Acacia 1982 9
Acacia 1982 9
ANNO 1982- N. 9
L'ACACIA
N. 9 - Marzo 1982
Notiziario della Serenissima Gran Loggia di Rito Simbolico - Palazzo Giustiniani - Via
Giustiniani, 5 - 00186 ROMA.
La presente oubblicazione non è in vendita. Viene inviata ai Maestri Architetti del Rito
Simbolico ed a un ristretto numero di Maestri L.M.
l dattiloscritti dovrano pervenire in duplice copia alla Redazione, presso la Gran Segre-
teria del Rito- Via Giustiniani, 5- Piano 3- Roma o al seguente recapito: prof. Antonio De
Stefano Cas. Post. 450 - San Silves<ro - 001 00 Roma Centro.
INDICE
Vincenzo Scirchio
INTRODUZIONE ALL'ESOTERISMO PITAGORICO Pag. l
I'Jicola Cascio
CHIERICI E LAICI 8
Carlo Monteforte
WlASSONERIA ED EBRAISMO : IPOTESI " 14
Edoardo Stolper .
I Rffi NEllA STORIA DELLA MASSONERIA ITALIA.I\TA (parte III) " 20
Recensioni " 31
INTRODUZIONE ALL'ESOTERISMO
PITAGORICO
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importante solo sottolineare come per Pìtagora la ricerca della Verità nel
mondo sovrumano per mezzo della dottrina segreta deve sfociare necessa-
riamente nella realizzazione in terra della Verità ritrovata.
La vera Armonia, la vera rìcomposìzìone dì tutti i numeri nella Uni-
tà non può comprendere anche questo nostro effimero passaggio sulla ter-
ra. La realtà non è solo spirituale e non è solo materiale, ma è in quel pun-
to in cui ogni giorno le acque del Nìlo incrociano il corso del Sole.
Per il Bene dell'Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell'Unì-
verso.
Vincenzo Scìrchìo
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. l'\ ·.. ; ·. 7
CHIERICI E LAICI
Domenica 17 gennaio scorso alle ore l 0,3 O la R.· .L.·. Regionale
"ORE TO "si è riunita nel Tempio di Reggio Calabria con la parteci-
pazione dei Presidenti delle Camere rituali e di molti MM.·.AA.·.
provenientz~ oltre che dai Collegi siciliani, anche da quelli calabresi
di Reggio e Cosenza.
Nel corso della seduta è stato svolto anche un lavoro sullaicismo,
programmato nella precedente tornata ed affidato al Collegio
''PANHORMOS': relatore il Ven. · . M.·.A.·. Nicola Cascio.
Considerato l'interesse suscitato nei presenti, che si è subito manife-
stato in diversi interventi e considerazioni tendenti soprattutto ad
allargare la trattazione del tema proposto, riteniamo utile pubblicare
tale lavoro.
Lo proponiamo ai MM. ·. AA. ·. ed agli altri FFrr. ·. nostri lettori
come premessa ed introduzione ad ulteriori trattazioni, che a.ffrqnti-
no il tema, anche da altri punti di vista. Si tratta infatti di un argo-
mento di estremo interesse per il nostro Rito, che ci auguriamo sarà
a.ffrontato e sviluppato in molte altre Camere rituali. (N.d.R)
ItlVilT():fiE,t·nio · ·
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EDIZIONI BASTOGI
della discriminazione classista e forse razzista, della in eguaglianza irrever-
sibile e dogmatica.
Quando si dà per scontata l'esistenza di uomini cui si può consentire
solo di credere, nella sostanza, si pongono le basi teoriche, istituzionali per
condannare una parte dell'umanità ad essere dominata dall'altra sulla
scorta di una aprioristica discriminazione contraria alla natura stessa
dell'uomo, contraria alla legge del progresso cui l'umanità tutta è chiama-
ta. .
Ed infatti l'anzidetta significazione è stata, direi quasi ribaltata confer-
mando l'intuizione del Saussure secondo cui il valore semantico di una
parola è dato dal significato che, in un determinato periodo storico, il cor-
po sociale convenzionalmente le dà.
Ed anzi, secondo i più moderni studiosi di semiologia, il linguaggio si
evolve per virtù propria, quasi sempre in contrasto con i desiderata dei pu-
risti (i chierici della lingua) ed in opposizione alle imposizioni delle isti-
tuzioni (strutture create dai chierici del potere).
Alla luce delle considerazioni che precedono ed atteso che i termini
chierico e laico, storicamente, sono stati adottati dalla Chiesa Cattolica,
ben si comprendono le secolari dispute teologiche ed ecclesiologiche che
assillarono ed, ancora oggi, assillano detta istituzione religiosa e si giustifi-
cano, altresì, i travagli e gli scismi che si sono succeduti nei secoli.
Se noi esaminiamo con spirito critico, cioè razionalmente, le vicende
semantiche degli anzidetti termini da T ertulliano (il primo Autore nel
quale si riscontra l'anzidetta contrapposizione concettuale) fino al Conci-
lio Vaticano II, dobbiamo registrare in primo luogo l'avvenuto ribalda-
mento del significato, nel senso che il termine laico, da dispregiativo, è
divenuto laudativo e, se non viceversa, il termine chierico ha subito,
quanto meno, un ridimensionamento, nel senso che non sta più ad indi-
care il sapiente, il saggio, ma l'appartenente ad una comunità-istituzione
chiusa ai più.
In secondo luogo da quell'esame possiamo pervenire all'accettazione
del concetto secondo il quale la moderna scienza semiologica non va inte-
sa come disciplina di ricerca estetica del linguaggio, sibbene come analisi
del potere strutturale insito nel logos.
Storicamente la vicenda semantica di cui sopra è cenno può riassumer-
si nelle seguenti tappe:
Secondo l'ortodossia cattolica la distinzione tra chierici e laici è di ori-
gine divina per cui la consacrazione a chierico avviene mediante il sacra-
mento dell'ordine, il quale attribuisce una maggiore dignità" (can. 2207 in
rif. al can. 119), uno status per sua natura irreversibile ed irrinunciabile.
Per tutto il Medio Evo tale distinzione discriminatoria, supportata dai
Padri della Chiesa ed, ovviamente, dall'autorità dei papi, i quali ultimi ne
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usarono ed abusarono come strumento di potere, spirituale e temporale,
nei confronti delle autorità laiche, resistette a qualche timida rivendica-
zione egualitaria da parte dei c.d. "occulta conventicola", gruppi sponta-
nei di predicatori laici.
Miglior fortuna non arrise a Francesco d'Assisi, al quale d~t>bbiamo la
prima dichiarazione esplicita di equiparazione tra chierici e laici là dove,
nella sua prima regola, scrive di "frati, tanto chierici quanto laici". Tratta-
si, tuttavia, di una equiparazione sorretta dalla sola intuizione mistica non
già da un sopporto logico di critica al principio di segno contrario.
Malgrado detta carenza il carisma di Francesco d'Assisi determina, con
l'affermazione dei principi di uguaglianza e di fratellanza di tutto il popo-
lo di Dio, il superamento della gerarchia e quindi il sorgere di comunità di
laici vaganti che di fatto predicano, in piena libertà, la parola di Dio. E for-
se non a caso ma, appunto, per restaurare la disciplina ecclesiastica messa
in forse dai minoriti e dalle altre comunità di laici, il Concilio di Trento,
pur occupandosi esplicitamente più del clero che dellaicato, "ha finito
per approfondire ulteriormente" come scrive M. Ferraboschi 2 - "la distin-
zione tra chierici e laici" statuepdo, fra l'altro che "il sacramento dell'ordi-
ne imprime nell'anima una qualità irreversibile e cioè il carattere".
