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Appunti di grammatica storica

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ud ricorrere al DELI (= M, Corte- Dizionario etimologico della li a, 19-1988) © al REW (= W. Meyer-Luebke, Romanisches thes Woerterbuch, Heidelberg 1935 suc chi non sa il tedesco: registra tine, arabe, ecc. ~ indicando di volt ‘Segni convenzionali 1 simboli > e < indicano rispettivamente «passa a> © «proviene da» (quindi; CANEM > cane; cane < CANEM). Un asterisco anteposto a una voce scritta in caratteri maiuscoli indi- si tratta di una base latino volgare, non documentata ma ricostruita uisti (ad esempio: passare < *PASSARE); davant sivo, rappresenta un esito virtuale, che si te condizioni ma che non & mai esistito nella realta (ad esempio ADIUTA- RE avrebbe dovuto svolgersi in *aggiutare 0 *azzwtare). Nelle basi latine, una o pit presentano altrettanti segno # vale: Le trascrizioni fonematiche, che utilizzano Valfabeto convenziona- le dell’Associazione Fonetica Intemazionale (lo stesso adoperato dai Principali dizionari), sono poste tra barre oblique; l"accento & indicato da tun apice anteposto alla sillaba tonica: mangiare / man’dgare/. Le trascri- zioni fonetiche, che si adoperano quando si vuol sottolineare un aspetto materiale del suono — indipendentemente dal sig sono in entro parentesi quadre: «La sequenza a me si pronuncia {am’me]p. Lorigine e Ia destinazione dei presenti Appunti varranno a scusare le inevitabli incongruenze e trascuraggini: scorie che lo studente climinera da sé, badando a non adagiarsi pigramente su quel che legge ma a esercitare sempre — qui come in qualunque altro testo — il proprio spitito critic. 8 PRELIMINARI FONETICI jenza che studia e classifica i vari suoni del laf linguaggio. E importante distinguere tra FONI ¢ FONEMI. I primi sono costi- tuiti da qualunque suono norm: nguaggio, mentre i secondi sono {quei foni che possono liberamente presentarsi in un dato contesto fonico jinandone il significato, in opp altri fonemi di lingua che, al loro posto, darebbero un senso diverso 0 un non ica & la diversi momenti di realizzazi «margini di sicurezza», che glottide quando essa & in posizione neutra, si producono SUONI SORDI; quando invece si verifica un altemativo aprirsi e chiudersi delle corde vocali, quando ciot queste entrano in vibrazione, si producono SUONI SONORI. Un’altra distinzione importante & quella tra articolazioni ORALI NASALL. Nel primo caso il velo palatino (cio® la parte posteriore, mo! le, del palato che termina con si solleva e si accosta alla parete posteriore della faringe, sicché I’aria esce solo attraverso 1a bocca; nel secondo il velo palatino & abbassato e V’aria penetra anche nelle fosse nasali, determinando un timbro caratteristico. I suoni nasali in italiano sono tre: /m/, /n/ e /p/- lice che Ia differenza sta nel fatto che le prime possono essere pronunziate da sole, mentre le seconde ne- cessitano qall’appoggio di una vocale. Ma, in realta, nulla ci vieta di pronunziafe isolatamente una Po una S e, quel che pid conta, in alcune Tingue il centro di sillaba & rappresentato da una consonante (si pensi al nome sloveno di Trieste, Trst) Diremo invece che nelle vocali predomina il fatto acustico del « la lingua si abbassa al massimo sul fondo della bocca. Sollevandosi e avvicinandosi al palato duro, realizza le vo- cali palatali o anteriori: /e/ = e aperta, /e/ =e chiusa ¢ /if. Sollevandosi ed avvicinandosi al velo palatino, la lingua consente di articolare le vo- cali velari 0 posteriori: /o/ = 0 aperta, /o/ = 0 chiusa e