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Università degli Studi di Trieste

a.a. 2019/20

FILOLOGIA DELLA
LETTERATURA ITALIANA

Lezione 1
Definizioni di filologia e critica del testo
(anche in diacronia)
Filologia - definizioni
Filologia, dal gr. filèin ‘amare’ + lògos ‘parola’

Filologia = studio delle lingue nel loro sviluppo


storico e come mezzo di espressione scritta e
letteraria

Balduino: complesso di studi che si muovono in


vari settori e si avvalgono di diversi strumenti di
indagine, e che attraverso l’esame critico del testo
mirano alla sua comprensione e collocazione
storico-culturale
Filologia - oggi
Cattiva reputazione della materia: difficile e
tecnica, solo preparatoria per la critica letteraria, la
storia, la linguistica

Si parla per l’arte, il cinema, la musica ecc. di


restauri o allestimenti “filologici” quando si
propongono al pubblico opere restaurate secondo
la loro forma originaria, per recuperare il
significato del testo o l’intenzionalità dell’autore
Filologia - oggi

All’università la filologia indica lo studio delle


lingue letterarie nelle loro forme antiche, per
capirne la successiva evoluzione e le modifiche

La filologia romanza è però più tradizionalmente


dedita all’edizione di testi e alla formulazione di
teorie e metodi filologici
Filologia - ieri
Friedrich Schlegel (1772-1829) riteneva la filologia
fondamentale per ogni conoscenza storica, perché
fornisce la disposizione critica al pensiero

August Boeckh (1785-1867) disse che la filologia è


“Erkenntnis des Erkannten”, cioè la ‘conoscenza dello
scibile’

Gli autori tedeschi dell’Ottocento insegnano


comunque che c’è sempre un rapporto tra testo
singolo e contesto complessivo
Filologia - ieri
Ogni teoria – afferma Boeckh – è fondata su dati
che possono essere interpretati in modi diversi.
Malgrado l’Ottocento sia il secolo della grammatica
intesa come scienza, Boeckh dice che non bisogna
fidarsi troppo delle regole (e anche della nostra
formulazione). Per due motivi principali:
1) gli autori letterari possono decidere di non
seguirle;
2) i dati giunti fino a noi possono essere
incompleti
Filologia - ieri
Alla fine dell’Ottocento la filologia in Italia è
fondamento della cultura nazionale: sulla sua base
si stabilisce il canone di autori “classici” che
devono essere provvisti di edizioni critiche

Michele Barbi (1867-1941) è il più grande filologo


di primo ’900: difende la filologia e riporta Dante al
centro degli studi letterari con l’edizione della “Vita
nuova” (1907 e 1932). Poi nel 1938 pubblica La
nuova filologia e l’edizione dei nostri scrittori: da
Dante a Manzoni
Filologia = critica testuale
Intesa come critica testuale in senso stretto, la
filologia è anche detta ecdotica (gr. ekdosis
‘restituzione’, attraverso il fr. ecdotique, dal 1926 –
Henri Quentin)

La pratica ecdotica consiste nel correggere,


emendare i testi da aggiunte e cambiamenti non
dovute all’autore ma a lettori, editori, interpreti,
copisti che si frappongono tra autore e lettore
odierno. Si dice anche restitutio (o constitutio)
textus
Filologia = critica testuale
San Girolamo: “se dobbiamo ricercare la verità da
molteplici fonti, perché non tornare all’origine
greca, e correggere quanto è stato mal reso da
interpreti incapaci, emendato da inesperti
presuntuosi, aggiunto o cambiato da studiosi
dormicchianti?”

Sulla base di queste convinzioni, Girolamo tradusse


in latino le Sacre Scritture, fondando una versione
della Bibbia che perdurò nei secoli (vulgata).
‘Hippos’
‘Hippos’
Filologia come conservazione...
L’esigenza di conservare la memoria ha
accomunato gli uomini di molte epoche: i filologi
della biblioteca di Alessandria d’Egitto, i Padri della
Chiesa; gli umanisti che esploravano l’Europa alla
ricerca dei manoscritti di opere latine antiche

