ESTRATTO
ISTITUTO PER L'ORIENTE C.A. NALLINO (ROMA)
ISTITUTO UNIVERSITARIO ORIENTALE (NAPOLI)
RASSEGNA
DI STUDI ETIOPICI
FONDATA
DA
t CARLO CONTI ROSSINI
VOLUME XLIII
1999
ROMA-NAPOLI
2000
UN NUOVO STUDIO SULLA VERSIONE ETIOPICA
DELLA BIBBIA *
ALESSANDRO BAUSI
Con il titolo Translating the Rible: The Ethiopic Version oJ the Old
Testament, Michael A. Knibb ha pubblicato uno studio che intende fare
il punto sulle diverse questioni che ruotano intorno alla versione etiopi-
ca della Bibbia. Il libro consiste del testo rivisto e annotato di tre confe-
renze sulla traduzione dell'Antico Testamento (= AI) in etiopico, tenute
per le Schweich Lectures del 1995 I. La ripresa del tema di una delle ce-
lebri conferenze della stessa serie che E. Ullendorff tenne nel 1967 è
esplicita 2, ed al grande studioso, ora Accademico Linceo, il libro è de-
dicato, in segno di gratitudine e di amicizia (p. v). Knibb, Samuel Da-
vidson Professor of Old Testament Studies al King's College, London,
attende da tempo all'edizione critica di alcuni libri profetici dell'AT
etiopico, in particolare a quella del libro di Ezechiele 3, ed in questo li-
* Presentazione di: M.A. Knibb, FBA, Translating the Bible. The Ethiopic Ver-
sion oj the Old Testament (The Schweich Lectures of the British Academy 1995,
Oxford: Published for the British Academy by Oxford University Press, 1999). pp. XIl-
146. ISBN 0-19-726194-9.
I L'opera si articola in tre capp., corrispondenti alle tre conferenze: I. Problems
and solutions, pp. [1]-46, con una Appendix I. Biblical Quotations in Inscriptions from
the Aksumite Period, pp. 46-54; II. Translation Techniques, pp. 55-86; III. Consistency
and Diversity, pp. 87-112; precede una prefazione, pp. IX-X, e seguono la bibliografia
delle opere citate, pp. 113-129, e tre indici: dei passi biblici, pp. [131]-136, degli autori
moderni, pp. [137]-139, e dei nomi e dei soggetti, pp. [140]-145.
2 E. Ullendorff, Ethiopia and the Bible (The Schweich Lectures of the British Aca-
demy 1967, Oxford: Published for the British Academy by the Oxford University Press,
1968, rist. 1983, Paperback edition 1988) 31-72 (I. Bible Translations), spec. 31-62; re-
censioni principali di G. Goldenberg, «Bulletin of the School of OrientaI and African Stu-
dies» 32 (1969) 604-607; W.W. Miiller, «Zeitschrift der Deutschen MorgenHindischen
Gesellschaft» 121 (1971) 152-157; L. Ricci, «Rassegna di Studi Etiopici» 24 (1969-1970
[1971]) 273-283; M. Rodinson, «Joumal of Sernitic Studies» 17 (1972) 166-170.
3 M.A. Knibb, Hebrew and Syriac Elements in the Ethiopic Version oj Ezekiel?,
«Joumal of Semitic Studies» 33 (1988) 11-35, e The Ethiopic Text oj Ezekiel and the
Excerpts in GEBRA IfEMAMAT, «Joumal of Semitic Studies» 34 (1989) 443-458.
6 ALESSANDRO BAUSI
bro l'esperienza del la varo pluriennale di prima mano sulla tradizione
manoscritta della Bibbia etiopica si ritrova tutta. Se parlare di Bibbia e
di Etiopia significa poi trascorrere dal terreno filologico a quello stori-
co-culturale, va dato atto all' A. di non aver evitato l'imbarazzo di soste-
nere in tal uni casi posizioni molto diverse da quelle del suo illustre pre-
decessore e maestro, pur riconoscendogli il proprio debito intellettuale e
personale (pp. x e 2).