fay. Le vocali it liane toniche sotto accento — possono essere raggruppate in questo schema, il cosiddetto «triangolo vocalico»: pai 4quanté nella loro articolazione no e i spingono in fuori () foneticamente fa sempre sillaba, con la vocale precedente, in contrasto con la norma ortografica: la prima sillaba di vasca 0 resto ® quindi implicata, bench¢ la sillabazione grafica imponga va=sca e re=sto. ‘Una consonante pud essere definita in base a tre variabili: Modo dit articolazione: a seconda del tipo di ostacolo che si frappone alla corrente d’aria ascendente, Quando c’@ chiusura del canale costituite da una occlusiva e da una costritti- tra loro). ione, vale a dire livello del canale articolato- ty specchietto: LUOGO DI ARTICOLAZIONE Babi Labiodenta] Cena | Aveta Presa | Pal | Bi | se ee ere a ow fe || ra ls pee = ty | wu | ia | : | ; ROA | [ & fla gate | To fesnme| ca Je 1 ‘ | Pa oe — Esempio — pane | "pane /, bere | "bere /, mano | *mano /, tela | ‘dare /, naso | ‘naso /, bagno | *banno /, cane / *kane /, sgatto | *gatto | R Arruicate — cielo / “telo /, gelo | *dselo |, zio | tsio |, zero [azero). Cosrrrrrive — fame | "fame J, vedo / ‘vedo /, sasso | 'sasso /, sbi ro | “zbirro /, sciame | "Jame |, rosa | *roza |, lima | “lima |, fi PfiKSo/. Alle consonanti vanno affiancate due semiconsonanti, ossia due suon_ che si impostano rispettvamente come le vocal fe fu ma che turd daincersezione tea Te varie coordinate che abbiamo ind « non si pud cronologicamente porre (© omnes), gid presente in sia comedere (cft. sp. e port. comer), sia manducare (cfr. ft. mange) are, rum. mdnca); né,infine hanno Ia stessa valenza due vol la proliferazione di dimim agrell < AGNELLUS # AGNUS), largamente pre- latino parlato 0 opposizione al latino classico, che riprodce Ta Hingua leteraria crstalliz~ zata nel periodo aureo), le cra venuto atteggiandosi nell’eta del cadenza: con m mente uniforme per qui Roma, non sappiamo da chi, nel III sec. d.C:) ¢ la congruenza delle lin- gue romanze nel postulare una forma non attestata dalle fonti scritte (co- . CARONIA, da CARO richiesto concorde- iazioni romanze: it carogna, ecc.). s’avevano fenomeni tendenze chiaramente preromanzi, destinati ad esplode: denza, quando la diffusione ed il prestigio luonoru optumu fuise viro = bonorum optimum Jfuisse virum), 2) Precoce tendenza alla monottongazione dei dittonghi AU AE. Per AU (chiusosi in © gia in epoca classica in CAUDA e FAU- CEM, eft. ital. coda e foce con /of di fronte a-oro < AURUM, con /0/) ricorderemo un aneddoto riferi riote al dittongamento di O in uo Tn quanto ad AE (che tendeva a monottongarsi in: ¢ di timbro aperto) si pensi a Lucilio che beffeggiava il pretore Cecilio Metel quale soleva pronunziare pretor anziché praetor. 3) Dileguo della 1 nel gruppo consonant grammatico Velio Longo ri tino distingueva quantita breve o lunga: non era possibile confondere VENIT ‘egli viene’ con VENIT ‘egli ven- ino parlato le vocali lunghe tendevano ad essere pronun- le brevi aperte: «quando Europa e in Africa e si sovrappose a lingue che, n co, non conoscevano lopp. 7 italiano, ma non hanno valore distintivo (sono infatti automaticamente Iunghe le vocali di sillaba aperta ed automaticamente brevi quelle di sil- aba chiusa: la a di cane & pid lunga della a di canne, ma non & questa one che ci consente Ia distinzione tra le due parole, garantita in- Iternanza: /n/ ~ /nn/). 