Tutto Su Benito Mussolini e Sul Fascismo (Dario Galluzzo)
Tutto Su Benito Mussolini e Sul Fascismo (Dario Galluzzo)
Benito Mussolini.
Nacque a Dovia di Predappio (Forlì) il 29 luglio del 1883. Figlio di Alessandro,
fabbro ferraio, e di Rosa Maltoni, maestra elementare, visse un'infanzia modesta.
Studiò nel collegio salesiano di Faenza (1892-93) e poi nel collegio Carducci di
Forlimpopoli, conseguendo nel 1901 il diploma di maestro elementare. Quello stesso
anno, in dicembre, viene assunto quale "supplente" nella scuola elementare di Pieve
di Siliceto. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano sin dal 1900, mostrò subito un
acceso interesse per la politica attiva stimolato tra l'altro dall'esempio del padre,
esponente di un certo rilievo del socialismo anarcoide e anticlericale di Romagna.
Emigrato in Svizzera (1902) per sottrarsi al servizio militare, entrò in rapporto con
Serrati, A. Balabanov e altri rivoluzionari, ponendo contemporaneamente le basi della
propria cultura politica, in cui si mescolavanogli influssi di Marx, Proudhon e
Blanqui insieme a quelli di Nietzsche e Pareto. Ripetutamente espulso da un cantone
all'altro per il suo attivismo anticlericale e antimilitarista, rientrò in Italia nel 1904
approfittando di un'amnistia che gli permise di sottrarsi alla pena prevista per la
renitenza alla leva e compì il servizio militare nel reggimento bersaglieri di stanza a
Verona. Ottenuta una supplenza a Caneva di Tolmezzo, il 17 febbraio del 1907 venne
posto in congedo dai suoi superiori, dopo una sua anticlericale e rivoluzionaria
commemorazione di Giordano Bruno. La Polizia lo schedò come "sovversivo" e
"pericoloso anarchico".
Dopo aver insegnato francese qualche tempo in una scuola privata a Oneglia (1908),
dove collaborò attivamente al periodico socialista "La lima" con lo pseudonimo di
"Vero Eretico", tornò a Predappio, dove si mise a capo dello sciopero dei braccianti
agricoli. Il 18 luglio fu arrestato per aver minacciato un dirigente delle organizzazioni
padronali. Processato per direttissima, fu condannato a tre mesi di carcere. Dopo 15
giorni è posto in libertà provvisoria dietro cauzione. In settembre venne incarcerato
per dieci giorni, per aver tenuto a Meldola un comizio non autorizzato.
Ricoprì quindi la carica di segretario della Camera del Lavoro di Trento (1909)
e diresse il quotidiano "L'avventura del lavoratore". Presto in urto con gli ambienti
moderati e cattolici, dopo sei mesi di frenetica attività propagandistica, non priva di
successo, fu espulso anche da qui tra le proteste dei socialisti trentini, suscitando una
vasta eco in tutta la sinistra italiana. Tornato a Forlì, Mussolini si unì, senza vincoli
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matrimoniali né civili né religiosi, con Rachele Guidi, la figlia della nuova compagna
del padre e da essa ebbe, nel settembre 1910, la prima figlia Edda (Vittorio sarebbe
nato nel 1916, Bruno nel 1918, Romano nel 1927, Anna Maria nel 1929, mentre nel
1915 sarebbe stato celebrato il matrimonio civile e nel 1925 quello religioso).
Contemporaneamente la federazione socialista forlivese gli offriva la direzione del
nuovo settimanale "Lotta di classe" e lo nominava proprio segretario. Nei tre anni in
cui conservò tali incarichi, M. dette al socialismo romagnolo una sua impronta
precisa, fondata su istanze rivoluzionarie e volontaristiche, ben lontane dalla
tradizione razionale e positivista del marxismo così come era interpretato dagli
uomini più rappresentativi del P.S.I.
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colonne del quale, tra Caporetto e i primi mesi del 1918, ruppe gli ultimi legami
ideologici con l'originaria matrice socialista, in nome di un superamento dei
tradizionali antagonismi di classe, prospettando l'attuazione di una società
produttivistico-capitalistica capace di soddisfare le aspirazioni economiche di tutti i
ceti. Con la fine della guerra, la fondazione dei fasci di combattimento avvenuta a
Milano, in Piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919, benché facesse appello alle
simpatie di elementi quanto mai eterogenei e si basasse su un ambiguo programma
mescolante in modo spregiudicato istanze radicali di sinistra e fermenti di acceso
nazionalismo, non ebbe inizialmente successo. Tuttavia, man mano che la situazione
italiana si andava deteriorando e il fascismo si caratterizzava come forza organizzata
in funzione antisocialista e antisindacale, M. otteneva crescenti adesioni e favori da
agrari e industriali e quindi dai ceti medi. Alle elezioni del maggio 1921 alla Camera
vennero eletti 36 deputati fascisti.
