Roberto Fondi - Armonistica - Parte 3
Roberto Fondi - Armonistica - Parte 3
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Armonistica - parte 3
di Roberto Fondi
saggio tratto dal sito www.estovest.net previa autorizzazione dell’autore alla pubblicazione
Sebbene avesse portato alla luce non pochi elementi dell’antica tradizione pitagorica,
l’opera di von Thimus era spesso appesantita da discutibili speculazioni personali. Essa,
pertanto, avrebbe registrato un successo appena degno di menzione, se Hans Kayser non ne
avesse ripreso ad ampliato la parte più valida collegandola con altre conoscenze scientifiche.
Il fondatore dell’armonistica moderna nacque il 1° aprile del 1891 a Buchau presso il lago di
Feder, nel Württemberg, da Maria Göbels e Gustav Kayser, gestore della farmacia reale di
Sigmaringen. Il padre, naturalista dilettante ed appassionato di musica, a 40 anni imparò a
suonare la viola e convinse i figli Hans ed Erich ad apprendere il violoncello ed il violino per
imbastire con essi un trio. Il giovane Hans studiò musica ai conservatori di Berlino e di
Stoccarda con Engelbert Humperdinck e Arnold Schönberg, poi conseguì la laurea in Storia
dell’Arte all’Università di Erlangen. Intorno al 1920-25, incaricato dalle edizioni Insel di
Lipsia di curare i volumi su Böhme e su Paracelso della collana di scritti di mistici tedeschi
Der Dom, ebbe per la prima volta conoscenza dei lavori di Kepler. Poiché era per lui
naturale pensare in termini di musica e di metafisica, lo studio di tali lavori - affiancato ad
altri del famoso cristallografo Viktor Goldschmidt [19], di Walter Harburger [20] e di Hans
Schümann [21], ma soprattutto all’opera di von Thimus - gli consentì di sviluppare la sua
concezione armonicale del mondo con metodo deduttivo. D’altra parte, quanto più egli
approfondiva le opere degli antichi, tanto meno scopriva di poter contare sulla
comprensione dell’età moderna, alla quale le dimostrazioni metafisiche fanno l’effetto di
pure speculazioni; ed appunto in ciò risiede il motivo principale per cui l’armonistica non ha
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Se von Thimus, come già si è detto, riuscì a riesumare il lambdoma da filologo e studioso
dell’antichità, considerandolo cioè essenzialmente come un elemento culturale, Kayser ne
ha esteso l’utilizzo al di là del contesto generalmente delineato dai neopitagorici per
applicarlo a qualsiasi concreta manifestazione naturale.
Dopo aver ribadito il suo proposito di non lavorare più con il sistema temperato - giudicato
insufficiente ad esprimere gli esatti rapporti tonali, ad un punto tale da indurlo
all’apposizione di nuovi segni definitori, come accenti di innalzamento ( ) o di
abbassamento ( ), a destra dei segni delle note, Kayser ha adottato il lambdoma ricostruito
da von Thimus quale sistema di coordinate tonali (così egli lo ha denominato) stabilite in
base alle frequenze vibratorie anziché alle lunghezze della corda. Per avere questo nuovo
sistema, basta invertire le coordinate di quello della fig.1. Distinguendo poi i valori numerici
della tabella in emmelici ed ecmelici , ossia rispettivamente divisibili e non divisibili per 2, 3
e 5, Kayser ha fatto notare come i secondi - che nel mondo fisico almeno talvolta sembrano
essere tutt’altro che privi di significato: basti pensare a 22/7, corrispondente a 3,142857143,
ossia a π - vi compaiano soltanto a partire dalla settima riga/colonna. Ancora una volta,
dunque, si confermava il fatto, già segnalato, che i numeri da 1 a 6 sono sufficienti a
descrivere i rapporti di frequenza di tutti gli accordi puri, maggiori e minori, compresi
all’interno di un’ottava.
