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Storia Dell'italia 900

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11, L’Italia Repubblicana

L’Italia nel 1945


Le condizioni in cui versava l'Italia alla fine della guerra erano molto gravi l’apparato
produttivo era stato fortemente colpito: Ingenti anche i danni subiti dall’edilizia elevatissima
l'inflazione. La maggioranza della popolazione risentiva della scarsità di cibo e abitazioni. La
disoccupazione aveva raggiunto livelli preoccupanti
Numerosi erano anche i problemi d'ordine pubblico: difficoltà nella smobilitazione dei
partigiani, occupazione delle terre, borsa nera: la mafia.
Il ritorno della democrazia determinò una crescita della partecipazione politica. La
Democrazia cristiana, perno del fronte moderato, era l'unico partito in grado di competere
con socialisti e comunisti sul piano dell'organizzazione di massa. Molto minor seguito
avevano: liberali, i repubblicani e il Partito d'azione.
A destra il movimento dell'uomo Qualunque ebbe, per breve tempo, notevole successo.
Il primo governo dell'alle liberata, basato sulla coalizione fra i partiti del CIn, fu presieduto da
Ferruccio Parri. Nel novembre '45 la guida del governo passò a De Gasperi, leader della Dc.

La Repubblica e l’Assemblea Costituente


Il 2 giugno 1946 un referendum popolare sancì la vittoria della Repubblica e la fine della
monarchia. Nello stesso giorno si tennero le elezioni per l'Assemblea costituente, che videro
il successo dei tre partiti di massa e, soprattutto, della Dc, che divenne il partito di
maggioranza relativa.
Nel '46-47 i contrasti fra i partiti della coalizione antifascista si approfondirono. Le
accresciute tensioni interne e internazionali provocarono, nel gennaio '47, la scissione del
Partito socialista:
L’ala contraria alla stretta alleanza col Pci fondò il Partito socialista dei lavoratori italiani (poi
Partito socialdemocratico). A maggio De Gasperi estromise socialisti e comunisti dal
governo e formò un ministero "monocolore".

La Costituzione e il trattato di pace


I contrasti tra i partiti non impedirono il varo della nuova Costituzione repubblicana,
approvata alla fine del 1947 ed entrata in vigore dal 1° gennaio 1948.
La Costituzione affiancava agli istituti tipici di un sistema democratico-parlamentare alcuni
importanti principi di tipo sociale come il diritto al lavoro.
Sempre nel 1947 l'italia firmò il trattato di pace, che comportava la rinuncia alle colonie e
all'Istria, il mantenimento dell'Alto Adige e secondarie rettifiche di confine a favore della
Francia.
Restava aperta la questione del confine orientale, dove il contrasto fra
italiani e slavi alimentò una catena di sanguinose vendette e spinse circa 250 mila italiani
della Venezia Giulia e della Dalmazia ad abbandonare le loro terre.
Solo nel 1954 l'Italia raggiunse l'accordo con la Jugoslavia sulla questione di Trieste, che fu
così riunita all'Italia.

Le elezioni parlamentari
La campagna per le elezioni parlamentari del 18 aprile '48 vide una forte contrapposizione
tra il Fronte popolare (socialisti e comunisti) e la Dc. I democristiani ottennero un grande
successo, anche grazie all'appoggio della Chiesa e degli Stati Uniti.
Dopo le elezioni De Gasperi diede vita a una coalizione centrista
che vedeva la Dc alleata con liberali, repubblicani e socialdemocratici. Sul piano della
politica economica, i governi postbellici non introdussero novità significative, preoccupandosi
soprattutto di risanare il bilancio dello Stato e di contenere l'inflazione.
Dopo l'estromissione delle sinistre dal governo, questa politica si
affermò pienamente, ad opera del ministro del Bilancio Einaudi: il successo della sua linea di
risanamento finanziario ebbe comunque forti costi sociali, soprattutto in termini di
disoccupazione.
Nel 1949 l'appartenenza dell'Italia al blocco occidentale ottenne una sanzione sul piano
militare con l'adesione al Patto atlantico.

