo , che é poífibile
tuo , dirb per un' ecceíso di d e í í d e r i o . e conveniente a v o i , dicendo efsa mia
D e h Eterno P a d r e , preftami per un po- Veritá : E/lote per/eílt C e .
chino l a tua P o t e n z a , che io , come
p i c c o l a j pofsa entrar p e r t u t t o , p e r c h é C A P I T O L O IX.
ib-aveífi tanta grazia d i poter entrare i n
que' c u o r i , c h ' io v e g g i o , che tanto t'of- L i dichiara V Eterno Bttdre il valore t e
fendono, fareitanto, che efsa Carita pe- forx.a, della Catira Divina i e ihi ¡ i a '
nctrerebbe i n l o r o . O Eterno Padre í'a c h ' no quelli) che fi fanno inabili per r i -
ioveggaqualchefruteo Conforme al m í o ceverla,
defiderio, e fe pur non vuoi ch* io vegga,
f a a l m e n o , chealcun'Animaacquiftique-
fta C a r i t ^ , con la quaíe íi hanno tutti E Stote perfeüi , fictit CP Pater vefter. Kell»
CanUjlts perfeílus efl. Quefta C a r i i^go»
i b e n i , e fenza l a quale non íi puo a t a , o E i g l i u o l a , é come un l é g a m e d'ora
ver béff nefsuno, che fia vero bene. O ( per dir c o s i ) procedente da m e , che fx
s 10 potefll m e t t e r l a v i t a , eftruggermi, | che íiano unitc 1'Anime con efso me, e
p e r c h é qualche Perfona acquiftalse q u e - ' p o i fra d i l o r o in m e , come íiamo uniti
ftaCarita, o quanto volenneri l o í a r c i . in un^ Eísenza e D c i t á tutte le tre Divine
I n f o n d i , P a d r e , infondi i l tuo Spirito in Perfone , come l o chieíe con ardenti
Imgue d i fuoco n e ' t u o i C r i l t i , í i c c o m e preghicre i l m i ó Verbo i n quel fuo ulti-
Tinfondefti i n que Santi Apoftoli , ma m o ragionamento, della Carita : Unum
che ? Bifogna , che eífi ííano difpofti , fins, Jtcut noi ttntim fumus. Ben e ve-
come legni f e c c h i , a voler che pofsano r o , che i n vói l a C a r i t a , non é , come
rice v e r é quefto fuoco D i v i n o . Difpon in noi intnnfeca, ed efsenzialei perche,
g í i t u , o V e r b o , con q u c l l ' a m o r e , che. fe ber>e é ;ÍIÍO d o n o , ed 4 miei d ^ 1 ^.Q»
mai
De'Pazzi. Parte Quarta. 415
mal l i r í t o l g o > n é v i a b b a n d o n o í fe da e diabólica fuggeftíonc j tutto fu cfFetto
v o i non fon prima oífefo, ed abbandona- d i quefto fuoco accefo i n p a g l i a . Fer-
to : Sinepcenittmiti f m t dona D*i: ad o o n i mati c o l penfiero i n tanti Fanciullini e
modo fíete foggette a perderla , e per B a m b i n i , che non potendo quafi ancora
voftra colpa e miferia , niuna cofa piíi fciogliere le l o r lingue d i latte per con-
agevolmentc, c con minor voftro ram- feífarmi , ebbero cuore da patire per
marico v o i perdete, che quefta , p e r c h é m i ó amorc i fupplizj gravlíTnni , che
non conoícecc l'altezza d i q u e f t o d o n o . d i e d e r o l o r o i T i r a n n i , e la mo te ftef-
M a , o c h e g r a n d í e f f e t t i fa quefta C a r i - fa con tante pene, che nei piú fermi d i
ta ? V e d i F i g l i u o l a , un f u o c o , per grande, cuore fuole effere cosi fpaventevole ed
e d ardentimmo che l i a , fe cade fopra po • o r r i b i l e j riconofei p u r é , che tutto fu
ca p a g l i a , o leggiera ftoppa, non pub virtú d i quefta fiamma d i Carita árdan-
far grande eflfetto, p e r c h é quella mate- te , come ti diceva , i n poca ftopra .
r i a , c h e l o r i c e v e non é capace, l a do- Vanne p i u o k r a con la memoria e c o l
ve nellapolvere d'archibufo, che é ben penfiero j entra ne'deferti e nelle foli-
d i f p o í b , quando ve n* é gran q u a n t i t á , tudini deíla Tebaide , delía N i t r i a ,
o che maravigliofi efFetti fa un carbonci- d e ü a S c i z i a , i n tanti í u o g h i d e i r E g i t *
n o , una favilla ? dirocca T o r r i , ruina t o , e della Siria 5 penetra in quelle ftan-
F o r t e z z e , diftrugge Cittá intere, non v i ze , che fembravan fepolcri d i m o r t i ,
c n é a l t e z z a d i monte, n é durezza difaí- non abitazion d i v i v i , . q u e i I u o g h i , o
f o , che a cosi grand* empito poífa refi- ardenti, come fornace, per troppo cal-
ftere, e reggere: la mía Carita é un fuoeo do , o addiacciati per foverchio fred-
tanto ardente, che non lo pub intende- d o , quei m o n t i , e quell5 arene orride»
r e a l t r i , c h e n o i . Se cade ne'petti uma- e fqualíidc e p r i v e d ' ogni diletto e confo-
ni n e ' c u o r i de g l i u o m i n i diffufa dal m i ó l a z i o n e , che richiede la voftra frágil na-
S p i r i t o , non pub far quelli eífetti, che tura , c o n l i d e r a , come cola vivevano fe»
fa in m e , Ch/tritas Dei áiffufa eji inter- parati da tutte le cofe del M o n d o e piu da
dtbus nojiris per Spmtttm Sanüum , gw/ fefteífi, in carne, s i , m a c o m e p r i v i f o f -
dafHs efi nobis i diífe quel difcepolodel fero d i carne e tutto S p i r i t o , ignudi di
m í o F i g l l o , p e r c h é fíete v o i come pa- vefthnenta, eípofti ai raggj del Solé ed
g l i a e heno, Omnis caro /cenum , ne fe- a g h i a c c i , entrando dentro de'laghi ge-
gue che non pub moftrare tutta la fuá l a t i , coperti , non folo d i c i i i q afprif-
fimi, ma d i l a f t r e d i f e r r o e cinti d i care-
f o r z a , e puré vedi F i g l i u o l a l a f o r z a d i
ne l N o n dormendo, non mangiando ,
quefto fuoco , che cosi fece in v o i . V a
n o n d i c o , fe non quanto baftava afoften-
con la t u á memoria annoverando l e o p e
tare quelle membra, ch'erano piu tofto
re d e ' S a n t i , c vedi che cofa per quefta
fembianze d i cadaveri fecchi, che di cor-
Carita non fecero. G i o i v a n o ne* tor-
pi v i v i ; ma quanto non é poPñbile a fare,
mentij giubbilavano n e l I e C r o c i , man- fe non alia forza della mía C a r i t a . V e d i
cavano piu tofto le forze a' tormenta- alcuni di loro fopra l e c o í o n n e continua-
t o r i , che Í cuorc a* tormentad, e piú mente inpiedi > efpofti a tutte le ofFefe»
tofto le membra diftrutte da5 tormenti ed okraggt delle ñ a g i o n i , altri con peíi
a ques che l i offerivano, che '1 deíide- infopportabili fu lefpalle per macerarfi,
rio d i patire, e V invitta e 1* a l k g r a lor a k u n i continuare, e congiugnere le not-
pazienza. N o n t r o v o tante invenzioni ti co' giorni neite v i g i l i e , e come A n -
Vumana malizia da tormentare, n é tan- gelí íoífero y che femper vident faciem
te maniere d* afftiggere ufeirono dalf meam , ftar fempre c o l l * a n i m o , e c o l
Inferno, comediceva quei m i ó diletto peníiero fiífi i n perpetué contemplazio-'
c Criítifero Ignazio , che piú nonne bra- n i . E fappi , o Figliuola , che flecó-
maffero : tutto fu fprza d i quefta Carita. me le cofe, che fece per amor voftro II
V e d i cib ch5 ella fece i n tante Fanciulle m i ó Diletto F i g l i u o l o , l ü r o n o i n r n o í t o
V e r g i n e l l e , tencre d ' e t á , fragili di fei- maggior numero le fegrete, che q u e l -
f o j di che coftanza l ' a r m b , d i che va- l e , che furono feritte ; cosi f e n z a c o m -
lore le i operfe, come vinfero e trionfa
Joño di tutta la forza deirumana malizia j parazione alcum o proporzione furon©
zió Opere di S. Mari a Maddalena
con infinito eccefso m a g g i o n 1' opere de* tcfse mai da me difeoílare. Per efsa C a r i -
S a n t i , che a me furono palcfi, efaranno ta m i moffi a crearvi; per efsa mandai i l
neir altra vita ancora a gíi altri mier Eíet- m i ó U n i g é n i t o Verbo dirb eosi aricre-
t i , che quclle che furonoicritte di e ü i . E arviy ficcome dice i l diletto G i o v a n n i :
p e r c h é ma^giormente, o Figliuola m í a , J?ropter nimiítm charieafem y qutt Áilexit nos
intendi la ñ>Tza della m i a Carita , vattene Deus ,> Ftlium fattm mipt*m fimilituAinem
colpenliero ne" Monaílerj r e ne* Chioftri carnis peccati: V é d e t e che lo mandai, per^
di tanti miei S e r v í e Serve del tempo an- ché íí facefse fimile a v o i . Per efsa Carita
tico > girarda Topere fatte da'Reli^ iofi nel v i dono tutti i beni i per efsa fíete fatti par-
principio, e nel fervoredelle R e l i g i o n i , tecipi di me, e nel modo tanto ammirabi-
quantofuronograndi? quanto ftupende? le di; nuovo a v o i s' unifee nel Sacra-
Si lamentavano d e ü e n o t t i , che fofsero mento d e i r A l t a r e , e v i d á unpegno del-
troppobrevi p e r l e v i g i l i e , che i l S o l é ñ la G l o r i a , chegodeva i n Paradifo . Per
deüafse a b u o n ' o r a , perché l i fvegüava efsa ancoKain C i e l o vi darb l a fruizione
dal dolciíTmno ripofo della contempla- d i m e l l e f s o . Qiiefia C a r i t a é unvinco-
x i o n e , i a c u i d i n T e f r u i v a n o . O che ar- \ o r che lega F A n i m a c o s í unitamente a
d e r é d i C a r i t a , o che fervore de'miei Seir- me, che la fa diventare meco una ftefsa
vü- e dache nacque t u t t o q u e f f o » fe non cofa, p e r o c h é , chi íla i n Carica, é in me,
dall3 a r d e r é della m i a C a r i t a apprefo i n e d l o in M - E queíta é propriamente la
pocapagiia? Omnis curo feennm - O r a in- parteeipazione T che voi avece c o i r Egua-
nalzati col p e n á e r o , Figliuola m í a d i l e t ' l i t a mia : Deus Charita* efi > & quima*
ta > e Spofa de! m i ó V e r b o , innalzati a net ta c h a r i t a t t » in Deo m0.net y & Deus
m e , e d i t e c o í l e f s a : Se queííoeftettofa , m- eo *
quefta C a r i t a , ch' io com mímico alie m i é
I Anima -
Creaturc,, laquale apetto a quellainfini'-
Tanto- m i f a i , o Eterno P a d r e , deíí-
ta y che arde nel m i ó petto é meno di una
favill'uzza, riípetto al Mondo tutto , che derare quefta Carita nelle Creature, che
fofse fiamma, e f u o c o N o n ci é compa- . tutti q u e l l i c h e n o n v o g l i o n ricevere T
razione,. chepofíadichiarartela", p e r c h é infufione del Sanguedeltuo V e r b o , per
tra lie cofe infinite non ci é a l c u n a pro * la quale diven^ono atti apoter ricever in;
p o r z i o n e . Se queíía Carita ch' émeno^di loro efsa Carita , m i fono^ tanti Inferni,.
unafavil&Gcia, che cade in paglia, o fíop- I quantc Creature
p a y G o m e f o n o l e Crearure a comparazion
mia , fa tali eftetti ,, che faiáun3 incendio Sai , Figfiuora , chifon quelli , che ci
infinito, ed eterno»neí m i e p e t t o c h e é a rendonoúnabili aricevere f infuíione, d i
guifa di efficacifíima polvere, per rovi- efso Sangue ?. Q u e l l i , che hanno i l cuore
nar, e. diftruggere o g n i contrario, che fe 11 indurato nella malizia ss e fai ancora per-
© p p o n e f s e c h ' é Tingratitudine delle míe ché non penetra i n loro ? p e r c h é hanno
Creature. Efappi', o m i a F i g i i u o l a , che la porto il lor fine in quelle cofe, ch'io ho da-
r a g i o n e , che m i niuovc a far bene alie te íbro- perfoftentamenro della natura, c
m i e C r e a t u r e , ed'aU'aamo si dimentiche- perchéconofeanopiíime, e fifermanoin
v o k de5 miei benefizj, é i b fprone i e fti- efse c o n diletto,. e placer fenfuale. L a
m o l b , che mi punge a farli benefiz?io,, ed a m i a V e r i t a v i diede aconofeere quanto-
eoraunkatmen, n o n é la corriípond'enzn, e r a n o v i l i , cadache, a-anfitorie,. evanc
ch3 io truovo in lui a p e r c h é éingratiílimo,., coteíle cofe temporali „ alie quali tanto
m a l a f o r z a della mia Carita haprefo per vi pongono dentro r aíFettoñio quando
i f t i m o l o r ingratitudine di l u í , e le fue of- difse, che '1 Regno fuo non-era di coteílo'
fe/c> equantopj^n^ 0ffencje efono mag, Mondo , e che aveva a tornare,, donde
era v e n u t o , che fon l o , e che v i andava
g i o r i i f u o i d c m e r i t i , tanto crefee in me a preparare ü lnogo 3 e da tutte le parole»
la forzadi quefto fuoco » p e r c h é io \' aju- che efsa mia V¿EÍtádifse, fe ávete punto
ti > equanto p i u m i fuggivaelilifeoftava, di conofeimento potete comprendere
tanto p i á miirifalfidi feguitarío ed-unirlo che , in tutto v i diede a conofeere i l mo o
a me i n guifa, ( facendo, che il; mió Verbo di poter pervenire a quefla mia Egua it •
facefse V o m o p e r r u o m o ^ h e nonjíipa> In quelle parole ^ che v i difse» c h c ^
De' Pazzí. Parte Quarta. 2,27
Tuo era d i fare la v o l o n t á mía , non vi foffero pur tuoi j ed eífi nonvoglion ve-
m o í i r b egli che l a v o l o n t á fuá era la m i a , nire, vorrei che tu gli sforzaífi.
e la m í a J a i b a , edavendojneco una fola Pudre,
v o l o n t á , v i d i c h i a r o T e g u a l i t á , che e g l i E come v u o i , che io g l i t i r i a me per
dveameco j ma d i p i u c o n quefto e' v i f o r z a í iia pur certa che n o n g l i sforzerb
tnoftrb come potetedivemare per Grazia g i a m m a i . N o n Ii sforzerb, n o , p e r c h é
egualia mes come m i ú pubuguagiiare n o n c o n v i e n che i o tolga l o r o quel do-
per Grazia la Creatura j c l o é í a c e n d o v o i n o , che h o dato l o r o , ma non m i ftan-
l a v o l o n t á mia^ laquale ;devc eífere la cherb mai d i picchiarc a l f ufeio de i l o r
r e g o l a , e l a t r a m o m a n a , o v e , come ca- cuori , p e r v e d e r e , fe mi vorranno apri-
lamita fempre m i r i , e íi r i v o l g a l a v o - re, edarricetto. Vedi Figiiuola : iofon
l i r a , equando punto dalla mia íi difco- Toffefo , e fon p u r é i l primo achieder l a
í l a , perde quefta u g u a l i t á , d i c u i tante pace, i o fono i l difeacciato, e maltrat-
cofe t i ho detto; n é o c c o r r c v a , c h e l tato, e p u r é ftb fempre airufeio , aípettan-
m i ó V e r b o per altro l e diceffe, c h e per d o g l i per u n i r l i a m e , e r k e v e r l i dentro
manifeftarlo a v o i , a c c i b 4 a luí impara- d e l m i ó c u o r c , c chepolTo far p i ü per efll?
íle i l m o d o d ' a c q u i í b r e quefta « g u a l i t á .
N o n v i potete t o l e r e a n c o r a , che non
v i a b b i a d a t c n o t i z i a de' b e n i , che v i ho C A P í T O L O
p r e p á r a t e ^ e «quanto fon v i l i cotefti d i
c o f t a g i ü , che á i p u b diré jifpjetto a que-
í l i , che non fian n u i l a . O F i g l i u o l a , e áflrttifce V Eterm Padre delle ricchex.x,e
daquante.trombe m i é ve 1* ho fatto diré ? della fita Divina mi/ericerdia, e della
11 m í o diletto Apoftolo P a o l o . , non ve Divina. Verita^ e Sapienza^ e chi fian
l o diffe egli tante v o l t e , che non erano quelti che odinno C ifíejj'a Vtrita.
condegne l e paflioni A i coteftotempo,
a'benicdella futura g l o r i a , e c h e , n é o c -

O
chio mai v i d d e , n é .orecchlo u d i , n é i n -
R s ü P i g l i u o l a , feguito d i dirti un*
telletto d' uomo pub capire ed afcende*
alero frutto della mia E g u a l i t á , Aeflo
re a quel che D i o ha preparato a c h i luego.
che é l a m i a M i f e r i c o r d i a , e cosi come
rama?
i l m í o proprio eífere é C a r i t á , cosi anco*
Anima. ra é M i f e r i c o r d i a , c quefto ve l o manife-
O Eterno P a d r e , non m i d o l g o l o g i á , ftb la mia V e r i t á , che per far mifericor-
c h e n o n c i a b b l datocognizione d i t e , e dia a v o i , prefe i n fe tutta la G i u f t i z i a ,
d e ' b e n i tuoi , i n a b e n m i t i o l g o , che da foddisfacendo con t u t t ó U r i g o r e a d e í í a
tanto p o c h i é p e n e t r a t o , ed i o p i ü cieca per v o i . E p o i egli y i l o d b la Mifericor-
d* o g n i Creatura, co* iniiei peccati ne fon dia , quando dilfe : Beati mifericordes ,
c a u l a . T u i a c e í í i pur á i r e , con lo Spi- qmniam ipfi tmfericprdiam confequentur*.
rito t u o , che l a parola tua penetra p i ú , Potevalo egli m e g l i o , e piu chiaramen-
che non fa un* acuto c o l t e l l o . M a , o te manifeftare c o ' f a t t i , e colP efempio,
P a d r e , perdonami , quefta l i b e r t á del che guando fu meffb i n C r o c e ? dove m i
tioftro a r b i t r i o , che tu ci hai data, e que- p r e g o , che non volefl» riconofeer 1* of-
fta, che v u o i da n o i , quefta é cagione ds fefep che g l i facevano i fuoi Crocififfori,
ogni noftro m a l e , p e r c h é per ella date e non miraíTi T i n i q u i t á voftre , dicen-
c i difeoftiamo . l o non s b , m i vorrei do- do : Fater ignofee iliis , qma ftefciunf
leré d i efía libertá , e d i quefto tuo d o n o , quid faciuntí V e d i come g l i feusb» ac-
ma come mi pofío d o l e r é del m i ó eflere, cib m i moveífi a far l o r o m i í e r i c o r d i a »
che tu m i donafti ? e per quefto dono e non glicaftigalfi come meritavano, c
principalmente fon fatta ad immagine, poi diüe queir a k r a parola , Sitio y m o -
c funilitudinetua^ T u t t o amore fei t u , ftrando i l ¿ a l d o d e l í u o amore j che g l i
o m i ó Padres e S i g n o r e , e per amore m i cagionava l a fete della falute dell* Ani»
facefíi quefto d o n o , come m i dorrb d i m e . Penetro tanto i l m i ó feno j che io m i
eflb, che é tutto amore.5 O Padre cono- moflí per confolar quell' U m a n i t á , tanto
feo quanto tu d i c i , raa p e r c h é v o r r e i , che per l a falute deU* Anime nella C r o c e tor-
men-
2.2-8 Cpere di S. Maria Maddalena
mentara edafflltca, c h ' i o m i m o f l í , d i - n u o , che l o tengono pleno d i o g n ü m .
co a manifeftare di nuovo a quelia fuá mondizia tanto imbrattato , c ^ r d i d o
U m a n i t á , íe ben prima g l i erano n o t i , dalla moltitudine de peccati, e dall* i n i -
t u t t i i d o n i , tutta l a G r a z í a , e tutta la q u i t á l o r o , cheftb per d i r é , che fia piu
G l o r i a , che efso avevá a d^re a t u t t i i fozzodelloftefsoInferno, e poiardifeo-
f u o i , e miei E l e t t i . no c o n tanta sfaciataggine venire alia cafa
Aaim». m i a , e toccarmi con le l o r m a n í , c ricc-
Penetro i l tuo feno, o Padre : e co- vermi nel l o r petto , e quanto quefto m'of-
me non penetrerá il m í o duro cuore ? fenda, tu l o puoi immaginare inqualchc
t a n t o , che i o pofsa ben d i r é , mifeñeor- maniera, ma intenderlo non puoi appíe-
diñí Domini in aternum cmeabo. E come n ó n o , che quefto c folo cognito a m e , é a
penetrerá tanti altri c u o r i , ( fe pur ve n* é te cognito T efteriore, ma a me T interio-
alcuno cosi d u r o , che fia indurezza parí re , e la grandezza dell* oíFefa.
a l m i ó ? ) Perquefto ti p r e g o , o P a d r e , Anima.
che v o g lia l a tua Mifericordia moftrare la O Eterno Padre, da l u m e , da lume s
jfuaforza, disfacendo l a l o r d u r e z z a con p e r o c h é tutto procede d a c e c i t á . O V e -
1* immenfo fuoco della tua C a r i t a , e di- ritá del m i ó V e r b o , fa che fi verifichi,
ciamo tutti infierne. Qonfiteantur Domino che fei V e r i t á , fa che tutti ti conofeano.
Mifericordis, ejus. T i domando quefto l u m e , perché Thai
Padre. promefso: S a i , che dicefti. E&o f «w lúa
Sappi, o F i g l i u o l a , che é f r u t t o della mande.
mia Mifericordia i l conofeer l a m i a V e - Padre.
r i t á , p e r c h é , c h i quefta non conofee, U n ' a l t r o frutto della mia Eterna E-
non fi c u r a , n é delle mié promefse , e gualitá é la Sapienza. E che v i mani-
non le gradifee, n é ha paura delle m í e í e ñ o quefta mia Sapienza, fe non la mia
pene, n é cerca d i f u g g i r l e . E da quefta Sapienza data da me coftaggiü a v o i .
mia Veritá nafce ancora 1* E g u a l i t á , del- V i manifeftb la Sapienza , ed i l modo
l a quale teco io vb difeorrendo i p e r c h é di acquiftarla, quando difse : Í?M¿ amae
dalla cognizione della mia V e r i t á , na- animam fuam psrdet eam, & qut odtt an¡~
fce l a ftima, e i p r e g i o , chefideefare mam fuam in vitam uernam cuflodit eam .
della mia Grazia , con cui s' acquifta E chi intende quefto? C h e c o l u i , che
quefta E g u a l i t á . E fe vuoi íntendere , ama 1' A n i m a la perde , e c h i V ha i n
c h i fon c o l o r o , che odiano l a mia V e - odio l a cuftodifce. O g n ' uno intende
ritá , c per confeguenza d i í p r e g g i a n o l a con g l i orecchi j ma chi bene penetra
mia E g u a l i t á , fappi che fon q u e l l i , de' q u e í i e parole c o l c u o r e , e c h i moftra
quali oggi i n térra n* é tanta abbondanza, co* fatti d i averie p e n é t r a t e ? Safienti*
che tu g l i domandi i miei C r i f t i , e c o n e/us non eft numeras.
ragione. Quefti nella mia Chiefa van- N o n é , F i g l i u o l a , l a m i a una gran Sa-
no cercando g r a d i , e d í g n i t á con finzio- pienza, e puré alia bilancia del Mondo
n e , ipocrifia, e b u g i a , e come eíll, tol- farebbe tina f o m m a p a z z i a , e c h e i o c o -
tone i b u o n i , fono í i m u l a t o r i , e b u g i a r d i , munichi j miei d o n i , e ftia fempre pie-
cosi anche fanno p e g o i o , iafeiando, e chiando al cuore d i chi m i oíFende, e vo-
permettendo, che i Sudditi l o r o mi íervi- glia donar m e f t e f í o , che non pofso do-
no ancor eífi con b u g i a , ipocrifia, íinzio- nar cofa m a g g í o r e a c h i non ne ha vo-
n e , e fimulazione. N o n ti par Figliuo- l o n t á , e d i a e f s a v o l o n t á infierne con ef-
l a , che fia vero? che effi c e r c a n o d ' a - fa Sapienza. V e d i F i g l i u o l a , non ti p^-
dornare i Tabernacoli , eJ Vaíi fagri , r e , che fia gran Sapienza, con i ' iníipien-
dovefipofa, e riíiede la C a r n e , e ' l San- z a , e ftoltizia a far che s' intenda eísa Sa^
gue d e l m i ó V e r b o , con tant3 o r o , con pienza? N o n é g r a n . S a p i e n z a , ch'ioper"
t a m e g i o j e , ed altri qrnamenti, i l c h é m i d a , e confonda con quella c h ' é ftimata
piace s i , e l o gradifeo^ p e r c h é moftra r i fipienza, la Sapienza deJ Sapienti j ed e-
v e n a z a , e d o n o r e a me d e b i t o . M a v o r legga le cofe ítoite di quefto M o n d o , per
r e i i che cercafsero, d'adornareii loro in- ][ confonderquelle chepajonopiene • -— di S^^-
teriore, d o v e l o v o n d abitar d e l c o n t i - piensa, e di Prudenza
De'Pa^i. Parte Quarta. 219
Anima í mia v o l o n t á , che mefse In opera nel tem*
LaSapienzatua non r i n t c n d e , fe non po da me prefifso, quel che aveadeter-
c h i é unito alia tua Eterna Sapienza, íic- minato ab tterm . O r a fe v o i a me ritor*
come non íi pub vedcre i l S o l é , Te non nafte, come da me fíete ufeite, a g u i f a d i
co'rag<n del medefimo Solé j e ftolto fa* F i u m i , che ritornano al marc, onde cb-
rebbe c n i accendefse una ftaccola per ve- bero origine j fe facerte quefto ritorno a
d e r e i l S o l e j cosi í l o k o c chipenfa c o n m e , farefte i n perpetua felicita> p e r c h é
altro lume -, che c o ' i cuo a c q u i í l a r e , o co- fareíle i n m e , che fono ogni voftro efsere,
nofcere la tua Sapienza. M a quanco a quel ed o g n i voftro bene. V ' i n f e g n b ancora
che ini dicefti, che non s'intende ^ u e l quefta mia V e r i t á e f s a S a p i e n z a , conver-
detto del tuo Verbo : gui amat í a n d o c o n v o i , edichiarandovi quel che
mam fuam, & qut odit animam fuam m d o v e v i f a r e i n q u e l l e p a r o l e , che difsela
hoc intiado in vitnm Uernam tuftodie enm j fer.ainnanzi l a fuamorte , e dopo che fu
E c h i intendcrá , o Padre , che aman- refufeitato : facer» menm di tiobis (Te.
do una cofa s ' o d i i , e o d i á n d o l a i i a m i .
N o n í a n elletío quefte cofe c o n t r a r i é , che C A P I T O L o xr.
nonpofsono ftare i n í i c m e , amor ed odio,
amare, e nello ílefso tempo i a ílersasof? Intende dttlli ftejjb Dio i gra» beni 9
odiare? O , e gran cofa^ e frutti delln pace ,
Fadr*.
O E i g l i u o i a , d i f t i n g u i g r a m o r i , c con-
sidera quella parolina ¿» hoc mundo , e
queli* aftre m vitam Memam > e 1* inten-
P Acem meam de ziohis , pactm relinquo Y¡t\i'
vobis 5 non qmmodo Mundus dnt, ego ifteflb
di) vobis. L a SapienzaFigliuola, c h e c o - ^"S® •
d e r a i , p e r c h é non ogni c o f a , che pare fa é , fe non perfezione, che ordinatut-
a m o r e é a m o x e , flecóme non o g m c o f a s te le c o f e , avendo fempre riguardo al
che pare o r o , c o r p e i l o , o akra coía tale fine; confidera i l pafsato , rifguarda i l
g n t a , ed apparente , Q u e l l o , che v o i prefente, e r i m i r a i í futuro. Tanto fa i a
chiamate Amor p r o p r i o , e d i v o i í l e f s e , pace, che é f r u t t o d i quefta Sapienza, nel
fappiate, che é fimífimo, e perfettiíTimo cUore delle Creature, mentre riíguarda
odio : nc mai odio di nemico alcuno po- m e , p e r c h é non tratto ora teco della pace
tra tanto n u o c e r m i , quanto cotefto vo- c o l ProíTimo t u o , che fempre nafce da
í l r o A m o r e , che veramente o d i o , e da quefta pace meco j p e r c h é non pub efsere
efso nafce tutto i l voílro male. Efso da 1' pace vera c o l ProíTimo, ella non é me-
armi al Demonio per t e n c a r v i e via^- c o . Quefta coníidera i l pafsato, p e r c h é
c e r v i , ed a me da Tarmi per punirv j f e ca- fempre g l i ftainnanziquell'unione, che
ftigarvi, fcnzJ efso niuna coía v i potrebbe ha fatta i l Verbo con v o i , r i f g ü a r d a i l
nuocere, come ho detto . Et quií e[t : qui prefente , avendo fempre V occhio a
vohis notea.t, fi boni Amaltiiores fuentis } quel continuo b e n e í i z ' o , che v i hafatto
difse 1 m i ó A p o í t o l o : e quefto non emu- il mió V e r b o inlafciarvi feftefso, accio-
lare i l benc naice dall' Amor p r o p r i o . M a c h é poífiate del continuo unirvi con efso
per dirti qualche cofa d^ piü della Sa- l u i . M i r a i l futuro , avendo fempre i l
pienza m i a , che coila^gui v o i la doman-
fuorifguardo a quel continuo, e ferino
d a t e m l i p i e n z a , epur é , c o m ' i ^ la chia-
moto d i quella ineferutabile, ed a v o i
OTO, Somma Sjipienza : non ti pare e g ü ,
inefeogitabil g l o r i a , che v i v u o i d a r é .
che la m i a Y e r k a infegnafse a voi la Sa-
Efsapace, chi d i v o i la poííiede fempre
pienza, quando i n - C r o c e , mandando l o
íi quieta nelle cofepafsate, che ha rice-
Spiritofuonel mío feno j difse-í N e l l e t u e
v u t o , nelle prefenti, che i ó p e r m e t t o , che -
m a n i , o Padre, raccomando l o Spirito
abbia ,fta pacifica,e nelle future, chepre-
m i ó . P e r l o c h é v ' i n f e g n o , che tutte le
vede la m i a t o m m a B o n t á volergli d a r é ,
cofe voílrc le c o n d u c e í t e in m e , donde
fonprocedute, efsendo che Teíser voitro é o íieno tentazioni dei D e m o n j , o perfecu-
proceduto, e procede d a U l d e a , che é nell' zioni delle Creature, i n tutte íi quieta,e íta
Efsenza, ea é la ftefsa Eísenza m i a , non pacifica. Per i l contrario fanno q u e l l i ,
Á efsendo in me cola accidéntale j e dalla che non hanno quefta p » c e , che fon l i
Q^ere di S, M . Madial, dt Pazzi , Scrupoloíi e i T e p i d i , quefti fono fempre
* inquic-
13° Opere di S. María Maddalena
inquietx, pufillanimi , e t i m o r o í i , an- l a grazia di quante Creature foíioítatc .
dando femprc penfando e ripenfando V fono , e taranno , fe non avranno me
oíFeCe , che hanno fatto ^ n e percio fi che fon l a vera pace, non fi p«fsono mal
riman^ono d i queilorColiti<iifetti e i m - quietare, p e r c h é ío fon q u e l l o , che fol©
p e r f e z i o n i » <ii modo che non pofibno empio o g n i cuore, cfsendo chefono quel
maiavcrpace nella lor cofcienza, e d i - che f o n o , c d empio quel che non é : c
v e n u n o gravoíi a l o r o ftcíTi, ed a g U í l l ' tanto piii e m p i o , quanto trovo i l cuor
t r i , fono incjuieti nella convcrfazionc, v o t o , e che fí conofee i l fuo non efsere.
mai fennandofi i n cofa alcuna non Tanto amo l a m i a V e r i t á efsa pace, che
poffono acquiftare, ne m n h » n é benal- comando a* fuoi A p o f t o l i , miel cari Bi-
cuno? G l i Scrupolofi per o g n i piccola g l i u o l i , che in ogni l u o g o , dove efíian-
cofa f i p r i v a n o d e l C o r p o , e Sangue del davano defsero pace j e comandándola
m i ó U n i g é n i t o , e fotto colore di bese , e g l i , l o comandai ancor i o , per 1' Egua-
che non e n u l l a , fiprivano d* un* infinito l i t a , c h e é i n n o i j e vogliamo che ancor
bene. I T i e p i d i fi fermano, e n o n v a n n o voi diate efsa pace, fe ben non v i move'
i n n a n z i , parendo loro avere acquiftata te non potete andar per t u t t o , come efli
l a perfezione per o g n i m í n i m o atto di Apoftoli, la daretcnondimeno con l'af-
qualchebuonaoperaz,ionej che aveflero fetto, entrando per d i r c o s i , c o ' l d e í i d e -
fattos fidandoíi d* alcune mozioni di fer- rio n e ' c u o r i d e l l e C r e a t u r e , e i v i dando
vore e t e r n o , credendopercio aver fat- efsa pace 5 c o l c h i e d e r e , che io lacomu-
to ogni cofa , ne curandoíi d' ahro íi nichi l o r o . Quando éntrate nella Xeli»
ílanno fermi nella t e p i d i t á , e quefti da gione i v i date l a pace, quando diícende»
me non fono approvati j e fappi , che te nel Purgatorio pregando quell* A n i m e ,
q u e l l i , che rifguardano al bene , che ivi date la pace, quando in C i e l o falitc
hanno operato, parendo loro aver fatto co'1 deftderio, efperanze, i v i ancora da?
qualchecofa, conofeendolo, fermandofi te efsa pace, quantunque v i fia fomma
i n e í f o , íi rendono inabili all'operare i l pace. Quando neirInferno p e n é t r a t e , e
bene per r avvenire, e perdono quello co '\ bafso fentimento di v o i ftefse, e con
íteíTo, che hanno o p é r a t e , l5 ajutar , che altri non v i v a d a , ivi anco-
Anima. ra date la pace dal voftro l a t o , fe ben* c
O Eterno P a d r e , da l u m e , e cono- impoífibile, che quel luogo l a riceva j ma
feimento a noi d i tal pace , cagion d i ! la pace che non ricevon q u e l l ' A n i m e gio
tanto bene, fenza la quale íí cade in tan- vera a v o i . E per dichiararti m e g ü o , o
t i d i f e t t i , e d i n tanto m a l e . O quanticeF i g l i u o l a , quel c h ' io t' ho detto . Darete
ne fon di quefti, che fon contrarj a quel- la pace nelcuor delle Creature, quando
Ja pace 1 ( c o s i non ce ne folfero.) l o defi. visforzarete farle capacidi m e , che íort
dero fempre d i diré la v e r i t á , ma in que- la vera pace, e Tavrete c o l P r o í l i m o ,
fío vorrei diré una gran b u g i a , edingan- quando farete quel che dice i l m i ó Apo-
n a r m i . O pace, perché non ti poílo io ftoli : Alter altcrius enera pan ufe-, attefo
comunicare ad ogni Creatura, o perché c h e , ficcome per far un b e l l o e d i f i z i o e
p o n polio eííer q u e l l a , che doverei eí- necefíario, cheunapietra ftiafopral'al-
fere, che m i dilaterei per tutto, andan- t r a , pofando 1* una fopra d e l i ' a l t r a , e te-
do adempiendo i l tuo defiderio , ed i l ñen do fopra d i fe i l pelo d e l f altra, ed ef-
m i p , a n c o r a c h é in te non poífa efser pro • fendo fra di fe congiunte per mezzo delía
priamente deliderio ; ma efsendo i n m e i l calcina che 1* uniíce j cosi per far Tedifizio
m i ó , e t u o , efsendo, che i o , come da me, ípirituale in Terra e poi in C i e l o , é necef-
non pofso a r é r ben alcuno , ma tuteo fario, che le pietre, che fon 1*Anime, fien»
vien da te i e pero é tuo deíiderto : ma congionte c o l mezzo di queftapace, ch e
come pup eíser p a t c , dove n o n fei t u , é q u e i i a , c h e l ' u n i f c e , e per potere liar in
come puoi efsertu, dove é l a tepiditá p i e d i , ed alzaríi quefto edihzio é parimen-
e l ' a m o r proprio? te necefsario, che V una porti i l pefo de
Padre. d i í e t t i , e fopporti T a k r a , che quetío vuol
diré i l m i o A p o f t o i o . Darete U p a c « a
S i F i g l i u o l a u w a , empianfi pur d i ric-
q u c i r Anime elette del Purgatorio, quaa-
Chezze , d* o r o , e d* argento i cerchifí pur
1 do
De'Pazzi. Parce Quarra. 131
¿ o ofiferitc pér loro ame il Sanguedel tutto pollo con T ajuto tuo, fe ben piü
mía Verbo, dalquale eíít ricevcndo aju- queííe due, In Cielo e neir Infernomi
to e conforto, per foddisíare d l s mia pareva , che fofsero impoíllbili a me í
Ciuítizia, e pagare í l p r e z z o sebe fono nel Purgatorio si, che ci é del m í o e del
oblígate j avranno la pace. Darete la tuo 3 peroché iopofso oftérire il Sangue ,
pace daí canto vollro nelF Inferno, quan- e tu conferirlo adefseAnimci in Cielo
do lo priverete di quaíche Anima, ri- pofso ofíerire il Sangue, come m* hai dec-
craendoia da'vizj , ed incamminandola toj ma non pofso poi daré ilvolere alie
a me co'voftri buoni conííglj ed efem- Creature, tu che puoi darlo, o Padre, da
p j , e c o n F oTazioní íervenci , ehefarete efsovolerej io non vorrei poter , nulla,
a me per aícune Anime : le quaíi fenza ma inquefto vorrei poter*ogni cofa, per
ajuto di eíse y p o í l o il decreto mió di vo - condurre a te le tue Creature . Ma ái-
íerle faívare per quel mezzo, e non al- rt#| che voglio poter i o , chefoncagio-
tro, íí farebbero perdure. E perché nell' ne d ' o g n í male? guai, guai all* Anima
Inferno fra quegl'Inftlici, che ci fono in mia y chefonpiena d' ingrafittidine, e d'
eterno condannati e odio eterno , come amorproprio, e poi penfb di poter in-
eterne fono íe pene , e come T una cono- feriré nel perto aírrui la Carita c T Amor
fce l' aítro , che d' offeiidermi, e per con- Divino . Ma voglio lafeiar la mia íni-
feguenza cT acquiílarli que' rormenci é íla- quitá , e ingratitudinc, perché interve-
t o c a g i o n e í cosi- v i é tra di loro una per- rebbe a me, come mi fácefti intenderc >
petua guerra e rabbia deir uno contro T diquelle troppo ícrupolofe, che mi fer-
altro, ed accrefeendoíi il numero de* dan- merei, e non potrei andar piu innanzi
nati, crefeono anco le pene , e confe- in ben venino-,
guentemente la guerra fra di loro. O r
quando fate dal canto voftro, che aícun C A P I T O L O XII.
Anima non v i v a d a , date air Inferno in
uncerto modo í a p a c e , che ivi pub efse- Delln GittJiíX.i/í Divina tfegnitit in Criflff
re, perché non vi pub efserej ma puré prím» fopra qttetls parole di Crifla X
fate ivi inquefto raodo la pace, privan- confummatum eft y gli fono rivetate gmn
dolo di quella pena di piü con queir Ani- domine , e fecreti Di v'mi, pnrticoUr"
m e , che vi farebbero ándate. Date la
mente come Ifio moftrajfe fempre tanro
pace in Cielo j e quando ? e come ? Co-
amare alT umano legnaggio perche d&
me í ad ogni punto ti dico ; non folo bra-
quelto ( í dóvevis imetrnare il fuo Ver'
mandolo per vói e per T altre Anime, ma
bo i come perfettamenté feddisfa,cejfe Cri~
anche oflferendoil Sangue , che fparfe la
fto alia Giuftiz,ia Divina, y e a, qnan*
mia Veritá , veníte 3 mediante efsa of-
ta majigior Gloria afcenda ¿' »omff per
ferta , ad acquiñare quaíche Anima , per
efo.
la converlione della quale íi ralíegrano gi'
Angioii, etutto il Faradifo,dove aU'ora
unke inefso modo a rinovare ivi la pa- Padre.
ce , che íí fatra eífi, ed i Peccatori^fc ben
fempre vi é perfettiffimapace y e cosi' li
viene a verificare quel che difse efsa mia
L 'Altro frutto della miaEgualitá é la ^eií5'
Giuftizia . Non la manifeftb eglila ífleíTo
mia Veritá, quando difse : Beati qut eftt- luofi0 '
Veritá, che gli Angelí in Cielo fannopiü ritme , £5* J/titínt Jtfftifiam T quoniam ipfi
fefta d' un Peccatore , che li converta, f&.turssbKmuy'í In che guifa nafcerebbe
che di- novantanove Giufti ¿ la Beatitudine dalla Giuftizia, edalde-
íiderio , e brama di efsa , fe non nafcefsc
dalla mia* Egualitá ?'/«^W/í, Paxof-
O Padre Eterno-5 d u e d i q u e í l e pajono cntatz ftint : Vanno infieme la Pace , e
impoiribilia me, dico a farle i o , e due la Giuftizia..