Questa serie sarebbe inutilizzabile dal lato musicale, in quanto vi manca il tono Fa; d’altra
parte l’interpolazione, effettuata con il medesimo procedimento, delle serie degli armonici
discendenti, porta a superare tale scoglio del tutto indipendentemente dal fatto che questi
siano inesistenti in natura:
1/1 Do - 1/2 Do, - 1/3 Fa,, - 1/4 Do,, - 1/5 La b,,, - 1/6 Fa,,, - 1/8 Do,,, - 1/9 Si b’ ,,,, - 1/10
La b,,,, - 1/12 Fa,,,, - 1/15 Re b’ ,,,, - 1/16 Do,,,, - 1/18 Si b’ ,,,,, - 1/20 La b,,,,, - 1/24 Fa,,,,,
- 1/27 Mi b’ ,,,,, - 1/30 Re b’ ,,,,, - ecc.
Con una grande quantità di esempi, inoltre, Kayser ha dimostrato come il sistema di
coordinate tonali, alla medesima stregua di quello cartesiano, possa venire utilizzato per
riportarvi figure geometriche e, di conseguenza, per ricavarne le corrispettive “equazioni
tonali” o “diagrammi acustici”, in tali operazioni il calcolo logaritmico a base due rivestendo
un ruolo fondamentale.
Intanto, la proporzione geometrica risulta ben evidenziata dagli uguali intervalli tra i membri
delle serie di armonici ascendenti e discendenti:
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.... 1/6 1/5 1/4 1/3 1/2 1 2/1 3/1 4/1 5/1 6/1 ...
... Fa,,, La Do,, Fa,, Do, Do Do’ Sol’ Do’’ Mi’’ Sol’’ ...
b’,,,
Per contro, la relazione sussistente tra l’altezza e la frequenza tonale è esattamente quella
tra una sequenza aritmetica ed una sequenza geometrica:
Il che vuol dire che non udiamo uguali differenziazioni (1: 2 = 2 : 3 = 3 : 4 ... ecc.), bensì
uguali rapporti di valore (16 : 32 = 32 : 64 = 64 : 128 ... ecc.), rendendo appunto naturale
l’uso del logaritmo in base 2.
Ebbene, seguendo l’esempio di Kepler e dedicando l’intera sua vita a sottoporre le differenti
manifestazioni naturali alla griglia interpretativa del sistema di coordinate tonali, Kayser ha
dimostrato che i rapporti interi, corrispondenti agli accordi musicali semplici,
costituiscono un fenomeno primigenio di tutta la realtà percepibile dai sensi. È stato così
gettato un ponte tra il mondo naturale, o fisico-biologico, e quello archetipico della mente
oggettiva, e ciò senza sfociare in alcuna evocazione di carattere mistico-sentimentale o
costruzione speculativa magari anche razionale ed elegante, ma scientificamente sterile in
quanto non dimostrabile.
Sulla base di pensieri esatti e di calcoli sempre controllabili, Kayser ha dimostrato che ogni
suono prodotto dal monocordo non è soltanto un “numero”, ma anche un “valore”. È
possibile, cioè, parlare di un “numero tonale” (Tonzahl) e di un “valore tonale” (Tonwert),
dei quali soltanto la stretta ed armonica connessione forma il suono o tono musicale in
quanto tale. Il numero tonale - corrispondente alla frequenza delle vibrazioni relative alla
nota considerata - rappresenta l’aspetto naturale misurabile, e perciò quantitativo e
razionale, del suono; per contro, il valore tonale costituisce l’aspetto apprezzabile a livello
psicologico profondo, e quindi qualitativo ed intuitivo, del suono medesimo: rappresenta,
insomma, la valutazione spontanea che viene assegnata ad ogni suono dalla sensibilità
interiore dell’uomo, che nell’orecchio ha la sua diretta espressione organica.
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Fig. 2 - La serie delle armoniche naturali quale fenomeno al medesimo tempo fisico e
psichico (per maggiore chiarezza, le lunghezze di corda corrispondenti a 1/9, 1/11, 1/13,
1/14 e 1/15 non sono state raffigurate) (da Akróasis di Kayser).
__________
La serie delle armoniche, nel suo duplice aspetto di fenomeno ad un tempo fisico e psichico,
basta ad illustrare il nucleo concettuale dell’armonistica di Kayser (Fig. 2). La sequenza
tonale indicata nel pentagramma della parte superiore della figura si produce ogni volta che
uno strumento a corda o a fiato accordato alla nota Do viene messo in vibrazione. I toni non
sono produzioni artificiali, in quanto si verificano spontaneamente e regolarmente in natura.
