WII, cause, situazione pre-guerra
Agli inizi del 1900 vi era forte tensione fra le principali potenze europee, dettata, oltre che dalla continua
ricerca di materiali e risorse per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, anche da dei nuovi sentimenti
nazionalistici che si vanno ad instillare nella popolazione:
In Francia, in particolare i più conservatori, provavano un senso di vendetta e di odio nei confronti
dei tedeschi, per via della sconfitta subita nella guerra franco-prussiana e il conseguente tracollo
dell’impero di Napoleone III (revanscismo);
In Gran Bretagna, l’ascendente potere dei tedeschi era visto come una minaccia per il potere
coloniale inglese;
In Russia vi era un crescente astio nei confronti della Germania e dell’Austria, la quale ostacolava
l’espansione dell’impero russo in Medio Oriente e nei Balcani (territori impero ottomano);
In Italia, in maniera quasi scollegata, i nazionalisti spingevano per la conquista di quei territori che
facevano naturalmente parte della conformazione dello stato italiano, seppur sotto il dominio
austro-ungarico.
Tutte le potenze europee erano quindi fortemente preoccupate dell’ascesa tedesca e dei suoi stretti
rapporti con l’Austria. La Germania, d’altronde, poteva permettersi una spesa militare che arrivava a
toccare fino al 15/20% del proprio PIL (per confronto, mediamente uno stato oggi ne spende il 2%); ciò
portò ad una vera e propria “corsa agli armamenti”, con i vari esponenti politici che fiutavano la guerra
nell’aria, aspettando un pretesto per attaccare.
È nei Balcani che assisteremo all’inasprirsi dell’astio fra l’impero austro-ungarico e la Russia: i territori
appena citati (come detto in precedenza) erano contesi fra i due stati. L’Austria, uscita già indebolita dallo
scontro con la Serbia, voleva portare a termine le conquiste per non indebolirsi ulteriormente e diventare un
territorio instabile, la Russia puntava invece ad uno sbocco sul Mediterraneo, oltre a non voler perdere quei
territori abitati dalle popolazioni slave.
Queste forti tensioni porteranno alla nascita di due schieramenti distinti:
da una parte abbiamo la Triplice Alleanza, formata da Germania, Impero austro-ungarico ed Italia;
dall’altra la Triplice Intesa, formata da Francia, Inghilterra e Russia.
È importante ricordare che l'Europa non era in guerra da oltre cento anni, in quanto vi erano stati solamente
scontri locali e conflitti di bassa intensità.
WWI, scoppio
Nel periodo in cui in Italia Giolitti si dimette per l’ennesima volta, convinto di poter poi tornare come al solito
(non tornerà), il 28 giugno 1914 a Sarajevo (Bosnia Erzegovina) assistiamo all’omicidio dell’arciduca
Francesco Ferdinando, erede al trono dei territori austro-ungarici. Sono anni nei quali vi sono stati diversi
regicidi (Umberto I, Napoleone III). L’attentatore, Gavrilo Princip, era un anarchico serbo, il quale si pensa
fosse stato incaricato dallo stato stesso di compiere l’omicidio.
Ma quali sono i collegamenti fra la Russia e la Serbia?
In seguito al congresso di Berlino, del 1878, la Bulgaria (stato satellite russo) venne ridimensionata, la
Bosnia divenne territorio austriaco (nonostante reclamasse l’autonomia) e vennero accettate l’indipendenza
della Romania, della Serbia e del Montenegro. Va da sé che questo “ridimensionamento” dell’influenza
russa nei Balcani non andasse a genio appunto alla Russia, la quale si era “meritata” quei territori in
seguito alla vittoria nella guerra balcanica del ’77-’78.
La Serbia, la cui popolazione era di origini slave, sosteneva la causa della Bosnia e indirettamente quindi la
Russia.
In seguito al regicidio ci si sarebbe aspettato che l’Austria avrebbe dichiarato guerra alla Serbia, ma decise
di aspettare per non sollecitare l’entrata in guerra dello stato zarista.
È ben chiaro quindi che non successe tutto “per caso”, ma vi erano motivazioni ben chiare e radicate, che
le popolazioni dell’epoca ignoravano prese dall’illusione della Belle Époque.
