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Intorno - A - Viaggi - Ed - Alla - Predicazione - Di San Tommaso Apostolo

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Intorno - A - Viaggi - Ed - Alla - Predicazione - Di San Tommaso Apostolo

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VIAGGI E PREDICAZIONE

DI

SAN TO M M A S O
A P oSTo Lo
v
INTORNO A VIAGGI
ED ALLA
ºi
PREDICAZIONE

A P O ST o Lo

Opuscolo
ISTORICO-GEOGRAFICO-CRITIco
DEL CANONICo

FAUSTINO G. RHO

43eeaciao
ºvesso 9. 9. eſiuouceffi

4 8 3 4.
Quel (Tommaso), che non osava andare a Beta
nia in compagnia di Cristo, questi, Cristo non
presente, scorre quasi l'orbe della Terra, con
versando tra popoli sanguinari, che cercavano di
ucciderlo.
Grisosrono Omelia Extr.
sopra S. Giovanni.

(Tipografia Cristiani)
Glff Jſfustzioiuo e Cleveveabissiuto

Tſbousiguore

Caſo COoueuico fevcavi


ºescovo oi 2/brescia

Dmiche nella sua saviezza, piacque


alla MAESTA DELL'AUGUSTISSIMO IMPERATORE
E RE NosTRo, di nominare Lei Illustrissimo
e Reverendissimo Monsignore al reggi
mento della vasta Bresciana diocesi, e fu
il voto Sovrano benedetto dalla Santità
del Pontefice GREGORIo XVI; tutta que
sta popolazione si rallegrò, che alla fine
dopo il corso di quasi tre secoli, rive
de sulla sede Vescovile nostra un pro
prio suo Concittadino º. Sospinto io dun
(1) Il Cardinale Durante Duranti assunto alla Chiesa Vesco
vile della sua Patria nel 155o, e passato al Cielo nel 1558;
fu l'ultimo Cittadino Bresciano che la sede Vescovile nostra
occupasse.
que dalle istanze di alcuni studiosi a ripro
durre colle stampe il conosciuto Opuscolo
Istorico-Geografico-Critico del Canonico
Faustino G. Rhò, intorno a Viaggi ed alla
Predicazione del Gloriosissimo Apostolo
delle Indie San Tommaso: mi parrebbe
peccato, se no l facessi sotto l'egida del
Chiarissimo di lei nome Illustrissimo e
Reverendissimo Monsignore, e non impe
trassi umilmente la di Lei valida prote
zione, a sussidio del quale siasi mio Tipo
grafico divisamento. -

Accolga in questa circostanza li senti


menti veraci della mia profonda venera
zione, e m'abbia quale mi do l'alto onore
di baciarle la mano. -

DI V, S. I. R.

L'Umilmo piomo servitore


9. 9. ſituouceſſi
S. I.
PRELIMINARE

I.

U., delle parti più importanti e nobili della


storia ecclesiastica è la descrizione del viaggi, e
della predicazione de santi Apostoli. Da questa
descrizione si conosce l'adempimento delle pro
fezie, che parlano della grandezza, e della ma
ravigliosa estensione della Chiesa di Gesucristo,
e come si avverrò pienamente la predizione di
David intorno alla predicazione del discepoli del
Signore: il suono loro andò per tutta la ter
ra, e le parole loro sino ai confini dell'orbe
terraqueo (1). Ci fa vedere, ed ammirare l'eroica
obbedienza, che i santi Apostoli prestarono al
precetto del loro divin Maestro: andando voi
per tutto il mondo predicate l'Evangelio ad ogni

(1) Psalm. xviii.


8

creatura, ossia ad ogni uomo (1), malgrado


l'enorme distanza fra loro delle parti della Terra,
le pene grandissime da lor sofferte, e la morte
più atroce minacciata ovunque, e finalmente in
contrata. La predicazione universale de ss. Apo
stoli ci fa chiaramente vedere come il divin fuo
co, il cui fine era l'accendere nel cuor degli
uomini l'amore di Dio, si sparse tosto mirabil
mente per tutta la Terra per mezzo di quelli, che
n'eran già stati ripieni nel giorno della Pente
coste. Inoltre si ravvisano le fondamenta solidis
sime del Cristianesimo gettate in mezzo alle mag
giori nazioni del mondo, sulle quali si alzarono
dippoi numerose chiese metropolitane e vesco
vili, si ravvisano, dico, sin dal bel principio nella
predicazione de santi Apostoli in quelle medesi
me regioni. Parimente la cattolicità della Chiesa,
carattere così convincente, e che tanto combina
colle antiche profezie, che parlano della gran
dezza della cristianità, e che mostra così mira
bilmente la mano dell'Onnipotente, dall'estensio
ne della predicazione apostolica rilevasi princi
palmente, e da quella prende uno de' suoi più
sodi e validi fondamenti.

(1) Marc. c. Kvi.


9

Essendo così utile e necessaria la cognizione


de viaggi, e della predicazione del discepoli del
Signore è da dolersi, che la mancanza dei mo
numenti, la lontananza dei tempi, ed il cangia
mento grande di molte circostanze ce la rendino
molte volte oscura e dubbiosa. Quello però, che
più apporta disgusto dev'essere, che alcuni mo
derni scrittori lungi dall'accrescere diligenza in
tanta oscurità di cose per indagar lume, pare anzi,
che delle stesse tenebre si servino per oscurare e
confondere anche quel poco, che colla diligenza
si potrebbe schiarare e conoscere, come appunto
avvenne alla predicazione del gloriosissimo Apo
stolo s. Tommaso. Lo studio sulla storia eccle
siastica indiana (*) mi ha portato a conoscere il
torto, che in ciò si è fatto all'Apostolo, e mi son
lusingato di averlo fatto conoscere in quest'opu
scolo.

II.

Prima di passare alla ricerca, ed allo schia


rimento de viaggi del santo Apostolo Tommaso,

(*) L'autore sta lavorando gli annali delle Missioni indiane, opera,
che comprenderà molti volumi.
Io

credo non saranno fuori di luogo quelle poche


notizie, che si hanno di lui prima che alla pre
dicazione apostolica si accingesse. Fu s. Tom
maso, come molti altri Apostoli, nativo di Gali
lea, e si nomò anche Didimo. Tommaso in lin
gua ebraica, e Didimo in lingua greca hanno lo
stesso significato di Gemello. Eusebio vescovo di
Cesarea (1), e s. Efrem di Siria (2) rilevano dai
registri della città di Edessa, che portò anche il
nome di Giuda. Se si vuol prestar fede ad alcu
ne versioni di Eusebio ebbe a fratello Taddeo,
uno de Lxx discepoli, che dal medesimo Apo

stolo venne mandato ad Abgaro re di Edessa sud


detta (5). Gesucristo concesse a quest'uomo la
gran grazia di ammetterlo nel collegio de' suoi
dodici Apostoli, e di costituirlo uno di quei do
dici gran luminari principali, che doveano illu
minare il mondo colla luce del Vangelo (4). Quan
do il Signore volle portarsi a Betania per risu
scitare Lazaro, Tommaso disse a suoi compagni:
Andiamo anche noi a morire con lui (5). Alcuni

(1) Hist. Ec. l. 1. c. 13.


(2) Assem. Bib. Orient. tom. T. pag. 1oo et 31s.
(3) Sandini Hist. Apost. pag. 2o6 edit. 175 .
(4) Joh. XI. b. XX. 24.
(5) Joh. XI. 16.
I 1

vogliono, che il s. Apostolo con queste parole


incoraggiasse anche gli altri ad incontrare volen
tieri la morte in compagnia del loro divin Mae
stro. S. Giovanni Grisostomo al contrario pensa,
come al principio ne abbiam portato il testo, che
allora dimostrasse un vero timore e renitenza di
andare a Betania; onde risplende poi l'efficacia
della grazia divina divenendo poscia l'Apostolo
eroicamente forte ed intrepido, come riflette lo
stesso santo Padre: divenne più forte di poi ed
insuperabile; il che è certamente degno di am
mirazione, che colui, il quale avanti la croce
era così timido, dopo la morte del Maestro, e
la fede della risurrezione più di tutti dimostras
se fervore così grande.
Sul finire della vita di Gesucristo dimandan
dogli s. Tommaso dove andava, udì risponderse
gli dal Salvatore: Io sono la via, la verità, e
la vita (1), Dopo la morte del Signore non es
sendosi egli ritrovato presente quando apparve
risuscitato a discepoli, nè volendo egli prestar
fede alla testimonianza loro, ma volersi, per cre
dere la risurrezione del suo Maestro, accertare
col vedere, e toccare le piaghe di lui; Gesu
l
t

(1) Joh. XIV. 6.


I 2

cristo perdonando l'incredulità del discepolo si


compiacque di soddisfarlo, e facendosi di nuovo
vedere dagli Apostoli quando Tommaso era in
lor compagnia, presentò a lui con divina beni
gnità e clemenza le ferite del suo corpo, perchè
le vedesse, e le toccasse. A questo tratto d'in
dicibile bontà l'Apostolo si sentì tutto cambiato,
e pieno di grandissima confidenza esclamò: mio
Signore, e mio Dio. Cui rispose il Salvatore:
perchè mi hai veduto, o Tommaso, hai credu
to; beati quelli, che non videro, e credette
ro (1). Questa dubitazione di Tommaso, come
dice san Gregorio, apportò gran fondamento di

credenza a tutti i cristiani. Imperciocchè più ci


giovò a credere l'infedeltà di Tommaso, che
la fede de discepoli credenti: poichè mentr'egli
col palpare si riduce a credere, la nostra men
te (lasciato ogni dubbio ) si consolida nella
fede (2). Indi ad alcuni giorni s. Tommaso si
ritrovò in compagnia di Pietro, di Natanaele, de'
figliuoli di Zebedeo, e di alcuni altri discepoli
a pescare sul mare di Tiberiade, e fu presente
alla miracolosa raccolta de pesci, che fecero per

(1) Id. XX. 19. 24. 25.


(2) Hon. XXA I. in Evang. 3. PII.
13

comando di Gesucristo loro apparso. Nell'istessa


occasione avendo voluto il Redentore mangiare
con loro, fu anche Tommaso ammesso per com
mensale, e ricevette dalle mani di lui la propria
porzione di vivanda come gli altri, cioè pane e
pesce (...) Dopo l'Ascensione del Signore, e la
distribuzione fra gli Apostoli delle nazioni per
portarvi la luce del Vangelo, il nostro Apostolo
essendosi recato a quelle vastissime nazioni, che
rimarcheremo nel decorso dell'opuscolo, corris
pose fedelmente alle grazie segnalate concessegli
dal Signore adempiendo fedelmente le funzioni
del suo apostolico ministero, e suggellando la fe
de, che avea predicato, collo spargimento del
proprio sangue.

III.

L'Apostolo s. Tommaso, per quanto si può


rilevare dagli antichi monumenti, e dalla tradi
zione, ebbe in porzione per predicarvi il Vangelo
la parte più grande della Terra; e perciò i suoi
viaggi furono più lunghi di quelli degli altri
Apostoli, e la sua predicazione più estesa. Se fis

(1) Joh. XXI. 1 – 13.


14

siamo sul mappamondo gli occhi a quel lontanis


simi paesi, a quali rilevasi aver predicato l'Apo Slle

stolo, troviamo tosto, che il Grisostomo non disse zien

un'iperbole affermando di lui, che avesse scorso mil


quasi l'orbe della Terra. Possiamo anche con tutta Sdll

verità applicare al gloriosissimo nostro Apostolo


quella lode, che con adulazione fece il più elo ciº
quente degli oratori al più fino de politici, ed Ch
al più grande del guerrieri romani: hai domato Il0S

genti barbare per la fierezza, di moltitudine in d'l


numerabili, immense di luoghi, ed abbondanti
di ogni genere di cose (1). La qual lode del
l'Apostolo cresce a dismisura a gloria dell'On
nipotente, che lo mandava a tali conquiste, se
si puon mente alla diversità dei mezzi, come ci
fa riflettere il dotto e pio Possevino nel confronto
che fa di Tommaso Apostolo, e di Alessandro
il grande. Se paragoneremo, dice egli, Tommaso
Apostolo inerme, nudo, poverissimo, e scorrente
l'Indie con Alessandro il grande, e col grande
apparato di lui, vedremo trovarsi ancora nel
l'Indie vestigia e trofei maggiori dell'Apostolo,
che dell'istesso Alessandro, di cui già non se
ne vede alcuno (2). - a.

(1) Cicer. Orat. pro Marc. Marcell.


(2) Bibliot. Select. lib. I. pag. 121.
15

Diffatti questo gloriosissimo Apostolo colle


sue apostoliche fatiche, eroiche virtù, invitta pa
zienza, instancabile fatica nel viaggiare, e disse
minare la salutar dottrina del Vangelo, oltrepas
sando di gran lunga le imprese de conquistatori
più grandi soggiogò, e unì alla Cattedra del Prin
cipe degli Apostoli, al centro dell'unità della
Chiesa innumerevoli popoli, e vastissimi regni. Il
nostro grande Apostolo sottomise i discendenti
d'Ismaello, voglio dire gli Arabi, ed inoltre i
Parti alla legge evangelica; sebben i primi po
tessero vantarsi di non aver mai chinato il capo
a principe alcuno straniero, per potente che fos
se, ed i secondi si gloriassero con ragione di re
sistere alle forze dell'impero romano, e di farsi
temere da quello. Di più avanzando l'Apostolo
gli acquisti verso l'oriente, e dove neppur si fe
cero vedere l'aquile delle legioni romane nelle
vaste e popolate provincie dell' Indie, ed ancor
più lungi nel rimotissimo paese de Sini, ancor
questi egli illuminò col s. Vangelo, ed aggiunse
alla Chiesa di Roma divenuta nella giurisdizione
spirituale in così poco tempo assai volte più gran
de del di lei dominio temporale, benchè frutto
di sette secoli, e di molti formidabili eserciti. Ol
trechè la missione di s. Tommaso Apostolo non
16

arrestossi al nostro emisfero solamente, ma scor


rendo quanto circonda il sole, oltrepassò l'im
mensità dell'oceano per illuminare nella fede gli
Americani stessi. Dal che risulta, che il suono
dell'apostolica predicazione, il quale, secondo
l'espressione del profeta, dovea penetrare persi
no a confini estremi della Terra, sia pervenuto ai
numerosissimi popoli disegnati sotto la zona tor
rida principalmente per la predicazione del no
stro s. Apostolo. Ecco i luoghi principali della
predicazione di s. Tommaso, ed ecco insieme la
grandiosa idea delle gloriose imprese di lui: nel
decorso dell'opuscolo saranno esaminati i fonda
menti, sopra de quali è stata appoggiata questa
nostra asserzione. Prima però d'innoltrarmi in ta
le discussione mi giudico in dovere di dare un
cenno sulla probabilità storica e geografica di
tali viaggi, affinchè la gran distanza de luoghi,
che affermasi aver veduti l'Apostolo, e l'oscurità

della navigazione e del commercio in quelle parti


a tempi apostolici non abbian a mettere appresso
a lettori forse poco istrutti di tali cose sul bel
principio in contingenza la possibilità del fatto.
Non voglio per questo che taluno creda, che io
non riconosca ne viaggi degli Apostoli principal
mente la mano dell'Onnipotente, la quale a servi
17

suoi spiana le difficoltà, che sono insuperabili al


la forza ed industria degli uomini. Veniamo cer
tificati dagli atti degli Apostoli, che anche san
Filippo diacono fu dall'Angelo del Signore tras
portato in Azoto per predicarvi l'Evangelio. Con
tutto ciò è cosa utile anche il dimostrare, che
nelle grandi imprese de santi Iddio si è servito
pure delle cose dagli uomini stabilite per altri
fini.

IV.

Che l'Apostolo s. Tommaso abbia potuto fare

secondo le forze umane, sebben fra infiniti guai,


i viaggi di sopra accennati, si può dimostrarlo
e dall'aver egli vissuto un tempo sufficiente per
farli, stante anche il principale suo ministero di
annunziare il Vangelo, e dall'esservi stati anche
a que tempi mezzi umani proporzionati per ese
guirli. In quanto alla duranza dell'apostolato di
Tommaso è tale da combinarsi facilmente col

tempo necessario per predicare la Fede a tutte


le indicate nazioni. Gli anni della predicazione
di s. Tommaso, a quel che rilevasi dagli scrit
tori ecclesiastici, non devono esser meno di xxv.
Lattanzio al capo II delle morti del persecutori
t 2
I8

parlando della predicazione de santi Apostoli di


ce chiaramente, che per anni xxv. sino al prin
cipio dell'imperio di Nerone per tutte le pro
vincie e città posero le fondamenta della Chie
sa. Baluzio nella nota al citato luogo di Lattan
zio, Valesio nelle note ad Eusebio I n. cap. 16., e
Pagì all'anno di Cristo XLIII. S. 5. convengono,
che il numero de Xxv. anni di predicazione com
peta a ciascun Apostolo. Al sentimento di Lat
tanzio si uniforma quello di san Giovanni Gri
sostomo (1), il quale afferma, che in Xx. anni,
o xxv al più l'Evangelio trascorse a tutte le
parti della Terra. Il Ciaconio nelle vite de Pon
teſici mette la morte gloriosa dell'Apostolo Tom
maso nell'anno VII. di s. Lino, che verrebbe ad
essere, secondo la cronaca di Eusebio (2), l'an
no LXXVII di Cristo Signore, ed il XXXIII.
della predicazione di lui, ammettendo l'epoca del
Baronio dell'anno XLIV. della divisione degli
Apostoli (5). Ma lasciando le questioni di cromo
logia, che qui poco importano, e restringendosi
a soli xxv. anni fissati da Lattanzio, questi ba

(1) Hon. I, XXVI. in Maf.


(2) Pag. 75. Basil. 1549.
(3) Ciac. tom. T. col. LA X xr.
- - r9
stano per annunziare il Vangelo a tutte le ac
cennate nazioni. Imperciocchè avendo l'Apostolo,
come si è detto, predicato agli Etiopi, Parti, In
diani, Sini, ed Americani, ossian Brasiliani, toc
carebbero quattrº anni di predicazione per ciascu
na di quelle cinque nazioni, ed uno n'avanza
rebbe per passare da una all'altra. Penso, che i
geografi concederanno facilmente questo tempo
da impiegarsi nel passare dall'una all'altra delle
nazioni indicate, e facilmente giudicheranno es
ser anche troppo. Egualmente dagli esempi che
ci somministra la storia ecclesiastica (*) si può
giudicare, che quattro anni siano sufficienti ad
un uomo apostolico assistito da alcuni compagni,
come lo fu s. Tommaso, per gettare le fonda
menta della Fede in una gran nazione. Ciò basta
per portare il fatto della predicazione e dei viag
gi del santo Apostolo nelle suddette nazioni al
grado di probabilità; del resto il santo Apostolo

(*) Il nuovo Apostolo dell'Indie s. Francesco Xaverio in dieci


anni di ministero apostolico scorse mari immensi, e predicò a
molti popoli, regni, e nazioni ( Tursel. de vita Franc. Xaverii
l. II. III. TV. V.). Nel vastissimo impero del Giappone, do
ve si fondò florida e numerosa Chiesa, il Santo v'impiegò tre
soli anni circa, ed ebbe due soli compagni per cooperatori nel
disseminare la divina parola. ( De rebus Japon. Epist. l. I. pag.
1o8. et 1 14. ton. II. ap. latin. Mafai .
2o

avrà predicato per più o meno di tempo in al


cuni di que stati secondo i lumi, che lo Spirito
Santo gli avrà comunicato.

V.

Con egual chiarezza si può far vedere, che


il nostro Apostolo potè far tutti que viaggi senza
sorpassare lo sforzo degli altri uomini del tempi
suoi, toltone le circostanze, che accompagnano
l' apostolato, Imperciocchè Gerusalemme, da cui
partì l'Apostolo per portarsi alle provincie di sua
predicazione, era città di una provincia romana,
detta di Siria. Questa provincia avea comunica
zione coll'altra di Egitto per mare e per terra.
Niente più risulta chiaro dalla storia, che la stra
da dalla Palestina all'Egitto, e la navigazione a
tutti i porti del Mediterraneo a tempi apostolici.
Plinio ci dà la descrizione del viaggio marittimo,
che a giorni suoi facevasi ogni anno per l'Eri
treo costeggiando l'Arabiafelice, e la Persia (*)
sino all'India. Per mare egualmente vi era sta

(*) Afferma quest'autore, che ogni anno la flotta romana parten


do con buona scorta di sagittari per resistere a pirati dai porti
del mare Rosso, e costeggiando l'Arabia felice e la Persia si por
tava alle piaggie indiane. Questa flotta recava all'Indie il val
2 I

bilita regolar comunicazione col paese de Sini,


che erano vicini all'India dalla parte di oriente.
Questi Sini, che alcuni erroneamente credono
gli odierni Cinesi, erano grandi navigatori, e mol
to dediti al traffico. In tutte le coste, ond'è cinto
il mar dell'Indie, trovavansi traccie del loro viag
gi, trovandosene accennate dal geografo di Nubia
nel continente dell'Africa, nell'Arabia, e nell'In
dia (1). Dunque a tempi apostolici vi era per via
di mare la strada conosciuta e praticata sino al
paese più orientale dell'Asia, cioè alla regione
dei Sini.

Anche per terra vi era strada comune dalla


Palestina sino all'India per lo meno. La provin
cia proconsulare di Siria confinava coll'impero
parziano, de quali due vastissimi stati l'Eufrate
ordinariamente era il limite di divisione. Ora la
continua successione di guerre, di paci, di ostag
gi, che vi fu tra Parti e Romani indica chiara
mente una reciproca comunicazione tra questi

sente di H. S. quinquenties, che corrisponderebbe al valore di


cinque milioni di lire nostre italiane. Le merci, che dall'Indie
si prendevano, vendute appoi sudditi dell'impero romano davano
un prezzo centuplicato. (lib. PT. c. 26. Paris 1723. alit. c. 23.).
(1) Clim. I part. VI. etc. et Clin. II. Part. VI. apud Huetium
2

due imperi, i sudditi de quali avranno seguiti


gl'impegni de' lor padroni. Anche tra la Parzia
e l'India vi era un commercio regolare, il quale
facevasi principalmente pel paese e città di Can
dahar, dove Kirker afferma esser passato l'Apo
stolo stesso, come vedremo al num. vii. Non ho
potuto accertarmi se dall'India vi fosse una strada
per terra, che portasse nel paese de Sini, come
sappiamo che dall'India si passava ai Seres po
sti al settentrione de' Sini. Manifesta è poi da se
stessa la comunicazione, che avranno avuto fra
loro le parti di una medesima nazione, o di un
medesimo stato. Quello che più può apportare
difficoltà si è il far vedere, come l'Apostolo po
tesse, secondo la scienza umana, aver cognizione
dei paesi ora chiamati America, e come vi po
tesse esser passato sopra legni. Io mi lusingo di
mettere questa oscura questione in stato tale di
chiarezza, onde concludere, che affermandosi la
predicazione dell'Apostolo nel Brasile, si possa
dire: è anche probabile che vi possa esser pas
sato. Quest'è l'assunto dei numeri precedenti,
cioè la probabilità storica e geografica dei viaggi
dell'Apostolo, e credo d'averla dimostrata; ma
per quello che riguarda la cognizione, che ebbe
ro gli antichi delle regioni americane, e la lor
navigazione dell'atlantico, parleremo al S. VII.
InUlInl. IV,

VI.

Sebben difficil cosa sia il determinare in tan


ta scarsezza di documenti l'ordine, che l'Apostolo
Tommaso tenne ne' suoi viaggi, ed il definire a
quali popolazioni prima, ed a quali dopo abbia
portato l'Evangelio; tuttavia ritrovo negli autori,
che parlano della predicazione dell'Apostolo due
sorta di viaggio da lui tenuto, uno contrario al
l'altro, che qui giudico di dover riportare. Il pri
mo viaggio, che si attribuisce all'Apostolo, è ma
rittimo, e l'altro è terrestre.
Il P. Pietro Maffei nella sua storia dell'In
die (1) afferma, che avendo l'Apostolo Tommaso
avuto in sorte la provincia indiana nella distribu
zione della Terra, si sia primieramente portato a
Socotorà, isola del mare arabico; e dippoi, fatti
in quest'isola molti cristiani, sia passato per mare
a Cranganora, città della costa del Malavar; che
dopo si sia recato a Colano, altra città dell'istessa
costa, e che avendo con buon successo predicato

(1) Tom. I. ap. latin. pag. 43. lib. II. Bergam. 1747.
2i

il Vangelo in questi due luoghi, tra le vette de'


monti con grande fatica sia andato alla piaggia
orientale; dove raccolto molto frutto in diversi
luoghi, e principalmente nel regno di Coroman
del, sia poi navigato al paese de Sini, il nome
de quali era celeberrimo a que tempi; e che fi
malmente dal paese de'Sini, dove raccolse mol
to frutto della sua predicazione, ed eresse alcune
chiese, ritornasse al Coromandel, dove ottenne la
palma del martirio. L'istesso viaggio marittimo
viene ascritto all'Apostolo da Antonio Gouvea nel
lib. I. c. 1. della storia di Alessio Menezio arci
vescovo di Goa. Il P. Bartoli nella sua Asia de
scrive l'istesso viaggio di s. Tommaso, ed aggiu
gne alcune circostanze, che si vedranno nel se
guente paragrafo, che rendono il fatto più cre
dibile.

VII.

Atanasio Kirker nella parte II. al c. vir. della


sua China illustrata fa andare l'Apostolo all'In
dia per via di terra, ed afferma di aver ricavate
tali notizie da un'assai antica pergamena scritta
in lingua siriaca cavata dall'archivio della chiesa
di º! eliapora. Ecco la maniera, con cui Kirker
25

descrive questo viaggio terrestre dell'Apostolo.


Dopo esser passato per la Giudea, Siria, Arme
nia, Mesopotamia, pervenne ad una certa città
di Persia, che chiamasi Soldania (*), dove dalla
sparsa semenza della divina parola ottenne una
gran messe del cristiani. Quindi passò per i re
gni di Candahar (“), e di Cabul, il quale è di
stante da Candahar 4o leghe. Da Cabul (“) sca

(*) Vario è il parere degli autori sulla situazione, e sul tempo


della fondazione di questa città. Kirker, come si vede di so
pra, la fa città di Persia; Renaudot ( Antig. relat. Ind. et Sin.
pag. 252.) sostiene, che non sia stata fondata avanti l'anno
7 o 5. dell'Egira, cioè l'anno 13o5. da Maometto figliuolo di Ar
gone sovrano de Tartari; laonde mai più avrebbe potuto ser
vir di dimora all'Apostolo. Le Quien (Append. ad Orien. Christ.
tom. III. col. 1341.) citando alcuni autori è di opinione, che sia
la stessa di Tigranocerta primaria città di Armenia. E facile,
che il suddetto Maometto l' abbia riedificata, ed impostovi il
nome di Soldania. Gli Armeni per loro Apostolo riconoscono
s. Bartolomeo, e non s. Tommaso, come ci fa riflettere il Mar
chese Giovanni di Serpos ( Hist. Arm. tom. I. pag. 28o. etc.):
tuttavia l'Apostolo s. Tommaso vi potè aver predicato passando
nel Candahar. Vedi s. III. num. viI.
(*) Paese dell'Asia nell'impero parziano sulle frontiere verso l'In
dia superiore. Questo regno montuoso era situato all'oriente
di Sublestania, e distante cinquanta miglia dal fiume Indo, che
le scorre all'oriente. Quivi era una delle principali fiere del
l'Asia, essendo per questa parte il gran passaggio dall'impero
de Parti a quello degl'Indiani. ( Baudrand Geog. tom. I. art.
Candahar. )
(*) Altro gran paese dell'Asia, e la prima tra le provincie del
26

lando alle montagne, che s'affacciano andando


verso Oriente, passò alla regione, che anche og
gidì da Mori si chiama Gavorstam (*). Da que

l'impero indiano all'oriente del Candahar. Le carte di Gugliel


mo dell'Isle lo chiamano Caboul, e vi assegnano le sorgenti
dell'Indo. Egualmente montuoso è questo tratto di paese; ma
però fertile, ed ornato di belle abitazioni, essendo stato un tem
po il soggiorno degl'imperatori Indiani. ( Baud. Geog. tom. I.
art. Cabul.) -

(*) Gavorstan, o Caphurstan era secondo Assemani ( B. O. tom.


III. p. II. c. 9.) un paese dell'Asia posto tra il regno di Ca
chemire, ed i Tibetani, dove ha le sue sorgenti il Gange, il
quale corrisponderebbe all'odierno paese chiamato Nagracut,
Ayoud nelle carte dell'Isle. Questo parere mi pare più vero
simile di quello di Renaudot, che lo vuol chiamare Curistan,
o Cuzistan, parte dell'antica Susiana. Kirker (loc. cit.) ren
dendo ragione del termine Gavorstan fa riflettere, che i Mori
intendono di esprimere con questo vocabolo un paese d'infe
deli. Imperciocchè così quelli chiamano i cristiani, che anche
oggi colà durano, e sono chiamati cristiani di s. Tommaso,
Questi cristiani siccome sono difesi dalla natura per mezzo di
altissimi monti, così non vi si concede facilmente l'entrarvi;
e se talvolta alcuni Saraceni vi penetrano, vengono anche su
bito uccisi in odio della perfida lor setta; al contrario ammet
tono i gentili. Quantunque conservino ancora vari riti della
cristiana religione, imprimano nella fronte e nelle tempia tri
plice croce formata col colore rosso di sandalo, diano un bat
tesimo ai fanciulli; accade nullaostante coll'andar del tempo,
che quella Chiesa per la scarsezza di uomini apostolici non
vi sian rimaste che alcune scintille di cristiana fede, confuse
però con varie superstizioni ed errori. Tali notizie vengono
confermate dal P. Nicolò Trigault nella sua descrizione del
viaggio di Benedetto Goes al Catajo, ossia Cina, e molto più
27

sto paese passò a Guzurate minore (*), e poscia


scalando le montagne Tebetiche facendo del gran
giri pervenne verso il paese di Bengala (“); e fi
malmente passando pel regno di Decan, ossia per
le parti centrali della Penisola di qua dal Gan
ge, arrivò a Meliapor. Afferma di più, che l'Apo
stolo in tempo di sua dimora in questa città vi
tenne un concilio, al quale intervennero i vescovi,
ch'egli avea ordinati nel Candahar, Cabul, Ga
vorstan, Guzurate minore, ed in altri luoghi con
finanti. Viaggio immenso, e che secondo le pro
porzioni, che i geografi danno alle loro carte,

dalle informazioni de' missionari


dell'Indostan, che per la vi
cinanza poterono accertarsene ( Kirker loc. cit.). Quando Lo
dovico patrizio romano si ritrovò sulle coste del Malavar l'an
. no 15oo. gli venne riferito, che nelle provincie del Catajo vi
erano molti principi cristiani; il Gavorstan potè esser una di
tali provincie. (Apud Assem. B. O. tom. III. par. II. p. 45o.)
(*) Gusurate minore per distinguerla dall'altra Guzurate posta sul
golfo di Cambaja. È posta al settentrione dell'India, ed è cir
coscritta dal regno Cachemire al settentrione, dal Gavorstan
all'oriente, dal regno di Lahor al mezzodi, e da quello di Ca
bul all'occidente.
(*) Chiamasi col nome di Bengala un gran tratto di paese flori
do e mercantile dell'Indie posto alle moltiplici foci del fiume
Gange. Quivi presentemente le potenze marittime europee han
no degli stabilimenti pel commercio dell'Indostan, e soprattutto
vi fiorisce quello degl' Inglesi, che ne hanno del grandiosi su
quelle coste. -
28

senza computare le grandi curve, e gli angoli di


strade, che necessariamente si devon fare a ca
gione di monti, fiumi, posizioni diverse di città,
e passaggi, porterebbe per lo meno il numero di
tre mila ottocento quaranta miglia italiane.

VIII.

Il viaggio dell'Apostolo descritto da Kirker,


qui riferito per non tralasciare il parere di un
uomo grande sopra un punto principale dell'opu
scolo, non piace ad alcuni critici, da quali è as
solutamente rigettato. Eusebio Renaudot si oppo
ne al sentimento di Kirker nelle sue relazioni
antiche dell' Indie, e della Cina di due maomet
tani del secolo IX., che tradusse dall'arabo, e
con delle osservazioni diede alla luce colle stam
pe di Parigi l'anno 1718. Non ho potuto vedere
altra difficoltà di quest'autore, che quella fatta
alla voce Soldania, e si è vista nella nota del
numero precedente; ed un'altra sopra quella di
Caphurstan, che pretende doversi leggere Curi
stan, o Cuzistan, che è una parte dell'antica Su
siana (1). Assemani informatissimo delle cose de'

(1) Apud Assem. B. O. tom. III. P. II. cap. 1x. n. 6.


29
Nestoriani rileva, che un certo Tommaso Cama
nestoriano nel secolo IX. da Ghelan, e Dailan
passò all'Indie, e che all'Indie parimente por
tossi dopo Cana un altro Tommaso vescovo ne
storiano. Quindi egli vuole, che il viaggio da Kir
Ker attribuito all'Apostolo s. Tommaso si debba
ascrivere o all'uno, o all'altro dei riferiti Nesto
riani (1). Il tutto consiste in congetture, che la
sciano sospeso il giudizio sin a tanto che nuovi
monumenti mettino in chiaro questa verità. Del
resto il sapere, che l'Apostolo troncò i suoi viag
gi verso la metà della predicazione per ritornare
a Gerusalemme in occasione della morte della
Beatissima Vergine (2) ci fa credere, che abbia
fatti due viaggi all'Indie, ed insieme ci rende
verosimile il marittimo descritto da Maffei, ed il
terrestre esposto da Kirker.