Mentre l’intera corda vibra come una singola unità generando la tonica (Do), le note
successive (Do’, Sol’, Do”, ecc.) sono prodotte da suddivisioni corrispondenti della corda
(1/2, 1/3, 1/4, ecc.). Come si può vedere dalla figura, le lunghezze della corda e le frequenze
vibratorie per ogni specifica nota stanno tra loro in relazione reciproca, ossia si convertono,
si alternano e si completano l’un l’altra (per esempio, quando 5/2 e 2/5 si moltiplicano tra
loro, danno 1). Il monocordo nella parte inferiore della figura mostra dove, in termini di
lunghezza di corda, vengono generati i toni corrispondenti.
Ora, poiché sappiamo che le componenti di ogni fenomeno naturale, fisico o biologico che
esso sia, possono essere espresse in termini di rapporti numerici analoghi a quelli ottenibili al
monocordo; e poiché ci è senz’altro consentito di ammettere l’esistenza di un “valore
tonale” (anche soltanto come possibilità valutativa acustica a noi connaturata) relativo
all’effetto prodotto sul piano psichico dai suoni corrispondenti a tali rapporti; poiché
sappiamo questo, diviene di colpo sperimentabile anche ciò che finora ci appariva, se mai,
solo intuibile o immaginabile. Infatti, a causa del numero e del valore tonali, che
inseparabilmente “permeano” ogni cosa, riusciamo a recepire - con i sensi e con la psiche al
medesimo tempo - l’armonia che pervade ogni sistema vivente e non vivente ed i cui numeri
proporzionali si rispecchiano, come dimostrato da Kayser, negli accordi musicali
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fondamentali dell’ottava, della quinta, della quarta, della terza e, seppure in grado
subordinato, della sesta e della settima.
Possiamo perciò concluderne che nelle fondamenta del mondo naturale operano “forme” o
archetipi, i quali, essendo presenti al medesimo tempo nelle compagini più profonde della
psiche, mettono in grado di esperire ogni manifestazione associandola ad una oggettiva
partecipazione emotiva: gioia o pena, soddisfazione o fastidio, entusiasmo o malinconia,
affetto o disgusto. È sufficiente ricordare, ad esempio, il senso di fascinazione e di
soddisfazione che procura l’“audizione visiva” (Hörbild: un’espressione coniata dallo stesso
Kayser) delle gemme e della maggior parte delle forme cristalline; oppure, come
efficacemente ha fatto notare lo zoologo svizzero Adolf Portmann, la straordinaria varietà di
reazioni emotive suscitata dalla forma degli animali [22].
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Gebser).
__________
Né questo è ancora tutto. Infatti, poiché la “legge armonica” si manifesta nei rapporti tonali,
ed il tono è - al medesimo tempo - numero esterno e valore interno, ne segue che possiamo
efficacemente giudicare da noi stessi se una qualsiasi cosa “suona giusto” o meno. Se
riusciamo a rendere “udibile” quanto abbiamo da giudicare, disponiamo di una chiave per
conoscere il mondo ben più in profondità che non in base a sole osservazioni o impressioni
“di facciata”, magari influenzate, inquinate o condizionate da preconcetti, predisposizioni,
desideri o “equazioni” personali di varia sorta.
A Berlino, poco prima che esplodesse la prima guerra mondiale, Kayser aveva sposato Clara
Ruda, di famiglia ebraica, dalla quale ebbe le figlie Eva e Ruth. Nel 1933, con l’ascesa al
potere del Nazionalsocialismo, decise perciò di accogliere l’invito di alcuni amici svizzeri a
trasferirsi ad Ostermundigen presso Berna, in una piccola casa da loro messagli
generosamente a disposizione. Qui Kayser poté dedicarsi interamente ai suoi studi ed alle
sue ricerche, creandosi anche un ristretto gruppo di seguaci tra i quali Gustave Feuter, il
proprietario di un ben noto negozio bernese di vestiti, che con il tempo riuscì ad metter su un
notevole archivio bibliografico per studi indirizzati in senso armonistico. Malgrado gli aiuti
più volte ricevuti dai suoi amici, comunque, Kayser non ebbe un’esistenza facile. Le
persone dalle quali dipendeva la sussistenza della vita sua e della sua famiglia si dileguavano
spesso dal giorno alla notte. D’altra parte, sebbene tutt’altro che privo di comunicatività e di
senso sociale, egli era di temperamento troppo orgoglioso e sensibile per preoccuparsi di
adularle e di coltivarle.
