DAL LATINO AI VOLGARI
Prof.ssa Alessandra Barbiera
I LATINI
Nel secolo VIII a.C. la tribù dei Latini aveva fondato Roma e
dal secolo successivo aveva iniziato una politica di scambi,
commerci e conquiste territoriali che ne avrebbe fatto un
popolo potentissimo.
La lingua dei Latini, un dialetto parlato da una popolazione
che si dedicava soprattutto all’allevamento del bestiame in
un’area molto ristretta, si arricchì ben presto
• del linguaggio della tecnica e della filosofia appreso da
popoli di grande cultura quali Greci ed Etruschi e
• del linguaggio burocratico e commerciale necessario per
governare un territorio di dimensione europea.
IL LATINO
Nel giro di pochi secoli, il dialetto
parlato dai Latini divenne una
lingua autorevole che
accompagnò l’espansione del
popolo romano sino a diventare
la lingua ufficiale di tutto l’impero.
TRASFORMAZIONE DEL LATINO
Nel corso dei secoli e soprattutto
dalla caduta dell’Impero romano
d’occidente, il latino venne a
contatto con numerosi altri
dialetti.
La lingua scritta iniziò via via a
differenziarsi da quella parlata.
LATINO LETTERARIO E LATINO VOLGARE
Il latino è una lingua viva e subisce nel corso del tempo molti cambiamenti,
fino ad arrivare ad una netta differenziazione tra il parlato e lo scritto:
• il latino scritto-letterario (classico) seguiva dei precisi modelli
linguistici e stilistici, era abbastanza rigido e rispettava delle norme che
si tramandavano, più o meno inalterate.
• il latino parlato-volgare effettivamente parlato dal popolo (volgo) in
tutte le regioni soggette alla dominazione, si arricchisce di notevoli
varietà sia nel corso dei diversi secoli, sia nelle diverse regioni.
Queste distinzioni indicano, ovviamente, che a livelli sociali
diversi corrispondono livelli di conoscenza linguistica
diversi: gli illetterati e i provinciali parlavano in modo diverso
dalle persone colte e dai romani istruiti della capitale.
ALTO MEDIOEVO
Latino Volgare
LINGUA
Lingua Linga Lingua parlata DIVERSA DI
della insegnata dal volgo REGIONE IN
Chiesa nelle Scholae (popolo) REGIONE
Lingua dei
documenti Lingua nata dalla fusione
ufficiali del latino con le lingue di
altri popoli
• Il latino classico ci è giunto attraverso
i testi scritti, quelli della letteratura
latina, grazie al lavoro di copiatura
nel corso dei secoli dei COPISTI
AMANUENSI.
• Il latino volgare è sopravvissuto
nell’uso quotidiano, trasformandosi e
dando vita alle cosiddette LINGUE
ROMANZE.
LE LINGUE ROMANZE (NEOLATINE)
Dagli ultimi secoli dell’Impero romano la distanza tra latino
classico e il volgare aumenta con il venir meno del potere
unificatore di Roma.
Il latino rimane la lingua usata dai colti, mentre le persone poco
colte o analfabete usano le varianti del volgare che daranno
vita alle lingue romanze o neolatine che sono quelle che, in
Románia, cioè nel territorio sottomesso politicamente a Roma,
derivano direttamente dal latino:
• l'italiano,
• il ladino,
• il francese,
• il rumeno,
• lo spagnolo,
• il catalano.
DAL LATINO VOLGARE ALL’ITALIANO
Uno dei documenti più importanti che ci permette di conoscere il passaggio dal latino
volgare alla nuova lingua è la cosiddetta Appendix Probi, una lista di 227 parole
latine, copiata a penna sugli ultimi fogli di un codice (libro manoscitto)
redatto da un certo Valerio Probo tra il IV e il VI secolo d.C.
Nella lista sono indicate delle forme grafiche non corrispondenti al latino classico: le
grafie riflettono infatti il modo in cui le parole erano pronunciate e testimoniano la
forza di queste "deviazioni" linguistiche che l’autore cerca di correggere.
PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE
Il sec XIII vede i primi documenti
in italiano di una certa
importanza.
Già le classi meno colte avevano
in uso, i vari volgari italiani
derivati dal latino e diversi di
regione in regione.
L’INDOVINELLO VERONESE
Quello che è universalmente riconosciuto come il primo documento in
lingua italiana, anche se in una forma ancora arcaica, è l’indovinello
veronese.
Si tratta di un indovinello contenuto in un codice (cioè in un libro) dell’VIII
secolo.
Non si ha una spiegazione certa per questo indovinello, ma l'ipotesi più
accreditata è la seguente:
Se pareba boves, Teneva davanti a sé i buoi (le dita della
mano)
alba pratàlia aràba arava i bianchi prati (le pagine bianche di
un libro)
et albo versòrio teneba, e aveva un bianco aratro (la penna d'oca,
con la quale era consueto scrivere)
et negro sèmen seminaba e un nero seme seminava (l'inchiostro con
il quale si scrivono le parole).
La deduzione logica è rappresentata dall'amanuense stesso nell'azione di iniziare il
suo lavoro.
IL PLACITO CAPUANO
Importantissimo, per le origini della lingua italiana, è il PLACITO
CAPUANO.
Si tratta di un documento notarile, redatto nel 960 d.C. a Capua, su
pergamena, e serviva a dirimere una controversia nata riguardo al
possesso di alcune terre.
L’abate di Montecassino affermava che quelle terre erano utilizzate dal
monastero da più di trent’anni e che quindi erano entrate nei loro domini,
mentre Rodelgrimo di Aquino rivendicava le sue terre, occupate
abusivamente dai monaci.
I testimoni ignari del latino (lingua parlata e scritta dal giudice) ripetono la forma in
volgare italiano:
«Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte
Sancti Benedicti».
So che quelle terre, entro quei confini di cui si parla, li ha posseduti per trent’anni
l’abbazia di San Benedetto.
LA RIVOLUZIONE CULTURALE
A partire dal basso Medioevo, nasce
l’esigenza di una nuova letteratura accessibile
a tutti, non più scritta in latino, che ben pochi
conoscono, ma in volgare; in breve tempo si
assiste ad una vera rivoluzione culturale: gli
autori abbandonano via via il latino e iniziano
ad utilizzare le lingue romanze per le loro
opere.
UNA LINGUA PER LA LETTERATURA
Nella penisola italiana il latino lasciò il posto a molti
volgari.
Sorse in ambito letterario una disputa su quale
modello linguistico adottare nella penisola italiana.
Il sec XIII vede i primi documenti in italiano di una
certa importanza.
Il primo autore che si pone il problema di una lingua
unitaria è Dante Alighieri
LA PRIMA GRAMMATICA DELLA
LINGUA VOLGARE
Dante, con il De vulgari eloquentia
(prima grammatica della nuova lingua
volgare, benché scritta in latino poiché
rivolta ai dotti), evidenzia l'importanza
dell’uso della lingua volgare che, a
differenza del latino, è comprensibile a
tutti.