) foneticamente fa sempre sillaba,
con la vocale precedente, in contrasto con la norma ortografica: la prima
sillaba di vasca 0 resto ® quindi implicata, bench¢ la sillabazione grafica
imponga va=sca e re=sto.
‘Una consonante pud essere definita in base a tre variabili:
Modo dit articolazione: a seconda del tipo di ostacolo che si
frappone alla corrente d’aria ascendente, Quando c’@ chiusura del canale
costituite da una occlusiva e da una costritti-
tra loro).
ione, vale a dire livello del canale articolato-
tyspecchietto:
LUOGO DI ARTICOLAZIONE
Babi Labiodenta] Cena | Aveta Presa | Pal
| Bi | se ee ere a
ow fe || ra ls
pee = ty |
wu | ia | : | ;
ROA | [ & fla
gate | To
fesnme| ca Je
1 ‘ |
Pa oe —
Esempio
— pane | "pane /, bere | "bere /, mano | *mano /, tela
| ‘dare /, naso | ‘naso /, bagno | *banno /, cane / *kane /,
sgatto | *gatto |
R
Arruicate — cielo / “telo /, gelo | *dselo |, zio | tsio |, zero
[azero).
Cosrrrrrive — fame | "fame J, vedo / ‘vedo /, sasso | 'sasso /, sbi
ro | “zbirro /, sciame | "Jame |, rosa | *roza |, lima | “lima |, fi
PfiKSo/.
Alle consonanti vanno affiancate due semiconsonanti, ossia due
suon_ che si impostano rispettvamente come le vocal fe fu ma che
turd daincersezione tea Te varie coordinate che abbiamo ind
« non si pud cronologicamente porre
(© omnes), gid presente in
sia comedere (cft. sp. e port. comer), sia manducare (cfr. ft. mange)
are, rum. mdnca); né,infine hanno Ia stessa valenza due vol
la proliferazione di dimim
agrell < AGNELLUS # AGNUS), largamente pre-
latino parlato 0
opposizione al latino classico, che riprodce Ta Hingua leteraria crstalliz~
zata nel periodo aureo), le cra venuto atteggiandosi nell’eta del
cadenza: con m
mente uniforme per qui
Roma, non sappiamo da chi, nel III sec. d.C:) ¢ la congruenza delle lin-
gue romanze nel postulare una forma non attestata dalle fonti scritte (co-
. CARONIA, da CARO richiesto concorde-
iazioni romanze: it carogna, ecc.).
s’avevano fenomeni
tendenze chiaramente preromanzi, destinati ad esplode:
denza, quando la diffusione ed il prestigio
luonoru optumu fuise viro = bonorum optimum
Jfuisse virum),
2) Precoce tendenza alla monottongazione dei dittonghi AU AE.
Per AU (chiusosi in © gia in epoca classica in CAUDA e FAU-
CEM, eft. ital. coda e foce con /of di fronte a-oro < AURUM, con /0/)
ricorderemo un aneddoto riferi
riote al dittongamento di O in uo
Tn quanto ad AE (che tendeva a monottongarsi in: ¢ di timbro
aperto) si pensi a Lucilio che beffeggiava il pretore Cecilio Metel
quale soleva pronunziare pretor anziché praetor.
3) Dileguo della 1 nel gruppo consonant
grammatico Velio Longo ri
tino distingueva quantita breve o lunga:
non era possibile confondere VENIT ‘egli viene’ con VENIT ‘egli ven-
ino parlato le vocali lunghe tendevano ad essere pronun-
le brevi aperte: «quando
Europa e in Africa e si sovrappose a lingue che, n
co, non conoscevano lopp.
7italiano, ma non hanno valore distintivo (sono infatti automaticamente
Iunghe le vocali di sillaba aperta ed automaticamente brevi quelle di sil-
aba chiusa: la a di cane & pid lunga della a di canne, ma non & questa
one che ci consente Ia distinzione tra le due parole, garantita in-
Iternanza: /n/ ~ /nn/).
'Al sistema latino basato sulla quantita succede dungue in italiano
un sistema basato sulla qualita (0 timbro) delle vocali che é il seguente:
1 gE A 6 O UD OU
\ 1 |
I | S|
kel. ial bol pol tal
N.B.:— In sillaba libera /e/ si dittonga in /je/, /o/ in /wo/.
= Il dittongo AU si monottonga in /o.
