LA SPAGNA NEL ‘400
➜ Anche la Spagna stava andando verso le monarchie nazionali:
● regno di Granada
● regno di Castiglia e Leon
● regno di Aragona
● regno di Navarra
I due regni più importanti (Castiglia e Aragona) cercarono di unirsi, ma vennero ostacolati
dalla piccola nobiltà, formata da Caballeros e Hidalgos, che temevano di perdere il potere
e dunque oppongono resistenza; questi godevano di privilegi concessi loro dai sovrani
durante la reconquista.
Esistevano inoltre le cortes, assemblee convocate dal Re che riunivano clero, aristocrazia
e rappresentanti delle città, e queste decisero di non unire i due regni.
Il regno di Aragona era una federazione che comprendeva: Aragona,Catalogna, Valencia e
Maiorca, e alla fine del Duecento, la monarchia aragonese, grazie alla posizione
geografica vantaggiosa, riuscì a conquistare la Sicilia, e successivamente nel 1442
conquistò il Regno di Napoli.
Nel 1469 Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona, si sposarono e, anche se non
unirono mai completamente i due regni, assunsero il governo di tutta la Spagna.
Questi due sovrani si presentarono come difensori della fede cattolica:
- Rilanciarono il termine Reconquista;
1492 -> conquistarono Granada, che era l’ultimo territorio della penisola Iberica in
mano ai Mussulmani
1512 -> conquistarono il Regno di Navarra, e con questo la Spagna si unificò
completamente
- Mettono in atto persecuzioni contro le minoranze, mussulmani ed ebrei, obbligando
i primi a convertirsi al cristianesimo, e i secondi li cacciarono dalla penisola, li
obbligarono a diventare conversos:
● MORISCOS -> sono i mussulmani convertiti, che furono perseguitati per il
solo fatto di usare la lingua araba.
● MARRANI -> ebrei che fingevano di essere convertiti; marrani=giovani porci,
in quanto loro li prendevano in giro perchè non potevano mangiare carne
suina.
Tra il 1478 e il 1483 i tribunali dell’inquisizione vennero riorganizzati, e venne affidato il
compito di inquisitore a Thomas de Torquemada; la condanna dell’inquisizione veniva
eseguita pubblicamente con un rituale chiamato autodafé, ovvero atto di fede.
MAOMETTO II E LA CONQUISTA DI COSTANTINOPOLI
➜ Nel 1451 divenne sultano Maometto II, conosciuto come “il conquistatore”, che
preparò fin da subito l’assedio di Costantinopoli. L’assedio della città cominciò il 6 aprile
1453, e dopo due mesi di assedio Costantinopoli si arrese, il 29 maggio 1453; questo
portò alla caduta dell’impero romano d’Oriente. Costantinopoli fu rapidamente trasformata
in una città islamica, e il suo nome diventò Istanbul.
Maometto II dava segni molto chiari della sua volontà di espansione, e questo spaventava
molto la Repubblica di Venezia, e grazie alla pace di Istanbul del 1479, riuscì a trovare un
accordo con i Turchi: Venezia rinunciava ad alcuni possedimenti e accettava di pagare
ogni anno ai Turchi un tributo, in cambio ai cittadini Veneziani fu riconosciuto il diritto di
commerciare liberamente in un impero che si stava espandendo molto velocemente.
Il sultano ritenne del tutto naturale progettare di riconquistare anche l’Italia e Roma e nel
1480 attraversò l’Adriatico e assediò Otranto ma Maometto morì improvvisamente nel
1481 e il progetto di conquista dell’Italia morì con lui.
IVAN III IL GRANDE
➜ Nel 1472 il principe Ivan III il grande sposò Zoe Paleologa, nipote dell’ultimo imperatore
bizantino. La Russia si presentò così come “terzo impero” dopo quello di Roma e di
Bisanzio.
