Di quesco volume Fin dalla seconda meta del secolo ottavo in Aquileia e
ediro dall'A sociazione «Grado 1 'o tra• nel territorio friulano si dava per certa la venuta di an
sono stace stampace cinquecenco copie numerace dall' I al 500 Marco in Aquileia, mandato da an Pietra ad evangelizzare
la «seconda Roma» ed a costruirvi un vescovado, la cui
a eura di Ilario Zuberti
erie si arebbe iniziara con sant'Ermagora.
nella Tipografia iale cli Gorizia
Paolo Diocono infatti, crivendo la storia dei ve cov1
rrembre I975
di Metz nel nono decennio di quel ecolo, dopo aver ricor-
dato che an Pietra mando Apollinare a Ravenna, Leucio
a Brindi i e Anatolio a Milana, aggiunge che «de cino ad
Aquileia Marco, il piu eminente dei uoi discepoli, il quale,
po to Ermagora a capo <legii aquileie i, ritorno infine pre so
Pietra per es ere mandato ad Ale anc.lria». Anche Paolino
d'Aquileia negli tes i anni ricorda la mi ione <li san Marco
ac.l Aquileia, «celeberrima citta» 1) .
Un diploma di arlo del 792 riconosce che la chiesa
d'Aquileia e «co cruita in onore della Madre di Dio, di
an Pietra e di san Marco». La notorieca del racconto e la
fondatezza della tradizione sono riconosciute dallo stes o
de lega to grade e al sinodo di Mii n tova del!' 827: « on
Copia - - 226
posso negare e tutti lo sanno che Aquileia fu la prima me- vinciale, a produrre documenti che sostenessero le sue affer-
tropoli e che fu fondata nella fede dí Cristo dal beato mazioni e i diritti della chie a ďAquileia ad assumere una
Marco e da Ermagora». posizione autonomistica: non conosciamo la risposta del
La tradizione imperante alla fine del secolc otravo ap- vescovo aquileiese e percio non possiamo dire se gia allora
pare chiaramente conciliata con la rinuncia allo scisma da esistessero tradizioni simili a quelle che si riscontrano nei
parte dí Aquileia, avvenuta attorno al 699, e guindi armo- ecoli successivi sull'origine apostolica della chie a d'Aqui-
leia 2 ).
nizzata con la chiesa dí Roma attraverso san Pietra.
Era certamente quella la circostanza piu favorevole a
La leggenda pero dovette formarsi dapprima soltanto
strutturare e qualificarc eventuali tradizioni o leggende a
per la volonta di dare giustificazione storica e legale alla
vantaggio della chie a ďAquilcia: non e ne arebbe pre-
proclamazione della propria autocefalia. E sintomatico, nel
sentata piu un'altra che trovasse unite le terrc aquileiesi.
racconto dí Paolo Diacono, l'accostamento tra sedí che
Dopo l'occupazione longobarda del 568/9 o dopo la frat-
all'incirca nello stesso periodo, e cioe attorno alla meta del
tura definitiva del 606 o del 628 un'eventuale tradizione
secolo sesto, assunsero atteggiamenti polemici o ribelli verso marciana grade e sarebbc stata sostanzialmente diversa da
Roma. Qualcosa di molto simile a cio che fec(: e disse la un'iniziativa aquileiese-friulana, che si fosse formata indipen-
chiesa d'Aquileia, fu fatto e detto a Ravenna per quel che dentemente dall'iniziativa gradese o per reazione ad un'even-
riguardava la figura mitica dí sant'Apollinare, nonostante tuale azione autonomistica di Grado.