La parte più nuova e importante del volume è quella dedicata alla
questione della Vorlage e della storia del testo dell' AT etiopico 4: vi so-
no riprese sul terreno biblistico, e confortate di altri elementi, le critiche,
recenti e meno, ad ipotesi che passano per «classiche» negli studi etio-
piCi. Nessuno mette più in dubbio che la Vorlar;e fondamentale dell'AT
etiopico è il greco dei Settanta (= LXX): l'A. dal canto suo premette che
la distanza temporale tra l'età della prima traduzione (in ogni caso, ben
precedente al VII sec. d.C. ed al declino del regno di Aksum), e quella
dei più antichi mss., maggiore per l'AT che per il Nuovo Testamento (=
NT) - per il quale si dispone di mss. anteriori al XIII sec., ma non data-
bili assolutamente per mancanza di termini di riferimento 5 - , non impe-
disce di individuare tra quelli dei LXX uno o più tipi testuali precisi per
i singoli libri dell'AT etiopico, anche se diversi da libro a libro; d'altra
parte, la conflazione di più tipi o la revisione su un testo greco, già in
epoca antica, della prima versione risultano essere dei dati di fatto, più
che delle possibilità (pp. 19-22). Tutti d'accordo sul ruolo principale dei
LXX, la vera questione è quella degli apporti diversi: ebraici e siriaci,
quelli arabi essendo comunque temporalmente secondari. L'A. esamina
quindi in dettaglio (pp. 22-29) l'ipotesi della traduzione della Bibbia nel
V sec. d.C. ad opera, o con la partecipazione, di monaci missionari siri
(i «Nove Santi» ed i santi dei cicli agiografici paralleli della tradizione
indigena), sostenuta con sfumature diverse da L Guidi, C. Conti Rossi-
ni, Ullendorff, ed ancora corrente 6, se pure i presupposti filologico-lin-
4 Cap. I, già anticipato nella comunicazione The Ethiopic Version oj the Old Te-
stament. Problems and Solutions, presentata al Workshop Perspectives on Ethiopian
Studies (Athiopistik) in Europe, Hamburg, October 22-23. /998.
5 Vd. R. Zuurmond. Novum Testamentum Aethiopice: The synoplic gospels. Ge-
nerai introductioll. Edition of fhe Gospel oj Mark (Àthiopistische Forschungen 27 A-B,
Stuttgart: Franz Stciner Vcrlag Wiesbaden GMBH, 1989) parte A, 240-255, e parte B,
42-84, spec. 44-54.
6 P.e. tra gli archeologi, vd. R. Fattovich, Archaeology and Historical Dynamics:
fhe Case af Bieta Giyorgis (Aksum), Efhiopia, «Annali" (Istituto Universitario Orienta-
UN NUOVO STUDIO SULLA VERSIONE ETIOPICA DELLA BIBBIA 7
guistici sono stati sottoposti a critiche serrate già più di trent'anni fa 1.
L'A. rileva che l'ipotesi ha scarso radicamento nella tradizione etiopica.