Consolidato ulteriormente il potere dopo le elezioni del 1924 (il "listone" dei fascisti
e liberali ottiene 356 deputati; i popolari conquistano 40 seggi, i socialisti 47, i
comunisti 18, gli altri partiti 45), M. fu messo per qualche tempo in grave difficoltà
dall'assassinio del deputato socialista G. Matteotti. Il discorso del 3 gennaio 1925 con
cui egli rivendicò a sé ogni responsabilità politica e morale dell'accaduto segnò però
la sua controffensiva e la pratica liquidazione del vecchio Stato liberale. Alla fine di
quello stesso anno M. fu fatto oggetto di una serie di attentati. Il primo fu ideato
(novembre 1925) dal socialista e massone T. Zaniboni, ma le spie dell'O.V.R.A.
(Opera di Vigilanza e di Repressione dell'Antifascismo) lo evitarono. Il 7 aprile 1926
un'anziana signora irlandese, Violet Gibson, sparò a M. durante una cerimonia al
Campidoglio, ma il proiettile gli sfiorò appena il volto. Nel settembre dello stesso
anno l'anarchico G. Lucetti lanciò una bomba contro l'auto del capo del fascismo;
l'ordigno scivolò sul tetto della vettura ed esplose a terra ferendo lievemente soltanto
un passante. Sempre in quell'anno, nell'ottobre, un altro attentato fu attribuito a un
giovane (Anteo Zamboni) che avrebbe sparato, senza successo, sfiorando appena il
bersaglio, e che fu subito dopo pugnalato a morte dai legionari fascisti. M. si salvò da
altri due attentati progettati e non eseguiti per ingenuità o per mancanza di
determinazione nel 1931 e nel 1932 rispettivamente dagli anarchici Schirru e
Sbardellotto, che furono condannati a morte solo perché avevano avuto l'intenzione di
commettere il reato. Il 21 aprile del 1927 venne pubblicata la "Carta del Lavoro", che
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prevedeva 22 corporazioni. L'11 febbraio del '29 M. firmò i Patti Lateranensi con il
Vaticano che rappresentavano la conciliazione fra lo Stato italiano e la Santa Sede.
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senza mansioni di comando la missione). Mussolini liberato fu portato in Germania,
da dove il 15 settembre proclamò la ricostituzione del Partito Fascista Repubblicano.
Ormai stanco e malato e in completa balia delle decisioni di Hitler, si insediò quindi a
Salò, capitale della nuova Repubblica Sociale Italiana (fondata il 23 settembre 1943),
inutilmente cercando di far rivivere le parole d'ordine del fascismo della "prima ora".
Sempre più isolato e privo di credibilità, quando le ultime resistenze tedesche in Italia
furono fiaccate M., trasferitosi a Milano, propose ai capi del C.L.N.A.I. (Comitato di
Liberazione Nazionale Alta Italia) un assurdo passaggio di poteri, che fu respinto.
Travestito da militare tedesco, tentò allora, insieme alla compagna Claretta Petacci, la
fuga verso la Valtellina. Riconosciuto a Dongo dai partigiani, fu arrestato e il 28
aprile 1945 giustiziato insieme alla Petacci, per ordine del C.L.N., presso Giulino di
Mezzegra. Più tardi i loro corpi, assieme a quelli degli altri gerarchi, vennero esposti
nel Piazzale Loreto, a Milano.
Cronologia
della storia Fascista.
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• 1921, 3 agosto: viene stipulato il Patto Zaniboni - Acerbo che segna una tregua
negli scontri tra fascisti e socialisti.
• 1921, 7-10 novembre: Congresso Fascista.
• 1921, 9 novembre: nasce il Partito Nazionale Fascista; viene accantonato il
patto Zaniboni - Acerbo.
• 1922, 25 febbraio: cade il governo Bonomi, gli succede Luigi Facta.
• 1922, 24 ottobre: il governo Facta non riesce ad arginare lo strapotere delle
squadre fasciste; Mussolini dichiara: "O ci daranno il potere o lo prenderemo
calando su Roma".
• 1922, 28 ottobre: la Marcia su Roma. Mussolini con i quadrumviri Bianchi,
Balbo, De Bono e De Vecchi, guida 14.000 camice nere nella capitale.
• 1922, 31 ottobre: Mussolini presenta al Re la lista dei ministri. Questo governo
viene votato anche dalle forze moderate ed ottiene addirittura l'assenso di
Giolitti.
• 1922, 16 novembre: Mussolini tiene alla camera il famoso "discorso del
bivacco". Le squadre fasciste vengono trasformate nella Milizia Volontaria.