l'opposizione del papa e nonostante che questo sfidas e la
sede ravennate a comprovare le sue asserzioni. Se ne vedranno le conseguenze all'inizio del ecolo nono
quando, non placata i la tensione tra Aquileia e Grado,
E notissimo che attorno alla meta del secolo sesto (dal s'inserl con i suoi interessi e con le sue míre la nuova
557 circa) Aquileia si oppose alla politica religiosa dí Giu- potenza veneziana, interc::ssata a cogliere tutte le giu tifica-
tiniano ed ai cedimenti dei vescovi di Roma. ella metro- zioni possibili per un accre cimento dí prestigio anche a
poli altoadriatica si sentl il dovere di difendere tutta tma scapito di Grado, madre autorevole ma scomoda. Fíno al
tradizione di ortodossia e quindi anche il diritto a ricorrere sinodo di Mantova dell' 827 le autorita patriarcali di Grado
allo scisma e iJ bisogno di addurre giustificazioni per úna e di Aquileia erano praticamente equivalenti e cio era
celta cosl fiera. avvenuto da quando, all'inizio del secolo ottavo, anche la
chiesa della terraferma, rinunciando allo sci ma, ottenne
II papa Pelagio I, tra il 558 e il 560, sfido il vescovo
4 5 dai papi l'onore e !'autorita contra segnata dal pallio.
di Aquileia Paolo, che allora aveva tenuto un concilio pro-
alle reliquie dei predecessori di Ilario e Taziano, e c10e
In questa sede pero importa rilevare l'acco tamento tra dei santi Ermagora e Fortunato, dovette narrare o costruire
an Marco e sanťErmagora ben prima del sinodo dell' 827 uno dei consueti episodi in cui un'inventio e resa possibile
e la notevole frequenza in altre fonti della prima meta del da una visione: il vescovo o patriarca Primigenio, attorno
secolo nono, del nome di san Marco collegato a fatti e al 630, seppe in ogno che i «corpi del beato Ermagora
luoghi gradesi. martire e vescovo, e dei santi Felice e Fortunato erano de-
po ti alla terza pietra miliare: li porto nella citta cli Grado
Per quanto strano cio possa apparire, nella venerazione e ve li depo e con grande eura». II rinvenimento avviene
grade e a san Marco non si parla mai di reliquie di questo a quattro chilometri e mezzo cli distanza su una via impreci-
samo: la venerazione era evidentemente connessa con qual- ata, probabilmente pero partendo cla Aquileia: a quella
cosa ďaltro, pur es endo stata Grado invasa di reliquie distanza for e non giungeva la giuri dizione del patriarca
quando il vescovo, col clero e col tesoro ďAquileia, si cli Grado 9 ). E pero molto significativo che il fatto venga
rifugio in quel castrum. connesso con quel Primigenio, cli cui si parlera piu avanti,
che fu mandato a Grado dal papa e che for e per primo
La tradizione voleva che il vescovo Paolo portasse con
«legalmente» pote mettere in relazione la leggenda marciana
sé a Grado «tutto il tesoro della sua chiesa» 3); e che
con i culti e i norní dei vescovi aquileiesi. Anche l'inter-
questo tesoro comprendesse sl i corpi del «beatissimo mar-
vento cli Eraclio, che avra tanta importanza nel resto cli
tire Ermagora e di altri santi» 4 ) ma soprattutto quelli dei
questo studio, concordato quasi certamente con l'azione
santi Ilario e Taziano 5 ) risulta da fonti che accertarono papale, miro a dare a Grado titoli che autorizza ero a
in Grado l'esistenza di reliquie di questi martiri, per esem- venerare san Marco come il fondatore della chiesa aqui-
pio dal secolo nono in poi, e che quindi forse a posteriori leie e.