'Al sistema latino basato sulla quantita succede dungue in italiano un sistema basato sulla qualita (0 timbro) delle vocali che é il seguente: 1 gE A 6 O UD OU \ 1 | I | S| kel. ial bol pol tal N.B.:— In sillaba libera /e/ si dittonga in /je/, /o/ in /wo/. = Il dittongo AU si monottonga in /o. — Tl dittongo AE segue le sort di Esempi VITAM > vita NIVEM. > neve TELAM — > tela PECTUS > petto DECEM > dieci MARE > mare ocTo > otto J otto | NOVUM — >muovo ‘| "nwovo/ SOLEM > sole J ‘sole | CRUCEM — > croce [*krotle / LUNAM — > luna luna / AURUM > oro oro / LAETUM > lieto J ijeto / Questo vale per le parole di tradizione popolare, essia per quelle che i parte del patrimonio lingufstico dei para mnerazione senza solu sono f@HE Geunie in un'epoca in cui q) {-erano pid operanti. Tra i cultismi potremo polarmente avremmo dovuto avere "evo; per il ragrafo 10), DISCOM > disco (popolarmente desco, con diverso sign to), MODUM > modo (popolarmente avrebbe dovuto dare *muodo), SUBITOM > subito (popolarmente avrebbe dovuto dare *sov In particolare, le voci 4 Tetteraria da basi ste egg di trasfom CIBUM > c i come aperte tutte le e e tutte le leggendo il latino, pronunziano da 6 latine (CRUDELIS, NONU kru’dele/ e le fel le fol ( a maggioranza, sono prom con adattamenti grafici): & que principio che Bruno_Mi FENOMENI PIU NOTEVOLI 1) DITTONGAMENTO DI E (AB) E DIO IN SILLABA LIBERA 1, 87-95 e 123-176) sendo certamente di tradizione popolare, non presentano il fenomeno, Cosi, da un lat QUAERERE > chiedere, LEVITUM > nie anche ERANT > ant. fiorentino ierano; fo, HOMINES > wom dall’altro: PECORA (propriamente neutro plur. di PECUS, seni ne femm. sing.) > pecora (ma l'ant. cortonese aveva piecora) e OPERAM > opera (ma I'ant. senese e, ancora, I’ant. cortonese avevano wopara) © qualche altro caso. ittongo manca in tre soli casi: BENE, *IL- ‘Tra-inparossizoni IL z Torme ditionga- jen- in antroponimi del mancato dittongamento nel fiorentino @ da per l'abbandono delle antiche forme ERAT, BRANT in favore di era, erano. a Sconosciuto al toscano (e quindi al iano letterario) & invece il Tha completamenis croso le forme dittongate, almeno neppure oggi. Esempi FILIOLUM — > figlivolo > figliolo ina) nella sillaba fin: AREOLAM = >aiuola > aio ma RUSSAM > rossa & ssico s'@ spostato dalla semicon- a Firenze ie in questa ido Verso Ta meer del Palci tfoviamo priego fino scrivente ha abbandonato la prima forma, perché sentita come antiquata. Esempi: *PRECO (invece del classico PRECOR) > priego > prego, lat. tardo *TROPO > truovo > trove, PROBO > pruovo > prove. Cronotogia del fenomeno. II passaggio di o aperta a uo doveva es- sere incipiente all’epoca Je longobarde partecipano al dittongamento: per esempi golo ‘recipiente, vasca dove si accoglie l'acqua piovana 0 to’. Come terminus ante quem si deve assumere la monottongazione di ‘AU in /o/. Quest’ultimo fenomeno & attestato dal’ VIT secolo quando, in un atto pistoiese del 726, leggiamo gora ‘canale d’acqua’ (dal prelati- no *GAURA): ora, @ evidente che a quella data il dittongamento era un fenomeno concluso, diversamente I'/o/ di gora non si sarebbe conservata intatta, ma si sarebbe ditiongata (*guora) e cost diremmo *puoco, *cuo- sa, *uoro invece di poco, cosa, oro (lat. PAUCUM, CAUSAM, AU- RUM). ti a /KK/e /nn/ provenier Ese GRAMINEAM> gramégna_ > gr CONSILIUM > conséglio > co FAMILIAM > faméglia > famig Invece, se /pp/ proviene dal latino GN, la ¢ si conserva: LIGNUM > legno (e non *ligno) 22 b) Si ha i tonica da /e/ del seguiva una n vel Tutta a i. volgare ed w da /o/ quando segue o. (cio’ una n seguita a sua volta da una velare k 0 g). nella formula onk la o resta conservata. Esempi: LINGUAMS léngua > lingua suff. -ING > -éngo > -ingo (casalingo, guardingo, VINCO > vénco > vinco se FUNGUM > fongo > fungo Invece: SPELUNCAM > spelonca ( ¢ non spelunca) __ TRUNCUM > tronco (¢ non trunco). Si ha tuttavia 1ONCUM > sidnco > giunco. 