S +PIAZZA,+Pittura+rupestre+medievale +2006
S +PIAZZA,+Pittura+rupestre+medievale +2006
0&1"'$)6&.99.
COLLECTION DE L’ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME
3 70
.
SIMONE PIAZZA
.
Piazza, Simone, 1971-
Pittura rupestre medievale : Lazio e Campania settentrionale
(secoli VI-XIII) / Simone Piazza.
Rome : École française de Rome, 2006.
(Collection de l’École française de Rome, 0223-5099; 370)
ISBN 2-7283-0718-0
1. Mural painting and decoration, Medieval - Italy - Lazio. 2. Mural
painting and decoration, Medieval - Italy - Campania. I. Title. II. Series.
CIP – Bibliothèque de l’École française de Rome
.
ABBREVIAZIONI
.
INTRODUZIONE
1
A. Leroi-Gourhan, Préface, in L’art des cavernes. Atlas des grottes ornées pa-
léolithiques françaises, Parigi, 1984, p. 3-7 (p. 3).
2
Per una riflessione sull’arte rupestre della preistoria, e in particolare sulle
scene di caccia : É. Souriau, Art préhistorique et esthétique du mouvement, in Mé-
langes de préhistoire d’archéocivilisation et d’ethnologie offert à André Varagnac,
Parigi, 1971, p. 697-705.
3
Sulla continuità delle forme di insediamento rupestre nel corso della sto-
ria, con particolare riguardo al territorio della Puglia, ma in riferimento anche al-
le altre aree del Mediterraneo, cfr. G. Jacovelli, Nuove indicazioni di studio sulla
civiltà rupestre medioevale pugliese, in Rivista storica del Mezzogiorno, II, fasc. I-
IV, 1967, p. 3-19, part. p. 9-13. Una panoramica sullo spazio rupestre in tutte le
sue forme e manifestazioni in diverse parti del mondo e in tutte le epoche è offer-
ta da M. Nicoletti, L’architettura delle caverne, Bari, 1980.
4
Per la vastissima produzione storiografica concernente la pittura rupestre
in Cappadocia si rimanda allo studio più recente e di ampio respiro : C. Jolivet
Lévy, La Cappadoce médiévale, images et spiritualité, Parigi, 2001, apparato biblio-
grafico a p. 393-398.
5
Per uno sguardo d’insieme : V. Pace, La pittura rupestre in Italia meridiona-
le, in C. Bertelli, a cura di, Pittura in Italia. L’Altomedioevo, Milano, 1994, p. 403-
415. Per un quadro del fenomeno su scala regionale, relativamente alla Campa-
nia, cfr. : G. Kalby, Insediamenti rupestri della Campania, in C. D. Fonseca, a cu-
ra di, La civiltà rupestre medioevale nel Mezzogiorno d’Italia. Ricerche e problemi,
.
2 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
INTRODUZIONE 3
11
Il primo contributo su alcuni casi di pittura rupestre dell’Italia meridionale
è di Demetrio Salazaro (D. Salazaro, Studi sui monumenti dell’Italia meridionale
dal IV al XIII secolo, Napoli, 1871). Per quanto riguarda il fenomeno rupestre in
Italia meridionale, una sintesi sugli indirizzi storiografici, dagli albori fino agli
anni ’60 del secolo scorso, è stata offerta da G. Jacovelli, Nuove indicazioni cit.
p. 3-9. In seguito, stimolanti riflessioni sull’argomento sono state espresse da
C. D. Fonseca, Civiltà rupestre in Terra Jonica, Genova, 1970, p. 13-21 (testo ripre-
so quasi integralmente, ma privato dell’apparato di note, in un saggio successi-
vo : Id., La civiltà rupestre in Puglia, in La Puglia fra Bisanzio e l’Occidente, Mila-
no, 1980, p. 37-117, part. p. 37-42).
12
Ch. Diehl, L’art byzantin dans l’Italie méridionale, 2 voll., Parigi, 1894, si ve-
da soprattutto il discorso d’introduzione : I, p. 9-21.
13
V. Ruggieri, Guillaume de Jerphanion et la Turquie de jadis, Catanzaro,
1997, p. 12-17.
14
G. de Jerphanion, Une nouvelle province de l’art byzantin. Les églises rupe-
stres de Cappadoce, 5 voll., Parigi, 1925-1942. Un bilancio sul contributo di Guil-
laume de Jerphanion allo studio dei monumenti cappadoci è stato tracciato di re-
cente nell’ambito di un convegno dedicato al gesuita : C. Jolivet Lévy, La Cappa-
doce après Jerphanion : les monuments byzantins des Xe-XIIIe siècles, in MEFRM,
110, 1998, p. 899-930. Interessanti, a distanza quasi di un secolo, risultano le ri-
flessioni sul paesaggio rupestre pugliese che de Jerphanion appuntò nel corso di
un viaggio in Italia meridionale : G. de Jerphanion, Excursion en Calabrie et dans
.
4 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
INTRODUZIONE 5
vale nel Mezzogiorno d’Italia, Catania, Pantalica, Ispica, 7-12 settembre 1981, Gala-
tina, 1986). Per l’estesa produzione critica sulla civiltà rupestre a firma di Fonse-
ca si rinvia alla bibliografia pubblicata dai suoi allievi : G. Andenna, H. Houben e
B. Vetere, a cura di, Tra Nord e Sud. Gli allievi per Cosimo Damiano Fonseca nel
sessantesimo genetliaco, Galatina, 1993, p. 261-273.
23
L’orientamento scientifico dei convegni di Fonseca sulla civiltà rupestre
del Meridione venne dallo studioso stesso esplicitato nel corso di uno dei suoi in-
terventi : «Abbandonata la via del preminente interesse per le opere d’arte (l’ar-
chitettura delle chiese rupestri e la pittura inerente) custodite entro gli anfratti
degli spalti dei valloni tufacei, e conseguentemente, delle sterili polemiche nazio-
naliste del tributo locale e dell’affrancamento dalle tutele culturali dell’Oriente bi-
zantino; scartato il confronto puramente formale degli schemi architettonici e
degli stilemi decorativi tra santuari della stessa regione, che, nella migliore delle
ipotesi sarebbe approdato ad una pura collazione classificatoria dei manufatti ar-
tistici pervenutici; ribadita l’esigenza di un’indagine tesa a privilegiare l’insedia-
mento rupestre come fenomeno globale, non rimaneva altra scelta che quella di
verificare, sulla scorta forse di alcune inconsapevoli suggestioni del dibattito sto-
riografico, i tipi di ‘civiltà’ (intesi come civilisation e, quindi come processo evolu-
tivo dall’incivilimento alla civiltà) realizzatisi in un lungo arco di tempo all’inter-
no delle gravine», C. D. Fonseca, Habitat-strutture-territorio : nuovi metodi di ri-
cerca in tema di «civiltà rupestre», in Id., a cura di, Habitat-strutture-territorio cit.,
p. 15-24 (p. 15-16).
24
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri religiosi nella Tuscia in MEFRM, 88,
1976, p. 27-156.
25
S. Piazza, Une Communion des apôtres en Occident. Le cycle pictural de la
Grotta del Salvatore près de Vallerano, in CahA, 47, 1999, p. 137-158.
.
6 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
nel recente corpus di iscrizioni medievali del viterbese, dove proprio il precario
stato conservativo del pannello pittorico di San Giovanni a Pollo ha motivato la
scelta di escludere questa testimonianza dalla raccolta : L. Miglio, Sutri, in L. Ci-
marra et alii, a cura di, Inscriptiones Medii Aevi Italiae (Lazio, Viterbo, 1), Spoleto,
2002, p. 187-201 (p. 190-191).
27
S. Piazza, Pittura rupestre a San Giovanni a Pollo : dal culto agrario alla ri-
forma gregoriana, in R. Burri, A. Delacretaz, J. Monnier, M. Nobili, a cura di, Ad
Limina II. Incontro di studio tra i dottorandi e i giovani studiosi di Roma. Istituto
Svizzero di Roma, Villa Maraini, febbraio-aprile 2003, Alessandria, 2004, p. 317-
333.
.
INTRODUZIONE 7
28
Si vedano le riflessioni in merito espresse da Chiara Frugoni : C. Frugoni,
recensione al libro di C. D. Fonseca, Civiltà rupestre in terra jonica, in Rivista di
Storia della Chiesa in Italia, XXVI, 1972, p. 492-496.
29
Com’è noto, i confini del Lazio e della Campania sono stati tracciati dopo
l’unità d’Italia e la linea di demarcazione fra le due regioni ha subito sostanziali
modifiche e numerosi aggiustamenti fino al 1945 : A. Caracciolo, La regione stori-
ca e reale, in A. Caracciolo, a cura di, Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità d’Italia a
oggi. Il Lazio, Torino, 1991, p. 5-39, part. p. 5-9.
30
Sul tema dell’artificiosità degli attuali capoluoghi di provincia, cfr. Ibid.,
p. 18-21.
31
Sulla storia della Terra di Lavoro, cfr. : A. Lepre, Terra di Lavoro, in G. Ga-
lasso, R. Romeo, a cura di, Storia del Mezzogiorno. Napoli e le province, 15 voll.,
Napoli, 1986-1991, V, 1987, p. 97-234.
32
In età medievale, la sola provincia di Caserta, in riferimento alla quale ab-
biamo catalogato cinque casi di pittura rupestre, corrispondeva alle diocesi di
Sessa Aurunca, Teano, Carinola, Calvi, Cajazzo, Capua e Caserta (cfr. la carta
.
8 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
INTRODUZIONE 9
.
10 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
chele, chiusa al pubblico per via di una frana; al Dott. Silvio Ricciar-
done, per avermi accompagnato, in lunghe ore di marcia, alla Grotta
di San Martino in cima al Monte Massico; all’architetto Vincenzo
Girolami che, ritrovando il sentiero alle pendici della falesia di Ca-
stel Sant’Elia, assai accidentato per via dell’erosione del tufo, mi ha
condotto all’interno della Grotta di San Leonardo. Grazie anche a
don Domenico, parroco di Casali di Faicchio, per avermi indicato il
cammino che conduce alla Grotta di Monte Monaco di Gioia, a don
Mario parroco di San Bartolomeo a Rongolise, per avermi aperto il
santuario di Santa Maria in Grotta, ad Antonio Marcello Villucci,
per l’aiuto nelle perlustrazioni del territorio di Sessa Aurunca, a Vin-
cenzo D’Alessio per la visita alla Grotta di San Michele a Montoro
Inferiore, alla famiglia Riccardi di Caprile, per le informazioni rela-
tive alla chiesa di Sant’Angelo in Asprano.
Gran parte del tempo dedicato alle attività sedentarie, di studio
e di stesura del libro, l’ho trascorso nella biblioteca dell’École fran-
çaise de Rome, potendo approfittare della squisita gentilezza del suo
direttore, Yannick Nexon. Nella sede di Palazzo Farnese ho potuto
beneficiare, inoltre, dell’assidua presenza di Rosanna Scatamacchia,
che affettuosamente ringrazio per avermi aiutato in molteplici cir-
costanze con utili osservazioni e un continuo incoraggiamento. Un
grazie particolare ad André Vauchez, già direttore dell’École françai-
se, per avere accolto il mio lavoro nella storica collana della Collec-
tion, al direttore della casa editrice, François-Charles Uginet, ai suoi
collaboratori, Franco Bruni e Bertrand Grandsagne, sempre attenti
ad ogni mia esigenza. In varie circostanze mi sono avvalso dell’aiuto
di persone a me care, fra le quali desidero menzionare Giulia Bordi,
Francesca Cavallo, Samir Derbal, Vincent Jolivet, Maria Teresa Mar-
silia, Stefano Marson, Raimondo Michetti, Francesca Romana Mo-
retti, Gaetano Sabatini, Ulf Schulte Umberg e Carlo Tedeschi. Gra-
zie di cuore a David Gerbi, per il prezioso aiuto nella ricerca del sen-
so, all’amica Stefania, per i frequenti e fruttuosi confronti, a
mamma e papà, per la costante e amorevole partecipazione. Sono
grato a Serge, infine, per tutte le volte che mi ha contagiato con il
suo entusiasmo, riuscendo a dare un diverso respiro alle mie ore di
studio.
.
CAPITOLO I
1
Per quanto concerne il tema della «civiltà rupestre» si vedano i numerosi
convegni promossi da Cosimo Damiano Fonseca (cfr. supra, p. 4) e quello curato
di recente da Enrico Menestò : E. Menestò, a cura di, Quando abitavamo in grot-
ta. Atti del 1o Convegno internazionale sulla civiltà rupestre, Savelletri di Fasano,
27-29 novembre 2003, Spoleto, 2004; in riferimento agli insediamenti dell’alto La-
zio, cfr. i saggi a cura di E. De Minicis, Insediamenti rupestri medievali della Tu-
scia (I, Le abitazioni), Roma, 2003.
2
R. Guénon, Symboles fondamentaux de la Science sacrée, Parigi, 1962,
p. 211-231.
3
P. Saintyves, Les grottes dans les cultes magico-religieux et dans la symboli-
que primitive, in Id., a cura di, Porphyre l’antre des nymphes, Parigi, 1918, p. 37-
256, spec. p. 208-251; P. Boyancé, L’Antre dans les Mystère de Dionysos, in Rendi-
conti della Pontificia Accademia di Archeologia, XXXIII, 1960-61, p. 107-127; L. Si-
monini, a cura di, Porfirio. L’antro delle Ninfe, Milano, 1986, n. 73, p. 186; H. La-
vagne, Operosa antra. Recherches sur la grotte à Rome de Sylla à Hadrien, Roma,
1988, p. 31-154.
.
12 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Gregorio di Nissa
Già negli scritti di Gregorio di Nissa (335-395), però, si registra
un fondamentale cambio di tendenza : nell’evoluzione del pensiero
dell’autore greco, come osservava Jean Daniélou, la valenza simbo-
lica dell’antro si sposta dal negativo al positivo 5. In alcune sue ope-
re Gregorio dimostra di conoscere e far proprio il celebre mito pla-
tonico della caverna che considera la grotta metafora dell’oscurità
nella quale vive l’uomo vincolato alla conoscenza sensoriale, in
contrapposizione alla luce della visione intellettuale 6. In altri testi
l’autore nisseno, rifacendosi alla tradizione neo-platonica, pone la
caverna allo stadio più basso di un processo ascensionale di eman-
cipazione dell’animo umano, dal peso della corporeità verso la spi-
ritualità 7.
Il percorso verticale si ribalta completamente quando Gregorio
si sofferma sull’evento dell’incarnazione di Cristo. Nel sermone In
diem natalem Christi, l’autore accoglie la tradizione secondo la quale
il Salvatore era nato all’interno di una grotta. Quest’ultima diviene,
quindi, il simbolo dell’oscurità dell’animo umano che pur essendo
oppresso dal peccato è capace di accogliere il Verbo e farsi illumina-
re da esso. Il processo si fa da ascendente a discendente e la grotta
assume un chiaro significato positivo, di vittoria del bene sul male :
Quod autem speluncam vides, in qua paritur Dominus, caecam
hominum vitam, et sub terra demersam cogita, in qua nascitur ille, qui
in tenebris ambulantibus, et in regione umbrae mortis sedentibus se
ostendit : pannis autem obvolvitur et fasciis costringitur, qui peccato-
rum nostrorum catenas subit et vincula 8.
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 13
9
Giustino, Dialogus cum Tryphone Judaeo, in PG, vol. 6, 1857, coll. 657-660.
10
Origene, Origenis contra Celsum, in PG, vol. 11, 1857, col. 756.
11
F. Bovon e P. Geoltrain, a cura di, Écrits apocryphes chrétiens, Parigi, 1997,
p. 98-102, 133-134. Cfr. E. Benz, Die heilige Höhle in der alten Christenheit und der
östlichen orthodoxen Kirche, in Eranos-Jahrbuch, 22, 1953, p. 365-432 (spec.
p. 367-384).
12
J. Daniélou, Le symbole de la caverne cit., p. 51; H. Lavagne, Operosa antra
cit., p. 689-695. A seguito di un confronto tra la grotta mitraica e quella di Be-
tlemme, Michael Gervers era giunto a conclusioni diverse : «It is sufficient to
entertain the possibility that the great emphasis wich the cult of Mithras placed
on the symbol of the cave might have encouraged the author of the
Protovangelium, or the author(s) of his source(s), to describe Christ’s Nativity as
he does», M. Gervers, The iconography of the cave in Christian and Mithraic
tradition, in Mysteria Mithrae. Atti del Seminario Internazionale su «La specificità
storico-religiosa dei Misteri di Mithra, con particolare riferimento alle fonti docu-
mentarie di Roma e Ostia», Roma e Ostia 28-31 marzo 1978, Roma, 1979, p. 579-
599 (p. 585-586).
13
H. Grisar, Il Sancta Sanctorum ed il suo tesoro sacro, Roma, 1907, p. 164-
168; Ch. R. Morey, The Painted Panel from the Sancta Sanctorum, in Festschrift
zum Sechzigsten Geburstag von Paul Clemen, Dusseldorf-Bonn, 1926, p. 151-167,
spec. p. 151-152, fig. 13; K. Weitzmann, Loca Sancta and the Representational Arts
of Palestine, in DOP, 28, 1974, p. 33-55, spec. p. 36, fig. 6; H. Belting, Bild und
Kult. Eine Geschichte des Bildes vor Zeitalter der Kunst, Monaco, 1990, p. 137 e
n. 12; G. Morello, Il tesoro del Sancta Sanctorum, in Il Palazzo apostolico Latera-
nense, a cura di C. Pietrangeli, Firenze, 1991, p. 94-95; Id., Coperchio di reliquiario
con dipinti cristologici, in A. Donati, a cura di, Dalla terra alle Genti. La diffusione
del cristianesimo nei primi secoli Rimini, 31 marzo-1 settembre 1996, catalogo della
mostra, Milano, 1996, p. 325-326 (scheda no 250); Ch. Barber, Figure and Like-
.
14 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 15
19
Ibid., p. 195-198, 275-276, 332. La caverna di Giobbe è citata nel diario di
viaggio della pellegrina Egeria (vedi infra, p. 16), risalente al IV secolo : Egeria,
Itinerarium, in P. Geyer, O. Cuntz, a cura di, Itineraria et alia geographica, Turn-
holti, 1965 (Corpus Christianorum, Series Latinae, 175), p. 37-90. Per una leggen-
daria identificazione di una grotta del monte Thabor con il luogo dove avrebbe
soggiornato Melchisedech, si veda : H. Lesètre, Caverne, in Dictionnaire de la Bi-
ble, II, Parigi, 1899, coll. 353-356 (355).
20
P. Maraval, Lieux saints et pèlerinages cit., p. 254-256, 263-265, 272-3. In
particolare, sulla grotta venerata di Nazareth : B. Bagatti, Gli scavi di Nazaret.
Volume I : dalle origini al secolo XII, Gerusalemme, 1967, p. 169-212, figg. 137-
138; Id., Gli scavi di Nazaret. Volume II : Dal secolo XII ad oggi, Gerusalemme,
1984, p. 54-70; sulla facies rupestre del luogo dell’Anastasis, sul quale è sorta la
chiesa della Resurrezione : S. Tampáki, O GOLGOUAS KAI TO PAREKKLHSIO
TOY ADAM STON PANIERO NAO THS ANASTASEWOS IEROSOLYMWN, in
Byzantina, 21, 2000, p. 493-521; sulle evidenze rocciose in corrispondenza del
luogo della Crocifissione : B. Bagatti, Il Golgotha e la Croce : ricerche storico-
archeologiche, Gerusalemme, 1978 (Studium Biblicum Franciscanum, 21), spec.
p. 61-62, figg. 9-10.
21
Si tratta di un pannello con una Crocifissione ed altri brani pittorici con-
servati nella cappella rupestre della Invenzione della Santa Croce, in corrispon-
denza del lato est del Triportico costantiniano (V. Corbo, Il Santo Sepolcro di Ge-
rusalemme, aspetti archeologici dalle origini al periodo crociato, 3 voll., Gerusalem-
me, 1981-1982, I, p. 166-168, II tavv. 3, 57, III, tavv. 111-113) e dei resti di pittura
(con tracce di aureole, panneggi, cielo stellato, ecc.) presenti nella grotta del-
l’Orto del Getsèmani sul monte degli Ulivi : Id., Ricerche archeologiche al Monte
degli Ulivi, Gerusalemme, 1965, p. 22-23.
.
16 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
22
Egeria, Itinerarium cit., p. 37-90 spec. p. 56, 58. Sull’itinerario gerosolimi-
tano di Egeria : F. Cardini, La Gerusalemme di Egeria e il pellegrinaggio dei Cri-
stiani d’Occidente in Terrasanta fra IV e V secolo, in Atti del Convegno internazio-
nale sulla Peregrinatio Egeriae. Nel centenario della pubblicazione del Codex Areti-
nus 405, Arezzo, 23-25 ottobre 1987, Arezzo, 1990, p. 333-341.
23
Egeria, Itinerarium cit., p. 67. Sull’interpretazione del termine spelunca in
Egeria, proprio in riferimento alla cavità rupestre del santuario dell’Anastasis :
P. Testini, Egeria e il S. Sepolcro di Gerusalemme. Qualche appunto per il tradutto-
re, in Atti del Convegno internazionale sulla Peregrinatio Egeriae. Nel centenario
della pubblicazione del Codex Aretinus 405, Arezzo, 23-25 ottobre 1987, Arezzo,
1990, p. 215-230, spec. p. 217-223.
24
Antonino di Piacenza, Itinerarium, in P. Geyer, O. Cuntz, a cura di, Itine-
raria et alia geographica, Turnholti, 1965 (Corpus Christianorum, Series Latinae,
175), p. 129-153. Sull’itinerarium di Antonino : C. Milani, a cura di, Itinerarium
Antonini Placentini. Un viaggio in Terra Santa del 560-570 d. C., Milano, 1977;
B. Bagatti, Il Golgotha cit., p. 51-52; P. Maraval, Récits des premiers pèlerins chré-
tiens au Proche-Orient (IVe-VIIe siècle), Parigi, 1996, p. 203-235.
25
Antonino di Piacenza, Itinerarium cit., p. 143.
26
Ibid., p. 138.
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 17
27
Ibid., p. 139; P. Maraval, Récits cit., p. 256. Sull’associazione Golgotha
(monte del cranio) e Adamo : S. Tampáki, O GOLGOUAS cit., p. 493-521.
28
«Lieux-reliques, que les pèlerins vénèrent et baisent, les lieux saints», ha
scritto di recente Bernard Flusin, «paraissent être essentiellement des réalités
géographiques, géologiques, des partie du sol, du roc, ou peut-être du ciel. C’est
bien là ce qui les fonde et les architectes auront soin de laisser dégagé le rocher
que le pèlerin vénère [...]», B. Flusin, Les lieux saints de Jérusalem à l’époque by-
zantine, in A. Vauchez, a cura di, Lieux sacrés, lieux de culte, sanctuaires, Roma,
2000 (Collection de l’École française de Rome, 273), p. 119-132, spec. p. 130.
29
P. Saintyves, Les grottes cit., p. 208-251; J. Daniélou, Le symbole de la ca-
verne cit., p. 48-49.
30
F. Cardini, Jerusalem traslata, in C. A. Quintavalle, a cura di, Le vie del Me-
dioevo. Atti del Convegno internazionale di studi, Parma 28 settembre-1 ottobre
1998, Venezia, 2000, p. 281-296, spec. p. 291-292.
31
Id., Roma e Gerusalemme, in M. D’Onofrio, a cura di, Romei e giubilei. Il
.
18 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 19
36
Encomium S. Marciani cit., p. 282.
37
Sull’argomento, cfr. F. Gandolfo, Luoghi dei santi e luoghi dei demoni : il
riuso dei templi nel Medio Evo, in Santi e demoni nell’Alto Medioevo Occidentale,
Spoleto, 7-13 aprile 1988, 2 voll., Spoleto, 1989 (Sett.CISAM XXXVI), II, p. 883-
916, spec. p. 890-893; J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 28-29 e nota;
A. Vauchez, Reliquie, santi e santuari, spazi sacri e vagabondaggio religioso nel Me-
dioevo, in A. Vauchez, a cura di, Storia dell’Italia religiosa, I. L’Antichità e il Me-
dioevo, Bari, 1993, p. 455-484, part. p. 468-473.
38
F. Gandolfo, Luoghi dei santi cit., p. 887.
39
Si vedano i contributi di Maria Giovanna Mara (infra, p. 83, n. 190).
40
Scriveva, infatti, Paul Faure : «Même la croyance permanente à la vertu
magique ou surnaturelle [...] de l’eau des cavernes revêt des aspects différents se-
lon que le civilisations décident de les consacrer à un dieu des bergers, comme
Hermès, ou à un ermite, comme sainte Antoine, et l’on peut pas dire qu’à Patsos,
par exemple, le culte de celui-ci ‘continue’ le culte de celui-là. En Crète, les
saintes, solitaires dans leurs cavernes, n’apparaissent pas comme les successeurs
des collages de dieux. Des uns aux autres on constate, dans les offrandes ou les
rites souterrains, un hiatus de douze à quinte siècles. C’est donc encore à l’his-
toire des idées qu’il faut recourir pour expliquer les variations constatées»,
P. Faure, Fonction des cavernes crétoises, Parigi, 1964, p. 247-248.
.
20 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
41
«[...] et sic lumen solare illuxit intus manentibus, egressaque sunt consueta
volatilia, ac mentes tenebrosae malorum immundorumque spirituum; nam quod
spelunca daemonum esset habitaculum post pauca dicam», Vita Sancti Eliae, in
AASS, Septembris tomus tertius, Parigi-Roma, coll. 848-887 (865); C. D. Fonseca,
La vita in grotta cit., p. 36-37; J.-M. Martin, L’érémitisme grec et latin en Italie mé-
ridionale (Xe-XIIIe siècle), in A. Vauchez, a cura di, Ermites de France et d’Italie
(XIe-XVe siècle), Roma, 2003 (Collection de l’École française de Rome, 313), p. 175-
198 (p. 179).
42
Ha scritto Henri Lavagne, a proposito delle grotte in epoca precristiana :
«Comme les fleuves, les sources, les forêts, les sommets des montagnes, les lacs
ou le simple bouquet d’arbres sur un rocher, on doit penser que les cavernes sau-
vages font partie de ces sites créés par la Nature, sans l’intervention humaine, et
qui sont porteurs de ce mystérieux numen», H. Lavagne, Operosa antra cit.,
p. 189. Sulla roccia, la montagna, la foresta e la sorgente d’acqua quali compo-
nenti dello sapzio sacro : R. Grégoire, La foresta come esperienza religiosa, in
L’ambiente vegetale nell’Alto Medioevo, Spoleto 30 marzo-5 aprile 1989, 2 voll., Spo-
leto, 1990 (Sett.CISAM, XXXVII), II, p. 663-703; F. Cardini, Boschi sacri e monti
sacri fra tardoantico e altomedioevo, in Monteluco e i monti sacri : atti dell’incontro
di studio, Spoleto 30 settembre-2 ottobre 1993, Spoleto, 1994, p. 1-23; S. Boesch
Gajano, Agiografia e geografia nei dialoghi di Gregorio Magno, in S. Pricoco, a cura
di, Storia della Sicilia e tradizione agiografica nella tarda antichità, Atti del Conve-
gno di Studi, Catania 20-22 maggio 1986, Catanzaro, 1988, p. 209-220, part.
p. 217-220; Eadem, Paesaggio, solitudine e taumaturgia, in E. Micati, a cura di,
Eremi e luoghi di culto rupestri d’Abruzzo, Pescara, 1996, p. 9-22. Per un approc-
cio antropologico al tema della geografia del sacro : L. Scaraffia, Questioni aper-
te, in S. Boesch Gajano e L. Scaraffia, a cura di, Luoghi sacri e spazi della santità,
Torino, 1990, p. 11-19.
43
Sull’ambivalenza delle componenti di attrazione e repulsione nell’immagi-
nario collettivo della grotta, cfr. G. Durand, Structures anthropologiques de l’ima-
ginaire, Grenoble, 1960, p. 257; H. Lavagne, Operosa antra cit., p. 669-670, 689-
695.
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 21
44
«In qua cripta nemo potest prae obscuritate tenebrarum intrate, nisi cum ac-
censis luminaribus», Bernardo monaco, Itinerarium, in PL, 121, 1852 (col 574).
Sull’itinerario di Bernardo e la convincente ipotesi di identificare il luogo nella
grotta di Olevano sul Tusciano, cfr. P. Avril, J.-R. Gaborit, L’itinerarium Bernardi
monachi et les pèlerinages d’Italie du sud pendant le haut Moyen Âge, in Mélanges
d’archéologie et d’histoire, 79, 1967, p. 269-298.
45
A. Brelich, Un culto preistorico vivente nell’Italia centrale, in Studi e mate-
riali di Storia delle religioni, XXIV-XXV, 1953-1954, p. 36-59 (p. 39); M. A. Orlan-
di, La Valle dell’Aniene nell’antichità, in M. A. Orlandi, a cura di, ACTA. XV cente-
nario della venuta di S. Benedetto a Subiaco. Celebrazioni benedettine 1999-2001,
Subiaco, 2002, p. 13-38 (p. 25-27).
46
F. Giacalone, Il simbolismo mitico-rituale connesso alla Grotta di S. Viven-
zio a Norchia : ipotesi di un percorso storico-religioso, in Informazioni, I, 7, luglio-
dicembre 1992, p. 87-96, spec. p. 93-95.
47
B. Cignitti, Chelidonia, in Bibl.SS, III, 1963, coll. 1179-1181; S. Boesch Ga-
jano, Paesaggio cit., p. 10, n. 10.
48
A. Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Napoli, 1967,
p. 366.
49
S. Piazza, Pittura rupestre a San Giovanni a Pollo cit., p. 322.
.
22 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Cfr. A. M. Orselli, Santi e città. Santi e demoni urbani tra tardoantico e alto-
50
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 23
tita come quella dei lupercalia 54. Lo stesso Silvestro, che aveva occu-
pato la sede pontificia durante la conversione di Costantino, assurge
a simbolo dell’eroe cristiano.
Non sono mancati tentativi di individuare l’esatta ubicazione
della grotta leggendaria presso l’area sacra di Vesta al Foro Romano
o la rupe Tarpea del Campidoglio 55. L’oscillazione fra questi due luo-
ghi è dovuta al fatto che la versione più antica del racconto ambien-
ta la vicenda presso il templum Vestae, mentre in una stesura succes-
siva di circa un secolo l’episodio viene localizzato sotto il tempio di
Giove Ottimo Massimo sul colle capitolino 56. Il cambio di ubicazio-
ne è significativo : se nella prima versione si faceva probabilmente
riferimento al rito delle vestali, nel testo più tardo si allude al luogo
che per i cristiani rappresentava il cuore dell’idolatria. Il riscontro di
culti misterici associati alle grotte nell’area del Campidoglio e forse
anche l’aspetto naturale della zona, tradizionalmente associata al-
l’infernus per via del ristagno d’acqua putrida, potrebbero aver dato
origine alla leggenda 57.
Da questo punto di vista risulta suggestivo l’accostamento del-
l’episodio silvestrino al tema iconografico dell’Anastasis 58. Come il
pontefice discende nell’antro romano, serra la bocca del drago per li-
berare i cittadini dalla sua minaccia, così Cristo discende agli inferi,
ordina agli angeli di legare Satana e libera i progenitori 59. Già nell’al-
tomedioevo, dall’originario ceppo della leggenda di san Silvestro so-
no fioriti altri racconti che hanno sostituito talvolta il protagonista
con papa Leone IV 60 e talaltra l’ubicazione, che si sposta dal centro
di Roma al monte Tancia, all’interno del celebre santuario dedicato
all’arcangelo Michele 61.
La leggenda del Tancia rappresenta il sovrapporsi dell’immagi-
ne di Silvestro a quella di san Michele, che un genere iconografico di
lunga tradizione raffigura in posa stante nell’atto di trafiggere, con
la lancia, il drago demoniaco giacente ai suoi piedi 62. Nel testo agio-
54
A. Fraschetti, La conversione cit., p. 116-118. Sui lupercalia : Ibid., p. 97,
161; F. Gandolfo, Luoghi dei santi cit., p. 890-892.
55
W. Pohlkamp, Tradition und Topographie : Papst Silvester I. (314-335) und
der Drache vom Forum Romanum in Römische Quartalschrift für christlische, 78,
1983, p. 1-100, spec. p. 54-61; J. Aronen, Le sopravvivenze cit., p. 161-167; A. Fra-
schetti, La conversione cit., p. 115-116.
56
Ibid., p. 117.
57
J. Aronen, I misteri cit., p. 73-92; Id., Le sopravvivenze cit., p. 163.
58
Ibid., p. 165.
59
Sull’iconografia dell’Anastasis : A. D. Kartsonis, Anastasis. The Making of
on Image, Princeton N. J., 1986, part. p. 69-81.
60
J. Aronen, Le sopravvivenze cit., p. 165.
61
F. Gandolfo, Luoghi dei santi cit., p. 892.
62
Infra, p. 201.
.
24 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
63
A. Poncelet, S. Michele sul Monte Tancia, in ASRSP, XXIX, 1906, p. 541-
548; I. Aulisa, Le fonti e la datazione della «Relevatio seu apparitio S. Michaelis
Archangeli in monte Tancia», in Vetera Christianorum, 31, 1994, p. 315-331.
64
Su due casi campani di santi vescovi vincitori sul drago si rinvia al recente
contributo di Domenico Caiazza : D. Caiazza, I santi vescovi vincitori del drago.
Paride di Teano e Barbato di Benevento debellatori dell’arianesimo e rifondatori del-
l’episcopato cattolico nella Longobardia Minore, in I Longobardi dei ducati di Spo-
leto e Benevento. Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo,
Spoleto, Benevento, 20-27 ottobre 200, 2 voll., Spoleto, 2003, II, p. 1203-1262.
65
P. Paschini, La «Passio» delle martiri sabine Vittoria e Anatolia, Roma,
1919, spec. p. 24, 41-42, 53-54; V. Saxer, I santi e i santuari antichi della via Sala-
ria da Fidene ad Amiterno, in RivAC, 66, 1990, p. 245-305, spec. p. 265-273;
L. Branciani, Il monte S. Martino in Sabina. Siti archeologici e storia, in P. Lom-
bardozzi, a cura di, Eremitismo a Farfa : origine e storia. Per una ricostruzione ar-
cheologico-ambientale del complesso eremitico del Monte S. Martino in Sabina,
Poggio Mirteto, 2000 (Quaderni della Biblioteca del Monumento Nazionale di Far-
fa, 3), p. 31-103 (p. 45).
66
Sul rito di consacrazione dei santuari rupestri : C. D. Fonseca, « e¶ti
sph¥laion satanikoùn, aßllaù naoùn a™ggeliko¥n ». La dedicazione di chiese e altari tra pa-
radigmi ideologici e strutture istituzionali, in Santi e demoni nell’Alto Medioevo Oc-
cidentale, Spoleto, 7-13 aprile 1988, 2 voll., Spoleto, 1989 (Sett.CISAM, XXXVI), II,
p. 925-950 (spec. p. 942-945).
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 25
67
Sull’antimension, la sua origine bizantina e l’uso nella liturgia latina : J. Iz-
zo Archimandrita, The antimension in the liturgical and canonical tradition of the
byzantine and latin churches, Roma, 1975, spec. p. 187-196, figg. 9-10.
68
Encomium S. Marciani cit., p. 281-282; C. D. Fonseca, La vita in grotta cit.,
p. 36.
69
Infra, p. 59, nota 84.
70
C. D. Fonseca, a cura di, Le aree omogenee (1979), cit. (sul concetto di
«area omogenea» come area geopolitica, si veda soprattutto : Id., Metodi compa-
rativi e aree geopolitiche nello studio della civiltà rupestre, ivi, p. 13-19); Id., a cura
di, Le aree omogenee (1981), cit.
.
26 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 27
.
.
28
PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Fig. 2 – Differenti tipologie di insediamento rupestre nel Lazio e nella Campania settentrionale.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO
.
29
stri medievali non sono casuali. Come in tante altre aree del bacino del Mediter-
raneo (dall’impianto di Pantalica a quelli della Cappadocia), esse sono state im-
poste dalla circostanza che il territorio solo in talune e ben circoscritte aree è in
grado di offrire quella convergenza di requisiti morfologico-strutturali, litologici,
idrogeologici e geomeccanici indispensabile per soddisfare le molteplici esigenze,
non ultime quelle socio-economiche, degli insediamenti rupestri» : V. Cotecchia,
D. Grassi, Aspetti geologici e geotecnici dei principali centri rupestri medioevali del-
la Puglia e della Lucania, in Fonseca, Habitat-Strutture-Territorio cit., p. 141-156
(p. 154).
72
Per la lettura della carta geomorfologica del territorio oggetto della nostra
ricerca ci sono stati d’aiuto i contributi di : A. Sestini, Il Paesaggio, Milano, 1963
(Conosci l’Italia, VII), p. 127-135, 143-145; S. Ciccacci, Aspetti geomorfologici, in
D. Casentino, M. Parotto, A. Praturlon, a cura di, Lazio : 14 itinerari (Guide Geo-
logiche Regionali a cura della Società Geologica Italiana), Roma, 1993, p. 65-70.
Per il territorio di confine fra Lazio e Campania si veda anche il profilo geo-
morfologico nel capitolo introduttivo Campania e Marittima, in : D. Fiorani, Tec-
niche costruttive murarie medievali. Il Lazio meridionale, Roma, 1996, p. 13-26.
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 31
73
Sulle tecniche estrattive, cfr. : J. P. Adam, L’arte di costruire presso i roma-
ni, materiali e tecniche, Milano, 1984, p. 23-41; R. Parenti, I materiali da costruzio-
ne, le tecniche di lavorazione e gli attrezzi, in G. P. Brogiolo, a cura di, Edilizia resi-
denziale tra V e VIII secolo. 4o Seminario sul Tardoantico e l’Altomedioevo in Italia
Settentrionale, Monte Barro-Galbiate, 2-4 settembre 1993, Mantova, 1994, p. 25-37.
Nel solo territorio di Roma, si contano almeno sette qualità diverse di tufo adatto
all’estrazione : F. Coarelli, Guida archeologica di Roma, Milano, 1989, p. 340-341,
fig. a p. 339. Sugli strumenti per la lavorazione della pietra nella Tuscia medieva-
le : R. Chiovelli, Strumenti per il taglio della pietra nell’edilizia medioevale della Tu-
scia, in Z. Mari, M. T. Petrara, M. Sperandio, a cura di, Il Lazio tra antichità e
medioevo. Studi in memoria di Jean Coste, Roma, 1999, p. 199-214.
74
Ciccacci, Aspetti geomorfologici cit., p. 69-70.
75
Fanno eccezione le catacombe di Ponziano (v. infra, p. 103-105), scavate in
«colline di tipo misto, costruite da vulcaniti in copertura e da sedimenti ghiaino-
argillo-sabbiosi, talvolta intercalati alle sequenze vulcaniche», cfr. la Carta delle
unità di paesaggio geologico e dei geotopi della campagna romana, in A. Arnoldus-
Huyzendveld, A. Corazza, D. De Rita, F. Zarlenga, a cura di, Il Paesaggio geologi-
co ed i geotopi della Campagna romana, Roma, 1997. Al di fuori dell’area geografi-
ca oggetto della presente ricerca si rileva, non di rado, la presenza di ambienti ru-
pestri ricavati in calcareniti e arenarie : per la Puglia, cfr. : V. Cotecchia, D. Gras-
si, Aspetti geologici cit., p. 141-156; M. Scalzo, Sul rilievo di architetture rupestri,
Massafra, 2002, p. 20, 48, 78; F. Zezza, La grotta dei Cervi sul canale d’Otranto :
l’ambiente carsico ipogeo e lo stato di conservazione delle pitture parietali, Lecce,
2003; per la Sicilia : M. Frasca, a cura di, Leontini, il mare, il fiume, la città, Cata-
nia, 2004. Per quanto riguarda il territorio del Lazio, un’indagine esplorativa dei
luoghi di culto rupestri, d’origine naturale e artificiale, e un lavoro di catalogazio-
ne degli stessi, sono stati intrapresi da due speleologi : A. Felici e G. Cappa, Grot-
te santuario nel Lazio, in Notiziario dello Speleo Club di Roma, VIII, 1988, p. 13-23,
IX, 1989, p. 23-33, X, 1990, p. 71-79; Id., Santuari rupestri in provincia di Viterbo,
in Informazioni, I, 7, luglio-dicembre 1992, p. 120-127; Id., Santuari ipogei natura-
li e artificiali nel Lazio, in Le grotte d’Italia. Atti del XVI Congresso Nazionale di
Speleologia, Udine, settembre 1990, Udine, 1993, p. 181-193. Per la Campania, alcu-
ne considerazioni sono state esposte da G. Torriero, La Chiesa Rupestre di Santa
Maria in Grotta (Le chiese rupestri/Santa Maria in Grotta), in Civiltà Aurunca, X,
26, 1994, p. 19-27, 39-62 (spec. p. 19-27).
76
Nell’ambito della nostra ricerca abbiamo impiegato il termine grotta in re-
lazione ad ambienti rupestri artificiali limitatamente ai casi di toponimi di con-
solidata tradizione.
.
32 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
77
T. Mannoni, Le rocce e le argille dell’Etruria meridionale, in Etruria meridio-
nale. Conoscenza, conservazione, fruizione, Atti del Convegno, Viterbo, 29 novem-
bre-1 dicembre 1985, Roma, 1988, p. 39-42, spec. p. 40.
78
G. Colonna, La cultura dell’Etruria meridionale interna con particolare ri-
guardo alle necropoli rupestri, in Aspetti e problemi dell’Etruria interna, Atti del-
l’VIII Convegno Nazionale di Studi Etruschi e Italici, Orvieto, 27-30 giugno 1972,
Firenze, 1974, p. 253-263 (p. 255).
79
Sulla difficoltà di un orientamento cronologico per lo scavo di ambienti
nel tufo, relativamente al territorio della Tuscia : J. Raspi Serra, Insediamenti ru-
pestri cit., p 35-36. Analogamente, riguardo alla Puglia rupestre : Fonseca, Habi-
tat-strutture-territorio cit., p. 15-24 (p. 19-20).
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 33
80
F. Dell’Aquila, A. Messina, Le chiese rupestri di Puglia e Basilicata, Bari,
1998, p. 29-125.
81
C. Jolivet Lévy, La Cappadoce médiévale cit., p. 23-45.
82
Sulle difficoltà che si incontrano nella misurazione degli spazi rupestri per
la restituzione in pianta e la proiezione tridimensionale : M. Scalzo, Sul rilievo
cit., p. 49.
83
L’analisi delle tracce di lavorazione che Nicola Masini ha condotto sulle
pareti interne della chiesa rupestre di Santa Maria delle Grazie presso San Mar-
zano, in provincia di Taranto, ha portato a considerevoli risultati : «In un centi-
naio di metri quadrati scopriamo che l’orientamento liturgico è cambiato ben tre
volte e che parte dell’ipogeo ha avuto per un certo periodo anche una funzione fu-
neraria. In otto secoli si susseguono tutte le possibili varianti icnografiche : dalla
pianta centrale, all’impianto basilicale a due navate, dall’unica navata, alla chiesa
subdivo», N. Masini, Evoluzione delle fasi di escavazione ed elementi architettonici
del Santuario, in C. D. Fonseca, a cura di, Dalla ‘defensa’ di San Giorgio alla ‘lama’
della Madonna delle Grazie. Il santuario rupestre di San Marzano (TA), Galatina,
2001, p. 61-86 (p. 85). Per un approccio scientifico all’esame dei segni di escava-
zione, si vedano anche i contributi delle ricerche nell’area della Tuscia, coordina-
te da Elisabetta De Minicis : E. De Minicis, Insediamenti rupestri cit.
84
Infra, p. 203-208.
.
34 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Grotte carsiche
85
L’anidride carbonica sciolta nell’acqua trasforma il carbonato di calcio
della roccia in bicarbonato di calcio solubile che tende a precipitare e a ricristal-
lizzare formando nuovamente carbonato allo stato di concrezioni (U. Sauro,
Morfologia carsica, in G. B. Castiglioni, a cura di, Geomorfologia, Torino, 1979,
p. 209-254, spec. p. 208-216, 230-244).
86
Infra, p. 83-86.
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 35
87
Infra, p. 164-167.
88
Infra, p. 139-144.
89
Infra, p. 155-160.
90
Infra, p. 167-168.
91
Torriero, La Chiesa Rupestre cit., tabella a p. 21. Per la mancanza di testi-
monianze pittoriche al loro interno, riscontrata in occasione di visite in loco, i
due contesti sono stati esclusi dal nostro catalogo.
92
A proposito delle offerte votive risalenti all’età del bronzo in ambienti ru-
pestri sparsi un po’ ovunque sul territorio italiano, è stato notato che molto spes-
so esse sono state «deposte in aree difficilmente accessibili delle grotte, in prossi-
mità di corsi d’acqua e di inghiottitoi sotterranei. La frequente presenza di acque
sotterranee nei luoghi delle offerte, inoltre, ha sempre suggerito un legame tra ri-
ti legati alla sfera produttiva e acque salutari, legame che proseguirà fino ad epo-
ca storica, come testimonia la continuità di frequentazione cultuale di numerose
grotte» : M. Miari, Offerte votive legate al mondo vegetale e animale nelle cavità na-
turali dell’Italia protostorica, in L. Quilici e S. Quilici Gigli, a cura di, Agricoltura e
commerci dell’Italia antica (Atlante tematico di Topografia Antica, I supplemento),
Roma, 1995, p. 11-29 (p. 11).
93
M. Sensi, Alle radici della committenza santuariale, in M. Tosti, a cura di,
Santuari cristiani d’Italia. Committenze e fruizione tra Medioevo e età moderna,
Roma, 2003 (Collection de l’École française de Rome, 317), p. 207-255, spec.
p. 219-230.
94
J. Hourlier, Le Mont Saint-Michel avant 966, in Millénaire monastique du
.
36 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Tipologie semirupestri
Più spesso rispetto ai siti rupestri di origine artificiale, le grotte
naturali sono provviste di cortine murarie eseguite allo scopo di iso-
lare la cavità dall’ambiente esterno o creare un’articolazione di spa-
zi. Siamo di fronte, in questi casi, a un genere di monumenti che
possiamo definire semirupestri, secondo un’espressione già impie-
gata in precedenza 97. A titolo di esempio può essere citato il santua-
rio di Sant’Angelo in Asprano, edificio in muratura eretto all’interno
.
LA CAVITÀ RUPESTRE COME LUOGO DI CULTO 37
di una grande concavità del calcare della montagna (tav. 37 a-b) 98.
Anche se la cappella è costruita in muri di pietrisco, la componente
rupestre ha da sempre avuto un forte valore simbolico tant’è che la
sacralità del luogo non può prescindere dalla presenza incombente
della parete rocciosa che sembra quasi accogliere il piccolo edificio
nell’alveo della montagna.
In Italia meridionale, il santuario in rupe che in maniera più
eclatante mostra come la scenografia della roccia riesca ad imporsi
sull’opera muraria, è quello di San Michele ad Olevano sul Tusciano,
ubicato aldilà dei confini del territorio oggetto del nostro studio. Il
santuario di Olevano rientra fra le più note espressioni dell’arte ru-
pestre medievale eppure, paradossalmente, è costituito da un’artico-
lazione di quattro cappelle ed altre strutture, tutte quante frutto di
interventi in muratura eseguiti all’interno di un’enorme cavità roc-
ciosa di origine naturale.
Anche se meno frequenti, cortine murarie s’incontrano pure fra
gli insediamenti rupestri di origine artificiale. I blocchi di tufo che
integrano le pareti mancanti della Grotta di San Leonardo a Castel
Sant’Elia e della Grotta degli Angeli di Magliano Romano, sono do-
vuti probabilmente a un intervento sopraggiunto a seguito del pro-
gredire dell’erosione della falesia 99. Diverso è il caso della chiesa se-
mirupestre di Santa Fortunata a Sutri dove al vano quadrato scavato
nel tufo si è voluto congiungere un corpo di fabbrica in blocchi di
tufo e laterizi che riprende il modello basilicale a tre navate100.
Sacralità e funzionalità
In conclusione, nella distinzione fra grotte naturali e ambienti
scavati dalla mano dell’uomo, che sottintende il più delle volte una
differenza nella composizione geologica del substrato roccioso,
emergono diversità anche sul piano culturale. La grotta naturale ha
senza dubbio un’intrinseca valenza simbolica della quale gli spazi ri-
cavati nel tufo sono privi. Le caratteristiche della grotta calcarea, va-
le a dire la sua origine naturale, le forme insolite delle superfici in-
terne, la sorgente d’acqua, la posizione in luogo isolato ed elevato,
divengono elementi che concorrono a trasformare l’antro in luogo di
culto. L’ambiente scavato nel tufo, invece, rappresenta di per sé sol-
tanto un’alternativa ad un edificio sub divo, preferito talvolta a que-
st’ultimo per esigenze di funzionalità ed economia.
Al fine di evitare il rischio di un’eccessiva schematizzazione, tut-
tavia, è utile far riferimento a qualche eccezione. In presenza di un
98
Infra, p. 135-139.
99
Infra, p. 47-51, 90-93.
100
Infra, p. 61-63.
.
38 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
101
Infra, p. 57-60. Per un profilo geomorfologico del terriotorio di Norchia, si
veda : V. Di Grazia, La geologia del sito, in E. Colonna Di Paolo, G. Colonna, a cu-
ra di, Norchia, I, Roma, 1978, p. 136-147.
102
Infra, p. 47-51, 190-192.
103
Gregorio Magno, Dialogi (I, 8, 2), a cura di A. De Vogüé, 3 voll., Parigi,
1978-1980 (Sources Chrétiennes, 251, 260, 265), II, p. 73.
.
CAPITOLO II
1 – PROVINCIA DI VITERBO
1
Segnalata negli anni ’30 del secolo scorso dall’archeologo Augusto Gargana
nell’ambito di uno studio sulla necropoli di San Giuliano (A. Gargana, La necro-
poli rupestre di S. Giuliano, in Monumenti antichi dell’Accademia Nazionale dei
Lincei, XXXIII, 1931, p. 298-443, spec. p. 375, tav. XXVII, fig. 46), la pittura è sta-
ta oggetto di analisi da parte di Fulvio Ricci (F. Ricci, Aspetti di cultura figurativa
medioevale e rinascimentale a Barbarano Romano, in Informazioni, I, 7, luglio-
dicembre 1992, p. 70-74). Cfr. anche M. E. Piferi, Affreschi romanici nel Viterbese,
Viterbo, 2001, p. 84-85, fig. 90. Sulle tombe etrusche della necropoli di San Giu-
liano : S. Steingräber, Neue Grabungen in der Felsgräber-nekropole von San Giu-
liano bei Barbarano Romano (VT), in Antike Welt, 23, 1992, p. 221-223.
2
È probabile che il blocco fosse ancora integro al tempo dello studio di Gar-
gana : «nella parete di fondo scorgesi ancora una rozza mensa d’altare, ricavata
nel vivo del tufo», A. Gargana, La necropoli cit., p. 375.
3
Ibid., p. 338, figg. 8-9.
.
40 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Nonostante la coltre di nerofumo che ricopre gran parte delle pareti al-
l’interno della tomba, si scorgono tracce di intonaco anche nell’ambiente
principale, in corrispondenza dello spazio di risulta tra l’arco d’accesso al
vano minore e la volta soprastante.
Il pannello raffigurante la Presentazione è leggibile nell’assetto generale
sebbene il deterioramento della pellicola pittorica abbia raggiunto uno stato
avanzato e si riscontrino anche i segni di scalpellature vandaliche. All’inter-
no di una doppia banda rossa e gialla, cinque personaggi sono disposti nel
modo seguente : al centro, sopra un altare, la figura infantile di Gesù viene
sorretta dalla Vergine, che incede da sinistra. Dietro ad essa è Giuseppe che
reca le colombe per l’offerta. Dall’altra parte, sulla destra, solleva le mani il
sacerdote del tempio, Simeone, che precede la profetessa Anna, la quale reg-
ge un cartiglio con un’iscrizione a lettere rosse, frammentaria ma facilmente
identificabile : BEATVS VEN[TER QVI TE P]OR[TAVIT ET VBERA QVAE
SVXISTI] 4.
Considerata la perdita quasi totale dei tratti salienti delle figure, soprat-
tutto le mani e i volti, occorre rinunciare ad un’approfondita analisi stilistica
del dipinto, ancora possibile, forse, una decina di anni fa, allorquando ven-
nero notati alcuni dettagli oggi perduti 5. Ciononostante, per l’impostazione
generale della scena, la volumetria dei personaggi, il panneggio morbido in
chiaroscuro e la fluente capigliatura di Simeone, possiamo condividere l’ipo-
tesi di un’attribuzione del pannello sullo scorcio del XIII secolo in passato
avanzata sulla base del confronto con le decorazioni musive delle basiliche
romane di Santa Maria Maggiore e Santa Maria in Trastevere, raffiguranti lo
stesso soggetto e assegnate all’ultimo decennio del XIII secolo 6.
4
Luca, 11, 28-29. Iscrizione già correttamente identificata da Ricci : F. Ricci,
Aspetti cit, p. 70.
5
«Sull’altare è visibile la piccola fornace con il fuoco sacro e di fronte un uc-
cello in volo», Ibid., p. 70.
6
Analogamente : Ibid., p. 71; E. Piferi, Affreschi cit., p. 85. Sui mosaici delle
due basiliche romane, cfr. F. Gandolfo, Aggiornamento scientifico, in G. Mat-
thiae, Pittura romana del Medioevo. Secoli X-XIII Aggiornamento scientifico di
Francesco Gandolfo, II, Roma, 1988, p. 247-372 (p. 330, 336).
7
G. Duncan, Sutri (Sutrium), in PBSR, 26, 1958, p. 63-134; J. Raspi Serra,
Insediamenti e viabilità in epoca paleocristiana nell’Alto Lazio, in Atti del III Con-
gresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Aquileia e altrove 27 maggio-1 giugno
1972, Trieste, 1974, p. 398-401; Eadem, Insediamenti rupestri cit., p. 93-100;
A. M. Giuntella, Il Cristianesimo a Sutri : le testimonianze archeologiche, in Il Pa-
leocristiano nella Tuscia. II Convegno, Viterbo 7-8 maggio 1983, Roma, 1984,
p. 167-193 (190-193); P. Chiricozzi, Le chiese delle diocesi di Sutri e Nepi nella Tu-
scia meridionale, Grotte di Castro, 1990, p. 171-172; S. Piazza, Pittura rupestre a
San Giovanni a Pollo cit., p. 317-333.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 41
8
G. Duncan, Sutri cit., p. 127-130.
9
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 93; L. Miglio, Sutri cit., p. 190-
191. Si veda anche supra, p. 5-6.
.
42 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
10
G. Duncan, Sutri cit., p. 128.
11
Ibid., p. 128.
12
«Hos ceu fructiferas florens paradisus olyvas/ inriguo vitae iugiter amne
rigat/ Hi sunt aeterno candelabra fulgida templo» : Ymnus in natale sanctorum
Iohannes et Pauli, in MGH, Antiquitates, Poëtae Latini Medii Aevi, 2/2, a cura di
E. Dümmler, Berlino, 1884, p. 542, v. 43. L’accostamento candelabro-martirio
venne suggerito da Leclercq : H. Leclercq, Candélabre, in F. Cabrol, a cura di,
Dictionnaire d’archéologie chrétienne et de liturgie, II, Parigi, 1910, coll. 1834-1842
(col 1842).
13
Cfr. G. De Santis, I santi Giovanni e Paolo martiri celimontani, Roma,
1962.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 43
14
P. Chiricozzi, Le chiese cit., p. 172. Sul toponimo «San Giovanni in Apol-
lo», cfr. G. F. Gamurrini, A. Cozza, A. Pasqui, R. Mengarelli, Carta archeologica
d’Italia (1881-1897). Materiali per l’Etruria e per la Sabina, Firenze, 1972, p. 278.
15
L’abbreviazione «PBS GG» è stata giustamente sciolta in presbyter Grego-
rius : G. Duncan, Sutri cit., p. 128.
16
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 97.
17
F. Gandolfo, Aggiornamento cit., p. 257-259; E. Parlato, S. Romano, a cura
di, Roma e il Lazio. Il Romanico, Milano, 2001 (I ed. 1992), p. 167-178 («Sant’Ana-
stasio a Castel Sant’Elia», scheda a cura di S. Romano).
18
Vaghe erano le indicazioni di Duncan in proposito : «The fresco is in a
common Roman-Byzantine style [...] we can use the distinctive style to place it in
the twelfth century, or the thirteenth at the latest», G. Duncan, Sutri cit., p. 129.
19
Sulle catacombe di S. Cristina a Bolsena, cfr. : V. Fiocchi Nicolai, I cimite-
ri paleocristiani del Lazio. I, Etruria meridionale, Città del Vaticano, 1988, p. 132-
185; Id., Lavori di sistemazione e di restauro nella catacomba di S. Cristina a Bolse-
na, in Bollettino di Studi e Ricerche. Biblioteca comunale di Bolsena, 1989, 4,
p. 135-139; C. Carletti, V. Fiocchi Nicolai, La catacomba di S. Cristina a Bolsena,
Città del Vaticano. 1989. Una prima riflessione sulle pitture del vestibolo, scoper-
te durante i restauri del 1999, è stata espressa dalla Dott.ssa Maria Teresa Marsi-
lia che ha offerto la consulenza storico-artistica alla campagna di interventi con-
servativi (cfr. il pieghevole pubblicato dalla «Artigiangrafica» di Viterbo a cura di
M. T. Marsilia, Basilica di S. Cristina a Bolsena. Cappella del Corpo di Cristo. Alta-
re del Miracolo, Viterbo, 2000). Di recente sono comparsi anche i contributi di Se-
.
44 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
rena Romano e Elena Piferi che però hanno preso in esame il monumento prima
del rinvenimento della pittura dell’abside : E. Parlato, S. Romano, Roma e il La-
zio cit., p. 313 («Bolsena, S. Cristina», scheda a cura di S. Romano); E. Piferi, Af-
freschi cit., p. 49-57. Delle pitture di Bolsena ho parlato in occasione del conve-
gno sull’arte della riforma gregoriana tenutosi a Losanna nel dicembre del 2004 :
S. Piazza, Peintures rupestres dans le Latium à l’époque de la riforme grégorienne.
La «Grotta di Santa Cristina» à Bolsena et autres lieux plus ou moins connus, in
S. Romano, J. Enckell, a cura di, Rome et la réforme grégorienne. Atti del Conve-
gno, Lausanne, 10-11 dicembre 2004, Roma, in corso di stampa.
20
Ibid.
21
Sull’agiografia di Cristina : P. Paschini, Ricerche agiografiche : S. Cristina
di Bolsena, in RivAC, II, 1925, p. 167-194; A. Amore, Cristina, santa martire di Bol-
sena, in BiblSS, IV, coll. 330-332; M. Moscini, Cristina di Bolsena : culto e icono-
grafia, Viterbo, 1986, spec. p. 11-42. Sull’iconografia del ciclo agiografico : I. Belli
Barsali, Cristina, santa martire di Bolsena. Iconografia, in Bibl.SS, IV, 1964, coll.
332-338; G. Kaftal, Iconography of the Saints in Central and South Italian Schools
of Painting, Firenze, 1965 (rist. 1986), coll. 280-281.
22
E. Piferi, Affreschi cit., p. 57.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 45
23
V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri cit., p. 179 e n. 911.
24
Seppure esemplificato, nel Giudizio di Bolsena l’ordine delle figure coinci-
de con quello del terzo e del quarto registro della controfacciata di Sant’Angelo in
Formis : Y. Christe, Jugements derniers, Parigi, 1999, p. 277-278, fig. 169.
25
G. B. Ladner, Die Papstbildnisse des Altertums und des Mittelalters, 3 voll.,
Città del Vaticano, 1984, III (Addenda et corrigenda), p. 155. L’immagine di Bolse-
na corrisponde all’Ecclesia, raffigurazione diffusa soprattutto a partire dal XII se-
colo, per gli attributi che indossa e reca in mano, la corona e il calice eucaristico,
e per la posizione all’interno di una rappresentazione, quella del Cristo in gloria,
che ha una valenza simbolica. Sull’argomento cfr. : H. Toubert, Les représenta-
tions de l’Ecclesia dans l’art des Xe-XIIe siècles, in Musica e arte figurativa nei secoli
X-XII, Convegni del Centro di Studi sulla Spiritualità medievale, XIII, Todi, 15-18
ottobre 1972, Todi, 1973 (rist. in H. Toubert, Un art dirigé. Réforme grégorienne et
iconographie, Parigi, 1990, p. 37-63), p. 67-101.
26
G. Ladner, Die Papstbildnisse cit., III, p. 155.
27
Durante una messa celebrata all’interno della Grotta di Santa Cristina da
un sacerdote tedesco, di passaggio nel borgo della Tuscia, al momento del-
l’eucaristia dall’ostia spezzata sarebbero scaturite gocce di sangue che avrebbero
lasciato una traccia indelebile sulla mensa dell’altare : F. Gentili, Il miracolo eu-
caristico di Bolsena e la bolla «Transiturus» di papa Urbano IV, in Bollettino di
Studi e Ricerche, I, 1985, p. 127-132. Ad attestare la fortuna del miracolo di Bolse-
na giova ricordare l’affresco che Raffaello eseguì nelle stanze vaticane : R. Schu-
macher, W. Schumacher, Raffael, der Altar der ‘Disputa’ und die Messe von Bolse-
na, in Historiam pictura refert : miscellanea in onore di padre Alejandro Recio Ve-
ganzones, Città del Vaticano, 1994, p. 553-573.
.
46 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
28
P. Hoegger, Die Fresken in der ehemaligen Abteikirche S. Elia bei Nepi. Ein
Beitrag zur romanischen Wandmalerei Roms und seiner Umgebung, Zurigo, 1975,
p. 151-154; F. Gandolfo, Aggiornamento cit., p. 257-260; S. Romano, E. Parlato,
Roma e il Lazio cit., p. 167-178, fig. 144 («Castel Sant’Elia», scheda a cura di
S. Romano).
29
C. Manente, Historie di Ciprian Manente da Orvieto, Venezia, 1561, p. 31;
S. A. Pennazzi, Vita et miracula S. Christinae, Montefiascone, 1725, VI, p. 203-
204; C. Ricci, Santa Cristina e il Lago di Bolsena, Milano, 1928, p. 160-162; M. Mo-
scini, Cristina cit., p. 120-122. Scetticismo nei confronti della veridicità della tra-
dizione che attribuisce a Matilde di Canossa il ruolo di promotrice della trasla-
zione delle reliquie e della decorazione della Grotta di Santa Cristina è stato
espresso da Vincenzo Fiocchi Nicolai e Thomas Gross : V. Fiocchi Nicolai, I ci-
miteri cit., p. 137; Th. Gross, Lothar 3. und die Mathildischen Güter, Francoforte,
Berna, New York, Parigi, 1990 (Europäische Hochschulschriften, Reihe III, Ge-
schichte und ihre Hilfswissenschaften, 419), p. 158.
30
S. Pennazzi, Vita et miracula cit., p. 203; H. Stevenson, Das Coemeterium
der h. Christina zu Bolsena, in Römische Quartalschrift, II (1888), p. 327-353,
spec. p. 351-353 et pl. XI; C. Ricci, Santa Cristina cit., p. 160; M. Moscini, Cristi-
na cit., p. 218; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 313 («Bolsena,
S. Cristina», scheda a cura di S. Romano).
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 47
passato quello femminile è stato identificato con la martire Cristina che, se-
guita da altre vergini in processione, offre a Cristo il sangue del martirio 31.
La presenza della corona e del faldistorio, tuttavia, autorizza a pensare
che si possa trattare di Matilde di Canossa, raffigurata insieme alle dame di
corte mentre offre a Cristo l’urna con le reliquie di Cristina 32. Non è da esclu-
dere, inoltre, che nel personaggio capofila, anch’esso seduto e ritratto con
lunga tunica, possa riconoscersi Gregorio VII.