• 1924, 6 aprile: il "listone" fascista ottiene 374 rappresentanti alla camera: è il
partito di maggioranza assoluta.
• 1924, 10 giugno:Giacomo Matteotti, dopo aver pronunciato un vibrante atto
d'accusa contro il metodo violento fascista durante la competizione elettorale,
viene rapito sul lungotevere da uomini di fiducia del Duce, tra i quali Dumini,
Volpi e Malacria, e assassinato.
• 1924, 27 luglio: tutti i deputati dell'opposizione,guidati da Giovanni Amendola,
tranne i membri del PCI, si ritirano dalla Camera nella speranza che questo
"Aventino" mandi in crisi il governo. Il fascismo accusa il colpo, ma proprio
la divisione tra comunisti e "aventiniani" permette al governo di promulgare
numerose leggi a proprio favore.
• 1924, 27 dicembre: scoppia la bomba del memoriale Rossi. L'ex capo
dell'ufficio stampa del Duce accusa Mussolini di essere il mandante
dell'omicidio Matteotti.
• 1925, 3 gennaio: Mussolini, con un discorso alla Camera, si accolla tutte le
responsabilità delle violenze fasciste. Si instaurà così il regime fascista con le
sue caratteristiche violente ed antidemocratiche.
• 1925, 4 novembre: Tito Zaniboni, ex deputato socialista, attenta alla vita del
Duce, ma il suo gesto viene sventato dall'intervento della polizia.
• 1926, 7 aprile: Violet Gibson, inglese, spara alla tempia di Mussolini: un
repentino balzo all'indietro salva il Duce dalla morte ma non da una ferita al
naso.
• 1926, 11 settembre: terzo attentato al Duce, questa volta ad opera
dell'anarchico Gino Lucetti, il quale lancia una bomba verso la macchina di
Mussolini, senonchè l'ordigno rimbalza contro lo sportello dell'auto ed esplode
nella strada.
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• 1926, 31 ottobre: quarto ed ultimo attentato a Mussolini. Anteo Zamboni,
bolognese, dopo aver esploso un maldestro colpo di pistola verso la figura del
Duce, viene linciato sul posto.
• 1926, 25 novembre: viene istituita la pena di morte. Gli antifascisti vengono
confinati o imprigionati.
• 1928, 12 aprile: alla fiera di Milano muoiono 20 persone nel mancato attentato
al Re.
• 1929, 11 febbraio: vengono stipulati i Patti Lateranensi.
• 1929, 24 marzo: si vota per il plebiscito. I sì al fascismo sono più di 8 milioni
mentre i no sono 136 mila. Votò il 90 per cento degli aventi diritto.
• 1929, 28 aprile: nasce l'Opera Nazionale Balilla, sorgono ovunque i campi
DUX, l'Italia è fascista.
• 1929, 28 ottobre: viene inaugurata l'Accademia d'Italia che annovera tra le sue
fila Mascagni, Fermi, Marinetti, Pascarella, Romagnoli e Guglielmo Marconi.
• 1930, 3 febbraio: Michele Bianchi, primo segretario del PNF, quadrumviro al
tempo della marcia su Roma, si spegne a Roma.
• 1930, 24 aprile: Galeazzo Ciano sposa Edda Mussolini.
• 1930, 17 dicembre: undici idrovolanti partono da Orbetello alla volta di Rio de
Janeiro. Tra l'equipaggio spicca il nome di Italo Balbo. Per i 44 trasvolatori è
un trionfo.
• 1931, 7 gennaio: Achille Starace è il nuovo segretario del partito fascista
• 1931, 7 novembre: inizia la bonifica dell'Agro Pontino, è il periodo delle
grandi opere fasciste.
• 1931, 12 dicembre: il mahatma Gandhi giunge a Roma per una visita a
Mussolini
• 1931, 21 dicembre: Muore Arnaldo Mussolini, fratello del Duce.
• 1932, 30 giugno: nasce Littoria.
• 1932, 1 luglio: per festeggiare il primo decennale della rivoluzione viene
promossa la grande crociera Roma-New York. E' sempre Balbo il capitano dei
24 idrovolanti.
• 1933, 7 giugno: Francia, Inghilterra e Germania firmano il patto a quattro
ideato da Mussolini per "dare all'Europa dieci anni di pace".
• 1933, 8 settembre: Mussolini incontra una donna chiamata Claretta Petacci
• 1934, 12 giugno: a Stra di Venezia, Mussolini e Hitler si incontrano per la
prima volta
• 1934, 5 dicembre: incidente di Ual-Ual. Una guarnigione italiana posta sul
confine tra la Somalia e l'impero etiopico viene attaccata.
• 1935, 3 ottobre: scoppia la guerra d'Africa; vengono prese subito Adua e
Adigrat
• 1935, 8 novembre: vengono prese Axum e Macallè
• 1935, 18 novembre: a Ginevra la Società delle Nazioni decide il blocco
economico contro l'Italia. Il paese reagisce di slancio contro le "inique
sanzioni": è autarchia.