í o l e mi par che íieno pofíibiíi a te 5 mer- Lodai queda Gmííizia nel mío Vcrbo^
ter lapace ncl cuore della Creatura, e nel- in tutta la fuá vita, efsendo tutte le pa-
la Religione, quefto mi par pofllbife po- role e T opere fue non altro , che una
teilofare a me 5 ma queir altre due no, perfetta Giuftizia ; lodai in l u i , accioché
chedico d u e a m e i m p o f í i b i l i l s o , c h e ! in efso poteftipoi lodarc la Giuftizia vo-
» iira^
2,32, Opere di S. Mada Maddalcna
ftra, l a q u a l e , fe perimitazione fará da f A g g i u g n i a quefto cíb che io Ú S c t V i
v o i ed
voi ea iin n n o i efpreíTa,
noi efp fará 1* Anima l o - al p r i n c i p i o , e flecóme i l Verbo tuo Spo-
data i n efíb m i ó V e r b o , e dopo c o n eter- fo é unito a me, e tu fei unita a l u i , ef-
no aiubilo e contento coronata poi in fendo noi una cofa medefima, vieni ad
P a r a d i í o . L o d a i tal Giuftizia nel mío eífer unita tu ancora a me, e r a v n o r f o -
V e r b o , e con darli un nome e p o d e í U l o t i fará capace di quefto amore, non i l
fopra ogni n o m e , al quale é s í b r z i t o ogn t u o i n t e l l e t t o , né alcuna Creatura, per*
uno a far riverenza in C i e l o , ed i n T e r r a , che piú fifperimentaquefto, che s'inten-
cdancora n c l l ' I n f e r n o , e quefto per l i d a . Sablimai ancora p o i eífa Giuftizia
difpregi, c h ' e g l i avea per v o i follenu- nella Perfona del m i ó Umanato Verbo ,
t i , e per l ' o b b e d i e n z a , che avea fatta quando egli íu efaltato in Croce per fubli-
del m i ó c o m a n d a m e n t o , / ^ « J o ^ ' ^ mar te, e tutte le Creature in effa C r o c e ,
u/que ñd mortemy dedit Hit nomen, qtéod e quivifu confumata ogni Giuftizia, onde
eft fuper omne nomen , ut in nomine J E - e »oi i dille confummatum eft.
SU i emne genufleñatur i Cceleftium , Ter- Antmñ.
refttium , & Jafernorum , inchinandofi a O quanto la fublimafti s i l ma bene
q u e l l o í e riconofcendolo per fue G i u - ancora poi T umiliafti,c abbaftafti, quan-
d i c e , per fuo S i g n o r e , e fuo D i o . D i do la ftendcfti in n o i , che íiamo tanto
p i ü j F i g l i u o l a , io l o d o i n te la Giufti- víB 5 ma ben V hai fublimata nel tuo
zia , e in tutte V altre Creature per V o- V e r b o , d i modo tale , che facefti la
pere che face di effa Giuftizia, avendo i ' Giuftizia ílmile al raggio del S o l é , cha
eííicacia d a i r o p e r e del m i ó V e r b o . L o - per paliare, che egli faccia per luogbivi-
dai elfa Giuftizia i n tutta la fuá v i t a , per i i , e bafli, non s'infetca, n é ofeura s cosi
poter lodar me fteffo i n efla fuá Giufti- ella per la noftra viltá non d i v i e n v i l e j
z i a , avendola fatta in u n o , che era e- so bene i o , che tutte le noftre Giuftizie in
guale a m e , ed i n c u i T A n i m e t r o v a n o quanto a noi non fono d i pregio alcuno,
ogni contento, ed ogni quiete, e per quel a n z i , come düíe quella Sanca Donna ,
la hanno la felicita eterna. O , non ve pajono fozze , e fchife , ma non con-
d i , F i g l i u o l a , s'io l a l o d a i n e i r U m a n i - giunte con la Giuftizia del tuo V e r b o , o
t á d e l m i o V e r b o i n tutea la fuá v i t a , c la per meglio d i r é , non dopo che la Giufti-
c o r o n a i p e r q u e l l o , c h ' e l l a avea patito? zia del tuo V e r b o pafsbin n o i , O , la co-
p e r o c h é la poteftá fopra tutee le Creature, fa va ora altrimenti.
che i o Taveva dato n e i r u n i o n e con la Padre.
Perfona D i v i n a , ed ella ancora l a fuá Ben r i n c e n d i , e come diceva, egli la
morte e c o T u o i t o r m e m i , avea peraltro confumb, perfezionb, e f u b l i m o , quan-
titolo acquiftata, dopo i a morte l o g l i c l a do diífe i n C r o c e : Confumma.tHmefty peí*
confermai, e gliela diedi di nuovo con che allora confumb T A m o r e , confumb la
tanta ampiezza, che non é Creatura, né G i u f t i z i a , confumb la c o l p a , confumb le
i n C i e l o , né i n t é r r a , né focterra j che non S c r i t t u r e , confumo le P r o f e z i e , confumo
Ji fía foggetta, ü c c o m e egli diífe : J&a* le F i g u r e , tanto che poteva ben d i r c ,
Ta eft wihi omnis fot eft i n CcelO) & tn ConfummatHm eft, avendo confumato ogni
Terra, ^ ^S. diedi o g n i p o d e l t á , p e r c h é T c o f a , ma i n diverfa maniera. Confumb
U m a n i t á era q^iella, che aveva poi a giu- i* A m o r e , c o l quale vi c r e a i , e T Amore
dicare i l M o n d o . E avendola data a l u i c o l quale v i r i c r e a i , quando v i mandai
l a d á ancora in una certa maniera a tut- e í í o V e r b o . Confumb quell'infuíione ,
te le v e r é e leali fue Spofe, edya t e , fe che feci per l u i della Giuftizia j confumb.
t a l e , quale e g l i t i v u o l e , ti manterrai, Í J A m o r e , c o l q u a l e v i v o l e v o f a l v a r e , e
c c o s i ancora v o i , come dicevaSan Pao- confumb ancora queíl' A m o r e , c o l quale
l o , farete quelle , che giudicherece i l i o v i v o l e v o g l o r i í k a r e . Or'attendi F i -
M o n d o , p e r c h é l o S p o f o e l a S p o f a han- gliuola , a parte a parte . Si confumb f A -
no ad eflerfiaiili, e quello che é dello m o r e , c o l quale io creai i l Mondo e parti-
Spofo íi conviene, che fía della Spofa. colarmente T u o m o , quando íeci incar-
O r vedi quanto con quefto Spofalizio narc cfso m i ó V e r b o i attefo che m
a c q u i l l i , e quanto onore t i í i p e r v i e n e . efso io v o l l i uniré a me quanto a^
crea-
De' Pazzi. Parte Quarta.
ercíito infierne cón efso lol e per l u í , ed l i , ed i peccati, che centro d i me comí"
a quefta unione io avcvo 1'occhioquan- metteva, fempr^ lo miravo unito al m i ó
do fcci queftoMondo, e quando lo ncl Verbo, a cui l i riferivano tutti li facri-
fine di ciafcheduna opera approvavo nel- fizj, tutte 1' oblazioni, e quanto íi fa-^
la creazione quell* opera medeíima, co- ceva nella Vecchia Legge da me data,
me tu leggi : Viddelddio, cheerabuo- perché mi compiacevo tanto nell' Umani-
na. Non tamo io 1*approvavainfefteí^ tá del mió Verbo, che guftavo, che con
fa, ancorché per quello molta mi plai- tante maniere mi íi rapprefentafse 5 e
cef$e, quanto perché la miravo nellaper- quando io difll nel monte Tabor, che
fona del m í o Verbo, a cui per mezzo quello era il m i ó Figliuold-, in cui m i
dcll* Umanitá, che egli dovevaafsumer ero tanto compiacciuto , intendi , che
re, quella cofa li doveva uniré, efsen- mi ero compiacciuto fempre abuerno ia
do, come ben faij ruomo il compen- lui. Per lui dunque moftrai fempre gran-
dio , c il vincolo di tutto il Mondo > diflimo amore all? u o m o » per lui lo fal*-
onde percib íi chiama ogni Creatura, e vai nel Diluvio, per lui fcelíi Abramo,
quando dopo la crcazion dell* uomo in- e la fuá ftirpe , per lui feci tanti favori %
te ndi, che io non difll nulia , non era Giacobe, e fuoi figliuoli, nell'entrare,
tanto per la liberta dell' arbitrio, cheaU* e nell' uícir dell' Egitto , liberandogll
uom-o í o avevo conceduta, da cui nal ce con tanti miracoli, che mutai quafi tur-
ii fuo bene e il fuo male, onde li dice, to 1* ordine della Natura da me preferit-
che 1* ho lafeiato nella mano del fuo con- t o , aprendo, e facendo diventare, co-
figlio , quanto per quella unione , che me di marmi l'onde del mare , e rif-
fi doveva far a me, che io non volli ma- pignendo addietro ed alia fonte i fiumi
nifeílare í e n o n dopo ilpeccato, e que- che s' inargivano in alto , e facevano
fta doveva eíscre tutea la bontá e perfe- monti fenza cadere pur una gocciola
zione, a cui doveva fopra la Natura An- contro al lor natural pefo , e fpianan-
gélica efsere innalzata e fublimata la Na- do s e diftruggendó i monti, c le Torri
tura Umana, il qual decreto iomanife- delle Qittá, come fe fofsero Fiumi o aeque
ftai, quando maledifli il Serpente e dif correnti, allequali aveíTi dato il corlo,
fi, chelaDonna col fruuo delfuo Ven- facendo le nuvole difpenfatrici del vitt©
ere Immaculato dovea fchlacciare il capo lor necefsario ogni giorno, e le fecchc
alferpente, cioé fcacciar dal Mondo il felci fontane abbondantí , con le co-
peccato e cancel) are il decreto della mia lonne di fiamma guidandoli, e ferven-
ijiuílizia feritto centro all? uomo attac- tlo lorodi feorta, c con le colonne di nu-
candolo, e í l e n d e n d o l o fopra la Croce, vole difendendoli dai raggi acceli del
con cui fu fchiacciato il velenofo cap© del giorno, e fervendomi di efsc, come d i
ferpente. N é volendo per all?oramani- faetce contro a'nemici , che venivano
feftare quefto mió decreto, in c u i c o n í i dieíroaprenderlij per lui fantiücai quel
fteva lafommaperfezione c fublimazio- terreno , dove aflifsai li miei ocehi di
ne deiruomo. Per quefto nondiíf1 nul- g'orno, e di notte, cuftodendolo, e pro-
ia deiruomo dopo averio fatto, tutto, íperandolo, perlui diedi a David ed a
che in crearlo ci avefll fatto quelgran fuoi Difcendentila corona, e gMelacon-
c o n í i g l i o con Taltre Perfone Divine, che fervai: fin a tanto , che conveniva fra
tu fai, FactAmus hom'mem, ed in creán- tante cattivitá , e prigionie , che per
dolo e plafmandolo con le mié mani, con giufto gaftigo della mia Giuftizia, -era
tanto amore, fempre avevo affifsato il quaíicoftretto a mandar loro, ed infom-
peníiero al mió Verbo, che dovea pren- ma per lui feci quanto fu fatto ed in
der quella carne, e dicevo mentre forma Cielo, ed in Terra, come difse il mió
v o , e plafmavo queíle membra del pri- Giovanni : Omni» per ipfum , di pur
mo uomo, e del Vecchio Adamo i cosi tu anche , Propter ipfum f p ñ a funt. E
faranno le membra del nuovo Adamo. tutte quefte opere moftrano il grande
E per quefta unione io moftrai fempre amore, che io portalairAnime, ilqua-
all' uomo cosi grand5 amore, e fempre le fe bene é immutabile in me, come
che io lo riguardavo per perdonarle i ial- fono immutabili tutte le mic perfezioni»
QPerediS. M.Maddul,de'Pazxi. Q_ 3 e k
134 Opere di S. María Maddalena
la mia perfettiflima natura > Bgo Deits, gendo gl* inganni, e maUzia di Lucífe-
e
• non tnuter, con tutto c i ó , ne* fegni ro , che avea col far peccar 1* uomo vo-
&
cftrinfechi fempre crebbeinme, e fem- luto impediré quefto mió Divino decre-
pre favori V Umano Genere, e quel Po- to I attefo che con ' una voita ti difll,
p ó l o , dicui dovea prender carne il m i ó avendo peccato Lucífero co'fuoi Secrua-
Verbo, infino a tanto, che Confumma- c i , per non aver voluto adorare i l m i a
tum efi i che fu confumato 1' amorc, co Verbo, che íi dovea veftirc della carne
' l <jtialc lo lo mandai in térra, perché mortale j ed infuperbitoíi, perché pare»,
dópo, chelii veílito della vefte á e l l ' U m a - va, che quefto privilegio toccafse alia
nitá il mío Verbo, per quella Umanitá del Natura A n g é l i c a , e non alí* Umana d i
Verbo, fto per dir cosi, come per lucidif- efsa infísariore, efsendo che io per mezzo
fimo criftallo veggio d'altra maniera 1* uo- deiruomo, e di efsa carne, voleva u-
ino di quello che io lo vedevo prima jo gni nire a me, come ti ho detto, tuttele
cofa, che mi posevaparere fchifa quan- cofe, perno con rinfezionedelpeccato
d o é c o p e r t a , ebagnata di quel Sangue, impedirmi, e che i© non avtfll a veftirc
e tinta in quel colore del Sangue, che il mió Verbo di carne macchiata ,e pee-
per voftra falute e per mia ubbidienza catrice, e che adirandomi contro all'
fparfe, mi piace piü di quel che mi piac- uomo a me ingrato e ribello , V avrei
cia ogn alera cofa, ch'io potefli vede- privo di tama Cirazia, e cosi quefto inv
re negli uomini fenza di ello , e diro pedimento del peccato, che eglicimet-
anche ne gli A n g e l í , perché non tanto teva, farebbe itato una vendetta del ga-
mi compiaccio del lorfervizio, quanto ftigo, che dalla mia Giuftizia per cotan^
dell* ubbidienza di elfo mió Verbo, e pe- ta fuá arroganza con gli altri fuoi Seguaci
ro ti dico , che é diftérente l'amore. avea ricevuto , e quefto dice la raía
( quanto a fegni che vi do ) che vi portal I Chiefai quando canta j Muiti/em.is pro*
dopb Tlncarnazione del mió Verbo, da ditoris , ars , ut artem fulleret , & me-
quello, che vi portavo innanzi, ch5 egli delum ferret inde t Hofiis ande ¿l/erat .
s* incarnalTe , quanto é diftérente la lu- Fu dunque foddisfatto alia mia Giuftizia
ce dalle tenebre. Confumai , e '1 m i ó con tanta picnezza» che ricevetti ícnxa
Verbo confumo in Croce r a m o r e c o l comparazione piú di foddisfazione di
quaie io vi mandai clso mió Verbo, in quello che fofseítata Toftefa, c percib
quel foddisíare , ch' egli fece alia mia 10 cosí fácilmente mi placo a'Peccatorij
Giuftizia j pagando le colpe voftre con che a me neritornano, e ficonvercoiiOi
tutto'l patire che fece nella í'ua Paflione f percib si fácilmente li ricevo nelle brac-
e neilo fpargimento del fuo Sangue, me- cia della mia dilezione , perché fono
diante il quale vjricreba Grazia, e viri- ftato cosi benfoddisfattodair Ubbidien-
concilió a me , foddisfacendo alia mia za del mió Verbo. N é pofsono mal farfi
Giuftizia, che voleva efser foddisfatta tanti peccati nel Mondo, e fe folsero in-
dairuomo con tutto il fuo pieno, e con finiti Mondi, non che uno per ii quali
tutto il rigore. E fe bene 10 potevo ri- avefse pagato ii m i ó Verbo, che io non
mettere airuomo i fuoipeccati, perché reftafli foddisfatto, per quel ch'egli si
i o f o n q » e l l o che rimetto i'peccati, e V prontamente mi diede per ricompenfa
oftefe nelmodo che mi piace, e potevo de*peccati, e deiroftcfa, onde a gran
Con la mia Onnipotenza, e Sapienza in- ragione prevedendo quefta foddisfazione,
finita, trovar mille modi di foddisfare al- diíse il m i ó Kegio Profeta : Cofic/*
ia mia Giuftizia j con tutto c i ó fcelíi quel apud eum redemftto , perché quel che
ch'era il f>iú perfetto, foddisfacendo ad poteva ¿ar con una gocciola di Sangue
efsa piemlumamcnte, moftrando l'amor pofto il mió decreto, che dovefse pef
m i ó inftnico verlo la Creatura, efubii- 11 peccato moriré, pocendo ío Jdisfare con
rnandola a quel grado d'alcezza, ch'el- qualunque arto di v o l o n t á , fe il decreto
la ad un maggiorc nonpuope giugncre, non ci foíse ííaco , quanto aii' equiva"
al maggior, .uco, che poteva ricevere lenza, fece con nn mare di Sangue, non
dalla uua Onnipotenza , e con Divino lolo in vita, ma anche dando il ^ngue *
artilizio, e fapientiíiuxio inganno diftrug- e quel che era piii puro del fuo cuore coa
la fe-
De'Pazzi. Parre Qüarta. 2-35
Ja ferita del Coftato dopo morte , acclb che confumb in me I*amore, col quale
non vi reftafle pur una goceiola, t h c in v i volevo falvare, ma ancora tutti gli al-
foddisfazione dell* uomo non la defle. tri giá detti i Confumb poi ancora V amo-
Confumai, ed effo mió Verbo confumb re, col quale vi volevo glorificare.
J'amere, col quale vi volevo falv.ire. jinimp.
e quello ímifurato amore , col quale O Eterno Padre, io intendo, che cotv
volle, che gli fbíTe aperto il íuo Sacro fumbramore, col quale ci avevicreati,
Coftato, dopo che íu morto, e coníu- e lo confumafti tu ancora, o Padre con
mato, in Croce 5 fpargendo ancoca q m l queiramore, che ci mandaíii il Verbo, In-
poco di Sangue che gíi era rimafo nel fao tendo ancora, che confumafti, ed eífo Ver-
Divincuore, perconfervar b v i t a , poi- bo confumb 1'amore, col quale ci avevi
ché voleva fpirare j dando cosi gran gri- dato il medeíimo Verbo tuo U n i g é n i t o
do , che fece ftupire , e convertiré il con quel foddisfare, ch' egli fece alia tua
Centurione, il quale fpargimento di San- Giuftiziafpargendo ilfuo Sangue, e me-
gue diede tanto decoro, e bellezzaal- diante la fuá Paflione, e morte; e cosi
T Anime voftre , ed io mi con piaccio intendo, che confumafti Tamore , col
di vederlo in voi, che mi fece fuperare, quale ci volevi falvare con tutti quefti altri
quanto a gli eftetti, quell' amore, col amori con quel confumato amore, che ef-
quale vi volevo falvare , peroché tutto '1 fo Verbo ci moftrb con lofpargimento del
Sangue , ch3 egli avea fparfo innanzi a Sangue, ed Acqua, che fece dal fuo Di-
tutte le pene, che avea patito nellafua vin Coftato, proflueme dal fuo Divin cuo-
Paflione , tutto era per foddisfare alia re, ma non intendo, o Padre, e non fon
mia Giuftizia, pagando la colpa delpec- punto capace, che confumaffe P amore,
cato commeíl'o, e riconciliarvi con me, col quale ci volevi glorificare; non pene-
ricreandovi a Grazia, e quefto era ba tro j non intendo quefto, come poífa elfe-
ftante a foddisfare a quell'amore , col re, lafcierollo intendereate ílefso .
quale vi volevo falvare, ma quel San- Padre.
gue, che egli volle fpargere, p o i c h é f u O , fta ad udir Figliuola, ed intendi
o dal fíio Divin cuore fu una fiibli- i bene. Confumb il m i ó Verbo 1* amore,
mita d' amore verfo V Anime voftre, per- j col quale io vi volevo dar la gloria, me-
ché lo fparfe per decorarle, abbellirle, ed diante quella trasformazione , che voi
adornarle , come quella Sama Vergine avevi fatco in lui per lo fpargimento del
diíTe : Et fanguis ejus ornstvit genas meas , fuo Sangue j ed in cui com3 ho detto
attefoché o Figliuola fu fparfo quefto egli vi copri, e viuniafe, il quale ge-
Sangue , per ornare la faccia della Chiefa, nerb in me verío di voi un'amore , che
c farla comparir piü bella , dico della fece confumar quell3amore, col quale
Chiefa, chVegli avea prefa per fuá Spo- vi volevo dar la Gloria innanzi che 1
fa, ed lo per mi a Figliuola; e flecóme per Verbo morifse, e 31 primo uomo com-
levarle ogni ruga, ed ogni macchia , co • mettefse la colpa, concioliaché, efsen-
me d i í í j il m i ó Apoftoío , Ut exhiheret do per quefto titolo di piü debita al m i ó
jibi Sponfam non hinhentem maculum, ñ e - Verbo Incarnaco la Gloria, ch3 egli fem-
que r u g a m , volle efler diítefo nella C r o ' pre avea in feftefso, volle quefto titolo
ce i e con quello fpiramento levogli applicarlo a v o i , comunicarlo a quelli,
ogni ruga, e con c^uel Sangue rubicondo che avea col fuo Sangue redenti, e per-
ogni macchia, cosí quel Sangue del cuo- cib ioti dico, che confumai 1'amore, col
re fufparfo perdarle, per cosi d i r é , la quale vi volevo dar la gloria, perché
grazia, e'I colore, edufciAqua, eSan- vedendovi con l u i , ed in l u i , e veden'
gue, perche foífe, come 3! fuo Spofo, do ch' egli T avea per fe, e per voi acqui-
candida , e rubiconda , candida con V ftata, confumai quella , che ai> ¿terna
Acque del Coftato, e rubiconda , con vi avea deftinato di unirvi a me nella
quel Sangue, E fappi oltracib, che pe- Gloria, come pe3! fuo Sangue viavevo
netro tanto quefto fpargimento di San- uniti alia Grazia. Confumai nel m i ó
gue proíluente dal cuore di eífo m i ó Verbo , ed il m i ó Verbo, confumb in
Verbo con tanta veemenza d3 amore , Croce quell3 amors, co3l quale v i v ó l e s
4 VO
130 Opere di S. Maria Maddalena
VO dar la G l o r i a > c confumb efsa G l o r i a , pugnanze, che ora avete per U c o n c u -
perochc i n n a n z i , che ci moriíre i l V e r - p i í c e n z a , e fomite del peccato, che fi
b o v i v o l e v o dar la G l o r i a , s i , m a i n u n defto dopo l a pnma colpa del P r o t o p U -
í ^ t ! " modo differentiflmio, e fe Adamo non fto j ad o g n i modo farebbe ft^a tanto
qad\T peccava , v i avrei introdotti i n Paradi differente la G l o r i a , che v i avrei d a u
rivela- f0} s\y e {[ Verbo íi farebbe incarnato, da q u e í l a , che ora v i d o , quanto la Crea-
p m k o - si> ma egli folo farebbe ftato Glorifica- tura é p i u íimile a me veftita , cd or-
lareaüa t o r e , e non Tnonfaore, e farebbe fta- n a t a c o l Sangue del m i ó V e r b o , daquei
di,naTtri to Per voftro ornamento , ma non per che farebbe, fe non fofíe veftita delmc-
TeologV l i b e r a z i o n e , e non v i avrebbe cosí per- defimo Sangue. O quanto, o quanto, o
che di- fetcamenteuniti a f e , come ha fatto dor F i g l i u o l a , « g r a n d e quella G l o r i a , c h ' i o
íhe0non p o , dandovi U fuo C o r p o , c Sangue, v i do per quello mezzo i o quanto, e quan-
peceádo eon cui divenite co '1 m i ó Verbo concor- to fi é accrefeiuto i l fiume e ' l torrente
í o n T porei* e confanguinei, nc v i farefte uni- della v o l o n t á d e l P a r a d i f o , c o ' l Sangue
farebbe t i cosi perfettamence > come íi c tatco del m i ó U n i g é n i t o l
UVMÍM) c o ' j S a l g u e da l u i f p a i í ó , c h e h a a y u t o
incarna1 foría d i uniré a fe perfettamente V uo- O Eterno P a d r e , poíTo ben diré felice
ta , ca-
rnefié m o , che i n altraguifa^ né avrebbe r i - c o l p a , che c i d á una tale, e tanta glo-
íiocito cevuto l a C h i e f a t a m a b e í l e z z a c o ' l S a n - ria : poteVa ben diré i l Verbo , Confumma*
ncl ptin-
etpío gue d e l fuo c u o r e , i l che f a , che i o , tum eft. D e h f a , o Padre Eterno, che
del 11- coinpiaceniomi d i v o i >. maggiormentc tutti poííiam d i r é , €lon[umma,tam eji , an-
piu v i a m o , e a q u e í t o a m o r e cornfpon- cora n o i , che confumianao quel dclide-
de maggior G l o r i a . O l t r e accibla G l o - r i o , c h ' é i n t e , fe d e í i d e r i o p u o eífer io
r i a , che v i avrei data» i n parte farebbe t e , quella brama , che moílri ed arde
ftata da v o i , s i , , ma non Tavrcfte ac- nel tuo petto, d i falvarci, e gíoriíicar-
quirtata c©n tanta g l o r i a , nc avreftc c i , rifpondendo con V opere a tuoi de-
avuto quelle c o r o n e , che dopo l i fon da íider j , O Eterno P a d r e , lino a d o r a ho
v o i acquiiiate. N o n c i farebbe Itaca la intefo deTrutti d e l l ' E g u a l i t á t u a , ci é
corona del martirio > mancando i T i poi TEfíenza m a , che ne viene o r a , e
r a n n i » né quella della V e r g i n i t á y o a l - p o i d e i r i d e a .
meno c o s i g l o r i o f a , mancando la repu-
g n a n z a , e l o ftimolo, e la L e g g e del C A P I T O L O XIII.
fenfo y che fepugna alio S p i r i t o . N o n
c i farebbe í l a u quella d e ' O o t t o r i , che intende , * Jp'ega ce-fe mtlfo fuhlimh
¡nfegnano akrui la mia Veritá , c con della c»mmttnka.z.itne della Smtiffl*
futano g l i e r r o n , non c i eííendo nel ma T r i n i t k y « comfiacimento che han'
M o n d o tantaignoranza, che non con®- no le Ferfohe £xivine in f* t nellé
fceífero la V e r i t á , o pur tanta mallzia, Oearure •
che impugnalTero clTa V e r i d 3 N é fen-
^xa quefto, tanta G l o r i a a v r e í í e avutoj. Anima. •

E
p e r c h é fe l a corona fi da a chi combatte, Quaré quefta t u a E f l é n z a , © Eter-;
«d a c h i piú francamente combaste con no Padre ? s* io rifguardo la tu»
maggior nemico , non avrefte avuto a D i v i n a Natura i n íeíleíTa, i o ben l ' i n -
corabattere con v o i í k f l l , e c o l Mondos t e n d o » come d a me fi pub intendere »
e non a vendo tanti a v v e r í ' a r i , e c o m - che ella c un" Attopurifl&mo y un' Elfcrs
battimenti, v i fr farebbe fcemato l a co- afsoiuto, eterno, infinito, independen-
rona , non avendo c o m m e l í a i l pecca- te da a k r i y e da c u i dipende , come da
t o , eííendo che v i creai c o al l i b e r o arbi- p r i n c i p i o , e fonte , e caufa ogni alero
trio , con cui potevi meritare, í a c e n d o efsere nel íiio perfettíflimo, infinito, e
l a mia v o l o n t » , Ja G l o r i a , per cui v i totale Efsere, i n c o m u n i c a b i í c , í u o r t h e
a y e v o c r e a t o , e con cui anche v i pote- a l k D i v i n e Perfone internamente ed
v i dannare d i f u b b e d e n d » a' miei coman- eternamenre , come e communicato al
damentij i quali avrerte p i i i agevolmen- V e r b o , -cé alio Spirito Santo > e neii
ce potuto oiíeryare3 n o n avendo l e r i - {efterc Em-iramcntc parceeipat© ^ txtr*>
De* Pazzi. Paite Quarta. ^37
comumcabiíe a tuttc le Creamrc prodot re al mío Verbo, e ad cfse Creature, con
t e , t ad infinite altre producibili dalla la parvicipizione della Natura Divina per
tus Divina Onnipotcnza. E quefto Eííc- mezzo delTunione del m í o Verbo con la
recommimicabik, c conimunicativo é natura umana , e per mezzo deíía natura
uña perfezione ahifTima , ed inefífabile umana a tutse le Creature, che in cfsa fo-
della tua Divina EH'enza j ben 1" intendo no, cometufai, unite, il che fu fatto
anche quefto, malo vorrei fapere i frutti eonrincarnazione, e d a q u e í l a unione,
internijpcr cosi d¡re,che_cu godi con tutta comea berfaglio, rurteeranoda me ir*«
la Santiflima Trinitá di quella tua infitilta drizzate le opere, che io faceva, né di
Comunicabilitá, e coinunícazione,perche altra cofa tanto mí compiaceva, quan-
non poííbn* eflere, fe non infinitainente todivedere in ciaícheduna d i cfse, per
dolci, e foavi, efl'endodall'intimo,per laparticipazione, che tutte hanno nell*
parlar cosí al noftro modo, prodotei dalla uomo , unito perfonalmeme il m í o
tua perfettiífima, ed infinita Eírcnza. Verbo. Efappi inolrre, che tutte le co-
Pudre . fe: da me prodotre , fon fatte conperfet-
11 primo frutto della inía Comunica- tiífimo ordinedell'una cofa, ch*c ordi-
zione, ch'c un'intima potenza, come tu nata air altra, come tutte le cofe, ope-
fai, della mía EíTenza , é ¡1 compiaci- j re naturali delle Creature, ele Creature
mentó di me fteflb, e per confeguenza del | ftefse, quanto naturali fono indrizzate
Verbo, edcllo SpiritoS. edelloSpirito apiti altoordine, ch* é d e l l a G r a z í a j e
nel Verbo, c del Verbo i n m e , equefto | quanto é da mefatto, ed operato nella
propriamente c il compiacimento della | Grazia é indrizzato alia Gloria > e quan-
miaEífenza, comecomunicabile, e co- j to é nella Grazia, e nella Gloria tutto ha
municadva , il qual compiacimento fi | fine alia Gloria deirunione del mió Ver-
vá poi dilatando nella Creatura, e q t í d i o ! b o , Come difse queliatromba del mi<»
compiacimento dilatato , per dir c o i i , Spiritoi Che ogni cofaéfattaper Crifto
dalle Creature, con tutto ch'ei venga o in Cielo, o in Terra, e che tutte le
dalla comunicazione deir eííerc dato alie cofe ch1 erano nella natura, ed in v o i fat-
Creature da mtte le Divine Pcrfone nella te, o con v o i , tutte erano da me indr-
creazione di eífe, perché la creazione , rizzate a Criilo , Chttfius autem Dei r
e tutte T opere, che fi fanno di fuori, benehé per la mia Gloria, poiché é Tulti-
della comunicazione interna delF efser | mo fine di tutte 1c cofe. Or , com' i o t í
Divino, che come Padre comunico alie , ho d m o , da quefta comunicazione alie
duc altre Divine Perfone, e non mi é co-1 mié Creature,prendo ancora ilmio c o m -
municato da quelle, e per c i ó michia piaeiraemo, quale piú perfettameme, e
mo Padre , perché rono il capo , c'\ pjopriameme piu procede dal Verbo,
principio nella Santiflima Trinitá i non- mediante queiranione, che fete con v o i
dimenoqueíla comunicazione piu prin- Reír afsunta U m a n i t á , che dalle Creatu-
cipalmente lí attribuifce al Verbo 5 V^r- re ftefse, poiché da quefto nafce maggior
i» Dommi C d i firmnti funt > che aiV al- perfezione , ed infinitamente maggiore>
tre Divine Perfone; perché egli é T ima- che in fe ftefse j -e per confeguenza mag»
gine perfettifllina di me Par.re, e F l d c a gior Gloria a me. Quefto compiacimen-
¿i tutte le Creature, nella qualeio veg- to di me fttfso) e della Crcatura, in en-
gion eftcfso intinitamente comunicabi- tre che efsa vive in cotefto fecolo, fa co-
% , e dalle Divine Perfone , e ad. extr», me lo íplendor del S o l é , e qu- lio dellc
c o m e t í hodetto con le Divine perfore Stc l'lc, e '1 compiacMiicnto , che hb in me
a tutte k Creature, come anche percli fa come ¡1 Solé , e quello delle Creature
e g l i é i t a t o iltine, come quello, che fi come le Stelle, e cosicoinc lofplcndor
dovea incarnare di quefta creazione, e del Solé cuopre le Stellc, cosi il compia-
somunieazione, alk Creatusej perché chnencodime ftefso cuovre quello del1-
íappi. PigLuola, che la prima cofa chi" 10 le Creature, maquando il Soletiraa í©
yifguardaí, dopo k mia gloria, a cui co- ifuoiraggi, íl fcuoprelo fplendordelle
me al fuo primo fine s* iiadrizzano da me Stelle ^cosi io, tirando a me alcuna volta
tutte le cofe, fu la gloria, ch' w volíi da- ( parlo a voftro modo d* intendere, per-
che
X3S Opere di S. María Maddalena
ehe in me non é mutaxione alcuna d* in- compiacimento, che ha m fe la tua
tendere, e v o l e r e , mafolo un*ateo pu- vinacotnunicazione, la tua Divina Eí-
r i f l i m o , e perfectiffimo, c o l quaie in- fenzate nefervi per compiacerti in nol
t e n d o , v o g l i o , ed opero i l t u t t o ) c o s i m a d i m m i P a d r e , quando é ü c o m p i a c i -
d i c o i o , tirando a me i l m i ó compiaci- mento , che é tra ?l V e r b o , e ir Anima ?
m e n t o , íifcuopre quello dellaCreatura Padre . •
per quel t e m p o , c h ' i o fo eífo ritiramen- O F i g l i u o l a , fai quanto & grande ií
t o , eparticohrmente fb quefto in quel- compiacimento , che é t r a l V e r b o , c
l o iftante , che v o i ricevete i l Santiífimo 1* Anima ? S a p p i , che quefto corrifponde
Sacramento, e dura tanto, quanto du- al v i n c o l o , che é tra la Divinitá é i ' A n i -
rano a ftare i n v o i le fpecie accidentali di ma del Verbo j nondico > che íia uguale,
quella Sacratiífima O í l i a , fottole quali m a f i m i l e , perche quel vincolo é molto
ílá turra la SantiíBma T r i n i t á per con- piu ftrettOj che non c ira Y A n i m a , e i l
eomkanza, c o l C o r p o , e Sangue , T Ani- corpo , p o i c h é quello v o l l i , che fofle
m a } c h Divinitá del mió V e r b o , e p o i feparabile , come avvenne nella morte
nelpalíare che fate diqueftavita i n G r a - i d c i r i n c a r n a t o V e r b o , doye fi íeparbl*
z i a m i a , p e r u n i r v i a me poi nella G l o - j A n i m a d a l c o r p o , m a i l nodo,^conche
r i a , ritorna i l m i ó compiacimento iníie- la Perfona del Verbo era unirá all' Anima
me co '1 vofti o , íi come fa i l Solc , quan- edal corpo , nonfifeparb, ofciolfe giam-
do torna la martina co* fuoi raggi lopra m a i , p e r c h é , quod [emel fíffumpfit nun-
delleScelle, e a l l o r a , feben pare, che qunmdimt/it . E quefto compiacimento,
le Stelle perdano i l fuo fplendore, pe '1 che é fra '1 V e r b o , e ! ' A n i m a genera uno
íbpravenimento della luce del S o l é , non fpafimato amore, ed un gloriofo dolore,
manca per quefto , chele medeíime Stel- e c o s i come quel compiacimento della
le , a n c o r c h é f í e n coperte dal m e d e í i m o Divinitá fuperava T U m a i í i t á , e faceva-
S o l é , n o n í i e n o S t e l l e , c o s í , f e b b e n e a l - la patire , cosi n e l l ' A n i m a i l compiaci-
lora ritorna i l compiacimento mió , i l mento ííipera la pena . Quafsu in patria
voftro pero non manca, raa é coperto T Anime Beate, che fono in G l o r i a , che
dal compiacimento m i ó , i l qual compia- l i vanno del continuo godendo in eííb
cimento d i me fteffo, rifeontrandoíi al- compiacimento della mia Effenza, fenza
lora i níieme co'1 voftro, íi unifee in un pena alcuna, anzi con un contento in-
modolingolare da v o i V i a t o r i non inte- dicibile ed inenarrabile, e ne hanno una
f o , elíendo che v o i íiete fatri in quello gran g l o r i a , onde mi vengo a compla-
iftante, che paftate dicotefta v i t a , piú ceré in l o r o , dal qual compiacimento »
atti , e piú eapaci d i poter ricevere in c h e i o ho d i l o r o , g l i Angelí ne hanno
v o i q u e i r i n c f f a b i l compiacimento della un contento grande , e fe ne rallegrano j
comunicazione della mia EíTenza, dal facendo g r a n í e f t a , t a n t o che da eííb c o m -
quale depende i l compiacimento, che io piacimento della comunicazione , d e l l '
h o i n v o i C r e a t u r e , mediante i l V e r b o s Effenza mia , fene rallegra tutto i l P a r a -
p e r o c c h é , compiacendomi i o grande- difo, e con un continuo giubilo, e gaudio,
mente i n efib mió Verbo , e vedendo e contento íi vanno compiacendo in me
quanto egliparimente íi complace i n v o i ed i o i n l o r o , el*uno con T a l t r o tutte
per T u n i o n e , chehafatto c o n l a v o f t r a quefte beate A n i m e , ed Angeliei S p i r i t i ;
U m a n i t á , fon moffo da eíTo compiaci- Jlnimet.
mento del m í o V e r b o a compiacermi in O grande, immenfo, ed ammirando
voi * c per confeguenza ancora? é rnóf- compiacimento della comunicazione del-
fo il m i o S p i r i t o a d h a v e r e d i v o i , e d i n la tua Effenza! o Padre, intendo, che cosí
Voi cílo compiacimento: e quefto é uno come i l compiacimento , che hai in te
d e ' f r u t t i , c h l i o t r a g g o , e c o ' b e n i ^ h e fteffo, e d i te fteffo da gran gloria , e con-
per quefto v i comunico anche v o i Crea- tento a quel!* A n i m e beate i cosí i l com-
t u r e , tráete dalla comunicazione della piacimento, che hai i n l o r o da gran con-
mia Effenza. t e n t o , e ne fauno gran fefta tutttgli A n -
Anima. gelí : O compiacimento , chi lo potra
O , s i , Padre , intendo . che dal intendere i ~ *
C A-
De* Pazzi. Parte Quarta. 239
í b i o per far fonar l a Campana a tocchi,d*
c A p i T O KL o XI V. cui fi conofee, che ora íia, e quand®
quefta Campana, o non fonafse, o fo-
g t í m t o fia. grata a S . & . M . l a hde s the n a f s e p i ú , o meno d i quel che bifognfe
l i dstnm ¿i giu/íi , e come m diverfi perdimoftrar T ora corrente, T o i i l v o l a
tnodi fía d n i r mmo lodaf», con tutte le r u ó t e , e contrappefi A c quati-
to é i n efso tutto farebbe i n daríT®, e nea

u
fadre. fervirebbe a nulla , anzi cagioncrebbc
altro frutto della mía eflenza é p i ú t o f t o confufione, e r a m m a r i c o , d i
l a mia laude , d i c o prima i n me giovamento alia Gente , che v u o l fa-
ftdíb , e da me ftefíb. pere, che ora fia. C o s i ti d i c o i o . Tut-
Sappi, o F i g l i u o l a , che tutte le C r e a - te le Creature f o n o , come tante r u ó t e ,
ture da mefatce m i l o d a n o , e fon tutte che co 1 fuo movimento, ed operazioni
v o c i , che celebrano la mia Sapienza, naturali fervono all* uomo , e l o mno-
P o t e n z a , e B o n t á , e tutte con l a perfcz- vo no a l o d a r m i . E g í i é come la C a m p a -
zione , b e l l e z z a , e b o n t á , c h e i n e f l e í i na , che i n vece di tutte le Creature a l u í
fcorge, dimoftranola Bonca, Sapienza, foggette, con Ja fuá lingua m o n d a , e
é Potenza infinita di me l o r C r e a t o r e , co *! fuo cuor puro m i rende quella lode ,
c d i quefta lode io mi compiaccio, perché e quel fuono, che i o defidero. II con-
i n tutte riconofco la b o n t á , c h ' i o diedi trappefo, che fá girare quefte r u ó t e é *!
