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PARTNER FINO ALLA FINE

Agosto 2021

Note dell’autrice: ho pensato questa storia subito dopo la visione della 5x16.
Mi sono basata sui BTS usciti per la sesta stagione. Ho cercato di ricreare alcuni
avvenimenti che – credo – accadranno nella sesta stagione.
Ho scritto di getto, senza mai revisionare le scene.
Nel caso dovessero esserci degli ORRORI GRAMMATICALI, ti chiedo scusa. Scrivo
dall’applicazione NOTE del telefono. E il T9 mi odia.
Alcune parti sono state sì influenzate dal trailer, ma l’idea di base c’era già prima.
Le singole scene sono divise dagli spazi tra i pezzi. Non ci sono capitoli, perché è come se
si leggesse un lungo mega infinito film. E i film non hanno capitoli.
Se la Fan Fiction ti è piaciuta e vuoi condividerla con amici, parenti e congiunti, scrivimi!
Sarò lieta di condividergliela.
Buona lettura,
Rary.

“Aspetta, aspetta, fammi capire bene. Lucifer è Dio?” chiese Linda, al telefono.
“Sì, Linda. Ti spiego quando torno. Devo... devo andare” rispose Amenadiel, attaccando il
telefono dopo averla salutata.
“Amenadiel, hai visto Lucifer?” chiese Eve, schivando in tempo la gomitata di uno degli
ospiti del Lux.
“Veramente, no. Era qui, un attimo fa”.
“Cose da divinità. Un attimo è qui, l’attimo dopo non c’è più” rispose Maze, aprendosi una
bottiglia “Comunque, è salito nell’attico. Ma non era solo”.

“Che succederà ora?” chiese Chloe, dal bagno, mentre si ripuliva dal suo stesso sangue.
“Io non lo so. Insomma, sì. Lo so. Ma... Non pensavo sarebbe andata così” Lucifer divise
la spada fiammeggiante in tre pezzi e li osservò controluce.
“Sei Dio. Sei Dio?” tornò lei, asciugandosi con un telo pulito.
“Sì. Sì, lo sono. E... Detective, vuoi che ti vada a prendere un cambio?”
Lei si guardò la maglia “Forse sì. Però io...” alzò la testa e non lo vide più.
Si guardò a destra e a sinistra, senza capire dove fosse.
“Le prime cose che ho trovato” apparve dietro di lei, facendola saltare dalla sorpresa.
“Come... Okay, devo sedermi” si sedette sul divano e nascose la testa tra le mani.
“Stavo testando i nuovi poteri. Non volevo spaventarti. Scusami”.
“No. Non c’entri nulla. Sono... Cavolo, ho visto mio padre. Sono morta... Tante cose” si
asciugò una lacrima con la mano sinistra e si fermò a guardare l’anello “Davvero tante”.
Lui sorrise e si sedette davanti a lei “Tutto okay?”
Lei annuì e alzò lo sguardo su di lui “Ho sognato tutto? Era un sogno, una visione...
Sono... confusa”.
“È una di quelle cose che non avrei voluto accadesse così, per cominciare. Comunque...”
prese fiato “Non era un sogno”.
Chloe lo guardò tremando. Si morse la lingua e poi si gettò su di lui, abbracciandolo.
“Ehi...” la strinse a sé.
“Ti amo. Ti amo. Ti...”
L’ascensore si aprì ed entrò Amenadiel “Lucifer. Stai qui?!”
Chloe si alzò e, arrossita, nascose le mani dietro la schiena.
“Devo assolutamente mettere una serratura a quell’ascensore” si alzò Lucifer “Che
succede, ora? Chi devo...”
“No. Scusate voi. È solo che... sotto i nostri fratelli... chiedono di te, il nuovo Dio” l’angelo
guardò i due in imbarazzo.
“Mi hanno ignorato per millenni e ora mi vogliono con sé? È comica come situazione”
prese la giacca “Due minuti e arrivo” sospirò, rassegnato.
“Va bene. Scusami Chloe” le sorrise e scese al bar.
Lucifer si versò da bere “Sai...”
“Devi sistemare la situazione” lo interruppe Chloe “Devi capire come funzionano i nuovi
poteri. Come fare a essere Dio. Dopo... molto dopo... parleremo di noi due. Pensa
all’Universo. C’è tempo per noi, spero” si ricompose.
“Sei fantastica” la raggiunse e le stampò un bacio sulla fronte “Sistemo questo universo e
poi creiamo il nostro” la baciò.

“Che significa che Lucifer è il nuovo Dio?” chiese Linda, appena Chloe entrò a casa.
“Buonasera, Linda” rispose lei.
“Si, scusami. Ma Amenadiel è stato troppo sintetico. E nessuno mi ha più risposto. Eccetto
te che sei qui” spiegò la dottoressa “Vuoi un tè?”
“Preferisco qualcosa di alcolico” ammise, sedendosi al tavolo.
“Certo. Ho fatto un ordine di tre casse di vino rosso. Che qui... beh, sai quanto mi serva
dell’alcol con... loro” rise Linda.
Chloe girò l’anello tra le dita, nervosa come non mai.
“Eccoci qua” Linda tornò armata di vino e due bicchieri.
Chloe prese una bottiglia e si attaccò al collo, bevendone una grande quantità.
“Chloe??”
“Scusami” deglutì “Non è da me. Lo so. Ma... Dio, ne avevo bisogno”.
L’amica annuì, preoccupata.
“Sai che Michael ha orchestrato la morte di Dan, vero?”
“Sì. Amenadiel... questo me l’ha detto. Anche Mazikeen me l’ha confermato”.
“Non ha fatto solo questo. Nel suo piano... ha tentato di inserire me. Di farmi avere i sensi
di colpa per Dan” si morse le guance per non crollare “E...durante la guerra...mi ha
uccisa”.
Linda annuì per poi riprendersi “Come, scusa?”
“Mi ha uccisa. E mi sono svegliata... Con mio padre” pianse “Ed eravamo in Paradiso”.
“Chloe...”
“È stato fantastico, Linda. La morte...è stata così rapida e veloce che... Non ho paura di
morire, ora. Ma non è questo il punto. Lucifer...” si asciugò le lacrime con le mani “Mi ha
salvata. È venuto in Paradiso e mi ha salvata”.
“Come... lui...”
“Sì. È successo. Lui mi ha salvata col suo anello” le mostrò il gioiello “E mi sono risvegliata
in battaglia. Stavo per uccidere Michael quando...”
“Aspetta, aspetta. Hai ucciso un angelo?”
“No. Mi ha fermata Lucifer” prese fiato “Che credevo esploso. Perché, insomma, è
letteralmente esploso. Oppure, era solo la luce del Paradiso. C’era tanta luce...
Comunque, mi ha fermata e poi... si è fermata la guerra. Tutti si sono voltati verso di lui e
si sono inginocchiati. Lucifer ora è Dio” si ricompose “Ecco tutto”.
Linda la guardò a bocca aperta, tentando di metabolizzare il tutto, quando il telefono di
Chloe squillò.
“Scusami” disse, infilandosi l’anello al medio destro, ricordando Lucifer, e prese il cellulare
“È Trixie. Devo... rispondere” disse “Ehi, scimmietta”.
“Mamma... posso tornare a casa?”
“Certo, tesoro. Vengo a prenderti. Arrivo” attaccò
“Linda, io...”
La dottoressa era ancora ferma, incantata.
“Linda?!” Le toccò la spalla.
“Si?! Oh, certo. Vai”.
“Capisco lo shock. Sono ancora stordita”.
“Ma Lucifer, ora dov’è?”
“Credo al Lux. Spero”.

Il Lux non era mai stato così divino.


Gli angeli erano sparsi per tutti gli angoli del locale. Chi a bere. Chi a mangiare. Chi a
squadrare ogni centimetro del club. E chi osservava critico il fratello divino.
“Perciò non farai nulla?” Chiese Gabriel, guardando a disagio Lucifer.
“Non ho detto questo. Ho detto che per ora non cambio le regole di nostro Padre. Sono
Dio da quanto? Un’ora? E già mi state tartassando di richieste, opinioni, critiche e... piano
con il mio piano!” Urlò verso due angeli che stavano litigando su chi dovesse provare lo
strumento.
“Quindi, è tutto come sempre? Stessa storia? Ti trasferirai in Paradiso?”
“Ma sei bandito” ricordò Raphael.
“Sono stato in Paradiso. E...” si guardò di sfuggita la mano destra, priva dell’anello “A
quanto pare, non lo sono più” rise “Perciò, no. Non mi trasferisco in Paradiso. Ma verrò a
stare in Paradiso”.
“Non ti seguo, fratello” aggiunse Amenadiel.
“La questione è semplice” lo interruppe Michael, trascinandosi al bancone, con la coda tra
le gambe “È Dio. Può stare ovunque voglia”.
I suoi fratelli si allontanarono, in segno di disapprovazione, mentre Lucifer lo ignorò,
preparandogli un bicchiere di whisky.
“Odio dirlo, ma Michael ha ragione. Potrei restare qui e gestire l’intero universo, seduto al
pianoforte” lanciò il drink al gemello, che lo afferrò al volo, accennando un grazie “Ma devo
aggiornarmi su tutti i compiti di un dio e scoprire come gestire l’Universo. E poi...” guardò
Amenadiel “Ho un amico da aiutare”.
“Sarai pure Dio, ma ti comporti come sempre” sentenziò Raphael.
“Ed è qui che ti sbagli, fratello. Sono consapevole di tutti i privilegi e gli oneri che questo
compito comporta. E li voglio seguire tutti. Sarò responsabile. E poi, ho governato l’Inferno
per millenni. L’Universo non è così tanto diverso. Credimi”.
“Lu”.
Lucifer si voltò e vide Azrael, nascosta in un angolo.
“A tal proposito... con permesso” recuperò due drink e andò dalla sorella “Azrael”
“Spero che tu non sia in collera con me, per prima” disse, a disagio.
“Per la detective? Era il tuo dovere. Non posso avercela con te”.
“E anche...” sospirò “Per non essere venuta in battaglia. Lu, non avevo il tempo. Non ce
l’ho neanche ora. E...”
“Ray Ray, rilassati. Sei tesa. E... Sorella, non avrai paura di me? Me? Il tuo compagno di
scherzi?” Rise divertito.
“Sei Dio. È normale che io...”
“Abbia paura. Per tutti i diavoli, leggo davvero la mente di tutti! Non mi abituerò facilmente
a questa novità. O forse sì”.
“Sì, non deve essere facile. Ma io ho poco tempo a disposizione e tu mi volevi...”
“Parlare. Sì. O meglio. Devo chiederti un...” si fermò quando sentì il rumore di un palo da
lap dance dividere in due un tavolo.
“Fratelli! Non distruggetemi il locale” tuonò e tutti si fermarono.
Sospirò “A quanto pare, diventare Dio comporta avere tutta la famiglia al Lux che... ti
distrugge il Lux”.
“Puoi sempre mandarli via. Tecnicamente, puoi fare tutto quello che vuoi”.
“Vero. Posso fare tutto” annuì lui. Azrael sbiancò “Okay, non ho il potere di resuscitare
Daniel Espinoza”.
“Lo so. Ma lui...”
“È all’Inferno, fratello. Sono sorpresa anche io di ciò. Lui non merita quel posto”.
“Allora non sono pazzo. Buono a sapersi” annuì “Devo salvarlo”.
“Devi?” chiese perplessa.
“Sì” si sistemò la giacca “Sono Dio per questo”.

Trixie guardò i nonni parlare tra di loro e si sentì così persa.


Si alzò dal divano e si perse tra le stanze di quella casa che vedeva raramente.
Entrò nella camera che era del padre. Vedere le sue foto da adolescente la fece sorridere.
Era dolorosissimo stare lì e non poter chiedergli se amava andare ai concerti. Se alla sua
età voleva spaccare il mondo. Se aveva già voglia di essere un detective.
Toccò le foto, il suo letto, i poster di band rock.
“Trixie” si sentì chiamare.
Si voltò e vide la madre.
Iniziò a piangere e si gettò tra le sue braccia.
“Ssssh. Andiamo a casa, piccola mia” le accarezzò la schiena, dandole baci sulla testa.

“Bene, è ora” disse Lucifer, finendo l’ultimo bicchiere.


“Ma torni, vero? Cioè, torni sulla Terra o...” Amenadiel lo osservò smarrito.
“Fratello, certo che torno. Devo solo sistemare la successione, ecco” rise “E poi... Spero di
non combinare altri danni! E di trovare Daniel. L’ho promesso alla detective. A me stesso,
al suo funerale. Io devo...”
“Lucy, Lucy respira” Amenadiel posò le sue mani sulle spalle del fratello “Respira”.
Lucifer si fermò e fece un lungo respiro.
“Andrà tutto bene. Sai il fatto tuo. Sei degno di questo ruolo, più di chiunque altro. Fidati
del tuo istinto”.
“Grazie, Amenadiel”.
“E sono sicuro che troverai un modo per salvare Dan dall’Inferno”.
Lucifer annuì e aprì le ali “Ah...”
“Tranquillo, penso io a Chloe” annuì.
Lucifer annuì e volò verso il Paradiso.

“Mamma, come stai?” chiese Trixie, entrando sotto le coperte.


“Manca anche a me tuo padre” sorrise.
“No. Cioè, a parte papà. Con Lucifer”.
“Oh. Con lui” prese fiato “Bene. Molto bene”.
La figlia prese la mano della madre “E questo? È simile a quello di Lucifer” chiese curiosa.
“Veramente... è quello di Lucifer”.
“Questo è…” la guardò “Ooooh. Non ha più l’immortalità di Lilith” annuì.
“Cosa? Tu come...”
“Tempo fa, mi ha raccontato una storia... quindi state insieme? Siete fidanzati?”
Chloe si sdraiò accanto alla figlia “Non so darti una risposta certa. Perché non so
esattamente cosa sia successo”.
“Beh, quando un uomo regala a una donna un anello... non ci sono tante interpretazioni”.
“Vero. Domani glielo chiederemo” le stampò un bacio sulla fronte “Ti voglio bene, Trix.
Ricorda: qualsiasi cosa succeda, io e tuo padre - ovunque sia - ti ameremo sempre”.
La figlia si strinse a lei e si addormentò tra le carezze.

Chloe chiuse la porta della cameretta e quella di casa a chiave. Poi, salì le scale verso la
camera da letto.
Quella giornata era stata lunghissima.
Inviò il messaggio della buonanotte a Lucifer, sperando che lo leggesse.
Si sdraiò sul letto, abbracciò un cuscino e, per la prima volta in vita sua, non riuscì a
pregare senza sorridere. Fiduciosa nel futuro.

“Guarda un po’ chi torna, dopo una settimana, al lavoro” esclamò Carol, regalando
all’amica un sorriso da orecchio a orecchio.
“Ciao CC” Chloe lo abbracciò, felice di vederlo dopo tanto “Che bello vederti e saperti qui”.
“Si, beh. Speravo in un arrivo meno triste” deglutì a disagio.
“Già. Ma lui è felice di saperti qui. Sicuramente. E…” si incamminò verso la scrivania
infiorata di Dan “Dovresti prendere la sua scrivania”.
“No, Chloe. Davvero. Posso stare anche senza, per ora. Il capo mi ha detto che posso...”
“Carol. Sono seria. Puoi e devi stare qui” insistette Chloe.
“Buongiorno a tutti tranne che alle amiche traditrici” esordì Ella “Oh, ciao Carol” arrossì.
“Traditrici? Chi? Chloe Decker?” scoppiò a ridere “Non ci credo neanche se la vedessi
tradirti. Se c’è qualcuno al mondo che è più ligia alle leggi e alla lealtà, quella è Chloe
Decker. Comunque, ciao” la salutò.
Ella non seppe come rispondere “Beh, ecco... sai che vuole lasciare la polizia? Tutto per
seguire il suo ragazzo. Io proprio non lo capisco...”
“Il tuo... l’uomo che ha cantato con te al...” si morse la lingua.
“Okay, sì. Ho deciso di lasciare LAPD. Ma per mia scelta. Nessuno mi ha obbligato o altro.
E lui... Lucifer ha deciso di seguirmi. Perciò...” notò Amenadiel scendere le scale e
cercarla “Scusatemi. Devo... ci vediamo dopo” li superò.
“Ehi, Chloe” l’angelo la notò e la raggiunse “Ciao”.
“Ciao. Ho saputo che sei stato preso all’accademia della polizia. Wow” sorrise emozionata.
“Sì. Sono nervoso e felice allo stesso tempo” annuì “Ma sono qui per Lucifer”.
“Non è qui. Veramente, non ho sue notizie da una settimana. Forse...”
Amenadiel indicò su.
“Oh. Ecco dov’è” annuì lei
“Sì. Dovevo dirtelo prima, ma Linda mi ha impedito di infastidirti...”
“Ma certo. Tranquillo. Nessun problema. Sai se o quando...”
“No. Mi dispiace. Ma, tranquilla Chloe. Mi fido di lui. Riuscirà a risolvere ogni problema”.
“Questo è davvero un problema irrisolvibile” esclamò frustrato Lucifer.
“Problemi, frat... Di... Sam... Luc... come dovremmo chiamarti?” chiese Zadkiel, entrando
nella sala del trono.
“Lucifer, come sempre. Come faceva nostro Padre a risolvere tutto? Cioè...” realizzò
“Oooh. Forse ho capito come” annuì, illuminandosi.
Poi si rivolse al fratello “Successo qualcosa?”
“No, nulla. Passavo per curiosità. E per vedere come procede”.
“Ora che ho realizzato come risolvere queste questioni, va tutto alla grande. Ma ti riferisci
ad altro, e questo mi stupisce di più” dichiarò Lucifer.
“Non posso negare che vederti sulla Terra, vedere come interagivi con gli umani, con
Chloe Decker... Mi hai stupito. Ci hai stupito, veramente” si corresse “Il tuo sacrificio...”
“Non doveva morire. Tutto qui” lo interruppe, sperando di non rivivere quel momento.
“Sì, certo. Ma...”
“Fratello” lo guardò “Non doveva morire. E ora...” sospirò “ho bisogno della mia
consulente”.

Trixie si sedette a terra, sul tappeto colorato, cercando di aiutare Charlie a inserire le
formine nelle rispettive sagome.
“Ma sei bravissimo” esultò quando riuscì a far combaciare una formina.
“Trixie è arrivata tua madre” annunciò Linda, raggiungendola nella cameretta.
La ragazzina annuì e il suo sorriso svanì.
Si alzò, prese in braccio il piccolo e lo diede alla madre “Grazie, Linda” sorrise cortese e
andò all’ingresso.
“Ciao scimmietta” la salutò Chloe, sorridente.
La figlia fece un cenno con la testa, raccolse le sue cose e uscì dalla casa.
“Ciao anche a te” rispose Chloe per lei.
“Dalle tempo” rispose Linda “Le ci vuole solo un po’ di tempo”.
“Lo so. Lo so, lo so, lo so. Me lo ripeto all’infinito. Per ogni cosa, ci vuole tempo. Spero
solo che... finisca presto” sospirò stanca.
“Capisco. Notizie di Lucifer?”
“Niente. Sparito nel vuoto. Mi abituerò pure a questo. Non gliene faccio una colpa, ora che
è Dio. Avrei solo sperato di risolvere con lui alcune situazioni in sospeso. Tra noi” sbuffò
“Ma ci sarà tempo e modo”.
“Sicuramente. Ti lascio a Trixie”.
“Grazie, Linda” la salutò e uscì dalla casa.
“Allora, com’è andata a scuola?” chiese, una volta in auto.
“Bene” rispose freddamente.
“Com’è andata l’interrogazione di matematica?”
“Bene”.
Con la coda dell’occhio, la vide guardare fuori dal finestrino, senza espressioni.
Le si spezzò il cuore ancor di più. Voleva aiutare sua figlia, ma non aveva i mezzi per farlo.
Lei per prima era a pezzi.
Parcheggiò l’auto e Trixie corse in casa, trovando la porta socchiusa.
“Ehm, mamma” si fermò, paralizzata dalla paura.
“Che succede? Oh” esclamò vedendo la porta socchiusa “Stammi dietro, tesoro” le ordinò,
estraendo la pistola ed entrarono.
“Salve, ragazze”.
“Lucifer” esclamarono sconvolte.
“Avete fame? Spero di sì, perché ho appena provato questa ricetta e…” si voltò con due
piatti di french toast.
“No. Non voglio nulla. Specie da te” Trixie lasciò il corridoio, per chiudersi in camera.
“Ahimè, lo sapevo” esclamò Lucifer, posando i piatti sul tavolo.
“Perdonala. Non è facile... Lei...” sospirò Chloe “Tu... tu, invece, come... come stai?”
Le sorrise “Sei così fantastica, Chloe. Ti preoccupi di come sto... Ti preoccupi sempre di
come sto” girò il tavolo e le accarezzò il viso “Mia premurosa detective”.
“Beh, devi ingoiare molti rospi per non crollare ogni secondo... Quindi, come va?”
“Sei arrabbiata. Lo so. Sono sparito” sostenne il suo sguardo senza batter ciglio.
“Capisco che il tuo nuovo ruolo è importante per... l’Umanità. Ma almeno un messaggio.
Un saluto serale...”
“Lo so. Sono stato assorbito dal lavoro. E tu? Voglio dire, lavori ancora in polizia o…”
“Per forza. Era ed è l’unico modo per non crollare”.
“Bene. Benissimo. Devi restare in polizia”.
“Devo? Perché?”
“Ti spiegherò poi. Ora... ora fatti abbracciare” Lucifer girò il tavolo e l’abbracciò,
accarezzandole la schiena. Le era mancata tanto.
Chloe non riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime.
“Ssssh, ehi. Andrà tutto bene”.
“No, non è così, Lucifer. Tu non ci sei stato. E qui... qui è stato l’Inferno...” si asciugò le
lacrime “Dio, non voglio piangere. Non volevo piangere. Non ora almeno. Perché ora sei
qui e... Aspetta, perché sei qui?” chiese sorpresa e preoccupata “Che succede? Ci sono...
Ci sono problemi in...”
“Okay, ora ti siedi sul divano e ti rilassi. Prima, se vuoi, ti sfoghi con me” sorrise “Poi
parliamo di me”.
Lei annuì. Posò la pistola e il distintivo sul mobile in corridoio e andò a sedersi sul divano.
“Comunque sia, sono felice che tu abbia ripreso il lavoro da detective. Non potrei
immaginare questo mondo senza di te in prima linea. Contro il crimine. Pensiero condiviso
anche da Zadkiel, pensa”.
“Zad... l’angelo della Giustizia, vero?!”
“Sì. L’hai colpito. Veramente, hai colpito tutti gli angeli. Beh, come poteva non essere
altrimenti?” la guardò orgoglioso.
“Già. Mi spaventa questa affermazione, ma okay” annuì, addentando il panino “Oh mio
Dio!” esclamò, realizzando dopo l’affermazione “Oh, cielo. Voglio dire... Comunque,
questo è...”
“Come lo faceva tuo padre” annuì soddisfatto.
“Come... Lucifer che hai... come? Cosa...”
La baciò sulla guancia per poi rubarle un morso del panino “Ho parlato con papà Decker.
Temevo la sua ira per aver rotto le scatole alla figlia, invece... l’averti salvata davanti ai
suoi occhi, ha portato punti a mio vantaggio” rise.
“Papà... aspetta, tu hai... Che casino”.
“Lo so, detective. Lo so perfettamente. E…okay, ti confesso che sono qui per un motivo
preciso. Tu”.
Chloe quasi si strozzò “Ho fatto un patto col Diavolo che non ricordo?” Sdrammatizzò per
rompere il ghiaccio “Come posso aiutarti, Dio?”
“Manca che mi chiami Arcangelo o solo Angelo e mi hai definito completamente” rise.
“Sei un casino, Lucifer”.
“Di quelli bellissimi. E tu lo sai”.
“Lo so. Dimmi tutto”.
“Ho bisogno della mia Dea”.

Chloe prese fiato e chiuse gli occhi per concentrarsi e prepararsi a qualsiasi richiesta
“Dimmi tutto”.
“Mio Padre voleva che io diventassi Dio” iniziò “E, mi ha lasciato una marea di scritti. Il che
è positivo, visto che sono millenni che non mi interesso ai problemi cosmici. In più, c’è una
piccola fregatura: Inferno e Paradiso sono completamente diversi tra loro. E...”
La porta della cameretta si aprì e uscì Trixie, in punta di piedi, diretta in cucina.
“Lo so che sei uscita dalla stanza, ragazzina” esclamò Lucifer, senza voltarsi.
“Sai che novità. Se la porta si apre...”
“Sì, ma il tuo intento era quello di non farti scoprire. Uscire dalla stanza, prendere da
mangiare e...scappare. Vero?”
Trixie si immobilizzò mentre Chloe fulminò Lucifer.
“Ci penso io” le strizzò l’occhio, raggiungendo la ragazzina.
“Tu come...” chiese Trixie, scioccata.
“Fidati. Lo so. E so che sei arrabbiata con me”.
“No” mentì.
Lucifer la guardò di traverso.
“E va bene. Sì. Lo sono” posò lo zaino a terra.
“E ti sembra giusto lasciare tua madre per... dove volevi andare, poi?”
“Via da tutto questo. Via...” tremò e Chloe si alzò per abbracciarla ma Lucifer la fermò.
“Dal male” concluse lui.
Lei annuì.
Le si avvicinò lentamente “Ma così causi più male a chi ti vuole bene. A tua madre”.
“Parli tu? Tu che l’hai lasciata. Di nuovo”.
“Lui non mi ha lasciata” sottolineò Chloe.
“Infatti. Non l’ho lasciata. Anzi” la guardò “Siamo più uniti che mai”.
“Ma, scusatemi... perché non state insieme? Perché tu sei stato una settimana lontano da
lei? Perché non sei qui ad aiutarci?!”
Lucifer abbassò lo sguardo “Io...”
“Non l’ho voluto io, Trixie” rispose Chloe “Non volevo darti l’impressione che avessi
scordato tuo padre, gettandomi completamente tra le braccia di Lucifer”.
“Stronzate!”
“Trixie!” La rimproverò la madre.
“Non ti credo, mamma. Lucifer è così?”
Dio guardò la bambina e annuì “Anche” disse.
“Anche? Come...” si allontanò.
“Okay, meriti la verità. Ho preso il posto di mio Padre in famiglia. E, quindi, mi sono
allontanato fisicamente da tua madre per risolvere alcune situazioni familiari” confessò.
“Ora?”
“Ora. Pensavo, inoltre, che tu non mi volessi qui, ora”.
“Scherzi?! Almeno tu... tu... tu mi fai ridere. E rendi felice mamma” la indicò.
“Detective, stai... sei stata male?”
“No. No. Che terribile equivoco. No. Io sto bene. Come sai, ti sostengo in questo tuo ruolo.
Quindi no...”
“Volevi lasciare la polizia” aggiunse Trixie.
“Si, ma non l’ho fatto. E non penso che lo farò, in un futuro prossimo, almeno”.
“Quindi... l’anello che le hai dato... Significa che state davvero insieme? Insieme, insieme?
Come fidanzati? Che vi siete fidanzati? Che siete davvero una coppia?” domandò a
raffica.
“Beh...” Chloe temporeggiò.
“Sì. Esattamente. Anche se non pensavo di sposarla o di chiederle la mano - cosa che
tecnicamente non ho fatto - ma sì. L’ho scelta. Amo tua madre e voglio vivere con lei tutti
gli anni che ci rimangono. E, se lei vorrà, la sposerò davanti a tutti i nostri cari. Davanti a
te. Metterei nero su bianco il mio amore per lei. E...”
“Okay, credo che può bastare” lo fermò Chloe, morendo di caldo.
“Sposeresti mamma?” Tirò su col naso.
“Ma no che non lo farebbe. Vero?”
“C’è poca fiducia in me, in questa casa” esclamò Lucifer “Comunque, per favore, Trix, non
scappare. Perché non è così che si superano le situazioni”.
“E come? Facendo festa ogni giorno? Come fai tu?”
“Trixie!” la richiamò Chloe “Come...”
“No. Neanche così. Infatti, non faccio festa ogni giorno come prima, bambina” guardò
Chloe “Provo a migliorarmi. Provo a seguire il buon senso. E a costruire la mia strada.
Cadrò? Sì. Sono già caduto. Ma mi rialzerò sempre. Finché avrò fiato e finché vivrò, io
lotterò per cambiare. Per essere... degno del ruolo che copro nel mondo”.
Trixie l’osservò senza capire.
“Okay, il punto è che devi accettare quello che senti. Anche ciò che detesti. Perché so che
sai che questo atteggiamento ribelle è sbagliato. E che hai paura di stare sola... Ma così
facendo, rischi di allontanare tutti e di finire per restare sola. E non lo meriti. Ne è giusto
che sia così” le strinse la spalla “Sei così giovane, Trixie. Sbaglierai, soffrirai, piangerai
ancora e ancora. Ma passerà. Andrai avanti. Tornerai a essere ancor più saggia di quanto
già tu non sia. Tornerai a ridere e a sorridere. Devi solo darti tempo. E accettare l’aiuto da
chi ha qualche esperienza in più di te”.
“Lucifer...” Chloe non riuscì a commentare il discorso appena fatto dal suo compagno che
si commosse.
“Lo so che ti manca tuo padre. Manca anche a me. Ma sono sicuro che lui non vorrebbe
vederti così. Ti vorrebbe felice. Ti vorrebbe serena”.
“Ma io... mi manca, Lucifer. Mi manca così tanto” si appoggiò alla parete, asciugandosi gli
occhi.
“Lo so, piccola. Sento quanto tu stia male...”
“No. Non lo sai. Tu non hai perso un padre”.
“Non l’ho avuto per tanto tempo. E quando l’ho trovato, lui se n’è andato per sempre. Il
dolore non è uguale, ma manca anche a me”.
La bambina lo guardò tremando “Resti per cena?” chiese.
Lui guardò Chloe.
“Per me, non ci sono problemi”.
“Resto per cena” le sorrise.

“Si è addormentata?” Chiese Lucifer, alzandosi dal tavolo.


“Sì. È crollata subito. Menomale” si morse la lingua “Ultimamente non riusciva”.
“Non volevo essere brusco, prima. O troppo autoritario. O…”
“Scherzi? Sei stato perfetto, Lucifer. Diretto e molto sincero. Perfetto” disse fiera “In questi
giorni, mi preoccupavo per l’enorme responsabilità che hai sulle spalle. Preoccupazione
inutile”.
“Non adularmi così, detective” sospirò “Che sollievo poterti chiamare così, ancora”.
“Sollievo? Non lo sapevi?! Non sai tipo tutto ora?”
Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si mise a sistemare la cucina.
“Tutto eccetto te. Tu resti sempre un mistero” si sedette al tavolo “Ed è frustrante, come
cosa” rise “A quanto pare, questo Dio ha qualche limitazione” si indicò.
“Solo tu, quindi? Tuo Padre... oh cielo! Lui sapeva tutto tutto?!”
“Tutto tutto” annuì.
“Bene. Allora sa quante volte l’ho maledetto” scosse la testa.
“Un argomento interessante. Ti prego, parlamene”.
“Non penso proprio. A meno che il nuovo Dio non voglia essere il nuovo maledetto” sorrise
divertita, dandogli le spalle.
“Mi hanno detto di tutto, nella mia esistenza. Ho le spalle larghe”.
“Vero. Tecnicamente” si voltò, tenendo in mano un coltello “Tu sei sia Bene che Male?”
“Praticamente” annuì, posando il mento sulle mani.
“Così sembri più un bambino pronto a combinare guai”.
“Potrei esserlo” rise.
Lei si rabbuiò, tornando seria “Quindi sai dov’è Dan, vero?”
Lucifer si ricompose sulla sedia “Sì”.
Chloe posò il coltello e si aggrappò al tavolo “Sta soffrendo tanto?”
Lucifer non rispose, distogliendo lo sguardo.
“Non puoi portarlo in Paradiso? Salvarlo?”
“Non funziona così”.
“Sei Dio, cazzo!” Alzò la voce, tenendola sempre bassa per non svegliare la figlia.
“Ho delle limitazioni, detective”.
“No!” Gridò, sbattendo i pugni sul tavolo “Non è giusto”.
Lucifer si alzò per abbracciarla ma lei lo scansò “Prima della battaglia con Michael, alla
morte di Remiel, mi hai detto che saresti diventato Dio per Dan. L’hai promesso, Lucifer!”
“Ci sto lavorando, detective. Ma non è semplice”.
“Un modo c’è?” alzò lo sguardo verso di lui.
Il nuovo Dio non parlò.
“Lucifer!” si schiarì “Un modo c’è?”
“Uno solo. Ma non ha alte probabilità di riuscita” deglutì.
“Beh... Il mio Dan ci riuscirà. Lui... lui merita di tornare dalla sua...”
“Charlotte” concluse la frase per lei.
Chloe annuì “L’ha amata così tanto...”
“E lei ama lui” tentò di avvicinarsi a lei, toccandole la spalla “Sono qui per questo,
detective. Ho bisogno di sapere come aiutare Daniel”.

“Sei davvero qui?” chiese Ella, davanti alla scrivania di Chloe.


“Così pare” annuì l’amica.
“Okay, senti... non volevo essere così odiosa in questi giorni”.
“Ella, non sei stata odiosa”.
“Sì, invece. Tu sei così gentile e altruista nel voler aiutare Lucifer con la sua famiglia.
Certo, ha una famiglia complessa. E mi manca molto. Voglio dire, poteva anche mandarmi
un messaggio. Scrivermi dove andava. Ma no. Niente. Rimane sempre lo stesso”.
Chloe alzò le spalle “Lucifer è così”.
“Eppure lo sa che ci tengo a lui. Lo sa, vero?”
“Non lo so. Ma credo di sì”.
“Buongiorno ragazze!” Esordì Carol “Abbiamo un caso. Andiamo?” Sorrise e strizzò
l’occhio a Ella, facendola arrossire.
“Certo” rispose Chloe.
Il collega si avviò verso l’uscita mentre Chloe prese in disparte l’amica “Allora, voi due?”
“Vorrei fosse facile, Chlo’. Ma non lo è. Non sono... pronta” sospirò triste.
“Okay. Prenditi tutto il tempo che ti serve” le strinse il braccio, sorridendo “Ma sappi che lui
è davvero okay”.

“Buongiorno a tutti. Scusate il ritardo” esclamò Lucifer, raggiungendo i colleghi sulla scena
del crimine.
“Lucifer. Non credevo che...”
“La devi smettere di sparire e comparire dopo secoli” Ella interruppe Chloe, picchiando
Lucifer con la cartellina.
“Per tutti i diavoli, perché mi picchi?!”
“Dov’eri? Dove sei stato? Sei sparito nel nulla!”
“Avevo... delle questioni da risolvere”.
“Sì. Hai preso il posto di tuo padre in famiglia. Ma non esiste solo la famiglia. Ci sono
anche gli amici. Ci sono io. E avevo bisogno di te!” Lo fulminò.
“Lo so, signorina Lopez. Sei arrabbiata. Ma sono qui. Posso aiutarvi?”
“Ehm, come?” chiese Carol, raggiungendo il gruppo.
“Oh, già. Voi non vi conoscete davvero” ricordò Chloe “Carol, lui è il mio partner, Lucifer.
Lucifer, il detective Carol Corbett”.
I due uomini si strinsero la mano.
“Lucifer. Un nome... importante” sorrise Carol.
“Già. I nomi, a volte, possono metterci in imbarazzo o essere un punto di forza, Carol”
rispose.
“Hai ragione. Forse i miei mi volevano male quel giorno”.
“Non dirlo a me” esclamò Dio.
Carol rise per poi tornare serio “Andiamo. La vittima è dentro” disse.
Chloe prese Lucifer per il braccio “Arriviamo subito” disse.
“Ehi” sorrise lui.
“Ehi? Solo ehi sai dire? Sei scappato! Un minuto eri davanti a me, l’altro non c’eri più.
Questo giochetto era divertente con tuo Padre. Non con te” lo sgridò.
“Hai ragione. Solo che... dovevo staccare”.
“Da me? Ti ho visto solo per poche ore ieri. Che cosa...”
“Non da te, detective. Come puoi anche solo lontanamente pensare che tu mi stanchi? Da
tutti i casini” si passò una mano sul viso.
“Okay. Senti, lavoriamo a questo caso perché stiamo qui. Ma stasera mi dirai tutto. Tutto!
Okay?” propose.
“Definisci tutto”.
“Lucifer!”
“Okay, tutto. Ci sto. Andiamo” le stampò un bacio sulle labbra e si diresse verso il caso.

“Non ci credo che davvero ti mischierai con gli umani per diventare uno sbirro” esclamò
Mazikeen, guardando Amenadiel come se fosse un alieno.
“Non hai taglie da cacciare, Maze?” Esclamò l’angelo, preparando la valigia.
“No. Ci sta pensando Eve, comunque” si schiarì la voce “Allora? Davvero lo farai?”
Lui sbuffò “Sì. Lo farò. Ho bisogno di essere utile per questo mondo”.
“Sii il braccio destro di Lucifer. Sarai utile così”.
“Maze, no. Non è così che aiuterò gli umani” la guardò “Voglio fare qualcosa di concreto e
diretto. Rendere la Terra migliore per Charlie. Come...”
“Come faceva Dan per Trixie” continuò lei, sedendosi sul tavolo “Lo so. E ti ammiro per
questo”.
“Vuoi entrare nella LAPD anche tu?”
“Scherzi? No! Sono la regina dell’Inferno! Mi diverto così” strizzò l’occhio.
Amenadiel sorrise “Si, come no... Non cambiare troppo, mi raccomando” chiuse il borsone.
“Non scherzo. Sono davvero... lascia stare. Appena questo nuovo Dio smetterà di essere
latitante”.
“Lucifer non è latitante. Sta lavorando...”
Mazikeen lo guardò di traverso.
“Okay, è latitante. Ma sai com’è fatto. Apparirà dal nulla quando...”
La porta di casa si spalancò “Salve gente!” esordì Lucifer.
“Parli di Dio...” disse Amenadiel, indicando il fratello.
“Parlavate di me? Ma che bello” rise.
“Hai una promessa da mantenere, Lucifer” esclamò Mazikeen, minacciandolo con il suo
pugnale.
Con due dita, abbassò l’arma “Certo, mia demoniaca amica. Non mi scordo le promesse”
sorrise “Così... Accademia?”
“Sì. Accademia” annuì Amenadiel.
“Mi fa strano saperti in una scuola umana. Ma se ti rende felice...”
“Non dovrebbe aiutarti?” Esclamò Maze “Tu non sai niente su come fare Dio”.
“Maze...”
“No, Mazikeen. Se mio fratello è felice così, buon per lui” disse Lucifer, svitando il tappo
della fiaschetta per bere “A tal proposito, puoi lasciarci da soli per due secondi?”
“Li conto” minacciò e li lasciò soli.
“Fratello, che succede?”
Dalla tasca della giacca, Lucifer prese il braccio di ametista che Dan gli regalò.
“No” disse Amenadiel, con voce rotta.
“A me non serve più. Di sicuro, sarebbe felice se lo avessi tu” prese il polso del fratello e
gli infilò il bracciale.
“Lucy...”
“Okay. Momento commovente a parte. Come porto un’anima dannata in Paradiso?”
Chiese, attendendo la risposta con un sorriso giocoso.
“Vuoi... che cosa?”
“Devo salvare Dan. Ma non so come salvare Dan. Idee? Papà l’ha mai fatto prima?”
“No. Che io sappia, no. È impossibile”.
“In realtà no. Ho già salvato un... amico dall’Inferno. Ma il suo senso di colpa era semplice
da risolvere” sospirò.
“Quello di Dan non lo è?” chiese Amenadiel.
“È più complesso. Più...” lo guardò “Da chi vai quando hai un problema complesso?”
“Dipende. Da chi vai?”
Lucifer sospirò rassegnato “Da Linda. La dottoressa mi aiuterà!”
“Non so come aiutarti, Lucifer. O dovrei chiamarti Dio? Quando prego, prego a te o a tuo
Padre?” rispose Linda.
“Dottoressa, non focalizzarti su cose inutili, ora. Come salvo Dan?”
“Lucifer, non ne ho idea. Puoi sempre scendere all’Inferno e parlare con lui”.
“Sono Dio. Non posso causare... squilibri” scosse la testa.
“Manda Mazikeen”.
“Non è mentalmente pronta ad affrontare l’anima di Daniel”.
“Ma lei è un demone. Anzi, vorrebbe diventare Regina...”
“Lo so, ma non posso”.
“Perché?”
“Perché non è pronta a regnare. Ha un’anima da quanto? Due secondi? Non è pronta.
Troppo emotiva”.
“Lucifer...”
“Senti, dottoressa. Non sono qui per Mazikeen. Ma per Dan: come faccio a salvarlo?”
“Non devi chiederlo a me, temo”.
Lui sbuffò “Dovevo chiedere a Gabriel come ha trovato l’Universo della mamma”.
“Oppure, puoi smettere di chiedere al mondo come aiutare Dan e studiare un modo per
farlo” esclamò Linda.
“Come?”
“Chiedendo alla tua consulente. Sicuro Chloe si inventerà qualcosa”.
“Volevo proteggerla...”
“Ma è protetta. E poi, da come mi hanno raccontato Amenadiel e Maze, è più lei quella
che protegge tra i due” sorrise divertita.
“Vero” rise.
“Che è successo tra voi? Siete stati in Paradiso...”
“Sì. Sono stato in Paradiso. L’ho salvata e sono esploso. Ma poi sono rinato come un
nuovo Dio” sintetizzò “Tutto qui”.
“Wow. Un grande cambiamento. Dovrò iniziare a chiamarti Dio? O Vostra Altezza? O...”
“Lucifer va benissimo. Sono sempre io” scosse la testa “Non cambierò per te, dottoressa.
Resto sempre l’egocentrico narcisista in crisi con sé stesso e il mondo” sorrise.
“Tranne che ora sei il Padre di tutto l’universo. Dovrei chiamarti papà?” Scherzò.
“Dovrei tenere il conto di quanti nomi ho. Comunque sia, non mi sento padre di nulla. Non
ho creato nulla. Vorrei e dovrei risolvere prima dei problemi. Poi creerò qualcosa”.
“Tipo? Hai delle idee?”
“Dottoressa, per quanto possa essere sicuro nella mia nuova veste, certe cose non si
fanno da soli”.
“Quindi vuoi generare con Chloe?”
Lucifer sgranò gli occhi “Mi ammazzerà. Mi ammazzerei. No. No. No. No. Magari ci
limiteremo a mantenere in piedi questo Universo e basta”.
“E come sta lei? Come si sente in veste di Dea? Lo è diventata... come?”
Lucifer prese tempo, versandosi da bere.
“Non lo so ancora” ammise.
Linda lo guardò interrogativo.
“È successo davvero tutto in fretta. E ora, a mente fredda, vorrei solo proteggerla. Non
caricarla del peso dell’Universo. È difficile gestire tutto. E lei... ha già tanti problemi per
conto suo. Non voglio...”
“Sono scuse stupide, Lucifer” lo interruppe.
“Come?”
“Diventi Dio ma non cambi mai. Quante volte ti ho detto che non devi escluderla?
Quante?” si schiarì la voce “Sarò chiara e diretta: vai a parlare con Chloe. Nessun
sotterfugio. Nessuna scappatoia. Solo tu e lei. Magari, se non sa a chi lasciare Trixie...
Aspetta, Trixie sa di voi due? Che sei Dio?”
Lui scosse la testa.
“Bene. Meglio. Visto che dovete chiarirvi su una marea di cose, dille di mandare Trixie da
me. Può anche dormire da me. Ma voi due dovete chiarire. È davvero giunto il momento di
farlo. Sennò, tutti questi anni passati chiusi qui a parlare, sono stati anni buttati al vento”
dichiarò, arrossendo dalla rabbia.
“Sei in collera, dottoressa?”
“Non leggermi nella mente. Immagino che tu possa farlo. E comunque, si. Lo sono. Perché
tengo moltissimo a te e a lei. E voglio vedervi felici. Ve lo meritate entrambi”.
Lucifer sorrise “Hai ragione. Vado a chiedere un appuntamento alla mia signora. Grazie,
doc!”

Bussarono animatamente alla porta e Trixie si precipitò ad aprire.


“Chi è?” chiese.
“Lucifer”.
Lei aprì “Ciao. Sei ancora qui?”
“Dove dovrei andare? E da quando chiedi prima di aprire?”
“Da quando ci siamo trovate in casa te”.
“Giusto. Sei sola?
“Sì. Mamma è in mezzo al traffico e la baby-sitter ha avuto un imprevisto ed è andata via”.
“Mmmmh, ti faccio compagnia io, ti va?” sorrise.
Lei alzò le spalle “Io torno in camera”.
“No, aspetta. Ti va di parlare?”
“Di cosa?”.
“Di quanto mi odi”.
“Io non ti odio” esclamò, guardandosi intorno.
“E invece sì. Mi odi. E ti capisco”.
La bambina sbuffò “Sono arrabbiata con tutti. Non solo con te”.
“Per quale motivo? Non potevamo salvare tuo padre. È difficile andare avanti. Lo so. Per
te anche peggio. Ma essere arrabbiata con tutti, come ti ho già detto, farà star male gli
altri. E te. Vuoi sfogarti? Picchiarmi? Eccomi. Fallo. Ma non ti aiuterà a stare meglio. E...”
Dalla camera di Trixie, si udì il telefono squillare.
“Potrebbe essere mamma” disse allontanandosi e chiudendo la porta per avere un po’ di
privacy.
Lucifer attese il ritorno della bambina ammirando i disegni di Trixie.
Era incredibile che lei, pur non sapendo nulla, aveva intuito tutto.
Si fermò davanti al disegno sul frigo, dove c’erano lui e lei mano nella mano.
“Era una mia amica. Tra poco passerà con la mamma. Starò da lei questo weekend”
sospiro sollevata.
“Ottimo. Ti farà bene” annuì lui, continuando a guardare il disegno.
“L’ho fatto tanto tempo fa. Appena sono tornata dall’Italia. Mamma mi ha portato in così
tante chiese, dove venivi rappresentato sempre male. Sono migliorata col disegno. Potrei
rifarlo meglio” spiegò.
“Tu...” la guardò perplesso “Tua madre lo sa che...”
“Vado da Lara? Sì. Vado a prepararmi uno zaino per il weekend. Non sparire”.
Lui tornò sul disegno, prendendolo in mano “Non lo farò, Trix. Non lo farò”.

“Trixie! Trixie sei ancora qui?” esclamò Chloe, entrando in casa.


“No. È andata via circa mezz’ora fa” rispose Lucifer.
“Oh. Sei ancora qui”.
“Dove dovrei stare?”
“Boh. Tra le nuvole? In tutti i sensi” posò la spesa sul tavolo “Ho fatto tardi perché in frigo
non ho nulla. La baby-sitter...”
“Quando sono arrivato, non c’era. Trixie stava in camera sua a studiare” spiegò, standole
distante.
“Cosa?! Ma... io non sapevo nulla!”
“Tranquilla, detective. Tua figlia sa badare a sé stessa”.
“E tu come sei entrato?”
“Dalla porta. Bussando. Identificandomi” rise.
Lei annuì “Okay, ma perché sei qui?”
“Per parlarti. Dovremmo farlo. È giunto il momento di farlo” prese una busta e iniziò a
disfarla.
“Che fai?” chiese girandosi verso la scena.
“Ti aiuto. Pensavo di portarti fuori, ma visti gli argomenti da trattare, meglio stare in una
delle nostre case”.
Lei scosse la testa rassegnata “Fai come vuoi. Sono troppo stanca per combattere”.
“Combattere? Detective... sono io. Sempre io. Perché sei... sei arrabbiata? Pure tu?”
chiese cauto.
Lei si fermò, dandogli le spalle “No. Non sono arrabbiata. Mi sento... esclusa. Come se...”
“Ti volessi allontanare da me. Di nuovo” concluse lui.
“Allora leggi la mia mente” sospirò.
“No. Ma... parlando con Linda, ho capito che sono stato un vero cretino con te. Volevo
proteggerti allontanandoti. Di nuovo. Non devo più farlo. Siamo... una coppia, dopotutto”.
“Vero” annuì voltandosi.
“Okay. Allora... siediti. Devo davvero chiederti aiuto”.

“Che significa che non sai come salvarlo? Sei Dio! Scendi all’Inferno, prendi la sua anima
e portala in Paradiso! Semplice”.
“Non lo è, detective. Come già spiegato, non ho voluto modificare le regole di mio Padre.
E tra queste c’è anche quella di non cambiare gli equilibri tra i Regni”.
“Quindi, Dan è condannato alla dannazione eterna senza soluzioni? Ma io...” si fermò a
pensare. Un ricordo le passò alla mente “Io ho visto quell’uomo... Lui...” prese fiato “Prima
del tuo ritorno, ho lavorato su un caso dove mi hai aiutato dall’Inferno. Se mi hai aiutato
stando lì, quell’uomo era con te. O sbaglio?”
“Ah. Parli di Ho detto scendi stronzo? Sì. Era all’Inferno”.
“Appunto. Era. Se ora è in Paradiso... come ha fatto? Si può uscire dal proprio loop?
Come?”
Lucifer ci ragionò sopra “Non era mai successo. Ma... lui ha semplicemente accolto il suo
senso di colpa, risolvendolo” si illuminò “E così, è riuscito ad attraversare la porta del suo
loop infernale e a raggiungere il Paradiso” sorrise “Ergo...”
“Pure Dan può farlo” concluse Chloe, speranzosa.
“Sì, potrebbe” annuì “Ma c’è un piccolo problema”.
“Quale?”
“Non posso scendere a dirglielo” disse.
“Cosa? Mio Dio, Lucifer, tu puoi fare tutto! Sei Dio, per la miseria!”
“Sì. Ma mio Padre non è mai sceso all’Inferno”.
“E tuo Padre non è mai stato il Diavolo. Non ha mai governato in prima persona i demoni o
i dannati. Lucifer” gli prese le mani “Tu puoi farlo. Tu puoi scendere nelle fiamme. Puoi
parlare con Dan. Puoi aiutarlo. Solo tu puoi”.
“E se non accettasse? Se non ci riuscisse? Se io non ci riuscissi? Devo... scusa,
dobbiamo trovare una soluzione diversa”.
Chloe si abbandonò al divano “Sei la persona più pessimista che esista, Lucifer”.
“Grazie”.
Chloe ragionò “E se... Si possono legare le anime?” chiese.
“Tipo anime gemelle?”
“No. Tipo...” girandosi notò un disegno della figlia che ritraeva un angelo vicino a lei “Tipo
angelo custode” sorrise.
“Non ti seguo” ammise lui.
“Se legassi l’anima di Dan a una che sicuramente si perderebbe senza un aiuto? Se
rendessi Dan uno spirito guida? Aiutando l’anima ancora in vita a fare solo scelte giuste, in
modo da purificare sia la sua anima che quella di Dan?”
“Come fece Amenadiel con Charlotte?”
“Come, cosa?” chiese Chloe, sorpresa.
“Lunga storia. Prosegui”.
“Esistono storie del Sud America... gli ale... ali...”
“Alebriques?” suggerì lui.
“Sì. Ho fatto una ricerca con Trixie su questa mitologia. Magari Dan può aiutare qualcuno
a salvarsi”.
“Salvando questa anima viva, si salverebbe anche lui. Redenzione doppia” pensò Lucifer.
“Si. Sarebbe un’idea”.
“Rimane sempre il fatto del “Come glielo comunico”? Non posso scendere!”
“O scendi tu o mandi Mazikeen”.
“Maze non è pronta...”
“Maze è perfetta! Lucifer, ripeto: o tu o lei. O giuro che trovo un modo per sentirmi in colpa
e morire per farlo io!”
“Scherzi, spero”.
“No. Sono seria. Dan non merita quella fine!”
“Tu mi spaventi. Anche se questo tuo lato mi eccita in modo indescrivibile...”
Chloe scosse la testa, ridendo “Sei un cretino”.
“Il tuo” la baciò.
Lei si spinse su di lui ma Lucifer la bloccò “Che fai?”
“Secondo te?” rise lei.
“Sì, so cosa... piacerebbe anche a me, detective. Ma finché non risolvo questa storia...”
“Capisco. Ma eri venuto per parlare di noi, ricordi?” si alzò da lui.
“Vero” annuì e sorrise, divertito dal suo stesso rifiuto.
“Lo comprendo, Lucifer. Fa sempre strano quando tu eviti il sesso”.
“E tu che lo vuoi. Ci siamo scambiati i ruoli?”
“Per fortuna, no. Tanto... so che mi ami” si morse le guance, guardando altrove.
“Lo ricordi! Fantastico”.
“Ero in Paradiso, mica in coma” rise “Certo che lo ricordo. Ed è stato... wow. Non saprei
descriverlo. Nessuno si era sacrificato così per me. Sei morto per salvarmi. Sei... che
succede?” chiese, notando la sua espressione perplessa.
“Non era la prima volta, detective. Sono morto altre volte per te. Due, prima di questa”
specificò.
“Si, certo” annuì sarcastica. Poi notò la serietà nei suoi occhi “Davvero?”
Lui annuì.
Lei si alzò sconvolta “Cosa? Aspetta, scherzi? Oppure... è un modo di dire?”
“No. Sono morto. Andato all’Inferno - in quanto l’unico posto dove potevo andare - e poi
tornato in vita. Sempre per salvare te” sintetizzò.
Le mancò l’aria e le girò la testa.
Lucifer l’aiutò a sedersi, senza cadere “Tutto okay?”
Meccanicamente si voltò verso di lui “Luc...” le parole le morirono in gola.
“Già. Follia? Pazzia? Forse. Ma tu sei fondamentale per questo mondo. Insomma, sei
morta per pochi minuti e si è scatenata una guerra. Sei importantissima, detective”.
Lo shock non le permise di parlare. Era pietrificata. Così lui le raccontò tutto: da quando fu
sparata alla spalla, nei primi giorni che si conobbero, alla morte per mano di Michael,
passando per il veleno e per il salvataggio da Pierce.
Tutte quelle informazioni presero posto nel puzzle degli ultimi anni, mostrando finalmente
l’immagine finale.
“Questo è tutto. Credo di non aver tralasciato nulla” concluse lui “Forse, dovrei chiedere a
Linda. O a Maze”.
“Loro sanno?”
“Loro mi hanno aiutato. Loro come Amenadiel, Ella e Dan. Un team per salvare te, l’attuale
compagna di Dio. Ovvero, la Dea della Creazione” sorrise teneramente.
“Io... tu... Mi hai sempre amato? Sempre?”
“Sì” ci pensò su “In effetti, ripensando a tutto, sì. Ti ho sempre amato. Forse dal primo
istante in cui ti ho vista. O percepita. Ci siamo incrociati ancor prima di quanto pensi. Già
quando sono arrivato sulla Terra, 10 anni fa. Nel palazzo che ora è il Lux, per la
precisione” rivelò.
“Oddio! Aspetta, davvero? Come? Quando?” Si portò le mani alle tempie.
“Respira, detective. Non voglio che tu faccia la mia stessa fine” rise, accarezzandole la
schiena “Un giorno ti racconterò tutto. Forse”.
“Ma tu ti sei sacrificato tantissimo per me. Cioè... davvero tanto. Sono io quella indegna,
tra noi due”.
“Addirittura. Ma non è così, tesoro” le alzò il volto, accarezzandole le guance “Meriti tutto il
bene dell’Universo”.
Lei scosse la testa, mentre le labbra le tremarono.
“Vieni qui, detective” la strinse tra le braccia.
“Lucifer... ti amo immensamente” mormorò tra i singhiozzi.
“Ssssh. Non piangere, mia dolce Chloe. Va tutto bene. Stiamo qui. Insieme. Questo è
quello che conta”.
Chloe indietreggiò e lui le diede un fazzoletto, usandone un altro per asciugarle gli occhi
“Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto perché ti amo. E anche tu” le spostò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio “Anche tu hai fatto tantissimo per me, detective. Forse per pietà.
Per disperazione. Per amicizia o...”
“Amore. Giuro, per amore. Perché anche io ti amo tantissimo, Lucifer. Davvero tanto. E sto
male a stare in lite con te per più di un’ora. Perché io ti voglio nella mia vita e ti voglio
aiutare. Voglio che tu mi consideri come la tua spalla su cui appoggiarsi. Vorrei che...”
“Ehi, detective. Tu fai già parte di questo mio cambiamento. Non potrei mai essere Dio
senza un tuo aiuto. E, fidati, è davvero difficile per me chiedere aiuto. Ma devo. E tu, mia
meravigliosa metà... tu devi per forza aiutarmi. Perché non saprei dove mettere mani” rise
disperato “Quindi...”
Chloe prese fiato, si schiarì la voce e tornò lucida “Io ci sono. Accetto di essere la tua
consulente...”
“Sei più di questo, detective”.
“Okay. La tua Dea. Cavolo, fa strano considerarmi così” rise.
“Lo so”.
“Ma io sono umana…Va bene, non è importante ora questo. Io ci sono. Conta su di me. E
ora” gli accarezzò il volto, scendendo sul collo, per poi sistemargli il colletto e la giacca
“Vola da Dan. Un problema alla volta, okay?”
“Ti amo, Chloe Decker” annuì.

Daniel urlò, sedendosi in un angolo della stanza.


Sapeva che lo scenario sarebbe cambiato da lì a poco. E che il suo assassino si sarebbe
palesato immediatamente.
Il vero Inferno era la consapevolezza che sapeva tutto. Sapeva dov’era. Sapeva i tempi
della sua tortura e che quelli erano demoni.
Detestava anche il fatto che non era lui a volersi alzare, ma era il loop a farlo alzare.
Si alzò e si girò verso la canna della pistola che lo avrebbe ucciso.
“Ti prego, fallo subito. Uccidimi subito” pianse disperato.
“Detective Stronzo, ti credevo più intrepido”.
Il demone si fermò, immobile e Dan si guardò intorno “Oddio. Anche il Diavolo vuole
divertirsi con me?!” Tremò.
“Tranquillo, Daniel. Mi divertivo di più sulla Terra”.
Una forte e intensa luce bianca accecò Daniel, costringendolo a coprirsi gli occhi, mentre il
demone si inginocchiò “Mio re e Dio, al vostro servizio”.
“Dio?”
“Reelf, hai la giornata libera. Vai” ordinò Lucifer al demone.
Questi annuì spaventato ed uscì dal loop.
“Dunque, pure dopo la morte sei complicato. Il loop più complesso doveva essere il tuo. E
pensare che ti immaginavo immerso nel pudding al cioccolato” esclamò Lucifer,
sistemandosi la giacca nera.
“Senti, ammazzami ora. Fallo il prima possibile. Per favore” si inginocchiò disperato.
“Alzati, Daniel. Se Chloe sapesse che ti sei inginocchiato davanti a me, mi castrerebbe
all’istante” lo fece alzare da terra.
“Ch...Chloe. Mio Dio, come sta? E Trixie? La mia scimmietta”.
“Devo ricordarmi di chiedere a papà Decker il perché di questo soprannome” sospirò
Lucifer “Parliamo? Ti va?”

“Chloe, Lucifer dov’è?”


“Ciao Mazikeen. Si, va tutto bene” rispose lei.
“Non fare la spiritosa. Dove nascondi quel cretino”.
Eva corse dietro Maze “Rallenta, tesoro. Corri troppo” prese fiato “Ciao Chloe, come va?”
“Eve... è impazzita?”
“Voglio il mio trono!” Gridò Mazikeen “Devo salvarlo!” sussurrò.
“Si, lo è” ammise Eve.
“Me l’ha promesso” si sedette sul tavolo della cucina.
“Okay, Lucifer è all’Inferno, ora”.
“Bastardo!”
“Perché?” Chiese Eve “Non dovrebbe stare in Paradiso? Si sposta troppo, questo Dio”
rise.
“Per salvare Dan” aggiunse.
“Lo ammazzo” replicò Maze “Io dovevo salvarlo. Io!”.
“Maze, credo che neanche Lucifer potrà salvarlo. Vero Chloe?”.
“Vero. Ma abbiamo un piano”.
“Dimmi che l’hai pensato tu e non lui”.
“Si, Maze. L’ho pensato io”.
“Grazie” sospirò “Perché non ci si può fidare di Lucifer”.
“Maze” la richiamò Eve “Adesso basta. Sta diventando una tortura”.
“Guarda che ha sempre intenzione di renderti la regina dell’Inferno. Solo che prima deve
salvare Dan”.
“Perché?”
“Perché non saresti in grado di ordinare ai tuoi fratelli di torturare... Dan” deglutì Chloe,
rabbrividendo al pensiero.
“Sciocchezze. Sono un demone”.
“Con un’anima” ricordò Eve.
“Che cambia?”
“Tutto” esclamarono all’unisono le due umane.
Il demone sbuffò, arrabbiata.
“In che consiste il piano-salvataggio?” domandò Eve, sedendosi al tavolo.
“Far sì che Dan diventi una specie di spirito guida per un’anima vivente in crisi,
riportandola sulla retta vita. Salvando lei, si salva anche lui, superando il suo senso di
colpa”.
Le due cacciatrici la guardarono sorprese.
“Lo so, è un azzardo”.
“Direi più, una follia” commentò Mazikeen.
“È mai successo?” chiese Eve.
“Credo di no, in questi termini almeno”.
“Certo che no. Nessun dannato è uscito dall’Inferno. Eccetto la Madre di Lucifer, ma lei era
esiliata. Non dannata. E Charlotte Richards. Pure lei, collegata alla Dea... Madre”
aggiunse alla fine.
“Veramente, Maze, un altro caso c’è stato” dichiarò Chloe.
“Che cosa? Impossibile”.
Eve rifletté “Dopo millenni di esistenza, tornando sulla Terra ho visto più cose impossibili
compiersi ora che in tutti questi millenni”.
“Una vecchia conoscenza di Lucifer. È riuscito a perdonarsi all’Inferno, superando la porta
e raggiungendo il Paradiso”.
Mazikeen la guardò senza parole “Che mi venga un colpo. Davvero? Cioè, davvero
davvero?”
La detective annuì “Davvero davvero. Ma Lucifer ha detto che con Dan è più complesso.
Ma mai dire mai”.
“Daniel Daniel. Sempre il più complicato” scosse la testa lei.
“Beh, è una speranza. Piccola ma c’è! Ho fede in lui” esclamò elettrizzata Eve “Quale sarà
l’anima da salvare?”
“Io... non ne ho idea” esclamò Chloe.

Ella scoppiò a ridere alla battuta di Carol.


“Troppo forte. E così, non ti sei mai perso un Comicon?”
“No. Neanche uno. Diciamo che diventare un poliziotto ha i suoi vantaggi” ammise,
versandole il vino.
“Adoro. Sai, non ho mai trovato nessuno che venisse con me”.
“Davvero? Non ci credo”.
“Si, ti giuro che è così”.
“Ma hai 4 fratelli. Nessuno di loro...”
“No. Nessuno”.
Carol rimase senza parole “Che storia. Io se avessi avuto una sorella nerd, come te...
Avrei preso casa al Comicon. Basta, quest’anno ci andiamo insieme”.
Ella sorrise abbassando lo sguardo “Sì, beh. Sarebbe un’idea”.
“Ho detto qualcosa di sbagliato? Non volevo rattristarti”.
“No, no. Non hai detto nulla di sbagliato. È solo...” sospirò “Carol, tu sei fantastico. Mi
sembri davvero una brava persona. Ma io... io sono un disastro. Una calamita per le
disgrazie”.
“Tu? Non ti credo” rise per poi tornare serio “Davvero lo pensi?”
Ella si alzò “Scusami. Perdonami ma...”.
“Ehi... Non andare” si alzò di riflesso.
Ella prese la borsa e la mantella “Fidati, starai meglio senza di me al tuo fianco”.
Carol rimase immobile mentre lei scappò via in lacrime.

“Fammi capire bene. Sei Dio? Dio, Dio? Il Grande Capo? Il Creatore dell’Universo? Il
Padre di tutti e di tutto?”
“Sì, Daniel. O meglio, ho preso il posto di mio Padre. Dubito che in questo poco tempo
abbia creato qualcosa di concreto. Tranne dei cocktail al Lux e una cena squisita in
Paradiso” disse “Senza contare i panini per la detective”.
“No, aspetta. Non ti credo. Non è...ci sei riuscito? Davvero?”
“Non capisco se ti stai prendendo gioco di me o se sei sorpreso”.
“Sono... cavolo, puoi salvarmi!” Esclamò sollevato.
“Ehm... no. Questo non lo posso fare” ammise.
“Cosa? Ma sei Dio!”
“E questo l’abbiamo appurato. Ma ho anche deciso di mantenere le regole di mio Padre.
Mi sembrava stupido cambiare regole millenarie. Non trovi?”
Dan sbiancò “E allora... Perché sei qui? Per aggiungere un’altra tortura al mio loop?
Ricordandomi che tu hai la mia famiglia sotto di te e io no?”
“Sì. Esattamente così” annuì Lucifer.
Dan sgranò gli occhi, sconvolto e disperato.
Dio scoppiò a ridere “Oh, Daniel. Quanto mi manchi” scosse la testa “Sono venuto per
salvarti. Mica per torturarti. A quello ci pensano i fratelli di Maze” rivelò.
Dan sospirò sollevato “Menomale”.
“Ma cavolo! Hai il loop più complesso che esista. Insomma, ti senti davvero in colpa per
aver rubato pochi dollari dal portafoglio di tuo padre per andare a comprare un gelato con
la fidanzatina dell’epoca?!”
“Non ce la passavamo bene, Lucifer”.
“Avevi 13 anni, Dan” ricordò Lucifer “Praticamente, hai sensi di colpa da mille anni!”.
“Quanti anni pensi che io abbia avuto, alla mia morte?”
“Guardandoti... 70?” Rise.
Dan scosse la testa.
“Comunque sia, è davvero tanta roba. E più vai avanti, più sono contorti. Anche se, quello
per cui sei qui, è…”
“Okay, basta. Sono condannato all’Inferno a vita. Stop. Fine della storia” lo interruppe
“Peggio di così non può andarmi. Tu non puoi aiutarmi. Spero solo che Trixie stia bene e
che riesca a superare la mia perdita. Per il resto, tratta bene le mie ragazze e sparisci.
Lasciami morto e a soffrire in eterno. Bella chiacchierata” esclamò, girando i tacchi.
“Daniel...”.
“No. Non chiamarmi con quel tono. Senti, Lucifer. Ho passato anni a sottostare ai tuoi
giochetti. E poi la verità... e ora questo. Da che ti conosco, la mia vita è diventata un
casino!”.
“Se non sbaglio, è stata tutta opera tua. Io non c’entro nulla. Tutti noi facciamo delle
scelte. Tutti”.
Dan lo fulminò e poi annuì “Sì. Forse. Ma ormai è troppo tardi. È finita. Mi arrendo. Quindi,
richiama i tuoi demoni. Forza, divertitevi ad ammazzarmi ripetutamente. Tanto lo so che
godete a ogni mio urlo o pianto”.
“La detective la fa semplice “Andrà tutto bene” un cazzo. Sei impossibile da aiutare” lo
stuzzicò Lucifer.
“Come dici?” Si voltò verso il Diavolo.
“La detective ha fede in te. Questo piano-salvataggio l’ha ideato lei. E, come ben sai, era
disposta a morire e a scendere qui per salvarti” spiegò Lucifer.
“Chloe all’Inferno? No. Lei... no, no, no” si agitò.
“Stessa mia reazione. Specie quando è morta tra le mie braccia. Ma i NO erano di più”.
“Che cosa? Chloe è... Chloe è morta?” Impallidì dal terrore.
“Oh me, no. Daniel, no. L’ho salvata. Morendo a mia volta. Fritto, in Paradiso. Ma questa è
un’altra storia. Il punto è un altro: vuoi salvarti?”