quello che Paolo Diacono definl semplicemente un the-
saurus qualificarono in un modo piuttosto che in un alrro,
ďaccordo cioe con quello che a Grado effettivamente si Mentre la maggioranza dei santi aquileie i e quelli le
poteva constatare esistente 6 ). cui reliquie furono portate a Grado nel 568 erano venerati
E curioso che la Cronica de singults patriarchis nove nella chiesa cli sanťAgata 10 ), i santi Ermagora c: Fortuna to,
Aquileie 7 ), la quale aveva riferito il tras porto in Grado come Ilario e Taziano, erano venerati nella ba ilica cli
dei corpi sami dei martiri Ilario e Taziano 8 ), poi, per anťEufemia o, per e ere piu precisi, in una cappella,
spiegare come mai la venerazione gradese fosse rivolta anche 6 7 detta propria cli san Marco: nell' 802 il patriarca Giovan-
All'inizio del '500 Giovanni Candido narrava di aver al tempo di Costantino . Contemporaneamente Eraclio salva
visto a Grado una cattedra ďavorio ormai sconnessa e forse o sequestra ad Alessandria la cattedra che si credeva appar-
smembrata 23 ): «mando Heraclio imperatore la sedia di tenuta all'Evangelista e la manda alla sede che si esalta
san Marco che egli havea usato in Alessandria, accioché nel suo nome.
vicino al corpo de Hermagora la riponesse. Noi l'abbiamo Piu tardi le due cattedre furono facilmente confuse tra
veduta ne la chiesa di Grado stratiata e ďavorio lavorata, di loro: una venne attribuita a san Marco ed era verosi-
e buona parte della croce del Salvatore» 24 ) . milmente quella piu preziosa perché contenente una reli-
Nel racconto del Candido e interessante quel riferimento quia, l'altra a 5ant'Ermagora, perché ricordava la missione
al corpo di sanťErmagora , deposto nella stessa cappella di san Marco. Allora si sarebbe detto che Elena aveva
in cui venne a trovarsi la cattedra eracliana; piu interessante, portato da Alessandria la cattedra di san Marco, dimenti-
e del tutto nuovo, quel riferimento alla dominicae crucis cando che una delle due era un vero e proprio reliquiario.
partem non parvam che si trovava nello stesso sacrario in Non si puo discorrete qui della cattedra in avorio, di-
cui si trovava la cattedra ďavorio. spersa in tempi abbastanza vicini a noi: dopo del Candido
fu ricordata ancora 25 ) in un manoscritto del 1780 26 ). Sono
Nelle fonti gradesi e veneziane risulta del tutto impre-
quattordici le formelle che oggi si riconoscono strettamente
vedibile l'inserimento della figura di sanťElena riguardo
affini dal punto di vista fotmale e associabili anche per
alla cattedra di san Marco: la madre di Costantino non
ragioni di misure 27 ). Si riferiscono a una cattedra che non
ebbe a che fare con Alessandria né con san Marco ma e poté avere mai nulla a che fare con quella in alabastro
nota per l'inventio della croce a Gerusalemme. (Proprio detta appunto di san Marco e conservata nel Tesoro della
al tempo dí Eraclio, nel 614 Cosroe II tolse da Gerusa- basilica marciana a Venezia 28 ).
lemme le reliquie della croce e successivamente occupo
Ci basta qui precisare che quella in avorio era la veta
la citta di Alessandria: la croce venne riconquistata da
Eraclio nel 62 8). cattedra di san Marco e che quella che ora si dice di san
Marco e in realta un reliquiario, com'era gia stato ticono-
Le confusioni fatte dai cromst1 possono spiegarsi cosi: sciuto da molti autori 29 ), senza pero che fosse precisato
Eraclio toglie dalla veneratissima reliquia della croce ap- a quali reliquie fosse destinato. Basterebbe tener conto delle
pena riacquistata una porzione che inserisce in un reli- misure ridottissime per convincersi che la cosiddetta cat-
quiario (in forma di cattedra) e l'invia a Grado; si tratta tedra di san Marco non fu mai destinata ad ospitare una
della stessa croce che Elena aveva trovato a Gerusalemme 12 13 persona seduta.
Nessun elemento induce ad associare questa cattedra-
reliquiario a san Marco piuttosto che ad altri culti 30 ): il
simbolo di san Marco non ha alcun risalto rispetto a quello
degli altri evangelisti. I simboli si trovano sulle facce esterne
della cattedra, con quel significato e soprattutto con quella
funzione allegorica che i simboli evangelistici hanno in una
composizione in cui campeggia Cristo o un suo simbolo
quale la croce, com'e evidente in tante raffigurazioni paleo-
cristiane.