Una serie di conferenze tenute alla Schulwarte di Berna nel 1935-36 formò il contenuto di
Vom Klang der Welt (“Del suono del mondo” [26]), un’opera che forse conduce più
direttamente delle altre ai fatti ed ai problemi particolari dell’armonistica. Tuttavia,
malgrado fosse pienamente consapevole dell’importanza delle sue ricerche e della necessità
di trasmetterle ai suoi contemporanei, Kayser non si considerava tagliato per l’insegnamento
e per i pubblici incontri, e questo fatto non contribuì certamente a procurargli molti allievi.
Egli decise, pertanto, di impegnare il resto della sua vita negli scritti. Dopo Abhandlungen
zur Ektypik harmonikaler Wertformen (“Saggi sull’ectipica delle forme dei valori
armonicali” [27]) e Grundriß eines Systems der harmonikalen Wertformen (“Compendio
sistematico delle forme dei valori armonicali” [28]), pubblicati entrambi nel 1938, nel 1943
uscì Harmonia Plantarum [29], seguita tre anni dopo da Akróasis. Die Lehre vom
Harmonik der Welt (“Akróasis. La dottrina dell’armonistica del mondo” [30]) e dai due
studi Ein harmonikaler Teilungskanon (“Un canone divisorio armonico” [31]) e Die Form
der Geige (“La forma del violino” [32]).
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visiva), Kayser rimarca che, in definitiva, la sua disciplina non fa che riallacciarsi in modo
diretto all’antica concezione dell’armonia delle sfere celesti, ripresa anche da Dante e da
Kepler. In quanto tale, l’armonistica non investe unicamente ciò che si presenta come
ordinato, simmetrico o propriamente “armonico”, ma anche ciò che risulta essere
disarmonico o aberrante, pure egualmente esistente in natura.
“Il fenomeno fondamentale del numero tonale contiene in sé una sintesi di due mondi: della
natura e della psiche. Questo fenomeno ha le sue proprie leggi. Al di fuori di queste
emergono i teoremi armonici, una sintassi formale del linguaggio armonico. Questi teoremi
armonici comprendono a loro volta il materiale di costruzione per i “valori armonici”, una
sorta di architettura psico-fisica da reputare quale unico fondamento in grado di rendere
possibile una scienza armonistica. Accanto alla percezione visiva (“estetica”) del mondo,
l’armonistica considera come di pari valore qualcosa che finora è stato sconosciuto, la
percezione acustica (“acroatica”) del mondo. Dal momento che tutte le forme armonicali
possono essere esperite direttamente all’interno, la loro accuratezza può essere saggiata
dalla mente intuitiva, che qui è giudice ed interprete, mentre la mente logica può essere solo
un mediatore. Il grande regno dell’inconscio non appartiene direttamente al pensiero
discorsivo (concettuale), ma può essere afferrato da procedure armonistiche adeguate, ossia
modulate ectipicamente (sul significato di “ectipico”, vedi la nota 27: n. d.r.) ai campi più
svariati ed esaminate in quelle forme che vengono alla superficie. Nell’armonistica
l’orecchio così come la mente gioca il ruolo di un mediatore sensoriale, un ruolo decisivo.
Poiché l’orecchio possiede, prima di tutti gli altri sensi, il vantaggio di una percezione di
numeri diretta, a priori (pre-esistente), noi possiamo udire i numeri come toni. Ora, poiché
tutte le relazioni armoniche numeriche sono proporzioni, e poiché ciascuna proporzione può
essere rappresentata sul piano visivo, esiste la possibilità di una trasposizione diretta
dell’auditivo nel visuale. Questa audizione visuale è allora il vero dominio del simbolismo
armonico, ove le forme armoniche divengono spirituali” (p. 53) .