l o r o . E con quefta voce > che da cia- m i ó P i v i n v o l e r e , che non fiferma, ne
fcheduna Creatura, lodando c o l fuo ef- fermera m a i , p e r c h é fempre íi fará in
fereme fuo Creatore, invita l ' u o m o a C i e l o , ed i n térra l a mia v o l o n t á , e
l o d a r m i , i l q u a l e i o miíi i n q u e í l o Mon- quapto ¡o determino afsolutamente :
d o , perch' egli foffe la lingua del!' U n i - Omnin quxcttmyue vcluit fecif Dominus
vcrfo j ed i n vece di tutte le Creaturemi in Cáelo i intena. C o n tutto che a l -
lodaffe. Sappi oltre a c i b , Figliuola mia, ia m i a v o l o n t á (i voglia bene fpefso op-
c h ' io fottomiíi all* imperio , e fignoria porre r u o m o co*l libero arbitrio, d í c
d e l l ' uomo tutte le Creature viíibili jaffin io l i d i e d i , e 1 Demonio con la fuá mai-
che l o f e r v i í í e r o , ed egli fi ferviiTe di lo- vagitá tenti di opporfi , nondimetio
ro per lode m i a . Perche febbene tutte le fempre fi fará, e per tutte q u e l l é me dé-
Creature í b n o , come ti ho d e i t o , tante me ftrade, che quefta c la forza della mia
v o c i , che con 1'efsere l o r o naturale mi infinita Sapienza la mia v o l o n t á , per le
lodano i ad ogni modo io deíidero un'al- quali vorra » o T u o m o , o ' l D e m o n i o
tra lode m o l t o p i ü p e r f e t t a , ch1 é quella, impedirla. L e r u ó t e d i quefto O r i v o l o
c h ' e f c e d a ' c u o r i m o n d i , e p u r i , la lode fono tutte le Creature, e 1 c o r f o , e *l mo-
de* quali mi piacc grandemente j E cosi t o , é i l l o r o operare conforme alia na-
tutte le Creature pagano U tributo del lor tura d i ciafeuna da me d á t a l e , p e r c h é
fervizio a l l ' u o m o , tolo per quefta l o d e , í e m p r e f a n n o i l m i o volere, e c o n que-
c h ' e g l i c per fe, ed in nome d i tutte le fto l o r movimento infegnano, e motlra-
Creature mi rende , e a quelta lode é in- no a l l ' u o m o , picchiando a l f u o c u o r c ,
dirizzata ogni opera delle Creature. T i p e r c h é rifuoni nelle mié lodi •> E pee
vub d a r é un' efcmpio, a c c i o c h é tu m' i n - quefto i o ho fatte tutte le Creature all*
tenda, H a i veduto quefti O r i v o l i con le uomo foggette, perche e g l i , i n vece di
campane, che v o i adoperate per fentir, tutte , come ho detto, m i lodafse , c
che ora fia , hai anche veduto quanta quando non rende quefto tributo a me
varietá d i ruóte m a g g i o r i , e minori fia- t a n t o d o v u t o , egliingiuftamente, e c o -
no i n c í í i , che Ion tutte mofse T una dall' me tiranno riceve i l tributo dell* opere
altra dal contrapefo, che venendo giú l o r o dalle Creature, ma nel fine del M o n -
col fuo pefo le fá girare» e m u o v c r e ? s i , do per vendicarfi dell* oífefa m i a , e l o r o ,
s i . D i m m i F i g H u o l a , a che ferve tutto e d e i r i n g i u r i a , ed ingiuftizia, che ha
quel movimento, e giramento d i r u ó t e , fatto, fervendofidi efse, e non ferven»-
a c h e t a n d o r d i g n i , che fono i n efli ori- doconefse a m e , com*era d e b i t o , nc
v o l i ? D i r a i , e dirai bene, che fervono prenderanno tutte vendetta, Et Mrma&i'
tur
Opere di S. María Maddalena
2L4Ó
tur oCretttureí
r í ^ ^ , COmC tU ^ l " J . or¿ erilaffata, che fia d i tal g f a n d e m , c h t
tefo, in vendetta d i quefti n b c l i i 5 E í a i , mi s f o r z i n o , ( volendo lo cotal f o n a ) a
che nel g i o r n o , ch' io v e r r b a gmdicar far mifericordia alie Creature, che n'han-
o u e f t ' u o m o , che mi é si ingrato, pre- no b i f o g n o , e tanto v o g l i o , ericerco
cederannotanti f e g n i , p e r c h é c o n o l c a , c í o da l o r o , che fe a me fteífo, e* foffe l i -
chetutte l e C r e a t u r e , che f i v o g h o n l i - cito i l pregarle, le pregherei, che m i co-
berare dalla foggezion d i t u i , a l l a q u a l c ílringeíTeío a far mifericordia ad cffe
nonfontenute, mentre egli h ftato r i - C r e a t u r e , e n e pregherci teinpartico-
b e i l o a m e , che fono i l Signore del tutto, l a r e .
prendono T a r m i , come vaffalli tiranni- Anima.
camente oppreffi dall* ingiufto l o r Poflcí- O Eterno Padre perdonami, che fe
fore . P e r c i b Figliuola fervendoti dclle non t i sforzo di quefto quanto c necefla-
Creaturc , intendi quanto fei obligata r i o , c quanto doverei , refta che m i
c o n e f l e , eper eflea l o d a r m i . Sappi in ve^go efler tanto piena d i p e c c a ú , e d i
©kre F i g l i u o l a , che é differentelalodc amor proprio , che non m i ardifeo d i
m i a , com* é differente una Creatura d a l l ' p r e g a r á , non che d i s f o r z a r i i . O Eter-
a l t r a , e tanto fono differenti effe Crea- no "Padre deíidero di f a r í o , e s b j chel*
ture nel lodarmi s quanto fon differenti avreia fare, ma non ho leforze^ pero
i frutti degli alberi l'un dall* a l t r o , attefo fe v u o i , e t i c o n t e n t i , c h ' i o l o f a c c i b i -
c h e d i a l c U n i frutti diefli a l b e r i , v o i ve fogna, che m i día le f o r z e t ú , accibeh'
nefervitein c i b o , e nutrimento voftro, i o poffa forzar t e . O Eterno Padre é
e d i aleunialtri vene fervite per cibo de1 poffibile, che tanto ti abbafli, c h e t i d e -
p o r c i . S a i , o cariífima Spofa del m i ó gni voler effer pregato da m e , che fe be-
U n i g é n i t o , qual' é quel cibo , d i che ne per f u a i m m e n f a p i e t á í i degnbdi ac-
propriamente i o nv cibo , m i nutrifeo? cettarmi perlípoía i l tuo Verbo5íbnonon-
d i quella iode , che procede da* cuori dimenoda me fíclTa tanto v i l e , e dico
p u r i , e m o n d i , ed in tutto in me rilaf- p e g g i o , che un D e m o n i o , che non sb co*
f a t i , non g i á , cheio abbia bifogno d i me la térra mifoftenga, pero dico inu-
quefto nutrimento da v o i , o dalle vo- t i l e , o nojofa alia t é r r a , che doverei
ftre l o d i , p o i c h é g l i A n g e l í , e le Stel- piombare giú nell' Inferno, ove meritai,
1c continuamente m i l o d a n o , e le per- e m e n t o di ftare per la mia ingratitudi-
fezioni infinite del m i ó efíer purifluno ne, e p u r é , o b o n t á i n f i n i t a , ti contén-
m i d a n n o a l t i í f i m a , e perfettiflima l o d e , t i , ed aecetti le mié l o d i .
ma perche cosi m i compiacci©, diíet' Padre.
tandomi grandemente i n efli cuor pu- Sappi , F i g l i u o l a , che alcuni mi l o -
r i , e rilalfatiinme . A l t r i c u o r i p o i fon dano s i . M a m i lodano folo per propria
cibo deJ p o r c i , de'quali i o non v o g l i o o u- m i l i t a j o n d e i o quefti non «li accecto fe
ftarc e quefti fono g l i amatori d i l o r m e - non tanto quanto l a benignita mi sfoi z a ,
d e í i m i , la lode de'quali punto non mi e mi sforza, e m i coftringe adefaudirgli,
é a c c e t t a , e non l a v o g l i o , effendoche e dar loro i doni , e l e g r a z i e m i e > enon
t e n g o n o i l cuor loro íiftonclla t é r r a , e accettoquefta per lode m i a , effendofat-
nelle cofe terrenc, c fenfuaii 5 e fe i o non ta per lor utilitá . A l c u n i altri m i lodano
l i v o g i i o p e r m e , d i m m i fioüuola, che per c o n í ü e t u d i n e ; e quefti mi contente-
ne faro ¡ o í O , che ne faro? d a r o l i i a rei , che p i u tofto non mi iodaflero ,
que' brutti animali de' Demonj infernali, perchéeífi difpregiano l a l o d e , che m i
c d efli íe ne ciberanno „ed ingrafferanno, piace, ed é propria de* miei E l e t t i .
equando poi v e n o agiudicarli a i o nel Anima,.
m í o V e r b o ; e d i l m i ó Verbo i n m e fará D e h ,fá. P a d r e , che io non fia un d i
I010 rinfacciato, che purdiquefta miá quefti, che difpregian la lode d e ' t u o i
lode ne hanno g u í t a t o , febenein l o r o É l e t t i , fáti prego, che i o n o n dKpregi,
edivenuta non c i b o m i ó , n o , m a c i b o e non ti preghi per mia uti lita.
de p o r c i , 5 1 , s i , N o n c o s i v o g l i o , che Padre. ,
llano
- le Spoíe
f v i * , du tt li m í o U n i g é n i t o , le qua-
O Figliuola quanto mi é grata la lode
h m i debbon laudare di una lode p u r a .
d e ' m i e i E l e t t i , dico di q u e l l i , che i o n
De'Pazzi. Parce Quarta. 141
purí di cuore, cd In tutto rilafsati in me, aleunocomunicano lo ftefso olio, o lu-
cd efsendo voi di quefti ti dico, Fígliuo- me quanto c dall a parte loro, per V affet-
la, e Spofa del mió U n i g é n i t o , che non to, nondimeno tutto rimane loro, e quan-
foloaccetto, emi é grata quelia lode, do viene qualche gran vento per ifpe-
chevoiproferitcconlalingua, e la re- gnerlo, io allora metto la mia Verirá in
puto per miapropria iodei ma ancora mezzo, a modo di forte muro, accio-
inogniatto, erilafsazione, che voi fa- ché non íi fpenga, e tutto fó per moftra-
te, non foloaccetto per mia lode, ma re quanto mi é grata un* Anima , ed un
ancora me necibo, e me ne nutrifco, e cuor puro tutto rilafsatoin me , e quefti
gli pongo p o i s ü lamenfa della mía vi- tali participano grandemente per imita-
Mone, dove ancora gli Angelife ne go- zione della comunicazione della mia E£-
d e ñ o , i Santifene dilettano, etutta la fenza , che é un'intima mia Potenza
SS. Individua Trinitá infinitamente in unitiva con lui j intimamente prima al-
loro íi complace, e li come i pomi, che ie Divine perfone, e poi in altraguiía
s' inclinano ne gli alberi, pare, che pro- alie Creature mi comunico; perocché a
Vochino , ed invitino quellí , che paf- voler averquefta rilafsazione, bifogna,
feggiano per Torto a cog!ierli,cosi la mia chencevano da me a limilitudine dell'
lodefatta in efsa rilafsazione, e purirá Elsenzamia attraente a fe , e comunican-
m'inclina, eprovoca a prenderli neile te per la fuá Potenza unitiva un"intima
miemani, eda farecosi, prendendoli, potenza nelTAnima di poteríi coinunica-
la volontá di quelli, che fanno la mia, re per Carita atutti 5 onde paja poco dar
onde potete ben diré quello che dice il la vita, c0l fangue per la falute dell' Ani-
m í o Profeta : Velumatem timentium fe me 5 e fe bene Majerem Charitafem ne-
faciet. Che iofb la volontá di quelli che mohaht, cheil daré la fuá vita per gli
mitemono. lo tengo quefti tali nel m i ó amici , e per grinimici ancora^ come
feno, equivigli nutriícoaguifa, chela fece i l mió Verbo per farli amici, ad
la Madre il t-igliuolino al fuo petto , ogni modo per quefta participazione le
é i l latte, che io gli do, e con cheio li paja poco, e bramino aver milíe vite per
nutrifco, cfacendo perfettamenteil lor offerirle per efse Anime ad ogni punto, e
volere, che é i l mió j che iofolo ftimo per potete perla falute delf Anime per
per m i ó , e quefto é il negar ogni lor vo- dar la vira, vorrebbero efsere immor-
lere, che nonfofsemio, ediquelH me talmente , per dir cosi, mortali, eper
poter moriré bramerebbero fempre rice-
nefervoj chedirefti? per adornamento
ver di nuovo la vita. Quefto é ilfruttOj
della mia Spofa ; His ómnibus velut orna-
che ti ho moftrato . O h come é foave ! fe
mento Tjefiieris, perocché tali Anime le
lo gufterai, V intenderai.
colloco quivi, fai come ? appunto ap-
punto come fa lo fpofo una preziofa pic-
tra nel feno della fuá diletta , ed amata
Spofa. Pongo poi ancora quefti tali co C A P I T O L O X V.
me lucerne fopra il candelliere, accib r¡-
lucano alMondo con chiara, e purifli-
mafiamma di Carita, e perché non man- I? infegna i l Tadre 'Eterno , come Crí*
chi loro quefto lume, dono a quelli l'U- Jlo fi* vin , e chi f t a m qttelli , che
manitá del mió Verbo per luci^nolo, ed per ejfacamtninoy chi cor-
il Sanguedilui in cambio di olio j dipoi rí* y e chi voli »
lefbpartecipideiramore, che arde nel-

u
lafua D i v i n i t á , onde viene, che gran-
demente arde, efalume il candelliere, N'altro frutto della mia coinuni» Nell'i-
doveio !o pofo^ c o l l o c ^ é Tardente defi-
derio della falute del ProiTuno, edonor io con uns intrinfeco fottile, ed intimo uoso
inio, efappi, che non mai íi fcema , e modo , ftendo a voi un non so che
ísninuifee in eííi quefto lume o queíVolio, per participazione della mia Eternitá s
non come avvenne giá alie Verginiftol- per la quale, vi moftro la via > peí cui
te con le prudenti 3 p e r o c c h é , fe bene ad avete a camminare , e piu la potete
chía-
142-
Opere di S. Mana Maddalena
chiamar via, che frutto; onde l a mía V e - nidarfi nel m i ó petto j che d i efTa foin-
rita diffe j l o fon l a v i a ; é la íua U m a n u a mamente íi complace, ed i n eífo m í o
i l f e ^ n o , che moftra quefta v í a , e che petto la nutrifeo delle puriflime granella
c o n í a m a n o r a d d i t a . perche nons e m , d e l l e c o g n i z i o n i d i m e , e di fe, con cui
cd e la fcorta, che vi conduce per qucíta amando l a mia P u r i t a , ed abborrendo la
v i a . Se^no immobile » ed irainutabile propria malizia> non trova cofa in f c j
per l a parteciparza dell' Ecernítá mia , i n c u i ílpoífa appagare, onde non pub
perché Memo , d a me fu penfato ella fiare come la C o l o m b a giá fuori dell1
quefto configlio d i d a r é i l m i ó Verbo arca ; p e r c h é non trovo dove ripofaríi
nella voftra carne per maeltro, e guida fuori d i e í í a : Sicché per q u e ñ a v i a cam-
di m t t i q u e l l i , che vengono a m e : m Í M n d o d r i t t o , d r i t t o , f Anima fácil-
queeft dmcLdammfíib Cuelo mmeny in qiio mente íi conduce a me, p e r o c c h é eífa mia
eporteat homines, fatvot fien,, come diíie Veritá é v i a , V i a vera, che conduce al-
i l m i o P a o í o , e cosifará fempre 3 ne íi ia mia unione, ove e v i t a , Via,, ventas,
pub falire a m e , fuor che per li meriti del & vita t E b cariílima Spofa* fappi che
fuo Sangue > a q u ^ foafempre congiur^ inquefta v i a della mia V e r i t á , non b i -
te, per efferda me gradite, T opere vo- fogna ancora punto punto fermaríi, ma
í l r c . Sicché t i replico que! che diífe ía andar fempre caminando innanzr e
ilefía mia Veritá : Nema vente ad Fatrem , muovere i paffi gagliardamente , pero-
mfi per me, che neíTuno viene a me fe che eífa mia V e r i t á ' l i é fatta a v o i via ^
non per luí > la qual mia Verita euna pia- perché fácilmente v i poííiate condunre a
ña foave y ed amena v i a a v o i Greature, m e , ed i n oltre fi é fatta g u i d a , e fcorta
che raccorcia i l cammino> qualevi con- accib mirando l e i giugniate a godere, e
duce a m e , dove potetepoffedere i l vo- fruir m e , ello mió Verbo » e l o Spirito
ftro eífere vero , e perfetto, qualeufci, Santo i. m a a v v e n i t e , c h e q u e í l a guida,
quando v i fu dato dalle m i é m a n i , e fúor cíie v i v á i n n a n z i , p e r g l i atti delle vir-
d i eflo l o p e r d e , diventandopeggio, che í u , come per palfi , ílende i paífi a guifa
beftiaper lopeceato , terminando nella. d i Gigante : Exuttavie ut gigas aá cw-
dannazione, ove fe bene v i refta r í m m o r - re»(L(im viatn, ed aÜinche non lo perdía-
talita per patire,, deííderareíli non eífe- te di viíla, p e r c h é íi dileguerebbe d a g l i
r e , n e e í l e r e in alcun t e m p o í l a d a l Mone- o c c b i v o í l r i , d a v o i a l l o n t a n a n d o í i , b i -
d o , peri>ottcaderein quel c o í m o d i ogni fogna, che viaffrettiate, e corríate ve-
miíeria: M a v i f o n o d i moíti, che nonTan- locemente . N é dubitate d i ííancarvi
n o p e r q u e í l a via foave,, e ditetsevoíe* e correado, c v o l a n d o , p e r c h é inquefto'
non la feauono , p e r c h é non la vagliono», corfo, e v o l ó p e r dir cosi , ripoferete
cífendo che íi mettono unpajo d i occhiali perché i o vi darb ogni f o r z a , fe volete in
di ragione umana ottenebrata dall' amor quefta guifa camminare fpeditamente y
p r o p r i o , edirifpetto delle Greature 5; e e c o m e v i d i c o non fblo caminare, che
íappi F i g l i u o l a , che q u e l l i , che v o g l i o n o f a r e í l i p o c o , ma c o r r e r é , e v o h - r e . Sai
v e n i r e a m e p e r v i a d i quefta ragione u- Figlraol'a quaíi f b n q u e l l i , che caminano?
manaj ragione veramente fenza ragioner quelli , che comincianocon un gran fer-
m a l , roai, c i f i condurranno, perche a v o r e , e po i prefto mancano , perché que-
me non c i giugne ragione umana alca- fto fervore non é d c l b u o n o , e p e r o vie-
na , e matfime quefía, che c tanto.corta, n e , che eíTj- íi voglion fermareadogni
ed oftufcata d a i r a m o r proprio , che non cofa, chefentonper l a via,-e-hadare a
difeerne nulla delle cofe delío fpirito, turto quel l o , che veggono, e d o d o n o ,
p e r o c c h é bifogna v e n i r e i n turto morta, tanto che b a l o c c a n d o í t o f a a quefta c o f a ,
chivttol giugnere a m e , e fenzaalcun edora a queli* alera, perdono i l t e m p o ,
fifpetto diCrearuramondana, ed uma- n o n g u í l a n o d e l l a d o l c e z z a , e d a m e n i t á
n a . fooltre bifogna camminare per la v i a di eíU v i a , e quel che é peggio hadando
¿ella mia., Verita fenza fiimone, e í i m u - a d a l r r c c o f e ^ a p o c o a poco cominciano
iaíiQne alcunas p e r o c h c l a femplicitác a. raffreddarfi , e perdono- quel fervore
come la C o l o m b a , che vola fempre a tm: ma non í l n c e r a , e b u o n o , perche
SmfUcei J¡cm cdmrji&i e viene ad an- si ancora fondato . r s e c e f l a n o ,
uon che
De'Pazzi. Parte Quarta. 245
che 11 fervore perefler ben fondato fia eíTo, non riguardano, e non attendono
p o f t o s ü l a v i v a piccradel m i ó Unigeni'- a l m e z z o , come m e z z o , ma folo al fi-
to V e r b o , con conformitá d i v o l e r e , ne 5 fichépigüandoin un t r a t t o i l v o l ó ,
non ieguendo i n n i u n a c o f a l a voftravo- attraendoloro i n m e , e m e i n l o r o , ed
l o n t á , edappedti , a n c o r c h é v i pajano i l P r o í l l m o i n m e : E q u e f t i , ficome g i i
b u o n i , e fpirituaii, p e r o c c h é fe anderete u c c e l l i , che van v o l a n d o , fanno i l l o r
dietro a quefte, diro c o s i , fenfualitá fpi- nido nel m i ó f e n o , ed i v i vanno fructifi-
rituaii , mancando q u e ñ e , che i o per cando frutti incomprenfibili.
giufto m i ó giudizio bene fpeíTo ritrag-
g o , mancano da ogni l o r o fervore
non f i f e n t o n o a l t r o , chequerele, e l a -
C A P I T O L O XVI.
m e n t i , e p e r quefta mia fottrazione fe
le ne a c c o r g o n o , o fe non fe ne accorgo-
no, (il cheémoltopeggio) íidanno, a €&me H modo di ofender ü ntmico infer?
varj ior g u f t i , e trattenimenti, che fe nale^ e á i f e n d t r f i da quelio fia U co~
bene per lo l o r p o c o c o n o í c i m e n t o , non Zniz.ionedi fe ftejfo-, g ia, cogm&ione di
l i parranno difettoíí , fono veramente Uto, C e/f* Santa pruttica quefia, dot-
t a l i , e d i grandiífimo pericolo p o i , co- trina , comfeendo l a fu* ha/fez,x,ii , e
me lo m o í l r a r e í p e r i e n z a , íi c h e ü f t a n - difeorrendo nitijpmantente d d l a perfez.-
can fubito , e non vanno piü innanzl X , Í O » S di JOio.

xiella via diquefta V e r i t á , o quel che é


p e g g i o d e l paífatOj ritornano addietro^
e la cagione é , p e r c h é quefti tali fono
piú fondati in fentimenti, e guíH j che
U N ' a l t r o frutto procedente dalla co-
rrí unicazione della miaEífenza é ifteflo
una íicuriífima fojtezza , con l a quale
Nell'
luogo.

í o p r a eífa pietra viva j M a i o g l i foppop- v i difendete , ed offendete , concioíia»-


t o p e r alquanto, a c c i o í i vengano a fer- che avendo v o i unaparticipazionedeir
anare, e ilabilire nel bene 5 e d a l F i m - Eífcr raio, bífogna > che abblate un1 oc-
perfetto fervore 3 vengano ai piú per- timo ftabilimento, e reggimento i n tut-
fetto , p e r o c c h é cosi come n o n h o ama- televoftre a z i o n i , l a qual fortezza v i
to voi per me > cosi non v o g l i o , che v o i m o f t r b i l m i ó U n i g é n i t o , quando diífe:
amiate me per v o i . Q u e l l i , che corrono C»m exaltaras fuero ,k térra, emnia t r &
i n e í l a v i a della mia V e r i t á , i o n q u e l l i , ham ad me ipfum . Quando faro da
che giá J"on fondati i u la viva pietra, e voiefaltato da térra , ogni cofa a i l ' o r a
c o n o g n i fapienza operano ogni l o r o at- trarrb a m e ; la cui forte í o r t e z z a é un* i n -
t o ; d i modo che non fon maidifean- timo intendimenco dei m í o , e voftr»
dalo a l P r o f l l m o , n é i n offeía m i a ; E eflere, c o i m i ó efsere offendete, e c o l
fono quefti queili, che corrono fortemen- voftrovi difendete. Quando un* Anima
te per eíía v i a , ma quefti non volano di v o i fente, che i l Demonio vien per
g i á j no . Q u e i 3 che volano propria- tentarla, allora bifogna , che fi faccia
mente fono q u e l l i , che p i u n o n fono fa- forte, e c o n c h e f i p u o far piú f o r t e , fe
pienti , diíjeorrendo con Tintelletto , non con p i g l i a r e l a cognizione del m i ó
n e c o n o f e o n o p i ü , che cofa fia V e r i t á , Efsere, c o l quale ofíende efso D e m o -
per Entenderla, m a f o l o c o n un'ardente n i o , e l o vince; perocché con i l mió
defiáerio corrono ad abbracciarle tutte; efsere viera rapprefentata a l D e m o n i o
e c o n un' amore, che é tutto infiamma- quella virtú infinita , c o l l a quale egU
toper elfe, fenza riguardare ad a k r o , é ítato dal C i e l o í c a c c i a t o , ccondan-
nato alie pene d e i r Inferno, e con l a
che a me, vengono a m e , equejfti non
comunicazione del m i ó Efsere, i l m i ó
fifermanoper queftavia diefía mia Ve-
Verbo efsendofi per v o i fatto nomo ,
ritá in virtu alcuna per efercitarla, c o
l o difeaccio dal d o m i n i o , e padronag-
m e a t t o d i t a l v l r t ü , e fare abito in ef-
g i o , che egli avea prefo nel M o n d o , on-
f a , con tutto che quefto fíamolto bcn
de e i difse i l m i ó Verbo 3 Si fortis arma-
fattoj ma folo c o l defderio d i unirfia
tus cnjlodít atrium fuum , c poi fi fortior
m e , non riguardando alero , che i l fi-
tilo fttfervenit , omnia arma ejus di?-
n e , e per T ardente brama di arrivare ad
r 'tpiet,
Opere di S. María Maddalena
144
ripiet , perche egli tolfe al D e m o m o eflaCroce v i n t o , e confufo; vínio per
non folo i l d o m i n i o , che s'avea ulur- la f o r z a , e v i r t ü , e confufo per í a S a -
pato fopra g l i uomini j iha anche tucta pienza, e p e r c i ó íí dice anche i l mió Ver-
l a forza, e baila ch' e g ü avea, ed é tanto bo nella C r o c e efaltato da t é r r a , perché
tremenda quefta rapprefentafcione al De- l i fu d i fomma gloria i dimoftrando in
monio , che folo udendo i l nome del quefto eífer nafeofo in efla viltá della
mió V e r b o , trema, come difíe U m i ó C r o c e , la Potenza della fuá D i v i r ú t á , e
Apoftolo : /» nomine J E S U > emna ge- la virtu della comunicazione della mia
nufleüatur K Cceleftium , Terreflrittm , EífenzajCÍfendo meco eíTo m i ó Verbo una
& infernorum . Percib dico , che que- cofa m e d c í i m a , la qual comunicazione,
ílo mió Eflere é arma offenfiva, eflendo, o c o m u n i c a b i l i t á é , come ti ho detto,
che con efíb oflfendete i l n i m i c o , cd of- una mia intima Potenza j onde eflb dif-
fendendolo , come fortezza per batte- fe, Qmnia s non una cofa , o p i ü , ao
ria , fácilmente l o potete vincere. M a ma j omniñ, omni».
volendovi poi eíTo condurre o infuper- Anima.
b i a , o in diíperaadone, v i bifogna a l l ' ora O incomprenfibile, ed Eterno Padre,
pigliare i l voftro effere, c con eííb di- e c h i é q u e l l o , fe non t u , che polla diré
fendervi conofeendo, e coníiderando la di poter ogni cofa, ed lo tecofon n u l l a ,
viltávoftra per non inCuperbirvi, e an- efono ogni cofa, c o n c i o í i a c h é l a C r e a t u -
cora la voftra grandezza per non difpe- ra non pub nulla>, dico non pub nulla da
r a r v i , p e r o c c h é f e f o l o l a crcatura íx fer- fe, come da fe j onde non é altro , che
maffe in riguardare l a fuá v i l t á , fenza nulla j ma bene q u a n d o é inte pub ogni
conofeere, c coníiderarela í u a g r a n d e z - cofa, e cosi hai voluto , che eífa tua
za , íi confonderebbe afíatto , la qual Creatura pofsa ogni cofa , avendola
grandezza dell* A n i m a , ip folo Tintendo creara a l f imagine, e íimilitudine tua,
quanto eíía í i a : ed ancora r i n t e n d e chi che fei ogni c o í a , e dándole graziadi
per particolar dono da me g l i é fatto in- poter ogni cofa, quando ftará teco, co-
tcndere3 C o n í i d e r a n d o la vilcá voftra, me dee ílare , unita , e congiunta, é
v i venite a difendere dalla fuperbia , pub diré con P a o l o : QmntmpoJJum
che i l Demonio v i metteífc nej capo. a[u,i me confortat . £ p e r c h é T h a i fat-
E con la coníiderazione della grandez- to? p e r c h é efia aveva ad intender te 3 che
za voítra v i difendete dalla dilperazio- fei ogni cofa, ed avea a contener te in fe,
ne5 tanto che c o l m í o , e voftro eífe- che lei ogni cofa, e dicendo in efsa tua
re , in tutto conquaííace , e rómpete Veritá, edefsa i n t e , Ommn traham ad
ogni arme del voftro n e m i c o , e cosiad me ipfttm, in q u e i l ' , omnin^ moftrafti,
uncerto modo potete dir c o l Profeta: che volevi dalla banda tua tirare a te
Conqua/fabit capita in ierra mnltcrum . ogtf uno, non facendo diftinzione d i Per-
I n q u e l l e p a r o l e , chediffe la mia Veri- fona alcuna da' buoni a ' c a t t i v i ; né di al-
t á d i trarre a fe ogni cofa, moftró di ave- t r e í o r t i , efiendo che a te non éirapoífibi-
re in fe queíla infinita v i r t u , e fortezza le nulla , e potreíH fe voleífi > falvare
nclle baífezzc d d l a Croce nafeofa, at- ogn' u n o , ma non vuoi volere ne potere
tefoché febbene queireifere efahatoin quanto a l l ' effetto, fe non vogliamo n o i .
C r o c e pareva piii toíto una v i l t á , che T r a e n d o a t e m o f t r i , che ogni cofa ha
una fortezzaj onde ü diré che i l m i ó da venire a t e , e che noi non fiamo nul-
V e r b o Incarnato fu Crocififl'o , parve l a , e d i n n o i n o n é nulla di buono, folo
a ' G i u d e i cofa d i fcandalo, e a ' G e n t i l i i n n o i é i l p e c c a t o , che non é n u l l a , in
un' elprelfa pazzia j tuttavia in tila te é ogni cofa. Moftrafti d i potere ogni
C r a c e é r i p o í l a , e racchiuía la Fortcz- cofa, e che ' i tuo Verbo potefse ogni co-
j a , c Sapjenza Divina , che non pub fa , avendoli tii data la poteíla fopra
benc intendere V uomo carnale , e ogni c o f a , d i c o i n q u a m o a l f Umanita,
c i e c o , che v u o l e i l tutto raifurare con che in quanto alia Divinicá fíete una co-
l a lúa carnale , e ítolca prudenza , e fa ftefsa, e pero egli difse : Dntaefi mhá
contífcime^to , ma é bene efperimen- on.n 'is potejiM in Ccelo > 0* t» ferr* *
t a u dal D e m o n i o , ií quale íi vede con T r a i a :e ogni cofa, trai a te 1'Anana
no&ra,
D e ' P a m . Parte Qyarta,
noftra, che hai v o l u t o , che fía oani co- acqmftare quella P u r i t a , che é necefsa-
fa , non la trai a fapienza d i quefto' M o n - ria , per rapprefentaríi , e trasformarfi
d o , n o n a potenza umana, non a gran- in t e ; p e r c h é come nella sfera, che fofse
dezzx terrena, non a ricchezze frali, non imbrattata, e non fofse p u r a , e terfa,
a o n o r i c a d u c h i , n é manco a í b r t e z z a , non fi farebbe quel riverbero de'raggi del
o altra cofa tranfítoria, m a l a trai a c h i ? S o l é , COSÍ non íi farebbe nell'Anima que-
ad te ififum , la trai a t e , che fei quel- fta rapprefentazione, e ricevimento del-
l o , che f e i , che hai i i tuo efserepuriífi- l a tua Peita, nel m o d o , che íi pub da
•mo , immutabile , iadependente : £go n o i , fe non ci fofse n e l l ' A n i m a quefta
fum , nolite timere. Ego fum Alpha > & P u r i t a , che íi cagiona dallo fpargimento
Qmeg». Ego fum, quifum. S o l o i n que- del Sangue del tuo V e r b o , o S a n g u e , o
fto d i r é , l o fon quelche i o fono, mo- Sangue, p P u r i t a , p Purit?.
ftri, chefeiftato fempre, fei a l prefen-
t e , e farai i n eterno, f e i , f e i , í e i , vera- C A P I T O L O XVII.
mente fei q u e l l o , che fei j O h che non fa-
pere altro d i t e , che quefto, fá mancare DelU prudenx.a.i che cemmumea D h aW
per 1' altczza ogn, intelletto, ed oceupar Animít, ¿ewdoli grazia di negar fe fief-
per amore o g n i aftetto. Veramente fei ffl) fi della fedelij/ima inftdelta. , cige
q u e l l o , che í e i , Ego fum ^qm fum. Sei tfignizione ¡tanto certa dj pig , che pare
1* cfser d i te ftefso, fei 1* efser del tuo Ver- mn fia fede .
b o , fei i* efser del Spirito Santo , fei 1' ef-
fer della Santiífima T r i n i t á , b e n c h é i n Padre .
perfonadiftinto dal V e r b o , e d a l l o Spi-
rito Santo, mafei principio fenza prin- P Roduce ancora queíla comunicazip- Neir
ne della miaEfsenza, un altro fruttp fteflo
c i p i o , ed origine d i tutta l a Santiífima n e i r A n i m e ^ e che frutto ? U n frutto d i lll0S0
T r i n i t á , che percib f e i detto Padre . una pazza prudenza 3 converfando co-
I n o l t r e f c i X efser-di ogni c o f a , che ha ftaggi^convoiil m ¡ ( o V e r b o , v e l o ma-
d a efsere, e che cofa l i pub d i r é , che nifeftb quando difse : Qui vult venire
abbiaefsere, f e n o n i n quanto da te l o poft me , ahneget femetipfHtn , & tollat
r i c e v e , e per te dura nel fuo efsere, che crucem f » a t p , & fequatur me. C h i VUpl
hai comunicato? la Creatura non ha venire feguitando me ¿ a n n e ^ i i feftefsp,
efseralcunofenondate ftcíso, t u l e hai e pigli la fuá C r o c e .
dato queir efser che ha , qjuando la crea- ^Lnirnfi,,
fti ad imagine t u a , e tua fimilitudine j O Eterno Padre perdonami fe foao
l ' hai d a t o , e dai il tuo efsere deificando- prefuntuofa, n o n m i par g i á p a z z i a a me
l a , e come Padre la deificbi. O , come? quefta > ma íi bene una Sapienza infinita 3
mediante r u n i o n e , trasformazione , e :e4unafomma P r u d e n z a .
comunicazione, che fai d i . t e n e l l ' A n i - Paflre,
me e d e i r Anime in t e , qui per Grazia, p 3 s i , Figliupla una fomma Prudenza,
ed in C i e l o per G l o r i a . O "deifteazione come tú d i c i , Tannegar fe ftefso, ma n^n
d i c h i , d i c h i , d i chi > d i efsa A n i m a . O c o n o f e i t ú j che alia prudenza umana é
feefsavien a tai deificazione deificara, una fomma pazzia quefto ? O , non t i pa»-
y i e n a diventare un* altro D i o , come re e g í i , che a g l i uomini fapienti di cp-
una sfera, che ricevendo in fe i raggi del tefto S e c ó l o íia una fomipa pazzia i l pí-
S o l é , diventa chiara , e rifplendente glia^- la C r o c e , e .anclar feguitandoun
come il Solé : In eandem imagipem trunf- Croci^fso ? L a ftoítizia della C r p c e é
formamur de claritate in claritatem , E d un infinita S a p i e n z a , c V annegar fe
•cfsadeiñcazione, p e r c h é íi acquifla? e ftefso é una fomrn^ Prudenza j ma vedi
c o n c h e íi a c q u i ñ a da efsa Anima ? O , Figliuola, ella non é intpfa: C h e piü fay^a
p e r c h é s3 acquifta ? p e r c h é t i i e i innamo- pazzia eche pigjiar la C r o c e c o ' i m i ó
r a t o d i l e i , e con che fi acquifta? con lo V e r b o , efeguirdietro le fue pedate? c
fpargimento del Sangue del tuo V e r b o chemaggior Prudenza pub efsere, che
dato a noi con tanta l i b e r a l i t á , p e r c h é anrtegare , e per dir cosi , annegar fe
xonefso Sangue 6 viene a purificare ed ftefsp in quello dove s1 annega. E t anne-
.Opere di S , M , Madd, de' P ñ ^ i . R w gandofi
Opere di S. María Maddalena
«Tandofiriceve vita o g n i cofa: In ipfovi' to preziofo, ornato delle gemme preeia.
tu e m t .La Prudenza é una v i r t u , che tiífime d i tutte l e v i r t í i , / » vefthu deau-
rif^uarda principalmente alhne , eXpero rato cinumdatm varietate . O , che di-
fi demanda una Perfona prudente ; (kan- gnitá fará quella di chi annegando fe
do confidera principalmente in tutt^ le íteíía, avrá prefa l a fuá C r o c e , e feenú-
c o f e q u e l l o , che gU pub avv^nire, e va tato dietro al m i ó V e r b o ! M a avvert^
ino^niruo attoed opera rnolto ponde- fei F i g l i u o l a , c h e e i d i í f e , chelípigliaf.
fe la C r o c e , e íx andafíe feguitando, co-
ratamente, perbehi íi annega e m o l t o
me d i r é , che v o i la portarte, come fe,
prudente j irnperochépenfa alfine, dico
porto e g l i , e non la ftrafcinafte.
di che fi annega, perché rifguarda alie
cofe future, e che hanno a venire j onde O quanti, o quanti fon q u e l l i , che
conofee, e sá molto bene, che chi v u o i la ftraícinano, e quanti fono ancora, che
venire a m e , bifogna , che camini per fanno p e g g i o , p e r o c c h é la battono in
unaviaftretta, p é r c h e la larga conduce t é r r a . Sai , c h i l a ftraícinano? q u e l l i ,
alia perdizione, s i come f í l e l a m i a V e - che íi d o l g o n o , quando hanno qualche
ú t k : ArU» eftvtUi qtts. d,HCÍt (ti v i t a m , tribolazione, o d i í p i a c e r e , che io fpefle
volte íi fb avere perlor bene. QueíU
& pami ingredimfHr per eam . í-arga >
ogni cofa portano con mormorazione, e
efpaziofa e l a v í a , ejus, iucit ad perdí-
con tanta i m p a t í e n z a , che fono infop-
tionem , & multé ingredittntur per eam ,
portabili a loro fteflt, e ad a l t r i . La bat-
I m i e i E l e t t i , equei c h e v o g l i o n venire
tono in térra quelli J che dal canto loro
a me conofeendo la v i l t á , fivanno loro
cercano quanto pofíbno di levaríl da
con quefta annegazione tanto fminuen-
doflb ogni tribolazione ed o^ni patire ,
d o , edabbaflandoj che pollón fácilmen-
che io permetto loro? facendoogni co-
te per q u e i h via ílretta caminare, fegui-
fa, purché intutto íianoliberi da éíTo pa-
tandp eífo m i ó V e r b o , che pgr effa an- t i r e , é c h e l a C r o c e ftia l o r o difeofto.
cor egli ha volutp p a í l a r e , ed in quefto L a mia Veritá infegnb quefta vera Pru-
vi h á m a n i f e f t a t o , chequella é labuona denza con T efempio, p e r o c c h é , conlide-
via;perocché efifendo egli laíleíTaSapien- r a n d o q u e l l o , chedoveva effer di v o i ,
zaprocedente da me, V ha voluta elegger fe non íí fofle fatto uomo , umilib fe
per fe, n é p e r a l t r a h á voluto caminare, fteífo, facendoíi u o m o , ed eleggendo di
c h e p e r l a v i a ftretta ed erca della C r o - ubbidire fino alia mortedelia C r o c e , l i
c e , e non avendo egli bifógno diquefta come dice i i mip Santo A p o l l ó l o : / í « -
per yenir a m e , che fon la vera v i t a , t n í l i w i t f e m e t i p í u m , / a í l n s obediens uf-
eífendo il m i ó Figliuoio diletto, nel qua- q»e ad mertetn > <&c. E queiraltre : Sc~
l e , febbene mi fon f^mpre compiaciuto, metipfum exinunivit formam í e r v i acci-
ha voluto in ogni modp per piacermi e piens, &h%bitH inventus, ut homo. 0 ?
per venir? a m e , camminare per eífa, cheoceulta Prudenza équefta dapochi
p e r o c c h é poco farebbe ftato, chefoio conofeiuta , í e b b e n da me donata ! L a
ve TavelTe dettp , che l a feguitafte , Prudenza, c h ' io d o , rifguardando le co-
le poi non TavelTe prefa per fé , dan- fe, che hanno da venire, non fa come la
d o v i efempio di fario ancor voii e fe V an- prudenza umana, la quale riguarda per
derete f e g u i ^ n d o , vj condurrete dove efaltazione, ma quefta abbiezione. O n -
egli é : e fai dove egli e ? alia deftra mia: e de vedi a che elfo mió V e r b o con quefta
d o v e p e n í i , c h ' e g l i abbia a coliocarele Prudenza ftumilib, eabbafsb íe í i e í l b ,
fueSpofe? o , non g i á p u n t o di lun^i da e perché fecequefto? L o fece per voi >
f e , ma si b. ne moho appreífo,. fccpndo che efso non avea bifogno di umiliaríi,
U l o r m é r i t o le collocherá 5 dico si co- e í f e n d o , che era D i o t Ma íi vollefar* uo-
me i o hb collocato lui alia delira n#á j m o , annegando fe fteíío per annegarft
COSÍ egli coilo^herale Vergini alia deftra in v o i j e accib che v o i vi potefte anne-
fuá con la íua Madre , C a p o , e Duce di gare i n l u i i E c h e maggipreannegazio-
tutte le Vergini , e tú f a i , che é feritto, n e , e umiliazíonepoteva piglbre quelro
•Ajhtu Regtna. a dextris t*éis , e da queíía m i ó V e r b o , che di D i v i n o farli uma-
annegazione, e riniiüzia del fuo eífere, , e di Diofaríi uomo? fe bene facen-
ricevel* Anima mia Spofa quel veftimen- no don
De'Pazzi. Parte Quarta. 147
¿ o ü uomo , non lafclb d i eflere D i o } all3 Anima per queíla I n f e d c í t á , e di que-
nondimeno, per un modo di diré come fto veftimento ella íi g l o r i a . E dí chi íi
voi ^ íi privo del Paradifo per venire gloria í S i gloria d i intendere D i o ,
a voi. ecco le tenebre, e di tanto intenderlo,
Anima,. che perde i n certa maniera la Fede Í ecco
O , che cecitá grande del M o n d o , che la luce j p e r o c c h é c r e d e tanto, come fe
tanto benefizio non fia r i c o n o f d u t o ; ed vedefse; e c o l u i , che vede una cofa, non
io fon q u e l l a , che metro impedimento a íi pub piü d i r é , che abbia Fede , efscndo,
tal conofcimento, che la Fede é d i c r e d e r quelle c o í e , che
Padre. non fiveggono, e d a i r altro canto vede
Procede un'altro frutto da queíla co- d i n u l l a i n t e n d e r e , né fcorgere rifpetto
municazionedellamia E í í e n z a , ed inti- all5 abifso inimenfo, ed infinito delle mié
ma P o t e n z a , un frutto > dico d1 Infedeliá, perfezioni, alie quali non pub giugnere}
per fimilitudine» come t i ho detto, n e l i ' e cosi ha l u c e , e tenebre j E quefta é T i n -
Anime, fedeitá fedele, che ti hb detto.