Volendo riconoscere in Matilde la promotrice dell’intervento di abbelli-
mento della Grotta di Santa Cristina in occasione della traslazione delle reli-
quie della martire, la data del 1084 per l’esecuzione delle pitture appare la
più probabile.
Lungo il fianco meridionale del costone di roccia sul quale sorge l’abita-
to di Castel Sant’Elia, a breve distanza dalla basilica di Sant’Anastasio, si af-
facciano alcuni ambienti scavati artificialmente noti con il nome di «Grotta
di San Leonardo» 33. Il nucleo rupestre consta di tre vani comunicanti fra lo-
ro e due cavità realizzate a un livello inferiore. La nostra attenzione verrà
portata sul primo ambiente di destra, adibito a cappella, che conserva inedi-
ti resti di pittura (tavv. 4 c, 5 a). Quanto agli annessi e ai due spazi al livello
inferiore, riteniamo che l’ipotesi di un’adibizione ad uso cenobitico, non
possa essere ribadita con certezza vista l’assenza di soluzioni volumetriche
rapportabili incontrovertibilmente ad una funzione abitativa 34.
I brani pittorici si trovano all’interno di un’aula rettangolare a soffitto
piano con un’abside scavata nella parete orientale e due porte, una ad ovest
che apre sul piccolo ambiente contiguo e l’altra a sud che si affaccia all’ester-
no. A sinistra dell’abside, al di là di una semicolonna, è stato realizzato un
vano che sul lato orientale presenta anch’esso una parete concava al centro
della quale due gradini raggiungono un altare, interamente ricavato nel tufo,
contraddistinto dall’incasso quadrangolare per l’alloggiamento delle reli-
31
C. Ricci, Santa Cristina cit., p. 161; Moscini, Cristina di Bolsena cit., p. 218;
E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 313.
32
Pur identificando le figure femminili a sinistra del Cristo-agnello con le
«vergini sagge», fra gli studiosi che si sono accostati al pezzo marmoreo, Steven-
son risulta essere stato il solo a ventilare l’ipotesi che nella figura coronata possa
riconoscersi Matilde di Canossa : H. Stevenson, Das Coemeterium cit., p. 351-
353. Per un approfondimento della questione : S. Piazza, Peintures rupestres cit.
33
R. Serra, Il santuario di Santa Maria ad Rupes, s.l., 1899, p. 30-33; J. Raspi
Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 76-78; V. Girolami, Stimoli emotivi di un sim-
bolismo scultoreo e geometrico astratto, Ronciglione, 1996, p. 38-42. Su Castel
Sant’Elia e la sua chiesa abbaziale si rinvia alla sintesi offerta di recente da Luisa
Miglio ad introduzione delle testimonianze epigrafiche della zona : L. Miglio, Ca-
stel Sant’Elia, in L. Cimarra et alii, a cura di, Inscriptiones Medii Aevi Italiae (La-
zio, Viterbo, 1), Spoleto, 2002, p. 3-36.
34
Anche Joselita Raspi Serra era propensa all’ipotesi di un piccolo insedia-
mento monastico : «Dell’antico complesso monastico che doveva affacciare sui
due versanti della valle del Fosso della Massa rimane oggi solo la ‘Grotta di
S. Leonardo’», J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 76.
.
48 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
quie 35. Sul lato meridionale, in prossimità dell’abside, si apre una monofora
scavata nella roccia. Un’altra simile è compresa nel muro che occlude il lato
meridionale dell’ambiente contiguo. La struttura muraria, in conci di tufo
ben squadrati e di dimensioni regolari, è il risultato di un moderno restauro,
come lascia intendere la presenza dello stesso materiale edilizio impiegato
per tamponare il parziale crollo dell’abside. La muratura, così come gli in-
terventi conservativi delle superfici pittoriche, è stata verosimilmente realiz-
zata in vista della riconsacrazione dell’ambiente avvenuta il 6 novembre del
1894 36.
Dopo il restauro ottocentesco gli effetti dell’erosione non si sono certo
arrestati. Oggi le superfici interne della cappella sono percorse da gravi le-
sioni, distacchi e cedimenti, tanto da poter considerare l’ambiente ad alto ri-
schio di crollo. I resti di pittura, in parte ancora leggibili nonostante la seco-
lare esposizione agli agenti atmosferici e il totale abbandono, sono presenti
lungo la parete orientale, all’interno del catino absidale, sulla superficie pia-
na contigua, a destra e a sinistra della porta che si apre sulla parete opposta
e sulla parete meridionale.
Per la lettura dei soggetti raffigurati diviene prezioso il vecchio contri-
buto di Roberto Serra, che contiene una descrizione piuttosto dettagliata
delle pitture 37. Dal confronto del testo ottocentesco con la situazione attuale
risulta chiaro che nell’arco di un secolo alcune figure sono andate perdute e
l’identificazione di esse rimarrà purtroppo dubbia, dato che l’interpretazio-
ne fornita da Serra si è rivelata spesso erronea.
Cominciando l’analisi dal lato orientale, sulla parete piana a sinistra
dell’abside si conservano i resti della figura di Giovanni evangelista su fondo
blu con il braccio sinistro alzato che sostiene il cartiglio sul quale si legge
ancora, distintamente, la frase IN PRINCIPIO ERAT/VERBVM ET VERBVM
E/RAT APUD DEVM (tav. 54 b) 38. Il frammento faceva certamente parte del-
l’usuale rappresentazione, con l’imago clipeata del Cristo-agnello e la figura
del Battista sul lato opposto a quello dell’Evangelista, tipica delle decorazio-
ni che sovrastano l’altare, a rivestire la fronte dell’arco absidale, o di un cibo-
rio 39.
35
In proposito il Serra : «al lato destro della suddetta piccola tribuna è sca-
vato nel masso un altare la cui forma fa credere che dentro vi si nascondessero
sacre reliquie, ed è tradizione che, per le incursioni dei Longobardi qui si pones-
sero in sicuro quelle dei santi protettori di Castello, Anastasio e Nonnoso»,
R. Serra, Il santuario cit., p. 33.
36
«Tutta la grotta, per delegazione di S. E. R.ma Mons. Generoso Mattei ve-
scovo diocesano, fu benedetta dal vicario generale Mons. Sante Zanchi il 6 no-
vembre 1894. Ogni anno in tal giorno, che ricorda la morte di s. Leonardo abate,
vi si celebra», Ibid., p. 33.
37
Ibid., p. 30-33.
38
Giovanni, I, 1.
39
«Vedesi un piccolo brano di rotolo colla prima lettera E delle caratteristi-
che del Battista, cioè ‘Ecce Agnus Dei’. Più su, e precisamente al centro del-
l’arcuato frontale, rilevasi a metà l’Agnello simbolico o mistico, bello, stupendo,
specie la testa e l’occhio destro più visibile, fresco ancora, guardante in direzione
del Battista... Dietro la testa è l’aureola a due raggi, segno distinto di divinità.
Verso di lui infatti spingono il braccio col loro rotolo i due Giovanni facendolo
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 49
così centro l’uno della parola che lo annunzia veggente, l’altro della solenne affer-
mazione che lo predica Dio, e già con noi», R. Serra, Il santuario cit., p. 31. Sul
tema iconografico dei due Giovanni con l’agnello mistico, cfr. infra, p. 84.
40
Al tempo del Serra si scorgeva ancora parte della figura centrale, nella
quale con ogni probabilità doveva riconoscersi un’immagine di Cristo. Un margi-
ne di dubbio va comunque considerato, dato che lo studioso aveva equivocamen-
te visto nella figura di sinistra «divinamente bella, abbastanza conservata ed inte-
ra la figura di Maria» laddove ancora oggi si distinguono, come s’è detto, i resti di
un angelo. Anche del brano superstite della figura di destra, che mostra chiara-
mente le tracce di un altro angelo simmetrico a quello di sinistra, Serra forniva
un’interpretazione erronea : «ha siffattamente sconciato il volto che lo rende irri-
conoscibile, a meno che non sia s. Pietro Apostolo come lo indicherebbe il colori-
to e la disposizione del panneggiamento», Ibid., p. 32.
41
Sui fregi a meandro si veda lo studio di B. Al-Hamdani, The Fate of the Per-
spectival Meander in Roman Mosaics and its Sequels, in CahA, 43, 1995, p. 35-56.
42
Su questa parete anche Serra distingueva i resti di tre figure : oltre al Cri-
sto benedicente alla greca («l’avanzo di una grandiosa figura di Gesù colla mano
destra levata ed aperta, meno il pollice e l’anulare che, curvi l’uno verso l’altro, si
combaciano»), una figura femminile, probabilmente l’orante che si intravede og-
gi («una Maddalena ovvero la Madonna») e un santo vescovo che verosimilmente
corrisponde al frammento di figura con omoforio («una pontificalmente vestita
all’orientale»), R. Serra, Il santuario cit., p. 30. Sull’omophorion : C. Cecchelli, La
Vita di Roma nel Medio Evo. Le arti minori e il costume, 2 voll., Roma, 1951-1960,
II, p. 933-1032.
43
In questa zona lo stato conservativo delle pitture doveva essere assai com-
promesso già al tempo di Serra, visto che lo studioso non menziona la presenza
di alcuna figura.
.
50 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
riconoscere le tracce di tre personaggi con nimbo. Mentre della figura di de-
stra si distingue appena qualche tratto del volto, le altre due lasciano traspa-
rire le tracce della veste apostolica con pallio, ora verde ora rosa, su una tu-
nica bianca. In alto sono ben visibili i resti del fregio con la greca, già incon-
trato sulla parete accanto, segno evidente dell’identità dell’intervento
pittorico. Lo stesso intonaco prosegue sulla parete meridionale dove lo spa-
zio a disposizione permette di ipotizzare l’originaria presenza di un altro
personaggio fra la porta e l’angolo.
Poco più in alto del fregio a meandro affiora un altro strato d’intonaco
dipinto che attesta l’esistenza di una pittura precedente della quale non è
possibile precisare l’epoca d’esecuzione per via dell’esiguità del lacerto.
Quanto ai brani relativi al secondo strato, nonostante le condizioni di lacu-
nosità e l’estesa caduta della pellicola pittorica in corrispondenza dell’unico
volto parzialmente superstite, quello del Cristo benedicente, alcuni con-
fronti permettono di avvicinarli all’orizzonte della pittura romana dell’XI
secolo.
A ben riflettere, le linee dal tratto largo e distanziato che percorrono il
panneggio dell’angelo nulla hanno a che fare con la fitta trama di pieghe che
caratterizzano le figure della decorazione pittorica nella vicina basilica di
Sant’Anastasio, espressione di un linguaggio figurativo, proprio della stagio-
ne artistica della Riforma, che si sviluppa a cavallo tra l’XI e il XII secolo 44.
Sono assai prossime, invece, a quelle che possiamo ravvisare nel ciclo pitto-
rico di Sant’Urbano alla Caffarella, in passato ascritto agli inizi dell’XI 45 se-
colo e più di recente sullo scorcio dello stesso 46, laddove le figure della serie
di scene agiografiche risultano meno alterate dalle ridipinture e lasciano
scorgere l’originario assetto delle vesti.
Talune affinità le pitture della chiesa rupestre sembrano avere con la
decorazione absidale della chiesa ipogea del cimitero di Ermete riferibile al-
l’XI secolo o al XII 47. Colpisce l’adozione della medesima soluzione nell’im-
paginazione delle figure della parete curvilinea, con l’esibizione della sola
parte superiore degli angeli, come se sporgessero da un muro di recinzione.
Anche il modo di disporsi del pallio della figura alata di Castel Sant’Elia,
d’altra parte, che sembra annodarsi all’altezza della vita e ripartirsi in pieghe
44
E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 167-178 («Castel Sant’Elia»,
scheda a cura di S. Romano).
45
A. Busuioceanu, Un ciclo di affreschi del secolo XI : S. Urbano alla Caffarel-
la, in Ephemeris Dacoromana, 2, 1924, p. 1-65 (p. 8); G. Matthiae, Pittura romana
del Medioevo, II (Secoli XI-XIV), Roma, 1966, p. 12-19 (p. 12).
46
P. Williamson, Notes on the Wall-paintings in Sant’Urbano alla Caffarella,
Rome, in PBSR, 55, 1987, p. 224-228; K. Noreen, Sant’Urbano alla Caffarella : Ele-
venth-Century Roman Wall Painting and the Sanctity of Martyrdom (Ph. D. Diss.,
Johns Hopkins University), Baltimora, 1998, p. 91-177.
47
O. Hjort, The first portrait of St. Benedict? Another look at the frescoes of
Sant’Ermete in Rome and the development of a 12th century facial type, in Hafnia, 8,
1981, p. 72-82; J. Osborne, The Roman Catacombs in the Middle Ages, in PBSR,
53, 1985, p. 278-328, spec. p. 322-326; M. Andaloro, Aggiornamento scientifico, in
G. Matthiae, Pittura romana nel Medioevo. Secoli IV-X. Aggiornamento scientifico
di Maria Andaloro, I, Roma, 1987, p. 217-295 (p. 274 e n. 41).
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 51
48
W. F. Volbach, Il Cristo di Sutri e la venerazione del Ss. Salvatore nel Lazio,
in Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, 17, 1940-1941,
p. 97-126, part. p. 97-98, 109; G. Matthiae, Pittura cit., II, p. 156, 158-159, 162;
W. Angelelli, La diffusione dell’immagine lateranense : le repliche del Salvatore nel
Lazio, in G. Morello e G. Wolf, a cura di, Il volto di Cristo, catalogo della mostra
(Roma, 9 dicembre-16 aprile 2000-2001), Milano, 2000, p. 46-49, part. p. 48, n. 4.
49
P.-E. Robinne, L’iconographie de saint Léonard, in Saint-Leonard-de-No-
blat. Un culte, une ville, un canton, Limoges, 1988, p. 17-28. Nell’ambito della Sici-
lia normanna l’immagine del santo, con l’attributo della catena, fa la sua compar-
sa all’interno della decorazione musiva della Cappella Palatina di Palermo
(E. Kitzinger, I mosaici del periodo normanno in Sicilia. La Cappella Palatina di
Palermo : i mosaici delle navate, II, Palermo, 1993, fig. 215) e fra i pannelli votivi
della Grotta del Crocifisso a Lentini (A. Messina, Le chiese rupestri del Val di Noto
cit, p. 28, fig. 2, c).
50
«In altra parte della grotta, e precisamente nella parete destra entrando,
appena avvertibili, vi sono vestigii di tre figure così disposte ed unite tra loro da
togliere ogni dubbio che non rappresentino la sacra Famiglia. Infatti l’aureola
più piccola, col doppio raggio in forma di croce, quasi appoggiata alla parte ante-
riore della spalla destra di altra figura, ci assicura senza più non poter esserci lì,
un tempo, che il Bambino Gesù. Il santo Bambino poi rappresentato in tali con-
dizioni prova che la figura che lo regge non poteva essere che la Vergine. Segue la
terza figura, un vecchietto che, pel complessivo atteggiamento della persona e
specie la disposizione del braccio destro, lascia supporre avesse in mano un ba-
stoncello, forse il simbolico del giglio. Egli sta a brevissima distanza dalle altre fi-
gure e lascia scorgere il suo paterno interessamento per esse», R. Serra, Il san-
tuario cit., p. 32-33.
.
52 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
51
J. Raspi Serra, Insediamenti e viabilità cit., 1974, p. 401-402; Eadem, Inse-
diamenti rupestri cit., p. 56-59; G. Pulcini, Da Saxa Rubra al Duomo dei Cosmati
in Civita Castellana, Civita Castellana, 1996 (Ager Faliscus. Quaderno 1), p. 64-67.
A sud di S. Cesareo, all’inizio dell’abitato di Civita Castellana, è presente un
altro nucleo rupestre, associato al nome di Sant’Ippolito (J. Raspi Serra, Insedia-
menti rupestri cit., p. 64-65, fig. 44, G. Pulcini, Saxa Rubra cit., p. 73-74). L’inse-
diamento è stato in gran parte sacrificato nel secolo scorso, in occasione della
realizzazione della moderna strada provinciale che ha ritagliato il costone tufa-
ceo. Si conserva, quindi, soltanto l’estremità occidentale del complesso, dove Jo-
selita Raspi Serra aveva potuto vedere «affreschi a riquadri molto rovinati e assai
tardi, rappresentanti figure di santi e decorazioni vegetali» (J. Raspi Serra, Inse-
diamenti rupestri cit., p. 64). Oggi, purtroppo, gli ambienti sono abbandonati al
totale degrado e le pareti con i resti d’intonaco, segnalate dalla studiosa, delimita-
no un pollaio, al quale, fra l’altro, ci è stato negato l’accesso.
52
In nomine Domini, amen. Anno Domini MCCX. Pontificatus D. Innocentij
III. Papae, mens. Martij die 4. ind. xiij. in hac ecclesia B. Caesarij Martyris duo sunt
consecrata altaria, primum ad introitum Ecclesiae consecratum a Gerardo Nepesi-
no Episcopo ad honorem Dei, et B. Liberatoris Martyris, et B. Lucae Evangelistae,
in quo sunt reconditae reliquiae B. Saturnini Martyris et aliorum et secundum jux-
ta aliud, et est consecratum a Petro Hismaelis Episcopo Sutrino, ad honorem Dei,
et B. Joannis Baptistae, in quo sunt reconditae reliquiae B. Marini, et B. Cereniiae
Martyrum, et aliorum, remissio peccatorum annuatim posita. Hoc factum est tem-
pore presbyteri Petri S. Mariae clerici, et sociorum eius, Episcopus Romanus Civi-
tatis Castellanae, una cum praedictis Episcopis consecravit, F. Ughelli, Italia sacra
sive de episcopis Italiae. Edito secunda aucta ed emendata. A cura di N. Coleti, Ve-
nezia, 1717-1722, I, col. 598. La lastra, data per perduta (J. Raspi Serra, Insedia-
menti rupestri cit., p. 59), è stata scoperta da Luigi Cimarra all’interno della catte-
drale di Civita Castellana, riutilizzata per la pavimentazione, abrasa e frammen-
taria : L. Cimarra, Artefici e committenti nelle iscrizioni cosmatesche di Civita
Castellana, in Biblioteca e Società, V, 3-4, 1983, p. 37-40.
53
F. Ughelli, Italia sacra cit. col. 598.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 53
mento ricavato nel banco naturale della collina ospitasse uno spazio intera-
mente decorato, segno della sua destinazione a luogo di culto.
Il complesso rupestre consta di cinque vani a pianta quadrata, in parte
comunicanti fra loro, caratterizzati dal risparmio del nucleo centrale lavora-
to a forma di parallelepipedo con modonature a mo’ di capitello. Invasi cubi-
ci di questo genere, assai comuni nella regione, rimandano a una tipologia
insediativa risalente ad epoca etrusco-romana 54. L’ipotesi che si tratti di spa-
zi di riuso appartenenti all’evo antico collima, del resto, con la vecchia tesi
che identificava il Colle del Vignale con l’originaria sede dell’acropoli di Fale-
rii Veteres 55.
L’ambiente che conserva tracce di pittura è l’ultimo della serie a partire
da ovest (tav. 5 c). Pur mantenendo la pianta quadrangolare, esso si distin-
gue dagli altri per ulteriori interventi di scavo che sembrerebbero essere il ri-
sultato di modifiche posteriori : nella zona nord-ovest del soffitto si apre una
pseudo-cupola con uno camino centrale; lungo il lato nord la parete è stata
tagliata per creare un bancone che raggiunge i 4 metri di lunghezza, ricoper-
to da uno strato di intonaco decorato da una semplice banda rossa; sulla pa-
rete nord si apre un piccolo ambiente con alcune nicchie, un altro banco di
tufo di minori dimensioni e un cunicolo che parte in direzione nord 56.
Dall’analisi delle tracce di intonaco dipinto è stato possibile trarre alcu-
ni dati sui soggetti raffigurati. Lungo la parete ovest sono i resti di un pan-
nello che in origine doveva occupare l’intera parete, lunga circa 4 metri. A
luce radente si scorgono tre figure di santi. Del primo a sinistra sono parzial-
mente visibili l’aureola, qualche tratto del volto e la parte superiore della ve-
ste. Sembrerebbe trattarsi di un individuo maschile di età giovanile, con una
dalmatica verde scuro bordata di rosso. La figura accanto presenta un volto
dal profilo marcatamente ovale che fa pensare a un personaggio femminile.
Della terza figura si intravede soltanto l’aureola. Un po’ ovunque sono evi-
denti i segni di battitura dei fili lasciati durante l’esecuzione pittorica 57.
Sulla parete occidentale, al di sopra dell’apertura di sinistra che mette
in comunicazione l’ambiente con il piccolo vano retrostante, rimangono le
tracce di un pannello che, nonostante l’avanzato stato di deterioramento del-
la superficie pittorica, può fornire elementi sufficienti per una lettura d’in-
sieme. Al centro sono i resti di un Cristo assiso sul trono in atto di benedire e
esibire il libro aperto. A destra e a sinistra, in scala minore, due personaggi
ritratti di tre quarti, forse Pietro e Paolo, si rivolgono verso la figura centrale
in atto di deferenza. Nell’angolo superiore sinistro del pannello si distingue
una fascia, con un decoro a motivi vegetali ocra a forma di «S», incorniciata
da due bande rosse.
Il pannello che in origine ricopriva la parete orientale doveva essere il
maggiore per estensione. Purtroppo allo stato attuale le numerose lacune e
annerimento dovuto ai frequenti fuochi accesi al disotto lasciano intravede-
re qua e là soltanto qualche pennellata perlopiù di colore ocra e rosso. Sulla
54
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 56 e bibl. in nota.
55
A. Taylor, Local Cults in Etruria, Roma, 1923, p. 64.
56
Cfr. J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 56.
57
Sulla battitura dei fili : L. Mora, P. Mora, P. Philippot, La conservation des
peintures murales, Bologna, 1977, p. 153.
.
54 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
58
J. Raspi Serra, Insediamenti e viabilità cit., p. 403-405; Eadem, Insedia-
menti rupestri cit., p. 59-64; G. Pulcini, Da Saxa Rubra cit., p. 68-71. Per quanto
riguarda il toponimo, è probabile che il nome «Selmo» derivi da «Anselmo». Se-
condo Pulcini si tratterebbe di sant’Anselmo fondatore dell’abbazia di Nonantola
(Ibid., p. 68).
59
Cfr. J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 59.
60
Secondo la Raspi Serra si tratta di un cenobio (Ibid., p. 63).
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 55
trent’anni fa è stato rubato il volto del Cristo dipinto sul lato meridionale del
pilastro di raccordo dei due archi, per fortuna documentato da una vecchia
fotografia (tav. 7 a) 61. Di esso restano soltanto i segni del collo e parti limita-
te del fondo blu (tav. 7 b). Lacerti di malta sopravvissuti più in basso per-
mettono di ipotizzare che in origine l’immagine del Salvatore fosse a figura
intera.
Uguale sorte è toccata al pannello con la Crocifissione che veniva segna-
lato a destra del Cristo, con la differenza che in questo caso non abbiamo al-
cuna foto che ne attesti l’esistenza e a sua memoria rimangono soltanto le
tracce dell’intonaco scalpellato corrispondenti a un’area rettangolare del
supporto tufaceo 62. È ancora in parte visibile, invece, il decoro della nicchia
scavata fra le due immagini appena citate. Sul fondo era dipinta una croce
gemmata color ocra a bracci patenti su fondo azzurro. Resta anche qualcosa
della superficie contigua di sinistra, dove si scorge parte di un motivo florea-
le. Per la sua ubicazione, e la presenza della croce, la nicchia farebbe pensa-
re ad uno spazio riservato alla suppellettile liturgica 63.
Più a sinistra, lungo la superficie perimetrale della grotta, si scorgono i
resti di tre santi rappresentati all’interno di un unico riquadro (tav. 6 b). No-
nostante il grave stato di lacunosità dell’intonaco, nel personaggio femmini-
le di sinistra è possibile riconoscere una santa Caterina, grazie alle tracce del
suo tipico attributo, la ruota dentata, che esibisce in alto sulla destra. La fi-
gura centrale con indosso il saio è identificabile con Leonardo da Nobilia-
cum per via della catena che tiene in mano, segno distintivo e ricorrente nel-
la tradizione iconografica del santo, della quale si conserva una versione tar-
da nella vicina grotta di Castel Sant’Elia 64. Nulla si può dire, invece, a
proposito del personaggio di destra che è stato interamente scalpellato.
A pochi metri di distanza da questo pannello, sulla destra, la stessa pa-
rete di roccia conserva i resti di un altro riquadro che in origine doveva raffi-
gurare un santo vescovo, come lascia intendere l’unico brano superstite, in
corrispondenza della metà inferiore, con le tracce di una casula e di un omo-
phorion 65. Inoltre, sulla parete sinistra dell’angusto passaggio che si apre ad
est dell’ambiente principale, in passato veniva segnalato un affresco «assai
guasto» con due monaci, oggi del tutto scomparso 66.
61
Una fotografia del volto è pubblicato nel saggio di Raspi Serra (Ibid.,
fig. 26, p. 61). In nota l’autrice riportava la notizia del furto avvenuto poco tempo
prima (Ibid., p. 59, n. 2).
62
Il pannello con la Crocifissione esisteva ancora, non sappiamo in quale
stato, negli anni ’70 del secolo scorso : Ibid., p. 59.
63
Una nicchia, con una croce dipinta all’interno, compare anche nella Grot-
ta del Salvatore a Vallerano, in un contesto pittorico del X secolo, cfr. infra, p. 67.
64
Il personaggio è raffigurato anche nell’omonima grotta di Castel Sant’Elia
in un pannello risalente al XIV-XV secolo, cfr., supra, p. 51.
65
Una fotografia pubblicata negli anni ’70 del secolo scorso, riproducente
l’interno della grotta di San Selmo, mostra il pannello con il santo vescovo in uno
stato conservativo ancora discreto : J. Raspi Serra, Insediamenti e viabilità cit.,
fig. 8 (per una svista la didascalia sottostante associa l’immagine a «San Cesa-
reo»).
66
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit. p. 62.
.
56 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
67
Le pitture di San Selmo sono caratterizzate da un intonaco piuttosto spes-
so con un impasto bianco, come si evince dai numerosi tagli, anche recenti, prati-
cati su di esse. Viceversa, la pellicola pittorica risulta molto sottile.
68
W. F. Volbach, Il Cristo di Sutri cit., p. 97-98, 109; G. Matthiae, Pittura cit.,
II, p. 156, 158-159, 162; W. Angelelli, La diffusione cit., p. 46-49.
69
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 125-141; E. Piferi, Affreschi ro-
manici cit., p. 78-85.
70
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 133.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 57
questi ultimi disposti a due a due entro scomparti divisi da colonnine, sen-
nonché nel 1964 i soggetti sono stati vandalicamente asportati per essere im-
messi clandestinamente nel mercato antiquario. Fortunatamente, di lì a po-
co, vennero recuperati sei ritratti della serie degli apostoli che attualmente
troviamo esposti al museo civico di Ischia di Castro (tavv. 7 d, 8 c) 71.
Le figure, dipinte su un sottile strato di intonaco che aderisce diretta-
mente al tufo, si stagliano su un fondo tripartito che risulta bianco nella se-
zione centrale, rosso o ocra in corrispondenza nel tratto inferiore, fin quasi
le ginocchia, grigio, rosso o ocra intorno all’aureola (tav. 54 d). La gamma
cromatica si limita agli stessi colori anche per le campiture delle figure, con-
tornate di nero con un tratto corsivo ed essenziale. Nel limite superiore dei
riquadri tre personaggi conservano parzialmente le iscrizioni onomastiche :
si tratta di Andrea, Paolo e Tommaso. Risulta impossibile l’identificazione
dei restanti apostoli, privi come sono di attributi specifici e caratteri peculia-
ri nei tratti somatici dei volti.
Le pitture di Ischia di Castro, tanto nel programma figurativo che nei
partiti decorativi, rivelano un intimo legame con le forme architettoniche
dell’ambiente rupestre che le ospitava, scavato con rara sapienza. È quindi
assai probabile che i due interventi siano stati realizzati l’uno di seguito al-
l’altro, nonostante la resa pittorica non sia all’altezza della maestria dimo-
strata nell’opera di escavazione. Come già rilevato in passato, il ricco appa-
rato di nervature, capitelli, pilastri a fascio e l’oculo della facciata, rimanda-
no all’architettura cistercense d’oltralpe 72. Il quadrifoglio a terminazione
gigliata al centro della volta, in particolare, trova un puntuale riscontro nelle
miniature del taccuino della Nationalbibliothek di Vienna (Reuner Muster-
buch, Öst. Nat. Bibl., 507, cc. 11 v) che riproduce con meticolosa precisione
il repertorio figurativo della decorazione architettonica dell’abbazia austria-
ca di Reun, risalente al primo decennio del ’200 (tav. 8 a-b) 73.
Alla luce di queste considerazioni, la datazione più probabile per l’opera
di escavazione dell’eremo e la sua decorazione pittorica risulta essere il pri-
mo quarto del XIII secolo, come tra l’altro suggeriscono i resti delle iscrizio-
ni onomastiche relative agli apostoli, dai caratteri marcatamente gotici 74.
71
E. Piferi, Affreschi romanici cit., p. 79.
72
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 125-141; Eadem, Il rapporto tra
la «civitas» cistercense e la «civitas» romana, in I cistercensi e il Lazio. Atti delle
giornate di studio dell’Istituto di Storia dell’arte dell’Università di Roma, Roma 17-
21 maggio 1977, Roma, 1978, p. 275-279 (p. 279 e fig. 176).
73
M. Mihályi, Cistercensi. Decorazione architettonica, in EAM, IV, Roma,
1993, p. 835-849, fig. a p. 848.
74
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 141.
75
Numerosi argomenti legati al culto di san Vivenzio sono stati affrontati nel
corso di un seminario svoltosi a Viterbo il 20 ottobre del 1990, cfr. gli Atti del se-
minario su San Vivenzio, in Informazioni (Periodico del Centro di catalogazione
.
58 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
scovo della vicina città di Blera vissuto forse nel V secolo 76. Proprio al di sot-
to dell’iscrizione marmorea una scala scavata nel tufo conduce, tramite un
lungo cunicolo, ad una grotta, all’interno della quale nel 1989 un intervento
di descialbo ha riportato in luce un’interessante decorazione pittorica d’età
romanica (tav. 8 d) 77.
Alcune considerazioni fanno supporre che in origine l’ambiente rupe-
stre dovesse essere di dimensioni assai più ridotte e che la decorazione pitto-
rica lo ricoprisse per intero 78. Allo stato attuale gli intonaci rivestono l’ango-
lo nord-est del santuario e la zona soprastante del soffitto. Su quest’ultima è
dipinta l’immagine del Pantocratore che, seppur evanescente, si è conservata
in tutta la sua estensione e suggerisce, quindi, le misure del vano primitivo
(tav. 9 c) 79. Del resto, in corrispondenza dell’estremità sinistra del pannello
conservato sul lato nord si nota un brusco cambiamento nell’andamento dei
segni di escavazione a conferma che la parete terminava in questo punto e
faceva angolo con quella occidentale oggi perduta 80. Il contenuto stesso del
pannello in questione, raffigurante l’Annunciazione, permette di ipotizzare
che le pareti mancanti ospitassero alcune scene della vita di Cristo. Il tema
teofanico della volta, infatti, ben sin presta a concludere e sovrastare un ci-
clo cristologico. Tutto ciò lascia credere che l’ampliamento della cavità rupe-
stre e lo scavo del lungo cunicolo siano avvenuti contestualmente all’edifica-
zione della chiesa del sopraterra, cosicché, a garantire l’accesso al santuario
e a dar luce all’ambiente dovevano essere, all’origine, la porta nord e la fine-
stra che le si apre accanto 81.
Nella scena dell’Annunciazione (tav. 9 a) la Vergine è ritratta in posizio-
ne centrale seduta sul trono. Il gesto della mano sinistra, dipinta appena al
di sotto del mento, sta ad indicare la sorpresa per l’apparizione dell’arcange-
lo. La destra è raffigurata sul grembo nell’atto di impugnare il fuso 82. Alle
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 59
sue spalle fra varie costruzioni è un alto edificio culminante con un’abside
da dove discende la colomba dello Spirito Santo. Una grossa lacuna ha inte-
ressato la zona corrispondente alla sagoma di Gabriele, della quale sono vi-
sibili soltanto le due estremità, superiore e inferiore. A sinistra dell’immagi-
ne di Maria è rappresentata l’ancella partecipante all’evento in qualità di te-
stimone, più spesso presente nell’iconografia della Visitazione e qui,
oltretutto, ritratta in inusuali abiti sontuosi 83.
Due colonnine dipinte fungono da cerniera fra l’Annunciazione e un ci-
clo micaelico che si articola in tre episodi. L’iconografia di queste scene è
tratta dall’Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano, testo in circolazione,
nella prima stesura in greco, già nel VII secolo 84. Dalla narrazione agiografi-
ca sono stati estrapolati i momenti salienti della leggenda.
Nel primo episodio un ricco possidente terriero di nome Gargano ha
smarrito un toro che al termine di una faticosa ricerca gli appare all’interno
di una grotta in cima al monte (tav. 55 a) 85. L’uomo, adirato per aver tanto
penato a causa dell’animale fuggiasco, scaglia contro di esso una freccia che
però torna indietro e gli si ritorce contro. È l’effetto miracoloso dell’arcange-
lo Michele che vuole così dimostrare la propria supremazia sul territorio. La
scena viene concepita nel modo seguente : a sinistra è dipinta la mandria
Per quanto riguarda i gesti, come si è detto, la Vergine solleva la mano sini-
stra sotto il mento ad esprimere lo stupore dell’evento e regge il fuso con la de-
stra, anche se apparentemente può sembrare che poggi la mano sulla pancia in
modo allusivo. La figura femminile accanto, che è da identificare nell’ancella
spettatrice dell’evento (cfr. infra, nota seguente), ha il palmo della mano destra
aperto in direzione della Vergine quasi a voler portare lo sguardo dello spettatore
sul fulcro della scena, mentre la sinistra è in atteggiamento di riposo e non sem-
bra, quindi, far riferimento alla gravidanza. Anche lo stato conservativo della pit-
tura, a nostro avviso, ha tratto in inganno : come si evince da labilissime tracce
ravvisabili sulla campitura rossa, in origine il manto di Maria era rifinito da uno
strato di azzurrite che probabilmente rendeva la figura, mediante l’articolazione
in pieghe del panneggio, meno appesantita. Infine è da considerare il modo di
raffigurare gli abiti dei personaggi femminili, tipico delle decorazioni di fine XI
secolo e primi decenni del XII, con la vita alta, quasi sotto al seno e un’esibita sfe-
ricità della pancia : si veda ad esempio la figura femminile nella scena della Mes-
sa di san Clemente, nell’omonima basilica romana : E. Parlato, S. Romano, Ro-
ma e il Lazio cit., p. 29-43, fig. 5 («S. Clemente», scheda a cura di E. Parlato).
83
Sulla presenza della figura dell’ancella nell’Annunciazione : H. Toubert,
Une fresque de San Pedro de Sorpe (Catalogne) et le thème iconographique de l’Ar-
bor Bona-Ecclesia, Arbor Mala Synagoga, in CahA, XIX, 1969 (rist. in H. Toubert,
Un art dirigé cit., p. 65-89), p. 167-189, spec. p. 169, n. 12. Raramente essa indossa
una veste sontuosa come capita a Norchia, tuttavia un caso analogo, nella scena
della Visitazione, si riscontra nel ciclo cristologico di X secolo della chiesa rupe-
stre di Bahattın in Cappadocia, cfr. M. e N. Thierry, Nouvelles églises rupestres de
Cappadoce. Région du Hasan Dağı, Parigi, 1963, p. 160, fig. 39.
84
Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano, in P. Bouet, G. Otranto e
A. Vauchez a cura di, Culte et pèlerinage à Saint Michel en Occident. Les trois
monts dédiés à l’archange, Roma, 2003 (Collection de l’École française de Rome,
316) p. 1-4. Sul ciclo garganico si veda infra, p. 193-195.
85
Ibid., p. 1-3.
.
60 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
86
Ibid., p. 3.
87
Ibid., p. 4.
88
Infra, p. 227-231. Fulvio Ricci assegna le pitture di Norchia all’inizio del
XIII secolo, ponendo l’attenzione sul dettaglio iconografico del dossale del trono
del Cristo dipinto sulla volta, a terminazione gigliata, che secondo lo studioso sa-
rebbe d’uso corrente da quel periodo in poi. Sennonché, un elemento gigliato, del
tutto simile a quello di Norchia, compare già nella miniatura con l’evangelista
Matteo dell’evangelario della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (Plut.
17.27, f. 6v), attribuito a un artista dello scriptorium romano di Santa Cecilia ope-
rante nell’ultimo quarto dell’XI secolo (K. Berg, Notes on the dates of some early
Giant Bibles, in Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinantia, 2, 1965,
p. 167-176, tav. III, a); P. Supino Martini, Roma e l’area grafica romanesca (secoli
X-XIII), Alessandria, 1987, p. 109-117.
89
Infra, p. 90-93, 125-128.
90
Adriano IV promuove sotto il suo pontificato la costruzione di una nuova
cinta di mura per l’abitato di Norchia e dà inizio all’edificazione della cattedrale
romanica intitolata a San Pietro, cfr. E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit.,
p. 309 («Norchia, San Pietro», scheda a cura di E. Parlato); E. Battisti, Monu-
menti romanici nel viterbese. La chiesa di S. Vivenzio a Norchia, in Palladio, 2,
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 61
.
62 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 63
S. Fortunata e Fratelli e del loro culto e veneratione in Napoli, Napoli, 1634, p. 123-
124.
98
S. Maddalo, Suggestioni cit., p. 623.
99
Non persuade, invece, l’identificazione con Innocenzo III (1198-1216), per
via della presenza del nimbo circolare, attributo indissolubilmente legato alla sfe-
ra della santità : Ibid., p. 630.
100
J. Raspi Serra, Insediamenti e viabilità cit., p. 398.
101
C. Sestieri, La chiesa di S. Maria del Parto presso Sutri e la diffusione della
religione di Mitra nell’Etruria meridionale, in Bullettino della Commissione Archeo-
logica Comunale di Roma, LXII, 1934, p. 33-36; G. Duncan, Sutri cit., p. 63-134;
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 71-76; B. M. Apollonj Ghetti, Notizie
cit., p. 61-107; V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri cit., p. 115 e n.
.
64 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
102
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 71.
103
Per una disamina sulle diverse interpretazioni fornite in passato dagli stu-
diosi : Ibid., p. 71-73. Per l’ipotesi di un’origine mitraica : F. Cumont, Mithra en
Étrurie, in Scritti in onore di Bartolomeo Nogara, Città del Vaticano, 1937, p. 95-
103; B. M. Apollonj-Ghetti, Notizie cit., p. 101.
104
Le misure della lastra con la scena mitraica (Ibid., fig. 15) e dell’incavo
della parete di fondo coincidono : C. Pavia, Guida dei mitrei di Roma antica, Ro-
ma, 1999, p. 26-31. Sul pannello della Natività e una proposta di datazione dello
stesso entro i primi decenni del Trecento : S. Romano, Eclissi di Roma. Pittura
murale a Roma e nel Lazio da Bonifacio VIII a Martino V (1295-1431), Roma, 1992,
p. 339.
105
C. Pavia, Guida dei mitrei cit., p. 31.
106
Manca, a tutt’oggi, uno studio attento sulla copiosa serie di pitture conser-
vate all’interno del santuario, a parte il non recente contributo di Apollonj Ghetti
(B. M. Apollonj Ghetti, Notizie cit., p. 90-100), la scheda di Serena Romano e le
riflessioni di Francesco Gandolfo : S. Romano, Eclissi cit., p. 339-340; F. Gandol-
fo, Alla ricerca di una cattedrale perduta, Roma, 1997 (Storia di una città. Sutri, 5),
p. 52-54. Si vedano anche le schede di documentazione, conservate presso l’ar-
chivio della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Roma (12/00204065), a
cura di F. Picchetto (1972), con l’aggiornamento di E. Borsellino (1980).
107
Cfr. supra, p. 57-60. Sull’episodio garganico dipinto a Sutri, cfr. :
G. Otranto, Riflessi del culto di San Michele del Gargano a Sutri in epoca medieva-
le, in Il Paleocristiano nella Tuscia, Roma, 1984, p. 43-60, part. p. 46-51; P. Belli
D’Elia, Il toro, la montagna, il vescovo. Considerazioni su un tema iconografico, in
C. Carletti e G. Otranto, a cura di, Culto e insediamenti micaelici nell’Italia meri-
dionale fra tarda antichità e Medioevo, Bari, 1994, p. 575-602, part. p. 584-585;
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 65
.
66 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
113
L’insediamento è citato fra i centri monastici benedettini : L. H. Cotti-
neau, Répertoire topo-bibliographique des abbayes et prieurés, Maçon, 1937, II,
coll. 3281; G. Penco, Storia del Monachesimo in Italia dalle origini alla fine del Me-
dio Evo, Roma, 1961, p. 556; F. Caraffa, a cura di, Monasticon Italiae, I, Roma e il
Lazio, Cesena, 1981, p. 187-188.
114
S. Piazza, Une Communion cit., p. 137-138.
115
A. Bertini Calosso, Gli affreschi della Grotta del Salvatore presso Vallerano,
in ASRSP, XXX, 1907, p. 189-241 (de Grüneisen viene citato a p. 201). In seguito
le pitture sono state oggetto di brevi trattazioni da parte di : G. Ladner, Die italie-
nische Malerei im 11. Jahrhundert, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen
in Wien, V, 1931, p. 33-160 (p. 103-105); H. Belting, Die Basilica dei Ss. Martiri in
Cimitile und ihr frühmittelalterlicher Freskenzyclus, Wiesbaden, 1962, p. 67;
G. Matthiae, Pittura romana cit., I, p. 191; J. Osborne, The Atrium of S. Maria An-
tiqua, Rome : A History in Art, in PBSR, 55, 1987, p. 186-223, spec. p. 208-209;
B. Brenk, Die Wandmalereien in S. Maria della Tosse, in Das Mausoleum der Kai-
serin Helena in Rom un der Tempio della Tosse in Tivoli, a cura di J. J. Rasch,
Mainz, 1998, p. 72-78; E. Piferi, Affreschi romanici cit. p. 9-20.
116
S. Piazza, Une Communion cit., p. 137.
117
A. Bertini Calosso, Gli affreschi cit., p. 201.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 67
dalla parete orientale, passando per l’ambiente di destra. Fra i resti della
cappella, in corrispondenza dell’angolo nord-ovest, si conserva l’altare rica-
vato anch’esso nel tufo della falesia. Poco più in là, lungo la parete setten-
trionale è scavata una nicchia che doveva servire a contenere gli strumenti
liturgici118.
La decorazione comprendeva un breve ciclo cristologico distribuito lun-
go le pareti e culminante con una scena a carattere teofanico sulla volta, ol-
tre alle figure in posa stante della Vergine con Bambino fra sante e i tre rap-
presentanti dell’ordine benedettino, dei quali si è già accennato, lungo la pa-
rete nord. Sulla parete ovest sopravvive miracolosamente parte di una
Comunione degli apostoli, caso rarissimo in Occidente dove alla rappresen-
tazione in chiave liturgica dell’eucaristia si preferisce la scena dell’ultima ce-
na aderente alla narrazione evangelica (tav. 56 c)119. Rispetto alla versione
bizantina con la doppia immagine di Cristo sacerdote che dispensa agli apo-
stoli la comunione del vino da un lato e quella del pane dall’altro, a Vallera-
no si è scelto di raffigurare l’evento legando i due momenti in sequenza cro-
nologica all’interno di un’unica scena : Cristo offre il calice del vino a Pietro,
mentre la comunione del pane è ancora da servire, come risulta dalla patena
contente il pane eucaristico sulla mensa dell’altare dipinta proprio al di sotto
delle figure. Dietro ai due personaggi, sulla sinistra, sopraggiunge l’angelo
con le offerte, figura assente nelle coeve versioni bizantine che in area occi-
dentale trova riscontro, invece, nel canone romano della messa120.
Lungo la parete settentrionale la proliferazione dei muschi e dei licheni
non ha cancellato del tutto l’immagine della Vergine con Bambino dipinta,
probabilmente non a caso, in coincidenza della nicchia per gli strumenti li-
turgici, e affiancata dalle sante Lucia, Agnese e Sofia : S(AN)C(T)A ANNES,
S(AN)C(T)A SVFIA, S(AN)C(T)A LVCIA (tav. 56 b)121. Per mancanza di
spazio, verosimilmente, la Theotokos è stata racchiusa all’interno di un
clipeo giungendo ad una soluzione che in altri casi, specie in Oriente, assu-
118
Ibid., p. 147.
119
Ibid., p. 140-146. Recentemente Marina Falla Castelfranchi ha pubblicato
un’inedita Comunione degli apostoli, con l’immagine di Cristo sacerdote replica-
ta tre volte, venuta alla luce all’interno del complesso monumentale di Cimitile
nel corso di un intervento di restauro : M. Falla Castelfranchi, La teologia trinita-
ria : aspetti iconologici e iconografici. Le origini e il suo sviluppo in area bizantina,
in S. Palese e G. Locatelli, a cura di, Il Concilio di Bari del 1098. Atti del Convegno
Storico Internazionale e celebrazioni del IX Centenario del Concilio, Bari 1998, Ba-
ri, 1999, p. 285-315, part. p. 302-305, figg. 6-7. Per i caratteri formali e iconografi-
ci del dipinto campano l’opera si discosta molto dalla versione di Vallerano e ci
sembra possa attribuirsi all’XI secolo, se non alla prima metà del XII, anziché al
X secolo (Ibid., p. 303). A favore della datazione meno alta per il caso di Cimitile
viene incontro la presenza dell’angelo-diacono con flabello che, prima della metà
dell’XI secolo non compare nell’iconografia della Comunione degli apostoli :
C. Walter, Art and Ritual of the Byzantine Church, Londra, 1982, p. 215, 232;
S. Piazza, Une Communion cit., p. 143-145.
120
V. Fiala, Les prières d’acceptation de l’offrande et le genre littéraire du Canon
Roman, in Eucharisties d’Orient et d’Occident. Semaine liturgique de l’Institut
Saint-Serge, Parigi, 1970, I, p. 117-133 (p. 132).
121
S. Piazza, Une Communion cit., p. 147.
.
68 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
me una valenza teologica (tav. 13 b)122. Seguono i tre monaci, tutti con chie-
rica e scapolare, senza cappuccio sulla testa : S(AN)C(TV)S BENEDICTVS,
S(AN)C(TV)S MAVRVS, S(AN)C(TV)S PLACIDVS (tav. 13 a)123. Particolare
attenzione è conferita alla rappresentazione dei volti che obbedisce alla tra-
dizione ritrattistica dei personaggi124.
Sulla parete meridionale era raffigurata la Crocifissione, nella versione
completa di dettagli e personaggi come non sempre è dato trovare nell’alto-
medioevo : il Cristo, con perizoma, era dipinto fra i soldati Longino e Cal-
purnius, nome che sostituisce l’usuale Stefaton125, i due ladroni, la Vergine,
san Giovanni e in alto il sole e la luna (tav. 12 b).
Sappiamo che la cappella ospitava anche le scene dell’Incredulità di san
Tommaso, lungo la parete meridionale, e della Natività con l’Adorazione dei
Magi, nella zona inferiore della parete settentrionale126. In alto il ciclo si con-
cludeva con l’immagine trionfante del busto clipeato del Pantocratore inseri-
to in una grande croce gemmata con un cielo stellato sul fondo (tav. 14)127.
Tra i bracci della croce erano i quattro clipei con il tetramorfo.
La chiave di lettura di questa rappresentazione si evince dall’iscrizione
contenuta nel libro esibito dal Cristo : «EST MIHI CONCESSA LVCI TER-
REQVE POTESTAS», versetto del vangelo di Matteo (Mt, 28,18) che allude
alla frase pronunciata da Gesù quando appare agli apostoli dopo la resurre-
zione. Ad essa fa seguito la frase sull’evangelizzazione dei popoli : «euntes
ergo docete omnes gentes baptizantes eos...», che è appunto implicitamente
rappresentata dai quattro simboli degli evangelisti nel firmamento di stelle.
Per quanto riguarda l’epoca dell’intervento pittorico, i confronti con al-
cuni contesti romani e laziali, come i santi dell’atrio di Santa Maria Anti-
qua128 e le pitture del tempio della Tosse a Tivoli, ancorati con buon margine
di probabilità all’anno 956 o 1001, sulla base della data di indizione riportata
da un’epigrafe rinvenuta in loco, fanno propendere per il X secolo, con mag-
giore propensione per la seconda metà dello stesso129.
122
M. Sacopoulo, La Theotokos à la mandorle de Lytrankomi, Parigi, 1975,
p. 38, 107.
123
A. Bertini Calosso, Gli affreschi cit., p. 205.
124
Benedetto bruno, di mezza età, Placido giovane e imberbe, Mauro grigio
con barba.
125
Il nome Calpurnius è attestato anche nella scena della Crocifissione di
Sant’Urbano alla Caffarella (P. Williamson, Notes on the Wall-paintings cit.,
tav. XXXI).
126
A. Bertini Calosso, Gli affreschi cit., p. 193, 201-202.
127
Sulla base delle fotografie dei frammenti pubblicati da Bertini Calosso,
oggi perduti, abbiamo proposto in un grafico l’assetto originario della volta : cfr.
tav. 14 (S. Piazza, Une Communion cit., p. 140, fig. 8).
128
J. Osborne, The Atrium cit., p. 207-209.
129
B. Brenk, Die Wandmalereien cit., p. 76-78.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 69
130
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 101-113.
131
A. Bertini Calosso, Gli affreschi cit., p. 235-236.
132
«[...] distintamente nella riga superiore si legge VSR», Ibid., p. 235. Nella
riga sottostante si distingue chiaramente anche una «E». Nella foto pubblicata da
Bertini Calosso non si scorgono, invece, le lettere greche relative alla Vergine («ai
lati del capo della Vergine, in alto, sono le lettere, assai sbiadite, MR, UY», Ibid.,
p. 235) forse dipinte appena al di sopra dell’area inquadrata dalla fotografia.
133
Ibid.
134
J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit., p. 107-108.
.
70 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
be, depositi agricoli, ambienti d’uso domestico, non si può escludere che si
tratti di un piccolo nucleo cenobitico135.
Quanto alla datazione delle pitture, possiamo accogliere il suggerimen-
to espresso a suo tempo da Bertini Calosso, che accostava il ductus formale
del pannello della Grotta di San Lorenzo a quello della non lontana Grotta
del Salvatore. Anche se l’ipotesi dell’identità di mano risulta inaccettabile,
per l’immediatezza di tratto e il minor rigore che contraddistingue il dipinto
della Grotta di San Lorenzo, fra i due contesti è possibile notare qualche af-
finità, specie nei volti delle due versioni della Vergine, tanto da propendere
per la contemporaneità dei due interventi. Una datazione al pieno X secolo,
quindi, risulta la più probabile.
2 – PROVINCIA DI RIETI
135
«[...] l’insediamento presenta un’articolazione di elementi che fanno pen-
sare ad un nucleo autosufficiente composto dalla necropoli, dal deposito di der-
rate, da ambienti domestici, dalla cappella, da ambienti rustici, per il lavoro dei
prodotti dei campi e la custodia degli animali, denunciandosi come una laura or-
ganizzata sul lavoro della terra e con probabilità ricavata ex novo dal tufo», Ibid.,
p. 110.
136
Riguardo alla pitture di Capradosso gli unici brevi contributi, a mia cono-
scenza, sono quelli di : G. Caprioli, Colonie benedettine per i paesi del Cicolano, in
Latina Gens. Terra Sabina, VII, 6, 1929, p. 286-290, e C. Verani, Gli affreschi della
Grotta di S. Nicola e delle chiese di S. Maria e di S. Mauro a Capradosso, Rieti,
1958, a parte qualche breve citazione : L. Mortari, Opere d’arte in Sabina dall’XI al
XVIII secolo, Roma, 1957, p. 87; A. M. D’Achille e T. Iazeolla, Luoghi e testimo-
nianze del Medioevo in Sabina, in M. Righetti Tosti-Croce, a cura di, La Sabina
medievale, Cinisello Balsamo, 1985 (II rist. 1990), p. 188-234 (p. 196).
137
La notizia è riportata in un dattiloscritto di Giacomo Caprioli, dal titolo
Grotte carsiche nel Cicolano (1944), conservato, insieme ad acquerelli, disegni e
appunti dello stesso autore, nell’Archivio di Stato di Rieti, fascicolo b. 1, f. 2. Sul-
la figura di Caprioli, con accenni anche al suo interesse per la grotta di Caprados-
so : G. Barbante, R. Lorenzetti, D. Valentini, a cura di, Giacomo Caprioli. L’av-
ventura intellettuale di un ricercatore «dilettante» tra le due guerre, catalogo alla
mostra dell’Archivio di Stato di Rieti, Rieti, s.d. (2000). La grotta di Capradosso,
sita presso la frazione di Staffoli, è menzionata nel registro delle chiese della dio-
cesi di Rieti del 1398 («Speco Sancti Nicolai de Staffilibus»), trascritto e com-
mentato alla fine del ’700 dal vescovo Saverio Marini, il quale, in riferimento al
santuario rupestre annotava : «esiste la grotta con molte figure sopra gli Staffo-
li», cfr. V. Di Flavio, Il registro delle chiese della diocesi di Rieti del 1398 nelle «me-
morie» del vescovo Saverio Marini (1779-1813), L’Aquila, 1989 (Deputazione Abruz-
zese di Storia Patria. Quaderni del Bullettino, 11), p. 67.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 71
mente la causa del distacco delle pitture, avvenuto circa un ventennio fa, e
del loro collocamento, previo restauro, nei locali del museo di arredi sacri
del convento della Beata Filippa Mareri di Borgo San Pietro sul lago del Sal-
to (tavv. 57 c-d, 58 a)138.
La grotta di San Nicola è costituita da due cavità naturali affiancate che
si affacciano sul lato occidentale di un costone roccioso. I dipinti provengo-
no da quella più a settentrione, come attestano le fodere di malta e pietrisco,
a destra e a sinistra dell’ingresso, servite da supporto all’intonaco di cui re-
stano soltanto i segni del taglio e qualche lacerto. Una cortina muraria, in
parte crollata, divideva l’ambiente dall’esterno permettendone il passaggio
mediante una porta centrale, alla quale probabilmente va attribuito un gros-
so blocco marmoreo con modanature, abbandonato a pochi passi dal sito.
Sulla parete di fondo della grotta sono i resti di ciò che forse in origine costi-
tuiva una sorta di piccolo altare : un banco in muratura sovrastato da una
piccola nicchia.
Messi a confronto, i due pannelli pittorici rivelano esiti formali assai
differenti assegnabili a due fasi distinte. L’intervento più antico si può collo-
care nella seconda metà del XII secolo (tav. 57 d). Lo suggerisce, fra l’altro, il
modo di tracciare l’orlo del panneggio dei santi in posa frontale che si dispo-
ne sopra i piedi in una balza ondulata secondo un uso convenzionale adotta-
to pure all’interno dei cantieri musivi della Sicilia normanna. Anche il deco-
ro delle vesti con la puntinatura a rombi e a rosette rivela l’adeguamento al
linguaggio figurativo dell’avanzato XII secolo. L’opera successiva si pone in-
vece nei primi decenni del XIII secolo, come risulta dalla forma evoluta della
corona della Theotokos, dalla mitria bicorne del san Nicola e dai caratteri
gotici delle iscrizioni (tav. 58 a)139.
Passando in rassegna le pitture più antiche occorre dire, innanzitutto,
che il perimetro dell’intonaco staccato non corrisponde esattamente a quello
del supporto visibile all’interno della grotta. Se ne deduce che alcuni tratti fi-
gurativi, per fortuna in numero limitato, sono andati perduti. A questa man-
canza, comunque, sopperisce la testimonianza dell’erudito Giacomo Caprio-
li che visitò la grotta più volte fra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso e conte-
stualmente riempì numerose pagine di appunti, in parte ancora inediti, utili
soprattutto per la documentazione delle iscrizioni onomastiche, diligente-
mente trascritte, oggi quasi del tutto scomparse140.
Il pannello ospita una serie di personaggi a figura intera, allineati tutti
alla stessa altezza ad eccezione del primo, di minori dimensioni (tav. 57 c).
Più in basso, sullo sfondo di un velarium senza soluzione di continuità, si
animano piccole figure rappresentate nell’atto di svolgere azioni diverse
(tav. 16). Tutto intorno alla superficie pittorica correva una decorazione geo-
metrica costituita da una serie ininterrotta di semicroci rosse e bianche di-
138
Si veda infra, p. 246-247.
139
Verani ipotizzava che i due pannelli, dallo studioso assegnati alla fine del
XIII secolo, fossero frutto dello stesso intervento pittorico ma eseguiti da mano
diversa (C. Verani, Gli affreschi cit., p. 1, 5). Entrambe le superfici pittoriche sono
state da altri datate indistintamente al XIII secolo (A. M. D’Achille, T. Iazeolla,
Luoghi cit., p. 196).
140
Supra, nota 137.
.
72 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
sposte in senso alternato, secondo una tipologia molto comune. Sulla som-
mità del pannello, a mo’ di cuspide, è rimasto in loco un piccolo triangolo
campito di azzurro contornato dallo stesso motivo ornamentale. A causa di
una serie di scalfitture dovute ad un atto vandalico il soggetto raffigurato al
suo interno non è più leggibile.
Il primo personaggio della serie, partendo da sinistra, rappresenta vero-
similmente l’Ecclesia (tav. 57 c). Si tratta, infatti, di una figura femminile
nimbata con vesti regali e testa coronata141. Segue un santo monaco con sca-
polare, forse Augusto abate a giudicare dall’iscrizione142, e appresso un santo
con chierica e veste rossa arricchita da puntini bianchi, probabilmente
sant’Antonino143 ; entrambi rivolgono il palmo aperto della mano destra ver-
so l’esterno. Di seguito è il santo titolare della grotta, Nicola di Mira, dipinto
nella foggia vescovile, con mitria a due punte e infule, nell’atto di benedire
alla greca. Dopo questi primi tre santi, rigidamente frontali, ne seguono al-
trettanti con la testa girata di trequarti verso una Theotokos che chiude la se-
rie. Si tratta di Paolo, riconoscibile dai tratti somatici e dall’attributo della
spada, dell’apostolo Pietro e di Giovanni evangelista. L’immagine mariana si
conserva solo nella metà inferiore, che lascia trasparire il trono, il corpo del
Bambino e le mani atteggiate nel gesto di filare la porpora.
Per quanto riguarda la parte iniziale del registro inferiore, che è andata
perduta, Caprioli segnalava la presenza di tre cavalieri, il terzo dei quali ve-
niva identificato con san Giorgio144. Allo stato attuale si è conservata soltanto
la testa di un cavallo bianco a sinistra dell’immagine dell’Ecclesia, in coinci-
denza della banda rossa che divide il pannello in due registri. Appena oltre è
una figura femminile vestita di rosso che sfugge a una chiara interpretazio-
ne, dato che non si vedono tracce di iscrizione. La donna sembra impugnare
un recipiente circolare con la sinistra e forse un coltello con la destra (tav.
16). Con i due strumenti si avvicina verso una grande sagoma grigio-scuro
dal profilo tondeggiante non meglio riconoscibile. Accanto è dipinto un altro
personaggio femminile, oggi acefalo e poco leggibile, rappresentato nell’atto
di dirigersi verso la destra del pannello. Più oltre ci sono due soldati che si
affrontano con scudo e lance in pugno. La loro raffigurazione trova una sor-
prendente corrispondenza nel ciclo pittorico della chiesa di San Pellegrino a
141
Non è condivisibile l’ipotesi di Verani (C. Verani, Gli affreschi cit., p. 3) di
identificare il personaggio femminile coronato nella principessa protagonista
dell’episodio agiografico di san Giorgio che uccide il drago. Sull’iconografia del-
l’Ecclesia nei secoli centrali del Medioevo : H. Toubert, Les représentations cit.,
p. 67-101.
142
L’iscrizione, oggi illeggibile, è trascritta dal Caprioli : S. AVGVS(...) :
G. Caprioli, Grotte carsiche cit., p. 5. Su sant’Augusto abate, cfr. P. Villette, Augu-
sto, abate di Sinforiano, in Bibl.SS, II, 1962, coll. 591-592.
143
Caprioli vi leggeva : «S. ANTONINVS», G. Caprioli, Grotte carsiche cit.,
p. 5. Cfr. G. Kaftal Iconography cit., coll. 116-117.
144
G. Caprioli, Grotte carsiche cit., p. 5. Probabilmente l’identificazione del
cavaliere con san Giorgio nasceva dalla convinzione, esplicita in Verani (vedi su-
pra, nota 141), che la figuretta femminile dipinta al di sopra rappresentasse la
principessa del noto episodio agiografico con la vittoria sul drago.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 73
Bominaco (AQ), opera che risale al 1263145. Anche nella decorazione abruz-
zese, tra l’altro, il soggetto è relegato all’estremità inferiore della parete, in
corrispondenza dei vela. In questo caso più tardo è stata vista una rappre-
sentazione del combattimento «ad armi uguali», evocazione della conflittua-
lità della società umana in contrapposizione con la figura di Cristo in trono
del registro soprastante, garante dell’ordine supremo146. A Capradosso la se-
rie di personaggi termina con la donatrice, della quale un tempo doveva leg-
gersi per intero l’iscrizione, oggi in gran parte alterata dal restauro degli an-
ni ’70 del secolo scorso. Caprioli vi leggeva «Donna Fabias», in linea con
quanto si vede oggi – D(OMI)NA FABIAS –147, ma purtroppo, a ben guardare,
alcune lettere, soprattutto la «B» e la «I» del nome, sono del tutto rifatte, co-
me pure sembrano non autentici i tratti somatici del volto.
Il significato generale della serie di figure del registro dei vela rimane
difficile da decifrare. Se si volesse attribuire un significato simbolico ai due
soldati, come a Bominaco, quale sarebbe il senso della figura femminile che
sembra intenta a un lavoro domestico? Cercare di identificare il personaggio
che avanza verso destra, interposto fra questi due soggetti, è ancor più arduo
e purtroppo la lacuna sulla sinistra, che ha risparmiato soltanto la testa del
cavallo, non facilita l’intento. Con la dovuta prudenza, tuttavia, si può forni-
re un’ipotesi interpretativa : il pannello potrebbe rappresentare la risposta di
donna Fabias – ammesso che fosse questo il nome dell’iscrizione originaria
–, all’esaudirsi di un voto, forse il rientro del consorte incolume dalla guerra.
La figura femminile affaccendata potrebbe essere la stessa donatrice ritratta
nell’attesa del ritorno del marito. A quest’ultimo poteva riferirsi l’immagine
del cavaliere, ad attestare il quale ci sono i resti della figura del cavallo. Se
così fosse, i due lottatori starebbero ad indicare l’episodio della battaglia.
Dalla parete opposta proviene l’altro dipinto esposto al museo di Borgo
San Pietro (tav. 58 a). In questo caso il pannello inquadra soltanto sei figure,
di dimensioni maggiori rispetto a quelle già esaminate. Il distacco ha rispar-
miato una decorazione vegetale con fiori rossi e foglie verdi su fondo bianco
che incorniciava i personaggi. Le lacune in corrispondenza dell’angolo supe-
riore sinistro del pannello non permettono l’identificazione dei primi due. Il
terzo personaggio, con le ali e l’asta in pugno, rappresenta verosimilmente
l’arcangelo Michele. Segue un santo vescovo, che con ogni probabilità è an-
cora una volta il titolare della grotta, poi di nuovo una Vergine in trono e in-
fine una santa Margherita, l’unica che conserva l’iscrizione onomastica
(«MARGARITA»).
Sulla parete d’ingresso, nel tratto di muro che si è preservato a destra, la
grotta conserva esigui resti di un pannello con una Crocifissione, databile al
XIV secolo. Allo stato attuale si scorge soltanto parte della figura dell’evan-
gelista Giovanni, con veste rossa e braccia conserte sul ventre, oltre all’estre-
mità destra della croce con la mano del Cristo148.
