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Franz Liszt nacque il 22 ottobre 1811, in una famiglia ungherese di lingua tedesca nel piccolo

villaggio di Doborján, che allora faceva parte del distretto di Sopron nella confinante Ungheria, a
circa 200 km da Budapest e a 100 km da Vienna. Il padre, Adam Liszt, era un intendente delle
tenute del principe Esterházy e un musicista di talento che fece di tutto per facilitare i progressi
musicali del figlio. La madre, Maria Anna Lager (1788-1866) era originaria di Krems, in Austria.
All'età di nove anni, il giovane Franz mostrò le sue straordinarie doti di pianista a Sopron (allora
Pressburg) e a Bratislava (allora Pozsony).
Per un anno e mezzo, studiò a Vienna sotto la guida di Carl Czerny, un ex studente di Beethoven, e
Antonio Salieri (quest'ultimo ebbe tra i suoi allievi anche lo stesso Beethoven, Schubert, Czerny e
Hummel). A dodici anni, suo padre decise di portarlo a Parigi, per entrare nel conservatorio locale,
assumendosi grossi rischi finanziari al fine di garantire l'educazione di suo figlio. Con i suoi
concerti a Budapest nel maggio 1823, Franz Liszt si congedò dai suoi compatrioti per molti anni.
Fin da giovane, Liszt dimostrò una naturale predisposizione al pianoforte, tanto che le cronache ne
parlavano come uno dei più importanti prodigi del suo tempo. Cronache che descrivono la sua
abilità di improvvisazione come “abbagliante”. Viceversa, il suo talento come compositore emerse
solo in età adulta. Eppure, già all'età di undici anni, risultò essere il più giovane collaboratore del
progetto commissionato dal pianista - compositore e editore musicale Anton Diabelli, ricordato
anche come fonte di ispirazione per l'ultimo capolavoro pianistico di Beethoven. Un aneddoto che
circolò molto, narrato dallo stesso Liszt decenni più tardi, ma forse non veritiero, vide Beethoven
attendere fino alla fine di un concerto in cui compariva il giovane musicista, incoraggiandolo, al
termine dello stesso, nel proseguo della sua carriera.
Gli anni di Parigi ebbero un effetto duraturo su di lui, anche se venne respinto dal conservatorio in
quanto gli stranieri allora non erano ammessi. Prese quindi lezioni private con Anton Reicha. In
ultima analisi, le sue origini ungheresi si dimostrarono una grande risorsa per la sua carriera,
migliorando la sua aura di mistero e ispirando un ampio corpus di opere, tra le quali le famose
Rapsodie ungheresi (1846-1885). Parigi gli lasciò anche un'altra cosa importante; il francese fu
infatti la lingua in cui preferì esprimersi per il resto della sua vita.
La sua trasformazione in un artista maturo venne conseguita a forza di una grande quantità di dura
pratica e di lettura estensiva. Il suo orizzonte venne ampliato dai contatti con le correnti intellettuali
del tempo (la filosofia sociale utopica di Saint Simon e il cattolicesimo liberale di Lamennais), così
come dalle sue amicizie con importanti artisti e scrittori come Victor Hugo, Alphonse de Lamartine,
Alexandre Dumas, George Sand, Honoré de Balzac, Heinrich Heine e Eugène Delacroix. Fu
ispirato a perfezionare la sua tecnica pianistica dal virtuosismo del suono del violino di Niccolò
Paganini; le sue esplorazioni musicali furono incoraggiate dalla Symphonie fantastique di Hector
Berlioz. Infine, l’amicizia con Fryderyk Chopin ebbe su di lui una grandissima e fondamentale
influenza: considerava Chopin, (insieme a Robert Schumann), come il compositore per piano più
importante del suo tempo.

Liszt divenne ben presto una figura di spicco nella società parigina, i suoi coinvolgimenti romantici
fornirono molto materiale per il pettegolezzo di allora. Eppure, nemmeno i resoconti più succosi
delle sue imprese amorose potevano competere con le cronache sulla sua bravura nelle performance
al pianoforte.
Ispirato da una tecnica sovrumana, insieme alla presenza scenica del violinista Niccolò Paganini,
Liszt decise di tradurre queste qualità al pianoforte. Mentre la sua carriera come esecutore
itinerante, direttore d'orchestra e insegnante fioriva, cominciò a dedicare una quantità crescente di
tempo alla composizione.

Liszt, che godeva di grande popolarità nei salotti aristocratici, incontrò la contessa Marie d'Agoult,
nata a Flavigny (1805-1876) nel 1833. Quest'ultima divenne il suo più grande amore e la madre dei
suoi tre figli. Tra il 1835 e il 1839, viaggiò e visse per lo più in Svizzera e in Italia, luoghi che lo
portarono a un ulteriore ampliamento dei suoi orizzonti intellettuali. I figli, Blandine (1835-1862),
Cosima (1837-1930) e Daniel (1839-1859), nacquero durante i loro anni di vagabondaggio, a
Ginevra, Como e Roma, rispettivamente. I suoi "racconti di viaggio" di grande valore letterario
(Lettres d'un Bachelier ès Musique), pubblicati dalla stampa di Parigi, appartengono a questo
periodo. La sua identità nazionale ungherese, quasi dimenticata, si risvegliò nel 1838, quando
ricevette la notizia della grande alluvione di Pest. Fece una serie di concerti di grande successo a
Vienna, a beneficio delle vittime delle inondazioni; questo evento lo lanciò in un tour di concerti
che durò quasi dieci anni, durante i quali venne acclamato in quasi tutti i paesi d'Europa.

