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Permacultura Introduzione

Introduzione alla Permacoltura
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a cura di Bosco di Ogigia - Permacultura & Transizione

Introduzione alla permacultura

Cos’è la permacultura

La permacultura è un sistema di progettazione per la creazione


di insediamenti umani sostenibili. Il termine deriva dalla
contrazione di "permanent agricolture", agricoltura permanente,
ma anche da "permanent culture", cultura permanente. Una
cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola
sostenibile e un'etica dell'uso della terra, per questo agricoltura
e cultura sono l’una il sostegno dell’altra.

La progettazione in permacultura si applica alla coltivazione


della terra, più in generale alla produzione di cibo, ma anche
all’abitare e alle nostre relazioni sociali. Prima di fare qualsiasi
progettazione, dobbiamo conoscere le etiche che sono alla
base di questa disciplina. Ogni progetto in permacultura deve
rispettare i tre principi etici: prendersi cura della terra (intesa
come ambiente, suolo e Pianeta Terra), prendersi cura delle
persone (noi stessi e il resto degli abitanti della Terra) e
prevedere una condivisione del surplus e un limite ai consumi.

“La permacultura può essere non solo un metodo di design [...]


ma un processo di risveglio.” Stefan Geyer

Come progettare? Si parte dall’osservazione


Il primo passo del processo di progettazione è l’osservazione del
contesto e della situazione in cui ci muoviamo. Può trattarsi di
uno spazio fisico in cui dobbiamo coltivare, ma anche delle
nostre relazioni sociali o del nostro lavoro. La progettazione in
permacultura può essere utilizzata in tutti i contesti della nostra
vita e prende come punto di riferimento i sistemi naturali.

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“Uno degli aspetti più importanti della permacultura è che si
fonda su una serie di principi che possono essere applicati a
ogni circostanza - agricoltura, città, progettazione, o l’arte di
vivere. Il cuore dei principi sono le relazioni funzionali e le
connessioni fra tutte le cose.” Juliana Birnbaum Fox

All’osservazione segue l’analisi degli elementi e poi la stesura del


nostro progetto. Solo dopo queste fasi preliminari si compiono le
prime azioni volte a modificare l’ambiente in cui ci muoviamo.

“La permacultura può essere descritta come: pensare


attentamente seguito da azione minima, invece che azione
frettolosa seguita da pentimenti a lungo termine”. Graham Bell

La progettazione in permacultura ha un andamento circolare,


perché dopo aver realizzato l’intervento stabilito, il processo
riparte da una nuova osservazione. Essenziale è l’ascolto del
feedback che riceviamo ad ogni intervento, che ci dà le
informazioni per progettare i passaggi successivi e attuare
eventuali correzioni.

I padri fondatori

Bill Mollison, l’australiano che ha codificato la permacultura

E’ stato il naturalista australiano Bill Mollison


a coniare la bella parola “permaculture” (in
italiano “permacultura”), che deriva dalla
contrazione appunto di “permanent
agriculture“, ma anche di “permanent
culture“. Nel 1978 Mollison pubblicò il primo
libro sull’argomento dal titolo Permaculture
One, scritto insieme al suo allievo David
Holmgren.

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Fukuoka e la rivoluzione del filo di paglia

Prima di Mollison e Holmgren, la “rivoluzione” era iniziata con


Masanobu Fukuoka. Un botanico giapponese che aveva
sviluppato un metodo di coltivazione naturale nel tentativo di
invertire la degenerazione ambientale causata dall’agricoltura
moderna.

Nel libro La rivoluzione del filo di paglia, Fukuoka ha espresso


in modo molto chiaro quella che è la filosofia della
permacultura: una disciplina che lavora con e mai contro la
natura, basata sull'osservazione prolungata e ponderata,
piuttosto che sull'azione protratta e irriflessiva. È una filosofia
che prende in considerazione il ruolo produttivo di piante e
animali nel loro complesso, evitando di trattarli come sistemi
capaci di generare un unico tipo di prodotto.

L’agricoltura estrattiva che non rispetta la fertilità

In tutti i sistemi di agricoltura permanente e, più in generale, in


ogni società sostenibile, i bisogni energetici sono soddisfatti dal
sistema stesso. L'agricoltura convenzionale invece è
totalmente dipendente dall'apporto di fonti energetiche
esterne. Nei confronti del suolo, l’agricoltura convenzionale si
comporta in modo “estrattivo”: produce il più possibile nel
minimo spazio a disposizione, depredando fertilità, senza
rispettare la biodiversità e l’equilibrio del sistema.

Il passaggio da sistemi produttivi permanenti, in cui la terra era


proprietà dell'intera comunità, a metodi di produzione agricola
basati su colture annuali destinate esclusivamente al mercato,
in cui la terra viene considerata semplicemente un fattore di
produzione, implica il passaggio da una società a basso
consumo energetico a una società caratterizzata da elevati
consumi, uso distruttivo e sfruttamento della terra.