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• 1936, 15 febbraio: le truppe di Badoglio occupano l'Amba Aradam: è aperta la
via verso l'Amba Alagi.
• 1936, 6 marzo: si combattono le battaglie decisive nella regione Tembien e
dello Scirè; Badoglio sta per aprirsi la via verso Addis Abeba.
• 1936, 4 aprile: sulle rive del lago Ascianghi si combatte l'ultima grande e
decisiva battaglia.
• 1936, 9 maggio: la guerra d'Abissinia è vinta. Il negus è fuggito all'estero. Dal
balcone di palazzo Venezia il Duce grida: "L'Italia ha il suo impero!"
• 1936, 18 luglio: ha inizio la guerra civile spagnola. Mussolini appoggerà il
generale Franco anche con l'invio di volontari fascisti.
• 1937, 25 settembre: Hitler riceve Mussolini: oltre un milione di tedeschi
applaude i due dittatori allo stadio Olimpico di Berlino
• 1938, 1 marzo: a Gardone muore Gabriele d'Annunzio.
• 1938, 12 marzo: l'esercito tedesco invade l'Austria.
• 1938, 3 maggio: Hitler è a Roma; l'asse si rafforza. Il Duce incomicia a farsi
soggiogare delle smanie del Furer.
• 1938, 3 settembre: la "Gazzetta del Popolo" annuncia le prime misure razziste
adottate contro gli ebrei dal gran consiglio del fascismo.
• 1939, 19 gennaio: la Camera dei deputati è sostituita dalla Camera dei fasci e
delle corporazioni. Scompare la separazione tra potere legislativo ed esecutivo.
• 1939, 4 aprile: l'Italia invade l'Albania.
• 1939, 22 maggio: a Berlino Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop firmano
il cosiddetto Patto d'Acciaio, ovvero l'alleanza militare.
• 1939, 1 settembre: ha inizio la seconda guerra mondiale, dopo che la
Germania invade la Polonia. L'Italia proclama la propria non belligeranza,
mentre Francia e Gran Bretagna si schierano contro i tedeschi.
• 1940, 10 giugno:l'Italia dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Il
Duce comunica la decisione dal balcone di palazzo Venezia: "Un'ora segnata
dal destino batte nel cielo della nostra patria".
• 1940, 28 giugno: Italo Balbo, camicia nera della prim'ora, ora governatore
della Libia, viene abbattuto per errore dalla contraerea italiana nei cieli di
Tobruk.
• 1940,28 settembre: Italia, Germania e Giappone firmano il Patto Tripartito.
• 1940, 15 ottobre: Mussolini inzia la disastrosa campagna contro la Grecia.
• 1941, 27 novembre:Dopo la resa del duca Amedeo d'Aosta sull'Amba Alagi
cadono le ultime forze italiane a Gondar, nell'Africa Orientale, segnando la
fine dell'Impero.
• 1942, 4 giugno: Si costituisce, in piena clandestinità, il Partito d'Azione, futuro
serbatoio del movimento partigiano.
• 1942, 2 dicembre:Mussolini rompe il silenzio tenuto dalle autorità sin
dall'inizio del conflitto con uno storico rapporto. Dopo aver lanciato dure
accuse contro Roosvelt e Churchill, il Duce traccia un bilancio dei costi sinora
pagati dall'Italia: 42.000 caduti, 232.000 prigionieri.
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• 1943, 6 febbraio: Galeazzo Ciano e Dino Grandi sono rimossi dal ministero
degli esteri e da quello della giustizia.
• 1943, 24 giugno:Mussolini assicura che: "Le forze nemiche verranno fermate
su quella linea che i marinai chiamano bagnasciuga".
• 1943, 24 luglio:Alle 17.00 ha inizio la riunione del Gran Consiglio del
Fascismo. Il Gran Consiglio vota la mozione Grandi di sfiducia a Mussolini e il
Duce è invitato a rinunciare a tutte le sue cariche.
• 1943, 25 luglio:dopo un colloquio con Vittorio Emanuele III, Mussolini viene
arrestato e vengono conferiti i pieni poteri al maresciallo Badoglio.
• 1943, 26 luglio:viene sciolto il Partito Nazionale Fascista.
• 1943, 14 agosto:Badoglio dichiara Roma "città aperta".
• 1943, 3 settembre: viene stipulato l'armistizio di Cassabile tra il governo
Badoglio e gli Alleati.
• 1943, 8 settembre: annuncio dell'armistizio.
• 1943, 12 settembre: Mussolini, prigioniero al Gran Sasso, viene liberato dai
paracadutisti tedeschi.