In Vom Klang der Welt, Kayser ricordava come all’inizio del secolo il cristallografo
Goldschmidt, dell’Università di Heidelberg, avesse scoperto nella crescita dei cristalli
importanti leggi proporzionali, dimostrandone la natura squisitamente armonicale. Ma anche
in fisica ed in chimica esistevano leggi proporzionali di fondamentale importanza, le quali
erano suscettibili di un’interpretazione armonicale. Lo stesso Planck, infatti, si era ben reso
conto che la sua fisica quantistica mostrava una stretta analogia con la serie armonica
superiore, perché allo stesso modo in cui in quest’ultima potevano aversi unicamente
multipli interi della frequenza tonale di base, così in natura potevano aversi unicamente
multipli interi del suo quanto d’azione h . E la stessa logica era deducibile dalla tavola di
Mendeleev degli elementi naturali, la quale descrive il periodico ripresentarsi in questi
ultimi, in rapporto al crescere progressivo del loro numero atomico, delle medesime
proprietà chimiche.
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Fig. 4 - Schemi tonali archetipici dei tre principali regni della natura: a) minerale; b)
vegetale; c) animale (dal Lehrbuch der Harmonik di Kayser).
__________
Ma i rapporti armonici più eloquenti si trovano nell’uomo. Il corpo umano, infatti, si mostra
proporzionato secondo gli accordi musicali fondamentali non soltanto nel suo aspetto
esteriore (un fatto notato dagli artisti fin dall’antichità e che oggi può trovare la più ampia
conferma da parte dell’antropometria), ma anche nei suoi i ritmi fisiologici. Il battito
cardiaco e il ritmo respiratorio, ad esempio, stanno tra loro come 4/1 (Do’’). Inoltre, l’uomo
compie in media 18 respiri al minuto; e poiché un giorno consta di 60 x 24 = 1440 minuti, si
avranno 1440 x 18 = 25.920 respiri giornalieri. E ci è difficile, assieme a Kayser, considerare
come niente più che casuale il fatto che il numero indicante il ciclo completo del nostro
ritmo respiratorio quotidiano coincida perfettamente con quello indicante l’intera durata in
anni del moto terrestre di precessione legato al ciclo zodiacale. D’altra parte oggi, grazie al
medico veronese Romolo Lodetti, sul corpo umano disponiamo ormai di un’opera
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In Harmonia Plantarum, pubblicato nel 1943, i primi capitoli sono dedicati alle leggi che
regolano il processo di ramificazione delle piante, dal tronco ai rami e fino alle nervature
fogliari (Fig. 5). Anche in questo ambito di ricerca, tracciando un grafico delle lunghezze
relative alle suddivisioni del monocordo, Kayser dimostra che è sempre possibile
trasformare i toni in angoli, ottenendosi così una moltitudine di tipi morfologici i quali
differiscono tra loro unicamente nelle disposizioni degli angoli tonali: disposizioni che non
sono affatto arbitrarie ma che risultano soggette a ben definite “scelte” di espressione
armonicale. Anche gli “spettri fogliari” ricavati da Kayser, i quali danno una spiegazione
delle nervature e dei margini delle foglie, mostrano di essere identici agli spettri tonali e
forniscono perciò un’ulteriore conferma della loro corrispondenza con la struttura armonica
di fondo della materia. Se poi si proiettano tutti i toni, con i loro angoli schematizzati in
modo specifico, all’interno dello spazio di un’ottava, vera base di ogni composizione e
sensazione musicale, si ottiene il prototipo della foglia (Urblatt) (Fig. 6), dando così un
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supporto scientifico moderno alla visione di Goethe, il quale - come sappiamo - cercava di
far derivare lo sviluppo di ogni pianta appunto dalla forma “primordiale” della foglia [34].
Finalmente, per quanto concerne i fiori, i numerosi tipi di corolla a 2 (4, 8, ...), 3 (6, 12, ...),
5 (10, 20, ...) petali possono essere interpretati in modo armonicale come espressioni
morfologiche dei numeri della triade tonale [1 Do; 2 Do’; 4 Do’’; 8 Do’’’; ...], [3 Sol’; 6
Sol’’; 12 Sol’’’; ...] e [5 Mi’’; 10 Mi’’’; ...]. Talvolta si hanno differenti tipi di rapporto in un
unico fiore, come ad esempio nella Passiflora, ove i petali e gli stami sono in numero di
cinque mentre il pistillo è suddiviso in tre. Evidentemente in natura operano archetipi i quali
modellano le strutture dei fiori alla stregua di altrettanti intervalli musicali (in questo caso di
terza e di quinta). Diversamente dal mondo dei cristalli, il numero 5 appare come una
costante morfologica del regno vegetale, ritrovandosi esso non soltanto nei fiori ma anche
nelle leggi di spaziatura delle foglie, di cui la cosiddetta serie principale, o di Fibonacci,
usata come processo approssimativo nella sezione aurea (essendo costituita da varie seste
del suono fondamentale) costituisce un caso particolare.