Nel corso del suo lungo regno, durato 43 anni, Ivan III quadruplicò il territorio sotto il suo
controllo, sconfiggendo definitivamente i Mongoli dell’Orda d’Oro e i Lituani e facendosi
riconoscere sovrano di tutte le “Russie”.
Nel 1497 emanò un codice di leggi chiamato Sudebnik, in cui tolse molto potere
all’aristocrazia; il codice del suo potere fu il cremlino, un immenso recinto con mura
lunghe circa 3 km, al cui interno si trovava il palazzo reale e 4 chiese.
LE SIGNORIE CITTADINE ITALIANE
➜ Dalla fine del Duecento, in molti comuni italiani si iniziò a sentire l’esigenza di
sperimentare un regime politico alternativo, nasceva dal bisogno di risolvere i problemi
che affliggevano la città alle prese con la crisi economica del Tardo Medioevo. I cittadini
trovarono una soluzione in alcuni casi attraverso il prolungamento delle cariche, talvolta a
vita.
Si sperava che affidare per un periodo più lungo il governo a una sola persona avrebbe
garantito una certa stabilità alla città. Iniziò così un processo di “personalizzazione” della
politica. La signoria nacque per volontà di tutti i cittadini, e questo sistema di governo
divenne sempre più diffuso nell’Italia centro-settentrionale nel corso del Trecento.
Nel Trecento la fase di crisi dei poteri universali e l’inasprimento dello scontro tra guelfi e
ghibellini lasciarono ampi margini di manovra politica al signore, che trasformò il sistema
di governo comunale creando nuovi organi posti direttamente sotto il suo controllo. Dal
punto di vista militare, sostituì le milizie cittadine con le compagnie di mercenari, e
l’esercito divenne il soldo diretto del signore. Inoltre trasformò la propria corte in un
raffinato centro di cultura.
Egli non si accontentò più dell’appoggio dei cittadini, ma volle che il suo ruolo fosse
legittimato dall’imperatore o dal papa, e ciò avvenne con la carica del vicariato; il signore
ricevette così un titolo nobiliare.
GLI STATI REGIONALI: MILANO, VENEZIA E FIRENZE
➜ L’Italia centro-settentrionale era caratterizzata da una folta schiera di comuni e signorie
cittadine. Al centro, si estendeva lo Stato della Chiesa, il trasferimento della sede papale
ad Avignone aveva fatto riemergere al suo interno i potentati locali. L’Italia meridionale era
divisa tra Angiò e Aragonesi, e la tendenza all’espansionismo li vide contrapporsi in
frequenti guerre.
IL DUCATO DI MILANO
➜ Le vicende politiche della città furono a lungo caratterizzate dalla lotta tra le famiglie
dei Della Torre (guelfi) e dei Visconti (ghibellini). Dopo la battaglia di Desio del 1277, lo
scontro per il potere tra le due famiglie ebbe fine nel 1311, quando i Visconti furono
riconosciuti vicari imperiali da Enrico VII.
La massima estensione territoriale di Milano si ebbe con Gian Galeazzo Visconti, che
governò la città ottenendo nel 1395 dell’imperatore il titolo ereditario di Duca. Gian
Galeazzo si spinse fino in Toscana, arrivando a minacciare Firenze.
Il potere fu conquistato nel 1450 da Francesco Sforza, un condottiero che nel 1441 aveva
sposato Bianca Maria Visconti, con lui ebbe inizio a Milano una nuova dinastia signorile
destinata a governare il ducato, con alterne vicende, fino al 1535.
LA REPUBBLICA DI VENEZIA
➜ Venezia conservò un ordinamento repubblicano e assunse tuttavia un carattere più
oligarchico. Se nel XIII secolo la vocazione di Venezia era tutta marittima e mercantile, nel
XIV secolo la Repubblica avviò una politica di espansione sulla terraferma, alla fine del XV
secolo Venezia arrivò ad affiancare un ampio stato inglobando entro i propri confini i
territori del Veneto, del Friuli, dell’Istria, della Dalmazia e anche parte della Lombardia.
