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2019a - Letteratura, Civiltà Tecnologica e Mass-Media. La Poesia Visiva Di Michele Perfetti Negli Anni Tarantini

L’intervento si propone di esaminare la produzione poetica verbo-visiva del bitontino Michele Perfetti negli anni di residenza a Taranto fino al trasferimento a Ferrara nel 1973, durante i quali svolse il ruolo di pioniere in Puglia della poesia teorizzata e praticata dal Gruppo 70 di Pignotti e Miccini. L’analisi delle principali opere di Perfetti di quegli anni e di alcuni suoi coevi scritti teorici mostra come le sue sperimentazioni artistiche non abbiano una finalità meramente eversiva e gol

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2019a - Letteratura, Civiltà Tecnologica e Mass-Media. La Poesia Visiva Di Michele Perfetti Negli Anni Tarantini

L’intervento si propone di esaminare la produzione poetica verbo-visiva del bitontino Michele Perfetti negli anni di residenza a Taranto fino al trasferimento a Ferrara nel 1973, durante i quali svolse il ruolo di pioniere in Puglia della poesia teorizzata e praticata dal Gruppo 70 di Pignotti e Miccini. L’analisi delle principali opere di Perfetti di quegli anni e di alcuni suoi coevi scritti teorici mostra come le sue sperimentazioni artistiche non abbiano una finalità meramente eversiva e gol

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La modernità letteraria

collana di studi e testi

diretta da
Anna Dolfi, Alessandro Maxia, Nicola Merola
Angelo R. Pupino, Giovanna Rosa

[69]

Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 1 02/08/19 06:27
Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 2 02/08/19 06:27
La modernità letteraria
e le declinazioni del visivo
Arti, cinema, fotografia e nuove tecnologie

Atti del XIX Convegno Internazionale della MOD


22-24 giugno 2017

a cura di
Riccardo Gasperina Geroni e Filippo Milani

Tomo I

Edizioni ETS

Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 3 02/08/19 06:27
www.edizioniets.com

In copertina:
Paul Klee, Das offene Buch, rielaborazione grafica di Jens Kerkemeier

© Copyright 2019
Edizioni ETS
Palazzo Roncioni - Lungarno Mediceo, 16, I-56127 Pisa
[email protected]
www.edizioniets.com

Distribuzione
Messaggerie Libri SPA
Sede legale: via G. Verdi 8 - 20090 Assago (MI)

Promozione
PDE PROMOZIONE SRL
via Zago 2/2 - 40128 Bologna

ISBN 978-884675552-0

Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 4 02/08/19 06:27
PREMESSA: “C’È” DEL VISIVO

Un discorso sulla fortuna della visualità negli studi letterari oggi non può
prescindere dal porsi alcune domande intorno alle ragioni di questa stessa
fortuna, alle condizioni che la hanno favorita, e soprattutto ai risultati che
se ne possono ricavare.
Bisogna subito sgombrare il terreno da un fraintendimento, e cioè che
questi discorsi sul visuale siano la riproposizione del vecchio tema del rap-
porto tra letteratura e arti visive, che può essere sì ricompreso nell’insieme
dei nuclei che riguardano la visualità ma che non è assolutamente sufficiente
a tener conto delle nuove istanze critiche che emergono oggi sulla scorta di
un ripensamento generale che tocca da vicino i problemi legati alla discus-
sione sulla modernità letteraria e culturale in senso ampio.
Il problema deve essere posto a partire dal perché oggi, in un’epoca
dove le immagini prevalgono di gran lunga sulla parola, si senta il bisogno
di esplorare la parola scritta nella sua tensione verso l’immagine, o meglio
nell’interferenza espressiva e cognitiva che la lega all’immagine. Alla base
di questa svolta (“turn”, come dicono gli americani) si può ipotizzare la cri-
si degli strumenti che l’analisi letteraria ha sussunto per alcuni decenni dai
paradigmi linguistici e il prevalere progressivo di un’attenzione per il valo-
re dell’immagine intesa come elemento costitutivo del discorso letterario.
Voglio citare – per rendere più esplicito il mio discorso – il divario che
passa tra alcune affermazioni dell’ultimo Calvino nelle Lezioni americane e
il breve intervento che Gianni Celati pubblica su “Alfabeta” nel 1984 con il
titolo Finzioni a cui credere. Calvino ha un atteggiamento di difesa di fronte
al dilagare del mondo delle immagini, che definisce una vera “peste” del
pensiero, dal momento che il profluvio immaginativo ha tolto forma agli
aspetti dell’espressività e intaccato il linguaggio dal di dentro. La malattia

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6 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

del linguaggio deriva dunque dalla malattia contagiosa delle immagini. Pa-
lomar è colui che tenta di arginare questa epidemia fissando piccole porzioni
di mondo non scritto e cercando di trasformarle in mondo scritto (con risul-
tati quasi sempre deludenti per lui). Celati, che legge Palomar nel suo aspetto
di resistenza strenua alla confusione dei discorsi sul mondo, indica le foto
di Luigi Ghirri come via di sperimentazione a una nuova forma di finzione.
E questa nuova forma di finzione nasce proprio dal fatto che la letteratura
può riconquistare una zona di emotività proprio rinunciando all’enfasi con
cui di solito la scrittura cerca di cogliere il sensazionale. «Nelle ultime foto
Ghirri è riuscito ad abbassare la soglia d’intensità del suo racconto, fino al
punto da poter eliminare ogni richiamo all’insolito e insieme all’attualità».
Qui l’elemento nuovo e interessante (lasciando da parte la poetica con
cui Celati apre la sua nuova stagione di narratore) è che il visivo, nella forma
della fotografia di Ghirri, sia considerato come veicolo di un pensiero che
coinvolge direttamente anche il discorso letterario. Implicitamente, poi, è
il discorso letterario che riesce a puntare sulla fotografia una forma di at-
tenzione che da allora è ampiamente cresciuta e ha addirittura creato filoni
specifici nell’ambito della ricerca.
Ho citato solo un esempio molto recente di quello che significa l’avvicina-
mento della letteratura al visivo. Se dovessi però individuare un punto stori-
camente più lontano, dovrei risalire al momento in cui per varie ragioni una
generazione di studiosi italiani ha messo a disposizione dell’analisi dei testi
letterari alcune competenze che derivavano da formazioni anche in ambito
storico artistico. In un certo senso, possiamo affermare che una svolta visiva
molto evidente sia stata presente nella modernità italiana fin dalla seconda
metà del ’900, quando Vittorini concepisce il «Politecnico» come una rivi-
sta dove le parole e le immagini devono collaborare insieme in uno scambio
che non significa complementarietà ma messa in atto di strategie di lettura
diverse e parallele. O quando Zavattini inizia la prime collaborazioni con i
fotografi, e crea quel reportage unico che esce con il titolo Un paese. Ma po-
tremmo anche risalire all’indietro, e pensare al momento in cui gli scrittori
italiani (Mario Soldati, Ennio Flaiano, e poi Giorgio Bassani e Pier Paolo
Pasolini) iniziano a scrivere per il cinema e capiscono che le loro parole, in
quel caso, sono un appoggio sul quale dovranno poi crescere immagini in
movimento che con la scrittura non hanno più a che fare. In ogni caso, senza
questo appoggio, e senza un’accensione delle immagini, il racconto cinema-
tografico non riesce a svolgersi.
Volendo poi regredire ancora lungo l’asse cronologico, arriveremmo
alla cultura tardo romantica e simbolista, quando gli scrittori (a comincia-
re da Baudelaire) fanno dell’attenzione per le immagini dipinte un oggetto