La relazione tra Libanos o Mata' ed il Vangelo di Matteo, quale risulta
nella recensione del Gadla Libanos (= GL) edita da Conti Rossini, non
autorizza a fare del santo il traduttore siro del Vangelo di Matteo ed a
scorgere in Mata' la forma siriaca del nome dell'evangelista: il GL rife-
risce solo che Libanos wa$alJafa «[e] scrisse» il Vangelo di Matte0 8 • Lo
stesso dicasi per le altre recensioni edite ed inedite finora note, che non
riportano nemmeno una relazione generica tra Libanos o Mata' e Mat-
teo. Fa però, curiosamente, eccezione alla affermazione dell' A. una re-
censione del GL, forse non troppo lontana da quella nota a Conti Rossi-
ni, edita per estratti da Berhana Masqal Tasfamaryam in una sua opera
in tigrino, ove si legge: wa'emze $alJafa watargwama wangela Miitewos
waba'entaze tasamya Matii' zawe'etu behil belesiina (!) 'ebriiyest Mii-
tewos 9, «Poi scrisse e tradusse il Vangelo di Matteo, e per questo fu
chiamato Mata' che in lingua ebraica vuoI dire Matteo». Berhana Mas-
qal (p. IV) dichiara di riportare il testo dei mss. con assoluta fedeltà, ma
non si può escludere, come spesso accade, che si tratti di una notizia «di
ritorno» derivata da fonti occidentali. In ogni caso il passo citato, igno-
to a Conti Rossini ed a quanti con lui hanno creduto che il GL fondasse
la tradizione di Mata' traduttore, se genuino, testimonia un' opinione
le) 57 (1997 [1999]) 48-79, spec. 65 e 72; o tra alcuni storici del cristianesimo, vd. A.
Grillmeyer eD collaboration avec Th. Hainthaler, Le Christ dans la tradition chretienne.
Tome 2/4: L'Eglise d'Alexandrie, la Nubie et l'Ethiopie après 451 (Cogitatio fidei 172,
Paris: Cerf, 1996, trad. fr. di Jesus der Christus im Glauben der Kirche) 421-423 (La
mission des «Neuf Saints»).
7 Vd. H.J. Polotsky, Aramaic Syriac Geez, «Journal of Semitic Studies» 9 (1964)
l-IO, rist. in Collected Papers (Jerusalem: At The Magnes Press, The Hebrew Univer-
sity, 1971) 8-17, e P. Marrassini, Some considerations on the Problem ofthe 'Syriac /n-
fluences' on Aksumite Ethiopia, <<1oumal of Ethiopian Studies» 23 (1990) 35-46; per ar-
gomenti nuovi a sostegno della tesi tradizionale, vd. L. Ricci, «Rassegna di Studi Etio-
pici» 35 (1991 [1993]) 193-206, spec. 200-201.
8 Vd. C. Conti Rossini, II Gadla Libanos, in Ricordi di un soggiorno in Eritrea.
Fascicolo Primo (Asmara: Tipografia della Missione Svedese, 1903) 25-41, spec. 26, 11.
9-10.
9 Vd. Berhana Masqal Tasfamaryam, Tiirik gadiimiit zamedra iig'iizit Erterii wa-
ser'iita be/:ltewnnii Nenum waWaldebbii kiib {enti kesiib lJeggi (Storia dei monasteri del-
la libera terra d'Eritrea e regola della vita eremitica dei santi Nenum e del Waldebbii
dalle origini fino ad oggi) ([s.I.]: Francescana Printing Press, 1991 19962 ) 40-41; da no-
tare che nei santi «Nenum», letto «Dormiamo!», si ravvedono gli elementi caratteristici
del ciclo dei «Giusth>. .