Nel 1428 la Repubblica di Venezia aveva costruito uno Stato regionale esteso su parte del
Veneto e della Lombardia e dell'Istria e sulla Dalmazia.
LO STATO TERRITORIALE FIORENTINO
➜ Dal 1400 in poi Firenze era una città molto popolosa e fiorente. A livello politico
manteneva l’organizzazione comunale così com’era stata istituita nel 1282. Le lotte interne
al Comune non cessarono, e si scatenò una lotta tra le famiglie dei Cerchi e dei Donati, e i
guelfi si divisero in due gruppi: guelfi neri alleati con i Donati e i guelfi bianchi capitanati
dalla famiglia Cerchi.
Tra le famiglie fiorentine più influenti ci furono i Medici; Cosimo de’ Medici riuscì abilmente
ad ottenere sempre maggiore prestigio e potere in città, ne fu alla guida per trent’anni, dal
1434 al 1464, durante i quali, pur mantenendo formalmente in vita le originarie istituzioni
comunali, trasformò Firenze in una Signoria assegnando tutti i posti chiave
dell’amministrazione a uomini di sua fiducia.
L’ITALIA DEI “PICCOLI STATI”
➜ Oltre ai tre grandi stati, in Italia si trovavano anche dei piccoli staterelli:
- La Repubblica di Genova, governata da un’oligarchia in cui il potere era gestito da
un piccolo gruppo di persone.
- Il marchesato della famiglia Gonzaga a Mantova, si imparentarono con le famiglie
più potenti della scena europea. La loro corte fu una delle più splendide del
Rinascimento italiano.
- Il ducato di Urbino, governato da Federico Montefeltro, che sebbene fosse una
corte molto piccola, ebbe un ruolo di primo piano durante il Rinascimento.
- Altri domini importanti furono quelli dei Malatesta a Rimini, che erano condottieri
che avevano combattuto per il Papa.
- Dal Duecento si affermò la dinastia d’Este a Ferrara
- I domini dei Savoia, a cavallo delle Alpi tra Francia e l’attuale Piemonte.
LO STATO DELLA CHIESA
➜ Durante la permanenza dei papi ad Avignone, si manifestò la natura composita dello
Stato della Chiesa. La città di Roma, dovette affrontare molte difficoltà dovute al venir
meno di tutte quelle attività legate alla Curia sulle quali basava gran parte della loro
fortuna economica. Durante l’assenza del Papa ci fu una serie di duri conflitti tra i baroni, e
anche tra le famiglie nobiliari che erano schierate dalla parte degli Orsini o dei Colonna, si
affrontarono in sanguinosi scontri.
Cola di Rienzo era un notaio che si pose a capo del movimento popolare della città. Preso
il potere riuscì inizialmente a frenare la prepotenza dei baroni e a stabilire nel comune un
governo di stampo popolare. Man mano però emergeva anche la sua incapacità di gestire
la città, e per questo si procurò in poco tempo molti nemici anche tra il popolo che lo
aveva sostenuto; i baroni riuscirono a pilotare contro di lui una sommossa e a cacciarlo
dalla città.
IL REGNO DI NAPOLI
➜ Nel sud dell’Italia, la pace di Caltabellotta del 1302 aveva stabilito la separazione fra il
regno di Napoli, retto dagli Angiò e il regno di Sicilia, in mano agli Aragona. La dinastia
degli angiò si estinse nel 1435, quando l'ultima regnante angioina morì senza eredi. Ne
approfittarono gli Aragona e nel 1442 il re di Sicilia Alfonso V riuscì a impossessarsi del
Regno di Napoli e lo unificò al Regno di Sicilia.
Nel 1485 venne ordita contro Ferdinando I d'Aragona la cosiddetta “congiura dei Baroni”.
Nel corso del XIV secolo il potere feudale dei Baroni si consolidò attraverso nuove
concessioni regie e condizionò a lungo e irreversibilmente la vita del Meridione,
specialmente nelle campagne dove i cittadini vivevano già in condizioni di estrema
povertà.