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Premessa: “c’è” del visivo 7

specifico con cui mettere a prova la propria abilità di scrittura e intrapren-


dono una vera gara con il visivo per riuscire a trasportarlo all’interno della
lingua scritta. L’arco che va da d’Annunzio a Emilio Cecchi o a Soffici e
a Roberto Longhi copre una parte importante della modernità, e di sicu-
ro crea i presupposti per tutto quello che verrà lungo il Novecento e oltre.
Scrittura e pittura, scrittura e fotografia, scrittura e cinema: sono questi i
tre ambiti su cui si è mosso il nostro convegno, anche se (ripeto) il problema
del visivo non va ricondotto solamente a questi, e tantomeno è un problema
riconducibile ai rapporti diretti della scrittura con la visività.
Forse circola in molte delle relazioni e degli interventi qui raccolti l’idea
che gli studi letterari possano muoversi nella direzione del visivo proprio
per rinnovare i propri paradigmi critici nel riconoscere il movimento della
parola scritta verso l’esterno, verso il rapporto con la realtà, in una tensio-
ne che va ben oltre qualunque ipotesi mimetica. Potremmo affermare che
sempre più oggi là dove ci sono scritture nuove c’è anche del “visivo”, e le
scritture spesso entrano in un rapporto dialettico con questa componente
che predomina in ogni contesto culturale. Forse anche per questo oggi assi-
stiamo alla traduzione visiva di molte opere del passato, così come abbiamo
assistito alla trasposizione cinematografica di tanti classici della letteratura.
Ma se guardiamo anche a studi critici recenti (penso a Valerio Magrelli che
legge Valéry, a Daniela Brogi che si occupa dei Promessi Sposi a partire dalla
cultura visiva seicentesca, a Silvano Nigro che riscopre gli appigli artistici del
Gattopardo, per non parlare delle ricognizioni amplissime di Michele Co-
meta dalla Germania agli Stati Uniti) ci rendiamo conto che il nostro modo
di guardare ai testi letterari è ormai impregnato profondamente di visività.
O forse lo è sempre stato, e oggi sono maturate le condizioni che qualche
decennio fa erano implicite nelle migliori scuole critiche (Padre Giovanni
Pozzi che commenta il Marino, o Ezio Raimondi che fa interagire Longhi,
Gadda e Caravaggio, Lea Ritter Santini che legge gli archetipi figurativi della
cultura tedesca nel mito di Ganimede).
Nel puntare su Letteratura e mondo delle immagini, sia reali che poten-
ziali, abbiamo voluto dunque tenere insieme quella che ci è sembrata una
tappa importante nella cultura critica contemporanea, ma che ci congiun-
ge strettamente con le tradizioni ermeneutiche che abbiamo alle spalle. La
modernità letteraria può essere solo un continuo intreccio di visioni e di
interpretazioni, un dialogo tra posizioni che non necessariamente coinci-
dono ma che si integrano o correggono a vicenda. sue infinite implicazioni.

I due volumi raccolgono gli Atti del Convegno annuale della MOD, dedi-
cato alla Modernità letteraria e le declinazioni del visivo che si è svolto presso

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8 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

l’Università Alma Mater di Bologna dal 22 al 24 giugno 2017. L’incontro


ha visto la partecipazione di numerosi studiosi italiani e internazionali che
si sono confrontati sulla centralità del rapporto tra la letteratura, le arti, il
cinema, la fotografia e le nuove tecnologie. Nella modernità letteraria lo
spazio della pagina si apre a percorsi inediti che accettano le provocazioni
del visivo e accolgono nel campo della scrittura l’icasticità dell’immagine.
Mai come nel Novecento e negli anni Zero gli artisti hanno cercato un’in-
terazione dialettica, fatta di complementarietà o opposizione, tra la parola
scritta e il segno visivo. Questa nuova sperimentazione di linguaggi può di-
ventare uno dei nuclei costitutivi della scrittura moderna e irradiarsi nella
complessità dei diversi generi letterari e delle loro strutture. La relazione
tra immagine e parola, infatti, diventa necessaria o addirittura pervasiva
e si ripercuote sulla fisionomia stessa dell’opera letteraria, che può essere
accompagnata da immagini, illustrata da esse, tradotta in segno grafico o
divenire costruzione filmica.
Le Relazioni presentate al convegno ripensano – alla luce di quello che
è stato definito visual turn – l’importanza della cultura visuale in tutti i suoi
aspetti e nel processo di complessità che investe la produzione dei testi, la
loro interpretazione, la loro resa mimetica e il loro contesto di appartenenza.
Chi leggerà questo corposo volume di atti si renderà conto della vita
ricchissima di potenzialità che caratterizza generazioni diverse di studiosi,
tutti uniti dall’interesse per la parola letteraria e per le suggestioni critiche
che un panorama sempre in movimento può offrire.
Così le numerose Comunicazioni suddivise nei rispettivi panel (di cui qui
si è mantenuta la struttura) offrono sotto il profilo critico sguardi innovati-
vi ed evidenziano le profonde implicazioni del tema proposto nella cultura
attuale e nelle sue origini.

Parole e immagini
Il tema plurisecolare del rapporto simbiotico tra letteratura e arti figu-
rative caratterizza tutta la modernità. In tal senso, l’elaborazione di nuovi
linguaggi estetici non può prescindere da una prospettiva interdisciplinare,
che intreccia parola e immagine ridefinendo i confini di entrambi i linguag-
gi. L’ampia gamma delle possibilità compositive va dal paroliberismo delle
avanguardie alla poesia visiva del secondo dopoguerra, dall’interpolazione di
testo e immagini alla scrittura fondata sull’ekphrasis di quadri e fotografie.

Graphic novel
Di recente il graphic novel si è configurata come uno dei generi lettera-
ri più efficaci per raggiungere un pubblico ampio e diversificato. Infatti la

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Premessa: “c’è” del visivo 9

narrazione che intreccia parola e disegno consente di rendere più dinamica


la narrazione, ibridando i due linguaggi e fondendoli in un unico linguaggio
autonomo e fortemente evocativo.

Scritture e nuove tecnologie


Nell’era della “rivoluzione digitale” i nuovi media hanno modificato for-
temente le pratiche della scrittura, consentendo di sperimentare vere e pro-
prie opere ipertestuali, come in precedenza non era stato possibile. L’estrema
rapidità e volatilità della scrittura sul Web costringe gli scrittori ad adottare
nuove soluzioni strutturali ed espressive per dare corpo alle proprie opere.

Scrittori che parlano d’arte


Molti scrittori si sono cimentati nella critica d’arte, alcuni addirittura
hanno cominciato la loro carriera come esperti d’arte. Risulta di particolare
interesse analizzare sia come gli autori hanno modulato la propria scrittura
in funzione dell’indagine artistica sia in che modo la critica d’arte abbia in-
fluenzato la loro prosa e il loro immaginario.

Fotografia, scrittura, foto-testo


Negli ultimi anni la sinergia tra fotografia e scrittura diviene sempre più
stretta, come si evince dai recenti sviluppi degli studi sulla “foto-testualità”.
Ormai le foto inserite nel testo si configurano non più come meri documenti
da commentare ma come vero e proprio elemento narrativo che completa
e amplia semanticamente la parola scritta. Inoltre, risulta fondamentale in-
dagare il metodo di lavoro che viene messo in atto nelle collaborazioni tra
scrittori e fotografi.