• 1943, 23 settembre: Mussolini rientra in Italia e forma un nuovo governo della
Repubblica Sociale, con sede a Salò. Il colonnello Rodolfo Graziani assume il
dicastero della difesa nazionale
• 1943, 29 settembre: armistizio di Malta.
• 1943, 14 novembre: Inizia a Verona il congresso del Partito Fascista
Repubblicano, che ha come segretario Alessandro Pavolini.
• 1944, 8 gennnaio: Emilio de Bono, Giovanni Marinelli, Luciano Gottardi e
Galeazzo Ciano sono condannati a morte per aver congiurato contro il Duce il
25 luglio del '43.
• 1944, 15 aprile: Giovanni Gentile è ucciso a Firenze dai GAP.
• 1944, 16 dicembre: al Teatro Lirico di Milano ha luogo un'adunata fascista, in
cui Mussolini pronuncia il "discorso della riscossa". E' questa l'ultima
apparizione in pubblico del Duce.
• 1945, 11 febbraio: inizia la conferenza di Yalta.
• 1945, 14 aprile: a Gardone (BS) si valuta la possibilità di trasferire le restanti
forze della Repubblica Sociale in Valtellina, ma Mussolini preferisce soltanto
trasferire il governo a Milano.
• 1945, 26 aprile: Mussolini fugge verso Como ma viene catturato dai partigiani.
• 1945, 28 aprile: dopo un sommario processo Benito Mussolini e Claretta
Petacci vengono condannati a morte e uccisi immediatamente. I loro corpi,
appesi per i piedi in piazzale Loreto, a Milano, furono oggetto di violenze per
tutta la giornata del 29.
• 1945, 30 aprile: Hitler si toglie la vita sparandosi insieme alla moglie.
• 1945, 8 agosto: gli americani lanciano una prima bomba atomica su Hiroshima.
• 1945, 10 agosto: Radio Tokyo annuncia che il Giappone è pronto ad arrendersi.
• 1945, 20 novembre: si apre a Norimberga il processo contro i capi della
Germania nazista.
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Storia sul Fascismo.
Le vicende del Fascismo italiano sono strettamente connesse con gli eventi storici che
coinvolsero il paese nel periodo intercorrente fra le due grandi guerre mondiali. La
data di nascita ufficiale del Fascismo è ormai da tutti riconosciuta nel 23 marzo 1919,
quando Benito Mussolini, durante una riunione tenuta nella sala del circolo degli
interessi industriali e commerciali in piazza S. Sepolcro a Milano (onde poi i pochi
presenti furono insigniti del titolo di “sansepolcristi”), annunciò ai suoi seguaci e
simpatizzanti la costituzione dei Fasci italiani di combattimento. Sotto questa
battagliera impostazione, Mussolini intendeva dar vita ad un movimento più che ad
un partito (creato infatti soltanto il 7 novembre 1921), avente lo scopo di valorizzare
con l’azione il contributo offerto dall’Italia alla vittoria degli Alleati e di porre ordine
nell’assetto statale della nazione che, se pure uscita vittoriosa dalla Guerra, ne
risentiva le gravose conseguenze, esasperate dal disaccordo dei vari partiti politici. Si
trattava però, di un programma piuttosto vago e generico, in quanto, come vedremo
in seguito, solo assai più tardi si passò ad una vera e propria elaborazione della teoria
del Fascismo. Basta infatti accennare che il movimento si sperdeva in molte
affermazioni anche contrastanti fra loro, oscillando tra il repubblicanesimo e la tolle-
ranza monarchica, tra un sindacalismo che non tradiva le origini socialiste
mussoliniane e la difesa degli interessi borghesi e capitalistici, dai cui ceti il Fascismo
fu indubbiamente e notevolmente aiutato, tra un dichiarato anticlericalismo da un lato
e un prolungato intento di difesa delle tradizioni cattoliche dall’altro. Nello stesso
anno 1919 il movimento fascista fece il suo primo tentativo elettorale, ma ne riportò
una clamorosa sconfitta, di fronte alle pur sempre valide forze liberali, socialiste e del
giovane ma agguerrito Partito popolare. La prevalenza di questi partiti fu però effi-
mera: lo stato liberale-giolittiano, ancorato su posizioni nettamente superate dalla
naturale evoluzione dei tempi, andava infatti disgregandosi logorato dalle polemiche
interne e dalla mancanza di quel prestigio e di quella autorità necessarie a tener testa
ad un delicato periodo di crisi economica e sociale quale era quello del dopoguerra.
E’ dunque spiegabile come, in quel momento, il Fascismo, con le sue demagogiche
promesse facenti leva sul sentimento romantico di una resurrezione patriottica,
potesse acquistarsi una certa simpatia e nei ceti sostenitori dello stato ordinario e
legalitario e nei gruppi agrari e industriali, che vedevano in un indirizzo autoritario la
migliore difesa dei loro interessi, minacciati soprattutto dalle correnti ugualitarie e
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livellatrici marxiste e specialmente dalle rivoluzioni comuniste.