LA POLITICA DELL’EQUILIBRIO
➜ A metà del Quattrocento, la situazione politica dell'Italia si stabilizzò. Ciò fu possibile
grazie alla Pace di Lodi del 1454: su iniziativa di Papa Niccolò V venne sottoscritto un
accordo che definiva i rispettivi confini degli stati italiani. Il documento riconosceva
legittimo Duca di Milano Francesco Sforza, il dominio di Venezia sulle città lombarde di
Bergamo e Brescia e la costituzione di una lega Italica che riuniva tutti i principali stati
italiani (Milano, Venezia, Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli).
La caduta del millenario impero di Bisanzio nel 1453 determinò la scelta degli stati italiani
di porre fine agli scontri.
Con la Pace di Lodi si creò nella penisola una situazione di equilibrio destinata a durare
per circa cinquant’anni, fondata sulla volontà comune di tutti gli stati di limitare gli scontri
e di non assumere una posizione di predominio sugli altri, per raggiungere questo obiettivo
fu favorita la costituzione di reti diplomatiche e di alleanze reciproche.
LORENZO IL MAGNIFICO
➜ Dopo la Pace di Lodi, custode dell'equilibrio politico tra i vari stati territoriali italiani fu
Lorenzo de’ Medici;nel 1478 fu ordita la congiura dei Pazzi nel quale perse la vita Giuliano,
fratello di Lorenzo mentre quest'ultimo sopravvisse per miracolo. La congiura dei Pazzi
creò le premesse per il rafforzamento del potere personale di Lorenzo, che attuò una
spietata repressione contro tutti gli oppositori.
Lorenzo fu “l'ago della bilancia” dell'equilibrio italiano perché riuscì a controllare le
ambizioni dei diversi stati della penisola, perseguendo l'alleanza con Milano, Venezia e con
il Regno di Napoli. Lorenzo morì una data quasi simbolica, il 1492 lo stesso anno in cui
Cristoforo Colombo scoprì l'America.
LA PRIMA FASE DELLE GUERRE D’ITALIA
➜ L'equilibrio che si raggiunse con Lorenzo il Magnifico fu un equilibrio precario fondato
sul timore. Carlo VII (re di Francia) reclamava il possesso del Regno di Napoli, e nel 1494
approfittò del debole equilibrio tra gli stati italiani e rispose alla chiamata del reggente del
Ducato di Milano, Ludovico Sforza che sperava in un suo intervento per liberarsi dal nipote
Gian Galeazzo, genero del Re di Napoli e signore di Milano.
Prima di raggiungere la penisola, Carlo VIII aveva preventivamente costruito un sistema di
alleanze, nel tentativo di assicurarsi il non intervento sia del re di Spagna Ferdinando il
Cattolico, sia dell'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo. Nel 1495 Carlo VIII occupo Napoli,
e si venne a creare un fronte contro i francesi, chiamata Lega Antifrancese del quale
fecero parte Venezia, Milano, Stato della Chiesa, Impero Germanico e Spagna. Carlo si
trovò isolato e fu rimandato in Francia nel 1495 dopo la battaglia di Fornovo.
SAVONAROLA
➜ Piero de' Medici aprì le porte della città di Firenze a Carlo VIII e gli permise di occupare
alcune fortezze; il suo atteggiamento arrendevole causò una crisi politica, venne espulso
da Firenze e fu istituito un nuovo governo, la Repubblica Fiorentina.
Inizialmente fu guidata dal frate Girolamo Savonarola che trasformò la predicazione
devozionale in un originale progetto politico di stampo evangelico; il suo progetto trovava
espressione principale nell'opposizione al regime di oligarchico dei Medici e nella
condanna più rigorosa del lusso e della corruzione del clero e dei Medici stessi.
