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IL SECONDO IMPERO IN FRANCIA, Italia Dopo Il 48

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IL SECONDO IMPERO IN FRANCIA

Il ritorno del bonapartismo dopo la rivoluzione del 1848:

Dopo la breve esperienza della Rivoluzione del 1848 in Francia, che inizialmente aveva portato a speranze di
unità e democrazia, la situazione si deteriorò rapidamente a causa di conflitti sociali e insicurezza pubblica.
L'insurrezione operaia di Parigi fu soffocata nel giugno 1848, portando alla creazione della Seconda
Repubblica. Tuttavia, questa repubblica divenne sempre più conservatrice, e Luigi Napoleone vinse le
elezioni presidenziali nel dicembre 1848 con il sostegno di vari gruppi sociali delusi dalla politica
repubblicana. Luigi Napoleone era noto per il suo disprezzo per la democrazia e aveva precedentemente
esaltato il "bonapartismo" e il "cesarismo", regimi che saltavano le istituzioni rappresentative per
rappresentare direttamente gli interessi popolari.

Il Secondo Impero di Luigi Bonaparte:

Durante il suo triennio di presidenza, Luigi Napoleone rafforzò il suo potere personale e fece approvare
misure restrittive delle libertà civili dal Parlamento, pur dichiarandosi difensore della sovranità popolare e
del suffragio universale. Conquistò il sostegno clericale con una spedizione contro la Repubblica Romana nel
1849 che restituì lo stato pontificio a papa Pio IX. Maturando un colpo di Stato, sciolse il Parlamento nel
dicembre 1851 e indisse un plebiscito che gli conferì poteri straordinari, inclusa la redazione di una nuova
Costituzione. Questa nuova Costituzione diede al presidente un controllo quasi assoluto sul governo e limitò
l'opposizione. Luigi Napoleone fu confermato come imperatore nel 1852 con un altro plebiscito, dando
inizio al Secondo Impero, un periodo caratterizzato dalla limitazione delle libertà civili, dallo sviluppo
economico sostenuto e dall'espansione coloniale.

L’ITALIA DOPO LA RIVOLUZIONE DEL 1848

I punti di debolezza dei patrioti italiani

Dopo il fallimento delle rivoluzioni del 1848 in tutta Europa, i patrioti italiani moderati avevano perso la loro
speranza di una transizione verso una forma federativa o unitaria degli Stati italiani. Anche Pio IX aveva
scelto di conservare lo Stato pontificio invece di guidare i moderati italiani, contribuendo a scoraggiare
l'adesione dell'opinione pubblica cattolica all'unità italiana. Nel 1849, i democratici avevano visto fallire le
loro speranze quando la "guerra di popolo" di stampo mazziniano aveva portato alla creazione delle tre
Repubbliche democratiche di Roma, Firenze e Venezia, ma era stata sconfitta dalla repressione di Francia e
Austria. Anche i democratici erano divisi, con i mazziniani che volevano una repubblica unitaria e i federalisti
e alcuni repubblicani che erano disposti a cooperare con casa Savoia.

Torino capitale del Risorgimento

Il Regno di Sardegna, guidato dalla monarchia sabauda, era l'unico Stato italiano che aveva combattuto per
la liberazione dell'Italia e aveva mantenuto le libertà costituzionali. Torino era diventata il centro del
Risorgimento italiano, attirando esuli da diverse regioni italiane che erano influenti nella cultura e nella
politica. Il governo sabauda aveva svolto un ruolo di unificazione, garantendo la libertà di stampa e
accettando il contributo di coloro che rinunciavano temporaneamente alla pregiudiziale repubblicana,
unendo così diverse componenti politiche in nome di un "interesse nazionale".
Le differenze economiche e sociali tra gli Stati italiani

Mentre il dibattito sull'unificazione politica si intensificava, emergevano profonde differenze economiche tra
gli Stati italiani. Il Nord, in particolare il Piemonte e la Lombardia, era coinvolto nello sviluppo economico
europeo, mentre il Centro-Sud rimaneva arretrato, ancorato a un'agricoltura basata sul latifondo. Anche
l'Italia centrale aveva un'economia prevalentemente agricola, ma basata sulla mezzadria. L'intero paese era
caratterizzato da un alto tasso di analfabetismo e una diffusa mancanza di istruzione, con una cultura
prevalentemente dialettofona e orale. L'unificazione nazionale non era guidata da esigenze economiche
diffuse, ma era sostenuta dalla passione politica delle élite e dei ceti urbani desiderosi di riscatto nazionale.