8 ALESSANDRO BAUSI
corrente; può anche darsi che il Conti Rossini, che sul punto è ritornato
più volte, si sentisse autorizzato ad una interpretazione quanto meno
estensiva, bisogna dirlo, dalla conoscenza di una tradizione viva, solo in
parte fissata nel suo GL, e della quale peraltro non si ritrova traccia nei
suoi scritti lO. Senza poter entrare nella questione, pure cruciale, della
continuità o meno della tradizione etiopica, e del ruolo che le è stato at-
tribuito nella storia degli studi etiopici occidentali, non pare che si pos-
sa addivenire ad una conclusione basandosi sulla superiorità dell'una o
dell'altra tradizione agiografica. Resta in ogni caso vero che il testo su
Libanos più anticamente attestato II non conosce riferimenti al Vangelo
di Matteo o a traduzioni. Se ne ricava, con l'A. - che accoglie nella so-
stanza le tesi di H.J. Polotsky e P. Marrassini sulla scarsa attendibilità
degli elementi filologico-linguistici a prova dell'ipotesi dei missionari
siri traduttori - che lo studio della traduzione e della Vorlage dell' AT (e
del NT) è un problema filologico, e come tale si risolve solo con l'esa-
me della tradizione manoscritta: le ipotesi storico-culturali si fanno poi
alla luce dei risultati. Si tratta quindi di vedere se vi è qualche elemento
testuale che dimostri l'uso, oltre al testo greco, di un testo siriaco per la
traduzione dell' AT etiopico. Con esempi da Ezechiele, l'A. dimostra
(pp. 29-35) che non uno dei numerosi accordi contro il greco (e l'ebrai-
co) tra il più antico testo attingibile dell' AT etiopico (<<antico etiopico»)
e quello siriaco è esclusivo: per tutti i casi, le lezioni concordanti con il
testo siriaco si ritrovano nella versione arabo-cristiana fatta sul siriaco, e
possono perciò spiegarsi con una revisione sull'arabo di epoca medie-
vale (recensione «volgare» o «siro-araba»); elementi a favore di una in-
fluenza siriaca di epoca aksumita sull'AT etiopico non risultano. Ancora
rivoltando le tesi di Ullendorff dell'uso in età antica (IV-V sec. d.C.) ac-
canto ad altri (greco ed aramaico), di un testo ebraico nella versione del-
l'AT etiopico 12, l'A. mostra (pp. 35-40) che gli elementi ebraici si ritro-
IO Per i rinvii esatti e ulteriori precisazioni sul GL vd. A. Bausi, Appunti sul Gad-
la Libiinos, in M. Starowieyski (ed.), Miscellanea S. Kur, «Warszawskie Studia Teo1o-
giczne» 12 (1999, in stampa).
" Vd. Getatchew Haile, The Homily oj Abba Elayas, Rishop oj Aksum, on Matta',
«Analecta Bollandiana» 108 (1990) 29-47, dal ms. EMML 1763, ff. 110'-113" del'
1336/37 o 1339/40 d.C.
12 Oltre a Ethiopia and the Rible, vd. E. Ullendorff, Hebrew, Aramaic, and Greek:
The Versions underlying Ethiopic translations oj Rible and Intertestamental Literature,
in G. Rendsburg & alii (eds.), The Rible World. Essays in honor oj Cyrus Gordon (New
York: Ktav IInst. of Hebr. Culture and Education, 1980) 249-257, rist. in Studia Aethio-
pica et Semitica (Athiopistische Forschungen 24, Stuttgart: Franz Steiner Verlag
UN NUOVO STUDIO SULLA VERSIONE ETIOPICA DELLA BIBBIA 9
vano soltanto nei mss. della fase testuale più recente (recensione «acca-
demica»), non anteriore al 1500 d.C. Anche in questo caso, t'A. è in
grado di dare conto di fenomeni a spiegare i quali si era invocato un
quadro storico-culturale particolare (concorso nella traduzione dell'AT
etiopico di più Vorlagen in epoca aksumita), grazie all'esame di prima
mano della tradizione manoscritta e alla conseguente distinzione di re-
censioni, sulle quali vanno ridistribuite le caratteristiche imputate ad ap-
porti simultanei diversi. A questo proposito, il lettore avrebbe apprezza-