3) CHIUSURA DELLE VOCALI TONICHE IN IATO BGO. >eo >€o >io MEUM = >méo > méo. > mio DEUM = > Deo > Déo > Dio TUUM => t60 > M0 NB. Le vocali di queste basi latine sono tutte brev nota norma prosodica: «vocalis ante vocalem brevis est» Secondo il Meyer-Luebke da BGO ¢ da alte basi del genere avremmo avuto il dittongamento di E in semplificazione del trittongo. Ma le cose non stanno cosi: troviamo io anche in zone che non conoscono il dittongamento toscano, per es. nella «Formula di confessione umbra» (Norcia, see. XD}: io, mia, mi forme in eui il 0 non poteva avers (siamo in zona metafo- netica, e nella sillaba finale delle tre parole non c’era né i né 1) € che si spiegano agevolmente, invece, con Ia chit (Cir. C. Fahy tutte ra della vocale tonica in iato «ltalian Studies» XXIII [1968], 60-63) 24 4) TENDENZA ALLA CHIUSURA DI «E> PROTONICA DEL LAT, VOLG. (LAT, CLASSICO I, £, B) Esempiz DECEMBREM — > decembre > dicembre MINOREM > menore > minore MEWN)SURAM — > mesura > misura Questa tendenza era presente anticamente, come tratto popolare, nella Toscana (ad eccezione della Toscana orientale: Arezzo ¢ Cortona) & nel dialetto di Viterbo ed Orvieto, Ma anche nello stesso fiorentino alcune parole hanno mantenut eg protonica piuttosto a Iungo: cosi megliore, nepore, segnore (fino al meta del XIV sec.), pregione e serocchia (fino all’inizio del XV), Mela- no e melanese (fino alla met del XV sec.) Naturalmente questo processo abbraccia anche { monosillabi che, dotati di scarso corpo fonico, tendono ad appog: parola seguen- te: cosl DE ROMA > di Roma (esattamente come DECEMBREM > di- cembre), ME LAVO > mi lavo, TE AMAT > ti ama ecc. (si parla in tal caso di protonia «sintattica», ossia condizionata dalla posizione che una sillaba viene ad occupare neila frase). Peraltro i turbamenti cui questa norma va soggetta sono particolarmente numerosi. Infat 1a) Molte parole che si presentano nel!’ nica hanno oggi e per rilatinizzazione d’eta rinascimentale: & il caso di felice (ant. anche filice), delicato (dilicato), eguale (iguale), eve. ’) Consistente @ il numero di latinismioriginari: negozio, sereno, germoglio, prefisso de- in demolire, detrarre, definire, prefisso re- in re- plicare, recedere, respingere, ecc. ©) La e protonica pud conservarsi nei derivati per influsso della parola base: cosi ‘elaio per influenza di tela, fedele per influenza di fede, peggiore di peggio, eve. 4) In particolare, nei verbi si tende ad un livellamento tra forme rizotoniche (cio con acento sulla radice: gr. rhiza) e forme rizoatone 25 (cio’ con accento sulla desinenza), che generalmente privilegia le forme ‘origine straniera, importate d ec la e pud mantenersi anche in italiano: cost regalo etardo ¢ dettaglio (dal france: 5) «AR» E «ER» INTERTONICI E POSTONICI Nel fiorentino il_ gruppo ar in posizione intertonica (cio® tra_ac- (LAZARUS) presente ti- fino volga- ; AMARE, Inoltre: suffisso ~ARIA di merceri ia, osteria (mentre per esempio, a Venezia: merciaria 0. merzaria, frezzaria, ecc.), suffisso -ARELLUS di vecchierello, acquerello, ecc. ‘Tuttavia in anni recenti s°é impiantato nel lessico itali numero di parole di coniazione non fiorentina con ar conservato: mozza- rella, bustarella, spogliarello, casareccio; inoltte accanto ad -erello si ud avere -arello (per esempio vecchiarello ed acquarello). le seguent caso 6) LABIALIZZAZIONE DELLA VOCALE PROTONICA, ‘Te pud passare dalla serie delle pal 26 