Scrittori e cinema
Il rapporto tra scrittori e cinema è sempre stato molto stretto fin dall’in-
venzione della settima arte. Risulta di particolare interesse l’analisi non
tanto delle trasposizioni cinematografiche di opere della letteratura ita-
liana, quanto piuttosto delle collaborazioni tra scrittori e registi alla sele-
zione dei soggetti originali e alla stesura delle sceneggiature. La scrittura
per il cinema segue regole molto diverse da quella per la prosa narrativa,
con particolare attenzione per i dialoghi e i legami semantici tra parola e
immagine-movimento.

Ringraziamo i partecipanti, il Direttivo della MOD e i Presidenti dei Pa-


nel: Epifanio Ajello (Università di Salerno), Marco Antonio Bazzocchi (Uni-
versità di Bologna), Maria Cristina Benussi (Università di Trieste), Alberto

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10 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

Bertoni (Università di Bologna), Stefano Colangelo (Università di Bologna),


Ilaria Crotti (Università Ca’ Foscari di Venezia), Antonio Lucio Giannone
(Università del Salento), Giulio Iacoli (Università di Parma), Giuseppe Lan-
gella (Università Cattolica di Milano), Giuseppe Lupo (Università Cattolica
del Sacro Cuore – Milano), Niva Lorenzini (Università di Bologna), Clelia
Martignoni (Università di Pavia), Elisabetta Mondello (Università Sapienza
di Roma), Maria Carla Papini (Università di Firenze), Domenica Perrone
(Università di Palermo), Stefania Rimini (Università di Catania), Giovanna
Rosa (Università Statale di Milano), Siriana Sgavicchia (Università Straniere
di Perugia), Caterina Verbaro (Università di Roma LUMSA), Luigi Weber
(Università di Bologna).
Un ringraziamento particolare al Magnifico Rettore dell’Università Alma
Mater Studiorum di Bologna, Professor Francesco Ubertini, e al Direttore
del Dipartimento FICLIT, Professor Francesco Citti. Si ringrazia inoltre la
Fondazione MAST. di Bologna.

Marco Antonio Bazzocchi


Riccardo Gasperina Geroni
Filippo Milani

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COMUNICAZIONI
PARTE I

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Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 104 02/08/19 06:27
Parole e immagini

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Marco Daniele (Università di Bari “Aldo Moro”)

LETTERATURA, CIVILTÀ TECNOLOGICA E MASS-MEDIA:


LA POESIA VISIVA DI MICHELE PERFETTI
NEGLI ANNI TARANTINI

L’intervento si propone di esaminare la produzione poetica verbo-visiva


del bitontino Michele Perfetti negli anni di residenza a Taranto fino al trasfe-
rimento a Ferrara nel 1973, durante i quali svolse il ruolo di pioniere in Puglia
della poesia teorizzata e praticata dal Gruppo 70 di Pignotti e Miccini. L’ana-
lisi delle principali opere di Perfetti di quegli anni e di alcuni suoi coevi scritti
teorici mostra come le sue sperimentazioni artistiche non abbiano una finalità
meramente eversiva e goliardica, ma soggiacciano a una concezione militante
della poesia, strumento di critica della cultura di massa condizionata dai me-
dia: pertanto, la sua predilezione per la tecnica del collage di materiale verbale
e iconico prelevato da giornali, riviste, rotocalchi, pubblicità e fumetti va letta
come un’appropriazione dei linguaggi e dei codici del sistema che si intende
contestare per combatterlo dall’interno, con le sue stesse armi, in una vera e
propria “guerriglia semiologica”.

Nel luglio del 1967 la casa editrice tarantina Magna Grecia pubblica Ta-
ranto ’67: Rapporto industria, un volumetto a cura di Giovanni Acquaviva
che raccoglie interventi di varie personalità locali sul fenomeno dell’indu-
strializzazione del capoluogo ionico, bruscamente accelerato dall’apertura
del IV Centro Siderurgico Italsider; tra questi, vi è uno scritto dal titolo Di-
mensione tecnologica dell’arte visiva, qui ed ora, a firma dell’artista Michele
Perfetti, nato a Bitonto nel 1931 ma trasferitosi a Taranto subito dopo aver
conseguito la laurea in discipline filosofiche a Urbino, per insegnare filosofia
e sociologia negli istituti superiori.
Nel suo contributo Perfetti esordisce constatando il carattere globale e
uniforme della trasformazione che l’industria, il consumismo e i mass-media
stanno imponendo alla società, di cui la situazione tarantina rappresenta un

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272 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

esempio sì notevole per la violenza e la rapidità del mutamento imposto da


«quel mostro-paradigma dell’età attuale che è il complesso siderurgico», ma
non dissimile nei risultati da quello «di qualunque altra città soggetta allo
stato tecnologico della vita», in cui «i canali d’informazione e di consumo
ormai ci modellano in maniera pressoché uniforme (anonimamente)». In
questa nuova realtà tecnologica, in cui l’individuo comune corre il rischio di
«soggiacere alla violenza degli eventi qualora le forze più attive e responsabi-
li non disincaglino l’uomo dalla macchina (che si fa struttura)», il compito di
intervenire attivamente per scongiurarlo spetta agli uomini di cultura e agli
intellettuali: ma l’operazione che l’artista ha in mente non è una semplice
denuncia dei tempi moderni o un’operazione di mimesi della nuova realtà,
né tantomeno un tentativo di restaurare valori e ideali culturali che risulta-
no ormai logori e anacronistici, bensì una «rivoluzione culturale (che si fa
Avanguardia)», un’azione di «contestazione/dissenso» che deve «rimettere
in discussione il tutto per operare di fatto consapevolmente, andare oltre,
cioè, effettivamente, positivamente» e nel contempo di «ricerca gnoseolo-
gica» finalizzata a conseguire «nuovi modelli e valori, che aiutino l’uomo
a reperire, a tutti i livelli, un senso adeguato di sè e della vita nella prassi».
Nel caso specifico della letteratura e dell’arte, che è quello che lo interessa
più da vicino, il bitontino individua una possibile forma di rinnovamento
nell’assunzione di nuove metodologie di matrice scientifica e strutturalista,
che vadano a rimpiazzare «i miti di estrazione romantico-naturalistici […]
del tutto consumati e fuori misura»1.
L’orizzonte teorico e artistico in cui Michele Perfetti si muove è chiara-
mente quello del Gruppo 70, il collettivo interdisciplinare di poeti, pittori e
musicisti fondato nel maggio 1963, in occasione del convegno Arte e comu-
nicazione tenutosi a Firenze, da Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini e Lu-
ciano Ori – cui si affiancarono Lucia Marcucci, Giuseppe Chiari, Ketty La
Rocca, Stelio Maria Martini, Emilio Isgrò, Luciano Caruso, Isaia Mabellini
in arte Sarenco e altri2. L’attività del gruppo, votata alla sperimentazione e
all’interdisciplinarità e concretizzatasi soprattutto nella pratica della “poesia
visiva”, prendeva le mosse dalla consapevolezza che le nuove sfide lanciate
dalla società industrializzata e massificata – l’avvento di bisogni consumistici
che relegano in secondo piano il bisogno estetico dell’individuo, la mercifica-
zione dell’attività artistica, le politiche messe in atto dai detentori del potere

1
M. Perfetti, Dimensione tecnologica dell’arte visiva, qui ed ora, in G. Acquaviva (a cura di),
Taranto ’67: Rapporto industria, Taranto, Editrice Magna Grecia, 1967, pp. 93-96.
2
Sulle origini del Gruppo 70 vedi S. Stefanelli, Il presente-futuro del Gruppo 70, in T. Spigno-
li et al. (a cura di), La poesia in immagine/L’immagine in poesia, Pasian di Prato, Campanotto Editore,
2014, pp. 27-39.

