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La Fotografia

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LA NASCITA DELLA FOTOGRAFIA

Una delle grandi scoperte del primo Ottocento, possibile grazie agli sviluppi del progresso, alle
innovazioni tecnologiche e tecniche. Nuove scoperte chimiche: scoperti dei nuovi fissanti, solventi,
reagenti in grado di sensibilizzare le lastre fotografiche in modo da fissarci sopra le immagini
proiettate.

Primo a sperimentare con la fotografia: Joseph Niépce (chimico francese) che sperimenta una
tecnica per fissare e formare le immagini. Utilizza una camera ottica, ma al posto del vetro pone una
lastra in peltro bagnata con il cloruro d’argento. Lastra rivolta verso la porzione di paesaggio/realtà
da rappresentare, si lascia lì per molte ore → “Veduta dalla finestra à Le Gras”: contorni sfumati,
imprecisi, ma è il primo documento di ripresa diretta del vero, della realtà, senza nessun intervento
dell’uomo.

Fotografi potevano perfezionare le loro fotografie acquerellandole: migliorate con gli acquerelli per
aumentare il grado di realismo.

Pochi anni dopo Niepce: Daguerre (pittore mediocre), che lavorò con Niepce fino al 1833 (morte di
Niepce). In quest’anno Daguerre si impadronì della paternità della modalità di fotografia da loro
perfezionata (dagherrotipo) → diminuzione dei tempi di esposizione (da 8 ore a pochi minuti) grazie
a nuove emulsioni e vapori.
1839: dagherrotipo presentato all’Accademia di Scienze e di Belle Arti → nascita ufficiale fotografia.
Limite del dagherrotipo: fotografo andava ad agire direttamente sull’immagine negativa e da quella,
invertendo chiari e scuri (attraverso quei particolari vapori), otteneva la positiva → immagine era
unica, non era possibile averne più copie, il negativo viene trasformato in positivo.

1840, Talbot: processo per ottenere immagini in negativo → più copie, infinite ristampe di una stessa
fotografia. Ristampe non erano perfette come l’originale, con il tempo l’immagine veniva via.
Scoperta di Talbot: inizialmente criticata dalla società del tempo, si riteneva che le copie avessero
meno valore dell’originale, ma Talbot aveva compreso l’importanza della riproducibilità.

Rapporto pittura-fotografia molto altalenante: da subito alla pittura, così come a tutti, sono chiari i
vantaggi della fotografia, che permetteva di ottenere rappresentazioni fedeli della realtà, riduceva i
costi e i tempi d’attesa.
Esempio ritrattistica: uno dei generi che la fotografia sottrasse alla pittura, perché forniva prodotti
più accessibili e meno costosi. I pittori impiegavano diverso tempo per dipingere ritratti, per
rappresentare borghesi, nobili, intellettuali… e l’effigiato doveva posare per molto. Ciò nonostante,
molti borghesi commissionavano comunque ritratti, senza posare nell’atelier del pittore ma fornendo
loro fotografie da cui ispirarsi.
Impressionisti apprezzarono della fotografia la capacità di cogliere il momento e la luce, e la presero
come modello a cui ispirarsi.
Pittori derivano dalla fotografia alcune regole compositive:
1. inquadrature
2. taglio di alcuni personaggi

Ad esempio: “Funerale ad Ornans” di Courbet → personaggi tagliati nei lati corti → prende
ispirazione dalla fotografia. Oppure: Manet, “Il Bar delle Folies Bergère” scena tagliata a destra, o
Degas “L’Assenzio” e “La Classe di Danza”: sembrano scene spiate, attimi rubati.

Pittori si servono delle fotografie anche per dipingere altre figure:


Courbet “L’Atelier del Pittore” → il pittore usa una foto di una modella per rappresentare la donna
nuda al centro, che rappresenta la “verità” → non deve usare una modella in persona → meno costi
e tempi di realizzazione ridotti (la fotografia è a sua disposizione in ogni momento).

Degas fotografa delle ballerine all’Opera di Parigi → foto diventa un appunto visivo, prendendo
ispirazione da quelle foto dipinge “Le Ballerine Blu”.