De Gasperi e il centrismo
Dopo le elezioni del '48, si affermò la formula del centrismo, che vedeva una Dc molto forte
occupare il centro dello schieramento politico, lasciando fuori della maggioranza sia la
sinistra socialcomunista, sia la destra monarchica e neofascista. Componente essenziale
della politica centrista era un riformismo moderato. I cinque anni della prima legislatura
repubblicana (1948-53), in cui De Gasperi tenne la guida del governo, videro importanti
interventi sociali, come la Riforma agraria e l'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno.
La linea di austerità finanziaria e contenimento dei consumi perseguita dal governo suscitò
numerose proteste di piazza cui le forze dell'ordine risposero con durezza.
In questa situazione la Dc cercò di rendere più stabile la propria maggioranza con una
riforma del meccanismo elettorale ("legge truffa"), la cui approvazione suscitò vivaci proteste
a sinistra e fu comunque priva di risultati pratici nelle elezioni del '53. Gli anni '53-58 furono
un periodo di transizione: si consolidarono sia la crescita economica sia i legami con
l'Europa più avanzata, confermati dall'adesione italiana alla Comunità europea (1957).
Nella Dc si affermò con la segreteria Fanfani (1954) una nuova generazione, più favorevole
all'intervento dello Stato nell'economia e più sensibile ai problemi sociali.
Il Psi, soprattutto a partire dall'invasione sovietica dell'Ungheria nel'56, cominciò ad
allontanarsi dai comunisti. Si creavano così le premesse politiche per una apertura a
sinistra.

Il miracolo economico
Lo sviluppo dell'economia italiana si fece particolarmente intenso negli anni
1858-63. Fu questo il cosiddetto "miracolo economico", che mutò definitivamente in senso
industriale il volto del paese.
In questo periodo l'Italia riuscì a ridurre sensibilmente il divario dagli Stati più sviluppati
dell'Europa occidentale grazie soprattutto al livello basso dei salari che garantì tassi di
investimento molto elevati, il boom industriale permise poi il miglioramento della condizione
di vita degli operai e un rafforzamento dei sindacati, che riuscirono ad ottenere migliori
salari. Al boom nell'industria si accompagnarono due importanti fenomeni sociali:
L’esodo dal Sud al Nord e l'organizzazione: entrambi si svolsero in modo non coordinato,
creando notevoli problemi.
In quegli anni, grazie alla diffusione della televisione come bene di massa, per la prima volta
si ebbe l'unificazione linguistica e nei modelli di comportamento.
Altro simbolo del "miracolo economico" fu l 'automobile, che ebbe una diffusione di massa.

Il centro-sinistra e le riforme
I mutamenti economici e sociali si accompagnarono, all'inizio degli anni 60, a una svolta
politica, con l'ingresso dei socialisti nell'area della maggioranza (centro sinistra).
L'inserimento fu graduale e molto contrastato.
Nell'estate '60, dopo la crisi del ministero Tambroni - che aveva tentato, suscitando violente
proteste di governare con l'appoggio determinante del Msi -, si formò un governo Fanfani
che si reggeva grazie all'astensione - poi trasformata in appoggio parlamentare - dei
socialisti. In questa fase furono varati due importanti provvedimenti: la nazionalizzazione
dell'industria elettrica e l'istituzione della scuola media unificata.
Nel '63 si formò il primo governo di centro-sinistra "organico", presieduto da Moro, con la
partecipazione dei socialisti. Nonostante le difficoltà, la formula di centro-sinistra durò, con
fasi alterne, per oltre un decennio. Ma il processo riformatore si bloccò per le resistenze
della Dc e delle componenti moderate della
coalizione di governo.