Tuttavia il più incisivo e rivoluzionario attacco all'ortodossia cattolica
sul punto, proviene da Lutero il quale, argomentando in ordine alla insi-
stenza giuridica e tradizionale dell'ordine sacerdotale come sacramento
(hoc sacramentum inventum est ab ecclesia papae) ne inferisce l'origine
umana. Da qui la riforma luterana tesa e negare il rapporto di mediazione
necessaria tra Dio ed il suo popolo e quindi la valorizzazione del popolo
(laos) come interlocutore di Dio; da qui, ancora, l'affermazione della li-
bertà di coscienza anche in ordine alla interpretazione delle Sacre Scrittu-
re, trattandosi di diritto peculiare all'uomo in quanto tale, chierico o lai-
co. Q!Iest'ultima affermazione postula la negazione dell'infallibilità del
papa ed il didtto individuale alla ricerca della verità religiosa.
Come accennato precedentemente, il concilio di Trento, pietra milia-
re nella storia giuridica della Chiesa cattolica, ha avuto di mira, oltre alle
definizioni dottrinali in materia di sacramenti, la restaurazione della di-
sciplina ecclesiastica 3 •
Detta restaurazione ha portato all'esasperazione della discriminazione
tra chierici e laici anche da un punto di vista esteriore, tant'è che ai chieri-
ci viene imposta l'obbligatorietà della veste talare.
Quale restaurata discriminazione resiste fino al Concilio Vaticano II,
pur risultando storicamente accertati, medio tempore, alcuni timidi ac-
cenni ad una rivalutazione dellaicato a mezzo l'ielle c.d. associazioni !ai-
cali quali terzi ordini secolari, confraternite, pie unioni e, principalmente
l'Azione cattolica, associazione di laici (art. l dello statuto), pupilla del
lO
Cattolicesimo romano. Trattasi, come detto, di timidi accenni tesi ad atte-
nuare la discriminazione più per concessione dall'alto che per conquista
di base ed in ogni caso non determinati dal rifiuto cosciente della discri-
minazione stessa.
Col Concilio Vaticano II avviene un'inversione di tendenza, raziona-
le e cosciente, che si concreta nella valoriZzazione del concetto di Chiesa-
Comunità aperta a tutti i credenti ed anche ai non credenti (ecumenismo)
rispetto al concetto storico di Chiesa-istituzione.
Di guisa che comincia a dare frutti il concetto illuministico di ugua-
glianza. concetto peraltro già presente nel Vangelo eppure costantemente
negletto. I risvolti più appariscenti sono: la riforma della liturgia della
messa tale da determinare la partecipazione corale di tutti i fedeli, la istitu-
zionalizzazione "del sacerdozio 'comune a tutti i fedeli" accanto al sacer-
dozio tradizionale, tesi entranbi, detti sacerdozi, alla formazione di un
unico tempio spirituale, ecc.
Ma la conseguenza più importante emergente dal Concilio Vaticano
II, non risiede negli Uffici e nelle Dignità, via via riconosciuti allai co (di-
stribuire la Comunione, far parte dei Tribunali ecclesiastici e di altri orga-
ni), bensì "nella pienezza della dignità religiosa riconosciuta al laico, il quale,
pertanto, nella sua insita ed inalienabile religiosità diviene il protagonista
della storia, in quanto, come testualmente recita l'enciclica "lumen gen-
tium", "è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose tempo-
rali ed ordinandole secondo Dio".
Par di sentire riecheggiare, sia pure in ritardo, la formula tanto cara al
Cavour: "libera Chiesa in libero Stato".
Cadono così le faziose ed oscurantiste definizioni secondo le quali,
(Pio XI, enciclica "quas primas") "la peste dell'età nostra è il c.d.laicismo
con i suoi errori ed i suoi pessimi incentivi".
Atteso il capovolgimento semantico della parola "laico", si spiegano le
rivendicazioni di laicismo provenienti dai più disparati settori in crisi di
credibilità: oggi tutti i partiti politici rivendicano il loro laicismo, tutte le
istituzioni pubbliche e private si autodefiniscono laiche (si è parlato pro-
prio in questi giorni di finanza laica!?!); tutti gli uomini, politici e non, si
professano appartenenti all'area laica e non vedono quanto sia lontana
dallaicismo l'affermazione manichea e totalizzante che dette interessate
rivendicazioni sottintendono: Tutto ciò che è laico è buono, tutto ciò che non è
laico è da buttar via. Trattasi di una nuova ideologia che va permeando
l'Italia, che, clandestinamente, va allignando nelle coscienze, ed appunto
perché ideologia, perché dottrina, è contraria allo spirito del laici-
smo correttamente inteso. Perché, mi sia consentito di ribadirlo a chiare
lettere, illaicismo non è una dottrina né una somma di dottrina, ma un
modo di essere dell'uomo di fronte ai problemi dell'uomo.
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In questo senso sono da condividersi la breve, ma sostanziosa analisi
esposta dal Fr. Giuseppe Capruzzi e la conseguente deduzione secondo la
quale, cito testualmente "l'uomo è laico perché tutto lo svolgersi dell'uo-
mo è soltanto un processo laico e di liberazione". 4
Quale ultima deduzione basterebbe da sola a confortare e convalida-
re la pregnanza laica rivendicata, fin dal suo sorgere, dalla Massoneria
Universale in generale e da quella italiana in particolare.
Il ragionamento non fa una piega e può così articolarsi: poiché l'uomo
è laico e la Libera Muratoria è finalizzata al miglioramento dell'uomo e
dell'umanità tutta, ergo la massoneria è una scuola di laicismo.
Potrebbe essere la conclusione ad effetto del mio dire, ma sarebbe sol-
tanto ad effetto epidermico, non suscettibile di resistere ad un incisivo ap-
profondimento. Ritengo, infatti, che pur sussistendo una certa aderenza
tra i concetti di laico e di massone, non vi sia un'assoluta coincidenza.
Ed è questa considerazione che ci consente di poter dire, non per
ostentazione di orgoglio ma per intima convinzione, che l'essere massone
costituisce un più dell'essere laico, anche perché non tutti i laici sono
massoni, mentre tutti i massoni sono laici per il fatto stesso di esprimere e
testimoniare la propria religiosità.
Ed è questa considerazione, ancora, che ha consentito alla Libera Mu-
ratoria, comunione elitaria di iniziati, quindi non aperta a tutti, di 'procla-
mare il proprio laicismo, cioè la propria apertura all'umanità tutta ed ai
suoi inalienabili valori superando nei fatti quell'antinomia che, da parte
di tal uno, anche in buona fede, si è voluta vedere tra laicismo, status gene-
rale e Libera Muratoria, status dei soli iniziati.
Se è vero, infatti, che per laico è da intendersi chi, pur amando profon-
damente la verità, rifugge dalla verità assoluta e perenne e rivendica sola-
mente il diritto di ricercarla giorno per giorno, per massone è da intender-
si sì un laico, ma un laico che abbia assunto su di sé l'onere, non solo di ri-
vendicare il proprio laicismo, ma di comunicare, di partecipare detta an-
sia di rie:t~rca al suo simile, in assoluta umiltà, con dedizione, con amore.