Chloe spense la televisione e riordinò il salotto, dopo la strana serata con Eve e Mazikeen,
quando bussarono alla porta animatamente.
Sospirò “Lucifer, lo so che sai aprire la porta senza... aiuti” aprì la porta e rimase di stucco
“Ella?!”
“Posso restare qui questa notte?” esclamò piangendo.

Chloe le passò una tazza di tè caldo e si sedette accanto a lei sul divano “Respira
profondamente e raccontami tutto”.
“Ma tua figlia?” ansimò tra le lacrime.
“Da un’amica. Torna domani” sorrise.
Ella annuì e si scaldò con un sorso di tè “Sei sola o c’è Lucifer?”
“Sola. Non penso che verrà” rispose preoccupata “Ella, stai bene? Ti hanno fatto del
male? Sei... ti hanno...” si allarmò.
Ella scosse la testa “No. Sono scappata da un appuntamento perfetto” respirò a fondo.
“Oh”.
“Con Carol”.
“Ah”.
“Dio, Chloe perché sono una disgrazia? Perché sono così sbagliata? Perché?!”
“Aspetta, Carol ti ha fatto...”.
“No, Chloe. Carol è un ragazzo magnifico. Meraviglioso. Perfetto. Sono io quella sbagliata
qui. Sono la pecora nera. Sono...” posò la tazza sul tavolino davanti “Sono un mostro.
L’incarnazione del male. Mio Dio, sono il Diavolo!” pensò e si disperò.
“No. Sei troppo bella per essere il Diavolo” commentò Chloe.
Ella sorrise “Sei un’amica. Ma credimi... io...” si alzò “No, non posso. Devo andare.
Scusami, Chloe. A domani. Ci vediamo a lavoro” Ella scappò di casa.
“Che cosa è successo?” disse Chloe.

“Dovrei aiutare un’anima viva a trovare la retta via, così da non sentirmi più in colpa e
poter finalmente andare in Paradiso?” ripeté Daniel.
“Esattamente”.
“Perché?”
“Che risposta è PERCHÉ? Mi sarei aspettato un QUANDO, un COME, ma non PERCHÈ”
esclamò Lucifer, schifato dal drink infernale “Millenni di loop umani, e questi alcolici fanno
sempre più schifo” disse ad alta voce.
“Perché vuoi aiutarmi? Perché vuoi salvarmi?”
“Perché non meriti l’Inferno”.
Dan rise “Divertente questa. Ma sì. Lo merito!”
“No, non lo meriti”.
“Cosa ti fa credere che non lo meriti, Lucifer? Perché sono l’ex di Chloe? L’ex marito della
donna che ami?”
“Come fai a sapere che le ho detto che la amo?”
“Le hai detto che la ami?”
“Perché rispondi a una domanda con un’altra domanda?”
“Okay, ci siamo incartati” esclamò Dan “Comunque, davvero non merito la dannazione?”
“No. Assolutamente no. Per questo il tuo loop è un casino. Perché ti stavi redimendo”
concluse Lucifer.
Daniel rifletté e ripensò agli ultimi mesi sulla Terra “Io...”
Lucifer sospirò “Hai iniziato il giorno in cui ti sei costituito e hai scagionato me. Palmetto
Street. Malcolm. Ti dicono niente?”
“Sì. Sì, ricordo. Solo che...”
“La strada per l’Inferno è liscia a confronto di quella per il Paradiso, Daniel” esclamò
Lucifer.
“Non ti seguo, però. Non mi sono perdonato. Ho mentito a Chloe, facendola sentire uno
schifo. Ho sparato al mio partner...”.
“Che sparò anche a me. Lui è morto, io no” sorrise divertito Lucifer “Ma torniamo a te. Eri
sulla buona strada per essere perdonato del tutto. Solo che i piani del mio gemello ti
hanno fregato. Ora, tu sai la tua storia, così come la so io. Non posso passare l’eternità
qui con te. Perciò, andiamo al dunque: vuoi salvarti?”
“Sì. Certo che sì”.
“Bene. Perché il piano è complicato e per niente facile”.
Dan sospirò deluso “E quando mai lo è, Lucifer?”
Dio sorrise “È lo spirito giusto”.
“Sì ma... chi dovrei guidare? Spero non mia figlia! Perché sennò, sono stato un pessimo
padre”.
“No, non Trixie. Per quanto possa essere distrutta ora, non è in pericolo Inferi. Ma...”
Lucifer lo fissò smarrito “In realtà, non ho un’anima da salvare, per ora”.
“Fantastico. Davvero fantastico...”
“Senti Dan, non è colpa mia se non ho trovato un’anima in due minuti! Dammi... dammi
tempo. La troverò. Sicuramente ci sarà. Garantito”.
Dan scosse la testa, rassegnato “Non preoccuparti, amico. Mi basta sapere che Trixie e
Chloe stanno bene. Io non scapperò” gli diede una pacca sulla spalla e tornò nel suo
angolo, in attesa del suo assassino.
Lucifer lo osservò triste “Ti salverò, amico”.

“Ella, ciao. Come stai oggi?” chiese Chloe, correndo subito dall’amica.
“Bene. Benissimo. Ho i risultati delle analisi. Stavo per venire da te” trillò.
“Non mi parlerai di ciò che è successo ieri sera, vero?”.
Ella scosse la testa.
“Okay. Sappi che quando vuoi, io sono qui. E che...”
“Salve, mie fantastiche colleghe! Come procede la mattinata?” esordì Lucifer, entrando in
laboratorio.
“Lucifer, ciao” esclamò Chloe “Bello saperti in giro”.
Dio non riuscì a trattenersi e le regalò un lungo bacio, scordandosi per un secondo di Ella.
Il medico legale tossì “Le scene a luci rosse è meglio lasciarle per la sera. Magari in
camera da letto” commentò.
“Hai ragione. Salve, signorina Lopez. Come stai? Mi sembra un’eternità che non ti vedo”
rise e l’abbracciò.
“Oh, che dolce che sei, Lucifer” ricambiò l’abbraccio “Ma non devi sentirti in dovere di
farlo. Mi piace vedervi felici e innamorati. Finalmente. Dopo secoli” rise.
Il sorriso sul volto di Lucifer sparì, lasciando posto alla perplessità.
Tale cambiamento non passò inosservato da Chloe “Ella, puoi lasciarci un secondo?
Devo... anzi, Lucifer, puoi seguirmi...”
Dalla finestra, Ella intravide Carol raggiungere la scrivania “Vi lascio io. Arrivo... tra poco”
uscì dalla stanza.
“Lucifer, che hai? Va tutto bene? Sei pallido e freddo” gli toccò il collo istintivamente.
“È lei. È lei l’anima da salvare” rispose sconvolto.

“Come può essere lei, Lucifer? Ella? La cara, dolce, sensibile, solare, allegra, zuccherosa,
buonissima Ella?”
“Parliamo della signorina Lopez o di una ciambella?” domandò Lucifer, bevendo un
brandy.
“Lucifer, sono seria. Cosa ti fa credere che sia lei?”
“La sua anima. Il suo IO. È così combattuta”.
“Ma Ella è buona. È cattolica. Molto credente. Insomma...” Chloe si sedette, sconvolta “È
una grandissima sostenitrice di tuo Padre. Di te. Insomma, di Dio!”
“L’oscurità si nasconde e si manifesta in tante forme. Voglio dire, la prima volta che mi hai
visto, avresti mai detto che io fossi il Diavolo?”
“Sì. Decisamente sì” annuì lei “E anche uno psicopatico. Ma non è questo il punto. Dio,
Ella!”
“Già. Problema risolto” esclamò, sbattendo forte il bicchiere vuoto sul tavolo “Legherò Dan
a Ella. Dan conosce Ella. Potrà aiutarla senza problemi”.
“Come? Come farà?”
“Ecco... Quello che sto per dirti è davvero difficile da credere, per te. O meglio, potrebbe.
Ella...”
“Vede i fantasmi” dichiarò Chloe.
“Sì. No. Come fai a saperlo?”
“Me lo disse. Tempo fa”.
“Okay. Comunque sia, non vede i fantasmi. Ma mia sorella, Azrael”.
“Azrael? L’angelo della morte?” Gridò Chloe, per poi tapparsi la bocca con la mano.
“Siamo solo tu ed io a casa mia, detective. Puoi anche urlare” le strizzò l’occhio.
“Ma come... perché?!”
“Guarda, mia sorella è strana. Ma non è questo il problema. Potrebbe tornarci utile
questa... specialità di Ella. Magari non si spaventerà”.
“Lucifer, certo che si spaventerà! Vedrà Dan. Il suo amico morto parlare con lei! Non è la
stessa cosa di vedere un angelo vivo. Tua sorella non è male come persona. Certo, l’ho
conosciuta giusto il tempo di raggiungere il Paradiso e dopo la battaglia. Ma non è male”.
“Detective cara, la signorina Lopez non sa che lei è un angelo. Crede che Azrael sia
morta. Sia un fantasma”.
“Ah. Allora questo... cambia tutto” annuì Chloe.
Sorrise speranzoso “Vedi, amore mio?! Riusciremo a salvare Daniel e a mandare avanti
questo pazzo mondo. Insieme” le strinse le mani.
Lei annuì “Ce la faremo” sorrise “Torniamo in centrale, però. Siamo scappati come due
ladri”.
“Giusto. E più tardi, torno all’Inferno”.

Per tutta la durata del caso, Lucifer non riuscì a distogliere lo sguardo da Ella. La quale,
cercava in tutti i modi di stare il meno possibile con Carol e di evitare di parlare con Chloe.
“Tutto okay?” chiese Chloe, sfiorandogli la mano.
Lui sbatté le palpebre e tornò sulla Terra “Ehi. Sì. Tutto okay” le strinse la mano.
“Oooh, giusto. Eri da qualche parte, invece che qui” annuì lei.
“Tranquilla. Sono qui ora. Ti ho sentita. E credo che la teoria dell’amante sia un’ottima
pista. Andiamo” si alzò, tornando a guardare Ella, che si stava preparando un caffè.
“Lucifer, posso andare da sola. Se...”
“No, no, no. Vengo con te”.
“Sicuro? Non ci sono problemi” sorrise.
Le prese il fascicolo dalle mani “Andiamo ad arrestare un’assassina” le stampò un bacio
sulla guancia “C’è tempo per tutto” le fece strada.

“...la dichiaro in arresto per l’omicidio di...”


Lucifer ascoltava e non ascoltava Chloe, mentre la sua testa era altrove.
Un agente portò via l’assassina, dando a Chloe la libertà di tornare dal suo compagno.
“Pesante la testa di chi porta la corona...” citò.
“Forse ho preteso troppo da me stesso. Essere Dio. Essere il Diavolo. Essere il tuo
partner, sul lavoro e nella vita privata. A volte, sento la testa esplodere. Non credo di
riuscire a fare tutto” si appoggiò alla ringhiera del balcone della casa.
“Ma che cosa dici, sei straordinario in tutti e quattro i campi. Lucifer... non esiste persona
più competente e all’altezza di te per essere Dio, il Diavolo, il mio consulente e il mio
amore. Hai bisogno di più tempo per fare tutto? Va bene. Prenditi tutto il tempo che vuoi.
Io sono qui. Ti aiuto, se me lo permetti” gli accarezzò le spalle “Condividi con me il peso
delle tue responsabilità. Sennò rischi di ritrovarti schiacciato. E non voglio doverti
piangere, poi” deglutì.
“Detective, no. Ci sono. Eccomi. Solo un attimo di debolezza” la strinse in vita “Eccomi”.
Lei sorrise “Okay. Andiamo in centrale. Stiliamo il rapporto e poi...”
“Io vado all’Inferno e tu a prendere Trixie”.
“Perfetto. Ci rivedremo...”
“Stasera al Lux? Dovrei farcela”.
“Con Trixie?”
“Certo. Con lei. Pacchetto completo. L’ho promesso a Dan”.
“L’hai...?”
Le incorniciò il volto “Comunque vada, tu e Trixie siete la mia famiglia, ora” le stampò un
bacio “Perciò, sì. Vi voglio a casa mia. Ho dei progetti per noi tre”.
“Tre? Noi tre?! Okay, ora mi hai stesa” sorrise emozionata.
“Andiamo, cara” la baciò.

Mazikeen si sedette al bancone, aprendo una bottiglia di whisky.


“Me ne verseresti uno anche a me?”
Il demone si girò, stupita dal proprietario della voce.
“Guarda guarda. Un arcangelo caduto. Potrei dire che è la prima volta che ne vedo uno,
ma mentirei. Ne piovono in quantità” esclamò sarcastica.
Michael si sedette “Ciao anche a te, Mazikeen”.
Maze gli passò il bicchiere “Sono ancora stupita dal fatto che Lucifer non ti abbia
incenerito all’istante. Hai ucciso Dan. Hai ucciso tua sorella. Hai ucciso Chloe. E Lucifer!”
“Fidati, mi ricordo tutti i miei peccati” bevve il drink.
“Eppure sei qui. Al Lux. Come mai?”
“Ho chiesto un passaggio a uno dei miei fratelli. La cosa più umiliante che abbia mai fatto”.
“Il prezzo per non avere le ali. Perché sei qui?”
“Vorrei parlare con Lu... Dio” si corresse “Ma non lo trovo mai”.
“Sì, beh. Ha tanto da fare. E dubito che voglia aiutare il gemello assassino”.
“Senti, signorina Mazikeen, so chi sono e cosa ho fatto. Ricordarlo ogni secondo non
aiuterà nessuno”.
“Parla per te. A me calma. E sei fortunato che ci sono tanti umani qui. Sennò ti avrei già
tagliato la lingua e l’avrei mangiata con le olive” dichiarò.
Michael sbuffò “Mi faresti un favore”.
“Vuoi giocare la carta della compassione? Non funziona”.
Amenadiel scese dalla scala e vide i due parlare al bancone.
“‘Sera, Maze. Michael” lo fulminò.
“Sono qui per parlare con Dio. Poi, giuro che me ne andrò. In qualche modo” Michael
abbassò lo sguardo.
“Ah. Dovremo mettere i numeretti. Siamo in tanti a voler parlare con Dio”.
“Sempre se Dio ci parlerà” sottolineò Michael.
“Lucifer ama parlare. Parlerà.”
“Non è vostro Padre” replicò Maze, passando un bicchiere pieno ad Amenadiel.
“Attendiamo!”

“Aspetta, aspetta, aspetta. Ella? Ella? Ella? La nostra Ella? La tenera, dolce...”
“Gentile, simpatica, solare, nerd Ella” continuò Lucifer “Sì. Lei. Che poi, dovrà essere
semplice per te. Non eravate amici? Forse anche di più. Intimi? Avete fatto sesso in
centrale” Lucifer bevve dalla fiaschetta “Aaaah, finalmente si può bere decentemente pure
all’Inferno”.
“Tu come...”
“Daniel, so tutto” gli strizzò l’occhio.
“Oh, merda” si sedette su una sedia.
“Altro scenario assurdo di un altro senso di colpa?” chiese Dio, guardandosi intorno.
“Eh? Sì. Sono più tranquilli, ora”.
“I tuoi torturatori mi temono. Quando tornai all’Inferno, dopo il rapimento di Charlie, li ho
puniti per bene” annuì.
“Dopo... cosa?” Esclamò Dan, disorientato.
“Non importa. Non ho l’eternità oggi. Ho un appuntamento a due...”
“Con Chloe, spero” aggiunse Dan.
“Sì, Daniel. Sempre con lei” scosse la testa “Dunque, ci stai a salvare l’anima della
signorina Lopez?” gli offrì la mano
Il detective respirò a fondo “Sì” gli strinse la mano.
Lucifer sorrise mentre Dan urlò.

“Mamma, sei bellissima” esclamò Trixie.


“Grazie tesoro” le sorrise, tornando a truccarsi.
“Ma... perché ti trucchi? Lucifer non ti ama al naturale?”
“Oh, non lo faccio per lui. Ma per me. Mi trucco perché mi va” si mise il rossetto e baciò un
fazzoletto per togliere l’eccesso.
Poi sciolse i capelli e li intrecciò solo da un lato, per stare più fresca.
“Ripeto: bellissima” annuì la figlia.
“Troppo buona”.
“Ho fatto uno zaino, nel caso dovessimo restare da lui” informò.
“Uno... perché mai?”
“Così. Magari voi due vorreste... ecco... un po’ di intimità. Il Lux è pieno di camere.
Sicuramente ci sarà un letto per me. Lontano da voi due” ammiccò.
“Ma tu guarda cosa mi tocca sentire” le fece il solletico e lei rise di cuore.
“Mamma, basta. Ti prego, basta” implorò tra le risate.
“Okay. La smetto” si sdraiò di lato sul letto, dove erano cadute.
“È bello vederti di nuovo felice, mamma” esclamò Trixie, accarezzando il viso della madre
“C’entra Lucifer, vero?”
“Credo di sì. Stiamo cercando ancora un nostro equilibrio. Non è facile...”
“Con Lucifer, mai lo è. Scappa sempre” mise il broncio.
“Ma torna sempre da noi” le stampò un bacio sulla fronte “Non è abituato all’amore. Sta
imparando a vivere, credo”.
“Come un bambino?” ridacchiò Trixie.
“In un certo senso, sì”.
“Ora lo prenderò sempre in giro per questa cosa” ammise Trixie.
“No. Non sarebbe giusto. Una cosa vorrei sapere, però, da te: è un problema se io e lui
stiamo insieme? Perché se per te non va bene, io lo lascio. Sappi che sono disposta a
tutto per la tua felicità”.
La bambina si sedette “Scherzi, spero?! Siete bellissimi insieme. Anzi, dobbiamo
ripristinare le nostre serate dei giochi! Mi mancano davvero tanto”.
“Ti mancano davvero o vuoi solo truffare ancora Lucifer?” indagò Chloe.
“Entrambe”.
“Immaginavo” sospirò “Non so se Lucifer riuscirà a essere presente ogni sera... Possiamo
tentare, però”.
“Mamma, perché è così fuggitivo? Che gli sta succedendo?”
“Lui... ha preso il posto del padre nell’azienda di famiglia”.
“Mamma non mentirmi. Questa è la scusa che dite a tutti. Ma la verità qual è?”
Chloe le stampò un bacio sulla guancia “Per ora, è meglio attenersi a questa versione” si
alzò dal letto.
“Ma è una cosa pericolosa? Losca? Criminale?” chiese preoccupata.
“No, scimmietta. Tutto il contrario”.
“E sei coinvolta pure tu?”
“Credo di sì. Lo spero, almeno”.
“Quindi, non è pericolosa?! E...per questo volevi lasciare la Polizia?”
“Sì. Ma Lucifer... ecco... Il mondo ha bisogno della detective Decker” alzò le braccia,
sorridendo.
“Mamma...” si guardò le mani a disagio.
“Che succede, tesoro?” tornò a sedere sul letto.
“Tu non morirai, vero? Non mi lascerai sola?”
“Oh, tesoro. No. Non morirò. Cioè, sono mortale. O almeno credo... Comunque, no. Non ti
lascerò”.
“E Lucifer?”
“Non penso che il Paradiso o l’Inferno lo vogliano, ora” rise “No. Neanche lui”.
La bambina annuì “Andiamo allora. Devo delle scuse a Lucifer”.

La fila per entrare al Lux era così lunga da fare il giro dell’isolato.
Lucifer rimase stupito nel vedere quanta gente stava per entrare nel suo locale.
“Dovrò mettere una limitazione” esclamò, dirigendosi all’entrata.
“Capo” esclamò il buttafuori.
“Salve” sorrise ammaliante.
“Seratona oggi” indicò la fila.
Lucifer si voltò e alcune ragazze sospirarono nel vederlo.
“Già. Ma non mi fermerò molto. Buon lavoro” dichiarò ed entrò.
Si affacciò alla balaustra del locale. La musica pompava dalle casse, fondendo alla
perfezione con i movimenti delle cubiste.
Lucifer chiuse gli occhi e ispirò.
Quello di cui aveva bisogno in quel momento era il silenzio. La testa gli scoppiava. Troppe
voci. Troppe immagini. Troppo dolore.
Espirò e aprì gli occhi.
La sua attenzione fu chiamata da una bizzarra scena davanti ai suoi occhi: un arcangelo
caduto, uno umanizzato e un demone bevevano e parlavano come se fossero tre amici.
Scese le scale incuriosito e in modo silenzioso. La curiosità lo stava divorando.
“...chissà. Magari andrà bene. Lucifer!” esclamò Mazikeen, la prima ad accorgersi del suo
arrivo.
“Sembra una barzelletta: un arcangelo, un angelo caduto e un demone parlano in un bar”
rise “Che succede?”
Dan aprì gli occhi, sbattendo più e più volte le palpebre per focalizzare la stanza.
Era nell’attico di Lucifer. Si alzò a sedere. Era a terra.
Si alzò zoppicante per poi affacciarsi al balcone “Sono davvero sulla Terra?” esclamò
sconvolto.
“...ma sì, mamma. Adesso arriverà” dall’ascensore uscì Trixie, seguita da Chloe.
“Lo spero bene, scimmietta. Più che altro per lui. Se vuole ancora respirare” Chloe posò la
borsetta sul pianoforte.
Dan rimase di sasso: le sue donne erano davanti a lui.
Voleva abbracciarle. Stringerle a sé. Ma capì subito che loro non lo vedevano.
“Che bastardo” esclamò Dan “C’è riuscito! Sono davvero un fantasma!” Sorrise felice.
“Okay, ora vado a cercarlo giù” esclamò Chloe, attaccando il telefono “Se non è al bar, lo
uccido!”
“Mamma!”
“Okay. Non lo uccido. Ma gliene dirò quattro” dichiarò “Puoi aspettarmi qui?” le accarezzò
il viso.
“Magari gli scompiglio i cassetti dell’armadio? Per dispetto?” la guardò illuminata.
“Sarebbe una bellissima idea. Magari, la prossima volta” chiamò l’ascensore “Arrivo
subito”.
“Okay, mammina” Trixie si sedette al piano e accarezzò i tasti bicolore, sotto lo sguardo
amorevole del padre.

“Perché sono sorpreso della cosa? Ognuno di voi ha una richiesta per me. Tutti hanno
richieste!” Finì il drink tutto d’un fiato.
“Me l’hai promesso, Lucifer! Non fare l’idiota, ora!” ricordò Mazikeen.
“Certo, perché l’Inferno ha bisogno di te al comando” sbuffò Michael.
“Ricordati che so come uccidere un angelo. Anche un bastardo come te”.
“Io vorrei solo sapere se...”
“Tu qui stai!” Chloe tuonò, interrompendo Amenadiel.
“Detective” la chiamò sollevato “Sono stato incastrato in questa mini riunione celestiale” si
giustificò.
Chloe li raggiunse, passando dall’altra parte del bancone.
“Che succede qui?”
I quattro si parlarono sopra, senza far capire nulla dei loro discorsi.
Chloe alzò una mano “Uno alla volta. Tu” indicò Mazikeen.
“Il tuo stupido compagno si è scordato di darmi un regno!”
“Maze...” Chloe le sorrise “Che Lucifer sia un disastro lo sappiamo entrambe. Ma è Dio da
quanto? Due giorni? Sta capendo come non impazzire. E non si è scordato della
promessa. Sarai sempre e comunque la regina dell’Inferno. Ma...” guardò Lucifer
“Conoscendo la mente contorta di Lucifer, sta temporeggiando per non perderti. Sei
importantissima per lui. Non vuole perderti”.
Mazikeen fulminò Lucifer.
“Per favore, pazienta ancora un po’. E, andresti su, nell’attico? Ho lasciato Trixie da sola e
non mi va che stia sola” richiese, guardandola con occhi materni.
“Certo” salutò con un gesto della mano gli uomini e sparì per le scale.
“Quanto a te, Amenadiel. Sono sicura che le tue richieste siano legate al tuo nuovo lavoro”
dichiarò “Giusto?”
“Giusto” annuì lui.
Chloe gli strinse la mano sul tavolo “Andrà tutto bene. Sei bravo, Amenadiel. Ricordi che
abbiamo lavorato insieme? Hai intuito e giudizio. Quindi, non hai bisogno dell’aiuto di
Lucifer. Anzi... se dovessi avere dubbi, chiamami” gli sorrise.
L’angelo annuì “Volevo sapere anche...”
“Di tuo figlio? Non preoccuparti. Non sarà difficile per lui adattarsi a questo pazzo mondo.
Più che altro, sei tu che devi respirare di più. E goderti tuo figlio”.
“Hai ragione, Chloe” ammise l’angelo.
“E tu” lo sguardo di Chloe divenne furioso, posandosi su Michael “Che diavolo ci fai qui?!”
Lucifer provò a parlare ma lei lo zittì con un gesto della mano.
“Sono qui per...”
“La verità, per favore” disse tra i denti lei, guardandolo dall’alto verso il basso.
Michael la fulminò per poi abbassare lo sguardo “Io...”
“Ti sei reso conto del casino enorme che hai causato, sia alla tua famiglia che alla mia”
spiegò lei “E ora sei qui, con la coda tra le gambe, senza uno scopo nella vita”.
Michael annuì, sconfitto.
Lei si tenne al bancone per non picchiarlo di nuovo “Io non ho assolutamente idea di come
funzioni il mondo degli angeli. Inferno e Paradiso, fino a qualche anno fa, erano luoghi
figurati. Non so nulla. Ma...” prese fiato e guardò gli altri due angeli “Fare ammenda per i
propri errori non ha mai ucciso nessuno. Angelo, demone o umano che sia. La strada per
la redenzione è un vero inferno. Ma sei un arcangelo. Hai l’eternità davanti a te” deglutì
“Perciò... Amenadiel, puoi accompagnarlo in Paradiso? Credo che Michael sappia
benissimo cosa debba fare” chiese.
“Det... Ch... sei troppo buona ora” Esclamò Lucifer “Non penso che il Paradiso sia il luogo
adatto per lui”.
“Non eri tu quello che voleva cambiare le cose? Evitare morti, dolore e sofferenze?” lo
osservò “Anche io vorrei ridurlo in infiniti pezzettini angelici e disperderlo tra le fiamme più
ardenti dell’Inferno. Ma se il Diavolo è diventato Dio, tutti possono cambiare. Compreso
lui” indicò Michael, immobile davanti a quella donna così autoritaria e giusta, che lo stava
salvando.
Lucifer alzò le mani “Se la metti così”.
“Hai da ridire?” La donna si rivolse all’angelo caduto.
“No. Solo... Sei una degna erede di nostra Madre, nel ruolo di Dea della Creazione”.
Lucifer si morse la lingua per non ribattere.
“Grazie. E ora andate via, che ho un Dio da sgridare!” Esclamò.
Amenadiel guardò Lucifer e poi Michael “Chloe ha ragione. Tutti meritiamo una seconda
possibilità”.
“Un Dio saggio, ma ancora alle prime armi, lo disse prima di me” Chloe strizzò l’occhio a
Lucifer.
“Grazie, Chloe” Michael si inchinò e sparì con Amenadiel.
“Sei stata...” Lucifer fu interrotto da uno schiaffo.
“Questo per non avermi risposto neanche una volta al telefono. E ora andiamo a prendere
Trixie, che ho una bistecca che attendo da anni!”

Mazikeen salì nell’attico e si paralizzò “Dan” sussurrò a fil di voce.


Trixie si voltò “Ciao Maze. Vai a una festa in maschera?”
Il demone si guardò l’elaborato vestito nero “No. Era... lascia stare. Tua madre mi ha detto
di venire qui. Sta per arrivare. Comunque” guardò verso Dan, che le implorava di non dire
nulla sulla sua presenza.
Maze annuì “Cosa... cosa stai facendo, piccola?”
“Suonavo. Così, per dispetto a Lucifer”.
“Mi sembra giusto”.

“Lo so, lo so. Dovevo risponderti...”


“Non è che chieda la luna. Ti sto solo chiedendo di esserci. E che...”
Appena le porte dell’ascensore si aprirono, Lucifer fermò il tempo.
“Daniel, che cosa ci fai qui!”
“Lo vedi anche tu, Lucifer” esclamò Mazikeen.
Trixie era di spalle a tutti, immobilizzata a suonare il piano.
Dan guardava la figlia con le lacrime agli occhi, ignorandoli.
“Lucifer...” mormorò Maze “È davvero qui?!”
“Sì. Se solo si degnasse di parlarci” alzò la voce Dio.
“Non posso, Lucifer. La mia scimmietta. È così cresciuta”.
“Dan... perché sei qui? Come fai a stare qui?” mormorò Mazikeen, commuovendosi.
“Per fortuna che vuoi essere la regina dell’Inferno” commentò sarcastico Lucifer, entrando
in casa “Daniel è qui per aiutare Ella”.
“Allora, il piano è fattibile?” chiese Mazikeen.
“A quanto pare” annuì Lucifer.
“Non posso legarmi a lei?” chiese Dan, accarezzando simbolicamente la guancia della
figlia.
“No. Ti ho già detto che Trixie è pura. Essendo ancora una bambina, non ha colpe così
gravi che la porteranno all’Inferno” sospirò Lucifer, stanco “Senti, Daniel, comprendo che
non è facile lasciare chi ami” si voltò verso Chloe “Lo so benissimo. Puoi solo andare
avanti. E fare tutto quello che è in tuo potere per volare in Paradiso”.
“Perché ti spendi così tanto per me, Lucifer? Ho rivisto mia figlia. È così... tranquilla ora...”
“Ma sei cretino?” Esclamò Mazikeen “Perché sei all’Inferno! E tu non lo meriti! Sei così
pateticamente buono per la dannazione eterna! Dovresti correre per i prati e saltellare
sulle nuvole. Magari con Charlotte!”
Lucifer fulminò Mazikeen mentre Dan andò in tilt.
“Charlotte! Oh mio...” si sedette sulla poltrona “Charlotte è in Paradiso... Potremmo...”
Lucifer sospirò esasperato “E sia. Mazikeen De’ Lilim, in qualità di regina dell’Inferno, ti
consegno l’anima di Daniel Espinoza. Ti ordino di portarla all’umana Ella Lopez. Il resto te
lo spiegherà Dan, visto che io ho una cavolo di cena con la mia compagna!” ordinò
solenne.
Mazikeen offrì la mano a Dan, ma lui rimase fermo.
“Un momento. Se hai rallentato il tempo...”
“Bloccato. Essendo Dio, ho tutti i poteri dei miei fratelli” specificò.
“Uguale. Solo gli umani si fermano?”
Lucifer annuì.
“Quindi, Chloe è umana?”
“Certo che è umana, Daniel. È sempre...”
“Non era la tua Dea?” Continuò.
“È meglio andare, Dan. Ella ha bisogno di aiuto” Maze afferrò Dan e sparirono davanti agli
occhi smarriti di Lucifer.
“...speravo in una sera... tranquilla. Che succede?” esclamò Chloe, non appena il tempo
tornò a scorrere.
Lucifer si voltò, nascondendo il più possibile i suoi dolori “Niente di importante. Andiamo,
Trixie”.

“Okay, forse forse non è male come auto. Ma la Corvette non si batte” esclamò Lucifer.
“Concordo. È bellissima” annuì Trixie.
“Siete impossibili” rise Chloe, scendendo dall’auto “Vieni, tesoro”.
“No. Vado con Lucifer a cercare parcheggio” dichiarò.
“Oh. Okay. Entro però”.
“Perfetto” sorrise la figlia, mentre Lucifer la guardava dubbioso.
Poi partì alla ricerca di un parcheggio.
“Perché sei rimasta con me?”
“Perché devo chiederti scusa, Lucifer. Sono stata molto arrabbiata con te, in questo
periodo. Davvero tanto. E non mi sono mai fermata a comprendere i tuoi atteggiamenti.
Che non condivido per niente, perché un messaggio potevi pure mandarlo. Ma tu sei così.
E io ti voglio bene anche se sei così”.
Lucifer trovò subito parcheggio e fermò l’auto “Ma perché eri o sei arrabbiata? Che ti ho
fatto?”
“Sei sparito, Lucifer”.
“Aaaah. Il discorso dell’altra sera. Giusto”.
“Mamma mi ha spiegato che stai passando un periodo molto intenso. E poi, parlando con
tuo padre...”
“Tu hai parlato con mio Padre?”
“Sì. È così gentile e simpatico. Mi ha detto che tu sei così per colpa sua. Almeno, crede
che sia così. Non era molto presente...”
“No, aspetta: tu hai parlato con... e che ti ha detto?”
“Che tu sei così per colpa sua. Ma che poi hai fatto scelte per conto tuo. Insomma, che sei
quel che sei per un passato complesso. Ma non sei male. Anzi, sei okay. Eri mio amico. Io
ti consideravo così. Posso considerarti ancora così?”
Il telefono di Lucifer squillò ma lui lo ignorò “Certo. Ammetto che non ho idea di come si
faccia ad essere amico di una bambina, ma si”.
“Stando in mezzo a voi adulti, credo che io sia la più matura tra tutti”.
“Mi sembra giusto anche questo” annuì lui.
Lei scese dall’auto e lui verificò chi lo stava cercando al telefono.
“Ehm, dobbiamo andare, prima che tua madre mandi una pattuglia a cercarci”.
“Okay. Amici?” gli offrì la mano.
“Amici” strinse la mano.

Mazikeen atterrò a pochi metri da casa di Ella.


Dan si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato.
“Cavolo. Non pensavo che anche da morto avrei sofferto l’altezza”.
Maze scosse la testa “Da questa parte”.
“Un momento. Hai le ali? Come...”
“No, Dan. Non ho le ali. Ci siamo solo teletrasportati. Lucifer ha il potere di farlo fare a
chiunque, in quanto Dio”.
“Giusto. E tu sei la regina dell’Inferno? Praticamente ordinavi tu i tuoi...i tuoi fratelli nel mio
loop?” deglutì, tremando.
“No. Quell’egoista di Lucifer non mi ha permesso di esserlo. Mentre eri giù, io ero qui”.
“Ah. Comunque i tuoi fratelli sono terribili”.
“Sono degli idioti. Io sono terribile”.
“No. Tu sei terrificante. Ma è bello rivederti” sorrise Dan.
Maze si fermò, incassando il colpo “Ti odio”.
“Come?”
Lei si voltò verso di lui, rivelando le lacrime che camminavano sul suo viso “Perché sei
morto, Dan? Perché?!” gridò.
“Che colpe ho io, adesso? Non l’ho voluto io, Maze. Mi hanno ucciso”.
“Potevi combattere”.
“L’ho fatto. Credimi, l’ho fatto”.
“No. Ti sei arreso”.
“Ero... non è stato facile. E la morte...” sospirò “Era la soluzione migliore”.
“Si ma... qui ci hai distrutto. Siamo tutti a pezzi”.
“Io invece sto un fiore” esclamò sarcastico.
Mazikeen accennò un sorriso “Hai ragione... Ma manchi tanto”.
“Beh, se il folle piano di Lucifer funzionerà, potrai vedermi un po’ di più. Sperando che Ella
non si spaventi troppo”.
“Speriamo che faccia fatica a perdonarsi. Così ti vedrò di più”.
“Sei una vera amica, Maze” esclamò Dan sorpreso.
“Sai che intendo. Mi manchi, Daniel”.
“Anche tu, Mazikeen” cercò di toccarle la spalla e si stupì nel poterlo fare.
“Come...”
“Sono un demone, Daniel. Angeli e demoni possono interagire con le anime” alzò le
spalle.
“Oh. Buono a sapersi”.

“Ma dove eravate finiti?”


“A cercare un parcheggio” rispose Trixie.
“Tutto questo tempo? Okay che il ristorante si sta riempiendo, ma non così tanto!”
“Temevi di essere stata abbandonata, detective?” Lucifer fece accomodare Trixie e poi si
sedette davanti alla bambina.
“No. È che ti conosco. Magari stavi scappando”.
“Con tua figlia al seguito? Mai. Non porto testimoni con me” strizzò l’occhio alla bambina.
“In realtà, mi stavo scusando” ammise Trixie “Per come mi sono comportata con lui. Ecco
tutto”.
“Tesoro...”
“Ma è tutto risolto. Ora, non so voi, ma io ho fame” chiamò una cameriera.
“Anche noi” annuì Trixie.

Ella accese il computer e configurò il bluetooth delle nuove cuffie gamer, comprate nel
pomeriggio.
Nell’attesa che il gioco si aprisse, si preparò dei mini sandwich e prese due lattine di birra.
“Chissà se voi due, ragazzacce, mi aiuterete a spegnere i pensieri” disse alle lattine.
Tornò in salotto ed entrò nel gioco.
Si infilò le cuffie e schiacciò il tasto play.
Prese con la mano destra il controller e con la mano sinistra un triangolo di sandwich “A
noi due, demoni!” Esclamò.
“Sicuro che sia qui?” chiese Mazikeen.
“Sì. Non dirmi che non sei mai venuta a casa di Ella”.
“Mai. Credevo vivesse in laboratorio” si scrollò le spalle.
Dan scosse la testa “La solita Maze. Comunque è questo. Il palazzo, intendo” si fermò al
portone.
“Okay. Quindi... deduco che ti debba... lasciare” disse il demone.
“Già” sospirò lui “Anche se... se Ella dovesse ricevere visite da una certa regina...”
Mazikeen si illuminò in un sorriso speranzoso “Diamine, sì! Ci puoi contare!”

“È crollata?” Chiese Lucifer, stupito da come Trixie fosse riuscita ad addormentarsi sulla
panchina del parco.
“Piccola mia, sì” controllò Chloe.
“Fantastico. Prima vuole fare una passeggiata post cena. Poi mi si addormenta
addosso...”
“Dai. Era stanchissima. Tra scuola, pattinaggio e le emozioni della serata... È pur sempre
una bambina”.
“Che sta sbavando sul mio completo”.
“Non è vero” accarezzò il viso della figlia “Lucifer, stai bene?”
“Finché non si muoverà, si”.
“No. Intendo, in generale. Sei stato...strano. Distaccato”.
La guardò perplesso, guardando poi Trixie.
“Sì. Non con lei, Lucifer. Veramente, solo con me” ammise a disagio.
“Det...”
“Senti, forse è solo un’impressione. E ci sta. Sei continuamente invaso da... tutto. Non so
come sia ora la tua vita. Vedi e senti di tutto. E...”
“Detective, va tutto bene. Forse...”
“Non mi devi delle spiegazioni, Lucifer” si avvicinò a lui e gli accarezzò il braccio “Stai
bene?”
La guardò per poi distogliere lo sguardo.
“Immaginavo” annuì “Andiamo a casa. Hai bisogno di riposarti. E se possibile, staccare la
spina per qualche... ora?!”
“Tu ti stacchi mai dall’essere te, detective?” esclamò severo.
Lei alzò le mani “Come, prego?”
Trixie scivolò sulle sue gambe, senza svegliarsi.
“Meglio andare. Starà comoda su un letto” concluse lui.

“Che diavolo ti è successo, tesoro?!” esclamò Maze, entrando in casa.


“Ecco... hai presente il mio ricercato?! Ecco. Credevo fosse un innocuo ragazzo. Invece...”
si sedette con difficoltà sul divano.
“Era un uomo?!”
“Il doppio di me” esclamò dolorante.
“Eve...”
“Lo so. Dovevo sparargli. Ma non mi andava. Anche perché, non mi andava di uccidere un
ragazzino. Ma lui... non è stato molto generoso”.
Maze scosse la testa.
“Dove sei stata, comunque? Lucifer ti ha nominata Regina degli Inferi?”
“Consoci Lucifer. Ha blaterato cazzate varie e...” si fermò, guardando la compagna. Era
troppo per lei stessa. Non poteva dirle di Dan.
Prese fiato “E non l’ha fatto”.
“Grandioso. Grazie Lucifer!”
“Eve! Perché non...”
“Perché stiamo bene così. Perché devi complicarti la vita? Complicarci la vita? E poi”
respirò a fondo “Perché vuoi diventare Regina?”
“Perché... perché io non voglio che tu soffra, Eve!” dichiarò.
“Ma che dici, Mazikeen? Io soffro se tu vai via”.
“Appunto, Eve. Io... tu...” respirò per non gridare “non voglio perderti. E se tu... nel caso
tu... dovessi...”
“Morire? Ancora? Ancora con questa storia”.
“Sì. Ancora. E sai... ho capito come fare. Come vivere senza questo peso continuo”.
“Cioè? Come? Diventando regina dell’Inferno?!”
“Anche. Ho capito... che scappando dal Paradiso, tu... tu hai rinunciato ad esso. Eve, tu
potresti essere stata bandita dal Paradiso”.
“Davvero? Grandioso! È fantastico, Maze!”
“Sì, lo è. Solo se... solo se io diventassi la regina dell’Inferno. Perché tu... tu sei... tu andrai
all’Inferno, dopo la morte vero? E se io starò lì, noi...”
“Vivremo in eterno all’Inferno come sue regnanti” si illuminò Eve.
“Sì. Per questo voglio che tu... e io...”
“Ci sposiamo!” trillò entusiasta, per poi lamentarsi dal dolore.
“Eve. Devi riposarti”.
“Hai ragione” sorrise sfinita.
“E io ti sposerò. Oggi. Domani. Sempre. E per sempre” la raggiunse per baciarla.
Eve la strinse a sé “Per sempre”.

“Scusami” Lucifer ruppe il silenzio in auto “Non dovevo...”


“No. Non dovevi. Volevo solo essere gentile. Mi preoccupo per te. Evidentemente, perdo
tempo” sospirò lei.
“Andiamo al Lux?” cambiò discorso Lucifer, facendo attenzione a non svegliare Trixie,
addormentata tra le sue braccia.
“Mia figlia sta avanti a tutti! Sì” annuì lei, ridendo.
“In che senso?” Domandò.
Lei lo guardò dallo specchietto retrovisore “Dietro, nel portabagagli, c’è uno zaino con un
nostro cambio. Immaginava che ci saremmo fermate da te”.
“Aaaah. Beh, se per te va bene, puoi portare qualcosa di vostro in casa. C’è una stanza,
che io non uso mai e che ho adibito a ripostiglio. Posso sistemarla e trasformarla in una
stanza per lei” le accarezzò titubante la fronte “Cosicché lei si senta comoda. E...”
“Non sei costretto”.
“Vero. Non lo sono. Né sono obbligato a farlo. Ma lo voglio fare. Anzi...” si sistemò sul
sedile “Scusami per prima. Sono...”
“Un vero bastardo. Ma ti amo lo stesso. Tranquillo” alzò le spalle “Comunque, non mi
trasferirò mai da te. Troppa gente all’ingresso” sorrise.

“Devi morire, brutto bastardo!” gridò Ella, premendo con forza sui tasti della tastiera.
“Merda! Devi morire! Perché non muori?!”
“Hai provato la combinazione SPAZIO + F4?”
Presa dalla battaglia in corso, Ella seguì il consiglio e scoprì un nuovo potere del suo
avatar.
“Grazie, Dan!” disse.
Poi realizzò cosa era appena successo e mise in pausa il gioco.
“Dan?” si girò verso destra, togliendosi le cuffie.
“Di qua” rispose.
Ella si girò a sinistra e rimase di sasso.
“Okay. Prima che tu possa urlare o dare di matto, fammi parlare”.
“Ma tu eri e sei morto!” gridò nel panico.
“Appunto” sospirò sconfortato lui.
Ella indietreggiò con la sedia “Tu... io... oh mio Dio!”
“Eh. Te lo raccomando” esclamò lui.
“Cosa? Come?”
“Ella, fammi parlare. So che sei spaventata”.
“Ti vedo! E sei morto. Fai tu!”
“Lo so. Ma... vedila come...”
“Sei un fantasma. Come la devo vedere?! Non sono così stupida, Dan”.
“Giusto. Ecco, io...”
“Sei qui per torturarmi? Come Ray Ray? Ti ha mandato lei? Perché se così fosse...”
“Non mi ha mandato lei. Non so neanche chi sia questa Ray Ray. Mi ha mandato...” si
morse la lingua “Mi ha mandato Dio”.

“Attento. Se si sveglia, potresti perdere duemila dollari” ricordò lei, appena Lucifer scese
dall’auto.
Trixie si mosse per abbracciare di più Lucifer.
“Perché dovrei perdere soldi?”
“Perché finireste per giocare e lei vincerebbe”.
“Divertente” rise.
Raggiunto l’attico, la depose lentamente sul letto “Voi, ovviamente, dormirete qui”
sussurrò.
“Grazie. E tu?”
“Ormai ho preso dimora sul mio divano” sbuffò.
“Okay. Possiamo...” indicò il balcone.
Lui annuì e la seguì fuori.
Chloe si resse alla ringhiera e respirò a pieni polmoni “Che bella serata. Aria fresca che sa
di speranza”.
“Che immagine poetica”.
“Okay, Lucifer, sono seria ora. Che ti succede? Fatico a ritrovarti nei tuoi occhi”.
Roteò gli occhi “Sono sempre io”.
“Ma non sei qui. Okay. Comprendo che essere Dio ha tanti lati positivi e una marea di
quelli negativi. Ma io sono qui. Ho scelto di starti accanto. E tu mi hai scelta” mostrò
l’anello “Ti confidi con me, per favore?”
Lui scosse la testa “Non posso...”
“Certo che puoi, Lucifer. Dopo tutto quello che mi hai detto e che ho visto, io sono ancora
qui. Davanti a te. Così piena di amore per te...credo di non aver mai amato qualcuno come
amo te. E scoprire quello che tu hai fatto per me...mi manda davvero in tilt il cervello.
Comunque...” si schiarì la voce “Parlami. Confidati. Se non puoi farlo con me, con chi
dovresti?”
Le accarezzò la spalla “È troppo...”
“Per me? Ma smettila! Sono o non sono la tua partner?” sorrise.
“Okay. Il fatto è che... sei umana”.
Chloe annuì pensierosa. Poi si appoggiò al balcone. Guardò verso la città “Eeeeh. Un
grande shock, questo”.
“Non prendermi in giro, detective”.
“E tu non essere così cretino, Lucifer! Sì, sono umana. Lo sono da 37 anni. E tu te ne
accorgi solo ora? Alla buon’ora, Lucifer”.
“Non capisci...”
“Certo che non capisco. Perché non vedo il problema”.
Lui respirò per calmarsi e per riordinare le idee “Da quando sono Dio... vedo il passato, il
presente e il futuro. Di tutti. Angeli, umani e demoni. Tutti. Eccetto te, detective”.
Chloe si voltò verso di lui ma Lucifer era assorto nel suo mondo.
“Vedo il Male e il Bene di tutti. Ecco perché la signorina Lopez era un’anima adatta al
piano per Dan. Ma tu... di te non so nulla. E questo, all’inizio, mi ha fatto tirare un sospiro
di sollievo. Riportandoti in vita, credevo di averti salvata. Che quell’anello ti avesse reso
immortale. Invece...”
“No? Sono mortale?”
Annuì a denti stretti.
Poi si voltò verso di lei “Chloe, sposami”.

“Ma sei impazzito?!” Esclamò Chloe.


“Ascolta il mio ragionamento. Magari, sposandomi, diventerai immortale”.
“Così. Dal nulla?! Seriamente, mi spaventi” rientrò.
“Detective, aspetta”.
“È quello che faccio da troppo tempo. Aspetto che tu...” scosse la testa “Vado a
cambiarmi” informò, dirigendosi in bagno.

“Vediamo se ho capito bene. Tu sei bloccato in un limbo e hai bisogno di aiuto per
raggiungere il Paradiso?”
“Molto sintetizzato, ma sì” esclamò Dan, seduto figurativamente sul divano di Ella.
La ragazza camminava avanti e indietro nervosa “Perché io? Perché tutti a me?”
“Ti conosco”.
“Conosci anche Chloe. O Amenadiel. O Lucifer”.
“Non vuoi aiutarmi. Comprensibile” si alzò, ferito.
“No! Certo che voglio aiutarti, Dan” si fermò “Solo che... non so come” sorrise dispiaciuta.
“Beh... lascia che ti aiuti a liberarti di quel lato oscuro che ti opprime l’anima”.
“Il mio... come... vedi la mia anima?!” si sedette, scossa.
“Non di persona. Dio. Lui l’ha vista. E, considerando che in vita ti conoscevo ed eravamo
amici...”
“Ti ha affidato a me. Come se fossi un angelo custode”.
Dan si lasciò scappare una risata nervosa “Angelo custode. Divertente. Però sì.
Considerami come un custode della tua anima”.
Ella rimase senza parole “È paradossale tutto questo. Insomma, io? Proprio io? Perché
Dio dovrebbe preoccuparsi di me, tra tanta gente”.
“Forse... perché sei molto importante per Dio” dedusse Dan.
Ella sorrise commossa “Dio esiste, allora”.
“Si. Ma non è esattamente come pensi che sia...”
Lucifer prese dalla cabina armadio un paio di pantaloni per dormire, mentre Chloe si
sdraiò sul letto, abbracciando la figlia.
Dio saettò attraversando la camera e si sedette sul divano.
Bevve un drink e si distese, cercando di zittire le voci in testa.
Chi preghi quando sei tu Dio? pensò e ripensò, cercando di dormire.
Invano.
Chiuse gli occhi e cercò con tutto sé stesso di aggrapparsi al silenzio, fino a quando una
mano fresca gli toccò la guancia.
Aprì gli occhi, trovandone due azzurri, stanchi.
“Hai un letto enorme. Mi si spezza il cuore a vederti qui. Vieni con noi?” disse Chloe.
“Credo che tua figlia sia minorenne per certi... giochi” esclamò.
“Ecco il solito donnaiolo Lucifer” si sedette accanto al suo fianco “Il mio Lucifer” si piegò
per baciargli la guancia “detesto come sia finita la serata”.
Lui si alzò sui gomiti “Anche io”.
“È tutto nuovo. Dobbiamo solo...”
“Imparare a convivere con tutto questo” scivolò giù “Fosse facile”.
“Dimmi solo una cosa: stai male per ciò che vedi o per la responsabilità in generale?”
“Tutto”.
“Allora la questione è più seria” si alzò “Coraggio. Dormi con noi. Domani, ti spaccherò la
testa in due e risolveremo il casino”.
“Aggressiva. Mi piaci” rise alzandosi e seguendola a letto.
Chloe si sdraiò nel letto e abbracciò la figlia.
Poi invitò Lucifer ad abbracciarla.
“Metti il braccio così. Bravo. E concentrati sul mio respiro” disse.
Lucifer si strinse il più possibile sulla sua schiena e l’abbracciò.
“Così ti reggo il seno, detective” ridacchiò.
“Ecco. Pensa a ciò e rilassati. Notte, amore mio”.
“Notte... mia salvezza”.

“Che dici se la svegliamo con una secchiata di acqua gelida?” propose Lucifer,
osservando Chloe addormentata a pancia in giù.
“Ci sto. Ma senza cubetti di ghiaccio. Quelli fanno male se lanciati” annuì Trixie.
“Torno subito” rispose lui ma Chloe si voltò e si svegliò.
“Ciao, mammina” salutò Trixie, seduta sulle proprie ginocchia “Peccato che ti sia svegliata
presto” aggiunse dispiaciuta.
Chloe sbadigliò “Perché? Dove siamo?”
“Da me. Volevamo svegliarti con una secchiata di acqua fredda” informò Lucifer.
“Ma quanto siete odiosi, di prima mattina?! E tu perché sei ancora mezzo nudo? Potevi
vestirti, nel mentre” esclamò Chloe, tirandogli un cuscino addosso.
“Almeno ha addosso i pantaloni. Dubito che dorma vestito” ragionò Trixie.
“Sentite, voi due. Siete intruse qui. Ringraziate che ho condiviso il letto con voi”.
“Come se non avessi mai dormito con altra gente” ironizzò Trixie.
“Fai poco la simpatica, teppistella. Sei sulla lista nera”.
“Lista nera? E con chi altri starei?” lo sfidò.
“Per ora, solo tu”.
“Uh, che paura” lo prese in giro.
“Detective, fai qualcosa” chiese appoggio.
“Beh, concordo con mia figlia” si alzò sui gomiti, ancora assonnata.
“Ma due contro uno. Non mi piace questa disparità. Rimediamo” si tuffò su Chloe,
iniziando a fare il solletico ad entrambe.
“Oh, no. Lucifer... Lucifer basta” rise Chloe, mentre Trixie rideva troppo per parlare.
“E io continuo” minacciò, rimanendo più delicato con Trixie.
“Okay. Okay. Hai vinto” si arrese la bambina.
“Sapevo che avresti ceduto per prima” si distese su Chloe, ignorando le sue lamentele
“Pace?”
“Tregua” strinse la sua mano “Dobbiamo rivedere i termini della pace” dichiarò Trixie.
“Lucifer, spostati. Pesi troppo!” Gridò Chloe, cercando invano di spostarlo.
“No, traditrice” sorrise per poi scivolare di lato “Quali termini?”
Chloe scese dal letto e prese fiato. Poi li lasciò da soli, eclissandosi verso il bagno.
“Beh...” distolse lo sguardo, sedendosi a gambe incrociate “Che intenzioni hai con me?”
“Con te? Non prenderla sul personale, ma sei troppo piccola per me. Sarebbe un reato”.
Trixie rise “Non in quel senso. Sai che se stai con mamma, starai pure con me, vero?”
“Già. Lo so” annuì, sapendo cosa la bambina voleva chiedergli.
“Vi sposerete? Andrete a vivere insieme? Vivremo qui? O ci trasferiremo ovunque tu abbia
l’azienda di famiglia? Che poi, a dire la verità, mi sembra una grandissima bugia” affermò.
“Io non mento mai, Trix”.
“Lo so. Per questo, la storia che tu sparisci per andare a gestire il lavoro di tuo padre, mi
sembra una bugia”.
“Sei troppo intelligente per questo mondo” annuì lui “Comunque, tornando alle domande...
Non so darti una risposta”.
“Ma tu la ami?”
“Con tutto me stesso”.
“E non vuoi vivere con lei?”
“Certo che lo voglio”.
“E con me?”
“Già diventa più complesso. Ma ho trovato una soluzione. Dovrò solo comunicare alla
detective i vari collegi, scelti per te. Ne esistono alcuni dove entri bambina ed esci a 18
anni, diplomata e pronta per il college” affermò lui.
Trixie impallidì “Ma... ma tu... mamma...”
Lucifer guardò dietro Trixie e vide la detective tornare.
Chloe si fermò per guardare la scena.
“Credo sia la soluzione migliore. E poi, imparerai tante cose. Utili per il tuo futuro. Certo,
starai lontana da tutto e da tutti. Uno strappo radicale dalle tue certezze e dalla tua
famiglia. Col tempo, capirai che è la scelta migliore per te. Per il tuo bene” continuò serio.
“Ma...” le tremò il labbro inferiore.
“Oh me... Sto scherzando, Trixie! Non lo farei mai” rise “Non ti strapperei mai dall’affetto di
tua madre”.
“Ma sei proprio...”
“Lo so”.
La bambina iniziò a tremare dallo spavento. Poi si tuffò al suo collo “Non farlo mai più. Mai
e poi mai”.
“Mai e poi mai” la strinse a sé.
“Ti voglio bene, Lucifer”.
“E io ne voglio a te. Ma non dirlo in giro. Ho una reputazione”.
“Okay” gli stampò un bacio sulla guancia “Vado a vestirmi” si staccò da lui per correre via.
Lucifer scese dal letto, indossando la sua vestaglia.
“L’hai spaventata parecchio” commentò Chloe.
“Mi diverto con poco” la raggiunse, con l’intento di baciarla. Ma resistette “Non ti sei
mossa, stanotte”.
“Neanche tu. Hai dormito?”
“Ho dormito” annuì “Riguardo a ieri...”
“Accetto le tue scuse”.
“Non mi stavo scusando”.
“Peccato. Dovresti. Hai qualcosa in cucina o dobbiamo ordinare la colazione?”

“Dottoressa, posso?” chiese Lucifer, aprendo la porta dello studio.


“Ciao Lucifer. Sì, il paziente di oggi ha disdetto proprio ora” attaccò il telefono “Va tutto
bene?” domandò guardando l’espressione funebre sul suo volto.
“Specifica. Se intendi per il Mondo, sì. Tutto bene. Per me, no” si accomodò sul divano
“Per questo sono qui”.
“Lucifer, per quanto apprezzi che tu mi consid...”
“Ho chiesto alla detective di sposarmi” iniziò.
Linda si immobilizzò.
Lucifer la ignorò e si versò da bere.
“E lei, ovviamente, ha rifiutato. Voglio dire, la nostra relazione non credo abbia neanche un
mese di vita... e poi...” sospirò “neanche io sposerei me stesso”.
Linda non si mosse.
“Ho fermato il tempo? Dottoressa? Dottoressa!” schioccò le dita e lei sbatté le palpebre.
“Sì. Ti ho sentito. Cavolo” esclamò lentamente, prendendo posto davanti a lui “Le hai...”
“Già. Ma, a mente fredda, comprendo il perché del suo rifiuto”.
“Ti ha detto no, quindi?!”
“Non proprio. Ha detto: ma sei cretino?!”
Linda sorrise.
“Okay, sì. Lo sono. Anche perché, non è ciò che proprio voglio”.
“E cosa vorresti?”
“Lei. Al mio fianco. Sempre”.
“Ma è al tuo fianco. Non state insieme?”
“Sì. Solo che...”
“Hai combinato un disastro. Come sempre”.
“Esatto. Non so neanche come abbia fatto, questa volta”.
“Eh... avrei due o tre ipotesi”.
“Dottoressa, non è facile essere me. Adesso” sospirò.
“Immagino. Non vorrei essere nei tuoi panni. Però so come funzioni tu. E sono sicurissima
che tu stia facendo di tutto per allontanarla dai tuoi veri problemi. Non è così?”
Lui sospirò “Sì”.
“E cosa dovresti fare?”
“Confessarti con lei”.
“E....?”
“Condividere con lei il peso del mondo”.
“Esatto. Non commettere gli errori di tuo Padre”.
“Lo so, lo so. Evitando la Mamma e pensando solo al lavoro, ha distrutto la famiglia. Lo so.
Mi sono ribellato, infatti”.
“Appunto. Non pensi che possa accadere di nuovo? Gli eventi della Storia tendono a
ripetersi”.
Lucifer la guardò confuso.
“Okay. Non hai figli, almeno” commentò lei “Il punto è che non devi regredire. Devi
accettare l’aiuto di chi ti sta accanto...”
“No. Non può farlo. Non può aiutarmi”.
“Perché no? Non penso non ne sia capace”.
“No, anzi” sospirò “È più brava di me. Ha...” sorrise “Ha sempre avuto una marcia in più”.
“E allora?”
“Dottoressa... io...”
“Cosa ti affligge, Lucifer? Lo vedo che stai male. E questo dolore ti sta trasformando. Lo
leggo sul tuo viso. Nei tuoi occhi. E se lo vedo io...”
“La perderò, dottoressa. Non starà con me in eterno”.
“Intendi perché... perché è mortale, Lucifer?”
Lui annuì smarrito.
“Ma che problemi avete voi angeli con la mortalità?!”
“Non ho problemi. Mi dispiace non poter vivere in eterno con lei”.
“Ma che dici?! Andrà in Paradiso, dopo la morte. Starai sempre con lei. La vedrai ogni
volta che vorrai...”
“Non è la stessa cosa, dottoressa”.
“E perché no? Sei Dio”.
“Questo è vero”.
“Devi farti meno problemi con lei. Chloe ti ama. Accettalo. E amala. Puoi vivere la sua
esistenza senza problemi. È umana, okay. Ma è ancora giovane. E ha tanti tanti tanti anni
ancora da vivere qui, sulla Terra. Perciò, finiscila di fare il bambino. Sii l’uomo che tuo
Padre vede in te. Tanto da averti eletto Dio”.
“Mio Padre non...”
“Tuo Padre aveva un piano, no? Ecco. Questo è il piano. Tu, Dio. Chloe, la tua partner!”
“Dici che l’ha creata umana per una ragione?”
“Sicuro. Il perché lo devi scoprire da solo”.

“Chloe! Chloe, Chloe, Chloe, Chloe, Chloe, Chloe, chloooe”.


“Sì, Ella. È il mio nome” annuì la detective.
“Devo parlarti. Subito. Ora. Possiamo?” chiese.
“Lo stiamo già facendo”.
“Lo so. In privato” sorrise impaziente.
Chloe si alzò e la seguì in laboratorio “Dimmi”.
“Ecco... mi è successa una cosa strana. Stavo facendo una partita online. E all’improvviso,
boom! Mi appare un fantasma. Ma non uno qualsiasi. Era Da...” il medico forense guardò
verso Dan, che le faceva segno di non dirle il suo nome “...davanti a me, con un sorriso da
orecchio a orecchio. Era... è un tipo davvero simpatico. Abbiamo parlato tutta la notte. E...”
“Aspetta, aspetta. Un fantasma?!”
“Sì. A quanto pare, non vedo solo Ray-Ray”.
“Chi è Ray-Ray? L’altro fantasma?!”
“Si. Esatto” sorrise allegra, felice che Chloe si ricordasse tutta la storia.
“Wow. Così, ora vedi più fantasmi?” chiese Chloe, disorientata dalle nuove nozioni.
“Sì. No. Solo loro due”.
“Mmmmh. Beh, sai cosa vuole?”
“Sì sì. Ma non ho paura di lui. Ecco, io... dovevo dirlo a qualcuno. E tu... tu sei l’unica qui
che sa tutto. Neanche il mio vecchio psicologo sapeva niente. E a Linda... non me la sento
di essere additata di nuovo come quella pazza”.
Chloe le sorrise “Stai bene, Ella?”
“Sì. Certo, una bella novità. Ma questa volta... questa volta sono speranzosa. Non ho
paura di lui” sorrise a Dan.
“Perfetto. Ottimo” l’abbracciò “Per ogni problema, conta su di me”.
“Povera Chloe. Sempre pronta ad aiutare tutti. Mi manca tanto” esclamò Daniel, con aria
nostalgica.
“Lo so, Decker. Sei un vero tesoro”.
“Okay. Parliamo di cose importanti...”
“Non ho ancora i risultati delle analisi...”
“No, Ella. Parliamo di te e Carol. Quel ragazzo si è preso una bella cotta per te”.
Ella arrossì, gettando uno sguardo verso Daniel. Il quale concordò con l’ex moglie.
“È qui?!” sussurrò Chloe “Intendo, il tuo amico fantasma?”
“Oh, sì. È qui. Ma tranquilla, Chloe. Sta curiosando in giro. E mi spia”.
La detective rise “Immagino. Comunque, gli darai una seconda possibilità? O meglio, mi
correggo: ti darai una seconda possibilità?”
Ella faticò a sorreggere lo sguardo dolce e confortevole di Chloe.
Si sentiva inadatta per quel dolce ragazzo, sempre gentile con lei e pieno di attenzioni.
“Non lo so, Chloe”.
“Un passo alla volta. Ricomincia con un caffè al bar... poi vedi come andrà”.
“Ma sono stata così crudele...”
“Ehi... Sa cosa hai passato?”
“Intendi con Pete? No. Non gli ho detto nulla”.
“Vedi? Sbagli su questo. Sincerità. Digli tutto. Al massimo, smetterà di comprare ciambelle
arcobaleno, con tanto di frappè coordinato” alzò le spalle Chloe “Il che gli fa guadagnare
punti”.
Ella sorrise, arrossendo “Vero. Ma...” guardò oltre le finestre “Lucifer? Dov’è? Non
dovevate uscire insieme ieri sera?” Ella ammiccò, ambigua.
Chloe scosse la testa “Non lo vedo da questa mattina, al garage del Lux. Noi tre...
abbiamo dormito insieme, nel suo letto. Solo che... è così tormentato, ultimamente...”
“Ahia. Pensi che non ti ami più?”
“Peggio. Penso che sia molto innamorato. E che ha tanta paura di perdermi”.
“Ed è così? Vuoi lasciarlo?”
Daniel si fermò, osservando le due donne per curiosità.
“No. Certo che no. Lo amo con tutta me stessa. Ma lui è così...” sospirò “Chi lo capisce, è
un santo” scosse la testa, sorridendo.

Amenadiel scese le scale del Lux e diede una pacca sulla spalla di Lucifer, curvo sul
bancone.
“Ciao Lucy. Come va?” esclamò allegro.
Il Diavolo lo guardò perplesso per poi tornare al bicchiere vuoto “Ti sei drogato, fratello?
Sarebbe una bellissima novità”.
Amenadiel ordinò due drink “No. Pura felicità. Charlie cammina da solo. Certo, ogni tanto
sbarella o cade. Ma almeno si tiene in piedi. E la scuola va spedita! Sono così felice”.
Lucifer afferrò il nuovo drink e lo bevve tutto d’un fiato “Fantastico”.
“Che cosa ti turba, fratello? Problemi divini? Ti serve una mano? Un consiglio?”
“No. Le istruzioni di nostro Padre sono state una lettura esaustiva. Potrei creare da zero
altro venti mondi” si alzò per prendere una bottiglia intera dal bancone e si versò da bere
“Ma no. In Paradiso e all’Inferno stanno tutti bene. Qui... gli umani vivono come sempre.
Tutto uguale” sintetizzò.
“Okay. I nostri fratelli?”
“Litigano con Michael o tra di loro. Borbottano contro di me, fino a quando non realizzano
che ero e rimango il più adatto a questo ruolo” prese fiato “Nessun problema”.
“Chloe?” disse.
“Già. Lei” annuì Dio “Ed è un problema senza soluzione”.
“Oh, Lucy... non credo sia possibile come cosa”.
“È mortale, Amenadiel. Trovami il rimedio a ciò”.
L’arcangelo ci pensò “Forse non esiste, adesso. E poi... Linda mi ha fatto capire una cosa.
Anche mio figlio è mortale. Ed è questo che lo rende ancor più speciale ai miei occhi. Ogni
suo giorno con me, ogni nostro momento insieme, è unico e irripetibile. Ho chiesto di
frequentare l’accademia solo per sei giorni a settimana, proprio per non perdermi tutti i
momenti con lui. Se riesci a superare la paura della perdita, vedrai che riuscirai a vivere
più serenamente e ad amarla ancor di più”.
Lucifer finì la bottiglia “L’ho già persa, Amenadiel. Davanti ai miei occhi”.
“Ero presente. Ed è proprio per questo che devi respirare e goderti la sua presenza. Ora e
adesso”.
“Hai ragione. Avete tutti ragione. Solo che io...”
“Dovresti parlare con lei. Solo lei può aiutarti. Forse”.
“Quel forse finale non mi rassicura per niente”.
Amenadiel terminò il suo drink “Non eri quello del ‘segui il tuo istinto e vai’? Perché non lo
segui e basta?”
Lucifer si alzò “Giusto. Giusto, giusto. Vado”.

Chloe entrò nel locale e ispezionò con lo sguardo ogni angolo affollato del Lux.
Lucifer non c’era.
Scese di corsa le scale e si diresse al bar “C’è Lucifer?” chiese.
Il barista si voltò e si illuminò nel vederla “Signorina Chloe, salve. Non è qui. È andato via
circa dieci minuti fa”.
“Sai se sta su? Se era solo?”
“Era solo. Ma non so se si è spostato su” ammise.
“Okay, grazie. Nel caso dovessi vederlo prima di me, digli di rispondere alle mie
chiamate”.
“Certo”.
Chloe corse in ascensore e premette con forza l’ultimo tasto in alto.
Arrivata nell’attico, lo trovò come l’aveva lasciato la mattina. Senza Lucifer.
Col cuore in gola, corse nella cabina armadio. Tirò un sospiro di sollievo quando vide tutte
le valigie. Anche se c’era ancora la possibilità che fosse in Paradiso. O all’Inferno.
Le venne in mente un’unica soluzione: rintracciare la Corvette.

“Per lei” rispose la cameriera, lasciando davanti a Lucifer 6 drink diversi.