— Tl dittongo AE segue le sort di
Esempi
VITAM > vita
NIVEM. > neve
TELAM — > tela
PECTUS > petto
DECEM > dieci
MARE > mare
ocTo > otto J otto |
NOVUM — >muovo ‘| "nwovo/
SOLEM > sole J ‘sole |
CRUCEM — > croce [*krotle /
LUNAM — > luna luna /
AURUM > oro oro /
LAETUM > lieto J ijeto /
Questo vale per le parole di tradizione popolare, essia per quelle che
i parte del patrimonio lingufstico dei para
mnerazione senza solu
sono
f@HE Geunie in un'epoca in cui q)
{-erano pid operanti. Tra i cultismi potremo
polarmente avremmo dovuto avere "evo; per il
ragrafo 10), DISCOM > disco (popolarmente desco, con diverso sign
to), MODUM > modo (popolarmente avrebbe dovuto dare *muodo),
SUBITOM > subito (popolarmente avrebbe dovuto dare *sov
In particolare, le voci 4 Tetteraria da basi
ste egg di trasfom
CIBUM > c
i come aperte tutte le e e tutte le
leggendo il latino, pronunziano da
6 latine (CRUDELIS, NONU
kru’dele/ e
le fel le fol (
a maggioranza, sono prom
con adattamenti grafici): & que
principio che Bruno_MiFENOMENI PIU NOTEVOLI
1) DITTONGAMENTO DI E (AB) E DIO IN SILLABA LIBERA
1, 87-95 e 123-176)
sendo certamente di tradizione popolare, non presentano il fenomeno,
Cosi, da un lat
QUAERERE > chiedere, LEVITUM >
nie anche ERANT > ant. fiorentino ierano;
fo, HOMINES > wom
dall’altro:
PECORA (propriamente neutro plur. di PECUS, seni ne
femm. sing.) > pecora (ma l'ant. cortonese aveva piecora) e OPERAM
> opera (ma I'ant. senese e, ancora, I’ant. cortonese avevano wopara) ©
qualche altro caso.
ittongo manca in tre soli casi: BENE, *IL-
‘Tra-inparossizoni IL
z Torme ditionga-
jen- in antroponimi
del mancato dittongamento nel fiorentino @ da
per l'abbandono delle antiche forme
ERAT, BRANT in favore di era, erano.
aSconosciuto al toscano (e quindi al
iano letterario) & invece il
Tha completamenis croso le forme dittongate, almeno
neppure oggi. Esempi
FILIOLUM — > figlivolo > figliolo
ina) nella sillaba fin:
AREOLAM = >aiuola > aio ma RUSSAM > rossa &
ssico s'@ spostato dalla semicon-
a Firenze ie in questa
ido Verso Ta meer del
Palci tfoviamo priego fino
scrivente ha abbandonato la prima forma, perché sentita come antiquata.
Esempi: *PRECO (invece del classico PRECOR) > priego > prego, lat.
tardo *TROPO > truovo > trove, PROBO > pruovo > prove.
Cronotogia del fenomeno. II passaggio di o aperta a uo doveva es-
sere incipiente all’epoca
Je longobarde partecipano al dittongamento: per esempi
golo ‘recipiente, vasca dove si accoglie l'acqua piovana 0
to’. Come terminus ante quem si deve assumere la monottongazione di
‘AU in /o/. Quest’ultimo fenomeno & attestato dal’ VIT secolo quando,
in un atto pistoiese del 726, leggiamo gora ‘canale d’acqua’ (dal prelati-
no *GAURA): ora, @ evidente che a quella data il dittongamento era un
fenomeno concluso, diversamente I'/o/ di gora non si sarebbe conservata
intatta, ma si sarebbe ditiongata (*guora) e cost diremmo *puoco, *cuo-
sa, *uoro invece di poco, cosa, oro (lat. PAUCUM, CAUSAM, AU-
RUM).
ti a /KK/e /nn/ provenier
Ese
GRAMINEAM> gramégna_ > gr
CONSILIUM > conséglio > co
FAMILIAM > faméglia > famig
Invece, se /pp/ proviene dal latino GN, la ¢ si conserva:
LIGNUM > legno (e non *ligno)
22b) Si ha i tonica da /e/ del
seguiva una n vel
Tutta
a i. volgare ed w da /o/ quando segue o.
(cio’ una n seguita a sua volta da una velare k 0 g).
nella formula onk la o resta conservata. Esempi:
LINGUAMS léngua > lingua
suff. -ING > -éngo > -ingo (casalingo, guardingo,
VINCO > vénco > vinco se
FUNGUM > fongo > fungo
Invece: SPELUNCAM > spelonca ( ¢ non spelunca)
__ TRUNCUM > tronco (¢ non trunco). Si ha tuttavia 1ONCUM >
sidnco > giunco.