In sostanza il Libero Muratore è un laico impegnato a portare avanti
illaitismo non già come rivelazione e predicazione di una ideologia mira-
colistica e salvifica, sibbene come ansia religiosa di una ricerca diuturna
dei valori eterni dell'Uomo da comunicare con l'esempio, con la testimo-
nianza del proprio costante miglioramento.
In altre parole mentre il laico è libero, il massone vive o, quanto meno,
tenta di vivere la libertà in tutte le sue sfaccettature ed in questa sua religio-
sità vivificante si pone, per libera scelta; al servizio dell'umanità.
Quale considerazione, in ultima analisi, porta inevitabilmente alla tol-
leranza, massonicamente intesa, intesa cioè, non già come sopportazione
passiva dell'altrui diritto, dell'altrui libertà, ma come sforzo amorevole e
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disinteressato di recepire, di far proprio l'altrui diritto, l'altrui pensiero per
portarlo su, come, del resto, il significato più autentico della parola con,-
sente e postula.
Nicola Cascio
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~an do poi vedrete Gerusalemme circondata da armate,
allora sappiate che la sua devastazione è giunta.
~elli che sono nella Giudea fuggano sui monti,
quelli che sono dentro la città se ne vadano;
chi è nelle campagne non rientri in città
perch~ quelli saranno giorni di vendetta,
in cui si adempirà tutto ciò che è stato scritto.
Guai alle donne incinte o allattanti, in quei giorni!
Ci sa~à, infatti, grande calamità nel paese
e ira su questo popolo;
e cadranno a fil di spada
e andranno prigionieri fra tutte le genti,
e Gerusalemme sarà calpestata
finché siano compiuti i tempi dei Gentili.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle,
e sulla terra angoscia di popoli smarriti
a causa del fragore del mare e dei flutti;
gli uomini morranno di spavento
nell'attesa di ciò che minaccerà la terra;
perché le potenze dei cieli saranno squassate.
Allora si vedrà il Figlio dell'uomo
venire su una nube con grande potenm e gloria.
Quando tali cose cominceranno a venire,
alzatevi e levate la testa,
perché la vostra Liberazione è vicina.
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ebraica abbia influito in generale sulla vita e sulla storia dell'umanità, rac-
conta:
~Primo venne Mosè, che illuminato sul monte Sinai, alza le mani per
ricevere la legge e dà la prima grande spiegazione della vita: tutto viene dal
cielo. · ·
-Secondo venne Salomone il saggio, abbassa le mani dal cielo e le por-
ta alla fronte, come dire: tutto viene dalla saggezza, dalla luce della giusti-
zia e dell'intelligenza. Tutto viene dalla testa.
-Terzo venne Gesù e fa scendere le mani dalla testa al cuore e dice:
Tutto è amore, ama il prossimo tuo come te stesso. Tutto è amore.
- Quarto venne Marx che fa scendere le mani dal cuore sullo stomaco,
e dice: tutto viene da qui. I conflitti, le filosofie e ogni altro significato del-
la vita sono nell'economia.
-Quinto venne Freud che fa scivolare le mani ancora più giù e spiega
che il senso profondo di tutto sta lì: eros, psiche, follia, arte, vita e morte,
tutto si riassume nel sesso.
-Sesto arriva Einstein e blocca tutti dicendo: attenti, tutto è relativo!
Fratelli, se non prendessimo sul serio questa storiella, il non essere noi
ebrei, ci farebbe commettere, come accade normalmente, il solito errore
di credere che, con la distruzione del Tempio, la conseguente dispersione
del popolo ebraico, la cultura e l'esoterismo ebraico si siano esauriti da cir-
. ca duemila anni.
A tale errore di valutazione, di solito, ne facciamo seguire un altro: e
cioè il ritenere che nell'avventura spirituale dell'uomo occidentale,
l'ebraismo ha un posto di primo piano solo grazie alla fortuna della Bib-
bia, anche se riconoscia-mo in essa uni dei pilastri su cui si basa la nostra ci-
viltà.
Che ciò sia vero nessuno lo può disconoscere, ma quanti si sono posti H
problema di studiare e dimostrare quale sia il nostro debito verso l'ebrai-
smo post-biblico?
Tralascio perciò tutto il periodo antecedente la distruzione del Tempio
perché noto ai fratelli, abituati a speculare da tempo sul T esto Sacro, per
passare al periodo meno conosciuto della cultura e della storia ef>raica, per
dimostrare che l'ebra.ismo non ha terminato la propria funzione e che
non è vero che sia stato ripreso e portato avanti dal Cristianesimo, ma che
sopravvisse e sopravvive ancora dopo duemila anni dalla distruzione del
Tempio.
Con la dispersione, il popolo ebraico si organizzò in tanti gruppi sotto-
posti all'autorità dei rabbini.
La paura di non poter conservare la propria identità, l'istinto naturale
di difesa, li spinse a serr~re sempre più le proprie file per difendersi tra l'al-
tro dal nascente antagonismo religioso del Cristianesimo paolino.
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Da questo clima, da questo desiderio di riorganizzarsi secondo una
struttura adeguata alla nuova vita nacque quell'opera vastissima che fu il
Talmùd.
La letteratura talmudica ha carattere prevalentemente giuridico, sorta
come commento alla raccolta di leggi tramandata oralmente detta Mish-
nàh.
Tralascio a questo punto ogni altra notizia di carattere storico sul T al-
mùd, per dire solamente che è particolarmente importante notare come
da questo immenso materiale di testi e di interpretazioni, la coscienza reli-
giosa ebraica non volle mai ricavare un credo definitivo o una dogmatica
professione di fede.
L'unica professione di fede accolta senza il minimo dubbio dall'ebrai- ·
smo è contenuta nella preghiera "Shemà lsraèl" (ascolta, Israele) compo-
sta di tre passi del Pentateuco.
Inoltre c'è da dire che la liturgia, non essendo più incentrata attorno
all'atto sacrificale, cessato con la distruzione del Tempio, ha un carattere
commemorativo in cui la speranza dell'era messianica non riesce mai a ·
cancellare la mestizia degli esiliati.
In questo tono accorato, accompagnato da una musica antica quanto
le parole, emergono i contenuti più profondi dell'anima collettiva ebrai-
ca, donde la commozione del pubblico che partecipa a questi riti. Anche
noi, carissimi fratelli, a volte siamo stati travolti da un'onda irresistibile di
commozione allorché, in questo T empio, abbiamo ascoltato le note di
questa melodia: il Kol nidre (il cantico che scioglie dai voti nella Liturgia
del Giorno dell'espiazione).
Nel tardo Medio Evo, principalmente in Provenza e in !spagna, un
huovo testo, il Séfer ha Zòhar (il Libro dello Splendore) ottenne un tale
prestigio da assurgere come la T oràh e il T almùd a libro canonico.
Tale testo attinge alle esperienze più profonde del misticismo ebraico
teso alla perfezione religiosa consistente nel raggiungimento dell'unione
a Dio, detta dai Cabalisti "Devekuth".