Felix Nadar: uno dei primi fotografi della storia dell’arte. Pittore mediocre, capisce immediatamente
le opportunità anche economiche della fotografia. Realizza una serie di ritratti della borghesia
parigina, dipinge attrici e attori (“Ritratto di Sarah Bernhardt”), intellettuali (Baudelaire, fratelli De
Goncourt), pittori (Daumier, Delacroix), musicisti (Rossini): tutta la classe intellettuale di Parigi passa
dall’obiettivo di Nadar.
Nei ritratti, Nadar utilizza schemi compositivi, posizioni tipiche della pittura → ritratti hanno quasi un
carattere poetico, pittorico; i personaggi fotografati sono sempre in piedi, di tre quarti, gli sfondi
sono lisci (utilizza un telo di colore neutro e luce elettrica modulata con la luce naturale) e in alcuni
casi aggiunge un elemento (come una colonna). I suoi ritratti sono delle fotografie molto studiate, la
“regia” è molto attenta, molto curata → negata in un certo senso la resa del vero, la ripresa diretta
della realtà. Realizza anche una serie di vedute di Parigi dall’alto, realizzate grazie a un pallone
aerostatico (anni ‘60) con cui solcava i cieli di Parigi → incuriosisce l’opinione pubblica, gli scrittori
(Jules Verne si ispira a lui per un personaggio, chiamato Andar, di “Dalla Terra alla Luna”) e anche i
pittori. Fu il primo a fotografare le fogne, le catacombe di Parigi, i sotterranei della città. È il primo a
utilizzare la luce elettrica, artificiale. Questo argomento (dei sotterranei…) sarà ripreso da Hugo ne “I
Miserabili”. Al genere del ritratto dunque Nadar avvicina quello della documentazione. Litografia di
Daumier “Nadar eleva la Fotografia all’altezza dell’Arte”: Nadar rappresentato sul pallone aerostatico
mentre fotografa la città dall’alto, sembra voler sfidare le condizioni temporali (improbabile, palloni
non si alzano se le condizioni non sono stabili) → rappresentato come un pioniere. Su tutti i palazzi è
presente la scritta “Photographie” → fotografia ormai radicata nell’ambiente cittadino.

Oscar Gustave Rejlander: primo a utilizzare i fotomontaggi → accosta delle foto diverse o dei ritagli
fotografici per comporre un’unica immagine ne “Le due Maniere di Vivere” (ricorda “La Scuola di
Atene” di Raffaello per la composizione e l’ambientazione). Ambientazione classicista, usa 30 negativi
per illustrare i vizi e le virtù dell’uomo. Centro: filosofo anziano, ricorda Platone di Raffaello, che
indica ai due giovani allievi i vizi (alla nostra sinistra: gioco di azzardo, piacere del vino, amore
carnale...) e le virtù (alla nostra destra: fede, saggezza, operosità…).

Eadweard Muybridge: uno degli scogli più difficili da superare per la fotografia era rendere il senso
del movimento. Muybridge è uno dei primi che inizia a studiare il movimento animale e umano. È il
primo a confrontarsi con il movimento, con il dinamismo delle immagini. Esegue una serie di
fotografie di soggetti in movimento: “Fotografia istantanea di un cavallo in corsa” (1878). Per
riprendere l’esatta sequenza del movimento delle gambe del cavallo in corsa, posiziona lungo la pista
del cavallo 24 apparecchi fotografici collegati a delle funicelle che venivano azionate dagli zoccoli del
cavallo quando passavano → ottiene sequenza di immagini del movimento del cavallo, 12 scatti che
documentano la posizione degli arti durante il galoppo. Una delle maggiori curiosità di Muybridge e
degli artisti di questo periodo era di sapere il momento preciso di massima estensione del cavallo.
Gericault aveva dipinto scene con cavalli, con le gambe completamente staccate da terra nel
momento di massima estensione. Le fotografie di Muybridge però mostravano che il momento in cui
le zampe non toccano il terreno non è il momento di massima estensione, ma quello in cui sono
raccolte sotto il ventre → posizione rappresentata nel corso dei secoli dai pittori è sbagliata, non
esiste in natura. Ad occhio nudo era molto più difficile accorgersi di questo particolare momento, che
dura una frazione di secondo. Grazie alle fotografie, pittori cominciano a dipingere in modo
differente, si affidano al mezzo fotografico, diventa essenziale per i loro dipinti (in particolare per gli
Impressionisti → Degas, il Fantino). Fotografia influenza anche l’arte delle avanguardie: Muybridge
realizza “Figura Umana che scende una Scala” → Duchamp, capostipite del Dadaismo, dipingerà
“Nudo che Scende le Scale” e Balla, futurismo, “Bambina che corre sul Balcone”.