Lui sorrise cordiale e iniziò a sorseggiare il primo.
“E questo me lo chiamano whisky? Voglio piangere”.
“Ecco cosa succede quando si va dalla concorrenza” esclamò Chloe, fermandosi davanti a
lui.
“Detective. Come mi hai trovato?” alzò lo sguardo su di lei, perplesso.
“L’hai appena detto. Sono una detective” si sedette al tavolino “Non credevo possibile che
il proprietario di un locale di lusso e super famoso, come il Lux, si nascondesse in un
posto come questo. E invece...” sorrise.
“Volevo stare un po’ da solo. Lontano da chi mi conosce o...da tutto”.
“Beh, missione fallita. E poi” si girò verso un tavolo di sole donne “Quelle sei ragazze non
ti tolgono gli occhi di dosso. Anzi, ora stanno puntando me. Probabilmente, mi vogliono
uccidere e fare a pezzetti. Sei ancora in forma, anche se sembri un cadavere”.
“Detective, perché sei qui?” tagliò corto lui.
Lei scosse la testa “Non attacca con me, Lucifer. Qualsiasi cosa tu dirai o farai, non
attacca. Ti conosco. E so che stai facendo il bambino stronzo per allontanarmi e, così,
proteggermi. Da che cosa, poi...”
“Non ha importanza...”
Chloe lo guardò contrariata.
“Okay, sì. Ha importanza. Molta. Sono l’essere più potente al mondo... eppure la tua morte
mi terrorizza”.
Chloe annuì seria, per poi scoppiare a ridere di cuore “Sei il solito”.
“Almeno ti faccio ridere”.
“Sì, tanto” gli rubò il bicchiere che aveva in mano e lo finì “Per questo sei sparito per tutto il
giorno?”
“Più o meno. Ieri sera... sono stato un vero bastardo”.
“Non che gli altri giorni sia diverso” si schiarì la voce “Comunque sia, vuoi rispondere al
telefono? Un sms, almeno. Gradirei sapere dove si trova il mio fidanzato nel Cosmo,
grazie” si appoggiò allo schienale “E, ti prego, andiamo in un posto più... privato”.
“Tipo? Il Lux?”
“Pensavo più a casa mia, nel mio letto. Ma accetto il Lux”.
“Detective!” esclamò “Non è da te”.
“Le cose cambiano” si guardò intorno “Perché questo locale?”
“Così. Ho girato un po’ e ho scelto a caso”.
“Mmmmh. Li hai pagati?”
“Si”.
“Hai ordinato altro?”
“No”.
“Allora” si alzò “Andiamo”.

“Dove vai, tesoro?” chiese Eve, vedendo Mazikeen cambiarsi.


“Da Linda. Devo darle la notizia. Lei... è la mia famiglia”.
“Di già? Pensavo di restare a letto ancora un po’...” sbatté le palpebre per impietosirla.
“Eve, anche io. Ma sono così... così elettrizzata. Così felice. È strana come sensazione.
Ho voglia di urlarlo al mondo”.
“È fantastica questa cosa. E adoro che tu stia esplorando la tua nuova anima con me” la
raggiunse e la baciò.
Mazikeen la strinse a sé, ricambiando “Forse... possiamo tardare qualche minuto”.
“Direi proprio di sì” rise e si gettò all’indietro sul letto.

Lucifer scese dalla sua auto e corse ad aprire la portiera dell’auto di Chloe.
“Grazie” sorrise “Dimentico quanto galante tu sia, a volte”.
“Lo sono sempre” replicò “Davvero vuoi stare a casa tua, stasera?”
“Vorrei tante cose. Ma mi accontento di te a cena da me”.
“Due cene di seguito. Wow”.
“Potrebbero essere molte di più, se la finissi di fare l’idiota”.
“Apprezzo come tutti mi insultino senza problemi, in faccia. Ma, mentre tutti temono una
mia reazione, tu non...”
“Perché io non ho paura di te” lo interruppe lei “Ho il frigo pieno. Ho fatto la spesa e mi
sono fatta trasportare dallo stomaco: ho preso di tutto”.
“Per me va bene tutto. Tua figlia?”
“Vuoi mangiare mia figlia?” chiese Chloe, prendendo dal frigo una bottiglia di vino rosso
per lui.
“No” rise divertito “Dov’è?”
“Da mamma. Siamo soli”.
“Okay” si tolse la giacca, restando col gilet “Pensavo che l’avessi nascosta in camera sua”.
“No, no. Sta dalla nonna. Mamma... aveva bisogno di compagnia”.
“È comprensibile. Ha ottenuto un ruolo per una produzione di un anno. Ci sta che voglia
festeggiare con la nipote”.
“Sei uno spacciatore di gossip, ormai” rise lei.
“Mi interesso delle vite dei miei cari”.
“Quindi, anche di mia madre”.
“Penelope è fantastica. E poi... Non smetterò mai di ringraziarla per averti messa al
mondo”.
“Adulatore”.
“Senti: ordiniamo sushi?”
“Sono più da pizza che da sushi. Ma okay”.
“No, no. Va bene pizza. Va benissimo” recuperò il telefono e chiamò, mentre Chloe diede
una sistemata al salotto.
Liberò il tavolino e distese sopra una tovaglia. Prese due coperti ma Lucifer la fermò con la
mano “...Sì, esatto. Quando possono... ah, perfetto. Allora a dopo” attaccò “Che fai?”
“Apparecchio”.
“Non serve sporcare i piatti. Fidati. E poi, arriveranno tra un’ora”.
“Un’ora?”
“Los Angeles ama la pizza” disse, togliendole i piatti dalle mani.
“Ella si è confidata con me” dichiarò.
“Okay. Circa?”
“Dan. Anche se non mi ha detto che era lui...”
“Lo vede?”
Lei annuì “Credo che lei abbia accettato di essere guidata...”
Lucifer stappò la bottiglia di vino “Questa notizia va festeggiata, mia cara consulente
celeste” versò da bere in due calici.
Lei scosse la testa e lo assecondò “Al nuovo Dio. Capace di diventare pazzo per il bene
degli altri”.
“A me” rise e brindarono.
“Cosa ti ha raccontato?” Chiese curioso.
“Non molto. Credo che Dan le abbia detto di non dirmi molto. Però era serena. Cioè,
aveva il terrore che io potessi farla rinchiudere in un manicomio all’istante. Però era più
serena. Fiduciosa. Ho rivisto la mia amica”.
“Merito tuo. L’idea l’hai avuta tu”.
“Non mi piace prendermi tutti i meriti. Lavoro di squadra?”
“Lavoro di squadra. Ora sta tutto nelle mani di Daniel. Il che può essere un bene... ma
anche un male, conoscendolo”.
“Lucifer...”
“È vero. Rimane sempre lui” rise.
“Ma tu... tu puoi vederlo? Intendo, qui?”
“Sì. Io, Amenadiel e Mazikeen”.
“Perché creature celesti?”
“Esatto”.
“Okay” respirò “Da una parte è meglio così. Se lo dovessi vedere... non so come reagirei”.
“Tipo?” Si sedette al tavolo.
“Beh... fa strano vedere un’anima, Lucifer. Insomma... non fa strano?” chiese, incuriosita
dalla sua reazione.
“No. Cioè, è esattamente com’era in vita. Hai visto tuo padre, poi...”
“Sì, ma era in Paradiso”.
Lui scosse la testa “Il cinema distrugge la realtà. No, detective. La signorina Lopez vede
Daniel così com’era qui. Come l’ha visto l’ultima volta” spiegò.
“Oh. Allora, okay. Meno spaventoso di quanto immaginassi” annuì “Dovrai raccontarmi
tutto. Di come funzionano i Mondi. Lo sai, vero?”
“Non penso che ti debba dire nulla. Sei in grado di dedurre tutto da sola”.
Lei gli si avvicinò da sopra il tavolo “Non ho una palla di cristallo. Devi dirmi tutto”.
Lucifer si appoggiò al tavolo, avvicinandosi al suo viso “Per esempio?”
“Beh, devi nominare Maze regina dell’Inferno”.
“E lo farò. È nei piani”.
“Piani? Stai facendo dei piani”.
“Certo. Ne faccio sempre”.
“Sempre? E quando mai hai pianificato qualcosa?”
“Okay, non li faccio sempre. Ma quando li faccio... devi ammetterlo: sono perfetti”.
“Vero. Vero, sei bravo” annuì “Per questo, ho piena fiducia in te. E...”
Lucifer la zittì baciandola.
Lei indietreggiò, cercando di non cadere.
“Oh, perdonami, detective. Non...”
“No, tranquillo. Ma stavo... stavo cadendo” rise e girò intorno la penisola della cucina
“Eccomi” gli prese il viso tra le mani e lo baciò “Meglio così”.

Lui sospirò sollevato e la strinse a sé, sperando si sedesse su di lui.


Chloe rimase in piedi, tirandolo per il gilet verso il divano.
“Oh, preferisci la comodità. Approvo” sorrise lui.
“Stai... sssh” gli tappò la bocca con un dito “Usa la lingua per amarmi. Non per parlare”
disse. Poi sgranò gli occhi, realizzando quello che aveva detto.
“È una richiesta o un consiglio?” Si leccò le labbra.
Chloe sospirò, alzando le mani “Entrambi”.

“Arrivo, arrivo!” gridò Linda, aprendo senza guardare.


“Ciao Linda” esclamò Eve, rimanendo di sasso quando non vide la dottoressa “Linda?”
“Sono qui” rispose, correndo dietro a Charlie.
“Oh, che bello! Sta camminando!” trillò Eve, battendo le mani.
“Chi corre?” chiese Maze, entrando in casa.
“Charlie. Ha imparato a correre. Non a camminare” spiegò Linda.
Eve lo prese in braccio al volo “Ciao, piccolino!” Gli stampò un bacio rosso sulla guancia.
Il piccolo rispose con un enorme sorriso.
“Ehi, tu. Minuscolo esserino. Giù le mani dalla mia donna!” dichiarò Maze, togliendo dalle
minuscole mani i boccoli neri di Eve.
“A cosa devo questa sorpresa?” chiese Linda.
“Beh... dobbiamo dirti una cosa” Eve depose il piccolo nel box.
“Una bella notizia, questa volta” aggiunse Maze, minacciosamente allegra.
“Oh mio Dio! Vi sposate?! Davvero?!” Esclamò Linda, stupita.
Eve e Maze si guardarono negli occhi e annuirono “Sì”.
“Oh cielo! È fantastico” si alzò per abbracciare le due donne “Ora vi sedete e mi
raccontate tutto”.
“Beh, è stata una richiesta istintiva...” iniziò Mazikeen.
“Gliel’ho chiesto e ha detto sì” rispose Eve “E sono così felice... Insomma, non vedo l’ora
che sia il nostro matrimonio!”
“Concordo. Con meno trilli, però” rise Mazikeen.
“Ma guardatevi. Siete bellissime. Avete un’idea del giorno, del luogo...”
“Veramente, no. Siamo state... impegnate a festeggiare” ammiccò il demone, facendo
ridere Eve.
“Naturalmente posso aiutarvi, se volete”.
“Sicuro. Perché non mi sono mai sposata. O meglio, sì. Ma è stato Dio a fare tutto e... Ho
un’idea su chi può sposarci!”
“Sì. Ci penseremo dopo, Eve. Per ora... Linda, ti andrebbe di essere la mia testimone?”
chiese Mazikeen, stringendo le mani dell’amica.
“Ma certo che sarò la tua testimone. Vi sposo pure, se volete”.
“Veramente, stavo pensando a qualcuno di nostra conoscenza...” affermò Eve.
“Sarebbe perfetto. Ma accetterà?”
“Di chi parlate?” chiese, smarrita, Linda.

“Lucifer...” ansimò Chloe, senza fiato.


Lui le baciò la fronte, stringendola a sé “Tutto okay?” sussurrò.
“Sei fantastico. Si” chiuse gli occhi, godendosi i brividi del piacere.
“Lo so che lo sono” rise.
“Cretino. Siamo stretti qui” si tirò su, attenta a non cadere dal divano.
“Spostiamo la festa di sopra. Nessun problema” le spostò i capelli all’indietro.
“Ancora?” scese da lui e dal divano, raccogliendo i loro vestiti.
“Come minimo. Un giro è nulla. E poi...” si alzò, recuperando i suoi abiti “Per la prima
volta, non andiamo contro nessuna regola. Nessuno che ci possa guardare dall’alto e
metterci soggezione”.
“Mi sono persa” Chloe salì le scale verso la camera da letto.
“Non c’è mio Padre a guardare”.
“Perché, guardava?!” impallidì lei.
“Forse” ammise.
“Ah. Buono a sapersi”.
“Beh, ora Dio ti guarda. E quello che vede... è perfetto”.
“Divertente” gli lanciò la maglia appallottolata.
Lui la raccolse al volo “Ah, ora mi lanci le cose? Okay, basta. Ora ti punisco” la rincorse
fino alla camera, dove l’atterrò sul letto.
“Ma sei pazzo!” rise.
“Di te. Sempre e solo di te” le morse il collo, lasciandole il segno.
“Pazzo. Sei...”
Suonarono alla porta.
“La nostra pizza!” esclamò entusiasta.

“Non puoi dirmi cosa mangiare o meno, Dan! Sai, ho vissuto fino ad ora senza un
nutrizionista come te”.
“Non sono un nutrizionista. Voglio solo accertarmi che non ti spacchi lo stomaco,
mangiando solo cibo spazzatura”.
“Disse colui che viveva di pudding”.
“Touché” esclamò lui “Geniale l’idea degli auricolari per parlare. Un problema in meno”.
“Non sei il primo fantasma che mi segue” sorrise.
“A tal proposito. L’hai sempre vista? Sempre sempre?!”
“Sempre sempre. Sì. Da quando avevo otto anni”.
“Wow. Deve essere stato...”
“Tremendo. Sì. Ma anche figo” si fermò in un vicolo cieco “Era una piacevole compagnia,
sai? Ho imparato tante cose per non ascoltarla. Tanti hobbies...”
“È merito suo se sei così meravigliosa?” le sorrise.
“Sì. C’era sempre. Anche quando sono venuta qui. L’ultima volta che l’ho vista, mi ha fatto
capire che mi ha influenzata per la scelta della nuova città. Sono a Los Angeles grazie a
lei. E…ti dico in via confidenziale, è stato il consiglio migliore che mi abbia dato”.
“Ed è stata lei a consigliarti di parlare con Chloe?”
Ella proseguì il cammino verso casa “Lei voleva che lo dicessi a tutti. Anche a te. Ma non
è un segreto facile da rivelare” si morse il labbro inferiore, a disagio.
“Con Chloe, l’hai fatto”.
“Chloe è diversa. Lei... non ti giudica. Anzi. Ti mette a tuo agio. È davvero un tesoro”.
“Già. Chloe è così”.
“Oh, cielo! A te dovrà mancare un sacco. Cioè...”
“Tranquilla, Ella. Il fatto che potevo stare con voi in centrale, mi ha reso felice”.
“Ma ti mancherà tantissimo Trixie! Facciamo così: chiedo a Chloe di uscire con vostra
figlia. Sarò il vostro tramite”.
“Vedi? C’è del buono in te. Davvero tanto”.
“Non quanto basta, però” spense l’entusiasmo.
“È solo l’inizio”.

Chloe si svegliò e lo trovò addormentato accanto a lei.


Erano le cinque del mattino. Troppo presto per tutto.
Tornata dal bagno, si vestì con la sua camicia bianca. La sua preferita.
Silenziosamente, salì sul letto e si ritrovò ad accarezzargli i capelli, seguendo le linee delle
onde nere.
Era bellissimo. Beato e immobile, così lontano da ogni responsabilità.
Accarezzò la sua fronte tesa, priva di preoccupazioni grazie al sonno.
Studiò il viso rilassato, le ciglia che proiettavano mezze lune sugli zigomi, le labbra
carnose e leggermente aperte. Il collo e le spalle larghe.
Lo coprì con il lenzuolo, come a proteggerlo dal mondo. Lo amava così tanto.
Disegnò pigramente il suo profilo con le dita, finendo per accarezzargli la guancia e quel
volto che ha sedotto e terrorizzato tante anime.
Lucifer aprì un occhio, cercandola. Si illuminò in un sorriso beato “Salve”.
“Ssssh, dormi. È presto”.
“Dormire? Con te al mio fianco? Sarebbe un enorme spreco”.
“Grazie. Comunque, dormi. Eri così bello... Quando dormi, sei innocuo. Non pensi ad
assurdità e non dici cose fuori dalla logica”.
“Te lo riconosco” annuì “Detective, posso chiederti un favore?”
“Certo. E non voglio niente in cambio” lo anticipò.
“Okay. Non farmi domande. Non voglio rovinare questa...” sbadigliò “Questa pace tra noi”.
Lei si lasciò cadere sui cuscini “Divertente. Molto divertente”.
“Beh, lo sono” cercò la sua mano, per poi stringerla e portarla al viso, per baciarla.
“Che gentleman” scherzò.
“Sei la mia Dea. Sempre e solo gentilezza con te”.
“Allora, stanotte non eri tu”.
“Oh, sì che ero io” la coprì col proprio corpo e la baciò.
“Potrei essere stanca” dichiarò lei.
“Potrei volerti mangiare ugualmente” le morse il collo.
“Ahia. Sei cattivo”.
“Ma mi ami lo stesso”.
“Quello sempre. Tu, invece? Non abbiamo ancora affrontato ciò che è successo in
Paradiso”.
Si tenne sulle braccia, per non pesarle troppo “C’è poco da dire, veramente” alzò le spalle.
“Lucifer, hai detto quelle parole. Mi hai dato il tuo anello. O meglio, mi hai salvata
sposandomi, più o meno”.
Lui sorrise nascondendo il volto sul suo collo “Sì” sussurrò baciandole la pelle.
“È stato tutto così rapido. Ma... bellissimo. E poi... Lucifer, fermati! Sto parlando di noi” gli
tirò i capelli per farlo smettere di baciarle il petto.
“Okay, okay. Scusami. Non è colpa mia se sei invitante” si spostò di lato “Dovevo salvarti.
Era il mio unico scopo”.
“E quelle parole?”
“La pura verità” le spostò i capelli e le accarezzò il viso “Ti amo, Chloe”.
Lei si illuminò in un sorriso di gioia “Sentirti dire queste parole...” le tremò la voce
“Cavolo... detesto essere emotiva” si nascose dietro le mani.
Lucifer l’abbracciò “Ssssh. Che bella che sei, quando ti emozioni positivamente”.
“Ti amo, Lucifer”.
“Mai quanto io lo sia di te, Chloe” le baciò la testa.

“Dovresti andare da Carol e proporgli un’uscita” disse Dan, guardando l’amico salutare i
colleghi.
“Non penso proprio. E poi, devo concentrarmi su di me”.
“Una cena in compagnia non ha mai fatto male a nessuno”.
“Lo so. Solo che... non me la sento di fallire. Di nuovo”.
“Se mai ci provi...”
“È così. Lo so. Non posso...”
Chloe entrò in laboratorio, per salutare l’amica, ma si fermò vedendola parlare da sola.
Sospirò nostalgica: stava parlando con Dan. Lui era lì. In quella stessa stanza con loro.
“Chloe in visita” avvisò Dan.
Ella sbiancò e si voltò subito “Ehi, Chloe. Come stai? Da quanto stai qui?!”
“Non da molto”.
Ella annuì, colpevole.
“Ehi, nessun problema. Non ho visto nulla” le strizzò l’occhio.
“Grazie. Anche io farò finta di non vedere un certo accessorio al collo”.
“Oh, questo” si toccò il foulard molto coprente “Colpa di quel pazzo. Non ho trovato
nessun maglioncino a collo alto”.
“Succhiotti?” rise.
“Sì” si liberò il collo “So per esperienza che il make-up non copre molto”.
“Cavolo. Ti ha mangiata proprio” corse da lei ad esaminarle i lividi.
“C’è da dire, a sua discolpa, che sono stata molto cattiva. E vendicativa”.
“Oddio, Decker!” guardò dietro di lei “Lucifer è vivo, vero? Non l’hai ucciso o...” deglutì
“Evirato?” sussurrò.
Daniel scoppiò a ridere ed Ella si girò verso di lui.
“No, Ella. Sta bene. Non è sensibile come me” sorrise divertita Chloe “Doveva... passare a
casa sua a cambiarsi” aggiunse imbarazzata.
“Ooooh. Notte bollente in casa Deckerstar?!”
“Decker. A casa mia. Comunque sì” arrossì.
“Che bello sentirtelo dire. Voi due siete così belli. Che poi, siete praticamente promessi”
disse “Ti do una pomata...”
“Aspetta, cosa? No. Non siamo promessi. Per niente”.
“Ma... ma ti ha regalato un anello. Che poi... il suo dov’è?”
“Lunga storia. È questo. Cambio colore. Lunghissima storia. E, proprio per questo, non è a
sinistra, ma a destra. Un semplice regalo. Nulla di importante” si schiarì la voce.
“Mmmmh peccato. Ho delle idee in mente per un vostro futuro matrimonio” prese da un
mobiletto una pomata e, col suo permesso, la spalmò sui morsi.
“Mi dispiace, Ella. Non ci sarà nessun matrimonio tra noi due”.
“Perché? Non vuole sposarti? Beh, sarò io a evirarlo!”
“Ferma, mia piccola amica vendicativa. Sono io che non voglio. Non lui. Lui...” sospirò “In
un certo senso me l’ha pure chiesto”.
“Che cosa?!” esclamò Daniel, scioccato.
“Cosa?”
“Già. Lunga storia, pure questa. Non me la sento di affrontare un altro matrimonio...”
“Perché no? È così bello...”
Dan entrò in soccorso di Chloe “Ella, non andare oltre” disse.
“Perché?” domandò più a Dan che a Chloe.
Carol entrò “Nuovo caso. Salve, ragazze”.
“Di solito, prima le belle notizie poi le tragedie” scherzò Chloe “Arriviamo”.
“Tutto okay, Chlo’? Chi ti ha ridotta così?”

“Lucifer” chiamò Mazikeen, entrando nell’attico.


“Ehilà, Mazikeen mia” sorrise Lucifer, con due completi in mano “Consigliami: blu o
grigio?”
“Nero” rispose “Ehilà? Come mai tutta questa felicità? Sono solo le otto”.
“Maze... Maze, Maze, Maze. Pochissime volte nella mia esistenza mi sono sentito così
felice. Per favore, non rovinarmi la giornata” si infilò i pantaloni blu e la camicia bianca “A
cosa devo la visita?”
“Okay, volevo dirti una cosa molto importante”.
“Se sei qui per la promozione, dimmi luogo e data e sarà fatto” rivelò.
“No. Sì. Anche quello. Ma... ecco... mi sposo” dichiarò.
Lucifer si fermò e si voltò verso di lei.
“Con Eve. Sposo Eve. Ci sposiamo, Lucifer” rivelò, nervosa. Prima di Linda, Lucifer era
l’unica persona che per millenni le era stata accanto. Temeva il suo giudizio più di quanto
credesse.
“Uguale. Dimmi luogo e data e ci sarò” sorrise felice “Maze, non posso non essere felice
per voi” preparò due drink “Alle spose!”
“Sì. Non sono qui solo per questo” posò i bicchieri sul bancone, sotto lo sguardo confuso
di lui.
“Sono qui per chiederti una cosa molto... molto importante per noi. Parlo anche a nome di
Eve”.
“Okay. Non posso renderla immortale, Maze. Vorrei tanto farlo” ammise.
“Cosa? No. No, lei...” sorrise “Lei non vuole esserlo, quindi no” lo studiò “L’immortalità non
era per Eve, vero?”
“Non importa. Dicevi?” prese il suo drink e si sedette sulla poltrona.
Mazikeen si bevve tutto il drink “Mi sposi?” esclamò d’un fiato.
Lucifer sputò il drink “Cosa?”
“Sposeresti me ed Eve? Ci sposeresti?”
“Io? Perché io?” si dovette togliere la camicia bagnata “Credo che cambierò look” disse.
“Perché tu... sei Dio. Tuo Padre ci ha create. Ha sposato Eve con Adam... E poi...”
“Sono stato con entrambe” ricordò.
“Ed è grazie a te se stiamo insieme”.
Lucifer guardò l’amica implorarlo con gli occhi.
“Non so neanche come si faccia. Ma... per voi due, questo ed altro”.
Il demone sospirò sollevata e fece una cosa che raramente faceva: lo abbracciò.
“Grazie Lucifer”.

“Ciao Chloe” esordì Eve.


Chloe alzò lo sguardo dalle carte sulla scrivania “Oh, ehi. Ciao Eve. Come va?”
“Bene. Vi ho portato il sospettato fuggitivo. Era in un centro commerciale a fare shopping
di caramelle. Dubito che sia un assassino”.
“Chiunque può essere un assassino” le raggiunse Carol “Non ci conosciamo. Detective
Carol Corbett” si presentò.
“Sono Eve” gli strinse la mano.
“Carol, interrogalo tu. Credo che Eve mi debba dire qualcosa. Vero?”
“Si, Chloe. Ma posso aspettare…”
“Nessun problema. È solo un ragazzino” rise Carol e si diresse verso la sala interrogatori.
Chloe si alzò “Vieni, andiamo di qua” esclamò portandola nella sala ristoro della centrale.
“Tutto okay al collo?” indicò Eve, vedendo la pelle ricoperta di crema.
“Nulla di grave. Solo… se dovessi incontrare Lucifer, ti prego picchialo” rise divertita.
“Oooh. Capisco” annuì divertita “Comunque, volevo dirti che io e Maze ci sposiamo”.
“Davvero?! Ma è fantastico, Eve!” Chloe l’abbracciò “Sono così felice per voi due”.
“Grazie Chloe. Ma non sono qui solo per questo. Cioè, si. Sono qui per questo. E anche
per chiederti di essere la mia testimone” sorrise speranzosa.
“Io?”
“Sì. Vedi, non conosco tanta gente. Non ho molte amiche. Anche perché non mi interessa
avere tante amiche. Sei stata la prima che ho conosciuto, una volta tornata in vita. E poi…
ecco, mi sei sempre piaciuta. E…”
“Eve, non devi darmi giustificazioni. Certo che sarò la tua testimone” Chloe si illuminò in
un sorriso da orecchio a orecchio “È e sarà un privilegio per me”.
“Oddio, grazie. Grazie grazie grazie” la stritolò dalla gioia.
“Ehi, quanto entusiasmo. Che succede?” domandò Ella, vedendo le due ragazze.
“Mi sposo” comunicò Eve “Con Maze”.
“Oh, cielo! Voi due?! Oddio che bello!” si abbracciarono.
“E io sarò la sua testimone” continuò Chloe.
“Oh”.
“Ma non so nulla di matrimoni del terzo millennio. Perciò, Ella… ti andrebbe…”
“Ella è perfetta” concordò Chloe.
“Io?! Oh mio Dio, si! Ho una marea di idee per i matrimoni. E, visto che non organizzerò
mai quello Deckerstar, mi focalizzerò su quello Mazeve” Ella fulminò Chloe.
“Sarà fantastico. Magari ci organizziamo per parlarne al Lux. Ci state?”
“Io per forza. Praticamente ci vivo al Lux” annuì Chloe.
“Vedi?! Vivi pure lì. Non capirò mai perché gli hai detto di no”.
“Un momento: Lucifer si è proposto?” chiese tutt’occhi Eve.
Chloe sospirò “Sì”.
“E hai rifiutato?”
“Non ho detto proprio nulla. Gli ho solo detto che era impazzito. Voleva sposarmi per… i
motivi sbagliati” si schiarì la voce.
“Quindi, mi devo tenere libera, nel caso ci ripensiate?”
“Ella, tregua” rise nervosa “Io devo tornare al lavoro. Scrivetemi tutto e ci sarò” le lasciò
sole.
“Quei due…”
“Si amano e non riescono a dimostrarselo”.
“Non tanto, Ella. Non riescono a godersi in pace il proprio amore” commento Eve.

“Salve, detective” Lucifer le coprì gli occhi da dietro la sedia.


“Ehi, Lucifer. Ti sei perso per casa?” tolse le sue mani dal viso.
“No” si sedette accanto a lei “Parlavo con Mazikeen”.
“Sai la novità?”
“Si sposano. Questa era la novità, vero?”
Chloe sorrise “Sì. Questa. Sono così felice per loro due. Specie per Mazikeen. Ha sofferto
tantissimo per la perdita di Eve. Non è stato facile”.
“Perdere la donna che ami, non è mai facile” le strizzò l’occhio.
“Beh, alla fine, è andata bene per tutti. Loro due si sposano e noi due stiamo insieme” gli
strinse la mano “Azzarderei a dire che siamo in pace. Finalmente stiamo insieme”.
“Finalmente. Puoi dirlo forte”.
“Sarai il testimone di Maze?! Perché io lo sarò per Eve”.
“Wow, il primo matrimonio in coppia. Il mio primo in assoluto, tolto il mio” disse “Comunque
no. Sarà Linda”.
“Ah”.
“Celebrerò le nozze, però. Vogliono essere sposate da me”.
“Ah! È molto…”
“Strano? Sì”.
“No, biblico. Ma ha senso. Essere sposati da Dio stesso” esclamò “Un bel privilegio”.
“Fatico ancora ad abituarmi ad essere chiamato così”.
“Strano. Non ti consideravi già un dio?”
“Come? No. Mai”.
Chloe arrossì “Ma sì. Ti consideravi il dio del… sesso” sussurrò lei.
Lucifer le afferrò il viso, per baciarla “Quanto sei bella quando sei così sciolta!”
“Scemo” scosse la testa “Mi aiuti col caso?”
“Ovvio. Chi è morto?”

“Ciao, Ella”.
Il medico legale si voltò “Trixie? Ciao, piccola. Che ci fai qui?”
“Mamma non ha trovato una babysitter. Così… sono qui. Posso stare con te?”
Dan tornò da Ella, pronto a raccontargli cosa succede fuori dalla centrale, quando rimase
immobile. Sua figlia era da lei.
Ella alzò lo sguardo verso Dan “Certo che puoi restare. Magari, ti insegno qualche formula
chimica?”
“Davvero?!” esultò Trixie “Sarebbe fighissimo! Così a scuola, nelle ore di scienze, lascerò
tutti a bocca aperta”.
“Ella… grazie” sorrise Daniel, commosso.
“Sai che ti dico?! Promettimi di fare tutti i progetti scientifici con me. Conosco molti
trucchetti per creare progetti a prova di bomba”.
“Forte! Prima mi aiutava papà con scienze. Ma, detto tra noi, non era per niente portato”
ammise Trixie.
Ella scoppiò a ridere mentre Dan rimase ferito.
“Ma tu guarda! Due anni fa ho fatto le 4 di notte per un vulcano!” esclamò, alimentando le
risate di Ella.
“Beh, ora ci penso io a te”.
“Ella!” entrò di corsa Chloe “Hai visto… Trixie?!” guardò la figlia.
“Ciao mammina” sorrise birichina.
“Magari la prossima volta avvisa” scosse la testa “Ella, può restare…”
“Naturalmente. Sarà fighissimo avere una vera assistente” guardò rapidamente Dan,
vicino a Chloe.
“Ehi! Non è colpa mia se non mi ascolti!” si lamentò.
“Okay. Io devo andare in giro. Per qualsiasi problema, chiamatemi” uscì.
“Diamo inizio all’esplosione!” dichiarò Trixie.

Lucifer fece girare il telefono tra due dita, annoiato.


Appoggiato al muso della Corvette, attendeva l’arrivo di Chloe.
Si perse ad ascoltare i pensieri degli agenti.
Sorrise. Gli umani non si smentiscono mai.
“Eccomi, scusa” esordì Chloe “Non trovavo Trixie” gli passò accanto, accarezzandogli il
braccio.
“Trovata?”
“Sì. Era da Ella. Come sospettavi”.
“Non sospettavo. Lo sapevo”.
“Giusto. Sei Dio. Sai tutto” annuì lei.
“No. È attratta dal DNA”
“DNA?”
“C’è Daniel con la signorina Lopez, detective”.
“Aaaah. Giusto” annuì.
“Al volo” le lanciò le chiavi dell’auto.
Chloe le afferrò al volo “Perché?”
“Non dobbiamo andare ad interrogare il fidanzato della vittima?”
“Sì. Perché le chiavi?”
Lui sorrise malizioso “Mi fido di te”.
“Okay. Questo sì che è amore, se mi lasci guidare la tua bambina”.
“Vedi? Sei davvero intelligente, detective. Sai che la Corvette è una figlia, per me” salì in
auto.
“Come vorrei sfrecciare via” Chloe rise, mise in moto e partì.

“Un momento, davvero?” esclamò Amenadiel.


“Sì, davvero. Sicuro di non essere in carcere, qui?” esclamò Mazikeen, appoggiata al
muro dietro il palazzo residenziale.
“Sì, Maze. Sicuro. Sono scioccato…tu, sposata”.
“E tu in polizia. Possiamo stare le ore a ridere o a restare senza parole” sospirò.
“Hai ragione. Sono così felice. E spero di riuscire ad esserci al matrimonio”.
“Relax. Ancora non abbiamo organizzato nulla. Poi lo faremo”.
“Certo”.
Maze notò il braccialetto sul polso di Amenadiel “L’ho visto, sai?”
“Chi?”
“Dan. È sulla Terra. Un fantasma custode”.
“Sul serio? Lucifer c’è riuscito?”
“A quanto pare” annuì lei “Spero solo che riesca a salvare Ella”.
“Anche io, Maze. Ho fiducia in lui”.
“Ehi, Amenadiel! Che ci fai in giro?” Gridò una donna.
Mazikeen guardò verso la donna che li stava raggiungendo.
“Sonya, ciao. Stavo scambiando due parole con un’amica”.
“A quest’ora? È tardissimo”.
“I demoni escono di notte” rispose Maze.
La donna la guardò perplessa, senza ribattere.
“Lasciala stare. Mazikeen, Sonya. Sonya, Mazikeen”.
“Piacere” la donna le offrì la mano, ma Maze non si scompose.
“Sei una poliziotta pure tu?”
“Detective Sonya…”
“Potevi rispondere con un sì o un no” la fermò il demone.
“Maze…” la richiamò Amenadiel.
“È la tua compagna?” chiese incuriosita Sonya.
“No. È una mia carissima amica. Che ama il brivido del pericolo e che ora stava andando
via”.
“Okay. Vi lascio ai saluti. A domani, cadetto!” sorrise “A presto, Mazikeen”.
Appena Sonya fu lontana, Maze guardò l’amico “Allora… state insieme?”
“Maze!”
“Che c’è? Se stessi in questo carcere giorno e notte, qualche giochino lo farei” si leccò le
labbra.
“No. È solo un’amica”.
“Come lo ero io?”
“Maze…”
“D’accordo. Come vuoi. Evidentemente, vedo cose che altri non vedono” si staccò dal
muro “Torno da Eve. E tu… vedi di uscire da questo buco per il mio sì”.
“Non mancherò” scosse la testa, salutandola.

“Dovrebbe essere questa villa qui” disse Chloe “Anche se, non ha il numero civico…”
“Detective, la porta è aperta” osservò Lucifer.
Chloe si armò e fece segno al partner di aprire la porta.
“LAPD. Phil è in casa?” entrò, seguita da Lucifer.
Perlustrarono il piano terra, vuoto, per poi dividersi.
“Tu su, io giù” disse Lucifer.
Chloe annuì e continuò a chiamare il criminale, salendo le scale.
C’erano 4 porte chiuse. Le prime tre erano vuote.
“Phil?” aprì la quarta ed entrò.
L’uomo chiuse la porta e le tappò la bocca con un tovagliolo, imbevuto di sonnifero.
Chloe trattenne il respiro e tentò di divincolarsi, ma l’uomo era il doppio di lei e la disarmò
con uno strattone.
Chloe riuscì a divincolarsi, facendo cadere a terra un vaso di vetro, il quale si ruppe
rumorosamente.
“Stai buona, detective. Più ti agiti, più è peggio” ringhiò l’uomo.
Lucifer sentì il rumore e corse al piano di sopra.
Con un calcio, gettò a terra l’unica porta chiusa, spaventando l’assassino.
“Giù le mani da mia moglie, umano” tuonò infuriato, fulminandolo con lo sguardo da
Diavolo.
L’uomo urlò di terrore, spingendo a terra Chloe, per proteggersi.
La detective tossì animatamente, cercando di prendere fiato.
Lucifer prese il tizio per la maglia, pronto a scaricare la sua ira.
“Lucifer, no. Amm… ammanettalo” tossì, staccando le manette dalla cintura.
Il Diavolo sorrise “Ringraziami, solo perché c’è lei” lo spinse contro un tavolo, gli girò le
braccia dietro la schiena e lo ammanettò.
“Phil Brown, la dichiaro… in arresto, per l’omicidio di Gracie Nuoro” esclamò Chloe,
alzandosi da terra.

Le sirene della polizia riempirono il silenzio del quartiere, seguite dai pettegolezzi dei
vicini.
Lucifer corse da Chloe, seduta sul retro dell’ambulanza.
“Ehi” sorrise teso.
“Sto bene. Tranquillo. Non ho respirato tutto il sonnifero. Ho buoni polmoni. So trattenere il
respiro” lo fermò, ancor prima che potesse parlare.
“Buono a sapersi” sospirò sollevato “Come…”
“Sto? Molto meglio. Voglio solo tornare a casa e terminare questa giornata con una bella
dormita” si alzò, per poi accusare dolore alla gamba.
“Detective” la sorresse.
“Questo fa male. Domani avrò sicuramente un bel livido” massaggiò la zona dolorante.
Provò a camminare ma la gamba le faceva più male.
“Lasciati aiutare” le cinse il fianco ma lei rifiutò.
“Lucifer, no. Sto bene. Non serve. Non voglio spaventare mia figlia. Devo camminare da
sola”.
“Certo, Trixie. Anche io ho pensato subito a lei, sai?” Sorrise.
“Davvero?” Si fermò a pochi passi da lui, più sciolta nella postura.
“Sì. Un attimo”.
“Che tenero che sei. Comunque” tornò da lui, ignorando il dolore alla gamba “Io non sono
tua moglie. Non siamo sposati”.
“Giusto. È stato… un attimo”.
“Mmmh. Andiamo, va”.
“Ehm, no” disse “Se non ti dispiace, avrei una cosa da fare”.
“Si ma… sono con te”.
“No, no. La questione non è qui. Prendi la Corvette e, ti prego, trattala bene” la baciò
“Torno presto” volò in un battito di ciglia.
“Grandioso” sospirò sarcastica.

“Attenta ora, perché arriva il pezzo forte” l’avvisò Ella, buttando nel barattolo due gocce di
solvente rosso.
Il barattolo tremò ed esplose in una colonna di schiuma blu.
“Oh mio Dio! Questa sì che è scienza!” gridò felice Trixie “È esattamente ciò che vorrei per
il mio progetto di scienze. Possiamo… possiamo rifarlo?”
“Sì, certo. Puliamo prima tutto…” si fermò “Un momento. Tu intendi per scuola?” chiese.
Trixie annuì “Ecco, sai, a scuola stiamo studiando i vulcani. E dovevamo creare dei
prototipi simili ai vulcani. Cioè, ricreare i vulcani, ma in modo alternativo. Mamma non ci
capisce molto di queste cose chimiche. Papà, invece, ci capiva. Non ho fatto in tempo a
crearlo con lui” si rattristì.
“Ella, aiutala. Ti supplico, aiutala” ripeté Daniel, straziato nel vedere la figlia triste.
“Ti aiuto io. Nessun problema. Quando torna tua madre, le chiedo se puoi restare da me.
Così vediamo come creare tanti vulcani alternativi”.
“Siiii! Sarà fighissimo” batté le mani dalla felicità.
“Grazie” disse Dan.
Ella si voltò, dando le spalle alla bambina con la scusa di controllare il computer “Non lo
faccio per te, ma per lei. E per me. Adoro i vulcani” sussurrò.
“Uguale. Passerò la serata con mia figlia, visto che non ti posso stare lontano per più di 2
km”.
“Peccato” rise Ella.
Il telefono di Trixie suonò.
“Pronto?”
“Ciao scimmietta. Come stai? Tutto okay con Ella?”
“Si, si. Alla grande. Anzi, posso stare da lei, questa sera? Mi aiuterà con il vulcano!”
“Ah. Allora avviso mia madre. Stavo per dirti che andavi da lei”.
“Perché? Che succede?”
“Nulla. Va tutto bene, tesoro. Ti serve un cambio?”
“No. Ne ho sempre uno con me nello zaino della scuola. Spero sempre di scappare al Lux,
con te” rivelò.
“Giusto” la madre rise “Prometto che lasceremo un paio di cambi a casa di Lucifer. Così
non avremo problemi”.
“Perfetto. Ciao mamma, torno a fare scienza”.
“Fai la brava, scimmietta” si raccomandò Chloe “Ti voglio bene”.
“Anche io” attaccò.
“Allora?” chiese Ella.
“Starò da te”.

“Deve rimanere completamente a riposo” esclamò il medico “Almeno per una notte”.
Chloe sospirò “Posso tornare a casa?”
“Sì, certo. Ma non può guidare. Qualcuno può venirla a prendere?”
Chloe sgranò gli occhi “Credo di sì” annuì.
“Perfetto. Attendo l’arrivo del suo accompagnatore” uscì dalla stanza.
Chloe si portò le mani sul viso. Il suo contatto di emergenza era in giro per i mondi.
Doveva salvaguardare la gamba e l’auto non sua.
Non aveva scelta. Prese il telefono e chiamò l’unica persona che poteva aiutarla.

“Caspita, sei stato velocissimo” esclamò Sonya, fermando l’angelo all’ingresso


dell’Accademia.
“Un gioco da ragazzi” rise Amenadiel.
“Hai fatto 7 giri del campo in 5 minuti. Un record. Neanche Bolt è così veloce”.
“Era una gara. Contro di te. Nulla di più”.
“Giusto. Eri motivato” annuì la donna “Così, stai tornando a casa? Da tuo figlio?”
“Sì. Mi manca da impazzire” sorrise orgoglioso.
“Sai, un giorno di questi…”
Il telefono di Amenadiel la interruppe.
“Oh, scusami. Credevo fosse spento” lo recuperò dalla tasca e lesse il nome del mittente
“Oh, scusami, devo rispondere”.
“Ma certo. A dopodomani” sorrise imbarazzata e andò via.
“Ehi, Chloe. Che succede?”
“Ciao Amenadiel. Scusami se ti chiamo ma… sei la mia unica speranza. Puoi
raggiungermi? Sono al solito ospedale. Sono al…”
Amenadiel volò immediatamente da lei, trovando l’ospedale giusto.
“Chloe, dove sei ricoverata?”
“No. Non sono ricoverata. Sono al pronto soccorso” disse.
Amenadiel la individuò subito, semisdraiata su uno dei lettini.
“Un momento, lei chi è?” un’infermiera bloccò l’angelo.
“Sta con me” gridò Chloe, sbracciandosi.
“Oh. Mi scusi” rispose la donna, facendolo passare.
“Chloe, che ti è successo?” recuperò una sedia per sedersi accanto a lei.
“Nulla di grave. Durante l’ultimo arresto, l’assassino mi ha spinta a terra. Ho sbattuto la
gamba su uno spigolo. Credevo di poter camminare senza problemi. Mi sbagliavo. Sono
con la macchina di Lucifer. Lui non è sulla Terra. Insomma, un casino. Inoltre, è il mio
contatto per le emergenze. Io non posso camminare. E… Ho pensato a te. Spero solo che
non sia venuto in auto, anche tu”.
“No, no. Volando”.
“Grazie. Ecco… puoi aiutarmi?” si morse le labbra, a disagio.
“Scherzi? Certo che ti aiuto. Ti hanno steccato la gamba?”
“Più o meno. Non posso piegarla almeno per 24 ore. Poi domani, se farà male, dovrò
tenerla a riposo… per altri giorni” sbuffò.
“Okay. Nessun problema. Ti porto a casa e porto l’auto al Lux” sorrise beato.
“Sei davvero un angelo, Amenadiel” sospirò sollevata.
Lucifer prese la spada fiammeggiante dal trono.
“Lucifer, sei qui” esclamò Michael, raggiungendolo nella sala del trono.
Lucifer si voltò “E tu sei ancora vivo” ironizzò “Scherzo. Mi cercavi?”
“No. Passavo di qui” deglutì “La porti via?” chiese.
Dio guardò l’arma con occhio critico “È troppo pericolosa per rimanere incustodita”.
Il gemello annuì “Hai visto sotto? Sulla Terra?”
“Cosa devo vedere?” esclamò.
“Oh, beh. La tua compagna era in ospedale”.
Il sangue lasciò il volto di Lucifer “Che cosa?!”
“Sì. Gabriel me l’ha fatto notare. Ora sta con Amenadiel”.
“Perché?!”
“Sei Dio. Non dovresti saperlo?” rise per poi tornare serio “Tu non la vedi. È così?”
“Non ho tempo per i tuoi giochetti, fratello” ringhiò Lucifer.
“Nessun giochetto. Non la vedi?”
“No” sospirò rabbioso.
“Oh. Questo… cambia tutto”.
“Di che Diavolo parli?!”
Michael si avvicinò titubante al fratello “Papà poteva vedere la vita di ogni essere vivente.
Che sia angelo, demone o umano. Di tutti. Tranne che della Mamma. Lei era al suo pari.
Almeno così era per lui. Se tu non vedi Chloe, forse lei…”
“È come me. Ma è umana. Insomma, era in ospedale… ferita?”
“Credo di sì” alzò le spalle lui.
“No. Senti, è impossibile. Lei è…” rifletté, sedendosi sul trono.
“Magari sbaglio. Di certo, conosco le leggi del Mondo meglio di te”.
Lucifer scosse la testa “Okay”.
“Okay, cosa?”
“Michael… mi serve il tuo aiuto” sospirò contrariato.

“Ehi, Chloe. Come va?” la chiamò telefonicamente Amenadiel.


“Ciao. Meglio, meglio. Forse dovevo solo riposare un po’”.
“Perfetto. Sai, ammetto che un po’ mi avevi spaventato”.
“Scusami. Ripeto, eri l’unico che poteva aiutarmi”.
“Certo. Infatti, non farti problemi a chiamarmi in futuro. Ti aiuterò sempre”.
“Grazie” rispose imbarazzata.
“Sai, ormai ti considero come una sorella…”
“Siccome ne hai poche” rise divertita.
“Vero. Beh, tu mi abiti a pochi chilometri, però”.
“Già. Dovremmo passare una serata tutti insieme. Anche solo per parlare del più e del
meno”.
“Ci sto. Facciamo stasera?”
“Non sei in accademia?”
“Ah, già. Allora, settimana prossima”
“Perfetto. Quanto ti manca ora?”
“Per finire? Due settimane”.
“Wow. Spero che verrai assegnato alla centrale. Non vedo l’ora di lavorare con te”.
“Sarò un semplice agente…”
“Non sarà un problema”.
In sottofondo, Chloe sentì Charlie fare rumore.
“No, Charlie. No…” esclamò il padre.
“Vai vai. Ci aggiorniamo poi” disse Chloe, ridendo.
“Sì. Vado, prima che spacchi tutto”.
La detective attaccò il telefono e saltò dallo spavento.
“Chi sei tu?” esclamò, col cuore a mille.
“Tu sei il Miracolo, vero?” esclamò la donna in nero, davanti a lei, in penombra.
“Cosa?!”
La donna rise. Aveva una risata squillante e contagiosa “Scusami, scusami. Non volevo né
spaventarti né essere maleducata. Sto cercando mio fratello, ma non lo trovo da nessuna
parte. Credevo che stesse qui, da te. Ma non è neanche qui. Tu sei sveglia, ti ho sentito
parlare, quindi… eccomi qui. Ciao, sono Rory” si mostrò.
Chloe continuò a fissarla senza capire “Come sei entrata in casa mia??”
“Dalla finestra” indicò la finestra dietro di lei.
“Dalla… okay, sei una ladra? E… chi è tuo fratello?”
Rory si sedette su una sedia della camera da letto “Sono un angelo. E mio fratello è quel
pazzo che ha deciso di mettere la testa a posto, diventando Dio” sbuffò “Sei il Miracolo,
vero? Perché se così non fosse, uno: ho l’indirizzo sbagliato. Due: sono in un mare di
guai”.
“Rory? Sei una sorella di Lucifer?” tentò di ragionare.
“Sì! Lo conosci. Allora sì, sei lei. Sei la Chloe Jane Decker che cercavo!” scattò in piedi e
l’abbracciò, stritolandola “Che bello essere sicura che sei tu!”
“Sì, aspetta, aspetta. Che succede?”
“Ma niente di che. Sono solo venuta a trovare la mia famiglia terrestre. Cioè voi. Per
secoli, ho viaggiato per la Terra. Ho fatto ogni cosa e visitato ogni posto. È stato
fantastico. Ma anche triste. Ero sola. Sempre sola. Quando ho saputo che Lucifer era sulla
Terra, mi sono promessa di venirlo a trovare. Ma i giorni diventavano settimane, poi mesi
e anni. Adesso che Papà non è più nei Cieli e che Luc è Dio… beh, credo sia arrivato il
momento di fargli una visita”.
“Come sai di me, se non sei più in Cielo?”
“Oh, Chloe. Non sono caduta. Ne sono stata rinnegata. Me ne sono solo andata. Ma ho
ancora contatti con la Città d’Argento. Beh, avevo. Papà mi disse di te” sorrise.
La detective la osservò dubbiosa.
“Okay, hai ragione. Non sai nulla di me. Ed è comprensibile che tu sia diffidente. O… in
collera? Ho come la sensazione che vorresti farmi zittire, o mettere in punizione. Mia
Madre mi guardava così, quando facevo i dispetti a Luc. Ma lui ci difendeva sempre”.
“Ci?”
“Azrael, io e lui eravamo il trio dei dispetti” rise “Fu millenni fa”.
“Mmmmh non voglio zittirti. Vorrei solo avere Lucifer o Amenadiel qui per sapere chi sei
davvero tu. Una conferma”.
“Ma certo. Essendo una poliziotta, hai bisogno di prove” annuì Rory.
“È terrificante che tu sappia tante cose su di me…”
“Beh, potrei averti seguita. Dalla battaglia fino ad oggi” abbassò lo sguardo, colpevole.
“Tu hai, cosa? Rory, si chiama stalker questo”.
“Lo so, lo so. Ma volevo conoscere la donna che ha preso il posto di mia Madre nel
Cosmo. E, devo riconoscerlo, sei proprio brava come Dea. Dovresti governare al posto di
mio fratello”.
“Come… cosa?? Io…” le squillò il telefono “Scusami. È…” alzò gli occhi verso l’angelo, ma
lei non c’era più.
“Quanto li odio!” esclamò, rispondendo al telefono.

“Sicuro, mio Re, che sia la scelta migliore?”


“Thaaru sì. Sennò non sarei tornato qui a sistemare le ultime cose”.
“Ma… proclamare Mazikeen nostra guardiana… È una condanna. Per noi”.
“Non necessariamente. Anzi, Maze è maturata molto. E sono sicuro che sarà una regina
giusta” dichiarò “E adesso, vai via. Voglio restare solo”.
Il demone si inchinò e sparì.
Dalla tasca interna della giacca, Lucifer estrasse il pugnale della Morte.
“Ora tu resterai in eterno qui” disse, fondendolo alla base del trono infernale “Speriamo
che nessuno ti liberi”.

“Ella, non penso sia saggio andare con quel tipo” dichiarò Daniel, mentre la ragazza era
sotto la doccia.
“Stai fuori, vero?” chiese.
“Sì” urlò per farsi sentire “Comunque sia, non dovresti proprio andarci”.
“Uff. Quante storie, Dan. Voglio divertirmi. Sono giovane. Me lo merito”.
“No. Non te lo permetterò. Non puoi gettare al vento la tua vita”.
“Dio, Dan! Ma chi ti credi di essere? Mio padre?! No. Non lo sei. Ho bisogno di uscire. Di
divertirmi con chi voglio” uscì, vestita a festa.
“Alimentando, così, i tuoi sensi di colpa domani?! No, grazie”.
“Ma che ne sai tu di me? Che ne sai di quello che ho passato o di quello che sto
passando? Tu non sai niente” lo oltrepassò.
“Io ero come te, Ella. Feste e ribellioni varie. Ho ucciso. E si, ero un poliziotto corrotto. E
sono finito all’Inferno. Certo, non conosco il tuo passato. Ma se oggi puoi vedermi,
significa che sei davvero cresciuta con un fantasma accanto. Quindi immagino come sei
stata. Discriminata, bullizzata, creduta pazza, malata. Ma tu non sei così. In te c’è
grandezza. Hai un talento naturale nel tuo lavoro. Sei brava. Sei buona. C’è luce in te. Non
fermarti solo all’oscurità. Non ne vale la pena”.
“Belle parole. Ma rimangono tali” prese la borsetta “Resta qui. Non seguirmi”.
“Ripensaci, Ella. Non è mai troppo tardi”.
Ella se ne fregò, sbattendo la porta di casa.
Dan sbuffò, rassegnato, camminando avanti e indietro nel salotto.
La porta d’ingresso si aprì “Pensi che Eve o Maze mi vorranno per cena? Non voglio stare
da sola, stasera” domandò Ella, dispiaciuta.
L’amico sorrise “Penso che sia un’ottima idea andare da loro”.

“Ordiniamo o cuciniamo?” chiese Eve.


“Ordiniamo. Non so cucinare e non voglio imparare” dichiarò Maze “Dobbiamo trovare una
casa più grande. Quel buco che chiami doccia è letteralmente un buco” disse,
asciugandosi i capelli.
“Giusto. Magari chiediamo ad Adriana un consiglio” le strizzò l’occhio.
Suonarono alla porta.
“Attendiamo ospiti?” chiese Maze, sospettosa.
“No”.
Il demone sbuffò e andò ad aprire “Ellen. Che ci fai qui?”
“Posso… posso restare per cena? Offro io. O cucino io o…”
“Ciao Maze. Ha bisogno di amiche per non cadere in tentazione” spiegò Dan, dietro di lei.
“Certo che puoi restare. Anzi, ti va di aiutarci a scegliere il quartiere perfetto per una
casa?” si spostò per farla entrare “Tesoro, abbiamo ospiti”.
Eve si affacciò “Ehi, Ella. Pizza o cinese?”
“Messicano, Eve! Molto piccante. Voglio mettere alla prova questa latina” Maze diede uno
schiaffo al sedere di Ella.
“Ahi. Sono molto resistente. Amo il piccante” rispose, ridendo.

“Ogni tanto ti ricordi di me” sorrise Linda.


“Ogni tanto, ho bisogno di sfogarmi con chi mi ha aiutato per anni” annuì Lucifer,
sedendosi sul divano.
“Non ci vediamo da tanto…”
“Non ho più tempo per me, ultimamente. È un continuo di impegni. Mi sono imposto di
venire qui”.
“Essere Dio, immagino, non sia facile”.
“No, non è quello il problema. Se facessi solo quello, starei da… da Dio, appunto” rise “Ma
non sono solo Dio. Non ho voluto rinunciare a tutto il resto. La buona notizia è che sto
trovando un equilibrio tra le mie… personalità, diciamo.
Linda annuì.
“In realtà, però, sono qui per una ragione precisa” si versò da bere, finendo poi il bicchiere.
“Di che cosa si tratta? Di Chloe?”
“Già. Sto facendo di tutto per mantenere in vita la nostra relazione, senza dar peso ai
pensieri o alle mie paure. Ma poi…” sospirò “Ho parlato con Michael”.
Linda deglutì, contraendo la mascella.
“Mi ha detto alcune cose sui nostri genitori. Temo che… ciò che è successo a loro, può
accadere anche noi. A me e alla detective”.
“Tuo fratello gioca con le paure. Te lo ricordi, spero?!”
“Sì, dottoressa. Ma quello che ha detto non ha niente a che vedere con le mie paure.
Perché sono cose che già sapevo. Non sapevo che fossero reali”.
Linda lo guardò confusa.
“Okay, sospettavo alcuni privilegi di mio Padre. Michael mi ha confermato tutto”.
“Aaaah. E cosa c’entra Chloe?”
“Lei… Non so come dirlo a lei”.
“Semplice: ti siedi e le dici tutto. Senza giri di parole”.
“Così sicuramente mi ammazzerà. Sicuro”.
“Ma queste verità… Ciò che hai scoperto, cambieranno o possono cambiare la vostra vita
di coppia?”
“Radicalmente. Dall’oggi al domani” sospirò “Vorrei non dirle nulla, ma so che - nel caso
dovesse scoprirlo - si potrebbe arrabbiare in modo definitivo. Odiandomi, ancor di più”.
“Esagerato. Chloe stravede per te”.
“E io per lei” sorrise “Detesto doverle dire la verità”.
“Ma sai anche che devi farlo”.
“Si. Come stai, dottoressa?”
“Bene” rispose stranita “Perché questo cambio di argomento?”
“Così. Non ti ho dedicato tempo. E sento di essere stato un vero egoista”.
“Non mi aspetto interesse da te. Comunque, sto bene. Charlie ha imparato a dormire la
notte, senza svegliarsi ogni ora. Ed è gratificante riuscire a dormire 8 ore di fila” rise.
“E con tua figlia?”
Linda sospirò “Ci sentiamo. Di tanto in tanto. Ho conosciuto la madre adottiva, che sta
migliorando…”
Lucifer sorrise.
“C’entri tu?!”
“Sono felice che ti stia godendo tua figlia”.
“Lucifer… Non devi…”
“Il tempo è prezioso, quando sei me” si alzò “Devo andare ad affrontare la furia della mia
partner” si alzò “Sono felice che tu stia bene” l’abbracciò “Dovremmo vederci tutti insieme.
Un giorno”.
“Stasera, per esempio?! Verremo al Lux per parlare del matrimonio di Maze ed Eve”.
“Adoro quando mi semplificate la vita” sorrise e se ne andò.

“No no, nessun problema Ella. Ci mancherebbe. Certo, ti preparo uno zaino” Chloe entrò
in casa sua “così è più comodo per…” accese la luce e urlò.
“Chloe! Chloe!” gridò Ella al telefono, passato in viva voce.
“Ella… ti richiamo” attaccò “Che diavolo ci fai a casa mia al buio?!”
“Effetto sorpresa?” rispose Lucifer.
“Tu sei un pazzo” rilassò le spalle, mettendosi comoda “Che ci fai qui?”
“Non posso venire a far visita alla mia compagna?!”
“Per giorni non sono stata la tua compagna”.
“Okay, sì. Sei arrabbiata. E hai ragione”.
“Sono stanca di avere ragione, sai?! Tanto”.
Lucifer si sedette al tavolo “C’erano delle…”
“Questioni da risolvere” annuì lei, preparando un tè per sé e un drink per lui.
“Come…”
“Ti conosco, Lucifer”.
“Okay, ma non voglio litigare con…”
“Non sono arrabbiata, Lucifer” le passò il bicchiere “Avrei solo gradito trovare un
bigliettino, un messaggio, un qualcosa che mi dicesse dov’eri”.
“Grazie” alzò il bicchiere “Non ci ho pensato. Scusami”.
“Risolti i problemi?”
Lucifer sbuffò sarcastico “Sai, alcuni si risolvono, altri ne nascono”.
“È la vita” alzò le spalle lei.
Le sorrise triste “Giorni fa sei stata in ospedale. Per te. Tutto okay?”
“Oh, già. La gamba. Doveva riposarsi un po’” sorrise “Sto bene”.
“Bene”.
“Okay… E perché sei qui?”
“Perché volevo vederti”.
“Solo questo?”
“No” abbassò lo sguardo.
“Come temevo. Che guaio hai combinato?”
“Uno di quelli grossi. Che non hanno soluzione” abbassò lo sguardo, concentrandosi sulle
poche gocce di alcol rimaste nel bicchiere.
“Oh Cielo. Lucifer, hai ucciso qualcuno?”
Lui scosse la testa.
“Distrutto qualche nazione?”
La guardò confuso.
“Sei Dio. Magari volevi vendicarti… Fermare qualche guerra”.
“Detective, il danno riguarda noi”.
Chloe sospirò sollevata “Menomale. Non avrei mai voluto essere l’unica a conoscenza di
qualche catastrofe terrestre, per mano del nuovo Dio”.
“La Terra continua a girare senza intoppi” sorrise.
Chloe si fermò davanti a lui, girandogli delicatamente il viso “Lucifer, che succede?”
Lui si tuffò nel mare degli occhi della sua partner, deglutendo.
“Ehi… Non mi piace vederti così. Perché se stai così, due sono le risposte: qualcuno è o
sta morendo. Oppure… vuoi del tempo. Vuoi allontanarti da me. Oddio, mi stai lasciando?!
Perché morirò, un giorno?” I suoi occhi blu guardarono a desta e a sinistra, irrequieti.
“Niente di tutto ciò, detective” si alzò, stringendole le mani.
“Per l’amor del Cielo, Lucifer, parla! Che diavolo hai fatto?!”
“Ti ho sposata” dichiarò.

“Ciao, Linda” esclamò Amenadiel, entrando in casa.


“Ehi! È tornato papà. Charlie, papà. Papà” Linda lo accolse con il figlio in braccio.
“Ha già detto mamma?” chiese l’angelo, prendendolo in braccio.
“No. Ma è sulla buona strada per parlare. Ho fatto uno schema” disse, andando in cucina
a recuperare lo schema.
Amenadiel sorrise “Mamma è fissata con gli schemi”.
“Non sono fissata. Voglio solo aiutarlo al meglio”.
“Ma sì. Parlerà. Non preoccupiamoci ora”.
“Giusto. Ci sei stasera? Al Lux? Ci incontriamo tutti per parlare del matrimonio di Maze ed
Eve”.
“Sì. Certo che ci sono. Mi va di incontrare tutti” annuì.
“Perfetto. Devo confermare la baby-sitter. Come procede l’accademia?” chiese, scrivendo
alla babysitter.
“Bene. Sai, ho conosciuto un’agente che sta diventando detective. Abbiamo legato molto”.
“Oh”.
“Si chiama Sonya. Ed è fantastica”.
Linda si morse la lingua “Beh, è straordinario. Vi frequentate?”
“Sai, non sono sicuro di quello che siamo, ma si. Passiamo tanto tempo insieme”.
“È grandioso, Amenadiel. meriti tutta la felicità del mondo” annuì, sorridendo triste.
“Tutto bene, Linda?”

Se non fosse per Lucifer che le stringeva le mani, sarebbe svenuta.


“Detective?” la chiamò.
Respirò affannosamente. Le mancava l’aria.
La fece sedere sul divano e saettò in cucina a prenderle da bere.
Roboticamente prese la bottiglia e la finì tutta.
“Chloe…”
“Sposati! Siamo…” saltò per un singhiozzo “sposati?” lo guardò incredula.
Lui annuì.
“In Paradiso. Con… questo?” alzò la mano destra, mostrandogli l’anello
Lui annuì di nuovo.
Chloe cercò di riprendersi il prima possibile, ma lo shock era tanto.
“Non volevo sposarmi. Credevo di… Oh mio Dio” si coprì il volto, piegandosi in due.
“Detective, non credevo che…”
Lei scoppiò a ridere di cuore, arrivando alle lacrime.
“Non capisco se piangi o ridi?” si piegò sulle ginocchia, davanti a lei.
“Rido. Per l’assurdità della mia vita” si asciugò gli occhi, respirando per calmarsi “Non
riesco a controllare la mia vita. Ogni giorno accade qualcosa di imprevedibile”.
Lui abbassò lo sguardo “Volevo salvarti. Il mio unico scopo e pensiero era quello”.
“Perché dici che mi hai sposato, allora?”
“Perché non ti vedo. Cioè, quando vedo una persona, noto la sua anima e la sua vita. Se è
un essere umano o celeste o demoniaco. È come se mi apparisse una scheda della
persona, con tutti i suoi dati. Se vedo te, questo non accade”.
“Lucifer, ero diversa anche prima di sapere la verità. Non puoi farmi la magia, ricordi?”
“È diverso. Ed è successa esattamente la stessa cosa con i miei genitori”.
“Tuo Padre vedeva tutti tranne tua Madre?”
“Sì. Per questo non sapeva i suoi piani. Per questo non sapeva neanche dove fosse. Dove
fosse il suo nuovo universo. Non la vedeva. E sicuramente non la vede tutt’ora”.
“Scusami, non ti seguo”.
“Sei come me. Sei al mio pari”.
“No. Ti assicuro che non è così. Sono mortale. Lucifer io… Okay” si alzò e andò in cucina.
Prese un coltello e si fece un piccolo taglio sulla mano “Guarda. Sanguino. Sono mortale”
disse.
“Non funziona così. È logico che non cambi fisicamente. Come Maze che non svilupperà
delle ali per regnare all’Inferno”.
“Non posso essere davvero… cioè… Davvero?!”
Lui si rassegnò “Potessi tornare indietro, non ti avrei mai portata con me contro Michael” si
avviò verso la porta di casa.
“Aspetta, dove vai?”
“Via. Ti libero della mia vista”.
“Ma sei cretino?!” Alzò gli occhi al cielo e lo prese per il braccio, portandolo con cattiveria
verso il divano “Sarai pure il più potente di questo Cosmo ma resti il più cretino di tutti”
scosse la testa e lo baciò, prendendolo per il colletto della camicia.
“Un momento, non sei…”
“Certo che sono arrabbiata. Sono furiosa, Lucifer. Perché hai davvero poca stima di te e
zero fiducia in me. E questa consapevolezza mi fa imbestialire”.
“Davvero non sei arrabbiata?”
“Neanche un po’. Anzi” guardò l’orologio alla parete “Ti ringrazio di avermi sposata così.
Perché non avrei mai sopportato di dover organizzare ogni minimo dettaglio del
matrimonio con amiche che ogni secondo mi mandano messaggi, per sapere se ci sarò
all’organizzazione”.
“Oh, sì. Stasera. Al Lux”.
“Ella ha raggiunto pure te?!”
“No, Linda. Sono andato da lei, prima di venire qui”.
Lei annuì “Sa di noi? Del matrimonio?”
“No. Volevo dirlo prima alla diretta interessata. Tu”.
Chloe si appoggiò al divano con la schiena “Cavolo. Sono davvero una Dea”.
“Però…”
Lo zittì “Sono la Dea dell’universo. Fammi godere il momento” socchiuse gli occhi.
“Come desideri, Milady” si sdraiò sul divano, posando la testa sulle sue gambe.
“Che fai?”
“Mi godo il momento con te” le fece l’occhiolino.
“Raccontami che hai fatto in questi giorni, Signor Dio” gli accarezzò il viso, pigramente.
Lui chiuse gli occhi, sorridendo e iniziò a raccontare.

“Ciao a tutte” esclamò Chloe, raggiungendo il gruppo di amiche.