Anima. Anima.
O Eterno Padre i e come puo fiar O , non intefa Infedeltá di unafublirni-
quefto 'y concioííiaché fenza Fede noi non t á di Fede g u í l a t a , e non inrefa . T a l i v o -
c i poíliamo f a í v a r e ; E tu d i c i , che dalla c a b o l i , c h e m ^ i n í e g n i , o Padre, b i í o -
tuacomunicazione procede frutto d ' l n - g n a d i r e , come difse la tua Verítá : Q u i
fedeítá. pctefl capere capiat, C h i l o pub intende-
Padre . re, Tintenda .
S i , F i g l i u o l a , e Spofa del m í o U n i g é -
n i t o , che dalla mia comunicazione i n - C A P I T O L O XVIII.
fondo in v o i una profonda, ed intima co-
gnizione dí m e , c h e f a , che tanto certa- Li da infegnaníe Divine V "Eterno Padre
mente intendete con tanta intima , e dells riúhe&Ze del la veloutaria
fola Fede, che fíete quaíi sforzati a con- pavería,
feíTafe, che non avete piü F e d e , e quefta
c h í a m o io Infedeká 3 Fede, che per aftet- Padre.
t o , e c o g n i z i o n e , é cosi chiara, che pare A efsa comunicazione della mia iftdTo Nell»
piü tofto viíione, che F e d e . Quefta In- Efsenza, e d e i r intima Potenza ne luog© .
fedeitá genera in v o i una perpetua am- procede un1 altro frutto d i unaricca P o -
mirazione, la qual5 a m m i r a z í o n e gene- v e r t á .
ra un intrinfeco , ed immenfo amore . Anima.
Quefta fedeliíTjma I n f e d e k á é un yefti- O , P a d r e , anche q u e f t a í o n o n T i n -
mento nuzziale dells A n i m a , di cui ella tendo Í la ricchezza conferifce P o v e r t á ,
grandemente íi pregia , e l i g l o r i a , ve- e la P o v e r t á fa guftar l a comunicazione
í t i m e n t o di l u c e , e di tenebre, ( chi fl cre- dell5 Efsenza eh?
dcrebbe? ) t e í r u t o , come íi dice d i m e , Padre.
che fon veftito di luce chiariíTima, come Si F i g l i u o l a , che la P o v e r t á fa guftare
diveftimento, e di tenebreinnaccefTibi- quefta comunicazione delTEfsenza mia
l i } p e r c h é , quanto fon c h i a r o , c cono- nel modo detto, e l a ricchezza conferi-
fcibileper la mia immeníica ín me ftef- fce P o v e r t á 5 ftá atienta. Io conferifeo
f o , tamo fono i n c o m p r e n í i b i l e , p e r l a un frutto d i P o v e r t á , infondendo la m i a
l o r o incapacita dalle Creature , e per V e r i t á ; per la qual V e r i t á conofeete l e
q u e í l o fon íimile al S o l é , che quanto é ricchezze, c h e i o hbaccolte i n efsa P o -
p i ú v i í i b i l e , tanto meno i n íeíío íi puo vertá 5 C o n c i o í i a che venendo i n t é r r a
fifiíar T o c c h i o , e come non á pub vedere la mia V e r i t á c o n tutti quei tefori, che
i l S o l é con altro l u m e , che del Solé 5 ella ha m e c o , volle per comunicare all*
cosi non pofs'ia efser conofciuto intima- uomo quei tefori , prendere l a P o v e r t á
mente con altro l u m e , che c o n q u e l l o , d i l u i , e facendo un cambio con- r u o m o
che i o infondo nell' A n i m e . U n veíli- prefe per fe la Povertá-, e diede a i r u o m o í
m c n t o fimile a queílo é quello c h ' i o do le v e r é r i c c h e z z e . M a avveEtifci, o R -
R x gliaolia.
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Opere di S. Maria Maddalena
eliuola, che in queílo cambio le veré h&bent: Filius autem hominis non haíef
ricchezze le volle daré airuomo, iot- ubi caput /uttr» redinet . Moftrb di pof-
to la fpogUa della P o v e r t á , ed m eíia federla, quando con tanto amore volle
povertá le racchiufe , accib foffe dall* nudo eíTere elevato in Croce per voi >
uomo effa Povertá piü volentieri al> e con quclla nuditá vi copri con la por-
bracciata . Ed avvenne trá Y uomo , e pora del fuo Sangue, per dimoftrarvi»
la mía Veritá , quel che avvenir fuole che conquella porpora vi dava la pof-
ne' fuggelli, che s' imprimono nella ce- ferttone del reame del Cielo , perocché
ra, o ahra cofa tale, cheeflendorintaglio iRefogliono aver la porpora per infe-
nellamatcria, o di oro, ©di argento, o gnaj ond'eplidifle, che con la Pover-
di gemme, o di metallo, qualunque íi tá vi dava il Regno : Beñti pauperes ,
íia quefto iftefíb intaglio , íi vede poi queniam ipforttm eft Regnum Cuelorum ^
nella cera dal fuggello impreflb j ma e quando fu ignudo, e fpogliato di tutte
conquefta differenza, che quel c h ' é pie- le fue veftimenta per eftrema Povertá^
no nel fuggello é veto nellac^ra3 equel accettb il titolo di Re, che le fu meflia
ch5 é pieno nella cera, é voto nel fuggel- nella Croce , per farvi intendere que-
lo ; cosí quelle ricchezze, e tefori, che fto regno della Povertá. In oltrek Po-
avea la mía Veritá, le volle votare, per vertá, col difprezzo delle cofeterrene
potere con effe arricchir T uomo, equel i viveftedime, che fono fomma ncehez-
che era pieno nell* uomo, croé la mife- | za . E T Anima, che poíliede Povertá ,
ñ a e povertá, quefto dico , del quale diviene gioconda, fertile, ed amena
era vota la mia Veritá j perché la Po- ficcome la térra, che voi abítate nella
vertá , e miferie non hanno luogo in Primavera, ! a q u a l e é piena di á o r i , e
D i o , levollericeverin fe, e cambiarle frutti, di foglie, e di frondi- £ ficco-
coa fuoi tefori con Y uomo j Pero, quéfti me voi in quel tempo vi dilettate in eífa
ítelli tefori, accib folfero piu íicuri daJ térra 5 cosiio mi diletto in eífa Anima ,
ladriy li volle coprire co'cenci della Po- che pofliedequeftariccaPovertá. I horl
vertá, perché in akra maniera d i f í c i l di tal Anima fono le fue operazioni, che
mente íi eultodirebbono, e percib tanto rendono odore di P o v e r t á , la quale ama
deíidero, che da'mieiServi íia gradita tanto la mia Venta. Le foglie fono i
la P o v e r t á p e r c h é in effa moñrano di fuoi deíider^, i quali fon íempre verdegr
conofeere, e gradire i miei tefori, ed ef gianti, nella fperanza di goder me íief-
fere amici di feguitar i3 efempio della mia í o , non avendoda applicarfi neile ric-
Veritá3 la quale, cífendo meco ia fomma chezze, e cofe traníitorie della térra.
ricchezza, la mandai coftaggiü a voi in I frutti di eífa Anima , fono di gene-
un'eífere di fomma , e gran P o v e r t á , rare per Graziain fe il mío- Verbo, e rU
folo per dimoílrarvi quant io amo eífa generare nel Verbo, fe ftcífa Anima 5
Povertá . La mia Veritá haarricchito la perché l1 amore,,-che n a í c e , e crefeeia
medeíima Povertá in fe, talmente, che gran parte dallo ftaccamento, che há TA-
fe voi ben conofcefte il preglodilei, po- nima dalle cofe terrene, cagiona quefíi
treííe con elfa Povertá pofiedere, ed ac- eftetti COSÍ fíupcndi. Le frondi fue , fono
quilbrein breviflimo tejnpotefori gran- leparolemie, che efsaparla, e proferi-
d i í n m i d e l k v e r e ricchezze. E ve T h á fceconla fua bocea, Je quali fanno una
manifeftataintuttala fuavitay nel prin- foave ombra ad eíla Anima, che ama la
cipio, nelmezzo, c nel fine, perché voi Povertá > di nvodo t a k , che '1 Solé della
potete intendere, che avevi ad intenderla, G í u f t i z i a m i a n o n l a p u b cífendere, per-
amarla, e poflederla. Vi moltrb eífa mia ché nelle fue parole rammemora a í«
Veritá d'intenderla, quando naeque co- fteífa quelle ricchezze, ehefanno, che
ftaggiü da v ó i , che come uomo , e po- eífa ama tanto la Povertá , la quai Pover-
pero, e quali che non aveíle intendimen táéfíata tanto amata dalla mia Veritá >
to, giacev a ful heno in ana llalla era gli efsa Povertá Goftituifcc f Anima Reina,
ammali. Moftrb di amarla nella fuá vi- ed Imperatrice, lo Scettro', che duno-
ta , quando e'dilfe ¡ Beati patiperes fpi- ftra l i poteftá , che eílá acquifta per
* i t » , cquaraltre^aroie, yulfes foveM la Povertá , non folo nel g i o ™ ? ^
De*Pa£2Í. Parte Qnarta. 249
Guuiízlo , quando con eíTa Verltáfcde- i ftoli, ed é ftata rpeclalmentcda tutti 1
ranno i Poveri di fpirito a giudicare il Saati amata, che ion ftati veraci ¡mita-
Mondo : Vos quis reliquiftis om»ia , & tori del Verbo umanato . Con quefta ü
feqUHti e/lis me , [edebitis fuper feáts , poflicde una fomma pace, ana perfetta
indicantes duodecim tribus l/rael , co- tranquillitádiSpirito, una ficurtá dico-
me difle efla mia Verita , ma ancora fnenza, c h e n o n í í pjjbefplicare j ed in
«ella prefente vita 3 attefoche con la ric- fomma con quefta iucrinfeca, ed eftrinfe-
chezza della povertá h temuta, d» ogni ca povertá di fpirito, íi acquifta ogni co-
Creatura, o Ha Angelo, o Demonio, fa j ma da pochi é conofeiuta e da
altra Creatura umana , perocché me- maraco s am»ta.
diante eíTa Povertá e divenuta Spoía del
gran Re, econ quefío medeíimo Scet-
C A P I T O L O X I X .
tro inclina Dio a fe, e tutte le Crcature
le rendonoriverenza, Y obbedifcono, e
25/ vnrj tjfetti delin I>ivinn Craz-ia me»
temono, perocchéqaGll3Anima, che non
ritutici da Crifle,
cura, enonvuole ie fiCchezz'e, e'beni
traníítorj, mapoífiede la Povertá, rvn Anima.

L
eífa vince , e confonde tutte le umanc * Idea dell' Eterno Padre non é altro, NeR'
ricchezze, difprcgia tutti i vani diletti, ittefli.
che V Unitá dclP Eterna Trinitá j
rifiuta ed abbojriice tutte ie delizie, eJ elsendo il Padre, come fontana, per dir
piaceri. •Cosi, di tutta la Santiflima Trinitá, c
I Anima. comunicante alie Divine Pcrfone, e Spi-
O ammirabil cofa , che la Povertá rito Santo etexnamentc tutte le perfez-
confonda la ricchezza di ogni umana zioni della fuá Divina Efsenza .
Creatura, e vinca tutti i piaceri deifen- Padre.
í b , o eli'é puré una gran potenza, ed una Il primo frutto, Figliuola m í a , di eí&a
gran grandezza, e d'ondc procede fe non mia Unione, o Idea, é T ereditá, ch* io £6
da quell' intima potenza deila tua Divina godere all'Anima, mediante rincarnato
coinunicazione 3 o Eterno Padre ? Verbo , Io< Spirito ípirante nes cuori u-
Pudre . manij e r e r e d i t á f o n o i o ñ e f s o , la qua-
O Figliuolamia, quefta Povertá edi- le ereditá coftaggiu vi dáfiducia, eíicur-
•ficaun'edifizio, n o n s í i l a r e n a , no, ma t á , e quafsú poi Gloria, ed Eternitá, e la
su la viva pietra, che é Crifto. La vo- grandezza di quefta ereditá non pub efser
l o n t á , chepofíiede la P o v e r t á , diventa comprcfaíe non dall'ifteísa Trinitá. Se
un orto conclufo . L a memoria é una bene la mia Veritá ve la moñrb eosi
fonte fegnata . L'intclletto, un Solé , adombratamentc , quando converfando
che illumlna efíb Orto. 11 cu-ore deir coftaggiu tra voi gli fu chiefto dalla Ma-
Anima, che pofllede la Povertá é il let- dre de'figliuoli di Zebcdeo, che uno fe-
to dove íí ripofa la Spofa . La camera é dcfse alia deftra, c T altro dalla fímiira.
il gufto, che efíaha della Divinitá. 11 Onde efsa mia Veritá le rifpofe , che
deíiderio é la menfa, dove li ciba di foa- eífi non fapevano quello, che íi chiede-
vivivande, lo Spofo^ e l ' affetto é come vano, e non iftava aluia daré la deftra,
una torre di marmo, s i per faldezza, ma e la liniftra , ed in quefto moftrb la gran-
ebúrnea, per puritá, che é fabbricata dezza di efsa ereditá» perché non Fin»
per ornamento, edifendeefsoedifizio. tendevano, n é p o t e v a n o intendere: Ne?
In quefta P o v e r t á , o quanto diletto 11 feitis qmd petatis, apprefso, ch' era tanto
trova, o quantovolentieriinquefto edi- grande, che 1' um anitá fuá non la poteva
fiziohabitiamo, io che Thodifegnato, daré. E quefta ereditá cosi immenfa fai,
il Verbo, che T ha pofseduto, l ó Spiri- come íi acquifta ? Si acquilla da voipej:
to Santo, che 1J ha fabbricato. Per que- virtu del Verbo umanato , mediante
ftaáarriva alia gloria degli Angeli, fi F aíperftone, ed infulione del fuo Sangue,
a c q u i f t a l a v i í i o n d e ' B e a t i , íiuniíce con laqualeafperfione di efso Sangue lafece
la gloria al fuo Spofo la Spofa. Di quefta in Croce,quando per la íálute deirAnime
abbracciarono in tutta la vita gli Apo- per ogni vena, ed a tutto ileorpocosi
Üpsredt S. M , Mfiddiil.de'PazrJ,
K 5 CQ-
Opere di S. María Maddalena
copiofamcntelorparfe, onde fi potette e per effer ancora lontana dal fuo d í l e t t o
ben diré , Copie/a fipud eum redemptio s Sppfo > p i n effo dolpre trova grandifllmo
c ora alia deftra mia fi fa rin.fuííoíie? d i l e t t o , e refrigerio, facendo ivi ancora
mentre pe' canali 4e' Sacramenti s* infon- efla A n i m a un* ameniííima fonte d i la*
de l a Grazia a v o i meritata, e qomunica- grime , che fi mefcola con quel fanaUe
tadaqueftoSangue, ed avverti Figliwo- le quali fparge ella per 1* amore, e delide-
h , chequefta infufipne fa in v o i m o l c i rio dellp S p o f o , e per contrizione d e l U
varj effetti. prima fa germogliarej p o i cognizione d i fe íieífa. Onde i l Sangue
n u t r i í c e , inebria, t r a s í o r m a , e clarifica: d i quefta fonte l o da i l V e r b o , e T acqua
fa germogliare; eche fa germogHare? la da la Spofa A n i m a . Quefta é una
g i g U d i g i o c o n d i t a into-rno aduna bella fonte, dpveT Anima t u t t a f i l a v a j dove
fonte, fráli cui gigli íi nafconde, e pa- vedefefteffa, dove vanno i ' A n i m e pu-
tee i l V e r b p : Q u i pafeis ínter U l i a . De- r é , a guifa d i C o l o m b e a b a g n a r í i , e
fetndi in hortum meum, uf colligam lili» , purificarfi i n t u t t o , a n c o r c h é fiano p u r é ,
O > come fi nafconde bene effo Verbo e candide 5 actefoche, bagnandofi del
tra eíT» b i a n c h i , e odoriferi g i g l i ! e che continuo i n efíb fonte , vanno acqui-
f a q u i v i ? o c h e f a ? fpira n e l l ' A n i m e fue ftandoun cando re d i P u m a , che mag-
Spofeun'ardehteaffettodi amore, e c o n giormente le fá grate alio Spofo. E tuf-
cífo fpirarc fa una continua infuííone iandofi, e bagnandofi quivi in quel mo-
delle y i r t u , e grazie del fuo Sangue i n ef- do del continuo, vanno pigliando in loro
íe 5 d i modo t a l e , che del continuo fe a' tanto dell1 eíficace ardore di effo Sangue,
annega, enerauore per amorofo aftet- che ne mandano poi fu ora i lampiairaltre
t o , reftando pero i n v i t a , qualcuna i n C rcature, á t a l e , che ancor l o r o , me-
effo Sangue. iMuore dico a fe íieífa per diante effo Sangue, vanno germoo-Iian-
a m o r c , perqupfta ejEfuíionej ed infuíío- do ed acquiftando altre Anime p u r é , par-
ne del continuo d i eífo Sangue ardente torendole a me 5 ficche per quefta P u r i t á ,
nell'Animejperocchéfi fommergono tan- e per i l c o n f e r i r é , che fanno per la C a r i -
to i n q u e í l o Sangue, c h e p i ü non fento- ta , e deííderio d i effo Sangue alie Crcatu-
no> npnintendono;, non veggGno? non re , diventano queftJ Anime tanto a me íi-
gufbno a l t r o , che Sangue, tanto che m i l i , chepajono, come diffi, ( E g o d i x i
efíendo al tutto mprte a l o r o ííelíe, folo Diee/iis) un' altro D i o j attefo che, come
v i v o n p i n m e , eda m e f t e í f o , non cer- D i o contiene ogni cofa in fe3cos.t effe Ani-
cando m tutte T o p e r a z i o n í fue a l t r o , che me puré tengono in loro per Caritájed af-
r o n o r m i o , e l a falute delle Crcature, fetto tutte le C r e a t u r e . D o p o , c h e e í l a i n -
i l che tutto procede í o l o da carita. A l t r e íufione d i Sangue ha fatco cpsi bene ger-
ne muojonp del continuo ancora j pero- mogliare 3 poi ancora va nutrendo T A n i -
che per rinfufione di effo Sangue rellano m a , edichelanutrifcequefto V e r b o , o
cosialforte i n D i o , che fono in t u t t o , Figliuola ? la nutrifee con j ' intrinfeco m i -
c o m e m o r t e j eceffando da ognippera- dollo della f u a D i v i n i t á , cioé con la co-
2lone,foIo atcendonoa godere fruir m e , gnizione affettuofa, e con la G r a z i a , che
ancora mentre ílanno cofíaggiú aíforte da effa Divinitá d e r i v a , incernandoyi neí-
tutte nella D i v i n a , e alta contemplazio- la cognizione ed amore della Divinitá »
n e . E quefta fonte, interno alia quale onde riceye un gufto innenarrabile. E p o i
van germogliandp q u e ' b i a n c h i , c odo- che n"" acquifta ? n acquifta una v i r t ü , che
riferi g i g l i , é d i S a n g u e , ' e d'acquas la rende a m e u n i t a , e ftb per diré indi-
diaequaper mondare, difangueper ab- vidua j p e r p e c h é , ficcomela Trinitá é
bellire, e d a i r a c q u a , e dal fangue ricc- i n d i v i d u a ; cosi diventa ancora effa A n i -
v o n o q u e l f p a v i f l í m o odore, che íi Tente ma , c o n effa virtu talmente a me unita»
poi per tutto: Chhfti boatti cdvr Jumtis. c h e í í p u b diré per Carita individua, fíe-
D a quefta infuííone , che fa i l V e r b o che cofa alcuna n o n l a p u b mai feparare
mentre, che ftá fpirando irá efli g i g l i , da me ; g u i vos feparubit a charitare
nafcequeldeliderio, e quella contrizio- Chrifit}
n e , che partorifee nell" Anima un eftremo Anima. r J- r
dolore, eperlamifcria d d i g fuecolpe, O ereditá intenliflima , profondiUi-

De'Pazzi. Parte Quarta. 151
má ed aítiíTima, InreníiíTima, per que! v u o l a í t r O j fe nonche a r d a , efofíiando
ehe dai 5 profondiíUma, per quel che el l o Spirii<y Santo c o ' I vento della fuá
m o f t r í , ed áítiífírtía per quel- che ne fpirazione , tanto s'accende, che non
fai guftare j a «ale che effa infuíjone fémbra piü quello di p r i m a , má una c o -
á't Sangue inebria poi 1* A n i m a in tai fa molto diverfa, una cofa transforma-
modo , che lo Spofo inebriato , e la ta i n me, e fafta per l é g a m e d i Carita
Spofa, fanno un continuo , puriflfiino, una cofa meco j n e í r o p e r a r e piü per-
e foaviííimo abbracciamento, e í í c o m - fecta, neirinrendere piu e l e v a r a , n e i r
piacciono nella pena d e i r ainore , che amore tutta ardente, íicché chiunque la
partórifee tale inebriazione . E dopo m í r a l a c o n o f e e p e r m í a , e riconofee i n
fegue la trasformazione , che fa per e í s a m e , che í o n o d i t a l trasformazione
efl'a intuíione di Sangue F amante i5 aurore j e la cagione. £ con q u e ñ a
neir amato . Trasforma * si , o Pa- trasformazione f b , che v i poffiafe turre
dre. transformare i n m e , e ridurvi alia per-
Padre. fezione, con la quale foíle efeaticon^
G cariífima j í o f o n quello ,> che rranf- f o r m í allá mia Idea, quando foíle da me
f o r m o . E che Éraftsfomfó ? V o i in rne, plafrnati all'imagine m í a , € d i tuEta l a
e me in v o i . Transformai ií m i ó diere Santifíima T r i n i t á , che í i a m o ana me-
neireffer v o í í r o neí Verbo Incaffiato , defimacofa , come t ' h b d e t t o . E v e d i ,
quando ií m í o Verbo , che era » ed é , e o F i g l í u o l a , che febbefíe T A n i m a ir pub
fará fempre nella forma d i D i o , preíe trasformare in c i b , che eíla v u o l e , non
per voftroamore la forma di fervO, e riceve mai ¡1 fuo c o m p i m e n t o , e per-
quefta trasformazione s per dir cosi , fezione, fe non quandp 11 trasforma i n
íatta per V unione con voi >. cagiona Y aí- m e , p e r c h é ífriduce alia fuá prima Idea,
tra trasformazione , che v o i potete fare con la quale eíia fu creata da m e , perche
i n m e : Br e¡ui -adh&ref Deo units Spiritus fu creata ad imagine > , e íímilitudine
fit cum ¿ltd'. Ed in particolare queíta traf- m í a , e dí tutta l a SantiíTHna T r i n i t á , e
formazione, l i fa per mezzo d e i r u n i o n e con queíla trasformazione li ííduce al fuo
d e l l ' A n i m a c o l r t í i o Verbo nel Sacra- primo , e perfettilíiino efsere > con ií
mento d e i r Euchariftia 5 ove in modo quale ella fu creata conforme a í r i d e a
inefíabiie egli s'unifce c o n q u e l l i , che raiádi l e i . G i á f a i , efíe in tutte V A n i m e
d e g n a m e n t e l ú r i c e v o n o , eq^uelli, cite ñ fcuopfe T imagine di efsa T r i n i t á :
c o s i l o nGeToríOy íf trasformano in lui í Nella memoria partícolarniente fi rap-
non che perdíate i l voftro eífere, ma ri- prefenta i l V e r b o , neli' intelletto l o Spi-
cevete una nova q u a l i t á p e r quefta tranf- rito Santo , nella v o l o n t á lo ftefso Eter-
formazione, ed un eíTer D i v i n o , che non no Padre . L a memoria rapprefenta if
f e m b r a t e p i ü queiíi di p r i m a . E ti vub Verbo meiTíorañte, e memorante a me
d a r é , o Spola del m i ó U n i g é n i t o un q u e i r a m o r e > che m i mofse a crearvi
b e i r eífempio . Quando ií Fabbro mee- m i e C r e a t u r e j e c o s i perquefta trasfor-
te i i ferro nella fucina, e diventa tutto^ mazione v o i potete ed avete a muovere
infocato ed á r d e m e , non re fía egli an- la v o í o n c á , e T rnteiletto ad amarmi a-
cor ferro? s i , perché non ha per ancora rammemorandovi V a nao-re , che v i hb
íafeiata la fuá namfa di eífer ferro i ma porratoin crearvi all1 imagine , e íímili-
ricevendo i l fuoco infe» non lo conofei tudine m i a . L1 intelletto v i rapprefenta
p i ü , e no 1 vedi piu ferro, ma fuoco 3 l o Spirito Santo, p e r o c c h é , f i c c o m e efso-
cosifplende3cosi brucia, cosi f c i n t i l l a , Spirito é u n l u m e procedente da m e , e
che a pena lo faprai difeernere da un'ac- dal m i ó Verbo-, cosr i l vofíro intelletto
cefo carboec j a n z i >come quelía materia con efso Spirito iliuminato, c o l lume d i
c piü Toda, c p i u denfa , riceve i l caldo efso mió'Spirito ,• viene ad ilíuminar la-
piü che i l carbone fíefso 3 C o s i avviene memoria e la volontavoítra- a conofeere'
a i r Animay chemefsa dentro alia fucina quefto m í o amore >; e con un vincolo a J-
d e l f u o a m o r e i i e l fuocodella Carita ed unir queíle due potenze a m e . L a v o ^
imita al m i ó V e r b o , che egli é f u o c o , e l o n t á poi viene a rapprefentar me j per^
v c a i K i n térra, a m^tter f a o c o , e non che QcÚGQm' io fon T origine d i t u m 'l®
Opere di S. Maria Maddalena
T r i n i t á , eche comunicotutte leperfez- del m i ó Vprbo . E p o i riflettendo
cotí
xioni alie D i v i n e Perfone. C o s i effavo- perpetuo nconoicimento T Anima t a l
l o n t á comiinica tutta l a perfezione a l l bellezza in m e , che ha acquiftata dalla
intellctto , ed alia memoria , poiche m i a V e r i t á , f a c h ' i o T a m o grandemen-
fenzt efla volontá non c i farebbe bonta te , p e r o c c h é amando grandemente l a
operfezionealcuna, che m i piaceffe i n mia Veritá > fon forzato ad amar v o i ;
quelleduepotenzej attefo che dalla v o - che di lei fíete a d ó r n a t e . Spargc poi efl*
l o n t á c moffa l a memoria a ricordaifi
A n i m a a tutte le Creature, quanto c d a
fempre, e 1* intelletto a difeorrer fernpre
fe, la fragranza del Sangue che ha acqui-
d i m e , e quella ch* i o gradifeo ncU*Ani-
ftato per tal viíione i n m e . Onde v a d e l
ma p i ú d ' o g n i alera c o f a , c í a v o l o n t á ,
continuo influendo , e conferendo efíb
fenza l a quale niuna cofa, come t' ho
Sangue, cioé fempre ofíerendolo per tut-
d e t t o , m i pub p l a c e r é .
ti con perpetué oíferte a me p e r l a falutc
Anima.
d e ' P r o í f i m i . O gran fragranza d i efíb'
O b o n t á , o amore > che trasformi Sangue, che va in quefta maniera infon-
n e i r A n i m a tutta l a Santiflima T r i n i t á i dendo TAnima felice. C o s i con perpetur
O v o l o n t á , quantofeifublime, che p i - defiderj va l ' A n i m a partorendo a Di©
g l i in te riyatto della T r i n i t á . D quan- ' quel che ha partorito l e i , d i c o , v á con-
t o doverefti sforzarti di mantenerla fem- tinuamente offerendomi quefto Sangue
are feolpita, fenza che íipptefíe cancel- per la Chiefa, di cui ella é m e m b r o , e c o a
lar giammai i n te ftclTa . l l Padre é ifpaíimato deíiderio vorrebbe c o n r o f -
q u e l l o , che comunica tutto T eflere, e ferta di eífo Sangue del V e r b o , ofíerir an-
perfezioni a l V e r b o , e d i l Verbo c o l cora ilfuo p r o p i o , deíiderando d i ípar-^
Padre alio Spirito Santo. C o s i l a v o - gere i l fangue, e la vita per la falute
l o n t á noftra avrebbe ad efíer q u e l l a , che deir A n i m a e d efaltazione d i elfa Chie-
comunicalfe ogni virtú a i r a k r e potenze fa, econquefti d e f í d e r j d i c o , eífa A n i -
per mantenere quefta íimiglianza , e i ma partoriíce la Chiefa, da cui ella é
mantenere queílo D i o in fe fteíTa per j llata parcorita . £ d avendo l a Chiefa
participazione . Trasforma si , e p o i | queíii medeíimi defíderj , per T unione
che f á ? C h i a r i í i c a e í l a i n f u í í o n e d e í S a n - I che ha meco co'fuoi m e m b r i , viene an-
gue . D o p o che ha fatto germogiiare, I che di nuovo ad eífer partorita 1' Anima y
« u d r i t o , i n e b r í a c o , e trasformatoi'Ani onde per queíli deliderj, anche eíía A n i -
ma in D i o , l a chiarifica d ' una chiarilica- ma e partorita,. epartorifee l a Chiefa e'
zione a l tutto iricomprenfíbile. fuoi m e m b r i , e t u t t i i m e m b r i f a n n o u n
c o r p o , e quefto corpo é á n c h e l a mede-
D a quefta unione procede un'altro íima Chiefa, la quale non pub elfer c o -
f r u t í o , c h ' é l a v i í i o n m i a , che v o i par- ftaggiuin térra fe non una, come Spofa,
deipate in q u e í l o M o n d o . M o n d o *a v o i Quefta Spofa Chiefa é inghiriandata d a
da q u e í l a m i a unione una vilione d i con- varj íiori , rofe , e gelfomini prodotti
tinua riño vazione, e l a f b guftare i n tér- del Sangue del fuo Spofo, teífuti nelca*'
r a , e poi fruiré in C i e l o , coílaggiú v i do pp fpinato deir Eterno V e r b o . Oltrcc-
la vifione del m i ó U m a ñ a t o V e r b o , per cib vedi quella l u c e , cheefee dalla mia
mezzo della puriñlma Pede illuminataj Divina v o l o n t á , e fappi, che faappun-
e dalla Carica perfetca avvivata, lagran- to g l i cffetti, ( p e r c h é tu T intenda ) che
dezza della cui viíione v i manifefto cílo fa i l S o l é , attefo che io m fervo di que-
m í o V e r b o , quandodiffe: Beati ocuii, fta luce per adombrare l a mia Spofa
qui vident, q m -vos vdetis . M a d i tal C h i e í á per nafeondere i fuoi E l e t t i , e;
viíione ñ rendonoinatte, edincapaei a perrifcaldare i f u o i F i g l i u o l i n i , ¿ a n c o r a
goder quelle Creature , che fon piene per attrarre Tacqua della m a l i z i a , e igno-
d i m a h z i a , efíendo che ella malizia accie- ranza d i quelli , che m'oftendono. I o
ca 1 occhio dellj intelletto . E d avverti mando g ¡ u quefta l u c e , a quefto Soíe
^ g í m e l a , che quefta viíione procede da della mia rettitudine, i l quale ftá sccol-
m e , come un canale , che infonde i n to dentro di me e nafeofo, ed io ío
voi la b c l l e z z a p e r m e z z o d c l l ' U m a n i t á nifcfto quando m i p i a c c , c mandaticlo
De' Pa^zi. Parce Quarta. M5
quefto Solé Coftaggiíi a v o i l i f u o i r a g g i , Produce ancora p o i un" altrofrutto d a l f
atcrae, e fa íplendemi i ' A n i m e voftre, Idea mia ,, c h ' é l a glorificazionc. Cora
p u r c h é vooliate r k e v e r l o , e non chiu- quefta glorlfkaxione g l ó r i f i c o i ' A n i m a ,
diate l a Fineftra della voftra v o l o n c á . glorifico i l C o r p o , glorifico 1'incsiletto 5
C h e maggiore fplendore pub avere un" l a m e m o r i a , e la v o l o n t á , glorifico p o i
Anima , che ha la reteitudinc , l a cui ancora i f e n t i m e n c i d i e b o C o r p o , i l V e -
Idea ftainclufa nell* EíTenza m i a , l a q u a l dere > T U d i r e , 1' O d o r a r e , ¡1 G u l k r e , e l
rettitudine é una participazione d i efía T a u o , ed anche i l m i ó Verbo folleva l *
m í a Effenza? Anima a quefta g l o r i í j c a z i o n e , atcefochc
acquifta 1* Anima fuá gran glorificazionc
. C o s i come i l Solc illuílra, c í a g í á - daliagloriofa A n i m a del m í o V e r b o , l a
siofa, e fplendente quella cofa, i n che qual A n i m a del V e r b o , fu orandemente
batte, cosí fa efía rettitudine n e l l ' A n i - anguíliatanellafua P a í T i o n e r p e r la qual*
me voftre, e cosi come i l d e b o r o c c h i o | a n g u i l l a , che efsapati, T A n i m e voftre
voftro non pub rifguardar i l S o l e , cosi í nericevono una gran glorificazionc, oltre
non potete c o i r o c c h i o del voftro intel- j aquella che avrei loro d a t a , fe T U n i -
Jetto intenderc quell5interna ed inefeo- genicomiononavefsequefto fpezialmen-
gitabile rettitudine , che é nella mia te patito per efse. E chi íi rende per fuá
V o l o n t á , da cui procede ogni rettítudi- ^ colpa indegno del copiofo m é r i t o della
n e , e cosi come non potete ftare fot- 1 pena edanguftia, chepati efso m i ó Y e r -
to l a Sfera del Solé , cosi non fi pub \ bo nella fuá Paftione, non volendo ad
í b r e fotto i l c a l o r e , e fplendore della imitazione abbracciar l a C r o c e , c lapa-
mia l u c e . z i e n z a , allaquale e g l i v ' i n v i t a d i c e n d o ,
Efía rettitudine, F i g l i u o í a m i a , fa un Toliítt Crncetn ftium y & fequatur me . V c x -
continuo attrarre, e ritrarre, attrae in- de ancora l3 Anima di lui efsaparticolar
finite grazie dal m i ó feno, e ritrae an- g l o r i f í c a z i o n e , che i l m í o Verbo g l i h a
cora infinite offefe, felice e ben felice acquiftata nella fuá Paflione, o v v e r o h a
quell5Anima, che ha qufftarettitudine, manco gloria fecondo che p i u , o m e n o í í
p e r o c h é viene participaimo d i m e , in é refo atto coll5 i m k a z i o n e , e defiderio d'
efía rettitudine c i vanno , come in un accompagnaiio nel p a d r e , a ricevere ií
tnare i m m e n í b , notando mille e mille m é r i t o di efsa fuá pena, e P a í l i o n e . G l o r i -
pefci, e tutte l e v i r t ú in efsa rettitudine fico i l C o r p o d'una É>lorificazionetantO'
perdono i l n o m e , p e r c h é tutte h a n n o i l intenfa,procedente, si, dalla D m n i t á j i n a
principio e *\ fine i n efsa rettitudine , ancora d a i r U m a n i t á diefso V e r b o , che
come i Fiumi tutti perdono i l f u o n o m e é grandemente gloriticato-ed illuftrato-.
nel mare. I n o l t r e fai Figliuola m i a , co- L a Volontá é glorificata i n unvoler d '
me é la rettitudine di quefta mia Idea A m o r e , 1* intelietto é glorificato in una
della mia Volontá ? C o m e la Balena , aramirazione d ' É t e r n i t á i poi ancora l a
che inghiotti Giona, e dopo tre di lo man inemotia é glorificata dali'infufione d e l
dbfuora : C o s i v o i , come avete confor- Sangue, e dalla felicita a l e i c o n c e d u t a ,
mato la T r i n i t á v o f t r a allaTrinicá m i a , fono glorificati i fentimenti, gU occhi nel-
í u b i t o v i mandofuori, e d-ove credi t u , l a luce , che comunica l o r o la SS. T r i n i t á ,
c h ' i o v i m a n d i l V i mando nel Seno o e tanto, quanco piu c o í l a g g i u hanno r i -
nel Coftato, e p o i nel Cuore deirUmana- guardato neir U m a n i t á del Verbo Incar-
to Verbo . Giona ftette tre d i in efsa Bale- nato-, e ñati attenti all'interno fuo. E*
n a , cosi voi c i fíate tre d i , nelioftaío in- glorificato T udire , mediante quelle foavi,
cipiente, nelioftatoptoficicnte, e nelío cd amenevoci de g l i A n g e l i , c l a m e l l i -
flato della perfezione, poi v i mando í u o fllua voce del Verbo XJmanato, e della B«
r i n c i f e n o della Spoía C h i e f a , la quaie Ve-rgine , e di tutti i Santi. E quefta g l o -
ancor ella v i tiene tre di , neilo ftato r i í k a z i o n e e comune a tutti, ma p o i in.
della Graziaprincipiata, nello ftato del- panicolare é piu glorificato q u e g l i , c h e
l a Grazia crefeente, neilo ftato della G r a e villa
piu m g m r i e , e viüanie avra lapportato i n
ila confumata, e poi vi manda fuori , j c o t e í t o f e c o l o , e che piu avrá compatito
c vi manda alie mammclie di Mari» . ' airingiuric, evilianiedel V e r b o .
Opere di S. M aria Maddalena
E ' alorificato l ' Odorato n e i r odor del ía faccia. L o dai o Verbo nella faccia del-
Salgue dellorvenato A a n e l l o , nella P u - T A n i m a , e nella faccia d i te fteíío con l e
ritá^delle Vergini , nella Carita de g h íabbra della tua P u r i t á , e giocondiia;, ar-
A p o f t o l i , nella pazien^a de* M a r t i n , e roflíte c o l tuo Sangue. I l bacio fi dá nella
nella fofferenza de Confeffori, de quali faccia, n é v i rimane fegno, o forma alca-
í k c o m e d a i r Anima efce un odor foaviflí- n a , cosí il bacio dato con le Iabbra della
m o di virtú : Chri/lt hornts odor ftémus. P u r i t á , e g i o c o n d i t á t u a , alia faccia del-
C o s t a í u o t e m p o anche de'corpi ufcira T Anima n o n l a l c i a i n l e i fegno d'impref^
un odore, che vince nella foavitá t u u i íione e í l e r n a , ma si bene d' unione, pero»
i profumi deí M o n d o . E5 gíorificato i l che eiíendo fpirituale, e D i v i n o unifee, e
güito nef g u f í a r e , che fa d e ' c i b i della trasforma in t e .
gloria : Beatus qui manducaf pataem in P e r q u e ñ o , o V e r b o t i lafcíaftibacíar
regno mso, C i b l c a n d i c i dalío ííefíb D i o , da G i u d a , per poter del continuo elfer
e che dureranno tutta X Eternitá , ne' baciato da tuoi Eietti del bacio della pa-
quali TL gufta D i o per premio d e l com- c e . E che é queftapace? U n a tranquil-
piacimento, che ebbero neirunione che lita del c u o r e , che arrecapace, cono-
íi fa nel Santiííímo Sacramento. E1 g í o - fec pace, vede pace, e nutriiee pace?
rificato- il- Tatto ne* foavi e puriífimi Pttcem relinquo vohis , pacem meam do
abbraeciamenti : ofcutetur me ofiüh cris "vobis , «s» quomodo manáus dett , eg»
fui. do vebis. F a x vobis , ego f u m . E per-
ché dici Ego fttm} O , p e r c h é ? P e r c h é
C A P I T O L ^ XX. tu fei l a pace, che dai efsa pace : P a x
vabis > ego fum . L a pace procede da te,,
l}e* foavi iftcci , che lo Spofo Cele fie che fei capo, e principio di tutte le co-
ñll' A n i m a y cioe bach di pace ^ íe. I l bacio procede dat capo , onde
e d amore ^ hanno influfso tutti g l i a l c r i m e m b r i . E
noi non pofílamo aver pace vera , fe
Anima. non da te y p e r o c h é la vera pace proce-
JP.4.C.1X. C* C^16 b a c i o dai Verbo aü* Anima de d a t e , e tu i n v e r i t á fei T ilf efsa pace r
JC* tua Spoía ? ofcutum pmis , Ofcu- tpfe eft pax nofim* E d in efsa pace ficon-
tum umoms' , Ofculttm fapientis. , Oyc«- giugne i l corpo d i tutta la C h i e f a , infiemc-
Inm erdinntionis , Ofcuium amoris , O'f- co ' i fuo c a p o C r i f i o , che fei t u V e r b o , e
cultim fiilatis s Ofcuium fcientií Dei•,qunm le membra c o l c o r p o , che fono i tuoi
incomprenfíbilin funt omni c a m i ? In que- Eletci, con la Spofa Chiefa, che é lo ftef-
fti f o a v i , e dolci baci íí congratulano, fo corpo . C o s i ancora i l bacio dato con
c fi confolano c o l V e r b o tutti quelli le Iabbra della tua P u n c a , e g i o c o n d i t á ,
che hanno patito j e patifcono angu* ardirb di diré ,.ch* egli o p e r i , che a i r A n i -
f l i a , e dolore,. p e r l ' of&fe, ehefonfat.- ma s1 unifea l a tua D t v i n i t á , ed efsa A -
te a l V e r b o ; Omnes cfculabantur ernn , nima a í e i .