Ebbe cosi inizio un periodo particolarmente triste per il paese, durante il quale il
Fascismo — che aveva ben compreso la possibilità di superare con pochi elementi
decisi (gli squadristi, che si fregiavano di nere insegne ornate di teschi) i molti
raziocinanti avversari dei partiti — passò ad una azione intimidatrice di violenza e
costrizioni, quasi sempre incoraggiate dall’incertezza e dalla tolleranza dell’autorità
costituita, anche con manifestazioni particolarmente disgustose come quelle delle
abbondanti «manganellature» e delle somministrazioni di olio di ricino. Si arrivava in
tal modo al paradosso di un movimento che, propugnatore della legalità, cercava di
aprirsi la strada del potere servendosi della più evidente illegalità, e creando un
doloroso disordine mentre si prefiggeva di “normalizzare” la situazione.
Sarebbe assurdo negare che, ciò nonostante, il Fascismo non abbia raccolto un certo
seguito, mentre gli oppositori, se pure dignitosi, non potevano in verità suscitare
molte simpatie, per crescente dimostrazione di una impotente debolezza tale da
rasentare l’inettitudine. I partiti marxisti, che avrebbero potuto costituire un ostacolo
difficile per il Fascismo, dispersi da troppe scissioni in altrettante correnti sempre in
urto tra di loro, furono quelli più violentemente colpiti, cosicché, eliminata la loro
concorrenza, il nuovo movimento, per di più organizzato quasi militarmente colse
l’occasione, e promosse la nota marcia su Roma delle colonne fasciste (28 ottobre
1922). Mentre gli avversari peccavano ancora una volta di indifferenza e di
incredulità nelle conseguenze dell’avventura, la marcia ebbe il potere di impressiona-
re fortemente la monarchia e gli uomini più eminenti dello stato. Infatti, re Vittorio
Emanuele III, rifiutando la proposta del capo del governo Facta di proclamare lo stato
d’assedio, per il timore di una deprecata guerra civile, nella speranza effettiva di
migliorare la situazione, ed a seguito del rifiuto degli esponenti delle diverse correnti
politiche di assumere il mandato governativo, chiamò al Quirinale Mussolini, giunto
a Roma con i «quadrumviri» Bianchi, De Bono, Balbo e De Vecchi, e gli offerse
l’incarico di formare il gabinetto. L’ordine tanto auspicato non si verificò: per parec-
chio tempo i contrasti di piazza angustiarono il paese, anche perché l’appoggio gover-
nativo all’azione delle squadre fasciste non poteva che inasprire le opposizioni, ormai
presaghe di quella che tra poco sarebbe stata la loro completa soffocazione. In questo
clima vennero indette le elezioni politiche del 1924, con il preordinato scopo di
rendere legale lo stato di cose che certo imbarazzava gli stessi esponenti fascisti. Si
introdusse uno speciale sistema elettorale basato sul «premio di maggioranza», capa-
ce di dare praticamente tutto il Parlamento in mano alla lista che avesse ottenuto una
maggioranza relativa; maggioranza relativa che infatti il Partito nazionale fascista
(PNF) ottenne, impostando la sua campagna elettorale sulla intimidazione e sulla
violenza. Si formò così un Parlamento che non rispecchiava affatto le forze politiche
italiane; tuttavia le opposizioni parlamentari, sia pure sparute e non bene organizzate,
dimostrarono in quella occasione un alto spirito battagliero. Tra i più tenaci
oppositori si rivelò subito il deputato socialista Giacomo Matteotti, il quale, mentre si
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riprometteva di documentare in piena Camera i soprusi e le soperchierie mediante i
quali il Fascismo aveva raggiunto il successo, venne rapito da sicari fascisti e
barbaramente assassinato nei pressi di Roma. Il martirio di Matteotti, uomo di alta
statura morale e di indiscussa probità politica, coincise con il momento di crisi del
Fascismo, che, aspramente attaccato per la responsabilità del crimine, personalmente
attribuita allo stesso Mussolini, rasentò l’orlo della caduta, anche per l’indignazione
suscitata nel paese da tale misfatto. Sennonché, ancora una volta le opposizioni
commisero l’errore di agire sul piano simbolico anziché sul piano concreto, e,
rifiutandosi di mettere piede nella Camera fascista, si ritirarono dall’attività
parlamentare, dando luogo alla secessione: detta dell’Aventino (giugno 1924), dal
nome del colle romano che aveva visto la secessione dei plebei. Questa ritirata rimase
fine a se stessa, senza alcun seguito pratico, invano sperato ed atteso da parte della
stessa monarchia. Mussolini, assai più tempista e sicuro di sé, ebbe pertanto il tempo
di sollevarsi dallo stato di disagio in cui era venuto a trovarsi e riprese l’iniziativa,
presentandosi il 3gennaio 1925 alla Camera per dichiarare di assumersi tutta la
responsabilità politica, morale e storica di quanto era accaduto e annunciare in
termini draconiani le sue contromisure, consistenti in una serie di provvedimenti che
sopprimevano in Italia ogni forma di libertà e rendevano impossibile ogni
opposizione che non fosse soltanto clandestina. Il naufragio degli aventiniani trovava
conferma l’anno successivo con la legge che dichiarava decaduti dal mandato i
deputati che dal giugno 1924 si erano astenuti dal partecipare ai lavori parlamentari.