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LETTERATURA, CIVILTÀ TECNOLOGICA E MASS-MEDIA 273

governativo ed economico per manipolare le masse e allontanarle dalla cul-


tura, la concorrenza di nuovi media quali la televisione, il fumetto e il roto-
calco – imponessero alle arti e alla letteratura un profondo rinnovamento,
soprattutto sul versante linguistico e semiotico, per colmare il divario ormai
esistente tra la cultura d’élite e quella di massa e per rimettere in discussione
il ruolo nella società e nei confronti dei problemi reali dell’artista, troppo
spesso passivo spettatore e cronista della realtà disinteressato all’intervento
pratico; da queste premesse era derivato, dietro l’influenza delle riflessioni
di Max Bense sullo “stile tecnologico”, l’approdo a una concezione “tecno-
logica” dell’arte, di cui Pignotti individuava i capisaldi nel «rapporto diretto
fra operazione estetica e società tecnologica», nell’«assunzione dei linguaggi
tecnologici», più adatti rispetto al linguaggio letterario tradizionale a rappre-
sentare la nuova realtà, quali «il linguaggio pubblicitario, quello giornalisti-
co, […] della moda, dell’oroscopo, i linguaggi logico-matematico-scientifici,
il linguaggio della burocrazia, del commercio, dell’economia, del diritto» e
nell’«interdisciplinarità» e «interartisticità»3. L’appropriazione e il riuso di
moduli e codici “tecnologici” non erano finalizzati alla sperimentazione arti-
stica fine a se stessa, ma a fare dell’opera d’arte un vero e proprio strumento
di azione sulla realtà e sul pubblico – un pubblico sempre più distante dal
linguaggio letterario tradizionale e sempre più assuefatto ai canali di comu-
nicazione di massa, composto da «chi ha una morale imparata sui fumetti,
una sapienza fatta sui rotocalchi, un’ideologia acquistata in blocco»4.
L’ingresso nel Gruppo 70 di Perfetti risale al 1965, dopo l’incontro per-
sonale con Eugenio Miccini; poco prima, il bitontino era stato tra gli orga-
nizzatori di una rassegna di poesie visive presso la libreria tarantina Magna
Grecia, la prima in assoluto di questo genere in Puglia5. Negli anni succes-
sivi egli è protagonista di diverse mostre personali, ma soprattutto svolge
il ruolo di pioniere e promotore della poesia visiva in Puglia come artefice
e protagonista di svariate iniziative nel Tarantino e a Bari; inoltre cura con
Jacovelli l’antologia di poesie “lineari” Out. Repertorio di poesia sperimen-
tale del 1968 e collabora alla rivista leccese «Gramma», che ha breve vita
tra il 1971 e il 19726.

3
L. Pignotti, Arte tecnologica, in «Marcatré», Firenze, nn. 11-12-13 (1965), in Id., Istruzioni
per l’uso degli ultimi modelli di poesia, Modena, Lerici, 1968, pp. 86-87.
4
L. Pignotti, Letteratura e società, oggi, in «Quartiere», Firenze (1959); ora in Id., Istruzioni
per l’uso degli ultimi modelli di poesia cit., p. 10.
5
Le tavole esposte erano quelle dell’antologia in quattro volumi Poesie visive curata nel 1965
da Lamberto Pignotti, su invito di Adriano Spatola, per la collana «Il dissenso» dell’editore bologne-
se – ma di origini tarantine – Enrico Riccardo Sampietro.
6
Una panoramica dettagliata di queste attività e della storia della poesia visiva in Puglia è con-
tenuta in A.L. Giannone, La Puglia e la poesia visiva, in S. Luperto-A. Panareo (a cura di), Di-segni

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274 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

Nel dicembre del 1967, in concomitanza con la sua prima mostra perso-
nale presso il Circolo Italsider, pubblica …000+1. Poesie tecnologico/visive.
Nella prefazione al libro, il bitontino indica nella poesia visiva lo strumen-
to più adatto a svolgere l’opera di contestazione e demistificazione contro
il «sistema/ordine istituzionalizzato», perché si serve della stessa sinergia
tra parola e immagine su cui si fonda la nostra moderna civiltà e tramite la
quale i «centri di potere» condizionano, limitano e addirittura annullano
le capacità decisionali del singolo individuo: mentre in quest’ultimo caso si
veicola «un tipo di comunicazione a ciclo chiuso e fondato sul consenso»,
che impone «nuovi miti e nuovi riti», «consumi […] in tutti i sensi e di tut-
to: di beni, valori, etc.» e la «morsa della massificazione alienante», la sintesi
verbo-visiva si fa sperimentazione dinamica di nuovi linguaggi e manipola-
zione dei materiali della comunicazione di massa per «rispedire al mittente,
e cioè ai detentori del potere […] i messaggi abitualmente e quotidianamente
propinati attraverso i mass-media con un senso completamente rovesciato»7.
Il lettore-osservatore è messo di fronte agli inganni, alle lusinghe, alle false
promesse, alle brutture, alle coercizioni e alle contraddizioni del contesto
consumistico e massmediatico in cui è perennemente immerso e costretto a
vivere, nella speranza che tale consapevolezza possa tradursi in un risveglio
da quel torpore culturale e critico, in una presa di coscienza e di «respon-
sabilità nei confronti dell’attorno»8: la poesia visiva esce dagli argini ristret-
ti dell’opera estetica e si fa strumento di azione, di intervento sul reale, di
“guerriglia semiologica” – per usare un’espressione cara a Pignotti e Miccini.
Ricorrendo ampiamente alla tecnica del collage, Perfetti asporta singole
lettere, parole, frasi, interi brani, slogan, onomatopee, simboli matematici,
foto, illustrazioni di prodotti commerciali, mascotte, personaggi dei comics,
volti femminili e figure umane dai giornali, dai rotocalchi, dalle riviste, dai
fumetti, dai manifesti, dagli inserti pubblicitari e li dispone sulla pagina co-
lor rosa, accostandoli tra di loro, montandoli gli uni sugli altri, coprendoli
parzialmente con cancellature rosse fino a creare associazioni semantiche e
contrasti che ne forzano, ne stravolgono o ne capovolgono il significato origi-
nario ovvero ne creano uno nuovo: in una tavola, sotto l’universale interroga-
tivo «chi siamo?» è posta l’immagine di un televisore, emblema della nostra
condizione di individui tecnologici stregati dalla magia del tubo catodico e
in trepidante attesa per il nuovo programma che andrà in onda alle «ore 21,»

poetici. La collezione di poesia visiva del Museo Arte Contemporanea Matino, Lecce, Edizioni Grifo,
2011, pp. 59-68.
7
M. Perfetti, Prefazione a …000+1. Poesie tecnologico/visive, Taranto, Circolo Italsider, 1967, s.p.
8
L. Pizzo, Michele Perfetti, un pensiero da lontano, in «Risvolti», Giugliano in Campania,
XIX, n. 22 (giugno 2016), p. 25.

Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 274 02/08/19 06:27
LETTERATURA, CIVILTÀ TECNOLOGICA E MASS-MEDIA 275

indicate sullo schermo; in un’altra, la presentazione della «NUOVA CAPSU-


LA SALVAGOCCE “DROP STOP”» che «facilità il dosaggio» e «raccoglie
le gocce» è accompagnata dall’immagine di una goccia che “imprigiona”
il volto di una donna dall’espressione estatica, la casalinga letteralmente
conquistata dal prodotto propinato dagli slogan ammiccanti di cui sopra;
su una foto che ritrae Adolf Hitler intento a salire una scalinata fra due ali
di vessilliferi nazisti, in occasione del Reichserntedankfest di Bückeberg del
1934, è incollato un uomo, visto di spalle, con il braccio destro proteso in
avanti, dalla cui mano “piovono” le lettere che compongono un sarcastico
«PRO VIETNAM», allo scopo di creare un polemico parallelismo tra le
aspirazioni egemoniche della Germania nazista in Europa e il nuovo impe-
rialismo statunitense, di cui il conflitto vietnamita rappresentava in quegli
anni un esempio particolarmente rilevante per il forte riverbero nell’opi-
nione pubblica mondiale; in un brano pubblicitario, il nome del profumo
Imprévu è sostituito dalla parola «smog», creando un ironico contrasto tra
le espressioni melliflue e invitanti con cui è presentato il prodotto originale
– «eccitante come un primo incontro, misterioso e imprevedibile», «rivela
il suo vero aroma, amaro e persistente, sulla pelle, e su di te avrà un sapore
che sarà solo tuo», «la prima sensazione si trasforma, come per magia, in
una persistente nota secca e amara che sarà soltanto tua» – e il suo sostituto
antifrastico, precipua caratteristica delle città industrializzate avvelenate dai
fumi delle fabbriche e delle automobili.
Alla seconda mostra personale di Perfetti presso il Circolo Italsider,
nell’aprile del 1969, è legata un’altra raccolta di poesie visive intitolata Poe-
sia tecnologica. Frammenti quotidiani, in cui, servendosi per lo più di «mate-
riali verbali usurati dalla macina della comunicazione di massa»9, prelevati
da articoli di cronaca, da brani pubblicitari e dalla narrativa di consumo,
egli confeziona componimenti che si snodano sinuosi lungo la pagina bian-
ca, in sagome serpentine o ameboidi, «a simulare macchie di muffa o nubi
e cirri vaganti, ma significanti (spesso un piede, lo stivale: magari l’Italia)»10;
l’utilizzo di materiali figurativi e iconici, invece, appare più ridotto rispetto
a …000+1, limitato a meno di un quinto delle tavole. I testi ritagliati dalle
pagine di giornali e riviste sono fatti a pezzi, maciullati, sminuzzati, mutilati
ora di un sostantivo, ora di un predicato, ora di un intero sintagma, finché
non restano solo frammenti – da qui il nome della raccolta – delle origina-
rie proposizioni, tramite i quali l’artista può descrivere la condizione del
«Mister Common Man», apparentemente felice ma in realtà miserevole e
9
M. Perfetti, Poesia tecnologica. Frammenti quotidiani, Taranto, Circolo Italsider, 1969, quar-
ta di copertina.
10
A. Rossi, Prefazione a L. Ori (a cura di), Michele Perfetti, Roma, Carucci, 1975, p. IX.

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276 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

patetico, un essere «larvale, amebico» schiavo dei consumi, dei miti dello
sport e della moda, delle pubblicità che promettono «senza fatica piatti, e
puliti e brillanti in un attimo! E LE MANI… LISCE E MORBIDE!» o «un
profumo irresistibile, capace di far cadere un uomo simile a uno schiavo»
grazie alla sua «formula sorprendente, quasi magica», del caffè «tutto natu-
rale» che «Piace a tutti in verità: “yè yè”, …a tutta la famiglia… che bontà!».
Nel dicembre del 1971 Perfetti si cimenta in un singolare esperimento
artistico, Plastic City, pubblicato per le Edizioni O.M.I. (Operativo Metodo-
logie Interdisciplinari) di Taranto in una tiratura limitata di trecento esem-
plari e presentato dall’autore come:

il primo romanzo visivo / labirinto ad ostacoli / combinazioni parola-immagine a


catena / un esperimento dopo altri esperimenti / tecnica operativa che stravolge
il tessuto linguistico del contesto / indagine sociologica sui linguaggi dei mass-
media / riflessione critica del negativo / metafora del reale / dialettica continua /
azione poetica di pronto intervento11.

L’ascrizione al genere “romanzo” è motivata dal fatto che le singole ta-


vole non sono più composizioni autonome, leggibili individualmente nella
pagina in cui sono collocate, ma segmenti di una più ampia narrazione, per
quanto atipica e non convenzionale. Nel sommario, Perfetti presenta la pro-
pria opera nei termini di un prodotto ideato per il soddisfacimento di un
bisogno consumistico del lettore-osservatore – «State attraversando un mo-
mento particolare: siete felici, ma vi manca qualcosa, Più poesia» – e cerca di
conquistarne l’interesse con frasi ammiccanti e slogan ricavati chiaramente
dal linguaggio commerciale – «Pokerissimo, poker più il jolly. un gioco, ab-
baino liberty, Già l’apertura è maliziosa. DA CONSUMARE SUBITO». La
«sola sottopoesia decorativa» di Plastic City, contrapposta alla «risibile su-
perpoesia sognata», è composta ancora una volta da materiale prelevato dai
canali di comunicazione di massa: scritte dai più svariati caratteri tipografici,
vignette dei fumetti, figure geometriche, elenchi di sostantivi, frammenti di
brani di argomento medico, filosofico, psicologico, pubblicitario, culturale o
narrativo, oroscopi, quiz per le donne – che invitano la lettrice-osservatrice a
intervenire attivamente rispondendo ad alcune domande che le diranno, una
volta calcolati i punti realizzati, se è la «donna di ieri», la «donna moderna»
o la «donna del domani» –, giochi logici, estrazioni del lotto, persino versi
di una canzone – La guerra di Piero di Fabrizio De André.
Il risultato è un affastellamento di frammenti verbali e visivi sradicati