(1) Ibid.
(2) Vid. s. VI. v. hujus opusc.
5o

S. II.
sAN TOMMAso AposToLo PREDICA
NELL'INDIA ETIOPICA.

I. -

È cosa chiara e manifesta appresso gli autori,


che l'Etiopia, e l'Arabiafelice sieno state cono
sciute col nome d'India, che il dottissimo Asse
mani per distinguerla dalla gangetica chiamolla
etiopica. Secondo il medesimo autore distingue
vasi in abissinica, o interiore, ed in arabica, ome
ritica, o ulteriore. Volevasi intendere colla prima
denominazione la parte, che sta all'occidente del
l'Eritreo, e che chiamasi Abissinia propriamente
detta, e colla seconda la parte, che giace all'o-
riente di detto mare, la quale si distingue coi
nomi di arabica, e di omeritica, perchè Arabi
n'erano gli abitanti, fra quali gli Omeriti si con
taValmO per i principali (1). Oltre Assemani altri

(1) B. O. tom. III. par. 11. c. 1. n. 7.


3I

eruditi uomini antichi e moderni (") confermano


questo sentimento di geografia antica, che ci
porta ad interpretare rettamente alcuni passi de'
santi Padri intesi malamente da quelli, cui mancò
tale avvertenza, come vedremo in appresso. Con
questo principio geografico si capisce facilmente
la descrizione, che dell'India fa s. Giovanni Da
masceno nella vita di s. Barlaamo eremita, e Gio
safatte re dell'India al cap. 1. (1). L'India, dice
il s. Padre, che è un paese grande e popola
tissimo, sta lontano dall'Egitto, e dappertutto

(*) Confermano tra gli antichi un tal parere Stefano de urbibus,


Teofane ( ad an. Incarn. 563.), Teofilatto ( lib. III. c. IX.
Vopisco, il quale per Indiani intende gli Etiopi, che stanno
nelle parti più lontane dell'Africa (apud Pag. an. 522. ), ed
altri. Fra i moderni Ortellio ( Geog.), Olstenio nelle note ad
Ortellio, dove sull'autorità di Eforo afferma, che Indiani si
chiaman tutte le genti poste all'ostro, o mezzogiorno, ed in
quelle fatte alla geografia sacra di Carlo di s. Paolo (Amstel.
17o4.), Pagi (Critic. etc. ad an. 522.), Le Qdien ( Orien. Sacr.
tom. II. col. 661. etc.), il quale parlando in particolare degli
Omeriti dice apertamente, che erano conosciuti sotto il nome
d'Indiani da Greci, e da Romani. Onde Virgilio intorno al
l'origine del Nilo, che comincia nell'Abissinia, cantò
Et diversa ruens septem discurrit in ora
Usque coloritis amnis devecus ab Indis.
Geor G. lib. IV. v. 393.
% I) Rosweid. de vit. PP. l. I. pag. 187.
52

dalla parte dell'Egitto è bagnato dal mare;


dalla parte poi del continente s'accosta ai con
fini della Persia; parimente quest'altro passo del
la medesima opera: La qual (storia di Barlaa
mo) tolta da vari comentari mi raccontarono
alcuni pii uomini dell'Etiopia interiore (Abissi
mia), che chiamiamo Indiani. Ed insieme si ca
pisce con chiarezza di qual paese parlasse s. Epi
fanio all'eresia LXVI. quando nominò l'India,
cioè l'Arabiafelice. Questa vasta regione, ed abi
tata da molte popolazioni Arab dicesi dagli Ebrei
e da Siri, e Gezirat-Al-Arab dagli abitanti del
paese, che vuol dire, come ci avverte Assemani,
isola degli Arabi, poichè eglino anche alle pe
nisole danno il nome d'isole. Popoli di questa
mazione erano gli Omeriti, i Cataréi, i Ramaniti,
i Sabéi ...... Or agli abitanti dell'Arabiafelice,
e particolarmente agli Omeriti l'Apostolo s. Tom
maso recò il lume del santo Vangelo, ed i do
cumenti, che di un tal fatto si hanno, ne fanno
chiara e soda testimonianza.
33

II.

Un'omelia in lode de xII. Apostoli, che per


lungo tempo è stata attribuita a s. Giovanni Gri
sostomo, (1) dice assolutamente, che la nazione -

etiopica è stata battezzata da Tommaso, Thomas


baptismate Aetiopas dealbat. Ed avvegnachè
questo passo sia tolto da un'omelia d'ignoto au
tore, e Montfaucon ne dica, esser concorde opi
nione del dotti, che sia spuria, ed indegna del
Grisostomo (2); non resta però di essere di data
molto antica, e di aver detto la verità. Di fatti
Fiorentini, Baronio (5), ed altri rapportano questo
passo senza opporvi difficoltà alcuna. Che poi qui
per Etiopi si debban intendere gli Arabi si de
sume e dal chiamarsi l'Arabiafelice anche Etio
pia (4), e perchè la tradizione dell'apostolato di
Tommaso sta appresso di questi ultimi. Di fatti
il testo della citata omelia è uniforme alla tra
dizione degl'Indiani omeriti, che riconoscevano
uno de xir. Apostoli per loro maestro nella Fede.

(1) Tom. VIII. p. II. edit. Montf


(2) Ibidem. - - - - - - -

(3) Mart. pag. 75. ann. 44. num. 33.


(4) Assem. B. O. tom. III. p. II. c. I num. 7
2,
54
Quando il padre di s. Giosafatte re dell'India
omeritica radunò i sapienti della Caldea, e del
l'India etiopica idolatri per una disputa co'dot
tori cristiani, Nacore, che difendeva la causa del
la nostra s. Fede, come fece con si buon succes
so, non dubitò di dire a quella dotta e numerosa
adunanza: Questi (Gesucristo) ebbe dodici Apo
stoli, i quali dopo la di lui Ascensione al cielo
portaronsi nelle provincie dell'orbe della Ter-,
ra, e promulgarono l'augusta grandezza di lui;
siccome uno di questi medesimi passò anche
nelle nostre regioni per predicarvi i dogmi del
la verità, onde anche oggidì i cooperatori alla
giustizia della lor predicazione cristiani si ap
pellano. Così il Damasceno nella vita de ss. Bar
laamo e Giosafatte (1). Quale sia poi stato que
StO Apostolo degli Omeriti, cui Nacore non fa il
nome, rilevasi senza contraddizione dal Damasce
no stesso, che estese quest'istoria. Afferma egli,
che quando gli Apostoli dopo ricevuto lo Spirito
Santo portaronsi alle provincie, cui erano da Dio
mandati, allora anche il santissimo Tommaso,
zuno de x11. Apostoli di Cristo, fu mandato nel
l'India per predicarvi la salutare dottrina (2).
(1) Rosuv. pag. 236.
(2) Ibid. pag. 187.
55
La descrizione, che il Damasceno avea fatto del
l'India, fa vedere senz'ambiguità, che parla del
l'Arabiafelice (*). Si rileva la predicazione di
Tommaso in questo paese anche da Amro scrit
tore siriaco, il quale, come vedremo di poi, an
novera l'Arabia tra le provincie illuminate nella
Fede dagli Apostoli Tommaso e Bartolomeo (1).
Una tal tradizione fu diffusa pur anche tra cri
stiani di s. Tommaso dimoranti sulle coste del
Malavar, ed autenticata da sodo monumento. Nel
le lezioni del secondo notturno del breviario loro
hanno queste parole - per mezzo di s. Tom
maso i Sini e gli Etiopi si convertirono alla
verità = ( ved. S. VI n. 11. ). Ella durava an
cora nel secolo XIII., in cui Marco Polo vene
ziano fece il suo viaggio nelle regioni orientali,
poichè al c. Xxxviir, del libro III. lasciò scritto,
che l'Apostolo s. Tommaso predicò nell'Abissi
mia, e poscia resosi ad Aden passò al Malavar.
(Appr. Ramusio viag. tom. II, pag. 58 tº)

(*) Il P. Rosweido raccoglitore delle vite de'Padri s'inganna qui


nella nota alla pag. 259. aggiugnendo l'autorità di Doroteo, e
la circostanza della città di Calamina a questo passo, mentre
queste cose non appartengono all'India omeritica, ma alla gan
getica, le quali due egli confonde.
(1) Assem. B. O. ibid. c. I. n. 2,
-
36

III.

Oltre quanto abbiam detto, una prova della


predicazione di s. Tommaso agli Arabi si è la
tradizione degli abitanti dell'isola di Socotorà,
come l'appellano gli Arabi, o Dioscoride, come
la chiamarono i Greci (*). Il P. Daniello Bartoli
nella sua Asia afferma, che ancora dura una co
tal tradizione ricevuta ab antico da loro antenati,
che il s. Apostolo Tommaso navigando all'India,
battuto da una fiera tempesta a quelle lor piag

(*) Quest'isola distante per 17oo. miglia da Mozambica, e circa


1oo. dalla costa più vicina dell'Arabia è posta all'imboccatura
del golfo arabico, e gira per 1oo. miglia; ma è montuosa, e
sol rinomata pel suo eccellente oloè. Gli abitanti di quest'isola
avendo ricevuta la Fede dall'Apostolo, la conservarono sino al
terzo secolo, in cui cominciarono a bere il veleno ariano, e
poi nel quinto il nestoriano, e così durarono sino al tempo del
maomettanismo, in cui caddero nella maggior depressione. Eb
bero per assai lungo tempo sede vescovile dipendente ora da
metropolitani Arabi, ora Persiani, ora Angamalesi, o Indiani. Il
novello grande Apostolo dell'Indie s. Francesco nel suo pas

saggio a Goa l'anno 1542. visitò quest'isola, vi fece del gran


bene per quel poco tempo che vi potè dimorare, e molto più
gliene procurò con lettere efficaci appresso a Giovanni II. re
di Portogallo. Chi desidera maggiori notizie sopra questo fatto,
che io lascio per brevità, vegga Tursellino ( vita s. Franc. Xav.
l. T. c. XVI.), ed il P. Maffei ( Hist. Soc. Asia p. 36. 37. etc.),
57
gie, vi die' attraverso, e ruppe; e che degli avanzi
della nave infranta fabbricò una chiesa, che po
scia ridotta a qualche magnificenza dura, e si mo
stra infino a nostri tempi. Questa cosa l'avea già
scritta sin dall'anno 1555. il p. Gonzalo Rodri
guez, che in quel tempo si ritrovava in quell'iso
la (1). Della predicazione di Tommaso in Dio
scoride parlan Gouvea nel luogo citato, S I. n.
vi dopo aver affermato, che era prima stato nel
l'Arabiafelice, ed il P. Maffei. Ora non si ha da
supporre, che l'Apostolo s. Tommaso sia passato
all'opposta estremità dell'India abissinica senza
aver prima veduta questa famosa nazione. Ossia,
che si voglia esser andato il santo Apostolo a So
cotorà nel viaggio all'India gangetica dall'Egitto,
ossia nel ritorno da questo paese converrà sem
pre ammettere per le cognizioni, che abbiamo del
la navigazione di quel tempi, che sia passato per
l'India etiopica (*).
ur

(1) Apud Staplet oper. tom. IV. pag. 94o.


4*) La cristianità, che il s. Apostolo fondò nell'Arabiafelice si rese fio
rida e rimarchevole nella storia ecclesiastica e per l'aumento che
fece dippoi, e per la santità di que cristiani. Ella ebbe a soffrir
molto per parte degli ebrei e de gentili, che le eccitarono contro
crudeli persecuzioni, onde diede al cielo gloriosi martiri, e
confessori illustri. Quel paese si vedeva ornato di ritiri o mo
nasteri, ed il popolo era assistito da chierici, sacerdoti e ve
58

IV.

La predicazione del nostro Apostolo nell'In


dia etiopica ha le sue opposizioni; ma tali però
di dovervi rispondere più per riguardo agli au
tori, che le propongono, che per necessità di di
leguare il dubbio, che possono cagionare. Io ten

scovi. Così andarono le cose sino all'anno 356., in cui un certo


Teofilo monaco indiano, e vescovo ariano mandato da Costanzo
imperatore cercò d'infettare questi Arabi, ma fece poca riu
scita; la lor sventurata separazione dalla sede apostolica ro
mana avvenne principalmente nel V secolo per l'eresia di Ne
storio. Nello scisma ariano gli Omeriti, o Arabia felici avevano
la metropolitana di Tafàr co suffraganei di Aden e di Ormuz,
e nel nestoriano fu soggetto a varie mutazioni. Del resto an
che sul principio del III secolo più vescovadi vi erano in que
sto paese, come si può vedere dagli atti di s. Gregenzio. Tutti
questi dipendevano dal metropolitano di Bostra soggetto al pa
triarcato di Antiochia (Assem. B. O. tom. III. p. II. pag. 719.
6oo. etc.). Durarono in questo stato d'ignoranza e d'errore sin
a tanto che nacque in mezzo di loro il mostruoso Maometto,
le di cui falsità furono non solo abbracciate dagli Arabi, ma
anche ampiamente diffuse; ed in queste tenebre giacciono tut
tora. Quando verso la metà del XVI secolo il P. Gasparo Ber
zèo era ad Ormuz gli Arabi diedero speranza di conversione
col mandare che fecero quattro città della costa di Aman, dove
ebbe i natali la setta di Maometto, ambasciatori per chiedere
il suddetto Padre a maestro nella Fede cristiana; ma impedito
egli per giusti motivi di andarvi, non so se alcun altro poscia
vi si sia portato (Bari. Asia lib. V. pag. 457.).
59
go per un'obbiezione al viaggio di san Tommaso
nell'Etiopia la pessima maniera, che tiene Sa
muele Basnagio di Flottemanville ministro di Ba
yeux, e Zutfen nel pretendere di provarlo. Dice
stranamente questo protestante, che l'Apostolo do
vette a preferenza dell'India gangetica predica
re nell'etiopica, perchè gli Iberi si convertirono
qualche secolo dopo l'epoca degli Apostoli, Ge
perchè agl'Indiani del Gange nel III secolo por
tò la luce del Vangelo s. Frumenzio. Ammessi
per veri questi due fatti, nessuna legittima con
seguenza si può dedurre in favore della predica
zione dell'Apostolo nell'Abissinia, o India meri
dionale. Oltre di che s. Frumenzio predicò agli
Abissini propriamente detti, e non agli Indiani
orientali (1). Il provare le cose in questa guisa
è lo stesso che metterle in dubbio, o contraddir
le. Queste stranezze di Basnagio avranno risposta
in altro luogo dell'opuscolo. Tillemont, che con
franchezza dice di non esser noi obbligati a cre
dere, che l'Apostolo Tommaso abbia predicato
fuori dell'impero del Parti, allorquando gli au
tori antichi affermano aver lui portata la Fede
agli Etiopi, ed agli Indiani (2), esclude netta
(1) Pag. ad an. azz tom. I. pag. º
(2) Tom. I. not. 1v. pag. 613. Memor.
4o
mente la predicazione dell'Apostolo dall'Arabia
felice. I popoli di questa parte dell'Asia non
formarono mai porzione dell'impero parziano. Gli
autori inglesi della storia universale dimostrarono
in una dissertazione, che gli Arabi, ovvero i di
scendenti d'Ismaello ſiglio di Abramo, non fu
rono mai soggiogati da potenza alcuna, e ciò in
compimento di una profezia di Abramo stesso,
che predisse, che i figli e discendenti d'Ismaello
sarebbero sempre stati liberi; come di fatti lo
sono anche al giorno d'oggi (1). Dunque, secon
do Tillemont, l'Apostolo, che non oltrepassò i
limiti dello stato parziano, non entrò nell'Arabia,
nella quale gli Arsacidi non estesero le loro con
quiste. Anche questa difficoltà svanirà del tutto
quando si risponderà all'altre del medesimo au
tore, il quale lo vedremo con tutto questo a
propendere, che il martirio dell'Apostolo sia av.
venuto nell'Arabia stessa.

(1) Sta nel tom. XIX. alla pag. 64


41

V.

Assemani (1) parimente si mostra contrario


alla predicazione di Tommaso nell'India omeri
tica, e lo fa andare direttamente dalle provincie
parziane alle indiane del Gange. Afferma ciò sul
l'autorità di Rufino, il quale dice, che la Parzia
toccò a Tommaso, l'Etiopia a Matteo, e l'India
citeriore, che l'è unita, a Bartolomeo. Lasciamo
questo passo di Rufino, che chiaramente nomina
Matteo Apostolo degli Abissini (sebben Assema
ni, ed altri riconoscan da s. Frumenzio i principi
della Fede in quel paese) in tutta la sua forza.
L'andata di s. Tommaso nell'Arabia contestata
ne numeri precedenti non può essere dubbiosa
per l'asserzione di Rufino. Con tutto questo l'Apo
stolo Tommaso predicò agli Arabi. Non si può
fare la supposizione, che ad un Apostolo fosse
proibito, o sconvenevole il predicare, almen di
passaggio, nella missione di un altro, come ci
fanno riflettere anche i Bollandisti (2). E che
almen in questo senso l'Apostolo Tommaso sia
stato nell'Arabia, e vi abbia fruttuosamente pre
- - - -
-

(1) B. Orient. tom. III. par. 11. c. 1. num. 7.


(2) Tom. IV. Jul. pag. 15. de Divis. Apost.
42
dicato, siamo costretti a crederlo dalle testimo
nianze addotte. Oltre di che Assemani procura
anche di rendere nullo il passo della citata ome
lia interpretandolo diversamente dal senso lette
rale. Dice egli adunque, che quando il supposto
Grisostomo scrive, che gli Etiopi furono resi
bianchi da Tommaso, o vuol significare il colore
etiopico, cioè nero, il quale è comune agli In
diani, ed agli Etiopi; o convien dire, che pen
sasse aver Tommaso scorsa prima l'Etiopia, ossia
l'Arabiafelice (anche questa gli antichi chiama
rono India, ed Etiopia), che dalla Mesopotamia,
e dalla Caldea, regioni unite all'Arabia, passasse
nella Parzia, Persia, ed India orientale (1). Ma
nel primo caso la cosa si renderebbe molto o
scura, potendosi egualmente interpretare e pegli
Abissini, e pegl'Indiani, e per tant'altri popoli
interni e meridionali dell'Africa, i quali sono
tutti neri; nè si potrà più dire, che abbia sola

mente predicato agl'Indiani del Gange. Nel se


condo s'accorda pienamente coll'autore dell'ome
lia, col Damasceno, con Amro, e colla tradizione
de Socotoriani, che confermano la predicazione
del nostro Apostolo nell'India etiopica.
v

(1) Loc. cit.


45

S III.
PREDICAZIONE
DI S. TOMMASO APOSTOLO NELL'IMPERO
DE' PARTI.

I.

L'arre resa più facile dell'apostolato di -

Tommaso negli stati de'Parti richiede la descri


zione di quel vastissimo dominio. L'impero par
ziano, che nell'Asia bilanciò le forze de' Romani
anche ne'tempi della maggiore loro possanza,
cominciò tre secoli circa prima della venuta del
Messia da Arsace I., il quale scuotendo il giogo
di Antioco Theo macedone, ridusse a sovranità
la Parzia propria, e vi aggiunse la conquista del
l'Ircania, e di altre provincie vicine. Mitridate
I., quinto monarca di quella guerriera nazione,
estese assai più oltre le sue conquiste, e portò
la grandezza del suo dominio ad un grado for
midabile (1). La monarchia parziana estendevasi
(1) Hist. Univ. Angl. tom. X. c. xvi. pag. 383.
44
dall'Indo all'Eufrate, e dal monte Caucaso, mare
Caspio, e monte Tauro al golfo persico, e mare
indiano; di modo che abbracciava tutto quell'im
menso tratto di paese, che comprendeva l'Are
cosia, la Parzia, l'Assiria, la Media, la Persia,
la Carmania, ed altre provincie. Questo vastissi
mo impero era poi diviso, secondo Plinio, in
diciotto regni, o governi principali, divisati da'
Parti col nome di superiori, ed inferiori; quelli
erano undici, i quali da termini dell'Armenia,
e dal mar Caspio si distendevano sino ai con
fini della Scizia; gli altri sette abbracciavano le
altre provincie soggette alla corona de'Parti, ed
additate col nome di regni bassi. La capitale
di tutto l'impero parziano era Ctesifonte, città
nobilissima del regno di Caldea, che l'Apostolo
sollevò a sede vescovile, e coll'andare de'tempi
divenne la sede del patriarca nestoriano. L'im
pero de'Parti durò 475. anni, ed era ancora
nella sua grande sussistenza allorquando vi entrò
l'Apostolo s. Tommaso per illuminarlo nel Van
gelo insieme con altri uomini apostolici.
45

II.

Chiaro apparisce da monumenti ecclesiastici,


che le nazioni componenti l'impero parziano sia
no state illuminate nella Fede dall'Apostolo san
Tommaso, cui erano state toccate in sorte nella
divisione degli Apostoli. Eccone le principali pro
ve e documenti. L'autore delle recognizioni di
s. Clemente (1) chiaramente parla della predica
zione di Tommaso a Parti . . . . . . . appresso a
Parti, come ci scrisse Tommaso, il quale an
nunzia loro l'Evangelio. Dalla Parzia avea l'Apo
stolo scritta una lettera a s. Clemente intorno a

barbari costumi di quel paese idolatra. Venanzio


l'ortunato cantò, che la guerriera Persia sotto
messa al vigore di Tommaso, era divenuta ancor
più forte per aver sottoposto a Dio il reale dia
dema.

Bellica Persidis Thomae subjecta vigori,


Fortior efficitur victa tiara Deo (2).

A due sopradetti autori si uniscono per confer

(1) L. XIX. c. XXIx. Cotell. PP. Ap. tom. I. pag. 585.


(2) Lib. V. carm. II.
46
mare questo fatto i martirologi Romano (1), di
Usuardo (2), di Adone (5), di Francesco Mau
rolico abate messinese (4), ed il codice mss.
1oo 7. della biblioteca regia parigina, in una nota
del quale posta al Vangelo di s. Matteo affer
masi aver Tommaso, che si chiamò anche Di
dimo, predicato a Parti, ed agl'Indiani (5).
Gli scrittori greci e siriaci fanno egual te
stimonianza della predicazione di s. Tommaso
nella dizione del Parti. Origene nel lib. III del
l'esposizioni sopra la Genesi dice, che la Parzia
fu la porzione di Terra toccata a san Tommaso
per predicarvi il Vangelo. Le parole di Origene
sono così riportate da Eusebio (6): Tommaso,
(com'è stato a noi tramandato) ebbe in sorte
i Parti. Rufino nella distribuzione della Terra at
tribuisce la Parzia a Tommaso (7), e parimente
su questo stato Socrate fa cadere le sorti del
l'apostolato del nostro Apostolo (8).

(1) 21. Decemb.


(2) 21. Dec. pag. 756. edit. Soller.
(3) De Fest. Ss. Ap. p. XLII.
(4) 21. Dec.
(3) Apud Cotell. PP. Apost. tom. I. pag. 274.
(6) H. E. lib. ITI. c. r.
(7) H. E. l. T. c. IX.
(8) H. E. l. I, c. 2 IX.
47
Gli scrittori siriaci riportati da Assemani (1),
che parlano della predicazione di Tommaso nel
la Parzia, sono Mari figliuolo di Salomone nella
vita del discepolo Adéo, il quale afferma, che
Tommaso uno dei XII. insieme con altri Apostoli
e discepoli ammaestrò l'Oriente nella Fede di
Cristo Signore; ed Ebedjesus Sobense, il quale
nel libro di Margarita parte IV. c. v1. dice, che
Tommaso e Bartolomeo del numero de XII fu
rono maestri di quella parte orientale di Mondo.
E' qui da notare la riflessione di Evodio Asse
mani, con cui ci avverte, che gli scrittori siriaci
per Oriente intendono la Persia. A due sopraci
tati autori si aggiunga l'epitome de'canoni (par
te XVIII. cap. 1.), in cui sta registrato, che la
V sede era Babilonia per la riverenza di tre
Apostoli, i quali avevano condotto alla Fede
cristiana le terre a quella soggette; e tra questi
tre Apostoli Tommaso è il primo nominato in
questa occasione. - -

Laonde gli scrittori moderni della storia ec


clesiastica uniformemente riconoscono s. Tomma
so per l'Apostolo delle nazioni componenti l'im
pero parziano. Così pensano Baronio, Pagi, Fio
º

(1) B. Or. tom. III. par. II. c. 1. num. 2.


48
rentini, Tillemont, ed altri. Assemani, uomo
versatissimo nella letteratura orientale, conclude,
che non solamente i Siri, ma anche i Greci, ed
i Latini affermano, che s. Tommaso e Taddeo
furono gli Apostoli de' Siri e de Caldei (1). Lo
stesso giudizio sopra questo punto di storia fu fatto
dal Zaccagni, cioè che gli antichi scrittori atte
stano ad una voce, che s. Tommaso Apostolo pre
dicò l'Evangelio a Parti (2). Questa predicazione
dell'Apostolo nell' impero parziano verrà ad es
sere più certa, e più chiara da quanto siamo per
dire delle provincie particolari dello stesso stato,
alle quali affermasi specialmente aver l'Apostolo
predicato. -

III.

Le provincie o regni dell'impero parziano,


che dagli autori si ricordano illuminate nella Fe
de dal nostro Apostolo, per quanto ho potuto ri
levare, sono quelli di Parzia propriamente detta,
Persia, Media, Mesopotamia, Mosul, Babilonia,
Caldéa, Carmania, Ircania, Armenia maggiore,

(1) Ibid. num. 1.


(2) Collec. vet. monum. latin. etc. pag. 391. edit Rom. 1698.
49
Nabatéa, Ussitide, e Margiana. Alcune neces
sarie notizie geografiche di questi stati partico
lari, e le autorità degli scrittori, che distinguono
la predicazione dell'Apostolo in ciascuna delle
accennate provincie, sarà l'argomento del presen
te, e di alcuni seguenti numeri. -

La Parzia era una delle primarie provincie,


che diede il nome a tutto l'impero; perchè i
sovrani di questa, che portavano il nome di Ar
sacidi, divennero i padroni anche dell'altre pro
vincie. Questa fiera nazione era uno degli undici
regni superiori verso il mezzo dell'impero, dove
ha le sue sorgenti il fiume Fidado. La Parzia
provinciale era poi suddivisa in altre cinque pro
vincie, o contrade nominate Camisine, Partiene,
Cavoane, Atticene, e Tabiane (1). La Parzia
propriamente detta è annoverata tra le provincie
illuminate nella Fede dal Martirologio romano.
= A Calamina natale (ossia passaggio al cielo)
del beato Apostolo Tommaso, il quale predicò
il Vangelo a Parti, Medi, Persiani, ed Irca
ni . . . . . . (2); da quello di Maurolico abate di
Messina: Natale del beato Apostolo Tommaso,

(2) Plin. l. VI. c. xxv.


(2) 21. Decemb.
5o

che avendo annunziato l'Evangelio a Parti, Me


di, Persiani, Germani (cioè Carmani), Ircani,
Battriani e Magi, ottenne la corona del mar
tirio nell'India (1); da quello di Adone: Na
tale del beato Tommaso Apostolo, che predi
cando il Vangelo a Parti ed a Medi, ottenne
la palma del martirio nell'India (2); da quello
di Usuardo, che dice appunto quanto Adone (5);
e da Sofronio appresso s. Girolamo capo vir.,
che si accorda pienamente con Maurolico (4),
e da Ippolito (in synopsi). Nominandosi in que
sti passi la Parzia insieme con altri regni del
l'impero parziano si rileva, che intesero di par
lare della Parzia provinciale; altrimenti avrebbero
nominate alcune parti dopo averle abbracciate
nel tutto, se col nome di Parzia si dovesse in
tender l'impero intiero.
La Persia, altro regno dell'impero parziano,
uno de sette posti al mezzogiorno, o inferiori, è
posta sul golfo detto parimente persiano. Perse
poli era la città più cospicua di questo regno (5).
/

(1) Eod. die.


(2) De Fest. Apost. p. XLII.
(3) 21. Decemb.
(4) Apud Assem. loc. cit.
(5) Baud. Geog.
51

La predicazione di Tommaso Apostolo nella Per


sia viene attestata, oltre dai passi qui sopra ad
dotti, anche da Venanzio Fortunato nel distico
riferito, e dall'epitome de'canoni (parte VIII.
c. 1.), in cui viene appellato l'Apostolo di tutta
la Persia (universo Persidis). Siccome talvolta,
come vedremo in appresso, si sostituisce il voca
bolo Persia a quello di Parzia, così pare, che da
questi due passi si debba rilevare piuttosto l'im
pero parziano, che la Persia provinciale. Con tut
to ciò per le ragioni addotte di sopra non si può
in Oln comprendere la provincia persiana nella pre

dicazione dell'Apostolo. Anzi Assemani è da que


sta provincia dove lo fa passare all'India attra
versando la Carmania (1),

IV.

La Media, uno del regni superiori dell'im


pero parziano posto a lidi del mare Caspio, era
divisa in tre principali provincie dette Atropazia,
Tropatena, e Coromitrene, e contava per città
più ragguardevoli Ecbatana, capitale di tutto il

(1) Loc. cit.


52

regno, Arsacia, e Ciropoli (1). Veniamo accer


tati del viaggio, e della predicazione di s. Tom
maso Apostolo nel celebre regno della Media
da citati martirologi romano, di Usuardo, di Ado
ne, di Maurolico, da Sofronio, ed Ippolito, e da
alcuni altri, che sono citati da Assemani, il quale

su tali fondamenti non dubita di chiamarlo Apo


stolo de' Medi (2).
Si deve attribuire all'impero parziano anche
la Mesopotamia, benchè per qualche tempo sia
stata sotto il dominio de Romani. A Parti la tol

se Trajano, ma fu lor tosto restituita da Adriano,


che stabilì l'Eufrate per confine de due impe
rj (5). Era situato il regno di Mesopotamia tra
i due fiumi Eufrate, e Tigri; e perciò questo
tratto di paese dagli Arabi chiamasi anche og
gidì el Gezira, cioè l'Isola. Quest'è quel pae
se, che nella divina Scrittura si appella Aram,
o Charam. S. Gregorio Nisseno riconosce dal
l'Apostolo s. Tommaso l'istituzione della Öhiesa
di Mesopotamia. Ecco le sue parole: Così an
che gli abitanti della Mesopotamia, sebben a

(1) Baud. ibid. - -

(2) Tom. III. p. II. c. 1. n. 7.


(3) Hist Univ. tom. X. pag. 429.
53

vessero tra loro de'ricchissimi governatori di


Satrapie, tuttavia giudicarono Tommaso più
degno di tutti per governarli (1). Si rileva que
sto fatto anche da un passo da Amro citato, co
me dissi, da Assemani (2), dal qual passo si ri
cava anche, che il medesimo Apostolo predicò
al Mosul, o Mausel, provincia del medesimo re
gno:
La città di Mosul assai celebre era posta
sulla sponda occidentale del Tigri. Questa città
è chiamata Mosel dal profeta Ezechiello, e da
lui commendata per le manifatture di ferro: et
Mosel in nundinis tuis proposuerunt ferrum fa

brefactum (5). Assemani interpreta la voce Mo


sul per Assiria (*).
Un altro del regni bassi parziani, cui l'Apo
stolo portò la luce del Vangelo, si fu la Babi
lonia, paese assai vasto, posto dove si uniscono
i due gran fiumi Eufrate e Tigri. L'epitome de'
r

ſ1) Ep. XIII. s. Greg Nyss, in coll. monum. vet. a Zacag.


(2) Ibid. n. 2.
(3) Cap. XXVII. v. 19.
(*) Mosul divenne sede vescovile, e formava la IV. metropoli
della diocesi di Caldea. Il resto però della Mesopotamia ap
parteneva al patriarcato antiocheno. ( Le Quien Oriens Sacrº
tom. II. col. 1215. I 216 )
54

canoni (part. VIII. c. 1.) ha queste parole rap


porto alla predicazione del nostro Apostolo in
questo paese: La quinta sede è Babilonia per
la riverenza de tre Apostoli, i quali condusse
ro alla Fede cristiana le terre a quella sog
gette, dei quali tre Apostoli Tommaso è il pri
mo nominato dall'epitome. Anche dal citato passo
di Amro si sileva la predicazione dell'Apostolo
nella provincia babilonese.
La Caldea, gran provincia meridionale de'
Parti, le cui principali città erano Seleucia, o
Ctesifonte, e Babilonia, ebbe parimente s. Tom
maso per maestro nella Fede, e per fondatore
della sua sede vescovile. Ecco cosa dice Evodio
Assemani di questo fatto (1) = Simeone Bar-Sa
» boe antessignano e principe del martiri orienta
» li, che soffrirono il martirio nella Persia, da
» Gregorio Bar-Ebreo, che si chiama anche Abul
» faragio, nella cronaca siriaca ( cod. vaticano
» XXIV ) tra gli arcivescovi di Seleucia, ossia
» cattolici, come dicono, è nominato il X. dopo
» l'Apostolo s. Tommaso, il quale dal medesimo
» Bar-Ebreo si chiama il fondatore della catte

(1) Aeta Ss. Mm orient. et occid. tom. I. pag. 2.