17. Declino e crisi della Prima Repubblica

Anni ‘70
- Nel '68 esplose anche in Italia la contestazione studentesca, con caratteri di
particolare radicalità, accentuata connotazione marxista e rivoluzionaria. Assumendo
una posizione sempre più ostile nei confronti del sistema capitalistico e della cultura
borghese: rifiuto della prassi politica tradizionale. Individuò il suo interlocutore nella
classe operaia
- Nacquero, fra il '68 e il '70, i gruppi extraparlamentari di estrema sinistra.
- Il '69 fu segnato da intense agitazioni operaie (l'"autunno caldo"), che videro fra i
protagonisti i lavoratori al Nord, quegli operai di massa, poco qualificati spesso
immigrati dal sud.
Le lotte si conclusero con forti aumenti salariali e con un rafforzamento delle confederazioni
sindacali. Al crescere della conflittualità politica e sociale la classe dirigente non seppe
rispondere in modo adeguato. Nel 1970 furono approvati tuttavia alcuni importanti
provvedimenti: Statuto dei lavoratori, istituzione delle regioni, divorzio.

Violenza politica e crisi economica


Dopo la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, si aprì per l'Italia una lun-
ga stagione di violenze e di attentati, riconducibili alla destra eversiva e finalizzati
a incrinare le basi dello Stato democratico e a favorire soluzioni autoritarie.
L'impotenza dimostrata dai poteri pubblici rifletteva profonde divisioni all'interno dello
schieramento di governo.
Fra il 1972 e il 1973 si ebbero le prime manifestazioni del terrorismo di sinistra, che, negli
anni successivi, si sarebbe reso protagonista di una serie di azioni sanguinose. Intanto la
situazione economica ritornava preoccupante per gli effetti della crisi petrolifera.
Gli equilibri politici cominciarono a modificarsi dopo il successo del referendum sul divorzio
(1974) che confermò i profondi cambiamenti della società in contrasto con le posizioni della
Chiesa e della Dc.
1975. La riforma del diritto della famiglia, parità giuridica ai due coniugi.
La nuova politica del "compromesso storico", un accordo di lungo periodo tra le forze
comuniste, socialiste e cattoliche, annunciata dal segretario del Pci Berlinguer (1973), favorì
i successi elettorali dei comunisti e l’ascesa si Craxi ('75-76).
Per affrontare i problemi suscitati dalla crisi economica e dal terrorismo di destra
e di sinistra, nel 1978 fu formato un governo di "solidarietà nazionale", a guida
Dc con l'appoggio di tutte le maggiori forze politiche, compreso il Pci.
Proprio allora le Brigate rosse (il più importante gruppo terrorista di sinistra) compirono la
loro azione più clamorosa: il rapimento e l'assassinio di Moro.
Nonostante alcune leggi di contenuto sociale - equo canone e riforma sanitaria - il
programma riformatore del governo di "solidarietà nazionale" non riuscì a realizzarsi, mentre
si accentuarono i contrasti tra le forze politiche, che già si erano divise sull'atteggiamento da
tenere durante il sequestro Moro.

Anni 80
Alla fine degli anni Settanta, anche in Italia cominciarono a essere forti gli effetti della terza
rivoluzione industriale.
Le grandi fabbriche affidarono sempre più spesso la produzione ai robot lasciando ai
lavoratori il compito di assistere le macchine. Queste trasformazioni imponevano di diminuire
il numero degli operai.
Gli anni Ottanta si aprirono con una grande sconfitta del sindacato e del PCI, in quanto non
riuscirono a risolvere i problemi dei lavoratori, i quali il 14 ottobre del 1980 30-40000,
chiedevano al sindacato la sospensione dello sciopero, che durava da 34 giorni, e di tornare
a lavorare. In effetti, il sindacato aveva respinto la proposta da parte della FIAT di Torino di
lasciare in cassa integrazione per tre mesi gli operai ma essi avrebbero comunque ricevuto
una parte del loro salario.
Dal punto di vista politico, gli anni Ottanta furono caratterizzati dai Governi del pentapartito. I
governi, infatti, furono formati da cinque partiti:
la Democrazia Cristiana
il Partito Liberale
il Partito Repubblicano
il Partito Socialdemocratico
il Partito Socialista.