& procidentet adoraverunt ernn. Omnes ofcuium u r i t m h , O , quanto rairabil
* dextrisy & a finifiriso{cHln(>a,nrureum) unione ha fatto queílo bacio ? Q u e í l o
<T procidentes ipfum adoretiremne . Efer- uni- l a P a c e , e l a Giuftizia. y«y?/>/4 &
t i z i o del V e r b o é , dr d a r é - , e d i ri- p é x efcuiatA funt. U n i 1* Eterno P a -
cever i | bacio non p i u intefo j : si si i dre c o l Genere U m a n o ; M^ria co 1
Omttef tientes venite a,d Vérbum, & of- Verbo con la Creatura*, e ' i Genere Urna-
culamini eum y & ' ¡Minhimirit i n ofeulo no con gl* A n g e l í , e del continuoüniíce
é j m * N o n t i Yantar p i i i Maddalena $ la Spofa con l o Spofo, e loSpofo c o »
aver fatto i l b a c i o á* piedi del Verbo la Spofa A n i m a , e con la Spofa Chiefa
lJmanatoy che d e l continuo fi da ora e infierne ancora la Spofa delía m a D o t -
l e f u e S p o í e j e a f u o i Eletti per effer bacía- trina. O , che degna Spofa é queíla tua
t a nella fuá D i v i n a e fpectofa faccia D o m i n a , o V e r b o , l a quale é adorna
unendofi con loro p e r g r a z i a . II bacio
d i cante gioje.' v inargherite , e prezlofe
1 c Co1 rnembro del c a p o , e duc fono,
pierre-. I capeili fuoi fono d'Gropuriifi-
che íanno ^üefté uffizio , le l a b b r a , © j
m o , veílita e i r é i porporj^ e & ™*
coro-
De'Pazzi. Parte Quarta. 155
corona di lucidlíTimeStelle, ond'ella fe ria, con eterna Saplenza lenfguardi, e
E e v á t u t t a b a l d a n z o f a in m e z z o dimtti , con potente Sapienza condanni tutti 1
dinefsuno avendo paura. E chi é , che dannati. Laftoltizianon ama, non fa >
pofsa contradiré ad efsa tua dottrína ? non conofee, non intende efsa Sapien-
Poi che é tanto forte, ferma, e ftabile, za, n é meno penetra, che cofa íia Sa»-
chcnefsunolapub vincere, e mandare a pienza. Non é maggiorc ignoranza, che
t é r r a , onde prima mancherá i l Cielo, quella del Superbo, e pero la Superbia
«laTerra,, chedieísapretcrjfca un j o t a . ancora é come una nuvola, e unaneb*
Queíla Spofa, c i o é la tua dottrina, da bia, che non lafeia conofeere, néinten-
i l nutrimento alia Spofa Chiefa , e da dere efsa Sapienza.
í e l l a z z o .alia Spofa Anima. Ma potraííi ofcttlam oráinutimis tus.. Con ordi-
con veritá d i r é , ch1 ella non facciaud- nazione unifti tutte le cofe , Ordinavit
litáalcuna? N o n o , peroché confondela(rí» charitatem> con ordine ordini la
malizia, e manda a térra tutta lafuperbia canta. E che cofa unifee piü chela ca-
de grimperverfati Eretici. O quanto é rita ? Deus churit&s efl, & qui manee m
bella q u e á a Spofa 5 o quanto é po- charitate> in. peo wanet > & JOetis in éo.
tente , dapoiché gartiga , e condanna E con che ordini carita, o mió Dio ,
ogni ipocrifia, ogni íimulazione, ogni va- con un fguardo , con un che, 4 e U a t u a
na, e faifa opinione Riduce a unniente Potenza , e con una feintilla della tua
tutti gf ingrati, e bugiardi Religioíi, fpez- Sapienza. E chi ama taV ordinazione ?
zaT odio ditutti i Regjj e Principi infie- 1/Anima , che ama la Giu^:izla> ama
rne, con tutti i Sudditi loro. O , feipure ancora i5 ordinazione. Os jnfii tnepta-
Spofa di gran nutrimento alia iioftra gran hitar fupientium t es jufii cenplevlt ordi«
Madre Ghiefa 5 con ragione te ne puoi nationes Verbj.
yantare, ofcidum amoris. E dato quefto bacio
Ofculum Sstpienth. Bacio di Saplen- dair Amore , procedente dall* Amore ,
za . Et SapienriA ejus non eft numeras , traente dall'Amore, dato dair Amore,
emnid, in Sitpientía ta fecifii j impletAeíi da queirAmor, dicoj che nonhaprin*
term poffefítme tun. Mediante efsa Sa- cipio n é f i n e . Oantica, e nuova Veritá,
pienza, non abbiamo noi prefo lapof ,0 fommo ed eterno Amore, tu fei fenza
feífione del Cielo ? S i , sí , non han- principio,, e fempre dei durare , tu fei
no prefo per queíla Sapienza i ruoiEletti eterno, i tuoi peníieri eterni fono, ed
lapofseíTionediteilefiO? S i , si di queí- inferutabili a noi . Procedente dall*
la cofa che íi poífiede, il puó difporre a Amore é quefto bacio d* Amore Se pro-
fuo modo . Non facciamo forfe noi di- cede dal Padre é Amore, fe dal FigliuO'
ré a noíbro modo, quando ti facciamo lo é Amore, fe dallo Spirito Santo, Amo-
fare la noftra volontá ? Voluntatem ti- re. La Potenza tua, o mió D i o , c Amo-
memium fe faciet. £ chi non amera la re , la Sapienza tua, Amore, la Bontá
Sapienza tua, la qual procede dalla bocea tua, Amore3 la Mifericordia tua, Amo-
tua, che fei Veritá? e chi procede dalla Ve- re, T Eternitátua, Amore, ardiródire»
ritá é Veritá, onde la Sapienza tua é Veri- che ancora latuaGiuftizia é Amore. At-
tá , e chi ama la Veritá ama la Sapienza, e traentedalT Amore, e perche attraente?
chi ama k Sapienza, ama la Veritá. O perché attrae V Anima aU' Amore, e la
Sapienza, quarito feiamabile! cchi non conduce all' Amore. , attrae te Eterno
t* amera ? Non t amerá chi non avráco- Amore da te í l e f s o , che fei Amore, at-
gnizione di te . C o n fomma Sapienza, o trae da* Proflimi Amore, attrae noi ftefí*
Verbo, ordini i l Cielo , con infinita Sa- alT Amore) Amor meas Gnuifixus efl m
pienza Hli creare le Creature, con mira- me. O" ego in Uto,
bil Sapienza 1' hai ricreate a te, con foave ofeulum f ñ l u t h . Dai falute , o Ver-
Sapienza dai loro te ftefso, con inefeogi- b o , e che cofa é queftafalute? Salute,
tabil Sapienza le conduci a *ej con inintel- che da íalvazione da ogni pericoio , e
iigibile Sapienza ordini di dar loro la da ogni dolore, e ñ fa una continua fa-
Gloria, con gloriofa Sapienza le glorifi- lute deU, Eterna , individua, e incom-
chi, e le fai beate, mediante efsa Glo- prenfibil .Trinitá.; falvi il corpo, liberi
Opeie di S. María Maddalena
V A n i m a , e complfci i defider,. Invuo veniamo placati. V e d i , vedi F i g l i u o U ;
tutti i cori Angelici , t u m g h bpirm come g l i uomini per la lor mali^nitá
B e a t i , tutti g ^ E l e m e n t l , Invito i l C i e l o , ftanno nelle mani del Demonio j guar-
é la Terra con tutte le C r e a t u r e , che ven da come i l Demonio tien la bocea a-
cano a fal utar quefta falute: perta per d i v o r a r g l i , o n d e , f© i míei
p ofetilum feientu : Bacio , che da Eletti con le loro orazioni non glie nc ca-
í c i e n z a , confedfce, e mantiene la feien- vaflero delle mani , farel?bero divorajti
z a . JEÍÍ* venio , cito venies , ecce ve- da q u e l l o , p e r o c h é da per l o r o p r o v o -
nto , cito veniis . laccmprehenjibilm funt cano a tal divorazione. l o f e r i v o i n l i -
smnia. bro da v o i non conofeiuto, eintefe tut-
te queftecofe, d i c o , tutto q u e l l o , che
C A P I T O L O XXI. íanno , e operano iHiquamcntc quefti
4 m a h z i o f i , c m a l i g n i , e di contro í c t i v d
Prima i> Perfon» del Padre Eterm , tutti g l i ajuti, che fon dati loro da' miei
e poi in perfom fropria tratta delta Elettij per prefentar poi detto libro i l
gran M d i í i a degl' uomini , quanto g i o r n o d e l G i u d i z i o davanti alia mia V e -
provochi h fdegm di D i o , e come fi ritá , alia quale ho dato la podeítá d i .
plachi. g i u d i c a r l i , accib ch* eífi veggano , che
yiuftamente íaranno ftati condannati al-
Padre. Peterne pene. Ancora tengo gran con-
Neil1 T J l g l i u o l a , fappi che c tanto grande t ó , e fo ferivere Y operazioni de5 miei
üftelíb J / .la Malizia delleGreature, che fe non E l e t t i , dico ogni mínima c o f a , che eíH
luogo. forero g l i E l e t t i , e le mié Spofe a che m i fanno, che fia grata a m e , p e r o c h é poi
placano, v e d r e l ü t a n t a G i u f t i z i a , e V e n - íi leggeranno davanti al tremendo G i u -
detta che non la p o t r e í t i f o p p o r t a r e , et' dice i l giorno del G i u d i z i o nel c o í p c t t o
a m m i r e r e í t i . P e r o non v o g i i addormen- di tutte le Creature, e per maggior con-
t a r t i , ma come ftromento m i ó , inlieme tento d e ' m e d e í i m i miei Eletti , accib
co' m i c i Eletti t' ingegneraj rendermi pla- che l i v e g g a , che giuítaraente eífo g l i
cato contro a tante oííefe, che fono fat- da la G l o r i a , liccome a?Keprobi ladan-
te a m e , e alia mia V e r i t á . £ fappi , n a z í o n e , per le loro cattive opere. T i
che q u e l l i , e quclle che non riprendono ramemorarai fpeílb d i quel c h ' io t'ho
r offeíe m í e , quaíi che dimoftrano vo- detto ? e i o ítamperai nel tuo cuore ,
Jer acconfentiré ad eíTei e p i u g i i d a la che fe ben ora non i1 intendi a p p i e i í o ,
m a l i z i a , e iniquitá ne0 cuori delle Crea- v e n a tempo, quando l3 intenderai. R i -
ture, G i u í h z i a , e Vendetta, che non fa- c o r d a t i , r i c o r t í a t i , che io ti chiamai ,
ceva i i fangue d ' A b e l . L a m a i i z i a , che p e r c h é tu rifpondeíTi a rae, in m e , e
íi trova nei cuore delle Creature, offen- per me.
de tanto la inia B o n t a , che s'ío te la fa- Sappi ancora Figliuola m i a , e Spofa
ceífi intendere, c vedere, compelía é , del m i ó U n i g é n i t o , che fe in me po-
non potreíti iríai tollerare i l travaglio, ceíle calcar pena , e ancora nella mia
che riericevereíii, ma te ne faro veder Veritá 5 che ora riíiede alia deftra m i a ,
tanto, quanto fei capace, e d é un men- fareipenofo, ( d i c o ) fepoífibilfoire}fo-
t e , r i í p é t í o a q u e l che é , e p u r é a te par l o i n veder nel cuore delia Creatura tanta
cofa grande. S a i , c o m ' é ia; m a l i z i a , e
m a l i z i a , e i n i q u i t á . M a ancora s ' i o p o -
r i n i q u i t á neJ cuori deíie Creature ? Pro-
teífiricevere da v p i refrigerio, e i miei
prio , come una r u g g i n e , anzi come un'
Eletti me ne dareb be ro tanto, che ( í e d i r
o í l a c o l o , e unmuroinefpugnabile, che
ii puó ) mi farebbcro g l o r i o f o . £ pero t i
s'interpone f' i di loro 3 e d i m e , che non
d i c o , aceoítati ancor tu a5 miei E i c t t i
l a i d a a l o r o ncever la Grazia m i a , e del-
per darmi queilo refrigerio. _,
l a mía V e n t a .
S o n ó i Peccatpri i n un profondo abif-
.GfFerifei, o F i g l i u o l a , d i continuo la io tanto grande, c h e n o n ci é d i b u o g n o
m i ¡ Nerita a m e l l e í T o , e i l f u o S a n g u e . di ¡ n e n o j che ia m i a P o t é n z a , e Bonta
Offenlci ancora, alia mia V e n t a ilme- a c a v a r g i i . E pero i miei Eletti iono piu
íienmo fuo Sangue , aepio per queilo p e r f e « m u £ i o g g i , che foífer maí > eti $
^ venu-
De'Pazzi. Parte Quarta. 257
vcnuto rcpipo, che le mieCreaturepec V i ho dato il m í o V e r b o Umanato,
c a n o p i ü ^ e r m a l i z i a , che per fragilitá, come fortiíTima fpada per difendervi, e d
e quanto piü i o con la mia Boma con- ofFendere i voftri nemici j ma credendoíi
corro coi miei d o n i , e g r a z i e , tanto píú gli uominimaligni d'oftender v o i , miei
quelli moltiplicano i n malizia . Onde E i e t t i , non v i fanno alcun dannoj anzi
íe i n me, e nei mieiSpiriti B e a t i , che ofiendonofeftelfi, e dafeftefli fi danno
g i a f o n o g l o n f i c a t i , potefle cader mera la m o r t e . E liccome é una cofa m o l t o
v i g l i a , o ftupirebbero grandemente di o r r e n d a d a r í i l a m o r t e d a í e , cosi é m o l -
tanta m a l i z i a , e i n i q u i t á , che é o g g i n e l to piu orribile ammazzar 1* A n i m a fuá
c u o r e d e l l e C r e a t u r e , e q u e l l i , equelle, da fe ñ e f s o .
che ne hanno lumc c o n tanta tepiditá Quefta malizia é tanto grande, che i '
vanno eftirpandola. l o ho dato a miei opere, che fono in feftefsedi perfezio-
E l e t t i , ed a v o i m i e E l e c t e , epreelette ne fa ella diventare d i condannazione.
Spofe , la mia Veritá , come C i t t á di Quefta malizia non é a l t r o , che u n i n -
refugio , a c c i o c c h é abbiate dove ripo- veftigare i Giudizj di D i o , e c o n t r a d i r é
farvi contro Tinlidie dei voftri nemici, all*opere fue, un penfare , un parlare
ed acció abbiate dove ricorrere per aju di falfitá, e b u g i a . Q u e l l i che hanno
tare le mié Creature, pero ricorrete, r i - quefta malizia nel cuore, tirano le cofe,
correte in eíí'a , che é i n v o f t r a p o d e l U , che o c c o r r o n o , a lor m o d o ; tutto ef-
i v i p ó r t e t e ajuto alie mié Creature che pongono fecondo i l proprio l o r p a r e r e »
periftono , mettete , mettete la vita per e tutto intendono a l o r f e n n o , e non é
cfse. O non vedi tu , che i l giardino altro quefta m a l i z i a , che una b u g i a , e
della mia Chiefa é tutto circondato da un*offender la V e r i t á . I c u o r i , che han-
fpine, e triboli , e fono tanto íoftoca- no tal m a l i z i a , fempre compongono fcu«
í i , e fprcmuti i fiori de3 buoni deíide- fe, offendon le Creature, ccontradico-
r j , che con difficelta pofsono condurre a no a m e , e non mai dicono alcuna veri-
perfezione i l dovutofrutto ? E d e o g g i ; r i t a , akra cofa hanno nel cuore > ed altra
tanto contrariara l a B o n t á , che io i n - ; nella bocea.
fondo nelle mié Creature, dalla Sapien- C h i potra mai levare tanta malizia dal parla ín
za umana, che in molto poche fa frut- cuor delleCreature? c e r t o c h e n o n v i b i - p«ríbna
t o . I l viver v o í t r o é ridotto tutto in fogna meno, che la Carita, e la Bontá tua, í,roPria°
cerimonie , e í c u f e , e quando l i va al o mió D i o . O s* io foífi fatta degna d i dar
Sagramento della Confeífione, lafeiaro la vita per lafalute delle fue Creature, e
dalla mia Veritá per r i a c q u i í h r l a per- levar v i a tanta m a l i z i a , quanto refrigc-
duta grazia, par che in cambio d ' a c c u - : r i o m i f a r e b b e ? Gran cofa é viverc, e d e l
farli , v i fi vada per ifcufaríi j onde in ^ continuo moriré j o h , che gran pena é
vece á' efser cancellaii i peccati fe ne j vederc di potergiovare alie tueCreatu-
acquiftano m o l t i a l t r i . E nitro viene re , con metter la v i t a , e non lopoter fa-
da quel maledetto voftro rifpetto urna-i re! O C a r i t a , tufei una lima , checonfu-
no , e A m o r p r o p r i o . M a ancora i ) m i a p o c o a p o c o r A n i m a c ' l C o f p o ^ d c l
miei Criftiani non attendono a q u e l l o , contimio nutrifei efsa A n i m a , e ancora*
che fono obligati di fare, e non apro- efso C o r p o . O i r a é , quefti tali uomini
n o g l i occhi per veder quello , che fi si pieni di tanta malizia non m i pajón
appartienfc a loro di correggere, ed emen- Creature, ma Demonj, e che efercizio fan-
dare , lafeiando feorrere 1c povere Anime no i D e m o n j , fe non di rnahzia ? non efer-
i n difetti, p e c c a t i , e c e c i t á , ficchépre- c'uano a l t r o , che m a l i z i a , per ingannar l a
cipitano nel profondo d ' o g n i miferia, cd ' Veritá E chi íi c o n t r a p p o r r á atantama
infeíicitá. E tutto deriva da quefto rifpet' lizia ? dove a n d r ó ? a o v e m i v o l t e r b , che
t o u m a n o , col lafciarli rannuvolare g l i i o n o n v e g g i a , o buon D i o , la tuaoífe-
occhi dalla fuperbia. Lafuperbia é tanto fa? per tutto, per tutto veggioabbpr^
riprcnfibile nelle C r e a t u r e , mapartico daré la m a l i z i a . O Padre, o V e r b o >
larmentc n e ' m i e i C r i f t i a n i , e ne' R e l i - o S p i r i r o , o D i o T r i n o , e d u n o , f a s i
^ i o l i ; quanto e lodevole 1' U m i l t á nei che ad o g n i u n o in particolare í i a c o n f e -
<miú E l e t t i , rito il lume t u o , accib per mezzo di efso
pof&a
8 Opere di S. María Maddalena
pofla ciafcun di loro conofcere, e in par- come ti fal tanto v i l c 3 c baífa d\ cuore , i
te penetrare la fuá malizia. I d a me con- animo codardo, che ti lafci torré la tua di-
cedí ^razia, che per loro iopoíraloddil- gnitá ? fei fatta per effer capace dell1 Eter-
fare^con metter la vita^ quando bifo- nita, eSapienzadiDioj e tifaifchiava,
«naffe. Os perché non pofío ciocpnfe- e ferva del Demonio . O quanto fi awilif-
ñ r e a mtti quefto affinché poi tutti, ed cono ituoiCrifti; perché, elfendo fatti
io infieine con loropoteflimo inqualche miniftri de i tefori incomprenfiblli, diven-
parte foddisfare all'offefa, che t i í a n n o ? tanotal'ora, per cosidire, Demonj in-
febenappieno non pub foddisfare teítef- carnati. Ma io fon cagione d' ognimale,
f o , fe non la Bontá di te fteíTo j ma puré e pero venga, venga la Giuílizia fopra di
almeno avrei alquanto di sfogamento. m t , edogni Mifericordia fopra di loro.
O malizia delta Creatura, quanto poco Si che la miaingratitudine é t a l e , che é
edapochi feipenetrata? O Diobuono, caoione di tanto m a í e .
o Dio bueno, ella non é penetrara, mol- DilettaFiglia, i'o hoeletto leCreatu-
tidicono, che t u f e i o f f e í o j raa nonfan- re , tutte a modo di belliífimi canali j
no j e non penetrano , che cofa fía offefa. ftillando in loro una limpidilllma acqua j
Molti conofeono la tua Bontá , la tua maeííe laconvertono in una ofeuriffima
Potenza, laSapienza, e la Gloria i ma mota. Ma lafeiamo ormaí andaré tanta
non é giá penetrata 1' offefa, che ti é fatta iniquítá, e tanta malizia ,
da' Peccatori. O Padre, st, non piü malizia, non
Se vb a' Preíatl We trovo gran parte piü ignoranza , non piü. ingratitudine ,
pieni d'ingiuftizia > con unafintaMiferi- non piu, non piü j che mi fento man-
cordia. Se a'Principi, pieni dyavanzia> car la vita, perlafuaorribil viña j ficché
e vanagloria. Se a* Sudditi, pieni d'odioj vivendo muojo dxunamorte ínfbpporta-
e dibugia. Se a'Religioíi, la maggior bile, vedendo non poter riparare. Non
parte vivono in peccato mortale , e mol- mi meravigho , che i tuoi Elettt raet-
ti cercano di comprare la d i g n k á c o í tuo telfero la vita ; ma mi meravigíio be-
Sangue , o m i ó Criíto, e poi ñ credono ne, che íi trovalle, chi glie la facefse
convertiré Popoli con le loro parole, pie- mettere,
nedi fímulazioni, d'ípocriíía, cd'ambi-
zione, Guaí, guai a ehi íimula, eperdir C A P I T O L O XXIL
m e g í i o , a chi fa vifta di non fapere , e
n o n i n t e n d e r e r o ñ e f e , che ti f á s n o l P e c - L' e dato ad tntendere nell'a Fe (la delia
catori, ma tal volta V oftefe cí pajón pic- Natiw/a delliiVergme SctntiJJíma y l ' A -
cole, perché non penetriamo al viro la mor iMvina qual preziofo liqttore j trat-
gran Bontá di Dio . O Bontá immenfa , delli effeeti dell' iftejfo JtmWe, e de
diffonditi, diffonditi ne* cuori tuoiElet- me&zi per acquifiarl» , e JcMopre malte
t i , fe ben fonpoehi . Vedi, vedi Anima fottigíiez,z,e deW Amor prefrio1.
mia a quel Verbo Incarnato net mezzo
d' una moltitudine infinita , battuto , e O v e g g o M a r í a p í c c o l i n a , e la veggo^
^a tutti dileggiato, vedi, come lo sbef-
fano, e came lo rrattano, chi con cen-
Í alia deftra del fuo Eigiiuolo. O Ma-
ría come bentivcggo , che haineMetue
tñ , chi con parole> e chi con opere. líiani un bel vafo di doke liqirore l dan-
Veggio alcuni, che > vorrebbero libe- ne, danne in abbondanza , María , che-
rare j ma per paura: Amorproprio, erif- non ifcemerá , ma rimarrá pieno. Ma
petto urnano, lafeiano il m i ó Spofo in deh dimmi, dove fía cotefío vafo, che
quella moltitudine cosí mal trattato. O contiene in fe tanto puro , attrattivo »
amor m i ó G e s ú , ií m i ó Amorproprio é dolce e delicato íiquore ? Nella caverna
caufad'ognicofa. O , quefto Amor pro- del lato íiniftro e dolce Coftaro del m®
f>no, quanto t*oftende, e quantodanno U n i g é n i t o . Quefto Kquore í í d á aquel-
apporta all' Aiíimanoílra ? Eglifa a pun- í i , che lafeiano la fapienza , ejpruden-
to , com e il tarlo, che a poco a poco con- za umana j 1' attraggono quelfí ? ch^
í u m a l Anima, ecolfuo rodere lariduce con eran zelo appetifcono la Giulnzia , c
a m e n t é . O Anima c o s l d e í m a , cnobile Puritá del lor cuore; e quclli che fon di-
ven-
De* Pazzi. Parte Quarta. 259
ventatlftoltiperCrlfto. Se nedilettano, j dantirÍToli? e qual fonte é cosi copiofa di
e compiacciono i manfueti, e' pacifici d i limpidíífima acqua, come é quefto purifli-
cuore j fenecibano e n u t r i f c o n o q u e l l i , mo Amore ? che co' fuoi fpazioíi, e ab-
che intrinfecamente amano i l Prolfimo bondantiííimi rivoli irriga ilCielo, e la
l o r o . S o n ó quaíi annegati i n efso liquo- Terra . In Cielo inebriando, e confuman,-
r e , quelli che hanno la perfezione della d o , e beatificando j ed in térra, fructifi-
C a r i t a , e q u e l l i , che ficonofcono non cando neile Creature. Quai fu la via, per
efser altro , che n u l l a , in loro fteífi, e fi la quale difcefe quefto puriflimo Amore in
compiacciono di non efsere, fono q u e l l i , torra? t u f o í l i , parvolina María, e inte
chelomanifeftano. Quali eíFetti fa que- fu mefso Tamo daprenderlo. E qual" é 1'
fto delicaro liquore neU' A n i m a ? Sazia efca, con la quale fono attratte le Creatu-
tutti i defiderj, fana tutte i ' i n f e r m i t á , re a deíiderarc efso amore ? La Gloria che
tranquilla nelle t r i b o l a z i o n i , pacifica 1* e preparara a quelli, che V amano. Ma ,
animo con Dio j onde trovando!! T A n i m a deh dimmi, o parvolina, che via íi po-
cosi pacificata con D i o , non fi quieta s' trebbe tenereper acquiftare tanto alto A-
ella non vede ancora i P r o í í i m i f u o i in more? U n ' a n í i o f o , e continuo deíiderio
tal pace, e q u e f t a é quellapace, che fu- di efso Amore> difcacciar da noi V Amor
pera ogni fenfo . L o ftefso Uquore ci fa proprio, perche un* Amore impedifce 1*
capaci delP A m o r , che Dio ha portato , altro Amore. Sonó di tre forte d* Amori,
c porta a i r i m m a g i n e f u a . L ' A n i m a che che impedifcono quefto Amore.
poífiede tal preziofo l i q u o r e , riceve i n II grande , e difordinato Amor pro-
t é r r a un'arra del Paradifo, ed é adorna prio,
d i tutte le y i r t ú , Deh Sancifljma Fan- II grande, ed anfiofo Amor delleco-
ciullina María , v o r r e i pur fapere i l fe créate ,
nome d i quefto preziofo l i q u o r e , ancor- 11 grande , ed inquieto Amor dellc
che per l a m í a infirmitá conofea non Creature.
nieritar d' intendere cosi alto , e puro D , quanto 1' Amor difordinato del-
n o m e . O Anima mía quefto é i l purif- Je Creature impedifce quefto puro Amor
fimo , e fempliciflimo A m o r d i D i o , Divino ? piacefse al mió Spofo, che que-
nominato in t é r r a tanto a cafb> e tepi- fto Amore delle Creature difordinato non
l a m e n t e da g l i uomini abbracciato nel- fi trovafse in térra, ma fe pur fi trova nel
le loro operazioni. Qual1 é i l nome del S e c ó l o , almepo non fi trovafse nei Re-
v a f o , che contiene quefto puriífimo l i - l i g i o í i , che ardifco di d i r é , che non fia
jquore ? o , i l liquore é tanto abbondan Religiope alcuna , dove qualcuno non
t e , e firacchiude i n un vafo cosi picco- ami di particolar amore , e non folo
l i n o quaK é i l cuor del y e r b o , i n quan- queili propinqui perSangue, made'me-
to , che é formato d i carne, e afpira an- delimiKeligiofii chefebene non ¿gran-
cora d'infondere i n un luogo piu píceos- de offefa, almeno é d i f e t t o , perché non
l o , che é i l cuor della Creatura. Quan- é del tutto ifradicato dali' Amor proprio,
do v i fupofto, o w e r o quando v i nac efsendo che nella Rell^ione fi deve ama-
que? in queiriftance, che fu creato quel re comunemepte ogn*uno con carita, e
piccolin cuore del y e r b o IJmanato della vincolod* Amor Divino . Ma o Mafia , io
tua carne efangue, o M a r í a , nel yentre non pofsp fare di non amare le Creatu-
t u o , in quel!' jftante, d u o , v i fu pofto, re d e í i p i o D i o , egli ftefso me l'ha co-
e vi nacque efso liquore in quanto ú Ver- mandato j ma fappiali, che in quefto ci
bo Umanato j ma nel Verbo D i v i n o , non e difterenza. Iddio ha creati tutti d* a-
v i f a m a i p o f t o , perché ^¿«/^«o fu , efa more . Rifguardando Dio in fe ftefso
t á f e m p r e i n l u i , efsendo egli p r i n c i p i o , vidde 1* Amore, da cui egli fu mofsoa
fenzaprincipio, efine íenzafine d i mtte crear ruomo j perche pamcipaíse dief-
i e c o f e . O quanto bene fu rampollato in fo A m o r e , ficché fumo per Amore, d'A-
quel piccolcupre dell* Umanato V e r b o , more? e c o n Amore creati, e perché al
quefto pregiato l iquore. Sopra qual mon- fine godiama efso Amore, che* é D i o .
Come faro dunque a non amare? Ma
te li vidde mai co^i copipfo rampollo ? ov-
deh dimnu ti pre^o María, in che modo
vero qual valle fu ripiena d i cosi abbon-
P ho
'i¿o Opere di S. Míina Maddalena
h o í o a d a m a r e quefto m í o ProíTimo? O ( D i v i n o 5 ma ben íi vede, che I n l e l r e -
parvolina , tu m i fei intendere un ter- gna 1' A m o r p r o p n o . V e g g o u n ' a l t r a A -
parv_-
niine troppo a l t o , c i o c , che 10 1 a m i , che quando e prefenteal miftero
nel quale offerifee i l m i ó Spofo all* Eterno
come 1' amb i l mió S p o f o , e come 1* amo
P a d r e , e alia lode tua , tanto sfavilla
Cgli? P e r le Crcature umane lafcib in
deil' A m o r D i v i n o > che pare un Serafín
certo modo i l feno deil' Eterno Padre con
n o , quafi alato da tutte le bande, e non
l a Potenza, Sapienza, e d i n modo d i d i -
fono tante granella di rena nel mare, che
re l a P u r i t á , per poter converfáre c o n l '
non fiano piú i divoti c o n c e t t i , che fo-
impurita delle Creaturc. Lafcib l a roba,
prabbondano nella mente d i leí ? M a non
e l e f a c o l t a , e finalmente dicde fe ftef-
é prima partita, che fe levienefcoper-
f o , e ' l proprio Sangue : E d i o ancora
t o , e manifeftato alcun fuo difetto, che
devo lafciare me ftefla , e V amore d i
non le paja, che fia i n l e i , ancorché
tutte le c o f e c r é a t e , ed eflcr preparata,
le fia detto, non l o vuol creder, ed ecco
quando bifognaffe per la f a l u t c l o r o , a
che i n lei regna la fuperbia, ed hapofto i l
dareilproprioSangue. Dirb p o i a d o g n i
feggio 1* amor p r o p r i o .
modo , che volefle D i o , che l * amore
delle cofe c r é a t e , non foífe mai venuto Sara un altra, che ne g l i efercizj del-
i n t é r r a , p e r c h é amando le cofe c r é a t e , la C a r i t a , non íí vidde mai piú velocc
avviliamo la nobiltá noftra, facendo fu- uccello volare , come ella é pronta a
periore a noi quelle cofe, che c i fono tan- lafciare o g n i fuo proprio c ó m o d o , c
to inferiori. O r a c i refta da direnelde- utile , in fervizio del ProíTimo j ma
teftabile, e maledetto A m o r proprio tan- finita l3 opera le par dovere, e vorreb-
to n o c i v o , e dannevole all* Anima , i l b e , che glie ne íbfíe faputo grado, ed
guale non bafta c h ' i o difcacci da me fo- eífer ringraziata, e quel che é peggio,
i o , quando m ' unifco t e c o , o quando mi conofee, e íi complace neli'opera f u á ,
trovo preícnte a quel gran facriíizio, o e vorrebbe , che tutte 1* altre glie ne
vero alia laude t u a , o nel l u o ^ o del ripofó lodaíTero. E c c o i l feggio d e i r A m o r
p d o v e lideve ufare la Carita per la mi- p r o p r i o . Altra fará p o i , che fe ne ftá
feria , e fragilitá noftra, o nel luogo do- ne tüoi efercizj , a guifa d i femplice
ve ci abbiamo ad efercitare per fuggir V fanciulletta, nulla v u o l v e d e r e , fapere,
o z i o , o nel luogo della refezione, o do- lieta e fervente; m a l í complace, e vor-
ve íí d e c p i g l i a r f o l l e v a m e n t © , c ricrea- rebbe ? che T altre la confideraflero co-
z i o n e , o nel P a r l a t o r i o , luogo ( p e r d i r sí l i e t a , e fervente , e le par fare piu
meglio ) d i diífoluziones ma bifogna , che T a l t r e , e per tale a f p i r a d ' e í s e r c o -
chefempre i n t u t t i i l u o g h i , ed in t u t t i i nofciuta, ma non s' avvede, che fa me-
tempi i o difcacci dame quefto maledetto no d i tutte , e non trae alcun profitto
A m o r p r o p r i o , perché egli é tanto con- deir opera fuá , non indirizzando 1* in-
trario a quefto puriifimo5, e fempliciíh- tenzione fuá a D i o : e4 e c c o , chequi
ino A m o r D i v i n o , ed e tanto fottile , regna T A m o r p r o p r i o .
che appena la Creatura da fe ftefla l o puo V e g g o un' altra A n i m a , che neU'au-
c o n o í c e r e , perché molte volee íi vaco- fteritá della v i t a , par che vogliapareg-
prendo fotto color d i bene, e quefto é piú giare un SantJ A n t o n i o , e g l i vengono
jpericolofo, ediffieileaconofeere. V c g - in mente mille , e mille efempj de'
g i o una moltitudíne d^ A n i m e , fra le qua- fuoi P a d r i ancichi , per voler i m i t a r l i ,
l i una ne feorgo, che a l t e m p o d ' u n i r í i e ad ognifeaglione , chefeende, ía mil-
t e c o , o d o l c e y e r b o , fe ne fta la tutta le p r o p o í í d ? mafe l'ubbidienza le vieta
raccolta , nulla vedendo , e nulla fen- q u e f t a f u a a u ñ e r i t á , e 1* impone q u e c h e
tendo , che non pare che lía i n t é r r a , ubbidienza, fecondo cherichiede la d i -
ma tutta aíTorcain'te, ata! c h e n e l l ' A n i - ferezione, é oftinata e percinace, e non
ma fuá par che non fia altro che Amor D i - vuole u b b i d i r e , parendole tenere la di-
v i n o 5 ma. non palla talvolta un' ora , che ferezione nellefuemani : ed e c c o , che
opponendofelequalcofa, che non fia fe- qui íi feorge 1'Amor proprio avefei íacto
condo i l fuo v c l e r e , tutta íi conturba, e i! nido. ..
npnpar giá f u e l l a , che i n fe avea V A m o r S l r á un'altra Aniipa, che nel luogo dell:»
rete-
tk,*Pí¿Zu Parte Qyart^. l6l
rcfczione fta con tama gravita, p mor- perfezione , e non folo la íúa j ma It
tificazione , phe l a mortc ftefsa non é par doverc d i aver a manifeftare quei-
tanto mortificata, quanto dimoftra efser l a d i tutte T a l t r c , c c o n un dolce par-
ella , ma íi diletta m quefta fuá mortifi- lare va allettando I c C r e a t u r c , e fapi«
cazione , e ha caro d'efser tenuta piu gliar troppa í i c u r t á : onde poi c i fanno
fanta, c h e l ' a l t r e , e d a n c o r c h é a f p i n a i r oceupare m o h o tempo , nel qual po-
aftinenza , e mortlfícazione , nondime- tremo piu í o d a r c , c benedire efso D i o ,
no vorrehbe^ <chedali• altre lefofscufa- c qui regna una fottile , c d afeofa fu-
to ogni diferezion? , c rifpetto, non íi p e r b i a , e ei ha pofto i l f e g g i o l* A m o r
contentando molt^ volte di quel che p r o p r i o , tanto che i o dirb c o n P a o l o ,
puo farc la p o v e r t á della R e l i g i o n e ; e pericoio in t é r r a , pericolo i n mare ,
COSÍ non mai fi quieta, perche quando periepio nella f o l i t u d i n c , pericolo f r a i
l ' e ufata diferezione, lepar ches'ecce- falfi f r a t e l l i , e d i piu dirb pericolo i n
d a , e quando le manca qualche cofa , me , pericolo fuor d i me , pericolo i n
n o n le pare che fe l* ufi diferezione, a tale m e , s* i o non efeo fuor di me c o l l ' a b -
che ' n cambio di far zfi'menzx, non v o - bafsarmi, e riputarrai u n nientc ; peri»
leado pigliare quel p o c o , che da la Re- c o l ó fuor d i m e , fe in quefti abbafsa-
l i g i o n e a í r d t r e , non s* a v v e d c , che con m e n t i , ed u m i l i a z i p n i i o ' non fuggo la
í a f u a v o l o m á deíídera d'aver p i u , cheT compiacenza.
a k r c j c d c e c o , che ^ u i regna grande- O dolec pargoiina María , deli f a s i ,
mente l ' a m o r p r o p r i o . che queftp maiedetto A m o r p r o p r i o ,
Sara u n ' a k r a ., che ne* l u o d i i della non regni in n o i , ma d o n a d una fein*
ricreazione par che tenga nelía finiftra tilia d i quel p u r i l í i m o , e fempliciflimo
!e b i l a n d e , e neliadeftra Tinfcgnadel- A m o r D i v i n o , che procede dallacaver?