55

» dra di Seleucia, ed il primo vescovo degli


» Orientali, col qual nome si comprendono i Cal
» déi, gli Assirj, ed i Persiani = . Amro, figliuolo
di Matteo, scrittore Nestoriano del XIV. secolo
nell'epilogo del patriarchi Nestoriani (cod. arab.
vatican. XLI ) assegna il IX. posto tra gli ar
civescovi di Seleucia a Bar-Saboe, e nomina
Adèo discepolo di s. Tommaso per fondatore di
quella sede (1). Questa differenza si concilia fa
cilmente, come ci fa riflettere anche Giuseppe
Assemani (2), coll'intendere per primo VeSCOVO
il fondatore s. Tommaso, come fa l'Abulfaragio,
oppure l'investito, cioè Adèo, come fa Amro (*).

(1) Act. Ss. Mm. ete. ibid.


(2) Loc. cit. c. I. s. 1. n. 5.
(*) Dopo l'eresia nestoriana Seleucia divenne il centro della set
ta, e la sede del patriarchi scismatici. ( Le Quien O. C. tom.
III Assem. B. O. tom. III. p. II. ). Ogni tanto però aprendo
gli occhi alla verità ritornarono all'unità della Sede romana
(Assem. B. O. p. tr. tom. III. pag. 406.); come attestano an
che due iscrizioni, che fregiarono il catafalco di Clemente
XIV.

Transilvanos Arianam

Ancyranos Galatiae
Eutrchianam haereses
Primates Persarum
A
56

V.

“Un'altra provincia meridionale dello stato pare

ziano si era la Carmania, ora detta Kerman (1);


anche i popoli di questo paese ricevettero il lu
me del Vangelo dal nostro Apostolo, come ci
ricordano Sofronio (2), ed il martirologio di
Maurolico più volte citato. Nessuna difficoltà
deve poi recare il ritrovare nelle copie del sud

Nestorianorum dogmata
Abjurantes
Romanae Communioni restituit.
--------

Simonem

Veteris Assyriae
Patriarcham Nestorianum
Ad Romanae Ecclesiae Sinum
Reversum
Sacro Patrum Senatui
Ingenti laetitia declaravit.
C1) Baud. Geog.
(2) Vid. Assem. Steph. Act. Mm. tom I. pag. 141,
57
detti autori Germanis invece di Carmanis. As
semani (1), Tillemont (2), ed altri attribuiscono
ciò allo sbaglio de'copisti, ed affermano con
retto giudizio di restituirvi la lezione di Carmanis,
Al settentrione della Carmania stava l'Irca
mia posta sulle sponde del mare Caspio, famosa
per la fierezza delle sue tigri, come abbiamo
dal lib. IV. v. 567. dell'Eneide di Virgilio:

Hrrcanoeque admorunt ubera tigres.

Li citati passi del martirologi romano, e di Mau


rolico annoverano l'Ircania tra i paesi illuminati
nella Fede dall'Apostolo s. Tommaso.
Il martirologio di Maurolico, e Sofronio ag
- º - fºtº - - a

giungono la Battria (*) come regno, cui predicò

(1) B. O. tom. III. p. II.


(2) Tom. I. p. 1.
(*) La Battria in senso esteso comprendeva la Battria propria, e
la Sogdania, e terminava al settentrione col mare Caspio, e
colla Scizia di qua dal monte Imào, dalla quale veniva cir
condata anche dalla parte d'oriente, al mezzodì coll'Aria, al
l'occidente colla Margiana. Le sue principali città erano Bat
tra, ossia Zariaspa, e Maracanda. La Battria propria era la
parte meridionale di tutta la Battria, avendo la Sogdiana al
settentrione, da cui veniva divisa dal fiume Ocso, e l'Aria al
mezzodi, e la sua principal città era Battra, o Zariaspa sud
detta. ( Baud. Geog.)
58

il nostro Apostolo. Posta contigua alla Battria


dalla parte dell'occidente era la Margiana, altra
provincia settentrionale dell'impero parziano, così
detta dal fiume Margo, che la bagna, e le cui
principali città furono Nisèa, ed Antiochia (1). I
Margi, o Mardi formavano una delle più guer
riere nazioni dell'Oriente, e che con somma dif
ficoltà fu conquistata anche da Alessandro ma
gno; venne sotto il dominio parziano per la
conquista fattane da Fraate antecessore di Mitri
date I. re de'Parti (2). Vogliono alcuni moderni
eruditi, che i passi citati di Sofronio, di Mau
rolico, d'Ippolito, che esprimono Magi, cui pre
dicò l'Apostolo nostro, si debban correggere, e
sostituirvi Margi popoli sopra descritti. Sono di
tal parere Fiorentini (5), che sull'autorità di Ste
fano de urbibus, e di Erodoto in Clio, li fa po
poli della Media, e Giuseppe Assemani più volte
citato, che porta anche l'autorità di Gregorio
Bar-Ebreo, il quale nella cronaca siriaca parte
III. c. 1. nomina senza ambiguità i Margi come
popoli, a quali portossi l'Apostolo. Passando,

(r) Baud. Geog.


(2) Hist. Univ. tom. X. c. XVI. pag. 388.
(3) Mart. pag. 145.
59

dice, per questa parte per portarsi nell'Indie,


predicò a diversi popoli; Parti, cioè, e Medi,
e Persiani, e Carmani, e Battriani, e Margi,
ed Indiani (1). Questo passo di Gregorio con
ferma veramente la predicazione nella provincia
margiana, ed in altre, che abbiam riferito, fat
tavi da s. Tommaso; ma che si debba poi per
questo cancellare il nome di Magi da que testi,
che abbiam citati, non ci sembra necessario, co
me si vedrà al num. vii, del presente paragrafo.

VI.

Le ultime provincie, o popolazioni, cui ri


trovasi aver predicato l'Apostolo, sono quelle di
Nabatéa, di Nisibin, di Ussitide, e di Magi. La
Nabatéa, secondo Cellario (2), era un paese del
l'Arabia Petrea, che estendevasi all'oriente ver
so la Deserta, tra la Palestina al settentrione, e
l'Arabiafelice al mezzodì: che vi sia stato l'Apo
stolo si ha da Amro (5). Natanaele, dice l'au
tore siriaco, il quale dicesi anche Bartolomeo
p- - - -

(1) B. Or. tom. III. p. II. c. r. n. 7.


(2) Geog. ant. l. III. c. XIV. num. 34.
(3) Apud Ass. ibid. num. 2,
6o

insieme con Tommaso, e Lebeo dei X11. e con


Adeo, e Mari, ed Aghéo dei LXx. ammaestrò
Nisibin, Mesopotamia, Mosul, Babilonia, Cal
dea, Arabia, l'Oriente, Nabatéa, Ussitide, e
Persia; inoltre portossi nell'Armenia maggiore,
ammaestrò nella Religione i di lei abitanti, e
qui fondò una Chiesa; finalmente viaggiò ne
gl'Indiani, e Sini più lontani, e gli venne le
vata la pelle. Sebben si scorga, come rileva an
che Assemani, della confusione in questo passo
di Amro, tuttavia il viaggio, che fece il nostro
Apostolo nell'Arabiafelice, che si è descritto al
num. 11. S II., rende molto verosimile, che pas
sando colà abbia veduto il paese di Nabatéa.
L'Ussitide fu provincia dell'impero parziano,
come si rileva da Bar-Ebreo (cronaca siriaca
part III ), e da Ebedjesus Sobense. In qual par
te poi fosse situata non si può determinare; se
nonchè sembra doversi collocare tra quelle, che
bagnava il Tigri, da queste parole di Mares fi
glio di Salomone autore siriaco. Di più ammae
strò anche gli Ussiti, e l'altre provincie di Dega
late (cioè del fiume Tigri), e la Persia (1).
Tr

(1) Assem. ibid. num. 6.


6I

- Quanto poi a Nisibin era parte del regno di


Mesopotamia, e la città di Nisibin era antichis
sima.

Resta di dire alcuna cosa dell'Armenia mag


giore ("), regno, che non appartenne sennon per
poco tempo a Parti, e che viene qui inserito,
perchè fa unione all'altre provincie de'Parti, alle
quali sappiamo specificatamente avervi predicato
s. Tommaso. -

Secondo il passo di Amro testè citato, san


Tommaso predicò in questo regno in compagnia
di san Bartolomeo, e di altri, vi convertì gli abi
tanti alla Fede, e vi fondò una chiesa. Il passo
di Amro, che confonde i viaggi di un Apostolo
Icon quelli di un altro, lascia luogo a dubitare,
se la predicazione dell'Armenia si debba speci
ficatamente assegnare piuttosto al solo Bartolo
meo; siccome anche Assemani ci avverte di attri
buire al solo Tommaso la predicazione dell'Indie,
e della Sina, che Amro mette in comune con
Bartolomeo, e con altri. La storia dell'Armenia

(*) Questa vastissima regione posta al Nord Ovest dell'impero


parziano stava tra la Colchide, la Mesopotamia, la Cappado
cia, e la Media. Tigrano certa, ossia la città di Tigrane, era
una delle sue principali città ( ved. Baud.). A tempi apostolici
l'Armenia formava parte dell'impero romano, -
62

ci determina a credere s. Bartolomeo per Apo


stolo di questa regione, come si può vedere nel
compendio istorico ec. di Armenia di Giovanni
marchese di Serpos (1). Tuttavia il nostro Apo
stolo potè aver predicato anch'egli agli Armeni.
Non si può assolutamente rigettare quanto affer
ma Kirker da noi riportato al S I. n. vII., se
condo il quale l'Apostolo passò per la Soldania,
la quale, come ci fa riflettere le Quien (2), è
l'istessa che Tigranocerta, una delle principali
città d'Armenia. Non voglio qui tralasciare un
altro documento, che parla della predicazione di
s. Tommaso in altra parte dell'impero romano
non tanto lontana dall'Armenia, benchè in poco
conto appresso al Baronio, ed al Fiorentini (5).
Un Agiologio del suddetto Fiorentini riferisce,
che il s. Apostolo portossi in passando all'Indie
alla città di Mandrinopoli nella Frigia, che la
convertì, e vi eresse sede vescovile. Arderico Vi
tale chiama quella città Andrinopoli.

T- +

(1) Lib. III. num. 3. tom. I. -

(2) Oriens Sacr. tom. III. - - - -

(3) Not. et Exercit. in Indicul. Apostol. pag. 146.


63

VII.

Ci resta di parlare de Magi sudditi dell'im


pero parziano, ed illuminati nella Fede cristiana
parimente dal nostro s. Apostolo Tommaso. Il
nome di Magi può esprimere ed una popolazione
particolare di quello stato, ed una classe di per
sone sparse per tutto l'impero: così rileviamo da
documenti. Riguardo alla prima ce ne assicura
Plinio. Questo celebre autore nel fare la dinu
merazione delle popolazioni componenti la Me
dia ricorda espressamente i Magi. Quindi verso
l'oriente i Magi occupano il castello di Pas
sagarde, nel quale avvi il sepolcro di Ciro: ed
Ecbatana lor paese fu da Dario trasferito a
monti (1). Arriano (2) parla a lungo di Passagar
de, o Pasargade, come dice Dioniosio (5), e del
sepolcro di Ciro, la cui custodia fu data a Ma
gi (4). Vero è, che Stefano de urbibus li chia
ma Margi; ma ciò credo non esser bastevole per

(1) Lib. VI. sess. xxix.


(2) Lib. VI. Exped. Alex. pag. 435,
(3) Vers. 1o69. -

(4) Vide Harduynum not xxiii. ad Plinium tom I. pag. 33o.


64

far cangiare la lezione di Plinio. Laonde Com


befisio appresso Tillemont mal cita Plinio per as
serire, che i Magi non hanno occupato alcun
luogo particolare nel dominio parziano.
Or quel che qui merita più considerazione
si è un ceto di persone imponenti appresso i
Persiani per la scienza, e per l'autorità, che co
noscevansi sotto il nome di Magi (1). Costoro
erano i seguaci, ed i sostenutori delle massime,
e della dottrina del famoso Zoroastro, o Zer
dusht, come lo chiamano gli Orientali, il quale
viene considerato come il fondatore delle scien

ze, della politica, e della religione degli antichi


Persiani. Toccava a costoro di sostenere tutto il
peso delle cerimonie superstiziose, e dell'inse
gnamento delle massime religiose in tutto il va
stissimo stato de'Parti. Il lor carattere, la lor ge
rarchia assai regolata e grandiosa, il lor sapere
li rendevano molto rispettati, e cari non solo ai
popoli, ma anche appresso agrandi, ed a mo
narchi stessi, che da lor dipendevano, come da

oracoli in materie di culto, e di superstizione.


Godevano di tanta stima e riputazione appresso

(i) Hist Univ. Angl. tom. V. pag. 114. et seq.


65

alla corte parziana, che venivano ammessi a con


sigli dell'imperatore, sedevano con lui ne'tribu
nali, ed avevano l'educazione degli eredi della
corona: cosicchè Plinio dice, che questa reli
gione fu ricevuta da molte nazioni, ed in Oriente
aveva possanza sopra il re dei re, titolo, di cui
vanagloriavansi i monarchi di Parzia (*). L'Apo
stolo s. Tommaso nella conversione di quel va
stissimo stato dovea cominciare col battere, e ro
vesciare la dottrina superstiziosa di Zoroastro,
convincere di errore, e d'ignoranza i Magi, che
erano i depositari, ed i sostenutori delle massime
di quell'accreditato filosofo.
Ossia dunque, che si parli delle popolazioni

(*) Abbiamo dalla storia, che così costumavano i re parziani scri


vendo anche alle potenze più grandi. Così Vologese II. a Ve
speziano, Fraate II. a Pompeo, e Fraate III ad Augusto, so
prascrivendo : Fraate re de're a Cesare Augusto. Al sommo
rispetto, che pretendevano i re parziani allude Virgilio nel
lib. IV. ver. 21o. della Georgica, e Marziale col seguente epi
gramma (Lib. X epig. LXXII.).

Ora, o lusinghe, indarno a me venite . . . .


Lungi da me, gitene a cappelluti
Parti, ed in supplichevol atto umile,
E turpe, il suol de pinti re baciate.
Traduzione nella raccol. di Milano.
5
66

dei Magi, ovvero di quest'ultimo ordine di per


sone religiose, quando dagli scrittori si dice, che
l'Apostolo s. Tommaso portò l'Evangelio a Magi,
certo è ch'egli lor predicò la Fede. Viene tal
fatto riferito dall'autore anonimo dell'opera im
perfetta sopra s. Matteo. - Finalmente, dice que
st'autore, dopo la risurrezione del Signore es
sendosi l'Apostolo Tommaso portato in quella
provincia (cioè de Magi), a lui si unirono, e
da lui battezzati, divennero cooperatori della
di lui predicazione (1) (*). A quest'autore ag
giungansi Ippolito (2), Soffronio, e Maurolico
nel suo martirologio, come si è veduto. In quanto
ad Ecumenio, che io non ho potuto vedere, al
quale il Baronio (5) fa dire esser stato l'Apo
stolo predicatore de Magi, Tillemont (4) afferma
di non aver trovato niente in quest'autore nè di
Magi, nè di Margi rapporto a s. Tommaso. Sia
come si voglia per quest'autore, noi abbiamo te

(1) Hom. II. ex cap. II. inter Chrys. oper. tom. VI. p. xxviii.
(*) Questo passo veramente si riferisce a re Magi adoratori di
Cristo nella capanna di Betlemme, i quali spettano piuttosto
all'India omeritica.
(2) Auct. pag. 839.
(3) Ad an. XLIV. num. 33.
(4) Tom I. not. Iri. in D. Thom. pag. 61 2.
67
stimonianze sufficienti altronde, ed il Baronio
stesso abbraccia il parere, che l'Apostolo abbia
º.
a quelli predicato.

VIII.

Convien per ultimo rispondere anche ad al


cune difficoltà, che si fanno alla predicazione
del nostro s. Apostolo tanto a Magi ultimamente
ricordati, quanto a tutta la Parzia intiera. Fio
rentini (1) seguito da Giuseppe Assemani (2) vor
rebbero ne' luoghi citati di Sofronio, e di Ippo
lito sostituito il nome di Margi a quello di Magi,
e confinarli nell'estremità settentrionale dello sta
to de'Parti, con che verrebbero ad essere gli
abitatori della Margiana, provincia di questo stato
già visitata dal nostro Apostolo, come abbiam ve
duto. Ma non hanno fatta riflessione, che nella
Media v'erano già popoli ben distinti dagli abi
tanti della Margiana, chiamati Magi da Plinio,
oppur anche Margi da Stefano. Non c'è dunque
necessità di ricorrere alla Margiana per intendere
i passi di Ippolito, e di Sofronio; come nemme
-

(1) Loc. cit. -

(2) Bibliot. Orient. tom. III pars I. c. r. num. 7.


68

no all'Ircania, come vogliono Conbefisio e Tif


iemont. -

Quegli, che esclude affatto la predicazione


de santi Apostoli dall'impero parziano si è Er
mia Sozomeno nel libro II. (1), la di cui opi
nione si è, che non gli Apostoli, o alcuno de'
lor discepoli, abbian portato l'Evangelio a Per
siani, ossian Parti; ma che questi tardi, e nel
III secolo sian venuti alla cognizione della Fede
cristiana per la comunicazione cogli Armeni, e
co Mesopotami. = Io penso, che de'Persiani, di
» ce quell'autore, primieramente si siano fatti
» cristiani quelli, che coll'occasione che avevano
» di comunicare cogli Osdroeni, e cogli Arme
» ni, vennero a colloquio, com'è verosimile, con
» uomini divini, i quali colà abitavano, e venne
29 ro coll' esperienza in cognizione delle loro vir

» tù = . Gli Osdroeni erano popoli della Meso


potamia abitanti sulle sponde dell'Eufrate; chia
mansi anche Osroeni, come si può vedere nel
Baudrand, e Cellario (2). Evodio Assemani nella

(1) Non nel lib. IV., come erroneamente rilevasi nella prefazio
ne generale di Evodio Assemani agli atti del martiri etc. cap.
“VIII.

cº) Lib. III, c. Xv. s II. num. 2. e


69
prefazione generale all'edizione degli atti del mar
tiri orientali ed occidentali pag. 66., 67. fa ve
dere la falsità di Sozomeno, alla cui cognizione,
come apparisce, era affatto forestiero tutto quel
tratto di storia ecclesiastica, che riguardo a tem
pi anteriori ci ricorda la predicazione de santi
Apostoli nella Persia, e l'erezione ivi fatta da
loro di diverse chiese, come si è detto. Sozomeno
ignorando pienamente la vera origine del cristia
nesimo de' Persiani si rivolse alle congetture per
ritrovarla. Da falli di questa sorta rilevasi, che le
congetture, per quanti gradi di probabilità pos
sino avere, non restano di andare assai lungi dal
vero anche quando talvolta meno se lo crede. A
quanto si è detto sin ora in prova della predi
cazione apostolica negli stati parziani aggiugnerò
anche il parere del citato Assemani = Sebben
» l'anno 512., dice egli, la cristiana religione
» avesse gettate così alte radici nell'Armenia, che
» vi fosse stata difesa, e sostenuta con animo
» grande e forte contro Galerio Massimiano per
» mezzo del sangue sparso da molti martiri: tut
» tavia da ciò mal congetturarebbe chiunque di
» cendo, che nella Persia vi fosse passata dal
2) l'Armenia, essendo cosa certa e provata, che

» tra Persiani molti avevano già incontrato il mar -


7o
» tirio negli anni addietro, e particolarmente sot
» to l'impero di Decio. Anzi di più Bardesane
» scrittore del secolo II. appresso Eusebio libro
» VI. c. vini della Preparazione Evangelica ri
» ferisce, che alla sua età ritrovansi non pochi
» cristiani appresso a Persiani -. Lo stesso ap
presso a poco si può vedere anche nelle note di
vari alla storia della stesso Sozomeno pag. 365.
S. IV.
PREDICAZIONE
DI SAN TO MIM A S O A P O STO LO
NELL'INDIA GANGETICA.

I.

L? IND1A chiamata propria, perchè così appellata-

da tutti gli scrittori dal fiume Indo, da cui prende


il nome, e gangetica da alcuni per distinguerla
dall'etiopica, dal fiume Gange, che la bagna, e
la divide in due grandi parti, si deve intendere,
lasciate le questioni poco necessarie al nostro
scopo, per quell'immenso tratto di paese, ch'è
circoscritto a settentrione dal monte Imáo, ad
oriente dai Seres e dai Sini, a mezzodì dall'ocea
no indiano, e ad occidente dal fiume Indo (i).
Appresso gli autori viene comunemente divisa in
due gran parti, prendendo questa divisione dal
-

(1) Cellar. Geog. ant. tom. II. lib. III. c. xxIII.


72 s

fiume Gange, il quale solcando questo paese dal


settentrione a mezzogiorno, bagna a levante quel
la, che chiamasi India di là dal Gange, ed a
ponente quella, che India di quà dal Gange ap
pellasi. Mi astengo di dare una descrizione geo
grafica delle provincie, e delle popolazioni del
l'Indie, cosa involta in molte tenebre, e poco
interessante a quest'opuscolo: chi la desidera può
vederla appresso il Cellario, che così a tentone
cerca di darla. Dirò solamente, che moltissime
erano le nazioni, le quali sin da tempi antichi
abitavano quel paese vastissimo, ed innumerabili le
città da lor fabbricate. M. Huet (1) afferma sul
l'autorità di Strabone, di Plinio, di Plutarco, che
nella sola parte dell'Indie da Alessandro conqui
stata si trovavano cinquemila città, ed eziandio,
secondo Solino, della prima grandezza, e di Aria
no, che sì grande n'era il numero, che espri
merlo non si poteva.

Pochissimo parimente sappiamo dello stato


politico, e de governi degl'Indiani anche ne tem
pi più floridi dell'impero romano, e perciò verso
i tempi apostolici. Ci son rimaste le notizie, che

(1) Hist. Comm. ant. c. LIII. num. 1.


75
– un principe indiano chiamato Poro mandò am
basciatori ad Augusto per dimandargli alleanza,
ed amicizia. La lettera di Poro ad Augusto espri
meva, che questo monarca presiedeva a seicento
re (*). Sappiamo inoltre, che gl'Indiani manda
rono ambasciatori anche a Trajano per felicitarlo
sopra le sue imprese. Quest'amicizia si rinnovò
con Antonino Pio, con Aureliano, con Diocle
ziano, e Massimiano, e con Costantino il gran
de (1). L'imperatore Claudio ricevè un'amba
sciata da Plocamo re di Taprobana, or detta
Cielan, isola avente cinquecento città, delle quali
Pelesimonda era la capitale, il quale cercava da
lui amicizia. Gl'Indiani, che servirono per ornare
il trionfo di Aureliano fanno vedere, ch'egli ab
bia riportati del vantaggi sopra alcune delle loro
tribù, o cantoni. I Romani pretesero di aver ri
dotto in soggezione fin anche l'istessa India; il

(*) Nell'India il numero de re è sempre stato prodigioso; ma


per saperne la grandezza di alcuni è necessario ricorrere alle
notizie, che ce ne da Mender Pinto. Afferma quel miserabile
corsaro, che passando vicino all'isola di Pulo - Hinor con 8o.
uomini di sua compagnia, vi rimise a forza d'armi sul trono
il re, che n'era stato scacciato, che prima gli si era offerto
schiavo, e che tutti i diritti di quella corona consistevano nel
l'avere una maggior estensione di terra. (Avventure pag. 155.)
(i) Hist Univ. Angl. tom. XX. cap. Xvi sess. II.
74
che si deve ascrivere a quella medesima strava
gante vanità, onde furon spinti a milantarsi ezian
dio della loro immaginaria conquista dell'Ara
bia (1).
Stratone sull'autorità di autori da lui citati

ci dipinge gli antichi Indiani oltremodo inge


gnosi, e capaci di giugnere all'ultimo grado di
perfezione nell'arti meccaniche. Eran essi grandi
amatori, ed insieme ammiratori della letteratura.
Distinguevansi in ciò i Brahmani, che preten
donsi discendenti da Abramo per parte della sua
moglie Keturah, e che per lungo tempo sia ap
presso loro prevalsa la vera religione (*). Costoro
erano ben conti, e famosi per tutto l'antico Mon
do riguardo alla loro sapienza, ed austerità di
vita, ond'erano proposti come un modello d'imi
tazione alle nazioni indiane di maggior coltura
e polizia. Inoltre la storia ci fa scoprire negl'In

(1) Ibid.
(*) I Bramani dell'Indie a tempi apostolici erano pienamente
idolatri, e voglionsi anche cagione della morte dell'Apostolo
s. Tommaso. Costoro del 15oo., quando novellamente vi fu pre
dicato il Vangelo, sussistevano in gran numero, e nella ripu
tazione di uomini divini, benchè pieni di vizj, e di menzo
gne. Distinguevansi in varie classi secondo i diversi impieghi.
Il P. Bartoli ci da una descrizione de Bramani dell'Indie nella
sua storia (lib. I. pag. 153.). -
75
diani una grande ospitalità, ed amore del vero,
ce li rappresenta non meno rinomati per la loro
probità, temperanza, e frugalità (1).

II.

Niente ritrovo di più certo, per servirmi del


le parole del Fiorentini (2), appresso a ss. Pa
dri di quel che san Tommaso Apostolo abbia
divulgato il Vangelo agl'Indiani. Richiede lo
scopo del presente opuscolo, che il lettore ne
vegga le prove. S. Ambrogio asserisce parlando
degli Apostoli = A quelli si aprirono anche gli
stessi regni, che vengon chiusi da barbare mon
tagne, come l'India a Tommaso, la Persia a
Matteo (5); e s. Gregorio vescovo di Tours
z: Tommaso, secondo la storia del suo marti
rio, si dichiara averlo sofferto nell'India (4);
S. Gregorio magno è dello stesso sentimento....
Tommaso condurrà l'India convertita avanti il
cospetto del suo re (5); a cui aggiugni s. Isi

(1) Ibid.
(2) Mart. pag. 146.
(3) In Psalm. xLv. emar. n. 2 1. tom. II. col. 278.
(4) De glor. mart. lib. I. c. xxxII.
(3) Hom. XVII. in Ev. tom. VI. pag. 21s.
76
doro nell' opera della nascita, e della morte de'
Padri al cap. LXxx1. = Tommaso riceve l' In
dia (1); e s. Paolino, che parlando del luogo,
che accoglieva le sacre spoglie dell'Apostolo, aſ
ferma esser l'India al verso LXxx1. del Natale
XI. (2)

Parthia Matthaeum complectitur, India Thomam.

Dell'istessa cosa ci assicurano s. Girolamo (5),


ed il nostro s. Gaudenzio, il quale ci lasciò me
moria, che s. Tommaso Apostolo guadagnò il
martirio nell'Indie (4).
Laonde gli scrittori degli ultimi tempi dopo
aver ponderate tutte queste testimonianze de'Pa
dri hanno accordato esser vera la predicazione
del santo Apostolo nell' India, e di doversi inten
dere questo termine nel senso comune d'India
gangetica. Così intesero Teodorico Ruinard nella
nota al citato luogo di s. Gregorio vescovo di
Tours, Natale Alessandro, benchè con qualche

(1) Tom. V. pag. 186. Rom. 1802.


(2) Anecd. Lud. Murat. tom. I. pag. 6.
(3) Epist. LXIV. alit. CXLVIII.
(4) Collec. v. PP. Brix. Ecc. pag. 339.
e- -,
I l

confusione (1), Silone di Parigi (2), Baronio ne'


suoi annali (5), e nelle note al martirologio ro
mano (4), Onofrio Panvinio (5), Nicolò Carmi
mio ne commentari alle Tavole Capponiane (6),
e l'eruditissimo Muratori nell'annotazione al ci
tato luogo di s. Paolino, ed altri.

III.

Alla testimonianza de'Padri s'accorda quella


del martirologi nell'asserire la predicazione di s.
Tommaso nell'Indie orientali, e il martirio da
lui in quelle parti sofferto. Oltre il martirologio
romano, e di Maurolico di sopra citati, ricor
dano l'andata di Tommaso all'India quello di
Adone = Natale del beato Apostolo Tommaso,
che predicando a Parti, ed a Medi, soffrì il
martirio nell'India (7); di Usuardo (8), il quale,

(1) H. E. Saec. l. c. vin. n. 9.


(2) De Exp. Hier. l. III.
(3) Ad an. XLIV. n. 33.
(4) Pag. 6 I 5.

(5) Apud Cancell. Anm. Mariam. pag. 612.


(6) Pag. 17. Rom. 1755. -

(7) De Festiv. Ss. Ap. p. xIII.


(8) 21. Decemb. - ,
78
come dice Sollerio, lo tolse parimente da Ado
ne, e quelli della città, e monastero di Corbia
in Piccardia, i quali facendo la memoria della
traslazione delle preziose reliquie dell'Apostolo,
ci avvertono esser state tolte dall' India, dove sof.
frì il martirio (1). Molti altri martirologi affer
mano esser nell'India avvenuta la morte gloriosa
di s. Tommaso, ch'io qui riferisco raccolti da
Domenico Giorgi, uomo in ciò assai versato.
z. Intorno alla traslazione di s. Tommaso dal
» l'India ad Edessa città di Siria trattano in que
» sto giorno (5 di luglio) gli apografi (ossian
» copie ) di Girolamo. Ne tratta Beda genuino;
» e parimente due apografi di lui Palat Vatic.
» 855. e 854. hanno - Traslazione di Tomma
» so Apostolo ad Edessa, soffrì poi il martirio
» nell'India. Ne trattano il Romano piccolo, Ra
» bano, . . . . il Gellonense, il Rinoviense, il Ri
» chemoviense, l'Augustano, il Labbeano, il Cor
» bejense, il martirologio della regina di Svezia.
» Il Fuldense, e l'Ottoboniano hanno - Nell'India
» il martirio di s. Tommaso Apostolo. Ne trat
» tano il martirologio di s. Ciriaco, il Barberi

(1) Mart Thesaur. Nov. Anecd. tom. III. col. 158o et 1599,
79

» niano, il Calendario Vatican. 58o6., ed altri.


» Quasi in tutti questi si fa la memoria della
» traslazione di questo Apostolo dall'India alla
» città di Edessa, e scrivono, che il suo martirio
» avvenne il giorno xxi di dicembre = (1). Sin
qui il Giorgi: da questi passi di martirologi, e
da quelli de'Padri vedesi con tutta chiarezza,
che il santo Apostolo Tommaso illuminò l'India
non solamente colla santa sua predicazione, ma
collo spargimento del suo sangue la rossodò nel
la Fede. -

IV.

All'universale sentimento de Latini intorno


alla predicazione, ed al martirio dell'Apostolo
nell'India vanno del pari le testimonianze de'
Greci, de Siri, e persino de Nestoriani. Le ri
porterò qui sull'autorità di Giuseppe Assemani,
che le raccolse nel tom. III parte II della sua
Biblioteca orientale. Per quel che risguarda i
Greci, dal menalogio di Basilio imperatore al di
vi di ottobre si hanno queste parole - Dopo

(I) Adnot. ad martyr. Adonis pag. 314. -


8o

l'Ascensione di V. S. Gesucristo essendosi cia


scun degli Apostoli portato in quella regione,
che gli era toccata in sorte per ammaestrarla,
toccò a Tommaso il paese degl'Indiani, dove
predicò Cristo - (1); si ha inoltre dal medesimo
menalogio al dì Kxx. di giugno, in cui ricorda
la synopsi de XII Apostoli = Settimo Tommaso
Didimo trapassato con lancia dagl'Indiani (2) =.
Lo affermano s. Gregorio Nazianzeno (5), e Ni
ceforo, il quale ricorda in tale proposito anche
l'isola di Taprobana (4).
Nell'epitome de'canoni parte rw. c. 1. chia
masi Tommaso Apostolo degl'Indiani, e de Si
ni; sentimento ripetuto da Elia Damasceno, e da
Amro; i quali concordemente lo chiamano Apo
stolo degl'Indiani, non meno che de Sini, dalla
qual maniera di esprimersi si deve intendere l'In
dia gangetica, per la quale è necessario passare
per portarsi ne' Sini, come dirò più avanti con
tro Tillemont Rapporto a Siri ecco il passo in
tiero di Assemani (5) = Ora, dice quest'autore,

(1) Tom. I. pag. 97. Urbini 1727.