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der Harmonik (“Trattato di armonistica” [35]), pubblicato nel 1950 a Zurigo in 800
esemplari. La soddisfazione di aver terminato questo grosso volume, assieme a quella, due
anni dopo, di potersi trasferire a Bolligen, in una casa di campagna che poco per volta era
riuscito a costruirsi, furono tali da spingere l’autore ad uscire un po’ dal suo guscio,
aderendo all’invito di Julius Schwabe ad intervenire in conferenze sul simbolismo da lui
organizzate a Basilea (1955, 1957), a tenere un corso di armonistica all’Accademia Musicale
di tale città (1956-57) ed a partecipare ad uno dei ben noti “Convegni di Eranos” ad Ascona
presso Locarno (1958). Nelle pause sottratte agli studi, comunque, Kayser preferiva
dedicarsi alla tranquilla vita di famiglia, alle composizioni musicali e al modellismo
ferroviario.
A parte l’“antologia armonicale” Bevor die Engel sangen (“Prima che gli angeli cantino”
[36]), il progetto successivo di Kayser fu quello di un’opera comprensiva, la quale avrebbe
dovuto configurarsi in una trilogia - Die Welt der Götter (“Il mondo degli déi”), Die Welt
des Menschen (“Il mondo degli uomini”) e Die Welt des Heils (“Il mondo della redenzione”)
- dal titolo complessivo di Orphikon. Eine harmonikale Symbolik (“Orphikon. Una
simbolica armonicale”). La prima parte della trilogia - 720 pagine manoscritte, della quale
una mera digressione, concernente l’armonistica dei templi greci di stile dorico, venne
pubblicata in forma di volume nel 1958 con il titolo di Paestum [37] - fu completata nel
periodo 1949-1956. Paestum fu l’ultima opera che Kayser poté vedere conclusa prima della
sua morte, avvenuta il 14 aprile 1964. Nell’ultimo anno della sua vita, probabilmente allo
scopo di facilitarne la distribuzione mediante microfilms, egli aveva iniziato a fare un’altra
copia manoscritta della prima parte di Orphikon [38]: una copia talmente elegante, a detta di
Schwabe, da potersi paragonare a quelle eseguite dai monaci medievali.
A far conoscere Kayser contribuì Jean Gebser con la sua audacissima opera Abendländische
Wandlung (“Trasformazione dell’Occidente” [39]), la quale dedicava un intero capitolo al
padre dell’armonistica moderna. A parte il basileese Julius Schwabe, comunque, il quale
approfondì la simbolistica armonicale con l’opera Archetyp und Tierkreis (“Archetipo e
zodiaco”) [40], l’unico allievo importante di Kayser è stato il musicologo viennese Rudolf
Haase, professore alla Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Vienna e fondatore
nel 1967, con sede presso quest’ultima, dell’Hans-Kayser-Institut für harmonikale
Grundlagenforschung. Con le sue due riviste periodiche “Beiträge zur harmonikalen
Grundlagenforschung” e “Literatur zur harmonikalen Grundlagenforschung”, l’Istituto in
questione annovera a tutt’oggi più di 270 pubblicazioni, alcune delle quali tradotte in varie
lingue, e circa 300 conferenze in 12 paesi sulla ricerca armonicale. Haase è anche autore di
un gran numero di articoli e di alcune opere monografiche, tra le quali una splendida
biografia del suo maestro [41].
Recentemente, infine, si è costituito a Berna il Kreis der Freunde um Hans Kayser (Circolo
degli Amici di Hans Kayser), presieduto da Dieter Kolk [42].