Nel dossale della cattedra sorge l'albero della vita, sul
monte da cui sgorgano i quattro mistici fiumi : anche que-
sta e una scena consueta nell'esaltazione della croce . Al
centro dell'albero della salvezza sta l'agnello salvatore, che
qui non regge la croce, com'e consueto per I'agnus Dei,
poiché la sua croce e l'albero che sta sullo sfondo.
Nel coronamento del dossale la croce e sostenuta da
quattro personaggi, che possono essere gli evangelisti o
piuttosto quattro apostoli o quattro profeti: essi non si
chinano verso la croce in atto ďadorazione ma la sosten-
gono in atto cli mostrarla (fig. 1).
In basso, un cancello pare circoscrivere un'area sacra,
sul cui fondo sta il foro-tomba apprestato ad accogliere la
reliquia (fig. 2).
Nel complesso si puo dire che l 'intenzione dell'ideatore
era di riprodurre una visione apocalittica di esaltazione del
simbolo cristologico della salvezza e cioe della croce. L'indi- Fig. l . Venezia (Tesoro di S. Marco) . Vedu ta di fro nte della catcedra-reliqu iario detta
cazione del cielo e affidata a dieci torce accese, che potreb- di S. Marco : l'esaltazione della croce .
14
Fig. 2 . II fianco destro della stessa con il faro per la reliquia.
tenere i collegamenti tra i! governo centrale, rappresentato
proprio dal magistros, e le province 86 ).
I quattro monogrammi incisi sulle !amine ďargento
dorato della stauroteca gradese attestano questa sua pro-
venienza da Costantinopoli e confermano l'intervento del
governo centrale, nella persona del magister officiorum,
cioe del funzionario piu porenre, e quindi dello stesso Era-
clio, nell'appoggio diretto a Grado, proprio come ci lasciano
capire le fon ti della rradizione veneto-gradese 87 ).
Nessun baluardo e nessun'arma poteva garantire la di-
fesa di Grado bizantina e ortodossa meglio della reliquia
della croce.
Che la stauroteca argentea fosse conservata nella cat-
tedra-reliquiario ďalabastro pare ora indubitabile, come e
certo che la stessa cattedra-reliquiario, che denuncia chia-
ramente una fatrura siro-palestinese e comunque una pro-
venienza orientale, fu scolpita come ostensorio della reli-
quia della croce e come involucro della stauroteca argentea.
11 foro rettangolare infatti, che i vede nella faccia Fig. 6 - La stauroteca gradese inserita ne! foro predisposro nella cosiddetta cattedra cli
posteriore 88 ), ha Je stesse proporzioni della srauroteca; le S. Marco (Si confrontino le figure 2 e 5). II foromonraggio risolve i! problema
delta forma e della destinazione del foro scavato nella base della «cattedra».
dimensioni sono soltanto leggermente piu ampie, per evi- Questa, imperniata sul terna apocalittico della Croce salvatrice, era dunque il vero
denti ragioni 89 ). Que to foro e in comunicazione con un e proprio ostensorio destinato ad accogliere e ad esaltare la reliquia mandata a
Grado nel 630 dalťimperatore Eraclio.
altro analogo che si apre sul fianco destro, guardando il
trono sul davanti 90 ). ln questo modo era possibile vedere
su due lati la stauroteca, la quale si faceva riconoscere
a ttraver o le crocelline incise col bulino lungo i margini.
Un fotomonraggio in cala e persuasivo: fig. 6. 32
Quando nel tardo media evo, forse anche nel 1451 ·
. 1 . 'm
segult~ a trasfenmento del titolo patriarcale gradese a
Venezia, la cattedra-reliquiario fu trasportata a Venezia,
questa aveva ormai sostituito in importanza la cattedra
eburnea, troppo immiserita 91 ), sicché passava per «catte-
NOTE
dra di san Marco», e non era sentita piu come reliquiario.