Oltre all'esperienza Teosofica dello Zòhar di Moshéh Ben Leòn, vo-
glio ricordare quella di Abrahàm Ben Shamuél Abulàfia, tipicamente esta-
tica, per la quale l'union~ col divino non consiste generalmente con l'illu-
minazione estatica, bensì con la conoscenza dei segni e degli strumenti
simbolici capaci di guidare verso il divino.
T al e aspetto colpì maggiormente i profani che interpretarono superfi-
cialmente tali esperienze, facendole coincidere con pratiche magiche. Ba-
sti ricordare il simbolismo dei numeri applicato alle parole delle preghiere
a~ fine di costruire un punti di appoggio per l'ascesa dell'uomo verso il di-
vmo.
Successe così, che all'immenso lavoro legalistico, codificato dai rabbi-
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ni nella Mishnàh e nel T almùd, rimasto chiuso tra le mura dei ghetti, era
subentrata un'altra dottrina, quella cabalistica, che inserì il giudaismo in
quell'importante tendenza del pensiero rinascimentale e post-rinasci-
mentale, influendo in maniera decisiva in quelle correnti che vengono co-
munemente definite ermetiche ed esoteriche, come l'alchimia, l'astrolo-
gia, la magia ed altre.
L'importanza che queste correnti di pensiero ebbero nel Rinascimen-
to, era dovuta, essenzialmente, alla fiducia nell'uomo e nella sua capacità
di diventare arbitro cosciente del proprio destino. ·
Il valore di questa filosofia nei confronti dello sviluppo del pensiero
moderno è abbastanza noto ed evidente; ma è importante per noi osserva-
re la parte che vi ebbe il giudaismo, parte senza dubbio rilevante come di-
mostra, tra l'altro, la quantità di simboli ermetici che furono presi alla tra-
dizione ebraica.
Ma verso la fine del XVII secolo, il cabalismo generò un movimento
eretico detto "Sabbatianesimo" dal sU:o fondatore: Shabbatai Zevi, secon-
do cui l'uomo per poter ricostituire l'equilibrio dell'Universo, doveva di-
scendere nell'abisso più profondo della materia e del male per poter uti-
lizzare quel po' di luce che si trova nascosta anche là. È solo dopo un pro-
cesso di corruzione e di disfacimento, di sofferenze e di dolori, secondo
un metodo che ricorda in qualche modo la "nigredo" degli alchimisti, che
può rinascere l'uomo nuovo e puro . .
È quindi nel cabalismo, e in particolare in quello sabbatiano, che va
rintracciata la spinta che portò le élites ebraiche ad aderire al pensiero illu-
ministico e alla rivoluzione francese, trovandosi così accanto ad altri mo-
vimenti di carattere esoterico, come la Massoneria, la quale, proprio in
quel secolo si era andata costituendo in Istituzione quale oggi la conoscia-
mo, ultima sintesi delle dive,rse correnti magico-ermetiche, ricca nel pro-
prio simbolismo di profondi segni dell'influenza ebraica.
Questo orientamento progressista e rivoluzionario della mantalità
ebraica contribuì notevolmente ad importanti sviluppi nel secolo XIX che
·· si rifletterono in numerosi aspetti ideologici che vanno dalla Rivoluzione
Francese al nostro Risorgimento, dalla Rivoluzione Russa al Sionismo.
Basti ricordare i nomi di Marx, Freud, Trotskj, Einstein, Lévi-Strauss,
Durkheim, Marcuse, Pareto, Oppenheimer, Pontecorvo, Sakharov ed al-
. tri; con tutto ciò che questi nomi significano per la nostra civiltà.
Dopo questa pur breve sintesi della storia del popolo ebraico, cercherò
ora di tracciare l'ipotesi che vi avevo preannunziato.
Abramo esce da U r dei Caldei.
Si distacca dalla sua famiglia e va verso il deserto.
Inizia così la storia del popolo eletto, che organizzato da Giacobbe in
dodici tribù, riceve il nome di Israele, che significa: lottare con Jahvè.
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In seguito le tribù si trasferirono in Egitto, dove, dopo un periodo di be-
nessere, vengono resi schiavi e adibiti al solo lavoro della fabbricazione di
mattoni.
Tale periodo è caratterizzato dall'elemento Terra, tipico del nomadi-
smo prima e.della fabbricazione di mattoni poi, oltre naturalmente a quel-
lo del contemporaneo segno zodiacale: il Toro.
Tale periodo può considerarsi come l'attesa dell'iniziando che ha bus-
sato alla porta del T empio.
Grazie a Mosè, colui che è rinato dalle acque, il popolo di Israele guada
l'Acqua del Giordano ed entra nella T erra Promessa, cioè nel T empio im-
maginario e viene iniziato al grado di apprendista.
Tale periodo è caratterizzato infatti da un archetipo maschile: il padre,
tipica la figura del patriarca, e dalla Forza, caratteristica questa delle Leggi
che Mosè dà al suo popolo: occhio per occhio, dente per dente.
Inoltre è proprio in questo periodo che Salomone costruisce il T empio.
Con la Distruzione del T empio termina un'altra era ed il popolo ebraico è
disperso per tutta la terra. Ma la dispersione è caratteristica tipica del Ven-
to e quindi dell'elemento Aria.
Inoltre tale periodo è caratterizzato da un archetipo femminile: la She-
kinàh, concetto passivo, come l'esilio, che rappresenta nella cultura ma
ancorpiù nel sentimento ebraico: la presenza di Dio, l'anima collettiva di
Israele, la madre, la vergine, la sposa di Dio, piangente ed esiliata perché
l'impurità del mondo le impedisce di unirsi al suo sposo.
È questo concetto archetipico che stimola e dà vita ed energia al popo-
lo ebraico, che guarda a Siòn come ad una ricongiunzione mistica. Per
duemila anni circa, infatti, durante la cena di Pasqua è stata rinnovata la
speranza, pregando: l'anno prossimo a Gerusalemme. -
Ma col1945 il popolo ebraico subisce l'ultima prova: quella del fuoco.
Nei forni di Dacau, Bukenwald e di Mathausen,. si compie l' olocausto.
Mai prima d'allora ha sofferto persecuzione così vasta da essere definita
genocidio. È la morte fis ica, condizione necessaria al passaggio successi-
vo. E dopo tre anni, i tre giorni simbolici, quando nel1948 termina l'era
dei Pesci, l'era del fanatismo e dei contrari, che aveva caratterizzato la pas-
sività e la riflessione, condizione tipica del grado di Compagno d'Arte, ec-
co che il14 maggio, Ben Guriòn, il figlio del Leone, annunzia al mondo la
ricostituzione dello Stato di Israele.
La Resurrezione è avvenuta!
È iniziata allora la terza ed ultima fase dell'iniziazione del popolo
ebraico, che consacra Israele al grado di maestro. ·
Ma tale grado è caratterizzato dal simbolo della Saggezza.
E se Israele, il sale del mondo, come dice il Testo Sacro, ha influenzato
la storia del genere umano fin ora, potrei ipotizzare che continuerà a farlo
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sotto questo segno: la saggezza; e i presupposti credo che ci siano, al di là
degli avvenimenti, tipici di ogni periodo di transizione, che sembrano far-
ci immaginare il contrario.
Infatti il segno dell'Acquario, nella cui era siamo entrati nel1948, è ca-
ratterizzato dalla Fraternità, dalla cooperazione, dall'unione, dalla fusio-
ne, dal desiderio di conoscenza.