Etienne Jules Marey: realizza un’unica fotografia, ottenuta dalla sovrapposizione di diverse immagini
in movimento sulla stessa lastra. Per fare ciò ideò e realizzò il fucile fotografico (1882, ne parla lui
stesso in una rivista), strumento che gli permetteva di fare fotografie ad intervalli di tempo molto
ravvicinate con un unico mezzo. Lo chiama fucile perché ha la forma di un fucile e anche perché il
nome è una metafora: riuscire a cogliere il proprio soggetto equivaleva ad ucciderlo come durante
una caccia. Questo fucile era caricato con una pellicola fotografica capace di scattare dodici foto in
un secondo. Marey conduce i primi esperimenti in Italia, nel Golfo di Napoli, e pagine dell’epoca
raccontano che egli era visto dalla popolazione napoletana come un folle. Questo tipo di fotografia
viene chiamata cronofotografia.

George Eastman: fondatore della Kodak (1889, USA), che ebbe il merito di rendere la fotografia alla
portata di tutti. Conosciuta soprattutto per la produzione di rullini fotografici (che potevano
contenere fino a 48 immagini), di cui ebbe quasi il monopolio. Eastman inventa anche la prima
macchina fotografica portatile, 15 cm x 15, semplice da portare con sé. La Kodak si occupava sia di
produrre macchine fotografiche e rullini (semplificando sempre di più i procedimenti) sia di ridurre i
costi. Una volta scattate le 48 immagini, fotografo doveva spedire agli stabilimenti della Kodak la
macchina fotografica e gli addetti ai lavori sviluppavano il rullino e rimandavano il tutto a casa del
cliente.

In Italia: fratelli Alinari, fondano lo Studio Alinari a Firenze nel 1850. Realizzano il censimento di tutti
i beni pittorici, artistici e architettonici di tutta Italia. Grazie alle loro fotografie conosciamo delle
opere d’arte che oggi non esistono più (guerre) o sono state danneggiate. Realizzano fotografie della
vita quotidiana soprattutto delle classi meno abbienti → scorci di città con case alte, dove vivevano
molte famiglie, fili per stendere panni che passavano da una facciata all’altra, città in cui uomini
condividono la strada con gli animali → spaccati della realtà del tempo. Pittura cessa di essere
documentaria in questo periodo → il compito di documentare gli aspetti realistici e più crudi della
contemporaneità spetta alla fotografia. Fotografano anche dei bambini di un rione popolare di Napoli
che giocano tra di loro (probabilmente anziché andare a scuola) → reazioni dei bambini di fronte alla
macchina fotografica sono due: alcuni continuano a giocare quasi senza accorgersene, altri fissano la
macchina e il fotografo come qualcosa di insolito e mai visto, altri sembrano sfidare la macchina e il
fotografo. La fotografia si sostituisce alla pittura anche per il genere della ritrattistica → fratelli Alinari
realizzano ritratto fotografico di Garibaldi, Verdi e Carducci.

1859: primo Salon della fotografia → fotografia viene presentata per la prima volta come una forma
artistica, si scopre il suo valore espressivo: non è solo la presa diretta della realtà, il fotografo può,
come il pittore, operare delle scelte sull’immagine, selezionare dei particolari, agire nel momento
dello sviluppo della fotografia… Nadar realizza una litografia significativa per una rivista: la didascalia
recita “la pittura offre alla fotografia un piccolo spazio all’esposizione di belle arti… alla fine!”.
Pittura, raffigurata con una tavolozza, offre il braccio alla fotografia, rappresentata attraverso una
camera sorridente. Non tutti concordavano nel riconoscere l’aspetto artistico della fotografia → in
particolare Baudelaire (che era stato fotografato da Nadar e altri) osteggia la fotografia e recensisce il
Salon del 1859: chiama la fotografia “industria”, molto vicino alle posizioni della pittura romantica.

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