) Un'analisi delle fonti e gia stata compiuta: S. T,WANO, Il culto
1
Con questa circostanza si spiega come la chiesa dí Grado di San Marco a Grado, in Scrittz storici in memoria di P. L. Zovatto,
pote continuare a possedere la stauroteca con la reliquia Milano 1972, pp. 201 e ss. Da questo articolo dipende la prima parte
dello studio presente; nella seconda parte e riportato quasi integral-
della croce e se ancora, con commovente continuita storica mente l'articolo sulla Stauroteca bizantina inedita, apparso in «Studi
e ideale, espone e venera il prezioso frammento della croce Goriziani» XLI (1975/I), pp. 139-152.
il venerdl santo, come faceva gia piu di tredici secoli or 2
) Non si puo ormai trascurare l'affermazione dei ,·escovi «aqui-
sono. leiesi» presenci al concilio d'Aquileia del 381 a proposito ďuna
fondamentale unita o affinita delle chiese dell'Italia settentrionale
rispetto ad Alessandria: bibliografia in Aquileia nei suoi concili antichi,
in «Studia Patavina» XVI (1969), p. 50 e note.
Nella prima meta del sesto secolo dovevano esserci gia delle
tradizioni, sia pur vaghe, su cui potevano fondarsi le pretese aquile-
iesi, se Pelagio I ne mette in dubbio la fondatezza. Per una nuova
lettura del documento pelagiano: G. BIASUTTI, Apertura sul cristia-
nesimo primitiva in Aquileia, Udine 1968, pp. 17-20.
3) PAUL. DrAC., Hist. Lang., II, 10.
4
) DIACONO GIOVANNI, Cronaca veneziana, ed. Monticolo, 62
(10-11).
5
) Cronica de singulis patriarchis, ed. Monticolo, 6 (6-7).
6)Sempre a posteriori si vuole dire che i! vescovo Paolo «depose
quelle reliquie con grande rispetto nello stesso castello», quasi in
contrapposizione alla trascuratezza degli aquileiesi; e difatti aggiunge
che da allora, ottcnute quelle reliquie, ii vescovo «chiamo la citta
nuova Aquileia»: Translatio Sancti Marci, ed. Mc Cleary, in «Mem.
Stor. Forog.» XXXVII-XXXIX (1931-1933), 241 (18-20).
7
) Secondo i! CEssr (Nuova Aquileia, in «Atti dell'Ist. Ven. Se.
L. A.» LXXXIII, (1929, p. 560) questa Cronica sarebbe anteriore alle
altre cronache ed ai cataloghi; i! cesto ci e trasrnesso da un codice
3-t 35 della prima meta del sec. XI (MONTICOLO, p. XIV).
8 ) Ancbe il Chronicon gradense (ed. Monticolo 41, 18 e 26-27) 1 9) Ed. MoNTJCOLO, cit., 11 (9-11).
parla della traslazione dei corpi dei santi Ilario e Taziano senza
menzionare quelli dei santi Ermagora e Fortunato.
20 ) DrAc. GIOVANNI, cit., 62, 18-63, 1-4.
9 ) Quattro miglia e mezzo da Aquileia indicano all'incirca la
21 ) Documenti ... , cit., p. 85.
localita odierna di Belvedere e quindi puo corrispondere all'antica 22 )Ed. Mc CLEARY, cit., p. 244 e n. 1. II patriarca Fortunato
Centenara: e curiosa questa contaminazione di fonti ďorigine diversa: clona alla cattedra di san Marco drappi e tappeti, che non sono
aquileiese dovrebb'essere il punto di partenza della misura rnentre e destinati dunque genericamente ad un locale bensl ad un oggetto
gradese la base di partenza per il ricupero o per il furto delle reli- concreto, analogamente a quanto fa per «i corpi dei beatissirni martiri»
quie del protovescovo aquileiese e del suo diacono. (Documenti . .. , cit., p. 75).