11
M. Perfetti, Plastic City, Taranto, Operativo Metodologie Interdisciplinari, 1971, quarta di
copertina.

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LETTERATURA, CIVILTÀ TECNOLOGICA E MASS-MEDIA 277

dal proprio contesto originario e giustapposti gli uni agli altri senza una se-
quenzialità logica, ma come per caso, «un giornale sconvolto da un tipografo
impazzito», secondo la definizione di Vincenzo Accame, in cui «il discorso è
“sensato” solo in quanto appartiene alla realtà, perché è la realtà più banale
e quotidiana che fornisce la materia linguistica»12. Tuttavia, come ha notato
Rossana Apicella, ciò che distingue il “romanzo” di Perfetti dall’arte pura-
mente nonsense e di ispirazione dadaista è la sua «dimensione di denuncia
etica», rivolta contro il sistema e il suo prodotto umano, l’individuo mani-
polato e annichilito nelle sue capacità decisionali dai mass-media, lo schiavo
del «consumismo mentale» frutto delle pubblicità che inculcano in ognuno
necessità e bisogni superflui, creati ad hoc per vendere prodotti e alimentati
in un continuo circolo vizioso. Paradossalmente, i personaggi protagonisti
di Plastic City sono anche i bersagli della sua ironia dissacrante, della sua
critica distruttiva: «creature di umanità povera, lettrici di oroscopi, della
stampa rugiadosa, ingorde di principesse ed attrici, strumentalizzate dal si-
stema attraverso il monopolio dei mass-media, sacca di voti inerti destinati
al fascismo in doppio petto»13.
Ancora una volta per le tarantine Edizioni O.M.I. e sempre in una ti-
ratura limitata di trecento esemplari, Perfetti pubblica nell’aprile del 1973
Oggi Jet. Poesie visive 1969-’71, con una «scheda acritica» di Pierre Restany,
scritta a mano e datata al 18 dicembre 1971, in cui l’artista francese dà una
definizione del poeta quale «ENTOMOLOGO di una REALTÁ FRAN-
TUMATA EUFEMICAMENTE in TANTI TANTI IDIOMI VISIVI», che
ben fotografa l’essenza del lavoro del bitontino, simile a un ricercatore che
osserva il mondo circostante, lo studia approfonditamente, ne raccoglie cam-
pioni esemplari che poi ripropone sulla pagina, seppur con un atteggiamen-
to diametralmente opposto a quello asettico dell’uomo di scienza. Perfetti
ormai padroneggia la tecnica compositiva del collage e se ne serve per dare
vita a tavole sempre più compatte e dense, che nell’angusto spazio della pa-
gina concentrano scritte, icone, foto erotiche, volti di personaggi dei comics
supereroici, figure umane e animali, simboli, segni zodiacali, ideogrammi
orientali, slogan pubblicitari, loghi commerciali, illustrazioni geografiche,
planimetrie di edifici, linee tratteggiate da ritagliare: in poche parole, un’en-
ciclopedia del reale che spazia dalla citazione colta della mitologia greca
– «e generò i Titani, i Ciclopi» – alla triviale foto di una donna in calze a
rete, tacchi e tanga, un folle bestiario di ciò che la comunicazione di massa
propina quotidianamente all’uomo e che l’artista saccheggia dai media per
12
V. Accame, Il segno poetico. Riferimenti a una storia della ricerca poetico-visuale e interdiscipli-
nare, Milano, Munt Press, 1977, p. 81.
13
R. A picella, Prefazione a L. Ori (a cura di), Michele Perfetti cit., pp. XVI-XXI.

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278 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

farne uno strumento di critica, ironica e dissacrante, mai violenta o esacer-


bata, di quello stesso sistema che ne è l’origine. Tra i bersagli del collage
perfettiano vi è anche il sesso, diventato nella società tecnologica e massifi-
cata un bene di consumo vendibile, una fonte per la più gretta pornografia,
che si incarna nell’immagine di una donna nuda abbracciata a un elegante
uomo in completo e bombetta che le palpa le natiche o nell’annuncio che
promette «MAKE HER YOUR LOVE SLAVE».
Il 1973 è un anno fondamentale per Michele Perfetti anche per il tra-
sferimento a Ferrara, dove risiede fino alla morte nel 2013. Dalla sua nuova
residenza, il bitontino non può più intervenire come promotore in prima
persona di eventi culturali in Puglia, ma continua la propria carriera arti-
stica, sempre nel solco della sperimentazione visiva.

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INDICE

TOMO I

Premessa: “c’è” del visivo 5

RELAZIONI

Claudio Marra
Il riscatto dell’impassibilità. Pirandello e lo sviluppo del cine-fotografico 13
Teresa Spignoli
“Un bel muro di calce spenta”. Pagine d’artista
nel secondo Novecento italiano* 27

Maria Rizzarelli
Camere con vista. Lo spazio del corpo fra letteratura e fotografia  51

Massimo Riva
Scrittura elettronica: una breve preistoria 69

Giuliana Benvenuti
Il Graphic Novel: una quaestio de centauris? 83

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466 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

COMUNICAZIONI
PARTE I

Parole e immagini

Francesca Bianco
Ut pictura poesis: il pennello del poeta nelle “Iliadi” di Cesarotti 107

Roberto Risso
«Il resto era cenere e carboni». Oggetti violati, nascosti e trafugati
nella narrativa italiana ottocentesca: Manzoni, Verga, Pirandello 115

Francesca Golia
L’Alfabeto a sorpresa: l’invenzione futurista di Francesco Cangiullo 123

Davide Savio
«Sua moglie è scesa dal quadro».
Immagine e ritorno dei morti in alcune novelle di Pirandello 129

Simona Onorii
D’annunzio, De Carolis e il libro adornato 137

Maria Chiara Provenzano


Profondo Rosso: la cultura visuale nel teatro di Rosso di San Secondo
dall’Espressionismo alla Neue Sachlichkeit 145

Angelo Panico
I circumvisionisti e la rappresentazione «globale del vero» 153

Paolo Desogus
Il velo di Agamennone e il dolore di Cavalcante.
Alcune questioni sul rapporto tra arte e letteratura
nei Quaderni del carcere di Gramsci 159

Chiara Coppin
Quadri biblici in Monte Ignoso di Paola Masino 167

Francesca Rubini
L’«immagine-racconto» di Pavese. Una lettura de La bella estate 175

Maria Cristina Di Cioccio


Il diavolo sulle colline: un «nuovo linguaggio» tra cinema e letteratura 183

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Indice 467

Francesca Riva
Il volto del divino: poesia e pittura
nel romanzo inedito di Luigi Fallacara L’occhio simile al sole 191

Sara Laudiero
Sfumature di pennello nella penna di Paolo Ricci 199

Virna Brigatti
La pittura di Cézanne come modello letterario nella poetica
di Elio Vittorini 205

Elena Arnone
Il «laboratorio comune». Parole e immagini tra le carte di Lalla Romano 215
Silvia T. Zangrandi
«Un racconto che si vede». Prime ricognizioni attorno alle influenze
tra parola scritta e segno dipinto in Dino Buzzati 223

Luigi Ernesto Arrigoni


L’India visiva di Pasolini 231

Cecilia Spaziani
Descrivere con le parole, descrivere con le immagini.
Le città di Pier Paolo Pasolini 239

Luca Gallarini
«Non esistono soltanto missili e aeroplani»:
Giuseppe Eugenio Luraghi tra pittura, fotografia e letteratura 247

Rodolfo Sacchettini
La «scrittura scenica» nel nuovo teatro italiano:
azione, suono, immagine e corpo 255

Andrea Agliozzo
Una «ossessione divenuta linguaggio».
La passeggera di Andrzej Munk nella poesia di Antonio Porta 263

Marco Daniele
Letteratura, civiltà tecnologica e mass-media:
la poesia visiva di Michele Perfetti negli anni tarantini 271

Claudia Dell’Uomo d’Arme


Sanguineti e la pittura nucleare: tra Baj e la Materia atomica 279

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468 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

Clara Allasia
Sanguineti’s Wunderkammer. Un cantiere aperto a Torino fra letteratura,
teatro, cinema, televisione e radio 287

Alessandro Cinquegrani
«Una sfida alla ragione»: su un disegno di Primo Levi
nella Bestia nel tempio 295

Rosalba Galvagno
«Murió la verdad» «Murìu ’a virità»:
i traumi del desiderio e i traumi della storia.
Dai desastres di Francisco Goya alle ecfrasi di Vincenzo Consolo 303

Marco Carmello
Scrittura dell’immagine, immagine della scrittura:
considerazioni intorno a Salons di Giorgio Manganelli 311

Barbara Distefano
L’archivio scolastico visuale di Umberto Eco.
La calligrafia sfocata di Bodoni nella Misteriosa fiamma della regina Loana 319
Francesca Fistetti
Una memoria illustrata. La misteriosa fiamma della regina Loana
di Umberto Eco 327

Mario Cianfoni
«La gabbia dei segni non limita niente»:
la pittura come paradigma nella poesia di Guido Ceronetti 335