145
J. Baschet, Lieu sacré, lieu d’images. Les fresques de Bominaco (Abruzzes,
1263) thèmes, parcours, fonctions, Roma, 1992, p. 98-100.
146
Ibid., p. 100.
147
G. Caprioli, Grotte carsiche cit., p. 6.
148
Le scomparse iscrizioni riportate da Caprioli, che supponeva anche in
.
74 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
questo caso la presenza di due santi allineati, «[...] S ISVS; S. XISTVS» (Ibid.,
p. 5), sono più verosimilmente da sciogliere in : (DOMINV)S IESVS CRISTVS.
149
G. Matthiae, Note di pittura laziale del Medioevo, in Bollettino d’Arte,
XXXVI, 1951, p. 112-118; C. Verani, A Cottanello i più antichi dipinti della Sabina,
Rieti, 1954; G. Finiti, A Cottanello i più antichi dipinti della Sabina, in Sabina (Pe-
riodico dell’Ente Provinciale del Turismo di Rieti), II, 1, gennaio-febbraio 1957,
p. 3-6; C. Verani, Cottanello e gli affreschi di S. Cataldo, in Lazio ieri e oggi, IV,
1968, 1, p. 30-31; A. Prandi, Arte in Sabina, in P. Brezzi et alii, a cura di, Rieti e il
suo territorio, Milano, 1976, p. 305-383 (p. 382-383); M. Righetti Tosti-Croce, Li-
nee artistiche del Medioevo reatino, in Ead., a cura di, La Sabina medievale, Cini-
sello Balsamo, 1985, p. 11-31 (p. 16-17); A. M. D’Achille, T. Iazeolla, Luoghi cit.,
p. 201; M. Cerafogli, L’eremo di S. Cataldo a Cottanello. Un episodio di vita france-
scana, in Frate Francesco. Rivista trimestrale di cultura francescana, LV, 4, otto-
bre-dicembre 1988, p. 23-32.
150
A un intervento certamente non antico risale il piccolo campanile costrui-
to sul muro perimetrale che si affaccia nella valle. Anche la porta d’ingresso risul-
ta moderna.
151
Il nome di san Cataldo si legge in un’iscrizione corsiva dipinta sulla corni-
ce superiore di un pannello con la Vergine di XV-XVI secolo, sulla parete sinistra
dell’ambiente con l’altare.
152
«Il santo, appena venuto alla luce, compì due miracoli lasciando, nel ca-
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 75
dere dal letto, l’impronta della testa su una pietra contro la quale aveva urtato, e
risuscitando la madre, deceduta nel travaglio del parto. L’acqua piovana, che si
raccoglieva nella concavità della pietra, aveva effetti prodigiosi in chi la usava af-
fidandosi all’intercessione del santo» : A. Ilari, L’agiografia di S. Cataldo, vescovo
di Taranto, in Biblioteca di Latium. Scritti in onore di Filippo Caraffa, Anagni,
1986, p. 105-186 (p. 116-120).
153
Secondo le fonti agiografiche, il santo, vescovo irlandese del VII secolo,
morì a Taranto di ritorno da un pellegrinaggio in Terrasanta e ivi fu sepolto, al-
l’interno della cattedrale (G. Carata, Cataldo, vescovo di Rachau, in Bibl.SS, III,
1963, coll. 950-952; A. Ilari, L’agiografia cit., p. 124-125).
154
Nelle fonti locali il nome di san Cataldo risulterebbe associato all’eremo
di Cottanello soltanto a partire dal XVI secolo : G. Finiti, A Cottanello cit., p. 3.
155
Le pitture furono restaurate da Arnoldo Crucianelli per incarico della So-
printendenza ai Monumenti del Lazio (Ibid., p. 24).
156
A parte la spada e le chiavi, ovvi attributi di Pietro e Paolo riconoscibili
anche grazie ai peculiari tratti somatici, e, come di consueto, raffigurati accanto
al Cristo, in riferimento agli altri elementi distintivi degli apostoli in prima fila,
cfr. : M. L. Casanova, Filippo apostolo (Iconografia), in Bibl.SS, V, 1964, coll. 711-
719 (col. 713); Eadem, Bartolomeo apostolo (Iconografia), ivi, III, 1962, coll. 862-
877 (col. 863); J. F. Alonso, Giacomo il Maggiore apostolo (Iconografia), ivi, VI,
1965, coll. 381-388 (col. 382); A. M. Raggi, Tommaso apostolo (Iconografia), ivi,
XII, 1969, coll. 539-544 (col. 540).
.
76 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
157
Matthiae associava la figura a un personaggio defunto : «[...] un’altra fi-
gura non nimbata mostra di essere entrata da poco nel mondo ultraterreno e ten-
de le mani in alto verso il Redentore», G. Matthiae, Note di pittura cit., p. 114. La
veste del personaggio si distingue da quella delle altre figure : al di sopra di una
tunica ocra fermata da una cinta è una veste bianca a maniche lunghe aperta sul
davanti e lunga fino ai piedi.
158
M. Cerafogli, L’eremo di San Cataldo cit., p. 23.
159
Y. Christe, Les Jugements cit., p. 280.
160
Non è un caso, verosimilmente, che nella visione apocalittica del sigillo
impresso sul volto dei servi (Ap. 7, 2-4) sia stata individuata un’allusione esplicita
al passo di Ezechiele (Ez., 9,4) che evoca la prassi di tracciare il segno del tau sul-
la fronte degli uomini a garanzia della salvezza : D. Vorreux, Tau simbolo france-
scano (trad. di A. Bossut Ticchioni), Padova, 1988, p. 57-58.
161
Ibid., p. 15-40.
162
Ibid.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 77
Sulla sommità del rilievo montuoso che sovrasta l’abbazia di Farfa, no-
to col nome di monte Acuziano o Motilla, la fitta vegetazione nasconde gli
avanzi delle celle monastiche e di una piccola chiesa monoabsidata perti-
nenti all’eremo di San Martino164. Lungo il perimetro esterno di quest’ulti-
ma, sul fianco settentrionale, una ripida scala in blocchi di calcare conduce
all’interno di un ampio ambiente sotterraneo che sfrutta una cavità naturale
della montagna (tav. 18 a)165. L’ipogeo presenta i resti di strutture murarie
che risalgono essenzialmente a due fasi cronologiche, l’una riferibile ad epo-
ca altomedievale, l’altra all’opera di ristrutturazione promossa da Sisto IV
(1471-1484)166. Alla prima appartengono i tre archi ciechi in opus mixtum che
girano ad angolo retto nella zona meridionale. Verosimilmente, in origine
essi facevano parte di una cortina che correva tutt’intorno alla grotta a rego-
larizzare la superficie frastagliata della roccia167. L’opera muraria prevedeva
163
Ibid., p. 12; J. V. Fleming, From Bonaventura to Bellini, an essay in Franci-
scan Exegesis, Princeton, 1982, p. 99-128.
164
I. Schuster, Della basilica di S. Martino e di alcuni ricordi farfensi, in Nuo-
vo Bullettino di Archeologia Cristiana, 1902, p. 47-54; Id., L’imperiale abbazia di
Farfa, Roma, 1911 (rist. 1987), p. 219-227; L. Pani Ermini, L’abbazia di Farfa, in
M. Righetti Tosti-Croce, a cura di, La Sabina medievale, Cinisello Balsamo 1985
(rist. 1990), p. 34-59, part. p. 59, figg. 48, 50; M. G. Fiore Cavaliere, Fara Sabina-
Monte Motilla-Oratorio di S. Martino, Indagini archeologiche, in Quaderni di Ar-
cheologia Etrusco-Italica, 16, 1988, p. 441-451; L. Branciani, Il monte S. Martino
cit., p. 46-69.
165
I. Schuster, Della basilica cit., p. 49-52; Id., L’imperiale abbazia cit., p. 40-
41; M. G. Fiore Cavaliere, Fara Sabina cit., p. 444-446, figg. 8-12; L. Branciani, Il
monte S. Martino cit., p. 46-55.
166
M. G. Fiore Cavaliere, Fara Sabina cit., p. 445-446; L. Branciani, Il monte
S. Martino cit., p. 46-49, 66-69.
167
Nella zona nord dell’ipogeo, inglobato nella muratura quattrocentesca, in
corrispondenza del tratto di parete a destra dell’apertura che immette nella ci-
sterna, si scorge distintamente un arco in laterizi con ogni probabilità contestua-
le all’opera muraria altomedievale.
.
78 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
anche una pavimentazione in opus spicatum della quale sono stati trovati al-
cuni resti durante una campagna di scavo168. Dalla parte opposta della grot-
ta, nella zona nord, si conserva una struttura attribuibile all’intervento di ri-
pristino dell’insediamento eremitico promosso da Sisto IV169. Si tratta di un
piccolo edificio intonacato che consta di due ambienti oblunghi disposti in
parallelo e intercomunicanti, cui si accede tramite un arco a tutto sesto so-
vrastato da una sorta di timpano a due spioventi che presenta tracce di una
Crocifissione quattrocentesca170.
Le evidenze murarie più antiche conservano, oltre a resti di pittura
quattrocentesca, qualche brano della decorazione pittorica primitiva della
quale è stato possibile recuperare alcuni soggetti di notevole interesse av-
valendosi di vecchie fotografie in bianco e nero, che documentano le superfi-
ci di intonaco ad uno stadio meno frammentario e lacunoso di quello odier-
no, e anche grazie a una serie di dati desumibili dai contributi di Ildefonso
Schuster, che visitò il complesso eremitico al principio del secolo scorso171.
Fino a qualche decennio fa sul fondo del primo arco cieco si poteva ap-
prezzare un riquadro ornamentale che occupava la parte superiore della pa-
rete. Di colore rosso, come attestano i lacerti ancora in situ, il rettangolo
ospitava sei grandi orbicoli annodati dipinti di bianco abitati al loro interno
da figurine umane disposte a coppie o isolate fra cespi di virgulti (tav. 18 b).
Anche all’esterno dei cerchi campeggiavano motivi vegetali caratterizzati
perlopiù da pianticelle terminanti con foglie cuoriformi. Il soggetto raffigu-
rato non è altro che l’imitazione di una porpora a rotae annodate apparte-
nente al genere di stoffe provenienti dai rinomati laboratori tessili dell’orien-
te greco, assegnate ora al VI secolo ora all’VIII secolo172. L’ubicazione del fin-
to tessuto nella parte superiore della nicchia, e non nel tratto inferiore come
168
M. G. Fiore Cavaliere, Fara Sabina cit., p. 446.
169
L. Branciani, Il monte S. Martino cit., p. 46.
170
I. Schuster, Della basilica cit., p. 51.
171
All’esame che alle pitture dedicò Schuster (Ibid., p. 49-51) sono seguite le
riflessioni di : P. Toesca, Storia dell’arte italiana. Il Medioevo, I, Torino, 1927,
p. 315; G. Croquison, I problemi archeologici farfensi, in RivAC, 15, 1938, p. 37-71
(p. 46, n. 1, fig. 6, p. 44); A. Prandi, Arte in Sabina cit., p. 318-320, figg. 348-349;
R. Cantone, La decorazione pittorica, in Farfa. Storia di una fabbrica abbaziale
(mostra permanente, Abbazia di Farfa-Fara Sabina, 1985), Roma, 1985, p. 108-
109; Pani Ermini, L’abbazia cit., p. 59; L. Branciani, Il monte S. Martino cit.,
p. 46-55. Alcune fotografie relative alla decorazione pittorica dell’ipoego di
S. Martino (pubblicate da Luchina Branciani, Ibid., figg. 9-14) sono conservate
presso la fototeca dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione : i
nn. C 6696/7 sono attribuibili a una campagna fotografica del 1914 curata dalla
tipografia Danesi; i nn. N 2946-2962 sono frutto della documentazione svolta per
conto della Soprintendenza nel 1965.
172
W. F. Volbach, I tessuti del Museo Sacro Vaticano, Città del Vaticano 1942,
p. 44-45, tavv. XL, XLI; M. Martiniani Reber, Tissus, in J. Durand et alii, a cura
di, Byzance. L’art byzantin dans les collections publiques françaises, Paris, 3 no-
vembre 1992-1 février 1993, catalogo della mostra, Parigi, 1992, p. 192 e schede a
p. 194-197; D. King, Early Textiles with Hunting Subjects in the Keir Collection, in
A. Muthesius, M. King, a cura di, Collected Textile Studies. Donald King, Londra,
2004, p. 1-16.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 79
173
M. Martiniani Reber, Tentures et textiles des églises romaines au haut
Moyen Âge d’après le Liber Pontificalis, in MEFRM, 111, 1999, p. 289-305; M. An-
daloro, Immagine e immagini nel Liber Pontificalis da Adriano I a Pasquale I, in
H. Geertman, a cura di, Il Liber Pontificalis e la storia materiale. Atti del Convegno
Internazionale, Roma, 21-22 febbraio 2002, Assen, 2003 (Mededelingen van het Ne-
derlans Institut te Rome. Antiquity, 60-61, 2000-2002), p. 45-103.
174
M. Martiniani-Reber, Le rôle des étoffes dans le culte des reliques au moyen
âge, in Bulletin de Liaison du Centre International d’Étude des Textiles Anciens, 70,
Lione, 1992, p. 53-58.
.
80 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
una serie di reliquie la cui presenza era attestata, ancora al principio del se-
colo scorso nello spazio sottostante175.
Quanto ai soggetti raffigurati all’interno delle rotae, i dati acquisibili
dalle vecchie fotografie permettono di affermare che nei primi due orbicoli
erano campite due coppie di personaggi maschili (tav. 19 a), uno completa-
mente nudo e uno vestito soltanto di un drappo intorno alla vita, mentre nei
restanti quattro si potevano distinguere personaggi isolati. Il terzo della pri-
ma fila e il primo della seconda indossavano una tunica terminante sopra il
ginocchio e alti calzari. Del secondo individuo della fila inferiore la foto la-
scia intravedere soltanto un curioso copricapo a punta. L’ultimo, infine, por-
tava una veste lunga dal profilo sinuoso tanto da far pensare a una figura
femminile.
In passato è stata più volte avanzata la proposta di associare questi per-
sonaggi all’universo figurativo delle sacre scritture e in particolare la prima
coppia è stata vista come raffigurazione di Adamo ed Eva ai lati dell’albero
della vita176. L’assenza di qualsiasi elemento che possa ricondurre a un tema
sacro, tuttavia, suggerisce la scelta di soggetti pescati dal repertorio profano
che tanta parte hanno avuto nel repertorio ornamentale della produzione
tessile tardoantica e medievale destinata talvolta anche a contesti religiosi177.
D’altra parte, il fatto che le figure non siano riconoscibili con precisione
potrebbe essere dovuto non tanto alla scarsa leggibilità delle vecchie foto-
grafie che li documentano quanto piuttosto alla possibile incomprensione
dei soggetti da parte dell’esecutore del dipinto che ha copiato il tessuto. Un
indizio per l’interpretazione del tema riprodotto, comunque, è offerto dal
terzo personaggio della prima fila e dal primo di quella inferiore, entrambi
con una veste corta e un paio di alti calzari tipici del repertorio figurativo dei
cacciatori. Anche il gesto di afferrare lo stelo del virgulto a mo’ di arco, com-
piuto dall’individuo della seconda fila sembrerebbe alludere all’arte venato-
ria178.
Della decorazione del sottarco immediatamente sopra il finto tessuto
non resta più nulla, ma una fotografia del 1914 riproduce l’immagine del bu-
sto di un santo d’età giovanile, con chierica, racchiuso all’interno di un moti-
vo a tortiglioni (tav. 19 b)179. Oltre a questo soggetto Ildefonso Schuster vide
nella parte opposta dell’intradosso un’altra imago clipeata di santo180 e al
175
I. Schuster, Della basilica cit., p. 50.
176
L. Pani Ermini, L’abbazia cit., p. 59; L. Branciani, Il monte S. Martino cit.,
p. 47.
177
Tra i donativi di papa Leone III (795-816) alle chiese romane, compaiono
tre stoffe con elefantos (Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, 3 voll., Parigi,
1886-1892, II, p. 12) : M. Andaloro, Immagine e immagini cit., p. 53 e n., p. 56
(Tabella 1).
178
A. Gruber, Jagdmotive auf Textilien von der Antike bis zum 18. Jahrhun-
dert, catalogo della mostra, Abbeg-Stiftung, Riggisberg, 29 aprile-1 novembre
1990, Abbeg-Stiftung, Riggisberg, 1990, p. 26-42.
179
Foto dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, n. C 6696
(pubblicata in L. Branciani, Il monte S. Martino cit., fig. 14, p. 53), vedi supra,
n. 171.
180
I. Schuster, Della basilica cit., p. 50; L. Branciani, Il monte S. Martino cit.,
p. 49, 56.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 81
centro della volticina un cerchio con una croce equilatera181. Per quanto ri-
guarda l’identificazione dei due ritratti, risulta preziosa la testimonianza
dell’illustre studioso che senza tentennamenti poté leggere per intero l’iscri-
zione accanto al santo di sinistra con il nome di EVAGRIVS182. Purtroppo l’i-
scrizione risulta esclusa dall’inquadratura della vecchia fotografia che ha
documentato soltanto il busto del santo e le lettere DIA alludenti al rango
diaconale del personaggio e interpretabili, quindi, come abbreviazione di
DIACONVS. Circa la figura campita di fronte, già all’epoca della visita di
Schuster l’iscrizione onomastica era andata perduta, ma non la qualifica di
diaconus che con ogni probabilità doveva trovarsi accanto all’immagine del
santo come nell’immagine di fronte.
Anche nel caso del sottarco i soggetti prescelti per decorare la struttura
muraria rinviano al contesto culturale del versante mediorientale di epoca
preiconoclasta. Il nome di Evagrio, infatti, riconduce al grande esponente
del monachesimo greco, autore dell’Antiherreticus e del Monasticon opere
che incontrarono grande favore fra i monaci della Tebaide e della Siria so-
prattutto durante il V secolo e fino alla metà del VII, allorquando il V conci-
lio ecumenico pronunciò l’anatema contro l’esegeta, nell’ambito della con-
danna dell’origenismo183.
A destra della nicchia appena descritta, girato l’angolo, sul fondo di un
altro arco cieco si conserva un brano pittorico del tutto inedito. Si tratta, in
questo caso, di un complesso motivo geometrico che consiste in un cerchio
ospitante al suo interno una stella a otto punte costituita da squadre bipar-
tite (tav. 58 b). L’ornamento, che suggerisce un notevole effetto volumetri-
co, è frutto in realtà di un metodo alquanto semplice che prevede il solo
uso del compasso e della squadra con i quali segnare i punti originati dal-
l’intersezione di una serie decrescente di quadrati, disposti in sequenza al-
ternata in parallelo rispetto al livello pavimentale e ruotati di quarantacin-
que gradi. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un decoro che tradisce
un legame con la civiltà greco-orientale del VI-VII secolo, giacché compare
nel mosaico pavimentale della chiesa di Qabr Hiram nell’attuale Libano, at-
tribuita appunto alla metà circa del VI secolo184 e nel decoro di una nicchia
181
I. Schuster, Reliquie d’arte nella badia imperiale di Farfa, in ASRSP, 34,
1911, p. 269-350 (p. 328).
182
Id., Della basilica cit., p. 50.
183
Su Evagrio del Ponto : A. Guillaumont, Un philosophe au désert. Évagre le
Pontique, Parigi, 2004, spec. p. 53-98. In particolare, sull’influenza di Evagrio nel
monachesimo siro : A. Vööbus, History of Ascetism in the Syrian Orient. A Contri-
bution to the History of Culture in the Near East, 3 voll., Leuven, 1958, 1960, 1988
(Corpus scriptorum christianorum orientalium. Subsidia, 14, 17, 81), spec. vol. 81,
p. 135-150.
184
C. Balmelle et alii, a cura di, Le décor géometrique de la mosaïque romaine
II. Répertoire graphique et descriptif des décors centrés, Parigi, 2002, p. 145, fig. a
(«scudo di squadre bipartite, a colori opposti che fanno apparire una stella a otto
punte»). Sul mosaico di Qabr Hiram : F. Baratte, Mosaïques romaines et paléo-
chretiennes du musée du Louvre, Parigi, 1978, p. 132-144; N. Duval, Note addition-
nelle : sur l’homogénéité de la mosaïque et l’interprétation des installations liturgi-
ques, ivi, p. 144-145; P. Donceel-Voûte, Les pavements des églises byzantines de Sy-
.
82 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
rie et du Liban, Louvain-La-Neuve, 1988, 2 voll., I, p. 411-420, fig. 414, II, tavola
fuori testo no 17.
185
P. Ballet, N. Bosson, M. Rassart-Debergh, Kellia II. L’ermitage copte QR
195. La céramique, les inscriptions, les décors (2), Cairo, 2003 (Institut français
d’Archéologie Orientale, 49), p. 388, fig. 28, p. 426, 443, fig. 105.
186
Sul significato magico e cosmologico della stella a otto punte formata da
due quadrati che si intersecano, cfr. : A. Schmidt Colinet, Zwei verschränkte Qua-
drate im Kreis. Vom sinn eines geometrischen Ornaments, in Textilien aus Ägypten,
a cura di A. Stauffer, Berna, 1991, p. 21-34.
187
Infra, p. 183-184, 214-215.
188
Infra, p. 214-215.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 83
189
Infra, p. 183-184.
190
Sul santuario del Tancia nell’Altomedioevo : I. Schuster, L’imperiale cit.,
p. 174-176; M. G. Mara, Contributo allo studio del culto di S. Michele nel Lazio in
ASRSP, LXXXIII, 1960, p. 269-290; Eadem, Una divinità pagana nella grotta di
S. Michele sul Tancia, in Studi e Materiali di Storia delle Religioni, XXXIII, 1962,
fasc. I, p. 104-107; M. Righetti Tosti-Croce, Linee artistiche cit., p. 14-16;
A. M. D’Achille, T. Iazeolla, Luoghi cit., p. 218; M. A. Radožycka Paoletti, Sulle
origini del Santuario di S. Michele sul Monte Tancia, in Analecta Bollandiana, CVI,
1988, p. 99-111. La più antica testimonianza documentaria del santuario del Tan-
cia è fornita da Gregorio da Catino (XI-XII secolo) che riporta nel Chronicon far-
fense la concessione da parte di Ildebrando duca di Spoleto all’abbazia di Farfa di
un «gualdum qui cognominatur Tancia positum in territorio Reatino, cum ecclesia
Sancti Angeli seu cripta illius», nell’anno 774 (Gregorio di Catino, Chronicon far-
fense, a cura di U. Balzani, 2 voll., Roma, 1903, I, p. 158); cfr. M. A. Radoûycka
Paoletti, Sulle origini cit., p. 100.
191
I pannelli devozionali raffigurano una Psicostasia e una Madonna con
Bambino.
192
Sulle pitture dell’altare-ciborio : M. G. Mara, Contributo cit., p. 278-283;
M. Righetti Tosti-Croce, Linee artistiche cit., p. 16; E. Parlato, S. Romano, Roma
e il Lazio cit., p. 282-283 («Grotta di S. Michele Arcangelo a Monte Tancia», sche-
da a cura di S. Romano).
193
Secondo il Chronicon, il vescovo Giovanni guidò una spedizione al san-
tuario del Tancia per demolire l’altare che l’abate Berardo aveva sacrilegamente
modificato, noncurante a suo dire, della tradizione che lo voleva opera di papa
Silvestro. L’intervento, a quanto pare, riesce e Giovanni si allontana con le sacre
reliquie rinvenute all’interno dell’altare, ma durante il tragitto del ritorno un tem-
porale obbliga il gruppo di uomini a fuggire e le reliquie verranno così recuperate
dai benedettini. Di lì a poco, quindi, questi ultimi si appresteranno alla ricostru-
.
84 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 85
195
Risulta ancora in situ nella fotografia pubblicata in M. Righetti Tosti-
Croce, Linee artistiche cit., fig. 17, p. 21.
196
La presenza di questi brani di pittura era stata notata, a suo tempo, da
Maria Giovanna Mara che forniva un’interpretazione in parte discordante dalla
nostra : «sulla parete di fondo dell’altare [...] alcuni lavori posteriori ed una into-
nacatura sovrapposta hanno rispettato soltanto il capo di una bella Madonna che
doveva portare sul braccio destro il Bambino, la cui presenza ci è testimoniata
dall’arco della parte superiore del nimbo. A destra della Madonna e del Bambino
si vede il volto di un giovane, circondato da aureola, e che si può identificare mol-
to bene per un angelo», M. G. Mara, Contributo cit., p. 283.
197
M. Righetti Tosti-Croce, Lineee artistiche cit., fig. 15, p. 20.
198
M. G. Mara, Contributo cit., p. 282.
.
86 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
3 – PROVINCIA DI ROMA
199
Secondo la leggenda, dal vicino monte Soratte, sul quale risiedeva, papa
Silvestro era giunto sul Tancia per liberare la popolazione dal fiato pestifero di
un drago. Aveva quindi consacrato il luogo in onore dell’arcangelo Michele a dife-
sa perenne dalle presenze demoniache : A. Poncelet, S. Michele cit., p. 541-548;
I. Aulisa, Le fonti cit., p. 315-331. Sulla leggenda di san Silvestro e il drago, cfr.
supra, 22-24.
200
Si vedano ad esempio gli analoghi capitelli, ricavati anch’essi da un solo
pezzo insieme alle colonnine, di Sutri, Leprignano e Sant’Eutizio, assegnati
all’VIII-IX secolo : J. Raspi Serra, a cura di, Corpus della scultura altomedievale,
VIII (Le Diocesi dell’Alto Lazio), Spoleto, 1974, schede nn. 192-193, 259-260, 319.
201
M. A. Radožycka-Paoletti, Sulle origini cit., p. 100. Cfr. supra, nota 190.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 87
202
V. Fiocchi Nicolai et alii, Scavi nella catacomba di S. Senatore ad Albano
Laziale, in RivAC, 68, 1992, p. 7-140, spec. p. 41-70.
203
Sulle pitture tardoantiche della catacomba di Albano si veda, oltre agli
studi di Fiocchi Nicolai (Ibid., p. 47-68; Id., Novità storico-agiografiche dai restau-
ri delle pitture della catacomba di S. Senatore in Albano Laziale, in Bild-und For-
mensprache der spätantiken Kunst. Hugo Brandenburg 65. Geburtstag, Münster,
1994, p. 53-60), il contributo di M. Marinone, La decorazione pittorica della cata-
comba di Albano, in RINASA, XIX-XX, 1972-1973, p. 103-138, spec. p. 107-112.
Sulle pitture d’età medievale si è soffermato John Osborne : J. Osborne, Notes on
Early Medieval Wall-Painting in Lazio, in Medieval Lazio. Studies in Architecture,
Painting and Ceramics (Papers in Italian Archaeology III), s.l. 1982, p. 287-292, ol-
tre a M. Marinone, La decorazione cit. p. 112-115 e, di recente A. M. D’Achille, Le
pitture medievali della Catacomba di S. Senatore ad Albano, in Arte Medievale, II s.,
XIV, nn. 1-2, 2000, p. 37-46.
204
Sulla base di alcuni brani pittorici documentati da fotografie del 1902
Vincenzo Fiocchi Nicolai ha avanzato l’ipotesi che lo strato più recente, per l’ac-
centuato linearismo e la disposizione verticale delle iscrizioni onomastiche in ne-
ro, appartenga ad un’epoca non antecedente al VII secolo : V. Fiocchi Nicolai,
Novità storico-agiografiche cit., p. 54-57.
205
G. A. Riccy, Memorie storiche dell’antichissima città di Alba Longa e del-
l’Albano moderno, s. l. 1787, p. 174-175. Cfr. V. Fiocchi Nicolai, Novità storico-
agiografiche cit., p. 55 e nota.
206
V. Fiocchi Nicolai, Novità agiografiche dai restauri della Pontificia Com-
missione di Archeologia Sacra degli affreschi della catacomba di S. Senatore ad Al-
bano Laziale (Roma), in RivAC, LXVII, 1991, p. 463-464; Id., Novità storico-agio-
grafiche cit., p. 57-60. Per un resoconto sui restauri del palinsesto pittorico, svolti
negli anni 1990-1991 e coordinati da Giovanna Maria Mangia Bonella, cfr. :
G. M. Mangia Bonella, Problematiche di restauro nella cripta di S. Cecilia a S. Cal-
listo e nella catacomba di S. Sensatore ad Albano, in RivAC, LXVII, 1991, p. 461-
462.
207
M. Marinone, La decorazione pittorica cit., p. 116.
208
V. Fiocchi Nicolai et alii, Scavi nella catacomba cit., p. 32, 37.
.
88 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
sotto un lacerto con una greca di notevole effetto volumetrico 209, è presente
un brano con una figura canuta protesa verso un personaggio in fasce, in
passato interpretato come parte della scena evangelica della Natività 210 e in-
vece riconoscibile come un frammento di una Deposizione al sepolcro (tav.
21 c) 211. Il personaggio in fasce, infatti, per via dell’aureola crucesignata, è
senza dubbio Cristo. L’oggetto sottostante, scambiato in passato per un
«manufatto vimineo del tutto simile ad una culla», rappresenta in realtà un
sarcofago strigilato 212. Il personaggio chino sul defunto, dal panneggio az-
zurro e le sembianze di un vecchio, è Giuseppe d’Arimatea. Accanto, come
lasciano intendere i resti di un altro braccio con manica verde scuro, doveva
esserci Nicodemo 213 ed è possibile che in origine fossero presenti anche le
pie donne. La scena è ambientata all’interno di una grotta dipinta, com’era
in uso, a mo’ di arco.
Sulla faccia orientale dello stesso muro, contigua alla precedente, sono
sopravvissuti alcuni lacerti che sembrano appartenere al medesimo inter-
vento pittorico della Deposizione ma che purtroppo non offrono elementi
sufficienti per tentare un’identificazione del tema rappresentato. Sulla de-
stra della parete si distingue la parte inferiore di due personaggi raffigurati
con gonnellino e calzoni rossi. Quello più esterno è diritto, mentre la figura
accanto è protesa verso il centro della scena. Al di là della zona centrale,
tracce di un altro personaggio, sulla sinistra, con il braccio destro rivolto al-
l’indietro, fanno pensare a un individuo in movimento coinvolto in un altro
episodio.
Di recente è stata avanzata l’ipotesi che i brani pittorici conservati su
questa parete facessero parte di un’Adorazione dei Magi e tuttavia in questo
caso, a nostro avviso, la frammentarietà degli intonaci non incoraggia ad an-
dare al di là della possibilità che vi fossero rappresentati alcuni episodi rela-
tivi ad un ciclo cristologico, data la vicina presenza della scena del Sepolcro.
Per questi frammenti, così come per i resti della Deposizione, risulta
difficile pronunciarsi circa l’epoca d’esecuzione. Con la dovuta cautela, Anna
Maria D’Achille ha proposto un’attribuzione ai secoli XI-XII, ma si potrebbe
pensare anche a una datazione anteriore, almeno di un secolo, per via del-
209
Sul motivo ornamentale della greca : B. Al-Hamdani, The Fate cit., p. 35-
56.
210
M. Marinone, La decorazione pittorica cit., p. 116; V. Fiocchi Nicolai, No-
vità storico-agiografiche cit., p. 463-464.
211
Come già precisato da Vincenzo Fiocchi Nicolai nella relazione pronun-
ciata in occasione della conclusione della campagna di restauro delle pitture :
Ibid., p. 464. Cfr. anche A. M. D’Achille, Le pitture cit., p. 45.
212
Nonostante Mariangela Marinone propendesse per l’identificazione del-
l’oggetto in una culla, non aveva mancato di aggiungere, in nota, una giusta ri-
flessione : «l’intreccio dei vimini, reso con piccoli tratti curvi, fa assumere alla
culla l’aspetto di una fronte di sarcofago strigilato» (M. Marinone, La decorazione
pittorica cit., p. 133, n. 61).
213
Sul tema iconografico della Deposizione al sepolcro : C. Schweicher, Gra-
blegung Christi, in Lexikon del Christlichen Ikonographie, II, Roma-Friburgo-Basi-
lea-Vienna, 1970, coll. 192-196.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 89
214
Si veda, ad esempio, la scena della Deposizione, anch’essa ambientata in
una grotta, del salterio detto di Bristol del British Museum, add. 40731 (S. Du-
frenne, L’illustration des psautiers grecs du Moyen Âge, Parigi, 1966, fol 145, tav
56), risalente al IX secolo, e quella dell’XI secolo in Sant’Urbano alla Caffarella
(S. Waetzoldt, Die Kopien des 17. Jahrhunderts nach Mosaiken und Wandmale-
reien in Rom, Vienna-Monaco, 1964, p. 78, fig. 570).
215
Supra, p. 87.
216
Martyrologium Hieronymianum, a cura di G. B. De Rossi, L. Duchesne,
Bruxelles, 1885, p. 102; O. Marucchi, Le catacombe di Albano, in Nuovo bullettino
di Archeologia Cristiana, 8, 1902, p. 89-111, spec. p. 93-94. Alcune recenti riflessio-
ni in : A. M. D’Achille, Le pitture cit., p. 37-38.
217
I recenti scavi hanno inoltre permesso di appurare il reiterato utilizzo del-
la cripta venerata come luogo di sepoltura in età medievale : V. Fiocchi Nicolai et
alii, Scavi nella catacomba cit., p. 69.
218
M. Andaloro, Note sui temi iconografici della Deesis e della Haghiosoritissa,
in RINASA, n. s., XVII, 1970, p. 85-153, spec. p. 109-110.
219
M. Marinone, La decorazione pittorica cit., p. 115; F. Bisconti, Scoperta di
nuove pitture in occasione del restauro nella Cripta di S. Cecilia nella catacomba di
S. Callisto, in RivAC, 67, 1991, p. 462-463 (p. 463); J. Osborne, Notes on Early cit.,
p. 290; A. M. D’Achille, Le pitture cit., p. 43.
220
M. Andaloro, Note sui temi cit., p. 109, fig. 17.
.
90 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
bano con esempi della prima metà del XIII secolo : «ritengo sia possibile avanza-
re ulteriormente la datazione dell’opera fino ad arrivare per lo meno all’XI secolo,
se non a oltrepassarlo, dato che l’unica immagine che, pur con le dovute differen-
ze, ci pare in qualche modo accostabile alla nostra è quella celeberrima di San
Francesco al Sacro Speco [...]», A. M. D’Achille, Le pitture cit., p. 44.
222
F. Hermanin, La Grotta degli Angeli a Magliano Pecorareccio in Bullettino
della Società Filologica Romana, IV, 64, 1903, p. 1-11; P. Rotondi, Gli affreschi di
Magliano Romano nella Galleria Corsini a Roma, in Le Arti, 1939-1940, p. 288-292
(rist. in P. Chiricozzi, Magliano Romano, Roma, 1980, p. 71-79); E. B. Garrison,
Studies in the History of Medieval Italian Painting, 4 voll., Firenze, 1953-1961, III-1
(1957) p. 198-210; G. Matthiae, Pittura cit., II, p. 43-45; P. Chiricozzi, Magliano
cit., p. 65-71, 80; F. Gandolfo, Aggiornamento cit., p. 260; E. Parlato, S. Romano,
Roma e il Lazio cit., p. 322-323 («Gli affreschi della Grotta degli Angeli a Maglia-
no Romano», scheda in appendice a cura di S. Romano); S. Moretti, Alle porte di
Roma : un esempio pittorico e il suo contesto da ricostruire. La «Grotta degli Ange-
li» a Magliano Romano, in Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Ar-
cheologia, LXXVI, 2005, p. 105-133; S. Piazza, Peintures rupestres cit. Sulle vicen-
de conservative delle quali sono state oggetto le pitture di Magliano : infra,
p. 245-246.
223
G. Tomassetti, Della campagna romana nel medio evo, in : ASRSP, VII,
1884, p. 216-217; F. Hermanin, La Grotta cit., p. 1-11; P. Chiricozzi, Magliano cit.,
p. 18-19, 68; S. Moretti, Alle porte di Roma cit., p. 106-107, 132-133.
224
Cfr. P. Rotondi, Gli affreschi cit., p. 290, fig. 22. L’altare si trova oggi nel
giardino comunale di Magliano Romano (S. Moretti, Alle porte di Roma cit.,
p. 107).
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 91
225
Di diverso avviso è Simona Moretti, che ritiene l’opera muraria contestua-
le all’epoca di escavazione della chiesa (Ibid., p. 105).
226
P. Chiricozzi, Magliano cit., fig. 3. S. Moretti, Alle porte di Roma cit.,
p. 131.
227
P. Rotondi, Gli affreschi cit., fig. 22; P. Chiricozzi, Magliano cit., fig. 3;
S. Moretti, Alle porte di Roma cit., fig. 4.
.
92 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
XII 228, del tutto originale appare la scelta di collocare i temi figurativi sulla
volta anziché sulle pareti sottostanti, le quali allo stato attuale non presenta-
no tracce di intonaco ma forse in origine erano rivestite da una decorazione
ornamentale, come sembrerebbe suggerire un brano conservatosi su una
delle colonne, con un ornamento nero su fondo bianco intramezzato da vo-
latili rossi stilizzati. La spiegazione più plausibile, riguardo all’anomala ubi-
cazione del ciclo narrativo, risiede nell’intenzione di voler preservare le im-
magini sacre dal rischio del deterioramento della pellicola pittorica, inevita-
bilmente più elevato al livello inferiore in uno spazio rupestre privo di
pavimentazione.
Altro aspetto che rende le pitture di Magliano Romano un caso singo-
lare consiste nella presenza di due donatori distinti nell’ambito di un inter-
vento pittorico che, al di là dell’ipotesi di due mani diverse 229, è senz’altro
da attribuire ad un’unica fase esecutiva. Sopra l’arco di destra, al di sotto
dell’arcangelo Gabriele, è l’iscrizione «S GABRIEL / IOH(ANNE)S PRO
MA/TRIS SVE PIN/GERE FECIT» 230, e tuttavia ai piedi del san Nicola tro-
viamo la figurina di un secondo devoto a mani giunte (oggi amputata della
parte inferiore ma originariamente rappresentata per intero nell’atto della
genuflessione), che dalla scritta dipinta accanto sappiamo chiamarsi «RI-
GETTO», nome la cui presenza è attestata nei dintorni di Roma nel corso
dei primi decenni del XII secolo 231. Quanto a Iohannes, il fatto che abbia pro-
mosso l’intervento decorativo pro matris suae rivela il carattere sicuramente
votivo delle pitture e inoltre l’assenza di riferimenti ai ranghi ecclesiastici o
all’ambito monastico permette di affermare che l’individuo era un laico. Con
ancora maggiore convinzione lo si può dire di Rigetto, dal momento che è ri-
tratto senza gli attributi che qualificano ecclesiastici e monaci, come la chie-
rica, l’omophorion o lo scapolare. Piuttosto che ipotizzare un legame di pa-
rentela fra i due committenti 232, che abitualmente, quando esiste, è esplicita-
to nell’iscrizione votiva 233, si potrebbe pensare che per realizzare l’oratorio i
due donatori abbiano messo in comune le loro somme di denaro, offrendo
ciascuno un contributo di diversa entità e meritando in tal modo una diver-
sa visibilità. È probabile, infatti, che la partecipazione di Rigetto al compi-
mento della decorazione sia stata più modesta di quella di Giovanni, dato
228
A. M. D’Achille, Gli affreschi del Santuario della SS. Trinità sul Monte Au-
tore presso Vallepietra, in Atti e memorie della Società Tiburtina di Storia e Arte, 53,
1980, p. 41-63 (cfr. p. 60-62 e bibliografia nota 25); F. Gandolfo, Aggiornamento
cit., p. 259-260; H. Toubert, Un art dirigé cit., p. 13, 230, 243, 293, 322, 449;
S. Piazza, Peintures rupestres cit. Cfr. anche supra, p. 227-231.
229
E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 323; S. Moretti, Alle porte
di Roma cit., p. 127.
230
Sulla formula dedicatoria : infra, p. 238-239.
231
Il nome trova riscontro in un documento del Tabularium Sanctae Praxe-
dis, datato 1144, nel quale al figlio di un Rigittus viene ceduto in enfiteusi un ter-
reno alle porte di Roma : P. Fedele, Tabularium S. Praxedis, in ASRSP, XXVII,
1904, p. 28-78, XXVIII, 1905, p. 42-88 (p. 43). Cfr. : G. Savio, Monumenta Ono-
mastica Romana Medii Aevi (X-XII sec.), 5 voll., Roma, 1999, IV, p. 598 (scheda
no 114362).
232
S. Moretti, Alle porte di Roma cit., p. 131.
233
Infra, p. 238-239.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 93
234
M. M. Lovecchio, San Nicola nell’arte in Puglia tra XI e XII secolo, in
G. Otranto, a cura di, San Nicola di Bari e la sua Basilica. Culto arte tradizioni,
Milano, 1987, p. 81-97.
235
B. Premoli, Gli affreschi di San Biagio a Nepi, in Commentari, 26, 1975,
p. 137-141 (p. 137); S. Moretti, Alle porte di Roma cit., p. 124, fig. 24.
236
G. Battelli, Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Latium (Stu-
di e Testi, 128), Città del Vaticano, 1946, p. 395, 400, 402, 405, cfr. P. Chiricozzi,
Magliano cit., p. 18-19, 65. La tesi di Chiricozzi, di associare la Grotta degli Angeli
di Magliano al culto micaelico e di considerare Johannes de S. Arcangelo prove-
niente dalla chiesa rupestre, è stata accolta da Simona Moretti : S. Moretti, Alle
porte di Roma cit., p. 131.
237
A. Bosio, Roma sotterranea, Roma 1632, p. 170. Cfr. B. Bagatti, Il cimitero
.
94 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
di Commodilla o dei martiri Felice ed Adautto presso la via Ostiense, Città del Vati-
cano, 1936, p. 146-147. Per una recente disanima sulle fasi della scoperta della ca-
tacomba di Commodilla, cfr. C. Carletti, Il santuario dei santi Felice e Adautto e la
catacomba di Commodilla, in J. G. Deckers, G. Mietke, A. Weiland, a cura di, Die
Katakombe «Commodilla». Repertorium der Malereien, Città del Vaticano-Mün-
ster, 1994, p. 3-27, spec. p. 3-4.
238
M. Boldetti, Osservazioni sopra i cimiterj de’ santi Martiri, ed antichi cri-
stiani di Roma, Roma 1720, p. 541-547. Il disegno sommario dei due pannelli pit-
torici, tracciato dal Boldetti, venne scoperto nella Biblioteca Capitolare di Verona
da Bonavenia : G. Bonavenia, Leggiero abbozzo (ossia copia) di due pitture ai
SS. Felice e Adautto in Commodilla che si conserva nella Biblioteca Capitolare di
Verona, in Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana, XIII, 1907, p. 277-289. Cfr.
J. Osborne, The Roman cit., p. 299; J. G. Deckers, G. Mietke, A. Weiland, Die Ka-
takombe cit., Die Katakombe, tav. 3.
239
C. Carletti, Il santuario cit., p. 4.
240
Liber pontificalis cit., I, p. 276. Cfr. O. Marucchi, Il cimitero di Commodil-
la e la basilica cimiteriale dei SS. Felice e Adautto ivi recentemente scoperta, in
Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana, 10, 1904, p. 41-160 (p. 42).
241
Ibid.; J. Wilpert, Di tre pitture recentemente scoperte nella basilica dei Santi
Felice e Adautto nel cimitero di Commodilla in Nuovo Bullettino di Archeologia Cri-
stiana, 10, 1904, p. 161-170.
242
Ibid., p. 162.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 95
rete (tav. 24 b); il riquadro con l’immagine di san Luca aderente alla parete
nord, a sinistra del vano absidale (tav. 24 c).
La Traditio clavium 243 accoglie un’estesa serie di personaggi, oltre ai tra-
dizionali protagonisti del tema iconografico 244. Ai lati del Cristo, seduto sul
globo – come nella versione della decorazione musiva dell’absidiola del mau-
soleo di Costantina ascrivibile alla seconda metà del IV secolo 245 –, vi sono le
figure dei due apostoli, Paolo e Pietro rispettivamente a destra e a sinistra. Il
primo, a sua volta, è affiancato dal martire Felice mentre il secondo dal gio-
vane Adautto, oggi quasi del tutto perduto. Ad una certa distanza da que-
st’ultimo, sul medesimo intonaco che gira l’angolo a seguire il profilo di una
sporgenza del muro, il pannello termina con la figura di santa Merita orante,
della quale resta soltanto la parte superiore con l’iscrizione onomastica,
mentre sul lato opposto la serie di personaggi si conclude con l’immagine
del diacono Stefano, anch’esso ritratto nella posa dell’orante. Nel registro in-
feriore, lo stesso intonaco presenta una coppia di palme che, collocate in
corrispondenza delle estremità laterali del pannello, completano la decora-
zione della tomba.
Il dipinto con la Vergine, Felice, Adautto e Turtura, ricomposto su un
pannello mobile e ricucito con integrazioni ad acquerello all’indomani della
vandalica frammentazione subita nel 1971, colpisce per le notevoli dimensio-
ni (2,2 m × 2,4 m), l’equilibrio delle figure che compongono il riquadro e la
qualità dell’esecuzione pittorica, percepibile nonostante le integrazioni mo-
derne che in alcuni casi attraversano pure i volti 246. Nella Vergine con Bam-
243
L. Spera, Tradito legis et clavium, in F. Bisconti, a cura di, Temi di icono-
grafia paleocristiana, Città del Vaticano, 2000, p. 288-293.
244
Cfr. J. Wilpert, Di tre pitture cit., p. 162-165; B. Bagatti, Il cimitero cit.,
p. 107-108; M. Andaloro, Pittura romana e pittura a Roma da Leone Magno a Gio-
vanni VII in Committenti e produzione artistico-letteraria nell’alto medioevo occi-
dentale, Spoleto, 4-10 aprile 1991, 2 voll., Spoleto, 1992 (Sett.CISAM, XXXIX), II,
p. 569-609, spec. p. 585-589; J. G. Deckers, G. Mietke, A. Weiland, Die Katakom-
be cit., p. 50-57, tavv. a colori 3-6; M. Della Valle, Il Cristo assiso sul globo nella
decorazione monumentale delle chiese di Roma nel Medioevo, in F. Guidobaldi,
A. Guiglia Guidobaldi, a cura di, Ecclesiae urbis. Atti del congresso internazionale
di studi sulle chiese di Roma, IV-X secolo, Roma, 4-10 settembre 2000, 3 voll., Città
del Vaticano, 2002, III, p. 1659-1684.
245
G. Matthiae, Mosaici medioevali delle chiese di Roma, Roma, 1967, p. 39-
41; F. Bisconti, Absidi paleocristiane di Roma : antichi sistemi iconografici e nuove
idee figurative, in F. Guidobaldi e A. Paribeni, a cura di, Atti del VI colloquio del-
l’Associazione italiana per lo studio e la conservazione del mosaico, Ravenna, 2000,
p. 451-462; S. Ciancio, I mosaici delle absidiole del mausoleo di Costantina : nuove
proposte interpretative, in F. Guidobaldi, A. Guiglia Guidobaldi, a cura di, Eccle-
siae urbis cit., III, p. 1847-1862, spec. 1851-1853.
246
Cfr. J. Wilpert, Di tre pitture cit., p. 166-170; B. Bagatti, Il cimitero cit.,
p. 108-110; R. Farioli, Pitture cit., p. 12-17, G. Matthiae, Pittura cit., p. 149-150;
J. Osborne, The Roman cit., p. 300-302; M. Andaloro, Aggiornamento cit., p. 234,
249; Eadem, Pittura romana cit., p. 587-589; M. Minasi, Madonna col Bambino
tra i santi Felice e Adautto e la donatrice Turtura, in A. Donati, a cura di, Romana
Pictura. La pittura romana dalle origini all’età bizantina, Rimini, 28 marzo-30 ago-
sto 1998, catalogo della mostra, Venezia 1998, p. 296-298; Eadem, Madonna in
trono col Bambino tra i SS. Felice e Adautto che presentano la defunta Turtura, in
.
96 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
S. Ensoli e E. La Rocca, a cura di, Aurea Roma. Dalla città pagana alla città cri-
stiana, Roma, 22 dicembre 2000-20 aprile 2001, catalogo della mostra, Firenze,
2000, p. 656-660.
247
M. Andaloro, Pittura romana cit., p. 588-589; M. Minasi, Madonna cit.,
p. 659.
248
M. Andaloro, Pittura romana cit., p. 588.
249
R. Farioli, Pitture cit., p. 15.
250
SVSCIPE NVNC LACRIMAS MATER NATIQVE SVPERSTIS / QVAS
FVNDET GEMITVS LAVDIBVS ECCE TVIS / POST MORTEM PATRIS SERVASTI
CASTA MARITI / SEX TRIGINTA ANNIS SIC VIDVATA FIDEM / OFFICIVM NA-
TO PATRIS MATRISQVE GEREBAS IN SVBOLIS FACIEM VIR TIBI VIXIT OBAS
/ TVRTVRA NOMEN ABIS TVRTVR VERA FVISTI / CVI CONIVX MORIENS NON
FVIT ALTER AMOR / VNICA MATERIA EST QVO SVMIT FEMINA LAVDEM /
QVOD TE CONIVGIO EXIBVISSE DOCES / HIC REQVIESCIT IN PACE
TVRTVRA (QVAE) BISIT PL / M ANNVS LX, cfr. O. Marucchi, Il cimitero di Com-
modilla cit., p. 143-144; J. Wilpert, Di tre pitture cit., p. 167; M. Minasi, Madonna
cit., p. 657.
251
Ibid.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 97
252
J. Wilpert, Beiträge zur christlichen Archäologie VIII. Krypten und Gräber
von Märtyrern und solche von gewöhnlichen Verstorbenen, in Römische Quartal-
schrift für Kirchengeschichte, XXII, 1908, p. 74-195, spec. p. 110, fig. 15; G. Bona-
venia, Leggiero abbozzo cit., p. 277-281; B. Bagatti, Il cimitero cit., p. 15, 103.
253
J. Wilpert, Beiträge cit., p. 113, fig. 16; B. Bagatti, Il cimitero cit., p. 15, 82-
83; M. Andaloro, Pittura romana cit., p. 587.
254
«SVB TEMPORA CONSTANTINV AVGVSTO N FACTVM EST», J. Wil-
pert, Di tre pitture cit., p. 170. Sulla questione relativa all’identificazione di Con-
stantinus e la possibilità che si tratti di Costante II (641-668), Tiberio II Costanti-
no (578-582) o addirittura Costantino V (741-775), cfr. J. Osborne, The Roman
cit., p. 303-304 e bibliografia in nota.
255
J. Wilpert, Beiträge zur christlichen cit., p. 109-113. In particolare, per
quanto concerne la cronologia del pannello di Turtura, J. Wilpert proponeva una
datazione agli anni ’20 del VI secolo sulla base del supposto legame con un’epi-
grafe di una lastra databile agli anni 527-528 : E. Russo, L’affresco di Turtura nel
cimitero di Commodilla, l’icona di S. Maria in Trastevere e le più antiche feste della
Madonna a Roma, in Bullettino dell’Istituto Storico per il Medio Evo e Archivio
Muratoriano, LXXXVIII, 1979, p. 35-85, LXXXIX, 1980, p. 71-150, spec.
LXXXVIII, p. 39-48.
256
L’ipotesi di datazione espressa da J. Wilpert è stata in seguito sostanzial-
mente accettata da : B. Bagatti, Il cimitero cit., p. 109-110; R. Farioli, Pitture cit.,
p. 13-17; J. Osborne, The Roman cit., p. 300-305; M. Andaloro, Aggiornamento
cit., p. 234; Eadem, Pittura romana cit., p. 589-590; J. G. Deckers, G. Mietke,
A. Weiland, Die Katakombe cit., p. 61-65; M. Minasi, Madonna cit., p. 659-660. In
favore di una datazione del pannello di Turtura e del san Luca al VII secolo :
E. Kitzinger, Römische Malerei vom Beginn des 7. bis zur Mitte des 8 Jahrhun-
derts, Monaco, 1934, p. 21-22; C. Cecchelli, La pittura dei cimiteri cristiani dal V al
VII secolo, in Corsi di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina, IV, 1958, p. 45-56,
spec. p. 48; G. Matthiae, Pittura cit., I, p. 149.
.
98 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
portata avanti da quanti, pur constatando le marcate analogie fra i due volti,
vi hanno colto sostanziali differenze formali che riguardano tanto le modali-
tà tecnico-esecutive che il ductus stilistico : più fluida e disinvolta la stesura
pittorica del volto di Felice, più secca e sbrigativa la resa del volto di san Lu-
ca. Da ciò è derivata l’opinione, a nostro avviso convincente, che il pittore in-
caricato di dipingere l’immagine dell’apostolo si sia ispirato al volto anziano
del grande pannello ubicato di fronte 257.
257
R. Farioli, Pitture cit., p. 17; J. Osborne, Roman cit., p. 304-305.
258
G. B. De’ Rossi, Scoperta d’una cripta storica nel cimitero di Massimo ad
sanctam Felicitatem sulla via Salaria Nuova, in Bullettino di Archeologia Cristiana,
s. IV, a. III, 1884-1885, p. 149-184; V. Broccoli, a cura di, Corpus della scultura al-
tomedievale. La diocesi di Roma, V. Il suburbio, 1, Spoleto, 1981, p. 101-107; Ph.
Pergola, Le catacombe cit., p. 121-123; V. Fusco, Via Salaria. Catacomba di Felicita
(o di Massimo), in Ph. Pergola, R. Santangeli Valenzani e R. Volpe, a cura di, Su-
burbium. Il suburbio di Roma dalla crisi del sistema delle ville a Gregorio Magno.
Atti delle giornate di studio sul suburbio romano, Roma, École française de Rome,
16-18 marzo 2000, Roma, 2003 (Collection de l’École française de Rome, 311), sche-
da no 21 del cd-Rom.
259
Ph. Pergola, Le catacombe, p. 121.
260
Ibid.; V. Broccoli, Corpus cit., p. 101.
261
Ph. Pergola, Le catacombe cit., p. 121.
262
I frammenti marmorei sono riferibili all’intervento di restauro ad opera di
Bonifacio I (418-422) o al più tardi di papa Simmaco (498-514), V. Broccoli, Cor-
pus cit., p. 104.
263
J. Osborne, The Roman cit., p. 316-317; R. Farioli, Pittura cit., p. 33-35.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 99
264
G. B. De Rossi, Scoperta cit, p. 169. Già De Rossi notò l’assenza nelle iscri-
zioni onomastiche della qualifica di «sanctus», Ibid., p. 169-170; J. Osborne, The
Roman cit., p. 317.
265
La cattiva qualità del tufo fu probabilmente la causa dell’interruzione del-
l’opera di scavo della catacomba, Ph. Pergola, Le catacombe cit., p. 121. Del resto,
all’indomani della scoperta delle pitture, «prima che si fosse potuto procedere al-
l’estrazione delle terre e macerie, la rovina pregna d’acque piovute a diluvio nella
stagione invernale scoscese e precipitò sulla parete ove era l’affresco, sempre più
ferendolo e sminuzzandolo», G. B. De Rossi, Scoperta cit, p. 153.
266
Ibid., p. 154.
267
Cfr. l’incisione di G. Mariani pubblicata da De Rossi, Ibid., tav. IX-X.
268
Ibid., p. 157-170, tav. XI-XII.
269
Ph. Pergola, Le catacombe cit., p. 122.
.
100 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
anteriore all’VIII secolo 270. D’altra parte, tenendo conto che il Liber pontifica-
lis attribuisce a papa Adriano I (772-795) interventi strutturali all’interno del
cimitero di Felicita, una datazione nell’ultimo quarto dell’VIII secolo sem-
brerebbe la più probabile 271. Meriterebbe comunque un approfondimento,
vista la sorprendente identità del tema, l’ipotesi di De Rossi circa il rapporto
di filiazione tra la decorazione absidale dell’oratorio del colle Oppio, che la
documentazione grafica di cui disponiamo mostra ancorata a un linguaggio
figurativo di sapore paleocristiano, e il più tardo pannello dell’ipogeo di Feli-
cita. La presenza in entrambi i contesti di un dettaglio come lo svolazzo del-
la veste del Cristo a mezzo busto sovrastante la serie di martiri sembrerebbe
costituire un valido indizio a favore dell’idea della ripresa di un’immagine
monumentale all’interno di un santuario del suburbio.
270
G. B. De Rossi, Scoperta cit, p. 170; R. Farioli, La pittura cit., p. 33-35;
J. Osborne, The Roman cit., p. 317.
271
Liber pontificalis cit., I, p. 509.
272
G. Henzen, Scavi nel bosco sacro dei fratelli Arvali, Roma, 1868, p. VIII-IX.
273
G. B. De Rossi, Il cristiano sepolcreto scoperto presso il quinto miglio della
via Portuense è il cimitero di Generosa, in Bullettino di Archeologia Cristiana, 7,
1869, p. 1-16, spec. p. 1-2; Id., Roma sotterranea cristiana, 3 voll., Roma, 1864-
1877, III, p. 656-683.
274
G. B. De Rossi, Scoperta d’un cimitero cristiano nel bosco degli Arvali al
quinto miglio fuori porta portuense, in Bullettino di Archeologia Cristiana, 6, 1868,
p. 25-31; Id., Il cristiano sepolcreto cit., p. 1-16; Id., Roma sotterranea cit., III,
p. 647-697, I, tav. LI. Dal 1980 al 1986 i resti murari del sopraterra sono stati og-
getto di indagini archeologiche da parte dell’École française de Rome, svoltesi
sotto la direzione di Philippe Pergola : Ph. Pergola, La Magliana. Basilique cimé-
tériale de Generosa, in MEFRA, 99, 1987, p. 501-505; Id., Sanctuaires locaux et
sanctuaires internationaux à Rome : les cas des basiliques de Domitille et de Gene-
rosa, in Akten des XII. Internationalen Kongress cit., II, p. 1097-1100, spec. p. 1099-
1100; P. M. Barbini, Catalogo ragionato di ipogei e catacombe romane (entro il VI
miglio), in Ph. Pergola, Le catacombe romane, Roma, 1997, p. 107-243, spec.
p. 230-233. Sulle catacombe di Generosa, si veda anche : P. Styger, Die römi-
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 101
.
102 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
ciata» 280 e non rosso, come appare oggi, e simulava una cortina di stoffa
scandita da una serie di rientranze in corrispondenza di ciascun personag-
gio, «a guisa di paravento», mentre ora consiste soltanto in una campitura
omogenea senza soluzione di continuità 281.
Nell’impostazione generale, comunque, il pannello ha mantenuto le
sembianze originarie. Quanto alla foggia dei personaggi, ad esempio, se da
un lato le tonalità cromatiche appaiono di dubbia autenticità, dall’altro, sul-
la base del confronto con l’acquerello di Gnoli, possiamo stabilire che le di-
verse tipologie dell’abbigliamento si sono conservate nella loro integrità : il
Cristo appare vestito di un pallio monocolore, mutato dal porpora all’ocra,
Simplicio e Faustino indossano un pallio ocra su una tunica bianca con cla-
vo rosso che scende sulla spalla destra, Viatrice ha un pallio bordato di gem-
me e pietre preziose, Rufiniano indossa l’abito di corte con la clamide tablia-
ta 282.
Circa la datazione del dipinto, viene in aiuto la notizia riportata dal Li-
ber pontificalis secondo la quale al tempo del pontificato Leone II (682-683)
le reliquie di tre dei martiri sepolti nella catacomba, Simplicio, Faustino e
Viatrice, vennero traslate per essere custodite intra muros presso la chiesa di
Santa Bibiana 283. Il dato, oltre ad avere valore di per sé dal momento che
rappresenta la più antica testimonianza che si conosca relativa alla trasla-
zione di reliquie dai loca sancta del suburbio alle basiliche all’interno della
cinta muraria, può essere considerato un solido terminus ante quem per la
cronologia del dipinto, poiché è assai probabile che a questo evento debba
essere attribuito l’ampio taglio praticato in corrispondenza della metà infe-
riore del pannello per sottrarre le ossa dei martiri 284.
Ad eccezione di Wilpert, che la attribuì a un’epoca non posteriore alla
metà del IV secolo 285, fin dalla sua scoperta la pittura è stata datata quasi
unanimemente alla prima metà del VII secolo 286 e associata da Matthiae,
persuasivamente, alla corrente ellenizzante dell’angelo bello e dei Maccabei
in Santa Maria Antiqua, per via dell’alto livello qualitativo della stesura pit-
torica e della tecnica a macchia impiegata per i volti 287, oggi pienamente go-
280
J. Wilpert, Le pitture cit., p. 458.
281
Ibid., p. 457.
282
G. B. De Rossi, Roma cit., III, p. 656-664.
283
«[...] iuxta sancta Viviana, ubi corpora sanctorum Simplici, Faustini, Bea-
tricis atque aliorum martyrum recondidit», Liber pontificalis cit., I, p. 360. Succes-
sivamente, da Santa Bibiana le reliquie di Simplicio e Faustino vennero traslate
nella basilica di Santa Maria Maggiore, come attesta un’epigrafe ivi rinvenuta :
MARTYRES SIMPLICIVS ET FAVSTINVS / QVI PASSI SVNT IN FLVMEN TIBE-
RE ET POSI/TI SVNT IN CIMITERIVM GENEROSES SVPER / FILIPPI, G. B. De
Rossi, Il cristiano sepolcreto cit., p. 2.
284
G. B. De Rossi, Roma cit., p. 682-683.
285
J. Wilpert, Le pitture cit. 459.
286
G. B. De Rossi, Roma cit., III, p. 9; R. Farioli, Pitture cit., p. 12-13;
G. Matthiae, Pittura cit., I, p. 148; M. Andaloro, Aggiornamento cit., p. 663. Per la
fine del VI secolo propendeva il Van Marle (R. Van Marle, La peinture cit., p. 28),
mentre Cecchelli era orientato verso una datazione ancora più precoce, tra la fine
del V e gli inizi del VI (C. Cecchelli, La pittura cit., p. 47).
287
G. Matthiae, Pittura cit., I, p. 148.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 103
dibile quasi soltanto nel caso della santa Viatrice ma in origine comune a
tutti gli altri, come attesta la citata foto Parker che ha immortalato il volto di
Cristo prima dello stacco ottocentesco.
288
B. Manna, Contributi allo studio del cimitero di Ponziano sulla via Por-
tuense, in Bullettino della Commissione di Archeologia Comunale di Roma, 51
(1923), p. 163-224; P. M. Barbini, Catalogo cit., p. 227-230; V. Fiocchi Nicolai,
Considerazioni sulla funzione del cosiddetto battistero di Ponziano sulla via Por-
tuense, in Z. Mauri, M. T. Petraia, M. Sperandio, a cura di, Lazio fra antichità e
medioevo. Studi in memoria di Jean Coste, Roma, 1999, p. 323-332; M. Ricciardi,
Nuove ricerche sul battistero nella catacomba di Ponziano a Roma, in L’edificio
battesimale in Italia. Aspetti e problemi. Atti dell’VIII Congresso Nazionale di Ar-
cheologia Cristiana, Genova e altrove, 21-26 settembre 1998, Bordighera 2001, II,
p. 957-974; R. Martorelli, Via Portuense, catacomba di Ponziano, in Ph. Pergola,
R. Santangeli Valenzani e R. Volpe, a cura di, Suburbium cit., scheda no 349 del
cd-Rom.
289
Sulle pitture medievali di Ponziano : R. Farioli, Pittura cit., p. 17-29;
J. Osborne, The Roman cit., p. 317-322.
290
V. Fiocchi Nicolai, Considerazioni cit., p. 327; J. Osborne, The Roman cit.,
p. 319.
291
B. Manna, Contributi cit., p. 205-209; V. Fiocchi Nicolai, Considerazioni
cit., p. 327.
292
La fotografia che pubblicava Guglielmo Matthiae riproduceva il pannello
in uno stato di integrità che non corrisponde certo all’attuale (G. Matthiae, Pittu-
ra cit., I, fig. 77).
.