Nel 1904 vi fu una “intesa cordiale” fra Regno Unito e Francia per fronteggiare la Germania, alla quale si
aggiungerà successivamente lo stato slavo, nel 1910, giungendo alla Triplice Intesa.
Nel mese di luglio i contatti tra le superpotenze furono febbrili: l'Austria per coprirsi le spalle chiese aiuto
alla Germania che si dichiarò favorevole: essa era infatti convinta di poter vincere una eventuale guerra, ma
era preoccupata del potenziale intervento del Regno Unito. Nonostante la Germania avesse ormai una
flotta navale molto forte, infatti, sapeva che avrebbe potuto non reggere una guerra combattuta su tutti i
fronti. D’altra parte, l’Inghilterra non avrebbe voluto interferire negli affari del centro Europa, finché i loro
interessi non sarebbero stati toccati. Lo stato tedesco puntava ad un veloce attacco contro la Francia
(blitzkrieg), invadendo Belgio e Lussemburgo; ciò chiaramente implicherebbe l’entrata in guerra della
compagine inglese.
Il 23 Luglio 1914 l’Austria lancia un ultimatum alla Serbia, intimandole di sopprimere le organizzazioni
irredentiste slave, vietando qualsiasi propaganda anti-austriaca e spingendola a metter su una
commissione d’inchiesta per l’attentato avvenuto un mese prima, nella quale vi sarebbero dovuti essere
anche componenti austriaci. Accettare delle condizioni del genere significava cedere il proprio controllo del
territorio all’Impero, rimanendo solo formalmente uno stato indipendente. L'attentato dunque non può
rimanere impunito secondo l’Austria, tuttavia la Serbia non poteva accettare tali condizioni.
In questo gioco di alleanze ci fu anche una forte spinta da parte degli industriali. In maniera diversa
rispetto al passato, il loro ruolo era estremamente centrale, poiché produttori di armamenti.
La Serbia rifiuta i punti imposti dall’ultimatum, e la guerra ha ufficialmente inizio.
La Russia, di conseguenza, dichiara la propria entrata in guerra.
La Germania dichiara guerra alla Russia il primo agosto e, preventivamente, alla Francia il 3 agosto. La
Gran Bretagna dichiara perciò guerra alla Germania e all’Austria il 4 agosto.
La Germania puntava sul “piano Schlieffen”, il quale prevedeva come già accennato di attaccare la
Francia passando dal Belgio e difendendosi sui diretti confini fra lo stato tedesco e quello francese; dopo
una rapida vittoria, le truppe si sarebbero spostate sul fronte con la Russia, contando sulla lentezza
dell’esercito slavo nel rispondere all’offensiva. Il piano però sottovalutava largamente la forza degli
eserciti francese e russo, oltre
a non considerare
l’opposizione della popolazione
belga.
I tedeschi vennero infatti
fermati arrivati alle porte di
Parigi (battaglia della Marna,
500.000 morti, 5-12 Settembre),
dopo essere stati molto
rallentati dalla resistenza belga.
Quella che doveva essere una
guerra lampo, da svolgersi in
poco più di un mese, divenne
una guerra di posizione e
duratura, basata sulle trincee.
Sull’altro fronte, fra la fine di
agosto e i primi di settembre, la
Germania ha la meglio sulla
Russia (battaglia di Tannenberg).
L’entusiasmo per la guerra era alle stelle, si crea un vero e proprio culto della guerra, ove i borghesi dagli
animi infuocati e i giornali facevano propaganda a tutte le ore, creando un ambiente fanatizzante.
L’entrata dell’Italia
In Italia vi era una grande maggioranza neutralista, la quale puntava ad ottenere i territori che avrebbero
completato l’Unità “geografica” (Friuli-Venezia-Giulia, Trentino, Trieste, Istria) tramite accordi di dichiarata
neutralità con Germania ed Austria. Fra loro, il maggiore esponente era sicuramente Giolitti. Anche i
socialisti erano neutralisti nei confronti di questa guerra, definita una “guerra fra capitalisti”. Per tale
motivo Mussolini, dichiaratamente interventista, fu cacciato da L’Avanti e fondò “Il Secolo d’Italia”
(giornale sovvenzionato anche da Francia e Regno Unito). La Chiesa si aggiunse alla maggioranza
neutralista.