Il frate mise al centro del governo cittadino il “consiglio grande”, che promosse
l'approvazione delle leggi suntuarie, dei provvedimenti con cui si cercava di organizzare o
limitare la manifestazione della ricchezza di particolari ceti sociali.
Nel 1498 Savonarola fu scomunicato e condannato a morte, poiché era odiato da tutti e a
capo delle ostilità contro di lui c'era Alessandro VI.
LUIGI XII
➜ Il nuovo re di Francia Luigi XII rivendicò il possesso del Regno di Napoli e aggiunse
nuove pretese sul Ducato di Milano. Lui si accordò con la Repubblica di Venezia, che
desiderava consolidare e accrescere i propri possedimenti nell'entroterra e con papa
Alessandro VI il quale cercava di favorire la creazione di uno Stato nell'Italia centro
settentrionale per suo figlio Cesare Borgia, detto il Valentino.
Il sovrano francese conquistò rapidamente il Ducato di Milano, si accordò con Ferdinando
II il Cattolico per spartirsi il Regno di Napoli. Il loro patto entrò subito in crisi e l'intero
Regno di Napoli fu inglobato nei territori della corona di Spagna. Questa nuova divisione
fu ratificata dal trattato di Lione del 1504.
GIULIO II
➜ Giulio II venne eletto Papa nel 1503, e appena eletto si preoccupò di ristabilire il suo
dominio sui territori dello Stato pontificio conquistati da Cesare Borgia. Per ridimensionare
il potere della Repubblica veneziana, il papa promosse la lega di Cambrai del 1508, a cui
parteciparono Francia, Spagna, Impero, Principato di Ferrara e Principato di Mantova. Nel
1509 Venezia fu duramente sconfitta ad Agnadello, ma riuscì a portare dalla sua parte la
corona spagnola e Giulio II. In risposta alla spregiudicata azione diplomatica del Papa,
Luigi XII lo fece deporre. La reazione del Papa non si fece attendere infatti costituì un
nuovo fronte di alleanza, la lega Santa, e scese in prima persona sul campo di battaglia.
Nel 1512 a Ravenna, la Francia sconfisse la lega, ma nonostante ciò si ritira perché ha tutti
quanti contro.
LE ANTICHE VIE DELL’ORIENTE
➜ La caduta dell'Impero bizantino nel 1453 e la formazione dell'impero Ottomano ebbero
conseguenze. Il dominio turco nel Vicino Oriente minacciò la possibilità stessa degli stati
europei di mantenere relazioni mercantili con l'Estremo Oriente.
Nella seconda metà del Quattrocento il dominio Ottomano sul continente euro-asiatico
costrinse gli Europei a riorganizzare i loro traffici commerciali verso la Cina e l’India. Nelle
campagne si sviluppò una produzione di seta grezza locale, che serviva per alimentare la
realizzazione dei drappi di seta nei centri a forte vocazione manifatturiera.
L'intraprendenza locale rese meno traumatico il calo commerciale verso l'oriente, ma le
difficoltà che l'economia Europea fu costretta ad affrontare nel ‘400 e resero instabile il
settore monetario.
Gran parte del continente europeo fu costretta a fronteggiare una serie di gravi problemi di
approvvigionamento di metalli preziosi. La più grave tra il 1440 e il 1464 viene chiamata
grande carestia di lingotti.
Le carestie si ripercuotevano sulla capacità finanziaria e produttiva dei vari stati;
costringeva i governi a chiudere le zecche, impoveriva gli scambi locali, indeboliva gli stati
e rendeva ancora più complicati i rapporti con l'Oriente. Gli Europei avevano cercato di
appropriarsi delle ricche miniere d'oro africane del Senegal del Niger ma fu un insuccesso.