104 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
DA[N]S 293. La banda rossa che incornicia la raffigurazione corre pure nella
zona superiore dove contorna una tomba attualmente aperta e svuotata. Al
di sotto della croce è presente un’apertura voltata a botte, con resti di pittura
d’epoca precedente, comunicante con un cubicolo. Pare certo, in questo ca-
so, che si tratti di una fenestella confessionis 294. Ancora più in basso, il pan-
nello proseguiva con specchiature in finto marmo delle quali resta traccia
sulla sinistra.
Per quanto riguarda l’epoca d’esecuzione, la datazione di queste pitture
oscilla tra VI e VII secolo, con maggiore propensione nei confronti del termi-
ne meno alto, secondo John Osborne, per via delle analogie tra il pannello
con Milis e Pumenius e il mosaico della piccola abside di Santo Stefano Ro-
tondo (642-649) 295.
Un altro gruppo di pitture, più o meno contemporanee, si conserva al-
l’interno di un piccolo vano ubicato a destra della scala d’accesso. Si tratta
del rivestimento di una struttura in muratura a forma di «L» contenente due
tombe a cassone e delimitante il lato meridionale e quello orientale di una
vasca marmorea riempita dall’acqua di una falda, che oggi supera di molto il
livello antico fino a sommergere per buona parte la decorazione pittorica
(tav. 27 a) 296.
Circa la funzione di quest’ambiente sembrerebbe accertato, da quanto
emerge negli studi più recenti, l’utilizzo della vasca come fonte battesima-
le 297. L’ipotesi si basa soprattutto sul soggetto del pannello che riveste la pa-
rete orientale della struttura, un battesimo di Cristo (tav. 26 b). Il nucleo
centrale della scena, con il Battista che bagna Gesù immerso per metà nelle
acque del Giordano e la colomba dello Spirito Santo che sopraggiunge dal-
l’alto, è arricchito di due soggetti secondari, l’angelo che regge le vesti di Cri-
sto e il cervo che si abbevera nel fiume. Del primo sono rintracciabili esempi
contemporanei in area bizantina, del secondo è nota l’ampia diffusione fin
dall’epoca paleocristiana 298. Al di sotto del pannello con il Battesimo è una
nicchia voltata a botte che all’interno ospita l’immagine di una croce gem-
293
B. Manna, Contributi cit., p. 203. A differenza degli altri santi che indos-
sano un semplice pallio, Milis ha l’abito di corte con clamide e tablion.
294
Ibid., p. 207; J. Osborne, The Roman cit., p. 319.
295
J. Osborne, The Roman cit., p. 321. Anche Guglielmo Matthiae ipotizzava
una datazione agli inizi del VII secolo (G. Matthiae, Pittura cit., p. 147).
296
V. Fiocchi Nicolai, Considerazioni cit., p. 327; M. Ricciardi, Nuove ricer-
che cit., p. 967-972.
297
Ibid., p. 957 e bibl. in nota. La vasca del cimitero di Ponziano, tuttavia,
prima che si realizzassero le soprastanti pitture, potrebbe essere stata utilizzata
anche per altri scopi, come «la gestione e manutenzione dei cimiteri» e «lo svol-
gimento dei riti funerari» : Ricciardi, Nuove ricerche cit p. 972. Non è da esclude-
re per l’epoca medievale, quindi, un uso solo saltuario del piccolo ambiente come
battistero : «per il resto l’invaso poteva servire alle normali esigenze legate alla
frequentazione del cimitero», V. Fiocchi Nicolai, Considerazioni cit., p. 328.
298
F. Bisconti, L’iconografia dei battisteri paleocristiani in Italia, in L’edificio
battesimale in Italia. Aspetti e problemi. Atti dell’VIII Congresso Nazionale di Ar-
cheologia Cristiana, Genova e altrove, 21-26 settembre 1998, 2 voll., Bordighera,
2001, I, p. 405-440 (p. 424).
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 105
mata alla base della quale si dipartono fiori e rami erbosi, secondo una tipo-
logia già incontrata nel pannello con Milis e Pumenius. Dai bracci orizzonta-
li pendono le lettere «alfa» e «omega» con accanto un cero acceso.
Più a sinistra, sul lato meridionale della struttura muraria, si conserva
un pannello con un Cristo a mezzo busto, in posizione centrale e sopraeleva-
ta, ritratto nel gesto di porre le corone del martirio sulla testa dei santi Ab-
don e Sennen, sepolti in una vicina basilica sub divo secondo quanto riferito
dagli itinerari altomedievali (tav. 27 a) 299, affiancati dai santi Milix e Bicen-
tius in posa orante. Su una banda rossa soprastante corre l’iscrizione votiva
del committente : DE DONIS DEI ET SANCTORVM ABDON ET SENNEN
GAVDIOSVS FECIT 300. A sinistra del pannello l’intonaco gira sul lato corto
della struttura dove è raffigurata un’altra croce gemmata.
All’insieme delle pitture di questo ambiente, frutto di un unico interven-
to pittorico, è legato il dipinto con l’immagine di Cristo benedicente a mezzo
busto che ricopre la lunetta soprastante la rampa d’accesso alla catacomba
(tav. 27 c) 301. La contemporaneità dell’opera con i dipinti appena descritti è
comprovata, oltre che dalle affinità stilistiche, dall’iscrizione votiva alla base
del pannello che contiene anch’essa il nome del committente Gaudiosus 302.
Un’altra immagine di Cristo a mezzo busto si conserva poco più in bas-
so, sulla volta della stessa galleria di accesso (tav. 62 b). La figura regge un
codice che riporta l’iscrizione : DOMINVS LEGEM DAT 303 ed è caratterizzata
da un’aureola decorata con una doppia fila di perle contornante anche il
profilo della croce gemmata al suo interno. Proprio l’impiego della perlina-
tura ha fatto sì che questo pannello venisse datato ad epoca più tarda, fra XI
e XII secolo, in analogia con il busto di Cristo dell’oratorio di San Gabriele
sull’Appia e di quello dell’ipogeo di Ardea 304.
299
V. Fiocchi Nicolai, Considerazioni cit., p. 327, 329, P. M. Barbini, Catalo-
go ragionato cit., p. 228; M. Ricciardi, Gli edifici di culto del sopraterra della cata-
comba di Abdon e Sennen sulla via Portuense, in F. Guidobaldi e A. Guiglia Gui-
dobaldi, a cura di, Ecclesiae urbis cit., I, p. 661-676.
300
J. Osborne, The Roman cit., p. 320.
301
Infra, p. 212-213.
302
«DE DONIS D[OMIN]I GAVDIOSVS FECIT» Ibid., p. 326. Cfr. infra,
p. 213.
303
Da Garrucci e Wilpert era stato letto erroneamente «Dominus lucem
dat» : V. Fiocchi Nicolai, Considerazioni cit., p. 328.
304
J. Osborne, The Roman cit., p. 322.
305
A. Nestori, L’area cimiteriale sopra la tomba di S. Callisto sulla via Aurelia,
in RivAC, XLIV, 1968, p. 161-172; Id., La catacomba di Calepodio al III miglio del-
l’Aurelia Vetus e i sepolcri dei Papi Callisto I e Giulio I, ivi 47, 1971, p. 169-278
(I parte), 48, 1972, p. 193-233 (II parte). Sulle catacombe di Calepodio si veda an-
.
106 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
III secolo, quando il cimitero ipogeo aveva ormai raggiunto la sua massima
estensione con uno sviluppo su tre piani, una delle gallerie del primo livello,
ospitante le spoglie di papa Callisto (217-222), venne pavimentata con lastre
di marmo e dotata di una mensa cilindrica in muratura tutt’ora esistente 306.
Un secolo più tardi l’ambiente con la tomba venerata fu ampliato per far po-
sto a una basilichetta rivestita di una decorazione pittorica a fasce rosse 307.
Il processo di sacralizzazione del sepolcro di Callisto proseguì nei primi
secoli dell’altomedioevo come si evince da alcuni dati : la realizzazione, già
nel corso del VI secolo, di un muro absidato e di due scale, descensionis et
ascensionis, per incanalare il flusso dei fedeli 308 ; l’inserimento del cimitero
ipogeo nella Notitia Ecclesiarum Vrbis Romae (VII secolo), fra le tappe obbli-
gate dell’itinerario di pellegrinaggio ai loca sancta del suburbio romano 309 ; il
ritrovamento di porzioni di intonaco dipinto appartenenti a un intervento
decorativo databile, come vedremo, al terzo decennio dell’VIII secolo 310.
Dell’insieme dei frammenti pittorici, rinvenuti in «notevole numero» 311,
se ne conserva circa una ventina, parte ancora in situ e parte esposti lungo la
parete nord all’interno e intorno ai loculi di una tomba (tav. 63 a). Essi raffi-
gurano tracce, e talvolta porzioni consistenti, del ciclo agiografico del marti-
rio di Callisto, santi in posa frontale e l’avanzo di una scena riferibile a un
episodio della vita di Cristo.
Tralasciando i resti della decorazione tardoantica e qualche frammento
di intonaco che conserva iscrizioni graffite 312, riportiamo qui di seguito l’e-
che : N. Verrando, L’attività edilizia di papa Giulio I e la basilica al III miglio della
via Aurelia «ad Callistum», in MEFRA, 97, 2, 1985, p. 1021-1061, spec. p. 1039-
1040, 1050-1061; Id., Analisi topografica degli antichi cimiteri sotterranei ubicati
nei pressi delle due vie Aurelie, in RivAC, LXIII, 1987, p. 293-357, spec. p. 333-357;
Ph. Pergola, Le catacombe romane. Storia e topografia, Roma, 1997, p. 237;
P. Guerrini, Via Aurelia. Cimitero di Calepodio, in Ph. Pergola, R. Santangeli Va-
lenzani, R. Volpe, a cura di, Suburbium cit., scheda no 367 del cd-Rom. Quanto
all’intitolazione del complesso cimiteriale, il nome di Calepodio risponde a un
presbitero romano citato nella passio Callisti come compagno di Callisto : N. Ver-
rando, La ‘Passio Callisti’ e il santuario della via Aurelia, in MEFRA, 96, 1984,
p. 1039-1083, spec. p. 1052-1054.
306
A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 195, 274; N. Verrando, L’attività
cit., p. 1050-1054.
307
A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 192-193.
308
Ibid., p. 277-278. N. Verrando, L’attività cit., p. 1056-1057.
309
Ibid., p. 1040.
310
A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 203-212. Sulle pitture delle cata-
combe di Calepodio : N. Verrando, La Passio cit., p. 1077-1083; J. Osborne, The
Roman Catacombs cit., p. 313-316; L. Jessop, Pictorial cycles of non-biblical
saints : the seventh-and eighth-century mural cycles in Rome and contexts for their
use, ivi, 68, 1999, p. 233-279, part. p. 272-278; M. Andaloro, Aggiornamento cit.,
p. 292-293.
311
A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 203.
312
Oltre ai resti della primitiva decorazione a bande rosse (Ibid., p. 192-193),
e alcuni frammenti di intonaco con graffiti (Ibid., p. 207-209, fig. 5) lungo la pa-
rete nord del cubicolo si conservano due frammenti pittorici con le tracce di un
quadrupede dipinto in nero e grigio su fondo bianco che «provengono sicura-
mente da un altro monumento» e aderiscono a questa parete perché reimpiegati
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 107
Frammenti erratici :
5. Callisto viene trascinato con una corda al collo verso il pozzo; in alto
a destra si legge «[CALLIX]TVS», in basso a destra «P/VTE[VS]» (tav.
63 d) 318
6. raffigurazione del pozzo con due mani in corrispondenza della vera
(tav. 63 b) 319
7. iscrizione «IN PVTEV[M] / [IACT]ANT SCM / [CA]L[LI]STVM» 320
8. mano raffigurata nel gesto di compiere la benedizione con l’indice e il
medio tesi e le altre tre dita ripiegate 321
.
108 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
l’ordine del supplizio (L. Jessop, Pictorial cycles cit., p. 274). Nestori vi riconosce-
va, invece, il gesto «della parola» : A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 206-
207, fig. 23.
322
Misure : cm 7 × 11. Cfr. Ibid., p. 207, fig. 24.
323
Misure : cm 50 × 47. Cfr. Ibid., p. 208, fig. 25.
324
Secondo l’interpretazione di Verrando, mossa dalla lettura del racconto
agiografico e piuttosto persuasiva, dietro i personaggi si distinguerebbe «una
porta ad arco monumentale sorgente all’estremità del ponte» : N. Verrando, La
Passio cit., p. 1082.
325
Misure : cm 17 × 9. Cfr. A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 209.
326
Misure : cm 15 × 18. Cfr. Ibid., p. 209, fig. 26. Come per il volto del fram-
mento no 4, secondo Verrando, si sarebbe trattato di Asterio, un personaggio del-
la Passio Callisti, in questo caso appartenente ad una scena del ciclo : N. Verran-
do, La Passio cit., p. 1080.
327
Misure : cm 11 × 11. Cfr. A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 209,
fig. 27.
328
Misure : cm 13 × 19. Cfr. Ibid., p. 209, fig. 28.
329
Misure : cm 4,5 × 5. Cfr. Ibid., p. 209.
330
Misure : cm 8 × 10. Si tratta di un frammento non rinvenuto all’interno
dell’ambiente sepolcrale bensì nella terra che occupava la scala d’accesso : Ibid.,
p. 181.
331
Ibid., p. 203, 211.
332
Ibid., p. 203-205.
333
Ibid., p. 203-205, figg. 20-21.
334
Ibid., p. 205.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 109
spingere l’ipotesi dell’esistenza di due strati distinti, dopo che già forti dubbi
erano stati sollevati in precedenti studi 335.
Innanzitutto lascia perplessi il fatto che nel frammento no 6, raffiguran-
te il pozzo, sia stato visto un fondo «dipinto in grigio» (tav. 63 b) 336, mentre
esso risulta giallo-ocra ed il pozzo stesso appare rosso. Su questo frammen-
to, quindi, sono stati usati i medesimi colori impiegati per quello che provie-
ne dalla scena di martirio (n. 5, tav. 63 d). In quest’ultimo, inoltre, non ci
sembra di individuare il disegno di un pozzo : osservandolo da vicino, sotto
al volto di Callisto si notano soltanto le corde alle quali, verosimilmente, do-
veva essere legato il macigno utilizzato per provocare l’annegamento 337. Con
ogni probabilità, quindi, i due frammenti appartengono ad episodi della sce-
na del martirio di Callisto disposti in sequenza.
Un altro riscontro, infine, sembra azzerare qualsiasi giustificazione al-
l’ipotesi di due diversi interventi pittorici. Esaminando i due brani ancora in
situ ai lati dell’ingresso (nn. 1-2), che Nestori attribuiva a fasi distinte sulla
base della predominanza del rosso per quello di sinistra e del grigio per quel-
lo di destra (tav. 28 b-c) 338, ci si è convinti dell’identità di esecuzione dal mo-
mento che entrambi terminano, nel tratto inferiore, con una banda nera
profilata di bianco, comune elemento di bordura che non può che dimostra-
re l’appartenenza di ambedue alla stessa stesura pittorica.
Alla luce di queste considerazioni possiamo affermare che le predomi-
nanti rosse e grigie di taluni frammenti sono riferibili alla divisione del fon-
do in due settori : in rosso – e talvolta in giallo – è stato dipinto quello infe-
riore, alla campitura grigia, invece, è stato riservato lo spazio di quello supe-
riore, come è tipico della pittura medievale ogniqualvolta si debba simulare
il cielo e non siano disponibili i più preziosi pigmenti azzurri.
Ricondotti ad un unico intervento pittorico, i frammenti di intonaco of-
frono la possibilità di avere un’idea sommaria del programma figurativo
adottato per l’intera decorazione. Coerentemente con la funzione dell’am-
biente sepolcrale, lungo la parete settentrionale che ospitava la tomba vene-
rata si dispiegava il ciclo agiografico del martirio di Callisto che, ispirato alla
passio del santo, comprendeva probabilmente episodi riguardanti la vita del
pontefice, dai quali sembrerebbero provenire le immagini dei personaggi in
abiti vescovili, e il frammento con l’iscrizione «DOM(V)S CALLISTI»
(nn. 11, 14, 15), nonché alcune scene del martirio, con l’arresto di Callisto,
335
All’ipotesi dei due strati non hanno creduto Dale Kinney (D. Kinney,
S. Maria in Trastevere from its Founding to 1215, Ph.d., New York University 1975,
p. 80) e Giovanni Nino Verrando (N. Verrando, La Passio cit., p. 1077-1078). An-
che John Osborne ha sollevato perplessità in proposito : J. Osborne, The Roman
cit., p. 314.
336
A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 205. Nello stesso errore è incorsa
Lesley Jessop : «A smaller fragment shows a well, full of water, set against a grey
background», L. Jessop, Pictorial cycles cit., p. 275.
337
«Ligatoque ad collum eius saxo» : De S. Callisto seu Callixto Papa martyre,
in AASS, Octobris tomus sextus, Parigi, Roma, 1867, coll. 430, 439, 441.
338
A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 190-191. Cfr. supra, p. 107, fram-
menti nn. 1 e 2.
.
110 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
cui appartiene con ogni probabilità la testa del soldato (n. 13), e ovviamente
il trasporto del papa con il cappio al collo verso il pozzo (n. 5, tav. 63 d), il
lancio del martire nel pozzo (nn. 6, 7, tav. 63 b), il trasporto delle spoglie del
santo (n. 10, tav. 28 a), interpretabile come la deposizione al sepolcro 339 op-
pure il rinvenimento del corpo nel fiume Tevere 340. Il frammento che presen-
ta il volto di santo con capigliatura nera e tonsura (n. 12) e il personaggio
con campagi raffigurato su una porzione di intonaco ancora adesa alla pare-
te, a destra della tomba (n. 3), permettono di asserire che la decorazione
ospitava anche una serie di santi a figura intera ritratti nella posa frontale.
Lungo la parete opposta trovava posto, probabilmente, un ciclo cristo-
logico, come lascia pensare il frammento ancora in situ con la donna ingi-
nocchiata ai piedi di un individuo con i sandali (n. 1), che senza validi motivi
è stata associata ad una «Lavanda dei piedi» ed è invece da ricondurre, con
ogni probabilità, all’episodio del Noli me tangere, volendo riconoscere Maria
Maddalena nella figura femminile prostrata a terra e il Cristo nell’uomo raf-
figurato in piedi 341. Potrebbe provenire da una scena della stessa parete il
frammento con la testa canuta con barba (n. 16) che sembrerebbe apparte-
nere all’iconografia petrina.
I contributi successivi all’analisi di Nestori hanno permesso di circoscri-
vere la datazione dell’esecuzione pittorica, che lo studioso aveva assegnato
ai secoli VII e VIII (senza però escludere una cronologia più tarda entro il se-
condo quarto del IX) attribuendo il valore di terminus ante quem alla trasla-
zione intra muros delle spoglie di Callisto voluta da papa Gregorio IV (827-
844) 342. Secondo un’ipotesi che ha incontrato consensi anche di recente, le
pitture dell’ambiente ipogeo sarebbero da associare all’intervento di Grego-
rio III (731-741) visto che nel Liber pontificalis il pontefice risulta promotore
della ricostruzione e della decorazione pittorica di una basilica sancti Cali-
sti 343.
La proposta attributiva, che converge con un orientamento cronologico
ipotizzabile sul piano stilistico, si scontra ovviamente con l’uso del termine
basilica, sulle prime difficilmente conciliabile con uno spazio sotterraneo,
per giunta di limitate proporzioni 344, e tuttavia a suo favore sono state chia-
mate in causa due argomentazioni : la notizia che Gregorio III inaugurò la
prassi di celebrare la messa nei cimiteri suburbani in occasione del dies na-
339
Ibid., p. 207, fig. 24.
340
N. Verrando, La Passio cit., p. 1082.
341
Già Osborne aveva pensato all’ipotesi che nel personaggio femminile si
potesse riconoscere la Maddalena oppure «some unknown episode in the life of
Callixtus», J. Osborne, The Roman cit., p. 314. Secondo Verrando, invece, si trat-
terebbe di un episodio tratto dalla Passio Callisti, N. Verrando, La Passio cit.,
p. 1079-1080.
342
A. Nestori, La catacomba cit., I parte, p. 211 e nota.
343
«Hic etiam basilicam sancti Calisti pontificis et martyris, pene a fundamen-
tis dirutam, novis fabricis cum tecto construxit ac totam depinxit», Liber pontifica-
lis cit., I, p. 419. Cfr. : D. Kinney, S. Maria in Trastevere cit., p. 73-81; N. Verran-
do, L’attività cit., p. 1054-1060; J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 315.
344
Sul riscontro del termine basilica in associazione ad ambienti ipogei, in
un numero limitato di casi : N. Verrando, L’attività cit., p. 1043.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 111
talis dei martiri ivi sepolti, riferita anch’essa dal Liber pontificalis 345, e il fatto
che nel VII secolo la Notitia ecclesiarum urbis Romae menzioni il sepolcro di
Callisto con il termine ecclesia 346.
345
L. Jessop, Pictorial cycles cit., p. 277-278.
346
J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 316.
347
U. M. Fasola, Scoperta di nuovi dati monumentali per lo studio dell’area
prima callistiana, in RivAC, 59, 1983, p. 257-273; L. Spera, Il paesaggio suburbano
di Roma dall’antichità al Medioevo. Il comprensorio tra le vie Latina e Ardeatina
dalle mura aureliane al III miglio, Roma, 1999, p. 124-127.
348
L. Reekmans, La Tombe du pape Corneille et sa ragion cémétériale, Città
del Vaticano, 1964, p. 107-184; H. Brandenburg, Das Grab des Papstes Cornelius
und die Lucinaregion der Calixtus-Katakombe, in Jahrbuch für Antike und Chri-
stentum, 11-12, 1968-69, p. 41-54; L. Spera, Il paesaggio cit., p. 124.
349
F. Bisconti, Scoperta cit., p. 462-463; Id., Il lucernario di S. Cecilia. Recenti
restauri e nuove acquisizioni nella cripta callistiana di S. Cecilia, in RivAC, 73,
1997, p. 307-339.
350
G. B. De Rossi, La Roma sotterranea cit., II, p. 114.
351
Già Fasola aveva fornito l’esatta identificazione del soggetto : U. M. Faso-
la, Catalogo delle fotografie di antichità cristiana, Città del Vaticano, 1973, p. 143.
Cfr. F. Bisconti, Il lucernario cit., p. 317-321.
352
Ibid., p. 321.
.
112 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
353
Sopra le teste dei tre personaggi distintamente si legge : POLICAMVS; SA-
BASTI/ANVS; CYRINVS. Ibid., p. 321-327.
354
G. B. De Rossi, La Roma cit., II, p. 113-122; J. Wilpert, La cripta dei papi e
la cappella di Santa Cecilia nel cimitero di Callisto, Roma, 1910, p. 45-46; R. Fario-
li, Pitture di epoca tarda nelle catacombe romane, Ravenna, 1963, p. 41-43;
J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 310-312; M. Andaloro, Aggiornamento
cit., p. 282. L’iscrizione onomastica dipinta accanto, sulla sinistra, e l’attributo
vescovile dell’omophorion hanno permesso di identificare il santo con papa Ur-
bano I, personaggio di primo piano nella passio di santa Cecilia (J. Osborne, The
Roman cit., p. 310). Tracce di un’altra iscrizione picta, con le lettere «[...] CORI /
[...] EC / [...] AR /», vennero viste da De Rossi a destra del pontefice, nello spazio
di risulta al di là della tomba, e dallo studioso attribuite ad una formula dedicato-
ria «DECORI SEPVLCRI S(ANCTAE) CAECILIAE MARTYRIS [...] FECIT»,
G. B. De Rossi, La Roma sotterranea cit., II, p. 114-115.
355
J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 310.
356
Ibid., p. 310-312.
357
Ibid.
358
J. Wilpert, Le pitture cit., 459-463; L. Reekmans, La Tombe cit., p. 174-
184; H. Brandenburg, Das Grab des Papstes cit., p. 53; R. Farioli, Pitture cit.,
p. 35-37; J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 305-310; M. Andaloro, Ag-
giornamento cit., p. 282; F. A. Bauer, Das Bild der Stadt Rom im Frühmittelalter.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 113
tro immagini di santi in abiti vescovili suddivisi in due coppie. Sul muro di
nord-est, proprio al di sopra della mensa circolare a destra della tomba, si
trovano i ritratti di Sisto e Optato : S(AN)C(TV)S XVSTVS P(A)P(A)
ROM[ANVS]; S(AN)C(TV)S OPTAT(VS) EPISC(OPVS) (tav. 29 b) 359. Sul mu-
ro di nord-ovest, a sinistra della sepoltura, sono effigiati Cornelio (251-253) e
il vescovo Cipriano SCI COR[N]E[LII] P(A)P(AE) e S(AN)C(T)I [C]YPR[IANI
EPISCOPI]) (tav. 29 a) 360.
I santi sostengono il libro gemmato delle sacre scritture con la mano si-
nistra, mentre con la destra compiono il gesto della benedizione. Il fondo dei
pannelli è di un rosso intenso fin oltre l’altezza dei gomiti e grigio-blu nel re-
stante tratto superiore. L’ocra e il bianco sono stati impiegati rispettivamen-
te per le casule e le dalmatiche. La resa dei volti mostra un’accentuata carat-
terizzazione che, specie nel personaggio di Cornelio, fa pensare alla soprav-
vivenza dell’antica tradizione ritrattistica.
Oltre ai nomi dei personaggi, in caratteri bianchi disposti su file vertica-
li ai lati delle aureole, entrambi i pannelli sono contraddistinti in alto da una
lunga iscrizione che corre in senso orizzontale. Quella che sovrasta Cipriano
e Cornelio, in nero su una banda rossa, riporta il versetto 17 del salmo 58 :
EGO AV[TEM] CANTABO BIRTVTEM TVAM [ET] EXVLTABO [M]ANE
MISERICORDIAM TVAM QV[I]A FACTVS ES SVSCEPTOR MEVS ET
REF[V]G[IVM] MEVM IN D[IE TRIBVLATIONIS MEAE] 361. L’iscrizione al di
sopra di Sisto e Optato, in capitali bianche su fondo rosso, corrisponde al
versetto 12 del salmo 115 : QVID RETRIBVAM D(OMI)N(O) [PRO
OM]NIBVS QVA[E RETRIBVIT MIHI] 362.
Per quanto riguarda la datazione dei due pannelli, le opinioni degli stu-
diosi hanno oscillato fra il VII e il IX secolo. A favore di una cronologia alta
si erano espressi Raffaella Farioli e Louis Reekmans, proponendo entrambi
un confronto stilistico tra le figure dell’ambiente ipogeo e quelle del mosaico
lateranense di San Venanzio, riferibile agli anni di papa Giovanni IV (640-
642) 363, anche se la Farioli finiva per ancorare le pitture al pontificato di Be-
nedetto II (684-685), sulla base della notizia, riportata dal Liber pontificalis,
di un intervanto di restauro promosso da questo pontefice in una chiesa qui
appellantur Lucinae 364, mentre Reeckmans le assegnava a un arco cronologi-
co più ampio, corrispondente agli anni 630-660 365.
Parere diverso espresse in seguito Guglielmo Matthiae, sposando senza
Papststiftungen im Spiegel des Liber Pontificalis von Gregor dem Dritten bis zu Leo
dem Dritten, Stuttgart, 2004, p. 141, figg. 66-67.
359
Si tratta probabilmente di Sisto II (257-258), J. Osborne, The Roman Ca-
tacombs cit., p. 305, e di Optato vescovo della Numidia vissuto nel V secolo :
F. Bisconti, Il lucernario cit., p. 336-339.
360
Vescovo di Cartagine, morto nel 258 : J. Osborne, The Roman Catacombs
cit., p. 305.
361
L. Reekmans, La tombe cit., p. 178.
362
Ibid.
363
R. Farioli, Pitture cit., p. 39; L. Reekmans, La tombe cit., p. 183.
364
Liber pontificalis cit., I, p. 363), R. Farioli, Pitture cit., p. 37-39 e n. 76.
365
L. Reekmans, La tombe cit., p. 184.
.
114 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
366
G. B. De Rossi, Roma cit., I, p. 298-304; G. Matthiae, Pittura cit., I, p. 219.
367
J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 308-310.
368
F. A. Bauer, Das Bild cit., p. 141. In favore di un’ipotesi di datazione agli
anni di Gregorio III si era già pronunciato Wilpert : J. Wilpert, Die Römischen
Mosaiken cit., II, p. 949-950.
369
P. Toesca, Storia dell’arte cit., I, p. 419 (nota 22).
370
B. A. Vileisis, The Genesis cycle of Santa Maria Antiqua (Ph. D. Diss., Prin-
ceton University), Filadelfia, 1979, p. 141-144; M. Andaloro, Aggiornamento cit.,
p. 285.
371
O. Marucchi, La cripta sepolcrale di S. Valentino sulla via Flaminia, Roma,
1878, p. 24-56; Id., Il cimitero e la basilica di S. Valentino e guida archeologica del-
la Via Flaminia dal Campidoglio al Ponte Milvio, Roma, 1890, spec. p. 43-74;
B. M. Apollonj Ghetti, Nuove indagini sulla Basilica di S. Valentino, in RivAC, 25,
1949, p. 171-189; R. Krautheimer, Corpus Basilicarum Christianarum Romae, 5
voll., IV, Città del Vaticano, 1970, p. 289-312; Ph. Pergola, Le catacombe cit.,
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 115
.
116 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Vergine a mezzo busto che posa le mani sulle spalle del Bambino (tav. 29 c).
Ai lati si conserva parzialmente l’iscrizione : [S](AN)C(T)A [DEI
GEN]ETRIX 376. A sinistra della nicchia è ancor oggi visibile l’episodio della
Visitazione, con l’abbraccio fra Maria ed Elisabetta, che trova preciso ri-
scontro nella tavola del Bosio (tav. 64 b, fig. 6) 377. Il fondo della scena sem-
bra rappresentare un paesaggio naturale riprodotto nei suoi tratti essenzia-
li : una fascia verde scuro di prato in basso e l’azzurro chiaro del cielo nel
tratto superiore che comprende pure la zona al di sopra della nicchia 378.
A destra della Theotokos trovava posto l’immagine delle due levatrici in-
tente a fare il bagno al Bambino, come si evince dall’incisione del Bosio e
pure dal disegno di Ciacconio che però riproduce i soggetti in ordine sparso
376
J. Osborne, Early medieval wall-paintings in the Catacomb cit., p. 84.
377
Ibid., tav. XV. La sopravvivenza della scena della Visitazione è sfuggita ad
Osborne (Ibid., p. 84; J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 313), ma non al
Marucchi che alla fine dell’800 commentava : «questa rappresentanza è quasi in-
teramente scomparsa restandone solo qualche languida traccia» (O. Marucchi, Il
cimitero e la basilica cit., p. 63).
378
In corrispondenza dell’estremità inferiore della scena della Visitazione si
scorgono i resti di una campitura omogenea rossa, che fungeva forse da base per
l’iscrizione esplicativa del tema raffigurato, come nel caso del soggetto accanto, il
Bagno del Bambino, dove l’iscrizione «SALOME» è dipinta con caratteri neri su
fondo rosso.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 117
e risulta quindi meno attendibile 379. Il taglio della parete ha risparmiato sol-
tanto l’iscrizione con il nome della levatrice SALOME 380. Solo nella tavola di
Bosio, inoltre, al di sopra della nicchia compare una figurina femminile che
posa le mani sulla culla del Bambino 381. Purtroppo la superficie pittorica
corrispondente è allo stato attuale troppo compromessa per stabilire quanto
la documentazione grafica si sia avvicinata al vero. Si può supporre che la
scena rappresentasse un’altra sequenza dell’episodio del Bagno, e cioè il ri-
sanamento della mano atrofizzata dell’incredula Salomé 382.
Le pitture sopra descritte aderiscono alla parte superiore della parete.
In basso, poco al di sotto della nicchia, si conservano frammenti pittorici ap-
partenenti ad un intervento precedente 383. Si distingue una banda orizzonta-
le, di colore nero, che sovrasta la testa di un quadrupede raffigurato nell’atto
di mangiare le foglie di una pianta. L’animale è riprodotto per intero nel di-
segno del Ciacconio 384.
L’ipotesi che questa figura appartenga a un’esecuzione pittorica più an-
tica si basa su due dati : l’affiorare di una campitura cromatica all’interno di
una lacuna dell’immagine della Theotokos e la coincidenza fra la banda nera
e i resti di un altro tratto di cornice che si conserva, più o meno alla stessa
altezza, sulla parte destra della parete, in corrispondenza di un intonaco che
in questo caso è senza dubbio al di sotto di quello con il ciclo cristologico,
come risulta evidente dalla sovrapposizione degli strati.
Quanto alla Crocifissione, riprodotta sia da Ciacconio che da Bosio, si è
salvata la figura giovanile di Giovanni a destra del passaggio alla catacomba,
incorniciata fra il braccio orizzontale e l’asse verticale della croce (tavv.
29 d, 64 c). Del Cristo restano tracce esigue, sufficienti per attestare che era
ritratto con il colobium 385. Il fondo è rosso, come quello della scena del Ba-
gno. In basso, colline stilizzate alludono al monte Golgotha mentre nella zo-
na superiore è dipinto un cielo azzurro chiaro, sul quale in origine dovevano
stagliarsi le immagini del sole e della luna. Più in basso, dove è caduto l’into-
naco, affiora come si è detto lo strato sottostante.
PARETE DESTRA. Il tratto della parete destra, contiguo alla scena della
Crocifissione, ospita l’immagine di un santo vestito di un semplice pallio con
sandali ai piedi (tav. 30 a). Nel XVI secolo doveva essere meglio conservato,
dato che sia Ciacconio che Bosio lo riproducono con volume e croce astile e
379
J. Osborne, Early medieval wall-paintings in the Catacomb cit., p. 82-84,
tav. XV a-b.
380
L’iscrizione è stata erroneamente attribuita ad una «Santa Salome»,
A. R. Veganzones, S. Valentino cit., p. 439.
381
J. Osborne, Early medieval wall-paintings in the Catacomb cit., tav. XV a.
382
L’episodio è descritto nell’apocrifo del Protovangelo di Giacomo e nel
vangelo dello Pseudo Matteo : F. Bovon, P. Geoltrain, Écrits apocryphes cit.,
p. 101-102, 133-134.
383
L’affiorare di uno strato più antico, in special modo in corrispondenza
dell’immagine della Thotokos, è stato notato da Maria Andaloro : M. Andaloro,
Pittura romana cit., p. 602, n. 110.
384
J. Osborne, Early medieval wall-paintings in the Catacomb cit., tav. XV.
385
Dettaglio già notato da Marucchi : O. Marucchi, Il cimitero e la basilica
cit., 58.
.
118 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
386
A. R. Veganzones, S. Valentino cit., fig. 5; J. Osborne, Early medieval wall-
paintings in the Catacomb cit., tav. XVI b.
387
«[...] et un’altra immagine, la quale tenendo in mano una corona gemma-
ta, mostra chiaramente essere d’un Santo martire, il cui nome v’era scritto ap-
presso, come nella figura di S. Lorenzo non si può più leggere», A. Bosio, Roma
cit., p. 577.
388
J. Osborne, Early medieval wall-paintings in the Catacomb cit., p. 84. I
campagi del personaggio centrale sono curiosamente circondati da una linea ne-
ra che non sembra offrire indizi per alcuna spiegazione. Sui campagi nell’icono-
grafia medievale, cfr. C. Cecchelli, La Vita di Roma cit., I, p. 808 (figg. I-VIII),
p. 811-812.
389
A. R. Veganzones, S. Valentino cit., p. 438.
390
R. Farioli, Pittura cit. p. 40 e bibliografia precedente in nota.
391
Liber pontificalis cit., I, p. 332-333.
392
J. Osborne, Early medieval wall-paintings in the Catacomb cit., p. 88-90;
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 119
Id., The Roman Catacombs cit., p. 315-316. Per ragioni stilistiche, anche Matthiae
aveva preferito una datazione «nella prima metà del secolo VIII» : G. Matthiae,
Pittura romana cit., p. 191.
393
M. Andaloro, Pittura romana cit., p. 602, n. 110.
394
Nel XIX secolo, la pittura fu annotata da Cavalcaselle (G. B. Cavalcaselle,
J. A. Crowe, Storia della pittura italiana, Firenze 1875, p. 134-135). Si veda inol-
tre : F. Hermanin, Le pitture dei monasteri sublacensi, in P. Egidi, V. Federici,
G. Giovannoni, F. Hermanin, a cura di, I monasteri di Subiaco, 2 voll., Roma,
1904, I, p. 407-531 (p. 414-415); P. Toesca, Storia dell’arte cit., p. 407; G. Mat-
thiae, Pittura cit., I, p. 237 e n.; M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi del Sacro Speco,
in C. Giumulli, a cura di, I monasteri benedettini di Subiaco, Milano, 1982, p. 95-
102.
395
Soltanto sotto il pontificato di Leone IX, per opera dell’abate Umberto
(1051-1060), la Grotta dei Pastori e la soprastante grotta del Sacro Speco vennero
protette da un edificio in muratura (cfr. infra, p. 189). Sull’architettura e la genesi
dell’edificazione del monastero sublacense : M. Righetti Tosti-Croce, L’architettu-
ra del Sacro Speco, in C. Giumulli, a cura di, I monasteri benedettini di Subiaco,
Milano, 1982, p. 75-94; Eadem, Il Sacro Speco di Subiaco e l’architettura dei Cro-
ciati in Terra Santa, in Il Medio Oriente e l’Occidente nell’arte del XIII secolo. Atti
del XXIV Congresso internazionale di Storia dell’Arte, Bologna, 1982, p. 129-135.
396
Sul tipo della Nicopoios, con la Vergine che tiene il Bambino circondato
da un medaglione : A. Grabar, L’iconoclasme byzantin. Dossier archéologique, Pa-
rigi, 1957, p. 34-35; W. Seibt, Der Bildtypus der Theotokos Nikopoios. Zur Ikone-
graphie des Gottesmutter-Ikone, die 1030/31 in der Blachernenkirche wiederauf-
gefunden wurde, in Byzantina, 13, 1985, p. 551-564.
.
120 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
martiri 397, come inequivocabilmente risulta dai tratti somatici dei volti e dal-
le vesti, ocra e rosse, che conservano nella figura di sinistra l’ornamento per-
linato dello scollo e in quella accanto l’estremità inferiore del loros, pure per-
linato, sporgente sotto la tunica disposta in diagonale. Sul volto di destra si
riescono inoltre a distinguere un orecchino a cerchio e perfino un gioiello a
pendente sulla fronte. Che si tratti di santa Lucia lo si evince dal frammento
d’iscrizione a destra del nimbo della Vergine, con le lettere S(ANCTA)
LV[CIA], meglio leggibili nella documentazione fotografica degli inizi del
’900 398. Nient’altro si può dire, invece, della figura di sinistra, dato che l’iscri-
zione è interamente perduta. Quanto al frammento conservato più a destra
(tav. 31 a), i resti di due aureole equidistanti permettono di pensare alla raf-
figurazione di santi in posa frontale. Sulla base dei resti di un’iscrizione in-
terposta fra di esse (SCS SIL[VESTER]), è assai probabile che vi fosse rap-
presentato papa Silvestro 399, santo che con Benedetto e Scolastica ha avuto
fin da subito un ruolo di primo piano nella sfera cultuale del monastero su-
blacense 400.
In una visione d’insieme, osservando uno accanto all’altro il pannello
con la Vergine e il frammento con le aureole, è possibile esprimere qualche
altra considerazione. Alcuni elementi ci portano innanzi tutto ad ipotizzare
una contemporaneità d’esecuzione. Bisogna tener conto, infatti, della somi-
glianza dei nimbi, dell’eguale fondo bianco e delle corrispondenze paleogra-
fiche delle iscrizioni. Occorre notare, tuttavia, che le aureole presenti nel
frammento sono dipinte circa un metro più in basso di quelle del pannello
con la Vergine e le sante.
Questa differenza di livello ci induce a un’altra riflessione : mentre il ri-
quadro con san Silvestro doveva trovarsi più o meno ad altezza d’uomo, co-
me è tipico delle pitture di carattere votivo, fra il limite inferiore del pannel-
lo con la Vergine e il piano di calpestio rimane uno spazio sufficiente per
supporre l’originaria presenza di un altare.
L’ipotesi è supportata dalle fonti che attestano la consacrazione da par-
te di papa Leone IV (847-855) di due altari, l’uno nella Grotta dei Pastori e
l’altro nel soprastante Sacro Speco, altrimenti detto «Grotta della Preghie-
397
Sull’associazione della figura di destra con san Luca : F. Hermanin, Le
pitture cit., p. 414; M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 109. La figura di sini-
stra è stata riconosciuta come «personaggio aureolato» (Ibid.) o «santo» (F. Her-
manin, Le pitture cit., p. 414).
398
Cfr. la foto dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
n 311, serie E.
o
399
Come già ipotizzato da Hermanin (Ibid.) e Cristiani Testi (M. L. Cristiani
Testi, Gli affreschi cit., p. 109).
400
Nei secoli altomedievali il santo era titolare del Sacro Speco insieme a Be-
nedetto e Scolastica (G. P. Carosi, Badia di Subiaco, Subiaco, 1970, p. 20-21).
Sappiamo dal Chronicon sublacense che Leone IV dedicò al suo predecessore uno
dei due altari della Grotta dei Pastori : Chronicon Sublacense, a cura di R. Mor-
ghen, in RIS2, 25, VI, Bologna, 1927, p. 5 (v. 21). San Silvestro figura nelle fonti
sublacensi anche come titolare di una chiesa e del monastero di Santa Scolastica,
ancora una volta insieme al fondatore dell’ordine e a sua sorella (G. P. Carosi,
Badia cit., p. 118-119; F. Caraffa, Monasticon cit., p. 174-175).
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 121
ra» 401. Per questo motivo inizialmente le pitture erano state datate agli anni
del pontificato di Leone 402. In realtà, la matrice iconografica del pannello
della Vergine e la resa stilistica portano ad avvalorare la proposta, avanzata
successivamente, di datare l’intervento pittorico ad epoca posteriore 403. A no-
stro avviso però, piuttosto che assegnare la pittura al «X secolo inoltrato», è
preferibile ipotizzare un’esecuzione alla metà del successivo, in concomitan-
za con un intervento strutturale segnalato dalle fonti. Stando infatti al Chro-
nicon sublacense e alla testimonianza cinquecentesca del Mirzio, nel 1052
l’abate Umberto, da poco insediatosi al governo del monastero, costruì pres-
so il Sacro Speco una ecclesiam pulcherrimam et firmam, cooperta cripta, che
andava ad inglobare, cioè, le due grotte 404.
Quanto all’insolita iconografia della Nicopoios, pur tenendo conto del
precedente di Santa Maria Antiqua che risale al IX secolo 405, l’enorme fortu-
na di quest’immagine prende il via nei primi decenni dopo il Mille ed ha co-
me centro propulsore la capitale dell’impero bizantino 406. Nel 1046 verrà
401
Chronicon Sublacense cit., p. 5.
402
F. Hermanin, Le pitture cit., p. 415; P. Toesca, Storia dell’arte cit., p. 407.
403
Per Guglielmo Matthiae il pannello poteva essere della «seconda metà
piuttosto inoltrata del sec. IX come pure superare i limiti del secolo stesso»,
G. Matthiae, Pittura cit., I, p. 237; Maria Luisa Cristiani Testi ipotizzava una da-
tazione al X secolo inoltrato (Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 110).
404
Chronicon Sublacense cit., p. 9, v. 15. Perplessità sulla fondatezza storica
della notizia riportata dal Chronicon vennero sollevate da Raffaello Morghen e
più di recente da Marina Righetti (Ibid., p. 9, n. 8; M. Righetti Tosti-Croce, L’ar-
chitettura cit., p. 75), mentre D’Onofrio e Pietrangeli hanno ipotizzato che l’inter-
vento dell’abate Umberto sia consistito nella semplice occlusione delle due grotte
con una cortina muraria per mettere a riparo gli altari che esse contenevano
(C. D’Onofrio, C. Pietrangeli, Abbazie del Lazio, Roma, 1969, p. 82). Nella cronaca
redatta dall’abate Mirzio è scritto : «Anno secundo sui praesulatus, qui erat nativi-
tatis Domenicae quinquagesimus tertius supra millesimum, edificare coepit firmam
ecclesiam, ex vivis quadratisque lapidibus marmoreis, utramque S. P. N. criptam
cooperientem, in proclivi asperrimoque montis Thaleii situ; quod aedificium im-
mensis expensis, arduisque laboribus absolvit, opitulante pontifice Leone [...]»,
Cronaca sublacense del P. D. Cherubino Mirzio da Treviri monaco nella proto-
badia di Subiaco, a cura di L. Allodi, P. Crostarosa, Roma, 1885, p. 160. Il Chroni-
con sublacense riporta anche la notizia di un nuovo altare eretto al Sacro Speco
durante l’abbaziato di Giovanni V (1068-1120), in sostituzione dei due primitivi
altari ormai distrutti dagli effetti nocivi del percolamento dell’acqua nelle grotte :
«Fecit in Specu, in cripta primi introitus, dedicari altare a venerabili Petro Anagnie
episcopo in honore Dei genetricis Marie et Sanctis Silvestri pape, destructis priori-
bus altaribus que ab aqua corrumpebantur et cumlabebantur decorrente per petram
ipsius cripte», Chronicon Sublacense cit., p. 18, 8-11.
405
G. Matthiae, Pittura cit., I, p. 234.
406
A dare impulso alla diffusione della Vergine Nicopoios, nell’XI secolo,
concorre senz’altro la scoperta avvenuta nell’anno 1031 durante i lavori all’inter-
no del monastero costantinopolitano delle Blacherne, promossi dall’imperatore
Romano III, di un’immagine di Maria reggente il nimbo con il Bambino (Michae-
lis Glycae Annales, in PG, vol. 158, 1866, coll. 27-957, spec. col. 584 B). Oltre a
W. Seibt, Der Bildtypus cit., p. 551-552, si veda : C. Mango, The Chalkoprateia An-
nunciation and Pre-Eternal Logos, in Deltion tès Christianikès archaiologhikès etai-
reias, 17, 1993-1994, p. 165-170, spec. p. 168; B. Pitarakis, A propos de l’image de la
.
122 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
scelta come tema absidale nella decorazione pittorica della chiesa macedone
di Santa Sofia di Ochride 407. Particolarmente vicina a quella sublacense è la
Vergine riprodotta nel miliaresìon di Basilio II, moneta datata al 1020 cir-
ca 408.
Sembra legittimo ipotizzare, quindi, che l’esecuzione delle pitture della
Grotta dei Pastori sia contestuale all’opera muraria ricordata dalle fonti, die-
tro alla quale è stato visto il ruolo promotore di papa Leone IX (1049-
1054) 409. Se così fosse, la scelta di un’immagine che si distacca dalla tradizio-
ne occidentale non stupirebbe perché maturata in un contesto culturale con-
dizionato da un pontefice che ebbe frequenti contatti con la chiesa orientale
soprattutto negli ultimi anni del suo pontificato 410.
Se i dipinti della Grotta dei Pastori possono trovare un aggancio crono-
logico nella prima opera muraria innalzata a chiusura delle due cavità roc-
ciose, è pur vero che di questo primo intervento edilizio, non resta traccia al-
cuna. L’analisi della muratura del complesso architettonico del Sacro Speco
ha infatti consentito di attribuire all’iniziativa di Innocenzo III (1198-1216) la
prima fase edilizia del monastero 411. Di essa resta parte della facciata, ancora
visibile dall’esterno sopra la Grotta dei Pastori, orlata in alto da un cornicio-
ne a mensole e percorsa a metà altezza da tre monofore cieche sovrastate da
un grande oculo centrale. Al di sopra di quest’ultimo si è conservata l’imma-
gine di Cristo fra due arcangeli, mentre la monofora di sinistra ospita il ri-
tratto a figura intera di san Benedetto. Entrambi i dipinti si datano al terzo
decennio del XIII secolo 412. Già nell’assetto del primo Duecento, la Grotta dei
Pastori, cui il primitivo ingresso dell’insediamento cenobitico dava accesso
diretto, era collegata alla soprastante Grotta della Preghiera per mezzo della
Scala Santa che costeggiava il profilo roccioso in un percorso non del tutto
coincidente con l’attuale 413.
Strettamente legato all’intervento di Innocenzo III è il pannello (ubicato
all’interno di un ambiente poco più tardi radicalmente trasformato per far
posto all’allestimento della Chiesa Inferiore) che ritrae il pontefice insieme
all’abate Romano con il nimbo quadrato dei viventi, in compagnia di san Be-
Vierge orante avec le Christ-Enfant (XIe-XIIe siècles) : l’émergence d’un culte, in Ca-
hA, 48, 2000, p. 45-58. Cyril Mango ha ipotizzato che si trattasse di una pittura
murale risalente all’epoca di Giustino II (565-578) affiorata accidentalmente sot-
to uno strato pittorico iconoclasta (C. Mango, The Chalkoprateia cit., p. 168).
407
A. Wharton Epstein, The Political Content of the Paintings of Saints Sophia
at Ohrid, in Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik, 29, 1980, p. 315-329,
spec. p. 318-319, fig. 4; Pitarakis, À propos de l’image cit., p. 49.
408
Ibid., p. 46.
409
G. Clausse, Les origines bénédictines. Subiaco, Mont-Cassin, Monte Olive-
to, Parigi, 1899, p. 52; C. Onofrio, C. Pietrangeli, Abbazie cit., p. 82.
410
M. Parisse, Leone IX, santo, in Enciclopedia dei papi, II, Roma 2000,
p. 157-162. Giova tener presente che il più stretto collaboratore del papa e suo
amico, il cardinale Umberto di Moyenmoutier, viene definito un «ellenista»
(Ibid., p. 161).
411
M. Righetti Tosti-Croce, L’architettura cit., p. 78.
412
Ibid., p. 78. M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 120.
413
M. Righetti Tosti-Croce, L’architettura cit., p. 81.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 123
nedetto e nell’atto di esibire il testo della bolla del 1202 tramite la quale veni-
vano concessi importanti privilegi alla comunità sublacense (tav. 31 b) 414.
Sul finire del terzo decennio del XIII secolo verrà decorata la cappella
di San Gregorio (tav. 31 c), ricavata al di sotto della Grotta della Preghiera 415
e, contestualmente, in corrispondenza della parete d’ingresso a destra della
porta, verrà eseguito il celebre ritratto di san Francesco, «FR[ATER]
FRA[N]CISCV[S]», privo delle stimmate e dell’aureola e quindi riferibile agli
anni immediatamente precedenti il 1228, data della sua canonizzazione 416.
Al maestro di frate Francesco è assegnabile l’intero rivestimento della
cappella, articolato nel modo seguente : sulla parete di fondo, nel settore su-
periore viene dipinta una Crocifissione e più in basso, nella conca absidale,
il busto del Pantocratore con al di sotto le figure affrontate di Paolo e di Pie-
tro, al quale si inginocchia il FR[ATER] ROMANVS. Più a destra, sul tratto
di muro contiguo, è rappresentato l’eremita Onofrio. La parete a destra di
chi entra ospita, a sinistra della finestra, l’immagine del vescovo Ugolino, fu-
turo Gregorio IX, assistito da due diaconi mentre è intento a consacrare un
altare dedicato a Gregorio Magno 417 e sulla destra l’arcangelo Michele che
agita un turibolo nel ruolo di psicopompo 418. Al di sopra dell’apertura della
monofora un angelo appare al monaco Oddone. A coronamento della deco-
razione della cappella, sulla volta a crociera, figurano i quattro simboli degli
evangelisti in alternanza ad altrettanti cherubini.
Nel vestibolo antistante, un riquadro attribuibile allo stesso maestro
rappresenta Gregorio I e Giobbe piagato e afflitto, chiara allusione all’opera
gregoriana Moralia in Job. Entrambi i personaggi esibiscono un cartiglio,
quello del papa riporta l’iscrizione «VIR ERAT IN TERRA CVIVS NOMINE
414
M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 110-111; F. Gandolfo, Aggiorna-
mento cit., p. 277; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 233-239 («Il Sa-
cro Speco e Santa Scolastica a Subiaco», scheda a cura di S. Romano), spec.
p. 233-234.
415
M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 111-120; F. Gandolfo, Aggiorna-
mento cit., p. 284-285; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 235-236.
416
C. Frugoni, Francesco e l’invenzione delle stimmate, Torino, 1993, p. 269-
275.
417
Sul libro aperto si legge : VERE LOCVS ISTE SANCTVS EST IN QVO
ORANT, mentre all’altezza dei piedi dell’officiante è scritto : HIC EST P[A]P[A]
GREGORIVS OLI[M] EP[I]S[COPVS] OSTIENSIS QVI H[ANC] CO[N]SECRAVIT
ECCLESIA[M], ancora più in basso vi è un’iscrizione più estesa dalla quale si ap-
prende che il dipinto fu eseguito nel secondo anno del pontificato di Gregorio
(1228) : PONTIFICI[S] SVM[M]I FVIT AN[N]O PICTA S[E]C[VN]DO H[AE]C
DOM[MVS] H[IC] PRIMO Q[VO] SV[MMO] FVIT HONORE / MA[N]SERAT ET
VITA[M] CELESTE[M] DVXERAT IDE[M] P[ER]QVE DVOS M[EN]SES SA[NC-
TO]S MACERAVERAT ARTV[S] / IVLI[VS] E[ST] VN[VS] AVGVST[VS] FER-
VID[VS] ALTER / Q[VA]L[I] CV[M] PAVLO RATBVS TRANSLATVS AD COELVM /
IAM NON IPSE SED IAM XPS VIVE(BAT IN IPSO) PRO QVO DEVOTA FIET HIC
HORATIO; cfr. M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., n. 56, p. 237; E. Parlato,
S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 236.
418
Accanto all’arcangelo si legge : MICHAEL PREPOSITVS PARADISI ;
ESTOTE MEMORES NOSTRI, Cfr. M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., n. 55,
p. 237.
.
124 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
JOB», sul rotolo del profeta è invece scritto «NVDVS EGRESSVS SVM DE
VTERO MATRIS MEE» 419.
Alla seconda metà del XIII secolo, verosimilmente agli anni dell’abba-
ziato di Enrico (1244-1276), va assegnata la realizzazione della cosiddetta
Chiesa Inferiore, articolata in tre ambienti contigui con volte a crociera che
prendono posto nella zona antistante la Grotta della Preghiera 420. Quello so-
praelevato, che provenendo dalla Chiesa Superiore nell’attuale percorso di
visita al monastero incontriamo per primo, conserva la firma del maestro
Conxolus (MAGISTER CONXOLVS PINXIT HOC OPVS) in una nicchia raffi-
gurante la Madonna in trono con Bambino fra due angeli 421.
Sempre all’interno del primo ambiente, in occasione della medesima
campagna pittorica, il citato pannello con la bolla di Innocenzo III viene co-
perto con un’immagine di Benedetto (staccata nel 1936 e conservata in sa-
grestia) sovrastata dal busto con il ritratto dello stesso pontefice (tav.
31 b) 422. Il resto della superficie a disposizione all’interno della Chiesa Infe-
riore viene impiegata da Conxolus e i suoi collaboratori per illustrare gli epi-
sodi salienti della vita del rappresentante dell’ordine, così come sono stati
raccontati da Gregorio Magno nei suoi Dialoghi, incorniciati da elaborati
partiti decorativi ad effetto tridimensionale che scandiscono l’articolazione
architettonica delle murature. Immagini clipeate di Cristo, Benedetto e Sco-
lastica, oltre a una serie di ritratti di sante, occupano gli spazi di risulta
mentre una sequenza continua di specchiature a finti marmi funge da zoc-
colatura lungo tutte le pareti.
Alla mano di Conxolus vengono assegnate le scene del lunettone sinistro
del primo ambiente, con il miracolo del vaglio, il viaggio di Benedetto verso
la chiesa di Affile, la vestizione ad opera di Romano, il ritiro in orazione nel-
la grotta 423. Sono, invece, almeno in parte attribuibili alla collaborazione dei
suoi allievi i restanti episodi agiografici che proseguono lungo il lato sinistro
del secondo e terzo ambiente (con i funerali del santo, il miracolo di Placido
e quello del falcetto), girano sulla parete di fondo di quest’ultimo (con il mi-
racolo del pane) e vanno ad occupare anche parte di una delle due cappelli-
ne annesse alla Chiesa Inferiore, quella che si apre in corrispondenza della
campata mediana (ove è rappresentata la scena del diavolo perseguitante
Benedetto) 424. A un’esecuzione autografa del maestro Conxolus spetta, vero-
similmente, la santa Chelidonia dipinta nel corridoio che conduce alla cap-
pella di San Gregorio (tav. 31 d) 425.
Frutto di un intervento pittorico successivo di qualche decennio è il di-
pinto della lunetta centrale della parete di sinistra con il diacono Stefano e i
vescovi Tommaso Beckett e Nicola di Mira, forse riproducente un pannello
419
Cfr. Ibid., p. 116.
420
M. Righetti Tosti-Croce, L’architettura cit., p. 86.
421
M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 120-132; F. Gandolfo, Aggiorna-
mento cit., p. 331; S. Romano, Eclissi cit., p. 127-133.
422
Ibid., p. 127.
423
M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 120-126; S. Romano, Eclissi cit.,
p. 128.
424
M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 126-132.
425
Ibid., p. 126; S. Romano, Eclissi cit., p. 130.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 125
sottostante con lo stesso soggetto risalente ai primi anni del Duecento 426. Le
tre volte a corciera, invece, la prima con Cristo fra quattro arcangeli alterna-
ti a Pietro, Giovanni, Paolo e Andrea, la seconda con il diacono Lorenzo,
santi pontefici e santi monaci, la terza con i simboli degli evangelisti, sono
state assegnate ora al cantiere di Conxolus 427, ora agli anni del pontificato di
Niccolò III (1277-1280) 428.
Nel corso del secolo XIV il monastero subirà significative trasformazio-
ni che lo porteranno, mediante l’inserimento della Chiesa Superiore, ad as-
sumere l’assetto monumentale sostanzialmente mantenuto fino ad oggi, pur
con numerose modifiche e aggiunte.
Alla base di uno sperone di roccia del monte Autore, che raggiunge
quota 1337 metri, sorge il piccolo santuario della Santissima Trinità, meta
di un incessante flusso di pellegrini che manifestano con preghiere, ceri ac-
cesi e offerte votive la loro devozione all’immagine trinitaria conservata al
suo interno (tav. 32 a, c) 429. Nonostante le ridipinture, è fuori dubbio che la
rappresentazione delle tre Persone appartenga ad un intervento pittorico
d’età romanica, in occasione del quale venne eseguita anche una sequenza
di scene cristologiche oltre a un ciclo con la raffigurazione dei mesi e dello
zodiaco 430, pitture che si conservano soltanto lungo la parete ovest del-
l’oratorio, ma che in origine dovevano probabilmente rivestire l’intero am-
biente.
La lettura delle decorazione pittorica è purtroppo ostacolata da inferria-
te, vetri inamovibili con infissi in alluminio, numerosi ritocchi e integrazioni
che si estendono su un intonaco oggetto, in molte zone, di cadute di colore e
sbiancamenti per la fuoriuscita di sali. Come se non bastasse uno strato cele-
ste riveste le restanti pareti del santuario, ad eccezione del tratto iniziale di
quella orientale, risparmiato per via della presenza di alcune pitture devo-
426
M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 132; F. Gandolfo, Aggiornamento
cit., p. 285.
427
M. L. Cristiani Testi, Gli affreschi cit., p. 130-131.
428
F. Gandolfo, Aggiornamento cit., p. 328.
429
A. Brelich, Un culto preistorico cit., p. 36-59; F. Caraffa, Vallepietra dalle
origini alla fine del secolo XIX. Con una Appendice sul Santuario della Santissima
Trinità sul Monte Autore, Roma, 1969; Id., S. Domenico di Sora e l’origine del san-
tuario della Ss. Trinità sul Monte Autore presso Vallepietra, in Alma Roma, XIX,
nn. 3-4, 1978, p. 31-37. Sulla montagna di Vallepietra in epoca precristiana e la
presenza di culti pagani : M. A. Orlandi, La Valle dell’Aniene cit., p. 25-27.
430
C. D’Onofrio, La SS. Trinità sul Monte Autore, in Rassegna del Lazio, XII,
1965, p. 11-12, p. 63-80; C. Bertelli, Calendari, in Paragone, 245, 1970, p. 53-60,
spec. p. 56 e nota; A. M. D’Achille, Gli affreschi cit., p. 41-63; Eadem, Sull’icono-
grafia trinitaria medievale : la Trinità del Santuario sul Monte Autore presso Valle-
pietra, in Arte Medievale, II s., 5, 1, 1991, p. 49-73; Gandolfo, Aggiornamento cit.,
p. 260-261; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 272 («Vallepietra, San-
tuario della SS. Trinità», scheda a cura di S. Romano).
.
126 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
431
I pannelli quattrocenteschi raffigurano una Madonna con Bambino,
un’altra Madonna, della quale si conserva soltanto la parte superiore del busto e
un sant’Antonio.
432
F. Gandolfo, Aggiornamento cit., p. 298.
433
«Eodem quoque tempore dum B. Dominicus jam satis abundeque ecclesias,
monasteria, oratoria construxisset, villa et praedia monasteriorum curam gerendo
et disponendo circuiret, pervenit ad locum qui Petra imperatoris est appellatus. Ibi-
dem construxit oratorium sanctae Trinitatis, quod cuidam religioso monacho dere-
liquit», S. Dominici Sorani abbatis vita et miracula a coevis conscripta et nunc pri-
mum edita, in Analecta Bollandiana, 1, 1882, p. 279-322 (p. 292). Cfr. F. Caraffa,
San Domenico cit., p. 33-37; S. Boesh Gajano, Santità di vita, sacralità dei luoghi.
Aspetti della tradizione agiografica di Domenico di Sora, in Biblioteca di Latium.
Scritti in onore di Filippo Caraffa, Anagni, 1986, p. 187-204 (p. 195, n. 26). Sulla
datazione della Vita entro la fine dell’XI secolo : F. Dolbeau, Le dossier de saint
Dominique de Sora d’Albéric de Mont-Cassin à Jacques de Voragine, in MEFRM,
102, 1, 1990, p. 7-78, spec. p. 27.
434
A. M. D’Achille, Sull’iconografia trinitaria cit., p. 62-65.
435
C. D’Onofrio, La SS. Trinità cit. p. 72-73; A. M. D’Achille, Sull’iconografia
cit., p. 64-65. Sulla trinità triandrica, con esplicito riferimento ai casi di Vallepie-
tra e dell’Hortus Deliciarum : F. Boespflug, Y. Załuska, Le dogme trinitaire et l’es-
sor de son iconographie en Occident de l’époque carolingienne au IVe Concile du La-
tran (1215), in Cahiers de Civilisation médiévale. Xe-XIIe siècle, XXXVII, 3, 1994,
p. 181-240, spec. p. 188-191.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 127
436
Ibid.; A. M. D’Achille, Sull’iconografia cit., p. 70; F. Gandolfo, Aggiorna-
mento cit., p. 262; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 272.
437
C. Bertelli, Calendari cit., p. 56; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio
cit., p. 272.
.
128 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
4 – PROVINCIA DI FROSINONE
438
A. M. D’Achille, Gli affreschi cit., p. 44.
439
Desidero ringraziare l’amica e collega Francesca Romana Moretti che, nel
corso di un lavoro di schedatura nel Lazio meridionale per conto della Regione
Lazio, mi ha segnalato questo monumento, assai poco noto. L’unico contributo a
mia conoscenza è quello di A. Donò, Storia dell’affresco in Alatri, Roma, 1990,
p. 7-18, al quale si deve anche la pubblicazione della pianta e dell’alzato della
chiesa di San Michele. Cfr. S. Piazza, Peintures rupestres cit.
440
E. De Minicis, Alatri, in I. B. Barsali, a cura di, Lazio Medievale. Ricerca
topografica su 33 abitati delle antiche diocesi di Alatri, Anagni, Ferentino e Veroli,
Roma, 1980, p. 1-24.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 129
441
Un terminus ante quem per la cappella di San Michele è dato dai pannelli
iconici che si conservano all’interno della navata, risalenti ai primi anni del Quat-
trocento (A. Donò, Storia cit., p. 19-24).
442
Cfr. infra, p. 131-135.