La situazione in Italia è dunque scissa in due parti, anche se la minoranza rumorosa e violenta influenzò
tutti. Celebre il discorso di Gabriele D'Annunzio del 13 maggio 1915, simile a quello di Benito Mussolini del
3 gennaio 1925 (stessi termini e stesse metafore); egli dichiarò: “Chi vuole gli accordi (Giolitti) vanno presi
a casa. Se mi si accusa di essere violento, allora sono il capo dei violenti”.
Il 26 aprile del 1915 il ministro degli esteri Sonnino sottoscrive a nome del governo, senza che il
Parlamento ne fosse a conoscenza, il patto di Londra, che viene stipulato appunto in maniera segreta
poiché non sottoposto al voto.
Il patto tra l’Italia e l’Intesa dichiarava che l'Italia sarebbe dovuta entrare in guerra entro un mese dagli
accordi e che, in caso di vittoria, essa sarebbe stata ricompensata con numerosi territori (le terre irredenti
e il Sudtirol, la Dalmazia, la base di Valona, il bacino carbonifero di Adalia in Turchia, il Dodecaneso e
alcune eventuali colonie in Africa) e ulteriori benefici. Con il patto di Versailles, all’Italia non verrà
riconosciuto però, in seguito alla vittoria, tutto il premio promesso, tant’è che si parlerà di “vittoria mutilata”.
Il 3 maggio 1915 l’Italia esce dalla Triplice Alleanza e il 24 maggio entra in guerra dichiarando guerra
all’Austria-Ungheria.
L’esercito italiano non era assolutamente pronto per una guerra, mancando di organizzazione, mezzi
(artiglieria) ed essendo numericamente inferiore. Per tale motivo fu introdotta la leva obbligatoria, che
portò al primo esercito di massa italiano, composto quindi non da “veri soldati”, ma da cittadini impiegati a
difesa del paese.
Fu nominato capo dell’esercito Luigi Cadorna, un generale che si distinse per la sua durissima condotta e
la durissima disciplina nei confronti dei soldati (non si fidava della leva, era abituato ad eserciti su base
volontaria). La strategia militare di Cadorna si basava sull'arte di fare la guerra ottocentesca, secondo la
quale l'obiettivo principale era attaccare, andando totalmente contro i principi della guerra di posizione. Al
termine del 1915 si hanno i primi attacchi sulla linea dell’Isonzo, attacchi suicidi in cui il morale era
estremamente basso vista la consapevolezza di andare incontro alla morte. Le prime quattro battaglie
definiscono una situazione di immobilità dei due fronti.
Nel 1916 si ebbe invece più movimento con altre cinque battaglie, ma fu sin da subito evidente
l'arretratezza dell'esercito italiano.
L'offensiva da parte degli austriaci però ben presto si arresterà, in quanto essi dovevano fronteggiare
anche i russi nella zona della Galizia. Questo doppio fronte in cui sono impegnati gli austriaci fa dunque
sì che siano costretti a “scoprirsi” maggiormente sul fronte italiano. Per tutta la fine del 1916 si
susseguono le “spallate del Carso”, nelle quali le posizioni vengono consolidate e si sfocia in una guerra
di logoramento (strategia che mira a consumare le risorse materiali nonché il morale del nemico per
obbligarlo alla trattativa oppure per strappargli l'iniziativa). L’Italia, sotto la guida di Cadorna, riuscirà solo
a conquistare i monti San Martino e Sabotino e liberare la Gorizia; in totale, gli attacchi effettuati saranno
16. In seguito alla sanguinosa disfatta di Caporetto, Cadorna lascerà il posto al generale Armando Diaz, il
quale guiderà l’esercito in una maniera più “moderna”, risultando meno autoritario del suo predecessore
ed infondendo finalmente nei soldati un senso di fiducia e vere motivazioni.
Prosieguo della guerra
La Russia subisce altre sconfitte nel 1915. Con l'entrata in guerra della Bulgaria al fianco degli imperi
centrali si ha il crollo definitivo della Serbia.