Inoltre il simbolismo proprio di questo segno, le due linee ondulate e
parallele, sta pure a caratterizzare che finalmente gli opposti, che pure si
ritrovano in ogni cosa, finalmente non si scontrano più.
La scienza e la Filosofia, il Concreto e l'Astratto tendono verso gli stessi
fini, verso gli stessi limiti. ·
Carissimi Fratelli, vorrei che tale ipotesi divenisse profezia.
Certamente ho usato una parola grossa; ma per chi come noi lavora al
bene e al progresso dell'umanità e alla gloria del Grande Architetto
dell'Universo, credo sia proibito usare termini come augurio o simili, tipi-
ci del ciarlatano o del superstizioso.
È infatti speranza di tutti viver~ finalmente quella fortunata era che in
tutte le civiltà e in tutti i tempi è stata definita l'età dell'oro, o come dico-
no gli ebrei: l'era messianica. ·
"Le porte del mercato si chiudono"! (Eccl. 12,4)
Per i cabalisti l'attuale era appare come un ritorno in Utopia.
Non vi saranno differenze di classe; l'uguaglianza sarà completa.
Il mondo intero è un paradiso. Il volto degli uomini sarà di una grande
beltà e rifletterà la luce divina.
Mosè non dovrà più coprirsi il volto, perché l'uomo sopporterà la Luce
del Grande Architetto dell'Universo.
Nel Segno di questa speranza, çelebriamo stasera il Solstizio d'inverno,
sicuri che il Sole non solo astronbmicamente riprenderà il suo cammino
diffondendo sempre maggior luçe.
"Le porte del mercato si chiudono".
Ripetendo il versettò dell'Ecclesiaste, non mi sembra eccessivo sperare
che la famiglia Massonica possa ritrovare nell'immediato futuro la via che
riconduce al rinq_ovamento che per noi iniziati può e deve essere soltanto
il ritorno alla Tradizione.
PARTE III
1870-1880. La Gran Maestranza Mazzoni.
''Libertà di Riti, Unità di Governo"
Carissimi Fratelli,
Il Governo Italiano prende possesso di Roma.
Il Grande Oriente della Massoneria in Italia e sue colonie ha delibe-
rato di stabilirvisi senza indugio. Ho quindi impartiti (sic) ordini per
lo immediato trasferimento di esso, da Firenze a Roma, nella Capi-
tale definitiva della Nazione."
21
Questa volta la partecipazione fu massiccia: 134 logge, tra le quali 37
della Sicilia, 29 della Toscana (incluse 15 del Carrarese), 12 della Liguria,
8 della Lombardia, 7 di Napoli, 6 della Sardegna e 4 delle Puglie. Dal Pie-
monte si presentarono soltanto le logge: Dante Alighieri e Pietro Micca-Au-
sonia, tutte e due di Rito Scozzese indipendente (la vecchia loggia Auso-
nia, originariamente d Rito Simbolico, a;veva effettuato una fusione con la
R.L. Pietro Micca, quest'ultima originariamente costituita dal S.C.G.O. di
Palermo (marzo 1867). Nel1875la R.L. Pietro Micca-Ausonia passò al Rito
Simbolico). Inoltre, all'Assemblea erano presenti 2 Concistori (Napoli,
Palermo), 4 Conclavi e 24 Capitoli del RSAA.
Sarebbe stato giustificato aspettarsi un certo nervosismo e residuo anta-
gonismo ma, in realtà, le 9 sedute di questa storica assemblea furono carat-
terizzate da una esemplare serenità e da una completa assenza di campani-
lismo. Tutti si rallegrarono per l'avvenuta fusione dei vari gruppi (un po'
ottimisticamente, come vedremo più innanzi), i quali si erano impegnati a
consegnare tutti i loro documenti e fondi ad una apposita commissione in
un secondo momento.
Molte logge avevano avanzato una grande varietà di proposte, alcune
interessanti, molte ispirate dal desiderio di riforme in maggioranza poco
realistiche. Una valutazione dettagliata sarebbe però fuori dello scopo di
questo lavoro, che riguarda principalmente la storia dei Riti, anche se essa
può difficilmente essere separata da quella contemporanea dell'Ordine. E
pertanto ci limiteremo a segnalare che fu accettata la seguente mozione:
,;È proclamata la Libertà dei Riti. Il Governo dell'Ordine (Gran [sic]
Oriente) è indipendente da qualsiasi Rito".
Fu letta una lettera che il primo massone d'Italia e Gran Maestro onora-
rio ad vitam Giuseppe Garibaldi scrisse al fratello leccese Libertini: ...
"Credetemi: la pluralità delle associazioni è causa principale di discordia
in Italia. Procuriamo quindi tutti di riannodare il fascio, se vogliamo non
essere calpestati". In un'altra lettera, indirizzata al G. Maestro Mazzoni,
l'eroe dei due mondi, congratulandosi per l'avvenuta fusione, colse l'occa-
sione per manifestare, con le sue consuete parole pittoresche, il suo solito
odio anti-clericale.
Fu confermato G. Maestro il Fr. Giuseppe Mazzoni. Inoltre, furono
eletti: l o G.MAgg. Giuseppe Mussi, 2o G.MAgg. Mariano Maresca (Na-
poli) e 24 membri del Consiglio dell'Ordine, il 50% dei quali era._no anche
Deputati al Parlamento. In un secondo momento fu nomìnato 3°
G.M.Agg. il Fr. Giorgio Tamajo. Un Fratello molto attivo durante l'As-
semblea fu Ulisse Bacci, che presto sarebbe succeduto al fr. Mauro Macchi
nella direzione della Rivista Massoniea, carica mantenuta fino al fatale
anno 1926.
La Costituente del1874 (23-26 maggio). Anche questa Assemblea fu con-
22
dotta in modo decoroso. Furono rappresentate 124 logge, tra le quali : 23
della Sicilia, 23 della Toscana (incluse 9 del Carrarese), 13 della Liguria, 8
di N apoli, l Odella Sardegna, 7 della Lombardia, 7 delle Puglie, 2 del Pie-
monte e 19 Capitoli del RSAA.
In questa riunione fu finalmente accettata la riforma dello Statuto, pre-
sentato ed elaborato da una Commissione presieduta dal Fr. Borgiotti,
Ven. della R.L. Concordia di Firenze. Questa Costituzione fu caratterizza-
ta da una ammirevole semplicità, a differenza della Costituzione del1867
(e di quella odierna). Probabilmente, il Fr. Borgiotti era del parere che, ge-
neralmente, Statuti e Regolamenti servono soprattutto quando le cose non
vanno bene.
L'art. 13 conferma che avevano diritto di voto: i deputati delle logge di
qualsiasi rito, i rappresentanti delle Camere 4°, 9°, 15°, 18°, 25°, dei Con-
clavi dei Concistori regionali del RSAA ed i rappresentanti di Camere su-
periori che "esistono o possono esistere per gli altri Riti."