Da allora, il Fascismo rimase padrone del campo e soppresse le fondamentali
guarentigie costituzionali (libertà di stampa, di riunione, associazione, ecc.), mirò a
consolidare la sua forza, basandosi soprattutto, da un lato, su di una efficiente
organizzazione poliziesca, e dall’altro, su una crescente propaganda di valorizzazione
nazionale, ricca di suggestioni derivate dall’antico prestigio della romanità. Inoltre,
dal punto di vista economico, giocando sulla blandizia verso le classi operaie e allo
stesso tempo seguendo una politica protezionistica verso i maggiori industriali, lanciò
il postulato della indispensabilità della autosufficienza economica dell’Italia, la
cosiddetta «autarchia», al fine di sottrarsi ad ogni eventuale vassallaggio straniero. In
realtà, questa politica sempre più esaltatrice di un amor patrio inteso più che altro
come superiorità della nostra nazione sulle altre, unitamente alla campagna per
l’incremento demografico e alla volontà di potenza, non tendeva che a dare
dimostrazioni bellicose di una forza esistente più sulla carta che nei fatti, come per
esempio nel campo militare. D’altra parte, alcune ammissioni fatte da alcune delle
stesse grandi potenze, ingenerarono in Mussolini e in molti Italiani l’illusoria
opinione di essere veramente più forti di quanto non fossero e sfortunatamente anche
uomini saggi e consapevoli non osarono in quei tempi, se non in casi eccezionali e
comunque timidamente, ammonire sul pericolo in cui il Fascismo stava gettando
l’Italia. Per non dire della criminale ipocrisia di coloro che, mentre a parole
esaltavano il regime, lo andavano sabotando nella speranza di liberarsi con poca
fatica di un sistema ormai alquanto imbarazzante per loro. Così, quando Mussolini
concepì l’impresa di conquistare all’Italia il famoso «posto al sole» con la vittoriosa,
per quanto piena di sacrifici, campagna d’Etiopia (3ottobre 1935- 9maggio l936) – il
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coro delle lodi sali alle stelle, esasperando l’utopia imperiale dell’Italia, la quale in
effetti, non aveva trovato altra opposizione all’infuori delle sterili deplorazioni della
Società delle nazioni. Malgrado tutto, fu questo il periodo migliore del Fascismo: la
stessa oppressione poliziesca e il Tribunale speciale per la difesa dello Stato davano
segni di rilassamento, e il popolo italiano, disavvezzandosi gradatamente alla
democrazia poteva sperare in tempi piuttosto tranquilli. Sennonché Mussolini, non
soddisfatto dei successi conseguiti, entrò nell’orbita della Germania di Hitler, tesa
alla conquista dell’Europa. Sopravvalutazione della propria forza e sopravvalutazione
della forza germanica: ecco il fatale errore del Fascismo che, dal momento
dell’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940) inizia la sua parabola discendente.
La guerra infatti mostrò subito le deficienze di un regime composto da illusi, da
arrivisti e da inesperti consiglieri, destinato pertanto alla rovina, malgrado le pagine
eroiche ancora una volta scritte dai soldati italiani, spinti al combattimento sui vari
fronti di guerra in condizioni di spaventevole inferiorità in mezzi e materiali. Mentre
la monarchia tentava di sganciarsi dal Fascismo, subito dopo lo sbarco degli Anglo-
Americani in Sicilia, Mussolini cadeva nella storica seduta del Gran consiglio del 24-
25 luglio 1943, per opera dei suoi stessi collaboratori, che gli negavano la fiducia. Di
qui il suo arresto da parte della monarchia e lo scioglimento del partito da parte del
governo Badoglio. E questa può essere veramente considerata la data di morte del
Fascismo mussoliniano, in quanto la triste appendice del Partito fascista
repubblicano, creatosi nell’Italia del Nord durante l’occupazione tedesca, non fu che
un sanguinoso fantasma, alimentato dal feroce ex alleato, che si agitò nel periodo
doloroso della guerra civile (settembre 1943- aprile 1945), periodo che conobbe il
sacrificio di tante vite e gli strazi e le sofferenze della popolazione civile, e culminato
infine nella fucilazione di Mussolini (28 aprile 1945).