LE ESPLORAZIONI PORTOGHESI IN AFRICA
➜ Il mar Mediterraneo era occupato dai pirati perciò gli europei dovettero cercare nuove
rotte a ovest. Il loro obiettivo era avvicinarsi alle miniere d'oro africane e stabilire nuove
rotte per il commercio con l'Oriente. Non furono soltanto le necessità economiche
commerciali a dare l'impulso alle esplorazioni ma anche la diffusione della cultura
rinascimentale che spingeva a conoscere oltre i confini di ciò che era noto. Gli esploratori
per aggirare il Mediterraneo si posero l’obiettivo di cercare un passaggio verso l'Asia
muovendosi a ovest e circumnavigando l'Africa.
Alla fine del Quattrocento salì al trono portoghese Giovanni II che finanziò la costruzione di
navi meglio attrezzate. Nel 1487-1488 il portoghese Bartolomeo Diaz, riuscì per conto di
Giovanni II a circumnavigare l'estremità meridionale dell'Africa passando dall'oceano
Atlantico all'oceano Indiano. Dieci anni dopo, nel 1497 Vasco da Gama riprese il percorso
di Diaz, superò la punta meridionale dell'Africa che chiamò Capo di Buona Speranza, e
riuscì a raggiungere l'India.
Inoltre vennero perfezionati degli strumenti già noti, e adattati in base alle nuove esigenze
esplorative; come la bussola e l'astrolabio. Per quanto riguardava le navi il timone divenne
di uso generale e consentì alle imbarcazioni di mantenere meglio la rotta voluta e di
navigare anche controvento. L’uso di più alberi a sostegno di vele diverse per forma e
dimensione aumentò la stabilità delle navi e le rese più agevoli alle manovre. Infine si rivelò
un nuovo tipo di imbarcazione detto Caravella, una nave veloce e robusta.
LA SCOPERTA DELL’AMERICA
➜ Giovanni II rinunciò a finanziare la spedizione progettata da Cristoforo Colombo. Il
navigatore decidette allora di rivolgersi ai sovrani di spagna: Ferdinando ed Isabella che
inizialmente rifiutarono ma successivamente decidettero di finanziare una piccola flotta di
tre navi: la nave ammiraglia chiamata Santa Maria e due piccole Caravelle la Pinta e la
Niña, con le “capitolazioni di Santa Fe”.
Il 3 agosto 1492, le navi di Colombo levarono l’ancora dal porto spagnolo di Palos.
Dopo un mese di navigazione senza vedere mai terra, i marinai che avevano
accompagnato Colombo nell'impresa erano pronti alla rivolta; ma il 12 ottobre 1492
i navigatori sbarcarono sull'isola che Colombo battezzò San Salvador. Il navigatore era
convinto di essere arrivato in Asia; ma in realtà senza rendersene conto aveva scoperto un
nuovo continente. Successivamente a questa volta Colombo si recò nel “nuovo mondo”
altre tre volte (1492, 1496, 1498 e 1502).
AMERIGO VESPUCCI
➜ Nel 1501-1502, un altro navigatore italiano, Amerigo Vespucci, si recò nelle terre
scoperte da Colombo, arrivando con la sua esplorazione alla foce del Rio delle Amazzoni.
Al suo ritorno dal viaggio affermò che le nuove terre facevano parte di un continente
sconosciuto, distinto dall'Asia e chiamò il nuovo continente America.
I veneziani Giovanni e Sebastiano Caboto raggiunsero il Canada, e il portoghese Pedro
Alvaro Cabral sbarcò sulle coste del Brasile.
Nel 1519 Ferdinando Magellano discese la costa del Brasile fino a scoprire un varco verso
Occidente. La sua piccola flotta raggiunse le isole Filippine, dove Magellano morì. Una
sola delle sue navi da spedizione riuscì a terminare il viaggio e nel 1522 raggiunse la
Spagna decretando così il primo giro del mondo.
IL TRATTATO DI TORDESILLAS
➜ con la scoperta di nuove terre sì aprì tra Spagnoli e Portoghesi una competizione per la
spartizione coloniale. La questione si risolse con la mediazione di papa Alessandro VI che
nel 1494 definì le rispettive zone di dominazione di Spagna e Portogallo, fissandone il
confine con un’immaginaria linea verticale: la Raya; agli spagnoli toccarono l'Africa, l'Asia
e gran parte dell'America e ai Portoghesi toccò il Brasile.