1a:Giuft>zia, e fe nev.á ao¡uifa d'un" ai- na del Coftato del tuo U n i g é n i t o . O
t r o San P a o l o , p a r e n d o í e , che cofa Maria io m* ammlro in contemplare i a
nefsuna 1* ai)bia a feparare dalia carita <ii tua ecccffiva Bellezza c P u r i t á , pero
D i o , c non íi cura d i cuftodirc i fcníl invito v o i , o Spiriti B c a t i , infierne c o n
« f t e r i o r i , p a r e n d o í e , che 1'interiore fia tutti i m i e i avvocati , a venirc a con»
tanto unito a D i o , che queilo n o n le templar María , e rcnderle grazic per
pofsa nuocere j ancora del fuo interiore me della cognizione datami del purif-
n u l l a v u o l c o m u n i c a r e , ed all'occalione í i m o e fpmpficiífimo A m o r D i v i n o . O
d i dir qualche cofa non ufa i l talento, quanti fono p r o n t i a fare l a v o l o n t á
che D i o F ha dato i n ajuto de* fuoi Proffi- n o ñ r a l i Santi , e Beati Spiriti : tanto
m i , non fi cpnfidando, che María V ab- d e l i d e r i , e r i c e r c h i , che fiamo n o i , o
b i a a d a j u t a r e , e quel c h * c l l a f a , l e p a r Maria , pronte e preparóte ad inclinar-
farlo da fe ftefsa, non l o riconofeendo da c i a l l ' intenzione , non che al volerc
D i o j a t a l , che in celia é t r o p p o r i t i r a t a , de* noftri Superiori , e non folo a* Su-
c nel c h l p í l r o troppo difsoluta; e cosí é periori , ma allí eguali , ed inferiori ,
i n lei non folo V A m o r p r o p r i o , jna anco-
p e r c h é la perfetta ubbidienza non rif?
ra una gran fuperbia.
guarda a Creatura nefsuna i marifguafc-
Quell* altra , nel luogo deila diftra- da folo Iddio in o g n i creatura .
z i o n e , (per chiamarlo c o s i ) , c i o é nel
Parlatorio , v u o l m p í l r a r tanta fapicn-
z a , che par che ella v o g l i a avanzare
l a fapienza d i Sane4 A g o f t i n o . Stando
í n tal l u o g o ufa una Certa prudenza nel
fuo parlare , quaíi che l e paja da fe
ftefsa efseríi e l é t t a la vocazione religio-
f a , non la riconofeendo da D i o , e quel
che é peggio , fentendo le miferie del
M o n d o , k p a r e , c h e ' l M o n d o non ab«
h'u mcritato d i ritener l e i per l a fuá
Jbónta , e cosí vien dimoftrando l a fua,^
¡Opere di S, M . Madd. de' Ffitzí , CA-
i6z Onere di S. Maria Maddalena
XJmanká é una medeílma cofa in fe ftef-
C A P I T O l O XXIII. f a , b e n c h é fia in qualchemaniera, c o -
me cofa diverfa nel parlare da noi appre-
De var; m d i , co quali f, unifce Dio f a , eredendofi ella glorificara, e cono-
all'Animfip fcendo, che tal glorificazione fi fa per
mezzo dell*unione, che'1 V e r b o ha fat-
P.3.4g
I N quanti modi t* unlfci all' A n i m a , o to con T u o m o , percib non pub t o m -
Verbo? E q u a l i , e quantefonoleco- portare , che V Anima fía di%i::nta da
f e , che tengonote nell1 A n i m a , e T Anima D i o . E propriamente fa r i f t e í í a U m a n i -
inte? D a l l a parte d i t e , V e r b o , cmque tá del V e r b o come un5airptevol Fratel-
f o n o l e c a g i o n i , che t i tengono n e l l ' A n i - l o , che ha i m ' a l t r o fuo Fratello , che
m a , e trefono dalla parte" d e l l ' A n i m a , ama cordialmente, e vedendo fe fteflb
che ti tengono i n l e í . D a l l a panx d i t e . g o d e r e n o n p u o p a t i r e , n é f o í t e n e r e , che
V e r b o , la p r i m a c a g i o n e , che t i fauni- i l fuo Fratello fia privo dellericchezze
r é , e fiar n e i r Anima e i l continuo , ed fue. T a n t o f a l ' U m a n i t á , che vedendofi
aíTjduotifguardo, c h e i n t e f t e f í o f a i d i t e glorificara, d e í i d e r a , (fe utfiderio pub
fteíTp, L ' u n i o n c , che hai c o ' l Padre, avere j n f e ) che tal glorificazione abbia
e l o Spirito Santo é l a feconda cagione, ancora T A n i m a . E pero muove quefta
che muove t e , p V e r b o , a unirti con TA- gloria dell3 U m a n i t á i l Verbo ad unirfi
n i m a , T a l e unione, che hai in t e , pro- con 1'Anima. L3 quinta cagione, che l o
voca piü a far quefta u n i o n e c o n T A n i - muove a far con T Anima quefta grande
m a , che non provoca il fuoco laCreatu- unione é lafuaegualitá , la quale é tanto
ra ad allontanaríi d a q u e l l o , quando ve- grande, che l i da t u t t o q u e l l o , che ha,
emente abbruccia. L a t e r z a c o f a , che ti ! eífendo che per quefta egualitá egii é tan-
provoca ad unirti con T A n i m a , é i l San- j to favio, tanto b u o n o , tanto potente,
g u e , del quale ogni gocciola é unalin-j quanto i l P a d r e , ed é , Deas de Deo, lutnen
g u a , che g r i d a u n i o n é , unione con chi j de lumine, Deus verfis de Deo vero : é per l i
tu hai redento. Fanno le fteíl'e gocciole comunicazione degl5 idiomi 1* U m a n i t á
dt Sangue del Verbo una foave vece di j ancora viene a participare quefti t i t o l i , e
muííca a í l ^ freffo V e r b o , rammemo- ,i o n o r i D i y i n i , b e n c h é f e c o n d o T U m a n i t á
randoglí r a m o r e , c o l quale lofparfe. jj cgli veracemente dica : Pater major me
L o ííeíío Sangue fa innamorare i l Ver- l i eft : P e r c i p non pub veder cofa alcuna ,
bo della Crcatura i n t a l r n o d o , che glie ' c h e n o n f i a p e r g r a z i a e g u a l e a f e , i n q u e l
l o dona, avendolo per quella fparfo. E ! modo pero, che n ' é capace la Creatura
íiccome D i o é i l centro d e l l ' A n i m a , cosi ragionevole, fiando fermo i l D i v i n de-
T A n i m a , dirb che e il centro del Sangue, creto, di non voler afsumerealla Perfo-
per q u t i primo mbvimentp, oltre i l pre- na D i v i n a piu d'un f o l o , e particolare
certo del Padre, e ¡a v o g l i a d ' u b b i d i r c uomo , da cui nondimeno ridonda l a
nel Figliuplo : Tune dixi ecce venia > In gloria in tutti gli altri uomini di parti-
capte lihri feriptum e[i de me , m fuce- cipare nella fuá natura l a Divinitá 5 e per
retn voltrntatem trntm : per quel primo quefta ragione cerca #di far T Anima per
m o v i m e n t o , d i c o , che provoco i l Ver- participazione eguale a fe , mediante
b o a f p o r g e r l o i che fu r a m o r e , che por-" quefta unione d i g r a z i a , eísendo che non
tava alia Creatura j onde ficcpme Jddio e tanto diforme la luce dalle tenebre,
ha fempre uno íleffo effere fenza princir quanto é difonne X Anima da D i o , efsen-
p i ó , e j-ifguardaaquello, c o s i i l S a n g u e dodifunita da quello per II peccato j pe-
rifguarda fempre a quefto primo princi- r o T egualitá íua provoca i l Verbo a lar
p i o , per lo quale fu fparfo. La quarta quefta unione. E vedendo T iftefso Ver-
cagione, che provoca i l V c t b o aunirfi bo , che come D i o vede 3 e vidde ab s.rer-
con i' Anima é la G l o r i a della íua Umani- no tuttoquello che é j vedendo d i c o , che
t á . ty. gloria dell* U m a n i t á l a uLivne? ed 1'Anima non pub efser eguale a l u i j fi
ecagione , che Jl V e r b o m u o v e ad unir, muove per quella U n i r á , che ha co I
ii con i ' A n i m a , perché quefta U m a n i r á é Padre , e con ío Spirito Santo , a ™\
u m t a a l l a n o Ü r a , eHendo cheuomo', ed defiderare a efsa Anima tal'unione, an/.i
la
De Pazzi. Parce Quarta. 2,(33
lasforzafoavcmente a renderíi atta a r i - rebbe, che avefse bifogno di quelía , e
cever quella._ Tre fono le cagioni dal nonfofse comyeffIi é i n fe ftefso g l o r i o -
canto d e i r A n i m a , che provocano D i o a f o . E come nella creazione delP U n i -
unirfi c o n q u e l l a . L a prima é mantener verfo i l nulla precedette ( fe íí pub dir
r e f s e r e , c h é le ha datolddio., quanto p r e c e d e r é quel che n o n é ) a quanto i n
mai é pofllbile a le! . Percib r i í g u a r d a n - queftoMondo fece i l C r e a t o r c , e a l f u -
do D i o T efsere, che egli ha dato a i r A n i • n i o n e , che eglifece d i fe ílefso, dando
m a , e v e d e n d o , che lo mantiene con una i'efsere, e la participazionedi fe a tutte
forte volontá é f o r z a t o in un certomodo le fue Creature, fecondo la capacita del-
ad uniríi con 1' A n i m a , eísendoi che VeCSét la natura di ciafcheduna , per la qual
d i l e i e f c e da D i o , e D i o é q u e l l o , che partícipazione ogni Creatura viene ad
l a í i a b i l i f c e , e ferina, e loda i l deíiderio efsere unita , e dependente da D i o ;
di renderíi atta a mantenere i l detto eísere cosí per far quefta altra unione con T A -
che D i o le ha d a t o , accib poísa far con n i m a , e ricevere un mondo d i g r a z i e ,
quellaquefta unione. L a feconda c a p o - b i f o g n a , che r i t m o v i neir Anima queíbe
n e , che provoca i l Verbo ad uniríi con annichilazione, e come nella ricreazio-
1' A n i m a é i ' u m i l t á , che fi ritrova in quel- ne per mezzo della Grazia del p i c c i o l
la . Ja qual umiltá faa gulfa della calami- M o n d o , che é l a ragionevol C r e a t u r a ,
t a , che tira Iddio in q u e l i ' A n i m a , onde e n e i r unione del Verbo con i ' U m a n i t á ,
rifguardando egli la fattura fuá , che per l v o l l e che precedefse un5 annichilazione.
u m i l t á , conofcimento, e annichilazione prima i n quella , che dovea efsere fuá
ha perduto , per cosí d i r é , i l fuo efserei Madre : Ecce Ancilla Domini ; accib
efolovede i l fuo non efsere, le donautf con tal'atto íi rendefse p i ú d e g n a , e ca-
efser nobiliíTimo , e pcrfettiífimo , ñ o pace di tanta G l o r i a , e grandezza , che
per diré un1 efsere fenzaprincipio, e í e n n é c l l a , né veruno Spirito Beato, o pura
zafine. un*efsere ( c o s i l o diccfti v o i , Creatura appieno pub comprendere, ef-
o S i g n o r e ) che é proprio v o í i r o , unef- fcndo la dignitá di Madre, grazia infini-
fere D i v i n o : £>ji¿ adh&ret Dea unus Spt- ta j cosi per r u n i r í i con T Anima quefío
ritm fit cnm Uto. N o n g i á p e r c o m m u n i - D i v i n V e r b o , bifogna che preceda que-
cazione di natura , ma per unione d i v o - lla annichilazione, e per mezzo d i q u e -
l o m a , che pare , che non abbia vole- l í a , o precedendo q ü e f t a , viene I d d i o
r e , né intendere, altro che i l voftro , a far cofe m a r a v i g l i o t é i n q u e l l a , e pub
e cosí opera con v o i , che ella n o n c a - diríi di lei : Quiít fecit mih't magna qui
nofce operare in fe ftefsa, e da fe lie isa , potens e[i , qnia refpexit humdttatem un-
e pare che tutto quanto ella opera, lia eilU f u i . M a né anche queíla annichi-
operazion voftra, e non fuá, ma é piú lazione conofce d i fentir veramente co-
voftra che í u a , p e r c h é f e b b e n e e l l a con- noícere in fe , ma íóla annichiíandoíi
corre come Creatura da v o i mofsa a l f o~ pafsa poi alia grandezza di D i o » i l q u a -
perazione , ad ogni modo T operare é le unendoíl con q u e i r Anima» che ha ta-
piú voftro che fuo , che fíete i l princi- le annichilazione, l o viene ella per m o d o
p i o , i l m e z z o , e ' l fine di tal operazio- d i d i r e , a fare in fe ftefso gloriofo > at-
n e , e che i l tutto con la voílra grazia, tribuendo a l u i ogni g l o r i a , e o n o r e , e
e a m o r e m o v e t e , ed o p é r a t e i n l e i , non non a fe ftefsa j onde l o ftefso D i o íi
fenza l e i . Quando T A n i m a giugne a complace in tal* A n i m a talmente , che
ftá del continuo unito a l e i . E conque-
qúeito fegno di u m i l r á , tanto íi eom-
fta unione viene a participare in quella
piace in que fia fuá annichilazione, che
aggrandifceilfuo non efsere, quivi fala | maniera, che pub la Creatura ( reftan-
fuíf abita?,; onc, p e r c h é non p u b , e n o n j do nel fuo efsere quanto alia natura) le
vuole unirfi a quell* Anima D i o , che é j D i v i n e perfezioni . L a terza cagione
priva d i qutfta annichilazione , p e r c h é dalla parte d e i r A n i m a , che provoca i l
cfsendo egli infe ftefso, e per fe (lefsoglo- ¡ V e r b o a uniríi con q u e l l a , é un cami-
riofo j n é ' a v e n d o bifogno di a k u n o , efso • n a r e » un" intendere » e amare, che fa
fi imifce ad UÍI A n i m a , che non avefse \ T Animadella v e r i t á , lo ftefso D i o , che
quefta annichiLzione dx fe ftefsa par- ! é veritá e caminando T A n i m a inven-"
S x ta.
i<>4 Opere di S. María Maddalcna
t a , e intendendo, c amando l a veritá egli peccato, o che orribilc moftr*! e c o m c
non pub fare, che non ü unifea a l e i , ingombrava , e come ancora dopo i l
p e r c h é í i íafimile a l u i , che c v e r i t á . E d tuo Sangue, o V e r b o ingombra ii M o n -
elfo Tama ancora per creazione, reden- d o , c ancora regna í a h i , come é pof-
zione; c C r a z i a í U » . l i b i l e ) eccitá non ne g l i Ebrei folamen-
t e , Q t i non crediderme in me : ma ne
C A P I T O L O XXIV. g l i a k r i , che cosí operano, come fenoíí
m i credeflero. A h V e r b o , e come tan-
Sotte fimhU di átdici CAHUIÍ difeerre di ta ingratitudine fi ritrova oggi nel M o n -
vnrit optrazi0ni del yerbo , e difetne do , fa che t i chieggano, Domine ad*
auge mbis fidem , ma fede , QUS, per
farte ,n pfrj«n» del Padre íternt dileÜionem eperatur. N o n Fede m o r í a ,
parte in perftn* proprin. non Fede fpenta : anche DAmonet crt-
dunt t & tcntremifcuat. E a che giova
L
3. parte A ridondanzadellagloria, c h ' i o c o -
4. glor
munico colafsu a miei B e a t i , é d i queftaFede a chi per altro i n quella non
ce profitta? S p a r g i í a , Tpargiía , o Verbo
qucir operazione della glorificazione ,
che io largamente quaíi hume d i diletco v i v a , e ardente nel cuore de'tuoiFede-
Tpar»o fopra d i l o r o : Finminis Ímpetus l i ; dove riícaldata? dove accefa? nclla
Utifictit civitutemDei : quefto fteffo vie- fornace del tuo c u o r e , e dell* infinita
ne a diffondcríi, c a fpargerfi fra V A - carita : s i , che la F c d c d e ' t u o i F c d e l i í í
nime, che fono a me piu carc i n terra, conformi con l* opere l o r o , e 1'opere íí
per dodici c a n a l i , p r o c e d e n t i , cd effluen conformino con l a F e d c . O i m é , o i m é ,
ti del mió vivente, e per v o i morco V e r quanti naufragi delia Fede! O Críftia-
b o . O r a l'intcndcre queíla mia opera nitá quanto máncate per 1* Ereíia i n tan-
zione a l l ' A n i m a Timporta la panicipazio ti luoghi centro l a Fede l ma perche ?
n e , come íi pub per l a L e g ^ e ordinaria da perché prima era fpenta l a Carita ? Oí«
me habilita coftaggiü : Ni» uiAebit tne m é , o i m é , quanti peccati! A h doleií^
kttnoi & vivef t l a participazione dico íimo Verbo , c che fará? Fa i l viag-
della glorificazione f u á , e i l volercor- gio, chefailSolé, iatuaFede, quina-
r i í p o n a e r e a eífa operazione V importa i c e , cd ivi tramonta, qui f o r g e , ed i v i
l a Tua í a l u t e . Larghiífimi canali , a o r cefsa, e che fegno danno, te non che
pliflime , abbondevoliflimc fontanc : quefto Solé t r a m o n t i , 1* ombre de pec-
Nnurieth aquas i» gnudio de ftMtbmStl- c a t i , che íi veggono per t u i t o . Non fía
vtteris. cibvero : che c h i mi toglieííe l a v i t a ,
e mi facefse verfare tatto '1 fangue, per-
II primo canale procedente d a l m o r t o c h é queftaFede accefa nel tuo Sangue,
V e r b o nel m i ó Teño , perché quivi a¿> ravvivata c o n l a tua G a r i t a , íí fpargef-
*tern« egli accettb l a m o r t e , c s'ofFeri fe per t u t t i q u e l l i , che profeífano l a tua
ad efla, fono le parole dello fteífo Ver- Fede . L o fteflb S p i r i t o , quando v e r r á ,
b o , che egli diífc per fe lleíTo, e per la di che riprenderá ? della giuftizia : diro
bocea de f u o i D i v i n i P r o f e t i . Alcune d i giuiUzia , o ingiuñizia? ingiuíUzia dal-
eífc manifeftano V operazioni , che fi la parte noftra, giuftizia dalla parte del
fannoin C i c l o : alcune a l t r e q u e l l e , che Padre , che la volle , permettendo ,
íi fanno fopra l a terra : DiKit Deminm che i l fuo Figliuolo moriííe con tanti ílra-
Domino meo. Parole giáifpirate dal Ver- z j , e dalla parte del F i g l i u o l o , che 1* ac-
bo a D a v i d , c dal Verboreplicate con cettb con prontezza di volontá : Holt"
la fuá b o c e a , quefte inoUrano una parte caujium , Ó* pro peccato non poflulafii *
dell*operazioni, che fi fanno i n C i e l o . tune dixi : ecce vento . In capite lihri
I n che maniera? Cum nntem venerit H - feriptum eji de me , nt facerem^ volun-
l» i arguet Mundum df peccato , d i J u - tatem tuam , nella qual v o l o n t á , c o -
fiitia y & de judicio. Quefte molirano me dilfe 1* Apoftolo , nos falvi f * ü i
una parte dell*operazioni, che íi fanno fumus. E fenza uniré le noííre opere a
m terra, p o i c h é le parole dclic Spirito quplto facrifizío, a queftaoblazionc, ícn-
Sanro fono anche del V e r b o . L o fteflb za che f u ñ o imbiancate da quefto San-
Spirito Saneo r i p r e n d e r á ; De fetcmt : gue,
De* Pa^zi, Parte Quarta.
gue , che le cuopre» che l ' a w a l o r a , ra queílo , che 1' A n i m a intendendola
tuttelenoftregluftizie, o chefchifacofa íi vefte d i efsa B o n t á . O potrebbeli 1'
farebbero : Omnes juflitU noftríL , ficut A n i m a falvare fenza aver quefta affettuofa
fannus menjlruat&. D a queíla giuftizia cognizione d i quefta B o n t á ? S i , ma
si difpregiata ne nafce q u c l premio , con tanto piü ínfimo grado della fuá
che fará d o n ó , e giuftizia infierne. Co- glorificazione, c onor d i D i o , che fe
rona juflitu. Safiabor cum apparuertt glo- potefse intendere, farebbe ognl cofa per
ría, tua. V i d i collocare V Eterno Padre venire a tal c o g n i z i o n e . O fe aprifse g l i
in quefta G l o r i a non folo i l fuo Ver- o c c h i , e vedefse quale , e quanta ella
bo Incarnato, ma ancora tutti g l i Elet- fia ? ma talora é c i e c a , e non vede .
ti con fommo ordine . V i d i elTer difpo- Inunge collyrio aculas tuos , come T o b i a
fti quegli eterni í e g g i s preparad dallo col fíele d i quefto pefee mefso nel mare
ííefso Eterno Padre con difpoíizione m i - de'tormenti per n o i . 11 Sangue c a l d o ,
rabile a n o i , fenza precedente m é r i t o d i e b ó l l e n t e di quefto Verbo é b u o n o , e ot-
alcuna noftra operazione, ma bene non timo collirio> n é folo apre g l i o c c h i , ma
fenza l'operazion noftra, quando íiamo accende i l cuore, a tal che quefta opera-
adultij í b l o con un che di movimento zione é perfezionata dal Sangue , che
del voler f u o , e v i d i efler g l i u o m i n i si efee dalle vifeere del V e r b o , quale r i -
í l o l t i , che per quanto é dal canto l o r o donda nel cuore della Creatura, e ritor-
g u a í l a n o , e turbano co fuoi peccati que- na p o i nelle vifeere del V e r b o , e nel r i -
fta difpoíizione m i r a b i l e , ancor che ella dondare, che fa nel cuore della Creatu-
fempre fortifca con q u e l l i , che fono dal- r a , produce n c i r A n i m a quefta l u c e , con
la Sapienza, e V o l o n t á Divina predeíli- la luce l a d i l e z i o n e , e Carita d i D i o , e
nati : Hovit Dominui q»i funt ejus , d e l P r o f l i m o , e in quefto modo viene a
& nema rapiet eos de man» 5 Sebbene ritornare nelle Vifeere del Verbo Incar-
per qualche tempo fuggono dalla vo- nato . Argmt finalmente de judirio, per-
ce, e dalla verga d e l P a í l o r e , mapure ché avendoci liberati dalla fervitü dei
alia fine ; Oves mt & vocem meam audienf. Demonio , ritornano per fuá colpa gl*
V e g g i o maggior opera del Padre ope- uomini a foggettaríi a si crudo T i r a n n o ,
e íWjjendo i l giogodi Crifto, c h e é f o a -
rare nt ir abifso della térra,, che in C i e l o
ve, eleggiero, echeapportapoieterno
nel collocare i fuoi Eletti i n quel fom-
ripofo, prendendo a n c l i e g l i f o p r a d i s é
mo ordine , p e r o c h é quivi non é ope-
la maggior parte del pefo, abbracciano
razlone a k u n a , che g l i íi oppongaj fa
il giogo del M o n d o , che per la gravezza
ció c h e v u o l e , e v i é folo una parte del
in queíla vita é i n f o p p o r t a b i l e , che non
fuo v o l e r e . M a nella operazione della
ci lafcia punto ripofare, e nell1 altra ci da-
térra fi aífatica D i o infaticabile nel r i -
rá eterne pene. Nolire jugo , d i quefta
prendere, che fa egli i l M o n d o di giu -
fervitü , opprimi , chiunque ne fíete
ftizia, ed in condurre*r Anime a f e . Si campate, o Anime illuminate con que-
aífatica ancora i l V e r b o , dico i l noftrp fto Sangue, e dove ritornate, ah male-
Crifto , e íí trasforma ne1 fuoi C r i - dette o c c a í i o n i , anche nelle Spofc t u e ,
fl;i,Nche d a l u i hannoricevuto cotale au che ftanno ne tuoi a b i t a c o l i , che le cu-
toritá : legfitione Chrifti fungimur . E d ef ftodifci, come la pupilla delf ecchio tuo,
fendo trasformato in quelli íi afiatica íi trova quefta maladetta voglia d i r i -
in eífi , e cosi opera c o n le fue Crea- tornare fotto i l giogo del t u o , e lor ne-
ture . M a o i m é , che alcuni d i quel- mico , Arguet de indicio , quia, Princeps
l i , che avrebbero a levar la fatica, f Mundi huius, M a v o i , o Spofe . non
augmentano. O h , folo nell'intendere eflis de h$.undo y T avete abbandonato c o l
1; A n i m a , la Bontá d i /Dio doverebbe c o r p o , fatelo c o l c u o r e , e con X Anima,
inuoverfi ad operare con ogni s f o r z o , e non avrá egli punto che fare con v o i , e
a voler corrifpondere a quefta B o n t á , e fe ci avefse avuto che fare, o avefse avu-
correr veloce a ritrovare c h i ella fugge, ta ragione alcuna con v o i per T addietro,
e le v a dietro feguendo, e pregando: fe v o i vorrete . Jam judkatus efi. D e h
Aperi mihi foror men. Oh3 che impor
ca ad intendere quefta Bontá ? Impor- P u r i t á mantienti nel cyore delle tue
Qpere di S, M . M ñ d d a l . de' , S 3 Spo-
2 ^ Opere di S. Maria Maddalena
Spofe, e le cuftodimci d i effe, p e r c h é guire quanto vien loro i m p o f l o d a D i ^
non v* entri quefto n e m í c o , Cieno la jno Riíufcitando I-azaro , moftra le opera-
deftia, e r a m i l t á , zioni , che f i fanno quaggiíi in quefto
II fecondo C a n a l e , fonp le operazioni tempo miferabile, e a farle bifogna far
del Verbo Umanato nella fuá adolefcen' tante cofe . Bifogna muovere i paffi, XTXO\-
x a , quali ancor effe manífeftanp Tope- tiplicar le parole , fparger le lagrime,
razion del C i e l o , edella T e r r a . Stando fremere in fe ftefso. Ancora é necefsaria
U V e r b o nel mezzo de' Dottorj moftra le la perfeveranza, l a diferetariprenfione,
o p c r a z i o n i d e l C i ? l o , onde dalla Sapien- una frequente confeíTione , é non folo
za del Mondo t i n t e r r ó g a t e , e fupera la bifognano le l a g r i m e , ma lofpargimen-
Sapienza mondana. E che p i ü ? Anche to del Sangue 5 ed a fatica fi conduce,
U C e l e f t e j p e r o c h é tutta l a Sapienza ha p e r c h é c i é un continuo ducllo fraT A n i -
¡a mira al V e r b o , e tutta l a Sapienza, m a , e*l c o r p o , ira l a r a g i o n e , e ' l f c n -
c h e p o f l o n o a v e r e í g C r e a t u r e é una fein- f o , i l M o n d o , C a r n e , e D e m o n i o . E d
tilla dellaíuperfluenza di<juella del Ver- oh quanta refiftenza a l D i v i n volere l
b o . Supera ía Sapienza, p e r c h é la Sa- Quante repugnanze alie D i v i n e infpira-
pienza é nel V e r b o , e non i l V e r b o nella z i o n i 1 quanto ingrata fuga , a chi nc
Sapienza . E fiando nel imezzo, moftra c h i a m a , e ne invita 1
.che ha da clTer adorato, e pub coman l l quarto canale influente dal V e r b o ,
d a r é , fta alia deftra del Padre nel mezzo é 1* amore ch* egli c i moftrb fopra i l legno
del Padre nel íuo feno , e ftando nel mez- della C r o c e . Q u e l l ' a m o r e c o l quaie dic*
20 dimoílra ch' é Giudice dell' U n i v e r f o , de i l Paradifo al ladrone. Dimortra quel
p e r c h é chi h a d a g i u d i c a r c , e d a r l a f c n - g i o r p o e t e r n o , in c u i n o n é v a r i e t á alcu-
tenza, non l i pone in un cantone, no. na , dicendo Uodie. D i m o í l r a ancora
Moftra le operazioni, che fi devon fare con quefta parola , che hapoteftá di dar
del continuo in térra nella fuá Circonci- i l Paradifo, e lagiocondica, cheinefso
í i o n e , che é fpargimenío di Sangue, pe- fi trova : JHodie mecum eris in P&rít<-
n a , e d p l o r e , e fminuizione d c l l e p r o - difo. Dimoftra, che fa Toperazion fuá
prie membra, e c infegna d o inquefto afeofamente, íiccome egli allora era afeo-
peilegrinaggio, che ci é necefsaria la pe- fo. Dimoftra ancora, che con le noftre
na 3 e *! dolore , ed i n molti l o fpargimen- offefe , non poíTiamo impediré le fue
Eodelfangue, e n o n d i c o la fminuizione operazioni, e che non pofsa d a r é a chi
delie m i m b r a , ma del proprio v o l e r e , l i piace la Beacitudine, e G l o r i a . In quell*
che fypera d i gran lunga l a pena delle altre a m o r o í e parole : fater ignofee HLis,
membra ¡efteriori^ moftra le operazioni della T e r r a , dicen-
II terzo c á p a l e , fono le operazioni del • do : Pater, l i fa Suddito , dicendo, igno/ce
Verbo fatte nella g i o v e n t ú , p e r c h é con Hits 3 dimoftra la C a r i t a , e c o m p a í í i o n e ,
verfando egli in t é r r a , ed eílendo nel fe- che dobbiamo ^vere verfo i l noftro
no del P a d r e , c i moftra co'fuoi miracoli P r o í f i m o j dicendo : Qui* nefeiunt > quid
T o p e r a z i o n i , che lifanno in C i e l p , e in feuiunt^ moftra r i g n o r a n z a , che abbia-
tutta l a t é r r a . Jl miracolo del rifufeitare mp nel fare le noftre, e nel difeernere ie
i l F i g l i p o l o d e l l a V e d p v a , moftra le ppe- fue o p e r e .
r a z i o n i , che fi fanno i n C i e l p , p e r c h é Il quinto canale, é la P o t e n z a , c h e c i
i n un' aíIo|uta parola : Adolefcens tibí molirafti nel tuo riforgere , o V e r b o .
dico furgey fu rifufeitato, flecóme guan- Riforgendo l a tua racratifllma U m a n i t á ,
d o n e i r Idea della mente di D i o cade di moftn la potenza, che h a i , e darai d i -
fare un'operazione, í u b i t o e f a t t a , e d i l poi a' tuoi E l e t t i , quando rifufckerai i
voler folo' é 1* operare : D i x i t , 23* fatin lor c o r p i , dando loro T agilita con f al-
funt. E dalla parte de'Beati Spiriti del tre d o t i , e la G l o r i a , c h x X ultimo premio
Paradifo, non fi trova reííftenza alcuna t u o , e fine n o f t r o . Dicendo a Madda-
ad effeguireU voler D i v i n o : Omnes funt lena . No/* me tmger* , c interrogando
(Kimmijéríitorii fpiritus ptopter eos , qui i due D i f c e p o l i , che andavano i » Emaus
h&reditattm capíunt falutis. S o n ó come moftri 1* o p e r a z i o n i , che fi fanno in cer-
fiamme , e venti veloeirtimi ad eiie- r a , e ch* e* bifogna efser ritirato, e non
a rual-
DeVazzl. Parce Quarta. 1¿7
nlafsato. D i c e n d o . Noli me tamen , dell' amore accefo il Sangue non fi potette
dimoftri, che non bifogna lafciarfi toc- conteneré nelle vene , ma ufei fuori:
care cosi da ogn u n o , cioépigHar m a l ' E / faÜus e/i fudor ejus, ficut gtitts, fan-
crempio, e noncommunicaradogn'uno guinis decideitíis in tgrntm j Sangue Ci-
i doni t u o i . Interrogando i due ^Difce- vato fuori per forza d i amore, c di do-
p o l i dimoftri, che mcncrc ftiamo i n que- lore» didolore, i í che moítraT agonía,
ftocamino, poíliamo fempre imparare ad d*amore, chedimoftranole parole: Nfl?»
operare con una fomma prudenza, e i n me» voluntas , fed tua fint. Dunque o í -
tali operazioni cercar d'iníegnare jfebbe- ferendo í a D i v i n i t á , e Topera, c h e í i f a
ne tuinrerrogando loro, volevi dunolira- in Cielo , perché moftra la grandezza
re a quelíí, c i o c c h é eífí fra l o r o itefli s1 in- del Padre, c h e n o n í i p u b , e non é de-
terrogavano. cente, cheruomorintenda. Ofterendo
11 fefto canale c i maniíefta le tue poi V Umanitá , moítra V opera di Terra,
operazioni di C i e l o , edi Terra, ed é V perché noi quaggiú dobbiamo ofterire
ammirabüe , e gloriofa Afceuíionc tua, tutte roperenoftre, benché vili, o at-
dove in tutto rnoíhi ls operazione, che tualmente, o abitualmente in unione d i
del continua fi £a in Cielo . Dove la tua efsa Umanitá , tanto Y intrinfeche, quan-
Potenza in uníubito aísume il tuo Corpo, toT eftrinfeche, perché efsendo fatte l e -
e parimenie puo, quando ella vuole , af- noftre opere in unione diquelle, che "l
fumere3 e condurreinCielo, (comefa:- Verbo fece nella fuá Umanitá, TEterno
cefti a tua Madre ) , il corpo d i ehi le piac- Padre íi complace di efse. Non rellano an-
cia>tirare afe > ed in un punto, anzimil-; cora gli Angelí di far queft* oíferta i n
le volte per punto afsumi a te, fe non i Cielo, perché quefto é il lor continuo
C o r p i , T Anime detuoi Eletti, e l o f a r á efercizio r Ofterifcono Dio a l u i f t e í s o ,
a luo tempo, quando faremo tutti tras- alcuna voltaT UmanUadel Verbo,quan-
do la proíerente lode della Grandezza
formati a fuá íimiglianza : De ctaritate
Divina nella Criatura, quando la Crea-
in cUntatem , & fimües e í erimus cum
tura ftefsa, e quando i doni comunicad
viAebtmus eum , ficutieft . Equeíta é tut-
da Dio ad efsaCreatura, e non reftano
taroperazion Divina, e nienteci édeli5
difar di continuo tali oíferte, e febbenc
Umana. Riprendendo i Difcepoli , e
ofFerifcono fempre una medelima cofa,
falendo fuUmonte moftri Toperazioni,
nondimeno V ofterta é di tanto valore,
che fi fanno in térra, peroché mentre,
e tanto grande, che fempre é nuova ,
che ftiamo q u a g g i ú , dobbiamo falire fu'l
e quanto piú é frequentata , tanto piii
monte delia cognizione di te , riprendch- é degna.
doci de*noftridiietti, e della noftra po-
ca Fede, peroché tutto il mancamento L ' ottavo Canale, che manifefta que-
del noftro operare viene dalla poca Fe- íla operazione di C i e l o , e di Terra nore
de . Ancora nel riferbare, che faceíii é a l t r o , (cosiTintendoio, ecredo, che
delle tuecicatrici, v o l e l ü dimoftrare a3 neir intendere io non erri) che quella lo-
tuoi Eletti, che quello che quaggiú nel de di glorificazione, che diede il Verbo
Mondo Tara ftato loro di confulione > e al fuo Eterno Padre, quando i n atto ebbc
versogna , poi in Cielo fará loro di meri- fuperati tutti queüi,. che volevano im-
to , e Giona. pediré i' opera della Redenzione, e queda
Il fettimo canale , che ci manifefta é la piú degna opera ad extra, e di piú
«[uefte o p e r a z i o n i é i* oíferta, che fa il Gloria, che ü i'accia in C i e l o , dicola
Verbo al fuo Eterno Padre , della fuá lodedtlVerbo al Padre, dove lodando-
Divinirá, e Umanirá 5. oíferta che fecc lo di efsa glorificazione data alia fuá
neif entrare y e ndi'ufcire,, e i n tutto il U m a n i t á , e a tutti i fuoi Eletti, viene
tempo, che ftette nel Mondo - Nell'en- a crefeer gloria non gia eísenziaie, o a
trare: nel feno della Madre, neirufeire fcftefso, non eísenziaie ad altri, perche
nelle braccia della Croce, e nellavita non pub efsere augumento efsenziale in
continuament'. , quando ira* pernottant C i e l o , dove non lipuo piúineritare, e
in tjañone De-. £ quamo íerventemen- fi: da a premio conforme al mérito con:
&c in quel tempo, quaraio che dal caldo la vilion beatifica : non a f e í l e f s o , per-
S 4 che
i68 Opere di S. María Maddalena
che tutta la gloria eflenziale fu comu- de concordi infierne con amorofo affet-
n í c a t a all*
nicata a i r A n i m a di l u í , quando
qua fu crea- t o , concordevole , e uniforme v o l o n t á
t a , e al corpoj e a l l ' A n i m a quafitutta fe ne vanno a l P a d r e , e fanno cal peti-
l5 a c c i d é n t a l e , quando in C i e l o fu mello z i o n e . E per T e g u a l i t á , che ba i l F i a l U
alia deftra del Padre, ma sibene a tutti uolo c o l Padre non pub fare, che non
i C o r i A n g e l i c i , e Spiriti b e a t u onde glie l a c o n c e d a , anzi nonafpetta, che
non é giá da creder, che i n C i e l o fia cominci a fare tale petizione, ma avan-
piu alta" o d e g n a o p e r a z i o n e , c h e l a l o - t i , che nbbia conceputo i n fe i l voler
de di elfo V e r b o . I l ringraziamento del- chiederla, d i giá V ha conceduta. Chieg-
l a lode íí appartiene all1 operazione d i gonoadunque tutti dueinfierne, cioé i l
t é r r a , ma puo i l Verbo fare ancor egli Verbo D i v i n o , e T U m a n i t á , che'lcor-
tal ringraziamento ? S i , l o fanno i fuoi po della Creatura fia glorificato con le
m e m b r i , p e r o c h é o g n i volta , che un' quantitá , e quálitá c o n quei doni e
A n i m a fi riunifce per G r a z i a , per affet- perfezioni delle doti de' C o r p i B e a t i , co-
tuofo defiderio , e amore al Padre, e me é i l C o r p o di C r i f t o , e come i cor*
confeguentemente ad efíb V e r b o , e Spi- pi fon capaci di r i c e v e r l i . E quanto i n
rito Santo, i l V e r b o ringrazia i l Padre, quefto Mondo ufarono d i uniré le loro
di quella G l o r i a , che da a tal' Anima opere a quelle d e i r U m a n i t á del V e r b o ,
unendola a fe, che per una certaeccel- COSÍ fia i l loro corpo fatto fimile al C o r -
lente unione íi pub diré , che fia pro- po gloriofo del Redentore. G l i é con-
porzionahnente unita in quel m o d o , che ceduto quanto alia quantitá , p e r c h é
é unito i l Verbo al P a d r e , e la Divinitá tutti rifufeiteranno , in ttatem plenitu*
air Umanirá. nis , con quella proporzione d i mem»
Il nonocanale, che c i fanota F o p e - b r a , e fattezze, che fítrovano nel C o r -
razione di C i e l o , e di Terra é la petizione p o , ma non con quella b e l l e z z a , eper-
del Verbo al fuo Eterno Padre di con fezione, onde l i é conceduto in quanti-
ferire ., e communicare le fue egualitá t á , ma in qualitá no , p e r c h é farebbe-
alli Spiriti B e a t i , c i o é c h e fiano i n corpo, ro altri D i i . Chieggono poi la gloria
e i n A n i m a Beati com* e g l i , e alie Crea- per T Anima , e T hanno non in qua-
ture mortali l a fuá mifericordia, accio a litá a quella del V e r b o , ma sibene per
fuo tempo partecipino tutte d i quefta participazione . Chieggono poi l a viíío-
• gualitá : £ t ipfe fit omnia, in ómnibus. ne, e i5 unione, e l ' a g i l i t a , la bellezza,
Chiede una petizione di mifericordia , e 1' E t e r n i t á , e tutte T h a n n o , e quefta
p e r c h é ha tanto amato , e tanto ama é p r o p r i a Topera di C i e l o , dico i l chie-
quefta Creatura creara da fe , che non dere » che fa i l V e r b o D i v i n o , e 1* U -
pub fare, che non comunichi a quella manitá a l l ' Eterno Padre della G l o r i a
l a participazione d i í e . M a in che mo- d e i r A n i m e , e de C o r p i n o í l r i . J^hiede
do pub f a r e i l Verbo D i v i n o la petizione poi efso Verbo D i v i n o infierne con V U -
al P a d r e , p o i c h é ancor egli é D i o della m a n i t á , al Padre la mifericordia, febbe-
medcfima foftanza unito a i r iítelío Pa- ne per rindifpofizione d i c h i l ' h a d a r i -
dre , la v o l o n t á del quale é tanto confor- cevere non la da in quella c o p i a , ed ab-
me , e uniforme alia f u á , che non pub bondanza , che defidera , fe deftderio
voler , n é chiedere , fe non que! che p u b e í í e r e i n l u i d i d a r l a , e concederla.
vuole eiTo Padre ? L o fa mediante 1' M a non cosi é n e l l ' A n i m e , e corpi de
"Umanitá , onde efía U m a n i t á volendo g l i Spiriti B e a t i , eífendo efll del tutto ac-
pur conferiré , e communicare queli' t i , e capaci a ricevere tutto q u e l l o , che
epualitá fuá alli Spiriti B e a t i , e ancora D i o communica l o r o , e vuol l o r o com-
a ' c o r p i quando faranno a l í u n t i , e ve- municare , M a febbene le Creature non
dendo, che non puo fare la communi- fono cosi atte a ricevere eífa mifericor-
cazione da fe íleífa , fe ne va al fuo dia , í i c c o m e regualitá, e g l o r i a de*Bea-
V e r b o D i v i n o fapendo, che per incom- ti , nondimeno i l Padre ama tanto i l
parabile, e infeparabile a m o r e , c h ' e g l i V e r b o D i v i n o , congiunto con 1'Uma»1-
porta l o r o , T e f a u d i r á , eííendo u n i l l e f - t á , che la concede l o r o , ancorché al-
í o i l v o l e i e del Padre, e del V e r b o , on- o m e d i quelle Creature, che T hanno da

n-
De' Pazzi. Parte Quarta. I69
ríceverc, e la riceveranno po¡ finalmen- Spirito Santo conferifce V efser fuo uniti-
te , efsendo del numero de gli Eletti, vo . L i fpiriti Beati conferifcono T efser
nonfolononfirendano attea ricevcrla, loro foggetto, e purificativo, e del eon*
ma ancora la difpreggino i Ma molte tinuoin Cielo fi conferifce l'efser Divi-
per loro oftinazione non ia rkevono no del noftro Dio , o che dono , c
punto . E di quefto cflb Verbo Divi- che confcrimento í II Padre tutto il
no, e r U m a r r i t á n hanno gran d o l ó t e , fuo efsere , la fuá Divinitá , la fuá
( fe dolore pub elTere ín loro), perché veo-- efsenza , le fue perfezioni conferi-
gono, che fe bene il Padre la concede fce al Verbo, ed il Verbo co'l Padre lo
loro per tutti quelli, che lavogliono, conferifcono alio Spirito Santo . O h ,
e fon difpofti a riceverla, non íi adem- oh, tutto quello ch'io n intendefli fareb-
pifce il defideriodiefso Verbo Divino, beun'ombra, e tutto quello, ch'io ne
ed Umanitá, che é di conferiré ía miferi- narraífi farcbbe quaíi un niente . l a tér-
cordia a tutte le Creature, pero vanno ra fi conferifce carita, amore , e dile-
tutti due penfando, che modopofsano zione, le quali virtü fono da gli abitanti
tenereper placare il Padre, e difporre di efsa térra difpregiati. l o non fonfuf-
íe Creature a riceverla. E pero la Divi- ficiente a lodare la carita. Ma Paolo ber/
nitáriguardando in fe ftefsa, vedefi ef- egli la dichiara, e loda, PtrfeíU chati-
fer tanto grande, che non trova alcuna tas , nulla cupidifas *
cofafimilea lei, con la quale pofsaac- L* undécimo canale é di configlio ,
compagnare , e íimilmente V Umanitá qual manifefta T opere, che del continuo
rimirando fe ftefsa feparata dal Verbo-, íi fanno in Cielo, e fi dovrebbero fare
íi vede efser un verme, pero ancor ella in térra, Configlio ab Ateme, da fe ftef-
non truova con chi accompagnaríi , a fo, p e r f e f t e í s o , edinfe ftefso, poiché
tal che tutti due fi trovan foli, pero fi ri- generando V Eterno Padre il Verbo fece
folvono di torre una cofa per compagna, configlio, cheíiumanafse nonlafciando
la quale fia proceduta dairuno, e dall' pero 1' efser fuo Divino : l n principio
altro, e quefto é il Sangue, che é proce- erar Verbum'. E quefto é un configlio
duto dalla Divinita , e Umanitá . Dal- ineferutabile, inefeogitabile , che non
la Divinitá , perché ella é ftata , che fi pub inveftigare, né efsere irttefo3 né
confamoreha mofsal' Umanitá a fpar* capito da Creatura creara, pero lo pafse-
gerlo, ed efsa Umanitá é quella, che 10 con filenzió. Eda quefto configlio
T ha fparfo, e tutti tre d'accordo fe ne nacque un' altro configlio ira '1 Padre, e 1
vanno al Padre a fare quefta petizione. Verbo col fempre coacorrente Spirito S.