443
Cfr. infra, p. 199-201.
444
S. Waetzoldt, Die Kopien cit., p. 30-31, 78-79, figg. 22, 587; S. Romano, I
pittori romani e la tradizione, in M. Andaloro, S. Romano, a cura di, Arte e icono-
grafia a Roma da Costantino a Cola di Rienzo, Milano, 2000, p. 133-173, spec.
p. 155-159, figg. 97-103; S. Piazza, La Grotta cit., p. 205.
.
130 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
tura (tav. 67 b, c). Tre di essi si sono conservati per intero e una mano con il
forcone al di sotto del corpo di Lorenzo lascia indovinare l’originaria presen-
za di un quarto. Fa da sfondo alla scena una quinta di edifici merlati con ar-
chitravi, tendaggi e una struttura cupoliforme, ad indicare l’abitato di Roma.
Fra le torri di sinistra è stato possibile decifrare l’iscrizione pittorica che
qualifica i soldati come CAR-NI-FI [CES] 445. Per l’identità del soggetto icono-
grafico e una forte analogia nella resa formale, la raffigurazione di Alatri
può essere accostata al martirio del ciclo laurenziano compreso nella deco-
razione del portico della basilica romana di Santa Cecilia in Trastevere, an-
data perduta, ad eccezione di un pannello con un episodio della vita di santa
Cecilia, ma riprodotta in acquerello da Antonio Eclissi sul finire del ’600 446.
Entrambe le versioni, per l’impianto scenico delle architetture e gli insistiti
richiami al repertorio classico, rivelano evidenti legami con il linguaggio fi-
gurativo proprio della fase matura della stagione della riforma e pertanto
possono essere ricondotti ai primi decenni del XII secolo 447.
Ad Alatri poco ci resta, purtroppo, della scena a sinistra del martirio di
san Lorenzo, dal momento che il secondo strato ne ha occultato una parte
considerevole (tav. 66 a). Il fatto che i due episodi risultino divisi da un’esile
banda verticale, di colore rosso, lascia immaginare che anche questo sogget-
to appartenesse al ciclo laurenziano e che quindi rappresentasse un episodio
precedente il tema del supplizio sulla graticola. Della raffigurazione è ben vi-
sibile il busto di un personaggio tonsurato e nimbato, riccamente vestito con
pallio rosso bordato d’oro e tunica bianca decorata da un reticolo di linee
che si intrecciano diagonalmente, rivolto verso il centro del pannello e ritrat-
to con il braccio destro flesso all’insù in un gesto che sembrerebbe alludere a
una benedizione (tav. 34 b). Nell’iconografia del ciclo agiografico laurenzia-
no una posa simile viene assunta dal diacono romano nella scena della «gua-
rigione della donna col mal di testa» e nella «guarigione di Ciriaca», entram-
be facenti parte della decorazione duecentesca del portico della basilica di
San Lorenzo fuori le mura, distrutta da una bomba del 1943 ma fortunata-
mente fotografata in precedenza nonché riprodotta ad acquerello da Anto-
nio Eclissi 448.
Al di sotto del riquadro corre un velario con motivi gigliati rossi e blu
terminante con un gallone giallo-oro (tav. 34 c). In alto, al di là di una corni-
ce con un motivo ornamentale tipico dell’epoca della riforma 449, la decora-
445
L’iscrizione compare anche nel pannello, con lo stesso soggetto, dipinto
sulla parete sinistra della grotta dei Santi a Calvi, cfr. Ibid., fig. 15.
446
Barb. Lat. 4402, fol. 23, cfr. S. Waetzoldt, Die Kopien cit., p. 30-31, fig. 22.
Sul pannello superstite di Santa Cecilia in Trastevere : F. Gandolfo, Aggiorna-
mento cit., p. 270; V. Pace, Riforma della chiesa e visualizzazione della santità nel-
la pittura romana : i casi di sant’Alessio e santa Cecilia, in Wiener Jahrbuch für
Kunstgeschichte, XLVI-XLVII, 1993-1994, p. 541-548 (rist. in V. Pace, Arte a Roma
nel Medioevo. Committenza, ideologia e cultura figurativa in monumenti e libri,
Napoli, 2000, p. 69-85).
447
Infra, p. 227-231.
448
A. Muñoz, La Basilica di S. Lorenzo f.l.m., Roma, 1944, p. 20, pl. XXIII.
449
H. Toubert, Le renouveau paléochrétien à Rome au début du XIIe siècle, in
CahA, 20, 1970 (rist. in H. Toubert, Un art dirigé cit., 239-310), p. 99-154, spec.
p. 101-112; S. Romano, I pittori cit., p. 141, 147.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 131
zione della volta è sopravvissuta nella zona di destra dove è possibile distin-
guere due medaglioni (tav. 35 a). Quello posizionato al centro dell’imbotte
ha al suo interno quattro racemi d’acanto di colore rosso componenti una
croce i cui bracci si prolungano in volute terminanti nei quattro angoli a for-
mare una sorta di fiore. A pochi centimetri dal clipeo appena descritto, ve ne
è un altro, di dimensioni minori, profilato da un motivo a palline rosse. Al
suo interno, nonostante il forte deterioramento della pellicola pittorica, è
possibile riconoscere la figura di un leone con un libro, corrispondente al
simbolo dell’evangelista Marco. Fra i due cerchi superstiti, su un fondo omo-
geneo color ocra, è visibile un volatile dal piumaggio rosso. Una simile solu-
zione di impianto figurativo verrà adottata nelle più tarde pitture di San Pel-
legrino a Bominaco, dove la volta risulta rivestita da clipei con motivi geo-
metrici ad eccezione di uno soltanto raffigurante il simbolo di san Marco 450.
La frammentarietà dell’intonaco dell’imbotte non permette di appurare se in
origine vi fossero raffigurati tutti e quattro gli evangelisti oppure solamente
il leone, nel qual caso ci troveremmo di fronte a una scelta analoga a quella
della chiesa abruzzese, il cui significato resta del tutto ignoto 451.
Del secondo strato pittorico si conserva l’immagine centrale, acefala,
della Vergine orante e parte di due santi ai suoi lati riccamente vestiti (tav.
67 a). La Theotokos indossa una tunica rossa e un pallio porpora, respinto
indietro dalle braccia sollevate. Del santo di destra resta soltanto un’ampia
zona della veste, caratterizzata da un motivo geometrico a rombi con croci
all’interno. In corrispondenza del santo di sinistra la pellicola pittorica è in
gran parte caduta, tuttavia sono leggibili anche in questo caso i resti della
veste, contraddistinta da un motivo a rosette tangenti. È visibile, inoltre, il li-
bro delle sacre scritture sostenuto con la mano sinistra. Sulla base della tipo-
logia delle figure, e dei motivi decorativi delle vesti che trovano riscontri pre-
cisi nelle pitture della prima bottega operante nella cripta di Anagni, l’epoca
d’esecuzione del secondo strato è assegnabile ai primi decenni del XIII seco-
lo 452.
450
J. Baschet, Lieu sacré cit., p. 143-144, fig. 34.
451
L’unica ipotesi possibile circa la presenza del solo simbolo di san Marco
fra i medaglioni della volta della chiesa di Bominaco, secondo Jerôme Baschet,
risiedeva nella leggenda che l’evangelista sarebbe venuto a pregare in Abruzzo
(Ibid., nota 47), indizio che ovviamente non aiuta a far luce sul caso di Alatri.
452
Si vedano gli abiti dei chierici nella scena della traslazione di san Magno
attribuita al primo cantiere della cripta di Anagni, che la critica assegna, quasi
unanimemente, al secondo quarto del XIII secolo : F. Gandolfo, Aggiornamento
cit., p. 291-299, tav. 12, a colori. Sulle pitture di Anagni, di recente : C. Frugoni,
Alcune considerazioni in margine agli affreschi, in G. Giammaria, a cura di, Un
universo di simboli. Gli affreschi della cripta nella cattedrale di Anagni, Roma,
2001, p. 1-8; A. Tomei, Gli affreschi : una lettura, ivi, p. 39-46, fig. 47.
453
L. Cellucci, Nuovi avanzi di pitture romaniche in Terra di Lavoro, in L’Arte,
.
132 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
chiesa parrocchiale risulta infatti costruito a ridosso della falesia sulla som-
mità della quale è impostata la parte alta del paese laddove in antico si tro-
vava l’acropoli 454. Una tradizione locale, attestata fin dal ’600, identifica l’am-
biente rupestre con un antico tempio dedicato alle nove muse 455. La notizia
non trova alcun riscontro reale, se non nelle nove nicchie che si aprono a
mezz’altezza lungo le tre pareti dell’invaso.
Il numero di esse, cinque sulla parete di fondo e due nelle rispettive pa-
reti laterali, deve aver determinato la diffusione della leggenda. Comunque
sia non è insensato supporre che l’ipogeo appartenga all’evo antico se si tie-
ne conto del fatto che la basilica si affaccia sulla piazza del municipio corri-
spondente al foro dell’Arpinum romana 456 e che lo stesso banco tufaceo è at-
traversato, poco al di sopra, dall’antico acquedotto.
Occluso dalla parete curva dell’abside della basilica, l’ambiente scavato
nel tufo si presenta come un vano a pianta rettangolare e soffitto piano con
le pareti laterali che raggiungono due metri di lunghezza e quella di fondo
che misura circa il doppio. È assai probabile che le attuali dimensioni non
corrispondano a quelle originarie poiché la nicchia più esterna della parete
sinistra risulta tagliata. Ciò autorizza a pensare che in origine l’invaso fosse
chiuso sui quattro lati e che la parte anteriore sia stata sacrificata conte-
stualmente alla costruzione dell’edificio ecclesiastico per creare un passag-
gio diretto fra l’abside e il retrostante santuario. In origine la quota del livel-
lo pavimentale di quest’ultimo era più in basso di quella odierna dato che il
piano di calpestio è costituito da una serie di lastre tombali dei secoli XVI e
XVII. Da una buca profonda circa ottanta centimetri, di recente aperta da
ignoti in corrispondenza dell’angolo nord-est, possiamo risalire al livello pri-
mitivo dell’invaso.
Il fatto che accanto a una chiesa inserita nell’area della Arpino romana
si trovino i resti di un ambiente rupestre di antiche origini non desta parti-
colare sorpresa. Ciò che più interessa è il collegamento venutosi a creare fra
l’edificio ecclesiastico e l’ipogeo tramite la porta della parete absidale. Dal-
l’antico racconto di un erudito sappiamo che nel Seicento questo recondito
spazio veniva identificato come luogo di culto pagano :
Hor dopo che dà nostri Antichi fu con il lume della verità Christiana
consegnato quel tempio al Principe dell’Angelica Hierarchia Michele, fu
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 133
quello stesso vòlto, o nicchio, ch’egli si chiami, adattato per choro, sicco-
me sin al presente dì si vede nella detta principale Chiesa di S. Arcangelo
(...). Onde essendo a dì nostri stato ornato il detto choro co nuova forma
di rivelati stucchi, giuditiosamente han pensato quei Venerandi Canonici
di lasciar quivi comodo spatio, acciocché in ogni tempo possa ciascuno
andarvi per riguardare una tal curiosa antichità di falsi e bugiardi Numi,
al vero Dio hora dedicata 457.
457
B. Clavelli, L’antica Arpino cit., p. 14.
458
Ibid., p. 10.
459
«CHRISTVS VINCIT, CHRISTVS REGNAT, CHRISTVS IMPERAT, AMEN
/ MAGISTER ANGELIS DE CASERTA ME FECIT ANNO MC», M. A. Cianciulli,
A. Pecorari, C. S. Minervini, Memoria per la Matrice ed insigne chiesa di S. Miche-
le Arcangelo della città d’Arpino sul proposito di doversi essa dichiarare di regal pa-
dronato, Napoli, 1786, p. 10-11, 42 e n. 3.
460
«Presso la chiesa di San Michele Arcangelo d’Arpino esiste l’antichissimo
cimiterio, ove si riponevano i corpi de’ fedeli trapassati», Ibid., p. 42.
461
Infra, p. 202.
.
134 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
restauro sul finire degli anni ’70 del secolo scorso, le pennellate di colore si
vedono a fatica e soltanto alcune figure si distinguono facilmente. È proba-
bile, comunque, che il deterioramento della pellicola pittorica si sia aggrava-
to in questi ultimi anni visto che l’ambiente è vittima di un’incessante e con-
sistente perdita d’acqua che proviene dal soprastante acquedotto.
Veniamo ora alla descrizione dei soggetti raffigurati, che appartengono
ad un unico strato, a parte il frammento di un intonaco più antico di cui di-
remo fra breve. Ovunque si posi lo sguardo le immagini rivelano un’esecu-
zione quasi monocromatica : a prevalere dappertutto è infatti il pigmento
rosso usato anche per le aureole, mentre il bianco si limita alle decorazioni
delle vesti o alle lumeggiature dei volti e l’azzurro è utilizzato con molta par-
simonia. Sulla parete frontale, al di sopra delle nicchie che ospitano labili
tracce di figure a mezzo busto, si distinguono a stento i resti di una rappre-
sentazione simmetrica costituita da una coppia di arcangeli, ai lati, e una di
serafini nel centro. L’identificazione è stata possibile soprattutto grazie alle
tracce, meglio leggibili, delle figure di sinistra, laddove risulta visibile il volto
del serafino caratterizzato da un nimbo bicromo (tav. 70 c), azzurro e rosso,
ed è distinguibile parte della veste e delle ali dell’arcangelo. La lettura divie-
ne assai più faticosa nel settore di destra, invaso dalle efflorescenze saline e
lacunosissimo, ma comunque si è aiutati dall’impostazione speculare della
raffigurazione.
Sulla parete sinistra, in basso, nello spazio che intercorre fra una nic-
chia e l’altra, si discerne la figura di un arcangelo avvolto in un loros ricca-
mente ornato di perle e gemme (tav. 36 b). Tra la nicchia di destra e l’angolo
della parete si conservano i resti di un altro personaggio, forse una santa.
Entrambi i soggetti sono di proporzioni di gran lunga minori rispetto alle fi-
gure della parete frontale. All’interno della nicchia di sinistra è dipinto un
uomo barbuto senza aureola, certamente una delle immagini meglio conser-
vate dell’intero ambiente (tav. 70 b). Nulla si vede sul fondo della nicchia di
destra, mentre sul tratto di parete soprastante si scorgono alcune tracce di
colore, forse relative all’immagine di un altro serafino.
Sulla parete destra, fra le due nicchie, è parzialmente conservata la figu-
ra di una santa riccamente vestita che rivela proporzioni simili a quelle delle
figure dipinte sulla parete di fronte alla stessa altezza. La nicchia di destra
conserva parzialmente il volto di un’altra santa (tav. 70 a) mentre quella di
sinistra ha perduto la sua decorazione. Più in alto si distinguono i resti di un
panneggio appartenente senz’altro a una figura di grandi dimensioni che
sembra sconfinare sulla volta. Su quest’ultima permangono i lacerti di cam-
piture cromatiche rosse e blu oltre a un grande angelo in volo, nella zona di
sinistra, del quale vediamo il volto, l’aureola e parte delle ali spiegate.
Come già accennato, le pitture finora descritte non costituiscono l’unico
intervento esecutivo all’interno del vano rupestre. Una lacuna sulla parete
frontale, infatti, nello spazio di risulta fra la seconda e la terza nicchia co-
minciando il computo da sinistra, ha messo in luce uno strato preesistente
(tav. 36 a). Quel che emerge è un motivo decorativo che denota, in questo
caso, una tecnica esecutiva molto rigorosa : cerchi policromi intrecciati, rea-
lizzati a compasso, formano una banda orizzontale al di sotto della quale so-
no due fasce rosse leggermente curvilinee. L’esiguità della porzione d’into-
naco e il carattere geometrico della decorazione rendono difficile un’ipotesi
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 135
462
J. Wilpert, Die Römischen cit., IV, p. 178.
463
Luigi Cellucci si limitava ad attribuire la decorazione pittorica dell’ipogeo
«alla scuola bizantineggiante di Montecassino» (L. Cellucci, Nuovi avanzi cit.,
p. 200) mentre Cecchelli datava le pitture all’VIII-IX secolo (C. Cecchelli, Società
cit., p. 198). Per Beranger gli affreschi «forse eseguiti da artisti greci chiamati a
Monteccasino nel 1053 dall’abate Desiderio, erano da porsi tra la fine dell’XI se-
colo e gli inizi del XII», E. M. Beranger, Sulla cripta cit., p. 162. L’insolito parti-
colare dell’aureola bicroma del serafino si ritrova nella grotta di San Biagio a Ca-
stellammare di Stabia, intorno al volto di un arcangelo che appartiene ad uno
strato attribuito al secondo quarto del XII secolo : H. Belting, Studien zur bene-
ventanischen Malerei, Wiesbaden, 1968, p. 123 e tav. LXVI, no 146 (Gioia Bertelli
ha successivamente proposto un’anticipazione di queste pitture, «alla fine dell’XI
secolo o ai primi decenni del XII» : C. Bertelli, La grotta cit., p. 55-56, 64, 69-71).
464
Il pannello di S. Giovanni e Paolo veniva assegnato da Guglielmo Mat-
thiae a «poco dopo la metà del XII secolo» (G. Matthiae, Pittura cit., II, p. 95),
datazione condivisa da G. Curzi, La decorazione medievale del c. d. oratorio del
SS. Salvatore sotto la basilica dei SS. Giovanni e Paolo a Roma, in A. Cadei,
M. Righetti Tosti-Croce, A. Segagni Malacart, A. Tomei, a cura di, Arte d’Occiden-
te, temi e metodi. Studi in onore di Angiola Maria Romanini, 3 voll., Roma, 1999,
II, p. 607-616, part. p. 613.
465
G. Di Sotto, Le pitture della chiesa rupestre di S. Angelo in Asprano, in Be-
nedictina, 23, 1976, p. 163-172; F. Riccardi, La chiesa rupestre di S. Angelo in
Asprano presso Roccasecca, in Lazio ieri e oggi, XXXIII, 8, 1997, p. 248-249;
L. Speciale, Note per l’arte cassinese del XII secolo, in Monastica, V, Montecassino,
1987, p. 203-240, p. 216; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 320
(«Grotta di S. Michele ad Asprano», scheda a cura di S. Romano); F. Simonelli,
Chiesa di Sant’Angelo (San Michele) in Asprano, La storia, in G. Orofino, a cura di,
Affreschi in Val Comino e nel cassinate, Cassino, 2000, p. 75; P. Mathis, Chiesa di
Sant’Angelo (San Michele) in Asprano, L’edificio, Gli Affreschi, ivi, p. 76-78. Cfr.
anche : G. Orofino, Affreschi in Val Comino e nel cassinate : un’iniziativa per la va-
lorizzazione ed il recupero, ivi, p. 9-12.
466
G. Di Sotto, Le pitture cit., p. 165; F. Simonelli, Chiesa di Sant’Angelo cit.,
p. 75.
.
136 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
La struttura, costruita con malta e pietre di vario taglio, si erge quasi al-
l’interno di un costone roccioso tanto che, non essendoci un tetto, il sovra-
stante calcare della rupe funge da copertura (tav. 37 b). Attualmente l’edifi-
cio consta di un vano d’accesso quadrangolare, dal perimetro leggermente
trapezoidale, che tramite un passaggio centrale comunica con una sorta di
lungo transetto con piccola abside al centro. Aldilà del muro destro del vano
principale c’è uno spazio chiuso, confinante con la roccia della montagna,
adibito ad ossario nell’800 467. L’unica copertura dell’edificio consiste in una
piccola volta a botte posta a protezione della conca absidale.
È fuori dubbio che la struttura abbia subito nel tempo sostanziali modi-
fiche, apportate anche di recente visto che nel XVIII secolo la chiesa è consi-
derata «diruta» nei registri parrocchiali 468. Osservando la facciata dell’edifi-
cio la discontinuità della tessitura muraria permette di distinguere una fase
antecedente forse corrispondente alla primitiva : una cortina a blocchi cal-
carei di taglio più grosso, evidente nella zona centrale, termina in alto a dop-
pio spiovente e prosegue a destra fino ad incontrare la roccia naturale. Que-
st’ala della chiesa era in comunicazione con l’esterno mediante una piccola
porta sovrastata da un arco ribassato, attualmente tamponata. La forma a
spiovente giustifica l’ipotesi di una primitiva copertura a tegole.
Più ardua è l’interpretazione dell’originario assetto della zona presbite-
riale. È chiaro che l’abside risale alla fase più antica, visto che il primo strato
pittorico che vi aderisce è di età altomedievale. Lo stesso può dirsi per la pa-
rete di fondo del piccolo transetto destro dal quale proviene un pannello con
una Crocifissione verosimilmente contemporaneo al primo strato della ca-
lotta absidale. Un approfondimento della questione permetterebbe forse di
ricostruire l’assetto architettonico originario. Allo stato attuale della ricerca,
si può solo avanzare l’ipotesi di un primitivo edificio a navata unica mo-
noabsidato con copertura a due spioventi.
La chiesa di Sant’Angelo in Asprano conserva significative testimonian-
ze pittoriche di X e XII secolo, oltre a pannelli votivi assai più tardi. Il secon-
do strato dell’abside raffigura un’Ascensione, soggetto molto diffuso nelle
decorazioni absidali di XII secolo fra Lazio e Campania (tav. 68 a) 469. La
composizione di Sant’Angelo denota un’acquisita esperienza e una certa di-
sinvoltura nell’articolare gli spazi e nel disporre le figure. L’effetto generale è
di movimento ma al tempo stesso di rigore geometrico. Al centro campeggia
il Cristo benedicente circondato da una mandorla di luce sollevata da due
angeli in volo, mentre un’altra coppia di angeli, al di sopra, saluta l’evento
sollevando le braccia. In asse con il Cristo e interamente frontale è la sotto-
stante figura della Vergine orante, elemento di congiunzione tra la teofania e
la schiera di apostoli (tav. 68 b). In corrispondenza del limite della conca ab-
sidale l’intonaco dipinto gira sulla parete limitrofa terminando con un moti-
vo che funge da bordura. Si tratta di due colonne con capitelli a cespo di
467
Ibid., p. 75.
468
Ibid.
469
A. Carotti, Gli affreschi della Grotta delle Fornelle a Calvi Vecchia, Roma,
1974, p. 13-15, 51-54; W. Angelelli, Affreschi medievali dalla perduta chiesa di San
Basilio ai Pantani nel foro di Augusto, in Bollettino d’Arte, 105-106, 1998, p. 9-32,
part. p. 15-16 e nota 56.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 137
acanto e un decoro ad arco con girali pure d’acanto terminante, sulla som-
mità, con un clipeo. Quest’ultimo, nonostante si sia conservato solo parzial-
mente, permette di distinguere al suo interno le tracce dell’agnello mistico.
Oltre alle numerose lacune, la maggiore delle quali taglia quasi intera-
mente il gruppo degli apostoli di sinistra, è da notare la ridipintura verde-
scuro del fondo, realizzata probabilmente a seguito della caduta del blu ori-
ginario, forse dato a secco 470. L’intervento pittorico integrativo ha coperto un
nastro rosso rifilato di bianco che correva sopra le aureole degli apostoli, e
ora emerge qua e là sotto lo strato verde. Ad un’attenta osservazione della
pellicola pittorica è stato possibile leggere alcune lettere campite su questa
fascia e restituire il senso dell’originaria iscrizione. Lungo il fianco del-
l’angelo di destra si legge, infatti, [I]ACOBV[S]. È chiaro, quindi, che vi fos-
sero riportati i nomi degli apostoli, secondo un uso attestato altrove 471.
Quanto all’epoca di esecuzione della decorazione absidale, di recente è stata
condivisa la proposta, avanzata da Lucinia Speciale, di datarla intorno alla
metà del XII secolo 472. La studiosa aveva notato somiglianze formali tra l’A-
scensione della chiesetta di Sant’Angelo e i disegni del codice dei Dialogi di
Desiderio (Vat. lat. 1203, fol. 76v) considerati il prodotto di uno scriptorium
cassinese operante fra il primo e il secondo decennio del XII secolo. Proprio
in favore di questo convincente accostamento preferiamo assegnare la deco-
razione rupestre al primo quarto del XII secolo piuttosto che alla metà dello
stesso sulla base di un ritardo che ci pare ingiustificato 473.
La caduta dell’intonaco nella zona sinistra dell’abside ha riportato alla
luce parte di un’anteriore decorazione (tav. 69 a). A sinistra, sul fondo ocra
di un orizzonte che sale verso il centro della curva absidale, è ritratto un san-
to con lunga barba, verosimilmente un martire, visto l’attributo della croce
che impugna con la destra. L’identità del personaggio non è riconoscibile
poiché non vi è traccia dell’iscrizione onomastica. Accanto, ma più in alto, è
la parte inferiore di un santo che sembra avere la stessa veste.
Nonostante la ridotta visibilità dell’originaria composizione si può ten-
tare di decifrare l’assetto generale del tema raffigurato : una schiera di santi
in posa stante che con ogni probabilità fiancheggiava la figura centrale di
Cristo. In corrispondenza dell’asse mediano, infatti, l’intonaco con l’Ascen-
sione lascia trasparire, al di sotto, l’estremità di un piede con sandalo, posto
ancora più in alto della seconda figura di santo.
Le proporzioni del piede lasciano immaginare che il personaggio occu-
passe l’intero campo centrale e fosse di maggiori dimensioni rispetto alle fi-
gure laterali. È chiaro che il particolare del sandalo esclude che vi fosse raf-
470
Sembrerebbe trattarsi di azzurrite (M. Matteini, A. Moles, La chimica nel
restauro. I materiali dell’arte pittorica, Firenze, 1989, p. 28).
471
Ad esempio nell’Ascensione, più o meno coeva, dell’abside di Santa Maria
in Caldana a Mondragone, cfr. V. Pace, La pittura medievale in Campania, in
C. Bertelli, a cura di, La Pittura in Italia. L’Altomedioevo, Milano, 1994, p. 243-269
(p. 251 e fig. 318).
472
L. Speciale, Note per l’arte cit., p. 216; P. Mathis, Chiesa di Sant’Angelo
cit., p. 78.
473
L. Speciale, Note per l’arte cit., p. 216.
.
138 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
figurata la Vergine o altri soggetti che possono trovarsi al centro delle com-
posizioni absidali, come ad esempio l’arcangelo Michele, di solito
rappresentato con calzari. Fra i due angeli di destra dell’Ascensione, in corri-
spondenza di una piccola lacuna, traspare inoltre una mano, probabilmente
riferibile a uno dei personaggi che dovevano figurare su questo lato per con-
trapporsi simmetricamente a quelli di sinistra.
Al primo intervento pittorico appartiene con ogni probabilità anche il
pannello con la Crocifissione, staccato dalla parete di fondo del piccolo vano
di destra e attualmente custodito su un supporto mobile all’interno della
chiesa di Santa Maria delle Grazie nel vicino centro di Caprile (tav. 69 b) 474.
Si è conservata parte della croce, che è profilata da una cornice perlinata e
ha un suppedaneum. Del Cristo resta soltanto la mano destra e il tratto infe-
riore della figura con un perizoma purpureo decorato da puntini bianchi e le
gambe che scendono unite fino al tratto terminale della croce. A sinistra è
sopravvissuta integralmente la figurina di un soldato con copricapo a punta
e fasciae che avvolgono le gambe, il tradizionale Longino 475. In alto a sinistra
resta un frammento dell’imago clipeata del sole antropomorfo del quale si
vede distintamente il braccio piegato con la mano rivolta verso il Cristo.
A parte l’ovvia presenza, in origine, della simmetrica immagine della lu-
na sulla destra e quella del soldato portaspugna che doveva fare pendant con
il personaggio conservato, si è autorizzati a credere all’esistenza di un’altra
figura 476. Congiunta al bordo inferiore destro della croce, è infatti distingui-
bile una campitura rossa ad andamento irregolare, purtroppo lacunosa. No-
nostante il cattivo stato di conservazione della pellicola pittorica la macchia
di colore è degna di attenzione, tanto più che gli ampi brani superstiti relati-
vi al paesaggio del fondo sono resi con un giallo-ocra omogeneo. In questo
punto del pannello è verosimile pensare che vi fosse raffigurato il ritratto di
un donatore, come accade, del resto, anche in altre versioni iconografiche
altomedievali 477.
474
Dopo la scoperta, avvenuta nel corso di un restauro, il pannello con la
Crocifissione è stato pubblicato da Fernando Riccardi (F. Riccardi, La chiesa ru-
pestre cit., p. 249) e successivamente esaminato da Paola Mathis : P. Mathis,
Chiesa di Sant’Angelo cit., p. 77.
475
Sull’uso delle fasciae, cfr. C. Cecchelli, La Vita di Roma cit., II, p. 806-
807). Longino ha un copricapo simile nella Crocifissione della chiesa di Saint-
Pierre-les-Églises presso Chauvigny (Vienne), attribuita all’XI secolo, cfr. H.-
C. Sepière, L’image d’un Dieu souffrant. Aux origines du Crucifix, Parigi, 1994,
p. 225-226, tav. XXV a.
476
Per la presenza del sole, e dell’immagine simmetrica della luna, all’interno
della Crocifissione : W. Deonna, Les Crucifix de la vallée de Saas-Valais : Sol et Lu-
na, histoire d’un theme iconographique, in Révue de l’histoire des religions, 132,
1947, p. 5-47; 133, 1948, p. 49-102, spec. p. 61-92; M.-Ch. Sepière, L’image d’un
Dieu cit., p. 99. Sulla presenza della coppia di soldati, il portalancia Longino e il
portaspugna Stephaton : Ibid., p. 96-97.
477
Sull’iconografia del donatore in proskynesis nella scena della Crocifissio-
ne, in esempi occidentali dell’altomedioevo : R. Deshman, The exalted servant :
the ruler Theology of the prayerbook of Charles the Bald, in Viator, 11, 1980, p. 385-
417.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 139
5 – PROVINCIA DI LATINA
478
R. Zuccaro, Gli affreschi cit., p. 110.
479
La croce di Asprano, profilata da una perlinatura, somiglia a quella del
rotolo della Benedictio fontis (Roma, Biblioteca Casanatense, Cas. 724), ascrivibi-
le alla seconda metà del X secolo : B. Brenk, Bischöfliche und monastische «com-
mittenza» in Süditalien am Beispiel der Exultetrollen, in Committenze e produzione
artistico-letteraria nell’alto medievo occidentale, Spoleto, 4-10 aprile 1991, 2 voll.,
Spoleto, 1992 (Sett.CISAM, XXXVI), I, p. 275-300, spec. p. 285-286. Non lontana
dalla nostra è l’ipotesi di datazione avanzata di recente da Paola Mathis («al X se-
colo, o, al più tardi, agli inizi del successivo», P. Mathis, Chiesa di Sant’Angelo
cit., p. 78). La studiosa, tuttavia, non prende in considerazione la possibilità che
il pannello con la Crocifissione sia frutto dello stesso intervento pittorico che pro-
dusse il primo rivestimento dell’abside.
480
Ibid., p. 75.
481
M. Barosso, Ecclesiae Sancti Michaelis Archangeli supra Nynpham, in Atti
della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, XIV, 1939, p. 67-80; L. Ha-
dermann Misguisch, Images de Ninfa. Peintures médiévales dans une ville ruinée
du Latium, Roma, 1986, p. 93-102, 123-128. Il santuario è citato nell’opera di Mo-
roni (G. Moroni, Norma o Norba, in Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica,
103 voll., 48, Venezia, 1848, p. 105-106).
.
140 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Dopo aver riportato la data del 1183 come anno dell’istituzione del san-
tuario micaelico, il documento stila l’elenco delle reliquie che durante la ce-
rimonia di consacrazione vennero riposte al suo interno, assai probabilmen-
te nei due altari che si conservano tutt’ora : si tratta delle ossa dell’apostolo
Bartolomeo, dei martiri Savino, Sebastiano, Antonino e Isidoro, di Bruno il
punto ha prodotto una stalattite e una stalagmite che col tempo si sono saldate
insieme.
483
Interessante quanto rilevato in proposito dalla Barosso : «L’altare della
chiesa di S. Angelo sopra Ninfa ha il sepulcrum a m. 0,17 alto m. 0,46 largo
m. 0,30, profondo m. 0,45. Anche questa parte è accuratamente intonacata come
tutto l’altare. Ogni traccia di colore è scomparsa all’esterno : nell’interno della ca-
vità si conserva una traccia di colorazione ocra gialla, lustrata, ben visibile nella
parte superiore, con un graffito a forma di croce (crux decussata) come quella
che si tracciava e si traccia tuttora per la cerimonia della consacrazione», Ibid.,
p. 74.
484
M. Cassoni, La Badia ninfana di S. Angelo o del Monte Mirteto nei Volsci
fondata da Gregorio IX, in Rivista storica benedettina, 59-60, 1923, p. 170-189, 252-
263, 61, 1924, p. 51-77 (spec. p. 170-174); R. Grégoire, Presenze religiose e monasti-
che a Ninfa nel Medioevo, in Ninfa. Una città, un giardino. Atti del colloquio della
Fondazione Camillo Caetani, Roma, Sermoneta, Ninfa 7-9 ottobre 1988, Roma,
1990, p. 153-181; M. L. De Sanctis, Insediamenti monastici nella regione di Ninfa,
ivi, p. 259-279, part. p. 262-264.
485
M. Cassoni, La Badia cit., p. 172.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 141
confessore e di Elena, madre di Costantino 486. Altre pergamene del fondo su-
blacense offrono dati sul vicino monastero di Santa Maria di monte Mirteto,
a partire dalla sua fondazione, fra il 1206 e il 1212, fino alla sua annessione a
Santa Scolastica, avvenuta nel 1432, e ancora oltre 487. Già dalla fine del XII
secolo la grotta di San Michele diviene meta di fedeli che accorrono per otte-
nere le indulgenze elargite dai vescovi delle diocesi circonvicine 488.
Nonostante il pessimo stato di conservazione, dovuto alla proliferazio-
ne di muschi e licheni, alcuni brani pittorici si conservano lungo la parete
retrostante l’altare e sul lato esterno del muro di sud-ovest, a sinistra dei gra-
dini 489. Negli anni ’30 del secolo scorso, quando ancora i soggetti raffigurati
dovevano risultare discretamente visibili, Maria Barosso documentò le pit-
ture con disegni e acquerelli (tav. 37 c) 490. L’apparato grafico, pubblicato in
un articolo del 1939, risulta oggi quanto mai prezioso dato che nel corso del
nostro sopralluogo un’analisi accurata degli intonaci ha rilevato l’integrità
della superficie pittorica soltanto in zone assai limitate.
Quel poco che resta della materia pittorica, tuttavia, è indispensabile
per avanzare un’ipotesi di datazione visto che non disponiamo di fotografie
risalenti all’epoca durante la quale le pitture erano ancora ben visibili, e dai
vecchi disegni non è facile farsi un’idea della resa stilistica delle raffigura-
zioni.
La parete dietro l’altare ospitava due ampi temi figurativi. Come si evin-
ce dalla vecchia documentazione grafica, il soggetto di sinistra, oggi ridotto
a una coltre di muschio che non ha risparmiato la minima superficie, rap-
presentava una Psicostasia (fig. 8) 491. L’arcangelo sosteneva con la mano si-
nistra la bilancia per la pesa delle opere buone e di quelle cattive, mentre
con la destra impugnava l’asta per trafiggere il demonio 492.
Un certo grado di visibilità ha mantenuto il pannello contiguo che si
estende sulla destra, con l’immagine centrale del Cristo benedicente tra quel-
le, in scala minore, degli apostoli Pietro e Paolo che esibiscono ciascuno un
cartiglio (fig. 8) 493. Proprio al di sotto del filatterio di Paolo è una piccola nic-
chia quadrangolare che probabilmente ospitava la suppellettile liturgica 494.
Sebbene all’attacco dei microrganismi e alla sedimentazione dei carbonati si
sia aggiunta, in tempi recenti, la caduta dell’intonaco in corrispondenza del
volto di Cristo e l’asportazione vandalica del volto di Pietro, delle pitture si
colgono ancora alcuni dettagli, come le linee del panneggio di Gesù, la sua
486
Ibid.
487
Ibid., p. 61-77; R. Grégoire, Presenze cit., p. 155-163.
488
M. Cassoni, La Badia cit., p. 172.
489
Maria Barosso proponeva una datazione al XIV secolo (M. Barosso, Ec-
clesiae cit., p. 74, 80), accettata in seguito da L. Hadermann Misguisch, Images
cit., p. 126.
490
M. Barosso, Ecclesiae cit., figg. 1, 5, tav. a p. 72, 9, 10.
491
Ibid., p. 76-77.
492
Quest’ultimo non era più visibile già all’epoca dello studio di Maria Baros-
so (Ibid., fig. 9).
493
M. Cassoni, La Badia cit., p. 171; M. Barosso, Ecclesiae cit., p. 74-76.
494
La nicchia misura 27 cm per lato ed è profonda 30 cm (Ibid., p. 76).
.
142 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Fig. 8 – Monte Mirteto (Ninfa), grotta di S. Angelo, Cristo fra Pietro e Paolo,
Psicostasia, disegno (da M. Barosso 1939).
mano sinistra che regge un volumen con dita affusolate, la campitura rossa
del fondo nella zona circostante, il volto di Paolo (tav. 37 d), parte dei carti-
gli e infine le tracce di un capitello, raffigurato lungo l’estremità destra,
appartenente a una delle due colonne che delimitavano il soggetto lateral-
mente.
Di particolare interesse sono le iscrizioni dipinte sui cartigli dei due
apostoli, decifrate già all’inizio del secolo scorso, quando dovevano risultare
più leggibili 495. L’iscrizione associata a Paolo riportava la frase : MIHI VIVE-
RE CR[IST]VS EST ET MORI LVCRVM; quella relativa a Pietro : ET RE-
SPONDIT PETRVS TV ES CR[IST]VS FILI DEI VIVI 496. Le iscrizioni, tra-
scritte in passato senza tuttavia individuarne la fonte, riprendono due testi
neotestamentari : nel primo caso si tratta di un passo di una delle lettere di
san Paolo ai Filippesi (I, 21), nel secondo di un versetto del vangelo di Mat-
teo (XVI, 16). Maria Barosso aveva osservato come le frasi coincidessero con
quelle riportate sui cartigli dei due apostoli rappresentati nel perduto mosai-
co absidale della basilica di San Pietro, trascritte in alcune copie tardo-
rosso con particolare precisione, lo si evince dal confronto con i resti ancora oggi
visibili : M. Barosso, Ecclesiae cit., p. 75, fig. 10.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 143
497
Ibid., p. 76.
498
Sulle riproduzioni del tema absidale di san Pietro, cfr. A. Margiotta, L’an-
tica decorazione absidale della basilica di san Pietro in alcuni frammenti al museo
di Roma, in Bollettino dei Musei Comunali di Roma, n. s., II, 1988, p. 21-33 (21);
A. Iacobini, Il mosaico absidale di San Pietro in Vaticano, in Fragmenta Picta. Af-
freschi e mosaici staccati del Medioevo romano, Roma, 15 dicembre 1989-18 feb-
braio 1990, catalogo della mostra, Roma, 1989, p. 119-130.
499
Sui mosaici di San Paolo f.l.m. e San Giovanni in Laterano : F. Gandolfo,
Aggiornamento cit., p. 286, 288-289, 340-341, 343; M. Andaloro e S. Romano,
L’immagine nell’abside, in Eaedem, a cura di, Arte e iconografia cit., p. 93-132,
part. p. 114-119, fig. 66 (paragrafo 5, a cura di S. Romano).
500
M. Barosso, Ecclesiae cit., fig. a p. 72. All’inizio del ’900 padre Cassoni vi
aveva visto «una Madonna che dà il latte al Bambino Gesù, con due angeli ai la-
ti», M. Cassoni, La Badia cit., p. 171.
501
M. Barosso, Ecclesiae cit., p. 77.
.
144 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Fig. 9 – Monte Mirteto (Ninfa), grotta di S. Angelo, pastore con gregge, disegno
(da M. Barosso 1939).
un pastore vestito di una corta tunica ocra su pantaloni aderenti 502. Il perso-
naggio è affiancato a sinistra da un gregge o forse da una mandria (tav.
70 d) e regge sulla spalla un bastone al quale sembra essere appesa una bi-
saccia. Data l’esiguità della porzione d’intonaco superstite, l’identificazione
della scena risulta assai ardua. Tenendo conto dell’importanza che riveste in
questo luogo l’arcangelo Michele, si potrebbe pensare all’episodio di Garga-
no e del toro smarrito dalla mandria, sennonché il pastore raffigurato a Nin-
fa non è ritratto nell’atto di scagliare la freccia verso il toro nascosto nella
grotta, come avviene nell’iconografia del ciclo della Apparitio 503.
502
Sull’uso delle fasciae, cfr. C. Cecchelli, La Vita di Roma cit., II, p. 806-
807).
503
Supra, p. 59-60.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 145
6 – PROVINCIA DI CASERTA
504
D. Salazaro, Studi sui monumenti cit., p. 57-59; É. Bertaux, L’art dans l’I-
talie cit., p. 243-247; G. Kalby, Le grotte dei Santi e delle Formelle a Calvi, in Il con-
tributo dell’archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione. Atti
del Convegno Nazionale di Studi Storici promosso dalla Società di Terra di Lavoro,
Capua e altrove, 26-31 ottobre 1966, Roma, 1967, p. 337-342, spec. p. 338-341;
H. Belting, Studien cit., p. 102-111; A. Thiery, La peinture cit., p. 471-472; V. Pace,
La pittura rupestre cit., p. 403-404, 408; A. M. Romano, La Grotta dei Santi, in Ca-
serta e la sua Reggia. Museo dell’Opera e del Territorio, Napoli, 1995, p. 222;
S. Piazza, La Grotta dei Santi cit., p. 169-208. Sull’antica Cales : W. Johannowfs-
ky, Relazione preliminare sugli scavi di Cales, in Bollettino d’Arte, XLVI, 1961,
p. 258-268; G. E. Carcaiso, Storia dell’antica Cales, Acerra (Napoli), 1980 (Qua-
derni di storia ed arte campana, 7), spec. p. 109-146.
505
Infra, p. 148-152, 160-164.
506
V. Pace, La pittura rupestre cit., p. 403; Dei cinque pezzi trafugati uno sol-
tanto non è stato recuperato (il busto della Vergine orante : S. Piazza, La Grotta
dei Santi cit., p. 169, 176, 183 e nota 31, figg. 2, 6, tav. II, no 20) mentre gli altri
quattro, Simone apostolo, Barbara martire, Cosma anargiro e Giovanni Battista
a seguito del vandalico stacco hanno subito un notevole ridimensionamento (cfr.
A. M. Romano, La Grotta cit., p. 222).
.
146 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
(tavv. 71 b, 72 b-d) 507. Più in basso, sulla parete di fronte all’altare moderno,
sono state dipinte le immagini di santa Margherita con la corona del marti-
rio, di un santo vescovo con omophorion e di un santo medico con gli stru-
menti della medicina 508. Fra questi ultimi, tuttavia, doveva esserci verosimil-
mente un’altra figura di santo, sparita in occasione della seconda campagna
pittorica al di sotto di un pannello con una Theotokos. A coronamento della
serie di personaggi, campeggiava una sequenza di medaglioni con busti di
santi, almeno cinque a giudicare dallo spazio a disposizione, dei quali so-
pravvivono parzialmente i primi due sulla destra. Sul fronte dell’antico alta-
re, a destra della parete curvilinea, sopravvive un’altra imago clipeata ospi-
tante, in questo caso, la mano divina. Un’immagine isolata della Vergine
orante, infine, era visibile lungo la parete destra dell’invaso fino a quando
non è stata scialbata insieme ai dipinti di un secondo strato collocati a fian-
co e in seguito staccata dalla parete e trafugata 509.
Sulla base di confronti formali è possibile attribuire le prime pitture
della Grotta dei Santi alla temperie artistica della Langobardia Minor del pie-
no X secolo che trova nella vicina Capua, allora sede di un principato, un at-
tivo centro propulsore.
La tipologia dei volti delle figure della Grotta dei Santi, con i grandi oc-
chi sferici circondati da sopracciglia unite in un solo tratto alla canna nasale
e la bocca costituita da un segmento orizzontale con il labbro inferiore mol-
to pronunciato, rivela, infatti, un apparentamento con l’immagine clipeata
della cripta capuana di San Michele a Corte, ascritta al X secolo, e con le mi-
niature del rotolo della Benedictio fontis, opera assegnata agli anni intorno al
969, attribuita a un atelier beneventano o cassinese 510.
Il secondo intervento pittorico è assai più esteso e si distingue per il ca-
rattere votivo delle immagini (tavv. 38 b-c, 39 a, 84 b). Ai lati dell’intonaco
del vano absidale e lungo le pareti, su due file, trova posto una moltitudine
di pannelli raffiguranti perlopiù santi in posa frontale accompagnati, alla
base, da iscrizioni con i nomi dei donatori nell’usuale formula votiva : EGO
«X» CVM VXORE MEA «Y» PINGERE FECI 511. Durante questa seconda
campagna, a destra e a sinistra del pannello con il Pantocratore è stato ag-
giunto rispettivamente un Nicola di Mira e un altro vescovo, non meglio
identificabile data la perdita dell’iscrizione onomastica. Al di sopra del-
l’intonaco di primo strato che aderisce alla parete sottostante, una Theotokos
507
S. Piazza, La Grotta dei Santi cit., p. 172, 178-183, figg. 4, 8-11, tav. III,
nn. 35-43, 51.
508
Ibid., p. 172, fig. 5, tav. III, nn. 45-48.
509
Cfr. supra, nota 506 e ibid., p. 169, 176, 183 e nota 31, figg. 2, 6, tav. II,
no 20.
510
B. Brenk, Roma, Biblioteca Casanatense. Benedizionale, in G. Cavallo, a
cura di, Exultet. Rotoli liturgici del Medioevo meridionale, Roma, 1994, p. 87-90.
Già Belting, a suo tempo, aveva acutamente proposto un raffronto fra le miniatu-
re del Benedizionale e le prime pitture di Calvi, suggerendo però per queste ulti-
me una datazione al secondo terzo dell’XI secolo (H. Belting, Studien cit., p. 109-
110; cfr. infra, p. 217-221).
511
Infra, p. 238-239.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 147
512
S. Piazza, La Grotta dei Santi cit., p. 188, fig. 5, tav. III, nn. 47, 52.
513
Ibid., p. 176, tav. II, nn. 21-32.
514
Sulla diffusione e il culto di Bonifacio e Castrense in Italia meridionale
durante il Medio Evo, di recente : S. Brodbeck, Messages et fonctions du program-
me hagiographique de la cathédrale de Monreale (Sicile, fin XIIe siècle), tesi di dot-
torato, 4 voll., Parigi (Università di Paris-Sorbonne, 18 giugno 2005), II-a, schede
nn. 14 e 18.
515
Ibid., p. 176, tav. I, nn. 1-9, 15.
.
148 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
La Grotta delle Fornelle, nota per una serie di pitture realizzate al suo
interno tra l’XI e il XIII secolo, si apre lungo un costone tufaceo in corri-
spondenza della zona sud-orientale dell’antica Cales, oggi attraversata dalla
via Casilina e dall’autostrada Roma-Napoli (tav. 40 b) 522. Allo scempio pae-
516
H. Belting, Studien cit., p. 108.
517
I gioielli che esibisce santa Barbara, come pure il panneggio di san Simo-
ne dipinto accanto, rimandano a un linguaggio formale in circolazione al tempo
dell’esecuzione dei mosaici di Pasquale I (817-824) : G. Matthiae, Mosaici cit., I,
p. 239-242, II, fig. 201. Del resto anche l’iconografia delle scene del Martirio di
San Lorenzo e del Miracolo di San Silvestro e il drago tradiscono una radice ro-
mana (S. Waetzoldt, Die Kopien cit., p. 30-31, 78-79, figg. 22, 86).
518
R. Zuccaro, Gli affreschi cit., p. 31-33, tav. IV a.
519
Infra, p. 153-155, 170-175.
520
L. Speciale, La Chiesa Rupestre di Santa Maria in Grotta (Notizie storiche/
Le pitture), in Civiltà Aurunca, 26, 1994, p. 33-38, 63-80 (p. 78-79).
521
Supra, p. 152.
522
H. Belting, Studien cit., p. 111-112; G. Kalby, Le grotte cit., p. 341-342;
A. Carotti, Gli affreschi cit.; A. Thiery, La peinture murale in L’art dans l’Italie Mé-
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 149
.
150 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
sto, in un modo che appare del tutto casuale, soltanto due pannelli votivi.
Sul fondo, una grande Ascensione, tema ricorrente nelle absidi campane fra
la seconda metà dell’XI secolo e il XII, è stata adattata alla forma trapezoida-
le della parete verticale (tav. 40 a, 73 a) 531.
Diversa è la situazione dei due piccoli ambienti, l’uno in prossimità del-
l’entrata, sulla destra, l’altro al di là della parete di fondo. Il primo, in origine
interamente dipinto come a voler imitare una cappella, potrebbe essere con-
temporaneo al progetto di decorazione e realizzato per un intento devozio-
nale (tav. 41 a). Anche il secondo, che non conserva però alcuna traccia di
pittura, potrebbe essere il frutto di un intervento medievale, forse realizzato,
come già supposto in passato 532, per accogliere le spoglie di due personaggi
di alto rango, il conte Pandolfus e sua moglie Gualferada i cui nomi prima
del furto comparivano nella lunga iscrizione del bordo inferiore dell’anti-
stante pannello con l’Ascensione 533. L’ipotesi di una funzione funeraria del-
l’ambiente è sostenuta sulla base dell’assoluta mancanza di luce ed aerazio-
ne e dall’esistenza di una necropoli medievale nelle immediate vicinanze 534.
Nel passare in rassegna la serie di pitture della grotta, cominciando
dalla parete sinistra dell’invaso principale, dobbiamo purtroppo constatare
che i ladri hanno completamente asportato la metà superiore del lungo pan-
nello presso l’entrata. Ad una scena a carattere narrativo, della quale già in
passato non risultava possibile fornire una chiave interpretativa, seguiva
una Theotokos e ancora oltre l’episodio evangelico della danza di Salomé
con la decapitazione del Battista (tav. 40 c) 535. Nel mezzo della parete oppo-
sta, prima del furto si potevano scorgere le figure di sant’Elena, S[AN]C[T]A
ELE(NA), madre di Costantino, e san Giovanni evangelista, S[AN]C[T]VS
(IO)HANNES EV, facenti parte dello stesso riquadro (tav. 73 b) 536. Sulla pa-
rete di fondo, al di sotto della zona dove era raffigurata l’Ascensione, obbe-
diente allo schema iconografico tradizionale con l’immagine del Cristo in
una mandorla trasportata da quattro angeli sopra la Vergine orante affian-
cata dalla schiera degli apostoli, sono i resti di una serie di undici santi in
posa frontale, interrotti al centro dall’apertura che immette nel piccolo am-
biente retrostante 537.
Le pareti della cappellina a destra dell’ingresso principale erano rivesti-
te da una decorazione a due registri. Quello superiore ospitava una serie di
531
Sull’Ascensione in area campana fra XI e XII secolo, cfr. infra, p. 226.
532
Ibid., p. 40.
533
+ OC OPVS QVOD ASSPICITIS EGO PALDOLFVS COM(ES) (C)VM
CVALFERADA COMETIXA VXORE [MEA] [...]. Appena al di sopra, un’altra iscri-
zione alludeva al passo neotestamentario relativo all’episodio dell’Ascensione (At-
ti degli Apostoli, I, 11), Ibid., p. 13.
534
Ibid., p. 33-43.
535
Ibid., p. 8-28, 45-56.
536
Ibid., p. 18-19, fig. 9, 60. Il busto dell’Evangelista, staccato e rubato insie-
me alla stragrande maggioranza dei dipinti della Grotta delle Fornelle, è stato ri-
trovato ed è ora esposto al Museo della Reggia di Caserta : C. Celentano, Fram-
menti cit. p. 225-227, fig. 192 a.
537
Già prima che i busti dei santi venissero asportati dalla parete non era
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 151
figure in posa stante oltre alla scena della Natività con l’Annuncio ai pastori
e il Bagno del Bambino sulla parete di fondo. Di tutti i soggetti la depreda-
zione non ha risparmiato che le parti meno rappresentative, come i bordi e
la zona inferiore delle figure. Il registro sottostante, invece, si è conservato
quasi integro ad eccezione, purtroppo, dell’interessante scena della «Dedica-
zione di un altare», inserita fra una serie di riquadri con specchiature a finto
marmo, in parte già alterata prima dell’intervento di asportazione (tav.
41 a) 538.
Sulla volta sono gli avanzi di un Cristo in gloria con i quattro simboli
degli evangelisti. La sottostante schiera di santi in posa stante comprende-
va : Nicola di Mira, Michele arcangelo, Pietro apostolo (tav. 41 b), con le
chiavi formanti il suo monogramma, e un altro santo, forse Donato, all’inter-
no del registro della parete sinistra; Caterina, S[AN]C[T]A CATERINA, e un
monaco con scapolare in corrispondenza della parete di fondo; tracce di cin-
que figure non identificabili sulla parete destra 539. A mezza altezza, lungo la
.
152 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
540
+ KALENDAS NOVEMB[E]R (E)R[I]T (D)E(D)[IC]ATIO ISSTIVS ALTA-
RE [IN] ONORE DI ET SCE MARI[AE] (V)IR(GI)[NIS] ET SC(I) MICHAELIS ET
SCI PETRI APOSTVLI ET SCI NI(C)[OLA](I) ET SC [...] OMNIV SANCTORV,
Ibid., p. 20.
541
A. Carotti, Gli affreschi cit., p. 64; B. Brenk, Città del Vaticano, Biblioteca
Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3784, Exultet, in G. Cavallo, a cura di, Exultet. Rotoli
liturgici del Medioevo meridionale, Montecassino, 1994, p 211-213 e tavv. fuori te-
sto.
542
A. Carotti, Gli affreschi cit., p. 65.
543
Ibid., p. 66.
544
Sulle pitture di Ausonia : G. C. Macchiarella, Il ciclo di affreschi della crip-
ta del santuario di S. Maria del Piano presso Ausonia, Roma, 1981, p. 45-143;
P. Mathis, Chiesa di Santa Maria del Piano (Cripta), in G. Orofino, Affreschi in Val
Comino cit., p. 45-49; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 318 («San-
tuario di Santa Maria del Piano», scheda a cura di S. Romano).
545
A. Carotti, Gli affreschi cit., 66.
546
Supra, p. 148.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 153
547
A. M. Villucci, Gli affreschi di S. Michele di Gualana a Fasani di Sessa Au-
runca, in Testimonianze della pittura medievale in territorio aurunco, Marina di
Minturno, 1999, p. 9-16 (1a ed. Scauri 1986). Vedi anche Pace (V. Pace, La pittura
rupestre cit., p. 404, 407-408).
548
Sull’omophorion : C. Cecchelli, La Vita di Roma cit. II, p. 933-1032.
549
D. Ambrasi, Massimo, santo, martire di Apamea, in Bibl.SS, IX, Roma,
1967, coll. 37-39.
.
154 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
550
M. D’Onofrio, V. Pace, Italia romanica cit., p. 109-112, bibl. a p. 113.
551
In passato veniva attribuita particolare rilevanza alla data del trasferi-
mento delle reliquie di san Nicola da Mira a Bari, avvenuta nel 1087, assegnando
a quest’avvenimento il valore di terminus post quem per la datazione delle imma-
gini di Nicola in Italia meridionale : H. Belting, Studien cit., p. 105, 110. Alcuni
studiosi, tuttavia, hanno avanzato perplessità in proposito, dato che l’intervento
di traslazione delle spoglie del vescovo di Mira può essere interpretato come un
esplicito segno di un culto nicolaiano già radicato nella penisola : G. P. Bognetti,
I «Loca Sanctorum» e la storia della chiesa nel regno dei Longobardi in S. Boesch
Gajano, a cura di, Agiografia altomedievale, Bologna, 1976, p. 105-143 (p. 107). Si
veda il caso pugliese di un’immagine di san Nicola probabilmente anteriore alla
traslazione delle reliquie : M. Falla Castelfranchi, Pittura monumentale bizantina
in Puglia, Milano, 1991, p. 105.
552
† EGO SASS[...] CV(M) BI[...]I[...]O SACERDOTE [...] PING(ERE) FE-
CI(MVS). Quando Villucci vide le pitture l’iscrizione era meno lacunosa : [...] SA-
CERDOTE [...]PTIONE PING(ERE) FECIMVS, A. M. Villucci, Gli affreschi cit.,
p. 13. Sulle iscrizioni votive con la formula Ego... cum... pingere feci, cfr. infra,
p. 238.
553
Supra, p. 146-148.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 155
L’eremo di San Martino sulla cima del monte Massico, non lontano dal
golfo di Gaeta, presenta al suo interno una struttura muraria voltata a botte
con estesi brani di pittura altomedievale e pannelli devozionali di epoca suc-
cessiva (tav. 42 a) 554. L’antro naturale si apre proprio al di sotto di un piano-
ro ove sorgono i resti di un cenobio benedettino 555. Per quanto riguarda il
santo titolare, sappiamo da Gregorio Magno che non si tratta del noto vesco-
vo di Tours, bensì di quel venerabilis Martinus che si separò da san Benedet-
to per ritirarsi a vita eremitica 556. Le pitture all’interno dell’eremo rupestre
attestano la frequentazione del luogo dal VI al XVII secolo.
A breve distanza dall’ingresso della grotta, la superficie irregolare della
roccia calcarea è stata foderata con una struttura muraria voltata a botte in
laterizi alternati a blocchi di tufo 557. L’ambiente misura più o meno 4 metri e
mezzo di lunghezza, mentre la larghezza, di circa 3 metri all’entrata, va pro-
gressivamente diminuendo verso il fondo, dove raggiunge appena un metro.
La parete sinistra è costituita da una muratura continua, diversamente da
quella di destra contraddistinta da due piccole arcate che lasciano a vista il
calcare naturale. La funzione di queste ultime, apparentemente incompren-
sibile, è legata con ogni probabilità alla presenza di una sorgente d’acqua, vi-
sto che la prima arcata mette in evidenza lo stillicidio della roccia. In corri-
spondenza del secondo arco, l’ambiente è occupato da un altare moderno in
muratura, ortogonale all’asse longitudinale della struttura voltata, al di so-
pra del quale si erge un muro provvisto al centro di un’apertura quadrango-
lare. Nella zona d’ingresso alla grotta, tracce di muratura farebbero pensare
ad un’originaria cortina muraria posta a protezione del piccolo edificio.
L’imbotte presenta due decorazioni sovrapposte, in ampi tratti difficil-
mente distinguibili a causa della grave alterazione degli intonaci, tanto da
554
N. Borrelli, La grotta di S. Martino del Massico e gli affreschi dell’XI sec.
scoperti da S. E. Fedele, in Latina Gens, 10, ottobre 1935, p. 262-267; A. M. Villuc-
ci, I monumenti di Sessa Aurunca, Scauri, 1980, p. 34; U. Zannini, San Martino :
vita e culto di un santo attraverso le falsificazioni medievali, in U. Zannini, G. Gua-
dagno, S. Martino e S. Bernardo, Marina di Minturno, 1997, p. 13-45, tavv. I-XIV;
G. Guadagno, Bernardo, Carinola e Foro Claudio tra falsificazioni e verità storiche,
ivi, p. 65-98, tavv. XV-XVII.
555
U. Zannini, San Martino cit., p. 28-33, 38-43.
556
Gregorio Magno ne parla nel terzo libro dei Dialoghi (Gregorio Magno,
Dialogi cit., II, p. 326-336), cfr. D. Ambrasi, Martino (Marco) di Monte Massico, il
solitario, in Bibl.SS., VIII, Roma, 1966, coll. 1237-1240; U. Zannini, San Martino
cit., 16-21. Cfr. infra, p. 185-186.
557
U. Zannini, San Martino cit., p. 41. Sull’impiego di questa tecnica muraria
in Campania : G. Ausiello, Architettura medievale. Tecniche costruttive in Campa-
nia, Napoli, 1999, p. 192-198 (part. le tabelle B3, B4 e B5, p. 195-196).
.
156 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
imporre un’attenta lettura delle superfici a vista, che verrà condotta a co-
minciare dalla decorazione più recente, della quale è possibile ricostruire
l’intero programma iconografico, almeno nel suo assetto generale.
La superficie pittorica del secondo strato, seppur lacunosa e assai dete-
riorata, permette di affermare che all’origine essa copriva l’intera fronte del-
l’arco d’ingresso e la prima metà dell’ambiente voltato. Nella volta campeg-
gia, su un fondo blu scuro stellato, l’immagine clipeata del Cristo benedicen-
te sostenuta da quattro angeli-cariatidi che poggiano i piedi su una fascia di
prato fiorito contraddistinto da pianticelle a ciuffo rosse e bianche (tav. 42 c,
76 d). Sulla parete destra l’intonaco dipinto si arresta a quest’altezza, dato
che lo spazio sottostante è occupato dalle due arcate. Il muro di sinistra, in-
vece, conserva parzialmente la rappresentazione di una schiera di personag-
gi, separata dal tema della volta mediante un’iscrizione, anch’essa lacunosa,
che corre orizzontalmente fra bande ocra e nere.
Il soggetto sulla fronte dell’arco d’ingresso è di ardua identificazione
(tav. 43 a). Resta soltanto, sulla destra, una porzione d’intonaco completa-
mente invaso da efflorescenze saline sul quale si scorgono le tracce di un cli-
peo centrale con una figura a mezzo busto e accanto un personaggio nimba-
to che esibisce un libro. L’ipotesi più probabile è che si tratti di un’altra ima-
go clipeata di Cristo accompagnata, in questo caso, dagli evangelisti.
L’iscrizione lungo la parete sinistra dell’imbotte è di estremo interesse
poiché attesta l’intitolazione dell’opera all’eremita Martino (tav. 43 b). Le
lettere capitali, dipinte in bianco su fondo rosso, permettono ancora di leg-
gere : [VIR]GINIS ET BEATI MARTINI CON[FESSORIS] 558. Per la descrizio-
ne dei personaggi raffigurati nel registro inferiore, viene in aiuto una foto-
grafia pubblicata negli anni ’30 del secolo scorso (tav. 43 c) 559. Nella vecchia
documentazione in bianco e nero si distinguono, assai meglio che allo stato
attuale (tavv. 43 b, 77 a) sei figure nimbate, anche se su questa parete, in ori-
gine, doveva essercene un numero maggiore, data la frammentarietà della
superficie pittorica e lo spazio a disposizione.
Diversamente dalla frequente tipologia iconica delle teorie di santi equi-
distanti a figura intera, questi personaggi sono disposti a gruppi di tre, alli-
neati su due piani. Tutti maschili, con lunga barba o imberbi, compiono il
gesto della benedizione con la mano destra. L’elemento che li accomuna è la
veste, un semplice pallio bianco. Privi come sono degli usuali elementi ico-
nografici che permettono la distinzione fra santi martiri, vescovi o monaci,
l’ipotesi più probabile è che essi rappresentino una schiera di apostoli.
La parziale caduta di questo secondo strato di pittura permette di rico-
noscere le tracce di un intonaco precedente che aderisce alla superficie mu-
raria dell’ambiente voltato (tav. 43 b) 560. Nonostante il grave stato di altera-
zione e l’esiguità della superficie attualmente visibile, è quindi possibile for-
558
Di recente Zannini ha rinunciato a una lettura dell’iscrizione («la fascia
centrale, dipinta in rosso, presenta scritte da decifrare», U. Zannini, San Martino
cit., p. 43), che invece venne trascritta correttamente, a suo tempo, da Borrelli
(N. Borrelli, La grotta cit., p. 267).
559
La fotografia era stata ceduta a Borrelli da Lydia de Ferraris, Ibid., p. 266.
560
L’esistenza di uno strato più antico è stata segnalata solo di recente : «[...]
le sovrapposizioni delle varie fasi pittoriche ci rivelano che al di sotto degli affre-
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 157
schi laterali (processione di donne e santi?) vi è una fase più antica successiva-
mente coperta da quest’ultimi», U. Zannini, San Martino cit., p. 41.