CARLO V E L’IDEALE DI IMPERO UNIVERSALE
➜ Carlo V nacque a Gand nel 1500 dall'unione tra Filippo e Giovanna. Non era il solo a
contendersi il titolo d’imperatore poiché si era fatto avanti anche il re di Francia
Francesco I. Quest'ultimo era a capo di un regno molto ricco e potente, ma vedeva in
Carlo una minaccia, dato che i domini del giovane Asburgo circondavano lo stato
francese, e inoltre un ostacolo ai suoi disegni di espansione in Italia e nel Mediterraneo.
Decise dunque di usare gli stessi mezzi del sovrano francese e con il sostegno finanziario
dei più importanti banchieri dell'epoca, fra cui i Fugger, comprò il voto dei sette principi
elettori. Questi si convinsero così a seguire la tradizione e nel 1519 incoronaro imperatore
Carlo, con il nome di Carlo V.
Con l'ascesa di Carlo V si riaffacciava in Europa il sogno della restauratio imperii. Il nuovo
imperatore ambiva a presentarsi sulla scena come il “nuovo Carlo Magno", eletto da Dio
per il governo della monarchia universalis. Carlo V era profondamente devoto ai valori
evangelici del Cristianesimo e considerava la religione cattolica come una dottrina fondata
sulla giustizia e sulla compassione per le sofferenze altrui: una religione della pietà. Al
tempo stesso, Carlo V aveva ricevuto la consueta educazione aristocratica,
tardomedievale, basata sull'arte della guerra e la cultura cortese, dalla quale aveva
sviluppato la passione per la cavalleria e l'ambizione della gloria militare.
L'imperatore dominò dal 1519 al 1556, in questo periodo fu impegnato principalmente su
tre fronti di scontro politico e militare, ma anche religioso:
● contro il re di Francia
● contro il sultano dell'impero Ottomano Solimano I il Magnifico
● contro i principi tedeschi
UN IMPERO DA DIFENDERE
➜ La formazione del grande impero di Carlo V aveva comprensibilmente destato vive
preoccupazioni nel re di Francia, Francesco I.
Le tensioni tra la corona francese e l'imperatore sfociarono ben presto in un duraturo
scontro armato; gli eserciti di Carlo V e di Francesco I si affrontarono nelle Fiandre, in
Borgogna e nei Pirenei; il teatro principale della lotta fu la penisola italiana.
Per Francesco I l'acquisizione del territorio italiano avrebbe dato lustro e rafforzato le
posizioni del regno francese, mentre per Carlo V il controllo dell'Italia era indispensabile
per realizzare la sua missione universalistica e proteggere l'Europa dall'aggressiva
espansione dell'impero Ottomano; inoltre Francesco I aveva una salda fede cristiana e
attraverso il dominio sull'Italia avrebbe rinnovato la sua alleanza con il pontefice.
LA BATTAGLIA DI PAVIA
➜ In un primo momento i due sovrani combatterono per il controllo del Ducato di Milano.
Ma nel 1512 il duca Massimiliano Sforza era riuscito a riprendere il possesso con l'aiuto
dei temibili fanti svizzeri. La reazione del nuovo re di Francia Francesco I non si fece
attendere e nel 1515,in seguito alla battaglia di Marignano, i francesi riconquistarono
Milano.
Lo scontro decisivo avvenne nel 1525 e fu favorevole all'esercito Imperiale: nella battaglia
di Pavia, in cui Francesco I fu fatto prigioniero. Il Ducato di Milano era ormai perduto e il re
francese potè essere liberato solo dietro il pagamento di un ingente riscatto.
Francesco I però riuscì pochi anni dopo a riorganizzare le forze, e costituì contro Carlo V
una grande alleanza militare, la lega di cognac del 1527, di cui facevano parte lo Stato
Pontificio, Firenze, Venezia, Genova e Milano.