“Ehi, ben arrivata” esclamò Eve, alzandosi per abbracciarla “Che bello che sei qui”.
“Siamo tutte?” chiese, salutando Maze e Linda.
“Sì. Manca solo Ella. Ma arriverà tra poco”.
“Giusto. Con Trixie. Tutte donne” si sedette.
“Siamo in alto mare. Non riusciamo a trovare un punto di incontro” informò Mazikeen “Tu
ci servi per il giudizio finale”.
“Sì, certo. È il mio ruolo. A quanto pare”.
“Che succede, Chloe?” chiese Linda, curiosa.
“No, niente. Parliamo di questo matrimonio. Come posso aiutarvi?”
Le tre donne si avvicinarono per stare davanti a lei “Che ci nascondi, Chlo’?” chiese
Mazikeen.
Chloe alzò gli occhi al cielo “In Paradiso, noi… o meglio lui… mi ha sposato. Siamo
sposati. Ecco tutto” sintetizzò “Per favore, parliamo d’altro? Grazie”.
Eve alzò la mano “Una sola domanda, poi parliamo di altro”.
La detective annuì.
“Sei felice?”
Chloe prese fiato “Nonostante tutta la responsabilità che comporta questa unione, sì Eve.
Sono felicissima di essere la sua Dea. La Dea di tutto questo. Felice di amarlo e di essere
amata da lui” annuì sorridente.
“Allora serve un brindisi!” gridò Maze, ordinando un altro giro.
Linda si alzò per abbracciarla “Sono felice per voi, Chloe”.
“Grazie, Linda”.
“Ehi, tecnicamente sei l’unica che può prenderlo a schiaffi senza conseguenze” pensò
Maze “Dacci dentro per tutti noi, Decker”.
“Mi pare giusto”.
“Quanta bellezza letale in un solo tavolo. Per mia fortuna, siete mie amiche e non
nemiche” esclamò Lucifer, raggiungendole.
“Ehi, Luc. Come ti è venuto in mente?! A cosa Diavolo pensavi!” esclamò Eve.
“Scusa, cosa?”
“Ti sei sposato” rispose Linda, fulminandolo.
“L’hai sposata controvoglia” sottolineò Mazikeen, tirandogli un pugno sul braccio.
“Ma no, dai. È stato…” deglutì, cercando lo sguardo di Chloe.
Lei rise “Ti stanno prendendo in giro, Lucifer”.
“Oh. Dannazione, ragazze. Siete tremende” sospirò sollevato.
Eve lo abbracciò “Trattala bene, Luc”.
“Sì. Altrimenti giuro che ti castro. Non mi importa che sei Dio” gli stampò un bacio sulla
guancia Maze “Auguri”.
“Io sono disposta a non aiutarti più” disse Linda.
“Detective… me le hai messe tutte contro?!”
“Sì. Tutte” sorrise “Ti unisci a noi?”
“Assolutamente no. Mi fate paura. Siete solo voi?”
“No. Ella sta arrivando con Trixie. Ormai vivono in simbiosi” commentò Chloe.
“E Amenadiel voleva passare un’altra ora con Charlie. Dopo passa” informò Linda.
“Okay. Posso rubarvi la detective per un secondo?”
“No” risposero tutte e quattro insieme.
“Povero me”.
“Torno subito, ragazze” si alzò “Eccomi”.
“Sì, ecco…” notò tre paia di occhi puntati su di lui.
Chloe scoppiò a ridere e lo baciò, sotto i sospiri delle amiche.

“Sai che potevamo parlare anche giù?”


“Non proprio. Devo chiederti un favore molto importante e molto segreto” disse, andando
in camera da letto.
“Non faremo sesso ora” rispose lei.
Lui tolse il quadro dalla parete “Peccato. Perché la voglia è così alta. Per fortuna, ho
sempre voglia” posò il quadro sul letto.
“Posso?” chiese, indicando la camera.
“Certo che puoi” aprì la cassaforte “Prima, a casa tua, non ti ho detto una cosa importante
che ho fatto”.
“Cioè?”
Dalla cassaforte prese un pacchetto “Sono stato in Paradiso e all’Inferno. In questi Regni
ho nascosto un pezzo della spada fiammeggiante”.
“Oh”.
“Il pugnale all’Inferno. La fibbia in Paradiso. E la chiave qui, sulla Terra” aprì la scatolina.
“Oh. Sono sollevata nel vedere la chiave” sospirò sollevata.
“Che pensavi che fosse?”
“Lucifer, con te può succedere di tutto” alzò le spalle.
Rise “Vorrei che la tenessi tu. Mio fratello la indossava come ciondolo. Tu, magari, puoi
fare lo stesso”.
“Aspetta: mi dai il ciondolo? Perché?”
“Ecco, io… In questi giorni, ho pensato tanto a quello che ti ho fatto…”
“Oddio, ci risiamo. Sono felice di essere la tua sposa. Felice di essere tua…”
“No. Aspetta, non mi sento in colpa per questo. Ma, come ben sai, non sei immortale. Sei
vulnerabile e tutto. Questo” prese il ciondolo “Ti ha resa forte. Ti rende forte. Invincibile.
Non posso stare con te ogni secondo. Non devo. Voglio essere un marito che ti rispetta in
tutto e per tutto. Perciò, ti prego, prendilo. E tienilo con te sempre”.
“Hai così tanta paura di perdermi…” scosse la testa “Che mi fa male vederti così”.
Abbassò la testa, annuendo.
Chloe prese il ciondolo e lo infilò in tasca “Affare fatto. Mi devi un favore”.
“Quello che vuoi”.
“Baciami e torniamo giù”.
“Tutto qui? Solo un bacio? Perché ero pronto a fare tanta… tanta palestra” si leccò le
labbra.
“Non faremo sesso, oggi”.
“Perché no? Hai il ciclo? Perché per me non ci sono problemi”.
“Sì. Ma a prescindere da questo, non farò sesso con te. Torniamo giù”.
Le strinse la mano, per fermarla “Ehi… Non si tratta dell’atto in sé, vero?”
L’ascensore si aprì “Mamma!”
“Dopo” mimò lei “Scimmietta, ciao. Come stai?”
“Perché state qui e non giù?”
“Perché volevo giocare al dottore con tua madre. Ma lei ha detto no. Quindi…”
“Lucifer!” lo richiamò Chloe.
“Allora inizia spegnendo l’ascensore. Dai, venite giù con me. Avete due ruoli importanti nel
matrimonio”.
“Agli ordini, capo!” esclamò lui “Due minuti e arriviamo”.
“E io vi aspetto qui” si sedette sul divano, a braccia conserte.
“Che caratterino” rise “Detective…”
“Poi ti racconterò una storia. Ora, andiamo” lo baciò.

“Per la licenza, dovrai andare…”


“All’ufficio matrimoni o su internet. Delle due, internet è più rapido” Lucifer interruppe Ella,
che lo guardò stupita.
“L’hai già fatto?” chiese.
“Certo. Okay che sono Dio, ma cercherò sempre di ritagliarmi un minuto o più per i miei
amici” sorrise divertito.
“Okay. Passiamo alla location”.
“All’aperto”.
“Al chiuso” dissero le spose.
“Al chiuso??” ripeté Eve.
“Si. Perché mai all’aperto, scusa? Voglio una cosa nostra”.
“Esistono luoghi aperti privati. Dove solo gli invitati possono entrare” ricordò Linda “Tanti”.
“Esatto. Dovete solo decidere una data. Da lì in poi possiamo trovare tutto” annuì Ella.
“Okay. Tu quando hai la licenza?” chiese Eve.
“Io ho già la licenza”.
“Ah. Non avevo capito… allora…”
“Domani” propose Mazikeen.
“Davvero?!” si illuminò Eve.
“Troppo presto. Non possiamo fare tutto per domani” le fermò Chloe.
“Due settimane? Tre?”
“Tre” sentenziò Ella “Tre settimane sono perfette. Ma dobbiamo coordinarci tutti”.
“Io il mio l’ho fatto” si rilassò Lucifer.
“Tu non hai fatto proprio niente. Anzi” Ella cercò tra le cartelline “Ricordo che un giorno mi
dissi che conoscevi un bravo orafo. Ecco, contattalo. Ci servono gli anelli”.
“Perché io?!”
“Perché tu sai contrattare” gli passò la bozza degli anelli “Maze, Eve e Linda penseranno
al menù. Ah, quanti invitati saranno?”
Amenadiel li raggiunse.
“Amenadiel, bello non essere l’unico uomo, in mezzo a tante donne” disse.
“Veramente qui vedo solo Amenadiel come maschio” replicò Trixie, facendogli la
linguaccia.
“Sei crudele, ragazzina” rispose Lucifer.
“Non litigate voi due” li separò Chloe “Due bambini. Siete due bambini”.
“Già” rise Trixie.
“Allora, vanno bene le divisioni?!” esclamò Ella.
“Si. Ah, vogliamo una festa pre-matrimoniale. Vogliamo bere tanto” dichiarò Eve “Solo
donne, però”.
“E spogliarellisti” sottolineò Mazikeen, guardando Lucifer.
“Non mi spoglierò per tutte voi. Anche se, potrebbe essere divertente”.
“No. Credo che Maze voglia dire che devi lasciare che Chloe venga con noi” spiegò Linda.
“Sono libera di fare quello che voglio. Non mi da lui gli ordini” aggiunse la diretta
interessata.
“Allora, affare fatto” disse Ella “Facciamo, giovedì?”
“Facciamo che sarà a sorpresa” sorrise il demone.

“Grazie che mi hai accompagnato. Capisco che ho fascino e carisma, ma come


pretendono che mi possano fare questi anelli in poco meno di un mese?” Esclamò Lucifer,
scendendo dall’auto.
“Lucifer, ti prego. E poi, sei il celebrante. Regalerai tu le fedi alle ragazze” esclamò Ella.
“Bello quando mi si fanno i conti in tasca” aprì la porta del negozio, facendola entrare.
“Wow. Adoro tutti questi gioielli” si illuminò.
“Concentriamoci sul nostro compito, qui”.
“D’accordo. Sai… potresti anche comprarne uno per Chloe”.
Lucifer la guardò perplesso.
“Potresti prenderne uno di quelli che tolgono il fiato, inginocchiarti e chiederle la mano”.
Dan si avvicinò, senza farsi vedere da Ella, a Lucifer “Vuole che ti proponga a Chloe”
sintetizzò.
“Lo so” gli rispose Lucifer.
“Cosa sai?” chiese Ella.
“Quello che vuoi intendere. Ma non lo farò”.
“Perché lei si ostina a non volerti sposare. Perché non vuole un altro matrimonio
fallimentare. Non vuole altro dolore. E non vuole altri figli. Sì. Ma fregatene. La ami. Ti
ama. Siete bellissimi. Siete tanto egoisti!”
I due uomini la guardarono sconvolti.
“Okay, non so se è così. Chloe è criptica. Fa la dura, ma in realtà è una sperduta
romantica” sospirò sognante.
“Hai ragione” concordò Dan, avvicinandosi a Ella.
“Ho già fatto questa cosa…”
“Con l’anello che porta alla mano? Peccato che lo indossa nel dito sbagliato” lo fulminò.
“Non è colpa mia, quello. E comunque… Non voglio rovinare il nostro equilibrio. E poi
stiamo insieme da tre mesi, circa. Quindi…”
“No, bello. State insieme da prima che io arrivassi. Da quanto lavorate insieme, 5/6 anni?
State insieme da allora” Ella scosse la testa e fermò un commesso “Ciao, possiamo
chiedere a te per due fedi?”

Chloe accarezzò i bianchi abiti, appesi alla parete. Ogni carezza era un silenzioso sollievo.
“Cercava qualcosa di specifico?” la riportò alla realtà una commessa.
“Oh, no. Li guardavo solo. Sono bellissimi”.
“Nuova collezione. Arrivati questa mattina. Sei con la signorina Eve?”
“Sì. Solo che, tutto questo bianco, questa atmosfera così…”
“Paradisiaca?” sorrise la donna.
“Fa un certo effetto” annuì.
“Sei single?”
“No. Perché lo crede?”
“Di solito, chi odia i matrimoni o questa atmosfera sono o damigelle gelose della sposa o
single che non hanno più speranze”.
“Non sono io. Mi sono sposata due volte. Credo che basti per una comune vita”.
“Oh. È divorziata ora?”
“No. Sono sposata” la guardò interrogativa “Mi scusi, non dovrebbe stare dietro alla mia
amica?”
“C’è già la padrona del negozio”.
La porta d’ingresso si aprì ed entrò Lucifer “Oh, Cielo. Tutto questo bianco è accecante. Mi
sento impuro”.
La commessa si voltò verso l’ingresso e si illuminò “Buon pomeriggio, signore. Come
posso aiutarla?” Si precipitò da Lucifer, scordandosi di Chloe.
“Veramente, lo ha già fatto. Cercavo lei” sorrise Lucifer “Salve, detective”.
“Ciao” lo guardò grata.
“Oh. È lo sposo della sposa?”
“Dipende dalla sposa. A quale sposa si riferisce?” Lucifer si divertì.
La commessa rise, incantata dal potere del Diavolo “Hai ragione anche tu. Ci sono tre
future spose qui. Ma” si voltò verso Chloe “Parla di Eve, vero?”
“Esatto. Ma non è la mia sposa”.
“Oh, allora…”
“È lei la mia sposa” rispose Lucifer, offrendo la mano a Chloe.
“Ah” la donna rimase senza parole.
“Perciò, le consiglio di andare dalla nostra amica ad aiutarla a scegliere l’abito adatto al
grande giorno, invece che gironzolare intorno a mia moglie. Grazie” la invitò a lasciare
l’ingresso.
“Sei stato brusco”.
“Sono stato perfetto” la baciò, stringendola in vita “Mi sei mancata”.
“Bugiardo” gli accarezzò il viso.
“Sai che non mento” le baciò la punta del naso “Dimmi la verità: sei tentata ad indossare
uno di questi vestiti da sposa”.
“Neanche morta. Mi hai regalato il matrimonio perfetto. Fammelo godere”.
“Godere. Il verbo perfetto” rise “Dovremmo festeggiare”.
“L’abbiamo già fatto, in realtà”.
“Non sapevamo che fossimo davvero sposati, detective”.
“Vero. Ci penseremo”.
“E se ti portassi via?”
Chloe ci pensò e Lucifer cambiò espressione, vedendo entrare Dan.
“Che succede?” chiese lei, voltandosi verso la porta.
Dan salutò Lucifer e sorrise a Chloe, anche se non la poteva vedere.
“Ella è qui” fece un cenno con la testa, per salutare l’amico “Daniel è qui”.

“Ehi, ragazze!” Esclamò Ella sorridente “Trovato questo abito?!”


Eve rise girandosi verso l’amica “Per niente. Ma sai una cosa? Sceglieremo alla cieca”
esclamò.
“Ella, torno subito” disse Dan ad alta voce, facendosi sentire da Lucifer.
Ella guardò verso di lui un secondo, per poi tornare dalla sposa.
“Troppe donne. Vado a fare un giro” si alzò Lucifer.
“Vengo con te” esclamò Trixie.
“Non penso proprio. Resti qui. Sei l’unica davvero giovane qui. Serve il tuo giudizio
fresco”.
“Ehi! Anche io sono giovane. E Chloe. E Eve. E Linda…” esclamò Ella.
“No. Per niente” rise il Diavolo e uscì dalla stanza.
Strizzò l’occhio alla commessa di prima e prese il telefono “Daniel, volevi parlarmi?”
“Sai, per un attimo credevo che non avresti colto il segnale”.
“Sono Dio. Vedo, sento e percepisco tutto. Eccetto la detective”.
“Giusto. Le darai mai quello che hai comprato in gioielleria?”
“Forse. Che succede?”.
“Non è facile aiutare Ella. Non credevo che nascondesse tanti segreti”.
“Se fosse stato facile, non l’avrei assegnata a te” sospirò Lucifer.
“Solo imprese impossibili, per me? Così da farmi fallire?” si arrabbiò Dan.
“Chi ha detto che fallirai, Daniel? Non io”.
“Lo dico io. Ella… Ella è davvero il giorno e la notte. Ma completamente diversa. E…”
“Hai paura dei suoi pensieri cupi?”
“Ho paura per lei. Io sono morto. Ti giuro, a volte vorrei poterla abbracciare. Consolare.
Piange. Quando la fermo, piange. Ha tentato l’autolesionismo, sai? Perché si sente in
colpa per i pensieri che fa. Io non so come…”
“Dal giorno che le vostre anime si sono unite ad oggi, la situazione è peggiorata o
migliorata?”
“Spiegati”.
“È cambiata in meglio, in peggio o è uguale?”
“Meglio. Ci pensa di meno. Vedo meno oscurità, ecco. Se prima era al 100%, ora è al
75%”.
Lucifer sorrise vittorioso “Ottimo lavoro, Dan. Continua a fare il detective stronzo. Quando
arriverà a 0% di oscurità, l’avrai salvata”.
Dan lo guardò sorpreso “Ma io come…”
“Vedila così. Ella è come se fosse tua figlia. Non Trixie. Lei è un mini unicorno che si
diverte a stuzzicarmi. La signorina Lopez ha bisogno di un aiuto costante. Di essere presa
per mano. Guidata” si spostò in un vicolo cieco, lontano da occhi e orecchie.
Ripose il telefono in tasca e lo guardò dritto negli occhi “Continua così, Daniel” gli toccò la
spalla.
Dan rimase basito nel sentire il tocco “Posso sentirti?!”
“I privilegi di essere me” rise.
Il detective annuì.
“Oh, per l’amor del Cielo” Lucifer lo tirò a sé, abbracciandolo e dandogli forti pacche sulla
schiena “Anche per me è strano abbracciarti”.
“Mi è mancato il contatto” si commosse, sorridente.
“Dan, solo io posso. Perché tutto l’Universo è ai miei comandi” spiegò, stringendogli le
spalle “Vai avanti così”.
“L’hai vista?”
“Chi? Trixie? Chloe?”
“No. Charlotte”.
“Ah. Intendi in Paradiso?! Non me la sono sentita di andarla a trovare. Finché non ti salvi,
non riesco ad affrontarla”.
“Anche Dio ha paura” rise.
“Molta” alzò le spalle.
“Non ti deluderò, Lucifer…”
“Non devi deludere me. Ma te. Tua figlia. Chloe. Ella. Loro. Non me”.
“Okay. Torna dentro. E dai un bacio a Trixie per me”.

“Okay. Questo è quello giusto” dichiarò Eve.


“Sicura?” chiese Linda, passandole una flûte.
“No” rise la sposa.
Lucifer rientrò in stanza in silenzio e picchiettò sulla spalla di Trixie.
“Sì?” la bambina si alzò e lo guardò.
Lucifer si piegò sulle ginocchia e le stampò un bacio sulla fronte e uno sulla guancia.
“Cosa…”
“Così” sorrise.
Lei scosse la testa e lo abbracciò, sotto gli occhi confusi di Chloe e lo sguardo grato di
Daniel.

“Quindi, Dan era al negozio?” esclamò Chloe.


“Sì”.
“E hai baciato Trixie per lui?”
“Sì”.
“Wow” sospirò “Fa strano saperlo qui ma non poterlo vedere”.
“È lo stesso di sempre. Non è cambiato”.
“Sì ma fa strano uguale. Mi manca tanto, Lucifer. Sicuramente, mi avrebbe aiutato in
questo nuovo capitolo della mia vita”.
Lucifer la guardò “Ci sono io”.
“Appunto. Per sopportarti, necessito di una equipe di persone” sorrise.
“Come sei cattiva, detective”.
“Lo so” arrossì “Non posso fare nulla per aiutare Ella?”
“Sei sua amica. Basta questo” parcheggiò davanti casa di Chloe.
“Mi dispiace troppo per lei. Non merita di star male” scese dall’auto.
“È forte. E ho fiducia in Dan. La salverà”.
“Sicuramente. Dan è cambiato tanto negli ultimi anni…”
“Sai dirmi perché uno dei suoi loop infernali riguarda te?” esclamò Lucifer.
“Come?”
“Ssssh” Lucifer la fermò, in allerta “C’è qualcuno in casa” dichiarò, mettendosi davanti a
lei.
“Lucifer…”
La zittì e aprì piano la porta di casa.

“Allora che si fa?!” chiese Trixie, gironzolando per casa Lopez.


“Tutto quello che vuoi. Ho tutti i giochi più cool di sempre” aprì l’armadio in corridoio
“Cluedo? Scarabeo? Tabù?”
“Perché hai così tanti oggetti da collezione?” chiese Trixie, incuriosita.
“Ho tanti hobby”.
“Si, ma perché? Per costruire tutti questi modellini - perfetti e bellissimi, ovviamente - ci
sarai stata dietro per tante tante ore. Chiusa in casa”.
Ella si sedette sconfitta “Non avevo tanti amici” rivelò, rattristandosi.
“Oddio, scusami Ella. Non volevo essere maleducata. Scusami” la bambina corse da lei a
scusarsi “Perdonami. È tutto…”
“No. Tranquilla, Trixie. Nessun problema. Non legavo molto. Tendevo a… spaventare gli
altri”.
“A spaventare? Tu? Non ti credo”.
“Non sono…” si schiarì la voce “Come appaio”.
Trixie rifletté in silenzio per una manciata di minuti “Se ti guardi allo specchio, chi vedi? Chi
pensi sia Ella Lopez?”
La donna osservò d’istinto Dan, come a cercare conforto nell’amico.
Il detective le sorrise, confortandola con lo sguardo.
“Una semplice ragazza che lavora nella scientifica” si strinse tra le spalle.
“Buona o cattiva? Cioè, ti senti una cattiva persona o una buona. Non pensarci
istintivamente”.
“Buona” rispose “Sono buona. Io… faccio un lavoro che aiuta a risolvere casi” tremò “Sono
buona”.
La bambina si preoccupò nel vederla vulnerabile.
“Ella, rilassati. La spaventi se crolli” sussurrò Dan.
Ella si asciugò il viso “Scusami, Trixie. Anche i grandi hanno momenti di sconforto”.
“Tranquilla. Sono abituata agli adulti che non fanno gli adulti” rise.
“Siamo un casino, allora. Pessimi esempi”.
“In realtà, no. Siete voi stessi. Mamma mi ha sempre detto che se si è se stessi, si trova
prima la felicità. Quindi, sii te stessa e sarai felice”.
“Hai una mamma tanto saggia, Trix”.
“Vero. Ti va di iniziare insieme una serie TV fantascientifica?” Propose “Credo siano le tue
preferite”.
“Certo che mi va”.
“Hai i pop corn?!”
“Oh, sì. Al caramello, al burro o semplici?” tornò a sorridere.
“Li hai al cioccolato?”

Lucifer aprì la porta di casa, facendo da scudo a Chloe.


“Lucifer, è casa mia. Fammi entrare” sussurrò lei.
“Ssssh, detective. Non è… un umano, ma un angelo!” esclamò notando a terra una piuma
“Rory?” alzò la testa e la vide.
“Oh mio fratello!” esclamò Rory, scendendo dalle scale “Non pensavo di trovarti qui! E
invece, eccoti qui. Ciao Chlo’”.
“Ciao” sorrise Chloe.
“Un momento. Tu la conosci? Vi conoscete? Come? E perché sei qui?”
“Lunga storia. Resti per cena?”
“Aspetta, cosa? No. Tu perché sei qui? Come…”
“Lucifer, invece di sgridarla, potresti sederti e ascoltarla. Io vi lascio soli. Non distruggetemi
casa. Non uccidetevi tra di voi. Chiaro? E tu” indicò il compagno “Fai il bravo Diavolo”.

“Sono tornato!” gridò Amenadiel, scendendo i gradini dell’ingresso.


“Amenadiel, ciao” salutò Adriana “Linda è appena uscita. Sono finiti i pannolini per Charlie.
È corsa a farne scorta” sorrise “Sono rimasta qui perché lui dorme. Ci dispiaceva
svegliarlo”.
“Oh. Allora non dovevo urlare. Come stai, Adriana? Spero meglio”.
“Sì, dai. Va meglio. Poi, Linda mi sta aiutando molto. Anche se credo che sia un aiuto
reciproco. Lei aiuta me. Io aiuto lei. Si sente molto in colpa, ma non dovrebbe. Ha fatto la
scelta migliore per me” sorrise.
“Sei molto saggia. Come Linda”.
“Già. È strano come io sia molto simile a lei. Sei un uomo fortunato a stare con la mia
mamma biologica”.
“Oh, non stiamo insieme”.
“Ah, no?! Oddio, che figuraccia” si nascose dietro le mani “Perdonami”.
“Nessun problema”.
“È che vivete insieme e… Oooh, lo fate per Charlie. Giusto” annuì.
“Sì. Non vogliamo privarlo dell’amore dei suoi genitori”.
“Certo. Ma è sbagliato, allo stesso tempo”.
“Come?”
“No, scusami. Ho la lingua troppo lunga. Aspetto che torni Linda e poi tolgo il disturbo” si
difese lei.
“Aspetta, non sono arrabbiato. Spiegami perché pensi sia sbagliato”.
“Perché lei è innamorata di te. Quando parla di te - sempre come padre di suo figlio - le
brillano gli occhi. Per questo credevo stesse insieme. Anche tu sei innamorato? Okay, ti
conosco poco…”
“Non saprei darti una risposta” ammise l’angelo “Sai, mi frequento con una persona… Ma
non saprei dirti se sono innamorato o incuriosito”.
“Oh. Bel casino” alzò le spalle lei.
“Già”.

“Che ci fai qui?” chiese Lucifer.


“È bello anche per me vederti” rise Rory.
Lucifer la fulminò “Che ci fai qui?!”
“Perché con me sei sempre severo? Sempre. Lo sei sempre stato! Mentre con le altri eri
scherzoso, con me sempre stronzo! Che male ti ho fatto?!”
“Oltre ad avermi voltato le spalle e rinnegato una marea di volte, dopo che ti ho fatto
altrettanti favori…”
“Oddio, Luc. È successo un secolo fa. Era appena scoppiata la prima guerra mondiale.
Non potevo pretendere che ti aiutassi con quelle persone…”
“Ed è solo l’ultima. Vedo che sei ancora sulla Terra, comunque. Mi avevi detto: dopo
questa, torno a casa. Ti vedo qui. In Paradiso, infatti, non c’eri. Neanche nella battaglia tra
me e Michael, ora che ci penso…”
“Sì, ecco… Non potevo schierarmi” ammise.
“Che sciocchezze. Potevi scegliere me o lui. Avresti scelto lui, sicuramente. Tutti l’hanno
fatto”.
“Già. Ma il tuo amore leale per Chloe ti ha ripagato. A proposito: è davvero figa! Ha una
vita moooooooolto noiosa e monotona, ma è leale, gentile, dolce… Mi piace troppo. Come
fa a sopportarti come marito, però, resta un mistero”.
“Continuo a non… Come sai che siamo… Tu…?”
“Okay. Mi ha trovata Michael mesi fa. E Papà”.
“Ora ha tutto più senso” annuì lui.
“Mi ha detto di seguire il nuovo Dio una volta nominato. E che mi avrebbe protetta,
aiutandomi a superare i miei demoni interiori” ammise “Sono felice che sia tu, Lucifer, il
suo successore. Ora puoi salvarmi”.
“Naturalmente, dopo anni, anche tu hai richieste per me. Mi pare ovvio” sbuffò “E poi,
salvarti da cosa?”
“Lo sai da cosa” dichiarò, guardandolo dritto negli occhi.
Lucifer chiuse gli occhi per calmarsi e vide la storia della sorella.
“Okay” rispose.
“Okay?”
“Okay. Ti aiuterò. E…”
Chloe scese le scale con i capelli umidi dalla doccia e una tuta sportiva “Ah. Siete ancora
qui?! Restate per cena?”
“Detective, è un problema per te se mia sorella sarà la tua ombra?”
“La mia cosa?”
“La sua ombra?”
“Sì. Avete capito bene. Rory… conosci le Leggi del Mondo. La nuova Dea no. Gliele
insegnerai. Io devo… devo risolvere i casini dei Regni” sentenziò.
“Aspetta, resterò qui? In questa casa?”
“Sì Rory”.
“Ma…”
“Conosco la detective da anni, non ti farà del male”.
“Io fare del male a lei? Io?!” esclamò Chloe stordita.
“Diciamo che gli umani non sono stati molto gentili con me, Chloe” spiegò l’angelo “Come
può lei proteggermi?”
“Fidati, lei può più di me” si alzò dalla sedia “Ora devo tornare al Lux. Ho anche un locale
da mandare avanti” sorrise.
Rory scosse la testa e salì le scale, lasciandoli soli.
“Non ci sto capendo nulla, Lucifer”.
“Lo so” la tirò a sé, baciandola “Prometto che ti spiegherò tutto”.
“Ma vai già via?! Credevo che saresti rimasto un altro po’”.
Le accarezzò la guancia “Non posso. Se non volo subito al Lux, rischio di non trovare più il
palazzo integro”.
“Okay. Ci sentiamo per messaggio più tardi. Sempre se puoi”.
“Posso. Potrò sempre” la baciò e uscì di casa.
“Se n’è andato?” Si affacciò Rory dalle scale.
“Ehi. Sì. È andato via”.
L’angelo annuì e si avvicinò alla cucina, mantenendo distanza da Chloe.
“Hai… hai paura di me, Rory? Perché io non ti farò del male. Non lo farei mai” sorrise.
“Tu sei la Dea della Creazione. Ma sei diversa da loro. Gli altri… loro sono crudeli. C’è un
altissimo livello di cattiveria nell’animo umano”.
“Ma tu sei un angelo. Non dovresti avere paura di…” si fermò e realizzò “Sei un angelo
caduto?”
“Mi sono ribellata qualche millennio dopo Lucifer. Ma non ho fatto come lui. Ho chiesto a
mio Padre, in segreto, di scappare. E lui mi consigliò di fuggire sulla Terra, mischiandomi
con gli umani. Ma non pensavo che mi avrebbero perseguitata. Torturata e tutto il resto”.
“Tortur… ma non sei immortale? Invulnerabile e tutto?”
Rory abbassò lo sguardo “Potrei aver rinunciato ad alcuni poteri per integrarmi di più con
l’umanità”.
“Ah. Aaaah, immagino il dolore, allora”.
“Sono stata bruciata, picchiata, torturata… Solo per un po’ di magia, ogni tanto. È vero
pure che il Medioevo non era il massimo”.
“Caccia delle… streghe?”
“Esatto”.
“Non potevi scappare, scusami?”
“Non dovevo rivelare che ero un angelo”.
“Rory…”
“Sì, me le sono cercate. Tutte. Una calamita per le disgrazie”.
“Non volevo dirtelo, ma sì”.
“Per secoli sono stata anche senza ali. Ogni volta dovevo reinventarmi. Insomma, un bel
casino”.
“Ma ora le hai?”
Rory annuì “Solo che Papà mi ha detto di trovare il suo nuovo successore al Trono e che
sarebbe stato lui ad aiutarmi”.
“Per cosa?”
“Per tornare a casa. Voglio tornare alla Città d’Argento. Ma ogni volta che tento di spiccare
il volo per tornarci, non volo. Michael… quel bastardo, mi trovò dicendomi “Appoggiati a
me e ti riporto a casa”. Volevo farlo. Ma Papà mi ha frenata. Non volavo ne potevo
prendere un aereo, un treno o una nave. Bloccata. Fino a quando mi hai vista, giorni fa”.
“Beh, se non vi conoscessi, direi che è una storia assurda. Ma conosco tutta la vostra
famiglia, più o meno. E ha senso tutto”.
“Ora ne fai parte, in tutto e per tutto” sorrise.
“Ti confesso che non sento nessuna differenza” ammise Chloe.
“Forse tu no, ma io ti percepisco in modo diverso dagli altri umani o dai miei fratelli o dai
demoni. Come percepisco Lucifer in modo diverso. Ad occhi chiusi posso dire di stare al
cospetto della Dea della Creazione”.
“Magari fosse così evidente anche per gli altri” rise.
“Mi aiuterete?” domandò speranzosa l’angelo.
“Ovvio che ti aiuteremo. Io di sicuro lo farò. E se lui sarà restio, lo costringerò con la forza
ad aiutarti!”
Rory l’abbracciò, stringendola fortissimo “Sei davvero un tesoro, cognatina mia!”

“Ciao” salutò Ella.


Carol si voltò e si alzò di scatto dalla scrivania “Ehi. Ciao Ella. Come… come stai?”
“Tutto bene. Grazie. Tu?”
“Bene. Benissimo. Alla grande”.
“Okay, senti: hai impegni per sabato? Questo sabato” specificò.
“Ehm, no. Credo di no. Perché?”
Ella guardò verso Dan, il quale la incitava a continuare.
“Verresti con me al matrimonio di Mazikeen ed Eve?” disse tutto d’un fiato.
Il detective la guardò stupito.
“Detesto andare ai matrimoni da sola. Tutti gli occhi degli invitati sono puntati su di te,
donna single. Senza speranze. Famiglia… Così, ho risposto alla partecipazione di nozze
che sarei andata con qualcuno. Ecco… ti va di essere il mio +1?” specificò, andando nel
panico.
“Salve Dan” mormorò Lucifer, ma il detective lo zittì, indicando davanti a loro.
“Oooh. Come procede?” si incuriosì Lucifer.
“Non lo so. Stai zitto e lo scopriremo”.
“Okay. La detective?”
Dan lo fulminò e Lucifer prese il telefono e annuì.
“Devo venire in smoking?” domandò Carol.
Ella si illuminò in un sorriso da orecchio a orecchio e lo abbracciò, istintivamente.
Lucifer e Dan osservarono la scena stupiti.
“Mi sono persa qualcosa?” esclamò Chloe, interrompendo la coppia.
“Oh mio Dio, scusami Carol. Io… ecco…”
“Tranquilla Ella” sorrise sognante.
“Okay. Io… io vado” camminò all’indietro, fino al laboratorio.
“Ho interrotto qualcosa?” domandò lei.
“No, Chloe. Cioè… sì. Cioè… wow”.
“Wow? Carol, che combini?! Ti dovrei tenere sottocchio?!” minacciò giocosa Chloe.
Carol rise di cuore “No, Decker. Tutto nella norma. È tutto super legale. Mi ha invitato al
matrimonio della Smith. Strano, perché anche io avevo scritto +1 nella partecipazione”.
“Aspetta, le hai detto che vai con qualcuno?”
“No. Volevo chiederglielo io a lei, Decker” ammise.
“Aaaah. Che teneri che siete. Siete attratti l’un l’altro ma non riuscite ad andare oltre il
ciao”.
“Davvero? Beh, Dan mi raccontò un po’ quello che ha passato lei con gli uomini. Non me
la sento di insistere o di fare il primo passo”.
“Ti prego, non fare come il mio partner. Vai. Buttati. Al massimo ti dirà di no o di aspettare.
Ma sarà meglio che vivere in un limbo”.
“E tu? Con Lucifer? Sei felice?”
“Tanto. A tal proposito, l’hai visto?”

Lucifer bussò alla porta aperta “Posso?”


Ella alzò lo sguardo dal tablet “Ehi, Lucifer. Certo”.
“Ti disturbo giusto un secondo. Per sabato. Io…”
“No, Lucifer! Non tirarti indietro ora! Perché faresti un torto enorme a me, a Maze, a Eve e
a Chloe. Come ti rimpiazzo?! Mancano tre giorni!!!”
“Signorina Lopez, io non scappo. Anzi. Volevo sapere a che ora esatta devo arrivare”.
Ella sospirò sollevata “Mio Dio, Lucifer. Mi hai spaventata. Comunque, per le quattro di
pomeriggio. Direttamente lì. Dovrei già esserci. Hai preparato qualcosa da dire o ti
serve…”
“Già fatto. Tutto pronto”.
“Okay. Concordato con le ragazze?”
“Assolutamente no”.
“Ah! Okay, allora inviamelo per email…”
“Non l’ho scritto. Andrò a braccio”.
“Che cosa?”
“Ma sì. Che senso ha prepararsi un discorso senza vivere l’emozione del momento?!
Qualcosa dirò”.
“No. No, Lucifer, non te lo permetto! Okay che sei un bravo attore, ma no! Non te lo
permetto”.
“Per la millesima volta, non sono un attore, Ella!”
“Okay. Ma non mi rovinerai il matrimonio. No. Non te lo permetto. È tutto dannatamente
perfetto. Quindi no. No e no”.
“Non ti rovinerò nulla e poi… c’è un’altra cosa che vorrei dirti”.
“Ti sei dichiarato!”
“Chi si è dichiarato?” disse Chloe, prima di bussare.
“Vi sposate?!” trillò speranzosa Ella.
“No. Non mi risposo di nuovo. Volevo chiederti se fosse possibile portare una persona”
concluse lui.
“Oddio, no. No, no, no, no… vi siete lasciati! Ecco, era troppo bello per essere vero.
Davvero troppo” scosse la testa disperata “Ma ti sta davvero stretta l’eternità con Chloe?!
È una bellissima persona. E tu, Decker. Che problemi hai con lui?!”
“Una marea. Ma non ci siamo lasciati. E, prima che tu possa ipotizzare altre storie, ti sta
chiedendo se può venire anche sua sorella Rory al matrimonio” anticipò Chloe.
“Hai una sorella?!”
“Ne ho parecchie” annuì.
“Devo conoscerla. Dove…” il telefono di Ella vibrò sul tavolo.
Lei lo recuperò e sorrise “Dove si trova, Lucifer?”
“Al Lux, perché?”
“Chloe, abbiamo un bus da prendere. Prossima fermata: Lux”.

“E così, tu sei una delle tante sorelle di Lucifer” esclamò Linda “Sono Linda Martin,
piacere”.
“Sei la sua psicologa?! Fantastico! Aspetta, sei anche la madre di mio nipote! Oh mamma,
che figata!!!! Devo conoscerlo. E conoscere te. E… ciao Eve!” esclamò saltando verso
Eve.
La prima donna si illuminò e ricambiò i baci “Ro’, che splendida sorpresa!!! Sono secoli
che non ti vedo!”
“Che succede?” chiese Ella, stordita.
“Lunga storia. Quello è vino?” indicò Chloe.
“Wow, già parti con gli alcolici” rise Ella.
Maze passò alla detective un bicchiere di vino “Questo è qualcosa di stupefacente. Ti
piacerà”.
Chloe lo bevve tutto d’un fiato “Wow! Dammene ancora”.
“E brava la Decker. Divertiti. Nessuno ti romperà oggi. Specie un certo Diavolo” le strizzò
l’occhio.
Dalla porta d’ingresso del locale iniziarono ad entrare dei ragazzi super palestrati.
“Spogliarellisti?!” esclamò Chloe.
“Sì. Un regalo di Lucifer. Tutta la festa è un suo regalo” spiegò.
“Naturalmente. Beh, divertiti Maze. Io resterò qui a gustarmi queste bottiglie tentatrici”.
“No no, vieni pure tu. Sposata o no, hai diritto al divertimento. E poi, sei troppo casta per
tradire quel dio del sesso che ti sei sposata. Quindi…” il demone fischiò a due ragazzi
“Venite a ballare con la mia amica”.
Chloe sospirò rassegnata e si attaccò alla bottiglia “Spero di non scatenare l’Ira di Dio”.

Lucifer si alzò dallo sgabello, sotto la pioggia di applausi dei suoi ospiti.
Salutò il bar e salì in casa.
Controllò il telefono, sperando in un messaggio di Chloe. Non la sentiva dalla centrale. Era
quasi mezzanotte e mezza.
Per rilassarsi, si versò da bere e si tolse la giacca. Poi si sedette sulla poltrona e si dedicò
al Mondo.
Il bip dell’ascensore lo riportò a Los Angeles.
Chloe uscì barcollante, ridendo di cuore.
“Ehi, festaiola” sorrise vedendola brilla.
“Non sono ubriaca. Anzi, sì. Lo sono” rise.
Lucifer la sostenne per il fianco “Rory?”
“A fare casino con le altre. Linda e io siamo tornate a casa. Trixie è da una sua amica… e
qui c’è alcol gratis” indicò il bancone.
“Sì, lo vedo. Ma tu ora non hai bisogno di altri alcolici” la prese in braccio e la pose sul
letto “Ti sei divertita?”
“Tantissimo. Ho fatto tante cose stupide” rise “Ma non ti ho tradito. Questo no. Neanche un
bacio”.
“Okay. Non mi sarei arrabbiato se l’avessi fatto. Anzi. Ti saresti divertita di più. Ma sono
scelte”.
Lei rise “Perché sono sul letto? Lucifer, vuoi fare sesso? E va bene, facciamolo” iniziò a
spogliarsi per poi fermarsi “Devo vomitare” scese dal letto e corse in bagno.
Lucifer sorrise divertito “Quanto hai bevuto?” la raggiunse in bagno, ma trovò la porta
chiusa “Mi apri?”
Chloe vomitò e rispose “No. Non voglio che… mi veda… così”.
Lucifer aprì la porta ed entrò “Credimi, ho visto di peggio. Quanto hai bevuto?”
“Quattro bottiglie di vino rosso. Era squisito. Più tre margaritas, un mojito… tanti shottini.
Non ricordo più” sorrise beata, per poi tornare a vomitare.
Lucifer le tenne i capelli e le accarezzò la schiena “Un miracolo che sei ancora viva,
allora”.
“Non mi era… mai successo” si alzò, barcollante e si rinfrescò il viso “Che mi succede?
Cosa non va?!”
“Nulla, detective. Ti sei solo divertita”.
“Mi gira tutto” si resse forte al lavandino.
“Sicura di aver vomitato tutto?”
“Si. Lucifer, scusami. Non volevo vedessi ciò. Io…”
“Detective, ho visto di peggio. E poi, mi scoccia di essermi perso la festa. Di essermi perso
te che ti bevi tutto il bar. O ovunque voi siate state” la sorresse.
Chloe dormiva in piedi “Mai più”.
“La prossima volta, berrai con me. Ti divertirai. Promesso”.
“Che ore sono?”
“Quasi le due di notte”.
Chloe lo guardò assonnata “Mi gira tutto. E sono stanca. Ma io davvero voglio giocare con
te” cadde a peso morto sul letto.
“La prossima volta” rise.
“Spogliami e poi…” crollò addormentata.
Dio sospirò rassegnato e le tolse le scarpe e le calze.
Poi la spogliò lasciandola in intimo e la distese sotto le coperte.
Lei sorrise “Ti amo” sussurrò ad occhi chiusi.
“Anche io, mia bellissima moglie ubriaca” la baciò sulla fronte.

Un raggio di sole si posò sul suo viso e Chloe si svegliò di scatto, alzandosi a sedere.
“Dove sono?!” esclamò.
“In Paradiso. Durante la notte sei esplosa come un palloncino ad elio e boom. Eccoti qua”
rispose Lucifer, tornando dal bagno.
Chloe mise a fuoco la stanza “Come sono arrivata qui?”
“Non ricordi nulla?” si sedette accanto a lei.
Si premette le mani sulle tempie “No. Nulla”.
Dio rise “Eri all’addio al nubilato di Eve e Mazikeen…”
“Ricordo fino al quinto shottino. Poi il vuoto” si pettinò i capelli all’indietro e il lenzuolo
cadde, mostrano la sua nudità.
“Odd… abbiamo fatto sesso?” chiese sconvolta.
“No. Eri talmente ubriaca che appena hai toccato il letto, sei crollata. Mi hai chiesto di
spogliarti. Io ti ho lasciata in intimo. Dopo venti minuti, ti sei svegliata nel sonno e ti sei
denudata. Sarebbe stata una scena sexy, ma eri troppo comica” rise divertito.
“Grazie” rispose sarcastica.
“Grazie a te. Sei stata uno spettacolo” le stampò un bacio sulla guancia “Tutto bene?”
“Detesto non ricordare. Ma, immagino che non è stato un bello spettacolo vedermi
completamente fuori di me”.

Lucifer le accarezzò la fronte, il volto e la spalla “Nonostante fossi completamente ubriaca,


hai preso la saggia decisione di venire da me. Di non continuare i festeggiamenti e di farti
accudire da me. Al di là delle risate che mi farò per l’eternità, ricordando questa notte,
apprezzo la fiducia che hai in me. Eri super vulnerabile e ti sei affidata a me” le passò, dal
comodino, un bicchiere d’acqua e due aspirine.
“Ovvio che sono venuta qui” bevve “Sei mio marito. Se non mi tieni tu al sicuro da me, chi
dovrebbe farlo?!”
La baciò “Ammetto: non mi ci abituerò mai”.
“A cosa?”
“A questo nuovo noi” sorrise.
Chloe scosse la testa e si tuffò sui cuscini “Chiama in centrale. Non riesco ad alzarmi per
lavorare”.
“Finalmente, una buona notizia” si alzò dal letto.
Chloe rispose lanciandogli un cuscino.
“Ehi! Comunque sia, non posso restare con te” annunciò.
“Dove vai?”
“In Paradiso. Devo controllare alcune cose”.
Chloe ricadde sui cuscini “Torni per il matrimonio, sì?”
Lui si abbassò su di lei “Certo, detective” la baciò e le sfilò il lenzuolo per dispetto “Sei così
invitante. Sto faticando per non renderti mia!”
“Cattivo” si coprì.
“Buon riposo, tesoro”.
“Buon lavoro, amore mio” sussurrò per poi ricadere nelle braccia del sonno.

“Devi restare qui, Lucifer. Sei Dio. Ricordi?!” esclamò Gabriel “Non puoi fare avanti e
indietro ogni volta. È letteralmente…”
“Possibile” interruppe Amenadiel “Certo che può farlo. Sta facendo più Lucifer in questi
pochi mesi che nostro Padre in eoni”.
“Odio dirlo, ma ha ragione” esclamò Raphael “Non gli davo neanche un soldo… e invece”.
“Grazie, fratelli. Comunque, Gabriel, non preoccuparti. Ho detto che starò qui, pur non
vivendo qui. Ci metto un secondo a volare da una parte all’altra. Sono il più veloce”
sorrise.
“Ma devi nominare un consigliere celeste” esclamò Michael, in fondo alla sala.
Gli altri arcangeli lo fulminarono con la vista, mentre Lucifer si limitò a guardarlo con
indifferenza.
“Gestire l’Universo non è come gestire l’Inferno” continuò.
“Anche questo è vero” annuì Dio.
“Siamo gli unici arcangeli rimasti, Lucifer. Devi scegliere tra noi” ricordò Gabriel “Oppure
dobbiamo votare”.
“E rischiare i feriti dell’ultima votazione? Mai” guardò Amenadiel “Fratello, per millenni sei
stato tu il braccio destro di nostro Padre…”
“Ti ringrazio, Lucifer. Ma passo. Come ben sai, questo non è il mio ruolo. Non più”.
“Infatti, volevo un tuo parere. Di tutti i presenti, sei quello che conosco di più adesso”.
“Oppure, puoi nominare chi sa tutto dell’Universo” si offrì Gabriel.
“O chi sa di cosa ha bisogno l’Universo” replicò Raphael
“O chi sa cosa è giusto o sbagliato” si aggiunse Zadkiel “Per millenni, ho arbitrato i Cieli e
la Terra”.
“Oppure non scelgo nessuno e faccio tutto da solo, chiedendo consigli a chi mi sta
accanto ogni giorno” rispose Lucifer.
“Ma per favore. Un’umana non può sapere le necessità dei Regni. Non conosce le Leggi”
esclamò l’angelo della guarigione.
Lucifer ribollì di ira. Amenadiel gli toccò la spalla per calmarlo “Lucy, respira”.
“Raphael, un consiglio da chi ci è già passato e ne ha prese tante: non sottovalutare Chloe
Decker. Mai” affermò Michael “Quella donna è un vulcano”.
“Concordo” aggiunse Zadkiel “Però, Lucifer, converrai con me che per ora lei non può
stare fisicamente qui. Qualcuno deve esserci sempre”.
Lucifer guardò i fratelli, soppesando i loro sguardi. Doveva pensare e ripensare. Quel ruolo
non era una passeggiata.
“Okay, fratelli. Visto che io mi sono ritirato, devo andare. Ho un matrimonio” esclamò
Amenadiel.
Lucifer si riprese “Mi prendo 48 ore di tempo per decidere tra voi. Fino ad allora, qui
rimane tutto com’è” spiegò le ali e volò, seguito da Amenadiel.

Chloe si alzò dalla scrivania nel momento esatto in cui la raggiunse Ella.
“Ancora qui sei?” esclamò Ella “È tardi!”
“Sono solo le dieci di mattina, Ella. Si sposano alle 5 di sera”.
“Sempre tardi è. A proposito, dov’è Lucifer? L’ho chiamato cento volte”.
“Puoi chiamarlo anche cento e una volta. Non ha il telefono con sé” rise.
“Merda! Glielo avevo detto. Non farmi scherzi. E ora?! Adesso come faccio?!”
“Ella, si risolve tutto. Lucifer arriverà. Ne sono sicura”.
“Tu dici? Perché se non si presenta, lo ammazzo!”
“Non essere così crudele”.
“Vedrai come lo sarò se non viene. Comunque, ho il tuo abito in laboratorio. Te lo porto?”
“Lascialo là. Lo prendo dopo. Quello di Lucifer? L’hai dato a lui?”
“Macché. Ho anche quello. Vado a ritirare le fedi”.
“Prese io” rispose Carol, raggiungendole “E ho anche i tabulati telefonici della moglie.
Guarda chi chiamava ultimamente così spesso?!”
Chloe aprì il fascicolo “Il giardiniere. Vado a parlarci subito” prese le chiavi dell’auto dalla
scrivania.
“Vengo con te” si offrì Carol.
“E no! Tu mi servi qui. Te l’ho detto!” dichiarò Ella.
“Si ma…”
“Tranquillo, Carol. Vado da sola” annuì, correndo verso l’uscita.
“Detesto mandare da sola una collega. Succedono cose brutte”.
“Tranquillo Carol. Chloe sa il fatto suo”.

Chloe parcheggiò davanti al cancello della villa e individuò subito il sospettato.


“Detective, buongiorno” rispose l’uomo, fermandosi dal tagliare le siepi “Ha trovato
l’assassino di Maggie?”
“Buongiorno, signor Davis. No. Ma ho scoperto che nelle ultime settimane la chiamava in
media 6 volte al giorno. Come mai? La gestione di una villa richiede tante consulenze?”
Il giardiniere cambiò espressione “È inverso, detective. E i signori Miller hanno un orto…
Devo chiederle come sistemare… il loro…”
“Dalle 11 della sera fino alle 5 della mattina? Non mi intendo di giardinaggio, ma non credo
che si lavori la notte”.
L’uomo scappò e fu travolto da un forte soffio di vento.
Lucifer atterrò, ritraendo le ali “Giusto in tempo. Perché scappava?” chiese, sistemandosi
la giacca.
“Perché è l’assassino” rispose Chloe, meravigliandosi per un secondo del tempismo del
partner.
“Assassino? Non è…”
Lucifer lo tenne a terra e Chloe lo ammanettò.
“Dimmi, signor fuggitivo, che cosa desideri?” esclamò Lucifer.
“Io… Tornare indietro nel tempo e salvare la mia Maggie” esclamò.
“Salvarla? Da chi?” chiese Chloe.
Lucifer alzò da terra l’uomo, senza lasciarlo andare.
“Dal marito. Il signor Miller l’ha uccisa quando ha scoperto della nostra relazione. Era
geloso. Ossessionato da lei. E quando Maggie gli ha chiesto il divorzio, lui è impazzito e
l’ha uccisa. Ho sentito tutto dal cellulare. Ero al telefono con lei, quando è morta”.
“Questo non ce l’ha detto. E non risulta dai tabulati”.
“Era un telefono usa e getta. L’ho trovato quando siete arrivati voi e l’ho preso, per
proteggere la nostra storia” dichiarò.
“Bene. Dov’è il signor Miller?” chiese Lucifer.
“Non lo so. È scappato come una furia”.
“Ha una foto di questo tizio?”
Chloe lo guardò perplessa.
“Nella villa, si. Ma a che le serve…”
“Me la dia. Vorrei anticipare i tempi. Ho degli impegni”.

“Io dovrei sposarmi, oggi” esclamò Mazikeen, una volta arrivata in centrale.
“E siamo tutti felici per te” rispose Lucifer “Ora: ci aiuti a trovare questo assassino?” le
mostrò la foto.
“Lo conosco. È il proprietario di quell’agenzia di auto sulla tredicesima… Quella che sta
davanti al…”
“Ho capito quale. Detective, andiamo. Maze, vatti a fare ancor più bella. Stai per sposarti”
commentò lui, prima di correre via.
“Ti odio, Lucifer!” esclamò lei, alzando le braccia.

Chloe arrestò l’assassino e lo consegnò ad un agente.


Raggiunse Lucifer, che era appoggiato alla macchina, intento a scrivere al telefono.
“Ehi, Dio. Tutto okay?”
Lucifer ripose il telefono in tasca “Sì. Andiamo. Ci attende un matrimonio”.
“Aspetta, che ti succede? Sembri una scheggia impazzita”.
“Abbiamo degli impegni. Ho dato la mia parola alla signorina Lopez, a Maze, a Eve… E a
te. Io devo…”
“È perché sei stato via per più di 24 ore?!”
Lucifer annuì, sconfitto “Perdonami, detective. Ma quei folli dei miei fratelli… mi hanno
tartassato di richieste. In più, è scoppiata una guerra in oriente. Ho dovuto arginare i
danni. E poi…”
Chloe gli strinse le tempie “Respira. Rilassati. Non preoccuparti per me. Sapevo dov’eri. A
me basta questo. Noi ce la caviamo anche senza di te”.
“Quell’uomo ti avrebbe uccisa, lo sai? A mani nude” respirò piano.
Chloe tirò fuori la chiave della spada fiammeggiante “Non gli sarebbe convenuto. So come
difendermi. Sono protetta” sorrise.
“Vero. È che sei un diamante. Sei preziosa per me”.
“Il diamante non è il materiale più duro al mondo?!” rifletté lei.
“Sì”.
“E allora?!” rise “Andiamo in centrale. I nostri vestiti sono lì”.
“Aspetta. Devi sapere tutto” la fermò.
Chloe chiuse gli occhi e respirò, preparandosi al peggio “Che catastrofe dobbiamo
affrontare, Lucifer?”
“Devo nominare un braccio destro, che sieda in Paradiso per me. Facendo le mie veci,
ovviamente”.
“Un consigliere”.
“No. Quello sei tu. Insomma… un te ma su. Tu sei viva. Sei umana e mi servi
assolutamente qui. I miei fratelli, però, hanno ragione. Serve qualcuno che gestisca… la
burocrazia, diciamo”.
“Okay. Hai in mente qualcuno… Deve essere qualcuno di specifico?”
“Non proprio”.
“Mmmmh. Non conosco i tuoi fratelli personalmente. Però, prometto che dopo il
matrimonio ci sediamo ad un tavolo e ne parliamo per bene. Okay?”
Lui annuì “Chissà perché ho sempre il timore che tu ti arrabbi”.
“Perché sai che sei capace di farmi arrabbiare con un niente”.
“Vero. Andiamo”.

“Agitata?”
“No. Amo Eve. È solo una formalità. E poi, tutto divertimento!” esclamò Mazikeen,
guardandosi allo specchio “Come sto?” chiese.
Linda la guardò studiosa “Sei un mix tra la regina cattiva e la regina degli inferi” rise.
“Perfetto. Ho centrato il punto. A proposito di regina cattiva… Come stai?”
“Non afferro il nesso” ammise la dottoressa “Ma sto bene. Più o meno”.
“Quella la verrà?!”
“Quella la ha un nome, Maze. E non lo so. Amenadiel non mi ha detto nulla e io non ho
chiesto per rispetto della sua privacy”.
“Stronzate. Ti sta prendendo il tuo uomo”.
“Non siamo una coppia, Maze. Stiamo insieme solo per amore di Charlie”.
“Si, si, raccontati la storia che vuoi” tornò allo specchio “Ma se a te sta bene…” alzò le
spalle.
“Pensiamo al tuo matrimonio…”
“Penso solo a quello” sorrise.

“Ho fatto prima che ho potuto” esordì Chloe, entrando in casa.


“Ciao mammina” salutò Trixie “È il tuo abito quello?”
“Sì. Eve?”
“Sono su con Rory. Chloe, sali! Devo vedere quanto trucca bene Rory!”
Chloe si spogliò strada facendo “Ciao ragazze. Wow, Eve! Sei bellissima”.
“Tutto merito di Rory” sorrise elettrizzata.
“Se ti sbrighi a vestirti, ti rendo favolosa in un baleno”.
“Trucchi anche me?!” chiese Trixie.
“Se tua madre mi dà il permesso”, esclamò Rory, fermando la treccina di Eve.
“Pochissimo. Quasi impercettibile. Sennò ti monti la testa” esclamò Chloe, entrando in
doccia.
Suonarono alla porta.
“Vado io” disse la bambina, correndo per le scale.
“E adesso chi sarà?!” chiese Eve “Spero non Maze”.
“Lucifer!” esclamò Trixie “Sei nel posto sbagliato”.
“No. Sono in quello giusto. Visto e considerato che tua madre ha sbagliato vestito” posò il
porta-abito sul tavolo e lo aprì “Per quanto io possa essere bellissimo e perfetto, dubito
che le spose mi vogliano in gonna”.
Trixie scoppiò a ridere “Sarebbe fighissimo”.
“Ne dubito, ma okay”.
“Trixie chi è… fratellone!” esclamò Rory, abbracciandolo “Sei qui per Eve o per Chloe?”
“Per il mio abito. Non ho un altro smoking rosso a portata di mano” rispose.
Eve si affacciò “Tu non dovresti essere qui”.
“E tu… tu sei davvero molto bella” annuì Lucifer “Ma questo abito non è quello che hai
scelto quando c’ero io”.
“L’ho cambiato dopo. Mi sento più me stessa così” alzò le spalle sorridendo.
Chloe urlò “Oh mio Dio!”
Lui alzò un dito verso le scale “Mi sta chiamando. Scusatemi” recuperò il vestito e salì a
due a due le scale.
La trovò intenta a chiamarlo per telefono, vestita solo con un telo bianco.
“Rispondimi, dannazione” disse tra i denti.
“Cerchi il tuo abito?!”
Chloe si voltò e le cadde il telo.
“Vorrei dire che è la prima volta, ma mentirei. Salve, detective” rise.
Lei si ricoprì “Entra e chiudi” lo fulminò.
“Chloe, Ella ci sta chiamando. Noi siamo pronte!” urlò Rory.
“Andate voi tre. Noi vi raggiungiamo. Attenta a Trixie” rispose.
“Fate prima di subito, voi due. Non voglio dover aspettare troppo” replicò Eve e tutte e tre
uscirono di casa.

“Ricordami che devo ammazzare Lucifer” disse Ella.


“Sei troppo stressata. Arriverà” ripeté Carol, seduto su una panca.
“No. Questa volta non lo perdono. Nessuno deve arrivare tardi al mio matrimonio!”
“Al tuo?” dissero insieme Carol e Dan.
“A questo matrimonio. Insomma! Ho organizzato tutto nei minimi particolari. E qui fanno di
tutto per mandare all’aria i piani!”
“Arriva qualcuno” disse Dan.
Il suono di un clacson la fece affacciare sulla strada.
“Fantastico. Maze è qui. Se lei è qui, a breve arriverà pure Eve. E come le faccio
sposare?”
Il detective Corbett rise sotto i baffi.
“Che cosa ti fa ridere così tanto?”
“Onestamente? Tu. Devi rilassarti. E fidarti dei tuoi amici”.
“Certo. Fidarmi dei miei amici. Certo” annuì “Peccato che l’amico in questione sia uno con
la testa tra le nuvole. Che un secondo c’è e dopo sparisce per mesi. Quindi no, Carol, non
mi fido”.
“Ehi, organizzatrice. Come va?” sorrise Mazikeen.
“Sei bellissima, signorina Smith” esclamò Carol “Un look un po’ stravagante, ma nel tuo
stile”.
“Ti prego, dolcezza. Chiamami Maze. Amenadiel sta cercando parcheggio, mentre Linda e
Charlie stavano dietro di me. Adriana sta arrivando con la mia auto. Metti casa voglia
fuggire?!”
“Vuoi fuggire?” chiese Ella, spaventata.
“Ti sta prendendo in giro, Ella” sussurrò Dan, facendosi vedere anche da Mazikeen.
“Solo un secondo” sorrise Maze e la superò, sperando che Dan la seguisse.

“Ci cambiamo o stiamo così tutto il pomeriggio?” esclamò Lucifer.


“Tu lo sai che ti odio, vero?”
“Tanto. Forza” si tolse la giacca nera e la camicia bianca per indossare un’altra camicia
bianca e lo smoking bordeaux.
Chloe scosse la testa e tornò in bagno a vestirsi.
Lucifer la seguì “Ci pensi mai al fatto che per fare sesso, un’altra persona ti spoglia. Ma,
dopo il sesso, non ti riveste?!”
Chloe si girò per vederlo in faccia “Non l’hai detto sul serio?!”
“No. L’ho pensato” rise.
“Tu non stai bene. Ma, se proprio ci tieni a vestirmi… accomodati. Nel mentre mi pettino”.
“Oppure, ti vesti tu e ti sistemo io. Sono andate via le papabili truccatrici” si infilò i
pantaloni e la camicia.
Chloe gli abbottonò la camicia “Parlando di gente papabile, non so nulla dei tuoi fratelli.
Secondo te, chi è più adatto al ruolo?”
“Amenadiel. Ma solo perché l’ha già fatto” l’aiutò a infilarsi il vestito e le alzò la zip “Per
capelli e trucco, ti fidi di me? Sarò rapidissimo”.
Lei annuì “Ma lui non tornerà in Paradiso presto…” prese il papillon e lo annodò al suo
collo “Sai a chi pensavo?”
“Siediti qui e passami pettine e forcine. Hai degli elastici trasparenti?”
Chloe lo guardò scioccata.
“Non chiedere. Lunga storia”.
Lei gli passò il tutto e lui iniziò a intrecciarle i capelli, con determinazione e velocità, attento
a non farle male.
“Chi?” chiese.
“Chi c’era quando Amenadiel è caduto ed è rimasto qui”.
Lucifer si fermò “È una domanda o la risposta alla mia?”
“Risposta”.
“C’era Michael” rispose secco.
“Meglio”.
La girò sulla sedia della camera “Come sarebbe a dire MEGLIO?” si guardò intorno.
Chloe indicò il comò, dove c’erano i trucchi usati da Rory “Non può scappare dal Paradiso.
Non ha le ali…”
“Può chiedere passaggi agli altri angeli. Guarda giù”.
“Nessuno si metterebbe contro di te. Non ora che sei così potente”.
“Non lo so, detective. Io non vorrei nessuno se non te. Mi fido solo di te. Su”.
“È molto bella come cosa, Lucifer. Ma io sono viva. Non posso. E poi starà in carica per
qualche anno. Quando morirò, ci starò io. Sempre se sarà possibile”.
“Tu non morirai tra qualche anno. Okay che non sei giovanissima, ma non stai neanche
per morire”.
“Quanti anni credi che abbia, scusami?!”
“Socchiudi le labbra e via” le strizzò l’occhio “E comunque, ho delle riserve circa la scelta
del mio maligno gemello”.
“Disse il Diavolo”.
“Mi hanno fatto diventare così”.
“Ci sei diventato da solo”.
“Baciami” disse.
“Cosa?”
“Per togliere il rossetto di troppo”.
Lei prese un suo dito e se lo mise in bocca, per poi toglierlo e rimuovere il trucco in più
“Andiamo. Siamo in ritardo” gli strizzò l’occhio, alzandosi.
“Tu sì che sai come uccidermi” annuì “Ed eccitarmi”.
“Finiscila. Siamo in ritardo. E… wow!” si specchiò “Sono…”
“La mia sexissima dea” l’abbracciò da dietro e la baciò sul collo.

“E così, ti sposi” sorrise Dan.


Maze faticò a trattenere le lacrime. Così lo abbracciò “Mi manchi troppo, Daniel!”
“Anche tu. Eppure, eccomi qua” sorrise “Sono così felice di vederti fare il grande passo
con Eve. Spero solo che tu sia felice”.
“Tanto, Dan. Davvero… davvero tanto” annuì senza mai smettere di sorridere “Sono
pazza di lei. Ma tu questo lo sai già. L’hai sempre saputo. Già prima di me”.
“Beh, era evidente. Non la volevi morta. Anzi. Volevi stare con lei il più tempo possibile. E
ora sarà così”.
“E tu? La tua salita verso i Cieli? Non sta andando?”
“No no no, certo che sta andando. Lentamente”.
“Ah, non credevo che Ellen potesse essere così tosta da cambiare”.
“Ella. Comunque sia, sono fiducioso. Andrà bene”.
“Lo spero per te”.
“Grazie, Maze. E adesso, vai a sposarti”.
“Sempre se Lucifer si presenti. Da quel che ho capito, non c’è ancora”.
“Starà in giro a fare danni” alzò le spalle Dan.
“Ah, okay. Il solito, quindi”.

“Siamo in ritardo. Ella ci ucciderà”.


“Ma no. Arriveremo in tempo” aprì lo sportello della Corvette.
“Ci vogliono 40 minuti da qui. E la cerimonia dovrebbe iniziare fra 30! Non ci arriveremo
mai”.
Lucifer chiuse lo sportello “Ho un’idea”.
“Assolutamente no, Lucifer”.
“Non sai neanche cosa ho in mente”.
“Sì. Volare”.
“Leggi nella mente, detective?”
“No. Conosco mio marito. Nei momenti critici, tira fuori soluzioni assurde”.
“Quindi? Sì o no?”
Chloe mise la tracolla a catena alla pochette e la indossò. Poi si tenne la gonna tra le
gambe “Fammi cadere e giuro che ti perseguiterò nel sonno” lo abbracciò al collo.
“E chi ti lascia” spiegò le ali e spiccarono il volo, stringendola a sé.
Chloe era troppo presa al pensiero di non cadere per parlare o aprire gli occhi.
“Non è la prima volta che voliamo, detective”.
“Stai zitto. Stiamo andando velocissimi”.
Lui rise “Ma non è vero” salì ancor di più.
“Lucifer!” gridò lei, terrorizzato.
“Apri gli occhi”.
“No. Cadrò”.
“Hai davvero pochissima fiducia in me”.
Lei alzò la testa e lo guardò “Ne ho tantissima, invece! Sennò col cavolo che stavo qui”.
Lui sorrise divertito “Guarda giù. Io ti tengo”.
Lei scosse la testa esasperata e guardò giù, stringendosi ancora di più a lui.
“Il nostro Regno” sussurrò, scendendo.
“Potevi dirmelo anche su un’altura… o sul balcone di casa tua”.
“Non smontarmi le idee” sussurrò triste.
Chloe camminò coraggiosamente sul suo collo per reggergli il viso e baciarlo “Ti amo, mio
pazzo amore”.
Atterrò senza farla cadere “Non sono pazzo. Ma sono follemente innamorato di te” la
tenne sollevata “Ti faccio scendere, ora”.
“Grazie. Ma… Dove siamo atterrati? Aspetta, stiamo già dentro?!” esclamò Chloe
guardando il giardino allestito.
“Andiamo a far venire un infarto a Ella” rise.

“Fate piano sennò si sveglia e sarà difficile farlo dormire. Di nuovo” sussurrò Linda.
“Oddio, è bellissimo. Un piccolo paggetto” esclamò Ella “Ma non servirà se Lucifer non
arriverà in tempo”.
“Arriverà” aggiunse Mazikeen “Mi fido di lui”.
“Hai pianto?” chiese Adriana.
“No. Non… Lucifer!” esclamò Maze “Ve l’ho detto che sarebbe venuto in tempo”.
“Ovvio, Mazikeen. Non mi perdo il tuo matrimonio” sorrise “Signorina Lopez”.
“Te he llamado ciento vez. ¿Donde estabas?” gridò.
“Piccolo inconveniente con i vestiti. Entrate. Eve sta arrivando. La detective è già dentro”
sorrise divertito.
“Sei il solito” ammise Linda, passandogli vicino.
Il fratello lo salutò, così come gli altri.
“Accompagna Eve, per favore” sussurrò Maze, stampandogli un bacio sulla guancia.
“Mi stai tradendo o sei troppo su di giri?” esclamò lui.
“Ho visto Dan”.
“Basta stare vicino a Ella…”
“Aiutalo, Lucifer”.
“Non posso, Maze. Sto facendo anche più di quel che posso”.
“Tu aiutalo lo stesso. Vi aspetto dentro”.
Eve arrivò ridendo.
“Ma che bellissima sposa solare” esclamò Lucifer.
“Ehi, Lu” lo abbracciò.
“Rory, aspettaci dentro. Vorrei dire due parole a Eve”.
L’angelo li lasciò soli e Lucifer prese sotto braccio Eve.
“Sai che puoi scappare? Insomma, un secondo matrimonio? Sei sicura?”
“Certo che lo sono, Lucifer. Pensa a te, piuttosto. Quando farai la stessa cosa?”
Dio deglutì “Dovrei farlo, vero?”
“Si. Ieri sera ci siamo confrontate un po’. È felice di stare con te, ma è umana, Lu. Per
giunta, una donna. Per quanto ti vorrà convincere che le va bene così, vuole questo pezzo
della fiaba” dichiarò “Ma ora pensiamo alla mia. Per altri consigli, parla con Chloe”.
“Mazikeen ti ha corrotta, ormai” rise.