Degni di attenzione sono gli articoli (n. 16-18) che riguardano le ele-
zioni -sia del Grande Oriente che del Consiglio dell'Ordine ed i poteri di
essi. L'assemblea doveva eleggere, a maggioranza assoluta nel primo scru-
tinio-e relativa nell'eventuale secondo, Il Gran Maestro, 4 Gran Maestri
Aggiunti ed il G. Segretario. Inoltre, a maggioranza relativa, altri 33 mem-
bri del Consiglio dell'Ordine, 11 dei quali tra i residenti a Roma. Il Consi-
glio dell'Ordine aveva poteri decisionali e, nella sua prima seduta, nomi-
nava, tra i membri del Consiglio stesso, il Gran Cancelliere, il Grande
Oratore ed il Gran Tesoriere. Le deliberazioni del Consiglio e del Grande
Oriente dovevano poi essere decretate dal Gran Maestro. N el caso in cui
tanto il G. Maestro che i suoi aggiunti avessero. rifiutato la loro firma ad un
Decreto, e che anche il G. Oratore si foss·e unito al voto, il Decreto non
poteva essere promulgato e la questione doveva essere deferita alla prima
Assemblea Generale. L'unico Gran Dignitario 'stipendiato' era il G. Se-
gretario, il quale all'epoca percepiva una indennità di Lire 3000. In altre
parole, la procedura e la situazione erano, più o meno paragona bili a quel-
le odierne dell'Inghilterra, con la differenza che in questo paese anche il
G. Segretario viene 'nominato', rimanendo poi in carica, senza ulteriori
elezioni, a "piacere del Board of Generai Purposes" (un corpo simile al
Consiglio dell'Ordine italiano dell'epoca). In altri paesi, come per esem-
pio l'Olanda, nessun Gran Dignitario o Grande Ufficiale può percepire
una ricompensa e, di conseguenza, anche la carica di G. Segretario viene
generalmente coperta da un Fratello pensionato. Il sistema potrebbe sem-
brare discutibile, resta però fermo il fatto che l'Olanda ha avuto una lunga
serie di illustri G. Segretari.
La Costituzione prevedeva anche che le Assemblee Generali doveva-
no tenersi ogni tre anni.
23
L'assemblea elesse i Fratelli: Giuseppe Mazzoni (G. Maestro), Giorgio
Tamajo (l o G.MAgg.), Giuseppe Mussi (2o G.MAgg.), Serra Caracciolo
(3° G.MAgg.), Giuseppe Petroni (4° G.MAgg.). Luigi Castellazzo (G. Se-
gretario) e altri 33 membri del Consiglio dell'Ordine. _
La Legislativa del1877 (9-12giugno). In questa Assemblea erano rappre-
sentate soltanto 95logge, tra le quali: della Sicilia 13, della Toscana 18 (in-
cluse 3 del Carrarese), 7 della Liguria, 7 di Napoli, 6 della Sardegna, 2 del
Piemonte, 3 delle Puglie, 4 della Lombardia e un gruppo di logge palermi-
tane non meglio precisate. Inoltre, erano presenti: l Concistoro, l Concla-
ve e 11 Capitoli del RSAA.
Furono eletti: G. Maestro, Giuseppe Mazzoni; l o G.MAgg., Giorgio
T amajo (S.G .C. del S.C. di Roma); 2° G .MAgg., Francesco Serra Caraccio-
lo (Presidente della Sezione napoletana del S.C.); 3° G.MAgg., Pietro
Messineo (Presidente della Sezione siciliana del S.C.); 4° G.MAgg., Pirro
A porti (rappresentante delle logge di Rito Simbolico); G. Segretario, Luigi
Castellazzo. Tra 33 eletti al Consiglio dell'Ordine figura per la prima vol-
ta il nome di Adriano Lemmi.
Né in questa Assemblea, né in quella programmata per l'anno 1879 (di
cui almeno per il momento non disponiamo dei verbali dettagliati) vi so-
no state deliberazioni di grande importanza. Vale, però, la pena di esami-
nare brevemente alcuni avvenimenti e fattori che hanno marcato il decen-
mo m esame.
Il riconoscimento inglese. Non è affatto vero che il Grande Oriente d'Ita-
lia ottenne l'ambito riconoscimento inglese soltanto nell972. Come ave-
vano fatto varie amministrazioni precedenti, anche il G. Maestro Mazzo-
ni fece vari tentativi per entrare in rapporti d'amicizia con la Gran Loggia
Unita d'Inghilterra ed aveva, allo scopo, reclutato in suo aiuto un amico,
il fratello inglese Col. Parkinson, il quale aveva già in precedenza parteci-
pato alla vita massonica romana. Questi si mise in contatto col G. Segreta-
rio inglese,] ohn Hervey, allegando traduzioni delle lettere italiane. Ed ec-
co, finalmente, la buona notizia, in una lettera del21 maggio 1875, che ci
sembra non sia stata mai pubblicata:
24
Grandi costituzioni
Regolamenti
Generali -~~-+--..._.___,_~
dell'
d.t---JI'--1~~~
~ .
Massonico ·
orientale · :>f---.-1--J--~~
del Rito Antico e
Primitivo di·
Memphis e MiSraim
. a cura di Francesco Brunelli
A~ ALTAIR
l V J EDIZIONI BASTOGI
MARIO BACCHIEGA
.
SILVESTRO H
papa.1nago
M EDIZIONI BASTOGI
that politica! gues~ons are excluded from your Grand Lod e
I am therefore dmcted to say that the Grand Lodge oflt ~ · ·11 h D hb
· fully recognized by this Grand Lodge an d its printed pro ce ed .Y Wl enl ce op e
rded. 1
mgs regu ar y rorwa-
The G_rand Master ofEngland_does no t, however, think an in te h f
presentat1ves necessary, as ali busmess·can as well-if no t bettei"ca · rd ante 0 Re-
the regular officers of each Grand Lodge. rne on etween
I am in conclusion to express th() hope that the intercourse betwe th I l'
.h G d L d l , . . en e ta tan
an d E ng llS ran o ges may ong contmue and mcrease in intensity th
years roll on. as e
(traduzione)
25
va o di prova. In quel contesto, non possiamo dare colpa alle obbedienze
estere se erano caute nelle relazioni d'amicizia con l'Italia. Come vedre-
mo in seguito (Parte IV), all'epoca la confusione tra i Riti ed i corpi masso-
nici italiani era tale che all'estero arrivavano dozzine di richieste di rico-
noscimento, tutte scritte su carta intestata assai impressionante, con tanti
putti, bolli e sigilli, e tutte ribadenti: la esclusività del diritto di rappresen-
tare la vera fratellanza italiana.
Le logge italiane all'estero. Sorprendente era la costituzione di un notevo-
le e sempre crescente numero di logge italiane in vari paesi esteri, come la
Spagna, la Grecia, la Turchia, l'Egitto, la Tunisia, l'Argentina e l'Uruguay.
Qualche volta sorsero delle dispute con le autorità massoniche locali, co-
me in Uruguay, in Grecia e in Spagna: ma in altri paesi la massoneria ita-
liana era fiorente. Nel 1879 il G.O. d'Italia elencò le seguenti 28 officine
all'estero : Buenos Ayres (l Capitolo e 7logge, con nomi significativi co-
me" Sette Colli" e" Unione Italiana"), Montevideo (4logge di Rito Simboli-
co), Belgrado (l loggia), Rumania (2 logge), Tunisia (2 logge), Smirne (l
Capitolo e 2 logge), Costantinopoli (l loggia), Alessandria d'Egitto (l
Conclave, l Capitolo e 2 logge), Cairo (2 logge), Oriente NN (loggia
NN!).