DEBERE, > devere > dovere DEMANDARE — > demandare > domandare (E)REMITA > are. romito (eft. «Il romito del Cenisior del *REVERSIARE — > rovesciare, ece. 7) APOCOPE DELLA VOCALE FINALE Alcune apocopi sono obbligatorie mn *buono gion Le condizioni necessarie perché si abbia ’apocope vocalica sono Ja parola non deve trovarsi in fine di frase 0 comungue prima ([virtus’somm: Madon de ta Pusterla nel B 8) RADDOPPIAMENTO FONOSINTATTICO. Quando un it pronuncia in realta iano centromeridionale legge il sintagma «a casa ©) Dopo le parole baritone (cio® non accentate sopra e qualche: «qualche cosa» ({kwalkek'kosa] le della parola seguente: eviden- lamento analogico su altre voci che richiedono } raddoppiamento, oppure di forme s sme composte con monosil- abi forti (in sopra < SUPRA & stata sentita, paretimologicamente, la presenza della prep. a < AD). Tl quadro sopra descritto vale per il fiorentino, ma & estensibile quasi per intero alla restante Italia centromeridionale. Tra le poche diffe- renze ti, per esempio, tra la pronunzia fiorentina © la pronunzia romana, indicheremo i casi di da e dove, che a.Roma non producono rafforzamento € di come, che non lo produce come avverbio interrogati- vo, ma solo quando introduce una comparazio me’va?]); mentre a Firenze c’e raddoppiamento in TUM> rout (non *70pp 0). @ offerto dai dialetti_centrome un‘originaria consonante sorda dopo essersi sondrizzata si spirantizza e 9) LABIOVELARE INIZIALE arriva fino al dileguo), soltanto parziale in Toscana. Le consonanti in- Chiamiamo “quasi’), labiov Lortografia italiana pud esprimere Ja labiovelare sorda con cu 0 ‘qu, ma la realta-fonetica & ovviamente la stessa nei due casi e sono solo ragioni storiche a militare, per es., in favore' della scrizione «cuore» an- Ziché «quore». La abio IV) -S- > /z/ (ciot: «s» sonora). jare sorda latina s'@ conservata solo davantiada,Yaltri- la componente velare, Esempi: QUANDO > quando, QUANTUM > quanto, QUASI > quasi; ma QUI QUID > che, QUOMO(DO) ET > come.” La labiovelare secondaria (cio® non esistente in latino classico, ma si mantiene eno. interessa 1a maggioranza.dei-casi-nella-Tosca- ia centromeridionale le s intervocaliche tendono a TI, IIT, c’8 da notare che il n, I comprende circa ‘mentre il Te il TIT appena il 30%; Esempi: i 50% dei possibili c LACUM > lago; ma AMICUM > amico RIPAM > riva; maCAPUT — > capo ' STRATAM > strada; ma FATAM = > fata 10) SPIRANTIZZAZIONE DELLA «B» INTERVOCALICA. PATREM. > padre: mma PETRAM > picira ROSAM > rosa/‘roza/;_ ma CASAM > casa | *kasa /. Locclusiva labiale sonora latina in posizione intervocalica si tra- sforma nella cortispondente costrittiva v, diventa cio® una «spirante». Esempi HABERE > avere, FABULA > favola, DEBERE > dovere, AGIBILEM > agevole. T casi di mantenimento_di_-B= sono.cultismi.o.forme-tarde (nobile, IL fenomeno in Toscana non & originario: cid 11) SONORIZZAZIONE DELLE CONSONANTI SORDE INTERVOCALICHE (0 TRA VOCALE E «R») ‘Oviamo pitt casi di somorizzazioné di quanti se ne f ze: segondo, siguro, pogo, Mighele, ecc. jstrino-w Fire Il fenomeno, generale nell'Italia settentrionale (in cui spesso 12) NESSI DI CONSONANTE (DIVERSA DA «R» E notaio, *PARIUM > paio, ece. BJ: HABEAT > abbia x SAPIAT > sepia 14) «S» + 10D Tl risultato in Toscana @ duplice, come duplice @ il trattamento di lante palatale sorda cabolo dotto), PRE(HE)NSIONEM Leesito originario & proprio aree). La pronuncia uffici {ka’zone}) & condizionata dalla grafia che in questo caso non consente, per tun non toscano, di risalire automaticamente alla realtt fonetica, ne gal bilante palatale