Entrano nel giardino e tutti gli invitati osservarono le due spose vedersi e sorridersi.
Lucifer prese posto davanti a loro “Okay, prima che possa dire altro, siete sicure del passo
che state per compiere?”
“Lucifer, prosegui” lo zittì Mazikeen, mentre Eve prese la mano di lei.
“Giusto. Siamo qui riuniti per celebrare due straordinarie donne. E non lo dico solo perché
sono andato a letto con entrambe, ma perché sono entrambe toste. Indipendenti.
Pericolose e innamorate l’una dell’altra. Le conosciamo tutti e sono sicuro che nessuno ha
da dire qualcosa contro la loro unione. In tal caso, fa prima a stare in silenzio e ad uscire
da qui. Non abbiamo tempo di ascoltare futili prediche”.
Tutti risero.
“Mi basta guardarle per capire che il loro amore è sincero. È vero. Che Mazikeen perde
anni di vita quando Eve si ferisce anche solo con un minuscolo taglio. O che Eve non
riesce a dormire se Maze non le manda un cuore sul telefono. Che solo insieme riescono
a trovare e a punire i ricercati più furbi del pianeta. E che il loro lavoro insieme è un gioco
infinito. Che…”
“Magari se stringi, sarebbe meglio” consigliò Mazikeen.
“Come vuoi, ovviamente” rispose Eve.
“Ecco. Sono così perfette l’una e l’altra da fare squadra contro di me” rise, guardando
inevitabilmente Chloe, la quale scosse la testa sorridendogli.
“Okay, andiamo al punto. Eve, vuoi prendere come tua legittima moglie Mazikeen. Nella
buona e nella cattiva sorte. In salute e malattia. In ricchezza e in povertà… per l’eternità?”
domandò solenne Lucifer.
Eve prese un respiro profondo e guardò orgogliosa Mazikeen “Sì, lo vorrò sempre”.
“E tu…”
“Sì. Diavolo, sì!” rispose prontamente Maze.
“L’impazienza è parte integrante di te, piccolo demone. Eve, sempre sicura di volerla?!”
ironizzò Lucifer.
“Sempre”.
“Okay. Gli…”
Trixie raggiunse i tre sul palco rialzato “Cercavi gli anelli?!”
“Che rapidità!” annuì lui, chiamando le testimoni ad avvicinarsi.
“Eve” Maze prese da Trixie l’anello “Ricevi questo anello, simbolo del mio infinito e
incondizionato amore. Ti prometto che non mancherà mai il divertimento e spenderò ogni
battito del mio cuore per amarti” le vestì l’anulare sinistro.
Linda le toccò la spalla, asciugandosi le lacrime con l’altra mano.
Eve si girò verso Chloe, che le sorrise orgogliosa, e prese l’anello “Mazikeen, da oggi in
poi, ogni mio respiro sulla Terra e ogni mio secondo di eternità dopo la morte saranno
dedicati ad amarti. Oggi e per sempre. Affido a questo simbolo il compito di ricordarti
sempre e per sempre il mio amore per te” le infilò l’anello.
“Testimoni… per prassi devo chiedervi se avete sentito le promesse e il giuramento e
tutto…” si passò una mano sul viso.
“Sì” risposero Linda e Chloe.
Le due spose salutarono Trixie e tornarono a tenersi per mano, guardandosi sorridenti.
“Bene. Per il potere conferitomi da una gentilissima signora dell’ufficio matrimoni della
contea della California, io vi dichiaro moglie e moglie” proclamò Lucifer “Ora baciatevi e
date inizio alla vera festa”.
Le due novelle spose si abbracciarono e poi si baciarono, sotto una pioggia infinita di
applausi e grida di gioia.

Eve si gettò al collo di Lucifer “Grazie grazie grazie” ripeté.


“Oh, me. Che ho fatto?!”
“Ci hai sposate. E sei stato davvero spontaneo e generoso, con le parole”.
“Già. Troppo” lo studiò Maze “Hai nascosto delle promesse non dette a Chloe?”
“Non sembra ma sei davvero brava. Dovresti diventare una detective” annuì Lucifer “A tal
proposito, scusatemi”.
“Nessun problema. Ti sarò debitrice a vita” Maze lo abbracciò “Grazie”.
“Di nulla. Voi due siete importantissime per me. Senza di voi… non sarei mai arrivato dove
sono ora”.
“Parli di Chloe o dell’essere Dio?” chiese Eve.
“La seconda. Anche se siete state fondamentali anche per la prima” sospirò.
“Ti sbagli, Lu. Quando sono tornata, tu eri cotto di Chloe”.
“Esatto. Anche se lei ti ha rifiutato, tu non riuscivi a levartela dalla testa” continuò Maze
“Passavi più tempo a lavoro che con Eve”.
“Verissimo” annuì la diretta interessata.
“E mi scuso ancora per questo. Per averti usata per scopi egoistici…”
“Perdonarti? E per cosa? Se non fosse stato per la tua ossessione nei confronti di Chloe,
noi due non ci saremmo mai innamorate. E ora sposate” sottolineò Eve.
“Chiamatemi Cupido, allora” rise.
“Parlando di Cupido, quando ufficializzerete la vostra unione?”
“Sono Dio, Maze. Non serve”.
“Per il Cielo, ma per la Terra sì. Serve. Per Chloe, per i vostri amici. Serve. Non la vedi?”
Si voltò verso i tavoli, dove Chloe parlava allegramente con Rory e Adriana “Se ne muore.
Se avessimo un bouquet di fiori, ammazzerebbe per prenderlo”.
“Non ti seguo”.
“Sposala. Con un vero matrimonio. Abiti eleganti, tutti noi come invitati… Così da poterle
dichiarare direttamente le tue promesse sul futuro” andò al punto Eve.
“Voi due mi spaventate!”
“Tu fallo. Così non ti faremo paura”.

“Ehi, Linda. Tutto okay?” chiese Chloe.


Linda posò nel passeggino Charlie, appena addormentato, e annuì “Se lui dorme, io sono
felice”.
“Ti capisco. Trixie da piccola non dormiva mai alle feste. Attiva 24 ore su 24. Per fortuna,
crollava distrutta in auto. Ma mi sono spaccata le braccia a forza di cullarla”.
“Ti dirò, credevo peggio. Invece per ora è sereno. Ha mangiato tutto e ora dorme. Posso
iniziare a divertirmi anche io” rise.
“Ehm, ma sei sola?” si guardò intorno.
“Tranquilla, posso bere. Non allatto più e Amenadiel mi riporterà a casa. Spero” aggiunse
con un tono amareggiato.
“Oh, non volevo… Va tutto bene?”
“Si, Chloe. C’era da aspettarselo. Insomma, non siamo una coppia. Quindi, è normale che
si sia innamorato…” guardò verso l’angelo e la sua accompagnatrice, che parlavano e
ridevano, in un angolo del pavimento.
“Mi dispiace, Linda. Capisco pure questo sentimento” annuì rassegnata.
“E ora come va? Lucifer ha ridotto le sedute”.
“Lucifer ha ridotto il tempo” corresse Chloe “E mi preoccupa”.
“Temi che si possa allontanare da te, di nuovo?”
“No. Temo che esploda di nuovo. Troppe responsabilità. Vuole fare e fa troppe cose. E
fatica ancora a chiedere aiuto” sospirò “Mi preoccupa troppo”.
“Anche con te?”
“Soprattutto con me. Se fosse per lui, mi terrebbe sotto una campana di vetro, lontana dai
pericoli. Me e Trixie, ovviamente. Ti confesso che mi piace che si preoccupi per noi due in
egual misura. Ma io non posso vederlo tormentato. Sai che le rare volte in cui dormiamo
insieme, mi addormento per ultima? Ho paura che non dorma abbastanza”.
“Lo sa delle tue paure?”
“Non di tutte. Comunque sia, spero che segua i miei consigli”.
“Sera, testimoni! Organizzate piani malvagi?” esclamò Lucifer, fermandosi al tavolo.
Charlie si svegliò, piangendo.
“L’hai svegliato” esclamò Chloe, alzandosi per aiutare Linda.
“Scusate. Non mi ero accorto…”
“Tranquillo, Lucifer. Tanto oggi non vuole proprio dormire”.
“Posso… posso farlo dormire io” si offrì lui.
Linda e Chloe lo guardarono “Cosa?”
“Fidatevi ogni tanto di me. Cammino un po’ e lo faccio dormire. Prometto che te lo riporto”.
“Okay, Lucifer. Ma…” Linda implorò Chloe.
“Vado con lui. Dai un’occhiata a Trixie?”
“Vi scambiate i figli. Bellissimo” rise Lucifer, prendendo in braccio Charlie.

“Ci può vedere qualcuno?” chiese lui, cercando di calmare il nipote in lacrime, in riva al
mare.
“No. Anzi, non allontaniamoci troppo che poi è un casino tornare indietro”.
“Okay. Scusami Chloe”.
“Per cosa?” Chiese e si morse la mano per non urlare, quando lo vide con la faccia da
Diavolo “Che succede?” chiese stupita.
“Dorme solo così” disse, mentre il piccolo smise di piangere e guardò incantato il viso dello
zio.
“Wow! Non lo… non lo sapevo”.
“Io l’ho scoperto per caso. Pensa” lo cullò “C’entri tu. O meglio, ero forse - e dico forse -
geloso di te. Mi sono mostrato e lui si è calmato all’istante. Ha scioccato me e Amenadiel.
E ora, quando sono nei paraggi e lui non dorme…”
“Tu fai il bravo zio e lo addormenti”.
“Esatto”.
“Sei il suo sonnifero vivente. Mi piace” rise.
Charlie chiuse gli occhi, addormentandosi tra le braccia di Lucifer, stringendosi a lui.
“Che piccino che è” esclamò Chloe “Non so se ti meriti tanto amore da lui”.
“Spiritosa. Sediamoci lì che devo parlarti di cose importanti” indicò una scalinata sulla
spiaggia.
“Potresti, come consiglio, non essere così drammatico quando mi dici “Ti devo parlarle”?
Perché mi fai passare tutta la vita davanti” si sedette accanto a lui.
Lucifer spostò il nipote sulla spalla, in modo da stare più comodo “Ho scoperto che adoro
terrorizzare le persone con il tono della voce”.
“Lo facevi anche prima, comunque”.
“Giusto. Hai ragione su Michael. Tra tutti, purtroppo, è l’unico che conosce il lavoro”.
“Lo so. Speravi in una soluzione diversa”.
“Decisamente diversa” annuì.
“Ma credi nelle seconde opportunità…”
“No. Con lui non è questione di seconde opportunità. Lui è un bastardo e basta”.
“È tuo fratello”.
“Un fratello bastardo. Se non avesse la mia stessa faccia, direi che sia davvero un
bastardo”.
Chloe gli accarezzò il collo “Non sei così cattivo, Lucifer. Non esserlo”.
La guardò “Dopo tutto il male che ti ha causato…”
“Lo so. Ma non voglio essere rancorosa. Ne vendicativa. E poi, mi deve solo reggere il
posto. Tra qualche anno starò io alla tua destra”.
“Perché sostieni che tra pochi anni morirai, detective? No. Non è così”.
“Sono umana, Lucifer. Tutto è possibile”.
“No. Sei il mio dono. Sei la mia Dea. Tu non mi lascerai facilmente”.
“Non voglio farlo. Ma parliamo di cose belle… Quello che hai detto al matrimonio”.
“Oh mio me, sì. Sì, era rivolto anche a te. Sì, ho mascherato una dichiarazione…
l’ennesima dichiarazione a te durante la celebrazione. Sì, sono egoista”.
“Stavo per dirti che è uguale anche per me. Ma okay”.
“Davvero?” chiese sorpreso.
“Davvero davvero” lo baciò.
Le avvolse le spalle con il braccio libero, tirandola a sé “Sai, quei due demoni di Maze ed
Eve mi hanno detto che vuoi sposarmi realmente”.
“Io non voglio nulla. Io sto benissimo così”.
“Quindi, non vuoi una festa come quella di là? Non vuoi indossare un abito bianco,
dichiarare che mi ami davanti a tutti”.
“Assolutamente no. Davvero, sto bene così come sto. Ho tutto. Non mi serve altro”.
“Mi dai sempre più motivi per amarti” le accarezzò il braccio.
“Lo so. Sono perfetta” scherzo.
“È vero. Dovresti dirlo tu a Michael”.
“Che cosa?!”
“Idea tua… Tu meriti di eseguirla”.
Lei si alzò “Sei pazzo?! Come…” si calmò “Okay. Portamelo al Lux lunedì”.
“Ma la smettete di fare gli associali, voi due?!” esclamò Trixie “Tornate subito alla festa!”
“Agli ordini, bambina!” esclamò Lucifer.
“Non posso passare la mia adolescenza a gestirvi, però! Decidetevi sul da farsi il prima
possibile”.
“Ehi, scimmietta. Stavamo facendo addormentare Charlie” si giustificò Chloe.
Trixie osservò il bambino tra le braccia di Lucifer “Dorme. Missione compiuta. Ora
andiamo”.
“E se io volessi restare da solo con tua madre? Magari per amarla in spiaggia?” ipotizzò
Dio.
“Mamma odia la sabbia. Non accetterebbe mai”.
“Ha ragione” annuì lei.
“Vi detesto” esclamò lui.
Trixie sorrise, dando la mano alla madre.

“Picchialo, mordilo, legalo al letto, bendalo. Prima o poi dormirà”.


“Trixie, ricordami di non lasciarti mai da sola con qualche bambino più piccolo. O con
Lucifer stesso” esclamò la madre, prima di lasciarla andare con Rory.
“Tratterei così solo Lucifer. Ma… sei sicura che vai da lui SOLO per farlo dormire bene?
Non è che lo dici perché vuoi fare sesso con lui?”
“No, tesoro…”
“Perché puoi farlo senza problemi. State insieme. Credo in modo permanente”.
“Sì, in modo permanente, ma non…”
“Allora, devo passare più tempo da Linda”.
“Perché?”
“Conosco Lucifer e la sua vita prima di te. Se proprio devo diventare una sorella maggiore,
voglio almeno sapere come si gestisce un neonato…”
“Rory, portati via Trixie prima che inizi a dare segni di stanchezza” rise la madre “Nessun
bambino in programma, tesoro. Esisti solo tu nel mio cuore”.
“Ah. Come vuoi. A me piacerebbe avere un mini soldato da addestrare contro voi due”.
“Vai, va” rise.
“Allora, torni con Lucifer?” chiese Rory.
“Sì. Vado da lui. Per favore, non lasciarla sola”.
“Certo. E tu… Lo sai” annuì.
“Già. Scrivetemi”.

“Ti accompagno a casa?” chiese Carol “O prendi un taxi?”


“Carol, certo che mi riporti a casa. Anche perché mi hai accompagnato qui”.
“Vero. Hai ragione, Ella”.
“Ti sei… sei stato bene? Oggi, intendo?”
“Si. Sei una ballerina niente male, Lopez”.
“Grazie. Anche tu te la cavi”.
“Ella, cosa vuoi? Una dichiarazione scritta?! Vuole baciarti! E bacialo!” esclamò Dan,
controllando con gli occhi la figlia, intenta a conversare con la madre.
“Allora… io… noi… ecco…”
“Okay” Ella annuì e lo baciò.
Carol rimase di stucco ma non indietreggiò, abbracciandola.
“Finalmente. Ci voleva tanto?” Dan sparì, per seguire la figlia fino a dove poteva.

“Non vai con Sonya?” chiese Linda, piegando il passeggino e inserendolo nel portapacchi.
“No. Lei ha un altro impegno” sorrise “E poi, tu bevi, io guido. Era un accordo”.
“Sì. Ecco. Non ho bevuto tanto”.
“Sta mentendo. Si è finita una bottiglia intera di vino rosso” disse Adriana, sedendosi in
auto, con Charlie tra le braccia.
“Okay. Ho bevuto”.
“Meglio se guido io”.
“Amenadiel” lo chiamò, per poi pentirsene subito.
“Si?”
“Ecco, io… Dobbiamo passare prima da Adriana e poi a casa nostra” cambiò discorso.
“Okay. Nessun problema. Solo che non so dove abita”.
“Te lo indicherò io” sorrise, mordendosi le labbra.

“Hawaii, stiamo arrivando!!!” gridò Mazikeen, tutta felice.


“Noi torneremo tra due settimane, Chloe. Se c’è bisogno di noi per gestirlo, chiamaci”
esclamò Eve.
“Eve, divertiti e basta. A lui ci penso io. Al massimo lo uccido”.
“Mi sembra un ottimo piano”.
“La smettete voi tre di escogitare piani per uccidermi? Fatelo e basta”.
“Quando meno te lo aspetti”.
“Fate buon viaggio” Chloe abbracciò Maze e Eve insieme.
“Scordatevi di noi” sottolineò Lucifer.
“Sicuro. Chlo’, butta un occhio a Linda”.
“Sarà fatto”.
Le spose salirono in auto e sfrecciarono via.
“Che ha Linda?” chiese Lucifer.
“È innamorata ancora di Amenadiel. E vederlo flirtare e non solo con Sonya, non è proprio
uno spasso”.
“Amenadiel lo sa?”
“Non penso” scosse la testa.
“Dobbiamo dirglielo”.
“No” lo fermò “Non dobbiamo nulla”.
“Ma è mio fratello. È Linda. La madre di mio nipote”.
Chloe lo abbracciò per il fianco, avviandosi verso la spiaggia “Lucifer, queste situazioni
sentimentali si risolvono da sole…”
“Col cavolo!”
“Sì, invece. Fidati”.
“Se non fosse stato per Linda, o per Mazikeen, o per Amenadiel, o per tutti, noi due non
staremmo insieme”.
“Ne dubito”.
“Cosa?” si fermò “È grazie a loro che ho capito come prenderti. Come modificarmi per te”.
“Balle” scosse la testa, sorridendo “Tu hai iniziato a gironzolarmi intorno prima delle
sedute con Linda. Mi hai salvata prima di parlare con lei o irritare Maze. Sei andato contro
tutto e tutti di testa tua. Mi desideravi sin dal primo momento che mi hai vista…”
“Quando? In TV o dal vivo?” rise.
“Spiritoso. Scommetto che, come tanti altri uomini, ti sia divertito davanti a quel film”.
“Molte, molte, molte volte. Lo ammetto” annuì “Se ci pensi bene, sono un fanboy
fortunato!”
“Comunque sia, nessuno mi ha spinto tra le tue braccia. Così come nessuno ha spinto te.
Ci siamo trovati, frequentati e col tempo siamo diventati marito e moglie. Stessa cosa è
successo a Eve e Maze. Forse Ella e Carol sono inconsciamente aiutati da Dan… Il succo
resta sempre quello: si sistemerà tutto”.
“Ma non è giusto. Insomma, se due persone si amano…”
“Sai di Linda. Non di Amenadiel…”
“Ci metto due secondi a scoprirlo”.
“No, Lucifer. Non puoi interferire così nelle loro vite”.
“Ma… potrei aiutarli a essere felici”.
“Rovinando tutto il cammino verso la ricerca della felicità? No”.
“Quindi, tornassi indietro, rivivresti tutte le tappe della nostra storia?”
“Sì. Minuto per minuto. Salverei solo Dan e Charlotte. Ma sì. Tutto”.
“Ma… hai sofferto tantissimo per colpa mia?”
“E tu per colpa mia” esclamò.
“Si ma di me non me ne frega nulla. Tu… Tu sei stata malissimo. Ti ho trattata malissimo.
E…”
Chloe gli incorniciò il volto “Sei bellissimo quando sei in pensiero per me. Sei qualcosa di
assolutamente divino” lo baciò “Viviamo il presente. Sono rimasta con te perché ho il
dovere coniugale di farti dormire in pace”.
“Non eri tu quella che non voleva fare sesso” la strinse in vita, attirandola a sé.
Chloe si strinse la gonna tra le ginocchia e allacciò le mani dietro il suo collo “Non faremo
sesso, infatti”.
“Credici” spiegò le ali e volarono.

Atterrò sul balcone mentre si baciavano.


“Vuoi…”
Sussurrò tra i baci, deponendo le ali.
“No. È stata una lunga giornata”.
Le accarezzò il viso “Sei davvero venuta solo per vegliare sul mio sonno”.
“Qualcuno deve prendersi cura di te, Lucifer”.
“Come vuoi. Ma credo che tra i due, sia tu quella stanca”.
“Puoi ben dirlo. Per fortuna, domani non lavoro” si sedette sul divano.
“Posso?”
“È casa tua”.
“Sarebbe bello se fosse casa nostra” si sedette, stendendosi sulle sue gambe.
“Una cosa per volta. Dobbiamo risolvere la questione Paradiso” gli accarezzò i capelli,
sperando di rilassarlo.
“Vero. Devo chiamare tutti i miei fratelli e le mie sorelle qui”.
“Oppure, posso venire io su”.
“Sei umana. Dovresti morire…”
“Perfetto. Uccidimi”.
Lucifer sgranò gli occhi dal terrore “Cosa?” si alzò “No! No e poi no. Tu non morirai. Né per
un minuto né per sempre. Non ora. No”.
“Sei Dio. Mi riporterai in vita”.
“Non sono mio Padre, detective! Forse non è chiara una cosa: non so usare tutti i poteri.
Non posso farlo. Non voglio farlo. No! Vedere la tua morte mi ha ucciso. Devastato.
Detective, no! Io non ti ucciderò”.
“Lo farò io. Anche se dubito che poi andrei in Paradiso”.
“No! Detective, ti prego, no”.
“Volevo facilitarti la vita”.
“Resta viva. Me la faciliti molto vivendo” sospirò, preparandosi un drink.
Chloe lo raggiunse, abbracciandolo da dietro e posando la testa sulla sua schiena “Okay.
Resto viva. Qui. Non preoccuparti. Era un’idea stupida”.
“No, detective. Era perfetta. Era logica. È logica. È razionale. Sono io che ho una paura
assurda di perderti” le strinse le mani.
“Io mi fido di te. So che saprai fare tutto quello che c’è da fare”.
Lucifer si girò nell’abbraccio “Possiamo farlo domani? Vorrei avere la mente fresca”.
Lei sorrise “Certamente”.
La baciò e lei iniziò a spogliarlo.
Camminarono verso il letto, stringendosi le mani.
Arrivati in camera, lei lo guardò e gli slacciò la cintura, sedendosi ai piedi del letto.
Le alzò il viso “Ti amo”.
“Ti amo, mio amore” gli aprì i pantaloni.
La invitò a salire sul letto, riempiendola di baci sulle labbra e sul collo.
“Okay, okay” lo fermò prendendo fiato “Okay. Ho una domanda sola e poi puoi farmi tutto”
esclamò.
“Dimmi” le accarezzò la fronte.
“Puoi concepire ora?”
Lui scoppiò a ridere, spostandosi di lato.
“Non ci vedo nulla di così divertente, Lucifer”.
“Io sì” continuò a ridere.
“No, dai. Sono seria, Lucifer” si sedette “Non voglio figli. Ancor di più se sono metà angeli
e metà umani. Peggio ancora se solo angeli”.
“Hai problemi contro gli angeli?” si asciugò le lacrime delle risate.
“Parecchi”.
Continuò a ridere di cuore.
“Non rispondi. Quindi?”
“Non lo so, detective. Ricordi che non ti vedo?”
“Okay, ma questo lo dovresti sapere, no? Non sai tutto?”
“Sì, so tutto”.
“Allora saprai pure questo!”
“Okay, va bene. Ma non ne sono sicuro al 100%”.
“Allora no. È stato bello. Amo le tue labbra sul mio corpo, ma no. Sono off limits per te. Mi
dispiace. Quando andrò in menopausa, forse, ne riparliamo” si alzò.
“Vieni qui” la tirò per un braccio e la fece cadere su di lui “Ti garantisco nessuna sorpresa.
Promesso” la baciò dietro al collo.
“Promesso?”
“Promesso”.
“Sei un grandissimo manipolatore” si tuffò di lato, nascondendo la testa tra i cuscini.
“Lo so” si tirò su per abbassarle la zip del vestito.
La spogliò, lasciandola in intimo e si divertì a riempirla di baci sull’addome.

Si morse le labbra, vogliosa di riempire il silenzio tra loro due.


Ma resistette. Non sapeva cosa dirgli di intelligente. Si sentiva sciocca e infantile come alle
medie
“Le spose sono pericolosissime insieme” iniziò lui “Fanno scintille”.
“Sì. Sono molto focose. Ma entrambe hanno un cuore grande. Eve è più aperta, rispetto a
Mazikeen. Ma sono fantastiche allo stesso livello”.
“È stato un bel matrimonio. Non come me lo aspettavo, però”.
“Davvero? Mi sono fatta in quattro per far andare tutto bene. È colpa di Lucifer. Gli avevo
implorato di non fare di testa sua. E invece… ha fatto di testa sua”.
“Ella, è stato fenomenale. E poi, quel tipo sa davvero cantare. Ha una voce che lascia
senza parole. Anche tu, ovviamente” aggiunse per evitare fraintendimenti.
“Il karaoke non era previsto. Neanche l’entrata del pianoforte. Non so ancora come abbia
fatto a portarlo in spiaggia”.
“Non lavoro a stretto contatto con Lucifer, ma ho capito che è un completo mistero”.
Ella rise “Sì. Decisamente”.
“Ne sei incantata…” la guardò di sfuggita.
“Sì. No. È un fratello per me. C’è stato quando avevo bisogno di aiuto. E sento che posso
fidarmi completamente di lui”.
“Gli vuoi davvero bene”.
“Sì”.
Carol parcheggiò davanti al palazzo di Ella “Eccoci qui”.
Ella si slacciò la cintura “Grazie per non avermi lasciata sola”.
“Figurati. Mi sono divertito”.
Si guardarono senza dirsi una parola, gustandosi con gli occhi.
“Oh, per l’amore del Cielo, Ella! Fai qualcosa. Carol è rispettoso. Non farà mai la prima
mossa…”
“Ti va di venire a prendere qualcosa da bere sopra? Ho la tequila” propose Ella.
“Tequila?”
“Non giudicare la tequila. Lei non giudica nessuno” sorrise.
“Non la giudicherei mai” si avvicinò al suo viso e la baciò.

Chloe gli accarezzò il viso stanco.


“Tutto okay?” sussurrò lui.
“Si. È stato il miglior sesso mai fatto in vita mia” gli baciò la guancia.
“Non mi sono risparmiato. Lo ammetto” sorrise.
“Lo so. Credevo che mi avresti fatto male, e invece no. Paure inutili”.
“Non potevo, hai la chiave”.
Lei rise “Si, nella borsa” chiuse gli occhi, sfinita.
“Come nella borsa?!” si alzò sul braccio e realizzò che al collo non aveva nulla.
“Detective? Chloe! Chlo…” si zittì quando la sentì russare.
La strinse al petto e lentamente si addormentò. La testa piena di domande.

Saliti in casa, Ella prese la tequila e due bicchieri “Come promesso”.


“Wow. Sei davvero una nerd!” esclamò meravigliato Carol.
“Perché mentirti?!”
“Ho conosciuto donne capaci di tutto”.
“E io gli uomini” gli passò il bicchierino.
“Salute” brindarono e bevvero insieme.
“Adoro questa bevanda infernale” esclamò Ella.
“Infernale? Direi più paradisiaca. Non trovi? Ti fa star bene”.
“Per poco. Poi la mattina seguente, stai malissimo”.
“È il prezzo da pagare per la felicità” rise “Scusami, volevo essere serio. Tentativo fallito”.
Ella gli strinse le guance con le mani e lo baciò, camminando poi verso il collo.
“Ella…”
“Scusami. Io non… non volevo”.
“Chiedevo solo se fosse ciò che davvero vuoi” la guardò sereno.
Ella si perse in quello sguardo così beato e trasparente.
Si sentiva in pace.
Annuì e lo baciò.

Chloe si svegliò e andò a rinfrescarsi in bagno.


Sognare la propria morte non era stato il massimo.
Si guardò allo specchio e si stupì di non trovare i lividi dei morsi di Lucifer sul collo. Eppure
ricordava benissimo di averli sentiti.
Entrò in doccia per riprendersi dallo strano sogno e tornò in camera da lui, vestita solo con
slip e telo.
Lui era seduto sul letto, sotto le lenzuola “Credevo fossi andata via”.
“Credevo mi avessi morsa”.
“Dici mentre facevamo l’amore? Sì. Più volte. Collo, spalle, petto, fianchi…”
“Sì, ami mangiarmi” lo interruppe, accennando un sorriso.
“E tu ami farti mangiare. Almeno dalle risate che fai” la provocò.
“Okay. Solo che non ho lividi. Ne dolori nelle zone dove mi hai morsa”.
“Che cosa?!” si alzò sulle ginocchia mentre lei si avvicinò al letto.
La guardò per chiederle il permesso, aprì il telo e vide solo la chiara pelle rosea di lei.
“È impossibile” esclamò, accarezzando con due dita il suo petto “Aspetta, ti fanno male
ossa, gambe…”
Lei scosse la testa “Che succede?”
La guardò scioccato ma sollevato “Credo che tu sia diventata invulnerabile, detective”.

“Scherzi? No. Non posso… sono umana. Insomma ho anche…” si toccò il collo “Oh, no.
La collana dov’è?!”
“Non l’avevi al collo”.
Lei prese la pochette e la trovò al suo interno.
“Oddio. Oh mio Dio. Che cosa…”
Lucifer prese il taglia-ghiaccio e glielo conficcò sul braccio. Non la ferì.
“Ecco che succede. Invulnerabile”.
“Ma non è possibile. Insomma… da quando sono tornata sulla Terra, mi sono ferita. Sono
stata male. Sono… Oddio!” sgranò gli occhi, restando senza fiato.
“Cosa? Che succede?”
“Succede che dichiarando che sono tua moglie, io sono diventata a tutti gli effetti tua
moglie. La Dea della Creazione”.
“No” rise “No, non è… non è possibile!” dichiarò sconvolto.
“Colpiscimi al petto. Prendi… prendi questo” prese il coltello del limone “Pugnalami”.
“Non posso farlo, detective”.
“Allora sparami. Insomma, fai…”
Lucifer la pugnalò e la lama si ruppe.
“Dannazione!”
Chloe gridò eccitata “Sono immortale!”
“È una tragedia, detective”.
“Non ora. Portami in Paradiso. Scopriamo che mi succede!”
Lui annuì “Avvisa Rory. Potremmo metterci più tempo del previsto”.
Ella si svegliò di soprassalto.
Le faceva male la testa, colpa della tequila bevuta la sera prima.
Si guardò di lato e vide Carol, addormentato.
“Merda” sussurrò.
“Perché?”
Ella si cacciò una mano in bocca per non svegliarlo “Dan! Sono nuda! Non puoi apparire
così!”
“Scusa. Lo sai che mi sveglio quando ti svegli tu” rise divertito.
“È un incubo questa storia” sussurrò per non farsi sentire da Carol “Che è successo?!”
“Ho dei limiti anche io, Lopez! Comunque, sei felice?”
“Sì. Ma non mi merita”.
“Ci risiamo” alzò gli occhi al cielo “Ella, devi accettare il lato buono di te. Sei una brava
persona. Devi solo credere in te stessa. Visto? Già oggi sei stata con una brava persona”.
“Lo dici tu” lo fulminò.
“Lo è, Ella. Lo è”.
“Ma io…”
Carol si girò e sbadigliò, svegliandosi “Buongiorno, splendore”.
“Splendore” ripeté Dan.
“Ciao, Carol” sorrise “Vado a fare la colazione”.
“No, resta” le accarezzò il braccio “È domenica. Possiamo andare al lavoro con calma”.
“No. Davvero. È meglio se…” deglutì “Ci alziamo”.
“Ella, tutto okay? Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato?” si alzò sul gomito.
“No. Assolutamente nulla di sbagliato” sorrise arrossendo “È che…”
“È stato tutto così veloce”.
“Tanto. Completamente” rise “Ma non mi pento di nulla”.
“Bugiarda” tossì Dan.
“Anche io” le afferrò la nuca e le stampò un bacio sulla fronte “Caffè! Sono il re dei caffè!”
Carol si alzò, per andare prima in bagno e poi in cucina.
Ella cadde sui cuscini “Perché è sempre tutto complicato?!”
“Perché lo vuoi tu”.
“Comunque, caro Daniel Espinoza, non mentivo. Non mi pento di questa notte”.
“Buon per te” sorrise e sparì.

“Mamma non è tornata?” chiese Trixie, comparendo in cucina.


“No. Ha scritto che farà tardi. Cereali o… usciamo e mangiamo fuori?”
“Rory, lo sai che i fornelli non mordono. Vero?” scosse la testa Trixie “Cereali”.
“Arrivano!” Rise l’angelo.
“Rory, com’è avere un fratello?” chiese Trixie.
“Uno solo? Non lo so. Ne ho parecchi” le versò il latte nella tazza dei cereali.
“Vero. Com’è avere dei fratelli?” si corresse.
“Un incubo quotidiano. Ma anche la cosa più bella che mio Padre potesse inventare”.
La bambina annuì.
“Oh, mi sono scordata che tu non…”
“Tranquilla. Era solo una domanda. Sono curiosa, non avendo fratelli”.
“È strano. Vivi con persone che hanno il tuo stesso DNA, condividi i genitori, ma li odi. E
poi, quando sei disperata, sai che loro ti aiuteranno sempre”.
“Come Lucifer con te?”
“Esatto. Amenadiel e Lucifer sono due dei miei fratelli maggiori. Sono sempre stata più
legata a Lucifer, però. Negli ultimi tempi, ci siamo persi di vista. Ma ora che sono in
difficoltà, ecco che loro mi stanno dando una mano. I fratelli sono così. Ci sono nelle
difficoltà”.
Trixie annuì, abbuffandosi di cereali.
“Sicura che sia solo curiosità, la tua?” Rory si sedette e iniziò a mangiare la sua colazione.
“Si e no. Insomma. Quei due sono due matti” alzò le spalle.
“Quei due… Intendi mio fratello e tua madre?”
“Sì. Sono un continuo tira e molla. Ero ancor più piccola di adesso quando hanno iniziato.
Passano le ore insieme al lavoro, spalla a spalla. Poi, un tempo, facevamo le serate a
tema giochi. Erano le mie preferite perché Lucifer perdeva sempre al gioco…”
“Lucifer che perde? Non è possibile!”
“Infatti, mi faceva vincere. E lo adoravo per questo. Beh, è strano che un adulto, cotto
perso per mia madre, dedichi molto tempo a me. E poi, mi piace stare con lui. Mette…”
“Allegria” continuò Rory.
“Esatto. Anche se quando stai nella stessa stanza con loro due…”
“Senti l’elettricità passare tra di loro”.
Trixie rimase a bocca aperta “Allora non sono matta. Si amano. Ma poi lei lo lascia. O lui la
lascia. O si lasciano. O stanno in pausa. O…”
“Il tira-e-molla”.
“Esatto. È stressante stargli appresso. Io voglio bene ad entrambi. Amo mamma e adoro
Lucifer. Ma sono impossibili”.
Rory rise “Magari hanno paura di sbagliare”.
“Adulti. Ci credi se ti dico che per anni mia madre mi ha sempre detto “Se non lo provi, non
puoi dire se ti piace o no?” oppure “Come fai a dire che va bene o no se non ti butti?” E poi
lei non segue i suoi insegnamenti. Cose da pazzi” scosse la testa.
“Trixie, tu sei davvero una bambina saggia”.
“Ma non voglio esserlo. Io voglio solo tornare a casa da scuola e vedere mia madre
serena e felice. E se la felicità gliela da solo Lucifer, pretendo che lui stia con lei”.
“Mi sembra più che logico”.
“In più…” si morse le labbra, per non andare avanti.
“In più?”
“Okay, mi sembra brutto da dire ma… Ecco…” si morse le guance “Mi manca papà. Tanto.
E Lucifer… Lucifer potrebbe…”
“Sostituirlo?”
Trixie la fulminò “Nessuno può sostituire mio padre. Nessuno! Lui può solo fare le sue
veci. Potrebbe essere il mio patrigno”.
“Non lo è già?”
“No. Se continuano col tira-e-molla, non lo sarà mai”.
“E tu glielo hai mai chiesto?”
“Di essere il mio patrigno? Per farlo, dovrebbe sposare mia madre, credo. E lei detesta i
matrimoni”.
“Ieri si è divertita tanto”.
“Ieri non si è sposata lei”.
“Giusto”.
“Però glielo chiederò. Anzi, lo chiederò ad entrambi”.
“Così si fa, piccolina! Dammi il cinque!”
Trixie schiacciò il suo cinque e le due risero divertite.
“Sicura, quindi?”
“Sì. Facciamolo. Devo sapere tutto!”
“Okay” la prese in braccio e volarono verso la Città d’Argento.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì si sentì in pace con sé stessa. E completamente
invincibile.
“Tutto okay?”
“Me lo ricordavo diverso, ma comunque perfetto” rimase incantata.
“Detective, come per l’Inferno, anche il Paradiso è fatto a livelli. Questo è l’ultimo cielo. Il
più alto. Dove risiedono gli angeli e Dio”.
“Aaaah”.
“Sei la prima umana a raggiungere il palazzo celeste”.
Chloe deglutì. Temeva da un momento all’altro di morire folgorata.
Le strinse la mano e si incamminò verso la sala del Trono.
“Wow” rispose meravigliata.
Lui sorrise e la lasciò libera di guardarsi intorno.
Si sentiva come una bambina in un negozio di giocattoli. Stupita dalla bellezza della sala.
“Posso toccare?” chiese Chloe, incuriosita.
“Certo, detective. Questo è anche il tuo regno” Lucifer la raggiunse, accarezzandole la
schiena.
“Credevo fosse soffice, come le nuvole” rise.
Lui sorrise beato.
“Che c’è?”
“Guardati” indicò un grande specchio infondo alla stanza “Sei nata per essere Dea” disse.
Lei si incamminò verso lo specchio, incantata dal vestito fiorato, dalle tinte pastello.
Era completamente incantata dal posto da non accorgersi del proprio cambio look e
dell’arrivo degli angeli.
“Dio, ci hai chiamati?” esclamò Raphael “Perché avevo delle anime da rincuorare”.
“Sì. Sono qui con…”
“Chloe Jane Decker!” trillò Gabriel, indicandola dietro il trono.
La Dea si voltò verso l’ingresso “Oh. Caspita, siete molti di più di quelli che sono scesi”.
“Alcuni di noi non possono lasciare il Paradiso” rispose Raziel.
Chloe si sentì al centro dell’attenzione, come se fosse un fenomeno da circo.
Si obbligò a rimanere fiera di sé, senza cedere all’imbarazzo o all’istinto di scappare. Molti
di loro erano armati.
“Siamo tutti?” chiese Lucifer “Perché non avrei tutto il tempo, oggi”.
“Eccomi” esclamò Amenadiel, seguito da Michael e da Azrael.
“Chloe, che ci fai qui? Sei morta?” chiese Amenadiel, stupito.
“No, fratello. È uno dei motivi del perché è qui. Lei è…”
“La nostra Dea” rispose Azrael, avvicinandosi a lei.
Le sorrise e si inginocchiò, seguita da tutti gli altri.
Chloe cercò aiuto da Lucifer, che si limitò a strizzarle l’occhio.
“Alzatevi. Non serve tutta questa formalità. Davvero” affermò Chloe e, nel sentire la
propria voce, si stupì della solennità del tono.
Aveva autorità su tutte quelle creature potenti.
“Bene. Volevate un rappresentante nei Cieli, che ci fosse quando io non ci sono. Il mio
braccio destro!” iniziò lui “Nonostante la mia iniziale contrarietà nella scelta, non posso non
essere d’accordo con la scelta definitiva della mia compagna”.
“Lei? Hai fatto scegliere a lei?!” esclamò Ibriel.
“Qualche problema?” lo sfidò Lucifer.
“No. Ma lei…”
“Non ci conosce” continuò Jackiel.
“Mi bastano due secondi per conoscervi bene” rispose Chloe “E poi, sarà per poco tempo.
Arriverà la mia fine sulla Terra. Quindi, prenderò posto qui”.
“Non funziona così, Chloe” rispose Saraquel “Le responsabilità di questo ruolo vanno al di
là della semplice comprensione umana”.
“Comprendo il vostro disorientamento. Sono la prima a non comprendere cosa stia
accadendo nella mia vita. Ciò non toglie che io possa essere in grado di risolvere qualsiasi
problema, grazie proprio alla semplice comprensione umana. E al mio lavoro umano”
aggiunse.
Amenadiel le sorrise orgoglioso.
“Perciò, seguendo l’insegnamento che da umana ho tratto dall’operato di vostro Padre e in
linea con la politica di Lucifer, ho consigliato di non cambiare nulla. Che a sedere alla
destra di Dio rimarrà l’angelo che già c’era prima”.
Gli angeli iniziarono a parlare tra di loro, scioccati da quella decisione, mentre Michael
guardò terrorizzato Chloe.
La Dea sostenne il suo sguardo “Naturalmente, non sarà in eterno. Dovete darmi il tempo
materiale di studiare le Leggi e di finire la mia esistenza terrena”.
“Lucifer. Come puoi accettare ciò?!” esclamò Gabriel.
“Parli tu che hai fatto il doppio gioco? Qui nessuno voleva me. Eppure ora mi state
accettando e, ammettetelo, vi state ricredendo su di me” si schiarì la voce “Pertanto, io
credo nelle seconde possibilità. Io stesso sono cambiato grazie a una seconda possibilità”
guardò Chloe e lei fece un passo indietro, dandogli il centro della sala “Michael, sei in
grado di ricoprire questo ruolo?”
Il gemello si ricompose e annuì “Si, mio Dio”.
“Bene. Ora che avete risolto tutto, io vado. Non c’è pace per la morte” Azrael salutò gli Dei
e se ne andò.
Così come tutti gli altri angeli, lanciando un ultimo sguardo verso Chloe.
“Detective, non ti curare di loro. Sei una novità” la rincuorò Lucifer.
“Hanno ragione. Ma non mi spaventano” prese fiato “Sono esattamente dove devo stare.
Accanto a te” gli avvolse i fianchi e si strinse a lui.
Lucifer le stampò un bacio sulla fronte.
“Chloe” la chiamò Amenadiel “Come fai a stare qui in carne ed ossa?” esclamò
meravigliato, abbracciandola.
“Non ne ho idea. Cioè, sono qui. Sono viva. E poi… Amenadiel, mi vedi diversa?”
“Di sicuro ti percepisce come più potente. Superiore” rispose Michael.
“Vero” concordò Amenadiel “Vi lascio soli”.
“Ame…” tentò di fermarlo ma l’angelo se ne andò verso l’uscita.
“Torno subito” esclamò Lucifer, lasciandola sola col gemello.
“Mi vuoi alla destra di Lucifer per quale vero motivo?” chiese Michael, incuriosito.
“Sì, dunque… C’è dell’acqua qui?” deglutì lei.

“Amenadiel, che fai? Te ne vai?” lo chiamò Lucifer.


“Sì, Lucy. Quando ho ricevuto la chiamata, ho lasciato di corsa Linda senza una reale
spiegazione”.
“Abbiamo vite impegnate, ormai” rise Dio.
“Si definisce maturità”.
“Vero. Come va? Ogni tanto ti intravedo in centrale. La divisa ti dona”.
“Spiritoso”.
“No, è vero. Com’è lavorare con la polizia attiva, agente Canaan?”
Amenadiel scosse la testa “Lo sai, Lucy. Ora sai tutto”.
“Veramente, no. Ho fatto una promessa alla detective: non mi sarei impicciato delle vite
dei miei cari. Te compreso. Più o meno”.
Amenadiel alzò un sopracciglio.
“Okay, so qualcosa su una certa Sonya”.
“Aaaah. Linda ti ha parlato di lei?”
“La detective. La mia detective, intendo. State insieme?”
Amenadiel sorrise.
“Oh. Beh, se sei felice, fratello… Chi sono io per impedirti di avere una tua detective?!”
“Non so ancora cosa siamo, veramente. Ci frequentiamo da un po’…”
“Ci sei andato a letto?” bevve un bicchiere e si pentì di averlo fatto “Perché Inferno e
Paradiso non sanno fare dei cocktail decenti?! Che problemi hanno?!”
“Sì” rispose “Ma…”
“Se c’è un ma, qualcosa non va” si guardò intorno, cercando Chloe.
“Non mi trasmette quello che credevo di trovare. Insomma…”
“Non è Linda” sospirò, trovandola seduta a parlare con Michael.
“Che c’entra Linda, adesso?”
“Fratello, non sono stupido. Tra voi due c’era e c’è ancora qualcosa. Sennò non vivresti
ancora con lei”.
“Lo faccio per Charlie”.
Lucifer si limitò a guardarlo di sbieco.
“Davvero, solo per lui”.
“E io sono la principessa delle nevi” sospirò “Ora che scendi, non dire nulla della detective.
Dobbiamo capire che le succede”.
“Nulla: è sposata con te”.
“Non siamo in un film Disney, Amenadiel” si sistemò la giacca “Non posso averla… resa
una dea solo perché io sono Dio e siamo sposati”.
“Sì. Tutto è possibile. Ho un figlio umano con un’umana. Un demone ha un’anima e tu sei
cotto di lei. Tutto è possibile”.
Lucifer sbuffò “L’ho mai detto che detesto i piani di nostro Padre?”
“Tante, tantissime volte”.

Michael studiò Chloe intenta a bere un bicchiere d’acqua.


“È squisita”.
“In Paradiso, tutto lo è” sbuffò “Perché io?”
“Conosci il lavoro”.
“Tu mi odi. Lui mi odia. Qui, tutti mi odiano”.
“Conseguenza delle proprie azioni, Michael”.
Lui annuì, reggendole lo sguardo.
“Comunque, credo nelle seconde opportunità. Anche per te”.
Lui scosse la testa “Non ti credo, Chloe. Mi volevi morto”.
“Hai ucciso Dan e credevo avessi ucciso Lucifer. Il mio ex e il mio amore. Fai tu”.
“Ah. Solo per loro? E non per te?”
“Non mi interessa la mia vita. Ho avuto tutto. E poi… Aspetta. Tu volevi morire per mano
mia?” ricordò.
“Tua o di qualcun altro. Indifferente” alzò le spalle.
“Perché mai, Michael? Non mi aspettavo ciò da un arcangelo del tuo calibro”.
“Perché…”
“Ha realizzato i suoi fallimenti, quando tu sei rinata più forte di prima” rispose Lucifer.
“È un vizio di famiglia?” esclamò Chloe.
“Cosa?”
“Niente. Lascia stare. È così?”
“Forse” si alzò, timoroso del gemello.
“Di cosa parlavate, comunque?”
“Del mio ruolo in Paradiso”.
“Mmmmh” studiò il gemello “Unica punizione plausibile”.
“Non mi sembra una punizione, Lucifer” sottolineò Chloe.
“Per te, forse. Sicuro per lui lo sarà”.
“Me lo merito”.
“Già”.
“No. Fermatevi. No. Non merita una punizione, Lucifer. Ma il perdono”.
“Che è quello che gli sto dando, detective. Così avrà la possibilità di dimostrare chi è
davvero”.
“Mi sono persa qualcosa” ammise Chloe.
“Dandomi il ruolo di tuo vice…pensi che i nostri fratelli mi ascolteranno?” Michael lo
guardò perplesso.
Lucifer sbuffò “Senti, ho troppi problemi ora per spiegarti per filo e per segno come ti devi
salvare”.
“L’importante è che decidi di cambiare. L’opportunità ce l’hai. Non te ne saranno date
altre”.
“Mio fratello è fortunato. Sei davvero speciale, Chloe” accennò un sorriso “Grazie”.
“Bene. Dopo questo momento toccante, direi di…”
“Quanta fretta, Lucifer! Sono qui. Viva. Non puoi impedirmi di riempirmi gli occhi con le
bellezze del Paradiso” lo zittì lei.
“Ha ragione” concordò Michael.
Lucifer lo fulminò “Okay. Ti porto…”
“Mi piacerebbe vedere il Regno da sola. Mi troverai in giro” salutò Michael con uno
sguardo e uscì dalla sala.
“Posso dire un’ultima cosa” esclamò Michael.
Lucifer sbuffò infastidito “Se proprio devi” rispose, guardando Chloe andare via.
“Sai che il piano di nostro Padre non è concluso”.
“Sì. Lo so”.
“Sai che si sta avverando” guardò nella stessa direzione.
“Sì. Lo so”.
“Sai che puoi modificare il piano”.
“So anche questo”.
“E perché non lo fai? Sento che non sei d’accordo col piano di nostro Padre. Sento che hai
paura. Lo vedo. Come lei ha paura di essere immortale. Ma, visto che la sua è una paura
che terrorizza, la tua no”.
Dio lo guardò “Spiegati”.
“Hai paura ma non cambierai nulla”.
“Esatto. Non lo farò”.
“Lei, invece, cambierebbe tutto”.
“C’è una differenza: io so il futuro e so che questa mia paura sarà ripagata poi. Lei no”.
“La lascerai all’oscuro?”
“Assolutamente no. Un problema alla volta”.
Michael annuì, abbassando la testa.
“Okay. Devo ritrovare la Dea di tutto questo e riportarla alla realtà” Lucifer diede una pacca
alla schiena del gemello “Tieni d’occhio i Cieli, per me” gli sorrise.

Amenadiel atterrò davanti a casa di Linda.


Aprì la porta e la trovò intenta a preparare uno spuntino per lei e per Charlie.
Le parole di Lucifer gli tornarono in mente: perché continuare a vivere insieme?
Linda si girò e saltò all’indietro “Amenadiel, che spavento. Non ti avevo visto”.
“Scusami, Linda. Sono stato silenzioso”.
“Molto. Ciao. Tutto okay nei Cieli?” prese fiato.
“Sì. Tutto risolto. Spero”
“Beh, se Lucifer vi ha chiamati tutti…”
“Ha nominato Michael suo braccio destro” continuò, aiutandola in cucina.
“Davvero? Perché non te?”
“Me l’ha proposto. Ma ho rinunciato. La Città d’Argento non è più casa mia”.
Linda annuì “Beh, se ha scelto lui… avrà avuto i suoi buoni motivi. Oppure è impazzito del
tutto” rise.
L’angelo si fermò a gustarsi la sua risata.
“Tutto okay, Amenadiel? Sei strano”.
“Tutto okay. Vado da Charlie. Tu riposati e goditi un po’ di relax. Non devo lavorare oggi.
Quindi, posso stare col piccolo tutto il giorno”.
“Sicuro? Perché io…”
“Oppure potremmo stare insieme. Fare un picnic. O…”
“Mi piace l’idea di un picnic. Magari al mare…”
“Aria fresca. Ci sto. Preparo Charlie”.
“E io un pranzo!” Linda si illuminò in un sorriso di gioia.
“Perfetto” rispose al sorriso con un altro.

“Non ci credo ancora che sono stata in Paradiso, da viva!” esclamò Chloe.
“I privilegi di essere sposata con me” rispose, ripiegando le ali.
“Pensi che sarò immortale a vita?” chiese, guardandolo implorante.
“Non lo so. Vorrei saperne di più, sinceramente” la studiò.
“Okay, ci penseremo poi. Mi accompagni a casa? Dovrei farmi vedere da Trixie. O mi darà
per dispersa” rise.
“Chloe… Stai bene?” domandò con voce solenne.
La detective si fermò e poi scoppiò a ridere “Come sei serio, Lucifer. Sì, perché?”
“Riguardo alla tua nuova… condizione?”
“Condizio… intendi l’immortalità? Certo. Cioè, non è ciò che volevo per me. Mai pensato di
vivere per sempre, ma…” si morse la lingua.
“Ma?”
“Perché mi fai questa domanda, Lucifer? Cosa sai che io non so? Cosa hai letto, mentre
ero con mio padre? Cosa mi sta succedendo?”
“È vero. Hai incontrato tuo padre. Che vi siete detti?” cambiò discorso.
Chloe lo fulminò “Non è molto contento del fatto che il Diavolo mi abbia sposato. Specie se
questo Diavolo sei tu”.
“Davvero?”
“No, Lucifer! Che cosa vuoi che mi abbia detto?! Che è felice per me. Che gli manca la
mamma. Gli ho parlato di Trixie. La prima volta mi sono scordata di descriverla. Ha detto
che è come ero io da piccola. Solo più furba. E che… Lucifer, stai bene?” domandò
vedendolo triste in viso “Sto morendo, Lucifer? Diventare immortale è l’ultimo step prima di
morire? Come tua sposa?! Perché non mi hai mai detto di tua Madre…”
“Tu non sei come mia Madre”.
“Ci mancherebbe. Mi è bastato quel poco che ho visto” alzò le mani.
Lui scosse la testa “Michael mi ha detto delle tue paure”.
“Le mie paure?”
“Sì. Come io percepisco i desideri, lui percepisce le paure. Tu hai paura. E so anche di
cosa” si preparò da bere.
Chloe sospirò “Posso tornare da Trixie, prima? Poi parleremo delle mie paure”.
Lui annuì, finendo il drink “Certamente”.

“Vado io” gridò Trixie, precipitandosi alla porta di casa “Ella, ciao”.
“Ciao, Trixie. Tua madre è in casa?”
Dan si illuminò in un sorriso paterno nel vedere la figlia sporca di tempera sulle mani.
“No. Credo stia ancora con Lucifer. A casa sua. Sicuramente nudi” scosse la testa
contrariata.
“E qui ti sbagli, scimmietta. Eccomi qua” rispose Chloe, entrando dopo Ella in casa “Ehi,
Ella. Che succede?” prese Trixie per il braccio e la tirò a sé per stamparle un bacio.
“Possiamo parlare. Da sole?”
“Certo. Dammi solo il tempo di mettermi comoda e sono tua”.
“Sei venuta in taxi, mammina?”
“Mi ha accompagnata Lucifer”.
“Accompagnata? Solo? Non rimane a pranzo?” indagò Ella.
“Chlo’ ti ho rubato gli stivali neri. Perdonami ma a me stanno meglio” informò Rory,
scendendo dalle scale.
La sua faccia sbiancò, incrociando lo sguardo di Chloe.
“Ro’, tutto okay?” esclamò Ella.
L’angelo annuì “È solo che… niente. Un pensiero passeggero. Io devo andare…”
“Non pranzi con noi?” chiese Chloe.
Rory la guardò sconvolta “No. Devo… ho un impegno”.
“Col barman di ieri?” sorrise Ella.
Rory si limitò a scuotere la testa, prima di fuggire via.
“Che tipa strana” esclamò Ella.
“Deve esserle successo qualcosa” pensò Chloe.

Lucifer si sedette al bancone e ordinò da bere.


“Capo, sta bene? La vedo pensieroso” domandò il barman.
“Sì, più o meno” si finì il drink.
“Qui stai!” esclamò Rory.
“Sai com’è?! È il mio nightclub”.
“Che hai fatto a Chloe?”
“Specifica. Parli di mia moglie. Le ho fatto tante cose”.
“Lo sai”.
“No. Non lo so. Cosa dovrei sapere?”
Rory si sedette “Quando l’ho vista a casa sua e lei ha posato gli occhi su di me, ho avuto
la strana sensazione di inginocchiarmi. Era come…”
“Vedere nostra Madre”.
“Esatto. Così come quando tu mi hai guardata, quando ci siamo rivisti” annuì “Che le hai
fatto?”
“L’ho sposata. E portata da Dea in Paradiso”.
“Da viva?!”
“Da viva”.
“Per tutti gli astri celesti! Che cosa ti è passato per la testa?!”
“Abbassa la voce. Comunque, non lo sapevo”.
“L’hai condannata all’immortalità!”
“Non ho condannato nessuno. Lei voleva andarci. E poi… è diventata immortale dopo
che… abbiamo capito che era mia sposa” spiegò.
“Peggio mi sento”.
Lucifer la fulminò.
“Okay. Ragiona: era umana. Ora non lo è più. Lo sa che perderà tutti i suoi cari?! Che
vedrà sua figlia morire?! Che…” si fermò “Non l’ha realizzato”.
Lucifer finì un altro drink “No”.
“Ti prego. Ti prego, dimmi che questo tuo folle piano ha un senso”.
Lucifer abbassò lo sguardo “Non è mio”.
“Cosa?! Aspetta, fammi capire bene. Tu sposi Chloe. Diventi Dio e lo diventa anche lei,
sposandoti. Poi diventa immortale e non è un tuo piano?! Per fatalità è successo?”
“Rory, Rory. Ti sei persa un piccolo grande tassello nel ragionamento”.
La sorella guardò a destra e a sinistra velocemente con gli occhi, cercando di rivedere in
mente tutta la storia.
Lucifer sbuffò “Chloe è un dono di nostro Padre. Il suo piano per me non è finito. Crearsi
un amore era solo una tappa del piano. Sposarla era un altro ancora. Diventare Dio, uno
step in più. Non ci può essere un regnante senza consorte. Almeno nell’ottica di nostro
Padre”.
“Ha creato una Dea!”
“Bingo. Hai vinto una bambolina”.
“Merda! Ma… forse così sarà concluso definitivamente il suo piano per te”.
Lucifer la guardò per un secondo e poi tornò ai suoi drink.

“Merda!”
“Già. Tanta merda”.
“Che intenzioni hai?! Le dirai questa parte o…”
“Troverò un modo per salvarla dall’eternità”.
“Uccidendola?! Perché solo così puoi salvarla”.
“No. Magari togliendo di mezzo l’origine del problema”.
“Non ti seguo”.
“Devo morire, Rory” esclamò esausto.

“Era così dolce. Chloe, mai avuto un amante così dolce” esclamò Ella, sognante “E
l’abbiamo fatto così tante volte che credevo fosse impossibile. Colpa della tequila? Non lo
so. Ma è stato fantastico”.
“Lo vedo. Sei elettrica” rise Chloe.
“Ma non funzionerà”.
“Perché dici così?”
“Perché è davvero un bravo ragazzo”.
“Ella… per favore, ti prego, non cercare per forza il lato negativo della storia. Meriti anche
tu un bravo ragazzo”.
“No. Sono sfigata con i ragazzi…”
“Perché forse hai bisogno di un uomo? Questa mattina è scappato? È fuggito senza
neanche prendere il caffè?”
“Chloe, mi ha tostato il pane in tre gradazioni diverse, spalmandoci sopra cioccolata e due
marmellate. Non ho mai mangiato così tanto a colazione. E il caffellatte… con la polvere di
cacao, che non ho idea dove l’abbia presa, ha scritto sulla schiuma il mio nome! Il tutto
mentre ero in doccia. Io non merito tanto amore”.
“Sì, invece. E se vuole farti i ricami col cioccolato, tu accettali! Lo fa per amore”.
“O perché gliel’ho data”.
“Sei tremenda!” esclamò Chloe, ridendo “No. È così. Lui è cotto di te. E tu di lui. Perché ti
brillano gli occhi”.
Ella si alzò “Mio Dio, ho voglia di gridare al mondo la felicità che provo. È stato… wow”
esclamò “Stavi così con Lucifer?”
“Non paragonarti a me. Perché con Lucifer…”
“Immagino. Stai in Paradiso con lui, sotto le lenzuola” le strizzò l’occhio, allusiva.
“No” arrossì ridendo “È diverso, tutto qui”.
“Comunque, tornando a me. Che consigli di fare?”
“Frequentarlo”.
“E se poi non andrà?”
“E se invece andrà?”
“Ma…”
“Ella, buttati. Guardati: sei così allegra. Così spensierata. Carol ti sta salvando!”
La porta di casa si aprì ed entrò Rory.
“Ciao” salutò Chloe.
L’angelo la guardò per poi abbassare lo sguardo, triste.
In silenzio, salì le scale.
“Che le sarà successo?” chiese Ella.
“Questi fratelli non riesco proprio a capirli”.

“Linda, ci vediamo stasera” salutò Amenadiel, prendendo il cappello d’ordinanza dal


tavolo.
“Aspetta” lo fermò “Dovevamo andare dalla pediatra, nel pomeriggio” ricordò.
“Oh, è vero! Solo che ho detto a Sonya che ci saremmo visti…”
“Non preoccuparti. Andrò da sola. Nessun problema” annuì.
“Scusami. Davvero…”
“Vai. O farai tardi”.
L’angelo la guardò triste, uscendo di schiena.
Linda sospirò e sparecchiò la colazione.
“Buongiorno, Linda!” esordì Mazikeen, spalancando la porta di casa.
“Oddio! Maze! Maze sei qui?!” si illuminò Linda, allargando le braccia.
Maze l’abbracciò, stringendole il sedere “Siamo tornate or ora!”
“Bugiarda. Siamo qui da ieri sera” rispose Eve, abbronzata “Già mi manca il mare, la
spiaggia e quei bagnini così sexy”.
“Ma siete bellissime, ragazze. La luna di miele vi ha reso ancor più splendenti”.
“Ci siamo divertite” si baciarono.
“Che belle che siete”.
“Si. Siamo fantastiche. Ora” Maze spostò una sedia del tavolo “Aggiornaci su tutto”.
“Tutto cosa?”
“Siamo mancate per quasi due settimane. Chi è morto? Chi è nato? Gossip? Tutto!”
continuò Eve.
“Siete tremende!”

Un messaggio arrivò al telefono di Chloe e lei prese il cellulare senza staccare gli occhi
dallo schermo e la mano destra dalla tastiera.
“Che si dice, amica?!” esclamò Ella, fermandosi davanti a lei, con i risultati delle analisi del
caso.
“Maze ed Eve mi invitano al Lux” lesse di corsa.
“Oh, hanno invitato anche me” sorrise lei “Che bello riaverle di nuovo qui”.
“Sì. Con quelle due in giro, i guai raddoppieranno”.
“Ma no, Chloe. Anzi. Troveremo prima i criminali. Che coppia formidabile che sono”.
“Vero. Sono i risultati?” indicò la cartellina tra le mani del medico legale.
“Sì. Era come sostenevi tu. Cavolo, Decker! Hai un intuito spaventoso”.
“Tutto studio” rise.
“Non sminuirti. Sei brava” Ella alzò gli occhi dietro Chloe e vide Dan scuotere la testa e
sorridere dell’ex moglie.
“Smettila, pure tu!” esclamò.
“Cosa?” chiese Chloe.
Ella sbiancò “No, no. Non dicevo a te. Mi è scappato”.
Chloe si voltò dietro di sé “Il tuo amico?”
L’amica abbassò lo sguardo, a disagio.
“Ehi, nessun problema. Tranquilla. Che ti ha detto?”
“Non ha detto… sorrideva. Ti sorrideva” respirò, agitata.
“Che sfacciato. Mi ride alle spalle?!” rise Chloe “E neanche mi conosce!”
“Beh… ecco, stando con me da un po’ di mesi, ti sta conoscendo” arrossì “Parliamo
d’altro? O meglio, torno in laboratorio”.
Chloe si alzò e la strinse per il braccio “Puoi confidarti con me, Ella. Anche di questo…
amico” sussurrò “Non ti giudico. Davvero. Forse sono l’unica amica che hai qui a sapere di
questo tuo talento”.
“Non lo chiamerei TALENTO”.
“Giusto. Specialità? Dai, non vergognarti con me”.
“Sei davvero un’ottima amica” l’abbracciò “Ti prego, non abbandonarmi mai”.
“Mai, Ella. Ci sarò sempre per te”.
“Oh me! Che scena meravigliosamente ambigua che vedo” esordì Lucifer “È una delle
categorie che più vedevo”.
“Ma perché te ne esci così?!” chiese Ella, sconvolta “Ci stavamo solo abbracciando”.
“Io te l’ho detto. Lucifer… è un caso patologico” esclamò Chloe, scuotendo la testa.
“Era uno scherzo” alzò le spalle, sorridendo divertito.
“Ci vediamo dopo, ragazzi” salutò Ella, andando via.
“Ciao” salutò Lucifer.
Chloe sorrise all’amica e fulminò il marito.
“Ti hanno mai detto che quando guardi qualcuno così, terrorizzi?”
“Rispondi: su o giù?”
“Ti rispondo con entrambi” sorrise sedendosi sulla scrivania.
“Due al prezzo di uno. Mi sembra giusto”.
Lucifer rise “Mi sono perso qualcosa?”
“Non lo so. Sei sparito per due settimane. Ne hai perse di cose”.
“Tipo?”
“Tipo… Sono andata a letto col DJ del Lux e ho un ritardo. Credo di essere incinta di lui.
Se così fosse, sappi che chiederò il divorzio e che mi trasferirò alle Bahamas a fare
cocktail, mentre lui suona”.
Lucifer la seguì serio e lei rise “Sto scherzando, Lucifer”.
“Peccato. Sarebbe stata una bellissima storia”.
Gli diede un pugno sulla gamba “Cretino”.
“Dai, aggiornami. Nuovo caso?”
Lei sospirò “Sì. Ma senza un mandato, siamo fermi!”
“Quindi, non hai nulla da fare, adesso”.
“Ho sempre da fare, Lucifer”.
“Tipo? Adesso, nello specifico…”
“Ti evito”.
Lui rise “Divertente”.
“Lucifer, davvero, ho da fare. Anzi, se ti va di aiutare…”
“Solo se mi parli”.
“Come vuoi”
“Dunque…” scese dal tavolo e prese una sedia da ufficio e si sedette vicino a lei “Novità?”
“Le sai le novità. Dovresti aggiornarmi su ciò che non posso sapere” prese una pila di
fascicoli e iniziò ad archiviare i dati.
“Sono sceso agli Inferi per vedere se va tutto come deve andare” fece finta di leggere.
“E…?”
“Sono dei bravi diavoletti. Stanno facendo il loro lavoro. E il pugnale è ancora lì. L’Inferno
è okay”.
“Ottimo”.
“In Paradiso… Un po’ meno” cambiò fascicolo.
“Mmmmh. Perché?”
“Difficoltà per i miei fratelli ad accettare i cambiamenti. Sono un branco di tradizionalisti del
cavolo!”
“Lucifer! Non essere così cattivo. Non è facile per loro cambiare dall’oggi al domani.
L’eternità li ha spinti ad accettare la stessa quotidianità. Poi arrivi tu e cambi tutto.
Stravolgi tutto. È normale che si lamentino o non accettino Michael alla tua destra, me
come sposa, te come Dio, l’abbandono dei vostri genitori…”
“Detesto darti sempre ragione, però” sbuffò “Comunque, sei piaciuta. Tanto”.
“Davvero?” arrossì, nascondendosi dietro il monitor.
“Davvero. Non poteva essere altrimenti. Hai una marcia in più. E poi, catturi l’attenzione in
modo così ipnotico”.
“Io? Ma che dici?!” rise.
“Sono serio, detective. È vero. Sei così magnetica. In senso positivo. Basta averti accanto
per sentirsi in pace. O, al contrario, in crisi. È come se avessi la capacità di giudicare bene
o male qualcuno”.
“Davvero? Beh, mi piace come sensazione. Mi piace” rise.
“E ho interpretato in mille modi diversi i futuri piani di mio Padre”.
“Ecco. Questo mi piace di meno”.
“Siamo tutti pedine nei suoi piani”.
“Riguardano anche me, vero?” lo guardò.
“Sì”.
“Bene. Quindi la mia immortalità è colpa sua?”
Lucifer annuì.
“Fantastico. Davvero. Che bellezza” disse sarcastica. Poi prese fiato “Hai visto il futuro? Il
compimento di tali piani?”
“Più o meno sì”.
“Okay” deglutì “Vale la pena viverli?”
“Spiegati”.
“Sono traumatici?”
Lucifer non rispose.
“Il mutismo no, grazie”.
“Okay, non posso dirti nulla e lo sai. Ma una cosa posso dirla: li affronteremo tutti insieme”.
“Tutti chi? Io e te?”
“No. Tutti. Soprattutto le persone che hanno spinto Maze ed Eve a prenotare tutto il Lux
per stasera”.
“Wow”.
“Già. E io che volevo solo farmi una luuuuuunga dormita. Aspetterò”.
“Ecco, bravo. Aspetta”.