10 ) Sui diversi luoghi dí culto cristiano antico a Grado e nella
laguna: G. MARCHESAN, Le basiliche minori di Grado, tesi di laurea,
23 ) J. CANDrnus, Commentar. aquil. libri VIII, Venezia 1521,
I. III, f. XIII.
Trieste 1971; ora anche: Problemi di archeologia cristiana nella laguna
gradese, in Atti d. III conv. naz. di Archeol. cristiana, «AAA VI» 24 ) La traduzione e dello stesso G. CANDIDO, Commentarii ...
Trieste 1974, pp. 93-100. dei jatti ďAquileia, Venezia 1544, p. 57.
11
) DrACONO GIOVANNI, cit., 100 (7-9). 25 ) La notizia della cattedra di san Marco custodita a Grado
12 ) ricorre in alcune carte geografiche della seconda meta del '500;
Ibidem, 105 (5-8). cfr. A. CucAGNA, ll Friuli e la Venezía Giulia nelle carte geografiche
13 )
Documenti relativi alla storia di Venezia anteriori al mille, regionali dei secoli XVI, XVII e XVII[, Trieste 1964, pp. 101-102;
(R. CEssr), Padova 1940, pp. 75-76. L. ALBERTI, Descrittione di tutta ťitalia, Venezia 1594, p. 479.
14 26 ) G. CuscrTO, Una pianta settecentesca .. ., cit., coll. 111-113.
) Ibidem, p. 80.
27
15 )A. NIERO, Questioni agiografiche su San Marco, in «Studi ) V. ora: K. WEITZMANN, The ivoires of the so called Grado
Veneziani», XII (1970), pp. 16 e segg. dell'estratto. Chair, in «Dumbarton Oaks Papers>> 1972, pp. 49-93 (seguito cla
I. FuRLAN, in Venezía e Bisanzío, Catalogo della mostra, Venezia
16
) Si rilegga il celebre preambolo ddla Cronaca venezíana del 1974, n. 16); in attesa di ulteriori e piu ampie precisazioni: S. TA-
diacono GIOVANNI, che traccia un quadro in cui Venezia e posposta VAN0, Venezía e Bisanzio, rn «Iniziativa Isontina», n. 62 (1974/3 ),
solo ad Aquileia: non c'e posto alcuno per Grado . pp. 69-70.
17 28
) L'epigrafe e stata studiata e pubblicata per la prima volta ) La relativa bibliografia in A. GRABAR, Opere tardo-antiche,
nello studio citato alla nota 1. in Il tesoro di San Marco, U, Firenze 1971, p. 9.
Anche il patriarca Fortunato intervenne nel mausoleum in cui 29
era sepolto Giovanni I: forse abbatte la pergula cli Giovanni iunior ) V. nota precedente.
e certamente onoro la tomba del patriarca assassinato (Documenti, 30
) Il graffito co! nome di san Marco tracciato alla base del sedile
cit., p. 76).
e di mano italiana del basso medioevo: A. GRABAR, La «sedia>> di san
18
) Gia alla fine del Settecento risulta che la cappella in fondo Marco a Venise, in «Cabiers archéologiques», VII (1954), pp. 20-21.
alla navata sinistra della basilica di sant'Eufemia era destinata a 31
) Cfr. gli avori del sesto secolo: F . VOLBACH, Elfenbeinarbeiten
«repostiglio delle Reliquie»: G. Cuscno, U na pian ta settecentesca
del Duomo di Grado e le iscrizioni musive del secolo VI, in «Aqui- der Spatantike und des Friihmittelalters, Mainz 1952, n.n. 52, 53, 75.
leia Nostra» XLII[ (1972), coll. 105 ss. Al CAPRIN (Lagune di Grado, 32
) Cfr. la coppa sassanide di Kansas City (Vl-VII secolo:
Trieste 1890, p. 231) risulta che era chiarnata cappelb di S. Marco. 36 37 R. GHIRSHMAN, Arte persiana, Milano 1962, fig. 261) o «simurgh»