Questo impegno filologico (acribìa) era anche un


segno di impegno morale e politico. E questo
poteva però motivare pratiche non filologiche
...contro l’alterazione dei dati
Specialmente quando dalla letteratura i testi
sconfinano nel settore morale, politico, religioso,
ecc. chi recuperava i testi poteva “revisionarli”
eliminando parti in conflitto con la propria
credenza oppure interpolando contenuti

Entrambe le pratiche sono da intendersi come


falsificazioni del testo, così come la creazione di
testi falsamente attribuiti ad autorità storiche (per
es. il Vangelo di Pietro della setta docetista)
Filologia come ricostruzione
La filologia biblica ha dunque dovuto ricostruire la
sostanza dei testi, ma ha anche affrontato gli
scrupoli dei dogmi durante i primi secoli dell’era
cristiana, quando essi non erano ancora stati
stabiliti con sicurezza

Per questo motivo si sono verificate revisioni del


testo, e i commenti venivano attentamente
vagliati; poi si è deciso di affidare l’interpretazione
soltanto al clero e ai teologi
Filologia come ricostruzione
Gli umanisti invece hanno celebrato la purezza
della lingua classica latina e la grandiosità
dell’Impero romano, contrapponendola al buio
Medioevo e alla decadenza portata dalle “invasioni
barbariche”

Recuperare il testo significava per questi uomini


colti ritornare alla tradizione più antica e
rimuovere le corruttele testuali introdotte dagli
interpreti medievali
Filologia come ricostruzione
Un tipico caso di fraintendimento dei testi antichi è
dato dalla mancata separazione delle parole nei
manoscritti: di solito gli articoli e le preposizioni
erano scritti uniti ai nomi

Soltanto con la stampa (fine del XV sec.) si è


accentuato lo sguardo razionalistico sulla scrittura,
e si sono divise le parole; in precedenza si
potevano avere fenomeni di scriptio continua
(articolo + nome, preposizione + nome ecc.)
Filologia come ricostruzione
Bisogna distinguere infatti tra tradizione attiva (o
caratterizzante) e quiescente

I testi appena messi in circolazione sono soggetti a


cambiamenti maggiori, perché non si è ancora
imposta una versione accettata e memorizzata del
testo stesso. Al contrario, i copisti medievali delle
antiche opere latine non intervenivano sul testo (o
lo facevano assai raramente)
Filologia come ricostruzione
Nei testi più recenti i copisti invece intervenivano
modernizzando la lingua, o cambiandone la qualità
(per es., i testi dei poeti della Scuola Siciliana del
’200 furono “toscanizzati” dai copisti toscani), o
perfino la sostanza di alcune lezioni (singole parole,
o brevi passi testuali)

In quelli più antichi di solito i copisti aggiungevano


le varianti nei margini del libro, o le accumulavano
all’interno del testo. Si chiamano conflate readings,
‘lezioni composite’
Filologia come ricostruzione
La storia della tradizione aiuta dunque la critica del
testo (cfr. Giorgio Pasquali, 1934) perché permette
di ricostruire l’ambiente di partenza del testo e il
contesto culturale in cui quel testo viene letto e
recepito
Nei testi scritti in qualche volgare italiano antico,
quindi, i copisti sentivano maggiore libertà di
interazione con il testo: potevano cambiare le
lezioni che trovavano nel loro antigrafo
prendendole dai margini o da altri codici
(contaminazione)
Filologia come ricostruzione
Si può quindi affermare che la copia di un testo è
sempre una mediazione culturale: chi copia (e non
lo fa solo per mestiere) pensa ai destinatari di quel
libro, e dunque “prepara” il testo per una lettura, ne
dà una interpretazione

Anche l’attività filologica è una mediazione


culturale: essa però cerca di assumere un
atteggiamento neutrale, e di limitarsi a una
mediazione tra autore e lettore, fornendo
l’interpretazione solo dopo la ricostruzione del testo
Filologia come ricostruzione
L’oggettività, tuttavia, non esiste: ogni edizione nel
suo complesso è una interpretazione

Questo atteggiamento però non è sbagliato: il filologo


mette le sue competenze al servizio del lettore e
dichiara quale sia il margine di interpretazione

Ogni edizione critica è una “ipotesi di lavoro” (Contini)


e in quanto lavoro scientifico è falsificabile da altri
studiosi in base ai dati forniti dal filologo stesso

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