“Ella, ho ricevuto questo messaggio, ma è vero?” chiese Carol, entrando direttamente nel
laboratorio.
“Che messaggio?” esclamò lei, alzando gli occhi del microscopio.
“Che occhiali hai?!” rise lui.
“Lascia stare. Un prototipo perfetto per vedere meglio” si tolse gli occhiali “Che
messaggio?”
Il detective le passò il telefono.
“Oh, sì. Tutto vero. Mazikeen ti ha invitato”.
“Sentivo Chloe, prima… Ma non è una cosa per pochissimi?!”
“E allora?”
“Io che c’entro?”
La porta del laboratorio si spalancò “Ellen! Che bello rivederti tra le tue pozioni magiche!”
“Maze!”
“Pozioni magiche?” ripeté confuso Carol.
“Perché, quei così verdi non sono pozioni?!”
“No, Maze. Lascia stare. Bentornata”.
“Grazie. Ho appena catturato il criminale del caso di Decker. È tuo, Coral” aggiunse il
demone.
“Nessuno mi aveva mai chiamato Coral” pensò “Comunque è Carol. E sì, ti ringrazio”.
“Figurati. Stava giocando con una pistola alla roulette russa. Non penso sia il vostro killer.
Ma mai dire mai” si sedette sul tavolo “Ci sarai stasera, Coral?”
“Carol” corresse “Perché mi hai inviato? Non siamo così intimi” chiese in imbarazzo.
“Sei il ragazzo di Ellen”.
“Ella” disse Carol.
“Storpierà sempre i nostri nomi. Lei è così” spiegò Ella “Ma non stiamo insieme”.
“Ah no? Peccato. Dovreste. Siete identici”.
I due si guardarono “Spiegati” disse Ella.
Mazikeen roteò gli occhi “Siete identici. Ad esempio vi piacciono le cose da bambini”.
“Cose da bambini… Intendi serie Tv, film e cose nerd?” tradusse Ella.
“Esatto. E amate queste stregonerie” indicò il laboratorio.
“Ho passato anni a studiare chimica e scienza per poi scoprire che era stregoneria. Ecco
perché c’erano tante donne al corso” ironizzò Carol.
Maze gli sorrise “Non ti sei arrabbiato. Mi piaci. Ella, sposatelo. A stasera” scese dal tavolo
e uscì.
“Mi stava testando?” domandò Carol.
“Non so che dirti” alzò le spalle lei.

“Ho appena visto i nuovi piccioncini. Sono così…” Mazikeen si fermò quando vide Chloe.
“Così? Così come?” chiese Lucifer.
“Oh no. Pure tu?” esclamò Chloe, stanca.
“Che cazzo le hai fatto, Lucifer?!”
“Che ho fatto a chi?!”
Chloe sbuffò “Ti prego, non inginocchiarti”.
“Difficile non farlo. Emani luce celeste da ferma”.
“Oh. Giusto. Tu non lo sai”.
“Sapere cosa?”
“Mi ha portato in Paradiso. Da viva. I suoi fratelli si sono inginocchiati e ora io sono la Dea
di tutto”.
Mazikeen rimase senza parole.
“Già. Fa questo effetto” concordò Chloe.
“Ma sei cretino, Lucifer?! L’hai resa… è immortale, cazzo!”
“Ehi, io non ne sapevo nulla” alzò le mani lui.
“Possiamo parlare di altro? Ci guardano tutti” informò Chloe.
“Falle del male, falla piangere o disperare e giuro sulla regina dell’Inferno che ti
ammazzo!”
“Giuri su di te?” cercò di sdrammatizzare Chloe, invano.
“Sono Dio”
“Sei morto” esclamò Mazikeen.

9
Lucifer studiò attentamente Trixie, intenta a scrivere sul quaderno di scuola.
“Sei velocissima a scrivere” esclamò.
Trixie saltò “Da quanto tempo sei qui?!”
“Un po’” ammise “Che studi?”
“Letteratura. Che ci fai qui? Nella mia stanza?”
“Non mi vuoi qui?”
“Non ho detto questo. Quando vieni a casa mia, vieni per mamma. Non per me”.
“Tua madre è in giro. E ho mandato via Rory. Siamo io e te”.
“Mi vuoi rapire?” chiese, sfidandolo.
“No. Assolutamente no. Volevo… vorrei stare un po’ con te. Tutto qui” alzò le spalle.
Trixie lo guardò perplessa “Cosa??”
“Come stai, Trixie?”
“Che significa?”
“È solo una domanda” si tolse la giacca, appoggiandola sul letto, sedendosi accanto.
La bambina lo studiò confusa.
“Okay, non vuoi parlarmi…”
Trixie chiuse il quaderno e i libri di studio e si girò con la sedia verso di lui “Che ti serve,
Lucifer? Cosa devi dire di traumatico a mia mamma? La vuoi lasciare? L’hai tradita? Hai
un’altra famiglia?”
“No. Niente di tutto ciò. Volevo solo parlare con te. Tutto qui. Passo molto tempo qui e non
siamo mai soli per poter parlare”.
“Tu detesti parlare con i bambini” affermò.
“I bambini. Non te. Sei Trixie. Mi piace parlare con te. Davvero”.
Lei si alzò “Lucifer, non sei costretto ad avere un rapporto con me. Non devi sentirti in
dovere di… trattarmi…solo perché sei il fidanzato di mia madre. Davvero, va bene così”
alzò le spalle.
“Non lo faccio per quello…”
“Non mi serve un secondo padre, Lucifer. Okay, ho perso il mio. Ma credo nell’Aldilà. So
che lo incontrerò di nuovo. Un giorno. Mi manca solo qui. Ora. Il poterci giocare…
Abbracciarlo” deglutì “Ma lui è con me. Lo sento vicino a me. E va bene così”.
“Sei così saggia, per essere così piccola” esclamò lui.
Lei si strinse tra le braccia “Anche mia madre non ha un padre. Forse è il destino.
Comunque sia, so di non essere sola. Ora più che mai” sorrise “C’è Rory nella mia vita.
Tua sorella è così dolce con me. È come se avessi un angelo custode. Okay, è più grande
di me. Ma passa tanto tempo con me. Giochiamo, mi aiuta con i compiti, sa tante cose e
sa fare tante cose. Con lei non penso” ammise, per poi sgranare gli occhi “Non dovevo
dirlo. Scusa, fai finta di non sapere nulla”.
“Non so mentire”.
“Dovresti imparare. Ora. Adesso. Specie con mamma” consigliò.
Lui sorrise “Perché mai? Che nascondi?”
Trixie lo guardò, implorandolo con lo sguardo.
Lucifer prese fiato e la chiamò vicino a lui “So che sei arrabbiata con me…”
“Non è vero”.
“Io non dirò bugie, ma le so riconoscere, monella” la fulminò.
Trixie abbassò lo sguardo, colpevole.
“Allora, io ho preso il posto di mio Padre nella grande impresa di famiglia. È un lavoro che
mi prende 24/7. È stressante. Pesante. Ma ha anche i suoi lati positivi” sorrise e la invitò a
sedere accanto a lui “Tua madre mi aiuta. Mi consiglia. Così come ho fatto per anni io”.
“È la tua consulente” annuì lei.
“Precisamente. Ora: quando sparisco nel nulla, non lo faccio con cattiveria o perché ho
litigato con tua madre o simili. Vado in azienda. Mi porta via tempo, ovviamente. Possono
essere due giorni come due settimane o più…”
“Ma dove si trova questa azienda familiare? Non eri un semplice proprietario di un
nightclub?”
“La mela non cade mai lontano dall’albero, Trix” sorrise.
“Okay. Quindi, quando non sei a Los Angeles, dove sei?”
“Diciamo che è a Nord”.
“In Canada?”
Lui scosse la testa.
“Non puoi dirmelo?”
“Non proprio. Ho promesso solennemente a tua madre di non dirti tutto tutto. Anzi, se
sapesse che ti sto raccontando queste cose… Mi castrerebbe”.
“Ahia. Non ne sarebbe capace” ammise Trixie.
“Chiamerebbe Mazikeen per fare il lavoro sporco”.
“Già è più probabile” annuì convinta “Però… potresti scriverle” respirò “Capisco che
magari devi scappare dall’oggi al domani, ma ci vogliono pochi secondi per mandare un
SMS. Scrivere un bigliettino. Davvero poco…”
“Lo so, piccola. È che…”
La bambina lo guardò di traverso, pronta a esplodere davanti all’ennesimo giro di parola.
“Mi fa male scappare dalla detective. Vedi, starle lontano anche solo per un giorno intero,
mi uccide. Amo tua madre in una maniera smisurata. Non saprei quantificare l’amore che
provo per lei. Vorrei portarla con me sempre. Scappare con lei. E, credimi, lo farei sempre.
Vorrei mollare LA e trasferirmi dove ho l’impresa. Ma…”
“Per colpa mia, non potete” abbassò lo sguardo “Sono un peso. Lo so”.
“Che cosa?! Assolutamente no, Trixie. Non sei un peso. Non lo sei mai stata”.
“Ma sì. Tu volevi mamma sin dal primo giorno. Ma c’ero io. E quindi ti sei frenato…”
“Alt!” la fermò “Tu credi che io e tua madre ci abbiamo messo anni per stare insieme a
causa tua?”
Trixie si strinse tra le braccia “Sì?”
Lucifer la guardò basito “Assolutamente no, Trix… Come ti viene in mente?”
“Non lo so. Vedo le madri delle mie amiche, divorziate, che si lamentano perché non
trovano uomini che stiano con loro, a causa dei figli”.
“Cretini quegli uomini! Tu mi sei piaciuta subito. Certo, eri un microbo rispetto ad ora, ma
eri e sei in gamba. Mi sei piaciuta immediatamente e non ti sei spaventata neanche
davanti al mio nome” rise, ricordando il loro primo incontro.
“Perché dovevo? Okay, ti chiami come il Diavolo, e con questo? Io mi chiamo come mia
zia. Ma non l’ho mai conosciuta. È morta prima che nascessi”.
“Tua madre aveva una sorella?” sgranò gli occhi Lucifer.
“Papà”.
“Daniel aveva una sorella?!”
“È morta da piccolina. Non so tutta la storia. Comunque, non era la sorella ma una cara
zia… tipo la sorella di mio nonno. Comunque sia, un nome non fa la persona. È la persona
che fa il nome”.
“Tu mi spaventi” ammise Lucifer.
Sul viso di Trixie spuntò un sorriso orgoglioso “Potrebbe piacermi, spaventarti”.
“Ecco. Mi sono fregato da solo”.
“Quindi… Non è mai stato un problema che mia madre fosse madre? Cioè, che Chloe
fosse…”
“Già. Nessun problema. Si è liberi di fare tutto, nella propria vita”.
“Ah. Ecco, questo non lo sapevo” annuì pensierosa “Quindi non sei fuggitivo per colpa
mia?”
“No”.
“Ma non vivete insieme, per colpa mia?”
“Non viviamo insieme perché tua madre vuole proteggerti dal mio palazzo. Solo perché
sotto casa ho un nightclub” alzò le spalle “Ma io ho finito la tua stanza. Deve solo decidersi
a lasciare questa casa”.
“Non lo farà mai, allora” scosse la testa.
“Perché?”
“Non lo so. Forse vuole delle sicurezze in più, considerando… beh, te”.
“Che colpe avrei, ora?” sbuffò.
“Non mi sembri molto fedele” ammise, dispiaciuta “Sei un playboy”.
“Ti è permesso dire queste parole?!”
“Lucifer…”
“Ecco, così sei tua madre. Precisa” rise “Conosco il mio passato. Ma con la detective
voglio fare le cose per bene. Quindi, come pensi possa convincerla a fidarsi di me?”
“Non lo so. Ma io sono d’accordo sul venire da te. Mi piace tantissimo casa tua. Anche il
locale” ammise.
“Lo so. È fantastica. Come la tua stanza. Spero”.
“Non l’ho ancora vista”.
“E allora andiamo. Ti porto al Lux”.
“Hai la Corvette? Sei in macchina?!”
“Ovviamente” sorrise.
Trixie si illuminò di felicità “Oddio, che bello! Andiamo”.
“Aspetta. Avvisiamo tua madre. Sennò si spaventa nel non trovarti” recuperò il telefono in
tasca.
“Sai, saresti bravo nel prenderti cura di un’altra persona”.
“Si, come no. Forse una pianta o un pesce” compilò il numero di Chloe a memoria.
“O un bambino. Vorrei tanto un fratellino. O una sorellina. Sì, sì. Una sorellina. Sarebbe
fantastico”.
“Da me, riceverai solo un passaggio in auto… Detective, ciao” rispose al telefono.
Trixie mise il muso, incrociando le braccia.

“Lucifer, se le succede qualcosa, ti uccido”.


“Sì, anche io ti voglio bene” rise Lucifer e Chloe attaccò il telefono.
“Come sei cattiva, Chloe” esclamò Ella “È così dolce… Si preoccupa pure per Trixie.
Perché non te lo sposi?! Uomini così, non ne fanno più”.
“Mi basta quel che ho con lui” sospirò.
“Mi spiegherai mai perché non vuoi un lieto fine con lui?”
“Ho già avuto la mia storia d’amore a lieto fine, Ella. Non me ne serve una seconda”.
“Hai divorziato, Decker. Non mi sembra un lieto fine. Okay, Lucifer è quello che è, ma
stravede per te. È pazzo di te”.
Chloe sbuffò “Il fatto è che…” si sedette al tavolo “Lucifer è così… dannatamente perfetto.

Temo che si possa svegliare e che ci possa ripensare” scosse la testa “È un ragionamento
stupido. Lo so. So quanto mi ama. E lui sa quanto io lo ami… Vorrei non avere questa
terribile sensazione”.
“Che sensazione?”
Chloe si asciugò una lacrima “Sento che lo perderò, Ella. Come ho perso mio Padre, come
ho perso Dan. Sembra che tutti gli uomini che io amo o ho amato, li perda. Uno ad uno. Se
dovessi perdere pure Lucifer…”
“Oh, tesoro” Ella l’abbracciò, mentre Dan non poté far altro che guardare la sua migliore
amica in lacrime.

“Pigiama party? Al Lux? Mazikeen, che ti succede?” chiese Linda.


“Ma niente. Eve non aveva mai fatto una cosa del genere e sognava di farlo. Con gente
che rimanesse vestita. E che fosse amica”.
“Aaaah. Realizzi un suo desiderio” annuì l’amica.
“Non sono Lucifer. Però, mi piaceva l’idea. E ho invitato i nostri amici. Tranquilla, non ho
chiamato Miss Perfettina”.
“Chi è Miss Perfettina, adesso?”
“La nuova compagnia di Amenascemo. Davvero, non capisco cosa ci trova in lei” scosse
la testa, pensierosa.
Linda sorrise “Maze, non dovevi. Ma grazie”.
“Certo che dovevo. Sei la mia migliore amica. Mi schiererò sempre a tuo favore”.
“Grazie” sorrise grata Linda “Ora, mi aiuti a fare il bagnetto a Charlie?”
“Okay che sono la tua migliore amica. Ma questo è troppo” esclamò, per poi ridere.

“Attenzione… Cammina, cammina” esclamò Lucifer, tenendo Trixie per le spalle, mentre
lei camminava nell’attico, bendata.
“Siamo arrivati?” domandò lei.
“Un secondo. Okay, siamo nell’ascensore”.
“Potevi bendarmi in salotto, comunque”.
“Vero. Ma così mi piace di più”.
La bambina cercò di tenersi in equilibrio, toccando le pareti dell’ascensore, ma aveva
anche paura di cadere.
Lucifer se ne accorse e le strinse la mano “Tutto okay?!”
“Non riesco ad orientarmi”.
“Ti oriento io. Fidati”.
Lei prese un lungo respiro “Mi fido”.
Le porte metalliche si aprirono e Lucifer invitò Chloe a stare in silenzio.
“Siamo arrivati?”
“Sì, sì. Ti guido” la strinse forte per la mano “Cammina verso destra. Aspetta, giriamo il
piano… Ora ci sono tre gradini”.
“È verso il bagno? La porta sempre chiusa?” chiese.
“Esatto”.
“Okay” Trixie cercò alla cieca il muro a destra e si fece guidare anche dalla propria mano.
“Bingo. Sei davanti alla porta” comunicò lui, lasciandola libera.
Trixie aprì e piano piano entrò.
Lucifer accese la luce “Sbendati”.
La bambina lo fece e sbatté le palpebre più volte, per abituarsi alla luce.
“Oddio! È… è bellissima” esclamò senza parole.
Chloe li raggiunse e abbracciò Lucifer “Ti piace? Aspetta, è diversa!”
Trixie si precipitò verso il letto a una piazza e mezza, attaccato alla parete. Testò il
materasso e si lasciò incantare dalla bellezza della libreria davanti al letto.
“Ho la TV!”
“Ultima generazione, con tutte le piattaforme. Si, anche Netflix. Senza limitazioni” le strizzò
l’occhio, mentre Chloe sospirò al cielo.
“È bellissima, Lucifer. Davvero…” Trixie scosse la testa e si tuffò tra le braccia di Lucifer.
“Voi due mi farete morire dal troppo amore” esclamò Chloe.
“Ma smettila” commentò Lucifer, voltandosi con Trixie ancora attaccata a lui “Piuttosto,
restate a dormire qui? Dopo la cosa delle Mazeve?”
“Le che?” chiese Trixie.
“Maze ed Eve” scosse la testa Chloe “Sai com’è fatto, Lucifer. Comunque, no. C’è scuola
domani. E lavoro”.
“Nessun problema, perché… ehm, sono felice che tu sia felice ma potresti lasciarmi,
adesso? Piccole dosi, bambina mia” si liberò di Trixie.
“Antipatico”.
“Sempre. Dicevo… Potrei avere un cambio per lei. Più di uno, in realtà. Okay, un
guardaroba intero” aprì le ante dell’armadio.
“Oh mio Dio!” esclamò sconvolta Trixie.
“Cielo, Lucifer! Ma che cosa…” Chloe seguì la figlia verso i vestiti.
“Rilassatevi, solo perché sono tutti appesi, sembrano tanti. In realtà sono sì e no 5 outfit”.
“È Natale?” rise Trixie.
“Non proprio. Detesto comprare un armadio e non inaugurarlo. È un po’ come quando
compri un portafogli. O un sex toys” sorrise ma Chloe lo fulminò “Magari l’ultima parte…
non più” annuì.
“Questi pigiami sono fighissimi!!” trillò la bambina.
“Ti lasciamo scoprire la stanza… Noi andiamo di là” Chloe prese per il braccio Lucifer e lo
tirò fuori dalla camera.

“Che diavolo fai?” domandò Chloe, tornanti in salotto.


“Che ho fatto, adesso?”
“La stanza di Trixie era più sobria, settimane fa. E ora è… è…”
“Perfetta?” sorrise lui.
“Ho capito cosa vuoi, Lucifer. E la risposta è no”.
“A cosa?”
“Non verremo a stare qui, Lucifer. Noi tre non vivremo mai insieme sotto lo stesso tetto.
Deve essere chiara questa cosa!”
“Lo dissi anche dell’andare a letto insieme e dello stare insieme. Ora sei mia moglie”
sorrise.
“No, Lucifer. Sono più che seria. Non vivremo mai insieme”.
“Perché? Che ha questa casa che non va? La sto rendendo adatta a voi due. Non vuoi il
piano? Okay. Starò malissimo, ma lo toglierò. Butterò giù la parete degli alcolici e ci
metterò un maxi schermo. Poi…”
“Per la miseria, Lucifer! Non è l’arredamento il problema!”
“E cosa?”
“Tu!” gridò “Sei tu il problema, Lucifer” iniziò a tremare “Tu non… Non puoi stare con noi
sempre. Non puoi perché sei tu. Perché devi viaggiare da un Regno all’altro. Perché sei…
cazzo, sei Dio, per la miseria! Non puoi…”
“Ma io voglio esserci, detective”.
“Non ce la farai…”
“Sì. Fidati di me, detective”.
“Io mi fido di te, Lucifer. Ciecamente. E ti conosco. E so che non puoi fare tutto”.
Lucifer le prese le mani “Ti prego, voglio migliorarmi, detective. Hai… hai visto Trix quanto
è felice, di là. Quella stanza così moderna, spaziosa, è ciò che sognava. E poi… Lei ci
vuole insieme”.
“Lo so, Lucifer” si sedette sul divano, stanca “Lo so. Ed è un casino”.
“Non deve esserlo per forza”.
“Lucifer…” sospirò “Ti perderò comunque”.
“Cosa? No. Ehi, sono qui. Sono a pochi centimetri da te. Guardami: sono qui” le prese le
mani.
Trixie uscì dalla stanza in pigiama, ma si nascose dietro il muro della camera di Lucifer a
spiare i due adulti.
“Non per sempre, Lucifer. E io… Senti, sarò chiara e trasparente. Ti amo. Amo tutto di te.
Al di là che sei Dio, o il Diavolo o un terribile arcangelo…”
“Terribile arcangelo? Mi sento offeso” cercò di sdrammatizzare, non riuscendoci.
“Ma proprio per questo, ti sto perdendo. E non voglio essere egoista o avara. Non ti voglio
tutto per me. Non potrei, comunque…”
“Sì. Si che puoi. Se vuoi, resterò sempre qui. Al Mondo ci penseremo poi”.
“No, Lucifer. Non funziona così…”
“Senti, detective. Non commetterò gli stessi errori di mio Padre. Io saprò equilibrare la vita
privata con il lavoro”.
“E lo stai facendo alla grande, Lucifer. Hai operato in modo che non scoppiasse una
guerra tra la Cina e la Corea del Nord. Hai riempito di piogge l’Australia. Ti seguo, sai?
Ormai vivo di telegiornali e giornali internazionali. Lo so che dietro ci sei tu” gli accarezzò il
viso “E sei bravo, Lucifer. Sei davvero bravo. Stai aiutando i nostri cari a trovare la propria
felicità. Hai reso felice mia figlia, oggi…”
“Trixie merita di vedere te felice” sottolineò.
“Io sono felice. Sono tua moglie. Sono la Dea della Creazione” accennò un sorriso.
“No. Mi stai allontanando”.
“Non è vero. Non voglio vivere sotto lo stesso tetto”.
“Perché Trixie non sa di me?”
“Anche. Credo che la scioccherebbe troppo. È piccola, ancora. Voglio proteggerla”.
“Ha perso il padre ed è ancora qui, che combatte per sorridere sempre. Perché ci sei tu a
sostenerla sempre”.
Chloe lo guardò interrogativa.
“Tu mi sei immune. Non lei”.
“Lucifer, non leggere la mente di mia figlia. Non leggere la mente di nessuno, in realtà!”
“Ma come no?? È fighissimo! Non puoi immaginare quanti al lavoro ti vorrebbero come
amante!” scherzò lui.
“Lucifer!”
“Io sono pronta. Voi quando vi cambiate?!” esclamò Trixie, stufa di ascoltarli.
“Ehi. Da quanto sei lì?!” chiese la madre, alzandosi.
“Arrivata ora. Ma… tu hai un pigiama qui?”
“Un… perché dovrei avere un pigiama?!”
“Oh, ecco… Forse non hai ricevuto il messaggio” si schiarì la voce Lucifer “È un pigiama
party”.
“Un cosa?! Alla nostra età?!”
“I pigiama party non hanno età” esclamò Trixie.
“Adoro i pigiama party. Le migliori orge iniziano così” sorrise eccitato lui.

“Cosa sono le orge?” chiese Trixie.


“Una cosa che tu non devi assolutamente sapere. O vedere” fulminò Lucifer “Purtroppo
sono fuori tema. Quindi, devo tornare a casa o scrivere a Rory di portarmi un pigiama, nel
remoto caso in cui non sia già arrivata”.
“Ehm, non ho fatto shopping solo nei negozi per poppanti” informò Lucifer.
“Ehi! Così mi ferisci, amico” rispose Trixie.
“Scusa. Ho qualcosa anche per te”.
“Conoscendoti, preferisco indossare l’altro pigiama di Trixie, con gli orsetti viola”.
“Speravo fossero diavoletti. Comunque, tranquilla. È nelle tue corde. Giuro” alzò le mani
“È nell’armadio”.
“Io scendo. Ma non fate notte, qui” sospirò divertita Trixie, chiamando l’ascensore.

“È davvero un pigiama party!” esclamò Carol, stupito.


“Ehi, ciao piccioncini” Maze accolse Carol ed Ella “Siete arrivati, finalmente! Anche se…
Coral, o dormi nudo o dormi vestito” notò.
“Perdonalo Mazikeen” sorrise Ella “Temo si vergognasse”.
“Posso tornare a casa a cambiarmi” propose.
“Ehi, ragazzi. Carol, il tuo pigiama?!” chiese Eve.
“Okay, vado a casa e torno. Prendo un cuscino in più” sorrise e se ne andò.
“Sarebbe stato figo vederlo nudo” commentò il demone.
“Maze!” la richiamò Ella.
“Che c’è? È un tipo. Come sta messo?” sorrise all’amica.
Ella diventò rossa.
“Maz…” sussurrò Eve.
“Che stress che siete. Vado a ubriacarmi” informò.
“Ignorala. È su di giri. Il matrimonio la rende troppo felice” alzò le spalle Eve.
“Maze è sempre stata così. Nessun problema. Il padrone di casa?”
“Lucifer? Boh” rise.
“Ciao a tutti!” gridò Trixie.
“Ciao, piccina” l’abbracciò Ella “Da dove sbuchi?”
“Da sopra. Lucifer mi ha regalato una camera tutta mia. A casa sua” annunciò.
“Lucifer cosa?!” esclamò Linda, raggiungendo le ragazze, mentre Amenadiel tentava di
calmare il figlio.
“Ho una stanza nell’attico. Tutta mia”.
“Wow…” rispose Ella “È un grande passo avanti. Per lui, intendo”.
“Enorme” concordò Linda “Strano che non me ne abbia parlato”.
“Di cosa parlate?” domandò Amenadiel “Charlie si è appena addormentato”.
“Lucifer ha rivoluzionato casa sua” sintetizzò Ella.
“Per me” aggiunse Trixie.
“Ah, già. Sì, lo sapevo”.
“Lo sapevi?!” dissero in coro.
“Certo. Dopo il lavoro, passavo qui a controllare come procedevano i lavori”.
“Qui venivi, i pomeriggi?!” si stupì Linda.
“Sì. Non potevo tirarmi indietro davanti a una richiesta di Lucifer” sorrise.
Linda si illuminò in un sorriso “Giusto. Fantastico” annuì “Vado da Maze”.

“Pronta?” chiese Lucifer, bussando alla porta del bagno.


Chloe non rispose e lui entrò per verificare che stesse bene.
“Detective?”
Chloe tornò in sé “Eccomi, scusa”.
“Che stai facendo?”
“Pensieri. Ma nulla di preoccupante, tranquillo” annuì “Come sto?”
Dio la guardò sorridente “Una meraviglia. Sicura di star bene?”
“Sì, Lucifer. Solo un piccolo crollo”.
La tirò a sé per abbracciarla “Perdonami”.
“La consapevolezza di sapere che ti perderò… mi devasta, Lucifer” si aggrappò a lui.
“Pensi troppo, detective. Davvero tanto. Devi rilassarti di più” le stampò un bacio sulla
fronte e poi le incorniciò il viso con le mani “Stasera, ad esempio. Prometti che ti divertirai?
Puoi anche bere come non mai. Tanto sei immortale” sorrise divertito.
“Mi divertirò. Promesso”.
La baciò “Io avrei scelto l’altro pigiama, comunque” sussurrò.
“Non mi ci trovo. Meglio questo. Ampio e caldo”.
“È un peccato ma okay. Libera di fare tutto” la baciò di nuovo “Ti lascio finire”.
Lei annuì, sorridendo e lui uscì.
Ripose le sue cose nel beauty case e uscì dal bagno.
Ripose il beauty nell’armadio e, nel muoversi, fece cadere una giacca di Lucifer.
Si piegò sulle ginocchia e raccolse la giacca, dalla quale cadde una scatolina.
Chloe la prese in mano, combattuta tra il volerla aprire e il non farlo.
Vinse la prima.
Respirò quando non vide un anello, ma rimase dubbiosa sul perché ci fosse un bracciale
rigido con vari ciondoli.
Scosse la testa e ripose il tutto com’era prima.
Di certo sapeva solo che la sua curiosità non l’avrebbe lasciata in pace, quella sera.
“Guardate chi si è degnato di regalarci un po’ del suo tempo” esclamò Eve “Lucifer!”
“Che presentazione, cara. Sono onorato” la salutò “Già avete iniziato a bere?!”
“Non proprio. Solo qualche bottiglia. Come sta, Dio? Com’è camminare nei panni di tuo
Padre?”
“Eh, ho vissuto secoli più tranquilli. Sto ancora imparando. Piano piano, miglioro”.
“Maze mi ha aggiornata… Come hai fatto a renderla immortale?”
“Le ho dato da mangiare una bacca incantata, presa alla fine di una gigante pianta, nata
da un fagiolo magico. Ho litigato un po’ con un gigante, ma alla fine siamo scesi a patti”.
“Luc” lo richiamò.
“Non lo so, Eve. È successo e basta” alzò le spalle.
Lei scosse la testa “Anche da Dio, combini guai” sorrise “È felice?”
Lucifer si rabbuiò “Non penso. Credo di averle davvero stravolto la vita. Prima la questione
della divinità, poi quello strano matrimonio in Paradiso, ora questo. In più, devo fare avanti
e indietro ogni tot giorni per controllare tutto l’Universo. Le sto davvero chiedendo troppo”.
“Delega. Tuo Padre ogni tanto lo faceva”.
“Mio Padre ha mandato in rovina la sua relazione. Solo quando è andato in pensione, ha
risolto con mia Madre”.
“Già. Me l’ero scordato. È un bel casino”.
“Vorrei solo tranquillizzarla. Rassicurarla. Io ci sarò sempre per lei. E voglio che lo
capisca”.
“Sai, quando stavo con Adam e lui non mi dava quello di cui avevo bisogno, mi sentivo
insicura. Sai cosa faceva lui?”
Lucifer scosse la testa.
“Mi ripeteva: io ci sarò. Io non ti lascio. Amo te. Bla bla bla. Solo chiacchiere. Lui amava
Lilith. Lui se ne fregava di me, ancor di più una volta morti. Sai cosa avrei voluto da lui?
Lui. Avrei voluto sentirmi amata. Avrei voluto più baci e carezze. Meno parole. Volevo la
sua presenza”.
“E ora? Con Mazikeen come va?”
“Lei non è un demone di tante parole. Lei preferisce i fatti. Vuole dimostrarmi che mi ama?
Prende e mi bacia. O fa altro” sorrise allusiva “E io con lei. Istinto. Non pensiamo. Agiamo.
Lucifer, la vita è una. Okay, per voi più di una, adesso… Comunque sia, non dovete
pensare se sia giusto o sbagliato. Se sia appropriato o meno. La ami? Baciala. Stringila.
Toccala. Amala. Le parole… Sì, sono importanti. Ma non sono tutto”.
“La detective non è molto… estroversa”.
“Sicuro?” lo guardò interrogativa “Ne sei davvero sicuro? Perché è una donna. Non è un
robot. Tu prova. Poi vedrai” sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia.
“Grazie, Eve” le sorrise.

Scendendo le scale, Chloe notò Lucifer parlare con Eve.


Era così persa tra le varie teorie su quel bracciale, che per poco non cadde a fine scala.
“Woh. Attenta, Chloe” la sorresse Amenadiel.
“Ehi, ciao” sorrise Chloe “Come va?”
“Tutto bene. Non siamo ancora tutti, perché Carol ha sbagliato l’abbigliamento. Credo che
non perdoneremo facilmente Maze ed Eve per questa scelta”.
“Beh, voi maschi siete più facilitati. Un pigiama a tinta unita lo trovate prima di noi. Anche
se, questo è gentilmente offerto dalla casa”.
Amenadiel diede un rapido sguardo al pigiama dell’amica “È seta?”
“Credo di sì. Per fortuna, il pantalone è lungo. Anche se, non penso che sia questo il modo
in cui sperava di vedermelo indossato” sbuffò.
L’angelo rise “Mio fratello è così. Mai lasciarlo solo in un negozio per donne. È capace di
comprare il nulla e farti credere che sei anche troppo vestita”.
I due scoppiarono a ridere.
“Hai visto la stanza di Trixie?” domandò lui.
“Sì. È favolosa. Nel senso che sembra uscita da una fiaba. Mi domando come ha potuto
realizzare il tutto, se era in Paradiso”.
“Lo ammetto: ci sono anche io nel progetto. Dovevo accertarmi che i lavori andassero
spediti” confessò.
“Oh. Prendi ordini da tuo fratello, ora?!”
“E da te, se mai vorrai impartirli”.
“Già. Sono la Dea della Creazione” annuì, poco convinta.
“Va tutto bene?”
“È che… Fa strano, Amenadiel. Non mi sono mai sentita così forte, potente e allo stesso
tempo fragile. Mi sento un’adolescente spaventata dal futuro”.
“In senso negativo?” chiese.
“No. Positivo. Temo che mi possa piacere davvero tanto essere immortale”.
“Davvero? Credevo il contrario”.

“Beh, è difficile digerire la consapevolezza che vedrò mia figlia invecchiare e morire prima
di me. Compresi i miei cari. Confido nell’eternità per superare il lutto”.
“Può essere una soluzione”.
Linda passò davanti a loro per andare a prendere da bere.
“Con lei come va?” domandò Chloe.
“Come sempre. Anche se sto cercando casa”.
“Davvero? Perché?!”
“Non posso, giustamente, continuare a vivere da lei. Certo, dividiamo le spese e i lavori.
Da lei, ho modo di stare con Charlie…”
“Ah, già. Stai con Sonya” ricordò Chloe “Perdonami”.
“Ehm, sì. Più o meno” ammise.
“Più o meno?”
“È complicato. Io sono preso, da lei. Ma lei…” sospirò “Sai che le hanno offerto un ottimo
lavoro a Vegas?”
“Sapevo dell’offerta. Non che fosse lei” annuì Chloe.
“Sicuramente accetterà. Insomma, sarebbe da folli non farlo. E poi io qui ho la mia
famiglia. Ho Linda. Charlie. Lucifer…”
La detective sorrise “Hai detto Linda prima di Charlie. Fa riflettere”.

“Okay, è il pigiama più presentabile che ho” esclamò Carol “Non giudicatemi”.
“Batman? Quanti anni hai? 8?” giudicò Mazikeen.
“Mai conosciuto un nerd?”
“Sì. Ora. Tu” rispose il demone.
“A me piace” affermò Ella.
“Disse la donna unicorno”.
“Quanto sei polemica, Maz. Falli respirare” la zittì Eve.
“Bene. Siamo tutti. Che si fa?” chiese Lucifer.
“Beh, qui l’unica esperta di pigiama party è Trixie” rispose Rory “Cosa consigli?”
Tutti gli adulti la guardarono e la bambina voleva solo nascondersi tra le braccia della
madre.
Ma non poteva passare per la bambina timida. Lei non lo era.
Si schiarì la voce “Potremmo prendere ognuno un cuscino e sederci a cerchio sulla pista.
Con le mie amiche facciamo così. Poi…” pensò “Siete troppo vecchi per i nostri giochi”.
“Vecchi? Io mi sento una 15 enne, Trixie” disse Ella.
“Attenta a come parli, piccola umana” la fulminò sorridendo Lucifer.
“Okay. Di solito, dopo tutti i giochi, con le mie amiche ci confidiamo i segreti. Un segreto
ciascuno. E giuriamo che questi non devono uscire dal cerchio. Per nessuna ragione al
mondo” si strinse tra le spalle.
“Mi sembra un’ottima idea. Facciamolo!” trillò Linda.
“Okay. Spostiamoci sulla pista” concordò Eve.
Tutti collaborarono nel realizzare il cerchio dei segreti, come l’aveva soprannominato
Trixie.
“Okay. Ci sono delle regole?” chiese Chloe, invitando la figlia a stare vicino a lei.
“Poche: quando uno parla, gli altri stanno in totale silenzio. Non sono ammessi commenti
da bulli. Il segreto rimane tra noi. Non deve uscire da qui, ne si può parlare del segreto
fuori dal cerchio” spiegò.
“Fantastico. Inizio io” dichiarò Lucifer.
“No” risposero Maze ed Amenadiel.
“Parli troppo. Farai per ultimo. Forse” aggiunse Amenadiel.
Lucifer mise il broncio e Chloe gli stampò un bacio sulla guancia “Fai il bravo bimbo”.
“Inizio io. Così capite come funziona” continuò Trixie “Allora… Una volta dissi a mia madre
che sarei andata a casa di una mia amica per studiare. E che avrei dormito da lei. In
realtà, siamo andate al cinema di nascosto, con altri cinque amici, a vedere un film horror.
Poi siamo tornati a casa della mia amica e non abbiamo più chiuso occhio. Il giorno dopo
avevamo una verifica importante a scuola. Ma noi 7 non avevamo aperto libro. Per
fortuna, l’insegnante si è data malata. Quella verifica non l’abbiamo più fatta. La cosa
divertente è che i miei amici urlavano spaventati dal film. Mentre io mi sono finita due
scatole di pop corn. Erano troppo assurde quelle scene”.
“Sempre detto che sei una tipa tosta” commentò Mazikeen.
“Aspetta… Questo è accaduto…”
“Settimana scorsa?” ricordò Rory, aiutando Chloe.
“Sì” Trixie annuì alle due donne.
“Ma io ti avevo chiamato… e tu mi hai mandato anche le foto”.
“Sono figlia di due detective” alzò le spalle.
“Trix sei il mio nuovo idolo” commentò Lucifer.
“Okay, vado io. Prima di ritrovarvi, vivevo in un minuscolo appartamento. Il primo affitto
l’ho pagato con i soldi rubati a due ladri poco svegli. Seguendo questi ladri, ho guadagnato
abbastanza per iniziare a lavorare come cacciatrice di taglie” concluse Eve.

“Aspetta, cosa?!” Carol si strozzò col suo drink.


“Siamo in un luogo sicuro. Quindi racconto il mio segreto” rispose la prima donna.
“Okay. Tocca a me” Linda prese la parola “Durante gli studi, un mio professore mi
bocciava ogni mia tesi o relazione. Mi ha fatto ripetere il suo esame tre volte. Il giorno
prima della quarta volta, verso nella sua bottiglietta d’acqua un potente lassativo. Il giorno
dopo, mi interrogò il suo assistente. Presi il massimo e mi laureai due mesi dopo”.
“Ma sei diabolica, dottoressa” Lucifer rimase colpito.
“Ho fatto sesso con una mia taglia tre volte in tre giorni diversi. L’ultima volta si inginocchiò
chiedendomi la mano. Io gli sorrisi e lo misi KO, consegnandolo poi alla polizia del luogo”.
“Poverino” commentò Amenadiel.
“Troppo ingenuo” rise lei.
“A 18 anni comprai dei documenti falsi per entrare in un bar e rimorchiare ragazze.
Peccato che quel giorno, nel locale, c’era anche un collega di mio padre. Quando me ne
sono accorto, sono scappato a gambe levate, raggiungendo casa a piedi. Il posto era a 10
miglia da casa mia”.
“Questa si chiama sfiga” commentò Lucifer “Non l’hai più rifatto?”
“No, amico. Troppa vergogna”.
“In gioventù, causai un crollo nella casa di famiglia. Quando mio Padre chiese chi fosse
stato, diedi la colpa a Lucifer. E lui lo sgridò pesantemente” ammise Amenadiel.
“Ma questo è troppo!” esclamò Lucifer.
“Parliamo di eoni fa” si giustificò il fratello.
“Ricordo quel fatto” rise Rory “La faccia di Lucifer fu uno spettacolo”.
“E certo. Io neanche ero lì”.
“Chloe, attenta che se casca si fa male” Linda indicò Trixie, che si stava addormentando
seduta.
La madre la fece stendere sulle sue gambe e l’accarezzò “Tradii il mio primo fidanzato e lo
lasciai nel giro di 24 ore. Solo perché l’altro era più folle e fuori dalle righe” confessò
Chloe.
“Devo preoccuparmi?!” chiese Lucifer.
“Sempre” gli strizzò l’occhio lei.
“Rubai l’auto del datore di lavoro di mio padre all’età di 16 anni. Solo perché lui minacciò di
licenziare mio padre. Lo chiamai di nascosto ricattandolo. Gli restituii l’auto a patto che
ritirasse la minaccia di licenziamento, aumentandogli lo stipendio… ma gliela consegnai
con una ruota fuori uso” dichiarò Ella.
“Rettifico: tu sei diabolica! Signorina Lopez, mi stupisci sempre di più”.
“Posso parlare o rischio il linciaggio, ora?” chiese Lucifer.
“Ho ucciso l’uomo che amavo” iniziò Rory.
Sul gruppo calò il silenzio.
“Stavamo insieme da… molti anni. Una storia bellissima. Vivevo in Europa, all’epoca. Un
amore travolgente. Vivevamo alla giornata. Il futuro non ci spaventava. Nulla ci
spaventava. Poi un giorno…” prese fiato e Chloe le strinse istintivamente la mano, per
darle coraggio “Gli diagnosticarono un male incurabile. Da lì a poco sarebbe diventato
immobile. Un vegetale. Voleva vivere. Ma non così. Dopo l’ennesima vacanza, lui
peggiorò. Una sera, mi strinse la mano con tutta la forza che ancora aveva e mi implorò di
porre fine alla sua sofferenza. Lo amavo tanto. Avrei fatto di tutto per lui. Così attesi che si
addormentasse. Nella notte, presi un pugnale e lo accoltellai al cuore. Morì all’istante”
tremò, mentre si asciugava gli occhi “Scappai subito dopo. Scoprii in seguito che lui aveva
trascritto tutte le sue volontà in una lettera inviata a… alla polizia della città. Non mi
cercarono mai. Anche se, questa storia, mi ha segnato la vita”.
Lucifer la guardò con orgoglio. Era riuscita a rivelare il suo più grande segreto a così tante
persone in un colpo solo. Stava finalmente metabolizzando il lutto.
“Rory… è terribile quello che hai vissuto” esclamò Ella “Quando è successo?!”
“Tempo fa. Sto cercando di andare avanti. Ma… non è facile” tremò.
“Okay. Ora sappiamo un segreto di ognuno di noi. Direi che possiamo ubriacarci”
Mazikeen si alzò e si diresse verso il bar.
“Veramente, Lucifer non ha parlato” ricordò Carol.
“Meglio!” esclamò Linda, terrorizzata dall’idea che potesse rivelare cose pesanti.
“Tanto lo so che siete contro di me. Tutti” sbuffò il diretto interessato, alzandosi.
Chloe lo chiamò, chiedendogli di sollevare in braccio la figlia.

“Era davvero stanca per dormire in mezzo a questo casino”.


“Tante emozioni” annuì Chloe “Sapevi di Rory?”
“Vai contro le regole, detective” sottolineò lui.
“Lo sapevi?”
“Sì” annuì.
“Vado da lei”.
“E con tua figlia che faccio?”
“La fai dormire” sorrise.

Rory si nascose in un angolo del Lux, impaurita da cosa avrebbero potuto dire gli altri di
lei.
Si sentiva giudicata. Come durante la caccia alle streghe di Salem.
Si sedette a terra e osservò gli altri ridere e scherzare.
“Disturbo?” esclamò Chloe, prendendo posto accanto a lei.
Rory la guardò impaurita, ma non si mosse.
“Perché ti nascondi?”
“Beh… Non dovevo raccontare la mia storia” si schiarì la voce.
“Hai fatto una scelta molto coraggiosa”.
“Molto egoistica, veramente”.
“No. Hai posto fine alle sofferenze del tuo amato. Per questo motivo non puoi tornare in
Paradiso? Perché hai ucciso un umano?”
Lei annuì “Papà divenne molto severo dopo la ribellione di Lucifer. Specie con le regole.
Nessun contatto con gli umani. E nessuno poteva ucciderli. Pena, l’Ira di Dio” deglutì “Ma
io volevo conoscerli questi umani. Volevo sapere cosa aveste di così speciale. In fondo, gli
altri miei fratelli venivano mandati da mio Padre sulla Terra… Volevo sapere”.
“Così ti sei ribellata?”
“Sono scesa. Una. Sola. Volta” prese fiato “Una volta è bastata. Ero incantata dall’umanità
e dalle loro invenzioni. Ti parlo dell’Europa del 1400. Era così bella… Poi conobbi lui. Ci
amammo così tanto. Gli confessai chi ero e lui non ebbe paura. Anzi. Mi riempiva ancor di
più di attenzioni” Rory si asciugò una lacrima “Eravamo belli e innamorati. Poi la malattia
lo distrusse… Non mi aveva mai chiesto nulla. Mai. Perciò, quando mi disse di ucciderlo…
Io…”
“Non potevi tirarti indietro” dedusse Chloe.
“Già. Il giorno che morì, io persi le ali. Vagai per anni in cerca di uno scopo. Poi, entrai in
una chiesa e seguii un gruppo di suore. Sentivo il bisogno di ricongiungermi con Papà e la
mia Casa. Per poi scoprire l’amara sorpresa”.
“Indovino: bandita dal Paradiso?”
“Esatto. Dopo due secoli ho riavuto le mie ali. Ma non avevo più una casa e una famiglia.
Mi capitò di incontrare Lucifer, in una festa parigina del 1700. Parlando con lui e
confidandomi con un fratello ribelle, ho capito che avrei potuto vivere anche lontano dalle
mie Origini. Solo che le nostre storie erano diverse. Lui voleva staccarsi dal Paradiso. Io
no”.
“Quindi… sei qui per tornare nei Cieli?”
“L’idea era quella. Ma Lucifer… non può fare nulla per me. Ha letteralmente le mani
legate”.
“Beh, forse una cosa te l’ha data”.
L’angelo la guardò perplessa.
“Noi. Una famiglia. Guardali. Guardaci. Siamo tutti diversi. Creature celesti, infernali e
umane. Eppure siamo tutti insieme a mangiare, ridere e scherzare. E tu” si alzò e le offrì le
mani per alzarsi “Fai parte di tutto questo”.
Rory si alzò “Sono felice che Papà abbia cambiato idea e che ti abbia creata per il suo
folle figlio. Sei davvero degna di essere la compagnia del nuovo Dio” l’abbracciò.
“Merda!” Lucifer gridò dopo aver fatto cadere quattro bottiglie di alcol.
“Sì. Proprio fortunata” annuì sarcastica Chloe.

“Come fai?” chiese Carol a Lucifer.


“Come faccio cosa? A rompere bottiglie di vetro?”
“No. A fare tutto. Di giorno lavori con noi. Di sera segui questo night e, nel mezzo, gestisci
l’azienda di famiglia. Almeno così mi ha detto Ella”.
“Mi drogo. Ecstasy, meta… Il solito”.
Carol rimase senza parole.
“Scherzo, detective. Ho imparato a delegare. Ma non voglio rinunciare a nulla. La vita è
una”.
“Già. La vita è una” puntò lo sguardo su Ella.
Il Diavolo lo studiò “Allora. Tu e la signorina Lopez…”
“Oh… Non credo che siamo qualcosa. Cioè, ci siamo visti qualche volta…”
“Ma?”
“No. Niente ma. Ci siamo visti qualche volta. Mi piace. Davvero tanto”.
“Per forza. Ella è fantastica”.
“Sì, lo è. Anche se ho come la sensazione che non si voglia aprire del tutto con me. È
molto chiusa. Per quanto una persona come lei possa essere chiusa”.
Lucifer annuì “E questo ti frena?”
“Per cosa?”
“In generale. Ti frena questo suo distaccamento?”
“No. Certo che no. Sono un detective.

Amo i misteri. E lei… lei è così perfetta”.


“E misteriosa”.
“Vero”.
“Beh, questa cosa spetterebbe ai suoi fratelli, ma loro se ne stanno fregando della sorella
ultimamente. Quindi lo farò io al posto loro. Puoi stare con lei. Ma se la farai soffrire, se le
farai del male, ti giuro solennemente che ti troverò e ti torturerò fino alla morte e oltre”.
Carol sbiancò “Ooookay?! Ma non voglio farle del male, amico. Anzi. Tutto il contrario”.
Lucifer sorrise diabolico “Spero sia così”.
“Ehi, Lucifer! Che stai facendo a Carol?! Lo traumatizzi!” esclamò Ella, strappando Carol
dall’amico.
“Tranquilla, Ella. Stavamo solo parlando” tenne il gioco il detective.
“Esatto”.
“Mmmmh. Ti tengo d’occhio, Lucifer” lo minacciò portando le due dita della mano dai suoi
occhi verso di lui.
Dio sorrise e li lasciò soli.

“Ehi, Chloe. Come va?”


“Stravolta, Eve. Sono così stanca che ho paura a sedermi. Rischio di addormentarmi in
piedi” rise.
“Okay, vado al punto. Lucifer mi ha raccontato vagamente di voi due. E teme che tu possa
allontanarlo”.
“Cosa? Perché mai?” esclamò scioccata “Perché non riesce a godersi per più di un’ora
questa nostra storia?! È incredibile!”
Eve sorrise divertita “È abituato a ricevere solo critiche e odio. Forse non vede l’amore
neanche se si presentasse il sentimento in carne ed ossa”.
“Allora, è giunto il momento che si compri un paio di occhiali. Perché io sono tutta amore
per lui” sgranò gli occhi “Potrei aver bevuto qualche bicchiere di troppo” ammise.
“Tranquilla”.
“Comunque sia, io lo amo. Davvero tanto. E adesso mi sentirà. Reggi” le passò il bicchiere
vuoto e andò al centro della pista, dove si trovava il suo amato.
“Che combini?” chiese Mazikeen, appoggiando un braccio sulla spalla della moglie.
“Li faccio scoppiare” sorrise, indicando i due amici.
“Lucifer!”
Dio si voltò verso Chloe.
“Vieni immediatamente qui” gridò.
Lucifer obbedì “Che succede?”
“Sei davvero un cretino se pensi che io non ti ami. E sai una cosa? Mi sono rotta di
inseguirti o di dirtelo. Quindi, passo ai fatti” gli incorniciò il viso con le mani e lo baciò,
alzandosi il più possibile sulle punte dei piedi.
Intorno a loro scoppiò una pioggia di applausi e Lucifer la sollevò per i fianchi.
“Det…”
“Stampatelo in grande o tatuatelo sul corpo: Chloe Decker ti ama!”

10
“Tra poco non restavano neanche i tavolini. Non è possibile che ci siamo mangiati tutto. E
bevuto tutto” esclamò Lucifer, a fine serata.
“Fai il tirchio, ora?” rise Chloe.
“No. Assolutamente no. Era solo una constatazione”.
“Sai, alla fine non hai detto il tuo segreto” cambiò discorso.
“Forse è davvero meglio così. Ne ho tanti. Più o meno. Come quando sono tornato
all’Inferno e ho cambiato il loop infernale a parecchie anime. O quando ho torturato certi
demoni… Diciamo che è meglio così”.
“E perché mai?”
“Nelle regole, non c’era quella di non dover chiedere spiegazioni?”
“Se è per questo, dovevi dire un segreto solo e nel cerchio”.
“Hai ragione. Per vendetta”.
“Vendetta? Contro chi?”
“Tante persone. E demoni. Soprattutto loro. Ti hanno fatto del male. E non accetto
disubbidienza gratuita”.
“Aspetta, aspetta, aspetta. Tu hai rivoluzionato l’Inferno per me?” rimase a bocca aperta.
“Si”.
“Ma sei davvero il più grande dei cretini, Lucifer! Quando la pianterai di fare così? Non
devi…” prese fiato “Non valgo così tanto, Lucifer. Ti prego, dimmi che non sei tornato
all’Inferno per questo motivo”.
“No. Ero sceso per fermare un possibile ritorno dei demoni sulla Terra. Solo quando sono
tornato giù, ho deciso di vendicarmi”.
“Okay…”
“Quindi…” si avvicinò a lei ma la detective lo fulminò.
“No, Lucifer. Devo… devo metabolizzare questa scoperta. Scusami” prese il telefono dal
bancone e uscì dal locale.
“Ehi, Chlo’” salutò Rory, scendendo le scale.
Chloe le sorrise e proseguì.

“Spero ti sia divertito, stasera”.


“Tanto. Anche se per un attimo ho temuto che avremmo dovuto dormire al Lux”.
Ella rise “Non sarebbe stato male. Ma no. Domani si lavora. E Chloe non avrebbe
permesso a nessuno di fare le ore piccole. Quella donna deve rilassarsi un pochino di più”.
“Ma è la tua migliore amica”.
“Lo so, Carol. Proprio per questo lo dico” sorrise.
“Arrivati” disse, indicando il palazzo.
“Grazie per il passaggio, Carol. Sei stato gentilissimo”.
“Era il minimo” si allungò per baciarla, ma Ella girò la testa, finendo per ricevere un bacio
sulla guancia.
“Oddio, scusami” rise Ella e lo baciò “Vuoi salire?”
“Seguiamo il consiglio di mamma Chloe. Andiamo a casa a dormire. Magari…”
“Questo weekend?” propose lei.
“Oh. Io… ecco, avevo… avrei un appuntamento”.
“Ah”.
“Al cinema. Esce…”
“L’ultimo Marvel!” dissero insieme.
“Esatto. E ho preso i biglietti. Ultimi posti in alto” disse orgoglioso.
“Oh. E con chi vai?”
“Beh… con te. Se sei libera” sorrise speranzoso.
Ella fece il giro dell’auto e aprì il suo sportello, invitandolo ad uscire “Ma io ti amo!” Lo
baciò dalla gioia “Oddio. L’ho detto ad alta voce?!” si tappò la bocca con le mani.
“Se vuoi faccio finta di non averlo sentito. Reset” si premette un dito sulla tempia.
Ella rise divertita “No. Va bene così. Ti amo, Carol” lo baciò e corse verso casa, senza
aspettare una sua risposta.

“Che le hai fatto, Lucifer?” chiese la sorella.


“Non ti immischiare, grazie” si voltò e si versò da bere.
“È incredibile quanto tu sia ottuso, fratello! La tratti come se fosse…”
“Rory, basta!” tuonò lui.
La sorella indietreggiò stupita.
“Non ti immischiare tra me e la detective. Non più del solito”.
Lei annuì “Sarai pure Dio, ma non cambierai mai” sussurrò.
“Che significa, Rory?!” si voltò.
Rory tremò dalla rabbia “Riesci a ferirmi sempre. E non lo fai solo con me. Ma anche con
lei. Hai qualcosa di buono. Di davvero buono… E riesci a rovinarlo sempre. Quella povera
donna cerca in ogni modo di tirare fuori dalla tua anima l’amore che hai. Ma riesci sempre
a rovinare tutto”.
“Non sai neanche di cosa stavamo parlando…”
“E allora perché è scappata via? E perché tu non l’hai seguita?” sospirò “Lucifer, non fare
il mio stesso sbaglio”.
“Mi sembra troppo tardi, Rory. Ormai mi ama. Credo. Spero” deglutì incerto.
“Non intendevo questo. Non soffocarla per via delle tue paure. Senti, ho perso i miei poteri
col tempo. Quindi non posso vedere cosa bolle nella tua mente. Ma riconosco il terrore nei
tuoi occhi, quando la vedi. Hai paura di perderla, Lucifer”.
“Che assurdità. È immortale…”
“Non intendo solo fisicamente” fece un passo verso il fratello “L’hai resa immortale,
immutabile, legata a te perché non vuoi che ti lasci. Praticamente, la stai privando della
libertà. Del libero arbitrio, tanto amato da… indovina un po’? Te!”
“Che cosa dici…”
“La verità. E tu lo sai. Ci sarà un motivo se sei stato in Paradiso tutto questo tempo.
Scommetto che Michael ti ha detto le stesse cose. Da un altro punto di vista, ovviamente.
Non sento le tue paure, ma leggo i tuoi occhi. Sarai Dio, ma resti mio fratello. Purtroppo,
aggiungerei”.
“Non ti seguo…”
“Menti”.
“Io non mento”.
“Menti a te stesso. Ogni giorno. Okay, senti: hai commesso un bel casino con lei. E lo sai
anche tu, perché quando mi hai raccontato della sua immortalità, pensavi che l’unico
modo fosse morire. Ricordi?”
Lui annuì.
“Ecco. Ma sai benissimo che esiste una soluzione meno drastica”.
“Affrontare le mie paure”.
“Esatto. Chloe è qui. Ti ama. Ti accetta. Ti asseconda. Non ti serve tenerla al guinzaglio o
renderla immortale, togliendola da tutti i suoi cari”.
“Ma io…”
“Lo so che non è la tua intenzione, Lucifer” sospirò.
“Un momento. Era la tua? Tu avevi questa intenzione con il tuo amato?” realizzò Lucifer
“Ecco perché alla fine l’hai ucciso. Non era perché te l’aveva chiesto lui…”
“Perché parliamo di me? Stavamo parlando di te” Rory sbiancò.
“Rispondimi, sorella” insistette lui.
L’angelo chiuse gli occhi e una lacrima disegnò la sua guancia.
Annuì “Ti prego, non commettere il mio sbaglio. Lei ti ama davvero, Lucifer. Più di quanto
io amassi… Robert” confessò.
“Adesso mi spiego tutto. Ma non capisco l’attaccamento alla detective”.
“Non voglio che ti lasci, Lucifer. Devo dire, però, che quando tu non ci sei, lei resta
saldamente decisa ad amarti. Okay, siamo uscite qualche volta con le ragazze. O solo noi
tre, con Trixie. Chloe, beh, si fa notare tra la folla se vuole. Eppure, ha sempre rifiutato
tutti. E non con scuse banali. Con la semplice verità. “Sono impegnata” rispondeva a tutti.
Ed erano bellissimi esemplari di umani maschi. Lei ha occhi solo per te. Ha parole
meravigliose per te. Trova le spiegazioni più assurde per convincere tutti che tu sei degno
di fiducia, amore, rispetto… L’hai già conquistata. Non ti serve imprigionarla in una vita
non sua”.
“E se ti dicessi che nostro Padre ha dei piani ancora in sospeso per noi due e che
rendendola immortale la potrei salvare da ciò?!”
“Ne sei certo?”
Lucifer si sedette al bancone “No. Solo una mia speranza”.
“Lucifer… Questa sera ho cullato nostro nipote mentre parlavo con la moglie di un demone
e con la compagna del Diavolo. Se nostro Padre vuole qualcosa o ha deciso qualcosa,
questa si realizzerà sempre. Troverà sempre il modo per farle accadere” gli accarezzò la
schiena.
“Detesto essere me”.
“Ma sei così tenero” gli stampò un bacio sulla guancia “Sempre solo dopo che comprendi
tutti i tuoi casini. E adesso vai da lei”.
“Sarà già andata a casa”.
“Lasciando sua figlia qui?”
“No. Saranno…”
“Trixie dormiva beatamente. Sarebbe una pessima madre se la svegliasse per andare
via”.
Lucifer la guardò perplesso.
“Corri da lei. E sii più rilassato. Chloe e la sua umanità non sono un problema”.
“E tu?”
“Ho un letto che mi aspetta a casa Decker” sorrise.

Il salotto era deserto.


Sospirò, slacciandosi la vestaglia e posandola sul divano.
Salì gli scalini della camera da letto nel momento esatto in cui Chloe tornò dal bagno.
“Detective. Sei qui?”
“E dove dovrei stare?” esclamò, spostando le lenzuola per entrare nel letto.
“Non qui. Cioè, voglio dire, credevo fossi tornata a casa. A casa tua” si schiarì la voce.
“Trixie dorme nella sua nuova cameretta. E io amo questo letto. Comodo e confortevole.
Perché privarmi di una piacevole dormita?!” sorrise.
“A causa mia… Comunque…”
“Tu sei la causa di tante cose. Se dovessi prendermela per ogni cosa che fai o dici, non
staremmo insieme. Garantito” si sedette sul letto “Siamo una coppia. In un certo senso,
siamo sposati. Non ti lascio. Non scappo”.
“Visto che hai tirato fuori l’argomento…”
“Lucifer, sono stanca. È stata una piacevolissima serata. Vorrei solo dormire. Magari,
abbracciata al mio amato partner” sorrise, arrossendo.
Si tuffò nel letto e lei lo baciò.
“Come fai a essere dannatamente perfetta?”
Gli accarezzò il viso “Non ne ho idea”.
“Dovresti. Dovremmo capire come questo sia… possibile” si sdraiò su di lei.
Gli sorrise “Come stai? Veramente, però”.
“In balia degli eventi. I poteri da Dio sono sempre più forti. Controllarli mi sembra sempre
più difficile. In più, ho la testa che mi scoppia. Preghiere, suppliche, immagini di catastrofi,
l’Umanità e le sue follie… Dover gestire tutto”.
Chloe sbadigliò “Scusami. Ci sono. Ti sento”.
“Un bel casino”.
“Che tu saprai gestire alla grande. Non ti mancano le capacità. Sei degno di questo ruolo.
Hai le spalle larghe e un cuore enorme. Per quanto riguarda il cervello… Lascia un po’ a
desiderare” rise.
“Non puoi passarla liscia dopo queste affermazioni. Meriti una punizione” disse, iniziando
a farle il solletico.
Chloe scoppiò a ridere, cercando in tutti i modi di fermarlo.
“Basta, okay, okay. Ho capito. Fermati” rise.
Si fermò, sdraiandosi su un lato.
“Sei crudele” prese fiato.
“Lo so”.
Chloe scosse la testa e lo baciò “Domani sistemiamo il Mondo. Ora… voglio solo dormire
sul tuo cuore”.
“Volevo fare altro…”
“Ssssh. Abbracciami” lo zittì.

“Ehi, Chloe. Sei sola oggi?” chiese Carol, guardandosi intorno.


“Cercavi Lucifer?”
“Più o meno. Volevo chiedergli una cosa. Non importa”.
“Ti prego, dimmi che non è un favore che vuoi chiedergli. Sto cercando di farlo
disintossicare”.
“No. Era più una… semplice domanda. Okay, ho ricevuto questo messaggio” le mostrò il
telefono “E mi chiedevo se fosse stato lui a mandarmelo”.
“‘Sei morto. Se tocchi ancora Ella, morirai prima di subito’. Non è nello stile di Lucifer”.
“Sicura? Perché sa essere minaccioso, quando vuole” esclamò il detective.
“Purtroppo Lucifer non è in città, al momento. Ma fidati. Lucifer non minaccia così. Voglio
dire, non minaccia proprio. Preferisce agire” deglutì.
“Allora… Procedo con il rintracciamento del telefono. Grazie Chloe”.
“Di nulla. Fammi sapere”.
“Si. E tu non dire nulla a Ella”.
Rory entrò in centrale e si sedette davanti alla scrivania di Chloe.
La detective era completamente assorta dal lavoro che la cognata dovette tossire
rumorosamente per farsi notare.
“Oddio! Rory! Che ci fai qui? Da… da quanto sei qui?”
“Un po’. Ho bisogno di aiuto. Mi aiuterai?”
“Starei lavorando, ma si. Dimmi tutto”.
“Necessito di uno scopo nella vita!”
“Così? Dal nulla?”
“Vedi, in Asia, dove stavo prima di venire in America, lavoravo per vivere. Strano ma vero,
serve anche a noi. Anche se viaggiavo molto. Quindi erano lavori stagionali. Ora sento di
appartenere un po’ a questa città. Così, pensavo di…”
“Non mi devi spiegazioni sul perché tu voglia lavorare. Perdona le domande stupide.
Come ti potrei aiutare?”
“Non lo so. Vedi, io…”
Un uomo cadde a terra a pochi centimetri dalla scrivania di Chloe.
“Oddio!” esclamarono le due donne.
“Beccato!” troneggiò Maze, tenendo a terra la sua taglia.
“Maze! Ma cosa ti viene in mente!” gridò Chloe, aiutando l’uomo a rialzarsi.
“È un criminale molto dispettoso. E tanto bullo” sospirò annoiata.
Chloe fece scortare l’uomo da un agente.
“Wow. Tu sì che sai come movimentare le giornate” constatò Rory.
“Amo questo nuovo lavoro. Ma devo lasciarvi, dolcezze. La mia cara mogliettina mi
aspetta. Oggi, si doppia!”
“Tripla. Questa mattina ne hai preso un altro, ricordi?” aggiunse Ella, con i risultati di un
caso.
“Grazie Ells” il demone le strizzò l’occhio e scappò.
“Fa sempre così?”
“Anche peggio, Rory. Anche peggio” sospirò Chloe “Sono i risultati?”
“Sì. E… oh, no! Fascicolo sbagliato. Torno subito” saettò in laboratorio.
“Lavorate molto qui” l’angelo si guardò intorno, salutando con la mano il fratello, intento a
prendere una denuncia qualche tavolo più in là.
“Il mondo del lavoro è così. Specie in polizia”.
“Si… No. Non farebbe per me. Non sono tipa da torture o giustizia. No” picchiettò sul
tavolo.
“Ecco il fascicolo giusto. Ehi, vi va di passare un’altra serata al Lux? Magari solo donne.
Così ci divertiamo di più” propose Ella “Okay, mi risponderete dopo. Ho una conferenza
via web” salutò e tornò in laboratorio.
“Che tipa! Capisco perché Ray Ray ne sia affascinata”.
“Ray Ray sarebbe…”
“L’angelo della morte”.
“Giusto. Azrael, vero? Siete troppi” si sedette Chloe.
“Col tempo, ci distinguerai tutti” sorrise.
“Speriamo. Per quanto riguarda il lavoro… Forse ho un’idea. Devo prima parlarne con
Lucifer, però”.
“Perché? Non puoi farlo tu senza il suo appoggio? Non dipendere da lui, Chloe. Perché…”
“Che io sappia, lui è il proprietario del Lux” la interruppe.
“Lux? Cosa…?”
“Ti piace divertirti e vuoi lavorare. Lucifer… lo vedo molto provato dai suoi innumerevoli
impieghi. All’Inferno, i demoni sono e saranno controllati da Mazikeen. In Paradiso, credo
ci sia lui ora. Qualcuno dovrà guardare il Lux”.
“Credi ne sarei capace?” si illuminò.
“So davvero poco di te, ma ho capito che sei una che impara in fretta e che in ogni cosa
che fai ci metti il cuore. Io mi fido di te”.
“Ti adoro, Chloe!” saltò in piedi e la strinse in un abbraccio.

“Fratello! Che ci fai qui? Mi controlli?”


“Non essere paranoico, Michael. Non sto controllando il tuo operato” esclamò Lucifer,
rovistando nell’archivio della Città d’Argento.
“Cosa cerchi?”
Lucifer si voltò “Hai sistemato tu l’archivio?”
“Sì”.
“Perché? Non trovo più nulla!”
“Sai, non è proprio come prima qui. Quando sei emarginato dai tuoi fratelli…”
“Si, si. Risparmiami le lamentele. Sono in Paradiso. Non all’Inferno” si sedette stanco.
Il gemello lo studiò e sorrise divertito “Immaginavo”.
“Non iniziare con i tuoi giochetti mentali. Non attaccano con me”.
“Ma è evidente che stai scoppiando. Troppe paure. Troppe cose. Forse, dovresti
dimetterti”.
Con una gelata di vento, Lucifer fece cadere il gemello “Non osare…”
“Ehi, ehi. Non voglio litigare, Lucifer. Sono stanco. Ho perso e tu vinto. Ne sono
consapevole e lo accetto” esclamò a mani alte “Ma non posso negare che ora sei fatto più
di paure che di carne ed ossa”.
“Okay, okay. Come vuoi. Sì, ho dei problemi. Ma li risolvo. Li risolverei prima se avessi
lasciato tutto com’era prima”.
“Ho letto i piani di Papà” confessò Michael, alzandosi da terra.
“Scommetto che ora ogni angelo conosce tutto”.
“No. Mi hai dato fiducia, quando credevo che mi avresti incenerito all’istante…”
“Volere della detective”.
“No, Lucifer. Non mi hai ucciso”.
“Aaaah, quello. Certo” annuì.
“Chloe ti ha cambiato. Lo devo riconoscere” sorrise nostalgico “Papà ti ha davvero
benedetto con lei”.
“Hai dei sentimenti per la mia donna, fratello?”
“No. Assolutamente no. Di certo, ha la stoffa per regnare. Se fosse per sua scelta”.
“Per tutti i diavoli, io non sono nato perfetto. Rimedierò”.
“Come?”
“Non sono cose che ti riguardano”.
“Come vuoi. Comunque, le risposte le trovi qui” lo superò e prese un grosso scrigno che
posò sul tavolo “Questi non li posso decifrare. Solo un Dio può. Tu”.
“E allora…”
“Ho mentito. Ma solo un piano, quello su Chloe, sono riuscito a leggerlo”.
“Fatalità”.
“Dille tutto. Meglio la verità che una menzogna. Dico bene?” sorrise e lo lasciò solo con le
sue domande.