Michela Manente
I libri “visivi” di Maria Luisa Spaziani: poesie in edizioni d’arte 343

Elena Rondena
«Un racconto per immagini»: L’isola del paradiso di Eugenio Corti.
Dalla letteratura al fumetto verso la televisione 351

Francesca Medaglia
L’importanza del segno visivo all’interno della pagina scritta:
il caso di Acqua in bocca di A. Camilleri e C. Lucarelli 359

Loredana Palma
Dal web al libro. L’interazione parole-immagini nel caso di Storie di Napoli 367

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Indice 469

Graphic novel

Lorenzo Di Paola
Salammbô e la rivolta delle immagini 375

Letizia Cristina Margiotta


Il “dottor Pirandello” nell’Enrico IV: un esempio di metateatro
nell’adattamento dal dramma pirandelliano alla graphic novel 385

Elena Rampazzo
Da Tonio l’orsacchiotto a Orfi citaredo, ossia Dino Buzzati
dal ‘romanzo con immagini’ al ‘romanzo per immagini’ 393

Antonia Virone
Unastoria nuova al Premio Strega 403

Alberto Sebastiani
Il fumetto tra letteratura interattiva e libri-contenitore.
Il caso Come svanire completamente di Alessandro Baronciani 411

Scritture e nuove tecnologie

Giulia Falistocco
La tragedia del quotidiano: il caso Sopranos nella nuova serialità televisiva 421
Alessia Scacchi
Da Branchie all’acquario di Facebook.
Sperimentalismo, New Italian Epic e storytelling  429

Filippo Pennacchio
Reperti visivi e dinamiche transmediali nella narrativa di Tommaso Pincio 439
Gilda Policastro
Dal cut-up al googlism: la pratica del montaggio nella poesia contemporanea 447
Dragana Kazandjiovska
C’è spazio per lo spazio nella letteratura nata dal web?
(Un’analisi narratologica dello spazio nel romanzo Alice senza niente) 455

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470 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

TOMO II

Premessa: “c’è” del visivo 5

COMUNICAZIONI
PARTE II

Parole e immagini

Monica Venturini
Sulle arti. Carducci e i salotti letterari di fine Ottocento 15

Martina Di Nardo
Verso un’avanguardia italiana. Ardengo Soffici critico d’arte 25

Cinzia Gallo
L’«appassionata incompetenza» di Bontempelli fra letteratura
e arti figurative 35

Nicoletta Mattera
«L’officina misteriosa». Le prose d’arte di Giuseppe Ungaretti. 43

Lorella Anna Giuliani


Questa è arte. Su Corrado Alvaro 53

Giovanni Turra
Antisurrealismo e antisemitismo nei pezzi “francesi” di Alberto Savinio 61

Lorenzo Panizzi
Alcune tracce del rapporto Gadda-Caravaggio 71

Serena Panaro
Possibili echi banfiani negli scritti d’arte di Vittorio Sereni 79

Carlo Serafini
La critica d’arte di Giovanni Testori 87

Ludovica del Castillo


Gli «Artisti» di Goffredo Parise 95

Stefania Petruzzelli
Declinazioni del visivo in Goffredo Parise: Graffitisti 103

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Indice 471

Maurizio Masi
«Ma sono brani di pensieri»: lingua e psicologia negli scritti d’arte
di Paolo Volponi 109

Adriana Cappelluzzo
Franco Fortini: Paesaggio con serpente e la critica d’arte 115

Filippo Milani
Lo “spazio romantico” nella poesia di Attilio Bertolucci 125

Patrizia Zambon
Dittici novecenteschi: Maria Bellonci per Mantegna, Gianna Manzini
per Il Greco 133

Luca Stefanelli
La parola sfigurata. Gli attributi dell’arte odierna di Emilio Villa come
«teatro della crudeltà» 153

Alessandra Trevisan
«Anche i quadri/come i sogni si comperano»: Milena Milani
tra critica d’arte e letteratura 151

Fotografia, scrittura e foto-testi

Renato Marvaso
Ut pictura poesis: letteratura e arte tra mimesis e fotografia 161

Alberto Carli
Zinco, inchiostro e mercurio. Luigi Capuana, la fotografia e i preparati
letterari del tempo 169

Antonio D’Ambrosio
«Un libro eccellente». Bibliografia e iconografia del futurismo
di Enrico Falqui 177

Giuseppe Sandrini
Poesia e fotografia negli anni Trenta: il caso di Antonia Pozzi 185

Lucia Geremia
Conversazione con la grafica: Vittorini, Steiner e il social storytelling
di «Politecnico» 193

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472 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

Daniel Raffini
Teorie dello sguardo tra scrittura e fotografia: i casi di Lalla Romano e
Gianni Celati 201

Oleksandra Rekut-Liberatore
Neoplasia e fotografia: appunti su un’autorappresentazione femminile 209

Alberto Zava
Attraverso l’obiettivo: realtà e percezione ne L’ombra e la meridiana
di Paolo Maurensig 217

Antonello Perli
Letteratura e fotografia in Austerlitz di W.G. Sebald 223

Stefano Ghidinelli
Leggere come visitare. La casa esposta di Marco Giovenale 231

Alessandra Mattei
Edith de Hody Dzieduszycka. Modulazioni e ricomposizione
di eterogeneità linguistica dell’arte tra poesia e immagine 239

Silvia Cucchi
«O neghi il tempo o ne sei negato»: fotografia e desiderio
in Autopsia dell’ossessione di Walter Siti 245

Giuseppe Carrara
Fotografia, realtà e irrealtà: il reportage di viaggio di Giorgio Vasta 253

Daria Catulini
Absolutely nothing: il deserto come crocevia tra letteratura e fotografia 263

Matteo Moca
Credibilità ed evocazione. Funzioni della fotografia nel racconto autobiogra-
fico: le occorrenze in Michele Mari  269

Scrittori e cinema

Alberico Guarnieri
Le divagazioni ‘cinematografiche’ del borghese inquieto.
Note di lettura di Cinematografo cerebrale di Edmondo De Amicis 279

Carlangelo Mauro
Metamorfosi di Mattia Pascal: dal romanzo al cinema 287

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Indice 473

Enrico Riccardo Orlando


Nelle retrovie della guerra: Cecchi tra narrazione e cinema 295

Riccardo Gasperina Geroni


Carlo Levi e Alberto Moravia alle prese con L’ultimo fascista 303

Daniela Marro
La poesia, lo schermo. Libero De Libero sceneggiatore
per Giuseppe De Santis 311

Veronica Pesce
L’incompiuto progetto di sceneggiatura di Beppe Fenoglio 321

Miryam Grasso
Il diavolo sulle colline: da romanzo a soggetto cinematografico 329

Anna Maria Carbone


Tra cronaca e favola: (la Marylin di Dino Buzzati) Dino Buzzati e il cinema 339
Elisa Attanasio
Goffredo Parise e il cinema: fenomenologia di una disaffezione 345

Giorgio Nisini
Il fantasma di Rita Hayworth. Lo choc erotico-sessuale
nella formazione cinematografica di Pasolini 353

Annamaria Piccigallo
Goliarda Sapienza e Citto Maselli: quasi un ventennio di collaborazione
alla sceneggiatura 365

Francesca Tomassini
Per conoscere un’opera d’arte. Realismo e poesia nelle recensioni cinemato-
grafiche di Elsa Morante 371