Efso Padre veggendo aggiunto a'duepri- Configlio nb ítemo di creare gli Angelí j
mi il tferzo,cioe il Sangue, íi ricorda( ben* perocché il Padre íiconofceva di una Po-
che a lui ogni cofa fia prefente ) di quelt tenza tanto grande, il Verbo di una Sa-
amore, che lo mofse a mandare il Verbo, pienzainfinita, lo Spirito Santo di una
ediquelloconche efso Verbo fparfe il Bontá tanto immenfa, e fuperfluente ,
Sangue per la Creatura,e com'eísoSanguá che non volevano, né potevano, pofto
quefto configlio, ritenerla in fe, pero
fu il mezzo, che a lui riuni la Creatura.
furono libeníTimamente coftretti dalla
V Eterno Padre non afpetta, che fac-
lor comunicazione a cercar Creatura,che
cianola petizione , poiché fubito la con-
ne potefse partecipare, e lodare quefta
cede, dico la mifericordia a5 Peccatori
lor grandezza, e bontá , e in quefto con-
non folo per quelli, che fon difpofti,
figlio di ammirazione (fepero m i é l e c i -
ma ancora per q u e l ü , che per mezo di ef-
to ufar tal vocabolo ) dico di ammira-
fo Sangue livartnodlfponendo, e quefta
zione per la perfezíone dell5opera, che
é T o p e r a di térra manifeftata a noi per
far voleva, Iddio fi ammub d e l l ' eccel-
quefto nono canale. lenzadella perfezione della natura An-
II décimo canale, é di conferiré j On- gélica , ancorché Xintendefse, e ne fofse
de moftra una occulta, e manifefta glo- capaciífimo, come quello,che la creava,
ria in Cielo, eduna difpregiata opera in cosi lo dico, non perché ci fofse ammira-
térra . 1/Eterno Padre conferiíce , il zione,attefo che pub far Creatura (ítb per
Verbo conferifce Tefser fuo individuo, lo
diré)
ijo Opere di S. María Maddalcna
d i r é ) infinitamente piú perfette d i effe > b i l eflfere K che 1* avca dato Iddio
ma T© dico per V inca|)acitá mia . E m dal canto fuo con quefto configlio" di an-
c í r o r i f g u a r d o , c o n c e p i , e creo la C r e a - nichllazione guaftb i l c o n f i g í i ^ avea
tura Angélica con tante perfezioni j fatto D i o d i glorificarla. Ma perché era
quanteella h a , n é poflbn da n o i nello ftata fedotta d a ü ' A n g e l o divenuto D e -
ftatoprefente effercQmprile, non con- m o n i o , e p e r c h é ella non éfi tenace nel
tento d i quefta coinunicazione, per ef- fuo proponimento, come fu L u c í f e r o ,
fer egli di b o n t á infinita > fi riíolfe di fu capace d i rlmedio . D a quefto nicque
creare la Crcatura ragionevole, cioé T un n u o v o c o n f i g l i o , che i l Verbodiede
uomo con fomma innocenza , per po- a fe ftelfo, conferendolo neU'idea del
tercommunicare i n q u e l l o i fuoi d o n i , Padre concorrente l o Spirito Santo,, e
cquefta fu un'operazionc di crear Crea- fii d i trovare un nuovo modo per venire
ture , e un configlio d i comunicazione . a ricreare la g i á creat? Creatura > c per
D a queflo nacque u n configlio, che fu far quefto lafcib quafi T efíer fuo,. prert-
d i glorificare e l í a C r e a t u r a , m o f í b d a fe dendo Tefler della Creatura, c i o é r U m a -
fteífo, e dal c o r a p i a c i m é n t o , che egli n i t á , per rendere a quella ia participazio-
vedcva averfi da g l i A n g e l i d e l l a g l o - ne d e l F effer fuo D i v i n o c h e avea per*-
j - i a , che avea data l o r o , accio che ía duto^ e cosi come l a Creatura cercando
Qreaturapoteffe ancor ella avereil c o m - d ' innalzarfi avea perdura detta partici-
piacimento d i efía gloria . P e r c i o una pazione 3 per lo-contrario i l Verbo abbaf-
parte de g l i A n g e l i per queir amor í o - fandofi glie la refe j e pero fecc configlio
v e r c h í o di fe fteín, eper quel. compia- d i venire ad incarnaríi, donde nacque
cimento d i í o r d i n a t o d e l l a l o r o eccelíea- un forte duello fíala Giuftizia>ela Pace»
zafenzariferirlo a D i o , e per effcre d i L a Giuftizia, che rende a ciafcuno quel-
natura tenaciíííma , che iminobilmente l o che fe g l i conviene,,, riteneva i i Ver-
neíla fuá detemiinazione fi sppoggia. . b o , che non venrííej non í e p a r e n d o „
Iddio che non vuol cangiare la natura, chefoífe cofa giufta, che egli fi aveífe
c 1' ordine fuo nelle cofe Y abbandono, e d a abbaflar tanto per la creatura , che
fcacciandolo dal C i e l o l o caftig^. JLa- tanto avea oífefo D i o , ma alla pace y
fcíato l " A n g e l o n e l l a f u a o í H n a r i o n e j e che é m c z z o fra D i o ,> e l a Creatura, pa-
pene, rivolfe ilfuo amore alia ragione- reva che doveífe venire a pacificare, e
v o l C r e a t u r a , , arricchendoJa di tanti do- riconciliare eífa Creatura conTEterno-
n i , e grazie, quanteella poíTedeva per Padre , e renderla arta mediante- i l r i -
la Giuílizia o r i g í n a l e . M a non fu prima crearla co 1 fuopatirc, e fpargimento d i
creataqueftaCreatura, che venendo i n San^ue , aricever la participazione d e i r
coníiderazione della fuá grandezza, no- eííer D i v i n o delloftefso D i o j. O n d e d o -
b i h á , e b e l l e z z a , e che era creata da ure po lungo contrafto lapace ebbe v i t t o r i a .
D i o tanto grande, immenfo, e d infini- M a l a . G i u f t i z i a f í r i t i r o t u t t a n e l V e r b o ,
t o , e v e d e n d o í i f o l a , che non era alcu- volendo , p o i c h é elfo v o k v a venir ad
n o f u o r d e g l i A n g e l i , che potefleparti- efaltar la C r e a t u r a , che fi fáceífe la giu-
cipare de 11'efíer d i D i o quanto eífa, fe- ftizia tutta fopra d i l u i del; peccato > che
ce un configl io tutto contrario d i q u e l l o , a v e a c o m m e A b r u o m o . Onde- i í Verbo
che avea fatto D i o perche s' invaghi fucoftretto da fe ñ e f f o , e dall' aftiore,.
tanto del fuo elfere, che fi volle far p'ari che portava alia Creatura d i venire ad i n -
di elfo D i o , che r a v e a c r e a r a , penfan- carnaríi nel fagratiílimo Ventre d i M a -
d o c o n m a n g i a r e l a l b e r o v i e t a t o , d i d i - n a , afsumendo la noftra U m a n i t á da1'
ventare un'altro D i o . E d In q u e í l o Tinter- fuoi puriífimi fangui . O n d e un. nuovo
venne tutto i i contrario d i q u e l l o , che configlio non p i u u d i t o , n é i n C i e l a , nc
e í í a p e n f a v a , p o i c h é i n vece d i efaltaríi in ten a , dove fu fatto ? dove diremo ? in
a n n i c h i l ó t a n t o , c h e n o n f o l o non d i - C i e l o c o l Padre , o i n t é r r a con le Crea^
vento D i o , mafirefe incapace d i poter ture í d i r b , n é i n C i e l o „ n é in cerra,, raain
intenderelo fteíToDio, ericever in fe i nuovo C i e l o , e in nuova térra ^ancorehc
ípír ü01 V 6 eost con la coníiderazione prima conccputo neir idea d i D i o . D u " '
dell eliexfuo, perdetcein parte quel no
que dove , e con c h i fu fatto ?
% Ver-
De'Pazzi. Parte Quarta.
V c r g i n a l V e m r c d i M a r í a , c o l fempre ftcfso principio nella r'generazlone alia
concorrente Spirito S a n t o , c quefto fu G r a z i a , che fu alia generazione, c al
un c o n f i g l i o x i i p a t i r e p e r l a C r e a t u r a , e peccato la prima donna, e ad E v a per
fu tanto grande queflo configlio, che torre V obbrobrio d e l noftro fefso rifpon-
fece il V e r b o in quello iftantc , che en- d a M a r i a . E tuttiquefticonfigljdi que-
tro nel Ventre d i M a r í a , che volle co- fto u n d é c i m o canale manifeftano V ope-
miacjare apatire a n c o r a í n eís.o ventre, r a z i o n i , chefifanno i n C i e l o . M a ora
potendoegli folo .dilettaríi nella puritá fifá un configlio a m o r o f o , che é d i con-
di María , e prendere i l nutrimento , feriré , e daré fublimi d o n ! , e grazie a l "
che ella g l i dava . M a fu quefta una le Creature, la g l o r í a , la bellezza , Tagí-
gran fubiimitá d i amore, cioé c ^ e g l i litá, Tunione, laviíione, lafruizione,
volefse pigliar l a Croce ancora nel Ven- la comunicaziohe, V i m m o r t a l i t á , V éter-
tre di M a r í a , p e r c h é fempre ad efsa íi n i t á , e a l t r i j C o n f i g l i o , che manifeíla 1*
ófferfe, r e b b e prefente n e l l ' a n i m o , e opera, che fi f á i n t e r r a j C o n f i g l i o d i
fempre bramo con ardentiííima fcte d i d a r e l a p o t e f t á a l V e r b o , che v e r r á p o i
bagnaríi nel bagno del fuo Sangue nella a g i u d i c a r e , e daré aciafcunola g l o r i a ,
C r o c e , e quaíi che fofse quefto flioco d* o la pena, fecondo l e opere fue. E que-
amore , nacque d i notte t e m p o , nella fta da lume d i quello , che doveremo
p i ü f r e d d a ftagione, e poi quaíi per am- operare , c i o é a giudicare noi fteífi ,
morzare quel fuoco , volle ,a g i l « t t o per non incorrere in quefto tremendo
g í o r n i fparger il Sangue , come impazien- • C i u d i z i o , che fará i l V e r b o nella fine d e l
te d i afpettar tanto, enediede con que- Mondo.
fto i l p e g n o , e l a caparradel refto, che 11 d u o d é c i m o C a n a l e , c i o é T u l t i m o
dovea dame ^ e l l a C r o c e , e prima an- •é difíinitivo, e da compimento a tutte
cora , che i n efsa fofse mefso, quaíi i n l e o p e r a z i o n i , che fifanno i n C i e l o , e
un torchio amorofo fírettoU fuocuore in térra. /
n e U ' o r t o , ne dicde queile gocciole cosi
grofse, e cosifpefse, checadevanodo- C A P I T O L O XXV.
po aver bagnate je vcftimenta f o p r a ' l
f u o i o , quaíi una pipggiaamorofa, euna JLfpone quefli ifteffe opinioni ttnagogic»-
vendemia , dove ne dette i l prezioíiífi- mente tn quants Jlgnificano quelley che
m o vino del fuo Sangue , che per efscr .fi f a in Cielo,
c o m e m o f t o c a l d o , e b ó l l e n t e , bifogna
efser mefso ne g l i o t r i , e vali nuovi d i
c u o r e , c h e í i r i n u o v i : ln novitate fpiri-
t u s , mafia tolta la vecchiaja deirinfin-
I L V e r b o ftando nel feno d e l Padre pArte j .
infierne con efso Padre , e morto gtorno*.
per v o l e r del P a d r e , | a tutte le ope-
gardaggine, e p e c c a r o , e la fpoglia del razioni manifeftandole a n o i c o l fuo
vecchio A d a m o , íicché febbene erave- fangue, e non f o l o q u e l l e , che fi fan-
nutoper q u e í í o , nondimancopoteva fta- no in C i e l o , ma ancora quelle d e l l ' abif-
re almeno quei nove meíi fenza patire, fo della t é r r a .
aípetcando , che Mari a l o partorifse . I l primo canale , che c i manifefta
E nel generar Maria i l V e r b o "Umanato, queft' opere, fono le parole d e l V e r b o
viene a prender 1' eíser dejtl' Eterno Padre i r a le . q u á l i , quelle prime dette da D a -
c h ' é d i generareefso V e r b o , e tutte le v i d , e p o i replícate dal V e r b o , c i o é :
Creature, p e r c h é Maria diventa Madre Dixie JDeminus Domino meo Jede a dex-
d i t u t t i i viventiper G r a z i a , com* é del tris meis, manifeftano Topera del C i e -
V e r b o per N a t u r a . E ora febbene i l P a - l o . M a come poteva diré i l Padre al
dre da il generare i l Ver bo fuo a M a n a , V e r b o . Sede a dextris meis . P o i c h é
c i l rigenerar.edelle Creaiure al V e r b o , non ha deftra , n é finiftra , ma empic
nondimeno concorre pur fempre c o l tutto i l M o n d o , e d efso V e r b o é D i o ,
V e r b o lo S p i i k o Santo i n rigenerare le ficome i l Padre ? Fece quefto per mani-
Creature , e c o n l o S pirito Santo > e feftare maggiormeate a noi la grandezza
c o ' i V e r b o M a r i a , come q u t l l a , che dell" unione, e a m o r e , che é f r ^ e f s e t r é
fempre intercede per n o i , accib fia l o D i v i n e Perfone , e moftrarci , e farci
capa-
Opere di S. María Maddalena
Cíipaci delladiftinzione, che é ira la San- fiando nel mezzo de* D o t t o r i , onde ab-
íiflima T r i n i t á , che fono tré in Perfona, e biaino cognizione della Sapienza delT
uno ineflenza, e ancora per efaltarein Eterna Trinitá , mediante eíTo Verbo
cflb Verbo la noftra U m a n i t á . P o i in Umanato . Manifeflb Topera di térra
queU'altre parole : Cum autem •venerit ti- nella fuá fanciullezza , mediante l o
le , pirguet Mundum de pecestto , dejujlttin , fpargimento del Sangue nella fuá C i r -
& de Judicio > fi manifeftano l? opere di concifione , facendo una difpolizione
t é r r a . M a in che modo aveva a venire con T Anime noftre.
quefto Spirito a far quefla riprenfione P e r i l t e r z o canale c i é manifeftata la
non avendo egli preral'Umanitá,ficcome Potenza del Padre mediante T opere de*
i l V e r b o ? N o n venne nell* U m a n i t á miracoli fatti del Verbo U m a n a t o . L a
prendcndola in fe , ma venne infierne Sapienza ce l a manifeftb con le parole.
co?l PadreineíTo V e r b o , eper mezzo M a l a P o t e n z a , fu n e c e í f a n o , che ma-
d i eflb fece tal riprenfione. Onde par- n i f c f t a í T e c o n T o p e r e , laquale fiappro-
lando i l V e r b o , edeffendo una cofa Üef pria al Padre, p e r o c c h é i n u n f o l o fuo
fa c o l Padre , e Spirito Santo , veniva volere pub fare ? e disfare ogni cofa in
a parlare ancora il P a d r e , e l o Spirito un momento: ipfe dixit, 0* /afta funty
Santo, a t a l c h e e í l ' o Spirito nel Verbo ipfe mitndñvit y & creara ( u n í , Et in eífl
fece quefta riprenfione. manifeftb Topera di t é r r a , quandorifu»
I l fecondo Canale é q u e i l o , nel qua- feitb Lázaro , moftrando , che venen-
le íi manifefta T opera d i C i e l o , e d i do in térra c i t r o v b tuttimorti nel pec-
Terra , mediante T operazioni delTado- c a t o , ed egli ci rifufcitba v i t a d i G r a -
lefcenza del Verbo . Q u t l l a di C i e l o z i a .
manifeftb , liando egli nel mezzo de' L a diffinizionedel quarto canale é T
D o t t o r i , difputando Con Sapienza indi- amore , che i l Verbo c i manifeílb in
cibile . Era quefta Sapienza nelf Idea C r e c e , mediante i l quale c i fono maní-
del P a d r e , né poteva e í f e r q u a g g i ü in i feftatele operazionidi C i e l o , e d i Ter-
tefa da n o i , fe bene a* Profeti n'era rive- ra , dicendo : Hodie mecum erts in Pare,'
lata una parte, e g l i m o v e v a a deíidera- dife . M a n i f e í b Topera di C i e l o , mo-
r e , c í r e l l a f i veniííea manifeftare : O n - ftrando, chedove e g l i é , ivi é i l Para-
de dicevano : O fapitmta , qu& ex ore d i f o . D i c e n d o , Hoáie , dimoftra , che
Alti/fimi prodüfli, veni 3 zieni > noli tar- la chíanficazione quale g l i ha data ¡i Pa-
dare, perché conofcevano chevenendo dre é ftaca tanta, che dalla foprabbon-
e í í a S a p i e n z a , í a r e b b e l o r o fattanota la danza di eífa ne íiamo chiariíicati tutti
via , che aveano a tenere per conduríi noi . E quefta é i l Paradifo , la quale
al C í e l o . E non poteva eífa Sapienza, e f n o n c i poteva eífer manifeftata, fe non
ferintefa quaggiu in t é r r a , fe non per mediante eftb Verbo , che in fe avea
m e z z o d e l V e r b o , al quale f r á l e t r é Per-j tal glorihcazione , e T a v e a d i p i u p e r n o i
fone Divine s'appropria la Sapienza, feb-,! meritata . Quando diífe quelfaltre pa
bene ancora i l P a d r e é di Sapienza infi r o l e , P a t e r i g m / c e M h , c'infegnb fegno 1Tope
ope-
nita, e l o Spirito Santo. M a ftando ef- r a , che del continuo doveremmo fare in
fo V e r b o nel mezzo del P a d r e , e di eflb t é r r a , c h e é d ' i r a p l o r a r e , echieder m i -
Spirito Santo , viene a ridondare in fericordiaaiTEterno Padre, e i l modo
quello tutta la fomma della Sapienza, d'implorare mifericordia non ci poteva
í e b b e n e é tutta in tutte 1c tré Divine iníegnare fe non u n o , che avefle pro-
Perfone, onde per eflb e r a n e c e f í a r i o , i vato in fe la pena , e avefle autori
che quaggiu a noi fofle manifeftata, e ta di levare eíía pena , e cib fu nel
fatta Gognita elía Sapienza, efíendo, che Verbo Incarnato, p e r o c c h é nelT U m a -
dal V e r b o f o l o li d o v e a p r t n d t i e T U m a - nitá provb in fe la pena , ed elfendo
nitá noftra, non potendo noi pcraltro infierne D i o , p u o t é , e volle concede-
mezzo ph- convenevole eflerne fatti re eífa mifericordia d i torre la pena a c h i
capada i-iíteome e g l i é l a media perfo- glie la domanda.
na della Sántiífiraa Trinitá , cosi volle Il quinto canale é q u e l l o , perilquale
mani.tftare a noi in parte efla Sapienza, vien manifeftata a n o i , mediante ii.ians
\ gue.
De' Pazzi. Parte Quarta. 2-73
r u c , Topera di C i e l o , e d i T e r r a . R í -
Í o r g e n d o i l V e r b o c i vien manifeftando
neya efso V e r b o nel fuofeno , e che mof-
fe i l P a d r e a mandarlo in t é r r a , ufeendo
l e m i r a b i l i o p e r e , chefifanno del conti- di efso í u o feno ^ e per fempre i v i rima-
nuo in C i e l o , dovc tutti g l i rpiritiBeati nendo, p e r c h é febbcne ü uní con la n o ñ r z
í í v a n n o nutrendo, e d i l e t t a n d o , e ado- U m a n i t á , nonlafcib pero di efsere D i o ,
rando i l frutto del!' U m a n i t á del Verbo ed un* iílefsa cofa co '1 Padre. Offerifce an-
ín un modo indomprenfibile , e inefcogi- cora i l Padre al V e r b o quello ftefso amo-
t a b i l e a n o i , chefiamo quaggiü V i a t o r i , re i, co'l quale afcendendo i l Verbo a i
E i n cfía Rifurrezione vien dimoftrando C i e l o d i n u o v o l o ricevette neilo ftefso
i l V e r b o l'operazion della t é r r a , appa- fuofeno. E d i 1 Verboofterifee al Padre
rendo a Maddalena, e a g l i aitri Difce- quel corrifpondente amore, c o l quale íi
poli. refeubbidiente a q u e l l o , ufeendo delfuo
Inquefto canalediffinitivo ü diffinifce feno, feriza perbufeirne, evenendo ad
ilfefto canale, qual cí manifcfta i ' opera incamarli quaggiuin t é r r a , per renderc
d i C i e l o , e d i t é r r a nell* ammirabile A - a t t e l ' A n i m e n o f t r e a p o t c r goderela fuá
fcenfione del V e r b o , doveaflurife l a fuá eternaviíionc, efruizione. Ed ilfoave,
U m a n i t á in C i e l o , a c c i o c h é 1* A n i m e no- ed amorofo Spirito Santo fa ancor égli la
ftrcíipoteíTero riparare, ripofare, e di- fuá offetta, offerendo al Padre queir ope-
lettare in e i l a , e í í e n d o c h e del continuo r a , che concorrendo con quello obbom-
1* Anime giá gloriofe vanno entrando nel- b r b M a r i a , e fece c h e ' l V e r b o s'incar-
l e P i a c h e del V e r b o , attraendo da eííe nb rimanendo fempre l o Spirito nel P a -
unveltimento d i fanguc, quale da l o r o d r e , nel V e r b o , ed in M a r í a . Offerifce
un* ornamento, che non pub efíer inte- poi i l fempre movente, e manente Spi-
f o , fe non dairiftefle Anime g l o r i o f e , e rito Santo al Verbo quello fpirare, che
dalle Piaghe vanno paííando al feno d e l l ' fanelleCreature, p e r i l quale rende atte
Eterno Padre , p e r c h é Patenr vi/cera efse Creature a far frutto del Sangue, che
f t f ñ s , come dice quel Santo, Per val- ha fparfo T Umanato Verbo . Offerifce
ñera Viiii , dove íi ripofano prendendo p o i i l Padre a efso movente, e í e m p r c
quivi un foaviíTimo c i b o , tornando p o i manente Spirito , quel concorrere, che
anutrirfenenelle Piaghe d e l V e r b o , e fece al teftimonio, che diede al V e r b o
quefto é quafi un ringraziamento, che quando fu battezzato , defeendendo fo-
ianno eífe Anime a l V e r b o , c i o é , che pra quello in forma d i C o l o m b a , manen-
abbia voluto bfeiar le P i a g h e , acciocchc do fopra d i q u e l l o , e conducendolo p o i
i v i del continuo l i poífano andar dilet nel deferto, dove c o m i n c i b i l Verbo a
t a n d o , c nutrendo T Anime beate . M a manifeftare le fue maravigliofe opere .
non e n t r a ñ o nel feno del P a d r e , fe prima N o n manca ancora i l Verbo d i fare l a
non fon pártate per quell* amorofe Pia- fuá offerta alio Spirito fpirante , ofte-
ghe , e parimente non íí nutrifeono nelle rendogli quelT adempimento , che fece
P i a g h e , fe prima non fono ftate nel feno della promefsa fatta a'fuoi Apoftoli ,
del Padre . E d eífo V e r b o c i dimoftro di mandare d o p o , che e i fofse afsunto
tal nutrimento d e l l ' Anime gloriofe nell* eíso Spirito di V e r i t á , che con í o m i n o
affumcr che ei fece della fuá U m a a i t á i n amore, ed in tanta abbondanza difcefe
C i e l o , riferbando in quella le fue amoro* fopra efli Apoftoli. Vedendo g l i Angelí
fe Piaghe . C i va ancora manifeftando farsidegna offerta delle tre Divine per-
ftellaíuaammirablle Afceníione Topera fone fcambievolmente infierne, ne pren-
d i térra , falendo fopra i l monte, e r i - dono grandiletto, edaefsa offerta riful-
prendendo g l i A p o f t o l i . t a i n l o r o una maggior í b p r a b b o n d a n z a
di g l o r i a , pero ancor éíli II muovono a
Per il fettiino canale c i é manifeftata
vo'.er fare qualche offerta alia Sandfllma
.1* opera d i C i e l o , e d i térra , nelT ofterir,
T r i n i t á , onde oltre alie l o r l o d i , piglia-
che fece i l V e r b o delT U m a n i t á fuá alT E -
n o t u t t e T o p e t e , dcfideri, edaffettidelle
terno Padre inlicme con T Anime de' Stn-
Creature, c g l i offerifeono al V e r b o , e d
t i Padri , che aífunfe ffeo al C i e l o . Et
efso g l i prende» gli l a y a , purifica, e ador-
©ra del continuo i l Padre offerifce a l Ver-
na nci fuo Sangue, c g l i offerifce p o i a l -
bo quelT amort: i co 'í quale /i¿ tternt te-
io
174 Opere di S. M Iría Maddalena
l o Spkito Santo pií quale g l i purifica nel f e , ma per l a r i f o l u z i o n e , ch3co-i; avea
fuocodel fuo amore, e dipoi amendue d i morir per n o i , effendo egli intt. fteí¿
gliofferifcono all*Eterno Padre, e ve- v i t a , e fontana di tutea la v i t a , e d i N a -
dendoli eOo puriíicati nel f u o c o , e ador- t u r a , e d i G r a z i a , e di G l o r i a . A tal che
nati nel Sangue, non fi puo c o n t e n e r é , quefti dodici c a n a l i , fono come dodici
che non gli prenda, e g l i rifguardi. E da l i n g u e , c h e c i manifeftanole fue infinite
eílb riíguardo ne acquiftano un valore operazioni, a n c o r c h é m a i fipoffano ma-
tanto grande, che fon degne del fuo cof- nifeftare . Era i l Verbo morto , come
petto y e meritanoil Paradifo. M a eííendo hb detto nel feno del Padre, perché volle
fíate prima purificare nelSangue del V e r - venire a m o r i r é , per venire a fare tal
bojil Padre roflerifce a efíb Verbo, i l qua- manifeftazione , p e r o c c h é lafciando fe
le ne prende gran compiaciinento,veden- fteíTo per n o i , divenne in una C r o c e mor-
do i frutti d e i r amorofa fuá PaíTione. t o , ecosivenne a manifeftar q u a g g i ü a
V akra operazione c i é manifeftata noi le operazioni, che íi fanno in C i e l o ,
dall' ottavo canale, quale é la l o d e , che p e r c h é s3 egli non ce V aveíTe manifeftate,
diede i l Verbo al Padre, quando in ef non r a v r e m m o mai intefe, n é capite,
fetto ebbe fuperati tutti i n i m i c i , che vo- n o n e í f e n d o maiftato alcuno i n C i e l o ,
levano impedir Topera della Redenzione. che foífe poi venuto a manifeftar quel-
E ora quefto V e r b o da tal lode al Padre, l o , che v i í i faceva. M a i l V e r b o , che
p e r c h é lo c o n o í c e d i tanta Grandezza , e «¿ «/•erao era ftaco nel feno del P a d r e , ci
d i tanca Bontá , che non pub effer incefo manifeftb non folo quello , che íi faceva
daCreatura alcuna, n é anco T ifteíía íua i n C i e l o , ma ancora q u e l l o , che l i ope»-
Uinanitá n ' é capace, febbene piú che ravaneirintrinfeco deir idea del Padre,
Creatura alcuna, ma folo eífo Verbo D i - come egli diílé : ¿¿uia omnia qtuukaqvk
v i n o , eííendo una cofa íleíTa c o l P a d r e . audivi a Pcttre meo , notafeci vobis .
P e r b i l Verbo riguarda nel Padre, e1!
Padre nel V e r b o , e da quefto riíguardo G A P I T O L O XXVI.
del Padre, e del V e r b o íi vengono a l o -
dare grandemente i n í i e m e , e tal lode non Come Crifto f i a AgnelLoy e Paftorey e co-
é i n t e f a , fe non daeííe Divine Perfone, me aíC Anima giujia conwnga l'tfleffo
e da quefto rifguardo di lode ne riíulta ¡n anco rifpetto alC ifiejfo Crifio.
tutti gli Spiriti B e a t i , u n ' amorofo deli-

Í LAgnus
derio d i iodare i n quel m o d o , che é con- V e r b o é A g n e l l o , e Paftore . Sicat l'arce J-
ceduto l o r o d i c a p i r e eíTa Sannlfima T r i - obmutefcit , (Te. E¡o fum Pñ~
nita, e q u e í l a é r opera, c h e í i f a in e i e l o
¡ior hemts . Tanto pub effer l a Creatu-
continuamente. ra Agnello , P e c o r e l í a , e Paftore .
G l i a l t r i t r e canali, che manifeftanoT
SJ appartiene al Paftore condurre g l i
operazioni di C i e l o , e di cerra, T uno é la A g n e l l i , e P e c o r e l l e , e daré i p a f e o i i .
petizione, cheJl Verbo ía al Padre delia Fece i l Verbo V u n o , e Y alero molco be-
glonficazionedeirAnime, e c o r p i n o f t r i ,
nc -y ma n o i n o n l o p o f l l a m o g i á f a r e , fe
e della mifericordia a P e c c a t o r i . V alero
non con la Grazia f u á . E q u a T c r A n i m a »
e di c o n f e r i r é , che manifefta un oceulta,
che conduce, e pub condurre g l i Agnel-
e mamíella opera i n C i e l o , e una d i f l i , fe non feguendo dietro a luí Paftore i
pregjata opera i n t é r r a . V alero é di con-(Jtti vuit venire poft me. * Si appartie-
figho í a i t o aí&ferno dalla SS. T r i n i t á ,
ne ancora a g l i A g n e l l i , o Pecorelle i l
?onfíglio d i creare g l i Angeli 3 conííglio ricevere i pafeoli, che danno nutrimen-
d i mandar i l V e r b o , & i n fomma coníi- t o . E q u a l équefto nutrimento, fe non.
g l i o di glorificare la Creatura. quello , che c i da egli ? Zgo j » ™ f**j*
£ i " quefto uitimo canale diffinitivo s1 -vivus. D i c e , che c i da l a carne f i a m.
mcludono tutteroperazioni d i C i e l o , c di c i b o , e d i l Sangueinbeveraggio. O che
t é r r a , manileftateeidalSangue del r©» nArimeneo é quefto per l" Anime noitre.
b o , per mezzo diquefti dodici canali, N o n hanno folo g l i A g n e l l i , e Pecorei-
ftapdocíío verbo nel feno der padre al íe a ricevere i p a f c o l í , e laíciaríl COÍM^
lioltro modo á' intenderc, morco, non in reda! Paftore, ma hanno poi otf* a d a r é
De'Pazzi. Parte Quarta. 275
ilfruttoa fuo tempo. E quale é il frut- no g l i effetti, chefanno i pafeoli, dove
ea, che deve render T Anima al tempo introduce T A n i m a , o Verbo ? S o n ó
fuo? CorrifpondereallaGrazia, edoni, varj; alcunidanno nutrimento, ed akri
che Iddio le concede. E non folo deve diletto . Ma la Creatura t i condurrá a .
rendereilfruttoadogniora, ma adogni quelli del diletto; quefti fono per te piu
moinrnto di tempe, poiché adogni mo- appropriati, che quelli del nutrimento.
mento riceviamo noi daltídio nuovi do- E quali fono quelle cofe che danno dilet-
nij enaovegrazie, e qm! e la mao-oior to ? il trattar teco con fpirituali dolcez-
grr.z-^. che quefta, Ch'egli ci foppor- ze : Delitis, mes. ejjfe cum filiis hominum .
tiíinó a tanto, ch? noi corriípondiamo Al Paftore ancora appartiene difender
allafteík Grazia? Deve ancora daré 11 1* Agnello, e il medefímo ha da far la
cibo , chi vuol efíer íímile a quefto Creatura, difender te Verbo. E come t i
Agnello, e Pallore., e qual5 é il cibo del pub difendere ? Seiperfeguitato, e maf-
Verbo ? Qiiello , che egii difíe : Meus fime ora, perché ti vorrebbe neli' A n i m a
cilus efi } ut fuciíim Tjclunfatem Patris il lupo divorare, e non é cofa, che piü
mei . HL qual é la fuá volonrá ? SanÜi- brami , e cerchi da ofFender V Agnello ,
ficAtio nofira, . Perocché fantiíicando che il lupo. E che toglie il Paftore per
eglinoi, ci da il nutrimento, e noi con ifpaventarlo? niuna cofa é piu al cafo,
Tajuro di lui fantificando noi fteífi ve- fe non ;1 fuoco. E che hada fare la Crea-
níanlo a daré nutrimento al Verbo, che tura per ifpaventare i tuoi nemici, e lu-
egli ddidera, c i o é , che facciamo per- pi rapaciílimi, che vorrebbero in lei di-
fetta in noi la íua v o l o n t á . Diamo an- vorarti, fe non veftiríí del fuoco della
cora al Verbo un frutto, che írutto ? Carita, c h e c o s i v e r r á a f a r pauraa tutti
Fruttoche ferve non folo per cibo, ma quelli, che volefsero ofFender te, o Agnel-
per veftimento. F come fi pub veftire lo. Veftali T Anima di Carita, e potra
quefto noftro Verbo? Non fu egli ve- ognicofa. Benlo difse il tuoinnamora-
ítito dellanoftra carne, con quellavefte to Paolo, che la Carita vince ogni cofa ,
prexiofiífima , teííuta per opera dello fupera ogni cofa, e cofa nefsuna pub fe-
Spirito Santo , nelle vifeere di María parar T Anima da quefta Carita: Ñeque
dalle fila del puriífimo Sangue di leí , mors , ñeque v i t a , aeque Angelí , ñeque
Cmfe/fionem , & decorem induifli . Atni- Principatus , ñeque vinutes . E quell* A -
üfts lumine ficut veftimentum. Queda nima, che é veftitadi Carita é tanto for-
gloria T h á d a fcíleíTo . Dunquenoinon te, che vince non folo i Demonj, m a
)fliamo veftir luí . Dunque fe non ancora gli uomini, che talora fon peg-
po giori de' Demonj. Ancora il Paftore deve
poífiamo daré queíla vefte a lui, biíbgna 3 navere il baftone. Deve T Anima , come
che la diamo alia fuá Spofa dico alia Paftore di quefto Agnello Verbo avere
Chiefa, che egli la r i c e v e r á , come per il baftone della tua confolazione: Virg*
fe fteflV . Veftifu draurato cinumdara tUítj & batculus tuus } ipfa me confolntn
•varietate . U n numero infinito di me- funt, Quale é la confolazione di quefto
riti é il veftimento della Spofa Chiefa. Agnello ? Far maníióne con la fuá Spofa
VuolcDiofar 1* Anima Paftore, perché Anima . Lo dimoftra, quando dice. Veni
vuole comunicare anco airuomo que- columba meA , Sponfa mea . Ctnabo cum t i -
fto privilegio, che diede al fuo Umanato l a . Jn ultimo deve il Paftore introdurre 1*
Verbo, a cui vuole, che ci raífomiglia- Agnello nelTovile accib non gli fia tol-
mo, efe cío non volefse, non avrebbe ro. Tanto T Anima hada fare di quefto
fatto diré col fuo Spirito: Ego d i x i D t i Verbo , che 1J ha da introdurre neirovile .
efiis i perché íí íece uomo per far noi E q u a r é i l f u o o v i l e ? La Cattolica Chie-
D i i . A l Paílore fi appartiene condur- fa: ma da quefta non pub efter lontano j
reilfuo greggeneirovile, e darlii pa- e poi T Anima di ciafeuna fuá Spofa fede-
fcoli. Quefto pub far la Creatura a te le, eífendo, che il cuor noftro é tempio di
D i o , p e r o c c h é f i c o m e l ' A g n e l l o feguita Dio vivo, e albergo dello Spirito Santo.
í l P a f t o r e , c o s i t a I d d i o f e g u í t i la Crea- E s*é tempio di Dio vivo, e albergo del-
tura : Obediente Deo voci hominis . Vo- lo Spirito Santo é ancor D i o , Ed una ftef-
luntatem ttmentium fe faciet , Quali fo-
fa
iy6 Opere di S. María Maddalena
nefatrice in ricevendo ella II d o n o . M a
f a c o f a c o n l o S p i r k o S a n t o . Se é t c m p i o
l' Anima noftra é ancora i l c o r p o : si quis come pub eíTer quefto, che i l Padre Éter-
ttmplftm Dei vioUytrit} difftrdttt illttm no riconofea l a Creatura per benefatricc
DtHS 9 la quale ha ricevuto i l d o n o , eflendo e<*U
donante, ed ella che e r a , ed c d i fu» na-
C A P I T O L O XXVII. tura mendica, beneficata ed arriechlta?
S i , s i . P e r o c c h é tanto íi complace d i da-
Di tingue gradi , cmt di grutifudin* di r e , che iftima per dono i l ricevere, che
Dio verfo U Creatur*, # di altrttttnfi altri fa de fuoi d o n i , c tanto brama co-
dtllu Criatura ver/p Dit f municarfi, che i l voler partecipare dell»
fuá comunicaziene g l i c come fe altri co-
Nell'
Ifteflb
boga. I L Padre Eterno ritirando ora i fuol municaífe qualche gran bene c o n effo
D i v i n i occhi nel fuo eterno eflcre, fi l u í . O grande I d d i o , Dtut metts es t u ,
muovc a v o l c r moftrare 1* alte?:za della quit itnorum meorum no» eget . O mare
fuá gratitudine alie Greature, c quella piú di C a r i t a , o immenfo mare di A m o r e , fa
principale, che ufa verfo le grate Spofc, c h e i o n o n fia q u e l l a , che con la ftret-
i n f c g n a n d c l o r o a cordfpondcrea puerta t e z z a d e l m i o c u o r e , efearfezza del m i ó
fuá gratitudine con far palefc all* iiteífo amore impedifea V influíTo amorofo , e
l ' a m o r e , che portan© g l i Angeii a dette p i e n o d e ' d o n i f ü o i . In oltre riconofee l a
fue Creature , c in particolare g l i ardenti dettaCreatura, chefebbeneella h a c o m -
Scrafini alie fue Spofe . N o n lafciando meífa l a colpa , nondimeno é poi ftata
T Eterno Padre d i generare i l Verbo , fcancellata dal Sanguc del Verbo . La»
diede a Maria i l generare , dico , che o n d e o g n i v o l t a , c h e l a Creatura offeri-
poteífe generare quel V e r b o nelia noftra í c e q u e l l o S a n g u e , c o U quale é ftata re-
fpoglia mortale , che egli íenza quefta denta, all? eterno Padre oflerifee un dono
í p o g l i a a ¿ h a g e n e r a t o , e genera. tale, che quaíí non ha con che pagarne i l
A tal che María g e n é j b per G r a z i a , quel- p r e z z o . Quefto é un dono tanto grande,
l o , che egli genera per natura, volendo che fi reputa i l Padre Eterno obbligato
dtmoftrarela grandez^a della íua grati- alia fuá Creatura, p e r c h é vede, che quel-
tudine alia fuá Creatura, Moftrb 1* Eter- la con l a fuá m i f e r i a , a c u i v o l l e compar-
no Padre al Genere umano cinque gra- tiré l a íixa B o m a infinita, e compartendo
d i d i gratitudine. I l primo grado c K a- comunicarfiéftata caufa, che ha comu-
m o r e , e q u e í l o l o moftrb nel mandare nicata la fuá B o n t á , e d e l continuo l a v a
i l fuo V e r b o ad incarnaríi i n M a r i a . Il comunicando. I l q u i n t o , ed ultimo gra-
fecondogrado d i gratitudine, é donare do é , c h e d á p o t e f t á a q u e l l o , chefe g l i
aliaperfonaamata, c infierne con i l do- rende grato. E quefto é che H Padre E -
nare farle i l donativo , dandoci V Eter- terno da poteftá alia Creatura d i far g l o -
no Padre i l fuo V e r b o ci fa i l d o n o , e col riofo I d d i o . Fa gloriofo Iddio l a Creatura
farcicapacidi eíío c i fa i l donativo. II dal canto fuo, quando i ' o n o r a , e g l i da la
t e r z o é f a r f i f o g g e t t o a quella perfona, a gloria i n o g n i íua operazione j e iñ quefta
c u i f i f a i l doriativo. I l Padre Eterno fi guifa potrai d i r é , che fece l a g l o r i o í a Ma-
c fatto foggetto alia Creatura nel fuo dre , la quale con la fuá grandezza par che
Verbo., perche é della fteífa fempliciífi- ringranzialíe I d d i o : come Kopera onora 1*
ina natura , e foftanza, Deum de Deo , artefice, c cosi fi poífono intendere quelle
lumen de lumme , Deum vrum de Deo parole : Magníficat anima mea Dominttm .
v e n , e per i l V e r b o alia Creatura í i m a - M a tutto fia dono d i l u i . g u i a refpexit hu-
nifeftadimodo, che non pare, che vo- militatem AncillsL fus. . N u l l a ricono-
glia difporre alcuna cofa , che non la fcendo d i buono dal canto p r o p r i o . Ciií-
lacciaadeffa Creatura nota n e i r i l k l f o , quefono le gratitudini del P a d r e , cin-
e per V ifteíío umanato V e r b o ; Omni* que fi conviene, che llano quelle della
quttumque tudi-vi a Futre mto, nota/ecit Spofa A n i m a , ma differenti i1 p e r c h é é la
v i í i s . il qUano grado d i gratitudine natura come fr^íe, e i l volere come mu-
non e í o l o farfi foggetta alia Perfona a tabiíe é infinitamente differente da D i o .
m í J i d o n a , m a i l r i c o n o í c e r l a come b.e- In quanto ú volere c i c i l Sangue del
• Verbo j
De' P a ^ i , Parte Quamu 277
y e r b ó , che lo Va conformando, effendo, fteflb, o V e r b o dovfi potefii collocsure
chequefto Sangue c inebria tanto deir le Spofe,che neíla tuafacrata bocca,e C o -
amor D i v i n o , checifa diventare i n tut- ftato? dove fi partecipa del tuo reípira-
toconformi , ed uniformi al f u o v o l e r e . r e , di tutte le parole proferite da t e , di
II primo grado d i gratitudine deilaSpoía tutee le rifpofte, che fai ai tuo Eterno
A n i m a é i l donare, che ella fa di fe íleíTa P a d r e , e d i tutte le grazne e d o n i , che
a D i o , dilettandoíi , e rilaííandoíi d e l dai alie Creature. E non t i bafta quefto ,
tutto i n l u i . II fecondo grado é un mil- che anTumendo p o i eífa Spofa a te , l a
la volere, s quefto l o moftra nel tacere fai confumare, e letificare nel tuo cuo-
<del chiedere, chefa a i fuo Spofo Ver- r e . .Grande é T a j - n o r e , che portano g l i
b o , non volendo n é anche chiedere per A n g e l i alie Creature, ma non é eguale
ponfare la volontá propria chiedendo , a quel d i D i o ,
tna tacendo , quella del fuo Dio . l l
terzo é di annichilazione , £ l o moílra
C A P I T O N O XXVIII.
n e l l ' e í í e r morta iníe-fteíia, e far quan-
t o p u b , che D i o fía onoraro i n ogni co- I>dC nmore che portmo , e communiemp
l a . Iljquarto grado é un'abbracciame.n- gli Angioli ftlli Uotnini,
t o co '1 fuo Spofo Verbo, e queño ab-
bracciamento le fa rkufar fe fíeíía con
A
Mano g i l A n g e l i l e Creature d ' un' Neir
tutte íe c o í e créate, a tal che non iftima iflefib
n é m o r t e , n é v i t a , né Paradifo, né In- luogo ,
morante , verace, recreativo. U n amo-
f e r n o , né dono-alcuno , ma ftima ogni re intenfivo , che íi parte dalle vifeere
dono inlui, e per lui, a lui riferendo- del Verbo, perché nel Verbo yeggono
l o , né di alcuno fa ñ i m a , fe nonin luij la dignitádelle Creature, e intendono i'a-
m a fempre torna a lodare ¡1 donatore. more, che porta loro il Verbo, ed eper
11 quinto grado di gratitudine della Spo- cosi diré la fuperíluenza deü1 amore del
fa éunricufare D i o , per D i o , non ac- Verbo, quale va ricrcandoin fe gli An-
cettandoakro í o n í o r t o da D i o , che U geli s ed eífi poi lo comjanicano neíla piü
puro Divin vclere , e queílo v o l e r e é non nobii parte della.Creatura, ch' é il cuore.