In Egitto vi è stato addirittura un G. Oriente di lingua italiana, forse co-
stituito nell874 dal S.C.G.O. di Palermo, ma probabilmente dal S.C. di
Napoli (gruppo Angherà). Quel G.Oriente, che adottò il Rito di Memp-
his, ma che, almeno nel decennio in esame, non fu riconosciuto da parte
del G. Oriente d'Italia, ha pubblicato molti dei suoi atti e verbali, che mi
propongo di esaminare in un prossimo futuro. Naturalmente, le logge egi-
ziane elencate qui sopra, non facevano parte di quel G. Oriente.
La R.L. Propaganda Massonica. Questa loggia, che recentemente ha ac-
quistato una triste notorietà, fu costituita nel 1877. Non era affatto una
loggia coperta, contrariamente a quanto sembra ritenere il Fr. Giordano
Gamberini in un suo articolo, alquanto sorprendente, su 'HIRAM' 1981,
n. 4, p. 104, ed all'epoca i suoi scopi erano del tutto onorevoli ed ammire-
voli.
Già nella seduta del 6 giugno 1875 il Consiglio dell'Ordine aveva di-
scusso l'eventualità di una loggia coperta, quando il Fr. Castellazzo so-
stenne che "alcune volte, per ragioni facili ad immaginarsi, certi Fratelli
non entrerebbero mai in certe Loggie, o se vi entrassero non vi sarebbero
proficui, mentre volentieri si costituirebbero a parte, e riuscirebbero così
utilissimi alla Massoneria." Il tema non ebbe esito perché, da parte del
Consiglio, la discussione fu dichiarata "accademica".
La Bolla fu poi concessa, senza ulteriore commento, dal Consiglio
dell'Ordine, nella seduta del 26 marzo 1877. In occasione della Costi-
tuente dello stesso anno, il G. Segretario Castellazzo, nella sua relazione
26
ufficiale, disse, tra l'altro, che "una nuova Loggia, recentissima creazione
del Grande Oriente, ha per suo scopo, come agevolmente lo dice il nome
assunto di Propaganda Massonica, di fondare l' apostolato del nostro So-
dalizio anche in quei paesi infelici dove una sospettosa tirannide combat-
te e cerca di raffrenare, ma invano, la libertà del pensiero." Durante l'As-
semblea, un altro fratello "propone che tutte le Logge della Comunione
Italiana paghino una medaglia annuale di lire l O alla nuova loggia costi-
tuita in Roma sotto il titolo di Propaganda Massonica, per darle mezzi
magtiori a conseguire il nobile intento che si propone, e che è riassunto
nel suo medesimo nome". L'assemblea si limitò a raccomandare la"propo-
sta alle officine.
Sull'elenco ufficiale di logge dell'anno 1879 figura una seconda loggia
"Propaganda" nell'Oriente di Sestri Ponente.
Politica e Religione. Durante la Costituente del 1872, dopo un lungo di-
battito, fu accettata, a larghissima maggioranza, la seguente mozione: "È
data la facoltà alle Logge di Discutere (studiare) le questioni d'ordine reli-
gioso e politico". Ci si può chiedere come quella decisione, alquanto di-
scutibile, potesse essere compatibile éon le continue assicurazioni del con-
trario, nella corrispondenza con le obbedienze estere. L'Art. 19 degli Sta-
tuti (1874) afferma: "Il Grande Oriente d'Italia accetta le leggi massoniche
internazionali nei rapporti con le grandi Potenze straniere" e, come abbia-
mo visto ('Acacia' n. 8, clic. 1981), quelle leggi sul riconoscimen-
to non lasciano dubbi a questo proposito. Del resto, per quanto concerne
la mozione del 1872, quasi certamente non si trattava di una voluta tras-
gress\one delle leggi massoniche, ma piuttosto della erronea presunzione
(tuttora non completamente sparita) che la parola 'politica' si riferisse sol-
tanto alla politica del militante o di partito. Dai verbali delle riunioni del
G. Oriente dell'epoca non risulta che furono discussi temi politici partico-
lari, ma possiamo certamente presumere che le logge si siano avvalse del
'permesso' ufficiale. '
Riguardo alla religione, è vero che molti massoni erano anti-clericali e
non poteva mancare che nelle Assemblee ci fossero i quasi rituali accenni
al "nemico della luce e del progresso", il quale risiedeva a Roma. Ma, ge-
neralmente, anche in questo campo, la G. Maestranza Mazzoni fu caratte-
rizzata da moderazione. Per esempio, quando, durante l'Assemblea del
1877, un Fratello parlò dei recenti "agitamenti del partito clericale", de-
plorando "che la Gran Maestranza non abbia con mezzi energici provve-
duto e lasciati liberi i corpi di prendere l'iniziativa in questa lotta", il G.
Segretario Castellazzo rispose che: ... "gli appunti fatti dal Fr. Pantano alla
Grande Maestranza dimostrano che egli non ha un concetto chiaro della
Massoneria; che questa ha un'azione tutta morale filosofica e che deve
quindi guardarsi dall'entrare nel pericoloso campo delle manifestazioni
27
politiche e delle agitazioni partigiane. I rappresentanti che hanno votato
in discreta maggioranza una legge restrittiva sulla libertà della stampa
Massonica - legge che l'oratore ritiene eccessiva e contro la quale egli ha
quindi votctto - non possono ora dar colpa alla Grande maestranza per
non aver implicato la Massoneria nelle recenti dimostrazioni politiche. Il
nostro sodalizio è mondiale e deve quindi mantenersi nelle sfere serene e
dell'apostolato per non assumere un carattere esclusivo, che potrebbe es-
sere di grave ostacolo nei rapporti internazionali. I massoni come cittadi-
ni facciano quel che vogliono; la massoneria eone istituzione non può de-
campare dai suoi principi."
D'altra parte, durante quella stessa assemblea fu proposto di studiare i
mezzi "che valgono a sottrarre l'educazione della gioventù all'influenza
clericale" e fu accettata la mozione che il G. Oriente "bandisca un concor-
so per il miglior Libro di Catechismo morale da sostituirsi nelle scuole ai
Catechismi Religiosi". Infatti, dall'anno 1877 in poi (circa) si può notare
una progressiva 'escalation', sia da parte della massoneria, che dalle autori-
tà ecclesiastiche, cosicché era difficile individuare dove esattamente collo-
care la causa e l'effetto.
Un altro esempio, che dimostra una certa ingenuità da parte dello stes-
so Grande Oriente, è costituito dalla Circolare n. 26, in data 20 maggio
1877, violentemente anti-clericale, con cui fu chiesto l'aiuto di "tutte le
Potenze Massoniche della Terra" contro l'odiato "nemico comune", il
"papato che vuol distruggere la nostra nazione, per toglierei Roma e farne
marìcipio e campo dei suoi sgherri assoldati, dei suoi vizi e delle sue corru-
zioni". N o n può destare sorpresa che non ci fu riscontro, e questo non cer-
tamente per il solo fatto ch.,..e la lettera era scritta in lingua italiana.