561
Si leggono soltanto, dopo un segno di interpunzione, le lettere «PR».
562
La prima segnalazione dell’esistenza del pannello trecentesco, visibile sol-
tanto dalla finestrella del muro di fondo, si deve a Antonio Marcello Villucci
(A. M. Villucci, I monumenti cit., p. 34).
.
158 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
563
Vedi infra, p. 185-188.
564
U. Zannini, San Martino cit., p. 43. Sulle fonti che attestano la presenza
delle spoglie di Martino : Ibid., p. 33-38.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 159
565
Chronicon Vulturnense, a cura di V. Federici, 3 voll., Roma, 1925-1940,
p. 284.
566
Si veda infra, p. 215-216.
567
Si veda infra, p. 217-219.
.
160 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
570
G. Torriero, La Chiesa Rupestre cit., p. 19-27, 39-62; A. M. Villucci, Le pit-
ture di Santa Maria in Grotta a Rongolise, in Campania Felix, II, 16, 1997, p. 315
(rist. in : Id., Testimonianze della pittura medievale in territorio aurunco, Marina
di Minturno, 1999, p. 33-36).
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 161
571
G. Torriero, La Chiesa Rupestre cit., p. 39-46. Sulle pitture di Rongolise,
oltre a A. M. Villucci, Le pitture cit., p. 315, cfr. : A. O. Quintavalle, Rongolise e
Santa Maria della Piana : tesori dell’XI e del XII secolo, Santa Maria Capua Vetere,
1934; M. Bonicatti, Considerazioni su alcuni affreschi medioevali della Campania,
in Bollettino d’arte, 43, 1958, p. 12-25. G. Lorenzoni, Le pitture di S. M. in Grotta a
Rongolise e il problema della loro datazione, in Napoli Nobilissima, V, Napoli,
1966, p. 45-52; A. Thiery, La peinture murale cit., p. 486-487; V. Pace, La pittura
medievale cit., p. 255, 260; Id., La pittura rupestre cit., p. 408, 413, e soprattutto
L. Speciale, La Chiesa Rupestre cit., p. 33-38, 63-80.
572
G. Torriero, La Chiesa Rupestre cit., p. 40-41.
573
Ibid., p. 43, 45; A. M. Villucci, Le pitture cit., p. 315.
574
Giuseppina Terriero non esclude «che la frequentazione della grotta risal-
ga ad un’epoca anteriore a quella attestata dalla decorazione pittorica», anche se
per la studiosa nel caso di Rongolise come di altri insediamenti rupestri dello
stesso territorio si tratterebbe di «un uso generalizzato di cavità naturali riorga-
nizzate dall’uomo» (G. Torriero, La Chiesa Rupestre cit., p. 23, 40) e non di am-
bienti di origine artificiale come invece crediamo che siano.
575
A. Venditti, Architettura bizantina cit., p. 367.
576
A. M. Villucci, Le pitture cit., p. 315.
577
L. Speciale, La Chiesa Rupestre cit., p. 37.
.
162 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
re, a tal proposito, che nell’iscrizione votiva alla base della Theotokos dipinta
sulla parete destra dell’ambiente principale (tav. 78 b), risalente con ogni
probabilità alla metà del XIII secolo 578, ha lasciato il nome un Martinus pre-
sbyter, qualifica che dimostra la sua appartenenza al clero e non ad una co-
munità monastica.
Il recente restauro ha messo in luce il più antico intervento pittorico del
santuario 579. Si tratta di una pittura raffigurante una Vergine fra due arcan-
geli dipinta nella zona superiore della parete di fondo dell’invaso centrale
(tav. 44 b). Il pannello, che ha forma trapezoidale a causa dell’inclinazione
delle pareti laterali, è stato sacrificato di quasi tutta la parte inferiore quan-
do, sul finire del XVII secolo, è stata realizzata una nuova decorazione più
consona all’allestimento dell’altare barocco. Nonostante la menomazione e il
cattivo stato conservativo dovuto al deterioramento diffuso della pellicola
pittorica, il dipinto è ben leggibile nel suo assetto generale e sufficientemen-
te integro per poter documentare il buon livello qualitativo dell’esecuzione.
Al centro di un paesaggio paradisiaco caratterizzato da un fondo verde
scuro sovrastato da una sottile banda azzurra e da una fascia di terreno ocra
sulla quale si stagliano fiori rossi, è collocata una Vergine con Bambino se-
duta su un trono con un dossale decorato in alto da due insoliti riccioli rivol-
ti verso l’esterno. Ai lati i due eleganti arcangeli con maniche verdi su tunica
e pallio bianchi ornati da clavi porpora, benedicono e porgono il palmo della
mano destra aperto verso la Theotokos in segno di deferenza. Per alcuni
aspetti le figure degli arcangeli rimandano a quelli dello strato più antico
della Grotta dei Santi a Calvi (tav. 72 a) 580. Simile è il modo di dipingere le
ali rosse e bianche, l’ovale dei volti leggermente di trequarti, la rotondità e la
grandezza degli occhi, il gesto e il tratto della mano aperta. Per altri versi le
due esecuzioni pittoriche si distanziano notevolmente : a Rongolise manca il
rigore della simmetria imposta alle figure del primo strato di Calvi. Si rivela,
di contro, una maggiore fluidità nei panneggi percorsi da pieghe e svolazzi
che rimandano a un repertorio di forme convenzionali di lunga tradizione 581.
Da notare l’uso parsimonioso del pigmento blu, utilizzato nell’inserto supe-
riore del fondo in corrispondenza delle due figure angeliche e in leggere pen-
nellate sulle vesti e perfino sui volti. La datazione di questa prima fase ese-
cutiva, anche grazie ai confronti col primo strato di Calvi, si colloca agevol-
mente nel pieno X secolo 582.
Il secondo intervento pittorico nel santuario rupestre consiste nel
pannello con la Dormitio Virginis, dipinto al centro della parete destra, noto
per l’alto livello qualitativo e la stretta parentela con la produzione greca,
alla quale rimanda perfino l’iscrizione esplicativa : KOIMHSHS TH[S] U[EO-
TO]KOY (tav. 77 c).
578
Infra, p. 164.
579
L. Speciale, La Chiesa Rupestre cit., p. 37.
580
Cfr. supra, p. 145-146.
581
Sulle cosiddette «pieghe ad omega», cfr. F. De’ Maffei, Roma, Benevento,
San Vincenzo al Volturno e l’Italia settentrionale, in Commentari, 24, 1973, p. 255-
282, part. p. 255-257.
582
Non lontana la datazione proposta da Lucinia Speciale, «tra la fine del X
e i primi decenni dell’XI», L. Speciale, La Chiesa Rupestre cit., p. 67.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 163
583
Ibid., p. 69.
584
A. Thiery, La peinture murale cit., p. 486-487.
585
L. Speciale, La Chiesa Rupestre cit., p. 67-69.
586
M. P. Perry, On the Psychostasis in Christian Art, in Burlington Magazine,
22, 1912, p. 94-105, 23, 1913, p. 208-219.
587
Sul mosaico di Torcello, cfr. R. Polacco, La Cattedrale di Torcello, Vene-
zia-Treviso, 1984, p. 57-58.
588
Cfr. L. Speciale, La Chiesa Rupestre cit., p. 70, che considera il pannello
con la Psicostasia e quello con Pietro frutto dello stesso intervento pittorico.
589
Ibid., p. 72-74, 79.
.
164 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
7 – PROVINCIA DI BENEVENTO
592
G. Torriero, La Chiesa Rupestre cit., p. 42.
593
L. Festa, Gli affreschi della grotta di S. Michele nel Telesino, Napoli, 1973;
Id., Arte e archeologia in grotte campane, in Annuario Speleologico del C. A. I.-
Napoli 1974-1975, Napoli, 1976, p. 3-34, spec. p. 29-33. Si vedano inoltre : G. Kal-
by, Insediamenti cit., p. 156-158; M. D’Onofrio, V. Pace, Italia romanica cit.,
p. 325.
594
Significativo il racconto di Festa : «Vi giungemmo attraverso un sentiero
che spesso scompare, lottando con gli arbusti, a volte fittissimi, e le asperità della
roccia e dei ciottoli insidiosi», L. Festa, Gli affreschi cit., p. 5.
595
Ibid., p. 6. All’epoca del sopralluogo erano in corso lavori di ripristino che
ne hanno impedito la visita all’interno.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 165
596
La cappella è «lunga poco più di due metri, larga meno di due, con l’altez-
za che è di poco inferiore alla lunghezza», Ibid., p. 7.
597
Infra, p. 224-226.
598
Sull’iconografia di santa Margherita, cfr. G. Kaftal, Iconography cit.,
.
166 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
to lo Spirito Santo nelle forme di una colomba con nimbo (tav. 45 d). A que-
st’ultima, l’immagine della santa è collegata mediante un’asta di colore rosso
che la stessa impugna con la mano sinistra e sostiene verticalmente. La rap-
presentazione della colomba trova riscontro in un episodio agiografico del
martirio di Margherita riportato dal «Menologio di Basilio II continuato»
(fine XI secolo), secondo il quale essa si presenta al cospetto della santa per
assisterla nel supplizio dell’acqua gelata 599.
Lungo la parete destra ha inizio la serie degli apostoli, quasi tutti rico-
noscibili o per via delle iscrizioni, che in parte ancora si leggono, o per i trat-
ti somatici dei volti che rimandano alla tradizionale identità di ciascun per-
sonaggio (tav. 80 b). In due gruppi ai lati della figura centrale della Vergine
in trono sono rappresentati i primi sei. All’estrema sinistra è Pietro (tav.
81 b), con le chiavi, accanto a lui è PAVLVS e poi ANDREAS. Segue Giacomo
Maggiore e infine IOH(ANNE)S 600.
La Theotokos, MH(TH)R U(EO)Y, seduta su un trono gemmato con alto
dossale e cuscino, sostiene il Bambino che benedice e regge il volumen. Nel-
lo spazio che confina con la parte inferiore destra del trono si trova un per-
sonaggio di ridotte dimensioni con le braccia levate in adorazione della Ver-
gine, nella tipica posa del donatore (tav. 80 b, 81 d). Esigue tracce di un’i-
scrizione, che correva all’altezza del volto su entrambi i lati, sono
insufficienti per risalire alla sua identità. Contrariamente alle aspettative,
comunque, è inverosimile che si tratti del committente, visto che la testa è
circondata da un’aureola. Pare certo, invece, che il personaggio, dalle sem-
bianze giovanili e barba corta, sia da identificare con un monaco o un abate,
dato che indossa lo scapolare. Il dettaglio non è trascurabile : potrebbe darsi
che il donatore, con ogni probabilità esponente di una comunità monastica,
piuttosto che il proprio ritratto abbia voluto inserire l’immagine di san Be-
nedetto per un atto di umiltà e devozione nei confronti del fondatore del-
l’ordine. Le fonti, del resto, ci trasmettono la notizia dell’annessione della
grotta ai possessi del monastero benedettino di Montecassino, al tempo del-
l’abate Balduino, cioè tra il 943 e il 947 601.
A sinistra della Vergine è una nicchia funzionale allo svolgimento del ri-
to liturgico, una sorta di prothesis. Sul fondo di essa è raffigurato un serafi-
no che brandisce la spada 602, mentre nello spazio di risulta sottostante è rap-
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 167
.
168 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
dell’utilizzo dell’ambiente come luogo di culto. Nel fondo della grotta, infat-
ti, sporge verticalmente dalla volta un masso roccioso con al di sotto una
struttura muraria provvista di una vasca foderata di malta idraulica che
sembrerebbe concepita per raccogliere lo stillicidio della roccia 608. Sulla sini-
stra, a breve distanza, è quel che rimane di un altare che in origine doveva
essere rivestito di intonaco poichè su uno dei lati corti si vedono le tracce di
campiture rosse e verdi 609.
Brani assai alterati di un pannello seicentesco raffigurante una Vergine
con Bambino in braccio si conservano su un costone roccioso a destra del-
l’entrata (tav. 46 b). Alla fine dell’800, Ferdinando Colonna di Stigliano pote-
va vedere accanto all’immagine della Vergine «S. Menna col baculo d’eremi-
ta e la data 1606» 610. Sulla parete di sinistra della grotta sopravvive parte di
un pannello medievale con una Theotokos. La lettura della superficie pittori-
ca superstite è resa ardua dal velo di carbonati e la proliferazione di micror-
ganismi. Fortunatamente si conserva un’ampia porzione del settore centrale
grazie alla quale si intuisce che la Vergine era ritratta in piedi, nell’atto di so-
stenere il Bambino con entrambe le mani posate sui fianchi di quest’ultimo,
secondo una tipologia attestata anche altrove 611. Maria ha la veste rossa,
mentre Gesù ha pallio ocra su una tunica bianca e regge il volumen. Quanto
al fondo, sulla sinistra restano tracce di una campitura omogenea in verde
che doveva occupare la metà inferiore del pannello. Una fascia rossa percor-
sa da linee ondulate orizzontali trovava posto, invece, nella metà superiore.
In basso a destra è un lacerto di un’iscrizione pittorica in bianco su fondo
porpora con due lettere superstiti («RE») 612.
La perdita totale dei volti, l’esiguità dei brani conservati e il loro cattivo
stato di conservazione rendono particolarmente difficile la proposta di data-
zione. In base alla tipologia del fondo del pannello, all’impostazione assiale
delle figure della Vergine e del Bambino, al gesto di sostenere quest’ultimo
con le braccia che scendono rigide e simmetriche in diagonale, come nel se-
condo strato della Grotta dei Santi di Calvi, si può optare per l’XI secolo 613.
608
F. Colonna di Stigliano, Le grotte cit., p. 35.
609
Interessante quanto riportato da Colonna di Stigliano : «A metri 9, dalla
soglia di entrata, e di fronte a questa trovasi un altarino in tufo, con rustico into-
naco attintato a bianco calce. In cima al muro al quale appoggia vi sono le iniziali
S. M. che accennano alla dedica dell’altare e della grotta, e nel davanti della pre-
della leggesi A. D. 1881, anno in cui fu restaurato l’altare con l’aggiunzione di un
lastrico battuto costruito per complanare il pavimento della grotta dalla entrata
all’anzidetta predella. Un tavolone di castagno, sul quale è la figura di Santo
Mauro, è attaccato al muro elevato all’altare; ma la pittura è quasi completamen-
te sparita, né può con dati certi fissarsi l’epoca a cui si appartiene», Ibid.
610
Ibid., p. 36.
611
Si veda, ad esempio, la Theotokos della Grotta dei Santi a Calvi, supra,
p. 146-147 (S. Piazza, La Grotta dei Santi cit., fig. 17).
612
Nell’800 Colonna di Stigliano poteva leggere, «in una linea continuata al
disotto del dipinto», le lettere [...]A ANCILL[...] ER[...], F. Colonna di Stigliano,
Le grotte cit., p. 36.
613
Supra, p. 147-148.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 169
614
F. Colonna di Stigliano, Le grotte cit., p. 20-33; G. Kalby, Insediamenti ru-
pestri cit., p. 155-156; A. Venditti, Architettura bizantina cit., p. 364-365, 446, 452.
Solamente citata da É. Bertaux, L’art dans l’Italie cit., p. 244.
615
Alla fine dell’800 l’altare appariva «diruto (...) in pietra tufacea rozzamen-
te intonacato, ed attintato a bianco calce», F. Colonna di Stigliano, Le grotte cit.,
p. 28.
616
Fra i contadini del Taburno si tramanda l’abitudine di invocare san Si-
meone per ottenere il sereno e san Mauro per la pioggia, A. Venditti, Architettura
bizantina cit., p. 366. L’iscrizione è la seguente : ALMA DEI MATER ET/ CONSO-
LATIONIS TVO / BEATI SIMEON NOS AERIS / SERENITATE CŌSOLARE (cfr.
F. Colonna di Stigliano, Le grotte cit., p. 28).
617
Misure : 1,30 m × 1,76 m. Nel XIX secolo il pannello versava in migliori
condizioni : Ibid., p. 21-22.
618
Supra, p. 148.
.
170 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
dell’800 si potevano leggere alcune lettere dipinte in bianco, oggi quasi del
tutto scomparse, relative alle iscrizioni votive dei committenti 619.
Di un altro pannello dipinto sulla parete di fronte a quasi tre metri d’al-
tezza non resta altro che il commento del principe Colonna di Stigliano :
«sopra altra irregolare superficie d’intonaco bianco, senza essere terminato
da linee, e della misura di metri 0,51 alla base e 1,35 altezza, vedesi dipinta
una figura in piedi di prospetto, mancante della testa staccatasi con l’intona-
co. Ha lunga tunica in bianco, con croce greca sul petto e avente a’ suoi
estremi disposti a losanga, quattro globuli al di sopra, e quattro al di sotto,
calza sandali con allacciatura in croce. Poggia la figura ad un suppedaneo
terminato da doppio giro di linee continuate, ed una terza interna globulata,
nel cui lungo intermezzo capricciosamente disposti vedonsi cerchietti, lo-
sanghe, rettangoli, quadrati, alternati con punti. Al di sotto in due righi pre-
ceduti da croce ansata, senza interruzione ed interpunzione v’è scritto :
+ VRSVS FIERI IVSSIT. I contorni, le decorazioni, i fregi, le lettere, i punti
ecc., sono tutti color paonazzo, sicché il dipinto si compone soltanto di colo-
ri paonazzo e bianco. Questa figura, nella rimanente parte, dal petto ingiù, è
in meglio condizione di quella del dipinto di rincontro innanzi descritto».
8 – PROVINCIA DI AVELLINO
619
A sinistra : [...] RANDO E(T) INCO[...]E FECIT; a destra : R. D. A.
IVS. FE(CI).
620
A. Borzelli, Pitture nella Grotta di S. Michele in Avella, Napoli s.d. (1892);
R. Pescione, La grotta di S. Michele ad Avella, in Napoli Nobilissima, n. s., I, 1920,
p. 148-150, p. 172-174; A. Venditti, Architettura bizantina cit., p. 364-65, 371, 451;
A. Roatti, Documentazioni medievali nell’Avellinese, in Rivista di studi salernitani,
7, 1971, p. 297-307 (alla quale si rinvia per le citazioni della grotta micaelica con-
tenute in una serie di opere del XVIII-XIX secolo); G. Kalby, Insediamenti cit.,
p. 165-166; L. Festa, Arte e archeologia cit., p. 6-9; C. Ebanista, Testimonianze di
culto cristiano ad Avella tra tarda antichità e medioevo, in V. Nazzaro, a cura di,
Giuliano d’Eclano e l’Hirpinia christiana. Atti del convegno, 4-6 giugno 2003, Na-
poli, 2004, p. 287-363, spec. p. 329-351.
621
G. Remondini, Della nolana ecclesiastica storia, Napoli, 1747, I, p. 276-
277.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 171
.
172 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
zione permette di riconoscere san Martino di Tours. Seguono due santi ve-
scovi non meglio identificabili. La figura che affianca l’arcangelo a sinistra
potrebbe corrispondere a un santo diacono. Il personaggio a destra del san
Michele è troppo compromesso dal cattivo stato di conservazione per tenta-
re un’interpretazione. Il successivo è certamente un vescovo, dato che si fre-
gia anch’esso dell’omophorion. Chiudono la serie gli imperatori Elena e Co-
stantino fra i quali sono visibili i resti di una grande croce gemmata che ha
al centro un medaglione con la mano divina (tav. 48 a). La coppia di perso-
naggi, riccamente vestita, si rivolge verso il centro ad adorare il simbolo del
legno della Vera Croce portato a Roma da Elena, secondo un’antica tradizio-
ne, in occasione del pellegrinaggio in Terrasanta 622.
Nonostante lo stato di cattiva conservazione, che ha cancellato del tutto
i volti di entrambe le figure, si riconosce Elena nel personaggio di sinistra,
grazie all’ornamento circolare d’oro che orna la veste all’altezza delle spalle,
mentre Costantino, sulla destra, è raffigurato con una tunica decorata di
gemme che scende uniforme fino ai piedi. Il tema iconografico è di matrice
bizantina 623 e si incontra in esempi monumentali come la decorazione musi-
va della chiesa di Osios Loukás, risalente al 1020 circa 624. L’inserzione della
dextera Domini, però, è un fatto del tutto originale anche se, autonomamen-
te, ricorre in più casi della pittura campana fra X e XII secolo 625.
Il secondo pannello ritrae al centro un Cristo seduto sul trono gemmato
che con la sinistra sostiene il vangelo mentre con la destra compie il gesto
della benedizione (tav. 47 c). La figura è circondata da fasce concentriche di
diverso colore che quasi si confondono con il trono, tanto che sulle prime
potrebbero far pensare a una sorta di dossale, ma che invece, a ben guarda-
re, alludono ai cerchi dell’universo. Ai lati del Cristo, rispettivamente a sini-
stra e a destra, sono rappresentati Pietro e Paolo. Chiude la serie, accanto al-
l’apostolo Pietro, l’immagine della Theotokos (tav. 48 b, fig. 14). La Vergine è
seduta su un trono con cuscino e dossale rettangolare munito di una bordu-
ra perlinata che termina in alto con due pomelli anch’essi profilati da un gi-
622
K. Wessel, Konstantin und Helèna, in Reallexikon zur byzantinischen
Kunst, IV, 1990, coll. 357-366.
623
Ibid. Cfr. infra, p. 222; N. Teteriatnikov, The True Cross Flanked by Con-
stantine and Helena. A Study in the Light of the Post-Iconoclastic Re-evaluation of
the Cross, in Deltion tès Christianikès Etaireias, IV, 1995, p. 169-188. La mano di
Dio, inquadrata al centro di una grande croce, si trova sulla volta della Kokar Ki-
lise in Cappadocia, senza però alcuna allusione, in questo caso, ad Elena e Co-
stantino : M. e N. Thierry, Nouvelles églises cit., p. 131-132, fig. 63 a. Per la data-
zione controversa delle pitture della chiesa cappadoce : C. Jolivet Lévy, Les égli-
ses byzantines de Cappadoce. Le programme iconographique de l’abside et de ses
abords, Parigi, 1991, p. 303.
624
E. Diez, O. Demus, Byzantine Mosaics in Greece : Daphni and Hosios Lu-
cas, Cambridge, 1931, fig. 47; M. Chatzidakis, Hosios Loukas. Byzantine Art in
Greece, Atene, 1997, p. 22-23, 51.
625
La dextera Domini compare nella basilica dei Santi Rufo e Carponio a Ca-
pua, nella Grotta dei Santi di Calvi (primo strato), nella chiesa rupestre di Santa
Maria de Olearia di Maiori, nella grotta di S. Biagio di Castellammare di Stabia
(H. Belting, Studien cit., p. 70, 105, 115, 122).
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 173
626
La parte destra del trono risulta ridipinta.
627
Infra, p. 221-223.
628
Di diversa opinione è Carlo Ebanista, che attribuisce il san Cristoforo a
.
174 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Cristoforo nella tipica posa che compare a partire dai primi decenni del XIII
secolo, vale a dire con Gesù Bambino appoggiato alla spalla destra e soste-
nuto con la mano sinistra (tav. 48 d) 629. Sopra è un pannello a forma di man-
dorla con un Cristo in trono che benedice e ostenta il libro con l’iscrizione
EGO SV(M) LVX M(V)NDI terminante con le lettere A e W (tav. 48 c).
A destra di questi due dipinti la parete gira verso l’interno a formare
quasi una angolo retto e ed è interrotta dopo circa un metro da una portici-
na che immette in un vano sepolcrale scavato nel tufo 630. Fra l’apertura e
l’angolo si conserva un’altra pittura di non chiara interpretazione, per via del
cattivo stato di conservazione : su un fondo che sembrerebbe imitare un ten-
daggio, con una decorazione geometrica a cerchi giustapposti che raffigura-
no in alternanza aquile e leoni rampanti, sulla sinistra è dipinta una colonna
tortile con ampio capitello a cespo d’acanto, mentre sul lato opposto, in alto,
è un piccolo oggetto non facilmente identificabile, una sorta di parallelepi-
pedo a terminazione cuspidata, forse il modellino di un edificio. Il soggetto
potrebbe alludere alle insegne della famiglia cui appartenevano gli individui
sepolti all’interno del vano al di là della parete.
Prorio i simboli araldici del dipinto suggeriscono una datazione più tar-
da rispetto a quella dei pannelli di san Cristoforo e di Cristo nella mandorla,
che possiamo far coincidere con gli ultimi decenni del XIII secolo. Alla stes-
sa epoca sembra riconducibile l’immagine di Maria Regina allattante ubica-
ta dall’altra parte della Cappella dell’Immacolata, al di là dell’altare 631. A un
pittore cavalliniano degli anni ’20 del ’300 è stata assegnata, invece, l’Annun-
ciazione che si conserva in stato lacunoso poco più a destra 632.
Lasciata la Cappella dell’Immacolata e tornati a quella del Salvatore, a
sinistra del vano concavo con l’arcangelo Michele fra santi, si conservano re-
sti poco leggibili di quattro figure aureolate all’interno di un unico pannello
di forma quadrata, riferibile ad un’epoca certamente più tarda rispetto alla
cronologia della vicina coppia di pannelli con la teoria di personaggi in posa
stante – che abbiamo assegnato alla metà circa dell’XI secolo – e tuttavia
non oltrepassante, verosimilmente, la soglia del XIII secolo 633.
Ad est della Cappella del Salvatore, un vano di dimensioni minori, mu-
nito anch’esso di altare, ospita un altro riquadro con Giovanni Battista che
un intervento del «XII-XIII secolo» e il Cristo nella mandorla «alla fine del Due-
cento», Ebanista, Testimonianze cit., p. 332.
629
G. Kaftal, Iconography cit., coll. 282-284.
630
«[...] Da questa apertura si accede ad una angusta celletta di forma roton-
da che lascia vedere, oltre un muretto basso di antica costruzione un loculo mol-
to vasto che poteva forse anche costituire un ossario, come lascia supporre la
gran quantità di ossa ritrovate», R. Pescione, La grotta cit., p. 149. Cfr. anche
Ebanista, Testimonianze cit., p. 337.
631
Ibid., p. 333, fig. 10.
632
P. Leone De Castris, Arte di corte nella Napoli angioina, Firenze, 1986,
p. 290, fig. 30.
633
Sui resti di questo pannello, cfr. C. Ebanista, Testimonianze cit., p. 338-
339, fig. 13, che giustamente data l’intervento al XII secolo e tuttavia, senza che si
possano ravvisare valide ragioni, attribuisce i personaggi all’episodio della Trasfi-
gurazione, spingendosi a riconoscere un’Anastasis nel brano pittorico individua-
to nella zona soprastante.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 175
appare cronologicamente non distante dal san Cristoforo della Cappella del-
l’Immacolata (tav. 49 a). Il santo, con indosso la tradizionale pelliccia, mo-
stra lungo il fianco sinistro il cartiglio con l’iscrizione «EC[CE] AGNVS DEI
QVI TOLLIT PEC(C)ATA M[VNDI]», mentre con la mano destra indica l’an-
golo superiore del riquadro dov’è dipinto l’agnello con il nimbo crucesigna-
to. Sul bordo superiore del pannello è l’iscrizione onomastica (JOANNES
BATISTA).
La Cappella di San Michele presenta, infine, un altro nucleo di pitture
medievali. Dietro al grande altare ottocentesco, ve ne è uno più antico con i
resti di un dipinto con san Michele che uccide il drago, non anteriore al se-
colo XV. Accanto, in direzione est, è un pannello raffigurante un altro san
Michele, in questo caso nella rigida posa frontale che assume nella tipologia
iconografica di matrice bizantina, con le insegne imperiali del labaro e del
globo. Sempre a pochi passi dall’altare, questa volta verso ovest, si conserva-
no i resti di un altro pannello votivo riproducente, ancora una volta, un san
Michele. Questa coppia di ritratti dell’arcangelo è riferibile ai primi decenni
del XIII secolo.
Lungo la parete meridionale della Cappella di San Michele, in prossimi-
tà di una vasca in muratura costruita per raccogliere lo stillicidio che provie-
ne dalla roccia soprastante, si trovano i resti di due pannelli trecenteschi,
uno di fianco all’altro. Di quello a sinistra, oltre ad alcuni lacerti corrispon-
denti ai bordi, resta soltanto un’esigua porzione della parte superiore, che la-
scia intravedere la testa coronata di una Vergine e del Bambino in braccio. Il
pannello accanto, in cattivo stato di conservazione, raffigura una Crocifis-
sione 634.
Alle pendici del monte Bufoni presso Preturo, frazione di Montoro Infe-
riore, si trova un santuario dedicato all’arcangelo Michele (tav. 49 b) 635. A ri-
dosso di un costone di roccia calcarea, in corrispondenza di una grotta natu-
rale, sorgono due piccoli edifici in muratura. Secondo alcune testimonianze
locali, negli anni ’20 del secolo scorso il luogo era abitato da un eremita 636 ed
è assai probabile che l’edificio di destra, provvisto di un campaniletto, di un
forno e più ambienti su due livelli, abbia svolto la funzione di cella eremitica
fin dalla sua origine, che non sembra però poter risalire ad epoca anteriore
al XV secolo.
634
Di questa Crocifissione venne riprodotto un disegno pubblicato, a suo
tempo, da Raffaele Pescione, R. Pescione, La Grotta cit., p. 174.
635
A. Galiani, Montoro nella storia e nel folklore, Montoro Inferiore, 1947,
p. 55-56; A. Roatti, Documentazioni cit., p. 297-307; G. Kalby, Insediamenti cit.,
p. 165-166; F. Guacci, Affreschi medioevali nella «Grotta di San Michele», in Mon-
do archeologico, 18-19, agosto-settembre 1977, p. 8-11; V. D’Alessio, Montoro. Ri-
cerche storiche e archeologiche, Salerno, 1978, p. 50-59; Id., Il culto di San Michele
Arcangelo. Santuari tra Salerno e Avellino, Solofra, 1993, p. 27-37.
636
A. Galiani, Montoro cit., p. 55; V. D’Alessio, Il culto cit., p. 28, 35.
.
176 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
637
V. D’Alessio, Montoro cit., p. 35, 59.
638
V. D’Alessio, Il culto cit., p. 27-31. Alla grotta del monte Bufoni sembre-
rebbe riferirsi anche il Chronicon Cavense, allorquando viene evocata la vittoria
di Radelchi di Salerno dell’841 e la conseguente fuga di Landolfo di Capua («per-
secutus est usque ad Angelus in Montauro») : A. Roatti, Documentazioni medioe-
vali cit., p. 301.
639
Infra, p. 222.
640
Cfr. un pezzo simile in : M. (Mario) Rotili, a cura di, Corpus della scultura
altomedievale, Spoleto, 1966 (La diocesi di Benevento, V), p. 104-105, tav. XLVI b.
641
V. D’Alessio, Montoro cit., p. 54.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 177
642
G. Taglialatela, Dell’antica Basilica e della catacomba di Prata in Principato
Ulteriore e di alcuni monumenti avellinesi in Archivio storico delle province meri-
dionali d’Italia, III, fasc. I, 1878, p. 129-145; E. Romano, La basilica di Prata, in
Napoli Nobilissima, I, n. s., 1920, p. 165-167; M. (Mario) Rotili, La basilica del-
l’Annunziata di Prata, monumento di età longobarda, in Atti del II congresso nazio-
nale di archeologia cristiana, 25-31 maggio, 1969, Roma, 1971, p. 401-412, al quale
si rimanda per una disamina sui contributi degli studiosi che lo hanno precedu-
to; M. (Marcello) Rotili, Il territorio beneventano fra Goti e Longobardi, in Corso di
cultura sull’arte ravennate e bizantina, XXXVII, 1990, p. 417-451. I recenti restau-
ri, che hanno interessato la zona presbiteriale della basilica e le pitture ivi conser-
vate, sono stati l’occasione, da parte di chi li ha diretti, per uno studio volto all’a-
nalisi del taglio delle pareti in tufo, alle murature, agli intonaci e alla cronologia
degli interventi pittorici : G. Muollo, La Basilica di Prata Principato Ultra, Viter-
bo, 2001, spec. p. 23-66. Cfr. anche : F. Gandolfo, Prefazione, ivi, p. XII-XIII.
643
G. Muollo, La Basilica cit., p. 6-11.
644
Rotili (Mario), La basilica cit., p. 402, 405-406.
645
G. Muollo, La Basilica cit., p. 39.
646
Ibid., p. 27, nota 22.
647
Ibid., p. 47-48.
.
178 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
648
Rotili (Mario), La Basilica cit., p. 404-405.
649
Ibid., p. 406.
650
La lettura della stratigrafia degli intonaci si discosta in parte da quella
proposta da Giuseppe Muollo (G. Muollo, La Basilica cit., p. 49-66).
651
Si presta a uno stringente confronto con gli animali dell’absidiola di Prata
il cavallo marino dipinto sulla volta dell’ipogeo della catacomba di San Gennaro,
risalente al III secolo : P. Testini, Il simbolismo degli animali, in L’uomo di fronte
al mondo animale nell’Alto Medioevo, Spoleto 7-13 aprile 1983, 2 voll., Spoleto,
1985 (Sett.CISAM, XXXI), II, p. 1107-1168, part. fig. 49.
.
CATALOGO DELLE TESTIMONIANZE PITTORICHE 179
che in corrispondenza della parte inferiore della santa di destra della stessa
decorazione (tav. 83 a). Il brano di sinistra lascia intravedere i resti di un
trono con suppedaneum e cuscino purpureo verosimilmente pertinenti a una
più antica immagine della Theotokos 652. Nella porzione di destra si vedono
due piedi con calzari orientati verso la figura centrale, appartenuti con ogni
probabilità a uno dei personaggi, apostoli, martiri o angeli, che doveva far
parte di una schiera disposta a fianco del trono.
A un posteriore intervento pittorico appartiene la testa aureolata che si
conserva all’altezza delle ginocchia della santa di sinistra dell’ultimo strato
(tav. 50 a) 653. Anche in questo caso si tratta di una figura femminile della
quale, in un brano più in basso, è leggibile parte della veste, costituita da
una tunica bianca con pennellate rosa che segnano le pieghe, decorata all’al-
tezza delle spalle da un gallone grigio scuro perlinato. Sopra la veste bianca,
ai lati del corpo, scende un pallio grigio-azzurro. Una porzione più piccola
dello stesso intonaco, con i resti di un simile panneggio, si conserva ad egua-
le altezza sulla destra dell’invaso, segno che anche in questo caso in origine
era dipinta una serie di figure che affiancava un’immagine centrale.
L’ultimo intervento pittorico, infine, è il noto pannello con Maria regina
fra due figure femminili (tav. 82 c-d). In un paesaggio paradisiaco depurato
di ogni elemento superfluo, scandito soltanto dalla bassa linea dell’orizzonte
e dalla divisione in alto fra il cielo dell’empireo e quello del fuoco, i tre perso-
naggi vestiti di rosso assumono la posa dell’orante secondo uno schema ge-
rarchico. Al centro la Vergine leva in alto le braccia ad intercedere fra Dio e
gli uomini, ai lati le sante dirigono entrambe le mani verso di essa obbeden-
do al ruolo di mediatrici, in un gesto che è proprio anche della Deesis.
Forse quest’ultimo strato è frutto dello stesso intervento pittorico che
produsse l’immagine campita sulla soprastante calotta del triphorion, un
Cristo benedicente fra due angeli, noto al Bertaux 654, integralmente ridipinto
nel 1912 e successivamente scialbato 655.
Per quanto riguarda la cronologia delle fasi pittoriche, per ragioni stili-
stiche l’intervento più recente si colloca agevolmente nel XII secolo, ma for-
se ad una data non troppo in avanti, piuttosto entro i primi decenni, a giudi-
care dalle affinità fra i volti delle due sante e quelli di alcune figure della
cripta di Santa Maria del Piano presso Ausonia, generalmente assegnata agli
anni intorno al 1100 656. Alla stessa campagna pittorica può essere attribuita
652
G. Muollo, La Basilica cit., p. 49-50.
653
H. Belting, Studien cit., p. 64-65, fig. 72; M. (Mario) Rotili, La Basilica
cit., p. 408.
654
É. Bertaux, L’art dans l’Italie cit., p. 85-86.
655
G. Muollo, La Basilica cit., p. 81.
656
Per la datazione al XII secolo propende Muollo (Ibid., p. 55-62). Hans Bel-
ting pensava ad un’epoca più tarda fra XII e XIII secolo (H. Belting, Studien cit.,
p. 65). Al secolo precedente si riferiva Mario Rotili, M. Rotili, La Basilica cit.,
p. 408. Quanto alle affinità con Ausonia (C. Macchiarella, Il ciclo di affreschi cit.,
p. 45-143; V. Pace, La pittura medievale cit., p. 250, 265; P. Mathis, Chiesa di San-
ta Maria cit., p. 45-49; E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 318), si sug-
gerisce un confronto tra il volto della santa di sinistra dell’abside di Prata e quello
della Vergine nella scena dell’Apparizione di Remingarda della cripta (fotografia
a colori in : V. Pace, La pittura medievale cit., fig. 316).
.
180 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
657
H. Belting, Studien cit., p. 64-65.
658
G. Muollo, La Basilica cit., p. 50-55.
659
Ibid., p. 60-62.
.
CAPITOLO III
1 – L’EREMITISMO
1
Sulla figura di Paolo di Tebe, cfr. G. Calió e A. Cardinali, Paolo di Tebe, in
Bibl.SS, X, Roma, 1968, coll. 269-280. Sul ciclo agiografico del portico di Sant’An-
gelo in Formis : P. Anker, K. Berg, The Narthex of Sant’Angelo in Formis, in Acta
archeologica, XXIX, 1958, p. 95-110.
2
Vita Sancti Pauli primi eremitae, in PL, vol. 23, 1845, coll. 17-28. Sul luogo
ove si crede abbia vissuto san Paolo eremita, nell’entroterra desertico del Mar
Rosso, sorge un monastero tuttora in funzione, sviluppatosi in età medievale su
un nucleo insediativo scavato nella roccia : P. Van Moorsel, Le monastère de
Saint-Paul près de la mer Rouge, Cairo, 2002, p. 3-15.
3
«[...] tamdem reperit saxeum montem, ad cujus radices haud grandis spelun-
ca, lapide claudebatur. Quo remoto [...], avidius explorans, animadvertit intus
grande vestibulum, quod aperto desuper coelo, patulis diffusa ramis vetus palma
contexerat, fontem lucidissimum ostendens [...]» Vita Sancti Pauli cit., col. 21.
4
G. Calió, A. Cardinali, Paolo di Tebe cit., col. 272.
5
Vita Sancti Pauli cit., coll. 20-21.
.
182 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
re sarebbe venuto ogni giorno con una razione di cibo necessario al-
la sua sussistenza 6.
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 183
Puglia. Atti del Convegno di Studio organizzato in occasione del XV centenario della
morte di san Benedetto, Bari e altrove, 16-10 ottobre 1980, 2 voll, Galatina, 1983-
1984, II, p. 313-332, spec. p. 313-319, 324, 326.
10
Un sostanziale scetticismo nei confronti dell’esistenza di insediamenti be-
nedettini in grotta, in Italia meridionale e soprattutto in Puglia, è stato espresso
da Pietro Dalena : Ibid., p. 319-332; Id., Organizzazione e funzione culturale del
monachesimo nella Puglia rupestre medioevale (sec. X-XIII), in G. Andenna,
H. Houben, B. Vetere, Tra nord e sud cit., p. 123-153 (p. 149).
11
P. Dalena, I monasteri cit., p. 321-322. Per quanto riguarda la grotta dei
Santi a Calvi, prendendo le dovute distanze dalla genericità del giudizio di Émile
Bertaux (É. Bertaux, L’art dans l’Italie cit., p. 243-250), l’ipotesi di un’occupazio-
ne del sito da parte di monaci benedettini si può a nostro avviso sostenere, ma
soltanto se ci si riferisce al periodo coincidente con la prima fase della produzio-
ne pittorica (X secolo), che risulta priva dei caratteri di laicità che caratterizzano
gli interventi pittorici successivi e si colloca in un contesto geografico-culturale
dove è attestato, a partire dalla fine del IX secolo, l’arrivo dei monaci di Monte-
cassino scampati alle insurrezioni dei saraceni, cfr. S. Piazza, Le pitture cit. Sul
mito storiografico di un’arte benedettina, v. infra, p. 220.
.
184 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
12
Nel Chornicon farfense Gregorio di Catino cita espressamente la prove-
nienza di Lorenzo dalla Siria (Gregorio di Catino, Chronicon farfense, a cura di
U. Balzani, 2 voll., Roma, 1903, I, p. 128), mentre dal suo Regesto, apprendiamo
che lo stesso giunse in Sabina temporibus gothorum, quindi nella prima metà del
VI secolo (493-526), in compagnia della sorella Susanna e dei discepoli Isacco e
Giovanni (Id., Il regesto di Farfa, a cura di I. Giorgi e U. Balzani, 4 voll., Roma,
1879, II, p. 4). Sulle notizie relative a Lorenzo Siro riportate da Gregorio di Cati-
no, cfr. U. Longo, Agiografia e identità monastica a Farfa tra XI e XII secolo, in Cri-
stianesimo nella storia, 21, 2000, 2, p. 311-341, spec. p. 321 e n. 28.
13
Nel privilegio concesso nel 705 da Giovanni VII all’abate di Farfa, Tomma-
so di Morienna, in riferimento alle origini dell’abbazia, viene detto che il vescovo
Lorenzo de peregrinis veniens in feudo, qui dicitur Acutianus (Gregorio di Catino,
Regesto di Farfa cit., II, p. 23). Il manoscritto di Cerchiara, attribuito all’XI secolo
ma noto soltanto da una trascrizione settecentesca e quindi considerato di non
certa autenticità, precisa l’anno nel quale il monaco orientale sarebbe stato eletto
vescovo della Sabina, e cioè il 554 (cfr. T. Leggio, L’abbazia di Farfa tra «Longo-
bardia» e «Romania ». Alcune congetture sulle origini, in Rapporti tra le comunità
monastiche benedettine italiane tra alto e pieno Medioevo, Atti del III convegno del
«Centro di Studi Farfensi», Santa Vittoria in Matenano, 11-13 settembre 1992, Vero-
na, 1994, p. 157-178, spec. p. 168-169).
14
Supra, p. 65-68.
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 185
15
Gregorio Magno, Dialogi cit., II, p. 326-336.
16
Ibid., II, p. 334.
17
S. Boesch Gajano, Agiografia cit., p. 209-220.
18
U. Zannini, San Martino cit., p. 18-21
19
Gregorio Magno, Dialogi cit., II, p. 334.
.
186 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
20
U. Zannini, San Martino cit., p. 38-43.
21
Chronicon vulturnense cit., III, p. 127.
22
Bulla Paschalis I. Romani Pontificis, in RIS1, I, 2, p. 384-386 (p. 384).
23
Chronicon vulturnense cit., I, p. 302, 374-375; G. Guadagno, Bernardo cit.,
p. 97-98.
24
Infra, p. 215-217.
25
Infra, p. 216.
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 187
26
Infra, p. 203-208.
27
Chronicon vulturnense cit., I, p. 302-303; U. Zannini, San Martino cit.,
p. 23.
.
188 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
28
Gregorio Magno, Dialogi cit., II, p. 132.
29
Ibid., p. 134. Per le miniature del Vat. Lat. 1202, cfr. B. Brenk, Das Lek-
tionar des Desiderius von Montecassino Cod. Vat. Lat. 1202. Ein Meisterwerk Italie-
nischer Buchmalerei des 11. Jahrhunderts, Zurigo, 1987, p. 44-45; L. Speciale, Il ci-
clo benedettino del Lezionario Vat. Lat. 1202 e i suoi modelli, in C. A. Quintavalle, a
cura di, Medioevo : i modelli, Atti del convegno internazionale di studi, Parma 27
settembre-1o ottobre 1999, Milano, 2002, p. 673-681.
30
Gregorio Magno, Dialogi cit., II, p. 246; B. Brenk, Das Lektionar cit., p. 57.
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 189
Alle notizie offerte dalle fonti e alle miniature del codice corri-
spondono le evidenze architettoniche : arroccato sul monte Taleo, il
monastero del Sacro Speco di Subiaco, dal nome chiaramente evo-
cativo, conserva le tracce della primitiva vita eremitica in un alveo
roccioso della montagna. Dentro al complesso monastico, la monu-
mentale «Scala Santa» collega le due cavità naturali, e cioè il Sacro
Speco, che la tradizione identifica nel luogo dove Benedetto avrebbe
vissuto, e la Grotta dei Pastori, dove il santo era solito incontrare gli
abitanti del luogo 31. All’interno di quest’ultima sopravvive un pannel-
lo con una Vergine fra sante nella rara versione della Nicopoios, con
il Bambino circondato da un nimbo sorretto con entrambe le mani
(tav. 65 b) 32. Accanto si scorgono i lacerti di un’immagine di san Sil-
vestro, titolare del monastero insieme al fondatore dell’ordine e sua
sorella Scolastica 33. Venendo a mancare agganci sicuri per la data-
zione dei due dipinti, che sembrano essere stati realizzati in occasio-
ne del medesimo intervento, si è proposto di assegnare le pitture alla
metà circa dell’XI secolo, dato che nell’anno 1052 le fonti cronachi-
stiche riportano la notizia dell’intervento di edificazione di una chie-
sa inglobante le due grotte e proprio in quel periodo ha la sua massi-
ma diffusione l’iconografia della Nicopoios 34. Lasciando aperta la
questione cronologica, le pitture della Grotta dei Pastori rappresen-
tano senza dubbio l’unica manifestazione artistica in situ apparte-
nente al periodo che precedette la costruzione del monastero, la
quale avverrà solo a partire dal XII secolo.
È facile pensare, comunque, che nei secoli trascorsi fra l’espe-
rienza contemplativa di Benedetto e l’edificazione del monastero la
memoria della santità del luogo non venne mai meno. Gregorio Ma-
gno riferisce che lo Speco, subito dopo la morte di Benedetto, diven-
ne luogo di devozione da parte della popolazione locale 35. Un’altra
notizia significativa è quella dell’allestimento di due altari nelle grot-
te sublacensi da parte di Leone IV (847-855), l’uno dedicato al fon-
datore dell’ordine e alla sorella Scolastica, l’altro a papa Silvestro 36.
Sappiamo anche che il secondo eremita ad occupare stabilmente lo
Speco fu il monaco Palombo, vissuto nell’XI secolo 37. Dopo la per-
manenza del religioso assistiamo all’insediamento di una comunità
31
Sulla genesi dell’architettura del Sacro Speco : M. Righetti Tosti-Croce, Il
Sacro Speco cit., p. 129-135; Eadem, L’architettura del Sacro Speco cit., p. 75-94.
32
Supra, p. 119.
33
Supra, p. 120.
34
Supra, p. 122.
35
«Qui et in eo specu, in quo prius Sublacu habitavit, si potentium fides exi-
gat, miraculis coruscat», Gregorio Magno, Dialogi cit., II, p. 246.
36
Supra, p. 120.
37
B. Cignitti, Palombo, eremita a Subiaco, santo, in Bibl.SS, X, 1968, coll. 68-
69.
.
190 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Gregorio Magno, Dialogi cit., II, p. 70. Sulla valle Suppentonia, luogo del
39
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 191
42
L. Cimarra, «Splendori di Bisanzio» : testimonianze della presenza bizanti-
na nel territorio della Tuscia Romana, in Biblioteca e Società, XI, giugno 1992,
p. 21-26.
43
É. Delaruelle, Les ermites et la spiritualité populaire, in L’eremitismo in Oc-
cidente nei secoli XI e XII, Atti della seconda settimana internazionale di studio,
Mendola, 30 agosto-6 settembre 1962, Milano, 1965, p. 212-247 (rist. in : Id., La
piété populaire au Moyen Âge, Torino, 1975, 125-154); G. Lobrichon, Erémitisme et
solitude, in Monteluco e i monti sacri : atti dell’incontro di Studio, Spoleto, 30 set-
tembre-2 ottobre 1993, Spoleto, 1994, p. 125-148, spec. p. 131-136.
44
B. Cignitti, C. Colafranceschi, San Leonardo di Nobiliacum, in Bibl.SS, VII,
Roma, 1966, coll. 1198-1208.
45
Ibid., coll. 1199-1200.
46
P.-E. Robinne, L’iconographie cit., p. 17-28.
.
192 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
2 – IL CULTO MICAELICO
Da Chonae al Gargano
Uno dei più antichi luoghi di culto micaelico, certamente fra i
più celebri in tutta l’Asia Minore, si trova in Frigia, presso l’antica
città di Colosse, poi divenuta Chonae 48. Ad esso è collegata una leg-
genda, nota forse già a partire dal V secolo, relativa a una sorgente
che gli apostoli Giovanni e Filippo avrebbero fatto sgorgare nei pres-
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 193
49
Narratio de miraculo a Michaele arcangelo Chonis patrato, a cura di
M. Bonnet, in Analecta Bollandiana, VIII, 1889, p. 287-328.
50
V. Saxer, Jalons cit., p. 387-390; G. Otranto, La montagna garganica e il
culto micaelico : un modello esportato nell’Europa altomedievale, in Monteluco e i
monti sacri : atti dell’incontro di studio, Spoleto, 30 settembre-2 ottobre 1993, Spo-
leto 1994, p. 85-124, spec. p. 87-90; G. Peers, Subtle Bodies. Representing Angels in
Byzantium, Londra, 2001, p. 157-193. Sulla fortuna iconografica del miracolo di
Chonae : S. Gabielić, The iconography of the Miracle at Chonae. An inusual exam-
ple from Cyprus, in Zograf, 20, 1989, p. 95-103.
51
G. Otranto, La montagna cit., p. 85-86. Per uno sguardo sui molti contri-
buti rivolti al santuario del Gargano si rimanda a C. Carletti e G. Otranto, Il san-
tuario di S. Michele arcangelo sul Gargano dalle origini al X secolo, Bari 1990;
G. Otranto, Quindici secoli di storia per il santuario garganico : bilancio e prospet-
tive degli studi, in C. Carletti, G. Otranto, a cura di, Culto e insediamenti cit., p. 3-
12. Più di recente : Id., Genesi, caratteri e diffusione del culto micaelico del Garga-
no, in P. Bouet G. Otranto, A. Vauchez, Culte et pèlerinage cit., p. 43-64 (p. 51);
M. Trotta, I Longobardi di Benevento e il santuario di S. Michele al Gargano : edili-
zia sacra e nuovi spazi cultuali tra VII e VIII secolo, in I Longobardi dei ducati di
Spoleto e Benevento. Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioe-
vo, Spoleto, Benevento 20-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, 2 voll., II, p. 1649-1668;
Id., Il Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano : l’individuazione
dei luoghi e dei resti monumentali del V e del VI secolo, in 1983-1993 : dieci anni di
archeologia cristiana in Italia. Atti del VII Congresso nazionale di archeologia cri-
stiana, Cassino 20-24 settembre 1993, a cura di E. Russo, 3 voll., Piedimonte Ma-
tese, 2003, II, p. 761-770.
52
Per la versione latina della leggenda si rinvia all’ultima edizione : Apparitio
.
194 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
sancti Michaelis in monte Gargano cit., p. 1-4. Sull’Apparitio e i suoi stadi redazio-
nali in lingua greca e latina si vedano i contributi di Giorgio Otranto : G. Otranto,
Il «Liber de apparitione» cit., p. 423-442; Id., La montagna cit., p. 85-86; Id., Gene-
si cit., p. 43-44; e inoltre : M. Trotta, I luoghi del «Liber de Apparitione». Il santua-
rio di S. Michele dal V all’VIII secolo, in C. Carletti, G. Otranto, Culto e insedia-
menti cit., p. 125-165.
53
Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano cit., p. 4.
54
Ibid. Sul ruolo dell’arcangelo taumaturgo che guarisce mediante l’acqua :
A. Dupront, Antropologia del sacro e culti popolari : il pellegrinaggio, in C. Russo, a
cura di, Società, Chiesa e vita religiosa nell’Ancien Régime, Napoli, 1976, p. 156-
157; G. Otranto, La montagna cit., p. 90; G. Otranto, Genesi cit., p. 46, 49-50.
55
Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano cit., p. 3-4.
56
G. Otranto, La montagna cit., p. 90-93; I. Aulisa, La Chronica monasterii
sancti Michaelis Clusini a confronto con altre tradizioni micaeliche, in Vetera Chri-
stianorum, 33, 1996, p. 29-56 (p. 39-40); G. Otranto, Genesi cit., p. 49-56. In par-
ticolare, sul culto micaelico in corrispondenza dei luoghi elevati, cfr. : M. Baylé,
L’architecture liée au culte de l’Archange, in P. Bouet, G. Otranto, A. Vauchez, Cul-
te et pèlerinage cit., p. 449-465, spec. p. 449-451. Sulla scelta dell’ubicazione del
santuario da parte dello stesso arcangelo Michele : I. Aulisa, La Chronica cit.,
p. 43-48.
57
Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano cit., p. 5. Cfr. I. Aulisa, La
Chronica cit., p. 43; G. Otranto, Genesi cit., p. 48-49.
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 195
esso è stata vista un’allusione alla persistenza dei culti pagani 58. Il
bovino che prende possesso della grotta in cima alla montagna in-
carnerebbe l’antagonista del toro idolo del dio Mitra, se è vero che
dietro alla leggenda garganica si nasconde l’intervento evangelizza-
tore della Chiesa teso a distogliere l’attenzione dei fedeli dal mitrai-
smo per indirizzarla alla creatura angelica venuta dal cielo 59. Il tran-
sfert cultuale trova una corrispondenza a Sutri, nell’alto Lazio, dove
la chiesa rupestre di Santa Maria del Parto, assai prima di divenire
luogo di culto micaelico, attestato dall’immagine dell’arcangelo che
incombe sulla volta e da un pannello con la leggenda garganica di-
pinto all’entrata, era stata adibita a santuario mitraico, come dimo-
stra la sicura provenienza dalla parete di fondo di un rilievo con la
tauromachia conservato nelle vicinanze 60.
Transfert di sacralità
Ad imitazione del centro garganico, qualsiasi spazio rupestre di
origine naturale diviene potenziale luogo di culto tributato all’arcan-
gelo 61. Si sviluppano in tal modo, nel corso del Medioevo, i santuari
del monte Tancia, del monte Monaco di Gioia, di Avella, Asprano,
Arpino, Montoro e Ninfa per non citare che i casi incontrati nel ter-
ritorio oggetto del nostro studio. La consapevolezza della funzione
di prototipo che la grotta del Gargano esercita nei confronti delle ca-
vità rocciose disseminate sulle alture si riscontra nel Chronicon Ca-
sinense, redatto tra l’VIII e il IX secolo :
Inter Capuam, Teanum, nec non Aliphem auditur esse mons qui-
dam, in quo dicitur adesse angelica virtus, ad instar beati Michaelis ar-
58
D. Lassandro, Culti precristiani nella regione garganica, in M. Sordi, a cura
di, Santuari e politica nel mondo antico, Milano, 1983 (Contributi dell’Istituto di
storia antica, IX), p. 199-209; G. Otranto, Genesi cit., p. 44-45; 48-49.
59
P. P. Fischetti, Mercurio, Mithra, Michael : magia, mito e misteri nella grotta
dell’arcangelo. Prima pubblicazione di iscrizioni e affreschi paleocristiani e longo-
bardi, Monte Sant’Angelo, 1973, p. 43-149.
60
Supra, p. 63-65.
61
Come ha scritto Giorgio Otranto «la grotta naturale, che si addentra per
ventiquattro metri nelle viscere della terra; il percorso in roccia che inizialmente
i pellegrini dovevano fare per raggiungere il punto più interno della cripta; l’inse-
diamento in altura; lo scenario aspro e selvaggio della montagna garganica, ricca
di dirupi, anfratti e caverne, sono i motivi che, insieme alla sorgente di acqua mi-
racolosa, caratterizzarono da subito il culto micaelico sul Gargano e si tipizzaro-
no fissandosi in diversi contesti storico-ambientali per tutto il medioevo» :
G. Otranto, La montagna cit., p. 90-91; Id., Genesi cit., p. 53. Cfr. anche M. Sensi,
I grandi santuari micaelici d’Occidente, in M. Bussagli e M. D’Onofrio, a cura di,
Le ali di Dio cit., p. 126-133, spec. p. 131-132; Id., Alle radici della committenza cit.,
p. 219-230.
.
196 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
62
Chronicon Casinense, in MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Itali-
carum, 3, 1839, p. 222-230 (p. 229). Cfr. G. Otranto, Il santuario tra Oriente e Oc-
cidente, in C. Carletti, G. Otranto, Il santuario cit., p. 3-76 (p. 61); Sensi, I grandi
santuari cit., p. 131.
63
G. Sangermano, Poteri vescovili cit., p. 105.
64
M. Sensi, Alle radici della committenza cit., p. 219-230.
65
Martyrologium Adonis, III Kl. Oct., a cura di J. Dubois, G. Renaud, Parigi,
1984, p. 332-336 (p. 336); G. Otranto, La montagna cit., p. 101; M. Sensi, Santuari
micaelici e primordi del francescanesimo, in Collectanea Franciscana, 72, 2002,
p. 5-104 (p. 16-17).
66
G. Otranto, La montagna cit., p. 85-124 (p. 101).
67
Revelatio ecclesiae Sancti Michaelis, in P. Bouet, G. Otranto, A. Vauchez, a
cura di, Culte et pèlerinage cit., p. 10-15; P. Bouet, La Revelatio et les origines du
culte à saint Michel sur le Mont Tombe, ivi, p. 65-90.
68
Revelatio ecclesiae cit., p. 14; G. Otranto, Genesi cit., p. 55; M. Trotta,
A. Renzulli, La grotta garganica : rapporti con Mont-Saint-Michel e interventi lon-
gobardi, in P. Bouet G. Otranto, A. Vauchez, Culte et pèlerinage cit., p. 426-448.
69
M. Rouche, Le combat des saints anges et des démons : la victoire de Saint
Michel, in Santi e demoni nell’alto medioevo occidentale, 2 voll., Spoleto, 1989
(Sett.CISAM, XXXVI), II, p. 533-571 (p. 546); I. Aulisa, Pellegrini al Monte Garga-
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 197
L’arcangelo e l’eremita
Non di rado in un santuario rupestre il culto micaelico convive
con la devozione nei confronti di un eremita 70. Quest’ultimo di solito
subentra in un secondo momento, quando già da tempo la cavità
rocciosa è intitolata all’arcangelo, e tuttavia non entra in conflitto
con la creatura celeste anzi la invoca a protezione dalle insidie del
demonio. L’aura sacrale che avvolge una grotta dedicata all’arcange-
lo è di per sé diversa da quella che caratterizza una cavità rocciosa
frequentata da un monaco dedito alla vita solitaria. Nelle grotte mi-
caeliche la santità del luogo è imperniata sulla forza ctonia del-
l’arcangelo guardiano del monte. Animato dallo spirito divino, san
Michele ha la facoltà di scatenare tempeste manifestandosi nei tem-
porali, nel soffio del vento, nello sgorgare di una sorgente d’acqua 71.
All’interno dell’eremo, invece, la dimensione del sacro è raggiunta
tramite la penitenza e la pratica della solitudine di un essere umano
che lo abita a causa della sua inospitalità, pur riconoscendo il più
delle volte l’amenità del luogo 72. Il caso di san Nilo di Rossano dimo-
stra la possibilità di convivenza dei due aspetti del sacro all’interno
stessa grotta. Stando al racconto del bios l’anacoreta si rifugia in
una cavità rocciosa presso un piccolo santuario di San Michele di-
ventando «un angelo corporale» 73.
Nel raggio territoriale della nostra indagine casi simili non man-
cano, come ad esempio il santuario di San Michele sul monte Mona-
co di Gioia 74. All’interno della cappella costruita e decorata sul finire
dell’XI secolo o agli inizi del successivo in un recesso dell’antro, il
piccolo personaggio dipinto ai piedi dell’immagine della Vergine in
trono, con aureola e scapolare, fa pensare, più che al committente, a
.
198 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
75
L. Miglio, Castel Sant’Elia cit., p. 15. Sulla valle Suppentonia : supra,
p. 190-192.
76
Gregorio Magno, Dialogi cit., II, p. 70, 72.
77
E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 167-178, fig. 148.
78
G. Bertelli, La porta di bronzo, in L’Angelo, la montagna, il pellegrino. Mon-
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 199
Un’immagine assente
Immanente alle componenti naturali che costituiscono il pae-
saggio rupestre, l’arcangelo non ha un ruolo di primo piano fra le
pitture che si trovano all’interno dei santuari micaelici. Accade per-
fino che san Michele sia del tutto assente dai temi iconografici pre-
scelti e ciò non può essere attribuito soltanto all’eventuale scompar-
sa di una parte dell’originaria superficie pittorica a causa del tra-
scorrere dei secoli e delle devastazioni 82.
Nel santuario del monte Tancia (tav. 59 c), uno fra i più frequen-
tati dai pellegrini devoti a san Michele, la decorazione si concentra
esclusivamente su un altare-ciborio addossato alla parete, che segue
un repertorio figurativo di antica tradizione e trascura completa-
mente la rappresentazione dell’arcangelo. Che sia quest’ultimo il ti-
tolare della grotta, fin dall’origine, è però fuori dubbio, dal momento
.
200 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
83
Gregorio di Catino, Chronicon farfense cit., p. 158.
84
Supra, p. 164-167.
85
Supra, p. 135-139. Per la scelta dell’Ascensione come tema absidale : infra,
p. 226.
86
Supra, p. 137-138.
87
I. Aulisa, La Chronica cit., p. 32.
88
«Quae non metallorum fulgore, sed privilegio commendata signorum, vili
facta scemate sed celesti predita virtute [...]», Apparitio sancti Michaelis in monte
Gargano cit., p. 1. «[...] non tam metallorum fulgore et humano opificio rutila seu
polita quam crebra signorum experienti evidentia cospicua», Chronica monasterii
sancti Michaelis Clusini cit., p. 28. Cfr. I. Aulisa, La Chronica cit., p. 41.
89
Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano cit., p. 1.
90
S. Ćurčić, Byzantine Architecture on Cyprus : an Introduction to the
Problem of the Genesis of a Regional Style, in N. Patterson Ševčenko, Ch. Moss, a
cura di, Medieval Cyprus. Studies in Art, Architecture, and History in Memory of
Doula Mouriki, Princeton (NJ), 1999, p. 71-80 (p. 75).
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 201
Iconografia micaelica
Ciò non vuol dire, ovviamente, che l’iconografia dell’arcangelo
non abbia incontrato una sua ampia diffusione, com’è noto, nell’am-
bito della produzione artistica medievale, a prescindere dall’habitat
rupestre. La raffigurazione dell’arcangelo si ramifica precocemente
in tre tipologie : la versione più comune, che attraversa immutata
l’intero arco del Medioevo, è quella che lo vede vestito degli abiti di
corte, con loros gemmato, labaro e globo, nella foggia che corrispon-
de alla veste dell’imperatore di Bisanzio, come appare nelle grotte di
Calvi o nell’insediamento di Fasani (tav. 73 c) 97. Attestata soprattut-
to in epoca longobarda, ma assente nei casi pittorici esaminati, ri-
sulta pure la versione del santo guerriero, rappresentato nell’atto di
trafiggere con la lancia il drago simbolo della potenza demoniaca 98.
91
«[...] Michael [...] per visione apparens : Non est vobis, inquit, opus hanc
quam ego edificavi dedicare basylicam. Ipse enim qui condidi etiam dedicavi»,
Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano cit., p. 3.
92
«Altare quoque de eadem rupe nativa in honore angelorum principis Michae-
lis miro opere, sed humanae artis industria non satis polito incidit», Chronica mo-
nasterii sancti Michaelis Clusini cit., 9, p. 30.
93
Ibid., 11, p. 31.
94
Ibid., 11, p. 31; I. Aulisa, La Chronica cit., p. 37, 48-53.
95
Ch. Walter, Art and Ritual cit., p. 215, 232; S. Piazza, Une communion cit.,
p. 141-146.
96
I. Aulisa, La Chronica, cit., p. 37.
97
C. Jolivet Lévy, Culte et iconographie de l’archange Michel dans l’Orient by-
zantin : le témoignage de quelques monuments de Cappadoce, in Les Cahiers de
Saint Michel de Cuxa, 28, 1997, p. 187-198; Eadem, Note sur la représentation des
archanges en costume impérial dans l’iconographie byzantine, in Cahiers Archéo-
logiques, 46, 1998, p. 121-128.