to se l'A. si fosse pronunciato anche sul Libro di Enoch, apocrifo mag-
giore tradotto in età aksumita, per il quale Knibb, con Ullendorff, aveva
a suo tempo ipotizzato una doppia Vorlage greca ed aramaica 13: si ar-
guisce ex silentio che l'A. considera le proprie ipotesi di allora non più
sostenibili oggi. Sulla storia del testo dell' AT (pp. 40-46) l'A. non si na-
sconde le difficoltà ancora presenti: l' «antico etiopico» non è attingibile
per tutti i libri dell'AT; la recensione «siro-araba» (XIV sec. d.C.) non ha
i caratteri di omogeneità di quella «accademica», ed i mss. più antichi
che l'attestano sono coevi di quelli dell' «antico etiopico»; la recensione
«accademica» è il risultato di una revisione su di un testo ebraico, non
su di un testo arabo ebraizzante, e non è facile definire il contesto stori-
co-culturale in cui ciò sia stato possibile (metà del xv o seconda metà
del XVI sec. d.C.) 14. Aggiungerei che l'età delle traduzioni dall'arabo,
nel cui contesto si è svolta anche la revisione che ha portato alla recen-
sione «siro-araba)), è iniziata certamente prima dell'età di 'Amda
セ・ケッョL@ almeno dalla seconda metà del XIII sec. d.C. 15 L'esame della do-
GMBH, 1987) 43-51, e Hebrew elements in the Ethiopic Old Testament, «.lerusalem
Studies in Arabic and Islam» 9 (1987) (= Jiihiliyya and lslamic Studies in honour of
M,J. Kister septuagenarian presented by friends and students) 42-50, rist. in From the
Bible to Enrico Cerulli. A Miscellany of Ethiopian and Semitic papers (Athiopistische
Forschungen 32, Stuttgart: Franz Steiner Verlag, 1990) 34-42.
13 Vd. M.A. Knibb in consultation with E. Ul!endorff, The Ethiopic Book of Eno-
eh: A new edition in the light of the Aramaic Dead Sea Fragments, 2 volI. (Oxford: At
the Clarendon Press, 1978), e le critiche fondate avanzate a suo tempo da P. Piovanelli,
Sulla Vorlage aramaica dell'Enoch etiopico, «Studi Classici e Orientali» 37 (1987) 545-
594, che anticipa nel metodo e nel merito le conclusioni del libro qui presentato.
14 Sulla conoscenza del!' ebraico tra i dotti etiopici vd. le considerazioni di R.
Cowley, A Geez prologue concerning the work ッヲmゥュィセイ@ Kdflii Giyorgis (1825-1908)
on the text and interpretation of the book of Ezekiel, in S. Segert & l.E. Bodrogligeti
(eds.), Ethiopian Studies Dedicated to Wolf Leslau (Wiesbaden: Otto Harrasswitz, 1983)
99-114, spec. 99.
15 Vd. p.e. Sergew Hable-Selassie, The Monastic Library of Diibrii Hayq, in P.O.
Scholz & alii (edd.), Orbis Aethiopicus. Studia in honorem Stanislaus Chojnacki natali
lO ALESSANDRO BAUSI
cumentazione, assai limitata, dei passi biblici nelle iscrizioni di età ak-
sumita (pp. 46-54) evidenzia piccole varianti e citazioni libere, ma non
attesta l'esistenza di una versione etiopica diversa da quella dei più an-
tichi mss. \6 L'ipotesi generale dell' A. 17 riconferma dunque l'esistenza
di tre recensioni dell'AT etiopico (<<antico etiopico», recensione «siro-
araba», e recensione «accademica»), come già risultava, con le ovvie
sfumature e differenze, dai lavori dei migliori biblisti etiopisti (tra gli ul-
timi, O. Lofgren e poi H.E Fuhs), prima che Ullendorff ponesse radi-
calmente la questione dell'uso di lingue diverse dal greco per Bibbia ed
apocrifi in epoca aksumita \8, e ben prima della stagione della scoperta e
catalogazione di nuovi mss. in Europa e soprattutto in Etiopia (pp. 4-
11): ad Ullendorff va dato dunque tutto il merito di aver prodotto e sti-
molato studi che hanno meglio precisato il quadro e aiutato a vedere la
complessità dei fenomeni, ma nella sostanza le conclusioni dell' A. (sca-
turite dal lavoro di edizione) riportano quarant' anni di polemiche al
punto di partenza.