voler fentire in fe fteífa , o apprendere O fe laCreaturaintendeífe .quefto amore
l o fteífo D i o , difpreggiar la Creacura, inteníivo de gli Angelí,, Un'amore erten-
e amarla c o ñ uno fviícerato amere, l l fívo, che genera un gandió , unaletizia j
ricufare Iddio é un'apprendere il mede- e quefto procede daíl'Upianitá del Ver-
á m o D i o , cdeircre tanto unito, e con- bo, e d,é la fuperflMenza della puritá deli'
forme a l u i , che non lo fenta in fe , e non Umanitá , qiiaieridondanone gli Ange-
fentendololia una cofa íttíia con lui, e li, da loro gloria grandiíTima accidéntale,
non una vita, mamille vire daré per ef- ed eííi lia comunicano quaggiu a noi ,
íer conforme, e unito con D i o . Difpre- nelía parte interiore e feníitiva , onde fe
giare il Proíllmo, e come ? ha pur coman- i'Anana guftaiTe una volca tgi'ejfteníio!-
dato, che íi ami, come fe íleífo . Di- ne, lafcerebbe ogni cofa terrena, e s'unl-
rpregiareil Proifimo per Ce, e come íí rebbe con gli Angeli. bitende noi in n o i ,
¡pubtare? Difpregiare ogniminimo pec- come dilfe Pgolo , Dilatammi in charita-
jcato, chelivedeinquello, come riííef^ te . Un' amore memorante , e comuni-
i b Demonio . Dlípregiare il peccato , cante, che hanno in fe gli ílelTi A"g^li.
chefa perché offende la Bontá di D i o , Non rhanilo avuto fempre , perché Than-
jnanonla.Creatura, perché é creara ad no ricevuto dal Verbo, dopo che prefe
immagine ,di P i ó , anzi l i deve amare 1'Umanitá j elo comunicano quaggiu a
con iivifcerato amore , deíiderando di noi. Sonó memoranti, perché del conti-
•levar da queüa ogni pena, ancorcbé fof- nuo íi ricordanp deli' Umanitá del Verbo,
,fe quella deirInferno. Moilra 1'Eterno edel Sangue fparfo, e ancora ne fanno
Padre partí colar gratitudine alie Spoíe, memoranti quaggiu le Creature. Onde
xollocandole , alcune ueiia bocea del fe ciaícunofteffc a udirela vpcedelpro-
Verbo, ealtre nel fuo coftato. Erapiu prio Angelo, fempre íi penferebbe alia
í i e g n o l u o g o in Cielo, e piu alto in ce Pa.flione del Verbo, ma perché le noftre
Qfereiit S . M . M a d d . de' P a z z i . T memo-
Opere di S. MamMaddaiena
memorie fono oceupate in quefte cofe nita di D i o , e dall* eternltá conceduto a'
t r a n í i t o r i e , e t ú r b a t e dallo ftrepko de»li Serafini^ equelli p o i Tinfondono nella
affetti terrepi, non ppíTono Haré a udire v o l o n r á d e l l e S p o f e j efannoj che la
la voce degli A n g e l í : Audiam quid lo* l o n t á o p e r i f a v i a m e n t e , perché la volon-
quatur in me Angelus meus . V V L amor t á e q u e l l a , che apprende, e confente j a
verace qual ridonda ne g l i Angelidall1 tal c h e , fe fi facellero, per un modo d i
antica, e nuova Verita> ed efll poi l o dire,roperazioni del Demonio con quella
comurticano q u a g g i ü a noi Creature . buona v o l o n t á , fi onorerebbe Iddio j e
Queft5 amor tanto grande c i rammemora fe fi faceffero quelle di D i o con mala v o -
che D i o é Veritá 3 e" ama l a V e r i r a , dove l o n t á , íi offenderebbe . J a l amore fa
11 genera in noi un? amor d i V e r i t á , e chi fapiente, e prudente. Sapiente i n far J*
T o d e metterebbe piü tofto l a v i t a , che operazioni con dritta intenzione folo per
non dir^ la Veritá» e non amare la V e r i - onorare I d d i o , eprudente inconfervan;
t á , e non operare con fincerita j e V e r i t á . tutte le v i r t ú , che producono nell5 Anima
U n ' a m o r e ricreativo traente dall' Increa^ quefti amori , i quali tutti ragunandoíi
to V e r b o , come principio e o r i g i n e , cosi in uno , fanno un prezioíiífimo anello
perfezione e d ü e t t o , quale infondendoíi per ifpofare l a Spofa, e per aver dad eíT).
negl* Angelí , eíB T infondono p o i alie a m o n i Serafini , vengono giú , e con
Creature , dal qual5 amore fi genera nelle d u e a l i l e aíTumono, e con duealtre l ' a-
íteífeCreatureiun'amor tanto grande ver- dornanp, e con T altre due le conducono,
í b I d d i ó , ehe l i vorrebbe ftar fempre u- e collocano avanti allp Spofo, dove ÍI ha
n i t o c o n l u i . D o v e c o l continuo influíTo dafare la difponfazione. -Dove íi levano
(defeend^nte dal Verbo ngenerano a nuor su tutti g l i A n g e l i c i C o r i , non foppor-
va vita di perfezione, l a m e m o r i a V in- tando d i non fare ancor l o r o qualche co-
t e l l e t t p , e la volontá^ riunendole air iíleí- fa alia Spofa 5 onde non trovando eífi
fo V e r b o . D i o mi creo > e i l Verbo mi che fare , rinuovano una nuova lode ?
ricreb . Si muovono poi i Serafini da lodandola , e dicendo : Ifia eft digna
q u e i r a m o r e , che ha i l V ^ r b o alia fuá accipere nomen mvum , & procidentes ,
íagratiíliina Anima ad amar le fue Spofe, ( p e r c h é nella Spofa lí onora lo Spofo)^?-
e infondere in quelle un amor pnjtivo, raverunt enm,
j e o m u n i c a u v o , trasformativo . Infondo-
no i Serafini nelle Spofe un3 amor uniti- g A P I T O L O XXIX.
v o , che le f a c ó n gran velocita unite alio
Spofo, e lo traggono dall5 amore, che é Sctto fímbelo di diverfi filberi trattfí delle
tra la D i v i n i t á , e i ' A n i m a del Verbo ? operazioni , e comunicazioni Divine
qual purifica certe m a c i h i e , chepptreb verfo g l i m m i n i
beroaver le^ Spofe d'imperfezioni. U n '

V
amor comunicativo infondono nelle Spo Ocafli me j & ego refpondebo tibi . Parte j,
fe i i l cui amore adenfee a'Dio ? e chi r ha V u o i nárrate, o V e r b o , a me al- 6. gior:
n o n i o pubguftare, fe non l o v e d é infie-
quantp di quella narrazipne, che f a i c o l
rne feco guítare da tutte le Creature, e
Padre , e con l o Spirito Santo , . k i U
volentierj fi priverebbe d i D i o per poter-
grandezza, ed eccelienzadeli5 U m a n i t á
l o comunicare ad ogni Creatura, come lo
tua con l a D i v i n i t á : e p e r c h é k) fono in-
guftb P a c i ó : Optabum anatheniít effe 0
capace di si a l t i , e D i v i n i ragionamenti,
Chrifio fratnhus rneis . U n ' a l t r o amore
yuoi Ipiegarmeli, perché da me fiano in-
trasformativo , i l qual nafce da quella
tefí con la íimilitudine di venti A i b e r i ,
traf-formanre v o í o n t á del V e i b o D i v i
co' quali vuoi ancora ch5 io intenda la co-
n5?3',c ^ i p ^ f ^ d e n t i S e r a f i n i , e poi queili
municazione de' d o n i , che fai a tuoi Elec-
i'infondono nelle S p o í e , i l qual amore fa
t i , che ftannoibtto r o m b r a d i eífi. Ne
che f A n i m a per p::rticipazione di v o l e r e ,
folo quefta comunicazipne de*tuoi doni
ed a vi ore, diventa quañ uno í l e í f o D i o ,
verfo di noi j ina quella , che da quelh»
e queftatrisi'ormazione é come un vin-
che fono ate piü vicini i n C i e l o , deriva
c o l o , che unifee e lega T Anima con D i o .
a'tuoi diiettiqMaggiu in t é r r a , echeper
Un5 a m o r e p e r f e v e r a u v o í r a t t o d a l f eter-
amore conferifeono i beati S p i n " á-lc
Crea-
DePaZzi* Parte Quarta. Z7Í?
Creature, E d í n panlcolare i Profeti alie p i a c i m e n t o d c l l a v o l o n t á di D i o , i frutti
tue Spofe. L a narrazione t u a , o D i v i n fuoi fono di ogni tempo, efempre íi r i ñ o -
V e r b o , non é a l t r o , che T individuo in- vano , í i c o m c T Anime íi convertono a ta-
tendere di te íleíTo , e di tutte le cofe da te le, che quefti Angeli g o d o n o , e rallegran-
c r é a t e . O r d ' o n d e nafcono q u e í H A l b e r i íi : Gaudium e[i in Cuelo fuper uno pecca-
fertiliíTimi, Taltezzade1 quali occhio cor- tore, cantando fra di l o r o : Cántate Do-
p ó r e o non pub penetrare, e che per al- mino canticum novnm, quia mirabilia fe-
trettanto fpazio ¡ m m e n f o í p a n d o n o i ra- cit, . Cantavimus canticum Domino in
m i l o r o ? N a r r i quefío chi lí r i p o f a í o t t o Aternitate eleÜionis Verbi , & eleñorum
T o m b r a di eífi. Q u e g l i , fopra chi eífi oh merita humanitatis Verbi . Avanti
í p a n d o n o ifuoi rami 3 r e f p l i c h í , egíi fe che l d d i o r i c o m p r a í f e c o l fuo Sangue l a
pur puoj o per meglio d i r é , T efplichi que- ragionevol Creatura, e con r i n c a r n a z i o -
g l i , che ñ a fopra di eífi. M a chi pub ef- ne del fuo Verbo quafi la ricreaíTe, non
fere fopra V eísere d i D i o , c h ' é fontana di potevano glí Angeli invitare a quefto
ogni eifere ? O m i ó D i o , l i frutti di que- c á n t i c o , f e n o n l o r m e d e í i m i , non aven-
ñ i A l b e r i fono la tua ñeíTa fofíanza D i vi- do ancora Iddio m o í í r a t o le fue opere
n a , che nonconofce né p r i n c i p i o , né fi- mirabili j ma ora poífono invitare le
ne. II cibarfí di q u e l l i é un continuo ope Creature , e diré iníieme con D a v i d :
rare, che fa 1* A n i m a non operando, ma r i - Laúdate Dominnm omnes gentes , laudu'-
cevendo T opera tua in fe ftefíá. N a n i , te eum omnes poputi , íi arriva a'frutti d i
o V e r b o , tali cofe indicibíTi alia Creatu- queft' A i b e r o con particolare ajuto , qua-
f a , p e r c h é ella í i v a d a n e i r a n g u f t i e dila- ' l e é r i í í e í í o D i o : Faíhts e/i mihi Domi-
t a n d o , nellafatica godendo, nelT Infer- nm proteEior meus, Et eduxit me in latí-
n o , fequivi ella arrivafie da te condot- tuiinem ,
t a , g l u b i l a n d o , dove con le mani l é g a t e II terzo A i b e r o , é l a machina del M o n -
opererebbe , con le gambe tagliate cami- d o , le barbe di quella ion fondate nella
nerebbe, con g l i o c c h i chiufifcorgereb- B o n t a d i D i o , le foglie fono g r i n f i n i t i
b e , con la bocea intutto difibrme a fare benefizj che ne concede, i frutd fono T
le fue o p e r a z i o n i , le farebbe del conti- eccellenze, che íi feorgono del noftro Id-
n u o , m e r c é d i chi la mofterebbe, e di dio per queíli benefizj,
chi operarebbe i n l e i . E c h e cofa é que-
I l quarto A l b e r c é tutto II Genere uma-
fío narrare, che t u f a i , o V e r b o , con T
n o , le foglie del quale fono T adorna-
altre Divine Petfone?
m e n t o , b e l l e z z a , edecorodellepotenze
I l primo A Ibero della narrazione d i d e i r A n i m a , e deí c o r p o , i fuoi frutti fo-
D i o , e in cui Iddiofe ItelTo di fuori co- no r o p e r a z i o n i dclle potenze della ftet
m u n i c a , e p e r g r a z i a , e per gloria é i l fa A n i m a . Son trapiantati queíli A l b e r i
C i e l o E m p í r e o j le foglie del quale da n e i r amore.
noi non fono conofeiute: i frutti fuoi fo- I l quinto A i b e r o , é r u o m o r i c r e a t o a
no u n d i f t i l í a m e n t o d i g l o r i a : fottoT om- G r a z i a , le piante del quale fono nel San-
brafuafiripofino g l i fpiriti Beati infie- gue , le foglie nc'Sacramenti , i frutti
rne c o n I o íieífo I d di o . fuoi fono oltre íi meriti per fe fteífo COK
Ilfecondo A l b e r o , fono le Gerarchi'e f opere buone, gli ajuti, che egli ricreato
de ^11 A n g e l i , le foglie d i quello fono le a Grazia da allaChiefa •
continué i o d i , che danno alia Santifíi- II fe lio Aibero , é la glorificazione, che
ma Trini ta : i fuoi frutti fono F A n i m e , D i o da alia faa U m a n i t á , le barbe di tal
che raediaDre quelle íi riconducono a glorifica-zione fon fondate nella Paífione
D i o . E i n queito ci ha la maggiore, e dello fteífo Umanato V e r b o , le foglie
m i o l i o r p a r t e i ' U m a n i t á del V e r b o , per- fempre frefehe , e verdeggianti d i q u e l l o
che per quelle s'' incarnb , la quale Incar- fono, e ch3 ildirebbe? q u e i r aftocato de-
nazione volle Iddio fare per m e z z o d i í i d e r i o , equel continuo a í p i r a r e , che fa-
q^uefti A n g e l i : eífendo che per loro egli c e v a i l V e r b o , mentre era quaggiu con
e b b e l a rifpofta d i M a r i a . Le barbe íue noi di darci la g l o r i a , che c o l fuo Sangue
fono radicare n e i r e t e r n h a del P a d r e , i cidoveva a c q u i í l a r e , i frutti delía g l o r i -
í u o i r a m i S e í l c n á o n o quanto é i l com íicata U m a n k á del V e r b o fono la íbprai
X i inte»-
LSO Opere di S. María Maddaleiu
intendente capacita, che ha la Sacratif- nato nel pellegrinaggio, le % l i e di eífo
fnna Anima fuá d5 intender fe fíeíía, e la fono le petizioni, che noi gU facciamo/pi-
f u a D i v i n i t á , intendendola D i v i n i t á , ma rate da l u i , i frutti fuoi fono i d o n i , e "ra-
non la comprendendo con ampiezza, e z i e , cheegli per fuá Bontá ne concede .
capacita ai tutto inefcrutabile, e inefco- U n d é c i m o A l b e r o , é l a Sapienzadel
gitabile a n o i . V e r b o U m a n a t o , c h e f u d a l Mondo fti»
11 fettimo A l b e r o , é Telíer coftituita mata floltizia: le barbe del quale fon fon-
la fuá SacratiíTima U m a n i t á alia deftra date nelTinglunoíe parole, che glifurono
del Padre j le barbe fue fono T U m a n i t á . dette nella Pafllone, ancorchc foffe la Sa-
gui fe humilidt exñltahitur , & qni fv pienzaeterna, le f o d i e fono quellaSa-
exaltat humiliabitur. Onde r i í l c í í o Ver- pienza, che ha infuía e infonde ne'fuoi
bo eííendo nel feno del Padre I d d i o , fatto Servi : Os juftimedttabisur Setpünfiam. E
p o i u o m o per la Creatura íí umilib tan- queíli fanno una foave ombra all' i^no-
to , c tanto íi abbafsb, che íl lafcib con ranza d e ' b u o n i , ma femplici u o m i n i , i
durre 4ino air obbrobriofa morte della qualinulla d i fe prefumono, ma affatto
Croce con tanca ignominia: lefoglie fue in D i o fi rilaífano j e quefla ignoranza
fono quella collocazione, efublimitájche fotto T ombra della. Divina Sapienza é piu
s' intei¡áe effere alia deflra del Padre} i favia della Sapienza d i m o l t i , particolar-
frutti fuoi fono di raífegnazione , perché mente de1 fuperbi, e arroganti, e che mol-
altro non v u o l c , né volle mai, che far la to del fuo fapere íi pregiano , i quali da*
v o l o n t á del P a d r e , fono ancora i íuoi femplici, e da g l i umiii di c u o r e , cosi v o -
frutti di ammonizione a n o i , che ali' iítef- lendo I d d i o , vengonotaF ora indrizzati
fa v o l o n t á del Padre a fuo efetnpio ci alia vera lirada della falute eterna, e con-
confonniamo, f o t t o l a c u i ombra volen- dticono poi con eífa lor fapienza a gode-
tieri reclinerei i l capo m í o : Dignus efl r e l a Sapienza eterna. I frutti di queda
agnus y qui cccifus efl accipere uirintem , Sapienza fono i n f m k i , ma i Sacramenti
& Divinitatem , & g í o r i a m , O1 homrem in fono a noi i piu nurritivi con tanta Sa-
/Acula fuulofHm , Amen. pienza laíciati , c o n tanta Sapienza da
V otcavo A l b e r o , é l a poteftádata all' chi bene g l i í l i m a , e conofee r i c e v u t i , e
iñeífo Verbo Umanato : Data eft mihi che a tanta Sapienza conducono, la qual
omnts fofeftas inCceUf & in t é r r a , Come Sapienza é l o ñeffo I d d i o .
uomo . Omnin qu&cumqut uoluit Domi- II d u o d é c i m o A l b e r o , é quella eguali-
nusfecit inCceio, & m t e n a , come Id- cá, che h á i l Verbo con iJ Eterno fuo Pa*
d i o ; le barbe del quale fon fondate nella dre j o D i o infinito , o grande Iddio la tua
aianfoetudine, c h e r i f t e f í b Verbo ebbe infinita Grandezza avrebbe a far muover
q u a g g i ú i n t é r r a , iefoglie fue fono Tope- i diamanti, non che i c u o r i d e g l i uomi-
re della mifericordia (pirante > e ifpifate ni . M a fono i cuori noftri tanto d u r i ,
d a l u i : i frutti di que l i o , i fuoi D i v i n i , e che non vogliono intendere, né coope-
ineferutabili giudizj. rare alia tua G r a z i a . O grande I d d i o , la-
11 nono Albero é T u n i o n e , che ha fat- feiamo te, chefei bene mtinito, e ciap-
to la Divinitá con i* U m a n i t á : le barbe picchiamo a quefte cofe t r a n í k o r i e , quaii
del quale fon radícate nella pace, che eb- fuori di te avremmo avere in piú abbo-
be ii Verbo q u a g g i ú i n t é r r a : jp/e eft pax minazione, che nonabbiamo per modo
noftra) le foglie del quale fonoquei con- di diré lo í i e í l o D e m o n i o , efebbene tut-
í i g l j , che faceva T U m a n i t á con Ja D i v i - te le cofe c r é a t e , e terrene ci avrebbero
nitá di comunicare la fuá Grazia > ed adeíícr mezo per condurci a te>-nondi-
unirfi per la Santifllma Eucariftia , c i o é meno bene í p e í f o , per non Tufare come
per quella unioneammirabile d i fe fteíib doveremmo , ci ritraggono da te . O
con F Anime noftre, ed i frutti fono la llef- Eterno Verbo c i fei íempre prefence ,
ía unione. p e r c h é f e i i n t u t t e le cofe, e puré in que*
II d é c i m o A l b e r o , él* cífer comunicati- lie cofe non ti conofeiamo » M a quan-
v o , che ha dato 1' Eterno Padre a i r Urna- ti fi ammantellano con le feufe , ¿ ^ f " '
mta del V e r b o : le barbe fue fon radícate do, che le cofe tranfitorie, e opere eíteno-
« i e i l a i i b e r a l u á j che ebbe i l V e r b o Urna- r i , g l i fono d" impedújjcnto a l f u n ^ n tua.
De» P a ^ i . Parte Quarta. 1S1
E t í o ardírb d i d i r é , che ognl minima d k e v a i l D l v i n P a o l o : Videmus nunc per
o p e r a z i o n e a n c o r c h é l i a viie el avrebbe fpefulum in migmate.
a d e f l e r o c c a f i o n e d i l e y a r l a mente a t e . I l t e r z o d é c i m o A l b e r o di quefta narra-
L e radici d i queft" Albero fono c o n n e í í e , z i o n e , é l a V e r i t á del V e r b o , e T a d e m -
c fondate nella patienza , eon che i l pimento d i quefta Veritá íi moftra rtell*
V e r b o converso q u a g g í u con n o i , che U m a n i t á del V e r b o , le radici del quale
c r a m o d i f í o r a i i d a l u i . E pur n o n c i era fono fondate nella Veritá , che manife-
q u a í í a k u n o , o pochiflltni, che g l i fof- fto a noi i l V e r b o del Padre j Plenum
í e r o c o n f o r m i . C i era si María ^ c i era GratU, & veritntiíi efruttifuol fon l a
f u ñ o , e T a l t r o Giovaiani , e g l i altri Giuftizia.
jpochí, ma che quefti ? María ftefía an- II í j u a r t o d e c l m o Albero é l ' U n i t á della
corchc g l i fofle piu fimile, e a lui piú SantiiTima T r i n i t á , la qual' U n i t á é ra-
propinqua , nondimeno non g l i era dicata nella f e m p l i c i t á d e i r d s e r e , c pu-
eguale. O n d e per q u e f t o c i d á e i e m p i o , ritá d i D i o . L e foglie d i queft' U n i t á ,
che d o b b í a m o fopportare i d i f e t t i r u n o quali diremo che fiano ? O v e o g n i
d e i r a l t r o , come dice T A p o f t o l o : Mter cofa h fempliciífima per la femplická ,
alteríui onetfi pórtate . E vedendo , o e identita della natura, e foftanza D i v i -
V e r b o , che tu hai ropportato noh e d i n a , incuineppur q u e f t o d i r c o s i , p e r c h é
continuo c i f o p p o r t i , come non foppor- raífembra diveríitá , m i piace . Le fo-
teremo ancor noi i Proífimi noftri, fa- g l i e , d i c o , che faranno q u e g l ' i n c e n í l ,
pendo che neíliino e fenza diffetto ? E edinfocatifguardi del Verbo al P a d r e ,
ancor che noi aveíiimo pochi difetti da del Padre al V e r b o , e i frutti di quella
cffer í b p p o r t a t i da altri , fapendo non- fono le fteífe Perfone D i v i n e .
d i m e n o , che onoriamo te , volentieri . I fei altri Alberi tutti íi c o n t é n g o n o
doveremmo fopportare g l i altrui difetti neirifteífa U n i t á , e s* intenderanno ,
L e foglie del detto A l b e r o fono ijconíigli, quando fruiremo l a perfetta viíione d i
coníigli di pace j i fruttidi efíb é la G r a z i a quello . S o n ó quefti q u a t t o r d k i alberi
preveniente, e d e c c k a n t e , la qual Gra- narrazioni, e manifeftazioni dell* U m a -
z i a non foloeccita a f are i l b e n e , ma an- nitá del V e r b o , e fono all* A n i m a come
cora a lafeiare i l m a l e . L a Grazia auíí- quella colonna di fuoc©, che andava i n -
liante, e concomitante che lafeiato i l ma- ñanzi a'Figliuoli d'Ifrael nel deferto, l a
le c* i n d r i z z a , e folleva a camminare con quale mirando dovevan f e g u i r e , e non
frettoloíi pafli al C i e l o , conforme al vole^ andarle innanzi , p e r c h é avrebbero
re del noftro I d d i o , e non folo c infegna f m a r r i t a l a v i a . Tanto deve far 1' AnimaÍ
ad amare I d d i o , ma ancora i l P r o í í i m o , e andar fecondando quel lume , che D i o
non folo ad amarlo , ma a firuggerfi per le moftra, e non cercare d i andar piü
q u e l l o , dico , per l a fuá falute. E co- avami di q u e l l o , che le moftra, o v e r o
me potremmo n o i mai amar q u e í l o compiace farle intendere , fottomet-
P r o f l i m o , fe non aveífimo la Grazia di tendo fempre ogni intendere a quella
D i o , d i c o , q u e í l a G r a z i a , che c i folle- V e r i t á , ch é i n f a l l i b i l e , e a quella l u c e ,
va a t e , o S i g n o r e , la quale c i fa veder che non pub oícurarlí , come rivelata
te nel ProlTimo, e l u i i n te ? M a come da D i o j che n* infegna la Santa Chiefa
l o potranno amar q u e l l i , che fi cibano C a t t o l i c a , e la Romana Sede , che d i
del fangue l o r o ? E dicono poi che l o tutta la Chiefa é c a p o , a cui Iddio pro-
fanno per carita e per dar l o r o guada- mife quefta infallibilitá i Non deficiet
gno , e nutrimento , ma vanno p o i r i - Fides tita.. Moftri quefte cofe a l l ' A n i m a ,
í c u o t e n d o quello che fopravanza l o r o , © V e r b o , per darle la fortezza nel tem-
ed é necefíario a ' p o v e r i t u o i S e r v í , i l p o , che ha da v e n i r e , s i , m a , dixi i n
numero de quali folo é noto a t e . U n ' excejfu meo non movebor i n íternum ,
altrofruttodi.quefto A l b e r o é l a C a r i t a , portio mea pomiae d i x i ctsftodire legem
l a quale Carita e uno fpecchio di te D i o ,
dove T A n i m a puo vedere ogni fuá mac-
c h i a , e ancora ogni fuá bellezza per con-
servarla . L a Carita é quello fpecchio, che
gferedt S. A i . MtnidAl.de'Pmi, T i C A-
Opere di S. María Maddalena
fezione di l o r o , non iftlmano i fuoi
C A P I T O L O XXX. maggiorij deglí eguali non fan c o n t ó ,
non g i a , che elle non volefl¿ro, che non
Di Aherfe ferti di amere , che li Spiriti amaffero Iddio , e non aveffero 1 altre
beMi ifnpetrttnv * gli Uomini , < / 4 r - virtü , ma vorrebbero eíler amate , ed
ticolttrmente * Profeti , ed dle futre elFerpiuvirtuofe d i l o r o , difpreggianoi
Yergini. minori, n o n p i á c h e n u o c a n l o r o , (pero
ij chenonuferebbero amore diforta alcu-
Neir
ifteflb
ÍHOgO. I Mpetrano T A n i m e beate alie Crea- na ) , ma g l i ftimano p i u femplici ,
ture quag^iu iri t é r r a , un amore efer- meno fondati , e meno penetrativi d i
citativo > un amore impaziente , un* fe . E cofi non íi ftabihfcono in c o -
amore penofo, e un" amore rilaflativo. fa alcuna , van cercando in qua> e in
P i quefti quattro amori febbene un í b l o l á , d i c e n d o i n f e fteffe, i n quale fpirito
c i é , che fia perfetto, c h ' é 1* ultimo r i - m i fetmerb ? A qual perfezione arrive-
laííativo , nondimeno per eflerc ílate T r b ? Q u a l v i a ten p i ó i n P a r a d i f o j onell*
A n i m e Beate ancor elle ngllancrtra fra- Inferno ? S' i o v o i n Paradifo , in che
gilitá , c i vanno comportando, e c o m - modo vedro D i o ? C o m e T intenderb l
patendo, e per T amor > che c i p o r t a n o , In qual l u o g o f a r b i o collocata? E che
d e í i d e r a n o , che andiamo a godere con gloria m i d a r á e g l i ? A tal che per non
l o r o queU'Eterno Bene, che efle godono. efíer nlaííate i n D i o non íi fermano i n
C i vanno impetrando , e c o n í e r e n d o cofa alcuna , commettendo m o k e ira-
quefti amori , febbene imperfetti , non perfezipnij onde finca che non íi vie-
g i á , c h e g l i a m i n o i n n o i , ma íi vanno ne a tal rilaííazione npn poíTono mai ac-
accomodando alia fragilitá noftra , i m - quiftare perfezione alcuna . L ' altro
petrando l i íleííi amori a ciaícuno , fe- A m o r e íi demanda penofo, i l quale non
condo che conofeono l a difpoíizione , é ancora i n tutto l o d e v p l e , p e r o c c h é ,
a c c i t che prima eíTercitati ne g l i fteííi quando manca punto d i f e n t i m e n t ó d i
amori imperfetti, vengano poj a queli* eíTp A m o r e , fente tanta pena, che non
ultimo perfetto, che conduce T A n i m a ha bene i n fe íleífa quell* A n i m a che lo
a i r u n i o n di D i o . L ' A m o r e efercitativo polfiede, p e r o c c h é le pare d i mentare %
dura tanto, che 1' Anima íia condotta alr Inferno , e non fi duole , né ha pena
ía pe; fezione de g l i altri tre a m o r i , eflen- per amor di D i o , ma per paura , e
do che quando g l i ha acquiílati \ non amor d i í e fteíTa, p o i che npn vorreb-
ha piú b i í p g n o di pfercitaríi in queirope^ be padre, o n d e r a m o r e n o n e í f e n d o f o n -
r e , che conducono a quel grado . E a dato non e da eleggerlo, perche puo na-
q u e l t i , che hanno, o v v e r o l o n o in tale fcere la fuá pena da piü cofe, prima dall*
A m o r e efercitativo fuole a w e n i r e , che a m o r p r o p r i o , impedimento d ' o g n i per-
fe manea l o r o una cofa mínima d i quel- fezione , ií qual* amor proprio fempre
I p , che vprrebbero, vengpno a confu- teme , non tanto d'oft'endere Iddio »
í i o n e , e t r i f t i z i a , ovvero li danno in tut- quante d' incorrere i n quella pena, che
to alie cofe t r a n í j t o r i e , p e r c h é non ama- m e r i t a i l peccato, e ancora puo nafcerc
no D i o per D i o , come íi dee amare , da untimpre non filiale, ma fervile, e
ma D i o per loro ftuh V alero e un' A m o - da una intriníeca fuperbia, la quale l e
r e , che íi domanda impaziente, e que- faparered*onorare Iddio nelle fueoper-
ftofuolefier a mplta turbazionc fpgget- r e , ma n o n é c o s i , enoncoriofcendo d^
t p , perche quell*Anime, ove íi t r o v a , avere i n fe quella fuperbi^, non cerca
non h a m o per ancora fermezza , ne d i levarla da í e , poi che fe cpnofcelfe l a
ftabilitá(ncoia alcana, nclle quaii D i o leverebbe, e a quello non c i e a l t r p r i -
non p u ó f a r e come brama \\ fuo r i p o í o , m e d i o , c h c l a v i n u , e *! m é r i t o del San-
perene xíon puo abitare íe n p n n e ' c u o r i gue dell3 U m a n i t á del V e r b o . Vannp gU
^ u i t t i . t quefte Anime per elíere tanto Üpiriti Beati impetrando, e cpnferenda
impazienu non i i lafciano pclfeder da alia Creatura queíti tre A m o r i cosi imper?
P Í O » oanno lor noja i fuoi Proffimi, di- fetti , per difporci pian piano al penet-
c p , a i Vcdcigii caminare a maggipr per-1 ro . K Pnncipianti impetrano > ^ con»
D e T a z z i . Parte Quarta. 2.85
fenfcono T A m o r e e f e r c l t á t i v o , perche da quel ftiogo , ove ognl amante ama
v e g g o n o , che fe non s'efercitaffero tor- con amore ver© * fincero e perfettiífimo,
nerebbero addietro , e ancora impetra- non dico , che un Beato non ami piii
no l o fteíTo Arnore a q u e l l i , che fono di de i r altro, madico, chefecondo il fuo
natura d* efereitarfí. Impetran© a'Profi- grado cíafeuno ama con amore perfettif-
limo. Nevien poi il Coro de'Profetti,
c i e n t i r A m o r e i m p a z i e n t e , non g i á per
che v o l e í f e r o , che quelli F avefsero, roí che amano le facre Vergint, per efser
roa
perché veggono , che fe non aveífero fimilia loro , e perché quefto dono del-
quefto Am©re impaziente íi fermerebbo- la profezia, fu bene ípefso con la purí-
no nelía tepiditá. Impetrano poi quell5 ta unito, come in Geremia, Daniello,
altro Amore , quale non vorrebbero , e Giovanni Battifta, non quelle , no 'i
quanto a un cefto che, che Perfona T fon fimilia loro, che confervarn íolo la
aveífe , ma poi vorrebbero , che tutte Verginita , e ancora í o fanno per qual-
le Creature Y avefTero , a fine di poxer cherifpettOy ma queíle dico, che fono
eiugnere a queirAmore rilafiíato, i i qua- elettedaDioinquefto ftato, elo piglia-
le vanno impetrando, e coníerendo gli ( no folo per fervire a D i o , e per onorar*
Spiriti Beati a quelfe Creature, che co- j lo . Quefte Vergini fono'ben fimiíi alli
nofcono effer atte , e difpofte a ricever- j fteíli Profeti, afizi ardirb diré ,• che elle
l o . O j quefto Amore rilafíativo, ( c h ' é fono in certa maniera Profetefse , perché
í l q u a r t o e u l t i m o ) é q u e l l o che grande- rifguardano le cofe, che hanno a veni*
mente defidero , e n&ñ lo p o í í é g g o , e re, cioé quello che ha da efsere nel fine
come é ? Amore in tutto rilafsato , di della vita loro, e che fi hanno perfetta-
modo f che nulla vuole , nulla poífíe- mente a uniré con Dio. E a volerfi po-
de, nulla defídera, fe non q u e í c h e vuo- ter uniré con D i o í i ricerca la Puritá 5 pe-
Se Iddio. Non afpira ad alcuna perfez- ro efse laíciano quefte cofe prefenti ,
zionecome a fuá corona poi in Cielo. tranfitorie, e vane, perché non grim-
Non fi fermainakun dono, non confi- pedifcano laftefsaPuritá. E queílc fono
tera a qaal perfezione potrebbe venirey quelle, che i Profeti amano , e vanno
Be in quella j in che é Hato , né me- loro impetrando , e conferendo non f
no in quella in c h e é , ma folo ha la fuá Amore efercitativo , impaziente, e pe-
mua. ad onorare Iddio. Non teme alcu- nofo-, ma altri qjuattro amori piíi per>*
na tentazione, ánzi rabbracciaj eftrin- fetti. Un" amore oziofo, un amore an-
ge, p e r c h é c o í i v u o l e ilfuo D i o , i i go- liofo , un:'amore faziativo, e unJ amore
de di vedere, che i faoi Profllmi cam- m O r t o . Amore oziofo, e che opera grarí
smiaino a maggior perfezione di lui, c cofe. E ' oziofo s i , e come é oziofo fe
amino D i o p i ü di ku , equelloche vede opera? E come fe é oziofo ? E>oziófo,
non amare Iddio íi ftrugge, che non lo perche fe ne ftá contemplando Iddio
trapaífi . Perocché qiíeila Creatura, che vede Tefsere di una fomma B o n t á d ' u n a t
¡pofliede queft5 Amore reíafsativo, ovve- Grandezzainfinita, d5unaSapienza pro-
roépofseduta dallo ftefso Amore 5 non fonda, e immenfa , e che tanta corrií-
ü cura, che Diooperi in quefto, o in pondenza , e perfezione ricerca dalla.
queiraltro modo, come quelSanto, o Creatura : Eftote perfeüi fecut J'nter ve-
queiraltro , come quel Beato , e quel fter perfeñut eft . La qual Creatura ve-
G Í o r i o f o , ma folo, folo defidera, e cer- dendofi efsere un niente, e che non pu<y
ca che Dio fia onorato, o per lei, o per al corrifpondere a tanta Grandezza, pera
Eri , e in quel modo , o in quetr altro fe nefta efso Amore, anzi la Creatura
non ledanoja. Alio ftefso Amore s'ha- dico , che polfiedc efso amore , fe ne
da afpirare, ma non s5 ha da defiderare ftaoziofara coníiderare T infinite perfez-
anfiofamense , perché col dtfiderarlo zioni Dio con la fuá bafsczxa, lafciand©
anfiofamente fi mancherebbe di quello, operare agni cofa a efso D i © , onde V$$t
che fi pretendeindetto Amore. Quefti iftefso fuo ozio opera gran cofe, e in
fono gli Amori, che impetrano i Beati quefto amore pur vi é akun ne©' di difet-
Spiriti alie ragionevoli Creature, men- to . L'altro Amore é anfiofo . Amore
sre dimorano ^uaggiú in térra lontane aníiofo > e fapience. 1 / A n i m a , che h»
T 4-
2.84 Opere di S. María Maddalena
íiuefto Amore , con un continuo fpafi- nofciuto, € da rari c o n t i n ú a t e , e fácil-
mato defiderio defidera , che tutte le mente tornerebbcintutti g l i a l t r i A m o r i
Creature conofeano D i o . c di conolcer- imperfetti come prima per efercizio, e
l o a n c o r l e i , eche D i o í i d i a a conolce- non per d o n o , ed efla continuaztone e
re a t u t t i . E non é quefto A m o r c ancor piüneceffaria a l l ' A n i m a , che non é l a
e ^ l i perfetto, perche h á i n fe deííderio . luce alie tenebre.
L ' a l t r o Amore fi domanda faziativo, i l
quale gode D i o , fi diletta in D i o , in-
dirizza tutte 1* opere a D i o , le muovc C A P I T O L O XXXÍ.
per D i o , e l e finifee in D i o . E ancora
quefto A m o r e non é perfetto , p e r c h é
guita di guftare I d d i o . L ' u l t i m o A m o - Agguaglid l* eperazioni , che fece il Sai-
re é m o n o , i l quale non d e í i d e r a , non vatore in Croce , a quelle che opro nel
vuole , non brama j e non cerca cofa Ventre áelin Sxntiffimu Yergine , e che
a l o m a , percibehe 1*Anima, chepoflic- cpra nel feno del Fñdre,
de quefto a m o r e , per la morta rilaffa-
z i o n e , c h e h á f a t t a d i fein D i o non de-
íidera conofcerlo , intendcrlo , né gu-
fíarlo , fe non come vuole I d d i o . M u l - O A m o r o í o Spofo , o Eterno Ver- Parte j .
bo l II Verbo ftando in C r o c e , nel s ^ n o ? .
l a v u o l e , n u l l a s á , enulla v u o l p o t e t e , Vcatre d i María , nel feno del Padre
etanto sVurniliafelefoiTc detto che ella fá per íimiglianza una quafi medeíima
foífe I d d i o , quanto fe folfe detto, ch' operazione . T r e chiodi t i cengono in
ella folfe un D e m o n i o . E tanto s' innal C r o c e , o V e r b o , tre nel Ventre di Ma-
zaquando lefofíe detto, tu hai a fruiré n a , e tre nel feno del P a d r e , ma alcuni
i l Paradlfo, quanto tu devi andaré nell* con d.letto, aitri con d o l o r e . E che chio-
Inferno, p e r c h é la pena non Tapporta di fono GOiefti ? D i ferro, o pur di bron-
pena, e l a gloria nos la cerca, viven- z o í £ d in che íucina íurono fabbrica-
do del tutto come morta: vivoego jam ti? 1 tre c h i o d i , che ti tengono nel fe-
non ego, Mortui fttmus & vita, aoflra ah- no del P a d r e , fono la natura, Teguali-
feondita efl cum Chriflo in Deo . Tutti tá j ed i l compiacimento . N e l Ventre
quefti A m o r i conducono al V e r b o , ma di Maria , la puritá , V amore , e con-
non é pero da f e r m a r í i , fe non n e i r ul- formitá di Maria . In Croce r u b b i d i -
t i m o , d i c o n e l l ' a m o r m o n o , del quale enza , T u m i l t á , c la conformitá di fe
ne vuol far guftare i l Verbo qualche fteífo. Che fai in C r o c e ? Verii i l San-
parte alia S p o í a . E quando 1* A n i m a ne gue , e dici le fette parole j tanto fai
ha guftato, le t o g l i , e le fai d o n o , o nel feno del Padre, e nel Ventre di M a -
V e r b o , di tutti g l i a l t r i . l e togli i ' i m - ria . N e l íeno del Padre veril in certa
perfezione de g l i A m o r i , e le doni T guifa i l Sangue, formando l a Creatura íi-
A m o r e efercitativo, l ' A m o r e impaziente, milc a te fteífo , e ideando , per cosi
T A m o r penofo , T A m o r r e l a í í a t i v o , 1* d i r é , teftelToafomiglianza della Crea-
A m o r o z i o f o , T A m o r anflofo, e faziati- tura : 1» fimilttticLinem homtnum f a ñ u s }
v o , e glielo ridoni i n quefto m o d o , che & habitu inventut , horriO. Nel v e r K
lafteífa A n i m a é i n u n continuo efercizio tre di Maria , pigliando i l fangue da
e nulla efercita . £ ' i m p a z i e n t e , e non lei , lo veríi per deíiderio , che avevi
c . Penofa, e non há pena alcuna . E1 di í p a r g e r l o per la Creatura. In Croce
o z i o f a , e opera gran cofe . E* fizientej perafFetto, ed in eífetto. L a prima pa-
cd é faziata , faziata , e íiziente . M a r o l a , che dicefti in C r o c e , fu , Pater
avanti che V Anima habbia quefti A m o r i , ignofee tllis. C o m e dici quelta parola ,
bifogna c h ' e l l a íi lia efercitata, e con- ftando nel feno del P a d r e , e non vefti-
tinuaba i n e f l o A m o r m o r t o , p e r c h é non to ancora della noftra carne, eífendo i n
v i efíendo efercitara lungo tempo , an- tutto conforme ad elfo, né potendo ef-
c o r c h é e l l a f o í l e p e r í o n a i l l u m i n a t a , non fer difformitá , dove é perfetuíluna
potrebbe períeverarc in detto A m o r mor- unione , cd egnalitá ? In formare e
t o , eflendo m o l t o d i f l i c i l e , d a p o c h i c o - plafmarc la Creatura , dici , p*(er^ c

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