98
Il san Michele guerriero è rappresentato su due lastre di VIII-IX secolo del
santuario del Monte Sant’Angelo sul Gargano : M. (Mario) Rotili, Corpus cit.,
.
202 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 203
Il cimitero di Ponziano
104
Supra, p. 59-60.
105
Notitia ecclesiarum urbis Romae, in R. Valentini e G. Zucchetti, a cura di,
Codice Topografico della Città di Roma, 4 voll., Roma, 1940-1953, II, p. 67-99
(p. 92). Nella Notitia il termine spelunca è riportato nove volte (Ibid., p. 75-78, 82-
83, 85, 90, 92), mentre in tre casi viene impiegato il sinonimo antrum (Ibid.,
p. 83, 88, 93). Cfr. G. B. De Rossi, La Roma sotterranea cit., I, p. 148.
106
Sull’abbandono della funzione cimiteriale delle catacombe del suburbio
romano, fra V e VI secolo : J. Osborne The Roman Catacombs cit., 279-284; Ph.
Pergola, Le catacombe cit., p. 103-105; V. Fiocchi Nicolai, Origine e sviluppo delle
catacombe romane cit., in V. Fiocchi Nicolai, F. Bisconti, D. Mazzoleni, a cura di,
Le catacombe cristiane di Roma. Origini, sviluppo, apparati decorativi, documenta-
zione epigrafica, Ratisbona, 1998, p. 59-69.
107
Supra, p. 103-105.
.
204 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
108
Sugli itinera sotterranei delle catacombe romane : V. Fiocchi Nicolai, Iti-
nera ad sanctos cit., p. 769-775.
109
M. Ghilardi, Le catacombe di Roma dal medioevo alla Roma sotterranea di
Antonio Bosio, in Studi Romani, 49, 2001, p. 27-56 (p. 28, n. 6).
110
Supra, nota 105.
111
Nel VI secolo i santuari martiriali di Roma raggiungono per importanza i
loca sancta della Palestina : J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 284. Sui
santuari cristiani della Palestina e l’importanza della roccia sulla quale furono
edificati, cfr. supra, p. 15-17. Sull’attenzione che ebbero i costruttori del santuario
costantiniano dell’Ascensione nel «respecter les irrégularités naturelles de la grotte
tout en l’ornant avec élégance», cfr. P. Maraval, Lieux saints cit., p. 195 e bibl. in
nota. Sull’emulazione in Occidente dei santuari della Palestina nei primi secoli
dell’alto Medioevo : F. Cardini, Jerusalem traslata cit., p. 281-296.
112
Supra, p. 86-90.
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 205
113
S. Piazza, Peintures rupestres cit.
114
A. Donzellini, Ad Historiam Institutionis festi Corporis Christi Appendix, in
Id., Historia et origine della solennità et festa del Corpus Domini, Roma, 1585,
p. 69.
115
Supra, 177-180.
.
206 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Supra, p. 114-119.
117
118
A tale proposito si rivela ancora utile lo studio di G. De Angelis D’Ossat,
La geologia delle catacombe romane, Città del Vaticano, 1938.
119
Per uno sguardo d’insieme sulle catacombe romane : Fiocchi Nicolai, Ori-
gine e sviluppo cit., p. 9-69. Sul fenomeno nel Lazio : V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri
paleocristiani cit.; e in Campania : U. Fasola, Le catacombe cit.
.
FENOMENI RELIGIOSI ALL’ORIGINE DELLA PITTURA RUPESTRE 207
Elementi di identità
Altri aspetti che accomunano i santuari rupestri a quelli ricavati
in contesti catacombali in epoca medievale sono individuabili nel-
l’ambito stesso della produzione pittorica121. Oltre alle similitudini
riguardanti la tecnica d’esecuzione dei dipinti, che il più delle volte
viene a coincidere, dal momento che il supporto parietale è costitui-
to in entrambi i casi dalla roccia naturale, non va tralasciato il carat-
tere iconico dei soggetti raffigurati : pannelli isolati con santi in po-
sa frontale, correlati da iscrizioni votive costituiscono la norma in
ambedue i casi.
Un altro fattore che riduce la distanza fra i due fenomeni va ri-
cercato nella sfera cultuale. Nel caso del cimitero di Ponziano, come
abbiamo visto la presenza delle tombe dei martiri si è rivelata un
elemento destinato a contrastare il generale e inesorabile processo
di abbandono122. L’adibizione dell’ambiente sepolcrale ad oratorio o
piccola cappella ipogea, con la sua conseguente trasformazione in
luogo di culto e meta di pellegrinaggio, avvicina infatti questi am-
bienti alla tipologia degli spazi rupestri intitolati all’arcangelo Mi-
chele o a un santo eremita123. Anche nei santuari micaelici e negli
eremi, del resto, può accadere che le spoglie dei santi custoditi all’in-
terno della grotta possano diventare l’elemento trainante del culto
locale nonché uno strategico strumento di controllo sociale per le
autorità civili o religiose. Si pensi al principe Arechi II che nell’VIII
120
Un quadro generale sulla diffusione del fenomeno delle catacombe si rica-
va dalla recente analisi di V. Fiocchi Nicolai, E. Enß, H. von Hesberg, S. Ristow,
Katakombe (Hypogaeum), in Reallexikon für Antike und Christentum, XX, Stoc-
carda, 2004, p. 342-422. Per la Sicilia, un quadro d’insieme è offerto dallo studio
tuttora significativo di : J. Führer e V. Schultze, Die altchristlichen Grabstätten
Siziliens, Berlino, 1907.
121
Un utile contributo all’analisi della tecnica pittorica nelle catacombe del
suburbio romano, con una schedatura delle pitture stese direttamente sulla roc-
cia naturale, è fornita da C. Bordignon, Caratteri e dinamica della tecnica pittorica
nelle catacombe di Roma, Roma, 2000, part. p. 89-90, 337. Per quanto riguarda la
pittura medievale nelle catacombe romane, al primo contributo monografico di
Raffaella Farioli (R. Farioli, Pittura cit.) hanno fatto seguito i fondamentali saggi
di John Osborne : J. Osborne, Early medieval wall-painting in the roman cata-
combs : patronage and function, in RACAR, 12, 2, 1985, p. 197-200, e soprattutto :
Id., The Roman Catacombs cit., p. 298-328.
122
Ibid., p. 279-286; V. Fiocchi Nicolai, Origine e sviluppo cit., p. 59.
123
Per un confronto tra il pellegrinaggio rivolto ai santuari relativi ai martiri,
agli eremiti e a san Michele arcangelo, cfr. M. Simon, Les pèlerinages dans l’anti-
quité chrétienne, in Les pèlerinages de l’antiquité biblique et classique à l’occident
médiéval, Parigi, 1973, p. 95-115.
.
208 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
124
Supra, p. 187.
125
Supra, p. 83.
126
J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 295-296.
127
Supra, p. 105.
128
Supra, p. 112.
129
J. Osborne, The Roman Catacombs cit., p. 310.
.
CAPITOLO IV
1 – CRONOLOGIA E CONTESTI
1
Nell’ambito del territorio della presente ricerca si possono citare, a titolo
d’esempio, i pannelli quattrocenteschi, con Madonna e Bambino, di Santa Maria
in Grotta a Rongolise e del santuario della Santissima Trinità sul Monte Autore,
oltre a quelli seicenteschi dell’eremo del monte Massico, ove è raffigurata una
Crocifissione, della grotta di San Simeone sul monte Taburno, con un ritratto del
santo titolare e una Psicostasia, e del santuario del monte Tancia, con un arcan-
gelo Michele.
.
.
TESTIMONIANZE PITTORICHE VI-VII s. VII s. VII-VIII s. VIII s. VIII-IX s. IX s. IX-X s. X s. X-XI s. XI s. XI-XII s. XII s. XII-XIII s. XIII s. 210
Alatri, «cripta» di S. Michele • •
Albano, catacombe di S. Senatore • • (?) • •
Arpino, ipogeo di S. Michele • (?) •
Avella, Grotta di S. Michele • •
Barbarano, Grotta di S. Simeone •
Bassano Romano, S. Giovanni a Pollo •
Bolsena, catacombe di S. Cristina •
Calvi, Grotta dei Santi • • • •
Calvi, Grotta delle Fornelle • • •
Capradosso, Grotta di S. Nicola • •
Castel Sant’Elia, Grotta di S. Leonardo • (?) •
Civita Castellana, Grotte di S. Cesareo •
Civita Castellana, Grotte di S. Selmo •
Cottanello, eremo di S. Cataldo •
Fasani, Grotta di S. Michele •
Ischia di Castro, Poggio del Conte •
Magliano Romano, Grotta degli Angeli •
Monte Acuziano, eremo di S. Martino •
Monte Massico, eremo di S. Martino • •
Monte Monaco, Grotta di S. Michele •
Monte Taburno, Grotta di S. Mauro •
Monte Taburno, Grotta di S. Simeone •
Monte Tancia, Grotta di S. Michele • • (?)
PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Fig. 15 – Cronologia delle pitture rupestri nel Lazio e nella Campania settentrionale (secoli VI-XIII).
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 211
2
Spunti interessanti per quanto concerne la sovrapposizione di intonaci in
ambienti rupestri sono in : E. Marcato, Pittura rupestre in Basilicata : il problema
della sovrapposizione e della ridipintura in alcune immagini ad affresco, in OC-
NUS. Quaderni della Scuola di Specializzazione in Archeologia, 5, 1997, p. 137-150.
3
Supra, p. 50, 134, 137, 178-179.
4
Infra, p. 227-231. Cfr. S. Piazza, Peintures rupestres cit.
5
Supra, p. 191.
.
212 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
6
Supra, p. 47, 56, 74, 119, 164.
7
H. Belting, Bild und Kult cit., p. 79, 153.
8
K. Weitzmann, From the Sixth to the Tenth Century, in The Monastery of
Saint Catherine at Mount Sinai : the Icons, I, Princeton N. J., 1976, p. 13-15, tavv.
I-II.
9
Sul confronto tra l’immagine di Ponziano e il Cristo del Sinai : R. Warland,
Das Brustbild Christi. Studien zur spätantiken und frühbyzantinischen Bildge-
schichte, Roma, Friburgo, Vienna, 1986 (Römische Quartalschrift für Christliche
Altertumskunde und Kirchengeschichte. Supplementheft, 41), p. 200-205; H. Bel-
ting, Bild und Kult cit., p. 152-153.
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 213
10
Ibid.
11
Il caso dell’immagine di Ponziano ben corrisponde alla definizione di «re-
plica» fornita di recente da Fabrizio Crivello : «La replica [...] è la ripetizione di
un’immagine nelle stesse condizioni storiche in cui è stata prodotta, il che equi-
vale, nella maggior parte dei casi, allo stesso periodo e allo stesso ambito artisti-
co», F. Crivello, L’immagine ripetuta : filiazione e creazione nell’arte del Medioevo,
in E. Castelnuovo e G. Sergi, a cura di, Arti e storia nel Medioevo. III, Del vedere :
pubblici, forme e funzioni, Torino, 2004, p. 567-592 (p. 580).
.
214 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
12
Supra, p. 77-83, 183-184.
13
J. Osborne, Textiles and their painted imitations in early Medieval Rome, in
PBSR, 60, 1992, p. 309-351.
14
Nella varietà dei temi figurativi all’interno di ciascun orbicolo, il modello
di sciamito della nicchia dell’eremo farfense, più che agli esemplari attribuiti ai
laboratori di Costantinopoli, contraddistinti da un unico soggetto replicato se-
rialmente (M. Martiniani Reber, Tissus cit., p. 192 e schede a p. 194-197), si av-
vicina al tessuto a rotae che orna l’orlo di una tunica copta del Victoria and Albert
Museum di Londra attribuita genericamente al VI-VIII secolo (A. F. Kendrick,
Catalogue of textiles from burying-grounds in Egypt, 3 voll., Londra, 1920-1922, III,
Coptic period, 1922, p. 10, tav. VI, fig. 626). Le foglie cuoriformi e i motivi a can-
delabra del pannello dell’Acuziano si ritrovano nei clavi provenienti dagli scavi
della città egiziana di Achmim, assegnati genericamente ai secoli VI-VII o VII-
VIII (Ibid., p. 77, tav. XXI, fig. 799; M. Martiniani Reber, Lyon cit., p. 86-87, 93-
94).
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 215
uno dei cenobi del complesso monastico copto di Kellia (VII secolo)
dove il medesimo soggetto viene riprodotto in una variante che di-
sattende il preciso ordine geometrico ma non l’impostazione genera-
le del disegno15.
Si impone all’attenzione, infine, il ritratto del diacono Evagrio
del Ponto, nell’intradosso dell’arco maggiore, da considerarsi un
unicum nel repertorio agiografico dell’iconografia cristiana e parti-
colarmente interessante in un contesto come quello del monte Acu-
ziano, di natura eremitica, dal momento che nel personaggio è da ri-
conoscersi uno dei padri del monachesimo orientale più popolari in
Siria (tav. 19 b)16. All’immagine di Evagrio, oggi perduta, non veniva
concessa la visibilità della quale godevano il pannello con il finto
tessuto o il cerchio con la stella. Essa faceva parte di un motivo a
tortiglioni, ospitante almeno un altro santo nella circonferenza di
fronte e una croce equilatera in corrispondenza della chiave di volta,
seminascosto nello spazio di risulta tra la fronte dell’arco e la sotto-
stante lunetta della nicchia.
La più antica decorazione dell’eremo di San Martino, insomma,
che forse in origine circondava l’intera cavità rocciosa, adottava un
programma prevalentemente aniconico, centrato sulla rappresenta-
zione di finti tessuti e disegni geometrici, includente anche figure
umane ma soltanto all’interno di superfici poco visibili e senza le
immagini della Vergine o del Cristo, quasi d’obbligo nel programma
decorativo di un coevo edificio sacro occidentale soprattutto nella
zona intorno all’altare. Le pitture dell’Acuziano obbediscono, dun-
que, a un genere figurativo estraneo alla cultura dell’occidente e in-
vece in voga nell’oriente greco dal V secolo fino allo scoppio della
crisi iconoclasta, conforme al pensiero monofisita, ma non di suo
esclusivo dominio17.
Stando ai brani superstiti, totalmente priva di raffigurazioni an-
tropomorfe doveva essere la decorazione dell’imbotte della grotta di
San Martino sul monte Massico, riferibile ad un arco cronologico
che va dalla fine del VI secolo al VII inoltrato (fig. 11, p. 159). La da-
15
Supra, p. 81-82.
16
Supra, p. 81.
17
M. Andaloro, Il secondo concilio di Nicea e l’età dell’Immagine, in L. Russo,
a cura di, Vedere l’invisibile. Nicea e lo statuto dell’immagine, Palermo, 1997,
p. 185-194; Eadem, La linea parallela dell’aniconismo, in Nicea e la civiltà del-
l’immagine, Palermo, 1998, p. 43-56; Eadem, Percorsi iconici e aniconici dal VI se-
colo all’iconoclastia. Le pitture della chiesa di Küçük Tavşan Adası in Asia Minore,
in A. C. Quintavalle, a cura di, Le vie del medioevo, Atti del Convegno internaziona-
le di studi, Parma, 28 settembre-1 ottobre 1998, Venezia, 2000, p. 73-86. In partico-
lare, sull’aniconismo della Siria paleobizantina : M. Mundell, Monophysite
Church Decoration, in A. Bryer e J. Herrin, a cura di, Iconoclasm. Papers given at
the Ninth Spring Symposium of Byzantine Studies, Birmingham 1977, p. 59-74.
.
216 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
tazione ad epoca così alta si ipotizza, come già detto, sulla base di
una serie di argomentazioni.
Riassumendo, dalla testimonianza di Gregorio Magno possiamo
presumere che un monaco chiamato Martino sia vissuto sul Massico
nel corso del VI secolo, non oltre la soglia del VII18. Il piccolo edificio
in muratura all’interno della grotta deve essere servito per raccoglie-
re le spoglie del beato, come fa pensare l’esistenza della fossa rettan-
golare, foderata di intonaco, posta sul fondo dell’ambiente. È assai
probabile, quindi, che la struttura a volta sia stata costruita e deco-
rata all’indomani della morte dell’eremita. All’ipotesi di un’attribu-
zione fra VI e VII secolo, del resto, vanno incontro la tecnica costrut-
tiva dell’imbotte, in opus mixtum, attestata in area campana proprio
in questo periodo19 e il terminus ante quem dello strato pittorico so-
prastante, assegnabile con agio al pieno X secolo (tav. 43 b-c).
Più di ogni altro elemento, tuttavia, sono le tracce dell’originaria
decorazione a giustificare una proposta di datazione agli albori del-
l’età medievale : su uno strato di intonaco spesso, che raggiunge il
centimetro e mezzo, è stato disteso un velo di bianco omogeneo, sul
quale sono state tracciate con disinvoltura fluide pennellate di rosso,
ocra e rosa. Alcune linee di colore sono rettilinee, forse a costituire
originariamente un disegno geometrico, altre si dispongono libera-
mente con andamento curvilineo o zigzagante ad imitare probabil-
mente motivi vegetali stilizzati. In un punto esse suggeriscono la for-
ma di un volatile (tav. 76 a-c).
La parete sinistra, che a differenza di quella destra è continua e
non intervallata dagli archi, conserva in prossimità del muro di fon-
do i resti di un’iscrizione latina in capitali rosse su fondo bianco, di-
sposte su due righe a metà altezza del muro (tav. 42 b). È probabile
che l’iscrizione dividesse la decorazione in due registri, dal momen-
to che nella zona sinistra della parete, appena più in basso del livello
delle lettere dipinte, si scorge una riga nera orizzontale.
Al di là dei dati desumibili dalle tracce superstiti nell’ambiente
principale, si sarebbe dovuto rinunciare alla comprensione pur som-
maria dell’impianto figurativo originario, se non avessimo scoperto,
oltrepassando il muretto con la fenestella confessionis, laddove l’im-
botte si restringe fino a raggiungere una larghezza di circa un me-
tro, l’esistenza dei resti di una grande croce gemmata (tav. 76 a,
fig. 10, p. 158). Appare verosimile ritenere quest’ultima, a bracci pa-
tenti con un cerchio rosso passante per il centro, il fulcro del pro-
gramma decorativo, poiché sovrasta il sepolcro dell’eremita e non
può quindi che essere interpretata in rapporto con esso.
18
Supra, p. 155, 185-187.
19
G. Ausiello, Architettura medievale cit., p. 195-196 (tabelle B3, B4 e B5).
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 217
20
Sulla Campania bizantina fra VI-VII secolo, cfr. V. von Falkenhausen, La
Campania fra Goti e Bizantini, in G. Pugliese Carratelli, a cura di, Storia e civiltà
della Campania. Il Medioevo, Napoli, 1992, p. 7-35, spec. p. 12-16.
21
H. Belting, Studien cit., p. 65.
22
Ibid., p. 109-110.
23
H. Belting, Studien cit., spec. p. IX-XI.
24
G. Orofino, Considerazioni sulla produzione miniaturistica altomedievale a
.
218 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
per quanto riguarda le pitture della Grotta dei Santi, poi, la notizia
che i monaci cassinesi, a seguito dell’invasione saracena dell’841 si
stabilirono per quasi un secolo presso Capua, distante da Calvi solo
qualche chilometro 25, fa propendere per l’ipotesi di un cantiere for-
matosi all’interno di questa città piuttosto che pensare a un atelier
proveniente da Benevento.
Nonostante le ampie lacune e l’avanzato stato di deperimento
della pellicola pittorica, il secondo strato dell’imbotte del Massico,
sovrapposto a quello di VI-VII secolo, è ancor oggi apprezzabile nel
suo assetto d’insieme. Il tema della volta, con quattro angeli cariatidi
che sorreggono un clipeo centrale, ha radici antiche 26. L’esempio più
vicino è rappresentato dalla strato di pittura che si conserva sulla
volta della cappella dei Santi Martiri nel complesso basilicale di Ci-
mitile, appartenente alla campagna pittorica assegnata tra la fine del
IX e la prima metà del X secolo, con maggiore propensione per il
secondo quarto di quest’ultimo (tav. 52 c) 27. L’analogia, in questo
caso, non si limita allo schema iconografico, ma riguarda anche le
proporzioni delle figure e la stesura delle pennellate scure, larghe
e fluide, che disegnano il panneggio delle tuniche bianche degli
angeli.
Sempre alla seconda campagna pittorica, nella grotta del Massi-
co, appartengono i resti della fronte dell’arco d’ingresso. Al centro si
scorge un clipeo che ha al suo interno tracce di una figura a mezzo
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 219
28
Id., Studien cit., p. 68-70, tavv. XXXVII-XXXVIII, figg. 73-75.
29
S. Piazza, La Grotta dei Santi cit., p. 182.
.
220 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
30
G. Orofino, Benedettini, Pittura, miniatura e arti suntuarie, in EAM, III,
Roma, 1992, p. 346-355 (p. 350). Sulla «questione benedettina» si veda anche Ea-
dem, Considerazioni cit., p. 132; F. Aceto, Beneventano-cassinese cit., p. 366-367.
31
S. Piazza, Une Communion cit., p. 140-146.
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 221
in abbondanza per il fondo dei pannelli delle pareti e parte delle ve-
sti dei personaggi, tratto distintivo che si ritrova nel caso coevo della
decorazione del tempietto della Tosse a Tivoli. Colpiscono inoltre le
somiglianze nel ductus formale 32. Le affinità più lampanti, a tal ri-
guardo, si individuano tra la testa di Placido sulla parete nord del-
l’oratorio rupestre e quella di Cristo nella scena dell’Ascensione al-
l’interno del monumento tiburtino : il contorno ovale del volto, il
tratto continuo che all’interno disegna gli occhi, la canna nasale e le
sopracciglia, tracciate senza soluzione di continuità, ma anche la
bocca, marcata da un segmento orizzontale e con il labbro inferiore
fortemente pronunciato, sono quasi sovrapponibili. A giusto titolo
John Osborne accostava la testa di Placido a quella di uno dei santi
dell’atrio di Santa Maria Antiqua, costituenti l’esempio pittorico più
tardo della chiesa forense, che proprio in ragione di tali affinità ve-
niva assegnato al pieno X secolo 33.
32
Già notate da Beat Brenk : B. Brenk, Die Wandmalereien cit., p. 77.
33
J. Osborne, The Atrium cit., p. 209.
34
Al tempo della mia visita, il 3 luglio del 2000, il santuario era chiuso al
pubblico a causa del distacco di un grosso conglomerato di roccia caduto nel-
l’ambiente maggiore.
.
222 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
35
Supra, p. 146-148.
36
Per le miniature dell’Exultet di Gaeta : V. Pace, Gaeta, Museo Diocesano,
Exultet 1, in G. Cavallo, a cura di, Exultet. Rotoli liturgici del medioevo meridiona-
le, Roma, 1994, p. 341-343, tavv. fuori testo. Per le pitture della Grotta dei Santi,
cfr. S. Piazza, La Grotta dei Santi cit., p. 187-197.
37
Si veda, per un confronto, la miniatura sul codice Sachau 22 di Berlino
(f 43 v.), assegnata al IX-X secolo : K. Wessel, Konstantin und Helèna cit., col.
o
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 223
38
B. Brenk, Die Benedicktzenen in S. Crisogono und Montecassino, in Arte
Medievale, 2, 1984, p. 57-75, spec. p. 57-66.
39
C. Bertelli, Gornate Superiore, San Michele, in M. Gregori, a cura di, Pittu-
ra tra Ticino e Olona. Varese e la Lombardia nord-occidentale, Milano, 1992,
p. 223-224, tav. 11.
40
S. Lomartire, La pittura medievale in Lombardia, in C. Bertelli, a cura di,
La pittura in Italia. L’altomedioevo, Milano, 1994, p. 47-89, spec. p. 67.
41
Bertelli C., Miniatura e pittura : dal monaco al professionista, in G. Pugliese
Carratelli, a cura di, Dall’eremo al cenobio. La civiltà monastica dalle origini all’età
.
224 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 225
43
Sulle alterne fortune delle due tipologie, patiens e triumphans fra XI e XII
secolo : G. Jászai, Crocifisso, in EAM, V, Roma, 1994, p. 577-586 (p. 579). La cro-
cifissione miniata sul sacramentario di Metz (Paris, Bibl. nat., ms. lat. 1141) atte-
sta la diffusione già nel IX secolo del genere iconografico con la croce vivifica
dalla quale scaturiscono virgulti : M.-Ch. Sepière, L’image cit., p. 177-180,
tav. XX.
44
Il confronto fra la Crocifissione dell’Exultet di Londra, di Sant’Angelo in
Formis e del ciclo coevo di San Pietro ad Montes a Caserta Vecchia, è stato pro-
posto da Lucinia Speciale (L. Speciale, London, British Library, Exultet, in G. Ca-
vallo, a cura di, Exultet. Rotoli liturgici del Medioevo meridionale, Roma, 1994,
p. 249-252, spec. p. 251 e illustrazione fra le tavv. fuori testo).
45
B. Brenk., Città del Vaticano, Vat. lat. 3784, Exultet, in G. Cavallo, a cura
di, Exultet. Rotoli liturgici del Medioevo meridionale, Roma, 1994, p. 211-213; Id.,
Bischöfliche cit, p. 285-286.
46
S. Piazza, La Grotta dei Santi cit., p. 203.
47
Supra, p. 167.
.
226 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
48
Sulla liturgia della messa nell’iconografia medievale, con numerosi richia-
mi all’immagine del vescovo e al suo rapporto gerarchico con i diaconi, cfr. É. Pa-
lazzo, L’évêque et son image. L’illustration du Pontifical au Moyen Âge, Turnhout,
1999, part. p. 84-101, 212, figg. 23, 45.
49
W. Angelelli, Affreschi cit., p. 15-16 e nn. 56-57.
50
Ibid., p. 16.
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 227
51
Sull’impiego di sagome per la stesura del disegno preparatorio, cfr.
M. Nimmo, C. Olivetti, Sulle tecniche di trasposizione dell’immagine in epoca me-
dioevale, RINASA, s. III, VIII-IX, 1985, p. 399-411; M. Andaloro, I mosaici del
Sancta Sanctorum, in Sancta Sanctorum, Milano, 1995, p. 126-191, part. p. 156-
191.
52
Cfr. S. Piazza, Peintures rupestres cit.
.
228 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 229
54
G. Matthiae, Mosaici cit, I, p. 135-142; M. Andaloro, S. Romano, L’imma-
gine cit., paragrafo 2, a cura di M. Andaloro, p. 98-99. Contrariamente alle aspet-
tative, le decorazioni absidali di Roma, realizzate al tempo della Riforma grego-
riana, ignorano il modello dei SS. Cosma e Damiano : «Negletti i modelli paleo-
cristiani delle grandi basiliche, anche le tematiche teofaniche spariscono, e si
interrompe la catena delle riprese del modello dei Ss. Cosma e Damiano», Ibid.,
paragrafo 4, a cura di S. Romano, p. 108.
55
P. Hoegger, Die Fresken cit., p. 41-44.
56
L. De Maria, Testimonianze scultoree dal santuario di S. Cristina a Bolsena,
in Il Paleocristiano nella Tuscia, Roma, 1984, p. 141-165, spec. 145-150, figg. 2, 4-6;
D. Scortecci, La diocesi di Orvieto (Corpus della scultura altomedievale, XVI), Spo-
leto, 2003, p. 11-13, 51-68.
57
H. Kessler, The meeting of Peter and Paul in Rome : an emblematic narrati-
.
230 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
della Riforma 58. I versi esibiti dai santi Giovanni e Paolo, invece, al-
ludono all’antica tradizione che attribuiva loro la facoltà di portare
il sereno e la pioggia a seconda delle esigenze del raccolto e possono
quindi essere interpretati, sempre in linea con gli ideali riformistici,
come richiamo alla funzione nobilitante del lavoro dei campi 59.
Se i brani di Bolsena e il pannello di San Giovanni a Pollo danno
consistenza alla tesi di un renouveau paléochrétien come aspetto fon-
dante del repertorio figurativo prodotto nel solco della riforma gre-
goriana 60, l’altro fenomeno cardine di questa stagione artistica, che
consiste nel recupero di forme ed elementi ornamentali dalla tradi-
zione classica 61, s’incontra in un gruppo di testimonianze riferibili
ad un arco cronologico che oltrepassa la fine del pontificato grego-
riano fino a coprire almeno il primo quarto del XII secolo : si tratta
delle pitture di Norchia, Alatri, Magliano Romano e Vallepietra. Fin
troppo evidente è il loro apparentamento con la catena di esempi
pittorici d’arte riformata attestati a Roma e nel Lazio, il primo anel-
lo della quale viene in genere riconosciuto nella decorazione della
basilica inferiore di San Clemente 62 mentre i casi dell’Immacolata a
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 231
.
232 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
69
Analogie fra la Theotokos di Rongolise e quella dell’abside della non lonta-
na Santa Maria in Foroclaudio sono state giustamente rilevate da Lucinia Specia-
le, L. Speciale, La Chiesa cit., p. 72. Una certa somiglianza si ravvisa pure fra il
pannello di S. Maria in Grotta e la tavola campana del museo dell’abbazia di
Montevergine : M. P. Di Dario Guida, Icone di Calabria e altre icone meridionali,
Messina, 1992, p. 106-107, figg. 60-61.
70
M. Andaloro, Note cit., p. 109-110.
71
Analoghi casi individuati in Puglia da E. Marcato, Pittura rupestre cit.,
p. 140-143.
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 233
72
C. Jolivet Lévy, Notes sur la répresentation des archanges cit., p. 121-128.
Per questo motivo, si crede, Francesco Gandolfo ha datato la pittura alla prima
metà del IX secolo : F. Gandolfo, Alla ricerca cit., p. 53-54.
73
Alcune riflessioni riguardo ai caratteri specifici della pittura rupestre in
Italia meridionale vennero espresse nel corso di un dibattito che fece seguito al-
l’intervento di Giuseppe Valentini nell’ambito del primo convegno curato da Co-
simo Damiano Fonseca : G. Valentini, L’iconografia rupestre e i suoi riflessi teolo-
gici e dottrinali, in C. D. Fonseca, La civiltà rupestre cit., p. 61-72, part. la Discus-
sione di G. Lodolo e C. D. Fonseca, p. 72-75. Al carattere aspecifico della pittura
rupestre in Italia meridionale, per quanto riguarda i temi iconografici e gli esiti
stilistici, ha fatto cenno Valentino Pace : V. Pace, Pitture rupestre cit., p. 404.
.
234 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
74
Supra, p. 153-155.
75
Supra, p. 164-167.
76
Supra, p. 59.
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 235
appare come una quinta scenica che ben si presta a rendere più rac-
colto il gruppo di personaggi.
Nell’insieme pare sia stata raggiunta, da parte degli esecutori del
dipinto, una soluzione di compromesso. Se da un lato, infatti, l’e-
mergere della roccia è andato a detrimento della superficie pittorica
e, quindi, ha obbligato a rimpicciolire le dimensioni della figura di
Gabriele, dall’altro ha offerto l’opportunità di sfruttare il rilievo na-
turale per conferire alla scena un effetto di profondità e realismo. Al
di là del livello qualitativo raggiunto non è facile stabilire se il rispar-
mio delle due sporgenze rocciose sia stato compiuto a vantaggio del-
l’immagine, nell’intenzione di impiegare entrambe come espedienti
naturali del paesaggio, oppure sia da attribuire all’inadempienza de-
gli artisti sprovvisti degli strumenti necessari per regolarizzare la su-
perficie sulla quale stendere l’intonaco.
Uno sguardo d’insieme alla piccola cappella, però, ci fa propen-
dere per la prima ipotesi. Sul lato opposto alla nicchia con l’Annun-
ciazione la superficie naturale della grotta crea una serie di balze e
increspature lungo le quali scivola l’acqua sorgiva. L’edificazione
della struttura muraria non ha nascosto il fenomeno carsico, anzi, si
può dire che l’abbia esaltato, come sta ad indicare la presenza di un
pozzo tuttora in funzione alla base dell’arco d’ingresso. Oltrepassato
.
236 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
77
Supra, p. 20, 34-37, 194, 200.
78
Le riflessioni sul rapporto fra immagine e spazio sacro nel Medioevo sono
al centro di alcuni studi di Jean-Claude Bonne : «[...] la représentation médiévale
affiche de divers manières les liens qui l’attachent à son support : elle en épouse
le cadre, en évoque figurativement les fonctions, en exalte décorativement la va-
leur, en respecte la planéité, etc. Référence qu’on peut très globalement interpré-
ter comme une manière de révérence à l’égard des lieux sacrés où ces représenta-
tions prennent place» : J.-C. Bonne, Représentation médiévale et lieu sacré, in
S. Boesch Gajano, L. Scaraffia, a cura di, Luoghi sacri e spazi della santità, Tori-
no, 1990, p. 565-571 (p. 565); cfr. anche : Id., Entre l’image et la matière : la choséi-
té du sacré en Occident, in J.-M. Sansterre et J.-C. Schmitt, a cura di, Les images
dans les sociétés médiévales : pour une histoire comparée. Actes du colloque inter-
national organisé par l’Institut Historique Belge de Rome en collaboration avec
l’École française de Rome et l’Université Libre de Bruxelles, Rome, 19-20 juin 1998,
Roma, 1999 (Bulletin de l’Institut Historique Belge de Rome, LXIX), p. 77-112.
79
Supra, p. 119-125.
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 237
80
M. Righetti-Tosti-Croce, Il Sacro Speco cit., p. 129-135; Eadem, L’architet-
tura cit., p. 75-76.
81
Supra, p. 83-86.
82
I due eremi sono stati visitati da chi scrive nel corso della ricognizione sul
territorio per il presente studio e tuttavia non inseriti nel catalogo per la perdita
pressoché totale delle testimonianze pittoriche : a Santa Romana, dove l’arredo
liturgico è stato distrutto, i resti di pittura sono ravvisabili in una fotografia di
Roberto Sigismondi (A. Pasquetti, La chiesa rupestre di Santa Romana, in Geoar-
cheologia. Periodico dell’Associazione geo-archeologica italiana, 2, 1995, p. 30-39),
a Roccantica, invece, la struttura d’altare è ancora in loco, ma sotto una coltre di
nerofumo le tracce di pigmento si scorgono appena (breve scheda e pianta della
grotta in : A. Felici, G. Cappa, Grotte cit., 8, p. 14-15).
.
238 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
1987, p. 391.
84
A. Prandi, Aspetti archeologici cit., p. 438-439; G. Valentini, L’iconografia
rupestre cit., p. 61-72; M. Falla Castelfranchi, La persistenza della tradizione iconi-
ca nella pittura rupestre di Puglia e della Basilicata, in La legittimità del culto delle
icone : Oriente ed Occidente riaffermano insieme la fede cristiana, Atti del 3o Conve-
gno storico interecclesiale, Bari, 11-13 maggio 1987, Bari, 1987, p. 297-314; V. Pace,
La pittura rupestre cit., p. 403-404.
85
La formula «ego... pingere feci» è stata riscontrata negli insediamenti rupe-
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 239
All’interno della Grotta dei Santi a Calvi, per citare uno degli
esempi più rappresentativi di questo fenomeno, il secondo strato
pittorico che intorno alla metà dell’XI secolo si è andato ad aggiun-
gere al precedente, sottintende l’accordo preso da un gruppo di fede-
li, i cui nomi sono riportati nelle iscrizioni collocate lungo il bordo
inferiore, per finanziare la riproduzione di una copiosa quantità di
santi in posa stante disposti uno accanto all’altro, affastellati, laddo-
ve non s’è trovato spazio, anche su due file sovrapposte. La produ-
zione seriale dei pannelli mostra chiaramente che in questo caso è
stata necessaria la partecipazione di più persone per promuovere un
intervento pittorico e probabilmente l’offerta di un unico fedele non
sarebbe bastata per metterlo in atto (tavv. 38 b-c, 39 a) 86.
Nonostante la tradizione iconica sia ben evidente in ambienti
rupestri, occorre ricordare che la produzione di pannelli votivi non è
mera prerogativa di questo genere di contesti e che il fenomeno è
nato altrove. La sua origine va infatti ricondotta al culto delle imma-
gini sacre che fra VI e VII secolo, specie in area greco-orientale, tro-
va la sua massima espressione nella produzione di icone su tavola
contenenti il ritratto di santi, della Vergine o del Cristo. Ad esse la
devozione popolare attribuiva il potere di compiere miracoli e guari-
gioni e la loro fortuna acquistò ben presto una tale risonanza da tra-
valicare il medium del supporto ligneo e affermarsi come genere di
pittura murale un po’ ovunque. Ne sono un celebre esempio i pan-
nelli musivi ubicati sui pilastri della basilica di San Demetrio a Salo-
nicco 87 : figure di santi in posa frontale, estranei ad un intervento
decorativo programmato, offerti in ex voto dal singolo fedele, in que-
sto caso di rango elevato.
Il fatto che i luoghi di culto rupestri continuino a prediligere il
genere delle immagini votive durante l’intero corso del medioevo, è
dovuto essenzialmente alla loro frequente funzione di santuari, luo-
ghi naturalmente predisposti ad ospitare forme di religiosità sponta-
nea, all’interno dei quali, venendo il più delle volte a mancare un ri-
stri di San Giovanni a Pollo, San Michele di Fasani, Santa Maria in Grotta a Ron-
golise, la grotta delle Fornelle e quella dei Santi a Calvi (cfr. supra, p. 40, 145, 148,
153, 160). Sull’argomento, anche in relazione al caso specifico della grotta dei
Santi di Calvi : P. Delogu, Patroni, donatori, committenti nell’Italia meridionale
longobarda, in Committenze e produzione artistico-letteraria nell’alto medioevo oc-
cidentale, 2 voll., Spoleto, 1992 (Sett.CISAM, XXXVI), I, p. 301-339, spec. p. 325-
326 e la Discussione sulla lezione di Delogu, p. 335-339; S. Piazza, La Grotta dei
Santi cit., p. 187-188.
86
Sulla produzione pittorica di tipo seriale, si veda : F. Crivello, L’immagine
ripetuta cit., p. 583-584.
87
E. Kitzinger, The Cult of Images in the Age before Iconoclasm, in DOP, 8,
1954, p. 83-150; H. Belting, Bild cit., p. 131-133.
.
240 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
88
N. Zchomelidse, Santa Maria cit., p. 53-78; E. Parlato, S. Romano, Roma e
il Lazio cit., p. 159-165 («L’Immacolata a Ceri», scheda a cura di S. Romano).
89
Supra, p. 167, 224-225.
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 241
90
Supra, p. 40, 119, 162.
91
Sul pregiudizio storiografico del «ritardo artistico» della «periferia» ri-
spetto al «centro», cfr. : E. Castelnuovo, C. Ginzburg, Centro e periferia, in Storia
dell’arte italiana, I (a cura di G. Previtali), Torino, 1979, p. 285-352.
92
Supra, p. 4-7.
93
H. Belting, Studien cit., p. 109-110. Successivamente lo studioso tedesco ha
ribadito la datazione all’XI per il primo strato delle pitture della Grotta dei Santi :
Id., Cimitile cit., p. 188.
94
Ibid., p. 109.
.
242 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
tratto corsivo della mano del miniatore, nel caso della Grotta dei
Santi l’intervento pittorico si misura con le difficoltà di una superfi-
cie di ampie dimensioni e forti irregolarità, alle quali si è cercato di
sopperire mediante l’impiego di sagome che permettono di evitare il
rischio di sproporzioni e asimmetrie, ma al tempo stesso, verosimil-
mente, concorrono a determinare l’effetto di fissità e ripetitività del-
le figure.
Anche dal punto di vista dei contenuti la pittura rupestre dimo-
stra spesso di essere al passo con quella degli edifici del sopraterra.
Prendiamo ad esempio il grande riquadro all’interno dell’eremo di
San Cataldo a Cottanello, databile al primo quarto del XIII secolo 95.
La presenza del tau, dipinto sulla veste del Cristo in trono, sorpren-
de per il suo carico di significati teologici (tav. 17 d). Ultima lettera
dell’alfabeto ebraico, simbolo della fine dei tempi, esso concorre a
un’interpretazione del tema raffigurato in chiave apocalittica 96 insie-
me ai segni della passione sul costato e sul palmo delle mani di Gesù
e agli attributi del martirio degli apostoli. Non ancora divenuto l’em-
blema dell’ordine francescano e raramente rappresentato in opere
medievali, il tau di Cottanello sta ad indicare l’immediato riflesso
degli stimoli culturali del tempo all’interno di un piccolo insedia-
mento eremitico della Sabina.
Perfino quando la resa è approssimativa e meno controllata, co-
me nel caso del pannello di XII secolo della grotta di San Nicola a
Capradosso, si individua comunque il tentativo di rifarsi a modelli
iconografici in circolazione nei cantieri pittorici dei contesti monu-
mentali 97. Nei tre santi più prossimi all’immagine della Vergine in
trono si intuisce la tipica postura che gli apostoli assumono nel tema
absidale dell’Ascensione 98. Le enigmatiche figure in corrispondenza
dei vela fanno pensare alle scene di genere del ciclo dei mesi alla ba-
se della decorazione parietale delle navate romaniche (tav. 16) 99. La
raffigurazione dell’Ecclesia è il sintomo della ricezione, in un luogo
lontano dal mondo civilizzato, di un tema che nel XII secolo cono-
sce una sua rinnovata fortuna100.
95
Supra, p. 76.
96
D. Vorreux, Tau cit., p. 15-40.
97
Supra, p. 70-73.
98
Si confrontino, ad esempio, i santi a sinistra della Theotokos del pannello
di Capradosso con quelli dell’abside di Sant’Angelo in Asprano, tavv. 57 d, 68 a).
99
Si vedano le scene superstiti nella fascia inferiore della navata di Ceri
(N. Zchomelidse, Santa Maria cit., p. 131-136) e del santuario di Monte Autore
(A. M. D’Achille, Gli affreschi cit., p. 41-63, part. p. 51-52).
100
H. Toubert, La représentation cit., p. 69-101 (rist. in : H. Toubert, Un art
dirigé cit., p. 37-63).
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 243
101
Il caso della Grotta delle Fornelle venne segnalato da Valentino Pace
(V. Pace, La pittura rupestre cit., p. 403). Per il furto di Poggio del Conte : E. Pife-
ri, Affreschi cit., p. 79.
102
Si confronti la situazione attuale (fig. 95) con la fotografia pubblicata da
Achille Bertini Calosso agli inizi del ’900 (A. Bertini Calosso, Gli affreschi cit.,
tav. 5).
.
244 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Abbandono e incuria
Ai casi di depredazione si aggiunge, poi, un diffuso quanto scon-
solante fenomeno di abbandono e incuria. Le pitture dell’ipogeo di
Arpino, che erano state oggetto di un attento intervento di restauro
circa un trentennio fa106, sono investite da un flusso perenne d’acqua
che proviene dal soprastante acquedotto e produce estesi depositi di
carbonati sulle pareti dipinte ridotte ormai a uno strato biancastro
quasi indecifrabile (tav. 35 b). Lo stato conservativo della superficie
pittorica all’interno della Grotta di San Michele presso Ninfa, del
quale si interessò uno specialista come Paul Philippot, è addirittura
peggiore, dato che una coltre di muschi ha completamente deterio-
rato gran parte della decorazione presbiteriale (tav. 71 a)107. Lo stes-
so destino ha colpito la chiesa rupestre di Santa Fortunata a Sutri.
Ancor più grave è la condizione della Grotta di San Leonardo a
Castel Sant’Elia e di quella citata di San Salvatore a Vallerano, a
causa del pericolo di imminenti crolli del banco tufaceo nel quale
sono scavate (tav. 12 a). La prima, raggiungibile soltanto facendosi
Il furto dell’angelo del santuario del monte Tancia non è anteriore al 1985,
103
dato che la figura risulta integra nella fotografia a colori, a firma di Corrado Fan-
ti, del corredo illustrativo al saggio introduttivo di Marina Righetti Tosti-Croce
del volume «La Sabina medievale» : M. Righetti Tosti-Croce, Linee artistiche cit.,
fig. 17.
104
Il volto del Salvatore della Grotta di San Selmo è stata asportato alla metà
degli anni ’70 del secolo scorso : J. Raspi Serra, Insediamenti rupestri cit. p. 59,
n. 1.
105
Cfr. A. M. Romano, La Grotta cit., p. 222; C. Celentano, Frammenti di af-
fresco cit., p. 225-227.
106
Si veda la scheda a cura di Enrico Parlato presso l’archivio della Soprin-
tendenza per i Beni Artistici e Storici del Lazio, cfr. supra, p. 131, nota 453.
107
Paul Philippot visitò la grotta di Monte Mirteto nell’ambito di una campa-
gna di restauri che coinvolse il vicino complesso monumentale dell’oasi di Ninfa
(P. Philippot, Préface a M. L. Hadermann, Images de Ninfa. Peintures médiévales
dans une ville ruinée du Latium, Roma 1986, p. 13-15; Id., La conservazione degli
affreschi di Ninfa, in Ninfa. Una città, un giardino. Atti del colloquio della Fonda-
zione Camillo Caetani, Roma, Sermoneta, Ninfa, 7-9 ottobre 1988, a cura di L. Fio-
rani, Roma, 1990).
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 245
largo fra i massi già caduti dalla falesia e la fitta vegetazione sponta-
nea, presenta ampi distacchi della roccia e profonde fessurazioni
che attraversano la volta dell’ambiente principale. La seconda, già
vittima di una frana alla fine dell’800, che ha trascinato a valle la
parte anteriore dell’insediamento, rischia di andare completamente
perduta visto il progredire del fenomeno di erosione e la totale espo-
sizione agli agenti atmosferici108.
108
Il 23 aprile del 2002, a Vallerano, la cooperativa «Valorart» di Viterbo, ha
organizzato un sopralluogo alla Grotta del Salvatore e una tavola rotonda con
storici dell’arte, tecnici, amministratori civici e provinciali, funzionari della So-
printendenza, per discutere sul tema : Gli Affreschi della Grotta del Salvatore a
Vallerano : prospettive e proposte di restauro, conservazione e valorizzazione.
109
Supra, nota 51, p. 52.
110
F. Hermanin, La Grotta cit., p. 1-11.
111
E. Parlato, S. Romano, Roma e il Lazio cit., p. 322-323.
.
246 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
112
Ibid.
113
La fotografia riprodotta nella tavola 22 proviene dalla fototeca dell’Istituto
Centrale per il Catalogo e la Documentazione (no 23252). Sulle vicende conserva-
tive delle pitture di Magliano : P. Rotondi, Gli affreschi di Magliano cit., p. 288-
292 (rist. in P. Chiricozzi, Magliano cit., p. 71-79; S. Moretti, Alle porte di Roma
cit., p. 110).
114
Lo stacco delle pitture di Capradosso, il loro restauro e musealizzazione,
sono segnalati nella Guida d’Italia del Touring Club Italiano (Lazio, Milano 1981,
rist. 1999, p. 464).
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 247
115
Supra, p. 63, 138-139.
116
S. Maddalo, Suggestioni da un frammento cit., p. 623-632.
117
Il pannello staccato è stato segnalato da F. Riccardi, La chiesa rupestre
cit., p. 248-249 e solo di recente ha ricevuto la dovuta attenzione (P. Mathis,
Chiesa di Sant’Angelo cit., p. 76-78).
.
248 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
LA PITTURA RUPESTRE NELL’AMBITO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA 249
122
Supra, p. 125-128.
123
A. Riegl, Progetto di un’organizzazione legislativa della conservazione in Au-
stria, in S. Scarrocchia, a cura di, Alois Riegl : teoria e prassi della conservazione
dei monumenti. Antologia di scritti, discorsi, rapporti (1898-1905), Bologna, 1995,
p. 173-236, spec. p. 193-196.
124
Sui problemi relativi al biodeterioramento degli ambienti rupestri, anche
in riferimento a contesti che presentano pitture medievali al proprio interno, si
rinvia al recente contributo di G. Caneva, M. P. Nugari, O. Salvadori, a cura di,
La biologia vegetale per i beni culturali, 2 voll., I (Biodeterioramento e Conservazio-
ne), Firenze, 2005, spec. i paragrafi «Tombe, catacombe e altri ipogei», a cura di
P. Albertano, C. Urzì, G. Caneva, p. 184-189, «Ambienti rupestri» a cura di G. Ca-
neva, p. 207-210, «Chiese, cripte e ambienti ipogei», a cura di M. P. Nugari,
A. M. Pietrini, p. 282-286.
.
FONTI EDITE
.
252 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA
.
254 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 255
.
256 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Belke K., Mersich N., a cura di, Phrygien und Pysidien, Vienna, 1990 (Tabula
Imperii Byzantini, 7).
Belli Barsali I., Cristina, santa martire di Bolsena. Iconografia, in Bibl.SS, IV,
1964, col. 332-338.
Belli D’Elia P., Il toro, la montagna, il vescovo. Considerazioni su un tema ico-
nografico, in C. Carletti, G. Otranto, a cura di, Culto e insediamenti mi-
caelici nell’Italia meridionale fra tarda antichità e Medioevo, Bari, 1994,
p. 575-602.
Belli D’Elia P., L’iconographie de saint Michel au Mont Gargan, in P. Bouet,
G. Otranto, A. Vauchez, Culte et pèlerinage cit., p. 523-530.
Belting H., Die Basilica dei Ss. Martiri in Cimitile und ihr frühmittelalterlicher
Freskenzyclus, Wiesbaden, 1962.
Belting H., Studien zur beneventanischen Malerei, Wiesbaden, 1968.
Belting H., Cimitile : le pitture medievali e la pittura meridionale nell’Alto me-
dioevo, in L’art dans l’Italie Méridionale. Aggiornamento dell’opera di
Émile Bertaux sotto la direzione di Adriano Prandi, 4 voll., IV, Roma,
1978, p. 183-188.
Belting H., Bild und Kult. Eine Geschichte des Bildes vor Zeitalter der Kunst,
Monaco, 1990.
Benz E., Die heilige Höhle in der alten Christenheit und der östlichen orthodo-
xen Kirche, in Eranos-Jahrbuch, 22, 1953, p. 365-432.
Beranger E. M., Sulla cripta esistente nella chiesa di san Michele Arcangelo in
Arpino, in Bollettino dell’Istituto di Storia ed Arte del Lazio Meridionale,
9, 1976-77, p. 161-164.
Beranger E. M., Contributo per la realizzazione della carta archeologica della
media valle del fiume Liri : i comuni di Arpino, Rocca d’Arce e Santopa-
dre, in Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti della Classe di
Scienze morali, storiche e filosofiche, serie VIII, v. XXXII, fasc. 7-12,
luglio-dicembre 1977, p. 585-597.
Berg K., Notes on the dates of some early Giant Bibles, in Acta ad archaeolo-
giam et artium historiam pertinantia, 2, 1965, p. 167-176.
Bertaux É., L’art dans l’Italie méridionale. De la fin de l’Empire Romain à la
Conquête de Charles d’Anjou, 2 voll, Parigi, 1903.
Bertelli C., Calendari, in Paragone, 245, 1970, p. 53-60.
Bertelli C., Miniatura e pittura : dal monaco al professionista, in G. Pugliese
Carratelli, a cura di, Dall’eremo al cenobio. La civiltà monastica dalle ori-
gini all’età di Dante, Milano, 1987, p. 579-699.
Bertelli C., Gornate Superiore, San Michele, in M. Gregori, a cura di, Pittura
tra Ticino e Olona. Varese e la Lombardia nord-occidentale, Milano, 1992,
p. 223-224.
Bertelli G., La grotta di S. Biagio a Castellammare di Stabia (Napoli). Primi
appunti per un tentativo di recupero, in CahA, 44, 1996, p. 49-72.
Bertelli G., La porta di bronzo, in L’Angelo, la montagna, il pellegrino cit.,
p. 70-74.
Bertini Calosso A., Gli affreschi della Grotta del Salvatore presso Vallerano, in
ASRSP, XXX, 1907, p. 189-241.
Bettocchi S., Aulisia I., Dalle origini ai Longobardi. Le testimonianze lettera-
rie, in L’Angelo, la montagna, il pellegrino cit., p. 15-29.
.
BIBLIOGRAFIA 257
.
258 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 259
.
260 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 261
Chiricozzi P., Le chiese delle diocesi di Sutri e Nepi nella Tuscia meridionale,
Grotte di Castro, 1990.
Chiuppi C., Testimonianze di insediamenti rupestri nel territorio di Antrodoco,
tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, a.a. 2002-2003, relatore
M. Sensi.
Christe Y., Jugements derniers, Parigi, 1999.
Ciancio S., I mosaici delle absidiole del mausoleo di Costantina : nuove propo-
ste interpretative, in F. Guidobaldi, A. Guiglia Guidobaldi, a cura di, Ec-
clesiae urbis cit., III, p. 1847-1862.
Cianciulli M. A., Pecorari A., Minervini C. S., Memoria per la Matrice ed insi-
gne chiesa di S. Michele Arcangelo della città d’Arpino sul proposito di do-
versi essa dichiarare di regal padronato, Napoli, 1786.
Ciccacci S., Aspetti geomorfologici, in D. Casentino, M. Parlotto, A. Pratur-
lon, a cura di, Lazio : 14 itinerari (Guide Geologiche Regionali a cura del-
la Società Geologica Italiana), Roma, 1993, p. 65-70.
Cignitti B., Chelidonia, in Bibl.SS, III, Roma, 1963, coll. 1179-1181.
Cignitti B., Palombo, eremita a Subiaco, santo, in Bibl.SS, X, 1968, coll. 68-69.
Cignitti B., Colafranceschi C., San Leonardo di Nobiliacum, in Bibl.SS, VII,
1966, coll. 1198-1208.
Cilento N., Italia meridionale longobarda, Napoli, 1966.
Cimarra L., Artefici e committenti nelle iscrizioni cosmatesche di Civita Castel-
lana, in Biblioteca e Società, V, 3-4, 1983, p. 37-40.
Cimarra L., «Splendori di Bisanzio» : testimonianze della presenza bizantina
nel territorio della Tuscia Romana, in Biblioteca e Società, giugno 1992,
p. 21-26.
Clausse G., Les origines bénédictines. Subiaco, Mont-Cassin, Monte Oliveto,
Parigi, 1899.
Clavelli B., L’antica Arpino, Napoli, 1626.
Coarelli F., Guida archeologica di Roma, Milano, 1989.
Colonna G., La cultura dell’Etruria meridionale interna con particolare riguar-
do alle necropoli rupestri, in Aspetti e problemi dell’Etruria interna, Atti
dell’VIII Convegno Nazionale di Studi Etruschi e Italici, Orvieto, 27-30
giugno 1972, Firenze, 1974, p. 253-263.
Colonna di Stigliano F., Le grotte sul monte Taburno. Descrizione, ricerche
storiche e congetture, Napoli, 1889.
Cook Spencer W. W., Gudiol Ricart J., Pintura e imaginería románicas, in
Ars Hispaniae, 18, VI, 1950.
Corbo V., Ricerche archeologiche al Monte degli Ulivi, Gerusalemme, 1965.
Corbo V., Il Santo Sepolcro di Gerusalemme, aspetti archeologici dalle origini
al periodo crociato, 3 voll., Gerusalemme, 1981-1982.
Coscarella A., Insediamenti bizantini in Calabria. Il caso di Rossano, Cosen-
za, 1996.
Cotecchia V., Grassi D., Aspetti geologici e geotecnici dei principali centri ru-
pestri medioevali della Puglia e della Lucania, in C. D. Fonseca, a cura di,
Habitat-Strutture-Territorio cit., p. 141-156.
Cottineau L. H., Répertoire topo-bibliographique des abbayes et prieurés,
Mâcon, 1937.
Cristiani Testi M. L., Gli affreschi del Sacro Speco, in C. Giumulli, a cura di, I
monasteri benedettini di Subiaco, Milano, 1982, p. 95-102.
.
262 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 263
.
264 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 265
vegno storico interecclesiale, Bari 11-13 maggio 1987, Bari, 1987, p. 297-
314.
Falla Castelfranchi M., La decorazione pittorica delle chiese rupestri, in
F. Dell’Aquila, A. Messina, Le chiese rupestri cit., p. 129-143.
Falla Castelfranchi M., La teologia trinitaria : aspetti iconologici e iconografi-
ci. Le origini e il suo sviluppo in area bizantina, in S. Palese, G. Locatelli,
a cura di, Il Concilio di Bari del 1098. Atti del Convegno Storico Interna-
zionale e celebrazioni del IX Centenario del Concilio, Bari, 1998, Bari,
1999, p. 285-315.
Falla Castelfranchi M., Mancini R., Il culto di S. Michele in Abruzzo e Molise
dalle origini all’Altomedioevo, secoli V-XI, in C. Carletti, G. Otranto, a cu-
ra di, Culto e insediamenti micaelici cit., p. 507-551.
Farioli R., Pitture di epoca tarda nelle catacombe romane, Ravenna, 1963.
Fasola U. M., Catalogo delle fotografie di antichità cristiana, Città del Vatica-
no, 1973.
Fasola U. M., Le catacombe di San Gennaro a Capodimonte, Roma, 1974.
Fasola U. M., Scoperta di nuovi dati monumentali per lo studio dell’area pri-
ma callistiana, in RivAC, 59, 1983, p. 257-273.
Faure P., Fonction des cavernes crétoises, Parigi, 1964.
Fedele P., Tabularium S. Praxedis, in ASRSP, XXVII, 1904, p. 28-78, XXVIII,
1905, p. 42-88.
Federico E., La leggenda di S. Michele negli affreschi di S. Maria del Parto a
Sutri, Roma, 1996 (Storie di una città. Sutri, 2).
Felici A., Cappa G., Grotte santuario nel Lazio, in Notiziario dello Speleo Club
di Roma, VIII, 1988, p. 13-23, IX, 1989, p. 23-33, X, 1990, p. 71-79.
Felici A., Cappa G., Santuari rupestri in provincia di Viterbo, in Informazioni
(Periodico del Centro di catalogazione dei beni culturali, Amministrazione
Provinciale di Viterbo), I, 7, luglio-dicembre 1992, p. 120-127.
Felici A., Cappa G., Santuari ipogei naturali e artificiali nel Lazio, in Le grotte
d’Italia. Atti del XVI Congresso Nazionale di Speleologia, Udine, settembre
1990, Udine, 1993, p. 181-193.
Femiano R. S., Linee di storia, topografia ed urbanistica dell’antica Cales,
Maddaloni, 1986.
Festa L., Gli affreschi della grotta di S. Michele nel Telesino, Napoli, 1973.
Festa L., Arte e archeologia in grotte campane, in Annuario Speleologico del
C. A. I.-Napoli 1974-1975, Napoli, 1976, p. 3-34.
Fiala V., Les prières d’acceptation de l’offrande et le genre littéraire du Canon
Roman, in Eucharisties d’Orient et d’Occident. Semaine liturgique de l’In-
stitut Saint-Serge, Parigi, 1970, I, p. 117-133.
Filippini C., La leggenda di Sant’Alessio in San Clemente a Roma : genesi e
funzione di una narrazione pittorica al momento della Riforma Gregoria-
na, in J. Enckell, S. Romano, a cura di, Rome et la réforme grégorienne,
Atti del Convegno, Lausanne 10-11 dicembre 2004, Roma, in corso di
stampa.
Fink J., Probleme in der Generosa-Katakombe, in RivAC, 60, 1984, p. 235-257.
Finiti G., A Cottanello i più antichi dipinti della Sabina, in Sabina (Periodico
dell’Ente Provinciale del Turismo di Rieti), II, 1, gennaio-febbraio 1957.
Fiocchi Nicolai V., I cimiteri paleocristiani del Lazio. I, Etruria meridionale,
Città del Vaticano, 1988, p. 132-185.
.
266 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 267
.
268 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Galiani A., Montoro nella storia e nel folklore, Montoro Inferiore, 1947.
Gamurrini G. F., Cozza A., Pasqui A., Mengarelli R., Carta archeologica
d’Italia (1881-1897). Materiali per l’Etruria e per la Sabina, Firenze, 1972.
Gandolfo F., Aggiornamento scientifico, in G. Matthiae, Pittura romana del
Medioevo. Secoli X-XIII. Aggiornamento scientifico di Francesco Gandol-
fo, II, Roma, 1988, p. 247-372.
Gandolfo F., Luoghi dei santi e luoghi dei demoni : il riuso dei templi nel Me-
dio Evo, in Santi e demoni nell’Alto Medioevo Occidentale, 2 voll., Spole-
to, 1989 (Sett.CISAM, XXXVI), II, p. 883-916.
Gandolfo F., Alla ricerca di una cattedrale perduta, Roma, 1997 (Storie di una
città. Sutri, 5).
Gandolfo F., Prefazione, in G. Muollo, La Basilica di Prata Principato Ultra,
Viterbo, 2001, p. XII-XIII.
Gargana A., La necropoli rupestre di S. Giuliano, in Monumenti antichi del-
l’Accademia Nazionale dei Lincei, XXXIII, 1931, p. 298-443.
Garrison E. B., Studies in the History of Medieval Italian Painting, 4 voll., Fi-
renze, 1953-1960.
Gatta S., Gargano, Galgano, Galvano ed altri, Roma, 1997 (Storie di una città.
Sutri, 6).
Gentili F., Il miracolo eucaristico di Bolsena e la bolla «Transiturus» di papa
Urbano IV, in Bollettino di Studi e Ricerche, I, 1985, p. 127-132.
Gervasio F., Santuari micaelici nel Lazio, tesi di laurea, Università degli Stu-
di di Lecce, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2002-2003, relatore
Prof.ssa M. Falla Castelfranchi.
Gervers M., The iconography of the cave in Christian and Mithraic tradition,
in Mysteria Mithrae. Atti del Seminario Internazionale su «La specificità
storico-religiosa dei Misteri di Mithra, con particolare riferimento alle fon-
ti documentarie di Roma e Ostia» (Roma e Ostia 28-31 marzo 1978), Ro-
ma, 1979, p. 579-599.
Ghilardi M., Le catacombe di Roma dal medioevo alla Roma sotterranea di
Antonio Bosio, in Studi Romani, 49, 2001, p. 27-56.
Giacalone F., Il simbolismo mitico-rituale connesso alla Grotta di S. Vivenzio
a Norchia : ipotesi di un percorso storico-religioso, in Informazioni (Pe-
riodico del Centro di catalogazione dei beni culturali, Amministrazione
Provinciale di Viterbo), I, 7, luglio-dicembre 1992, p. 87-96.
Girolami V., Stimoli emotivi di un simbolismo scultoreo e geometrico astratto,
Ronciglione, 1996.
Giuntella A. M., Il Cristianesimo a Sutri : le testimonianze archeologiche, in Il
Paleocristiano nella Tuscia. II Convegno, Viterbo 7-8 maggio 1983, Roma,
1984, p. 167-193.
Grabar, A., L’iconoclasme byzantin. Dossier archéologique, Parigi, 1957.
Grabar A., Les ampoules de Terre Sainte, Parigi, 1958.
Grégoire R., Presenze religiose e monastiche a Ninfa nel Medioevo, in Ninfa.
Una città, un giardino. Atti del colloquio della Fondazione Camillo Caeta-
ni, Roma, Sermoneta, Ninfa, 7-9 ottobre 1988, Roma, 1990, p. 153-181.
Grégoire R., La foresta come esperienza religiosa, in L’ambiente vegetale nel-
l’Alto Medioevo, 2 voll., Spoleto, 1990 (Sett.CISAM, XXXVII), II, p. 663-
703.
Grisar H., Il Sancta Sanctorum ed il suo tesoro sacro, Roma, 1907.
.
BIBLIOGRAFIA 269
.
270 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Jacovelli G., Nuove indicazioni di studio sulla civiltà rupestre medioevale pu-
gliese, in Rivista storica del Mezzogiorno, II, fasc. I-IV, 1967, p. 3-19.
Jászai G., Crocifisso, in EAM, V, Roma, 1994, p. 577-586.
Jessop L., Pictorial cycles of non-biblical saints : the seventh-and eighth-centu-
ry mural cycles in Rome and contexts for their use, in PBSR, 68, 1999,
p. 233-279.