IL SACCO DI ROMA
➜ la reazione di Carlo V fu indignata soprattutto dal voltafaccia di Papa Clemente VII;
Carlo V lasciò che l’esercito composto da circa 12.000 lanzichenecchi, il 6 maggio del
1527 saccheggiasse la città, facendo razzia delle sue ricchezze, profanandone i luoghi
sacri e commettendo ogni genere di prepotenza contro gli abitanti. Il papa trovò rifugio a
Castel Sant'Angelo dove assistì al sacco che durò per mesi.
LA VITTORIA DI CARLO V
➜ Il papa cerca una soluzione riavvicinandosi a Carlo V, con il quale firmò nel 1529, il
trattato di Barcellona: in cambio dell’appoggio di Clemente VII, Carlo V si impegnava a
restituire al papa le terre sottratte e a riportare i Medici a Firenze. Anche Francesco I fu
costretto a scendere a patti con Carlo V e sempre nel 1529 firmò la pace di Cambrai.
In segno di riconciliazione, il trattato prevedeva anche le nozze fra il re francese e Eleonora
d'Asburgo, sorella di Carlo. L'imperatore ottenne definitivamente il Ducato di Milano e la
rinuncia di ogni pretesa di Francesco I sul regno di Napoli; in cambio Carlo V rinunciava
alla Borgogna.
Nel 1530 Carlo fu infine Incoronato re d'Italia da Clemente VII.
LA PACE DI CATEAU-CAMBRESIS
➜ Francesco I non esitò ad allearsi con i più agguerriti antagonisti dell'imperatore: i
principi tedeschi protestanti da un lato e gli ottomani dall'altro.
La contesa si rivelò talmente lunga che Francesco I morì nel 1547, mentre Carlo V, stanco
delle guerre che avevano dissestato le finanze dell'impero, abdicò nel 1556, dopo aver
diviso il suo impero; al fratello Ferdinando lascia il titolo imperiale e i possedimenti
dell'Austria e Boemia, e al figlio Filippo II la corona spagnola, i territori americani, i Paesi
Bassi e i possedimenti in Italia.
La divisione dell'Impero pose termine all'accerchiamento della Francia; la guerra proseguì
tra Enrico II, successore di Francesco I, e Filippo II. L'ultimo scontro si svolse nel 1557 a
San Quintino, al termine si poté così giungere a una nuova pace che venne firmata a
Cateau-Cambrésis nel 1559.
CONTRO GLI OTTOMANI
➜ Durante il regno di Carlo si registrò l'ennesimo scontro tra i cattolici europei e gli
infedeli islamici. Carlo V impegnò tutte le sue energie per contrastare l'espansione degli
Ottomani di Solimano il Magnifico, che gli contendeva il dominio sulle rotte commerciali
del Mediterraneo e minacciava anche le porte orientali dell'impero. Nel 1526 gli ottomani
avevano sbaragliato, nella battaglia di Mohacs, l'esercito ungherese e nell'autunno del
1529 erano giunti alle porte di Vienna.
LA BATTAGLIA DI TUNISI
➜ Carlo V decide di intervenire in prima persona nel 1535, quando il Barbarossa era
riuscito a conquistare Tunisi, che per la vicinanza alle coste della Sicilia della Sardegna,
costituiva una base di partenza per una vera e propria spedizione di conquista.
L'imperatore fece rotta verso Tunisi stringendo d’assedio la città. Il Barbarossa decise di
raccogliere i numerosi schiavi cristiani presenti in città e di usarli come scudi umani.
Inaspettatamente, gli schiavi riuscirono a rivoltarsi, costringendo Barbarossa a fuggire e
facilitando l'ingresso trionfale dell'imperatore il 21 luglio 1535. Ma questo si trattò di una
vittoria effimera in quanto non modificò gli equilibri di potere nel Mediterraneo.