(2) Ibid. tom. III. pag. 146.
(3) Orat. XXV. tom I. pag. 438.
(4) L. II. c. XL.
(3) B. Or. tom. III. par. 11. c. 1. n. 7.
8I

» ascoltiamo i Sirj Che s. Tommaso abbia pre


» dicato agl'Indiani lo affermano da per tutto,
» sebben me'lor libri abbiano ricevute alcune fa
» vole tolte dai viaggi di lui inventati da Lucio
2
Carino (*) Favole di tal sorta si è quella, in
» cui dicesi, che Tommaso venduto da Cristo
» Signore ad un certo mercatante Habano, con
» quello portossi nell'India; che abbia intrapreso
» a fabbricare un palazzo al re degl'Indiani, ed
X)
altre di questa farina, che si ficcarono non so
» lamente negli offizi ecclesiastici de Siri, ma
» anche de' Greci. Quegli atti si hanno in greco
» idioma nel Menéo il dì vi. di ottobre, nella
» synopsi con questo titolo prefisso. Da mede
» simi periodi (viaggi) di Tommaso in idioma
» arabico (1) nel codice XVIII. intitolati = Pre
» dicazione di s. Tommaso Apostolo nell' In
» dia; in siriaco con metro di dodici sillabe

(*) Il giudizio, che Fosio fa dell'opera di Carino, è in questi ter


mini = Vuoi, che in una parola ti dica cos'è il libro? Con
tiene cose puerili senza numero, inopinate, finte con maligni
tà, e false, anzi stolte, e tra loro ripugnanti, empie finalmente,
e detestande in numero tale, che colui, il quale lo chiamasse
fonte ed autor di ogni eresia, certamente costui neanche un
poco si scostarebbe dal dire la verità. ( Bib. Codic. CXIV. pag.
291. edit. Colon. 161 1. )
(1) Ibid. tom. III. pag. 639.
82

portante il nome di Giacopo Sarugense (1);


nel codice Nitriense V. inscritti con questo ti
tolo = Del palazzo, che Tommaso fabbricò in
luoghi eccelsi: ossia Di Tommaso Apostolo,
e del re degli Indiani. Si citano, e si rigetta
no questi viaggi da Atanasio (2), da Epifa
mio (5), e da Gelesio Papa (4). Di questi un
tempo servivansi gli eretici Encratiti, Aposto
lici, e Manichéi, come del primi insegna san
Epifanio (5), e degli ultimi s. Agostino (6).
» I Siri maroniti nell'officio della B. Vergine
non una sol volta ripetono e Simon Pietro dal
)
la città di Roma, Giovanni da Efeso, e Tom
4b
maso dall'India venne a Gerusalemme per as
xb
sistere al funerale della Madre di Dio; senti
n
mento tolto da Pseudo-Melitone. Nella synopsi
23
al giorno vi di ottobre = Combattimento (mar
b)
tirio) di s. Tommaso Apostolo, cognominato
X)
Didimo. Questo Santo avendo predicato la
» parola di Dio a Turchi, Dailamiti, Persiani,

(1) Ibid. tom. III. pag. 284. tom. I. pag. 333. et 565.
(2) In Synops.
(3) In Panar. haer. xLvII. et LxI.
(4) In Concil. rom.
(5) Haeres. xLvII. et LxI.
(6) Contra Faustum l. XXII. c. 1xxix.
83

» ed Indiani, fu condotto al re Smideo per


» aver battezzato il di lui figlio Vazane, già
» persuaso della Fede di Cristo, ed insieme la
» di lui moglie Terzia, e le figlie Midonia, e
X)
Narca, Laonde consegnato a cinque soldati,
» da costoro trasportato ad un certo monte, e

» con lancia ferito passò al cielo - . Le quali


» cose con altrettante parole si leggono nel me
» nalogio de' Greci; ma l'interprete arabo, secon
» do il dialetto dell'età posteriore, tradusse Tur
» chi per Medi, e Dailamiti per Parti.
» I Giacobiti nella festa di s. Tommaso al
» giorno III. di luglio nell'officio siriaco hanno
» queste parole - Il Signore lo mandò a pre
» dicare il Vangelo nell'India orientale, e lo
» vendette al mercadante Habano per venti
» monete d'argento, e fabbricò un palazzo al
» re, che dall'errore lo convertì alla Fede - .
» E poco dopo - Questo Tommaso, di cui ce
» lebriamo la memoria, venendo mandato al
» l'India, fu venduto come un servo . . . Esso
» architettava un maraviglioso palazzo, il Si
» gnore poi innalzava un tale edifizio sino al
» cielo (*).... Poscia, a guisa del suo Signore,

(“) Questo in senso naturale si dee riferire alla favola accenna


si
» ferito con una lancia guadagnò la corona deg
» martirio colla dignità dell'apostolato =. Quin
» di l'origine della favola del bastone, ossia del
» regolo di falegname, con cui i pittori sogliono
» dipingere s. Tommaso: la qual favola così è de
» scritta da Kirker nella China illustrata. - Cri
» sto Signore insegnava la sua legge ai dodici
» Apostoli, del numero de quali uno venne a
» Meliapora tenendo in mano un bastone; altri
» dicono un regolo di falegname, ed un palo.
» Dicesi, che questo palo gettato dal mare al
» lido fosse stato di sì enorme grandezza, che
» molti non fosser stati sufficienti per muoverlo
» di luogo, il quale però all'Apostolo concesso
» dal re per fondamento della chiesa da co
» struirsi, dicesi, ch'egli legatolo colla propria
» cintura in virtù di Cristo e della santa Cro
» ce lo abbia tirato non altrimenti che una leg
» gerissima paglia = . Commento nato da quel
» finto palazzo - (*). »

ta; ma in senso figurato può intendersi dell'edifizio spirituale,


qual è la conversione de gentili.
(*) Quel fatto del palo tirato a terra sarà riportato più avanti
con circostanze da renderlo più credibile.
85

V.

» I Nestoriani, continua il dotto Assemani,


nell'officio di s. Tommaso il giorno III. di lu
glio. A vespri - Gl'Indiani, o Tommaso, gu
2)
starono l'odore della vita per la tua dottrina,
2)
e lasciati i costumi de gentili, incominciaro
2
no a coltivare il pudore nell'interno, e nel
» l'esterno - . E di sotto - Un tesoro ritrovato
))
nell'India, caro a mercatanti, grato a re, ed
X)
a giudici, ed a principi, il nostro Signore si
X)
è degnato di donare alla sua Chiesa fedele,
cioè san Tommaso, il quale per la dottrina
della divina Religione è stato ferito con lan
X)
cia. E nel cantico = Cristo unse coll'oglio di
X) Sommo Sacerdote Simone in Roma, e Te
D)
oggi ( o Tommaso ) negl'Indiani. Al nottur
2)
no = Tommaso intraprese il viaggio dell'In
2)
dia per rovesciare i templi del demonj, e per
estirpare la lussuria dominante negli uomini,
e nelle donne; imperciocchè andando eglino
2)
nudi pel troppo calore di quel paese, veden
2)
do Tommaso coperto di vesti, anch'essi co
2) nobbero il pudore, ed abbracciarono la pu
2)
dicizia per le di lui insinuazioni... = . Final
86

» mente dicono, che i cristiani dimoranti in ogni


D)
parte della Terra convengono nel celebrare le
» lodi di Tommaso - Gl'Indiani, ed i Sini, ed
» i Persiani, e gli altri abitatori dell'isole, e
» quelli che abitano la Siria, l'Armenia, e la
» Javania (Grecia), e la Romania adorano il
» tuo nome, o Salvator Nostro, nella comme
» morazione di Tommaso - .

» Ebedjesus Sobense nel nuovo canone = L'In


» dia, e tutti i paesi posti intorno a quella sino
» al mare più lontano ricevettero il sacerdozio
» apostolico da Tommaso, che resse, e presiedè
» alla chiesa da esso colà fondata. Gregorio
» Bar-Ebreo (1) sopra s. Matteo - Tommaso pre
» dicò a Parti, Medi, ed Indiani, e venne uc
» ciso a Calamina, ed il di lui corpo traspor
» tato ad Edessa = . Il medesimo nella cronaca
» siriaca (2)= Tommaso Apostolo primo ponte
» fice d'Oriente. Veniamo istrutti dal libro del
» la predicazione degli Apostoli santi, che sul
» principio il divino Apostolo Tommaso l'an
» no II, dopo l'Ascensione del Signore abbia
» annunziata la Fede cristiana alla regione

(1) In horr. myster.


(2) Part. III. c. 1.
87

» d'Oriente (sembra mancar qualche cosa in


» torno ad Adéo mandato da Tommaso ad Edes
» sa): passando da colà per portarsi all'India,
» predicò a diversi popoli, cioè Parti, Medi,
» Persiani, Carmani, Battriani, Margiani ( o
» Margi), ed Indiani = . Continua a raccontare,
» che le guardie dei confini del regno persiano
» acquartierate dal re Ardasciro nella città di
D)
Tagrito per la predicazione di Tommaso la
» sciassero la setta de Magi, ed abbracciassero
» la Fede cristiana (chiama il comandante di
» quelle guardie Barhadbesciaba): che Tommaso
» stesso poi, in quel modo, che descrivono gli
» atti apocrifi e falsi, portatosi nell'India, dove
» dopo avervi battezzato il re, il di lui fratello,
» ed i grandi, sopra un monte da un certo pa
» gano sia stato ucciso, che il cadavere di lui
» sia stato seppellito a Calamina, e da questo
» luogo trasportato ad Edessa (1). A Bar-Ebreo
2)
s'accorda Amro figliuolo di Matteo riguardo
» alla vendita di Tommaso, ed al palazzo fabbri
» cato ne' cieli: le quali cose avendole riferite
» dai viaggi di sopra citati (periodi ), soggiu
» gne queste parole intorno al sepolcro di lui

(1) B. Or. tom. II. pag. 311.


S8

» prese dalla tradizione de Nestoriani = Il di lui


» sepolcro trovasi nell'isola di Mailan (così
» gli Arabi chiamano Meliapora) nell'India, al
» la destra dell'altare nel medesimo monaste
» ro = . Sin qui Giuseppe Assemani = . »
Da tutto questo tratto di siriache autorità ri
levasi con tutta chiarezza esser comune e co
stante sentimento degli Orientali nel fissare la
predicazione, e la morte di s. Tommaso Apo
stolo nell'India gangetica. Tutto ciò unito al
consenso, ed alla tradizione de Latini e de'Gre
ci, che abbiam più indietro mostrato, porta il
fatto della predicazione del nostro Apostolo nella
suddetta India a tutto quel grado di probabilità
e di certezza, che si può desiderare nella storia
ecclesiastica. Le favole di Lucio Carino, che son
state intruse in questa tradizione, niente possono
portare di dubbiezza in mezzo all'università di
testimonianze favorevoli prese da tutt'altri fondi,
ehe da quel cattivo autore,

VI.

Sebben sufficientemente sia provata la predi


cazione dell'Apostolo nell'India bagnata dal Gan
ge: tuttavia per la grandezza del soggetto, intorno
89
al quale ogni cosa anche minima diventa pre
ziosa, e degna di essere conosciuta, e per conta
starla anche maggiormente contro i valenti scrit
tori, che la impugnano, come vedremo, giudico,
che sarà caro al lettore l'estendere anche tutte

quelle memorie, che intorno alla dimora del


l'Apostolo nell'India gangetica colà sussistevano
ne secoli più tardi, e sussistono tuttora. Il dotto
e pio Possevino, come si è riferito di sopra,
disse, che trovavansi ancor nell'Indie vestigia
e trofei maggiori dell'Apostolo sa Tommaso,
che di Alessandro, di cui già non se ne ve.
deva alcuno, benchè l'armi di lui vi abbiano
fatto uno strepito così grande. E in vero quando
i Portoghesi, superato il Capo di Buonasperan
za, portaronsi al Malavar, ed al Coromandel, che
fu sul principio del secolo XVI., vi scorsero
chiaramente ancora memorie e monumenti delle

vittorie, e dei trofei, che quel glorioso duce


della Chiesa avea riportate contro il demonio e
l'idolatria. Di tutte queste cose ricorderò qui
primieramente l'invenzione delle sacre spoglie
dell'Apostolo santissimo.
» Giovanni II, re di Portogallo avendo avuto
» notizia, che al Coromandel vi stasser nascoste
» le preziose ceneri dell'Apostolo Tommaso, sul
9o 4

, principio del suo regno, cioè l'anno 152 1. ne


, commise a suoi ministri di colà l'invenzione.
25
Eduardo Menesio allora vicerè in quelle P
parti 9

, avuta tal commissione, ne addossò l'esecuzione


, ad Emmanuele Fria prefetto della costa del
35 Coromandel, il quale portatosi con alcuni sa
, cerdoti, ed un architetto a Meliapora (poichè
, qui udirono esser situato il corpo dell'Apo
, stolo), trovò spianata al suolo una città di
, grande ampiezza. Soltanto alcune poche pira
, midi, torri, e colonne erano avanzate dalla
, miserabil rovina; parimente alcune lapidi di
, vario colore, e come frammenti di porfido as
, sai ben scolpiti, che abbastanza dimostravano
,, l'antico ornamento e bellezza della città. Fra
, quelle rovine scorgevansi le vestigia grandiose
55 di qualche magnifica chiesa, della quale solo

, avanzo era verso la parte orientale una sola


9

, cappella sparsa dentro e fuori, secondo l'antica


, disciplina, di molte croci di pietra. Affermando
, di certo gli abitanti, che sotto quel tetto ma
, scondevansi le ossa dell'Apostolo, pensarono
, quindi prima di tutto di ristaurare l'edifizio
5

, stesso; poichè in alcuni luoghi le muraglie


35
oppresse dal peso del tetto si eran scompa
» ginate. Dunque per rifarle, e per rinnovare le
9I

, fondamenta, presi degli operai del vicinato,


, mentre si scavava il terreno intorno alla pro
, fondità del quinto palmo apparì un luogo co
, perto da una lapide; in questa alcune lettere
, scolpite dalla parte interiore in lingua primi
, tiva (com'è stato riconosciuto da periti ) at
, testavano, che quel tempio una volta era stato
, costrutto da Tommaso santo Apostolo di Dio,
, che a difesa ed ornamento di quel tempio dal
, re Sagamo gli era stata aggiudicata la decima
, delle merci, che entrassero nella città. A que
2
, sto si aggiugneva una preghiera a posteri, onde
, non diminuissero cosa alcuna di quel tributo,
, e dono. Poco al di sotto di quella lapide si
5, ritrovò il cadavere dello stesso re, come affer
, mavano gl'Indiani sulla tradizione del loro anti
, chi. Di poi scavando terra ancor più profonda
º» mente apparve una chiusura quadrata formata
, primieramente di mattoni, e più dentro di pie
, tra, opera moltiplice dell'altezza di circa nove
, piedi. Qui perchè dicevasi assolutamente esser
, seppellito il corpo dell'Apostolo, s'impiegarono
, per muovere il coperchio due Portoghesi (poi
, chè non sembrò bene il dar commissione di
5 T e e e

» tal cosa agl'Indiani), non osando neppur quelli


di metter mano all'opra,
, di ll'opr se non d
dopo aver
92

55 espiate le colpe loro per mezzo della sacra


25 mental confessione, ed essersi uniti a Dio per
55 mezzo dell'Eucaristia; dopo ciò aprirono il
5o luogo. Ossa frammischiate nella calcina, e nel
95 l'arena, di bianchissima forma, la punta della
55 lancia postavi accanto, un pezzo del bordone,
99 e parimente un vaso di terra assicurarono alla
95 fine i Portoghesi di aver trovato il santo te
95 soro. Sotto queste cose fu ritrovato un altro
55 cadavere di un altro tra i discepoli di s. Tom
95 maso; ma però di un aspetto tetro e terreo,
55 com'era appunto anche quello del re Sagamo;
25 di modo che se gli altri argomenti fossero man
23 cati, dallo stesso colore si avrebbero potute co
95 noscere le ossa dell'Apostolo. Tanto più grande
pº ne fu l'allegrezza del cristiani; e si pensò bene
25 di far tosto portare dal vicin porto di Palea
55 cate due cassette costrutte da artefici Cinesi,
25 in una delle quali scolpita nell'argento da ma
95 no esimia vennero rinchiuse le reliquie del
55 l'Apostolo stesso, e nell'altra quelle del disce
95 poli di lui. Il comun gaudio fu celebrato con
35 pompa, le preghiere furono pubbliche e pri
25 vate, secondo la divozione di tutti quelli, che
2° si trovarono presenti. Quindi collocate le cas
5» sette sull'istesso altare, si deputò persona a
93

, custodirle. Emmanuele Fria mandò le chiavi


, dell'una e dell'altra al vicerè Menesio, che
, ritrovavasi in allora a Cocino. Queste furono le
, principali premure, che allor si presero della
, chiesetta, e del divin culto. Dopo due anni
, trovo, che le medesime ossa, dopo esser state
, nascoste nel medesimo altare, ed a cognizione
, di soli due Portoghesi, furono alla fine da un
, Religioso dell'Ordine Francescano trasportate a
, Goa, essendo vicerè Costantino di Braganza,
, il quale in allora appunto innalzava al santo
, Apostolo un tempio - (1). Il Romano Ponte
fice fu reso consapevole di quest'invenzione del
corpo dell'Apostolo dal re medesimo Emmanuel
lo, come attesta averne veduta la lettera Filippo
Ferrari (2). L'invenzione di quelle sante reli
quie, come la racconta il Maffei, viene confer
mata dal vescovo Orosio, il quale con molta ele
ganza scrisse le conquiste de' Portoghesi nell'In
die orientali (5), e dal P. Luca Waddingo, che
ne' suoi annali la riferisce all'anno 1525. (4).

(1) Maf Hist. Ind. lib. VIII. pag. 21o. etc.


(2) Catal. gen. Ss.
(3) Lib. III.
(4) Tom XVI. num. xxxvii. pag. 175,
VII.

L'erezione di una chiesa antichissima nel luo


go riferito è sostenuta anche dalla tradizione de
gl'Indiani del Coromandel, i quali anzi la rife
riscono all'Apostolo stesso. Tal tradizione così ci
è esposta dal suddetto Maffei (1)= In quella città
, (Meliapora ) essendosi l'Apostolo messo all'im
, presa di fabbricare una chiesa, venendo impe
, dito da falsi sacerdoti del demoni, e dal re
, Sagamo, dicesi, che frattanto sia accaduta una
, cosa insigne per comprovare la virtù di Cristo,
, e la fede del Vangelo. Un tronco d'inusitata
, grandezza, come suol addivenire, era stato get
, tato al lido dal mare, che a quel tempo era
, lontano dalla città quasi dieci leghe. Il re de
, siderando grandemente quella materia per l'uso
, di certo edifizio, uomini robusti primieramen
, te si sforzarono invano per levarlo di là con
, corde, ed argani. Di poi adoperati molti ele
, fanti, niente affatto approfittando con tutto l'im
, peto dello sforzo; dicesi, che l'Apostolo abbia
, fatto al re la proposizione, che se gli avesse

(1) Ibid. lib. II. pag. 49.


95
, concesso quel tronco per edificare un tem
, pio al vero Dio, egli stesso senza macchina,
, senza l'aiuto di alcun uomo l'avrebbe tosto
, condotto alla città. Avendo il re annuito per
, ischerzo, credendolo per ciò pazzo, allora san
, Tommaso attaccata la cintura, che portava ad
, un ramicello, che spuntava dal tronco, fatto
, soltanto il segno della croce, pose lo smisurato
, legno, che tirandol' il seguiva facilmente, nel
, l'istesso orto, essendo uscita tutta la città a ve
, dere lo spettacolo - .
Assemani presta poca fede a questo fatto, e
pensa piuttosto, che possa esser stato tolto dal
libro favoloso del sopracitato Carino (1). Kirker
lo riferisce come vero, e Maffei scrittore sincero
e ponderato dice, che i Portoghesi lo intesero
dagl'Indiani del paese, e lo appresero dagli an
mali de'vecchj. Ad ogni modo sappiamo di certo
aliunde, che a Meliapor ne più antichi tempi
della Chiesa vi sussisteva un magnifico tempio.
S. Gregorio vescovo di Tours (2) ricorda quella
chiesa, ed aggiugne, che v'era unito anche un
monastero. - Nel luogo del paese dell' Indie,

(1) B. O. tom. III. p. m.


(2) De gloria Mart. l. I. c, xxxu. col. 756.
-
96

dove primieramente riposò (s. Tommaso), vi


è un monastero, ed un tempio di maravigliosa
grandezza, e costrutto, ed ornato con diligen
za = . Questa chiesa, che combina nelle circo
stanze con quella, che trovarono diroccata i Por
toghesi nel medesimo luogo, sussisteva sul fine
del secolo VI., in cui visse s. Gregorio. Dice
inoltre questo santo Padre, che vi era una divo
zione grandissima per l'Apostolo, e che ivi ogni
anno il giorno della festa di lui celebravasi con
un concorso grandissimo de' popoli Indiani. Que
sta venerazione grandissima dei popoli Indiani
verso s. Tommaso è ricordata anche dal P. Ta

chard, che scriveva l'anno 171 I., in cui tuttora


durava, ed egli n'era testimonio oculare
Abbiamo anche un altro monumento della di
mora dell'Apostolo sulla costa del Coromandel,
e specificatamente nella città di Meliapor; egli
è la profezia, e l'avveramento prodigioso di que
sta profezia dell' Apostolo, La riferirò qui come
la racconta il Bartoli (1). = E allora (cioè quan
, do Alfonso Albuquerque il grande l'anno 151 o.
, conquistò Goa alla corona di Portogallo) final
, mente, come a Dio piacque, si avverò quella

(1) Hist. Societ. Jes. lib. I. pag. 41. Asiae.


97

3, tanto celebre profezia dell'Apostolo s. Tommaso


35 sopra il rinascere, e fiorir di nuovo, che fa
23 rebbe la Fede di Cristo da lui seminata in
55 vari regni dell'India, anzi incomparabilmente
95 più oltre fin nell'impero della Cina, la quale
35 anticamente signoreggiava tutto quell'arcipelago

25 d'Oriente. E lasciollo il santo Apostolo a me


35 moria de secoli avvenire scolpito in una co

55 lonna di pietra viva, piantata non guari lontana


55 dalle mura di Meliapor, città metropoli del re

35 gno di Coromandel. Quivi si leggeva in carat

99 teri propri del paese, che quando il mare, lon


25 tano allora quaranta miglia nostrali, fosse venuto
25 avanti sino a bagnare i piedi di quella colon
55 na, approderebbero nell'India uomini bianchi,
95 condotti da estranei paesi, a restaurare, e ri

25 mettere nel suo esser primiero la Religione,


55 ch'egli vi avea piantata. E come che dagl'in
25 creduli di quei tempi la profezia s'avesse per
55 d'impossibile riuscimento, pur si avverò sì fat
25 tamente, che quando il Gama toccò la prima
25 volta l'Indie, il mare stava ormai a pie della
23 colonna; scarnata e rosa coll'andare degli anni
2» a poco a poco la spiaggia, e portatone, come
a o pure in altri luoghi marittimi è avvenuto, il
terreno dalla parte contraria da ponente: onde
7
98
, anco è una tradizione antichissima, che dura
, sino a dì nostri fra gl'Indiani di Cananòr, di
, Calecùt, e di Coein, e di altri regni di quel
, contorno, che il mare arabico una volta ba
, gnasse i pie' di quella spina di monti, che di
, cemmo correre fino a Comorin, ed ora ne
, stanno tanto da lungi, quanto è in largo la
, pianura del Malavar = . Questa profezia del
l'Apostolo, e questo maraviglioso avveramento è
riferito, con qualche variazione però, anche dal
Maffei nella sua storia delle eonquiste de Por
toghesi nell'Indie orientali (1).

VIII.

Oltre a riferiti monumenti, che attestano la


dimora fatta dal santo Apostolo Tommaso sulla
costa del Coromandel, e le sue fatiche aposto
liche in quelle parti di Mondo, altri ancora se
ne trovano, come riferiscono testimoni di vista.
Quest'altro documeuto è l'antichissima divozione
dei cristiani dell'Indie, che dura sino a nostri
di per alcuni luoghi, che stiman sacri e per la
dimora ivi fatta dall'Apostolo, e per averli ba

(1) Lib. II. pag. 5o. l


- a 99
gnati col proprio sangue. Il P. Bartoli nella sua
Asia fa parola sopra questi luoghi (1); ma più
distintamente il P. Tachard in una lettera in data
dei 18. gennaio 171 1.: la riferisco intiera, come
cosa, che potrà esser letta con piacere da molti.
z Questi luoghi, scrive egli, sono rimarchevolis
, simi per la divozione del cristiani dell'Indie, e
, per la tradizione, che vi uniscono. Avvi a san
, Tommaso (2) una sede vescovile, che occupa
, M. Laynes vecchio missionario del Madurè. Io
, ho avuto il contento di celebrare il santo Sa
, crifizio della Messa in una capella attenente
, alla cattedrale, dove dicesi, che s. Tommaso
, abbia dimorato per qualche tempo. Qui si ve
, dono ancora diverse reliquie di questo grande
, Apostolo, e tra l'altre il ferro, con cui fu fe
, rito, alcune sue ossa, ed alcuni pezzi de' suoi
, abiti. I principali monumenti di pietà, che ti
, rano in folla gli antichi e novelli cristiani di
, tutta l'India, si vedono al gran Monte, ed al
, picciol Monte; così chiamansi due montagne
, lontane due leghe grandi (cioè sei miglia co
, muni del nostri ) da s. Tommaso.
-

(1) Pag. 59.


(2) Città de Portoghesi alzata da medesimi nelle vicinanze di Me
liapor,
sh OO

, Il picciol Monte è uno scoglio molto erto


35 da tre parti, e che ha un declivio solamente
95 verso il Sud-Ovest. Qui si vedono due chiese;
55 una, che guarda al Nord verso Madras, si
95 tuata alla metà della montagna; vi si ascende
25 per mezzo di una scala di pietra, che dopo
95 due o tre giri porta ad un piano di terra, ch'è
95 stato fatto sullo scoglio. Da questo piano si en
35 tra nella chiesa della Madonna. Sotto l'altare
95 innalzato da sette o otto gradini sta una caver
a5
na della circonferenza di quattordici piedi di
25 larghezza, e di cinque o sei piedi di profon
dità; di modo che resta sotto l'altare la sola
estremità occidentale della caverna. Questa grot
55 ta o naturale, o tagliata ad arte nel macigno,
25 non ha al più che sette piedi nella sua più
55 grande altezza; vi si entra molto stentatamente
25
per una fessura di pietra alta cinque piedi, e
55 larga un poco più di un piede e mezzo. Non
35 si è giudicato bene di abbellire una tale en
trata, come anche di aggiugnere cosa alcuna
25 alla grotta, perchè è persuasione, che s. Tom
55 maso si ritirasse sovente in questo luogo soli
25 tario per farvi orazione. I missionari Gesuiti
22 hanno innalzato un altare verso l'estremità orien
25 tale della grotta. V'è tradizione tra il popolo,
IO I

roy che una specie di fenestra d'incirca due piedi


23 e mezzo, che guarda il Sud, e che da un gior
53 no molto oscuro a tutta la grotta, sia stata per
-9
miracolo, e che appunto da quest'apertura il
29
santo Apostolo si salvasse dalle mani de' Bra
39 mani, che lo aveano ferito di lancia, e che
9.9 andasse poi a morire al gran Monte, che da
5o questo luogo non è più in là verso il Sud
29
Ovest di una mezza lega. Non convengono per
.99 rò tutti su questo fatto. Alcuni al contrario di
2» cono, ch'egli fu ferito al gran Monte mentre
s2
orava avanti la croce, ch'egli stesso avea scol
92
pita nella pietra, e che si vede tuttora.
, Dalla chiesa della Madonna si ascende al
59 l'alto della montagna, dove i PP. Gesuiti hanno
29
eretto un piccolo casamento. E' piantato sopra
39
la rupe, dove assai stentatamente vi si è potuto
39
formare un piano sufficiente per render questo
22
picciolo romitaggio un poco comodo. Verso il
?» Sud dell'abitazione, ch'è fabbricata in quadra

º» tura, v'è la chiesa della Risurrezione. Trovasi


55 qui una croce di un piede di altezza in una
piccola cavità fatta nella pietra, sulla quale sta
a9
piantato l'altare della chiesa. Questa piccola
29
croce, che è a rilievo, ed è scolpita nella ca
ºp
vità della suddetta pietra, in quanto alla gran
I O2

, dezza sembra quasi simile alla croce, che ve


, desi al gran Monte.... Si ascende alla chiesa
, della Risurrezione per mezzo di una grande
, scalinata sopra un pendio molto aspro, che
, passate le faldi occidentali della montagna, si
, estende sino al piano quadro, ch'è stato fatto
, avanti la predetta chiesa. Dalla parte dell'altare
, verso il Sud trovasi un'apertura, di pietra, che
,, ha quattro o cinque piedi di lunghezza, un
, piede e mezzo di larghezza, e cinque o sei
, piedi di profondità. Si chiama la fontana di s.
, Tommaso. E' tradizione molto comune nel pae
, se, che il santo Apostolo, il quale dimorava
, a piedi del monte, tocco vivamente, che i po
, poli, i quali venivano in folla ad ascoltare le
, sue prediche, patissero sete estrema, non tro
, vandosi acqua che molto lungi nella pianura,
, si mettesse ginocchione sulla vetta del monte,
, e che col suo bastone percuotesse la pietra,
, su cui facea orazione, e che all'istante ne sca
, turisse una fonte di acqua chiara, la quale an
, cor oggi guarisce gli ammalati quando ne be
, vomo con fidanza nell'intercessione del santo
, Apostolo. Il fiumicello, che passa presentemen
, te alle faldi del picciol Monte non appare più
» antico del principio del secolo passato. Quest'è
1 o5

A 9 l'origine di questo fiumicello, che ne tempi di


pº siccità contiene soltanto un'acqua un poco sal
-2- sa a motivo, che due leghe lungi dal picciol
p9 Monte comunica col mare. Vivono ancora per
a» sone, che assicurano aver veduto, non sono più
ºb di cinquant'anni, questo buco nella pietra, quale
-9 appunto io l'ho descritto, ed aggiungono, che
-2 alcune donne eretiche vi gettarono delle im
-2 mondezze per opporsi, dicevano esse, alla su
32
perstizione, che l'acqua tosto si ritirasse, e che
59 quelle donne in pena della loro temerità moris
a» sero di una colica straordinaria nel medesimo
29 giorno. Non si tralascia di venire a prendere
32 quest'acqua, e di berne. Tanto li missionari,
29 che gli altri cristiani assicurano, che quel
99 l'acqua produce tuttora delle guarigioni subi,
-2 tanee, e sorprendenti. Fu verso l'anno 1551.,
27 che il picciol Monte, il quale prima non era
-2
che un'eminenza dirupata, cominciò ad essere
99spianato in alcuni luoghi, ed addattato alla co
pº modità del pellegrini. La chiesa della Madonna
º» fu fabbricata, e consegnata a Gesuiti portoghe
23 si. Questi in seguito costruirono il piccolo ro
-- mitaggio, che sta sulla cima della rupe, e la
-2 chiesa della Risurrezione, dov'è la croce di
ºp pietra, di cui si è parlato.
IX.

, Il gran Monte non è più lontano dal picco


2» lo una mezza lega. Io non ne ho misurata l'al
93
tezza; ma all'occhio mi pare quattro volte più
25 alto, e più esteso dell'altro. Cinquant'anni so
25 no al più era anche questo parimente deserto
32
come il picciol Monte, dove vi sono due case
3º al basso della montagna, ed anche queste fab
loro
bricate da tre o quattro anni. Ma presente
.92
mente l'entrate per salire al gran Monte sono
293
tutte piene di case molto deliziose, possedute,
ed abitate da Malavari, Portoghesi, Armeni, e

soprattutto da Inglesi.... Dopo la partenza de'
vascelli europei dal porto di Madras, quasi la
35
metà delle persone polite e doviziose di questa
gran città va a passare dei mesi intieri in quer
sy
sto luogo campestre. La chiesa della Madonna
so è fabbricata sulla sommità della suddetta monta
35
gna. Quest'è senza contraddizione il monumento
25
il più celebre, il più autorevole, ed il più frer
23
quentato da cristiani dell'Indie, soprattutto da
35 quelli, che si chiamano di s. Tommaso; quelli,
99 che abitano le montagne del Malavar vi ven
p» gono lontani più di seicento miglia. La croce

I O0

, scolpita nel macigno da s. Tommaso è al di


v

vi sopra dell'altare della chiesa antica, ch'è stata


, molto abbellita dagli Armeni tanto ortodossi,
, che scismatici, e che oggi si chiama la Ma
, donna del Monte. Tostochè le navi portoghesi,
, o armene accostandosi a questi lidi la scoprono
, dall'alto mare, non mancano di farvi una salva
, della loro artiglieria. Questa croce è di due
, piedi in quadro: le quattro braccia sono e
, guali: ella può avere un pollice di rilievo, e
, non ha che quattro pollici di estensione. Il P.
, Kirker ha scritto, che avea de pavoni a quat
, tro angoli; ma egli in ciò è stato ingannato
, da false memorie, o relazioni; questi sono co
, lombi, e non pavoni, che si vedono all'estre
, mità. E' una persuasione generale tra gl'In
, diani tanto cristiani, che idolatri, che questa
, sia opera di s. Tommaso uno del XII Apostoli
» di Cristo, e che sia avvenuto a piedi della me
, desima croce il martirio di lui per un colpo
, di lancia avventatogli contro da un Bramano
, gentile. Il farsi conoscere contrari di sentimen .
s, to sopra la missione di questo grande Apostolo
p» sarebbe lo stesso, che esporsi allo sdegno, ed
, al risentimento del cristiani di tutta l'India. E'
e, una tradizione costante, contro la quale sarebbe
ro6

, pericoloso il sollevarsi -. Sin qui il P. Ta


chard, il quale, dice Martiniere nel suo gran
Dizionario geografico, dal quale ho estratta que
sta lettera all'articolo Meliapour, parla in seguito
dei miracoli continui, che Dio opera in questa
chiesa, e dei fenomeni soprannaturali, che ac
compagnano qualche volta quella croce di san
Tommaso.

X.