L 'attività sociale. Nel periodo in esame, anche la Fratellanza italiana,
come la massoneria di altri paesi europei, era con,scia del suo dovere di
partecipare attivamente al miglioramento delle cÒndizioni sociali delle
masse. In alcuni paesi, come l'Olanda, la massoneria si decise per una azio-
ne centralizzata e così, in quel paese la Fratellanza costituì la "Società del
Bene Generale" la quale per molti anni si è dedicata a portare la musica, il
teatro e la letteratura nei centri rurali. Inoltre, "il Bene", come veniva co-
munemente chiamata, creò una rete di scuole "laiche" e di Casse rurali di
Risparmio, ancora oggi esistenti sotto quel nome, anche se il significato
originario è ora superato e dimenticato. In Italia, invece, furono le logge
individuali che si dettero da fare nel campo sociale e della beneficenza, un
metodo forse meno efficace, ma i fratelli erano certamente pieni di buona
volontà. Furono organizzate biblioteche popolari, corsi di istruzione, soè-
corsi durante disastri naturali ed epidemie, mentre la R.L. Concordia di Fi-
renze aveva addirittura organizzato, con l'aiuto delle signore, un Istituto
dell'allattamento materno. Un fenomeno limitato all'Italia è invece stato
28
la costituzione di logge op,eraie ~arin~resche ed agricole, già menzionate
nel. l~~9. Non sembra I?e~o c~e l esp~nmento abbia avuto molto successo
e d1. c10 non è da mer~v1gham, p:rche generalmente fra gli operai l'analfa-
betismo era molto d1ffuso. Nell assemblea del 1874, su proposta del Fr
fiorentino Borgiotti, fu accettato una mozione che dava facoltà al
Oriente di costruire (con apposito decreto) "officine-scuole operaie". Gli
c:
iniziati erano obbligati a frequentare le scuole serali, "fino al consegui-
mento del diploma almeno di primo grado della istruzione elementare 0
tecnica." L'iniziativa non ha avuto successo e non risulta che gli 'appositi
decreti' siario stati emessi. Sono però veramente esistite, soprattutto nella
Versilia, delle logge con un piedilista misto: professionisti, impiegati, ope-
rai. Mola; usando il suo àbituale gergo quasi massoni co (del non-masso-
ne) discute la composizione, tra l'altro, della R.L. Castel Ghinolfì (Monti-
naso) e della R.L. Versigliese (Pietrasanta), ciascuna delle quali nel 1874
contava più di 20 scalpellini, unitamente a fratelli di altre professioni. An-
che questo esperimento non fu coronato da successo e, come vedremo, le
numerose logge del Versigliese versavano in quell'epoca in condizioni de-
plorevoli.
La crisi economica. Dallè notizie positive di cui sopra, si potrebbe dedur-
re che il G. Oriente godesse si una ottima salute. In realtà, non era così e la
situazione economica era assai disastrosa. Il Bilancio aveva un aspetto al-
quanto sano, con spese ed entrare di circa Lire 20.000 all'anno, ma in pra-
tica, le entrate erano di gran lunga più basse, a causa soprattutto della mo-
rosità di numerose logge. Inoltre, il G, Oriente aveva avuto varie spese
straordinarie, per es. nel luglio 1874, quando l'angusto alloggio di Via Go-
verno Vecchio 111 (l 0 piano) fu abbandonato, per gli uffici, anche essi mo-
desti, ma più rappresentativi, di Via della Valle 49 (l o piano). Per la spesa
di allestimento degli uffici e del tempio (inaugurato il4 marzo 1875), di
ca. Lire 12.000, fu deciso di ricorrere all'imposizione di un contributo 'una
tantum' di Lire 5', ma anche questa volta il risultato fu magro, cosicché vari
G. Ufficiali e G. Dignitari furono costretti a firmare cambiali, assumendo,
quindi, responsabilità personale. Neppure nel 1877 l'Assemblea volle
sanzionare un aumento della Tassa di Capitazione, che nell872 era di Li-
re 1.50 (da molte logge considerata alta) e nel1874 di Lire 4. Infine, il G.
Oriente fece ricorso all'espediente assai umiliante (Circolare del 2 luglio
1878) di chiedere aiuto( ... " siamo poveri" ... ) alle obbedienze estere. La
somma mancante era di Lire.20.000, ma non risulta che l'iniziativa abbia
avuto successo.
Inoltre, il G. Oriente istituì la strana prassi amministrativa di pubblica-
re gli elenchi delle officine, divisi in 6 categorie ('in regola', 'in arretrato di
6 mesi', 'in arretrato di un anno', 'in arretrato di oltre un anno', 'in sonno',
· 'demolita'). Nel 1879 (quando la situazione era già migliorata) furono
29
elencate 132 officine, delle quali il 33% morose.
Senza dubbio, gran parte delle difficoltà di cui sopra era dovuta a man-
canza di qualità e sostanza delle logge stesse, spesso piccolissime e senza
ragion di vita. Con decreto del20 ottobre 1873 furono, per esempio, de-
molite 70 O fficine. Il lettore avrà notato le numerose logge del Carrarese,
presenti alle assemblee del1872 e 1874; la loro "dissoluzione" fu discussa
nella seduta del Consiglio dell'Ordine del 30 settembre 1874, e, con de-
creto del4 ottobre furono demolite la Madre Loggia di Carrara, il suo Ca-
pitolo ed altre 13 logge della zona. Infatti, le demolizioni, per morosità,
per inerzia, per dissoluzione ecc., erano all'ordine del giorno, spesso se-
guite da ricostituzioni, senza la partecipazione di ex fratelli ritenuti imme-
ritevoli.
Conclusione. Il G. Maestro Mazzoni morì l' 11 maggio 1880. Non è stato
un uomo particolarmente forte, né un grande organizzatore, ma soltanto
un massone onesto. In complesso possiamo dire che, malgrado vari lati
negativi, per lo più non attribuibili a lui, il suo 'regno' è stato soddisfacen-
te, con una costante tendenza al miglioramento.
Era possibile che i Liberi Muratori di quei tempi sbagliassero, nel .me-
scolare gli ideali politici con quelli massonici, ma d'altronde, questo è
comprensibile se si pensa che molti fratelli idealisti, che àvevano combat-
tuto attivamente per l'unità della patria, consideravano questo compito
non ancora finito. Chi studia gli atti e i documenti dell'epqca, viene colpi-
to dalla profonda serietà e dall'onestà che emanano. Riteniamo utile fini-
re questa parte del saggio con una lettera, datata 27 ottobre 1860, del pa-
triota e letterato Fr. Luigi Settembrini (ex-Ven. della R.L. napoletana Lib-
bia d'Oro, di Rito Simbolico), che mi sembra illustri bene questa idea.
Bibliografia
Per questa parte, abbiamo attinto principalmente a documenti originali e
a Bollettini Ufficiali del G.O. d'Italia dell'epoca, conservati negli archivi
del G. Oriente olandese e della G. Loggia Unita d'Inghilterra.
(segue)
30
RECENSIONI
Lector
31
Finito di stampare
nel mese di marzo 1982
ie
presso Officine Grafiche DEMAF
Tratturo Castiglione
III Capannone Caroprese - Foggia
SERENISSIMA GRAN LOGGIA DEL RITO SIMBOLICO ITALIANO
(A·. F.·. 1859)
- Palazzo Giustiniani - Roma-
Serenissimo Presidente
Gran Maestro degli Architetti
M.·. A·. Fr.·. Stefano Lombardi