Dalle conclusioni sulla Vorlage e sulla storia del testo dell' AT etio-
pico, l'A. passa a trattare in dettaglio di aspetti linguistici e filologici
della più antica traduzione etiopica dell' AT (<<antico etiopico»), sulla fal-
sariga dei più recenti studi sui LXX, tracciando con buon senso, dovizia
septuagesimo quinto dicata, septuagesimo septimo ob/ata, 2 volI. (Bibliotheca nubica 3,
Albstadt: Kari Schuler Publishing, 1992) voI. I, 243-258.
16 L'A. ha trattato ancora della documentazione epigrafica (in gran parte, passi
dei Salmi) nel suo The Ethiopic Translation ofthe Psalms, in A. Aejmelaeus & U. Qua-
st (Hgg.), Der Septuaginta-Psalter und seine Tochteriibersetzungen. Symposium in GOt-
tingen 1997 (Mitteilungen des Septuaginta-Untemehmens 24, Gottingen 2(00) 107-122.
Sul passo di Salmi 65,17 nella iscrizione di Marib (cui l'A. accenna, p. 16, nota l) - te-
sto in E. Bemand, A.J. Drewes & R. Schneider, Recueil des inscriptions de l'Ethiopie
des périodes préaxoumite et axoumite. Introduction de Fr. Anfray, 2 voli. (Académie
des Inscriptions et Belles-Lettres, Paris: Diffusion de Boccard, 1991) voI. I, 287 (nr.
195), l. 23 - vd. l'attenta analisi di P. Marrassini, Ancora sul problema degli influssi si-
riaci in età aksumita, in L. Cagni (a c. di), Biblica et Semitica. Studi in memoria di
Francesco Vattioni ( Series minor 59, Napoli: Istituto Universitario Orientale, Diparti-
mento di Studi Asiatici, 1999) 325-337, spec. 332-333.
17 Accolta p.e. da R. Zuurmond, Ethiopic Version, in D.N. Friedman (ed.), The
Anchor Bible Dictionary (New York: Doubleday, 1992) voI. VI, 808-810, sulla base de-
gli articoli su Ezechiele.
18 A cominciare da E. Ullendorff, An Aramaic «Vorlage» of the Ethiopic Text of
Enoch?, in Atti del Convegno Internazionale di Studi Etiopici (Roma 2-4 aprile 1959)
(Problemi Attuali di Scienza e di Cultura 48, Roma: Accademia Nazionale dei Lincei,
1960) 259-267.
UN NUOVO STUDIO SULLA VERSIONE ETIOPICA DELLA BIBBIA Il
di esempi di prima mano (il testo delle diverse versioni è sempre ripor-
tato) e senza semplificazioni, un profilo convincente del tenore della tra-
duzione etiopica, che non è teorizzato in astratto ma lasciato emergere
dalla presentazione di casi concreti. Anche l'A. (si tratta ormai di un t6-
pos, purtroppo ben giustificato) si unisce al coro di quanti nel tempo
hanno denunciato l'assenza di strumenti essenziali di studio, come le
edizioni critiche 19 e le concordanze 20, ma tenta comunque un primo
saggio, che, ad esempio per altri, è il risultato del lavoro di edizione.