La Gran Bretagna sin dall'inizio del conflitto impose un blocco navale nei confronti della Germania, per
impedire che le merci giungessero nei porti tedeschi. Dopo due anni, questa strategia stava dando i suoi
frutti. Per spezzare questo accerchiamento la flotta tedesca affronta gli eserciti della marina inglese,
tuttavia la Gran Bretagna non perde il controllo sul mare. Nel novembre del 1916 muore Francesco
Giuseppe I d’Austria, gli succede Carlo I.
Numeri ed effetti della guerra
Grazie a questo conflitto mondiale, abbiamo visto l’avvento di diverse tecnologie. Furono infatti introdotti
gli aerei (anche se per il momento solo a scopo ricognitivo), i carri armati (che erano ancora delle semplici
auto blindate, senza cingolati) e le armi chimiche (già usate dall’Italia nella guerra coloniale, durante il
conflitto vengono usate per la prima volta ad Ypres, in Belgio).
Si parla inoltre di “Mobilitazione totale” per via degli enormi numeri di soldati schierati sul fronte.
Per gli alleati, vi erano in totale circa 43 milioni di soldati, di cui 12 russi, 9 francesi, 6 inglesi e 6 italiani.
Per gli Imperi Centrali, vi erano in totale 25 milioni di soldati, di cui 12 tedeschi ed 8 austriaci.
Durante un conflitto di questa portata, l’intero stato si adopera per il prosieguo della guerra. Le
popolazioni vicine ai fronti sono spesso costrette a divenire rifugiati di guerra, stremate dai
bombardamenti e le invasioni; le fabbriche civili si convertono in militari (avendo grossi problemi a
svolgere il processo inverso a fine guerra); le donne, le uniche rimaste effettivamente nel paese, non
potevano che sostituire gli uomini nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro solitamente occupati da questi
ultimi. In generale, in uno stato tutto era dedito alla guerra a tal punto perfino le libertà personali e i diritti
vengono meno, in favore del conflitto in corso.
Lo spartiacque del 1917
Il 1917 rappresenta un vero e proprio spartiacque per il conflitto: assistiamo infatti all’intervento degli USA
nella guerra, oltre alla rivoluzione russa (vedi file).
Gli USA, fino a quel momento, avevano adottato una politica isolazionistica: infatti, non erano mai
intervenuti direttamente nelle guerre in Europa, ma finanziavano solamente gli Alleati per proteggere i
loro interessi commerciali nel Vecchio Continente. Vista la forza della Germania fino a quel momento, gli
Stati Uniti si rendono conto che tutti i finanziamenti dati non sarebbero mai rientrati se gli Alleati avessero
perso; inoltre, impegnati nella guerra sottomarina, alcuni sommergibili tedeschi bombardarono alcune
navi merci americane, danneggiando in maniera diretta i loro interessi commerciali e fornendo un giusto
pretesto per giustificare il loro ingresso diretto nel conflitto. Ciò porterà ad una nuova visione permanente
per gli USA.
Con l’abbandono del conflitto da parte della Russia, l’Austria poté concentrarsi sul fronte italiano,
sorprendendolo e sfondandolo (disfatta di Caporetto, 400k morti); gli austriaci penetrarono per circa 150-
200km. Tutto ciò portò alla caduta del governo Boselli, al quale succedette il governo di Vittorio Emanuele
Orlando; Cadorna venne destituito come capo dell’esercito, e il ruolo venne affidato ad Armando Diaz.
L’approccio dell’esercito italiano cambiò: venne infatti concessa più umanità ai soldati, i quali poterono
beneficiare del riposo, di cambi, cibo e dei diritti in quanto esseri umani e non mere pedine; venne
incentivata la voglia alla lotta, fino ad allora del tutto assente, con una massiccia campagna di
propaganda che risollevò il morale dei soldati italiani. Importante anche il contributo dei “ragazzi del ‘99”,
ossia la fresca leva militare, che porterà sino alla vittoria della battaglia di Vittorio Veneto, il 24/10/1918.
Il 3/11/1918 venne firmato l’armistizio di Villa Giusti e il giorno seguente Armando Diaz dichiara la vittoria
della guerra per l’esercito italiano. (4/11 festa nazionale).
Di contro, l’Impero austro-ungarico crolla, l’imperatore Carlo I abdica e con Karl Seitz nasce la Repubblica
austriaca. Tutti gli altri stati appartenenti all’impero, infatti (Ungheria, Ceco-Slovacchia) ottennero
l’indipendenza, ad eccezione della Jugoslavia, che seppur anch’essa indipendente, rappresentava però
l’unione di diverse nazionalità e popolazioni differenti (Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Kosovo
ecc.)