VITTORIO EMANUELE II, CAVOUR E LA GUERRA DI CRIMEA

La Monarchia Costituzionale di Vittorio Emanuele II

Vittorio Emanuele II, salito al trono nel 1849 dopo la sconfitta di Novara, affrontò una complessa situazione.
L'esercito italiano era stato sconfitto, il Parlamento era diviso sulla pace, e lo Statuto costituzionale era
appena stato introdotto. In contrasto con altri sovrani italiani che avevano restaurato l'assolutismo, Vittorio
Emanuele sciolse il Parlamento ma mantenne la Carta costituzionale, indendo nuove elezioni per ottenere
una maggioranza favorevole alla pace con l'Austria. Nonostante non fosse un sostenitore delle idee liberali,
si impegnò a sostenere la monarchia costituzionale, contribuendo così alla fondazione dell'Italia unita.

Il Governo Cavour

Camillo Benso Conte di Cavour assunse la guida del governo nel 1852. Era noto per le sue idee liberali e si
adoperò per modernizzare rapidamente il Piemonte, stipulando trattati commerciali e investendo in
infrastrutture. La sua politica era basata su un centrismo parlamentare, mirando a unire aristocratici liberali
e borghesi moderati. Con questa politica, riuscì a costruire una solida maggioranza parlamentare che
sostenesse il suo progetto di unificazione dell'Italia, creando una tradizione di governo centrista in Italia.

La Guerra di Crimea e l'Alleanza con i Francesi

Cavour cercò il sostegno di Francia e Inghilterra durante la guerra di Crimea per le ambizioni del Regno di
Sardegna di allargarsi fino all'Adriatico e sottrarre il Lombardo-Veneto all'Austria. Questa alleanza portò
l'attenzione internazionale sulla questione italiana e sul malgoverno nello Stato Pontificio e nel Regno delle
Due Sicilie. Cavour riuscì a ottenere l'appoggio delle potenze occidentali e, al Congresso di pace di Parigi,
sottolineò la necessità di supportare l'iniziativa piemontese per garantire un contesto istituzionale stabile.
L'intervento francese a fianco del Regno di Sardegna diventò una prospettiva realistica, dando slancio alla
causa nazionalista moderata in Italia.

LA SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA E L’UNITA D’ITALIA

Gli accordi tra Cavour e Napoleone III

Nel 1858, un attentato a Napoleone III, condotto da Felice Orsini, un agente mazziniano, svelò la necessità di
stabilizzare la situazione italiana. Cavour si incontrò segretamente con Napoleone III a Plombières per
pianificare l'azione. Decisero che il Piemonte avrebbe provocato l'Austria per farla dichiarare guerra,
consentendo così all'esercito francese di intervenire al suo fianco. In caso di vittoria, il Lombardo-Veneto
sarebbe passato al Regno di Sardegna.

La Seconda guerra d'indipendenza e l'annessione dell'Italia centrale

La guerra iniziò quando l'Austria dichiarò guerra al Piemonte nel 1859. La Francia si unì al conflitto e
sconfisse gli austriaci a Solferino e San Martino. Questa vittoria ispirò insurrezioni in Toscana e in Romagna a
favore dell'annessione al Regno di Sardegna. Tuttavia, Napoleone III interruppe la guerra per evitare
rivoluzioni repubblicane, portando all'armistizio di Villafranca, che portò solo alla cessione della Lombardia.

La spedizione dei Mille

Nel 1860, Giuseppe Garibaldi organizzò la spedizione dei Mille in Sicilia, unendosi all'entusiasmo patriottico
dell'epoca. Dopo alcune difficoltà iniziali, Garibaldi sconfisse le forze borboniche, prese Napoli e si incontrò
con Vittorio Emanuele II a Teano. Questo portò all'unificazione del Sud Italia con il Regno di Sardegna.

La questione contadina in Sicilia e la sconfitta dei Borbone

Durante la rivolta in Sicilia, i contadini cercavano non solo l'indipendenza ma anche la terra. Tuttavia,
Garibaldi cercò di separare la lotta per l'indipendenza da quella per la riforma agraria. Questa decisione
portò a tensioni e conflitti, in particolare a Bronte. Alla fine, Garibaldi sconfisse le forze borboniche, ma
l'unificazione non portò automaticamente a miglioramenti sociali per i contadini.

La nascita del Regno d'Italia

Dopo la conquista del Sud, l'esercito piemontese occupò le Marche e l'Umbria, sostenendo di prevenire una
possibile minaccia rivoluzionaria. Garibaldi e Vittorio Emanuele II si incontrarono a Teano nel 1860, unendo
il Sud all'Italia settentrionale. Le annessioni furono successivamente ratificate attraverso plebisciti, e Vittorio
Emanuele II divenne re d'Italia.

I problemi del nuovo Regno e la fine dell'epopea garibaldina

Nonostante l'unificazione fosse completata, l'Italia si trovò ad affrontare molte sfide. Roma e Venezia erano
ancora fuori dal Regno d'Italia, e ci fu bisogno di unificare la società civile. Inoltre, la componente
democratica rappresentata da Garibaldi fu gradualmente soppressa, mentre il Sud cominciò a sentirsi
emarginato dai benefici dell'unificazione. La sconfitta di Garibaldi a Mentana nel 1867 segnò la fine del suo
ruolo politico attivo.

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