Carol entrò in laboratorio e la vide china sul microscopio.


Ella era così presa dalle sue ricerche che il detective si incantò a guardarla.
“Oh, ehi Carol! Che succede?” sorrise lei, voltandosi.
“Niente. Volevo… staccare dal lavoro un po’”.
“Oooh. Certo” sorrise divertita.
“Mi chiedevo se… Se ti andasse di uscire, con me, stasera. Nulla di super serio. Una cosa
così. Tranquilla. Tra due che si conoscono. Che si frequentano”.
“Oh… Okay. Perché no?” sorrise Ella “Ci sto”.
“Fantastico. Ti passo a prendere per le…?”
“Oddio, non lo so. Finisco qui alle cinque… facciamo per le otto?”
“Perfetto. Potremmo andare… Che giorno è oggi? Della settimana?”
“Giovedì” rispose lei.
“Giov… Giovedì?!” impallidì.
“Che succede?”
“Ella… ho il turno di notte! Non…”
La ragazza scoppiò a ridere “Tranquillo, Carol. Se non sarà oggi, sarà domani. Dopo
domani. Tu scappi?”
“No” scosse la testa.
“Ecco. Neanche io. Tranquillissimo”.
“Sul serio?”
Ella lo baciò “Sul serio”.
“Grazie, Ella. Sei un angelo!”
“Se sapesse quanto ti odi, credo che mollerebbe il lavoro per costringerti ad ascoltarlo ore
e ore” esclamò Dan.
Ella sobbalzò “Ma tu dov’eri?!”
“Seguivo Chloe” sorrise “Finalmente ti sei sbloccata con lui. Era ora”.
“Non cambia il modo in cui io mi sento” sospirò, sistemandosi bene le cuffie alle orecchie.
“Ella, già il fatto che ti stai impegnando tantissimo per perdonarti, vale oro”.
“E allora perché mi sento uno schifo? Perché ho paura di perdere tutto? Perché…”
“Disturbo?” bussò Chloe, aprendo la porta.
Lei tirò su col naso “No, dimmi”.
“Ehi… È successo qualcosa con Carol? Lo devo picchiare? Lo arresto?”
Ella rise “No. Pensieri”.
“Arresto e picchio anche quelli” scherzò “Senti, sai che se vuoi sfogarti, io ci sono, vero?
Considerami come un confessionale”.
“Puoi fidarti di lei, Ella” tossì Dan.
“Grazie, Chloe. Mi servirebbe solo staccare un po’ dai pensieri”.
“Non penso che possa staccarti la testa e riattaccartela in seguito ma…”
“Una serata al Lux?” suggerì Dan.
“Zitto” sussurrò Ella.
“Oh, scusa” rispose Chloe.
“No, no, no. Cielo, no. Non intendevo a te. Ecco…”
“Oooh. Al…” deglutì Chloe.
“Già”.
“Che ti ha detto? Spero niente di offensivo su di me” si sedette sul tavolo.
“No. Anzi” si schiarì la voce “Suggeriva una serata tra ragazze. Al Lux. Ma è fuori
discussione perché non c’è Lucifer e magari a te fa male andare lì…”
“Per l’ultima volta, no. Ella, non mi ha lasciata. Non è scappato in Mexico o in luoghi ignoti
a me. So dove sta. Lucifer e io stiamo ancora insieme. Caso chiuso” rise.
“Mmmmh. Okay. Allora, Lux?”
“Lux. Avvisi tu le altre? Sono un po’ indaffarata”.
“Nessun problema! Pensi che Rory sarà dei nostri? O sì vergognerà ancora per il
segreto?”
“Chiamala. Le farà bene avere una famiglia” sorrise “Io cerco una baby-sitter”.

“È fantastico, Ella. Anzi, è quello che mi ci voleva. A stasera” attaccò Linda e aprì la porta
di casa.
“Salve, dottoressa”.
“Lucifer! Come… come sei entrato? E… che cos’è questo profumo?”
“Il pranzo. E, dalla porta. Ovviamente” sorrise, mostrandole il tavolo apparecchiato “Tuo
figlio ve lo siete mangiati?”
“No, è al nido”.
Lucifer la guardò perplessa.
“La scuola per bambini piccoli” spiegò lei.
“Aaaah. Giusto. Asilo nido. Okay, non importa. Hai fame?”
Linda lo studiò “Che hai combinato, Lucifer?”
“Ho solo cucinato”.
“Mmmmh, non la bevo”.
“Okay, okay. Siediti, però. Stai morendo di fame”.
“Come… Oh, già. Hai tutti i poteri…” si sedette, sconfitta “Che succede?”
“Come fate voi umani ad accettare la morte? La vostra morte?”
“Wow. Che domanda!” esclamò “Noi ci conviviamo da quando siamo nati. Per questo
cerchiamo di riempirci le giornate di cose da fare. Anche solo per vivere a pieno la nostra
vita terrena”.
“Okay, e riguardo gli altri?”
“Fa male. L’hai visto con Dan. Fa tanto male. Ma poi si va avanti. Sperando che stiano in
un posto migliore”.
“Quindi… se avessi la possibilità di diventare immortale… rifiuteresti?”
“Beh… solo io? Perché in tal caso, sì. Rifiuterei categoricamente”.
“Perché?”
“Sono una madre, Lucifer. Vedere morire i miei figli prima di me? È una crudeltà più
grande di qualsiasi tortura pensata all’Inferno”.
“Lo immaginavo” sospirò.
“Si tratta di Chloe, vero?”
“Ho combinato un altro dei miei casini!” sospirò.
“Okay, spiegati” disse, iniziando a mangiare.
“L’ho resa immortale perché avevo paura di perderla. È stato involontario, ovviamente.
Ma… adesso che so come farla tornare umana… Sono combattuto”.
“Parlane con lei”.
“Non posso. Mi ammazza”.
“Ti ammazzerebbe di più se lo scoprisse da solo. Ma come fate a cucinare così bene?!
Avete una dote particolare alla nascita?!”
“No. Mi rilassa cucinare”.
“Cucina sempre tutto alle cene di famiglia”.
“Se l’avrò ancora una famiglia…” sbuffò.
“Lucifer… Stiamo parlando di Chloe”.
“Appunto. Lei… Non vuole sorprese. Non vuole segreti. E ora…”
“Fidati di me, per una volta: dille tutto”.
“Okay…”
“Magari oggi. Stasera usciremo tutte insieme…”
“Sì, serata tra ragazze al Lux”.
“È inquietante che tu ci anticipi le frasi o i concetti”.
“No. Ella mi ha mandato l’ennesimo messaggio rabbioso, dove aggiungeva che sareste
andate tutte al Lux”.
“Ti manda messaggi rabbiosi?”
“Sì. Crede che io abbia lasciato la detective, perché sono giorni che non vado al lavoro e
non sto con lei”.
“Glielo dirai mai?”
“Dottoressa, ho altri problemi ora” si alzò.
“Dove vai?”
“Dalla detective. Prima le parlo, meglio è. O sbaglio?”
“No no. E grazie per il pranzo. Divino”.
“In fondo, sono Dio” sorrise e uscì di casa.

Lucifer bussò al vetro dell’auto.


Chloe sobbalzò e lui aprì lo sportello del passeggero.
“Detective, sei arrivata prestissimo” si sedette.
“Ma tu… Che ci fai qui, Lucifer?”
“Non posso tornare sulla Terra dalla donna che amo?!”
“È sempre bello sentirtelo dire. Ma intendevo qui, nel parcheggio della scuola di Trixie?”
“Ti cercavo. E poi, ho visto che ore fossero e ho pensato: sarà dalla figlia. Ed eccoti qui”.
“Pensi, quindi. Mi spaventa questa cosa”.
“Okay, sei arrabbiata. E hai tutto il diritto di esserlo”.
Lei sorrise “No, Lucifer” rise “Mi hai presa alla sprovvista” si sporse verso di lui e si
baciarono.
“Come due adolescenti… Di nascosto. Mi piace”.
“Cretino. Come mai appari così? Che succede?”
“Un po’ di cose”.
“Mmmmh. Tipo?”
“So perché sei immortale”.
“Oooh. Così? Diretto” prese fiato lei “Vai”.
“Colpa mia”.
“Quello sempre”.
“No, davvero. Il terrore di perderti. Di non avere più la mia Dea… Mi ha spinto
involontariamente a proteggerti, rendendoti immortale”.
Chloe sgranò gli occhi ma non si scompose più di tanto. Limitandosi a mordersi le guance.
“Sono davvero l’origine di ogni catastrofe. Insomma, non riesco a godermi noi. Troppo
preso dal futuro. Da quello che succederà o da ciò che può succedere tra noi”.
Lo guardò interrogativa.
“Mio Padre aveva… ha dei piani su di noi. In quanto coppia. Piani che io non condivido e
che vorrei non si realizzassero. Rendendoti immortale, pensavo… speravo di frenare la
loro realizzazione”.
“Finito?”
“Finito”.
“Ridammi la mia mortalità, grazie” si limitò a rispondere.
“Ma…”
Lo fulminò.
“Certo. Ecco… devo solo…”
“Comprendi il tutto entro l’anno come farmi tornare umana. Grazie”.
Dal tono di voce, capì che era sull’orlo di esplodere. Così non disse più nulla, limitandosi a
guardare davanti a lui la scuola di Trixie.
“Sta uscendo. Non dire nulla di questa storia” ordinò Chloe, uscendo dall’auto.
“Come se sapesse la verità” ribadì lui.
La bambina corse dalla madre, fermandosi solo quando vide anche Lucifer.
“Cosa succede? Perché c’è pure lui?” chiese curiosa.
“Nulla. È venuto con me. Com’è andata oggi?” l’abbracciò e baciò sulla fronte.
“Tutto bene. Anche tu, mamma?”
“Sì, sì. Non preoccuparti”.
“Ciao Lucifer” Trixie batté sul vetro dello sportello per poi salire dietro.
“Trix” le sorrise.
“Perché avete litigato?”
“Non abbiamo litigato” risposero all’unisono, mentre Chloe partì con l’auto.
“Si, invece. C’entro io?”
“Assolutamente no” rispose la madre.
“Perfetto. Basta che non sono la causa dei vostri litigi” si rilassò contro lo schienale.
Lucifer rise ma non aprì bocca.

Arrivati a casa, Trixie volò in camera sua, mente Chloe fermò lui.
“Senti, chi riesce a capirti è bravo. Ma io voglio davvero capirti”.
“Per essere brava?”
“Anche” sorrise divertita “Ma…”
“Detective, non mi passerà velocemente questa mia paura. E ammetterlo, per me…”
“Lo so, lo so. Va oltre la tua natura. Lo so. È che…”
“Hai bisogno di tempo”.
“No. Ho bisogno… Sono stanca di… Vieni qui” lo abbracciò forte “Sono stanca di litigare
con te. Mi sei mancato” deglutì.
“Ehi…”
“So tutto. Non ti do nessuna colpa o altro. Ti amo incondizionatamente”.
“La mia piccola dolce detective”.
“Però, davvero. Fammi tornare umana. Io…”
“Lo fai per Trixie. Sì, sì. Siete fotocopiati, voi genitori” scosse la testa.
“Hai parlato con…”
“Linda. Eve. Tutti! Stessa risposta da tutti”.
“Lo so. Comunque, se la tua preoccupazione più grande è la mia morte, sappi che - se
tutto va bene - andrò in Paradiso. E, chi è il padrone di casa di quel regno…”
“Non è la stessa cosa”.
“È esattamente la stessa cosa. Ti ricordo che hai sposato un’anima” sottolineò.
“Ecco, vedi. Per quanto riguarda quell’evento…”
Trixie socchiuse la sua porta, incuriosita dal discorso dei due adulti.
“Non era un matrimonio, vero?” si illuminò.
“Già” annuì, abbassando lo sguardo.
“Oh, ma questa sì che è una notizia bellissima, Lucifer. Non siamo sposati”.
“No. È tutto legato al…”
Lo baciò dalla felicità “Vedi? La prossima volta, parti con le notizie belle”.
“Aspetta. Sei felice perché non siamo sposati? In nessun modo?”
“Esattamente”.
“E poi dicono che sono io quello strano” rise.
“Dove sei stato?”
“In Paradiso. E dai miei” si sedette al tavolo.
“Dai tuoi? I tuoi… tuoi?”
“Quanti miei ho?”
“No… Intendo, nel loro nuovo Universo?”
“Sì. Mi sono perso un po’ per la galassia. Gabriel non sa dare le indicazioni. Oppure sì, ma
non a me. Comunque sia, sono stato da loro. Avevo bisogno di risposte da chi ha creato
tutto”.
“Da tuo Padre”.
“Mi manipola tutt’ora. Successione un corno. Comanda ancora lui. Io che governo a fare
questo Universo se lui ha lasciato ordini per… secoli?”
“Per gli altri secoli?”
“Giusto. Comunque, non c’è scampo. E tutto questo è così deprimente e odioso…”
“Ma riguardo a cosa?”
“Al nostro futuro”.
“Si, ma nello specifico? Detta così sembra che siamo destinati a partire per Marte e a
colonizzare il pianeta rosso con koala mutanti”.
“Koala mutanti?”
“La prima cosa che mi è passata in mente”.
“I koala? Okay…”
“Senti, sono felice che sei qui. Non mi interessa sapere il futuro. Voglio solo tornare alla
normalità e a godermi la vita che mi resta qui. Spero con te. Tutto questo”.
“È il tuo desiderio?”
“Se vogliamo metterla così, sì”.
“Okay. Starò zitto. E fermo” aggiunse.
“Bravo diavoletto” sorrise.
Trixie si allontanò dalla porta e tornò a disegnare, cercando di capire cosa abbiano
davvero detto.

11
“Linda, dove vai così elegante?” esclamò Amenadiel, rientrando in casa.
“Al Lux. Una innocua serata tra ragazze. Beh, spero non tanto innocua. Ho voglia di fare
festa”.
“Mi sembra giusto. Allora avviso che non vado al lavoro”.
“Giusto! Avevi il turno di notte. Me ne sono dimenticata. Dai, resto”.
“No. Devi uscire. Te lo meriti. Possiamo chiedere a Chloe come ha fatto per Trixie”.
“La chiamo subito”.
“Salve, gente” esclamò Lucifer, aprendo prepotentemente la porta di casa.
“Lucy. Sei tornato. Che ci fai qui? Ciao, Trixie” sorrise Amenadiel.
“Sono la vostra salvezza. La detective mi ha detto che tu lavori e tu sei richiesta alla festa.
Perciò, baderò io alla vostra prole. Come già faccio con lei” indicò Trixie
“Ho più l’impressione che sia Trixie a badare a te” esclamò Linda.
La bambina rise divertita.
“Divertente. Comunque sia, andate. Ci penso io al piccolo. Dopotutto è mio nipote”.
I due genitori si guardarono terrorizzati, ma finirono per dargli fiducia.
“Tranquilla, Linda. Lo tengo d’occhio io. L’ho promesso alla mamma”.
“Grazie, tesoro. Allora a dopo” Linda stampò un bacio sulla guancia del figlio, seduto sul
seggiolone e poi uscì.
“Lucy, per qualsiasi problema…”
“Ti chiamo. So come gestire un bambino”.
“Ne dubito. Ciao Trixie” uscì dietro Amenadiel.
“Dunque, come si gestisce un bambino?” chiese.
Trixie alzò gli occhi al cielo.

“Ehi, Rory. Ho saputo che vuoi lavorare qui” esclamò Mazikeen, appoggiandosi di schiena
sul bancone del Lux.
“Sì. Cioè, era un’idea. È un’idea, veramente. Dovrei parlarne con Lucifer”.
“Ah, se lo trovi, avvisami”.
“Sì, diciamo che scappa parecchio” rise.
“È perché non riesce a gestire la sua esistenza in pace. Comunque sia, spero che rilevi tu
questo posto. Un tocco femminile serve. E poi, sei la sorella ribelle. Ci si divertirà davvero
qui”.
Rory prese due shot e gliene passò uno.
“Al divertimento?”
“Al divertimento” Maze brindò e si finì il bicchierino.
“Quindi, sei libera?” esclamò Eve.
“Sì. Un grande sollievo” annuì Chloe “Non fraintendermi. Amo Lucifer con ogni cellula del
mio corpo. È solo che non voglio essere chiusa in un matrimonio. Non di nuovo”.
“Lo capisco. Quando hai una storia andata a male alle spalle, temi che possa accadere di
nuovo”.
“Esatto. Sto bene come sto”.
“Balle, Chloe!” si aggiunse Linda, con in mano un cocktail “Tu non hai paura del
matrimonio. Hai paura di lui”.
“Non è così. Non mi spaventa Lucifer. Credimi. L’ho visto in tutto il suo… splendore
infernale e celestiale. No, non mi spaventa” bevve un sorso del drink che aveva in mano.
“Non intendo quello. Lucifer è immaturo per ciò che riguarda una relazione seria. Quello ti
spaventa”.
“Concordo con te, Linda” annuì Eve “Ma… Non per questo non possa sorprenderti,
cambiando”.
“Chi deve cambiare?” chiese Ella, raggiungendole “Dio, c’è un tale casino fuori. Per
entrare a momenti dovevo chiamare Lucifer in persona” si sedette sul divanetto “Di che si
parla, chicas?”
“Di Lucifer” rispose Chloe.
“Ah. Argomento nuovo. Ti ha scaricata? Perché se così fosse, lo uccido!”
“No, no. Niente di tutto ciò”.
“Parliamo di altro? Tipo, balliamo?!” cambiò discorso Eve, alzandosi e ondeggiando verso
la moglie.
“Mi piace!” la seguì Ella.
“Sul serio, Chloe. Lucifer è quello che è. Lo sai meglio di me. Ma solo tu sai nel profondo
che lui è adatto allo scopo”.
“Quale scopo? Linda, quanto hai bevuto?”
“È il terzo. Ora passo al quarto” rise.
Chloe scosse la testa e si alzò “Grazie, Linda”.

“Se lo culli così, lo agiti” constatò Trixie.


“E come dovrei fare? Fanno tutti così. Ho sempre fatto così. Ora arrivi tu e mi cambi
tutto?!”
“Sì, Lucifer. Perché sbagli a prenderlo. Mettilo sulla spalla”.
Lucifer seguì il consiglio.
“Ora vedrai che starà più calmo e dormirà prima”.
Dio camminò lentamente per il soggiorno, accarezzando la schiena del nipote.
Charlie chiuse gli occhi e si addormentò dopo poco.
“Dorme?” chiese.
Trixie si alzò e controllò “Dorme”.
“Fantastico. Ma non posso spostarlo da qui. Mi toccherà morire così”.
“Siediti. Ti stancherai sennò”.
“Come fanno tutti i giorni, io non lo so”.
Trixie rise “Mai stato più di un’ora con un neonato vicino?”
“No. Evitati come la peste”.
“Drastico”.
“Pura verità”.
“Odi così tanto i bambini?”
“Odiare è un modo contorto di amare. Io non li tollero. Punto”.
Charlie si mosse, portando un braccio più vicino al collo dello zio.
“Vedi? Mi vuole strozzare”.
“Forse ha capito che te lo meriti” alzò le spalle lei.
“Divertente. Perché dovrei meritare di essere strozzato?”
“Perché tu… Ecco… Non lo so. Forse perché sparisci dal nulla e riappari dal nulla come
se nulla fosse”.
“Ehm, veramente questa volta…”
“Sì, sì. Hai avvisato mamma. Lo so. Infatti, per la prima volta, non era triste. Non era
depressa. Detesto vederla così. Come se tu fossi la base per la sua felicità. È
indipendente. È forte. Eppure tu la cambi” lo fissò “Perché parlo così tanto con te?!
Confesso cose che non voglio confessare”.
“È tutto okay”.
“No” urlò lei, per poi tapparsi la bocca “Si è svegliato?!”
“Non mi sembra. Credo sia immobile. Oppure è morto?!”
“Lucifer!”
“Ah, no. Respira. Falso allarme” rise.
“Non è okay. Mamma ha te. Ha solo te con cui sfogarsi. Credo. Forse. So che prima lo
faceva con papà. Si parlavano tanto. Erano buoni amici. Ora…” Trixie si rabbuiò.
“Io ci sono sempre per lei”.
“Ma non è vero. Ti rivedo oggi dopo giorni”.
“Comprendo la tua confusione, ma sappi che tua madre è al corrente dei miei
spostamenti”.
“Come? Vi telefonate? Vi messaggiate? Come?”
“Ora non starò qui a raccontarti per filo e per segno come tua madre ed io portiamo avanti
la nostra relazione”.
Lei annuì, mordendosi le labbra.
Lui chiuse gli occhi, respirando.
Si alzò e sdraiò Charlie sul lettino del soggiorno.
“Sono l’essere più impossibile della Terra. Lo so. Sto cercando di equilibrare questa mia
nuova vita. E, credimi, non è per niente facile”.
“Adulti. Vi complicate sempre la vita senza senso” scosse la testa lei.
“Sentiamo, che dovrei fare?”
“Vuoi davvero dei consigli da me?” esclamò sorpresa.
“Certo. Ormai li ricevo da tutti. Perché non da te? In fondo, mio Padre perdeva molto
tempo ad ascoltare i piccoli umani”.
Trixie lo guardò confusa. Poi si sedette dritta sul divano e pensò alle parole giuste da dire.

“Credo che con Carol sia una cosa seria. O meglio, può diventarlo” confessò Ella al terzo
margaritas.
“Davvero? È grandioso, Ella” sorrise Linda.
“Sì. Insomma, almeno non è un serial killer”.
“Per favore. Coral serial killer? Con quella faccina da cane bastonato? Per favore!”
“Maze, anche di Pete lo dicevi” ricordò Ella.
“Mai detto. Era troppo sdolcinato. Coso, qui, non lo è. È solo impacciatissimo”.
“Grazie Maze” esclamò stranita Ella.
“Credo che voglia dirti che è okay”.
“Oooh. Grazie” sorrise.
“Ragazze, festeggiamo. Mi è appena arrivata una email dal lavoro. Posso fare la domanda
da tenente. Quindi, brindiamo” esclamò Chloe, seguita da Eve e Rory.
“Wow. Congratulazioni. Allora, visto che siamo in tema di novità: ho intenzione di
proseguire gli studi in educazione infantile. O in psicologia infantile”.
“Ti dai ai bambini?” esclamò Eve, stupita.
“Anche perché lo fai già. Sei la terapista di Lucifer” commentò Rory.
Chloe annuì, sorridendo.
“È che la maternità mi ha spinta a studiare tanto dei comportamenti degli infanti che… Non
lo so, mi ispira”.
“Beh, festeggiamo!” gridò Ella, versando da bere a tutte.

“Qualcuno ti ha mai chiesto cosa realmente desideri, Lucifer? Nel profondo del tuo cuore,
tu cosa vuoi? Perché potresti darti tutti i consigli del mondo, ma se non so per cosa…
Diventa difficile, per me”
Dio guardò intensamente Trixie, pensando alla sua domanda.
“E dai. Lo chiedi a tutti! Lucifer, che cosa desideri, veramente?” ripeté Trixie.
Lucifer la guardò in silenzio.
“Lucifer sei morto?”
“No. Sono vivo. È che… la risposta a questa domanda mi sconvolge” ammise.
“Non sono Dio. Non leggo la mente. Qual è la risposta?”
“Voi. Desidero stare con la detective e con te. Il più a lungo possibile”.
“Davvero?! Ma è fantastico Lucifer” si tuffò su di lui, lasciandolo senza parole “Non te ne
pentirai. Siamo già una bella famiglia”.
Lucifer la strinse a sé “Lo so, piccola mia. Lo so”.

“Amenadiel, scusami se ti disturbo, posso chiederti una cosa?” esclamò Carol.


“Detective, certo” sorrise.
“Dal carcere è evaso un serial killer e ci hanno inviato la comunicazione. È stato Lucifer ad
arrestarlo. Non vorrei superarlo. Mi terrorizza quel tipo”.
“Mio fratello…”
“Oddio, sì. Tuo fratello. Però…”
“Tranquillo, Carol. Chi è questo fuggitivo?”
“Oh, sì. Ecco” gli passò il fascicolo “Non ho problemi con Lucifer, ovviamente. È lui che ha
problemi con me”.
“Lucifer fa così con tutti quelli a cui tiene…” Amenadiel rimase senza parole.
“Riconosci il tipo?”
“Devo… Devo avvisarlo”.

La porta si aprì e Lucifer si allertò “Chi è?!”


“Oh, Lucifer. Che bello che sei qui. È davvero bello. Tu sei davvero bello” esclamò Linda,
barcollando sugli scalini.
“Tutto okay?”
“No. Ha bevuto non so quanto” esclamò Mazikeen, seguendola a ruota.
“Ehi, regina dell’Inferno. Hai cambiato lavoro in baby-sitter?”
“E tu, Dio?” rise, sollevando Linda in braccio “Charlie?”
“Nel lettino. Mentre la prole della detective dorme sul divano”.
“Un dormitorio di poppanti” rise, portando Linda nel suo letto.
“Più o meno. Ho passato il tempo a fare miracoli. Sono ancora incapace di farli davvero
bene. Sono più da favori”.
“Li concedi ancora? Credevo che avessi smesso”.
“Non smetterò mai di essere me stesso, Mazikeen. Comunque sia, sei sola?”
“No. Eve è in macchina. Ti consiglio di andare a casa. Chloe credo stia nell’attico. Ad
aspettarvi”.
“Attico? Pensavo andasse a casa sua”.
“Era troppo ubriaca per guidare. Io dovevo accompagnare Linda. Rory ha portato Ella a
casa sua. Ma tu… tu vai al Lux. Devi riallacciare un rapporto”.
“Cosa vi ha detto?”
“Detto non ha detto. La conosco ormai. Non siete mai stati sposati?!”
“Mai”.
“E l’hai resa immortale?!”
“Già”.
“Beh. Non lo è più. Lo attestano l’alcol e la ferita alla mano che si è fatta, con un bicchiere
rotto”.
“Si è tagliata?!”
“Rilassati, Lucifer. È viva e vegeta. Prendi Trix e vai da lei”.

“Oh mio Dio, Rory. È pazzesca la tua storia. Sei stata davvero in Giappone? Alla festa di
primavera?? E…” Ella barcollò e l’angelo la sostenne.
“Ho viaggiato molto. Sì”.
“Dobbiamo organizzare un viaggio per l’Asia. No, per l’Europa. No, anzi: America del Sud!
No, no, no…”
“Ella, che ne pensi se facessimo un bel viaggio nel meraviglioso mondo dei sogni?” La
fece stendere sul letto.
“Sarebbe perfetto”.
Dan apparve e Rory sgranò gli occhi.
“Che hai visto?” chiese Ella, sbadigliando.
Dan fece segno di non dire di lui.
“Nulla. I cocktail. Sono cotta anche io” mentì.
“Allora resta qui. Notte” Ella si abbracciò il cuscino e si addormentò all’istante.
“Vieni di qua” la chiamò il detective.
Rory lo seguì nel soggiorno “Credo sia la prima volte che vedo un fantasma. Ciao.
Piacere…”
“Si, so che sei Rory, la sorella ribelle di Lucifer. So chi sei. Ti ho già visto”.
“Io mai. Perché ti vedo?”
“Non lo so. Comunque, ti devo chiedere un favore”.
“Tu sei… ti conosco! Sei il padre di Trixie! Sei Daniel Espinoza! Mi dispiace che sei morto.
Ma perché sei qui? Sulla Terra?”
“Storia molto lunga. Puoi farmi un favore?”
“Li fa Lucifer quelli. Faceva. Li faceva. Lo fa ancora? Quel fratello è un mistero”.
“Rory, cara dolce Rory” Dan cercò di non perdere la pazienza “Ho davvero bisogno che tu
mi faccia questo favore, perché io non sono fisicamente disponibile”.
“Giusto, giusto. Sei morto. Sei… anima? Davvero, come funzionano i fantasmi?”
“Rory!” gridò.
“Scusa” alzò le mani lei.
“Puoi rimanere qui? A dormire, intendo”.
“Perché?”
“Ho un terribile presentimento. Sarei andato da Lucifer. Ma trovare Dio libero… È una vera
impresa”.
“Concordo. Okay. Tanto, sarei stata sola a casa”.
“Fantastico. Ti ringrazio di cuore” sorrise, pronto a svanire.
“Ehi, no. Non andartene. Non ho molto sonno e… Non ho mai parlato con un umano-
fantasma. Ti va di parlare?”
Daniel la guardò perplesso. Era un angelo davvero particolare, vestito tutta di nero.
“Perché no?” sorrise e si sedette accanto a lei.

“Ti prego, non svegliarti. Ti prego, non svegliarti. Ti… Detective, sei sveglia?” esclamò
Lucifer, uscendo dall’ascensore con Trixie addormentata in braccio.
“Che succede a Trixie?!”
“Dorme. Cosa che… pensavo stessi facendo tu. Mi aiuti?”
Chloe aprì la porta della camera della bambina e lo aiutò a stenderla.
“Sono salita. Ho fatto una doccia fredda. E stavo per andare a dormire”.
“Giusto”.
“Com’è andata con i bambini?”
“Sono vivo per miracolo” rise “Voglio tanto bene a quel minuscolo umano. Ma corre come
un pazzo. Cioè, più che correre, gattona tanto. Cammina ancora barcollando, ma con
braccia e gambe… Esistono corse clandestine di neonati che gattonano?”
“Ha un anno, Charlie. E, comunque, no. Mi dispiace”.
“Peccato. Sarebbe stato fantastico allenarlo” si tolse la giacca “Fatto sta che è stata dura.
Grazie a tua figlia, sono intatto. Mentalmente, dico” si versò da bere.
“Basta alcol, per oggi. Abbiamo bevuto da fare schifo”.
“Mi piaci ubriaca. Cioè, mi piaci sempre. Non fraintendere. Ma da brilla… sei più sciolta.
Più divertente”.
“Non è vero”.
“Si che lo sei” la strinse a sé e le stampò un bacio sulla fronte “Tua figlia mi ha fatto una
ramanzina assurda”.
“Davvero? Brava scimmietta mia”.
Lucifer si sedette sul divano e Chloe lo seguì, appoggiandosi col gomito sulla testata.
“Me l’hai messa tu contro?”
“Unico modo per sapere come funzioni e cosa vuoi da noi”.
“Ha senso”.
“Alla fine, che conclusioni hai dedotto?”
“Mi stupisci sempre, detective. Sei ubriaca, nonostante la doccia e tutto il necessario per
tornare un po’ più lucida. Eppure vuoi sapere tutto quello che è successo alla mia serata
con Trixie. Sei davvero unica”.
Chloe arrossì “Rispondi e basta”.
“Ti amo. Amo stare con te. Amo tutto di te. E desidero con tutto me stesso passare il resto
dei nostri giorni terreni insieme. E poi l’eternità nella Città d’Argento, come regnanti
dell’Universo”.
“Ah, questo… questo è bellissimo” lo baciò, sedendosi su di lui.
“No, aspetta. Detective, sei…”
“Innamorata follemente di te” lo baciò, spinta dalla passione.
“Ma io…”
“Se parli ancora, ti spacco la Corvette” rispose.
“Minacce pesanti” tornò a baciarla.

12
Gli tirò il labbro inferiore, mentre gli sfilava la cintura.
Le mani di lui le strinsero con forza il fondoschiena, camminando poi avanti e indietro sulle
gambe.
“Ci spostiamo sul letto?” respirò Lucifer, perdendosi nei suoi occhi.
Chloe si tolse la camicia, restando solo con gli slip “Perché? Stiamo comodi pure qui” si
tenne in equilibrio precario sulle ginocchia, mentre gli abbassava i pantaloni e i boxer.
“Perché… non è giusto che mi comandi sempre!”
Lei rise, abbandonandosi al suo collo “Sei mio. Quindi, sottostai al mio volere”.
“Ora, tuo… Che discorsi” esclamò Lucifer, baciandole la spalla.
Lo accolse in sé e lo rese suo “Smettila di lamentarti e rilassati. Solo con me puoi…” si
tenne alle sue spalle larghe “Approfittane”.
L’avvolse tra le braccia e si abbandonò al suo amore.
Si svegliò e impiegò qualche secondo per focalizzare dove si trovasse.
Viaggiare di continuo l’avrebbe fatto impazzire, prima o poi.
Si voltò a sinistra e la vide addormentata accanto a lui, vestita solo dal lenzuolo sui fianchi.
Tornò a guardare il soffitto, sorridendo per la notte trascorsa.
“Dormi?”
Lucifer alzò la testa “Trixie! Che ci fai in piedi?”
“Ho sete. Mi hai portata tu qui? Da Linda?”
“Sì” si sedette, coprendosi anche con un cuscino “È presto. Torna in camera”.
“Sei… nudo? Siete nudi?” chiese curiosa.
“Mi ammazzerà… Sì, lo siamo”.
Lei annuì e poi sorrise divertita.
“Perché sorridi così? Che hai in mente, diabolica bambina?”
“Nulla. Sono felice che vi siate… divertiti”.
“Sparisci” rispose lui, sdraiandosi sul letto.
Trixie rise e tornò nella sua camera da letto.

“Ehi, sei rimasta qui?” esclamò Ella, premendo le dita contro le tempie.
“Buongiorno. Si. Nel caso potessi aver bisogno di me”.
“Sei un angelo, Ro’. Senti, non ho nulla per la colazione. Scendo. Prendo per due e torno
subito”.
“Aspetta, vado io. Tu resta qui. Non ti senti neanche bene”.
“Davvero lo faresti? Sei davvero un angelo”.
Rory si alzò “Faccio io o desideri qualcosa di specifico?”
“Fai tu” le strizzò l’occhio e tornò a letto.
“Ricevuto”.
Dan apparve alla porta e ringraziò Rory per la premura.
Appena chiuse gli occhi, suonarono alla porta.
Ella si alzò contrariata “Ti sei scordata qualcosa?” aprì e venne aggredita.

“Salve, detective. O dovrei chiamarti, bella addormentata?”


Chloe lo spinse lontano da lei con la mano sul suo viso “Spiritoso” rise “Buongiorno”.
“Dormito bene?”
“Alla grande. Ma mi scoppia la testa ora”.
“I postumi. Non sono ancora riuscito a toglierli. Devo prendere appunti su cosa devo
aggiustare, in questo mondo”.
“Lucifer, parli troppo” cercò il suo collo e lo tirò a sé, per baciarlo.
“Secondo round?”
“Non mi pare sia il secondo… più…”
“Sesto” sorrise.
“Mi spaventi che conti le volte. Comunque sia…” sgranò gli occhi “Mia figlia dov’è?!”
“Quale figlia?”
“Una. Ho una sola figlia. Trixie”.
“Oooh, lei. In camera sua. Credo. Spero. Ma non pensiamo a lei. Pensiamo a noi due. Qui.
E ora” la riempì di baci sul collo e sul petto.
“Dai, Lucifer. Mi fai il solletico così” lottò contro di lui.
“Ma non si può più fare nulla, qui” si fermò, scherzando.
“Alzati. Dobbiamo fare colazione” si alzò lei, per risedersi subito “Sono nuda”.
“Ancora, sesso completamente vestiti, risulta tecnicamente impossibile” esclamò lui.
Lei scosse la testa e si alzò, indossando la vestaglia di Lucifer, appoggiata su una sedia
vicina.
“Il rosso ti dona” sorrise beato lui.
“Temo che tutto il tuo guardaroba mi doni” rispose lei, raccogliendo i vestiti in giro.
“Vero. Okay. Mi offro volontario per la colazione” si alzò in piedi, fiero.
“Prima vestiti. Per quanto di prima mattina tu sia bellissimo nudo, gradirei non dover far
mangiare Trixie ad occhi chiusi”.
“Uff… okay” sbuffò triste.
Lei passò vicino a lui e gli accarezzò la guancia “Ti amo” sorrise felice.
La baciò “Anche io. Come va la mano?”
“Ssssh non me lo ricordare”.

Ella cercò di divincolarsi, ma l’uomo era il doppio di lei.


Urlò con tutto il fiato che aveva. Era sola. Non sapeva come salvarsi. E a portata di mano,
non trovava nulla di utile per la causa.
Rory apparve dal nulla e sollevò come se fosse una piuma il suo aggressore.
Poi lo scaraventò contro il divano.
“Puttana” sputò l’uomo.
Rory corse da lui e lo girò, tirando indietro le braccia “Chi ti ha mandato, bastardo?!”
L’uomo urlò ma non disse nulla.
“Parla!”
Ella si alzò lentamente. Tremava dallo spavento e dallo shock.
“Parla!” gridò l’angelo, tirandogli le braccia.
“Peeeete. È stato lui… lasciami!” pianse.
Rory guardò Ella “Lo conosci?”
Ella annuì “Il mio ex serial killer”.
Rory lasciò la presa, sedendosi sulla sua schiena. Prese il suo telefono dalla tasca e
chiamò il fratello.
“Vieni subito a casa di Ella. Uno stronzo l’ha aggredita” attaccò “Hai delle manette?”
“Ma… manette?”
“Una corda. Lo devo bloccare” disse.
Ella rimase ferma.
“Ella Lopez, sveglia! Non hai molto tempo!”
La ragazza si riprese e corse a prendere qualcosa per legarlo.
Rory lo legò al termosifone, allontanando ogni mobilio da lui.
“Ella vestiti. Hai un minuto”.
Ella eseguì gli ordini senza batter ciglio e la seguì fuori.
In macchina, guidò Rory “Ci segue qualcuno?”
Ella controllò “Non riconosco nessuno”.
“Bene”.
“Dove… dove mi porti?”
“Dal Diavolo!” accelerò.

“Sei sordo oggi, Lucifer? Sono tre volte che ti chiedo la crema di cioccolata. Tre volte che
non mi ascolti”.
“Non è vero. Ti ascolto. E ti ignoro” sorrise lui, spalmando la crema su una fetta tostata.
“Non litigate, voi due” li mise in riga Chloe.
“Ma, mamma. Mi ignora”.
“Non puoi averla sempre vinta tu. Devi imparare che nella vita si può anche perdere”.
“E tu l’hai imparato, Lucifer? Perché all’ultima serata dei giochi, io ho vinto 11 partite
consecutive. E tu neanche mezza”.
“Me lo devi sempre ricordare. Sei davvero tremenda!”
“Due ragazzini” sospirò Chloe, rassicurata da quel battibecco che sapeva di quotidianità.
L’ascensore si aprì ed entrarono Rory e una Ella sotto shock.
“Lucifer, abbiamo un problema” disse l’angelo.

“Non ho pensato, Lu. Ho salvato Ella senza calibrare la forza. Poi ho chiamato la polizia.
Ovvero, Amenadiel. E poi siamo venute qui. Da te. Senza dirlo in giro. Non mi sono fidata
di quell’umano” raccontò brevemente Rory.
Lucifer ascoltò la sorella in religioso silenzio, mentre Chloe cercò di tranquillizzare Ella,
con l’aiuto di Trixie, nella camera di quest’ultima.
“Okay, ti credo Rory. Dobbiamo…”
Il telefono squillò.
“Pronto?” rispose al secondo squillo “Amenadiel. Sì, sono… Dove sei? Arrivo. Porto Rory
con me” attaccò “Dobbiamo andare”.
“E loro? Le lasci sole? Chloe è umana. Di nuovo!”
“Ha il ciondolo di Amenadiel e nessuno sa che Ella è qui. Qui staranno tutte e tre al sicuro.
E poi, Daniel” si voltò verso il fantasma “Ti ricordi come mi puoi chiamare, vero?”
“Sì. Potrei esservi d’aiuto, però. Loro non mi vedono e io potrei dirti dove sono. Negli
edifici… insomma…”
“Lucifer” lo chiamò Chloe.
“Come sta?” chiese.
“Ha tante domande su Rory. Ma è più terrorizzata. L’ho medicata. Aveva lividi e due tagli.
Nulla di grave, fisicamente. Posso aiutarvi?”
“Sì. Restate qui. Tutte e tre. Non uscite da questa casa. Chiudo l’ascensore. Nessuno
entra o esce da qui”.
“Ma…”
Rory spense l’elettricità del mezzo “Io vado. Ci vediamo in giro” volò via, iniziando la
perlustrazione dal cielo.
Lucifer strinse le spalle della compagna.
“Chloe, mi servi qui. Ella ha bisogno di una vera amica ora. E tu, mia cara, sei l’unica di cui
si fida”.
“Lei merita la verità su di voi. E di stare in pace”.
“Verità? Quale verità?” chiese la diretta interessata, affacciandosi dalla camera da letto.
Lucifer fulminò Chloe “Non è pronta”.
“Deve saperlo da te, Lucifer. Lo deve vedere”.
“Sapere cosa? Che mi nascondete? Chloe? Lucifer?”
Il Diavolo andò a prepararsi un drink “Siediti, signorina Lopez. Ciò che sto per dirti può
scioccarti”.
“Lucifer…” lo richiamò Chloe.
Ella la osservò perplessa e si sedette sulla poltrona.
“Vedere. Okay, vedere” finì il bicchiere “Sai perché Rory ti ha salvata in tempo da quel
criminale, afferrandolo per la schiena e gettandolo sul divano…”
“Aspetta, come fai a sapere tutto questo? Rory non te l’ha raccontato”.
“Vero. L’ho visto. Dai ricordi di Rory. E lo vedo dai tuoi”.
“Sei un veggente?”
“Ella, ti consiglio di farlo finire” disse Chloe, restandole accanto.
“No” cercò lo sguardo di Chloe per essere sostenuto.
“Lucifer, dillo come se lo stessi dicendo a me” gli sorrise.
“Io sono il Diavolo. L’angelo che ha alzato una rivolta contro mio Padre, Dio. Fallendo, Dio
mi ha…” deglutì. Raccontare la sua storia dall’inizio gli faceva sempre male. Ma questa
volta era diverso. Ora che aveva fatto pace col passato, comprendeva che quel Padre
tanto odiato gli aveva impartito la lezione più importante della sua esistenza.
“Mi ha rinnegato, dandomi l’Inferno come unica casa. Lì ho vissuto per millenni come
Diavolo e re. Più di dieci anni fa, mi stancai di questo ruolo e sono venuto qui. Ho
conosciuto la detective. Sono diventato un consulente della LAPD e sono tuo amico,
spero. Da meno di un anno, mio Padre, Dio, è sceso sulla Terra. Ha lasciato le redini
dell’Universo a me e io… ora sono Dio” spiegò, con un po’ di fatica dovuta alla
consapevolezza del vero significato del suo cammino.
Ella continuò a non capire cosa stesse succedendo.
“Ehm, perché mi dici questa storia?”
“Per l’amor del cielo, mostrati” esclamò Chloe.
“Cosa?”
“Quello che vuoi”.
Lucifer prese fiato e guardò dritto il volto dell’amica, mentre dietro di lui due metri di ali si
spiegavano, lasciandola sconvolta.
“Oh mio… sei un angelo!” gridò.
Trixie, allarmata da quell’urlo, corse all’ingresso.
Dan, che la stava seguendo, impallidì all’idea che la figlia scoprisse la verità. Così sperò
che la bambina si fermasse prima.
Trixie si nascose dietro la parete, riuscendo comunque a guardare e a rimanere incantata
davanti a quel bellissimo angelo che chiamava Lucifer.
“Ella, stai bene?” chiese Chloe, piegandosi sulle ginocchia.
Lucifer mostrò i suoi occhi rossi “Mi fermo a questo, per la versione diabolica di me”
sorrise teneramente “Stai bene?”
La ragazza scattò in piedi e, tremando come una foglia al vento, si avvicinò a lui.
Allungò una mano sul volto immobile di Lucifer e gli tirò una sberla.
“Ella” esclamò sorpreso.
“Dovevi dirmelo prima. Dovevi…” scoppiò in lacrime e si gettò su di lui, continuando a
prenderlo a pugni mentre piangeva.
Lucifer la strinse forte a sé, nascondendo le ali e gli occhi “Va tutto bene”.
“No. Non va bene”.
“Ella, riusciremo a trovare Pete. Ora, Lucifer andrà…”
“No, Chloe. Non mi riferisco a questo…” si asciugò le lacrime Ella “Certo, Lucifer… Mi
terrorizza sapere chi sei e forse non sto realizzando davvero il tutto. Ma io… Io sono stufa
di mentire su chi sono”.
“Su chi sei? In che senso?” chiese Chloe.
“Perché vedi Dan? O Azrael? Che poi, Ray Ray è mia sorella”.
“Aspetta, tu sai?” esclamò Ella, sconvolta.
Trixie si portò una mano sulla bocca per non urlare. Ella vedeva suo padre. E lei no.
“Okay… Penseremo a tutto dopo” disse Lucifer “Ora voi restate qui. Detective… Aiutala.
Mentre…”
Dan accarezzò invisibile la figlia “Perdonami, scimmietta. Mamma ti spiegherà tutto” si
mostrò a Dio “Vengo con te”.
“Oddio!” esclamò Ella, barcollando.
Chloe la tenne, ma lei era troppo sconvolta. Dan stava guardando dritto negli occhi
Lucifer.
“Fantastico. A dopo, ragazza” salutò e volò via.
Ella si sentì mancare e Chloe la fece sedere “Detesto tutto questo” mormorò.
Trixie tornò in camera e l’unica cosa che si sentì di fare fu di sedersi a pregare Dio.

“Sicura che stia qui?” chiese Mazikeen.


“Ho fatto esattamente come mi hai insegnato. Passo per passo. Quindi si” rispose Eve.
“E non hai tralasciato nessun passaggio?”
“No. Ho anche minacciato quell’agente del carcere. Dovrebbe essere qui” si fermò davanti
alla porta 48 del motel.
Eve provò a girare la maniglia, ma Maze la tirò giù con un calcio.
“Tesoro!”
“Non c’è tempo per le gentilezze” accese la luce e vennero accolte da una puzza di carne
putrefatta.
“Guarda che casino” commentò Eve.
“Non toccare nulla. C’è un morto. Anzi, una morta” indicò il bagno.
“Maze. Era qui. È stato qui” prese i falsi documenti dal tavolino “Ha cambio identità”.
“Chiamo Lucifer. Cerca altro. Indizi. Ricordi da dove devi iniziare?” Maze uscì
“Dal cestino dei rifiuti. Si. Che gioia!” esclamò lei.

Lucifer parcheggiò davanti al motel.


“Ehi, non può parcheggiare qui” esclamò il portiere.
“Davanti a un morto lei pensa a questi dettagli? Per favore” proseguì verso la polizia.
“Maze, novità?”
“Credevo venissi volando” notò l’auto.
“Non possiamo volare come se nulla fosse. Novità?”
“Giusto. Ennesima vittima. Nulla di nuovo su lui. A parte che ha cambiato identità”.
“Ma è sempre lo stesso. Eppure non riesco a trovarlo”.
“No. Ha… si è operato, Lucifer” continuò Mazikeen.
“Ecco perché non lo vedi, Lucifer” Rory si accese di speranze.
“Hai una foto?”
“Sì. No. Ce l’ha Amenadiel. Carol, in realtà. La polizia”.
“Grazie” la superò, seguito dalle due donne.
“Fratello, posso vedere la sua faccia?” chiese Lucifer.
“Ciao Lucy. Credi di trovarlo?”
“Volando, si” annuì.
“Ehi… Questo è il sospettato” Carol mostrò il nuovo volto di Pete.
Maze scattò una foto “La mando a Decker. Così si aggiorna”.
“Giusto. Dov’è, infatti?” chiese Carol.
“È al sicuro. Con Ella” disse Dan, istintivamente.
Maze seguì la sua voce “Bene. Anche lui ci servirà”.
“Chi?” chiese Carol.
“Lascia stare. Ci dividiamo. Chi ha notizie, avvisi” disse Lucifer.
“No. Il caso è mio. Lo gestisco io”.
“Senti, detective addormentato, ne va della vita di Ella. Quindi…”
“Ella? Che c’entra lei?”
“Nessuno ti ha detto che sta cercando Ella perché era il suo ex e lei l’ha fatto arrestare?”
“Ha fatto, cosa? No. Nessuno. Aspettate, è il suo ultimo ragazzo?”
“Si” risposero tutti.
“Devo cercarlo. Subito”.
Lucifer lo fermò “Se parti in quarta, non risolvi nulla. Fai il detective. Abbiamo due
cacciatrici di taglie sulla sua pista” Lucifer fece un cenno a Maze ed Eve di partire “Mentre
io e mia sorella cercheremo nella nostra maniera”.
“Cioè?”
“Io torturo. Lei… testimonia” sorrise diabolico.
Carol sbiancò “Io devo…”
“Carol, abbiamo una pista” lo chiamò Amenadiel, dopo aver parlato col sostituto di Ella.
“Carol, fai il poliziotto. Detesto ammetterlo ma sei bravo. E non sarai solo” gli diede una
pacca sulla spalla e si voltò.
“Daniel. Ci sei?”
“Eccomi” apparve.
“Vuoi restare qui o seguirmi?”
“Andiamo, Dio!” esclamò Dan.

“Aspetta, aspetta… Mi stai dicendo che ho picchiato Dio? L’altissimo? L’onnipotente?”


“Per la ventesima volta, sì” annuì Chloe.
“Oddio. Oh cielo. Merda. Cazzo” Ella andò nel pallone, camminando avanti e indietro “E tu
sapevi di Dan?”
“Sì”.
“E non mi hai detto nulla?”
“Non spettava a me dirti tutto”.
“Ma tu sei mia amica. Io avevo bisogno di confidarmi con qualcuno. Di… No! Ecco perché
voleva che invitassi sempre Trixie a casa! E perché tu non eri mai contraria!”
“Voleva stare con la figlia. Oddio! Trixie!” esclamò Chloe, ricordandosi della figlia in casa.
Scattò dalla figlia e bussò alla sua porta.
“Trix, tesoro, posso entrare?”
Trixie si asciugò le lacrime e andò ad aprire la porta.
“Ehi. Scimmietta, perché piangi?” la madre si piegò alla sua altezza.
“Papà era qui, vero?” guardò Ella, con gli occhi pieni di lacrime.
“Cosa? Tu… Tu hai sentito?”
“Tutto, mamma. Papà era qui. E Lucifer… È davvero il Diavolo” annuì.
Chloe la strinse tra le braccia, accarezzandole la schiena “Sì, bambina mia. Ti è stato
sempre vicino”.
“Molto vicino. I primi giorni mi parlava solo di te. È molto orgoglioso di te” si fece forza Ella,
accantonando i suoi drammi.

“Trixie ti ha visto” esclamò Daniel, mentre Lucifer guidava.


“Lo so. Prima pregava” svoltò a destra.
“Non volevo che lo scoprisse così”.
“Diciamo che tutti voi lo state scoprendo nella maniera più sbagliata che esista”.
“E come avrei dovuto scoprirlo, sentiamo?”
“In nessun modo, per incominciare. Oppure, come l’ha scoperto Ella”.
“Giusto. Posso chiederti una cosa?”
“Sì, lo dissi a Charlotte. È morta sapendolo”.
“Non era questo che volevo sapere, ma okay” sorrise felice.
“E cosa?”
“Non avrei mai voluto spararti. Ero arrabbiato. Terrorizzato…”
“Daniel, siamo pari. Con lo scherzo”.
“Sì… Ma se tuo fratello non mi avesse convinto… Ecco, io… Non volevo spararti”.
“Sai, anche la detective mi voleva morto. Dopo che l’ha scoperto, mi ha quasi avvelenato.
Non sono per niente arrabbiato, Daniel. Siete umani. Vi siete comportati anche troppo
bene. Voglio dire, non siete impazziti”.
“Già. Non so cosa mi ha spinto a non impazzire. Forse vederti amare Chloe con tutto te
stesso”.
Lucifer annuì e proseguì la ricerca.

“L’ho trovato, Maze. So dov’è. Ma sono sola e non sono abituata a picchiare tanti umani”
sussurrò Rory al telefono.
“Lucifer non ti risponde?”
“No. Venite. Fate presto. Si stanno per muovere e… Oh Lucifer! Ci sono degli ostaggi!”
“Arriviamo” attaccò il demone.
Rory compose rapida il numero del fratello “Rispondi. Ti prego, rispondi. Risp… Lucifer!”
“Rory, dimmi”.
“So dov’è. Leggi il messaggio”.
Lo sentì leggere “Arrivo”.
“Devo andare da Chloe?”
“Non è necessario. Sono protette”.
“Da cosa?”
“Sono chiuse nell’attico. E la detective ha il ciondolo”.
“Che non funzionerà perché non c’è la spada qui”.
Lucifer frenò “Aspetta, ma ha già funzionato”.
“Oddio, Lucifer! Credo che…”
“Corri da Chloe!” Urlò.
“Che succede?” Chiese Dan.
“Spero sia solo un presentimento”.

“Okay, parliamo di cose serie. Sei andata a letto con Dio!” Esclamò Ella, dopo tre
camomille.
“Ella!” Chloe rimase stupita.
“Però è vero” annuì Trixie.
“Siete tremende. E più forti di me” si abbandonò alla sedia.
“In che senso?” Chiese la figlia.
“Quando ho scoperto di Lucifer, volevo… lo stavo per uccidere. Definitivamente”.
“Addirittura! Okay che era il Diavolo... ma ucciderlo. Aspetta, si può uccidere il Diavolo?”
“Sì. È già morto una volta. Vero, mamma?”
“Si, Trixie. Si poteva uccidere. Ora… No”.
“No? Peccato” aggiunse la piccola.
“Comunque sia, Chloe. Ucciderlo? Ma poverino”.
“Ero nel panico. Insomma, lo amavo. Ero presa da lui. Credevo solo che soffrire… Non lo
so, di qualche trauma strano. Qualcosa che ti fa credere di essere qualcun altro. E
invece… Era tutto vero. È tutto vero”.
“E non ti spaventa ora?” Chiese Trixie, bevendo un succo.
“No” scosse la testa “Sapete, ora vedo un futuro con lui. Di quelli strani. Molto strani. Ma
voglio vivere con lui tutto il tempo che mi resta”.
“Cavolo, è vero. Lui è immortale e tu no” realizzò Ella “Chiedigli di renderti immortale”.
“Lo sono stata fino a poco tempo fa. No, grazie” sorrise.
“Cosa? Perché mamma?”
“Tesoro, non voglio vivere per sempre”.
“Lo fai per me? Perché non dovresti. Neanche io vorrei vivere in eterno. Anzi, vorrei vivere
forse per altri 60/70 anni. E poi voglio stare con papà”.
“E me”.
“No. Tu starai in giro con Lucifer” ribadì.
“Ti ha organizzato la vita” commentò Ella.
Un boato le spaventò e l’ascensore iniziò a muoversi.
“Oddio!” Esclamò Ella.
Chloe le spinse verso il balcone “Uscite. Qualcuno ci salverà” disse.
Entrarono tre uomini armati e a volto coperto “Beccate” disse uno dei tre.
“Chi siete? Che cosa volete?” Puntò l’arma.
“Lei” indicò Ella “E voi due morte” si armò.
“Trix, chiudi gli occhi” gridò, per poi sparare ai tre, invano.
Erano super protetti da vestiari anti proiettile.
Ella si strinse intorno alla bambina per proteggerla, mentre Chloe scoprì a proprie spese
che non aveva nessun potere con se.

“Detective! Detective!” Urlò Lucifer, una volta entrato dalla finestra aperta.
Il salotto era distrutto e delle tre ragazze non c’era neanche l’ombra.
“No, no, no! Le ho perse!”
“Aspetta, Lucifer. Ragiona. Ci sarà qualche indizio” mantenne la calma Dan.
“Quale cazzo di indizio?! Non c’è nulla qui se non macerie”.
“I telefoni. Trixie ha sempre il telefono con sé. Lo nasconde nella tasca posteriore, sotto
alla felpa. Lo fa sempre” ricordò.
“Che diavolo è successo?” Esclamò Mazikeen, atterrando in braccio a Rory “L’ascensore
è andato”.
“E anche le ragazze” commentò l’angelo.
“Astuto detective. Dan hai ragione! Ho la posizione di Trixie!” Esclamò guardando
meravigliato il telefono.
Mazikeen gli strappò dalle mani il telefono “Non sono lontanissimi. So dove andranno.
Seguitemi”.
“Volando, però” aggiunse Lucifer.
Rory accolse Amenadiel, aggiornandolo sugli eventi.
“Perché? Come potrò esserci d’aiuto se non ho le ali, genio di un Dio?!”
“Ti portiamo noi” rispose Amenadiel “Posso portarti io, mentre Rory porta Eve”.
“Rory non sa combattere contro gli umani” ricordò Dan “O sbaglio?”
L’angelo abbassò lo sguardo.
“Ci serve comunque. La bambina sarà terrorizzata a morte. Con lei ha un feeling. La
proteggerà” spiegò Maze “Andiamo”.
“Daniel, seguimi” disse Lucifer, volando con l’anima di Dan in braccio.

Chloe cercò un modo per liberarsi dalle manette, mentre la figlia si mordeva le labbra per
non far rumore mentre piangeva.
“È tutta colpa mia” disse Ella “Non avrei mai dovuto arrestarlo”.
“Non dire così. È chiaro che questa storia è molto più grande. Non riguarda solo alcune
vittime. Sono troppi” disse Chloe, mentre si dimenava attaccata al palo davanti all’amica.
“Ci troveranno, mamma?” Esclamò Trixie.
“Si. Sicuro. Lucifer è Dio. Avrà qualche potere” annuì speranzosa Ella.
“Che si annulla con me. Quindi non userà i suoi poteri da Dio” disse, rassegnandosi.
“Co… come mai?” Chiese Trixie, cercando di smettere di piangere.
“Una lunga storia. In sintesi, suo Padre mi ha creata per lui. Sono l’unica che lo vede per
com’è davvero. L’unica immune ai suoi poteri. Una storia di destini e tanti casini”.
“Una fiaba, praticamente” deglutì Trixie “Per questo, devi essere immortale. Come quelle
storie sui vampiri”.
“No, Trixie. Che orrore. No. Capisco il ragionamento di tua madre” disse Ella “Solo che
avrei sperato che non fossi così speciale oggi”.
“Siamo in due”.
“Tre” sorrise Trixie.

“Fermi” gridò Mazikeen “Atterriamo qui”.


I tre angeli si fermarono su un tetto di un palazzo.
“Posso dire che è stata una figata pazzesca?” Esclamò Eve “Non avevo mai volato”.
“Io sarò pure morto, ma ho comunque voglia di vomitare” commentò Daniel.
“Come entriamo?” Chiese Amenadiel.
“Tu non puoi entrare. Sei in divisa. Scendi e avvisa i colleghi. Eve e Rory saranno il
diversivo. Io e Maze… la mano pesante” mostrò gli occhi rossi, pieno di rabbia.
“Vi anticipo. Così vi agevolo il cammino”.
“Grazie. Amenadiel, tranquillizza il detective Corbett. Sta andando nel pallone per Ella”.
“Come?” Chiese Eve.
“Lui lo vedo. Sono le ragazze che non vedo, per via della detective” rispose Dio.

Carol parcheggiò l’auto davanti ad Amenadiel, che lo attendeva col telefono tra le mani.
“Ehi, Amenadiel. Dove sono?”
“Okay, senti. Non posso farti andare dove sono. Ma devi fidarti di noi”.
“Noi? Noi chi? C’è Lucifer dietro a tutto questo?”
“Sì. No. Non dietro al rapimento delle ragazze”.
“Ovvio che non intendevo questo. Devo salvarla però”.
“Carol, lascia che ti spieghi cosa sta succedendo” disse l’angelo, con voce profonda e
calma.

“Ciao. Qualcuno può aiutarmi? Mi sono persa. Non conosco la città” Eve entrò nell’edificio
abbandonato, seguita da Rory.
“Che ci fate qui, ragazzine” Esclamò un uomo, armato fino ai denti.
“Vedi, siamo nuove. Veniamo dall’Europa e quel pazzo del taxi ci ha lasciate qualche
isolato più in là, senza darci delle indicazioni precise” continuò Rory, ripetendosi a mente
di non sbagliare L recita.
“Ehi, Al. Che succede qui?” Pete si mostrò alle due ragazze.
Rory lo riconobbe subito, così come Eve. Ma non batterono ciglio.
“Ciao, ci siamo perse. Ci aiutate?” Sorrise Eve.
“Ma certo. Non si rifiuta mai di aiutare una così bella ragazza” sorrise, invitandole a
seguirlo.

“Dopo il salvataggio, ti devo parlare” disse Maze, girando tra le mani il suo pugnale. Era
nervosa più del solito.
“Okay. Sono col bastardo” disse lui.
“Perfetto. È solo?”
“No. Ci sono… tre, quattro… Dannazione. Troppo vicini alla detective” disse.
“Questa cosa è stranissima, comunque. Una connessione strana”.
“È una scocciatura” entrarono silenziosi da una porta sul retro.
“Puoi cambiarla, no?”
“Potrei. Ma significherebbe allontanarmi da lei”.
“Ah. Come non detto. Ma in che senso allontanarti?”
“Smettere di provare interesse per lei”.
“Capito. Sei fregato, Lucifer. Lei, invece, è fortunata. L’unica che può tenerti segreto tutto”.
“Attenta!” Lucifer la tirò a sé.
“Merda! È…”
“Esplosivo” annuì Lucifer.
“Da dove hai detto che venite?”
“Spagna. La calda Barcellona. Abbiamo deciso di fare un viaggio per le Americhe” rispose
Eve.
“Bellissima Barcellona. Ma non ha l’accento spagnolo”.
“Mi piace quello americano” sorrise.
“Non hai neanche quello” la analizzò “Chi siete, davvero?”
Rory si fermò ad ascoltare. Sentiva un lamento di donne.
“Che cosa c’è in questa stanza?” Chiese curiosa.
“La vostra dimora” sorrise gentile lui.
“La che?” Esclamò Eve ma troppo tardi.
Pete spense le luci e due uomini aggredirono le ragazze.
Eve attaccò, tirando un calcio tra le gambe del suo aggressore.
Rory lo stese in meno di un secondo.
“Rory non vedo”.
“Io si, Eve. Abbassati e resta giù”.
“Maze!” Chiamò Eve e la luce si riaccese.
Mazikeen era entrata e sta va mettendo KO tutti gli assalitori.
“Tieni” tirò verso Eve delle armi e la moglie iniziò a picchiare e a ferire gravemente tutti
quelli che le andavano contro.
Lucifer si presentò sul corridoio.
“Su!” Gridò Eve e Lucifer annuì, correndo più veloce che poté, seguendo la scia di odore
di Pete.

“Così, ho deciso che…” Chloe fu interrotta dall’arrivo nella stanza di Pete.


L’uomo chiuse a chiave la porta e, con un sorriso folle in viso, si avventò contro Ella.
“Trixie, chiudi gli occhi” urlò Chloe “Lasciala!”
Pete le diede un pugno sullo stomaco e tornò a importunare Ella.
“Toglile le mani di dosso, verme!” Tuonò Lucifer, facendo saltare la porta.
“Come?” Si voltò “Che paura, Lucifer. Davvero tanta. Ma non ti conviene avvicinarti.
Vedi… lungo le colonne dove sono appese, ci sono tonnellate di esplosivi. E tu… entrando
qui… Vedi… mi hai fatto arrabbiare” ammise “In più, hai calpestato quella rossa a terra.
Hai innescato le bombe”.
Lucifer rilassò i sensi e guardò oltre il metallo. Non mentiva.
“Tutto il palazzo è pieno di esplosivo”.
“Perché?” Chiese Lucifer.
“Vendetta. Contro di voi. E contro Ella” le strappò la maglia e lei urlò dallo spavento.
Le ragazze salirono nella stanza ma Lucifer le fermò.
“Oh, abbiamo ospiti. E sono tre belle ragazze forti e potenti. Sarà bellissimo vederle
saltare”.
“Vederle? Anche tu… morirai” tossì Chloe.
“No, Chloe. Io mi salverò” rise lui.
Chloe guardò la figlia tremare di paura.
“Mamma” la chiamò sottovoce.
Lucifer guardò perso la sua amata, Ella e Trixie legate, mentre le tre donne dietro di lui
erano silenziose.
Poi tornò a guardare Chloe. Sperava che avesse escogitato un piano per salvare l
situazione.
“Pete, la polizia è qui. Ci vorrà poco prima che ti arrestino” iniziò Chloe.
“Zitta. Stai zitta”.
Chloe lo fulminò.
“Okay, ho un piano” disse Daniel.
“Che?” Esclamò Rory.
“Loro sono qui. E dubito che tu riesca a uccidere tutti noi. Insomma, forse puoi uccidere
Ella, perché sta vicino a te. Ma me? O mia figlia?”
“C’è dell’esplosivo innescato adesso da Lucifer”.
“Lui ha fatto gli stessi tuoi passi. E non siamo esplose. Quindi, menti”.
“Taci, puttana” la raggiunse per stringerle la mascella.
“Dan, ne ho uno io. Chiama Amenadiel. Eve, Maze… voi due scendete subito e
allontanate tutta la polizia da qui. Questo palazzo esploderà. Ma Rory, Amenadiel e io
salveremo le tre ragazze”.
“Come?!” Chiesero tutti.
“Fermerò il tempo”.
“Ma…”
“Fuori!” Ripeté.
“Dove vanno?!” Esclamò Pete.
“Non sono legate. Ne bloccate da me. Quindi” sorrise Lucifer.
Chloe lo guardò perplessa.
“Tu sei solo un…”
Appena Rory vide Amenadiel spingare dalla finestra davanti a loro, sussurrò un via a
Lucifer e il Diavolo fermò il tempo.
“Sono scese?”
“Sì. Credo” disse Amenadiel.
“Maze!” Chiamò lui.
“Giù” rispose “Ma avete pochissimo tempo”.
Rory liberò Trixie e la portò via, idem fece Amenadiel con Ella, coprendola col suo corpo.
Lucifer accarezzò il viso di Chloe e la liberò lentamente. Nello strappare le manette, ruppe
il tubo.
“Via tutti” gridò, prendendo in braccio la detective.
Perse il controllo del tempo nell’attimo esatto in cui uscì dalla finestra.
L’edificio esplose, portando con sé tutti i criminali al suo interno.

“Che succede?” Chiese Trixie, una volta a terra.


Rory l’abbracciò “Sei via. Questo conta”.
“Mamma? Mia madre?” Tossì.
“No! Noooo!” Gridò Mazikeen, fermata da due agenti della polizia.
“Tesoro sono qui” Esclamò Eve “Guarda.

Siamo riuscite anche a salvare quelle ragazze” sorrise felice.


“Ella!” Urlò Carol, correndo da lei.
Il medico legale si gettò al suo collo e lo baciò, felice di essere tra le sue braccia.
“Lucifer. Lucifer e Chloe non ci sono” disse Daniel e chi poteva vederlo si fermò a
guardare le fiamme bruciare i resti del palazzo.
“Mamma!” Gridò Trixie, immobilizzata da Rory.