__________
19 Tra il 1901 e il 1912, con un libro (Über Harmonie und Complikation , Berlin 1901) ed
una serie di articoli pubblicati nella rivista “Annalen der Naturphilosophie” (Über
harmonische Analyse von Musikstücken, 1904; Über Harmonie im Weltraum , 1906; Über
das Wesen der Kristalle, 1910; Über Harmonie im Reich der Planetoiden, 1912),
Goldschmidt aveva già messo in rilievo l’esistenza di leggi musicali nella modalità di
sviluppo dei cristalli; Kayser, tuttavia, venne a conoscenza delle sue idee essenzialmente
attraverso l’opera in due volumi Materialen zur Musiklehre, pubblicata a Heidelberg nel
1925. (torna al testo)
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22 Adolf Portmann, Die Tiergestalt, Reinhardt, Basel 1948 (tr. it. di Diletto Quattrini: Le
forme degli animali, Feltrinelli, Milano 1960; Aufbruch der Lebensforschung, Rhein-
Verlag, Zürich 1965 (tr. it. di Boris Porena: Le forme viventi. Nuove prospettive della
biologia, Adelphi, Milano 1969); Biologie und Geist, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1973.
(torna al testo)
25 Hans Kayser, Der hörende Mensch: Elemente eines Akustischen Weltbildes. Schneider,
Berlin 1932; Engel & Co., Stuttgart 1993. (torna al testo)
26 Hans Kayser, Vom Klang der Welt: Ein Vortragzyklus zur Einführung in die Harmonik.
Niehans, Zürich 1937; Occident, Zürich 1946. (torna al testo)
28 Hans Kayser, Grundriß eines Systems der harmonikalen Wertformen, Niehans, Zürich
1938; Occident, Zürich 1946. (torna al testo)
29 Hans Kayser, Harmonia Plantarum, Benno Schwabe, Basel 1943. (torna al testo)
30 Hans Kayser, Akróasis. Die Lehre vom Harmonik der Welt, Schwabe, Basel 1946;
Schwabe & Co., Basel/Stuttgart 1976 (tr. ingl. di Robert Lilienfeld: Akróasis. The Theory of
World Harmonics , The Plowshare Press Incorporated, Boston 1970; tr. it. di Arpád Puskás
von Ditró: Akroasis. La dottrina dell’Armonia, Il Cinabro, Catania 1998). (torna al testo)
31 Hans Kayser, Ein harmonikaler Teilungskanon, Occident, Zürich 1946. (torna al testo)
32 Hans Kayser, Die Form der Geige, Occident, Zürich 1947. (torna al testo)
34 Harmonia Plantarum era appunto il titolo che, in un primo tempo, Goethe voleva
assegnare ai suoi scritti sulla morfologia e metamorfosi delle piante. (torna al testo)
35 Hans Kayser, Lehrbuch der Harmonik, Occident, Zürich 1950. Il primo volume
dell’edizione italiana di quest’opera, curata da Maria Franca Frola (Manuale di armonica ,
Fonte Editore, Milano 1998), per il momento riguarda la prefazione, l’introduzione e i
paragrafi 1-16, tradotti da Isabella Valtolina. (torna al testo)
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36 Hans Kayser, Bevor die Engel sangen. Eine harmonikale Anthologie. Schwabe, Basel
1953. (torna al testo)
38 La prima parte dell’incompiuta trilogia è stata pubblicata nel 1973 da Schwabe & Co.,
Basel/Stuttgart, con il titolo di Orphikon. Eine harmonikale Symbolik. (torna al testo)
40 Julius Schwabe, Archetyp und Tierkreis, Benno Schwabe & Co., Basel 1951. (torna al
testo)
41 La biografia in questione è Hans Kayser. Ein Leben für die Harmonik der Welt, Schwabe
& Co., Basel-Stuttgart 1968. Di Haase devono poi essere citati: Kaysers Harmonik in der
Literatur der Jahre 1950 bis 1964 , Düsseldorf 1967; Der meßbare Einklang. Grundzüge
einer empirischen Weltharmonik, Klett, Stuttgart 1976; Geschichte des harmonikalen
Pythagoreismus, Wien 1969; Aufsätze zur harmonikalen Naturphilosophie, Graz 1974.
(torna al testo)
42 Dieter Kolk è autore di Zahl und Qualität: Abhandlungen zur Harmonik Hans Kaysers.
Kreis der Freunde um Hans Kayser, W. Amman, Bern 1995. (torna al testo)
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