3) CHIUSURA DELLE VOCALI TONICHE IN IATO
BGO. >eo >€o >io
MEUM = >méo > méo. > mio
DEUM = > Deo > Déo > Dio
TUUM => t60 > M0
NB. Le vocali di queste basi latine sono tutte brev
nota norma prosodica: «vocalis ante vocalem brevis est»
Secondo il Meyer-Luebke da BGO ¢ da alte basi del genere
avremmo avuto il dittongamento di E in
semplificazione del trittongo. Ma le cose non stanno cosi: troviamo io
anche in zone che non conoscono il dittongamento toscano, per es. nella
«Formula di confessione umbra» (Norcia, see. XD}: io, mia, mi
forme in eui il 0 non poteva avers (siamo in zona metafo-
netica, e nella sillaba finale delle tre parole non c’era né i né 1) € che si
spiegano agevolmente, invece, con Ia chit
(Cir. C. Fahy
tutte
ra della vocale tonica in iato
«ltalian Studies» XXIII [1968], 60-63)
24
4) TENDENZA ALLA CHIUSURA DI «E> PROTONICA DEL
LAT, VOLG. (LAT, CLASSICO I, £, B)
Esempiz
DECEMBREM — > decembre > dicembre
MINOREM > menore > minore
MEWN)SURAM — > mesura > misura
Questa tendenza era presente anticamente, come tratto popolare,
nella Toscana (ad eccezione della Toscana orientale: Arezzo ¢ Cortona) &
nel dialetto di Viterbo ed Orvieto,
Ma anche nello stesso fiorentino alcune parole hanno mantenut
eg protonica piuttosto a Iungo: cosi megliore, nepore, segnore (fino al
meta del XIV sec.), pregione e serocchia (fino all’inizio del XV), Mela-
no e melanese (fino alla met del XV sec.)
Naturalmente questo processo abbraccia anche { monosillabi che,
dotati di scarso corpo fonico, tendono ad appog: parola seguen-
te: cosl DE ROMA > di Roma (esattamente come DECEMBREM > di-
cembre), ME LAVO > mi lavo, TE AMAT > ti ama ecc. (si parla in tal
caso di protonia «sintattica», ossia condizionata dalla posizione che una
sillaba viene ad occupare neila frase). Peraltro i turbamenti cui questa
norma va soggetta sono particolarmente numerosi. Infat
1a) Molte parole che si presentano nel!’
nica hanno oggi e per rilatinizzazione d’eta rinascimentale: & il caso di
felice (ant. anche filice), delicato (dilicato), eguale (iguale), eve.
’) Consistente @ il numero di latinismioriginari: negozio, sereno,
germoglio, prefisso de- in demolire, detrarre, definire, prefisso re- in re-
plicare, recedere, respingere, ecc.
©) La e protonica pud conservarsi nei derivati per influsso della
parola base: cosi ‘elaio per influenza di tela, fedele per influenza di fede,
peggiore di peggio, eve.
4) In particolare, nei verbi si tende ad un livellamento tra forme
rizotoniche (cio con acento sulla radice: gr. rhiza) e forme rizoatone
25(cio’ con accento sulla desinenza), che generalmente privilegia le forme
‘origine straniera, importate d ec
la e pud mantenersi anche in italiano: cost regalo
etardo ¢ dettaglio (dal france:
5) «AR» E «ER» INTERTONICI E POSTONICI
Nel fiorentino il_ gruppo ar in posizione intertonica (cio® tra_ac-
(LAZARUS)
presente ti-
fino volga-
; AMARE,
Inoltre: suffisso ~ARIA di merceri ia, osteria (mentre
per esempio, a Venezia: merciaria 0. merzaria, frezzaria, ecc.), suffisso
-ARELLUS di vecchierello, acquerello, ecc.
‘Tuttavia in anni recenti s°é impiantato nel lessico itali
numero di parole di coniazione non fiorentina con ar conservato: mozza-
rella, bustarella, spogliarello, casareccio; inoltte accanto ad -erello si
ud avere -arello (per esempio vecchiarello ed acquarello).
le seguent
caso
6) LABIALIZZAZIONE DELLA VOCALE PROTONICA,
‘Te pud passare dalla serie delle pal
26
DEBERE, > devere > dovere
DEMANDARE — > demandare > domandare
(E)REMITA > are. romito (eft. «Il romito del Cenisior del
*REVERSIARE — > rovesciare, ece.