La descrizione di questi luoghi santificati col


soggiorno dell'Apostolo porta di dover qui far
qualche indagine anche sul luogo detto Calami
na (1), in cui vuolsi, che vi sia stato martiriz
zato. Rapporto a quest'altro monumento della pre
dicazione di san Tommaso Apostolo nell'India
gangetica riferirò prima quali scrittori affermino
esser ivi stato martirizzato, e poscia cosa, e dove
sia questo luogo dell'India. Affermano, che san
Tommaso morì martire a Calamina, luogo del
l'India, s Ippolito vescovo di Porto, autore del
s

(1) Riccioli Geogr. lib. XI. pag. 385. vuole, che si debba dire
Calamida, e non Calamina, e l'interpreta per Meliapor dell'In
dia, o città di s. Tommaso.
ro7
secolo II nel libro de'ri. Apostoli, due mano
scritti regi 1789 e 1 o 26. (1), il martirologio ro
mano ai 2 1. di dicembre Calaminoe natalis B.
Thomae Apostoli; parimente il Gellonense, e
quello di Rabano (2), s. Girolamo de scriptori
bus ecclesiasticis (5), Doroteo nella sua synop
sis (4), e Gregorio Bar-Ebreo autore siriaco (5),
il quale attesta, che la gloriosa morte di s. Tom
maso Apostolo avvenne a Calamina = Tommaso
predicò a Parti.... e morì ucciso a Calamina.
Il medesimo autore nella sua cronaca alla parte
rii. c. 1. dice intorno alla morte dell'Apostolo,
che essendo stato ferito nel fianco con una lan
cia da certo gentile sopra un monte dell'India,
fu il sacro di lui corpo trasportato a Calami
na, e quivi sepolto (6).
Cosa sia poi questa Calamina nell'Indie, dove
il santo Apostolo soffrì il martirio, non è facile
il saperlo di sicuro. I nemici della predicazione
di s. Tommaso Apostolo nell'India gangetica Til

(1) Vid. Cotell. PP. Apost. tom. I. pag. 586. not.


(2) Adnot. Domin. Georgii in Adonem die 21. Decemb.
(3) Ant. Murat. Anecd. tom. I. pag. 6. adnot. V

(4) Rosiv. de vit. PP. pag. 259.


(5) In Horr. myster.
(6) Assem. B. O. tom. III. p. II.
I o8

lemont (1) e Basnagio (2) qui alzano la voce, e


credono esser una chimera il luogo da suddetti
autori chiamato Calamina, perchè non lo ritro
vono menzionato ne geografi antichi. Alcuni geo
grafi moderni pensano, che sia l'istesso che Melia
por città del Coromandel, ricordata nel numero
precedente. Questi autori sono: Riccioli, come
ho detto, Ortellio citato da Martiniere nel suo
gran Dizionario all'articolo Calamina = Cala
mina, dice, città dell'India, dove Abdia, Doro
teo, e Soffronio citati da Ortellio pretendono,
che l'Apostolo sia morto (5); l'istesso Marti
niere nel luogo citato, e Baudrand agli articoli
Calamina, Calurmina, Miliapor della sua geo
grafia = Calamina città dell'India appresso Sof
fronio, e nel martirologio romano si crede al
presente Meliapor, ossia s. Tommaso di qua
dal Gange sulla costa del Coromandel, dove
gli anni addietro si ritrovò il corpo di s. Tom
maso, in cui soffrì il martirio -. Qui si può
osservare che che ne dicano gli avversari, quanto
si accordino bene questi autori moderni colla tra

(1) Mem. tom. I. not. IV. in D. Thom.


(2) In Hyppol. Theb. obser. tom. III. p. 1. pag. 25. oper. Canisi,
(3) Tom. III. pag. 49.
1 o9

dizione degl'Indiani, e quanto abbiamo detto di


sopra. Di più Kirker citato da Baudrand (1) dice,
che Calamina, o Calarmina vuol dir sopra una
pietra. = Calurmina luogo dell'Indie, così detto
quasi sopra una pietra, e nota perchè iei sia
stato martirizzato l'Apostolo s. Tommaso, se
condo attesta Atanasio Kirker, onde coll'andar
dei tempi questa città falsamente venne chia
mata Calamina dagli scrittori invece di Calur
mina....; ma dove abbia ciò avuto Kirker non
lo scrive, nè di tale Calurmina hanno cosa al
cuna gli altri autori (2). Basnagio Giacopo rife
risce parimente questo sentimento di Kirker, e
soggiugne dove l'ha preso - Kirker sospetta,
che si debba leggere Calurmina, ed asserisce
esser una voce malavarica, che vuol dire so
pra una pietra, perchè Tommaso è stato ucciso
sopra una pietra: così l'uomo degnissimo di
fede rilevò dai fasti, e dalle memorie de Ma
lavari (5). Per qualunque cosa intenda di dire
questo protestante il parere del P. Kirker sopra
v

il significato della voce Calamina, è sostenuto

(*) Geog. artic. Meliapor, Calamina.


(2) Baudrand ibid. vocab. Calurmina.
(?) Obser in Hyp. Theb. oper. Canisii tom III, p. 1. pag. 25.
I 1 o

fortemente da quello di Samuele Buchard sopra


la voce Calamentha, ch'è una città della Libia.
Egli fa derivare questo nome dal fenicio Galmi
tha, che vuol dire situato sopra una collina.
Questo fa conoscere la situazione del luogo. I
Sirj, dice egli (lib. I. c. xx1v. Chanaan ), chia
mano le colline Galmatha, e Gelimatha, ed af
ferma, che queste sono parole usitate nelle para
frasi della Scrittura santa (1). Il termine fenicio,
o siriaco di Galmitha, da cui derivò Calaman
tha città della Libia, può esser derivato anche
Calamina, o Calurmina luogo nell'Indie, situato
come quella sopra qualche eminenza. Qui facil
mente si riscontra Calamina sul gran Monte de

scritto di sopra, dove la tradizione degl'Indiani


afferma esservi stato martirizzato l'Apostolo; Bau
drand entra in questo sentimento, e s'unisce al
parere di Kirker (2). Il gran Monte, dove morì
il santo Apostolo, santuario rinomatissimo in tutto
l'Oriente, potè esser chiamato Calamina per an
tonomasia, come noi chiamiamo la santa Casa.
Quindi non trovo più nella voce Calamina quelle
grandi difficoltà, che vi fanno gli avversari; anzi

(1) Apud Martinier. artic. Calamentha.


(2) Gevgr. artic. Meliapour.
I I I

vi vedo una grande uniformità tra la maniera


usata dagli scrittori nel determinare il luogo della
morte preziosa dell'Apostolo, e la tradizione dei
popoli, e i monumenti del luogo medesimo.

XI.

Benchè abbia determinato di rispondere alle


obbiezioni degli avversari nel paragrafo seguente,
pure risponderò qui alle ridicole difficoltà, che
fanno alla voce Calamina, giacchè ne cade il
parlare. Dice dunque francamente Tillemont (1)
= La città di Calamina, dove alcuni dicono esser
, morto s. Tommaso, non apporta maggior schia
, rimento alla cosa; perchè io credo, che toltone
, quelle circostanze, sia un luogo intieramente
, sconosciuto nell'antichità. E quanto dicesi esser
, quello di Meliapora nell'Indie, non pare fon
, dato, che sulla pretesa di esservi ritrovato il
, corpo di s. Tommaso; cosa, della quale noi
, lasciamo ad altri l'esame. Ell'è cosa forse as
, sai probabile, che Calamina sia lo stesso luogo
, che Calamona città d'Arabia, secondo il dizio
, nario di Lloyd pag. 225. E' almeno assai più

(1) Tom I. not tv. pag. 613.


I I 2

, facile, che il corpo di s. Tommaso sia stato


, trasferito da una città di Arabia ad Edessa pos
, seduta da un principe arabo, che da Meliapor;
, poichè è certo, che nel secolo IV. e V. il suo
, corpo era ad Edessa = . Così Tillemont, che
come vedremo, non sapeva darsi pace, che s. Tom
maso Apostolo fosse stato a predicare l'Evangelio
nell'India gangetica. Dice dunque, che il luogo
di Calamina prova niente l'andata di s. Tommaso
in quei paesi, perchè è un luogo sconosciuto af
fatto nell'antichità. Tillemont mette dunque nelle
COSG InllOVe S. Ippolito autore del secolo II., il
martirologio romano, il Gellonense, e quello di
Rabano, s. Girolamo, Doroteo, e Gregorio Bar
Ebreo autore siriaco, i quali tutti, come si può
vedere nel numero precedente, ricordano Cala
mina per luogo dove soffrì il martirio s. Tom
maso. Vuole anche Tillemont, che Calamina si
debba intendere Meliapor dell'India gangetica,
solo perchè nel secolo XVI si pretende esservi
stato ritrovato il corpo del santo Apostolo; fatto
ch'egli rigetta. Quest'autore fa nessun caso del
l'unanime consenso degli scrittori, che asserisco
no esser l'Apostolo morto nell'India gangetica;
del ritrovare in questo paese una tradizione uni
versale, antichissima di quel fatto; del luogo de
1 I5

terminato dalla tradizione medesima in cui mori;


la relazione strettissima del nome Calamina colle
circostanze del gran Monte di Meliapora. Tutto
questo è niente appresso quell'autore, che trova
poi del gran fondamenti per fissare il luogo del
martirio di s. Tommaso nell'Arabia. E chi potrà
trattenere le risa udendo Tillemont a metter fuori
in mezzo a suoi rigori Calamona di Arabia inve
ce di Calamina dell'Indie, e ciò colla pura, e
sola autorità di Lloyd? Nel dizionario di quell'au
tore Tillemont trova tutta l'antichità, e la pro
babilità, che può desiderare; nel dizionario di
Lloyd, il fondo del quale appartiene a Carlo
Stefano, e Lloyd non vi ha fatto che delle cor
rezioni, e delle aggiunte, ma non ha soppresso
tutti gli errori, anzi ne ha messo de nuovi,
come dice il nuovo dizionario istorico (1). Ma
era almen più facile il trasportare le preziose re
liquie di s. Tommaso ad Edessa dall'Arabia, che
dall'India, perchè il principe di Edessa era un
arabo. Doveva dire perchè il principe di Edessa
era cristiano; e perciò vi furon ricevute con ono
re, e lungo tempo debitamente onorate; e per
questo motivo fu tanto facile il trasportarvele dal

(1) Tom X. pag. 54.


1 14

l'India, che dall'Arabia. Se quell'arabo fosse stato


idolatra si sarebbe curato assai del corpo di s.
Tommaso.

Non voglio qui tralasciare anche il sentimento


di Croze sul termine Calamina, che è fors'an
che più bizzarro di quello di Tillemont. Ecco co
me lo riferisce, e lo corregge Martinierez Mon
)) sieur de la Croze nella sua storia del cristia
2)
nesimo dell'Indie (pag. 286. ) ci fa riflettere,
x)
che il nome di Calamina gli è sospetto, e che
2)
non è conosciuto punto nell'India. Lo crede
2)
formato per la confusione dei termini della pa
2) rola Cala, che vuol dir castello in arabo, e
D)
della parola Mina, Castelmina, ovvero Castel
2.)
di Mina, che i Portoghesi hanno fabbricato
2) nell'Africa sulla costa di Guinea. Io sono sde
gnato (dice Martiniere), che questa conget
tura così irragionevole sia scappata ad un bi
bliotecario dotto, com'è Monsieur de la Croze.
Le conquiste de Portoghesi sono assai recenti,
e la lor monarchia stessa non è più antica del
secolo XII. Come può avvenire, che il castello
della Mina sia stato occasione di dare per
abuso un nome composto di arabo, e di por
2)
toghese ad una città, ch'è nominata Calamina
2b
città dell'Indie da s. Ippolito vescovo di Porto?
I 15

«Un autore, che viveva verso il principio del


» II secolo, più di mille e cent'anni avanti che
» i Portoghesi mettessero piede nella Guinea. Ve
» di a pag. 3o dell'appendice dell'opere di san
» Ippolito pubblicate da M.” Fabbrizio in foglio
» ad Amburgo l'anno 1716. E (1). Che il ter
mine di Calamina sia sconosciuto nell'Indie,
come dice Croze, è smentito da quanto abbiamo
detto di sopra. La storia del cristianesimo del
l'Indie di Croze prima monaco Benedettino, e
poscia apostata di nostra santa religione, è poco
attendibile, ed è stata esaminata, e debitamente
corretta dall'eruditissimo Assemani nella sua bi
blioteca orientale tom. III. parte II.

XII.

Oltre tutte le addotte circostanze, che com


provano la predicazione di s. Tommaso Apostolo
nell'India gangetica, un'altra ancor esiste, che
più dimostra la verità di questo fatto. Quest'è i
cristiani, che malgrado la persecuzione de gen
tili, che da per tutto li tennero cinti, malgrado
la lunghezza de'tempi, e lontananza dal centro

(1) Martiniere Dition. artic. Calamina.


I 16

della Chiesa, sempre si conservarono, e manter


nero costantemente viva la memoria, e la tradi
zione, che la religion loro ha avuto origine dal
l'Apostolo s. Tommaso, il quale personalmente
la predicò a padri loro. I cristiani di s. Tom
maso sussistevano sulla costa del Malavar nel se
colo XVI. quando i Portoghesi colà approdarono,
benchè infetti, come fu disgrazia di quasi tutto
l'Oriente, dell'eresia di Nestorio. Un succinto
della storia di questi cristiani ce lo da Assemani
nel tom. III, parte II. c. IX. num. 5 della sua
biblioteca orientale,
Secondo quest'autore i cristiani, che compo
nevano la Chiesa fondata dall'Apostolo sulla co
sta del Coromandel alcuni secoli dopo la morte
del medesimo santo Apostolo soffrirono una per
secuzione per parte degl'infedeli sovrani di Me
liapor. Questa circostanza favorisce la traslazione
del corpo di s. Tommaso ad Edessa avvenuta
circa il III secolo; ed è verosimile, che i fe
deli abbandonando per quella crudele occasione
il proprio paese, seco alcuni recassero almeno il
sacro pegno, e siano passati nella Persia, e che
da questa regione sia stato poi trasportato ad
Edessa. Sia intorno a ciò come si voglia, dice
Assemani, che in quella persecuzione i fedeli
1 17

del Coromandel passarono la catena de'monti,


che divide il Malavar dal suddetto stato, chia
mata da Portoghesi Sierra Malabar, e fissarono
la lor dimora sulla parte occidentale di quella
penisola. Qui trovarono gli altri cristiani fatti pa
rimente da s. Tommaso Apostolo. Si sparsero nei
paesi di Angamala, Cranganora, Caulano, Tra
vancora, Cochino, Cananora, e nelle terre, che
oggi spettano al re di Calecuto, detto altrimenti
Samorin, ossia imperatore. Ottennero poscia dei
privilegi dal re del paese, e particolarmente
dall'imperatore Ceram-Perumel, che fondò Ca
lecut l'anno 9o7. secondo Scaligero, o l'anno
825. secondo Vischero. Il diploma di quest'im
peratore, che concedeva a cristiani di vivere
sotto il governo del loro vescovo tanto nel civi
le, quanto nell'ecclesiastico, perì nelle mani dei
Portoghesi.
In quanto poi alla fede, e costumanze di quel
cristiani si rapporteremo a quel nedice il Maffei
nella sua storia dell'Indie (1). - Non è da du
» bitare, che pei precetti, e per le istituzioni
» dell'uomo divino una moltitudine grande d'uo
» mini dispersa in varie regioni dell'India non

(1) Lib. II. pag. 5 1.


I 18 -

abbia ritenuto sino a questi tempi la fede di


Cristo; sebbene infetta di molti errori e vizi
per l'eresie del patriarca armeno nestoriano,
dal quale accostumavano ricevere i vescovi non
tanto indietro a questa memoria. Per altro eser
citano per la maggior parte le cerimonie apo
stoliche. Hanno religiosa venerazione per i mi
steri dell'altare, e si muniscono di quel viatico
quando sono in pericolo di morire. Osservano
con diligenza il solenne digiuno dell'avvento
del Signore, e della quaresima; assistono coti
dianamente alla recita del salterio, ed alle sa
)) cre funzioni. Non solamente secondo i riti ce

lebrano le altre feste di Cristo Signore, e de'


D) santi, ma particolarmente l'ottavo giorno delle
))
feste pasquali, che noi chiamiamo Dominica
2
in Albis, perchè in quel giorno alla fine san
D
Tommaso, prima incredulo, messo il dito nel
D) lato, e nella ferita di Cristo, confessò con am
mirabile testimonianza il suo Signore, e suo
Dio. Inoltre osservano molte altre cose sulla
X)
tradizione de lor antenati con quella maggior
x)
lode di fede, e di costanza in quanto che per
2)
quest'istessa cosa vengono certamente vessati
2)
da maomettani, ed eziandio ridotti a servitù
da que picciolire gentili; ed oltre il soffrir va
V I 19

» rie indegnità e disprezzi, sono ancor costretti


» di più a redimere la lor dimora, e le loro abi
» tazioni con gravose pensioni z .
La sede principale di questi cristiani antichi
dell'India, detti comunemente di s. Tommaso, era
Angamala. E' difficile l'assegnare precisamente la
situazione di questa città. Secondo Martiniere do
vrebbe esser posta nelle montagne di Balagaf
a confini del Malavar, e del regno di Madurè.
Poichè fra quelle montagne principalmente di
moravano i cristiani di s. Tommaso, che si chia
mano Maleas, ed aveano per principal luogo
Angamala, secondo il citato autore. In questa
maniera si capisce dove possa essere il vesco
vado Malahanensis in regno Malaos ad ocea
num (1), che Mirèo fa suffraganeo dell'arcivesco
vo di Goa; combina colla capitale dei Maleas,
ch'è appunto Angamala; quantunque il suddetto
Mirèo di questa città, e di Malahan faccia due
vescovadi. Si ha di più, che il P. Melchior Car
mero vescovo di Nicea cercò per convertire un
mestoriano, che appellavasi vescovo dell'Indie, e
perciò de'cristiani di s. Tommaso, fra mille stenti

(1) Not. Episc. lib. IV. c. xxv.


12o

e pericoli nelle montagne di Cranganora (1) Poi


chè la sede di Angamala fu trasferita a Cran
ganora l'anno 16o9 per bolla di Paolo V.:
Angamala e Cranganora sono città vicine. Del
resto la sede di Angamala fu per poco dipen
dente all'arcivescovo di Goa; poichè si ha una
bolla di Paolo V. dell'anno 16o8., con cui si
restituisce ad Angamala l'indipendenza, e la di
gnità arcivescovile (2). Tal era la sede de cri
stiani malavari prima dell'arrivo del Portoghesi
in quelle parti, e dipendeva dal patriarcato ne
storiano caldeo di Persia (5).
Il numero de cristiani di s. Tommaso era,
secondo il Bartoli (4), oltre a cento ventimila
anime sparse in borghi, castella, e villate su per
que monti del Malavar, a pie' de quali giacciono
le pianure ad occidente ne regni di Cranganòr,
di Cocin, di Porcà, e di Caulan. Secondo una
lettera di quattro vescovi nestoriani dell'Indie
scritta l'anno 15o4. ad Elia lor patriarca, le fa
miglie cristiane nestoriane del Malavar ascende

(1) Bart Asia pag. 69o.


(2) Guerra Costit Pontific. tom. III. de Eccles. Episc.
(3) Assem. B. O. tom. III. par. II. c. 1. n. 8.
(4) Loc. cit.
I 2 f

vano a trecentomila; ed abitavano principalmente


nelle città di Carangol, Palor, Colom, dette al
trimente Cranganora, Palaoro, e Caulano (1). Que
sta cristianità, che sotto il dominio portoghese
era unita alla sede romana, che vi mandava i
Pastori, quando vi entrarono gli Olandesi, e fu
l'anno 1661., in cui presero Caulan, e l'anno
1662. Cranganora, luoghi principali, corse gran
pericolo di perversione. Dopo tali conquiste i
Riformati d'Olanda procurarono di rimettere la
gerarchia nestoriana fra quegli antichi cristiani.(
Si ha ciò da una lettera, che un certo Tom
maso vescovo de Sirj malavari di Faraor, Chiesa
di s. Tommaso Apostolo, scrisse l'anno 172o. ad
Ignazio patriarca del giacobiti. Asserisce Asse
mani sopra questa lettera, che gli Olandesi sono
impegnatissimi per rimuovere que cristiani dalla
fede romana, e tirarli alla lor setta, o almeno
confermarli nel loro antichi errori (2).

(1) Assem. ibid. part. 1. pag. 594.


2) Ibid. par. 11. c. 1x. s. IV. num. 21.
I 22

XIII.

Chiudo questo paragrafo con alcune riflessio


mi necessarie a richiamare alla mente del lettore
quanto di sopra si è detto.
I. La tradizione de popoli indiani sull'an
dare, e predicare di s. Tommaso Apostolo nel
lor paese è uniforme alla tradizione più antica
delle due Chiese Latina e Greca. Quando i Por
toghesi sul principio del secolo XVI. toccarono
primieramente le piaggie indiane, ed intesero da
quegli abitanti, che mille e cinquecento anni
prima ebbero s. Tommaso per Apostolo, niente
nuova dovea lor riuscire questa notizia. L'ave
vano potuto avere da Ambrogio, da Gregorio
Magno, da Gregorio vescovo di Tours, da Isi
doro, da Gaudenzio, da Girolamo, da Paulino,
e da vari altri, oltre da molti martirologi, come
si è veduto. Dall'Oriente medesimo tanto dai
Greci, come da Siri potevano avere delle me
morie antichissime da confrontare colla tradizio
me indiana, ed accertarsi della verità. Potevano
conoscere, che la tradizione di que popoli era
conforme alla tradizione di tutta la Chiesa, e di
tutti i tempi della medesima,
i 23

II. La tradizione degl'Indiani s'uniforma


perfettamente a monumenti più antichi del loro
paese. I miseri avanzi della superba città di Me
liapora, la colonna, che ricorda la profezia del
l'Apostolo, e l'avveramento della medesima pro
fezia coll'avvicinarvisi del mare, le rovine di un
tempio maestoso, e l'avanzarne ancor una piccola
cappella, in cui ritrovasi una lapide, che porta
questi sentimenti = Templum id ab sancto Dei
Apostolo Thoma quondam ea tructum. Eique
templo tuendo, colendoque mercium, quae in
urbem importarentur, decimam ab Sagamo rege
attributam. Accesserat obtestatio ad posteros,
ne quid ex eo vestigali, ac donatione immi
nutum vellent (1); segni antichissimi sopra i vi
cini monti, e loro storie e memorie conservate
negli archivi danno un carattere fermo di verità
a quelle cose, che gl'Indiani asseriscono. Di tali
memorie scritte ritrovate appresso gl'Indiani af

ferma il P. Maffei - Haec ferme Indi, scisci


tantibus Lusitanis, non è fama solum, sed etiam
e veterum annalibus edidere (2). Aggiunge an
che, che i fanciulli malavari hanno in costume

(1) Maff. Hist. Ind. lib. VIII. pag. 21o.


(2) Ibid. lib. II. pag. 51.
i 24

di cantare delle canzoni in lode delle virtù, e


del martirio del glorioso Apostolo.
III. Pochi sono nella storia i fatti, che si
possino provare con tanta chiarezza e solidità
quanto questo della predicazione dell'Apostolo
san Tommaso nell'India gangetica. La maggior
parte degli scrittori avendo avuto riguardo al
peso delle autorità, che abbiam addotte, ed alle
circostanze più decisive, che pure abbiam ricor
date, lo ha ritenuto vero senza alcuna dubbiezza,
ed ha creduto di fare un torto alla verità, ed al
buon senso il rigettarlo. Tuttavia alcuni vi si sono
opposti, ed han creduto di potervi gettare tante
tenebre onde oscurarlo, e farlo comparire falso.
Vedremo nel paragr. seguente lo sforzo, e l'astu
zia di costoro, ed insieme la loro debolezza,

- - - - -
125

s. v.
R IS P O STA
AGLI AVVERSARJ DELLA PREDICAZIONE
DI SAN TOMMASO APOSTOLO
NELL'INDIA GANGETICA.

I.

Le emo il Fiorentini = Che poi con Ip


» polito, e coll'Anonimo anche la Chiesa insegni,
» che s. Tommaso dopo ricevuto lo Spirito Santo
» essendosi portato in molte provincie abbia am
» maestrato nel precetti della Fede, e della vita
» i Parti, i Medi, i Persiani, gl'Ircani, ed i Bat
» triani, e non faccia menzione dell'India co'
» Padri citati, non giudico esservi ripugnanza.
» Imperciocchè gli antichi Padri col nome d'In
» dia accostumavano di chiamare non solamente
» il paese detto India in senso proprio, ma In
» diani anche tutti i popoli lontani particolarmen
» te gli Etiopi, ed i Parti, come disse anche
I 26

» Petavio nelle note sopra Epifanio (1) = . Fio


rentini con queste parole vorrebbe, che si avesse
ad intendere anche Parzia, ed altre vicine pro
vincie, quando ne monumenti ecclesiastici si ri
trova India, e che si avesse a comprendere anche
l'India, quando vi si leggon la Parzia, o l'Etiopia,
o altre vicine regioni. La Chiesa fa benissimo
menzione dell'India tra le nazioni illuminate nel
la Fede dal santo Apostolo nel martirologio, e
nel breviario. Tuttavia non pare esser qui senti
mento di Fiorentini l'escludere dall'India gan
getica la predicazione di san Tommaso; basta
l'aver servito di fondamento a Tillemont per po
terlo dire apertamente. - Molti Padri, dice que
» st'autore, rimarcano, ch'egli ( s. Tommaso D
» ha predicato nell'Indie; ossia ch'egli abbia di
» fatti portato l'Evangelio ne paesi, che noi chia
» miamo propriamente con questo nome, come
» si pretende assicurarsi per mezzo della tradi
» zione, e delle vestigia, che diconsi esservi con
» servate sino al presente: ossia che per Indie, e
º)
per Etiopia si sia inteso di dire tutto ciò, che
» restava fuori dell'impero romano dalla parte
» dell'oriente, e del mezzodì, essendo ciò stato

(1) In Indicul. Apost. not et exercit. pag. 146. 147.


127

» molto ordinario agli antichi - (1). Documenta


questo punto rilevante di antica geografia con
queste parole Florent. pag. 146. poste in mar
gine. Questo è poco; va ancor più innanzi nelle
note sopra il medesimo santo Apostolo. - Quel
» che molti antichi hanno detto, che s. Tommaso
» abbia portata la Fede nell'Etiopia, e nell'In
» die, non ci obbliga punto a credere, ch'egli
» abbia predicato al di fuori dello stato de'Par
» ti; poichè si rileva, che gli antichi, i quali
» conoscevano molto poco ciò, che oltrepassava
» i confini dell'impero romano, davano sovente
» il nome d'India, e di Etiopia a paesi lontani
» dalla parte di oriente, e di mezzodì, e quello
» di Scizia a tutto ciò, che stava verso il setten
» trione (2). = Quante cose dobbiam credere
sull'autorità sola di Tillemont ! Anche Sandini
nella sua storia apostolica ci avverte di non cre
dere, che s. Tommaso abbia esercitate le fun
zioni del suo apostolato fuori della dizione
de Parti, benchè si dica, che abbia predicato
l'Evangelio nell'India, e nell'Etiopia (5). La

(1) Mem. tom. I. pag. 357.


(2) Not. Iv. pag. 613.
(3) Pag. 2o5, edit. 1754,
128

stessa premura si prende Calmet = Alcuni Padri


» dicono, che ha predicato (s. Tommaso) nel
» l'Indie, altri nell'Etiopia; ma il nome d'India,
» e di Etiopia è tanto universale appresso gli an
» tichi, che non se ne può stabilire la vera si
» tuazione. Erano nell'impero de' Persiani dei
» paesi, che per l'addietro sono stati altre volte
» compresi sotto il nome d'India, e di Etiopia.
» Così non ha tutto ciò cosa alcuna contraria
» alla tradizione, che assegna in porzione a san
» Tommaso la Persia = (1). Così il santo Apo
stolo avrà predicato agl'Indiani, ed agli Etiopi
senza averli veduti. Nell'impero parziano non
v'erano nè Indiani, nè Etiopi. Or esaminiamo
un poco attentamente, se appresso gli antichi
tanto gentili, che cristiani esisteva la confusione
del nome India, Etiopia, Persia, come preten
dono i sopra citati autori,

II.

Prima di far ciò è necessario, che riferisca


un passo di Usserio, dal quale rilevasi, che il
nome di Parti, e di Persiani usurpasi dagli au

(2) Hist. N. Testam. lib. I. c. xvi.


- I 29
tori per significare il medesimo paese. Dice dun
que quest'autore alle parole degli atti del mar
tirio di s. Ignazio: At Trajanum . . . . agentem
quidem secundum illud tempus apud Antio
chiam, festinantem autem ad Armeniam, et
Parthos. = Così anche i Greci nel lor Meneo
» 2o. dicembre intorno ad Ignazio: E' stato con
» dotto all'imperatore Trajano, che preparava -

» la spedizione nel Parti; e Simone Metafraste


» negli atti del medesimo: Avvenne, che allora
» Trajano imperatore si trovasse in Antiochia
» per intraprendere una spedizione contro i Per
» siani, e per apprestare le cose spettanti alla
» guerra. Dove quello nomina Persiani coloro,
» che altri appellano Parti, siccome Osroe, ossia
2)
Cosdroe, con cui allora guerreggiava Trajano,
» da Aurelio Vittore è chiamato re de'Persiani,
» da Dione poi de Parti. Così anche Giuliano
2)
spiegando i principi del regno parziano dopo
2
» Alessandro magno nella I. orazione in lode di
» Costantino usurpa il nome di Persiani, e Giu
» stiniano tanto nel fine, quanto sul principio
» della costituzione de veteri jure enucleando
))
( che leggesi premessa nelle due lingue alla
» Pandette Fiorentine) esprime colle parole gre
» che.... ciò che in latino significa Guerre per
9
I 5o

» siane abilite, e sopite con eterna pace. I re


» gni de'Persiani, che ora intendiamo del Parti,
» dice Plinio lib. VI. cap. XIII., ed il nome di
» Persia di già cangiato in quello del Parti
» (ibid cap. Xxv.) = (1).
Ho riferito questo passo di Usserio, perchè il
lettore udendo in alcuni autori, che parlano in re
lazione a que tempi, il nome di Persiani, lo ab
biano ad intendere insieme per quello di Parti.
Dopo ciò non possiamo dubitare, che appresso
gli autori non vi fosse alcuna confusione delle
due nazioni, anzi de due amplissimi imperi par
ziano, ed indiano; poichè Plinio nel libro VI.
caratterizzò chiaramente e stato parziano, G Stato

indiano. Plutarco dopo aver rappresentato Ales


sandro assiso sul trono di Dario, che fu poi
quello de'Parti, fa vedere, che non avea ancor
veduta l'India, poichè allora si disponeva per
portarvi la guerra (2); e lo stesso si rileva da
Quinto Curzio. In somma dal carattere, che fan
no della nazione parziana, ossia dei popoli com
ponenti l'impero del Parti i poeti latini Virgi

(o Not ad martyr. s. Ignatii Episc. apud Cot. tom. II. pag. 173,
(2) In vita Alex. pag. 562.
| I3 I

lio (1), Orazio (2), Seneca (5), Ovidio (4), Lu


crezio (5) si rileva, che appresso i scrittori pro
fani ben sapevasi distinguere i Parti, o Persiani
dagl'Indiani, e dagli Etiopi. Or agli scrittori ec
clesiastici, che in materie storiche e geografiche
hanno avuto comune le scuole, i libri, ed il lin
guaggio co gentili, perchè negare la medesima
chiarezza intorno all'India, ed alla Parzia, che
hanno avuto i profani? Questo torto, che si fa
a Padri, ed agli scrittori ecclesiastici è tanto più
grande, in quanto che dall'opere loro si può evi
dentemente rilevare, che aveano anzi molto chiara
cognizione e di Parzia, e d'India. S. Epifanio stes
so, che sembra quello, per intendere il quale ab
bia dovuto Petavio metter fuori la confusione del
termine India, conoscea distintamente ed India,
e Parzia. Il passo di s. Epifanio, che comentò
Petavio è questo: Portandosi poi sempre Ma
nichèo nel paese degl'Indiani per negoziarvi,
accumulò gran merci (6). Rilevasi anche dal

- (1) Georg. 1. IV. v. 31.