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L'agricoltura convenzionale non riconosce, né paga quelli che
sono i veri costi: la terra viene privata della sua fertilità a causa
della coltivazione intensiva; risorse non rinnovabili sono
consumate per sostenere la coltivazione; il terreno viene eroso
a causa dell'eccessivo carico di bestiame o delle numerose
lavorazioni; terra e acqua vengono contaminate da prodotti
chimici.

La permacultura nasce come reazione a questo approccio


distruttivo e punta e restituire fertilità alla terra, a utilizzare le
fonti energetiche interne al sistema e a creare prosperità
diffusa.

Guarda anche: come la permacultura mi ha cambiato la vita

Etiche e principi della Permacultura

In permacultura adottiamo un'etica a tre dimensioni:

1. Cura della terra,


2. Cura delle persone
3. Condivisione delle risorse (Fair Share)

Cura della Terra


La terra è un'entità che vive e che respira. Senza cura e
nutrimento ci saranno conseguenze troppo grandi per ignorarle.
La cura della terra può essere intesa come cura del suolo vivente.

Lo stato del suolo è la migliore misura dello stato di salute di


una società. Ci sono tante tecniche differenti per accudire il
suolo, ma il miglior metodo per dire se il suolo è in buona salute
è di vedere quanta vita c'è in esso. Si progetta in permacultura
per rigenerare i nostri suoli.

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Cura delle Persone
Prenditi cura di te stesso, della tua famiglia e della comunità.
Se i bisogni delle persone sono soddisfatti in modo
compassionevole e semplice, l'ambiente che le circonda
prospererà. La cura delle persone inizia da noi stessi, ma si
espande includendo le nostre famiglie, i vicini di casa, le
comunità locali e oltre. La sfida è crescere attraverso la fiducia in
noi stessi e la responsabilità personale.

“La permacultura semplicemente chiede alle persone di


mettere nella vita quello che loro chiedono alla vita stessa.
Questo è chiedere troppo per salvare il mondo?” David Bellamy

Condivisione delle risorse (Fair Share)


Stabilisci dei limiti al consumo, ridistribuisci l'eccesso.

La crescita del consumo umano e l'estinzione accelerata delle


specie rende chiara l'impossibilità di una crescita continua.
Qualche volta abbiamo bisogno di prendere decisioni
estreme e di capire quando è abbastanza. Dobbiamo valutare
cosa ci è effettivamente necessario e non consumare di più. Non
ci è richiesto di rinunciare al benessere, ma di riconoscere
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quando i nostri bisogni sono soddisfatti e c’è un surplus che può
soddisfare quelli degli altri. Trovando un bilanciamento nelle
nostre vite siamo un esempio per gli altri che, a loro volta,
cercheranno un equilibrio tra consumi propri e condivisione.

I principi di Progettazione

I principi sono linee guida progettuali, vanno applicati al


progetto, qui riportiamo quelli di Mollison e Holmgren.

I principi di Bill Mollison, derivano dal Manuale di Introduzione


alla Permacultura, successivamente sono stati ampliati e rivisti
da David Holmgren

● Ubicazione relativa / Posizionamento relativo


● Ogni elemento in un sistema svolge più funzioni
● Ogni funzione può essere svolta da più elementi
● Pianificazione energetica efficiente: analisi dei settori, delle
zone e delle pendenze
● Usa risorse biologiche e organiche

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● Prendi in considerazione i cicli dell'energia, dei nutrienti,
delle risorse
● Progetta sistemi intensivi su piccola scala
● Usa e accelera le successioni naturali
● Biodiversità
● Effetto margine
● Tutto influenza tutto: individua le relazioni funzionali fra i
vari elementi
● Rifletti prima di agire e fai il minimo cambiamento per
ottenere il massimo risultato

Altri principi, regole di progettazione di Mollison


● Lavora con e non contro
● Il problema è la soluzione
● Minimo sforzo, massimo risultato
● Il raccolto da un ecosistema è teoricamente illimitato:
l'unico limite è l'immaginazione
● Tutto fa giardinaggio

“La permacultura ci procura una cassetta degli attrezzi per


spostarci dalla cultura della paura e della scarsità a una
cultura di amore e abbondanza.” Toby Hemenway

I 12 principi codificati da David Holmgren

1. Osserva e interagisci (la bellezza è negli occhi di chi


guarda). Osservare il paesaggio e i processi naturali che lo
trasformano è fondamentale per ottimizzare l'efficienza di
un intervento umano e minimizzare l'uso di risorse non
rinnovabili e tecnologia. L'osservazione deve essere
accompagnata dall'interazione personale.