7) APOCOPE DELLA VOCALE FINALE
Alcune apocopi sono obbligatorie
mn *buono gion
Le condizioni necessarie perché si abbia ’apocope vocalica sono
Ja parola non deve trovarsi in fine di frase 0 comungue prima
([virtus’somm:
Madon de ta Pusterla nel B
8) RADDOPPIAMENTO FONOSINTATTICO.
Quando un it
pronuncia in realta
iano centromeridionale legge il sintagma «a casa
©) Dopo le parole baritone (cio® non accentate
sopra e qualche: «qualche cosa» ({kwalkek'kosa]
le della parola seguente: eviden-
lamento analogico su altre voci che richiedono
} raddoppiamento, oppure di forme s sme composte con monosil-
abi forti (in sopra < SUPRA & stata sentita, paretimologicamente, la
presenza della prep. a < AD).
Tl quadro sopra descritto vale per il fiorentino, ma & estensibile
quasi per intero alla restante Italia centromeridionale. Tra le poche diffe-
renze ti, per esempio, tra la pronunzia fiorentina © la pronunzia
romana, indicheremo i casi di da e dove, che a.Roma non producono
rafforzamento € di come, che non lo produce come avverbio interrogati-
vo, ma solo quando introduce una comparazio
me’va?]); mentre a Firenze c’e raddoppiamento in
TUM> rout (non *70pp 0).
@ offerto dai dialetti_centromeun‘originaria consonante sorda dopo essersi sondrizzata si spirantizza e
9) LABIOVELARE INIZIALE arriva fino al dileguo),
soltanto parziale in Toscana. Le consonanti in-
Chiamiamo
“quasi’), labiov
Lortografia italiana pud esprimere Ja labiovelare sorda con cu 0
‘qu, ma la realta-fonetica & ovviamente la stessa nei due casi e sono solo
ragioni storiche a militare, per es., in favore' della scrizione «cuore» an-
Ziché «quore».
La abio
IV) -S- > /z/ (ciot: «s» sonora).
jare sorda latina s'@ conservata solo davantiada,Yaltri-
la componente velare, Esempi: QUANDO > quando,
QUANTUM > quanto, QUASI > quasi; ma QUI QUID > che,
QUOMO(DO) ET > come.”
La labiovelare secondaria (cio® non esistente in latino classico, ma
si mantiene
eno. interessa 1a maggioranza.dei-casi-nella-Tosca-
ia centromeridionale le s intervocaliche tendono a
TI, IIT, c’8 da notare che il n, I comprende circa
‘mentre il Te il TIT appena il 30%; Esempi:
i 50% dei possibili c
LACUM > lago; ma AMICUM > amico
RIPAM > riva; maCAPUT — > capo
' STRATAM > strada; ma FATAM = > fata
10) SPIRANTIZZAZIONE DELLA «B» INTERVOCALICA. PATREM. > padre: mma PETRAM > picira
ROSAM > rosa/‘roza/;_ ma CASAM
> casa | *kasa /.
Locclusiva labiale sonora latina in posizione intervocalica si tra-
sforma nella cortispondente costrittiva v, diventa cio® una «spirante».
Esempi
HABERE > avere, FABULA > favola, DEBERE > dovere,
AGIBILEM > agevole.
T casi di mantenimento_di_-B= sono.cultismi.o.forme-tarde (nobile,
IL fenomeno in Toscana non & originario: cid
11) SONORIZZAZIONE DELLE CONSONANTI SORDE
INTERVOCALICHE (0 TRA VOCALE E «R»)
‘Oviamo pitt casi di somorizzazioné di quanti se ne f
ze: segondo, siguro, pogo, Mighele, ecc.
jstrino-w Fire
Il fenomeno, generale nell'Italia settentrionale (in cui spesso12) NESSI DI CONSONANTE (DIVERSA DA «R» E notaio, *PARIUM > paio, ece.
BJ: HABEAT > abbia
x SAPIAT > sepia 14) «S» + 10D
Tl risultato in Toscana @ duplice, come duplice @ il trattamento di
lante palatale sorda
cabolo dotto), PRE(HE)NSIONEM
Leesito originario & proprio
aree). La pronuncia uffici
{ka’zone}) & condizionata dalla grafia che in questo caso non consente, per
tun non toscano, di risalire automaticamente alla realtt fonetica,
ne gal
bilante palatale sonora /s/ (RATIONEM > ragione, PRETIUM > pregio,
accanto al pi antico prezzo, SERVITIUM > servigio ecc.).