sonora /s/ (RATIONEM > ragione, PRETIUM > pregio, accanto al pi antico prezzo, SERVITIUM > servigio ecc.). Da DJ possiamo avere anche Vaffricata prepalatale sonora do intenso /ddg/: cos) accanto a razzo esiste MODIUM > moggio, HODIE > ogei e cosi via. Da registrare infine una ulterfore’ evoluzione del nesso TJ, che, se preceduto da consonante, si trasforma in aleune parole, tutte tarde € non attestate, in affricata prepa: 15) CONSONANTE + «L» > CONSONANTE + 10D E questo, in ordine tici che separano tra i grandi fenomeni fone- latale (Al). Esempi la fine del_X sec. In posizione Esempi: *COMIN(DTIARE > cominciare BLASIUM > Biagio, .CLAMARE > chiamare, FLAMMAM > *EXQUARTIARE > squarciare fiamma, GLAREAM > PLATEAM > piazza, SPEC(U)LUM > *GUTTIARE > gocciare specchio, COP(U)LAM > coppia. Il nesso si mantiene, al solito, nelle parole dotte (flebile < FLEBI- Quest’ultimo fenomeno, piuttosto raro, & caratter del fioren- LEM, accanto al popolare fievole) € nei prestiti seriori (per es. flotta < tino. spagn. flota).. 32 16) ARTICOLO semanticamente degradato a semplice articolo si rinvengono git in Plau- to («est huic unus servus indolentissimus»: ‘costui ha un servo fannullo- ne’) ¢ in Cicerone («sicut unus pater far : de rebus loquor»: “par- lo di questi argoment ‘Quanto all'aticolo determinative, che deriva dal pronome dimo- strativo ILLE semanticamente attenuato, la spinta decisiva sara stata data dall’influsso del greco, la lingua delle prime comunita cristiane fuor di ina, dalla quale furono tradotti ¢ sulla quale furono modellati i testi il volgare opere [1960], 5-48). Prima che sia possibile:parlare di un vero © proprio articolo deter- ‘inativo passa comunque diverso tempo: per molte documentazioni alto- medicevali di ILLE che non ha pit il valore classico di ‘quello’, ma non ha ancora quello italiano 2 stato proposto da Paul Aebischer ebiscer! il termine di articoloide. della derivazione, s‘osservera che da TLLUM per afe- le s°8 avuto Jo; quando questo articolo fosse pre- so tendeva a ridursi a ‘I (fare lo pa- ;enerando poi una vocale d’appoggio. tico lo ¢ i sembrerebbero alternarsi secondo una iddetta norma Grdber): avreni- iSonante, il do- 18) COMPARATIVO ___Le forme organiche latine si perdono ad eccezione d'un drapp. pid resistente: maggiore dliore (« MAIOREM, NOREM, PEIOREM. gare formato da PLUS ¢ (MAGIS + aggettivo positivo, donde lo spagnolo mds) esisteva gi in latino classico, in casi speciali: MAGIS PIUS, MAGIS IDO- NEUS, uscente in corisonante, po pal reifo a fimirar 1 paso»: v. 28 «poi ch’ei posato un poco il so»). 19) PRONOME E AGGETTIVO DIMOSTRATIVO 17) FORMAZIONE DEL PLURALE U declinazione ta- MPI > campi. tina, che muovono evidentemente dal nominativo: lesso (ID IPSUM) e in cid, perd (ECCE HOC, PER HOC), 34 no volgare si stabilisce per tempo un sistema tripartito: ISTE ‘questo’, ILLE ‘quello’, IPSE ‘codesto’, Tal perpetua ad esempio nel- lo spagnolo (este, aguel, ese) e in mol jani, ma non nel to- scano che abbandona IPSE per ‘codesto’ (IPSUM passa ad indicare il pronome personale: esso; codesto deriva probabilmente da un ECCUM TIBI ISTUM). Per lo pid le forme pronomit ie volgari appaiono rafforzate ‘con elementi «espressivin (per il toscano: ECCUM) italiano letterario & dunque registra I'apocope della seconda sill due T in una sola /e /. Da cotesto giungiamo a codesio ¢ della -1- (vedi paragrafo 11). COMMENTO LINGUISTICO DEL I CANTO DELL'INFERNO (EDIZ. PETROCCHD. essere dunque bene assi versi danteschi. prima di affrontare lo studio analitico dei

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