Il testamento
di
Benito Mussolini.
"Nessuno che sia un vero Italiano, qualunque sia la sua fede politica, disperi
nell'avvenire. Le risorse del nostro popolo sono immense. Se saprà trovare un punto
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di saldatura, recupererà la sua forza prima ancora di qualche vincitore. Per questo
punto di fusione io darei la vita anche ora, spontaneamente, qualunque sia purché
improntata a vero spirito italiano. Dopo la sconfitta io sarò coperto furiosamente di
sputi, ma poi verranno a mondarmi con venerazione. Allora sorriderò, perché il mio
popolo sarà in pace con se stesso. Il lavoratore che assolve il dovere sociale senz'altra
speranza che un pezzo di pane e la salute della propria famiglia, ripete ogni giorno un
atto di eroismo. La gente che lavora è infinitamente superiore a tutti i falsi profeti che
pretendono di rappresentarla. I quali profeti hanno buon gioco per l'insensibilità di chi
avrebbe il sacrosanto dovere di provvedere.
Per questo sono stato e sono socialista!
Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non sarò più, sono sicuro che gli
storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per
vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo
capolavoro per non essere seppellito nell'oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e
col fuoco, non col consenso come ho fatto io. La mia dittatura è stata assai più lieve
che non certe democrazie in cui imperano le plutocrazie. Il Fascismo ha avuto più
morti dei suoi avversari e il 25 Luglio al confino non c'erano più di trenta persone.
Quando si scrive che noi siamo la guardia bianca della borghesia, si afferma la più
spudorata delle menzogne. Io ho difeso, e lo affermo con piena coscienza, il
progresso dei lavoratori. Tra le cause principali del tracollo del Fascismo io pongo la
lotta sorda ed implacabile di taluni gruppi industriali e finanziari, che nel loro folle
egoismo temevano ed odiano il fascismo come il peggior nemico dei loro inumani
interessi. Devo dire, per ragioni di giustizia che, il capitale italiano, quello legittimo,
che si regge con la capacità delle sue imprese, ha sempre compreso le esigenze
sociali, anche quando doveva allungare il collo per far fronte ai nuovi patti di lavoro.
L'umile gente del lavoro mi ha sempre amato e mi ama ancora. Tutti i dittatori hanno
fatto strage dei loro nemici. Io sono il solo passivo; tremila morti contro qualche
centinaio. Credo di aver nobilitato la dittatura. Forse l'ho svirilizzata, ma le ho
strappato gli strumenti di tortura.
Stalin è seduto sopra una montagna di ossa umane. E' male? Io non mi pento di aver
fatto tutto il bene che ho potuto anche agli avversari, anche ai nemici, che
complottavano contro la mia vita, sia con l'inviare loro dei sussidi che per la
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frequenza diventavano degli stipendi, sia strappandoli alla morte.
Ma se domani togliessero la vita ai miei uomini, quale responsabilità avrei assunto
salvandoli? Stalin è in piedi e vince, io cado e perdo. La storia si occupa solamente
dei vincitori e del volume delle loro conquiste ed il trionfo giustifica tutto. La
rivoluzionefrancese è considerata per i suoi risultati, mentre i ghigliottinati sono
confinati nella cronaca nera.
Vent'anni di Fascismo nessuno potrà cancellarli dalla storia d'Italia. Non ho nessuna
illusione sul mio destino. Non mi processeranno, perché sanno che da accusato
diverrei pubblico accusatore. Probabilmente mi uccideranno e poi diranno che mi
sono suicidato, vinto dai rimorsi. Chi teme la morte non è mai vissuto, ed io sono
vissuto anche troppo. La vita non è che un tratto di congiunzione tra due eternità: il
passato ed il futuro.
Finché la mia stella brillò, io bastavo per tutti; ora che si spegne, tutti non
basterebbero per me. Io andrò dove il destino mi vorrà, perché ho fatto quello che il
destino mi dettò.
I fascisti che rimarranno fedeli ai principi, dovranno essere dei cittadini esemplari.
Essi dovranno rispettare le leggi che il popolo vorrà darsi e cooperare lealmente con
le autorità legittimamente costituite per aiutarle a rimarginare, nel più breve tempo
possibile, le ferite della Patria.
Chi agisce diversamente dimostrerebbe di ritenere la Patria non più Patria quando si è
chiamati a servirla dal basso. I fascisti, insomma, dovranno agire per sentimento, non
per risentimento. Dal loro contegno dipenderà una più sollecita revisione storica del
Fascismo,perché adesso è notte, ma poi verrà il giorno".
Distinti saluti
Dario Galluzzo
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