(2) Od. l. I. 1o. v. 1 1.
(3) In Thyest. act. I 1.
(4) Fast. lib. V. v. 571,
(5) Lib. V. v. 13o9.
(6) Haeres. LXVI.
132

medesimo santo Padre, che intendeva di parlare


di quel paese, che al presente si chiama Ara
biafelice, detto propriamente a que tempi India
etiopica. Petavio stesso interpreta per Arabiafe
lice il paese, in cui si arricchì Manichèo (1).
Dunque s. Epifanio chiamò India un paese, che
si conosceva con questo nome, e non vi com
prese la Parzia; anzi cadendo nel medesimo luogo
di nominarla, usò il termine proprio e distinto
di Persi.
Origene era molto al fatto dello stato diverso
d'Indiani, Persiani, Caldei, Parti per nominarli
con distinzione. Contro Celso parla egli dei dif.
ferenti costumi barbari de Caldei, de Persiani,
d'Indiani (2); parimente ne libri de principiis
earatterizzò distintamente le scienze e de' Caldei,
e degl'Indiani (5); parlò chiaro della Parzia quan
do ricordò esser toccata in sorte a Tommaso (4);
ed in altra occasione fece distinta menzione di
Etiopia, d'India, di Scizia (5). Non frammischiò
gl'Indiani fra Caldei, Babilonesi, Persiani s. Gre

(1) L. I. c. 1v, num. 12. de Incarn,


(2) Lib. VI. c. Lxxx. lib. I. c. xII.
(3) Lib. III. c. II.
(4) Ex tom. III. Comm. in Genes. oper. tom. II. pag. 24.
(5) Comment serm. Origen. in Matt. tom III. pag. 923.
I 53

gorio Nazianzeno quando a ciascuna di queste


nazioni assegnò la sua specie particolare e pro
pria di superstizione (1). Clemente Alessandrino
ebbe chiara idea dell'India propria quando rap
portò i sentimenti de filosofi di quel paese espressi
ad Alessandro il grande (2). Manifesta più an
cora questa sua cognizione nel nominare i savj,
o sapienti delle nazioni - Presiedettero poi a
quella (filosofia) ed i Profeti degli Egiziani, ed
i Caldei degli Assirj, ed i Druidi de Galli, ed
i Samanèi de Battriani, ed i Filosofanti de'Cel
ti, ed i Magi de Persiani, ed i Gimnosofisti
degl'Indiani, ed altri barbari filosofi (5). Rile
vasi anche dal medesimo passo di Clemente, che
intende di parlare dell'India gangetica, poichè
li chiama Bramani, i quali sono appunto i dotti
di quel paese. Al Grisostomo pure eran ben noti
i nomi, e le situazioni d'Indiani, Persiani, Sciti,
Mori, Sarmati, Traci, Sirj, Egiziani, Etiopi.....
come si può vedere nelle sue opere (4), e par

(1) Adversus Juliam. orat. III. tom. I. pag. 1oo.


(2) Strom. l. IV. pag. 494.
(3) Ibid. l. I. pag. 3o5.
(4) De incomp. Dei Nat. serm. II. tom. I. pag. 457. Contra Jud.

et Gent. ibid. pag. 566. De s. Pentec hom. I. tom. II, pag. 463.
Contra Jud. et Gent. tom. I. pag. 575.
1 54
ticolarmente nell'omelia II. sopra s. Giovanni (1),
= Ma i Sirj, gli Egiziani, gl'Indiani, i Persia
ni, gli Etiopi, ed altre genti innumerevoli tras
portando nella propria lingua i dommi da lui
insegnati, sebben fosser barbari, impararono a
ragionare da filosofi.
Anzi quel medesimi Padri, che ricordano la
predicazione di s. Tommaso nell'India, quei me
desimi aveano cognizione distinta d'India, e di
Parzia. S. Paolino lasciò scritto (2):

iParthia Matthaeum complectitur, India Thomam.

S. Ambrogio afferma, che s. Matteo portossi nella


Persia, e s. Tommaso nell'India (5). Così dicasi
degli altri monumenti. L'antico martirologio del
monastero di Corbia (4) mette il martirio de ss.
Simone e Giuda nella Persia, e la traslazione
del corpo di s. Tommaso dall'India, dove soffrì
il martirio (5). Socrate dicendo quali provincie
toccarono agli Apostoli per predicarvi il Vangelo

(1) Tom. VIII. pag. 1o.


(2) Nat. XI. v. 8 I.
(3) Enar. in psalm. xLv,
(4) Martin. Thes. N. A. tom. III. col. 231.
(5) 28. Jun. 3. Jul.
135

affermò, che Tommaso predicò nella Parzia, Mat


teo nell'Etiopia, e Bartolomeo nell'India, che
confina coll'Etiopia (1). Quest'autore ben distin
gue tra loro Parzia, India, Etiopia. Da questi
passi di autori antichi, e particolarmente de'Pa
dri si comprende, che non è da ammettersi
quella confusione del termine India, che vorreb
ber Tillemont, ed altri, e che anzi i Padri ab
biano parlato con proprietà di parole quando
accennarono India, o Parzia.

III.

Ma quand'anche si concedesse a Tillemont,


che i Padri col nome d'India intendessero tutto
ciò, che restava fuori dell'impero romano verso
l'oriente, e verso il mezzodì, qual vantaggio ne
potrebbe trarre per escludere dall'India gange
tica la predicazione di s. Tommaso Apostolo?
Quest'India sarà sempre un paese fuori dell'im
pero romano, e verso l'oriente. Quindi potrà es
ser stato inteso dai Padri malgrado la lor idea
generale inventata dagli avversari. Vorrà forse

. (I) H, E. lib. I. c. xv.


136 -

Tillemont obbligarci a credere, che si debban


intendere solamente della Parzia propriamente
detta tutte quelle espressioni d'India, che s'in
contrano per rapporto a s. Tommaso nei santi
Padri, e negli altri monumenti ecclesiastici? Noi
abbiamo troppo fondamento di credere, che gli
antichi intendessero di parlare dell'India propria,
quand'anche avessero una idea confusa di quel
paesi. I monumenti, e le circostanze, che abbia
mo ricordate nel paragrafo precedente, vanno sì
ben d'accordo, e gli scrittori orientali parlano
sì precisamente, onde non lasciarsi in dubbio
sull'intendere di qual regione parlassero i Padri
per quanto fosse generale l'idea, che attribuivano
a questo nome. Tillemont è troppo debole nelle
sue prove per convincere, che non si debba in
tendere che Parzia quando si legge India.
Niente di favorevole al suo disegno, ed in
prova della sua asserzione apportò mettendo fuori
le difficoltà, che abbiam rigettate nel paragrafo
precedente, contro la parola Calamina. Egli le
avea nella catena delle sue obbiezioni poste in
questo luogo, e come per far scala ad un'al
tra più forte, che mette subito dopo dicen
do = Quello che c'imbarazza ancor più si è,
» che Teodoreto ( l. I c. xxv1. pag. 214 c..)
- 157
» dice, che Tommaso discepolo di Manichèo
» sparse nell'Indie le follie del suo maestro, do
» ve colui mescolò il nome di Gesucristo per
)
ingannare i semplici; di modo che vi è qual
2
che motivo di temere, che si sia confuso un
X)
apostolo di Manichèo con un Apostolo di Ge
X
sucristo (Flor. pag. 146 ). Il discepolo di Ma
» michèo abbandonò l'Indie dopo esservi stato as
» sai maltrattato ( Theod. pag. 214 c. ): ma vi
2 potè esser ritornato dippoi, Il calvinista Sueur
)
( tom. I pag. 24o. ) cita alcuni Gesuiti, che
) l'anno 8oo. un Tommaso mandato dal patriar
x
ca di Babilonia fece risorgere il cristianesimo
» nell'Indie, ma vi mescolò gli errori del mesto
» rianismo, di cui egli era infetto, e che da lui
» derivino quei cristiani, che in que paesi chia
» mansi di s. Tommaso (1) = . Qui finiscono le
difficoltà, ch'ebbe Tillemont per la predicazione
dell'Apostolo s. Tommaso nell'India gangetica,
dove vi ha ficcato quanto ha potuto ritrovare per
metterla in dubbio; ma senza ragione, come to
sto vedremo.

(1) Mem tom I. not. rv. pag. 613. etc.


IV.

Questo pezzo di Tillemont merita di essere


considerato con attenzione. Prima di tutto fa
sorpresa la voglia, che qui è venuta a Tillemont
d'intendere in Teodoreto per India gangetica
quel termine d'India così generale, e confuso
negli altri autori ecclesiastici. Per un manichèo
è India propria, per un discepolo di Gesucristo
è un'India, che non si può determinare dove
sia. Poi sorprende, che Tillemont si metta in un
imbarazzo per cagione di Teodereto, mentre non
vi era Teodoreto stesso; anzi poteva disimbaraz
zarnelo facilmente se avesse badato a questo passo
di quell'autore dottissimo. - I nostri pescatori, e
» i pubblicani, il cuoiajo recarono le leggi evan
» geliche a tutti gli uomini. E non solamente in
» dussero ad abbracciare le leggi del Crocefisso
» i Romani, ed i sudditi loro, ma ancora gli
» Sciti, ed i Sarmati, e gl'Indiani, e gli Etiopi,
» ed i Siri, e gl'Ircani, ed i Battriani, ed i Cim
» meri, ed i Germani, ed universalmente ogni
» nazione, ed ogni genere d'uomini, non col
» l'armi, non coll'uso della forza infinita di scelti
» soldati, non colla violenza della persiana fie
159
» rezza; ma colla persuasione, e col far vedere
» la necessità delle leggi salutari (1) = . Ne'pe.
scatori, e ne pubblicani riconosciamo i ss. Apo
stoli, nell' artefice di pelli il grande Apostolo
delle genti s. Paolo, che per singolar modestia
esercitava questa professione ancor da Apostolo,
Dunque Teodoreto riconosceva il cristianesimo
dell'Indie non da manichèi, ma dagli Apostoli;
e credo, che abbia parlato anche tanto chiaro
di quale India intendesse, onde render nulla la
pretesa confusione del termine India.
S'inganna Tillemont quando in difesa di que
sto suo strano pensare cita Fiorentini, che di
ce piuttosto il contrario. Ecco le parole di Fio
rentini = Oltre Leucio, ossia Lucio, del quale
» abbiamo di sopra parlato, anche Tommaso di
» scepolo di Manichèo, non ancor cessate le per
» secuzioni della Chiesa, deturpò gli atti di san
» Tommaso, e per maggiormente confondere fu
2)
quello, che da Manichèo fu mandato falso Apo
» stolo nell'India per infettarla di perverse dot
» trine (2) = . Fiorentini suppone, che nell'India,
dove andò Tommaso manichèo, preesistessero già
laa

(1) Orat. IX. de legib. pag. 125.


“(2) Mart pag. 146.
i 4o
cristiani da infettare. Se vi fossero stati solamente
de gentili volea servirsi del termine infettarli?
(in Indiam . . . . . . inficiendam ).
Ma Tillemont sorprende ancor di più quan
do dice, che dell'anno 8oo. il cristianesimo del
l'Indie fu risorto per mezzo di un Tommaso
nestoriano. Che cristianesimo potè far risorgere
quel nestoriano? Quel cristianesimo, che vi for
mò Tommaso manichèo. Dunque il cristianesimo
di un manichèo, e di un manichèo, che dovette
tosto fuggir dall'Indie maltrattato, e che sola
mente per una congettura di Tillemont vi potè
esser ritornato. Quante stranezze ha dovuto dire
quest'autore per non confessare rettamente colla
più universal tradizione, che fu san Tommaso
Apostolo quello, che piantò la Fede negl'India
mi, e ve la sigillò col suo sangue! Un cristiane
simo fatto in questa maniera non vi potè essere
neanche secondo i manichèi. Di fatti dagli ana
temi, che i manichèi doveano presentare alla
Chiesa quando abbandonavano l'eresia non rile
vasi, che questa setta avesse preso piede nel
l'India. Eccoli = Anatema a quelle, che chia
» mansi Chiese del manichèi: sono poi queste :
» Macedonia, ossia Cibossa in Colonia; Acaja,
n ossia Manale; Laodicea, ossia Arguis, la quale
14 I
» è nella Licia; Colossense, ossia de'Cinochiti,
» degli Efesiani, ossia quella, ch'è in Mopsuestia,
» e la Chiesa de Filippesi (1) =. Qui non parlasi
d'India, che pure in quest'occasione si avreb
be dovuto nominare, se nell'Indie avesse gettate
quelle radici l'eresia di Manichèo, che intende
Tillemont. Che se il cristianesimo, che l'anno
8oo. infettò Tommaso nestoriano, e fece risor
gere nell'Indie, non si può far derivare da ma
nichèi, da chi dunque avrà avuto origine? Ve
miamo dunque costretti a ricorrere a quanto ne
dicono i Padri, e la tradizione, e riconoscerlo
di origine apostolica.

V.

Di più Assemani rigetta assolutamente il mani


cheismo dall'India gangetica. - Teodoreto (Hoer.
» Fab. lib. I c. xxvr.) fa menzione di un Tom
» maso discepolo di Manete, che scrive essere
» stato mandato dal maestro per sovvertire gl'In
» diani. Questo Manete ebbe tre discepoli, Al
» da, Tommaso, ed Ermea. Or mandò Alda

(i) Cod. mss. 18 18, bib. reg. apud Cotell. PP. Apost. tom I. pag.
545.
i 42
» a predicare nella Siria, Tommaso poi agl'In
» diani. Quindi Fiorentini (pag. 146 vid. Til.
» lem. tom. I par. 111. not. I v. in s. Thom )
)
sospetta (*), che si debban intendere del di
2)
scepolo di Manichèo quelle cose, che si dico
» no di Tommaso Apostolo dell'Indie. Ma questo
D
sospetto (sia detto con pace di uomo sì gran
2.
de) è onninamente vano. Imperciocchè primie
» ramente non è cosa certa, che Tommaso di
)
scepolo di Manete (o Manichèo) siasi portato
» nell'India: io sospetto piuttosto, che vi sia er
)

) rore nel luogo citato di Teodoreto. Epifanio


X
(adv. haeres. lib. II tom. II haer. XLV. seu
» LXV ) certamente legge Giudea invece d'In
» dia. Ascolta le parole di lui: Ma Manete, ossia
2.
Cubrico frattanto veniva trattenuto in carce
» re, dove i discepoli di lui di quando in quan
» do lo visitavano. Imperciocchè quel cantam
» banco avea già adunato, per così dire, il suo
X
drappello, o truppa, di ventidue, che chia
X)
mava discepoli, del qual numero elesse tre,
» Tommaso, Ermea, ed Alda. E richiamando
)

» alla memoria quelle cose, che avea udite in

(*) Si è veduto che il sospetto è di Tillemont, non di Fioren


tini. - e
145
» torno ai sacri libri de cristiani, i quali si
» diffondevano nella Giudea, ed in tutto l'orbe
» della Terra, cioè intorno alla Legge, a Pro
» feti, agli Evangelisti, ed agli scritti degli Apo
» stoli, sborsato il danajo, li manda a Gero
» solima. E di sotto: Adunque colui (Manete)
» morto così, lasciò que discepoli, che dissi,
» Alda, Tommaso, ed Ermea, i quali, prima
» che sopportasse la pena con quel genere di
» morte, avea mandati in diversi luoghi. Imper
» ciocchè Ermea portossi in Egitto ......: poi
» chè quest'eresia non è poi tanto antica, di
» modo che quelli, che parlarono con Ermea
» discepolo di Manichèo, ci raccontarono le
b)
cose a quello spettanti. Alda portossi nei
» paesi superiori, e Tommaso nella Giudea.
» Epifanio, che conobbe l'affare de manichèi
» meglio di Teodoreto (imperciocchè avea par
» lato con coloro, che aveano veduto, ed ascol
» tato i discepoli di Manete), afferma, che por
» tossi nella Giudea, non nell'India. Archeloa
» vescovo de Cascari nella Mesopotamia, il quale
» avea confutato Manete stesso con una dotta dis
» puta, scrive, che il rammentato Tommaso fu
» mandato da Manete nella Siria, non nell'In
» dia. Quest'è, disse, tutta la dottrina, che in
-
-
i 44

» segnò a suoi tre discepoli, e lor comandò


» di portarsi nelle tre parti del mondo. Delle
» quali Alda ebbe in sorte l'Oriente, Tommaso
» poi portossi nelle terre de Sirj; Ermea poi
» andò in Egitto; e colà dimorano sino al pre
» sente per predicarvi questo domma.

» E poi quand'anche si conceda a Teodo


» reto, che questo Tommaso siasi recato all'In
» die, non ne segue perciò, che si debbana lui
» attribuire quelle cose, che sono proprie del
» l'Apostolo s. Tommaso. Il santo Apostolo avea
» scorse quelle regioni prima di quel manichèo.
» Anche altri Tommasi nestoriani molto tempo
» dopo insorta l'eresia di Manete portaronsi nel
» l'India, e nelle vicine provincie, come ( tom.
» III B. O pag. 489.) Adudita circa l'an. 8oo.
» andò nel Ghelan, e nel Dailam sotto Timoteo
» patriarca de' nestoriani, e Tommaso (tom. cit.
» pag. 591.) vescovo dell'Indie l'an. 159o. sotto
» Simeone parimente patriarca de' nestoriani. Sic

» come dunque questi nestoriani si usurparono il


» nome di Tommaso dal primo Apostolo degli
» Indiani: così sembra, che anche il seguace di
» Manete per ingannare i popoli dell' India ( se
» pur vi andò ) abbia usato il nome medesimo,
» come andò anche spargendo l'Evangelio (Cr
I 45

» rill. Hieros. Catech. VI. Euseb. lib. III. H.


» E. c. xxv.) sotto il nome del medesimo Apo
» stolo. Teodoreto stesso conferma questa con
» gettura. Imperciocchè Manete, come nota Teo
» doreto (loc. supr. cit.), volendosi far tenere
» per Paraclito, ad esempio del Signore designò
» x11. discepoli (qui sospetto, che vi sia entrato
» errore nel testo di Epifanio, dove invece di
» xII. discepoli se ne trovano xxII.). Ma poichè
» sapeva, che i Siri popoli della Mesopotamia
» conoscevano Addèo e Tommaso per loro Apo
» stoli, per indurli nell'errore scelse due fra
» suoi seguaci; uno de quali nominò Adda
» (cioè Addèo, il quale appresso Teodoreto er
» roneamente si dice Aldas, dal copiatore can
» giata la lettera A in A), e l'altro Tommaso.
» = Dunque la falsa predicazione di Tommaso
» manicheo ossia nell'India, ossia nella Mesopo
» tamia, ed Assiria talmente non esclude l'andata
» dell'Apostolo s. Tommaso ne paesi dell' Indie,
» che anzi la conferma, e la corrobora (1) = .

(1) Bib. orient. tom. III. par. II, cap. 1. num. 7.


IO
146

VI.

Dissipato l'imbarazzo, in cui era Tillemont


per cagione di Teodoreto, e liberato dal timore
di prendere con tutta l'antichità un discepolo di
Manichèo per un Apostolo di Gesucristo, vedia
mo finalmente con qual fondamento si abbia ad
unire al parere di Sueur calvinista per attribuire
ad un nestoriano dell'an. 8oo. l'origine dei cristia
mi di s. Tommaso nell'Indie. Usa Tillemont il ter
mine di ristabilire (*); ed in questa maniera accor
da, che prima dell'8oo., cioè prima che alcun
nestoriano (secondo essi) mettesse piede nell'In
dia esistevano in que paesi dei cristiani. Quando
anche questo fatto non lo avesse concesso abbia
mo dei fondamenti tali, onde poterlo dimostrare,
come vedremo nel n. 1x. di questo paragr. Dun
que l'origine dei cristiani dell'India gangetica è
anteriore all'epoca dei nestoriani. A chi dunque si
vorrà attribuirla? Ai manichèi? No, come avanti
si è dimostrato. Che se nè dai manichèi, nè dai

(*) Le Sueur calviniste . . . . cit de quelques Jesuites, que vers


l'an 8oo. un Thomas envoye par le patriarche de Babylone
retablit le Christianisme dans les Indes.
1 47

mestoriani si ripete il principio di quella cristia


nità, converrà cercarlo fra cattolici, e di una data
antichissima, nè più potrà dire Tillemont, che
da un nestoriano derivino quei cristiani, che
nell'Indie chiamansi di s. Tommaso.
Che se mai qualche difensore di Tillemont
volesse sostenere, che almeno que cristiani por
tano il nome di s. Tommaso a cagione di Tom
maso nestoriano, che li fece risorgere nell'8oo.,
e non per la predicazione fatta da san Tomma
so Apostolo, sarà anche in dovere di dimostrare
come nell'anno 8oo., ed in seguito si abbia po
tuto sbagliare sì fattamente di prendere dai cri
stiani dell'Indie un vescovo nestoriano, mandato
dal patriarca di Babilonia, per un Apostolo di
Gesucristo. Que cristiani, come si è veduto, ten
gono per tradizione di esser stati primitivamente
illuminati nella Fede per mezzo di san Tomma
so Apostolo uno dei XII.; così lo credono i Si
rj nestoriani stessi, come pur si è veduto. Sarà
in dovere di far un' applicazione esatta di tutte
quelle circostanze, che nell'India si attribuiscono
all'Apostolo santo di martirio, di miracoli, di
monumenti, sarà, dico, in dovere di applicarle
esattamente ad un nestoriano dell'8oo., e dimo
strare, che convengono più a Tommaso nestor
148

riano, che a s. Tommaso Apostolo. Tillemont ſi


malmente viene a questa conclusione = Sia come
si voglia, noi lasciamo l'esame di ciò che ri
guarda l'apostolato di s. Tommaso nel paese,
che noi chiamiamo Indie, a quelli, che sapranno,
o conosceranno veramente quello, che avranno
ritrovato, e che saranno capaci di trarne delle
conseguenze ragionevoli, e solide; e noi si con
tentiamo di esporre ciò che troviamo negli an
tichi (1) =. Certamente io non mi voglio mettere
al confronto di Tillemont: ma non so capire,
come un uomo di sì gran pazienza e sagacità nel
registrare il moltissimo che avea letto, non abbia
anzi dimostrato cento volte meglio di me la pre
dicazione del santo Apostolo nell'India gangetica.
Però lascierò anch'io decidere al lettore, se ab
bia inteso quello che ho ritrovato, e se ne abbia
o no cavate delle conseguenze ragionevoli, e so
lide.

(1) Not 1v. in s. Thom. tom. I. pag. 613.


149

VII.

Pagi liberandosi ad un tratto di ogni pensiere


d'indagine rigetta le tradizioni indiane riguardo
alla predicazione del santo Apostolo sulle coste
del Coromandel come finzioni degli abitanti di
quel paese. Eccone le sue parole - S'inganna
Olstenio (in notis ad martyr. rom.), dice Pagi,
quando asserisce, che san Tommaso Apostolo
abbia sofferto il martirio nell'ultima India di
là dall'isola di Taprobana (ossia Ceilan ), e
che i cristiani comunemente chiamati di san
Tommaso abbiano origine dai discepoli di quel
santo Apostolo (1). Ma s'inganna ben Pagi stesso
quando qui nega un fatto, che alcune righe avanti
avea riconosciuto per vero. E Si è qui venuto,
dice lo stesso Pagi, in cognizione per mezzo
delle navigazioni del secolo scorso (XVI.), che
san Tommaso non solamente abbia predicato
l'Evangelio nella Parzia, e nell'India ulterio
re, ma eziandio nella più interna al di là di
Taprobana, dove il di lui corpo fu ritrovato

(1) Crit. in A. B. ad. an. 327, num. 1x.


15o

nella città di Meliapor al golfo gangetico (ogº


gi di Bengala) (1).
Tutta la forza, alla quale Pagi appoggia la
sua opposizione, è il supporre un'invenzione dei
nestoriani Caldei abitanti la penisola di qua dal
Gange la tradizione, e le memorie, che vi si tro
van rapporto all'Apostolo s. Tommaso, e che fu
rono inventate per cattivarsi l'affezione de Por
toghesi allorquando approdarono a lor lidi sul
principio del secolo XVI, e che i Portoghesi cre
duli ciecamente le credettero, e che finalmente
a questa fonte attinsero le loro cognizioni Orosio
vescovo Siluense (lib. III. R. Indic. ), Baronio
(ad an. Lº II. num. 1 15.), ed il citato Olste
mio (2). - -

Sarà una cosa delle più difficili il provare,


come i cristiani dell'India abbiano potuto all'ar.
rivo de Portoghesi inventare subito tutte quelle
cose, che si sono ricordate nel paragrafo prece
dente, e come tutti si siano così bene intesi vi
cendevolmente di applicarvi le medesime idee e
cognizioni, e come almeno abbiano potuto in
durre i gentili nemici de cristiani a secondarli,
– - i– - - - - -- - - -- -

(1) Ibidem.
(2) Loc. cit.
151

o a tenerli celati in tali finzioni. Aspettava da


Pagi dopo una tal asserzione in prova almeno
una qualche contraddizioncella avvenuta in quel
l'occasione; ma neppur questa. Io metterò senza
timore di essere smentito la supposizione di Pagi
tra i fatti quasi incredibili, a quali niente si at
tende se non dopo delle gran prove.
Di più abbiamo dei fatti anteriori all'epoca
dell'arrivo dei Portoghesi all'Indie, che smen
tiscono affatto la supposizione di Pagi. Giovanni
patriarca degl'Indiani, che venne a Roma l'an
no 1 12o., asserì trovarsi nella sua chiesa il corpo
di s. Tommaso. Così abbiamo da Stapletonio (1),
che lo prese dalla cronaca di Elinando monaco
di Montefreddo, da Vincenzo Bellovacense ( in
specul. hist. lib. XXX c. cv 111.), dalla biblio
teca di Gesnero, da Dionisio Cartusiano (serm.
III. de s. Thoma ), e da Nauclero ( Generat.
58.). Ricorda la venuta a Roma di quel vescovo
de cristiani dell'Indie anche una lettera del mo
naco P. Oddone pubblicata dal Mabillonio, e
scritta, dice questo dottissimo Benedettino, circa
l'anno i 155. Si ha da questa lettera, che quel
l'arcivescovo (così lo nomina) riferisce di pre

(1) Tom. IV. pag. 941. Lut. Paris 162 p.


152

siedere a quella chiesa, nella quale dicevasi


riposare il corpo del beato Apostolo Tomma
so (1). Anche Marco Polo veneziano, il quale
prima dell'arrivo, de Portoghesi all'Indie orien
tali avea fatto il viaggio di quelle regioni, ricorda
come cosa comune, ed indubitata appresso a po
poli indiani la tradizione di possedere il corpo
di s. Tommaso Apostolo (2). Gouvea e Trigault,
che esaminarono sopra luogo le memorie più Ve C
chie trovate fra gli archivi dell'Indie, come ve
dremo, rilevarono, che quanto gl'Indiani diceva
no allora era conforme a quanto stava registrato
nelle antiche memorie loro. Onde la supposizione
di Pagi cade da ogni parte,

VIII,

Resta di rispondere a due Basnagj Samuele


e Giacopo nemici ambidue della predicazione di
san Tommaso Apostolo nell'India gangetica. Sa
muele Basnagio ne suoi annali ecclesiastici, che
pubblicò l'anno 17o6., si oppose alla predica
zione di san Tommaso nell'India gangetica; ma

(1) Anecd. tom. I. pag. 334.


(2) Staplet. ibid.
I 53

con sì poco discernimento, che manifesta la sua


ignoranza e nelle materie ecclesiastiche, e nel
la antica geografia. Dice primieramente, che san
Tommaso non andò all'India gangetica, perchè
Origene, l'autore delle recognizioni, Rufino, e
Socrate furono all'oscuro, ed ignari di tal pe
regrinazione (1). Se Basnagio non ammette per
fatti veri che quelli, che sono ricordati da tutti,
non so come abbia potuto empire tre volumi in
foglio de'suoi annali ecclesiastici. In quanto a noi
se i riferiti autori non parlano dell'andata del

santo Apostolo all'India gangetica, la crediamo


nulla ostante sulla memoria, che ne fanno tanti
santi Padri, tanti martirologi, e tanti altri scrit
tori ecclesiastici, e monumenti. Se gli Iberi, re
plica Basnagio, non ricevettero la cognizione di
Cristo avanti l'impero di Costantino il grande,
chi s'indurrà a credere, che Tommaso abbia
amministrato l'Evangelio agl'Indiani assai più
lontani dall'orbe romano? Per Basnagio i popoli
più vicini al centro della Chiesa hanno il diritto
di esser prima illuminati, che i lontani. Così egli
prescrive dei canoni agli Apostoli stessi sulla con
versione delle nazioni, distribuisce le sorti, che

(1) Apud Assem. B. O. ton. III. par. II. cap. 1. num. 7.


i 54

gli scrittori ecclesiastici ricordano avvenute in


Gerusalemme, e mette regola a Dio nella distri
buzione della sua grazia. Egli non fa alcun conto
dell'impulso del divino Spirito di portarsi nelle
principali nazioni del mondo, ch'ebbero gli Apo
stoli, per diramare poscia alle minori per mezzo
de' discepoli la luce della verità. Poi la Persia, e
la Carmania erano assai più lontane dall'orbe ro
mano che l'Iberia; perchè dunque Basnagio con
cede, che qui predicò l'Apostolo? Però le stra
nezze di questo protestante non si fermeran qui.
Se l'India citeriore, continua, avea già ri
cevuta la Fede sin dal primo secolo di Cristo,
come avvenne, che dopo l'intervallo di quasi
trecent'anni finalmente la notizia di Cristo vi si
dica pervenuta per mezzo di Edesio, e di Fru
menzio sotto il medesimo Costantino il gran
de? Qui Basnagio non s'accorge di dire quest'in
conveniente - Se l'India citeriore del Gange
avea ricevuta la Fede nel I secolo, come può
avvenire, che dopo trecento anni per mezzo di
Edesio e di Frumenzio sia pervenuta nell'India
citeriore dell'Etiopia = . Tra quelle due Indie
in mezzo ci stan l'Arabia e la Persia, Basnagio
ne fa una sola. Noi abbiamo sempre parlato del
l'India gangetica, e di questa affermasi la pre
155

dicazione del santo Apostolo; quell'autore mette


fuori l'India etiopica, che niente fa al caso no
stro. Edesio e Frumenzio predicarono la Fede
nell'Etiopia propriamente detta, o Africana (1).
Così la pensò Assemani = Quest'istessa cosa fa
» contro Basnagio medesimo: di fatti l'India, che
» dagli antichi viene assegnata a san Tommaso
» Apostolo, non è quella, cui affermano aver pre
» dicato poscia Edesio e Frumenzio, cioè l'Etio
)o
pia propriamente detta; ma l'altra, che noi co
» munemente chiamiamo India orientale. Imper
» ciocchè l'Etiopia propriamente detta chiamossi
2.
dagli antichi India interiore, ed anche ulteriore,
» nella quale, come posta assai lontana, nessu
» no avea esercitata la predicazione apostolica,
D
la quale però a tempi di Costantino per opera
» di Edesio e di Frumenzio ricevette i primi se
)o
mi della Fede, come dicono Rufino (lib. I c.
» 1x. ), e Socrate (lib. I. c. xix.). L'India poi
)
citeriore, che si oppone all'ulteriore ora de
)
» scritta, è l'istessa Arabiafelice, e particolarmen
X
te il paese degli Omeriti, il qual pure fu detto
» Etiopia dagli antichi, onde anche la moglie del
» profeta Mosè, che traeva l'origine di Madian,

(*) Pagi C. A. B. tom. I. ad an. 31o.


156

» nelle divine Scritture chiamossi Etiopessa. Que


» sta poi dicesi, che sia toccata a Bartolomeo,
» e Matteo Apostoli, e non a Tommaso, secondo
» la testimonianza di Rufino - In quella divisio
» ne dell'orbe della Terra, la quale si è effet
» tuata per mezzo delle sorti degli Apostoli per
X)
predicare la parola di Dio, essendo altre pro
» vincie ad altri toccate, dicesi, che la Parzia
» sia venuta in sorte a Tommaso, l'Etiopia a
» Matteo, e l'India citeriore aderente a questa
» a Bartolomeo - . Quindi è manifesto quanto
» debole sia l'argomento, che l'istesso Basnagio
» (riferite queste parole del Baronio (an. XLIV.
» n. 55.) intorno alla predicazione di Tommaso
» nell'India ulteriore = Que cristiani, che ap
» presso gl' Indiani si son ritrovati nel paese
» de Narsingesi affermano con costante, e cer
» ta tradizione, che Tommaso Apostolo abbia
» predicato l'Evangelio in que paesi), che fa,
» dico, Basnagio quando afferma di esser persua
» so, che quella tradizione sia del tutto falsa, di
» cendo = E cosa certa e conosciuta, che Nar
» singa, di cui Meliapora è metropoli, appartiene
» all'India ulteriore, siccome situata al di là dal
» fiume Indo. Or rilevandosi da Rufino, e da
3) Socrate, che nell'India ulteriore non è stato
157
» promulgato l'Evangelio avanti di Costantino,
» e che Frumenzio è stato creato primo vescovo
» di questa regione, falso quindi deve essere,
» che Tommaso Apostolo sia pervenuto sino a
» Meliapora capitale di Narsinga = . Qui Bas
» magio confonde l'India orientale, ossia asiatica,
» colla meridionale, ossia africana. Si legge divisa
» e l'una e l'altra in citeriore, ed ulteriore. Ma
» Socrate e Rufino non parlano dell'India ulte
» riore, ch'è situata oltre il fiume Indo, ma della
» meridionale, ch'è oltre l'Etiopia degli antichi,
» ossia l'Arabiafelice, la quale propriamente chia
» miamo Etiopia, ovvero Abissinia (1) = . Que
st'ultima cantilena di Basnagio è l'istessa cosa
dell'anteriore; egli cita Rufino parlando di Nar
singa nell'India del Gange, e non bada, che Ru
fino s'intende di un'India aderente all'Etiopia.
Parla inoltre di Narsinga posta nell'India ulterio
re di là dall'Indo. Quest'è un modo di dire, che
non si può intendere; poichè se l'India, che sta
di là dall'Indo, e di qua dal Gange, dove ap
punto si collocano i Narsingesi, si chiama ulte
riore, dove mai si vorrà fissare la citeriore di una
tal India? Di qua dall'Indo contavasi impero par

(1) Ibidem.
1 58

ziano, levata piccola porzione d'India tra una ca


tena di monti, e l'istesso fiume, la qual parte
piccola conservò sempre la medesima denomina
zione dall'altra maggiore, che estendevasi all'o-
riente del fiume medesimo. - ,

IX.