Sul fronte occidentale, i tedeschi cercano di accelerare il conflitto; un attacco decisivo compiuto nella
primavera del ’18 contro il connubio UK-Francia anticiperà l’intervento degli USA. Importante il
combattimento nei pressi del fiume Marna, oltre al bombardamento di Parigi. L’esercito tedesco viene in
seguito sconfitto nell’estate del 1918, con la 2° battaglia della Marna e la battaglia di Amiens.
L’impero tedesco sta ormai implodendo. L’imperatore Guglielmo II abdica, ed in seguito alle proteste di
Kiel nasce la Repubblica, con il social democratico Herbert a capo, il quale firmerà l’armistizio con la
Francia, che sarà degradante ed estremamente punitivo.
La Turchia proclama la nascita della Repubblica con Ataturk, dopo aver perso tutti i suoi possedimenti
europei ad eccezione di Istanbul. La Turchia sarà protagonista del genocidio degli Armeni, un popolo
senza terra che conterà alla fine più di 1 mln di morti fra le loro file.
La fine del conflitto, definizione dei territori
I trattati di pace di Versailles porranno ufficialmente fine alla WWI. Per la definizione dei territori ci si basò
sul principio di nazionalità (un popolo, uno stato), il primo dei 14 punti descritti dal presidente americano
Woodrow Wilson nel suo celebre discorso.
Ai trattati partecipano la Francia, gli UK, gli USA, ma anche l’Italia, la quale però ne uscirà quasi sconfitta,
seppur vincitrice della guerra. I patti di Londra non verranno infatti rispettati, e al popolo italiano andranno
solamente Trento, Trieste, l’Istria e il Sudtirolo, non ottenendo come da accordi la Dalmazia, le colonie e i
territori del Dodecaneso, che verranno invece divise fra Francia ed Inghilterra. Gli Stati Uniti rivendicano
infatti la legittimità di quell’accordo, poiché essi non erano presenti alla sua firma. Vittorio Emanuele
Orlando abbandona immediatamente il congresso ed in seguito il suo governo otterrà un voto di sfiducia
e cadrà. È per questo che si parla di “vittoria mutilata” italiana.
Per la Germania, il conto sarà salatissimo; essa verrà infatti condannata a:
cedere l’Alsazia e la Lorena;
cedere i giacimenti minerari (i quali diverranno a tutti gli effetti territorio francese, oppure saranno
sulla carta territori tedeschi ma presi comunque in gestione dalla Francia);
smilitarizzare lo stato, riducendo l’esercito a soli 100k soldati e privo di artiglieria o mezzi;
una multa di 132 miliardi di marchi, che la Germania si sarebbe impegnata a pagare in circa 40
anni.
Sempre per i 14 punti di Wilson, d’ora in avanti ogni conflitto si sarebbe dovuto risolvere negoziando;
inoltre, era richiesta la fondazione della Società delle Nazioni (un’antica Onu), fondata proprio dagli Stati
Uniti ma alla quale essi stessi non prenderanno parte.
Nonostante tutti questi buoni propositi, la pace durerà pochi anni, infatti:
l’Italia era assolutamente scontenta della situazione nella quale era stata messa;
la Germania si riorganizzerà in segreto, pronta a vendicarsi contro Francia e Regno Unito;
questi ultimi erano stati fin troppo duri nei confronti della Germania;
gli USA praticamente “dettarono legge”, per poi non partecipare nemmeno a queste iniziative di
pace.
Tutto questo porterà ben presto alla rottura di questo fragile equilibrio di facciata, sino poi alla WWII.
Volendo fare un bilancio, dal conflitto mondiale vi furono circa 17 mln di morti, ai quali vanno aggiunti i
quasi 100 mln di morti provocati dalla Febbre Spagnola, un’epidemia che scomparirà misteriosamente e
in maniera molto repentina fra gli anni ’20 e ’21.
Tutti gli stati, l’Italia in particolare, ebbero grande difficoltà a ritornare alla “vita normale”, come
conseguenza della mobilitazione totale per la guerra.