Più di ogni virtuoso del suo tempo, fu in grado di combinare la sua straordinaria tecnica e le sue doti
di improvvisatore con una personalità unica e affascinante. Si potrebbe veramente parlare di un
focolaio di "Lisztomania" tra i suoi ammiratori. Soddisfaceva la domanda del pubblico, offrendo
fantasie virtuosistiche e parafrasi su popolari melodie operistiche e melodie popolari e fece
numerose trascrizioni di canzoni; suonava anche musiche dei suoi predecessori e di musicisti
contemporanei che stimava, come Beethoven, Schubert e Weber.
Nel 1839, fu il primo musicista ad eseguire una completa esibizione solista, quando la norma era
che i concerti fossero misti ("Le Concert, c'est moi"). Liszt fu in grado di riprodurre il suono
dell’intera orchestra, delle sinfonie di Beethoven e Berlioz, col pianoforte.
Quando Liszt tornò in Ungheria per la prima volta da artista maturo, nel 1839-1840, fece il suo
debutto come direttore d'orchestra a Pest e Pozsony. Con i guadagni dei suoi concerti finanziò la
causa del teatro nazionale ungherese e un conservatorio di musica da stabilire a Pest. Divenne uno
dei simboli per le aspirazioni dei connazionali ungheresi.
Uno dei principali poeti ungheresi del tempo, Mihály Vörösmarty scrisse un'ode a Liszt. Il
musicista avvertiva un'atmosfera speciale in Ungheria: "In altri paesi, mi occupo del pubblico, ma
in Ungheria mi rivolgo alla nazione!"
Liszt compose la maggior parte dei lavori per pianoforte per uso personale; di conseguenza, questi
erano spesso caratterizzati da esigenze tecniche che spingono gli esecutori ai loro limiti. I suoi Studi
trascendentali (1851), per esempio, non sono un riferimento agli scritti di Emerson e Thoreau, ma
una indicazione del livello di difficoltà delle opere. Liszt aveva già oltre 30 anni quando imparò i
rudimenti dell'orchestrazione, ma si rifece del tempo perduto producendo due sinfonie "letterarie"
(Faust, 1854-1857, e Dante, 1855-1856) e una serie di saggi orchestrali (tra cui Les Préludes, 1848-
1854), che segnarono la genesi del poema come un genere distinto.

Dopo una costante vita di sensazioni, Liszt trovò, in qualche modo, un punto di equilibrio nei suoi
ultimi anni. Nell'ultimo decennio della sua vita si unì alla Chiesa cattolica e dedicò gran parte del
suo sforzo creativo alla produzione di opere sacre. La complessità della sua musica venne in
qualche modo oscurata; le illuminazioni che aveva caratterizzato i suoi sforzi precedenti lasciarono
il posto a un'introspezione peculiare, che si manifestò in sforzi sorprendentemente originali e
lungimiranti, come Nuages gris (Nuvole Grige) del 1881. Liszt morì a Bayreuth, Germania, il 31
luglio 1886, dopo essere sopravvissuto a suo genero, Wagner (secondo marito di Cosima Liszt,
morto nel 1883), il più grande beneficiario della sua creatività.

I brani giovanili si distinguono per l’adesione allo stile Biedermeier. Ben presto Liszt si distinse per
la maggiore modernità della sua tecnica, diventando, tra l’altro, collaudatore dei pianoforti Erard e
promotore del nuovo brevetto del nuovo scappamento.
Tra le sue opere spiccano senza dubbio i Douze Études d’exécution trascendante (i 12 studi
trascendentali), simbolo dell’innovazione della tecnica lisztiana. Pubblicati nel 1852, derivano
dall’Étude en douze exercies del 1826. Il termine “trascendentale” rappresenta l’idea lisztiana di “un
virtuosismo talmente profondo da trascendere il senso puramente fisico della difficoltà per elevarsi
a poesia visionaria”1. Anche i 6 Grandi Studi da Paganini (1851) sono stati pubblicati in due
versioni, la prima delle quali fu dedicata da Liszt a Clara Schumann (1838). Paganini era

1
Prosseda R., Il pianoforte. Edizioni Curci. 147
considerato il più grande virtuoso dell’epoca. Liszt fu attratto dal virtuosismo dei suoi Capricci per
violino, al punto da volerne realizzare una versione pianistica.
Il titolo Années de Pélerinage si riferisce a una raccolta in tre volumi di composizioni accomunate
dall’ispirazione paesaggistica suscitata da un determinato luogo. Il primo volume (1855) è dedicato
alla Svizzera ed è quasi interamente di ispirazione letteraria, con particolari riferimenti al Childe
Harold’s Pilgrimage di lord Byron. Il secondo (1858) è dedicato all’Italia, paese che Liszt visitò tra
il 1837 e il 1839. Egli rimase affascinato dalla letteratura, specialmente dalla poesia di Dante e
Petrarca. Il terzo (1867) si differenzia dai precedenti; esso fu realizzato soprattutto nello stile tipico
del tardo Liszt, che trasferitosi a Roma, già dal 1861, prese gli ordini minori ed entrò a far parte
della chiesa cattolica.
Per ciò che concerne il restante repertorio pianistico, Liszt compose 19 Papsodie Ungheresi (tra il
1846 e il 1885), la Rapsodia Spagnola (1863), quattro Mephisto Valzer (tra il 1859 e il 1884) e due
Concerti per pianoforte e orchestra (tra il 1857 e il 1861). Di recente sono stati scoperti altri due
Concerti, uno dei quali, tuttavia, è di dubbia autenticità.

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