Da DJ possiamo avere anche Vaffricata prepalatale sonora
do intenso /ddg/: cos) accanto a razzo esiste
MODIUM > moggio, HODIE > ogei e cosi via. Da registrare infine una
ulterfore’ evoluzione del nesso TJ, che, se preceduto da consonante, si
trasforma in aleune parole, tutte tarde € non attestate, in affricata prepa:
15) CONSONANTE + «L» > CONSONANTE + 10D
E questo, in ordine
tici che separano
tra i grandi fenomeni fone-
latale (Al). Esempi la fine del_X sec. In posizione
Esempi:
*COMIN(DTIARE > cominciare BLASIUM > Biagio, .CLAMARE > chiamare, FLAMMAM >
*EXQUARTIARE > squarciare fiamma, GLAREAM > PLATEAM > piazza, SPEC(U)LUM >
*GUTTIARE > gocciare specchio, COP(U)LAM > coppia.
Il nesso si mantiene, al solito, nelle parole dotte (flebile < FLEBI-
Quest’ultimo fenomeno, piuttosto raro, & caratter del fioren- LEM, accanto al popolare fievole) € nei prestiti seriori (per es. flotta <
tino.
spagn. flota)..
3216) ARTICOLO
semanticamente degradato a semplice articolo si rinvengono git in Plau-
to («est huic unus servus indolentissimus»: ‘costui ha un servo fannullo-
ne’) ¢ in Cicerone («sicut unus pater far : de rebus loquor»: “par-
lo di questi argoment
‘Quanto all'aticolo determinative, che deriva dal pronome dimo-
strativo ILLE semanticamente attenuato, la spinta decisiva sara stata data
dall’influsso del greco, la lingua delle prime comunita cristiane fuor di
ina, dalla quale furono tradotti ¢ sulla quale furono modellati i testi
il volgare opere
[1960], 5-48).
Prima che sia possibile:parlare di un vero © proprio articolo deter-
‘inativo passa comunque diverso tempo: per molte documentazioni alto-
medicevali di ILLE che non ha pit il valore classico di ‘quello’, ma non
ha ancora quello italiano 2 stato proposto da Paul Aebischer
ebiscer! il termine di articoloide.
della derivazione, s‘osservera che da TLLUM per afe-
le s°8 avuto Jo; quando questo articolo fosse pre-
so tendeva a ridursi a ‘I (fare lo pa-
;enerando poi una vocale d’appoggio.
tico lo ¢ i sembrerebbero alternarsi secondo una
iddetta norma Grdber): avreni-
iSonante, il do-
18) COMPARATIVO
___Le forme organiche latine si perdono ad eccezione d'un drapp.
pid resistente: maggiore dliore (« MAIOREM,
NOREM, PEIOREM.
gare formato da PLUS ¢
(MAGIS + aggettivo positivo, donde lo spagnolo mds) esisteva
gi in latino classico, in casi speciali: MAGIS PIUS, MAGIS IDO-
NEUS,
uscente in corisonante,
po pal
reifo a fimirar 1 paso»: v. 28 «poi ch’ei posato un poco il
so»).
19) PRONOME E AGGETTIVO DIMOSTRATIVO
17) FORMAZIONE DEL PLURALE
U declinazione ta-
MPI > campi.
tina, che muovono evidentemente dal nominativo: lesso (ID IPSUM) e in cid, perd (ECCE HOC, PER HOC),
34no volgare si stabilisce per tempo un sistema tripartito: ISTE ‘questo’,
ILLE ‘quello’, IPSE ‘codesto’, Tal perpetua ad esempio nel-
lo spagnolo (este, aguel, ese) e in mol jani, ma non nel to-
scano che abbandona IPSE per ‘codesto’ (IPSUM passa ad indicare il
pronome personale: esso; codesto deriva probabilmente da un ECCUM
TIBI ISTUM).
Per lo pid le forme pronomit ie volgari appaiono rafforzate
‘con elementi «espressivin (per il toscano: ECCUM)
italiano letterario & dunque
registra I'apocope della seconda sill
due T in una sola /e /. Da cotesto giungiamo a codesio
¢ della -1- (vedi paragrafo 11).
COMMENTO LINGUISTICO DEL I CANTO
DELL'INFERNO (EDIZ. PETROCCHD.
essere dunque bene assi
versi danteschi.
prima di affrontare lo studio analitico dei