L'A. (cap. II) individua una serie di fenomeni linguistici propri alla tra-
duzione etiopica dell'AT dai LXX, e le sue possibili conseguenze sulla
comprensibilità e fedeltà del testo (letteralità, paratassi, uso estensivo di
wa-, diverso ordine delle parole, prevalenza delle costruzioni verbali,
resa dell'infinito greco con altri mezzi, eliminazione del passivo, le po-
che aggiunte al testo e le molte omissioni); di volta in volta discute i
passi esemplari, in maggioranza, ma non solo, dal libro di Ezechiele, e
con un linguaggio piano e ricca documentazione li analizza in termini di
chiarimento di una Vorlage dubbia, di puro arbitrio, di probabile svilup-
po interno alla tradizione etiopica, o di espressione linguistica genuina
dell'etiopico, ciò che mi pare lo stesso di ciò che l'A. tende invece a di-
stinguere come traduzione «istintiva»: p.e. resa con verbo semplice di
verbo più nome o di una espressione avverbiale (pp. 64-65); stesso di-
casi per le pseudo-aggiunte di pronomi dimostrativi e suffissi, o ancora
dei pronomi anticipatori ripresi da la- per esprimere la determinazione:
si tratta di usi normali dell'etiopico (pp. 72-74). Nel trattare della coe-
renza della traduzione (cap. III), l'A. distingue i casi di distanza dalla
Vorlage dovuta (come in altre versioni) ad inadeguatezza del traduttore,
a difficoltà intrinseca del testo o alla minor ricchezza lessicale dell'etio-
pico rispetto ai LXX; si dà l'uso dello stesso termine per più termini dei
19 Vd. per tutti O. LOfgren, The Necessity of a Criticai Edition of the Ethiopian
Bible, in Proceedings ofthe Third International Conference of Ethiopian Studies. Addis
Ababa 1966, 3 voll. (Addis Ababa: Institute of Ethiopian Studies, Haile Selassie I Uni-
versity, 1969-70) voI. II, 157-161, e S. Strelcyn, Les manuscrits éthiopiens de quelques
bibliothèques européennes décrits récemment, in IV Congresso Internazionale di Studi
Etiopici (Roma, /0-/5 aprile 1972), 2 volI. (Problemi attuali di scienza e di cultura 191,
Roma: Accademia Nazionale dei Lincei, 1974) voI. II (Sezione linguistica), 7-61, spec.
61.
20 Vd. su questo da ultimo M.D. Devens, Designing a Biblical Concordance, in
H.G. Marcus (ed.), New Trends in Ethiopian Studies. Ethiopia 94. Papers ofthe 12th In-
ternational Conference of Ethiopian Studies, 2 voli. (Lawrenceville, NJ: The Red Sea
Press, 1994) voI. I (Humanities and Human Resources), 1237-1248.
12 ALESSANDRO BAUSI
LXX, e viceversa, la corrispondenza di più termini dell' etiopico ad uno
dei LXX; si trovano casi di letteralità estrema fino al calco dei composti,
e di traduzione libera, che al limite sconfina nella traduzione errata; la
traslitterazione si spiega come applicazione di un principio di economia
(<<easy technique», pp. 96-97); la possibilità di una precoce interferenza
dei tipi testuali seriori (recensioni «siro-araba» e «accademica») o di
uno sviluppo etiopico interno che rende irrecuperabile il testo originale
(cioè di un errore d'archetipo), non può mai essere esclusa. Statistiche
sul lessico del libro di Ezechiele (non è detto estensibili agli altri libri
dell' An mostrano che la prevalente coerenza nella resa quasi biunivoca
dei termini greci (non interessa se intenzionale o meno: l'uso di liste di
parole di corrispondenza è possibile, p. 104) si accompagna a numerosi
esempi contrari, talvolta inspiegabili, tanto più quanto più è esteso il
campo semantico del termine tradotto; in generale, pur dandosi casi di
un approccio attento e consapevole, l'A. conclude che sulla intenzione
di introdurre variazioni (p.e. per eliminare ripetizioni ecc.) prevale il
principio della «istintività» 21.