Brigitta Loconte
Arrivare!: scrivere per il cinema parlando “d’altro” 379

Silvia Cavalli
Parole, immagini e silenzio: la sceneggiatura di Carpi e Malerba
per Corpo d’amore (1972) 387

Diego Varini
Su L’impagliatore di sedie di Ottiero Ottieri 395

Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 473 02/08/19 06:28
474 LA MODERNITÀ LETTERARIA E LE DECLINAZIONI DEL VISIVO

Francesca Bartolini
«Ritorno a Parma dopo tanti anni di volontario esilio».
Arte, poesia e cinema nel documentario dei Bertolucci 403

Teresa Agovino
Giancarlo De Cataldo tra Manzoni e le serie televisive.
Il successo di Romanzo Criminale dalla letteratura allo schermo 411

Elios Mendieta Rodríguez


L’influenza della letteratura nel cinema: intertestualità e citazione
ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino 419

Attilio Motta
Registi-scrittori a confronto: Paolo Sorrentino e Gianni Amelio 427

Daniele Maria Pegorari


Strategie letterarie de La grande bellezza di Paolo Sorrentino 437

Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 474 02/08/19 06:28
L’elenco completo delle pubblicazioni
è consultabile sul sito
www.edizioniets.com
alla pagina
http://www.edizioniets.com/view-Collana.asp?Col=MOD%20La%20modernita%27%20letteraria

Pubblicazioni recenti

69. Riccardo Gasperina Geroni, Filippo Milani [a cura di], La modernità letteraria e le declinazioni
del visivo. Arti, cinema, fotografia e nuove tecnologie, 2019, 2 tomi: tomo I, pp. 480 - tomo II,
pp. 460.
68. Massimo Schilirò, Tornare alla casa della madre. Vittorini Morante Celati, 2019, pp. 188.
67. Marina Paino, Maria Rizzarelli, Antonio Sichera [a cura di], Scritture del corpo, 2018,
pp. 832.
66. Maria Carla Papini, Federico Fastelli, Teresa Spignoli [a cura di], «La vita o è stile o è errore».
L’opera di Giovanni Arpino, 2018, pp. 120.
65. Giuseppe Palazzolo, Nascondimento e rivelazione. Parole di Manzoni poeta, 2018, pp. 136.
64. Giuseppe Lo Castro, Costellazioni siciliane. Undici visioni da Verga a Camilleri, 2018, pp. 196.
63. Alberto Carli, L’occhio e la voce. Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino fra letteratura e antropolo-
gia, 2018, pp. 224.
62. Virna Brigatti, Silvia Cavalli [a cura di], Vittorini nella città politecnica. Premessa di Alberto
Cadioli e Giuseppe Lupo, 2017, pp. 164.
61. Vittorio Spinazzola, Il romanzo d’amore, 2017, pp. 108.
60. Francesca Riva [a cura di], Insegnare letteratura nell’era digitale, 2017, pp. 164.
59. Francesco Venturi, Genesi e storia della «trilogia» di Andrea Zanzotto, 2016, pp. 276.
58. Francesco Sielo, Montale anglista. Il critico, il traduttore e la «fine del mondo», 2016, pp. 200.
57. Siriana Sgavicchia, Massimiliano Tortora [a cura di], Geografie della modernità letteraria,
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30. Andrea Cedola [a cura di], Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo, 2012, pp. 160.
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26. Ilaria Crotti, Enza Del Tedesco, Ricciarda Ricorda, Alberto Zava [a cura di], Autori, lettori
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25. Nicola Merola [a cura di], Gianfranco Contini vent’anni dopo. Il romanista, il contemporanei-
sta, 2011, pp. 234.
24. Emanuela Scicchitano, «Io, ultimo figlio degli Elleni». La grecità impura di Gabriele d’Annun-
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20. Riccardo Donati, Le ragioni di un pessimista. Mandeville nella cultura dei Lumi, 2011,
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19. Simona Costa, Monica Venturini [a cura di], Le forme del romanzo italiano e le letterature occi-
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18. Pasquale Marzano, Quando il nome è «cosa seria». L’onomastica nelle novelle di Luigi Piran-
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17. Giuliano Cenati, Disegni, bizze e fulmini. I racconti di Carlo Emilio Gadda, 2010, pp. 190.
16. Mario Domenichelli, Lo scriba e l’oblio. Letteratura e storia: teoria e critica delle rappresentazioni
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15. Ida De Michelis, Tra il ‘quid’ e il ‘quod’. Metamorfosi narrative di Carlo Emilio Gadda, 2009,
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14. Elena Candela, Amor di Parthenope. Tasso, Arabia, De Sanctis, Fucini, Serao, Di Giacomo,
Croce, Alvaro, 2008, pp. 200.
13. Alessandro Manzoni, Storia della Colonna infame. Saggio introduttivo, apparati e note a cura
di Luigi Weber, 2009, pp. 212.
12. Epifanio Ajello, Il racconto delle immagini. La fotografia nella modernità letteraria italiana,
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11. Alessandro Gaudio, Animale di desiderio. Silenzio, dettaglio e utopia nell’opera di Paolo Volpo-
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10. Anna Guzzi, La teoria nella letteratura: Jorge Luis Borges, 2009, pp. 216.
9. Giuseppe Langella, Manzoni poeta teologo (1809-1819), 2009, pp. 208.
8. Piero Pieri, Valentina Mascaretti [a cura di], Cinque storie ferraresi. Omaggio a Bassani,
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7. Piero Pieri, Memoria e Giustizia. Le Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani, 2008, pp. 272.
6. Marta Barbaro, I poeti-saltimbanchi e le maschere di Aldo Palazzeschi, 2008, pp. 148.
5. Elena Porciani, Studi sull’oralità letteraria. Dalle figure del parlato alla parola inattendibile,
2008, pp. 144.
4. Barbara Zandrino, Trascritture. Di Giacomo, Licini, Cangiullo, Farfa, Testori, 2008, pp. 184.
3. Anna Dolfi, Nicola Turi, Rodolfo Sacchettini [a cura di], Memorie, autobiografie e diari nella
letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento, 2008, pp. 916.
2. Giovanna Caltagirone, Io fondo me stesso. Io fondo l’universo. Studio sulla scrittura di Alberto
Savinio, 2007, pp. 272.
1. Maria Carla Papini, Daniele Fioretti, Teresa Spignoli [a cura di], Il romanzo di formazione
nell’Ottocento e nel Novecento, 2007, pp. 656.
L’elenco completo delle pubblicazioni
è consultabile sul sito
www.edizioniets.com
alla pagina
http://www.edizioniets.com/view-collana.asp?col=BiDiMod. Biblioteca digitale della modernità letteraria

Pubblicazioni recenti

4. Luca Gallarini, Le molte vite di Aldo Buzzi. Letteratura, editoria e cultura del cibo, 2018, pp. 264.
3. Carlo Santoli, Gabriele d’Annunzio. Dal Sogno d’un tramonto d’autunno a Parisina, 2016, pp. 258.
2. Luigi Ernesto Arrigoni, Metrica e arte nella poesia di Alfonso Gatto, 2015, pp. 234.
1. Davide Bellini, Dalla tragedia all’enciclopedia. Le poetiche e la biblioteca di Savinio, 2013, pp. 196.
Edizioni ETS
Palazzo Roncioni - Lungarno Mediceo, 16, I-56127 Pisa
[email protected] - www.edizioniets.com
Finito di stampare nel mese di luglio 2019

Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 476 02/08/19 06:28
Geroni R., Milani F. - La modernità letteraria e le declinazioni del visivo - vol. 1.indb 475 02/08/19 06:28

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