Basnagio ha pure nelle sue opposizioni alla


predicazione di s. Tommaso Apostolo nell'India
gangetica quella, che abbiam ricordata in Tille
mont tolta da Sueur, cioè che l'anno 8oo. sia
stato portato primieramente il Vangelo all'India
gangetica da Tommaso nestoriano. Assemani ri
sponde dottamente così a questa difficoltà del mi
nistro di Bayeux = Basnagio mette fuori la testi
» monianza di Semedo scrittore della Compagnia
» di Gesù per dimostrare, che avanti un certo
» Tommaso Cananeo, cioè avanti l'anno 8oo. di
» Cristo, la Fede cristiana non era stata annun
» ziata nell'India asiatica. Noi, dice, (ann. tom.
» I pag. 565.) apprendiamo da Semedo Gesui
» ta, che quelle cose, le quali si attribuiscono
» all'Apostolo, devono essere attribuite ad un
2.
certo Tommaso Cananeo, il quale portossi
X nell'India l'anno del Signore Soo., come ab
159
biam osservato nelle nostre esercitazioni = .
y
Ma io al contrario dimostro dagli stessi nesto
»)
riani, che avanti quell'anno vi erano cristiani
nell'India. Si ascolti Jesujabo Adjabeno pa
2) triarca de' nestoriani nella lettera diretta a Si

meone metropolitano de Persiani, nella quale


scrive queste cose intorno ai cristiani dell'In
die (tom. III B. O, pag. 129 et 151.). = Vor
rei, che vi ricordaste anche, fratello amante di
Dio, che siccome chiudeste in faccia a molti
popoli dell'Indie le porte dell'imposizione del
la mano episcopale, impedendo il dono di Dio
a cagione di un lucro corruttibile per soddis
fare al corpo; così pure le porte del dono del
b
Signore si chiusero in faccia alla vostra indi
2
genza. Imperciocchè in quale stato di dispera
D
zione si trovino ora gli affari pubblici appresso
di voi, voi stessi li conoscete assai bene. Al
2)
contrario quando cade il dono di Dio per mez
3)
zo della legittima successione de' Pastori, e per
x
mezzo delle regole del canoni, ecco riempirsi
2)
l'orbe della Terra di vescovi, di sacerdoti, e di
)) fedeli, i quali come stelle del cielo van cre
scendo di giorno in giorno. Ma in questo vo
stro paese, da poi che avete rivolte le spalle a'
X
canoni ecclesiastici, la successione sacerdotale
16o

2) è stata interrotta da popoli indiani: nè ciò nel


2)
l'India solamente, che dai confini marittimi del
2.
regno di Persia per lo spazio di più di due
2)
cento mila farsanghe (") si estende sino a Co
lon; ma l'istesso vostro paese de Persiani giace
2)
nelle tenebre privo del lume della divina dot
2.
trina, il quale risplende per mezzo dei vescovi
º
della verità = . Vi erano dunque cristiani ne'
3)
paesi dell'Indie quando Jesujabo scriveva que
x)
ste cose: vi furono anche de vescovi sino al
l'età di Simeone metropolitano de' Persiani, a
º tempi del quale per aver esso abbandonati i
canoni ecclesiastici, come dice Jesujabo, fu in
xo
terrotta la successione sacerdotale appresso a
popoli dell'India. Or Jesujabo Adjabeno morì
l'anno di Cristo 66o. (tom. II. B. O p. 42o.,
et tom. III, p. 615.). Avanti questo Jesujabo
sotto il cognome di Gadalense l'an. 656. con
sta dal monumento di pietra eretto l'an. 781.,
che i predicatori del Vangelo erano penetrati
nell'istesso regno de'Cinesi. Salibazacha pari
mente patriarca de'nestoriani (tom. III B. O.

(*) La farsanga è una misura itineraria propria della Persia. Essa


è di tre mila passi geometrici, e così corrisponde a tre miglia
comuni d'Italia.
161

2)
pag. 546.) circa l'anno 72o creò le metropo
2)
litane di Eria, Samarcanda, e Cina. Timoteo,
X)
che presiedette a nestoriani dall'anno 778. sino
)
all'anno 82o. (tom. III B. O. pag. 489 ) mi
)
se sulla sede metropolitana de Cinesi Davidde.
X
Cosma Indicopleuste ( Topog. Christ. lib. III.
x
apud Montfocon in collect. PP., et scriptor.
2)
Groec. tom. II, pag. 178. et sequent ), che vi
X)
veva sul principio del VI secolo, rammenta
X
molti cristiani nella Persia, nella Media, nel
))
l'Elamitide, nella Battriana, nell'India, in Ta
2.
probana, ossia isola di Silan, in Male, che chia
x
miamo Meliapora, in Calliana (che dall'erudito
)
Montfaucon si tiene per l'odierna Calecut (in
x)
praef edit. Topog. Cosmoe cap. 111. num. 6.);
X)
io poi non la giudico altra che Colon menzio
)
nata di sopra da Adjabeno), nell'isola di Dio
D
scoride, che ora appellasi Zocotorà, appresso
)
gli Uni popoli settentrionali dell'India, ed ap
)
presso agli Arabi felici, che chiamansi Ome
2) riti. . . . . . Finalmente s. Giovanni Grisostomo
)
(tom. V. hom. Quod Christus sit Deus pag.
)
846.) sul finir del quarto secolo attesta, che la
X
Fede cristiana era già stata propagata nell'In
2.
dia = Ma considera, dice, e pondera teco
3
stesso cosa sia, che in così breve spazio di
I i
162

» tempo tutta la Terra, ch'è illuminata dal so


» le, si riempie di tante chiese, che tante genti
» venghino alla Fede, che si persuadino tanti
» popoli ad abrogare le patrie leggi, che estir
» pino la consuetudine stabilita, e radicata...
» ed alzino altari da per tutto nelle regioni de'
» Romani, de Persiani, degli Sciti, de Mori,
» degl'Indiani, ed oltre il nostro orbe - . Dun
» que esistevano dei cristiani nell'Indie, e nella
» China avanti l'arrivo di quel Tommaso Cana
» neo (1) = . A quanto qui dice Assemani il let
tore potrà aggiugnere quello che dell'antichità
del cristianesimo dell'Indie è stato detto in que
st opuscolo, onde per ogni verso le opposizioni
di Basnagio appariscono insufficienti, come sono.

(1) Assem. B. O. tom. III. par. II, cap. i num, 7.


I 63

X.

Basnagio Giacopo (1) pretende, che non si


possa attribuire la predicazione dell'India gange.
tica a s. Tommaso Apostolo, perchè l'opera at
tribuita a s. Ippolito vescovo di Porto scrittore
del II secolo, in cui affermasi esser stato l'Apo
stolo martirizzato a Calamina, si deve assegnare
ad Ippolito di Tebe, che visse nel secolo VIII.
Si è veduto, che il termine Calamina non è tan
to oscuro, e contraddittorio, come se lo fingono
gli avversari. Ma dica pur Basnagio quel che vuo
le e dell'epoca dell'opera d'Ippolito, e del ter
mine Calamina, che farà sempre uno sforzo inu
tile per distaccarci dal credere, che l'Apostolo
san Tommaso sia passato all'India gangetica, vi
abbia seminata la Fede, e ve l'abbia sigillata col
sangue. Non potrà mai levare la forza all'espres
sioni chiare di tanti Padri, e monumenti della
Chiesa latina e greca, che unanimamente confer
mano quel fatto. Non solo Basnagio, ma neanche
gli altri oppositori, malgrado l'astuzia di andare
pescando ogni sorta di difficoltà, potranno altri

(1) Edit. Canis, tom. III, par. 1. pag. 25.


a 64

mente farci intendere tutte quelle espressioni d'In


dia, che nel senso proprio d'India gangetica. Non -

potranno mai arrivare a cancellar la convenienza


strettissima della tradizione della Chiesa antica
colla tradizione degl'Indiani; queste tradizioni
vanno sì d'accordo malgrado la lontananza dei
luoghi e dei tempi, che per necessità deve aver
avuto origine da un fatto solo da tutti ammesso,
e conosciuto. Questo fatto ha anche il vantaggio
nel credito della storia di esser combattuto con
opposizioni così deboli, onde lasciare tutta la sua
forza alla parte affermativa, anzi di accrescerla.
S. VI.

PREDICAZIONE
DI SAN TOMMASO APOSTOLO
NEL PAESE DE SINI (*).

I.

P., di addurre le ragioni e l'autorità, che


c'inducono a credere l'andata di san Tommaso
Apostolo a popoli Sini, convien dilucidare la si
tuazione di que antichissimi popoli; cosa però
difficile per la lontananza de luoghi e de'tempi,
non meno che per la scarsezza del monumenti. Se
vogliam prendere i presenti Chinesi per gli an
tichi Sini, come vogliono alcuni, andiamo in un
laberinto, da cui non potremo assolutamente usci
re. Pare, a dir vero, che il termine Sinae abbia
prodotto quello de Sinesi, o Cinesi, i quali al
giorno d'oggi nell'idioma latino appellansi Sinoe;

(*) Chiamo Sini nel nostro idioma quel termine di Sina, che tro
vasi nei monumenti latini.
166

ma con improprietà: doveansi piuttosto dir Seres,


La situazione dei Seres, a quali succedettero nella
denominazione i Cinesi, era ben diversa da quel
la dei Sini, che ora chiamansi con altro nome,
come tosto vedremo.
Tolommeo fissa la situazione de'Sini all'oriente
degl'Indiani, e più all'oriente del Sini il mare,
e la terra incognita; di più al settentrione dei
Sini, e della terra incognita fissa la dimora dei
Seres (1). Quindi la posizione de' Sini corrispon
derebbe non all'odierno impero cinese, ma bensì
a regni di Siam, di Laos, di Cambodia, di Chiam
pa, di Cocincina, di Tunquin, e fors'anche al
le provincie dell'odierno chinese impero Yunan,
Queycheu, Quansi e Quantum Or le provincie
di Fochien, Kiamsi, Hekiam, e forse la nominata
di Quantum, e quella di Nankin corrispondono
alla terra incognita di Tolommeo. Le altre provin
cie del medesimo impero, che sono poste al set
tentrione delle accennate formano in tutto, od in
parte quel tratto di paese, che abitavano i Seres,
Si avverte però, che questa divisione non si deve
intendere a rigore, essendo ciò impossibile per
mancanza di memorie precise; ma ad un dipres
-

4.

(1) Lib. VII. c. III.


167

so per determinare l'antica posizione delle indi


cate due nazioni. Al sentimento di Tolommeo si
uniforma Isacco Vossio, il quale pensa, che gli
antichi Sini corrispondino ai Siamesi presenti (1),
Cellario parimente ci avverte di non confondere
gli odierni Cinesi cogli antichi Sini per rapporto
alla situazione di quelle due nazioni. Però questo
autore s'allontana alquanto dalla verosomiglianza
situando i Sini di là dal Sinus Magnus (presen
temente golfo di Cocincina, ossia di Haynam),
mentre al settentrione di quel golfo poco ci re
sta, che non sia terra incognita (2). Del medesimo
parere sono gli scrittori della storia universale, i
quali pensano, che il paese de Sini corrisponda
a regni di Siam, di Laos, di Cambodia, di Tun
quin, e di Cocincina, o almeno alla più consi
derabil parte del mentovato tratto. Egli è proba
bile, dicono i medesimi, che questa regione fosse
anticamente chiamata Sin, Sim, o Siam, i quali
nomi, per quel che sembra, hanno tra loro una
strettissima relazione; imperciocchè essendo Si
noe l'antico nome del popolo, Sin, o Sim fu in
dubitatamente quello del paese; e Siam, ch'è il

(1) Dissert. de et mundi cap. XI. pag. 276., et cap. XII. pag. 279.
(2) Not. orb. antiq. lib. III. cap. xxiii sess. I.
168

presente nome d'un'ampia parte di esso, avvici


nasi nel suono molto dappresso a Sim, o Sin (1).
Non si può tuttavia accordare a suddetti scrittori
l'assegnare che fanno la terra incognita per limi
te de' Sini a mezzodì (2), mentre al mezzogiorno
degl'indicati regni, che occupano le regioni dei
Sini, non trovasi la terra incognita di Tolommeo,
ma il mare. Si è osservato, che la terra incognita
è verso l'oriente di là dai popoli suddetti.
Per quello riguarda la situazione de' Cinesi,
ossia dei popoli settentrionali a Sini, detti anti
camente Seres, dicono i medesimi autori, che
era ben diversa da quella de Sini; poichè abita
vano un altro tratto di paese. La generalità dei
dotti crede, che corrispondino ai presenti Cinesi.
In altra maniera non si può spiegare Tolommeo.
I Tartari occidentali danno al paese abitato una
volta dai Seres il nome di Kitay; che, secondo
Van Strablenberg, corrisponde al presente Tibet,
Tangut, e Cina settentrionale (5). Qui non so ca
pire, come M. Huet dopo aver ammesso la situa
zione da noi fissata de' Sini, e de' Seres, voglia

(1) Tom. XX. pag. 4o2,


(2) Ibidem.
(3) Ibid. pag. 44t.
169

ancor asserire, che i presenti Cinesi corrispon


dino agli antichi Sini, mentre è sì diversa (1).
Le città principali de Sini, secondo Cella
rio (2), erano Aspithra, Bramma, Rabana, Aca
dra, Coccoraganora, Thine città capitale (*).
Abbiamo osservato, che i Sini erano grandi na
vigatori, e comunicavano per via di mare non
solamente cogl'Indiani lor vicini, ma eziandio
co Persiani, e cogli Arabi.

II.

Disse già s. Giovanni Grisostomo, che il SantO

Apostolo Tommaso avea scorso quasi tutto l'orbe


della Terra: orbem fere emensus; onde fa ve
dere di creder egli, che abbia oltrepassata anche
l'India, e possa essere passato sino a Sini. Que
sto passaggio dell'Apostolo ne paesi de' Sini è
sostenuto dalla tradizione della Chiesa d'Oriente.
I monumenti di una tal tradizione furono in parte
raccolti dal P. Nicolò Trigault Gesuita di Dovai,

(1) Hist. commerc. c. LrII. num. 12.


(2) Loc. cit.
(*) Così trovasi appresso Tolommeo ( lib. VII. c. III. ); ma ap
presso Stefano (de urbib.), e Strabone (lib. 1. ) leggesi Sina.
(Vid. Luc de la Porte pref a l'Aist de la Chine).
17o - - -

il quale approdò alla Cina in qualità di missio


mario l'anno 161o., e vi morì l'anno 1628., in
un'opera intitolata a Commentari sulla cristiana
spedizione di Matteo Ricci appresso i Cinesi.
L'autore nel lib. I. cap. II. dell'indicata opera
prova la predicazione di san Tommaso Apostolo
nel paese de Sini citando de passi del breviario
caldaico della Chiesa malavarica, della somma
dei canoni sinodali, e delle sottoscrizioni del me
tropolitani dell'India, e della Sina. Ecco le pa
role di lui.

= Possiamo anche ripetere più da lontano


» l'origine del cristianesimo di questi regni da
» quelle cose, che abbiamo procurato di racco
» gliere dai codici caldaici della spiaggia mala
» varica, la qual spiaggia che sia stata a Cristo
3) convertita per opera del divino Apostolo Tom
» maso è cosa tanto chiara, che non si può met
» tere in dubbio neanche dai più pertinaci. Leg
» giamo adunque chiarissimamente in que codici,
» che dal medesimo Apostolo di Cristo la Fede
» è stata portata nella Sima, e che in quel regno
» furono piantate delle chiese. E perchè ad alcu
» no una cosa così grande non sembri forse dub
» biosa trascriverò qui la testimonianza degli stessi
» codici dal caldaico tradotti verbalmente, i quali
171
35 il P. Giovanni Maria Camporio della nostra
-9
Compagnia coltivatore di quella vigna già da
29
molti anni, e della lingua caldaica molto pe.
-y
rito, per comando del rever" arcivescovo P.
93 Francesco Roitz Pastore della medesima chiesa,
35 della nostra Compagnia, copiò di propria mano,
23
e tradusse a nostra richiesta per esser inseriti
3.9
in questi commentari, affinchè non avesse a pe
º» rire un monumento così insigne di antichità. La
23 cosa è dunque così. Nel breviario caldaico del
29 la Chiesa malavarica di s. Tommaso, che chia
59 masi Gaza, cioè tesoro, nell'uffizio di s. Tom
2.9
maso Apostolo nel secondo notturno in una
sº delle lezioni così si ha letteralmente = Per mez
39 zo di s. Tommaso i Sini e gli Etiopi si con
5x vertirono alla verità. Per mezzo di s. Tom
pº maso ricevettero il sacramento del battesimo,
xx e l'addozione del figliuoli. Per mezzo di san
39 Tommaso credettero, e confessarono il Pa
3» dre, il Figliuolo, e lo Spirito Santo. Per mezzo
di s. Tommaso gli splendori della dottrina vi
3s
vificante nacquero a tutta l'India. Per mezzo
35 di s. Tommaso il regno de' cieli volò, ed a
2» scese a Sini = . Di poi un'antifona così espri
s» me = Gl'Indiani, i Sini, i Persiani, e gli altri
s» isolani, e gli abitanti di Siria, di Armenia, di
a
17 a

23 Grecia, e Romania adorano il tuo santo no


22 me nella commemorazione di s. Tommaso z .
3o Nella somma dei canoni sinodali parte II di
so»
scorso VI. cap. xix. intorno a canoni stabiliti
.99 sopra i vescovi, ed i metropolitani, si ha insie
29 o
me il canone di Teodosio patriarca, che dice
25
così - Queste sei sedi sono le capitali delle
59
provincie, e metropolitane, cioè Hilam, Nzivin,
- o
Prath, Assur, Bethgarmi, ed Halah, i quali
22
sono stati giudicati degni d'intervenire all'ordi

nazione del patriarca, nè stanno assenti come
25 gli altri, anzi ogni quattro anni si portano ap
2 o
presso al patriarca. Così anche i vescovi della
22
provincia grande, cioè gli altri metropolitani
3o della China, dell'India, di Pases, de Mauzèi,
53 di Xam, de' Raziquèi, di Heriona (cioè Cam
2.9 baja), e di Samarcanda (ossia Mogor), i quali
95 sono lontanissimi, nè i vastissimi monti, ed i
55
tempestosissimi mari lor permettono all'occor
55
renza il passaggio, mandino lettere di consenso
s» (cioè di comunione) al patriarca parimente una
35
volta ogni sei anni =. Queste cose stanno nella
somma dei canoni. L'autore apporta inoltre le
sottoscrizioni dei vescovi malavari, ed altre cose,
che non fanno al nostro proposito (1): passeremo
XI) Apud Assem. B. O. tom. III. par. II. cap. 1x. s. VI. n. 7.
175

piuttosto ad altri documenti, onde convalidare la


predicazione dell'Apostolo nel paese de Sini.
Nell'epitome de'canoni, opera di Ebedjesus
Sobense scrittore siriaco (1), chiamasi apertamen
te Tommaso Apostolo degl' Indiani, e de Sini.
= Furono poi, dicesi in quel luogo, Tommaso
Apostolo degl' Indiani, e de' Sini, e Bartolo
meo, ossia Natanaele, degli Araméi, ed Addeo,
uno de settanta, che fu maestro di Aghéo, e di
Mari, ed insieme Apostolo della Mesopotamia,
e di tutta la Persia = . L'istessa cosa dice pure
Elia vescovo di Damasco - Tommaso Apostolo,
uno dei XII., cui poscia si fece compagno Giu
da figliuolo di Giacopo, parimente dello stesso
numero, chiamò, fece cristiane, ammaestrò, e
governò le regioni della Sindia, e dell'India,
e le parti dell'Oriente a queste vicine (2). Pari
mente Amro (5) ricorda la Sina come paese con
vertito alla Fede dagli Apostoli, tra quali mette
principalmente s. Tommaso. Da questi passi di au
tori, e da questi monumenti rilevasi chiaramente
esser tradizione delle Chiese orientali, che san
Tommaso predicò a Simi.
i

(1) Ibid. cap. 1. n. 2.


(2) Ibidem.
(3) In vitis Patriar. ibib.
III.

Alcuni altri scrittori sono pur del parere, che

s. Tommaso Apostolo abbia predicato ai Sini. An


tonio Gouvea, che scrisse la storia di Alessio Me
nesio arcivescovo di Goa, descrivendo i viaggi di
san Tommaso ricorda la Sina, o Sin tra le pro
vincie, cui penetrò l'Apostolo (1). - Di poi, dice
egli, passato alla Sina, predicò l'Evangelio nel
la città di Cambaleck, e vi alzò delle chiese:
ricordano i Sini come illuminati nel Vangelo dal
l'Apostolo il Maffei (2), Kirker (5), Stapletonio,
che cita anche Navarco (4), F. Giovanni Gonza
lez di Mendoza (5). Ma convien confessare, che
danno alla voce Sinoe un significato, che non le
se compete, quello cioè, ch'è proprio dei Seres.
Ammettono l'andata di s. Tommaso a Sini, ma
l'intendono per Cinesi; il che non può essere,

(1) Ibid. cap. 1x. s. III. n. 1.


(2) Hist. Ind. lib. II. pag. 49.
(3) Chin. Illust. par. 11.
(4) Tom. IV. pag. 94o.
(3) Hist. Reip. Sin. lib. II. cap. 1. Asserisce di più quest'autore,
che si son trovate delle scritture appresso gli Armeni, da lor
tenute per autentiche, che affermano esser il santo Apostolo
passato pel paese de Sini. ( Ibid. par. 7 l. II. cap. I pag. 19.2
175
Alcuni prendono origine di questo sbaglio per
mettere in dubbio, o rigettare la predicazione del
santo Apostolo ne' Sini; ma lo fanno inutilmente:
perchè quando si voglia intendere i passi del bre
viario caldaico, di Ebedjesus Sobense, di Elia
vescovo di Damasco, e di Amro per i popoli Sini
ricordati dai geografi, e posti all'oriente dell' In
dia, non vi sarà più alcuna contraddizione. Ecco
le testimonianze, sulle quali si afferma la predi
cazione dell'Apostolo s. Tommaso nella regione
de Simi, che son stato in dovere di riferire; il
lettore ne faccia il suo giudizio.

IV.

Renaudot, ed Assemani si oppongono all'an


data dell'Apostolo s. Tommaso nella regione de'
Sini. La somma delle difficoltà di questi due au
tori si riduce a questi capi. I. Che si possan as
segnare all'Apostolo le lodi, che gli danno la le
zione e l'antifona, benchè i Sini siano stati con
vertiti dai discepoli di s. Tommaso, o a tempi di
Tommaso stesso, o alquanto dopo la di lui morte.
II. Che le lezioni del breviario caldaico sono sta
te composte dopo il secolo VII. di Cristo, e che
il Sobense, ed Amro sono scrittori del secolo
i 76
XIV., i quali per isbaglio comune a que” tempi
attribuirono a Tommaso ciò che non compete
che a discepoli di lui. III. Che nessun antico
scrittore latino, greco, o siriaco afferma tal cosa.
IV. Che a tempi di san Tommaso Apostolo alla
China fu recata non la Fede di Cristo, ma l'em
pia setta di Foe; e che la Fede cristiana è stata
portata alla Cina solamente l'anno 656. da ne
storiani, come vuol rilevare dal monumento di Si
granfù, e dalla deposizione di Giovanni di Mon
tecorvino, che fu arcivescovo di Cambalu, o di
Pekin l'anno 15o5. (1).
Risponderò brevemente a queste difficoltà. Non
c'è alcun motivo di appropriare a discepoli del
l'Apostolo quelle lodi, che si danno all'Apostolo
stesso. Se senza alcun fondamento si può ciò fare,
è finita l'autorità, ed il credito della storia eccle
siastica. Quasi tutto si potrà riferire a discepoli
quello che si afferma dai maestri. Secondaria
mente per cancellare la predicazione di s. Tom
maso nel paese de Sini non basta dire, che le
lezioni sono state composte nel VII secolo; ma
convien dire, che contengono un errore, una fal
sità. Non voglio supporre, che la Chiesa caldaica

(1) B. O. tom III. par. u cap. 1x. s. VI. num. 7.


177

mestoriana abbia accettate quelle lezioni senza es


sere persuasa di quello che contenevano. Voglio
piuttosto credere, che avessero origine da una
tradizione costante, e fors'anche tolte da qualche
breviario più vecchio, che potè facilmente esser
perito. Riguardo ad Ebedejesus Sobense, e ad
Amro è più naturale il dire, che abbiano seguito
la tradizione antica, e si siano serviti dei monu
menti, come dal breviario. Rispondo così, perchè
Assemani del suo sospetto non reca prova alcu
na. La terza difficoltà del suddetti autori è, che
nessun scrittore latino, greco, o siriaco parla di
questa predicazione dell'Apostolo nel paese de'
Sini. Non parlano neanche dei discepoli di lui,
almen coetanei all'Apostolo, o poco a lui poste
riori, e pure ciò ammettono; possono dunque
ammettere anche l'Apostolo stesso. Di più si de
ve aver riguardo all'esposizione di san Gio. Gri
sostomo, che disse aver l'Apostolo scorso quasi
tutto l'orbe; di altri autori, che dicono aver egli
predicato alle terre ultime, alle terre poste al
più lontano oceano, all'estremità della Terra.
Queste espressioni non sono senza fondamento di
potersi intendere per paese de Sini. Poi un bre
viario del VII secolo non è tanto novello di esser
privo di autorità. Le ultime difficoltà poi niente
- I2
178 S

fanno al caso nostro. Appartengono tutte a Seres,


ossia Cinesi, e non a Sini, ossia Siamesi, ed al
tre nazioni vicine.
Dopo tutte le accennate opposizioni Assemani
alla fine poi conchiude così - E' cosa manifesta
, non da sole congetture, ma anche dalla testi
, monianza di alcuni scrittori siriaci, che vi era
, no stati del cristiani nella Sina avanti il mesto
, rianismo. Sembra, che abbiamo ciò voluto dire i
, Sirj Ebedjesus, ed Amro quando, come dissi,
,, chiamano Tommaso Apostolo de Sini: ch'è
, quanto dire, che quell'Apostolo, che illuminò
, per se stesso gl'Indiani colla luce dell'evan
, gelica predicazione, condusse i Sini alla Fede
-
, di Cristo per mezzo de' suoi discepoli. Ciò al
, meno Cosma scrittore del secolo VI., e peri
s, tissimo delle cose indiane mai negò; il che
s, certamente avrebbe dovuto negare se fosse stata
, una mera favola che esistessero avanti quel se
s, colo cristiani di là dall'India, cioè nel paese
, di Sin, o Sina (1) = . Assemani è tutto con
moi quando voglia abbandonare quell'inutil distin
zione di Tommaso, e del discepoli, che abbiam
detto di sopra.

(1) Ibidem.
179

I Bollandisti al tomo IV. di luglio alla pag.


15. (1) dopo aver ricordati i monumenti malavari
di sopra accennati, ed una lettera del P. Michele
Boim Gesuita, nella quale espone, che non può
addattare quel monumenti a quanto potè rilevare
nella Cina, sospendono il lor giudizio, e lasciano
la cosa dubbiosa. Ma il tutto deriva dal voler in
tendere i presenti Cinesi per i Sini antichi. Le
vata la confusione dei Sini, e dei Seres, e fis
sato, come si è veduto, che i Sini corrispondino
a Siamesi presenti, ed a lor vicini, ed i Seres
a presenti Cinesi, saran tolte anche tutte le dif.
ficoltà, che s'incontrano volendo addattare a Ci
mesi quello che si dice dei Sini. Così resteranno
nella loro forza que monumenti, che ci traman
dano la notizia della predicazione di s. Tommaso
Apostolo nella regione de Sini.

V.

Prima di passare col discorso all'America,


dove andò l'Apostolo a portare la luce delle ve
rità evangeliche, convien ricordare un viaggio da
lui fatto per portarsi a Gerusalemme ad assistervi

(1) G. C. de Divis. Apost. s. III. num. 41. 42. 43.


s
18o

al funerale della beatissima Vergine Maria. Fece


l'Apostolo quel viaggio l'anno LVIII. di Cristo,
che combina coll'anno II. di Nerone, nel qual
anno accadde la preziosa morte della gran Ma
dre di Dio (1). Trovavasi egli in quel tempo
nelle regioni dell'Indie, e recossi tosto a Geru
salemme penso piuttosto per ministero angelico,
che per mezzi umani. Veniamo accertati di que
sto viaggio dell'Apostolo da una lettera di Mi
chele Glica scritta al monaco Alipio, dalla quale
si hanno queste parole.... E quella narrazione,
dice Metafraste, conferma Giovenale santo ve
scovo di Gerusalemme, esponendo l'assenza di
Tommaso, e quindi l'arrivo di lui al sepolcro,
e l'esamina fatta dal medesimo nello stesso se
polcro (2). Queste parole hanno relazione al se
polcro di Maria Vergine santissima, come si rile
va dal contesto della lettera. Il medesimo viaggio
dell'Apostolo viene confermato anche dalla tra
dizione della Chiesa maronita. I Siri maroniti
nell'offizio dell'Assunzione della beata Vergine
Maria ripetono non una sol volta - Simone Pie

(1) Ann. Marian. pag. 5o8.


(1) Si può vedere questa lettera nel calendario costantinopolita
no tom. II. pag. 198., che pubblicò l'eruditissimo nostro pre
posto Antonio Morcelli.
181

tro venne dalla città di Roma, Ciovanni da


Efeso, e Tommaso dall'India a Gerusalemme,
cioè pel funerale della beata Vergine, come sog
giugne il dottissimo Assemani (1). Il Cancellotti,
che compose gli annali Mariani ci ricorda, che
il santo Apostolo fu divotissimo della beatissima
Vergine, che seco recò all'Indie la sacra imma
gine di lei, e che in quelle parti a di lei onore
alzò delle chiese (2) (*).

(1) B. O. tom. III. par. II. c. 1. n. 7.


(2) Ad an. LXXV. pag. 612.
(*) Tanto l'India, quanto il paese, che corrisponde agli antichi
Sini in questi ultimi tempi aprirono di nuovo gli occhi alla
luce del Vangelo con grandissimo frutto per mezzo di nuovi
uomini apostolici, e principalmente per mezzo del nuovo Apo
stolo dell'Indie orientali s. Francesco Xaverio. Così si avverò
la famosa profezia del santo Apostolo Tommaso, che coll'an
dar dei tempi si riaccenderebbe il lume della Fede, ch'egli
aveavi acceso, dopo esservi stato quasi del tutto spento. Già
l'India, compresivi anche i regni della penisola orientale, che
corrispondono appunto nella massima parte ai Sini antichi, è
al presente numerosa di cristiani, fornita di moltissime chiese
di rito latino, governata da molti vescovi, che dipendono dal
l'arcivescovo di Goa, uno de metropolitani più grandi dell'or
be cattolico. La pietà, la religione, e la pratica delle cristiane
virtù rifioriscon di nuovo in que lontanissimi paesi, ne quali una
volta le seminò il santissimo Apostolo di Gesucristo Tommaso.
Ma di quest'abbondantissima materia a lungo avrem da dire
negli annali, che stiamo lavorando.
182

S. VII.

SAN TOMMASO APOSTOLO -

PORTA IL VANGELO NELL'AMERICA,

I.

Russo dalla tradizione, che il santo Apo


stolo Tommaso abbia portata la luce del Van
gelo a quella porzione di America meridionale,
che dall'Equatore si estende sino al Tropico di
Capricorno incirca, e che riguarda l'Oceano at
lantico. Questa gran parte del nuovo Mondo, che
fu a caso scoperta da Pietro Alvarez Capralis am
miraglio portoghese l'anno 15oo (1), si chiamò
Brasile. Qual sia stata l'estensione del paese, che
scorse l'Apostolo, quali i popoli, che udirono la
sua divina predicazione, quali le Chiese fondate
s'ignora pienamente. Solo si può congetturare con
fondamento, che la predicazione del santo Apo
stolo nell'America fosse stata estesa di molto. Si

(1) Maff. Hist. Indic. lib. II.


I 83

rileva tal cosa dall'andare che fece Esiguara, co


me vedremo, per più di dugento leghe esortando
i popoli a disporsi per ricevere i veri discepoli
di s. Tommaso. Il che fa credere, che per tutto
quel tratto di paese si avesse cognizione di san
Tommaso, rispetto al suo santo nome, inclina
zione a ricevere la dottrina, ed i discepoli del
l'Apostolo. Tutto questo fa credere, che l'Apo
stolo abbia predicato nell'America non solo, ma
anche ad una gran parte di essa.

II.