Detto questo, si farebbe un torto all' A. se non si volesse ricono-
scere che l'occasione - si tratta pur sempre di una serie di conferenze -
ha limitato l' organicità e 1'ampiezza della trattazione, e che questa si ba-
sa in ogni caso sui preziosi materiali raccolti durante il lavoro di edizio-
ne critica di diversi libri dell'ATetiopico. Si vuoI dunque dare solo qual-
che altro spunto di riflessione, da riprendere in altra occasione: 1) nella
valutazione della lingua della Bibbia etiopica (traduzione di età aksumi-
ta) i testi epigrafici, unici testi originali coevi, dovrebbero sempre esse-
re il primo termine di confronto; 2) vengono poi le altre traduzioni di età
aksumita, per le quali si disponga di buone edizioni critiche (vd. p.e. il
Qerellos edito da B.M. Weischer); il primato ideologico della Bibbia
non significa che i testi letterari aksumiti extra-biblici non siano un
buon termine di confronto linguistico; se pur sempre traduzioni, il loro
corpus è senza confronti più esteso di quello epigrafico, e supera di gran
21 Da notare: nel libro si trovano oltre una ventina di errori di stampa, ma i passi
in greco, etiopico ecc. ne paiono esenti (un solo caso, p. 111, nota 2: aitrov per aùtrov);
alcune trascrizioni sono incongrue: vd. p.e. p. 3, l. 8: «Amda Sion», e p. 3, nota I, I. 2:
«Amda Zion»; p. 13, l. 8: ᆱセ。、アョᄏ[@ p. 13, nota 4, l. I: «Matta'»; p. 40, l. 16 (e passim):
«BN Éth. Il (Zotenberg, no. 7)>>: citare i mss. del fondo Éthiopien della Bibliothèque
Nationale, Paris, con la segnatura «Éth.» ed il numero del catalogo di H. Zotenberg non
ha alcun senso, dato che l'unica segnatura valida per il fondo Éthiopien è da tempo il
numero di sequenza nel catalogo.
UN NUOVO STUDIO SULLA VERSIONE ETIOPICA DELLA BIBBIA 13
lunga il censimento codificato nei manuali 22; 3) una seria indagine sul-
la traduzione della Bibbia etiopica (e degli altri testi aksumiti) deve toc-
care il nodo della formazione della lingua letteraria, che d'altra parte
l'età relativamente tarda dei soli mss. ancora oggi disponibili non per-
mette di correlare a sufficienza all'evoluzione della tradizione mano-
scritta 23.
Non resta ora che attendere che il Praf. M.A. Knibb faccia seguire
a questo importante contributo la pubblicazione della nuova edizione
critica di Ezechiele, e augurarci che altri libri dell'AT etiopico siano pre-
sto oggetto delle sue cure.
22 Vd. p.e. H. Brakmann, TO ITAPA TOll: BAPBAPOIl: EPTON eEION Die
Einwurzelung der Kirche im spdtantiken Reich von Aksum (Bonn: Borengasser, 1994)
144-170; per nuovi testi certamente aksumiti vd. D.V. Proverbio, Introduzione alle ver-
sioni orientali dell'Ancoratus di Epifanio, "Miscellanea Marciana» 12 (1997 [1998]) =
D.V.P. (a c. di), Scritti in memoria di Emilio Teza (Venezia: Biblioteca Nazionale Mar-
ciana, 1998) 67-91; A. Bausi, L'Epistola 70 di Cipriano di Cartagine in versione etio-
pica, «Aethiopica. Intemational Joumal of Ethiopian Studies» I (1998) IO l-BO, e La
versione etiopica degli Acta Phileae nel Gadla Samii'tiit, in E. Lucchesi & U. Zanetti
(éds.), Hagiographie égyptienne. Mémorial Paul Devos (Cahiers d'.orientalisme, Genè-
ve: Patrick Cramer, in stampa); per ragioni di riservatezza indipendenti dalla mia vo-
lontà, in questa sede mi limito a comunicare che una scoperta recente ha rivelato diver-
si nuovi testi attribuibili ad epoca aksumita, di cui verrà data notizia al momento debito.
23 Vd. invece p.e. per il siriaco, L. van Rompay, Some preliminary remarks un the
origins of classical Syriac as a standard language. The Syriac Version of Eusebius of
Caesarea's Ecclesiastical History, in G. Goldenberg & Sh. Raz (eds.), Semitic and Cu-
shitic Studies (Wiesbaden: Harrassowitz Verlag, 1994) 70-89.