Nel 1981, la crisi della DC determinò una novità. Il repubblicano Giovanni Spadolini formò il
primo governo a guida non democristiana della Repubblica.
Il pentapartito fu dominato dai socialisti di Bettino Craxi che fu capo del governo dal 1983 al
1987.
Il PSI durante gli anni Ottanta, raggiunse l’apice delle sue fortune politiche quasi tutte le
principali cariche dello Stato e degli enti pubblici erano nelle mani dei socialisti.
Nel 1978 il socialista Sandro Pertini era divenuto presidente della Repubblica.
I contrasti interni alla maggioranza portarono, nell'87, alla crisi del governo Craxi e a nuove
elezioni anticipate, che segnarono un progresso del Psi e un calo del Pci, e soprattutto
l'emergere di nuove forze politiche: gli ambientalisti (i Verdi) e le leghe regionali (presenti
soprattutto in Veneto e in Lombardia). Dopo le elezioni la coalizione si ricostituiva, dando vita
a nuovi governi a guida democristiana. Si accentuava frattanto nell'opinione pubblica la
critica alle disfunzioni del sistema
politico e l'attesa delle riforme istituzionali.

La situazione politica a partire dagli Anni Novanta


Il sistema politico italiano all’inizio degli anni Novanta fu travolto dalla fine del comunismo
con il crollo del Muro di Berlino avvenuto il 9/11/1989 e lo scioglimento dell’URSS con la
nascita del CSI del dicembre 1991.
Si ebbe lo scioglimento del PCI e la nascita del PDS, e i comunisti che contestavano lo
scioglimento del PCI si raccolsero in una nuova formazione detta Rifondazione Comunista.
Il sistema dei partiti fu definitivamente messo in crisi dalle inchieste della magistratura sulla
corruzione politica quali l’inchiesta di Mani Pulite.
Al posto dei partiti travolti dalla crisi sono nati altri partiti come Forza Italia,una formazione di
ispirazione liberale guidata da Silvio Berlusconi imprenditore che si è affermato nelle elezioni
del 1994.
Anche l’estrema destra si è sciolta e al posto del MSI è nata Alleanza Nazionale, poi sono
sorte formazioni locali e ricordiamo la Lega Nord il cui esponente è Umberto Bossi.
Dalla riforma della legge elettorale avvenuta nell’aprile del 1993 ha preso l’avvio una fase di
riorganizzazione dello Stato tuttora in corso e con un referendum si modificò il sistema
elettorale da proporzionale a maggioritario, cioè in tutti i collegi elettorali risulta eletto il
candidato che ha ottenuto più voti.
La nuova legge elettorale ha favorito il bipolarismo cioè la formazione di due schieramenti
alternativi in competizione per il governo del Paese. Questa nuova legge è stata applicata
per la prima volta nelle elezioni del 1994 in cui si sono affrontati il Polo delle libertà formato
da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega, CCD e poi i progressisti formati da PDS,
Rifondazione Comunista e altri partiti.
La vittoria è andata al Polo con la costituzione del nuovo governo da parte di Silvio
Berlusconi. Nel 1996 invece la vittoria è andata all’Ulivo uno schieramento di centro-sinistra.
Il leader dell’Ulivo Romano Prodi ha formato il nuovo Governo (giugno 1996)ma il 9 ottobre
1998 cadde. Le elezioni del 13 Maggio 2001 sono state vinte dalla coalizione di
centro-destra, la Casa della libertà guidata da Berlusconi sconfiggendo la coalizione di
centro-sinistra l’Ulivo guidato da Francesco Rutelli.

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