Per quello poi, che riguarda il fatto della


predicazione di s. Tommaso nel Brasile, egli ha
tutti i caratteri della verità. Imperciocchè è una
tradizione costante, ed universale de Brasiliani
l'aver avuto per Apostolo s. Tommaso; e questa
tradizione, com'è a noi pervenuta, non può aver
altra origine che dalla verità di quell'avvenimen
to, che ricorda. Eccone le memorie. Il P. Ber
nardino di Armenzia Francescano navigando con
cinque de' suoi compagni a Buenos Ayres (*) so
pra flotta spagnuola, quand'ebbe passata la linea
(*) Città spagnuola nell'America meridionale situata alle foci del
Rio de la Plata. -
184

di circa dieci gradi, la tempesta lo buttò a terra


verso occidente, e sbarcò a quella parte di lido,
dove si scarica nel mare il fiume di s. Francesco.
Quel fiume avendo origine nell'interno di Ame
rica, ed attraversando il Brasile da occidente in
oriente, mette foce nell'Atlantico a dieci gradi e
mezzo circa di latitudine meridionale. - Io qui,
» dice il suddetto Padre, ritrovai interpreti di
» questa gente barbara; erano tre cristiani, i quali
» per la lunga dimora quivi fatta parlano bene
» questa lingua. Questi ci raccontarono, che quat
» tro anni avanti uno di questi indiani chiamato
» Esiguara agitato da uno spirito grande, come
» un vate scorrendo per più di dugento leghe ab
» bia predetto, che presto sarebbero venuti dei
» veri cristiani fratelli de'discepoli di s. Tommaso
Apostolo per battezzare tutte le genti; e che
» perciò abbia comandato di riceverli amichevol
» mente, e che nessuno osasse di offenderli. Fu
2)così commossa tutta la nazione alle parole di
» colui, che ci diedero tutti i segni di amore,
X)
e di accoglimento, ci accettarono nelle lor ca
» panne, ci reficiarono con cibi e bevande, e
X)
nettarono con scope le strade, per le quali pas
» savano que de nostri, che erano avanzati alle
» calamità, ed alle disgrazie di quest'ardua spedi
t
185

zione. Di più ammaestrati da colui cantano de'


3)
ritmi e canzoni, nelle quali comanda di osservar
i precetti di Dio, di avere una sola moglie, e
questa lontana dal grado di consanguinità. Que
st'uomo lasciò dopo morte alcuni discepoli, i
quali al nostro arrivo presi da incredibile alle
grezza ci stanno sempre al fianco sino ad esser
ci molesti. E' così grande il numero di quelli,
che presentansi a ricevere il battesimo, che ap
pena una sola persona può bastare per atten
dere a questo ministero senza far altro; e cer
tamente appena si può trovare il tempo di ri
storarsi col sonno, e col cibo. Contenti di una
sol moglie, volontieri contraggono il matrimonio;
ma anche quelli, che si erano accostumati ad
averne molte, danno all'altre il ripudio. I vec
chi, che per la maggior parte arrivano agli anni
cento, abbracciano la Fede con fervore mag
giore, e fanno pubbliche quelle verità, e mas
D)
sime cristiane, che hanno imparate ascoltandole
2) da noi.... = . Così scriveva il suddetto missio
nario a Giovanni Bernal Diaz de Lugo regio con
sigliere nel senato indiano di Valenza in data 1.
- r- o • • e -

maggio 1558. vicino al porto di Don Rodrigo (1).

(1) Wadd. Annal. Minor. ad an. 1538. n. 2.


186

IlI.

Al Padre Bernardino di Armenzia si unifor


ma Stapletonio nel confermare la tradizione, che
hanno gl'Indiani del Brasile intorno a s. Tom
maso Apostolo. - Mi era quasi dimenticato, dice
» quell'autore, che (s. Tommaso Apostolo) ab
» bia predicato l'Evangelio nell'America, ed in
» quel nuovo Mondo occidentale. Imperciocchè
» così scrisse intorno a questa cosa dal Brasile,
» parte citeriore di America, l'anno del Signore
» 1552. il rever. P. Emanuele Nobrega: Gli abi
» tanti, disse, hanno notizia di s. Tommaso, che
» chiamano Zome (cangiato il T in Z secondo
» il proprio dialetto), ed intesero da loro an
» tenati, ch'egli qui facesse un viaggio, ed af
» fermano di vedersi ancora le vestigia del
» l'Apostolo in vicinanza di un certo fiume: il
» che per conoscere più certamente, io stesso
» mi portai sopra luogo, e viddi co' miei propri
» occhi le vestigia assai ben impresse di quat
» tropiedi, e delle dita, le quali talvolta ven
» gono coperte dall'aumento dell'acque. Riferi
» scono poi, che mentre s. Tommaso, lasciata
» quella sponda, fuggiva da persecutori, che lo
187
3
volevano trafiggere, il fiume si dividesse, e
» che per mezzo del medesimo essendo passato
» all'altra riva a piede asciutto, si andasse nel
2)
l'India. Narrano parimente, che le saette, che
D indirizzarono contro di lui, si rivoltassero con
)
tro i saettatori, e che le selve, per cui mezzo
).
passava, cadendo gli aprissero la strada, che
2.
egli avesse anche promesso loro di rivedere
» ancora un'altra volta quelle regioni = . Così
» la lettera di Nobrega. Come poi abbia potuto
» s. Tommaso, anche senza miracolo, aver avuto
» cognizione dell'America, lo insegna con molti
» argomenti Giacopo Navarcha nella sua dottis
» sima lettera asiatica (1) = .
Il P. Giuseppe Rodrigues de Mello portoghese
nel suo poemetto intorno alla coltura della Ma
mioca, detta Radia Brasilica, così espone la tra
dizione, che costantissimamente i Brasiliani ten
gono dell'andata dell'Apostolo Tommaso nella
regione loro:

...... Nemora inde in vasta latentis


Brasilioe, ut fama est, penetrans, radice reperta.
Diceris (Didyme) annonam genti, legesque dedisse.

(1) Tres Thoma tom. IV. pag. 943.


:188

Huc ades, et tua si vestigia pronus adorat,


Brasilia, qui rura colit, tua dona canentem
Dirige; nam, ducete, nostra feliciter ibunt
Sit quamvis implea a via, et salubrosa, Camoenae.

Il suddetto autore aggiugne nelle note a questi


versi, che nel Brasile si mostrano tuttora in vari
luoghi le vestigia dei piedi del santo Apostolo
impressi nelle rupi; ed asserisce sull'autorità del
la cronaca brasiliana del Vasconc. esser costan
tissima fama appresso a popoli del Brasile, che
l'Apostolo san Tommaso sia stato nella regione
loro, e che sia stato il ritrovatore della Manio
ca (1),
L'autore della dissertazione sulla divisione de
gli Apostoli inserita nella raccolta de' Bollandi
sti (2) si fa la dimanda se alcun degli Apostoli
sia passato in America, e si risponde così - Se
» dici, che gli Apostoli non siano passati nel
» l'America recentemente scoperta, risponderemo
» secondo l'opinione di alcuni, che questo nuovo
» orbe è stato noto agli antichi, e che si unisca
» all'Asia per occulte strade, oppure sia almeno

(1) Lib. I. pag. 58.


(2) s III n. 4o tom. IV. Julii pag 15,
189

» separata da quella per mezzo di qualche piccol


2.)
stretto, come diffusamente si sforza di provare
» Tornielli negli annali dell'antico Testamento al
)
º
l'anno del Mondo 1951. dal numero 45. sino al
» 5o. (*). Anzi pensano, che non sia stato man
» cato il ministero degli Angeli per trasportare
))
gli Apostoli in quella parte di Mondo. Così leg
)
giamo di Filippo Diacono (act. v111), che dal
2)
lo spirito, cioè, secondo gl'interpreti, dall'An
y
gelo del Signore fu rapito in Asoto per predi
» carvi il Vangelo. Ma siccome non nego, che
o)
gli Apostoli abbiano potuto penetrare in questo
» paese, così cosa realmente sia avvenuto confesso
» ingenuamente d'ignorarlo; imperciocchè secon
» do la testimonianza del nostro Nicolò del Te
» cho nell'istoria del Paraguay lib. I. cap. xxi.,
» Lipsio, Acosta, Pineda, Solerzano, ed altri pro
» pongono cose più curiose che vere sugli affari
» antichi d'America. Questo consta unicamente,

(1) La scoperta fatta del famoso passo di Bering tra l'Asia e


l'America posto al grado 187. circa di longitudine, e 66. circa
di latitudine settentrionale, ha dimostrato vero il parere di Tor
nielli, ed ha soddisfatto alle curiosità dei geografi, e dei fette
rati, che pensano di poter così spiegare come possa esser stata
popolata l'America. Ma sarà sempre più facile e verosimile il
far derivare i popoli dell'America meridionale da sbarchi o
casuali, o intesi praticati per mezzo del mare Atlantico,
i 9o

» che Dio, il quale vuole, che tutti gli uomini si


» salvino, e venghino alla cognizione della verità,
» non avrà negati a questi popoli, redenti col pre
.• su rº popolº reatº e pre
» zioso sangue di Cristo, i mezzi, co quali potes
» sero conseguire l'eterna salute, avanti che in
2)
questi ultimi tempi
p uomini apostolici
p irrigassero
y)
quella terra col loro sudore e sangue - .

o i IV.

Se la divina Bontà, come deve credersi, non


lasciò mancare a popoli americani i mezzi di fare
la lor salute eterna, certamente ciò sarà stato per
mezzo della Fede, e del predicatori della mede
sima. Così abbiamo da s. Paolo, che dice appren
dersi la Fede per mezzo dell'udito, e ciò non
poter avvenire senza la predicazione (1). Onde si
deve conchiudere, che agli Americani fu neces
sario un predicatore della Fede, e della giustizia
cristiana per fare la lor salute eterna. Quindi la
tradizione de Brasiliani di aver avuto a maestro
nella Fede s. Tommaso non solo non è lontana

(1) Rom. X. 7. 14.


191

dall'improbabilità; ma anzi più che mai si accor


da co principi della religione, e colla verosomi
glianza del fatto. \
Nicolò del Techo non trova negli autori da
lui citati che delle cose curiose, e non vere. Io
non ho potuto esaminare questi autori; però ne'

passi, che ho raccolti per verificare la predi


cazione di s. Tommaso nel Brasile pretendo di
aver trovate delle cose non solo curiose, ma che
sorprendono, e che portano tutto il carattere del
la verità. E non farà sorpresa nel riscontrare negli
Americani al primo vederli, ed udirli, cognizio
ne, e venerazione pel nome di Tommaso, rimem
branza dell'andata dell'Apostolo nel lor paese?
Potrà questa cosa aver origine d'altra radice, che
dal fatto, onde si gloriano? Chi sarà stato nel Bra
sile prima del secolo XVI, a persuadere Esigua
ra, e tutte quelle popolazioni di quanto ci rife
risce il rever. P. Bernardino di Armenzia, ed il
rever. P. Emanuele Nobrega? -

Più che si potrebbe opporre a questo fatto si


è l'ignoranza, in cui si suppongono gli antichi
de paesi presentemente chiamati America, e l'im
possibilità di andarvi a que tempi. Ogni cristiano
mi concederà la strada del miracolo tanto per la
cognizione, che ebbe l'Apostolo di que paesi,
192 º

quanto pel viaggio fattovi, onde uscire da questo


imbarazzo. Ma voglio, che anche un incredulo mi
conceda quel tanto, onde non potermi rinfacciare
l'improbabilità del fatto; ciò basterà per conser
vare tutta la forza a fatti di sopra accennati senza
ricorrere ad un miracolo.

Primieramente mi si concederà, che gli anti


chi conobbero le terre, che ora nominiamo Ame
rica. Questa cognizione non potè aver altra ori
gine che da alcuni marinari, che fecero quel
viaggio o a caso, o ideato, che non importa. Ari
stotele e Seneca furon di parere, che in breve
tempo dalla Spagna si potesse navigare agl'India
ni. Strabone parimente ammette questo viaggio.
Plinio calcola questo spazio, che sta fra la Spa
gna e l'India, per 8578. miglia secondo Artemi
doro, e per 9818. secondo Isidoro. Lo stesso Pli
mio mette un viaggio di 4o giorni per passare
dall'isole Gorgonie, o di Capo-Verde all'Espe
ridi. Così ripete Solino. Ciascun vede, che col
nome d'Indiani, e di Esperidi non si può che
intendere il paese d'America, e quell'isola, che
i Cartaginesi vollero nascosta sotto pena di mor
te, dopo esser stata scoperta da alcuni dei loro
mercanti. Dopo queste cognizioni, che mettono
in chiaro il continente americano, Seneca potè
r95

predire senza esser smentito nella tragedia di Me


dea:
...... Venient annis
Soecula seris, quibus oceanus
Vincula rerum lacet, et ingens
Pateat Tellus, Tiphusque novos
Detegat orbes, nec sitterris
Ultima Thule......

Mi concederanno ancora, che si hanno negli


antichi tempi tre navigazioni dell'Atlantico ricorda
te da Erodoto, da Plinio, da Mela (1). Che se gli
antichi ebbero cognizione delle vaste regioni, che
America poi appellaronsi, ed il mare Atlantico
fu anticamente navigato, ne viene anche per con
seguenza, che il santo Apostolo potesse aver co
gnizione di quel paese, e vi potesse esser andato
solcando quel medesimo mare, che sappiamo aver
scorso anche alcuni altri, e quasi me medesimi
tempi. La qual cosa tanto più mi si dovrà conce
dere se si porrà mente a molti segni, e vestigia
di cristianesimo, alle monete di Augusto Cesare,

(1) Per tutti questi passi di autori si posson vedere le citazioni


della vita di Cristoforo Colombo cap. vII. e x., e Cellario to
mo II della sua geografia antica pag. 979.
13
194

e ad alcune parole meramente latine in America


ritrovate dagli Europei quando vi arrivarono dopo
l'epoca di Colombo (1),

(1) Huet. Demonst. Evang, prop. Iv. cap. vu.


s VIII,
M A R TI RIO -

DI S. TOMMASO APOSTOLO
1E

MEMORIE INTORNO ALLE SUE SACRE


RELIQUIE.

I.

Qaese. sia certa cosa, che il santo Apo


stolo Tommaso abbia sigillata la Fede cristiana
collo spargimeuto del proprio sangue; tuttavia non
mancò chi la negasse. Così fece Clemente d'Ales
sandria scrivendo contro Eracleone eretico valen
tiniano (1). Però son tante, e sì autorevoli le te.
stimonianze, che abbiamo del martirio del santo
Apostolo, che non lasciano alcun dubbio sopra
tal fatto. Lo ricordano s. Gregorio di Tours (2),

(1) Strom. Iv. pag. 5o2.


tº) De glor. martyr. l. I, c. Xxxn.
196
s. Astesio di Amasia (1), Teodoreto (2), e molti
martirologi da noi citati di sopra (3). Di più Ip
polito (4), e Gregorio Bar-Ebreo aggiungono an
che il sito, dove soffri il martirio, che fu a Cala
mina (5). Cancellotti sull'autorità di Ribadineira, e
di Onofrio Panvinio colloca il martirio dell'Apo
stolo nell'an. LXXV. di Cristo Signore (6). Ciac
conio nelle vite de Sommi Pontefici fa avvenire
il martirio di s. Tommaso l'anno VII. del Pon
tificato di s. Lino (7), che corrisponde all'anno
LXXVI. del Signore.
Due secoli e mezzo circa dopo il martirio le
preziose reliquie di Tommaso furono trasportate
dal luogo del martirio ad Edessa, città di Meso
potamia (*). Questa traslazione è assai rinomata
-

(1) Orat. X. pag. 196.


(2) Lib. VIII. pag. 6or.
(3) S. V. cap. II.
(4) Cotell. PP. Apost. tom. I. pag. 585.
(5) Cron. Syr. par. III. c. 1. apud Assem. B. O. par. II. tom. III.
(6) Annal. Marian. pag. 612.
(7) Tom. I. colun. 85.
(*) Edessa si chiamò anche Jerapoli, Bambyces, e da Siri Magog.
Quivi eravi il tempio della Dea Siria detta Atergati, famoso per
tutto l'Oriente a cagione degl'infiniti tesori saccheggiativi da
Crasso ( Hist. Univ. tom. X. pag. 394.). Questa città divenne
assai più famosa di poi col ricevere la Fede di Cristo al tempo
del re Abgaro, che fu battezzato da s. Taddeo discepolo del
i 97
me fasti della Chiesa; poichè la ricordano i mar
tirologi romano, di Usuardo, di Adone, gli agio
grafi di Girolamo, Beda, e tutti quegli altri, che
si possono vedere al S IV. cap. III. di quest'opu
scolo. Alcuni di questi monumenti la ricordano
il giorno 5 di luglio, ed alcuni altri il dì 19 di
dicembre. Difficile si è il precisare il tempo, in
cui avvenne tal traslazione delle reliquie dell'Apo
stolo. Alduino nelle aggiunte al Ciacconio asse
risce, che secondo alcuni scrittori sia avvenuta
l'anno di Cristo 256., che fu il quarto di Pon
ziano, e terminata la guerra di Persia (1). Dal
l'orazione dell'anonimo, attribuita al Grisosto
mo (2), fatta in lode del santo Apostolo si rileva,
che avanti il IV secolo il corpo di lui era già
ad Edessa. La persecuzione, che appunto intorno
a questo tempo si suscitò contro i cristiani del
Coromandel, onde dovettero fuggire, favorisce
r v

l'Apostolo Tommaso, e coll'accogliere con frutto non meno,


che con magnificenza le reliquie dell'Apostolo d'Oriente. Il
poeta Venanzio Fortunato fa menzione di quelle reliquie ad
Edessa (lib. VIII. cap. VI.).

Producens Thomam munus Edessa pium.


(1) Ibidem.
(2) Tom. VI. hom. XXXII.
198
l'epoca accennata della traslazione di san Tom
maso. E' assai verosimile, che i fedeli posti nella
necessità di abbandonare la lor patria, seco al
men recassero le sacre spoglie del carissimo lor
Apostolo. -

Oltre questa traslazione delle sacre reliquie del


l'Apostolo Tommaso famosa nei fasti del cristiane
simo, altre tre se ne ricordano dagli autori. La pri
ma è quella da Edessa a Costantinopoli. I Greci
pretendono di aver avuto sotto il regno di Leone
il saggio il corpo di s. Tommaso a Costantino
poli (1); dove si sa pur anche, che in onore del
santo Apostolo vi fu eretto un magnifico tem
pio (2). L'altra è quella da Costantinopoli ad Qr
tona città d'Italia, della qual traslazione è da e
dersi il libretto di G. Battista Ortonese, che ne
parla, e -

II.

L'ultima traslazione delle reliquie di s. Tom


maso Apostolo, che venga ricordata dagli scrit
tori, è quella da Meliapora a Goa fatta l'anno

(1) Combeſis auct. III. pag. 486.


(2) Kalend. CC. tom. I. pag. 181,
i 99

1525., secondo il Waddingo, a tempi di Giovan


mi II re di Portogallo. Si son ricordate al S IV.
ap. vi di quest'opuscolo l'invenzione di queste
reliquie fatta l'anno 1521. a Meliapora da Por
toghesi, e la traslazione da quel luogo due anni
dopo a Goa per mezzo del vicerè Costantino di
Braganza, che ad onore del santo Apostolo eresse
una magnifica chiesa. Questo fatto cancella quan
to si è detto delle traslazioni ricordate nel nu
mero precedente. Qui gli autori si dividono. Al
cuni stanno per la traslazione di Edessa, altri per
quella recente di Goa. Pagi(1), Valesio nelle note
alla storia ecclesiastica di Eusebio, dove si trova
l'istessa cantilena, che fa Pagi (2), Tillemont,
Combeſis (5) si oppongono assolutamente alla tras
lazione di Goa. Questi autori contrari alla predi
dicazione stessa dell'Apostolo nell'India gangetica
doveano molto più opporsi a questa traslazione,
che suppone avvenuto il martirio dell'Apostolo in
quell'India. Tuttavia niente in lor favore posson
ricavare da quest'opposizione; poichè o siano sta
te trasportate ad Edessa nel III secolo, o a Goa

(1) Ad an. 327. n. 9. pag. 421.


“(2) pag. 718.
ſ3) Locis citatis.
200

nel XVI le reliquie dell'Apostolo, sarà sempre


vero, che sono state tolte dall'India gangetica,
come si è sufficientemente dimostrato. Il cardi
male Baronio vorrebbe conciliare questi due fatti,
uno, che esclude l'altro, col dividere le reliquie,
assegnandone metà per parte (1). Da quanto si è
esposto pare, che questo parere non quadri in
tutto; ed io lascierò in silenzio questa cosa così
oscura, che in niente si oppone a quanto si è
preso a provare in quest'opuscolo.

III,

La predicazione estesissima, l'opere sorpren


denti, e l'innumerevoli conversioni alla Fede cri
stiana fatte dall'Apostolo s. Tommaso nelle vastis
sime regioni asiatiche, ed americane cagionarono
nell'animo di quelle numerosissime nazioni una
idea sì sublime e maravigliosa del santo Aposto
lo, che dura da tanti secoli, nè il tempo potrà
mai cancellare. Il nome di Tommaso sarà sempre
venerato e glorificato dalle nazioni della Terra
a

(4) Not ad martyr. rom. 3. Julii pag. 325,


noi

anche le più lontane. Gli eretici stessi si servi


rono di questo nome sì caro e prezioso a popoli
orientali per ingannarli. Tant'erano persuasi della
venerazione delle nazioni pel nome di Tommaso.
Testimoni della divozione degli Orientali tutti per
san Tommaso sono i maestosi templi, che a suo
onore si vedevano innalzati a Meliapora, ad Edes
sa, a Costantinopoli; testimoni il concorso gran
dissimo per celebrare le solennità in suo onore
istituite, ed i frequenti e lunghissimi pellegrinaggi
intrapresi per venerare le sante sue reliquie, o al
tri luoghi degni di venerazione o pel martirio, o
per la dimora del santissimo Apostolo. I sacrifizi,
che incessantemente celebravansi ogni giorno nel
la chiesa di san Tommaso di Edessa, mostrano,
avendo riguardo a que tempi, un concorso innu
merevole di divoti, che cotidianamente portavansi
colà. Niente meno è sempre stata l'ammirazione,
che hanno per l'Uomo divino i popoli dell'India,
dove egli terminò con glorioso martirio la sua
maravigliosa missione. Tanto negli antichi tempi,
quanto al presente a stuoli innumerevoli portansi
d Meliapora per venerare quella terra, ch'è stata

tinta, e bagnata col sangue del suo martirio. I fe


deli di Europa in arrivando a lidi indiani ammi
rarono in que popoli tanta divozione pel santo
2O 2

Apostolo, onde vederli fare da tre cento e più mi


glia attraverso ad erte montagne per portarsi al
picciolo, ed al gran Monte, luoghi consacrati alla
memoria, ed alla gloria del Santo. I gentili stessi
di quella regione conservano cara la memoria del
santo Apostolo Tommaso, ed ammirano con ri
spetto grande la rarità delle sue eroiche virtù. In
somma la predicazione del santo Apostolo fu sì
luminosa e grande in tutto l'Oriente, fece un col
po sì profondo nella mente e nel cuore di quel
popoli, onde non venire più ottenebrata, o can
cellata dalla loro memoria. -

- , - , ti - e IV.

i -, - -

Eccoci alla fine dell'opuscolo, in cui mi son


studiato di mettere in chiaro i viaggi, e la pre
dicazione di s. Tommaso, uno de'dodici Apostoli
di Gesucristo nostro Signore; una di quelle do
dici colonne, sulle quali fu fondata divinamente
la Chiesa cattolica, della quale Pietro fu la pietra
fondamentale, ed il centro dell'unità; uno di que”
dodici astri risplendentissimi, che dissipando dal
la faccia della Terra le tenebre della gentilità,
ao3

l'illuminarono colla luce nobilissima della Fede.


Abbiam veduto quest'astro, cui almen nella mas
sima parte furon assegnate le nazioni della zona
torrida d'illuminare nella Fede, a scorrerle da
un punto all'altro malgrado i sommi ostacoli. I
discendenti d'Ismaello, ossian gli Arabi, popoli
numerosissimi, per mezzo dell'Apostolo Tommaso
ricevettero la benedizione divina, e rientrarono
negli avventurati diritti d'Isacco. L'impero dei
Parti, che altiero e forte si oppose costantemente
alla forza romana, per mezzo del nostro Apostolo -

piegò il collo al giogo soave dell'evangelica leg


ge. Molte provincie di quel vastissimo regno si
gloriano di averlo avuto a maestro nella Fede, e
di avervi lasciato il prezioso deposito della divina
dottrina, e la successione del sacerdozio. Lo ab
biam veduto a chiamare al seno della nascente
Chiesa gl'Indiani del Gange, a rassodarli nella
Fede collo spargimento del proprio sangue, e coi
meriti del martirio. I popoli ancor più orientali,
e gli ultimi sulla faccia della Terra, cioè i Sini,
furono dall'Apostolo visitati, illuminati, convertiti.
Ed in quella guisa, che il sole illuminando tutto
il globo l'estensione del mare non rallenta il suo
corso nel portare la luce alle diverse parti della
Terra, così l'immensità dei mari non potè tratte
2o4

nere il passo a Tommaso. Egli avanzandosi o per


ministero degli Angeli, o sopra fragil legno a
quella parte di Mondo, ch'è quasi alla nostra op
posta, portò il prezioso tesoro della Fede agli
Americani stessi. Quest'uomo ha veramente messe
in pratica quelle portentose azioni, che fra gen
tili non furono che lo sforzo dell'immaginazione.
2o5

COMPENDIO
DELL' OPUSCOLO

S. I.

PRELIMINARE.

U l Pag.
TrzITA della cognizione del viaggi, e
della predicazione de santi Apostoli » ,
II.

Notizie di s. Tommaso Apostolo prima del


la sua predicazione. . . . . . . . . . . » o
III.

Idea generale de viaggi di san Tommaso


ne paesi degli Arabi, de Persiani, de
gl'Indiani, de'Sini, e degli Americani » 15
Iv.
Probabilità de viaggi dell'Apostolo dedot
ta dalla storia. . . . . . . . . . . . . . » 17
2o6 -

V.
Probabilità de viaggi dell'Apostolo dedot
ta dalla geografia . . . . . . . . . . Pag. 2O

- VI.
Viaggio marittimo dell'Apostolo all'India
secondo il P. Maffei, ed altri . . . . »
VII.
Viaggio terrestre dell'Apostolo all'India se
condo il P. Kirker . . . . . . . . . . . X)

VIII.
Sentimento di Renaudot, e di Assemani
contrario al viaggio esposto da Kir
fer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . )) 28

-
S. II.
SAN TOMMASO APOSTOLO PREDICA
NELL' INDIA ETIOPICA.

I.
- ,

MOescrizione dell'India etiopica, ossia


Arabiaſelice . . . . . . . . . . . . . . . 2) 5o
- II.

Prove della predicazione di s. Tommaso


nell'India etiopica. . . . . . . . . . . 2)
poi

III.

Altra prova di tal predicazione dedotta


dalla tradizione degl'isolani di Soco
torà. . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 56
- IV.

Risposta alle difficoltà della suddetta pre


dicazione, che s'incontrano in Samuele -
Basnagio, ed in Tillemont. . . . . . . » 58
V.
Risposta alle difficoltà, che fa Assemani
alla suddetta predicazione dell'Aposto
lo . . . . . . . . . . . . . . º - e º • • e X2 4

S. III.
PREDICAZIONE
DI S. TOMMASO APOSTOLO NELL'IMPERO
DE' PARTI.

I.

AOescrizione dell'impero parziano . . » 43


II. -

Testimonianze degli autori della predica


zione del santo Apostolo nell'impero
parziano . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45
208

III.

Provincie particolarmente nominate per aver


avuto Tommaso a maestro nella Fede,
cioè Parzia propriamente detta, e Per
. . . . . . . . . . Pag.
sia. . . . . . . . . 48
IV. a

Media, Mesopotamia, Mosul, Babilonia, e


Caldea provincie dell'impero parziano
illuminate nella Fede dall'Apostolo . » 5
V.

Carmania, Ircania, Battria, e Margiana


altre provincie del suddetto impero, al
le quali Tommaso portò la luce del Van
gelo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56
VI.

Nabatéa, Nisibin, ed Ussitide provincie del


lo stesso stato parziano ricordate come

parti della predicazione dell'Apostolo»


VII.

Shi fossero i Magi, cui affermasi aver pre


dicato s. Tommaso. . . . . . . . . . . 3)
65
, - VIII.

Risposta alle opposizioni di Fiorentini, e di


Assemani alla parola Magi, e ad Ermia
Sozomeno, che esclude dalla Parzia la
predicazione degli Apostoli . . . . . . » 67
2o9

S. IV.
PREDICAZIONE
DI SAN TOMMASO A POSTO LO
NELL'INDIA GANGETICA.

I.

Descrizione dell'India gangetica.. Pag. 71


II.

I Padri della Chiesa Latina confermano la


predicazione di s. Tommaso nell'India
gangetica. - . . . . . . . . . . . . . . . 2)
III. -

I martirologi della Chiesa Latina provano


la stessa predicazione . . . . . . . . . » 77
IV.
I Greci, ed i Sirj confermano la predicazio
ne dell'Apostolo nell'India gangetica » 79
V.
Continuazione dello stesso argomento. . » 85
VI.
Invenzione del corpo di s. Tommaso Apo
stolo nella città di Meliapora. . . . . x) 88
at 2
31 o

vII.
Miracoli e profezie fatte dall'Apostolo a Me
liapora . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 94
VIII.
Descrizione del piccol Monte di Meliapora,
luogo di divozione verso l'Apostolo.. » 98
- - IX. - -

Descrizione del gran Monte di Meliapora,


altro luogo di divozione verso l'Aposto
lo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » I o4
X. ' ' -

Di Calamina, luogo dove l'Apostolo soffrì


il martirio. . . . . . . . . . . . . . . . . » 1 o6
e XI. . .

Risposta agli avversari del termine Calami


lla . . . . . . . . . . e - e e o e e e s e e )) I I I

- - -- XII. -

De cristiani dell'Indie detti di san Tomma


SO . . . e e o - e « e
- a e e e e e X) 1 15
- XIII. -

Conchiusione del paragrafo. . . . . . . . » 122


2 I p

- --
- - -
- -

. - S. V. - - - - . . . .
-
;

, , RIS P O STA . , , ,
AGLI AVVERSARJ DELLA PREDICAZIONE
DI SAN TOMMASO APOSTOLO
NELL'INDIA GANGETICA.
- ,
. . ,
I, i
- A - - - - - - - -e

ISentimento di Fiorentini, di Tillemont,


di Calmet, e di altri contrario alla pre
dicazione di s. Tommaso Apostolo nel
l'India gangetica . . . . . . . . . . Pag. 125
II.

I Padri non ebbero un'idea confusa del


termine India. . . . . . . . . . . . . . . » 128
- - III.

La supposta confusione della voce India


niente giova alla pretesa di Tillemont» 155
IV.

Il timore di Tillemont di prendere Tomma


so manichèo, o Tommaso nestoriano in
vece di Tommaso Apostolo per autore
del cristianesimo dell'Indie è inutile. » I 53
2 I2

- V.

Il manicheismo non entrò nell'India gange


tica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag.
VI.

I cristiani di s. Tommaso non possono aver


origine da Tommaso nestoriano. . . . »
VII.

- Risposta a Pagi, che reputa finzione la tra


dizione degl'Indiani. . . . . . . . . . . x)
VIII.

Risposta alle ridicole opposizioni, che fa Sa


muele Basnagio alla predicazione di s.
Tommaso Apostolo nell'India gangeti
Ca - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - º 152
4 -

- - - IX.

Continuazione dello stesso argomento. . » 158


X.
JRisposta alle difficoltà di Giacopo Basna
gio contro la suddetta predicazione. » 165
S. VI.
PREDICAZIONE
DI SAN TOMMASO APOSTOLO
NEL PAESE DE SINI,

I. a
- -

Descrizione del paese de Sini. . . Pag. 165


II. - - - -

Monumenti della predicazione dell'Aposto


lo nel paese de Sini.. . . . . . . . . . 169 2)

III. º

Altri autori moderni ricordano la predica


zione dell'Apostolo nella regione sud
detta. . . . . . . . . . . . . . . . . • - e o
174
e IV.

Risposta alle opposizioni di Renaudot, di


Assemani, e de Bollandisti. . . . . . . D)
175
V.
Viaggio del santo Apostolo a Gerusalemme
per assistere al funerale della beatissi
ma Vergine Maria. . . . . . . . . . . . ))
179
2l4

S. VII.
SAN TOMMASO APOSTOLO
PORTA IL VANGELO NELL'AMERICA,
- - , º a r

I.

v,
ADescrizione del Brasile. . . . -
. . . Pag. ºa
º
- - . - - .. . II. 2. - - - - º, º
Monumenti della predicazione dell'Aposto
le nel Brasile, » 183
IlI. . . ..
Continuazione dello stesso argomento. . » 186
IV.
Risposta alle difficoltà, che si fanno all
i predicazione, di s. Tommaso nell'Ame-,
rica. . .... ........ - - -
. 9°
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- - - - - - - - -
s VIII.
MI A R TIR I O
DI S. TOMMASO APOSTOLO
E

MEMORIE INTORNO ALLE SUE SACRE


RELIQUIE.
I.

Ma, del santo Apostolo, traslazione


delle sue reliquie dall'India ad Edes
sa, e da Edessa a Costantinopoli, e po
scia ad Ortona . . . . . . . . . . . Pag.
II.

Altra traslazione delle reliquie dell'Apo


stolo da Meliapora a Goa, e sentimenti
degli autori sopra queste diverse trasla
zioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2)
198
III.

Gloriosa memoria di s. Tommaso Apostolo


per tutto l'Oriente. . . . . . . . . . . . » 2O O

IV.
Bpilogo di tutto l'opuscolo. . . . . . . . . X) 2O 2

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- Osterreichische Nationalbibliothek -

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