2. Raccogli e conserva l'energia (prepara il fieno finché c'è il


sole). Raccogliere e conservare l'energia è alla base di tutte
le culture umane e non. Per energia si intende tutto ciò che

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può essere immagazzinato e/o mantenuto in buono stato e
che è fondamentale per la sopravvivenza di una
comunità/cultura. Esempi: cibo, alberi, semi.

3. Assicurati un raccolto (non si può lavorare a stomaco


vuoto). Assicurarsi che ogni elemento del progetto porti
una ricompensa utile.

4. Applica l'autoregolazione e accetta il feedback. Applicare


l'autoregolazione per evitare che controllori di livello
superiore siano costretti ad intervenire per riequilibrare
una crescita incontrollata. Impara a riconoscere e accettare
il feedback fornito dalla comunità o, più in generale, dalla
natura.

5. Usa e valorizza risorse e servizi rinnovabili. Gestire le


risorse che si rinnovano e rigenerano in modo continuo
senza un apporto esterno in modo che assicurino una
continua resa. Allo stesso modo valorizzare i cosiddetti
servizi rinnovabili, ovvero i servizi apportati da piante,
animali, suolo e acqua senza che questi siano consumati
nel processo.

6. Non produrre rifiuti (Il risparmio è il miglior guadagno)


Assicurarsi che i sistemi presenti nel progetto non
producano niente che non sia utilizzabile e utile ad un altro
sistema.

7. Progetta dal modello al dettaglio (gli alberi non sono la


foresta). Bisogna imparare a dare uno sguardo d'insieme
prima d'immergersi nel dettaglio. Utilizzare soluzioni
progettuali derivate da modelli osservati in natura.

8. Integra invece di separare (molte mani rendono il lavoro


più leggero). Integrare ogni elemento progettuale
all'interno del sistema in modo che si sostenga a vicenda
con gli altri elementi.

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9. Piccolo e lento è bello (più sono grandi e più fanno
rumore cadendo). Sistemi piccoli e lenti sono più facili da
mantenere di quelli grossi e veloci, fanno un miglior uso
delle risorse e producono in maniera più sostenibile.

10.Usa e valorizza la diversità (non mettere tutte le uova in


una sola cesta). Valorizzare la diversità animale e vegetale.
La diversità riduce i rischi derivanti dalla gran parte delle
minacce: l'ammalarsi di una specie di pianta non è la fine
del raccolto. Inoltre la diversità aiuta a beneficiare
dell'unicità di ogni territorio.

11. Usa e valorizza il margine (non pensare di essere sulla


giusta traccia solo perché è un sentiero molto battuto).
Progettare le forme delle zone di confine in modo da usare
il più possibile le loro caratteristiche: il limite tra due sistemi
diversi è il posto dove accadono le cose più interessanti.
Queste zone sono spesso le più produttive in quanto
possono utilizzare le caratteristiche di sistemi diversi.

12. Reagisci ai cambiamenti in modo creativo (bisogna


vedere le cose non solo per come sono ma anche per come
saranno) Sfruttare i cambiamenti a proprio favore; questo
presuppone l'osservare attentamente i segni che li
precedono e intervenire in tempo.

Guarda la playlist con i principi di permacultura dal canale


Youtube del Bosco di Ogigia

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Una visione sistemica
I processi di progettazione in permacultura prevedono un lavoro
che parte da una visione complessiva del sistema, per poi pian
piano andare ad analizzare ed osservare il dettaglio. Cosa vuol
dire? Non si progetta un’aiuola senza aver conosciuto chi la
coltiverà. Non si stringono relazioni senza prendersi cura del
luogo che ci ospita.

Per una visione sistemica della complessità del vivente

“Ogni essere vivente, dal batterio alla pianta, dall’animale


all’uomo, è un sistema biologico complesso. Anche la Terra e i

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suoli sono sistemi complessi. L’humus, che trasforma i terreni in
suoli fertili è in sé un complesso concentrato di vita. Dalla sua
vitalità dipende la crescita ottimale delle piante, la qualità del
cibo che esse producono e la forza e il benessere di chi se ne
nutre. L’impoverimento dei suoli e dell’humus comporta
l’indebolimento di ogni sistema biologico e una perdita di
vitalità e di salute per tutti. Ogni forma di vita è interrelata con le
altre e interdipendente, uomo compreso. Questo concetto, che è
intuitivo, espresso peraltro nei millenni da ogni tradizione
sapienziale, è alla base di un corretto e benefico utilizzo delle
risorse ambientali”.
Dott. Giovanni Marotta

Guarda anche: dalla vita del terreno alla vita dell’uomo

Comprendere i modelli naturali (pattern)

Quando osserviamo il mondo naturale intorno a noi,


solitamente guardiamo a colline, fiumi, alberi, nuvole, animali
e conformazioni del terreno come a una serie di forme non
relazionate tra loro, almeno non fino al punto di pensare ad un
pattern (modello) che le accomuni tutte.