Johannowfsky W., Relazione preliminare sugli scavi di Cales, in Bollettino
d’Arte, XLVI, 1961, p. 258-268.
Jolivet Lévy C., Les églises byzantines de Cappadoce. Le programme icono-
graphique de l’abside et de ses abords, Parigi, 1991.
Jolivet Lévy C., Culte et iconographie de l’archange Michel dans l’Orient byzan-
tin : le témoignage de quelques monuments de Cappadoce, in Les Cahiers
de Saint Michel de Cuxa, 28, 1997, p. 187-198.
Jolivet Lévy C., Note sur la représentation des archanges en costume impérial
dans l’iconographie byzantine, in CahA, 46, 1998, p. 121-128.
Jolivet Lévy C., La Cappadoce après Jerphanion : les monuments byzantins
des Xe-XIIIe siècles, in MEFRM, 110, 2, 1998, p. 899-930.
Jolivet Lévy C., La Cappadoce médiévale, images et spiritualité, Parigi, 2001.
Josi E., Cimitero di Generosa. Sterro della Basilica cimiteriale dedicata ai mar-
tiri Simplicio, Faustino e Viatrice sulla via Portuense, in RivAC, 16, 1939,
p. 323-326.
Juhel V., Le Bain de l’Enfant-Jésus. Des origines à la fin du douzième siècle, in
CahA, 39, 1991, p. 111-132.
Kaftal G., Iconography of the Saints in Central and South Italian Schools of
Painting, Firenze, 1965 (rist. anast. 1986).
Kalby G., Le grotte dei Santi e delle Formelle a Calvi, in Il contributo del-
l’archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione. Atti del
Convegno Nazionale di Studi Storici promosso dalla Società di Terra di
Lavoro, Capua e altrove, 26-31 ottobre 1966, Roma, 1967, p. 337-342.
Kalby G., Insediamenti rupestri della Campania, in C. D. Fonseca. a cura di,
La Civiltà rupestre medioevale cit., p. 153-172.
Kartsonis A. D., Anastasis. The Making of on Image, Princeton (N. J.), 1986.
Kendrick A. F., Catalogue of textiles from burying-grounds in Egypt, 3 voll.,
Londra, 1920-1922.
Kessler H., The meeting of Peter and Paul in Rome : an emblematic narrative
of spiritual brotherhood, in Dumbarton Oaks Papers, 41, 1987, 265-275.
King D., Early Textiles with Hunting Subjects in the Keir Collection, in A. Mu-
thesius, M. King, a cura di, Collected Textile Studies. Donald King, Lon-
dra, 2004, p. 1-16.
Kinney D., S. Maria in Trastevere from its Founding to 1215, Ph. d., New York
University, 1975.
Kitzinger E., Römische Malerei vom Beginn des 7. bis zur Mitte des 8 Jahr-
hunderts, Monaco, 1934, p. 21-22.
Kitzinger E., The Cult of Images in the Age before Iconoclasm, in Dumbarton
Oaks Papers, 8, 1954, p. 83-150.
Kitzinger E., I mosaici del periodo normanno in Sicilia. La Cappella Palatina
di Palermo : i mosaici delle navate, II, Palermo, 1993.
Kostof S., Caves of God. The monastic environment of Byzantine Cappadocia,
Cambridge (Mass.), 1972.
.
BIBLIOGRAFIA 271
.
272 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
XII secolo, in San Nicola di Bari e la sua Basilica. Culto arte tradizioni,
Milano, 1987, p. 81-97.
Macchiarella G. C., Il ciclo di affreschi della cripta del santuario di S. Maria
del Piano presso Ausonia, Roma, 1981.
Mackie G., De Zeno Chapel a prier for Salvation, in PBSR, 57, 1989, p. 172-
199.
Maddalo S., Suggestioni da un frammento, in A. Cadei, M. Righetti Tosti-
Croce, A. Segagni Malacart, A. Tomei, a cura di, Arte d’Occidente, temi e
metodi. Studi in onore di Angiola Maria Romanini, 3 voll., Roma, 1999,
II, p. 623-632.
Manente C., Historie di Ciprian Manente da Orvieto, Venezia, 1561.
Mangia Bonella G. M., Problematiche di restauro nella cripta di S. Cecilia a
S. Callisto e nella catacomba di S. Sensatore ad Albano, in RivAC, 67,
1991, p. 461-462.
Mango C., Hawkins E. J. W., The Hermitage of St. Neophytos and its Wall
Paintings, in Dumbarton Oaks Papers, 20, 1966, p. 119-206.
Mango C., The Chalkoprateia Annunciation and Pre-Eternal Logos, in Deltion
tès Christianikès archaiologhikès etareias, 17, 1993-1994, p. 165-170.
Manna B., Contributi allo studio del cimitero di Ponziano sulla via Portuense,
in Bullettino della Commissione di Archeologia Comunale di Roma, 51,
1923, p. 163-224.
Mannoni T., Le rocce e le argille dell’Etruria meridionale, in Etruria meridio-
nale. Conoscenza, conservazione, fruizione, Atti del Convegno, Viterbo, 29
novembre-1 dicembre 1985, Roma, 1988, p. 39-42.
Mara M. G., Contributo allo studio del culto di S. Michele nel Lazio in ASRSP,
LXXXIII, 1960, p. 269-290.
Mara M. G., Una divinità pagana nella grotta di S. Michele sul Tancia, in Studi e
Materiali di Storia delle Religioni, XXXIII, 1962, fasc. I, p. 104-107.
Maraval P., Lieux saints et pèlerinages d’Orient. Histoire et géographie des ori-
gines à la conquête arabe, Parigi, 1985.
Maraval P., Récits des premiers pèlerins chrétiens au Proche-Orient (IVe-VIIe
siècle), Parigi, 1996.
Marcato E., Conservazione e sviluppo dei dettami bizantini nella pittura rupe-
stre della Basilicata, in Corso di cultura sull’arte ravennate e bizantina,
XLII, 1995, p. 523-552.
Marcato E., Pittura rupestre in Basilicata : il problema della sovrapposizione e
della ridipintura in alcune immagini ad affresco, in OCNUS. Quaderni
della Scuola di Specializzazione in Archeologia, 5, 1997, p. 137-150.
Margiotta A., L’antica decorazione absidale della basilica di san Pietro in alcu-
ni frammenti al museo di Roma, in Bollettino dei Musei Comunali di
Roma, n. s., II, 1988, p. 21-33.
Marinone M., La decorazione pittorica della catacomba di Albano, in RINASA,
XIX-XX, 1972-1973, p. 103-138.
Martin J.-M., L’érémitisme grec et latin en Italie méridionale (Xe-XIIIe siècle),
in A. Vauchez, a cura di, Ermites de France et d’Italie (XIe-XVe siècle),
Roma, 2003 (Collection de l’École française de Rome, 313), p. 175-198.
Martiniani-Reber M., Le rôle des étoffes dans le culte des reliques au moyen
age, in Bulletin de Liaison du Centre International d’Etude des Textiles
Anciens, 70, 1992, p. 53-58.
.
BIBLIOGRAFIA 273
Martiniani Reber M., Tissus, in J. Durand et alii, a cura di, Byzance. L’art by-
zantin dans les collections publiques françaises, catalogo della mostra,
Parigi, 3 novembre 1992-1 febbraio 1993, Parigi, 1992, p. 192.
Martiniani Reber M., Tentures et textiles des Églises romaines au haut Moyen
Age d’après le Liber Pontificalis, in MEFRM, 111, 1, 1999, p. 289-305.
Martorelli R., Via Portuense, Catacomba di Generosa, in Ph. Pergola, R. San-
tangeli Valenzani e R. Volpe, a cura di, Suburbium cit., scheda no 352
del cd-Rom.
Martorelli R., Via Portuense, Catacomba di Ponziano, in Ph. Pergola, R. San-
tangeli Valenzani e R. Volpe a cura di, Suburbium cit., scheda no 349
del cd-Rom.
Marucchi O., La cripta sepolcrale di S. Valentino sulla via Flaminia, Roma,
1878.
Marucchi O., Il cimitero e la basilica di S. Valentino e guida archeologica della
Via Flaminia dal Campidoglio al Ponte Milvio, Roma, 1890.
Marucchi O., Il cimitero di Commodilla e la basilica cimiteriale dei SS. Felice e
Adautto ivi recentemente scoperta, in Nuovo Bullettino di Archeologia Cri-
stiana, 10, 1904, p. 41-160.
Masini N., Evoluzione delle fasi di escavazione ed elementi architettonici del
Santuario, in C. D. Fonseca, a cura di, Dalla ‘defensa’ di San Giorgio alla
‘lama’ della Madonna delle Grazie. Il santuario rupestre di San Marzano
(TA), Galatina, 2001, p. 61-86.
Mathis P., Chiesa di Sant’Angelo (San Michele) in Asprano, L’edificio, Gli Af-
freschi, in G. Orofino, a cura di, Affreschi in Val Comino e nel cassinate,
Cassino, 2000, p. 76-78.
Mathis P., Chiesa di Santa Maria del Piano (Cripta), in G. Orofino, a cura di,
Affreschi in Val Comino cit., p. 45-49.
Matteini M., Moles A., La chimica nel restauro. I materiali dell’arte pittorica,
Firenze, 1989.
Matthiae G., Note di pittura laziale del Medioevo, in Bollettino d’Arte, XXXVI,
1951, p. 112-118.
Matthiae G., Pittura romana del Medioevo, 2 voll., I (Secoli IV-X), Roma,
1965, II (Secoli XI-XIV), Roma, 1966.
Matthiae G. Mosaici medioevali delle chiese di Roma, Roma, 1967.
Medea A., Gli affreschi delle cripte eremitiche pugliesi, Roma, 1939.
Menestò E., a cura di, Quando abitavamo in grotta. Atti del 1o Convegno inter-
nazionale sulla civiltà rupestre, Savelletri di Fasano 27-29 novembre
2003, Spoleto, 2004.
Messina A., Le chiese rupestri del siracusano, Palermo, 1979 (Istituto Sicilia-
no di Studi Bizantini e Neollenici).
Messina A., Le chiese rupestri del Val di Noto, Palermo, 1994 (Istituto Sicilia-
no di Studi Bizantini e Neollenici).
Messina A., L’encomio di S. Marciano (BHG 1030) e la basilica di S. Giovanni
Evangelista a Siracusa, in Byzantion, 65, 1995, p. 17-23.
Messina A., Le chiese rupestri del Val Demone e del Val di Mazara Palermo,
2001 (Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neollenici).
Miari M., Offerte votive legate al mondo vegetale e animale nelle cavità naturali
dell’Italia protostorica, in L. Quilici, S. Quilici Gigli, a cura di, Agricoltu-
.
274 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 275
Nestori A., L’area cimiteriale sopra la tomba di S. Callisto sulla via Aurelia, in
RivAC, 64, 1968, p. 161-172.
Nestori A., La catacomba di Calepodio al III miglio dell’Aurelia Vetus e i sepol-
cri dei Papi Callisto I e Giulio I, in RivAC, 47, 1971, p. 169-278; 48, 1972,
p. 193-233.
Nicoletti M., L’architettura delle caverne, Bari, 1980.
Nimmo M., Olivetti C., Sulle tecniche di trasposizione dell’immagine in epoca
medioevale, in RINASA, s. III, VIII-IX, 1985, p. 399-411.
Nispi Landi C., Storia dell’antichissima città di Sutri, Roma, 1887.
Noreen K., Sant’Urbano alla Caffarella : Eleventh-Century Roman Wall
Painting and the Sanctity of Martyrdom (Ph. D. Diss., Johns Hopkins
University), Baltimora, 1998.
Orlandi M. A., La Valle dell’Aniene nell’antichità, in M. A. Orlandi, a cura di,
ACTA. XV centenario della venuta di S. Benedetto a Subiaco. Celebrazioni
benedettine 1999-2001, Subiaco, 2002, p. 13-38.
Orofino G., Considerazioni sulla produzione miniaturistica altomedievale a
Montecassino attraverso alcuni manoscritti conservati all’archivio della
Badia, in Miscellanea Cassinese, 47, 1983, p. 131-185.
Orofino G., Benedettini, Pittura, miniatura e arti suntuarie, in EAM, III,
Roma, 1992, p. 346-355.
Orofino G., Affreschi in Val Comino e nel cassinate : un’iniziativa per la valo-
rizzazione ed il recupero, in Eadem, a cura di, Affreschi in Val Comino e
nel cassinate, Cassino, 2000, p. 9-12.
Orofino G., La miniatura a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e
Benevento. Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioe-
vo, Spoleto, Benevento, 20-27 ottobre 2002, 2 voll., Spoleto, 2003, I,
p. 545-565.
Orselli A. M., Santi e città. Santi e demoni urbani tra tardoantico e altome-
dioevo, in Santi e demoni nell’Alto Medioevo Occidentale, 2 voll., Spoleto,
1989 (Sett.CISAM, XXXVI), II, p. 783-835.
Osborne J., Early medieval wall-paintings in the Catacomb of San Valentino,
Rome, in PBSR, 49, 1981, p. 82-90.
Osborne J., Notes on early Medieval Wall-Painting in Lazio, in Medieval Lazio.
Studies in Architecture, Painting and Ceramics (Papers in Italian Ar-
chaeology III), s. l., 1982, p. 287-292.
Osborne J., The Roman Catacombs in the Middle Ages, in PBSR, 53, 1985,
p. 278-328.
Osborne J., Early medieval wall-painting in the roman catacombs : patronage
and function, in RACAR, 12, 2, 1985, p. 197-200.
Osborne J., The Atrium of S. Maria Antiqua, Rome : A History in Art, in
PBSR, 55, 1987, p. 186-223.
Osborne J., Textiles and their painted imitations in early Medieval Rome, in
PBSR, 60, 1992, p. 309-351.
Otranto G., Il «Liber de apparitione» e il culto di San Michele sul Gargano nel-
la documentazione liturgica altomedievale, in Vetera christianorum, 18,
1981, p. 423-442.
Otranto G., Riflessi del culto di San Michele del Gargano a Sutri in epoca me-
dievale, in Il Paleocristiano nella Tuscia, Roma, 1984, p. 43-60.
Otranto G., Il santuario tra Oriente e Occidente, in C. Carletti, G. Otranto, Il
.
276 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 277
Penco G., Storia del Monachesimo in Italia dalle origini alla fine del Medio
Evo, Roma, 1961.
Pennazzi S. A., Vita et miracula S. Christinae, Montefalisci, 1725.
Penteriani Iacoangeli M. P., Penteriani U., Nepi e il suo territorio nell’Alto
Medioevo. Il Monachesimo nella Valle Suppentonia (476-1131), Roma,
1999.
Pergola Ph., La Magliana. Basilique cimétériale de Generosa, in MEFRA, 99,
1987, p. 501-505.
Pergola Ph., Sanctuaires locaux et sanctuaires internationaux à Rome : les cas
des basiliques de Domitille et de Generosa, in Akten des XII. Internationa-
len Kongress cit., II, p. 1097-1100.
Pergola Ph., Le catacombe romane. Storia e topografia, catalogo a cura di
P. M. Barbini, Roma, 1997.
Pergola Ph., Santangeli Valenzani R., Volpe R., a cura di, Suburbium. Il su-
burbio di Roma dalla crisi del sistema delle ville a Gregorio Magno. Atti
delle giornate di studio sul suburbio romano, Roma, École française de
Rome, 16-18 marzo 2000, Roma, 2003 (Collection de l’École française,
311).
Perry M. P., On the Psychostasis in Christian Art, in Burlington Magazine, 22,
1912, p. 94-105, 23, 1913, p. 208-219.
Pescione R., La grotta di S. Michele ad Avella, in Napoli Nobilissima, n. s., I,
1920, p. 148-150, p. 172-174.
Petrucci A., Origine e diffusione del culto di San Michele nell’Italia medievale,
in Millénaire monastique du Mont Saint Michel, 5 voll., Parigi, 1966-
1983, III (a cura di M. Baudot), 1971, p. 13-28.
Petrucci E., Santo patrono, culto dei santi e vissuto religioso nei comuni del
Lazio settentrionale dal Medioevo all’età contemporanea, in S. Boesch
Gajano e E. Petrucci, a cura di, Santi e culti del Lazio. Istituzioni, società
e devozioni. Atti del Convegno di studio, Roma 2-4 maggio 1996, Roma,
2000, p. 409-577.
Philippot P., Préface a M. L. Hadermann, Images de Ninfa. Peintures médié-
vales dans une ville ruinée du Latium, Roma, 1986, p. 13-15.
Philippot P., La conservazione degli affreschi di Ninfa, in L. Fiorani, a cura di,
Ninfa. Una città, un giardino. Atti del colloquio della Fondazione Camillo
Caetani, Roma, Sermoneta, Ninfa, 7-9 ottobre 1988, Roma, 1990, p. 13-15.
Piazza S., Une Communion des apôtres en Occident. Le cycle pictural de la
Grotta del Salvatore près de Vallerano, in CahA, 47, 1999, p. 137-158.
Piazza S., La Grotta dei Santi a Calvi e le sue pitture, in RINASA, 57, 2002
(2003), p. 169-208.
Piazza S., Pittura rupestre a San Giovanni a Pollo : dal culto agrario alla rifor-
ma gregoriana, in R. Burri, A. Delacretaz, J. Monnier, M. Nobili, a cura
di, Ad Limina II. Incontro di studio tra i dottorandi e i giovani studiosi di
Roma, Roma, Istituto Svizzero-Villa Maraini, febbraio-aprile 2003, Ales-
sandria, 2004, p. 317-333.
Piazza S., Peintures rupestres dans le Latium à l’époque de la réforme grégo-
rienne. La «Grotta di Santa Cristina» à Bolsena et autres lieux plus ou
moins connus, in S. Romano, J. Enckell, a cura di, Rome et la réforme
grégorienne. Atti del Convegno, Lausanne 10-11 dicembre 2004, Roma in
corso di stampa.
.
278 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 279
.
280 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 281
.
282 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
BIBLIOGRAFIA 283
Torriero G., La Chiesa Rupestre di Santa Maria in Grotta (Le chiese rupestri/
Santa Maria in Grotta), in Civiltà Aurunca, X, 26, 1994, p. 19-27, 39-62.
Toubert H., Une fresque de San Pedro de Sorpe (Catalogne) et le thème icono-
graphique de l’Arbor Bona-Ecclesia, Arbor Mala Synagoga, in CahA, XIX,
1969, p. 167-189.
Toubert H., Le renouveau paléochrétien à Rome au début du XIIe siècle, in
CahA, 20, 1970, p. 99-154.
Toubert H., Les représentations de l’Ecclesia dans l’art des Xe-XIIe siècles, in
Musica e arte figurativa nei secoli X-XII, Convegni del Centro di Studi sul-
la Spiritualità medievale, XIII, Todi, 15-18 ottobre 1972, Todi, 1973, p. 67-
101.
Toubert H., Rome et le Mont-Cassin : nouvelles remarques sur les fresques de
l’église inférieure de Saint Clement de Rome, in Dumbarton Oaks Papers,
30, 1976, p. 1-33.
Toubert H., Un art dirigé. Réforme grégorienne et iconographie, Parigi, 1990.
Toubert H., Un’arte orientata. Riforma gregoriana e iconografia, traduzione e
aggiornamento scientifico a cura di L. Speciale, Milano, 2001.
Trotta M., I luoghi del «Liber de Apparitione». Il santuario di S. Michele dal
V all’VIII secolo, in C. Carletti, G. Otranto, a cura di, Culto e insediamen-
ti micaelici cit., p. 125-165.
Trotta M., I Longobardi di Benevento e il santuario di S. Michele al Gargano :
edilizia sacra e nuovi spazi cultuali tra VII e VIII secolo, in I Longobardi
dei ducati di Spoleto e Benevento. Atti del XVI Congresso internazionale di
studi sull’alto medioevo Spoleto, Benevento 20-27 ottobre 2002, 2 voll.,
Spoleto, 2003, II, p. 1649-1668.
Trotta M., Il Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano : l’indi-
viduazione dei luoghi e dei resti monumentali del V e del VI secolo, in
1983-1993 : dieci anni di archeologia cristiana in Italia. Atti del VII Con-
gresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Cassino 20-24 settembre 1993,
a cura di E. Russo, 3 voll., Piedimonte Matese, 2003, II, p. 761-770.
Trotta M., Renzulli A., La grotta garganica : rapporti con Mont-Saint-Michel e
interventi longobardi, in P. Bouet, G. Otranto, A.Vauchez, a cura di, Cul-
te et pèlerinage cit., p. 427-448.
Tutini C., Notitie della vita e miracoli di due Santi Gaudiosi e del Martirio di
S. Fortunata e Fratelli e del loro culto e veneratione in Napoli, Napoli,
1634.
Ughelli F., Italia sacra sive de episcopis Italiae. Edito secunda aucta ed emen-
data a cura di Nicola Coleti, 10 voll., Venezia, 1717-1722.
Valentini G., L’iconografia rupestre e i suoi riflessi teologici e dottrinali, in
C. D. Fonseca, a cura di, La Civiltà rupestre medioevale cit., p. 61-72.
Van Marle R., La peinture romaine au Moyen Age. Son développement du VIe
jusq’à la fin du XIIIe siècle, Strasburgo, 1921.
Van Moorsel P., Le monastère de Saint-Paul près de la mer Rouge, Cairo,
2002.
Vauchez A., Reliquie, santi e santuari, spazi sacri e vagabondaggio religioso
nel Medioevo, in A. Vauchez, a cura di, Storia dell’Italia religiosa, I. L’An-
tichità e il Medioevo, Bari, 1993, p. 455-484.
Veganzones A. R., S. Valentino di Terni nell’iconografia antica pittorica e mu-
siva di Roma, in I. Vázquez Janeiro OFM, a cura di, Noscere sancta. Mi-
.
284 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
INDICE DEI LUOGHI
.
288 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
INDICE DEI LUOGHI 289
.
290 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
INDICE DEI NOMI 291
.
292 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
INDICE DEI NOMI 293
.
294 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
INDICE ICONOGRAFICO
AGNUS DEI, 46, 47 n., 137, 180 stante, 6, 41, 44, 46, 55-56, 87, 101-
tra Giovanni Evangelista e il Batti- 103, 122, 136, 141, 153, 234, 243-
sta, 48, 84 244
ALBERI, 82, 186 CROCE
ALTARE del Golgotha, 167, 172, 226
NELLA COMUNIONE DEGLI APOSTOLI, gemmata, 55, 64, 68, 81, 103-105,
67 157-158, 172, 186, 216, 233
NELLA SCENA DELLA «D EDICAZIO - CROCIFISSIONE, v. SCENE CRISTOLOGI-
NE », 151 CHE
NEL SANTUARIO DEL GARGANO, 25,
60 DEDICAZIONE DELL’ALTARE, v. ALTARE
ANCELLA, 58 n., 59, 167, 234 DEESIS, 89, 232
ANGELO, 45, 49-50, 65, 123-124, 134, DEXTERA DOMINI, v. MANO DIVINA
136-137, 150, 165, 179, 199, 219 DONATORE, 63, 138, 166, 197, 224
cariatide, 156, 160, 218 Rigetto, 92
con il pane eucaristico, 67 DONATRICE
reggente le vesti di Cristo, 104 D(omi)na Fabias, 73
ANIMALI Turtura, 95-97
aquila, 174 DORMITIO VIRGINIS, 160, 162-163, 241
cavallo, 72-73 DRAGO, v. ANIMALI FANTASTICI
cervo, 104
colomba, 59, 104, 166 ECCLESIA, 45, 72, 242
felino, 76
gregge, mandria, 59, 144 FINTI MARMI, v. MOTIVI DECORATIVI
leone, 174
pavone, 44, 64, 91 GARGANO, arciere, 59-60
pesce, 64 GIUDIZIO UNIVERSALE, v. SCENE CRI-
quadrupede, 117 STOLOGICHE
toro, 60 GIUSEPPE D’ARIMATEA, 88
uccelli, 82, 91-92, 131, 157, 216, 246 GOLGOTHA, 167, 226
ANIMALI FANTASTICI GROTTA, 14, 22, 25, 60, 88, 181
cavalli marini, 178, 205
drago, 22-23, 72 n., 148 n., 147, 175- LONGINO, 68, 138, 224
176 LUNA, 68, 117, 167
ANNA, profetessa, 40
ARCANGELO, 91-93, 134, 145, 162, 220 MANO DIVINA, 146, 172
MARIA
CALPURNIO, 68 con Bambino, a mezzo busto, 67,
CAVALLI MARINI, v. ANIMALI FANTASTICI 116, 124
COMMITTENTE, v. DONATORE con Bambino, in trono (Theoto-
CRISTO (v. anche SCENE CRISTOLOGI- kos), 69-73, 76-77, 83 n., 85 n., 95-
CHE) 96, 126 n., 146-147, 150, 162, 164-
a mezzo busto, 49-50, 84, 89, 91, 166, 168, 172-173, 197, 205, 209 n.,
105, 112, 124, 156, 165, 208, 212, 224, 232, 243
233 Lactans, 143, 174
bambino, 67, 69, 72, 116-117, 119, Nicopoios, 119-122, 189, 241
147, 168, 173-174 Orante, 89, 128, 131, 136, 145 n.,
pantocratore, 53, 58, 60, 63, 65, 68, 146, 148, 154, 167, 178, 220, 232,
73, 75-76, 84, 123, 145, 151, 169, 234, 243
172, 174, 221 MOTIVI DECORATIVI, 49, 72, 81, 165, 180,
sacerdote, 151 n. 214, 216
seduto sul globo, 95 finti marmi, 103, 118, 130, 151, 180
.
INDICE ICONOGRAFICO 295
vela, 71, 73, 78-80, 102, 128, 130, Giovanni Battista, 48, 84, 150, 175,
174, 214 243
MOTIVI FITOMORFI, 55, 91, 156, 169, 181 Giovanni Evangelista, apostolo 45,
NICODEMO, 88 48, 68, 72, 84, 125, 147, 150, 157,
166, 224
PASTORE, 144 Giovanni, martire, 6, 42, 229-230
PSICOSTASIA, 141, 147, 163, 169, 202, 209 Giuda Taddeo, 45
Giuliano, martire, 126, 145-146, 220
SALOMÉ, figlia di Erode, 150 Giuseppe, 40, 51
SALOMÉ, levatrice, 115 Gregorio Magno, 123
SANTI Leonardo da Nobiliacum, 51, 55,
Abdon, martire, 105, 203 191
Adautto, martire, 94-95 Lorenzo, martire, 87, 118, 125, 128-
Agnese, martire, 67 130
Andrea, apostolo, 57, 125, 166 Luca, diacono, 167
Antonino (?), 72 Luca, evangelista, 95, 97-98
Antonio, abate, 85-86, 126 n., 181 Lucia, martire, 67, 120, 143
Augusto, abate, 72 Maddalena, 110
Barbara, martire, 145 n., 147, 243 Marcellino, martire, 103
Bartolomeo, apostolo, 75, 167 Marco, vescovo, 167
Benedetto da Norcia, 66, 68, 122- Margherita, martire, 73, 146, 163,
124, 166, 184, 198, 220, 224 165-166, 220
Bicentius, martire, 105 Martino di Tours, 145, 172, 220
Bonifacio, vescovo, 147 Marziale, martire, 99
Callisto, papa e martire, 106-110 Massimo, confessore, 147
Castrense, martire, 147 Massimo, diacono, 153
Caterina, martire, 55, 151 Maurizio, vescovo, 147
Chelidonia, eremita 21, 124 Mauro, monaco, 66, 68, 184, 220
Cipriano, vescovo, 113 Menna, eremita, 168
Clemente, papa, 147 Merita, 95, 97
Cornelio, papa, 113 Michele, arcangelo
Cosma, anargiro, 145 n., 147, 243 in posa frontale, 65, 73, 143, 147,
Costantino, imperatore, 172, 222 151, 153, 171-172, 174-175, 200-
Cristina, martire, 44, 227 203, 209, 234
Cristoforo, martire, 174 insieme a Gabriele, 69, 91, 145,
Domenico di Sora, 126 162, 220
Donato (?), 151 nel ciclo garganico, 59-60, 202-203
Egidio, monaco, 91, 93 nell’atto di uccidere il drago, 175-
Elena, imperatrice, 150, 152, 172, 176
222 nelle sembianze del toro, 60
Esdra, profeta, 163 psicopompo, v. PSICOSTASIA
Eustachio, martire, 148 Milis (o Milix), martire, 103-104
Evagrio del Ponto, 81, 215 Nicola di Mira, 71-72, 91, 93, 124,
Faustino, martire, 101 146, 151, 154 n., 171, 234
Felice, martire, 94-98 Onofrio, eremita, 123, 148, 163
Felicita, martire, 98 Optato, vescovo, 113
Filippo, apostolo, 75, 167 Paolo, apostolo, 6, 53, 57, 72, 75,
Filippo, martire, 99 85-87, 95, 123, 125, 141, 145, 148,
Fortunata (?), martire, 62 166, 169, 172, 220, 229
Francesco d’Assisi, 123 Paolo di Tebe, monaco, 181
Gabriele, arcangelo, 59, 91, 93, 235 Paolo, martire, 6, 42, 229-230
Giacomo, apostolo, 137; il Maggio- Pietro, apostolo 6, 44, 53, 67, 72,
re, 75, 166; il Minore, 165, 167 75, 85, 87, 91, 93, 95-96, 103, 110,
Giobbe, 123 123, 125, 145, 147, 151, 153, 163,
Giorgio, soldato (?), 72 166, 172, 220-221, 229, 234
.
296 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Placido, monaco, 66, 68, 124, 184, Annunciazione, 14, 58-59, 127, 165,
220 167, 174, 231, 234-236
Policamo, martire, 112 Annuncio ai pastori, 91, 127, 151
Pollion, martire, 103, 203 Ascensione, 14, 136-138, 150, 226,
Pumemius, martire, 103-104 242-243
Quirico, martire, 147 Bagno del Bambino, 116-117
Quirino, martire, 112 Battesimo, 13, 104
Rocco, 176 Comunione degli apostoli, 5, 67,
Romano, abate, 122-124 201, 220, 243
Rufiniano, martire, 100-101 Crocifissione, 14, 15 n., 55, 68, 73,
Scolastica, monaca, 124 78, 115, 117, 123, 136, 138-139, 147,
Sebastiano, martire, 91, 112, 176 157, 160, 165, 167, 175, 187, 209 n.,
Sennen, martire, 105, 203 224, 247
Silvestro, papa, 22-24, 86, 120, 147, Deposizione al Sepolcro, 88
189, 223 Giudizio universale, 45, 227, 232
Simeone, sacerdote, 39-40, 147 Incredulità di san Tommaso, 68
Simone, apostolo, 145 n., 147, 167, Natività, 13-15, 18, 64, 68, 91, 151
243 Noli me tangere, 107, 110
Simplicio, martire, 101-102 Presentazione al tempio, 39-40, 91,
Sisto II, papa, 113 127
Smaragdo, martire, 87, 89, 232 Traditio clavium, 95
Sofia, martire, 67 Visitazione, 59, 116
Stefano, diacono, 95, 124, 147 SERAFINO, 134, 165-166, 226
Tadeus v. Giuda Taddeo SOGGETTI PROFANI
Tommaso, apostolo 57, 75, 145, Scene di battaglia e di vita quoti-
148, 154, 163, 164, 167, 220, 234 diana, 72-73
Tommaso Beckett, 124 Ciclo dei mesi, 125, 127-128
Urbano, vescovo, 112, 208 Zodiaco, 125, 127-128
Valentino, martire, 118 SOLE (nella Crocifissione), 68, 117, 138,
Viatrice, martire, 100-101 167
SCENE AGIOGRAFICHE SPIRITO SANTO, 59, 104, 166
ciclo di Gargano, 59-60, 64, 202 STELLE, 60, 63, 68, 156
ciclo di san Benedetto, 124, 188
Danza di Salomé, v. Decapitazione TAU, 76, 242
del Battista TETRAMORFO, 65, 68, 84-85, 131, 151,
Decapitazione del Battista, 150, 243 233, 243
leggenda di san Silvestro e il drago, TORO, V. ANIMALI
22-24, 147 TRADITIO CLAVIUM, v. SCENE CRISTOLO-
martirio di san Callisto, 106-111 GICHE
martirio di san Lorenzo, 128-130, TRINITÀ, 125-126
147, 231-232
martirio di santa Cristina, 44-45 UCCELLI, V. ANIMALI
vita di Paolo eremita, 181-182 UGOLINO (Gregorio IX), 123
SCENE CRISTOLOGICHE
Adorazione dei Magi, 46, 68, 91, 127 VELA, v. MOTIVI DECORATIVI
Anastasis, 23
.
!"#$%&
"'%(")*")"+,%-,."+,/%0),11"%23%4$%43.,+5$
"(%>+8192"3%)*+,,"%-.%/$%0*.1,.2"3%'*"2.%6.,,+*.5.%1+6*"%8?"*5+%-?.2=*911+%"889%5","5+4'9$
'(%)*+,,"%-.%/$%0*.1,.2"3%4"*,.*.+%-.%/$%0*.1,.2"$ 5(%)*+,,"%-.%/$%0*.1,.2"3%6*.4+%1,*",+3%6"*,.7
5+8"*9%-98%).:-.;.+%1+6*"%8<"*5+%-<.2=*911+$
!"#$%&
"(%)*+,-."/%<1*33"%62%9$%012,32."/%,-4*.6*%,31"3*%7233*124*%,*71"%+>"14*%6>2.?1-,,*$
'(%)*+,-."/%012,32."/%."#"3"%,2.2,31"/%"145231"#-%6-+%4*,266-33*%7*13"+-%6-++"%0*.3-,,"%8"32+6-$
4(%0",3-+%9".3:;+2"/%<1*33"%62%9$%=-*."16*$
!"#$%&
"%(%8/#/,"%8"7,-11"5"3%)*+,,-%./%0$%0-12+$
'(%)*+,,-%./%0$%0-12+3%4"55-11+%6+5%,*-%7"5,/$
!"#$%&
"'% ()*++,% -.% /$% /,01*2% 3"44,00*% 5*4% .0 A'% ()*++,% -.% /$% /,01*2% 3"44,00*% 5*4% .0
#*0+*%-.%6).7+*%3).1"%-,0%89)+*$ #*0+*%-.%6).7+*%-*3*%.0%89)+*$
-'%9,)6:."5%D),44"%-.%E$%8.#*3F.,5%.34*)3,
!"#$%&
+'%/*)00"%1-%2$%3-#456-).%#)90".%:"50)+*"0)*4$ 1'%/*)00"%1-%2$%3-#456-).%;-0)%1-%+)5<"+*"6-)54
1499="90"*4.%>"*0-+)9"*4%1499="*+"5?49)%@-+,494$
!"#$%&'
"(%)*+,-.%)$%/0,+*1"+".%"23-41+4%,*546+,4%74889",4"%5,463-+4,-"84$
3(%)*+,-.%:*640%;-#-;0.%<,"2241+0%6+";= ;(%)*+,-.%)$%/0,+*1"+".%>01"%5,463-=
;"+0%7"%)$%/0,+*1"+"$ +4,-"84.%,46+-%7-%5-++*,"%6*88"%#08+"$
!"#$%&&
"'%()*+,-%($%."+,"%/01%2"+*3-%,4*0+43$
5'%()*+,-%($%."+,"%/01%2"+*3-%+06*,%/,%7,**)+"%6)11"%#31*"$
!"#$%&'
"(%)"**+,"-./%0,.11"%2+*%3"*#"1.,+$
4(%0,.11"%2+*%3"*#"1.,+/%,+516%78+,2916(%2+**"%:,.;6<6556.-+$
!"#$%&'
")%*+,--"%./0%1"0#"-,+/2%>"6%?0"75.,$
7)%*+,--"%./0%1"0#"-,+/2%:,9;65,<
6/% ./405% "=,>-,052% ?5/-+,2% ="+-57,<
0"+/$
("))*+",-.%/+-00"%1*)%2")#"0-+*.%134*5,-%+36-40+7003#-%1*))"%#-)0"$
!"#$%&'
")%7389"9:66.0%1,.22"%-3%4$%;.,:9<.0%+"99:66.%(.9%7:,839:%: ?)%1,.22"%-3%4$%;.,:9<.0%+"99:66.%(.9
=">?39.%@!"#$ &ABC)$ 7:,839:%:%=">?39.%@9:6%DBB&)$
()%*"+,"-.//.0%1,.22"%-3%4$%53(.6"$
!"#$%&'
()*+)%,$%-./0*)1%2)3#/30)%4/55"%6/"0"%7$%8"*/*.%9+.:%;"<*"4)==)>1%?)22)5"0@*"%4/5%<"33/55)%4.%ABB%=/2)5)$
!"#$%&'
"(%)*++",-..*/%-0-1*%23%4$%)"+".2*$
"(%)*+,-%./012"+*3%-4-5*%62%7$%)"4,2+*3%28*9-*$
:(%;4-5*%62%7$%)"4,2+*3%28*9-*3%252,"12*+-%62%0+*%</2"52,*%"%!"#$%$
"(% )*+,-+% ./% 0$% 1"23/4+5% /6/3"7/+4-% ./% 84+ <(% =2-6+% ./% 0$% 1"23/4+5% /*+,-+5% 2/3"33+% ./ :(%=2-6+%./%0$%1"23/4+5%/*+,-+5%*"2?
9:/"6/3+5%*"23/:+;"2-%./%84"%!"#$$ =#",2/+%.-;%>+43+$ 3/:+;"2-%./%84%#+;"3/;-$
!"#$%&'
!"#$%&'
7(%)*+,-%!"+./"0%./7*2/*0%6",*%3-8,2*$
.(%)*+,-%!"+./"0%12*,,"%3/%4$%)/.5-6-0%./7*2/*0%#*6,"%-%9"2-:
"(%)*+,-%!"+./"0%12*,,"%3/%4$%)/.5-6-0%./7*2/*$ ,-%3/%;*+3*$
!"#$%&'
"(%)*+",-.%/"0"1-2+"%34%5$%56,"0-76$
+(%)*+",-.%5$%56,"0-76.%76:04%34%<,%9",,6**-%3<6=
16,06:1-$
1(%)*+",-.%5$%56,"0-76.%869-:4;4-,6$
!"#$%&&
"'%(")*+",-%.-/",-0%12-33"%45)*+%6,)5*+%7!"#$ 89:9'$
;'%(")*+",-%.-/",-0%12-33"%45)*+%6,)5*+0%+,352,-$
!"#$%&'
")%9</=="%75+,-%>.+5,-2%B-@/,"%7-%*-<"%@/.%0-+5==/%5%-%66$%85("6=-"./2%C+-7-/2%D-5=</$
()%*"+,-"./%0/1"./2%34-56"%7-%8$%9-/#"..-%:+-;%9</=="%75+,-%>.+5,-)2%3<-6=/%?<"
+,-%"<@".+5,-$
@)%*"+,-"./%0/1"./2%9</=="%75+,-%>.+5,-2%>7/<"A-/.5%75-%*"+-$
!"#$%&'
"(%)"*+,"-.%/.0"-.1%23.44"%56*+,%7-*6+,1%83696-4":,.-6%"+%460;,.$
<(% /.0"1% ="4"=.0<"% 5,% >.00.5,++"1% ;"--6++.% =.- =(% >"4"=.0<"% 5,% >.00.5,++"1
!?34?3"$ @$%A?="$
!"#$%&'
"(%)"*"+,-."%/0%),--,/011"2%!"#$%&%'()*#+%,-$
.(%<,-"2%+"*"+,-."%/0%34546,7"2%9"55411,%+,5%)607*,%4%7"5*0$
/(%)"*"+,-."%/0%34546,7"2%#,1*,
+(%)"*"+,-."%/0%34546,7"2%#,1*, /0% )607*,% 54810% "550% 964+4/45*0
/0%)607*,$ "11,%7*"++,%/0%:;++0$
!"#$%&'
")%*"+",-.("%/0%1-230"2-4%9"226::-%,-2 ()%*"+",-.("%/0%1-230"2-4%5"++670.-%/0%*807+-$
0%7"2+0%;"8,6::02-4%1-::0-26%6%106+8-$
,)%*"+",-.("%/0%1-230"2-4%9"226::-%,-2%;0:07%6%+8",,6%/6::"%<0=>8"%/0%1>.620-$
!"#$%&'
")%5"1"7/8("%4+%9/,:+",/-%<",,2;;/%4+%!"#$%&'#' 2%("))*'%+&,$%,-.%')&$
")%*$%+",-./01/2%!4"6./47/%0-,,-%6./9,1-%01%+",,167/%:;4"<<-5=
7/%5>%?@)$
2)%+"/"20:("%5-%*$%;",76/-601%2<(-20,01 5)%+"/"20:("%5-%*$%;",76/-601%2<8
/3"//0%.-6-./30%57,,"%4"37/7%5-%=0650$ (-20,01% /3"//0% 57./30% 57,,"% 4"37/7
5-%=0650$
!"#$%&'
+(%17.0"+,6%1"+9,%184+,6%;9,**"%/40%<":*,90$
!"#$%&'
"(%)*+,,"%-./%0"1,+*/2%/3,+3"4+%4+3%,*"45 ;(%8"4*+%89.4+2%4=/.1"%/3>.*/+*.2%9"35
4.%-/%"6*.+7.$ 3.77+%-.77"%;+77"%-/%?33+4.3@+%???$
"(%)"**+,-+./"0%1"2.3"/-4%5+**"%66$%!/-2-.7$ 9(%6"2.3"/-4%5+**"%66$%!/-2-.70%*"%:";
.-#-.7$
8(%)"**+,-+./"0%1"2.3"/-40%,"22+**4%5+**"%!/-2-.7$
!"#$%&&
"(%6"7738+3-*"/%))$%!*+,+-./%9",%:+;7+",1%3%9",%<1=3,+>1%2+%)1*"$
'(%))$%!*+,+-./%0**+#1%23+%4"5+$ >(%))$%!*+,+-./%?*393,-"@+1,3%"7%-3=8+1$
!"#$%&'
")%*+",-./%01-.2,"3%4.%5$%6.(78+8$
<)% *+",-./% 01-.2,"3% 4.% 5$% 6.(78+8/% 2-.9: ()% *+",-./% 01-.2,"3% 4.% 5$% 6.(78+8/% 2-.9:
;,-",:/%;(8="%">.:>-"?.("/%2"-,.(:+"-8$ ;,-",:/%!"#$$
!"#$%&'
")%*+,-./0%9:+-,;"<%3-%4$%5-672820%,"+;-6/8"+2%3288"%#/8;"$
()%*+,-./0%-,/12/
3-%4$%5-67282$
!"#$%&'
")%*+,-./0%-,/12/0%,"+3-5/6"+2%726%,+-8/%43+"3/%,-33/+-5/$
()%*+,-./0%-,/12/0%,"+232%4-.-43+"0%"+5".126/$
!"#$%&'
"(%)*++",-++".%/0-,,1.%,"234"01*%51%6$%728-9*%12%7,/0"2*$ E(%6$%728-9*%12%7,/0"2*.%123-02*$
+(% :12;".% <0*33"% 51% 6$% =1+>-9-.% ?-0812-% 30"% ,"23-% @5" 5(%:12;".%6$%=1+>-9-.%#*93*%51%6"2%D"*9*$%
A"0*,,*%BC&C($
!"#$%&'
"(%)"*#+,%-./00"%12+%3"40+$ =(%)"*#+,%-./00"%12+%3"40+,%6".202%1270.",
)./5+9+77+/42$
5(%)"*#+,%-./00"%12+%3"40+,%6".202%1270." 8%3029"4/,%:+20./,%;"77+</,%3+*#270./$
!"#$%&'
")%7"8#03%*+,--"%./0%1"2-03%9"+/-/%60206-+"3%1"2%108#/6-+,%/%08%.+":,$
()%*+,--"%./0%1"2-03%45"+-,%6-+"-,$
!"#$%&'
8(%)"*#+,%-./00"%12**2%3/.42**2,%9".202%:+4+:0.",%;"4<"%1+%="*/>?$
!"#$%&'
"(%)"*#+,%-./00"%12**2%3/.42**2,%5"662**"%*"02."*2,%721+5"8+/42%1+%94%"*0".2$
=(%)"*#+,%-./00"%12**2%3/.42**2,%5"662**"%*"02> 5(%3":"4+,%6"442**/%5/4%:$%;"::+</$
."*2,%:$%?+20./$
!"#$%&'
0(%;2-3*%4/%5$%)"2,/+*1%#*7,"%4-778/36*,,-1%:"2,/0*7"2-%4/%<+%"+=-7*$
!"#$%&'
()%*+,-.%/0%1$%2"+304.5%6"+,3,%704073+"5%7.#+"66.7080.4,%/0
043.4"90$
9)%*+,-.%/0%1$%2"+304.5%6"+,3,%704073+"5%"6.73.:0%;!"#$ <='>)$
!"#$%&&
"(%)*+,*-./01%2$%3"4."%.+%54*66"$
'(%)*+,*-./01%2$%3"4."%.+%54*66"1%704,.+0%84"%"49"+,0-.$
!"#$%&'
4(%31*,,"%45%8$%)5.6-7-/%0$%)"126-9
15,"/% :"1,5.*7"1-% 4-77"% .*7*;<"
4-77*%8:515,*%8"+,*$
.(%31*,,"%45%0$%)5.6-7-/%8$%)"126-15,"$
!"#$%&'
"(%)*+,-%!"./0+*1%20*,,"%34%5$%)"/0*1%4+,-0+*$
.(% )*+,-% !"./0+*1% 20*,,"% 34 9(% )*+,-% !"./0+*1% 20*,,"% 34% 5$% 54:-*+-1% 7"++-88*
5$ )"/0*1% 0-6,4% 34% /+% 7"++-88* #*,4#*%3-8%;<==%6-9*8*$
9*+%8"%!"#$%$&$'$
!"#$%&'
:(%)#*++",%-./00"%12%3$%4256*+*,%5"77*++"%1*+%3"+#"0/.*,%280*.8/$
"(%)*+,,"%-.%/$%0.123435%).+6
#"77.%8",,.9,"$
1(%:*","5%;"9.4.1"%-344<=77>7?.","5%!"#$%&"#&'$
!"#$%&'
1(%:7.3/%;"+/1"6/,%*30/<7/"*/9%230%="61+"%="61+9*7>,
23++"?0/9%230%19@3*1A/9B%0"%C"+/#/+D$
!"#$%&'
"(%)"*+,-*./01%2*%3145267%814+2917%:"101%;2%!/</%429/#/ <(%="+$%0"+$%'>?>7%@$%'G%CB%C/*/;/++1%/%20%51*"F
0"%#262+"%;2%-*+1*21$ 91%H15"*1$
5(%)2:2+2-,3%4"*2-25"%6,2%..$%;"9+2923%#8-+"3
<"9+258-"9,%62%=/%"/>,-8$
!"#$%&'
")%*"7("7",-%.-/",-0%27-88"%<3%1$%13/-,:0%47:+:,8"=3-,:%"5%8:/;3-$
()% *"++",-% .-/",-0% 1",% 23-#",,3% "% 4-55-0% 673+8-% 97"% 43:87-% :% 4"-5-% ";-+8-53% :
23-#",,3%:%4"-5-%/"78373$
!"#$%&'
"(%)*+,-."/%01*22"%34%5$%614,24."/%"7,48
3-/%#*+2*%34%614,2*$
7(%6",2-+%5".2:;+4"/%01*22"%34%5$ <-*8
."13*/% 1-,24% 3-++"% 3-9*1"=4*.-% 3-+8
+:"7,43-$
"'%()*++"%,-%.$%/-#012-*3%4-45*%,-%(")6"1*3%718069-:01+*%,05%+*)*$
;'% ()*++"% ,-% .$% /-#012-*3% 4-45*% ,- 4'% ()*++"% ,-% .$% /-#012-*3% 4-45*% ,-
(")6"1*3%.*61*%,05%#084*#*$ (")6"1*3%<-+*%,-%4*18"4)"2-*10$
!"#$%&'
")% </-(=8"0% 1-/22"% 38% 4$ *8#,.>8/0 @)% *"++,-"./0% 1-/22"% 3,+% 4"+#"2/-,0% ;".2"
?.;,9786,.2/%3,+%2/-/0%:"-28(/+"-,$ !"#$%$
()%*"++,-"./0%1-/22"%3,+%4"+#"2/-,0%5/67.8/.,%3,9+8%":/;2/+8$
!"#$%&'
>(%)*+,-.%)$%?4,+*6"+".%<"661224%#4+-#4$
")%;+1<+%5$%=4.,1+0%8+-#.-,+%3.//"%(.","%>$%?"1.140%6"--.//+%34%@AAA%7.8+/+%B3"//"
<1+,,"%34%*"61"3+77+)$
()%*+,,"-.//+0%.1.2+%34%5"-%*","/3+0%6"1.,.%74-47,1"%3.//"%8"69
6.//"0%78.-"%,.+:"-48"$
!"#$%&'
"(%)*++",-..*/%-0-1*%23%4",%)"+".5 =(% >0-1*% 23% 4$% :"0+3,*/% 39*?-*/% 0-6+3% 23% @,"% 6+-.."% "
2*/%67-,"%+-*8",37"/%"9*6+*.*$ *++*%9@,+-$
7(%:*,+-%!",73"/%;0*++"%23%4$%:37<-.-/%3,+-0,*$
!"#$%&'
.(%)*+,-%!"+./"0%./=*2/*0%7",*%3-8,2*0%8"+,*%#-8.*#*%-%8"+,*%>*+".*$
!"#$%&'
")%<,("./2
:"5":/1(7%6-
=$ =7."5/472
!""#$#$
()%*"+,-"./%0/1"./2%34/55"%67+,-%".+7,-2%8"5-#-59$
:)%*"+,-"./%0/1"./2%34/5;
5"% 67+,-% <.+7,-2% 1/5-#-
67:/4"5-#-$
!"#$%&'
")%*"+",-.("%/0%<650,0+"4%76:+0%/65%8"22655-%,-2%*70:+-%6%:"2+0$
()%*"+",-.("%/0%1-230"2-4%#-5+"%/655"%7".8"%/9",,6::-4%(;:+-%/0%*70:+-$
!"#$%&'
")%?/5"2%8"7"8/5("%01%*"6%+",-./01/2%34"55-671%.177/4181$
()%*$%+",-./01/2%34"55-67/%8/6%1,%./99/
0-,%5"47141/%:6;%&)$
8)%*$%+",-./01/2%."4718/,"4-%0-,%!"#$%&'%()*+','$
0)%*$%+",-./01/2%34"55-671%0-,%<"47141/%01%+",,1=7/%:6;%>)$
!"#$%&'
"(% )"*"+,-./% 01
)"2213*,4% +516*"% 01
78+19"4% :"99/22,
+,9%)513*,%/%3$ ;5<
."9,$
"'% ()"*+,-% ./+,0*"1% 2,% 3$% 4,567)7-% 8579"% ":,;:+"<,5"% 27)% 0+,=; ?'% ()"*+,-./+,0*"1% 2,% 3$% 4,567)7-% 0+,=;% 8*+"*;% >"% 5;);+,'-
8*+"*;%>"%5;);+,'$ 4"+*,+,;%2,%@;+79A;$
!"#$%&'
"(%)*+,-"%.+%/$%0+123435%63178.7%6-*"-7%9"%1747*+( :%;3*<+83%=*"%6"8-3$
"(%)*++",-++".%/$%012-3*%41%0,56"1*.%0,+-1,4*1-$
7(%/$%012-3*%41%0,56"1*.%0,+-1,4*1-.%5"684+*3"6-%9-234%"5*,8*34$
!"#$%&'
5(%)*+,-./%,+.01./%+"*9,5.7"*1%2,%:-%81*";,-.$ 2(%=,-;"/%>*.99"%2,%3$%4,56171/%*189,%2,%+,99:*"$
!"#$%&'
"(%)*+,"-%./011"%2*%3$%4*56787%9:8%40+17%4*/1710-%*+17/+0$
;(%<"8#*-%./011"%27*%3"+1* =%!0>>"90-%4"/1*+0%7%.*:8*"+0$
!"#$%&'
"(% )"*#+,% -./00"% 12**2% 3/.42**2, ;(% )"*#+,% -./00"% 12**2% 3/.42**2,% 5."66240/
5."66240/%12**789:249+/42$ :/4%<"4%-+/#"44+$
:(%3"9"4+,%<$%=+:>2*2,%).+90/%5."%=+:>2*2%2%?+20./$
!"#$%&'
")%*"+",-.%/$%0-12343.%"(+-5-64"%5-%53+78" >%+$%!6??"+6.%@38A-,3%68",73.%+$%B-164"$
1)%*"+",-.%/$%0-12343.
;8-+76% <8"% 0-12343% 3
=-3786$
!"#$%&'
:(%)"*"+,-%.$%/,01242-%;,084"%<,%/,6"$
"(%)"*"+,-%.$%/,0123
42-%56,*78$
"(%)*+,-%)"../0*1%-2-3*%4/%5$ )"2,/+*1
#*6,"% 4-667/38*,,-1% ,2"00-% 4/% 9+"% 02*0-
:-33","$
0(%)*+,-%)"../0*1%-2-3*%4/%5$ )"2,/+*1
,2"00-%4-6%;2/3*%.,2",*%;/,,*2/0*$
4(%<2-3*%4/%5$%)"2,/+*1%#*6,"%4-667/38*,,-1%!"#$% 06/;-","%4/%=2/.,*%-%"+:-6/$
!"#$%&&
"'% ()*+,% ("--./)0% ,1,2)% 3.% 4$% ("1+.*) 7'% 8)*9)6.-,0% 4$% ("1."% .*
-,/)*3)%-+1"+)0%5.++)1./)0%"5)-+)6.$ :1)++"0%-"*%!)22"-)$
/'%8)*9)6.-,0%4$%("1."%.*%:1)++"0%5"1,+,%3,-+1"0%!"#$%&%"'(%#)%*%+$
!"#$%&'
"(%)$%*"+,"%,-%.+/00"1%!"#$%"&'"#'$ 2(%)$%*"+,"%,-%.+/00"1%3"+404%5460+"1
()*%&%+%"$
7(%)$%*"+,"%,-%.+/00"1%865+"1%*"+9:4+,0"%4%;-/<+,/$
!"#$%&'
")%*+,-.%*+,"/+%01%21+1"3%24+--"%01%5$%*1/6.7.3%18(+--.3%9"4.-.%:1,1:-4"$
()%*+,-.%*+,"/+%01%21+1"3%24+--"%01%5$%*1/6.7.3%18(+--.3%9"4.-.%0.:-4"$
/)%24+--"%01%5$%*1/6.7.3%18(+--.3%7;,.--"%:+94"%7<1,=4.::+$
!"#$%&'
.(%13*,,"%/0%4$%)0.5-6-2%?3*.0@0==0*+-2%A"39
,0.*6"3-%/-6%#*6,*%/0%?30=,*$
/(%)*+,-%)*+".*%/0%10*0"2%13*,,"
/0% 4$% )0.5-6-2% ="+,*% 7*+".*% "0
A0-/0%/-66"%B-3C0+-$
!"#$%&'
"(%)*"+",%-"./0/1"%23004566768/"+",%"-./2/90"$
-(%)*"+",%-"./0/1"%23004566768/"+",%"-./2/90",%:*/;9%.+*"+9,%1"#"0<
09%;"*/69$
!"#$%&'
@(%;"+#2,%-./00"%1*2%3"=02,%7$%32+#*70./$
"(%)#*++",%-./00"%12%3$%4256*+*,
7$%825/+"%12%42."$
5(%9/:",%3$%;.27/</=/,%562*7"%2=>*.2/.*, 1(%-/.="0*%3AB*.2/.*,%1*5/."C2/=*%"@72D
7"=%?*=*1*00/$ 1"+*%12%3$%4256*+*,%"=<*+/$
ELENCO DELLE FIGURE
Pag.
1 – Distribuzione delle testimonianze di pittura rupestre nel Lazio e
nella Campania settentrionale (secoli VI-XIII) . . . . . . . . . . . . . . . . 26
2 – Differenti tipologie di insediamento rupestre nel Lazio e in Cam-
pania settentrionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
3 – Caratteri cultuali dei siti rupestri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
4 – Bassano Romano, San Giovanni a Pollo, grafico del pannello pit-
torico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
5 – Monte Acuziano, ipogeo dell’eremo di San Martino, ipotesi di ri-
costruzione di una parte della prima fase decorativa . . . . . . . . . . 79
6 – Roma, Catacomba di San Valentino, parete di fondo del vestibo-
lo d’ingresso, incisione (A. Bosio 1632) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116
7 – Vallepietra, santuario della Santissima Trinità, ricostruzione
grafica delle pitture (da A. M. D’Achille 1980) . . . . . . . . . . . . . . . . 127
8 – Monte Mirteto (Ninfa), grotta di Sant’Angelo, Cristo fra Pietro e
Paolo, Psicostasia, disegno (da M. Barosso 1939) . . . . . . . . . . . . . 142
9 – Monte Mirteto (Ninfa), grotta di Sant’Angelo, pastore con greg-
ge, disegno (da M. Barosso 1939) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144
10 – Monte Massico, Grotta di San Martino, imbotte, ipotesi di rico-
struzione della croce gemmata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 158
11 – Monte Massico, Grotta di San Martino, imbotte, ipotesi di rico-
struzione della prima fase decorativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159
12 – Monte Massico, Grotta di San Martino, imbotte, ipotesi di rico-
struzione della seconda fase decorativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160
13 – Avella, Grotta di San Michele, restituzione grafica del pannello
con arcangelo e santi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171
14 – Avella, Grotta di San Michele, restituzione grafica del pannello
con Pantocratore e santi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 173
15 – Cronologia delle pitture rupestri nel Lazio e nella Campania set-
tentrionale (secoli VI-XIII) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 210
16 – Monte Monaco di Gioia, Grotta di San Michele, restituzione gra-
fica dell’Annunciazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 235
.
ELENCO DELLE TAVOLE
.
ELENCO DELLE TAVOLE 299
.
300 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
ELENCO DELLE TAVOLE 301
le, stato attuale; c) Calvi, Grotta delle Fornelle, parete sinistra, Danza
di Salomé.
41 – a) Calvi, Grotta delle Fornelle, cappella laterale, Dedicazione dell’altare;
b) Calvi, Grotta delle Fornelle, cappella laterale, san Pietro; c) Fasani,
Grotta di San Michele, pannello con san Massimo.
42 – a) Monte Massico, Eremo di San Martino; b) Monte Massico, Eremo
di San Martino, tracce dell’iscrizione del primo strato; c) Monte Massi-
co, Eremo di San Martino, volta dell’imbotte, particolare di un angelo.
43 – a) Eremo di San Martino, estradosso dell’imbotte, tracce di pittura;
b) Eremo di San Martino, parete sinistra, sovrapposizione di intonaci;
c) Eremo di San Martino, parete sinistra, apostoli (da N. Borrelli
1935).
44 – a) Rongolise, Santa Maria in Grotta; b) Rongolise, Santa Maria in
Grotta, Vergine fra arcangeli.
45 – a) Monte Monaco di Gioia, Grotta di San Michele, sorgente; b) Monte
Monaco di Gioia, Grotta di San Michele, serafino; c) Monte Monaco di
Gioia, Grotta di San Michele, santa Margherita; d) Monte Monaco di
Gioia, Grotta di San Michele, santa Margherita, particolare della co-
lomba.
46 – a) Monte Taburno, Grotta di San Mauro, interno; b) Monte Taburno,
Grotta di San Mauro, resti di un pannello con la Theotokos; c) Monte
Taburno, Grotta di San Simeone, pannello votivo del XVII secolo.
47 – a) Avella, Grotta di San Michele, cappella del Salvatore, nicchia di sini-
stra; b) Avella, Grotta di San Michele, cappella del Salvatore, interno;
c) Avella, Grotta di San Michele, cappella del Salvatore, nicchia di de-
stra.
48 – a) Avella, Grotta di San Michele, resti delle figure di Elena e Costanti-
no; b) Avella, Grotta di San Michele, Theotokos; c) Avella, Grotta di
San Michele, cappella dell’Immacolata, Cristo; d) Avella, Grotta di San
Michele, cappella dell’Immacolata, san Cristoforo.
49 – a) Avella, Grotta di San Michele, Giovanni Battista; b) Montoro Infe-
riore, Grotta di San Michele, interno; c) Prata Principato Ultra, basili-
ca dell’Annunziata, triphorion.
50 – a) Prata Principato Ultra, basilica dell’Annunziata, absidiola, terzo
strato; b) Monza, tesoro del Duomo, ampolla no 2, particolare della
Natività; c) Musei Vaticani, reliquiario del Sancta Sanctorum, detta-
glio del coperchio : la Natività.
51 – a) Sant’Angelo in Formis, portico della basilica, Paolo di Tebe riceve la
visita di Antonio; b) Città del Vaticano, Vat. lat. 1202, f. 17 B, partico-
lare : Benedetto e il monaco Romano; c) Città del Vaticano, Vat. lat.
1202, f. 18 A, particolare : Benedetto riceve la visita di un sacerdote;
d) Città del Vaticano, Vat. lat. 1202, f. 80 A, particolare : la guarigione
dell’insana di mente.
52 – a) Castel Sant’Elia, basilica di Sant’Anastasio, il Cristo dell’abside;
b) Capua, chiesa dei Santi Rufo e Carponio, angelo; c) Cimitile, basili-
ca dei Santi Martiri, volta, particolare di un angelo.
53 – a) Barbarano Romano, Grotta di San Simone, Presentazione al tempio;
b) Bassano Romano, San Giovanni a Pollo, Cristo fra Pietro e Paolo
apostoli e Giovanni e Paolo martiri.
.
302 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
ELENCO DELLE TAVOLE 303
.
304 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
.
SOMMARIO
Pag.
ABBREVIAZIONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . VII
INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1. Provincia di Viterbo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Barbarano Romano, Grotta di San Simone . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Bassano Romano, San Giovanni a Pollo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
Bolsena, «Grotta» di Santa Cristina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
Castel Sant’Elia, Grotta di San Leonardo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
Civita Castellana, Grotte di San Cesareo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
Civita Castellana, Grotte di San Selmo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
Ischia di Castro, Eremo di Poggio del Conte . . . . . . . . . . . . . . . 56
Norchia, Grotta di San Vivenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
Sutri, Chiesa rupestre di Santa Fortunata . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
Sutri, Santuario di Santa Maria del Parto . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
Vallerano, Grotta del Salvatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
Vignanello, Grotta di San Lorenzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
.
306 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Pag.
2. Provincia di Rieti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
Capradosso, Grotta di San Nicola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
Cottanello, Eremo di San Cataldo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
Monte Acuziano, Ipogeo dell’eremo di San Martino . . . . . . . . . 77
Monte Tancia, Grotta di San Michele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83
3. Provincia di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
Albano, Catacombe di San Senatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
Magliano Romano, Grotta degli Angeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
Roma, Catacomba di Commodilla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
Roma, Catacomba di Felicita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
Roma, Catacomba di Generosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
Roma, Catacomba di Ponziano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103
Roma, Catacomba di San Calepodio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105
Roma, Catacomba di San Callisto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
Roma, Catacomba di San Valentino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114
Subiaco, Monastero del Sacro Speco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119
Vallepietra, Santuario della Santissima Trinità . . . . . . . . . . . . . 125
.
SOMMARIO 307
Pag.
Montoro Inferiore, Grotta di San Michele . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175
Prata, Basilica dell’Annunziata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177
1. L’eremitismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181
Dalla Tebaide all’Occidente, p. 182; l’ipogeo del monte Acuzia-
no e la Grotta del Salvatore a Vallerano, p. 183; l’eremo del
Monte Massico, p. 185; il Sacro Speco di Subiaco, p. 188; San
Leonardo e la valle Suppentonia, p. 190.
.
308 PITTURA RUPESTRE MEDIEVALE
Pag.
3. Degrado e istanze conservative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 243
Furti e commercio clandestino, p. 243; abbandono e incuria,
p. 244; usi impropri e decontestualizzazione delle pitture,
p. 245; il recupero del valore d’uso, p. 248.
BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 253
INDICI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 287
Indice dei luoghi, p. 287; Indice dei nomi, p. 291; Indice icono-
grafico, p. 294.
SOMMARIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 305