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Soffermiamoci su queste forme e analizziamone alcune. Ci
accorgiamo che alcuni modelli si ripetono anche se in scale e
materiali molto diversi.

“Le forme della natura sono le più pratiche e funzionali e le più efficienti in
termini di spazio, materiali e tempo. I modelli della natura ci insegnano
come ottenere il massimo dal minimo”. Micheal S. Schneider

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Alcuni esempi di pattern in natura? Le onde, le ramificazioni, le reti

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I pattern sono le forme che la maggior parte delle persone comprende e
ricorda. Sono facili da ricordare e da ripetere come lo sono le canzoni e,
anzi, ne condividono la natura. I pattern sono tutt’attorno a noi: le onde, le
dune di sabbia, i paesaggi vulcanici, gli alberi, i complessi urbani, il
comportamento degli animali.

Se riusciremo a raggiungere la comprensione dei pattern che sono alla


base dei fenomeni naturali, avremo allora sviluppato un potente
strumento per la progettazione, e troveremo inoltre la scienza che collega
molte discipline diverse.

(Estratto della traduzione italiana del quarto capitolo di Permaculture. A


Designers’ Manual di Bill Mollison).

Interno di un favo. Le celle delle api sono un esempio di pattern naturale

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Il fiore di Holmgren
Holmgren è il primo allievo di Bill Mollison e, perciò, uno dei due uomini
che hanno dato avvio alla permacultura. Nel suo libro “Permacultura. Come
proteggere e realizzare modi di vivere sostenibili e integrati con la natura”
sono illustrati i 12 principi e le 3 etiche di cui abbiamo parlato poco sopra e
si trova il famoso fiore in cui sono messi in evidenza gli ambiti principali su
cui intervenire per creare una cultura sostenibile.

Un percorso evolutivo a spirale collega tra di loro questi ambiti,


inizialmente ad un livello personale e locale, per poi proseguire al livello
collettivo e globale. Nel Fiore della Permacultura di David Holmgren sono
individuati 7 domini dell'essere umano.

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La celebrazione
L’ultima fase della progettazione in permacultura è riservata alla
celebrazione, allo stare insieme per festeggiare i risultati
raggiunti in gruppo.

Questo aspetto, che può apparire frivolo (a volte i permacultori


sono tacciati di essere scansafatiche), è invece molto
importante. Senza la costruzione di legami e relazioni stabili e
felici, ogni progetto pratico o di vita è destinato a naufragare.

Il valore delle relazioni, la riappropriazione del tempo felice


insieme, la costruzione di una “tribù” in ascolto, è una fase
necessaria che fa parte dei processi che la permacultura ci
insegna.

Una risposta alle crisi sociali, economiche e agricole


In questa era moderna del tutto e subito, in cui le relazioni sono
spesso lasciate come ultima priorità, dove tutto diventa merce e
oggetto, è necessario riorganizzare comunità in grado di
aiutarsi e costruire insieme.

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“Ciò che stanno facendo i permacultori è l’attività più importante di
qualsiasi gruppo su questo pianeta. Non sappiamo come sarà un futuro
sostenibile, ma ci servono opzioni ci servono persone che sperimentino in
tutti i modi e i permacultori sono uno dei gruppi critici
che fanno proprio questo.” David Suzuki

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Introduzione alla permacultura

A cura di Marco Matera, Filippo Bellantoni e Francesca Della Giovampaola

una collaborazione
Bosco di Ogigia e Permacultura&Transizione

Fonti e siti utili


Sito del Bosco di Ogigia
Sito permacultura&transizione
Scuola di permacultura umana
Accademia di permacultura italiana
Mediperlab. Permacultura, manuale di progettazione

Altri articoli sulla permacultura


Una cultura permanente, Etica ed Economia di F.Della
Giovampaola
Cos’è la permacultura, di Lorenzo Costa
Cos’è la permacultura di Alessandro Valente
Aranya risponde. Cos’è la permacultura
Cinque libri per capire la permacultura

Video
Cos’è la permacultura
Come la permacultura mi ha cambiato la vita
Marco Matera: da manager a permacultore
Permacultura o permafuffa? (live)
Un approccio sistemico

Corsi
I nostri corsi

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Permacultura o permafuffa? Live con Marco Matera

Cos'è la permacultura? Come ci può essere utile nella vita? E' vero che i
permacultori non hanno voglia di lavorare e pensano solo a festeggiare?

Ne parliamo in DIRETTA con il formatore e divulgatore MARCO MATERA,


un’ora di chiacchierata in cui rispondiamo alle domande e parliamo di
permacultura (guarda la diretta)

Grazie e a presto!

Filippo e Francesca

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