Chloe tossì e Lucifer allentò la presa, tirandosi su da lei.


“Stai bene?” Chiese preoccupato.
Chloe prese aria, mentre cercava di sedersi. Le faceva male il puto dove Pete l’aveva
colpita “Perché voi uomini picchiate così forte?”
“Io sono più forte di lui per natura” sospirò. Stava bene. Era salva.
“Dove… ahi, dove siamo?”
“Su un tetto. Ti sei bruciata?” Chiese, sfiorandole il corpo.
“Lucifer… portami in ospedale. Mi fa troppo male” disse lei, spaventata.
“Certo. Subito” la prese in braccio e lei gridò.
“Quel bastardo mi ha rotto qualcosa” disse, asciugandosi una lacrima.
“Andrà tutto bene, detective. Tutto” sorrise teso, mentre volava giù.
“Eccoli!” Gridò Eve, notando Lucifer correre verso di loro.
“Mi serve un‘ambulanza. Sono riuscito a scappare in tempo. Ma lei… È ferita” prese fiato.
“Di qua, Lucifer” indicò Amenadiel.
“Mamma!” Esclamò Trixie, senza voce.
“Trix… Trixie” rispose Chloe.
“C’è Rory con lei. Ora pensa a te” sussurrò Lucifer, adagiandola delicatamente sulla
barella.
“O dentro o fuori” esclamò un paramedico.
“Dentro” rispose per lui Chloe, prima di perdere i sensi.

“Lucifer” Chiamò Linda, correndo da lui.


Dio si fermò al centro della sala d’attesa “È dentro da troppo tempo, Linda. Troppo”.
La dottoressa lo abbracciò, costringendolo a sedersi.
“Ho fatto un casino. Dovevo stare attento quando rompevo quelle manette. Ho attivato gli
esplosivi. E poi… dovevo stare con lei. Con loro. Con le ragazze. Invece…”
“Ssssh, stai andando nel panico e non devi. Respira”.
“Come faccio? Io riesco a respirare. Lei no. In ambulanza… non ci riusciva. Parlavano
così velocemente con termini così tecnici. Io la vedevo solo sbiancare. Sempre più
velocemente. Perché continuò a perderla? Perché mi ha chiesto di essere mortale?
Perché deve sempre essere tutto così complicato?”
“Ci sono novità?!” Esclamò Mazikeen, entrando nella sala con tutti al seguito.
“No” si ricompose lui.
“Lucifer” chiamò Trixie, correndo da lui a braccia aperte.
Lui la sollevò e ricambiò l’abbraccio “Perché è qui?”
“Non potevo chiuderla in casa, Lucifer. Non è un cane” rispose Rory.
“Starà bene, vero? Non perderò pure lei, vero?”
“No. Mia sorella non la porterà via. Signorina Lopez” la chiamò.
Ella se ne stava in disparte, lontana anche da Carol “Sì?”
Lucifer spostò Trixie di lato, per vedere l’amica “Tu come stai? Vieni qui. Siediti”.
Tremante di paura, prese posto accanto a lui.
“Bene, purtroppo. È tutta colpa mia. Non doveva andare così”.
“Okay, adesso basta lacrime” esclamò lui “Prendiamo tutti un profondo respiro e torniamo
lucidi”.
“Abbiamo chiuso il caso” iniziò a parlare Carol “A quanto pare, in carcere, Pete si è unito
con una banda di criminali, famosa per la vendita illegale di organi umani. Siamo riusciti ad
arrestare uno di loro. Sotto interrogatorio ha dichiarato che Pete era diventato il braccio
destro di Al Magister, il capo della banda. E che Ella avrebbe dovuto essere la sua vittima
finale. Poi sarebbe diventato a tutti gli effetti il secondo in carica. Prendere Chloe e Trixie
era solo…”
“Per eliminare i testimoni” aggiunse Lucifer.
“E far incazzare te. Siete stati voi due a sbatterlo in galera”.
“Col mio aiuto” disse Mazikeen.
“Comunque, le prigioniere sono in salvo. L’edificio è andato tutto in fumo. I colpevoli, morti
tutti” sintetizzò.
Dalla porta per la sala operatoria uscì un medico.
Trixie scese dalle braccia di Lucifer e si nascose tra Eve e Mazikeen, mentre Dio corse
dalla donna.

Chloe aprì gli occhi e si voltò verso destra per capire dove fosse.
Sentiva dolore ovunque, ma sentiva tutto il suo corpo. Ed era una buona notizia.
Si girò a sinistra e sorrise nel trovarlo lì. Era sempre lì.
“Bentornata, detective” sorrise sollevato.
“Che cosa è successo?”
“Cosa ricordi?”
“Mi hai messa sulla barella. Poi il dolore era forte… Che mi è successo?”
“Emorragia interna. Ma non preoccuparti, ora. Sei viva. Basta questo”.
“Se permetti, mi preoccupo” cercò di alzarsi ma rinunciò subito all’impresa “Uff. Sono un
rottame”.
“Un bellissimo rottame” le accarezzò la fronte e i suoi capelli.
“Trixie?”
“Sta bene. È con… Non so più quante donne stanno con lei. Se la contendono, ormai”.
Chloe rise e accusò dolore “Non farmi ridere, Lucifer. Mi fa male tutto”.
“Ma è vero. Comunque sta bene”.
“Sa di te” sussurrò lei, respirando per calmare il dolore.
“È una domanda o un’affermazione?”
“Affermazione”.
“Lo so. Come l’ha presa?”
“Bene. Perché…” strinse i denti “Lucifer, non ce la faccio a parlare”.
“Ti fa male qualcosa?”
“No. Sono stanca. Ho sonno”.
“Aaaah. Okay, okay. Riposati. Non…”
“Non te ne andare, però”.
“Mi siedo qui e non mi muovo”.
“No” tossì “Non andartene dalla città”.
“Aaaah. Ho troppe cose da fare” sorrise.
Lei annuì e lo chiamò a sé con la mano libera.
Lui le accarezzò il viso e la baciò “Bentornata, mia dolce detective”.

“Lucifer” lo chiamò Mazikeen, appena lo vide uscire dall’ospedale.


“Maze. Volevi parlare, vero? Non mi sono scordato” sospirò sollevato.
“Sì. Ma prima, come sta?”
“È stanca. Ma è viva. Uscirà domani senza problemi”.
“Domani?”
“Non potevo guarirla subito. Avrei destato sospetti” ammise.
“Giusto. A proposito di nuovi poteri…”
“Maze, andiamo a bere qualcosa. Ho finito la fiaschetta e non ho voglia di magie strane.
Anche perché, non viene mai buono come l’originale”.
“Caspita, proprio tutto come tuo Padre” annuì stupita “Certo”.

“Sicuro che non è un problema per te, Carol? Non voglio darti fastidio. Vado in hotel”.
“Ella, ho temuto di averti persa oggi. Io non ti mollerò mai. Okay, detta così spaventa.
Sembro uno stalker” rise “Intendo che puoi restare tutto il tempo che vuoi. Casa mia è sì
piccola, ma era l’unica vicino alla centrale ad un prezzo d’affitto umano. Non mi ricordavo i
prezzi folli di L.A.” rise.
“Non è piccola. È confortevole. C’è tutto. E hai due stanze” disse lei, poggiando a terra la
sua valigia.
“Questo è vero. Ma non è arredata. Quindi, ecco… Io dormirò sul divano. La mia stanza è
tua. E per il bag…”
Ella lo zittì baciandolo.
“E questo?” Sorrise disorientato.
“Beh… Questo è tutto” tornò a baciarlo, spingendolo contro la porta di casa.

“Senza la tua segnalazione, non avremmo mai potuto salvare subito quelle ragazze, Dan.
Grazie” esclamò Amenadiel, nella stanza dell’archivio prove.
“Ho fatto solo quello potevo. Essere invisibile ha i suoi vantaggi” rise.
“Penso che tu abbia finito qui. Che ti sia guadagnato il Paradiso”.
“A quanto pare, sì. Credo. Forse”.
“Aspetta, non vuoi andare in Paradiso?”
“No. Non è che non voglio andarci. Non mi sento pronto, ancora. Credo di avere ancora
delle colpe da perdonarmi. E mi mancherà vedere Trixie”.
“Certo. Ma non devi preoccuparti per chi rimarrà qui. Staranno bene”.
“Lo spero”.

“Okay, dimmi tutto”.


“Non voglio più essere la regina dell’Inferno” dichiarò Mazikeen.
Lucifer la guardò stupito, restando senza parole.
“Sto bene qui, Lucifer. Ho una famiglia. Voglio vivere tutti gli anni di Eve qui, sulla Terra.
L’Inferno e i suoi doveri… troppo lavoro inutile. Almeno per adesso. Voglio dedicarmi a
questa vita. A Eve. A noi”.
“Ooookay. Ma ne eri convinta?”
“Lo so. L’Inferno… è il mio passato. Eve è il presente e il futuro. E poi, chissà, magari
morirò qui e volerò in Paradiso. Con lei. Ho un’anima, dopotutto. Sarò il primo demone tra i
Cieli” si commosse.
“Ne sei certa, Maze? È una decisione molto importante”.
Mazikeen gli strinse il braccio “Sono innamorata e amata, Lucifer. Ho scelto lei. È lei la mia
casa”.
Lui annuì “Perché sento che questo è un discorso di addio?”
“Partiamo, Lucifer” si schiarì la voce “Vogliamo fare un giro per il mondo. Insieme”.
“Oh. Quindi è davvero un addio”.
“Mi mancherai, Lucifer. Farai sempre parte della mia esistenza, ovviamente”.
“Maze…”
“Sta zitto” lo abbracciò, commuovendosi.
Lucifer ricambiò l’abbraccio “Ci rivedremo, mio piccolo demone”.
“Non credo nei prossimi decenni” si asciugò le lacrime “Sei Dio. E devi accettare questo
ruolo 24/7. Perché…” deglutì “Perché sei davvero bravo come Dio. Sei degno di questo
ruolo più di chiunque altro. Ma resti sempre un idiota” rise tra le lacrime.
“Grazie. Sempre gentilissima” rise.
Dalla tasca posteriore, Maze prese il suo pugnale “Tienilo. Porta in Paradiso un pezzo di
me” sorrise, tremando “Sono una donna nuova, ora. Non mi serve più”.
“Oh, Mazikeen…” la strinse di nuovo a sé, baciandola sulla nuca, per poi posare la
guancia sulla sua testa “Mi mancherai davvero tanto”.

“Lucifer, ti devo parlare” esclamò Rory, alzandosi dallo sgabello del bancone del Lux.
“Aspetta, sorella. Devo... Devo bere” esclamò, ancora provato dall’addio di Maze.
“Ho bisogno di un posto dove stare” esclamò lei.
Lui bevve da una bottiglia “Spiegati”.
“Non posso continuare a stare da Chloe. Pensavo di trovarmi un lavoro umano. Ho
pensato anche di chiederti diventare tua socia per il Lux”.
Il fratello la guardò interrogativo.
“Ma non è ciò che davvero voglio”.
“E che cosa vuoi, Rory?” Sospirò e la guardò in faccia “Che cosa desideri?”
“Essere te” rispose senza giri di parole.
“Mmmmh. Essere me. Vuoi governare, Rory”.
“Lo so, per farlo dovrei ucciderti…”
“Te lo lascerei fare…”
“Sappiamo benissimo che dovrai morire. Ma oggi non sono in vena di fratellicidi”.
“Grazie. Lo apprezzo”.
“Però…”
“Rory… si è liberato l’Inferno. Quindi…”
Rory gli saltò al collo “Sei il mio fratellone preferito!”

“Sta bene?” Chiese Dan, appena Lucifer entrò nell’attico.


“Sì, Daniel. Sta bene” annuì, guardando il salotto distrutto “Perché tutti si divertono a
distruggermi i pianoforti?” Esclamò scrocchiando le dita.
In un baleno, il salotto tornò come nuovo. Ascensore compreso.
“Wow” esclamò Dan.
“Dimmi, Daniel. Cosa vuoi da me?”
“Salutarle” dichiarò sotto la magia.
“Trixie?”
“E Chloe. Vorrei… Ho ancora delle colpe da sistemare. E riguardano Chloe”.
Lucifer annuì “Okay. Ma sai che hai salvato la signora Lopez, vero? Puoi già andare in
Paradiso”.
“No, Lucifer. Mi sento come se mancasse questa… prova”.
“Bene. La detective sarà dimessa domani, quindi…”
“Tra tre giorni, Trixie compirà 12 anni” rivelò Dan “Magari…”
“Come ultimo regalo di compleanno, un incontro con te. Certo. Ovvio. Avrei circa due
giorni per organizzare tutto. Sì. Va benissimo. E grazie. Non lo sapevo. Almeno so come
impegnare il tempo, prima…” si fermò.
“Prima di cosa?”
“Daniel… Posso confidarmi con te?”
“Allora, Trixie sta dormendo. E ho scritto a Chloe per sapere come sta”.
“E?”
“Sta meglio. Teme che Lucifer le abbia fatto un miracolo per guarirla prima”.
“Eve, l’ha fatto sicuramente” commentò Mazikeen.
“Vero. La ama tanto”.
“Già. Ma mai quanto io amo te” la baciò.
“Maze… è la casa di Chloe, questa”.
“E lei non c’è. E neanche la sua coinquilina”.
Eve rise e tornò a baciarla.

“Ehi, Chloe. Come stai?” Esclamò Linda, entrando nella stanza.


“Confusa. Miglioro sempre più ad ogni respiro. Vedi? Sono seduta. Sto bene. Neanche si
vede la cicatrice, ormai”.
“Lucifer?”
“Lucifer. Non ce la fa a stare due secondi senza di me” sospirò.
“Credo si senta davvero in colpa, nei tuoi confronti”.
“Quanto è infantile, però? Quale colpa? Che avrebbe fatto, adesso?”
“Non dovrei dirtelo, Chloe. C’è il segreto professionale tra noi”.
“Giusto”.
“Ma… Lo conosciamo bene. Sta impazzendo nella ricerca di una soluzione per i suoi mali.
E quelli del mondo, visto che è Dio”.
“Okay”.
“Sto andando contro la legge, parlandotene”.
“E parli con una detective?!” Rise Chloe.
“Sì, beh. Non è un segreto comune. Parliamo del bene dell’Universo. Quindi…”
“Mi spaventi, adesso. Che succede?”
Linda la guardò preoccupata e prese fiato.

Chloe si svegliò dopo una notte tempestate di incubi e sogni.


Stava meglio fisicamente. Ma mentalmente… era distrutta.
Si stava vestendo quando bussarono alla porta.
“Avanti”.
“Ciao, Chlo’” esclamò Rory “Grazie per avermi chiamata come taxi” rise.
“Rory, davvero Lucifer deve morire?” Chiese a bruciapelo.
L’angelo rimase in silenzio.
“È vero, quindi” si voltò “Deve davvero morire”.
“Vedi, se rimane qui ancora un po’, gli equilibri dell’universo…”
“Andranno in rovina. L’Universo andrà in rovina. Apocalisse e tutto il resto” si sedette.
“Già. Lui continua a fare avanti e indietro per rallentare l’inevitabile…”
“Perché dovrebbe morire, però? Non può restare vivo ma in Paradiso?”
“Parliamo di Lucifer… Vedilo come un elastico. Da un lato ci sei tu, dall’altro l’Universo. A
forza di tirare… l’elastico si rovina e puff!” Mimò uno scoppiò con le mani.
“Lo sospettavo. Merda” si sedette sul letto.
“Già. Però ha sistemato l’Inferno”.
“No. Maze ha rinunciato. Partirà con Eve…”
“Non parlo di lei. Ma di me” sorrise orgogliosa.
“Oh mio… Ma è… Wow” esclamò Chloe “Sono senza parole. È quello che volevi?”
“Sì. Voglio comandare quei piccoli bastardi dei demoni” disse autoritaria per poi sorridere
felice.
Chloe l’abbracciò “Sono così felice per te, Rory. Davvero tanto. Anche se mi mancherai
tantissimo”.
“Anche tu, Decker. Non escludo qualche scappatina ogni tanto. Magari per un compleanno
o la laurea di Trixie”.
“Oh mio Dio! Dopodomani è il compleanno di Trixie!” Ricordò Chloe.
“Allora, andiamo a organizzare qualcosa” l’aiutò con il borsone ed uscirono.

“Pa… papà” disse Charlie.


“Mi ha chiamato!” Esclamò Amenadiel.
“Ma la prima parola è stata MAMMA. Ho vinto io” rise Linda “Dovremmo parlargli sempre
in spagnolo? O in francese? Il mio è arrugginito ma potrei provare. Conosci altre lingue?
Devo obbligare Lucifer a parlare a Charlie sono in cinese. O in giapponese. O…”
“Linda, sta imparando ora a parlare. Può iniziare anche sono con l’inglese”.
“Si ma… sarebbe meglio…”
Amenadiel sorrise divertito “Sei unica”.
“Perché voglio che mio figlio abbia il meglio nella sua vita?”
“Anche” prese il figlio in braccio “E ti amo per questo”.
“Amenadiel…”
“Troppo presto?”
Linda si alzò, scuotendo la testa “No. È perfetto” si alzò sulle punte per baciarlo.

“Ella”.
La ragazza si voltò verso l’amico “Dan. Credevo te ne fossi andato”.
“No. Non ancora. Volevo salutarti”.
“Hai guadagnato il Paradiso?” Si illuminò.
“A quanto pare” annuì.
“Oddio! Vorrei poterti abbracciare!”
“Anche io. Ma va bene così. Sono felice di aver vissuto questa stranissima avventura al
tuo fianco, mi amiga”.
“Grazie”.
“E in te ora c’è solo luce. Sei salva, Ella Lopez”.
Sospirò sollevata “Wow”.
“Ma non dire nulla a Carol di questa storia. Potrebbe essere troppo per lui. Magari, non
adesso”.
“Giusto. Andrebbe sicuramente fuori di testa” rise “Grazie per lui. Avevi ragione. È un
bravo ragazzo”.
“Come te, Ella”.
“Ora si” risero.

Chloe entro in casa da sola.


Ed era sola pure in casa.
La figlia era sicuramente a scuola e le sue amiche scappate chissà dove.
Era sola. E la consapevolezza che da lì a poco lo sarebbe stata per sempre, le fece girare
la testa.
Si sedette a una sedia della cucina e si portò le mani tra i capelli.
Lucifer rimandava l’inevitabile per lei. Il Mondo dipendeva dal loro amore.
Non era mai stata egoista, in vita sua. Non così tanto.
Voleva davvero fare del bene nella vita.
Si guardò in giro e si fermò sul poster della madre.
Aveva bisogno di lei, più di chiunque altro.

“Pronto?”
“Ciao, mamma. Sei su un set?”
“Tesoro, che sorpresa. No, sono dal parrucchiere” rispose Penelope.
“Certo. Non volevo disturbare”.
“Non mi disturbi mai, Chloe. Non mi chiami mai a quest’ora. È successo qualcosa?”
Chloe si morse le labbra per non scoppiare a piangere “Possiamo pranzare insieme?”
Chiese titubante.
“Tesoro, ho un impegno… cerco di liberarmi, però”.
Respirò “Grazie, mamma. Ne ho davvero bisogno”.
“Naturalmente. Ti mando l’indirizzo di un posticino. Così vieni da me”.
“Perfetto. Grazie”.
“A dopo, bambina mia”.
Chloe chiuse la chiamata e si fermò a fissare la foto salva schermo.
Sapere che avrebbe dovuto rinunciare ad altri momenti di gioia da vivere con Trixie e
Lucifer le devastava l’anima.

“Come può essere impossibile creare un castello di palloncini in meno di due giorni?!”
Esclamò al telefono, Lucifer “No, senta lei, le farò una pessima recensioni” attaccò il
telefono.
“Ehi, Lucifer. Quanta rabbia” sorrise Ella “Tutto okay?”
“Mi chiedo perché la gente non fa il proprio mestiere come si deve?!”
“Oh. Forse hai la risposta, Dio” sussurrò, indicando il laboratorio con la testa.
Lucifer si alzò dalla scrivania di Chloe e la seguì.
“Prima che tu posso dirmi tutto, spero che tu stia bene. Che abbia superato lo shock circa
la mia identità e che ti sia perdonata”.
“Fatto tutto, Lucifer. È solo strano crederti Dio” ammise.
“Ci farai l’abitudine. Tutto okay, quindi?”
“Sì. Alla grande. E lo devo a te… e a Dan”.
“È stata di Chloe l’idea di legare le vostre anime, in realtà”.
“Ottima idea. Dovrebbe essere lei Dio, allora”.
“Non penso le piacerebbe, alla fine. Ma chissà” rise “A proposito. Non mi ha ancora
risposto ai messaggi” prese il telefono “Scusami, signorina Lopez”.

Chloe ignorò la chiamata.


“Non gli rispondi?” Chiese la madre.
“No, mamma. Devo… Devo disintossicarmi da lui, credo”.
“E perché? Siete così belli insieme. L’ultima volta eravate così affiatati. Spero sempre in
una partecipazione di nozze”.
“Elimina questa speranza, allora. Non ci saranno matrimoni. Né un futuro tra noi”.
“Come sei tragica, Chloe. Perché dici così?”
“Perché… ecco…”
“Senti, qualsiasi cosa possa essere accaduta tra voi due, hai solo due alternative per
risolverla: affrontandola insieme o lasciarvi definitivamente. Ma la seconda deve essere
scelta se proprio credi sia la fine di tutto. Senza una ripresa futura”.
“Mamma… Non ti facevo così categorica” Chloe si stupì.
“Lo so. Si impara col tempo. Dimmi: prima o seconda?”
Chloe prese fiato e rispose.

“Finalmente! Credevo fossi scappata in Mexico”.


“Guarda che io a casa ci sono venuta. Ma non c’eri né tu né Eve. Che vuoi da me?”
“Hai ragione” esclamò Mazikeen “Come stai?”
“Ti preoccupi per me? Stai davvero cambiando, Maze” rise Chloe, sedendosi al bar.
“Beh, ti credevo morta nelle fiamme. Ci sta che ti domandi come stai?”
“Giusto. Sto bene. Se pensi che solo ieri ero in sala operatoria” ordinò da bere.
“Lucifer. Non riesce proprio a vivere senza te per due secondi due” rise.
“Già”.
“Comunque, perché mi hai chiamata? Chi devo ammazzare?”
“Non tu. Io. Come si ammazza un Dio?”
“Facile: non si può. Sono impenetrabili. Nulla li scalfisce. Credo che neanche un altro dio
possa ucciderli. Piccoli bastardi” disse soprappensiero “Ma chi devi uccidere? Perché Dio
si trova in un altro universo… con quella bastarda”.
“Non loro” finì il drink e ne ordinò un altro.
“Ah” Maze cambiò espressione “Chloe che succede? Sei tornata a due anni fa?” Rise
nervosa.
“No. Ecco… È complicato”.
“Fatto! Sai che da piccoli non era cosi disordinato? Era meticoloso. Almeno per le sue
cose” esclamò Rory, raggiungendo le due al Lux.
“Fatto cosa?” Chiese Mazikeen.
“Oh, giusto” prese lo zaino e mostrò la spada di Azrael
“Che intenzioni avete con quella, voi due?!”
Chloe guardò Rory e poi Maze “Salvare l’Universo” sospirò decisa della sua scelta.

“Pensi sia troppo?”


Dan guardò la sala allestita a festa di compleanno.
“È un po’ troppo… rosa?!”
“Così?” Lucifer scrocchiò le dita e divenne tutta nera.
Daniel lo fulminò.
“Okay. Okay” fece scomparire tutto “Tu come facevi?”
“Chiedevo a Trixie cosa volesse per quel giorno”.
“Sì. Ma lei ora è… che ore sono?”
Dan mostrò i polsi “Non ho orologi con me”.
“Ma sei sempre inutile, Daniel!” Sospirò prendendo il telefono “Starà a casa ora. Vado da
lei…”
“E così svanisce l’effetto sorpresa”.
“Detesto questa vita!”
“Ma parlare con Chloe, no?”
“Se mi rispondesse” rispose, tentando per l’ennesima volta.
“Pronto?”
“Mi ha risposto! Detective, dove sei?”
“Al Lux”.
“Al… Perché sei al Lux?”
“Per bere un drink gratis”.
“Giusto. Ma non eri in ospedale?”
“C’ero. Ma poi qualcuno con la mania per i nuovi giochi mi ha curata in un secondo”.
Lucifer rise “Vero. Aspettami lì. Arrivo subito”.
“Okay. Ma fai presto, perché…” un soffio di vento la colpì in viso “Ciao”.

“Salve, detective” sorrise lui “Quando sei uscita?”


“Questa mattina. Mi ha accompagnata Rory a casa”.
“Rory? Perché non hai chiamato me?”
“Volevo lei” scrollò le spalle “Perché se ti avessi visto, ti avrei preso a sberle in faccia!”
“Perché mai?”
“Perché mi hai guarita!”
“Non vedo il problema, scusami”.
“Lu… Lascia stare” sospirò “Non devi usare i miracoli su di me”.
“Aaaah. Sono stanco di vederti in fin di vita, detective. Davvero tanto. E…”
Chloe lo baciò “Tranquillo. Purtroppo ti conosco bene. So come sei fatto”.
“Benissimo. Problema di giornata: come si festeggia una bambina di 12 anni?”
“Hai una figlia di 12 anni che non conosco?”
“No. Oh me! No. Trixie. Intendo lei. Domani è il compleanno”.
“Aaaah vero. Un pigiama party a casa e l’hai resa felice”.
“Allora vado a casa tua. Dammi le chiavi, così non ti arrabbi”.
“Non casa mia. Qui. Su. Nella sua nuova stanza”.
“Lo sapevo che quei materassi in più non sarebbero andati sprecati! Me lo sentivo! Sei un
genio, detective” la baciò “Davvero un genio. Vado a sistemare l’attico e… Tutto okay?”
Lei annuì “Si”.
“Ti vedo pensierosa. Stai bene, vero? Non hai traumi nuovi o emorragia varie”.
“Sto benissimo, Lucifer”.
“Perfetto. A stasera”.
“A stasera” annuì, guardando con la coda dell’occhio lo zaino vicino a lei.

“Certo, tesoro. Domani staremo insieme promesso. Non è vero, tu hai deciso di andare
con Clarissa… Sì. No, tranquilla. A domani. Fai la brava” attaccò Chloe, sospirando.
“Trixie?” Chiese Rory.
“Da quanto tempo stai qui?”
“Arrivata ora”.
Annuì “Sì. È voluta rimanere dalla sua amica del cuore. Si era già preparata per questa
notte fuori casa”.
“Tua figlia è sveglia” alzò le spalle lei.
“Già” sorrise.
“Sei ancora intenzionata a salvare il mondo?”
“Salvare il mondo. Mi si chiede di uccidere l’uomo che amo per l’Universo…” disse ad alta
voce “Non ho molte alternative”.
“Puoi ritirarti”.
“No. Non posso. Il mio desiderio è sempre stato quello di aiutare le persone. Così aiuterei
tutti in un colpo solo”.
“L’hai impugnata?”
“Non ancora”.
“Ottimo. Perché mancava un pezzo” mostrò il medaglione e lo infilò sul pugnale, rimasto
nello zaino.
“Era in Paradiso. Come…?”
“Michael. Grazie alla collaborazione di Gabriel”.
“A quanto vedo, siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda”.
“L’universo deve essere salvato”.
Chloe sospirò “Hai ragione. Dobbiamo fare qualcosa” prese lo zaino “Vado ora. Meglio
prima che poi” annunciò.
“Okay. Io… vado a godermi il mio nuovo trono” Rory aprì le ali e volò via.

L’ascensore si aprì e Chloe si stupì nel trovare il salotto completamente vuoto.


“Dove… Dove sono i mobili?”
“Salve, detective. Ho spostato tutto. Così domani gli amici di Trixie saranno più comodi”
sorrise Lucifer.
“Giusto…”
“Vado a finire una cosa di là. Ma ti sento”.
“Che stai… che stai facendo?” Chiese, approfittandone per portare lo zaino nel lato suo
del letto.
“Nulla di che. Migliori la stanza di Trixie. Pensi che si fermeranno tutti a dormire? Ho
invitato i compagni di scuola, di pattinaggio e di scalata”.
“Sono tantissimi!”
“Solo i più stretti. Mazikeen mi ha dato una mano” tornò in camera “Sei bellissima”.
“Mi nascondo qualcosa, Lucifer?”
“Che? No. Cosa dovrei nasconderti?” Rise.
“Il ciondolo non ha funzionato”.
“Errore mio. Dividendo la spada e portando i pezzi lontani dalla Terra, la chiave non
funziona” spiegò “Per questo ti ho guarita. Mi sentivo in colpa”.
“È facile fare così. Commetti errori e poi puff, li aggiusti così”.
“Detective, che stai dicendo?”
“L’Universo sta andando in rovina perché tu non stai su” sintetizzò.

Lucifer si preparò da bere “Chi te l’ha detto?”


“Che devi morire? Linda. Con la conferma di Rory”.
“Non dovevo confidarmi con Linda. E Rory doveva stare zitta”.
“Quindi ammetti che stai…”
“Si! Sono qui per te. Dovrei stare in Paradiso, a governare questo pazzo Universo. E
invece sono qui per te. Perché non riesco a staccarmi da te. Devo morire per potermi
staccare da te. Ma non voglio farlo. Ti amo, Chloe!” Gridò “Mi trema il cuore ogni volta che
ti vedo. Che mi sorridi. Che mi baci. Ti amo e non riesco a essere Dio perché tu… tu sei la
mia vita!”
“Ma stai mandando in rovina il mondo, Lucifer! Stai facendo… Lucifer, dannazione! Non
puoi essere così egoista!”
“Non riesco a starti lontano”.
“Devi!”
“Non riesco”.
“Lucifer, non mi costringere ad ucciderti!”
“Che cosa?” Rise “Non puoi uccidermi. Sono immortale” le voltò le spalle “In più sono Dio.
Quindi…”
Chloe recuperò dallo zaino il pugnale e tornò da lui “Lucifer. Non costringermi”.
Dio si girò e alzò le mani “Che stai facendo? Come hai…? Rory!” Esclamò rassegnato
“Piccolo diavoletto. Senti, detective, non voglio farti del male. Abbassa l’arma. Perché…”
“Credi che non lo farei? Credi che non lo farei?”
“Al contrario. Ma fermati, detective” camminò lentamente verso di lei.
Chloe tremò di rabbia “Lucifer!”
“Lasciala, detective. O azionala. Stai… CHLOE!” Gridò.
Con tutta sé stessa, si costrinse a gettare il pugnale a terra e cadde inginocchio, in
lacrime.
Lucifer sospirò sollevata “C’è mancato poco”.
“Non devi amarmi, Lucifer. Non devi” si sedette sulle sue ginocchia, abbracciandosi.
Lucifer allontanò il pugnale e l’abbracciò “Aspetta il compleanno di tua figlia. Fallo passare
e poi…” le accarezzò il viso.
“Lucifer, sono un mostro. Neanche per un secondo mi è passato nella mente di salvarti. Di
tenerti qui. Sono un mostro”.
“No, tesoro. Non lo sei. Non…” la strinse a sé, cullandola “I miei fratelli hanno ragione.
Devo prendermi le mie responsabilità. Devo scegliere chi essere. Ora. E spetta a me farlo.
Non a te. Tu non puoi e non devi prendere questa decisione enorme. Ho cercato di sviare
il problema. Ti ho resa immortale. Ti ho dato dei poteri. Poi te li ho tolti. Ti ho traumatizzata
e illusa una marea di volte. Insomma, combino solo casini con te. Ma, davvero, non spetta
a te scegliere”.
“E allora scegli il Cielo, Lucifer. Diventa Dio. Spogliati di tutti gli altri ruoli. Sii Dio a 360
gradi. Sii ciò che sei destinato ad essere” si asciugò le lacrime con le mani “Ti prego… Mi
condanneresti all’Inferno se restassi” tremò.
“Mia piccola forte umana… Vorrei avere il tuo coraggio”.
“No. Non serve coraggio. Serve seguire quello che tutti noi ti stiamo urlando di fare.
Diventa Dio! Sii davvero Dio”.
Distolse lo sguardo.
“Se mi ami, Lucifer… Se mi ami davvero, devi lasciarmi e diventare Dio. Devi farlo. Devi
andartene dalla Terra. E da me” allo allontanò per alzarsi.
Poi recuperò il pugnale.
“Detective?”
“La voglia di farlo è altissima. Mi trema il braccio…”
“Lascialo”.
“Tu promettimi che domani te ne andrai!”
“Ma ho organizzato tutto per Trixie…”
“Due giorni. Hai 48h di tempo. Poi te ne vai!” Posò a fatica il pugnale sul divano.
“Detective…”
Lei scosse la testa e scese al bar.

“Io ti ammazzo!”
“Beh, ciao anche a te, fratello” rispose Rory, dall’alto del trono.
“Scendi subito!” Tuonò.
L’angelo scosse la testa e si tuffò dritta verso il basso, atterrando con leggiadria al suolo.
“Come ti è venuto in mente di armare la detective contro di me?! Come?!”
“Allora, primo: non sono stata io a dirle la verità. Secondo: lei mi ha chiesto di venire qui e
recuperare il pugnale. Per il medaglione, avevo un debito da riscuotere da Gabriel.
Michael si è dovuto ingegnare per estrarre il medaglione. La spada è stata semplice.
Difficile era trovarla”.
“Come hai osato…”
“Sei cieco, Lucifer. Se non facciamo qualcosa, questo Universo cesserà di esistere!”
Respirò per calmarsi “Ora, ti consiglio di tornare alla Città d’Argento. E falla diventare la
tua residenza permanente!” Sentenziò, aprendo le ali per tornare al trono.
“Come hai fatto” chiese.
“Fatto cosa?”
“A trovare il coraggio per ucciderlo”.
“Perché lo chiedi?”
“La detective… Era disposta a farlo. È disposta a uccidermi. E, dannazione, ha motivazioni
valide. La sentivo carica e sicura e…”
“Aspetta, la sentivi?”
“Sì. E i suoi pensieri. Soffriva ma no…Oooh un momento! La vedo!”
Rory sospirò “Grazie Papà” disse “Sei pronto a diventare Dio!”
“La vedo. Vedo che… oh no”.
“Che succede?”
“Devo tornare. Rory… Ricordati che ci sarò sempre per te”.
La sorella lo abbracciò “E io per te”.

“Tantissimi auguri, scimmietta” Chloe entrò nella stanza della figlia, con un cupcake al
cioccolato e una candelina sopra.
“Grazie mamma”.
“Esprimi un… Oh…”
“Tranquilla” rise lei soffriranno sulla fiamma “Grazie”.
“Ormai sei una signorina… mi sento vecchia” finse di svenire e cadde vicino alla figlia.
“Ma non lo sei” rise divertita.
Suonarono alla porta.
“Sicuro sarà Maze. O Ella” si alzò Chloe.
“Allora vado io” Trixie balzò in piedi e corse ad aprire.
“Salve… Trixie. Tantissimi auguri” sorrise Lucifer.
Lei lo fulminò “Non sei il benvenuto, qui”.
“Chi è, tesoro… oh, Lucifer” deglutì.
“Ha passato tutta la notte a piangere, per colpa tua. Naturalmente” incrociò le braccia,
guardandolo con aria furiosa.
“Okay. Capisco la rabbia e tutto. Vi chiedo solo due ore, circa, del vostro tempo. Posso?”
Chiese.
“Solo perché sono buona oggi” annuì Trixie.
“Detective?” Sorrise.
Chloe annuì “Ci cambiamo e ti seguiamo”.
“Ah. Ooookay. Sì. Vi aspetto… fuori” annuì.
Trixie gli chiuse la porta in faccia “Io da lui non riceverò regali, oggi. Ma okay?!”
“Credo che… dovrai fare un’eccezione. Se i miei calcoli sono giusti” rifletté lei.
“Continuerò ad odiarlo ugualmente. Mi aveva promesso che non ti avrebbe fatto piangere
di nuovo. E invece… È cattivo”.
Lo seguirono con la macchina fino a un parcheggio.
“Qui lasciamo le macchine. Proseguiamo a piedi”.
“Sì, se magari fossi meno criptico, per una volta!” Esclamò Trixie, arrabbiata.
“Seguitemi” la ignorò.
“Lucifer dove ci stai…” Chloe non finì mai la frase.
Entrarono in un parco deserto dove Dan li stava attendendo, seduto su una panchina.
Il detective si alzò e le salutò “Ciao, ragazze” sorrise.

Trixie lasciò la mano di Chloe per correre dal padre.


“Come?” Chiese Chloe, sconvolta.
“Poi ti spiegherò. Vai. Tu lo vedi. Lui ti vede. Ma non avete l’eternità” sospirò.
La detective lo guardò commossa e si incamminò verso i due.
“Papà!”
“Ehi, scimmietta” la strinse a sé, meravigliandosi di poterla abbracciare davvero.
Trixie pianse “Com’è possibile?”
“Lucifer… A quanto pare, può tutto”.
“Mi manchi, papà. Mi manchi tantissimo”.
“Lo so, scimmietta. Ma volevo esserci. Per il tuo compleanno” le accarezzò il viso “Non
piangere, piccola mia”.
“Sei qui. Ti vedo. Ti sento. Resta”.
Si piegò sulle ginocchia “Vorrei ma non posso. Il mio tempo è finito qui. Ma non il tuo. Tu
hai tutta una vita davanti. E devi viverla. Anche per me. Io ti vedrò da lassù…”
“Sei in Paradiso, papà?” Si illuminò a gioia, tra le lacrime.
“Da oggi si. Volevo prima assicurarmi che tu stessi bene. E che stessi in ottime mani”
cercò Lucifer “Anche se ora non lo vedo”.
“Ci ha lasciato un po’ di privacy” lo raggiunse Chloe.
“Ehi” si alzò lui “Ora mi vedi?”
“Sì. Finalmente, ti vedo e ti sento” si commosse anche lei.
Daniel l’abbracciò “Scusami”.
“Per cosa, Dan? Dovrei essere io quella che si scusa”
“Ti ho lasciata sola a crescere nostra figlia. E…”
“Dan, non ti preoccupare. Io e lei ce la caveremo. E non siamo sole. Ci siamo l’una per
l’altra” Chloe chiamò la figlia a sé “Tu pensa solo a non perderti tra i Cieli”.
Dan rise “Sicuramente mi ci perderò”.
Padre e figlia si abbracciarono in silenzio per diversi minuti.
“Devi andare, papà” sussurrò lei “Spero solo che tu non sia solo”.
“No. Non sarò solo” guardò Chloe “C’è la mia metà ad attendermi. Spero” sorrise.
“Ti aspetta la pace e l’amore che meriti, Dan” Chloe lo abbracciò per l’ultima volta “Non ti
scordare di noi. Sarà facile scordarci”.
“Mai. Siete la mia famiglia. Ti saluterò tuo padre, Chloe”.
Chloe chiuse gli occhi, lasciandosi alle lacrime.
“Detesto essere l’ambasciatore di cattive notizie, ma è ora” dichiarò Lucifer, avvicinandosi
a loro.
I tre si asciugarono le lacrime.
“Lucifer, te le affido. Proteggile. E lascia che Trixie ti inganni ai giochi da tavolo” esclamò
Daniel.
“Lo fa già. Quindi okay” alzò le spalle “Ultimo giro di saluti” concesse, distogliendo lo
sguardo da Chloe.
“Ancora tanti auguri, scimmietta mia. Vivi sempre felice e onesta con te stessa”.
“Ti voglio bene, papà. Sei e sarà sempre il papà migliore del mondo”.
“E tu il mio orgoglio” la riempì di baci e poi svanì nella luce.
“Dov’è?” Chiese Trixie, asciugandosi le lacrime.
“In Paradiso” rispose Chloe.
“E Lucifer?”
“Non ne ho idea”.

Dan si svegliò in un mare di budino al cioccolato.


“Ma che…?”
“Ti volevo dare un caldo benvenuto” sorrise Lucifer, a riva.
“Riscoprendomi di cioccolata?!”
“A qualcuno può piacere. Esci” lo invitò fuori.
Dan si alzò, cercando di pulire i suoi abiti. Ma appena toccò la terra, si ritrovò pulito e
candido.
“Cosa?!”
“Ti abituerai. ¡Bienvenido al Paraíso, detective stronzo!” Sorrise divertito.
Daniel rimase incantato dal luogo.
“Okay, mentre tu fai le facce da pesce lesso davanti al Regno di mio Padre, ti lascio in
compagnia di una guida migliore. Io ho altri impegni per la giornata”.
“Guida? Chi?”
“Ciao, Dan”.
Il detective si voltò e rimase pietrificato, mentre sul volto nacque un sorriso di gioia.
“Charlotte” esclamò.
I due si abbracciarono e si baciarono.
“Che scena pietosa” esclamò Michael.
“Ed arrivò l’ex uccello del malaugurio. Che c’è fratello?”
“Sei qui per restare o solo per fare l’usciere?”
“Non è ancora il mio momento. Accompagnavo solo un amico nella pace eterna. Mi è
ancora concesso, spero”.
“Non cambi mai. Sei sempre…”
“Scusatemi se vi disturbo” esclamò Dan, mano nella mano con Charlotte “Lucifer, posso
parlarti?”
Dio guardò il fratello, il quale se ne andò senza dire nulla.
“Dimmi”.
“Volevo ringraziarti per Trixie. E per quello che hai fatto per il suo futuro”.
“Non ho fatto nulla per il suo futuro. Non mi è permesso. Dalla tua ex, per la precisione”.
“Intente il fondo per il college, Lucifer” aggiunse Charlotte.
“Charlotte Richards. È tanto che non vedo la tua anima” sorrise Lucifer, cambiando
discorso.
“Non cambi mai, Lucifer” scosse la testa Dan “Comunque sia, grazie. Ammetto che mi
mancheranno le tue prese in giro e i tuoi scherzi”
“Non per molto. Presto starò qui per tanto tempo. All’incirca, l’eternità”.
“Cosa?”
“Allora è vero quello che si dice in giro. Dio ha scelto il Paradiso” continuò Charlotte.
“Non è che abbia avuto tante alternative. Perciò, sì”.
“E Chloe lo sa?” Chiese preoccupato Dan.
Lucifer trattenne il fiato mentre Charlotte comprese il suo silenzio.
“Ti deve amare tanto se arriverà a questo punto”.
“Punto? Quale…? Che succede?”
“Daniel, Charlotte ti racconterà tutto. E ti insegnerà a sopportare i pettegolezzi degli angeli.
In primis, quelli di Gabriel” prese fiato “Devo tornare: qualcosa da dire?”
“Nulla. Grazie per tutto” Dan lo abbracciò e Lucifer ricambiò l’abbracciò, trattenendo a
stento le lacrime.

“Alla prossima settimana. E se dovessi avere problemi, non esitare a chiamarmi” Linda
congedò il suo secondo paziente di giornata, chiudendo la porta.
Sospirò soddisfatta dalla seduta appena conclusa.
“Mi hai tradito”.
Linda saltò dallo spavento “Oddio! Lucifer!”
“Non credevo che un dottore andasse in giro a raccontare i contenuti di una seduta”
esclamò, privo di espressione.
Linda deglutì e prese posto davanti a lui.
Temeva la sua ira, considerando il tono con cui le stava parlando.
“Ti chiedo scusa, Lucifer. Ma quello che mi hai detto l’ultima volta… Ho ritenuto opportuno
che lei dovesse saperlo. Doveva…”
“Ti ringrazio” la interruppe.
“Cosa?”
“Ti riassumo. I miei fratelli l’hanno aiutata ad assemblare la Spada Fiammeggiante, con la
quale ha tentato di uccidermi. Ma non l’ha fatto perché non è facile uccidere chi si ama. Da
questa situazione assurda, ho scoperto che ora posso vederla. Non ho magie su di lei, ma
almeno la vedo. So dove si trova. Nulla sul futuro, ma almeno so dov’è nel presente. Ho
un patto con lei. Domani mi ucciderà. Quindi, sono qui per ringraziarti. Sia per averle
raccontato tutto, sia per avermi aiutato in tutti questi anni a crescere. Da Diavolo ribelle,
sono diventato Dio responsabile solo grazie a te” spiegò “Quindi, grazie dottoressa”
sorrise.
“Lucifer…”
“Detesto gli addii strappalacrime. Ne ho avuto uno con Maze, dal quale devo ancora
riprendermi. Tu sei stata come una sorella maggiore. Mi hai guidato lungo il mio cammino
qui. Ti devo moltissimo. Perciò… vedi di fare la brava, che voglio rivederti su. Tra tanti,
tanti anni, ovviamente”.
“Non penso che andrò in Paradiso, ma okay” alzò le spalle, poco convinta dalle parole di
Lucifer.
“Perché no? Avevi una sola grande colpa: tua figlia. Ma ora tra te e Adriana le cose vanno
meglio. Vi sentite. Vi vedete. C’era al primo compleanno di Charlie. Per quel che vedo, se
dovessi morire ora, verresti da me” sorrise “Ora che ci penso, tutti voi verreste da me.
Sarebbe come trasferire questa realtà nei Cieli” rifletté.
“Questo lo devo a te, Lucifer” le tremò la voce.
“Grazie a te ho avuto modo di incontrarla. Okay, tramite Maze in realtà. Ma se tu non fossi
diventato mio paziente, io non avrei conosciuto lei…”
“Sì, sì, una serie di eventi correlati. Si”.
“E sono madre di Charlie sempre grazie a te. Tramite te…”
“Hai conosciuto Amenadiel… Non darmi troppi meriti, però. Potrebbe piacermi” rise.
“In realtà, senza di te, nessuno dei nostri amici avrebbe il suo lieto fine. Anche se per tutti
è un inizio, e non una fine”.
“Trillò buona, dottoressa” rise, compiaciuto.
“L’unica a rimanerne senza…”
“È la detective. Già” annuì triste lui “E non so cosa inventarmi. Ho aperto due libretti
bancari per Charlie e Trixie, in modo da lasciargli la possibilità di un futuro…”
“Hai fatto, cosa?”
“Amenadiel sa tutto. Tranquilla. Ho dato a Trixie ciò che desiderava: l’ultimo saluto al
padre. Ho aiutato la signorina Lopez con la sua vita, e ora sta con Carol. Maze è in giro
con sua moglie Eve. Entrambe felici. Mio fratello sta con te e non ho idea di cosa vogliate
fare nel futuro. Ho dato pace anche a tua figlia, senza volerlo… Dei miei cari, manca solo
lei. Ma la sua felicità equivale alla distruzione dell’Universo” sospirò “Se potessi
dividermi…”
“Lei che dice?”
“Che devo morire. Che il mio posto non è qui, con lei. Ma sul trono di mio Padre, a
governare l’Universo. E che se la amo davvero, devo lasciarmi lei alle spalle. Una
decisione tremenda e crudele. Tipico di mio Padre. E poi sarei io il Diavolo” sorrise
sarcastico.
“Devi tagliare i ponti col Diavolo che eri, praticamente”.
“A tal proposito, Rory è all’Inferno. Voleva questo, alla fine. Non so bene perché, ma è
felice così. Quindi okay”.
“Buon per lei. E tu, Lucifer. Quale sarebbe il tuo lieto fine?”
“Io non conto. Vedimi come il genio della lampada: non può esaudire i propri desideri” alzò
le spalle.
“È triste, però…”
“Ho preso una decisione. Farò sacrifici, ma almeno so che la mia vera famiglia - voi - starà
bene” alzò le spalle, sorridendo “Mi basta questo”.
“Lucifer, mi fai commuovere”.
“Comunque sia, posso chiederti una cortesia, più che un favore?”
“Naturalmente”.
“Dopo la mia… morte, la detective potrebbe crollare. Puoi non abbandonarla? Starà sola.
Si sentirà sola. E non voglio che sia sola del tutto. La figlia è troppo piccola per darle
forza”.
“Ma scherzi? Siamo una famiglia, ora. Strana. Super allargata, ma unita”.
Lucifer sospirò sollevato “Mi conforta, sentirtelo dire”.
“Quindi, questa è la nostra ultima seduta?”
“Sì. È un addio” ammise.
Linda si alzò e aprì le braccia.
Dio sorrise e l’abbracciò “Mi mancherai, mia minuscola dottoressa”.
“Anche tu, mio problematico amico” singhiozzò.
“Sei una madre fantastica per Charlie. Anche se… ti consiglio di rilassarti di più. Goditi il
tempo che scorre. C’è tempo per ogni cosa. Okay?”
“Okay. Addio, Lucifer”.
“Ti aspetto fra mille anni, Linda”.

“Fratello, proprio te cercavo” esclamò Amenadiel, vedendo Lucifer alla cucina della
centrale.
“Ehi, agente Canaan” rise “Non ce la faccio ad essere serio, chiamandoti così”.
“Ho sentito Linda. Vai via?”
“Definitivamente. Così saranno tutti felici e non mi romperanno più le scatole” dichiarò.
“Sarà strano essere l’unico angelo in città, ora”.
“Chiamami e ci prenderemo un bourbon insieme”.
“Sì, come no. Non potrai muoverti da lì, lo sai vero?”
“Sì. So tutto. E accetto tutto. Le mie disposizioni sono scritte e sigillate in cassaforte.
Quella grande” disse.
“Perfetto. Allora, ci vediamo tra qualche decennio”.
“Così sembra” si abbracciarono.
“Ti voglio bene, Lucy. Sono fiero di te, fratellino”.
“Grazie, fratello. Detto da te è tanto” rise “Ti voglio bene. Sarà triste il Paradiso senza il tuo
musone”.
“Chi va in Paradiso?” Chiese Ella, passando vicino ai due.
“Io. Vado a ricoprire il ruolo di Dio a 360º”.
“E ci lasci qui? Da soli? Senza di te? E io? E Chloe? No!”
I due angeli si guardarono, poi Lucifer abbracciò Ella “Anche io ti voglio bene, signorina
Lopez. Non sai quanto”.
“Mi mancherai, Lucifer. Avevo una marea di domande da porti”.
“Falle a me. Sarò lieto di risponderti” si offrì Amenadiel.
“Davvero?”
“Ecco, bravo fratello. Nostra sorella Azrael sarebbe felice di sapere che tu proteggerai la
sua pupilla” annuì Lucifer.
“È vero. Azrael. Quindi lei è davvero vostra sorella? E come mai mi parlava? E perché…”
Ella iniziò a riempire di domande Amenadiel, mentre Lucifer li lasciò soli, alla ricerca di
Chloe.

Lucifer aprì la porta della casa e trovò una pila di cuscini e materassi davanti all’ingresso.
“Ma che diavolo succede, qui?”
“Oh, Lucifer” Esclamò Eve “Che ci fai qui?”
“Che ci faccio qui? Che ci fate voi qui? E questi? Un momento. Questi sono i letti…”
“Che erano nell’attico, sì. Lo so” annuì Eve “Mazikeen sta portando il resto. La festa si fa
qui” sorrise.
“Cosa? Perché?”
“Il Lux non è posto per dei bambini. Meglio evitare. Quindi, tada’!” Spalancò le braccia.
“Mi sento privato della mia idea”.
“Ma no. Cambia solo il luogo. Trixie adorerà tutto questo. Ora è con i nonni paterni”.
“Mmmmh okay”.
“Aspetta. Ho saputo che torni in Paradiso”.
“Le voci corrono” annuì.
“Mi mancherai, Lucifer” lo abbracciò.
“Sto abbracciando più persone oggi che in tutta la mia esistenza” rise.
“Sarai fantastico alla Città d’Argento. Qui ce la caveremo. E non temere: faremo divertire
Chloe ogni giorno” gli stampò un bacio all’inizio delle labbra “Ma ci mancherai tantissimo”.
“Anche tu mi mancherai, Eve. Ma ci rivedremo. Un giorno”.
“Vediamo” rise “Se cerchi Chloe, la trovi al Lux. Sta aiutando Maze”.
“Grazie” annuì e uscì.
“Aspetta, Luc”.
“Che c’è?”
“Non farla sentire in colpa. Non merita di soffrire più del dovuto”.
“Ricevuto” sorrise e salì in auto.
Parcheggiò l’auto e salì di corsa verso il bar.
“Ehi, Lucifer. Ultima scatola e poi tutto libero” esclamò Maze, nel corridoio.
“Eve mi ha detto tutto” annuì.
“Ci sarai dopo?”
“Un saltò lo farò sicuro”.
“Allora ti saluto dopo” disse uscendo.
Lui salì in ascensore e premette l’ultimo tasto.
Le porte si aprirono ed entrò in casa.
“Maze, cosa ti sei scordata?” Urlò Chloe, dalla camera da letto.
“Sono Lucifer”.
“Oh, ehi” sorrise lei, affacciandosi “Scusa, stavo sistemando qui… Ciao” sorrise.
“Quelle due pazze mi hanno aggiornato. Vengo da casa tua” iniziò lui.
“Oh. Sì. Abbiamo pensato che era meglio non turbare gli amici di Trixie con il Lux. O
meglio, più che loro, tu. Un gruppo di bambini che devastano l’attico… Ti avrebbe steso”.
“Che pensiero gentile, detto da chi mi ucciderà”.
Il sorriso di Chloe si spense e lo sguardo puntò i propri piedi “Già. Vedi io…”
“Detective, scherzo. Non ce l’ho con te. Anzi. Va tutto bene” camminò verso di lei.
“No. Non va per niente bene, Lucifer” prese fiato per non piangere “Comunque, dicevo che
non credo di essere pronta ad ucciderti”.
Le strinse le spalle “Detective, si che sei pronta. Sei forte, determinata. Certo, stai
malissimo e ti senti in colpa per tutti i lutti e gli addii che hai vissuto nella tua vita…”
“Aspetta, Maze ti ha detto anche questo?”
Lui scosse la testa.
“E allora… L’hai intuito?”
Lui scosse la testa.
“Come?”
“Ti ho vista” disse “E quando vedo, sento anche cosa dici”.
“Che significa che mi hai vista?”
“In quanto Dio, posso vedere e sapere dove si trova ogni umano. Prima con te non
funzionava. Ora sì. Ora so dove sei e cosa dici. Ma rimane ancora un mistero la tua
mente. Per non parlare del futuro…”
“Ma è fantastico, Lucifer. Inquietante ai massimi livelli, ma fantastico. Mi vedi” si illuminò “È
un segno”.
“Davvero?”
“Sì. Sei davvero nato per essere Dio” sorrise “E io sono così fiera di te, Lucifer. Sei così
cresciuto… Se penso a com’eri quando ci siamo conosciuti…”
“Ero perfetto” si difese.
“Sì. Certo. Come no”.
“No. Non l’accetto” la prese in spalla “Non sono d’accordo”.
“Lucifer, mettimi giù. Lucifer!”
La fece cadere in mezzo al materasso “Dimmi che ero perfetto”.
“Non ti mento, Lucifer” si impuntò, sorridendo.
“Ma sei cattiva”.
“Lucifer, ho detto che ERI. Ora sei meravigliosamente autentico. Sei tu. Perfezione o
meno, sei tu. E mi piaci come sei ora” scese dal letto “E doverti lasciar andare…”
“Fa male anche a me, detective. Per questo…”
“Sta zitto” prese una piccola rincorsa e lo baciò.
La strinse a sé, tenendola con un braccio sulla schiena e l’altra mano sulla nuca.
“Non lasciarmi ora” sussurrò lei, tra i baci.
“Certo che no” sorrise.
Gli tolse la giacca e iniziò a sbottonargli la camicia, spingendolo a sedersi sul letto.
“Aspetta… detective, che fa?” Chiese senza fermarla.
“Mi mancherai da morire. Vorrei ricordarti. E darti tutto l’amore che posso darti ora. Perché
poi…” si morse la lingua.
“No. No, no, no… Non… Okay. Non sono perfetto per niente, se ti faccio piangere”
esclamò.
Lei rise.
“Vuoi davvero fare qualcosa per me ora? In questo momento?”
Lei annuì.
“Dammi il comando. Per una volta, lascia che ti ami come vorrei”.
Lei sgranò gli occhi dallo stupore e annuì.
Si spogliarono tra i baci e la fece sdraiare sul letto, continuando a baciarla.
Le tenne le mani mentre disegnava una linea di baci che la divideva a metà.
Il suo corpo rispondeva alle carezze, mentre lei lo chiamava dolcemente e senza fiato.
I cuori iniziarono a battere all’unisono, mentre le anime si intrecciavano, al passo con i loro
corpi.
La voleva ricordare in ogni centimetro, così uso i baci come fotocamera.
Le accarezzò il viso, spostandole i capelli all’indietro e le sorrise, senza rallentare “Stai
bene?”
“Ti amo, Lucifer. Ora e sempre” disse, graffiando la sua schiena e perdendosi tra le tue
braccia.

Le mancò il fiato e aveva la gola secca. Ma non ci pensò più di tanto.


Non si era mai sentita così in pace con sé stessa. Ne così tanto amata.
Chiuse gli occhi e liberò una lacrima di gioia, mista alla tristezza che provava nel ricordarsi
che era l’ultima volta.
“Tutto… Ehi! Ti ho fatto male? Stai bene?! Dannazione, dovevi fermarmi!”
“No, L…” prese fiato “Sto bene, Lucifer”.
“E allora… Ehi…” le asciugò le lacrime sul viso con le dita.
“È troppo. Devo metabolizzare il tutto. Da sola. Non è facile. In più, mi sto auto
convincendo che non ho colpe”.
“È vero”.
“Non cambia il fatto che… Oddio, ti prego perdonami” si strinse al suo fianco, cercando di
farsi più piccola che mai.
“La mia forte e straordinaria detective… Anche tu crolli” disegnò cerchi invisibili sulla sua
schiena.
“Sei sempre stato un casino impossibile da gestire… Ma mi sei sempre piaciuto, come
casino. Eri davvero stimolante per la mia curiosità. Sei… Avrei voluto che fossi mio”.
“Ma sono tuo. Guardami: sono qui con te. Abbracciati e accaldati. Io sono perfetto ma tu
sei da togliere il fiato. Poi, tutta arrossata dai miei morsi…” rise.
Chloe deglutì e salì su di lui “Ho visto di sfuggita l’esercito celeste. Ma tra tutti i tuoi fratelli,
tu resti davvero io più bello”.
“Ecco. Ora mi dici come potrei suicidarmi se la mia donna mi fa questi complimenti?! Sarei
un pazzo”.
“Dai” arrossì, nascondendo il volto tra i capelli.
“Senti…” Guardò l’orologio sul comodino “Pranziamo insieme?”
“Io non ti lascio oggi. Certo. Ma prima” recuperò le lenzuola e si coprì le spalle.
“Ancora?” Chiese stupito.
Lei annuì vogliosa “Ti va?”
“Sì, sei davvero magnifica”.

“Ma mamma dov’è?” Chiese Trixie, prima di gettarsi tra gli amici.
“Non è la più pallida idea. L’ho vista al Lux l’ultima volta. E c’era anche Lucifer” disse
Maze.
“Allora non verrà più. Pazienza” alzò le spalle palla e tornò a giocare.
“Quei due… Un po’ mi dispiace per loro” disse Maze.
“Vorrei vedere. Essere costretti a vivere separati… Credo sia una vera e propria tortura”
Eve rubò una tartina dal piatto della moglie.
“Sei una ladra”.
“E tu mi ami per questo” la baciò sulla guancia.
“Eccoci. Wow! Ciao a tutti, ragazzi!” Esclamò Chloe, entrando in casa.
“Buon pomeriggio, signora Decker” salutarono i ragazzini, mentre Trixie si tuffò tra le sue
braccia.
“Mamma! Pensavo non saresti arrivata”.
“E perdermi la festa che doveva essere svolta da me? Mai!” Rispose Lucifer, seguendola
“Salve, piccola umana”.
Trixie lo fulminò e lo spinse fuori casa, chiudendosi dietro la porta.
“Perché?”
“Devo parlarti lontano da tutti” disse Trixie.
“Sei molto minacciosa”.
La bambina si sedette sui gradini del palazzo “Grazie per questa mattina”.
“Lo voleva lui. Era il suo regalo di compleanno” si sedette all’ultimo gradino, per guardarla
meglio.
“Ti manca mai tuo Padre? O tua Madre? Hai un madre, vero?”
Lucifer sorrise e annuì “Anche io ho i genitori e sì. Mancano anche a me. Per assurdo, più
di quanto credessi” ammise.
“Mi manca tanto papà. Col lui passavo ore a giocare, a studiare… Mi piaceva passare del
tempo con lui” sospirò.
“Sono stato millenni senza genitori. Conosci la mia storia, poi. Abbandonato da tutta la
famiglia. Ho trovato la forza in me. Piano piano, passo dopo passo, ho iniziato a fare ciò
che davvero volevo. E l’ho fatto”.
“Tu sei estremo, come esempio, Lucifer”.
“Forse. Ma ho realizzato molte cose da solo. E mi sono circondato solo di persone che
stimavo. Poi ho scoperto che quelle persone, alla fine, mi volevano bene”.
“È impossibile odiarti. Certo, sei strano. Ma sei buffo e tanto buono” confessò.
“Davvero mi credi buono?”
Lei annuì “Lo sei sempre stato. E, come le persone buone, non ti sei mai accorto di quanto
bene facevi o donavi agli altri. Io ho sempre creduto che fossi il Diavolo. Lo dicevi sempre.
Perché mentire, sennò?!” Alzò le spalle “Eppure, l’unica cosa che mi lasciava perplessa
era che tu facevi di tutto per non esserlo”.
“No. Non ti seguo”.
“Se fossi stato davvero malvagio, non mi avresti mai difeso con Lizzy, quando ci siamo
conosciuti a scuola. Non mi avresti mai sopportato poi. Non saresti mai venuto a salvarmi,
quando mi hanno rapita…”
“Tecnicamente, ero lì per tua madre” precisò.
“Come vuoi. Perché venivi a casa, ogni mercoledì, a giocare con noi? L’hai fatto per tanto
tempo. L’hai continuato a fare anche ora, nonostante i tuoi nuovi impegni. Sei importante
per l’Universo, ma hai sempre trovato il tempo per me e mamma. Che poi lo facevi per
stare più tempo con lei, è un’altra storia” sorrise.
“Quindi…”
“Grazie. Sono stata troppo dura con te. E anche tanto arrabbiata. Ma non sapevo tutta la
storia” deglutì “Maze me l’ha raccontata. Mi ha detto tutto. E io… Io posso solo ringraziarti.
Ed è pochissimo paragonato a quello che hai fatto per me, mamma e papà”.
“Ho combinato solo casini, se analizziamo bene gli eventi”.
Trixie lo abbracciò “Ci sei stato. Hai vegliato su di noi. Come un angelo custode. Che è ciò
che sei, alla fine”.
Lucifer la sollevò, abbracciandola meglio “Non sono così, ma ti ringrazio, piccola mia”.
Chloe aprì la porta di casa, per richiamarli, e rimase immobile davanti al loro abbraccio.
“Detective, o ti unisci o… ti unisci. Perché così sei inquietante” la invitò Lucifer.
Trixie guardò oltre la spalla di Lucifer e sorrise alla madre.
“Perché tanto affetto? Che mi sono persa?” Si sedette dall’altro lato di Lucifer.
“Un po’ di confidenze con Lucifer, tutto qui” rispose la figlia.
“Okay. Rispetto la vostra privacy” annuì.
Lucifer l’attirò a sé e la baciò, per poi abbracciarle entrambi “Vi voglio bene, ragazze mie.
Non lo scordate mai. E adesso, necessito di qualcosa di forte”.
“C’è la soda” esclamò Trixie.
“Più forte?!” Rise.

“Potete andare, restiamo noi qui” esclamò Mazikeen.


“Che significa che possiamo andare? È casa mia, Maze”.
“Decker, lo so. Ma voi due… siete troppo smielati. Mi uccidete l’atmosfera di festa. Quindi,
andatevene e via”.
“Ma…”
“Ha ragione” ammise Lucifer.
“Visto. Dai, tanto conosco questa casa a memoria. Sarà tutto come l’hai lasciato.
Promesso”.
“Vado a prendermi un cambio”.
“Lo trovi già al Lux” disse Eve “Andate e divertitevi. Okay che è la fine della vostra favola,
ma perché deve avere un brutto finale?” Sorrise divertita.
“Come?!” Dissero i due interessati.
“Andate” ripeté Maze.
“Aspettami in macchina, detective. Saluto e vengo” disse.
“Incredibile” esclamò lei, sconvolta.
“Questo è davvero un addio” disse Maze.
“Ragazze mie… mi mancherete tantissimo” le abbracciò.
“Non sappiamo come ringraziarti, Luc. Senza di te, non ci saremmo mai incontrate”.
“Ho scoperto che tante cose non ci sarebbero state senza di me” scosse la testa.
“Ehi, tempo di addii?” Li raggiunse Ella.
“Da quanto stai qui?” Chiesero.
“Da un po’. Ho appena battuto un amico di Trixie alla play. Lucifer… Detesto gli addii,
quindi” lo abbracciò e gli regalò tre baci “Ci rincontreremo. E salutami Azrael e Rory, se
mai le vedessi-sentissi. Mi mancano quelle sue ragazzacce” sparì.
“Okay” rise.
“Sei sicuro che sia il volere di tuo Padre? Non erano previsti altri piani?” Rifletté Maze.
“Non lo so. Ho poche certezze, ormai. Meglio che vada. Saluto la festeggiata e scappo”.
“Vai a far vedere chi comanda, ai piani alti” Mazikeen gli diede una pacca sul sedere e gli
sorrise.
“Non cambi mai” scosse la testa.

“Andiamo” dichiarò Lucifer, salendo sul lato passeggero.


Chloe fece il giro dell’auto e salì alla guida “Tutto okay?”
“No. Tua figlia. Detesto i bambini. Ti fanno arrivare al punto in ho gli vuoi talmente tanto
bene da non volerli lasciare mai più”.
“Che tenerone che sei” rise lei.
“Guida e basta”.
Chloe rise e partì.
Parcheggiò al Lux, dove Lucifer scese per primo e le aprì lo sportello.
“Potevi attendere che parcheggiassi, prima di gettarti fuori”.
“Volevo essere galante”.
“Ma così mi fai prendere un colpo” rise e gli prese la mano con decisione.
Salirono fino all’attico, dove Chloe gli versò da bere.
“Grazie” si stupì.
Versò da bere anche per lei “Proporrei un brindisi”.
“A cosa?”
“A te” disse “Alla straordinaria crescita che hai fatto. Al tuo cammino fino a qui. A tutti gli
amici che hai incontrato sulla tua strada. Alle numerose amanti. Sia donne che uomini. A
tutto il bene che hai fatto”.
“Detective… grazie” brindarono e finirono il drink.
“Dunque…”
“Chloe, devo dirti alcune cose tecniche, prima di qualsiasi altra cosa”.
“Mi devo preoccupare?”
“No. Vieni” la prese per mano e la portò in camera.
“Non so se sono abbastanza in forze per altro sesso” ammise “Magari tre round, sì”.
“Tre? Per fortuna non hai forze” rise “Comunque no, tesoro” aprì la cassaforte grande
“Qui, ci sono tutte le carte delle mie proprietà sulla Terra e a Los Angeles. Tutte. Per ogni
dubbio, Amenadiel e Maze sanno tutto” richiuse.
“Ma non so il codice”.
“Lo sanno loro. Ho voluto lasciare a tua figlia un conto bancario che si sbloccherà al suo
18º compleanno. Per il college. L’America è pazza con i costi. Ma, tranquilla. Domani si
sbloccherà un altro per le spese straordinarie. Non si sa mai. Sempre lì tutti i dati”.
“Lucifer…” fece per intervenire ma lui la fermò.
“Questa è casa tua. Tu l’hai salvata anni fa. Mi sembra più che giusto che diventi tua.
Fanne ciò che vuoi. Anche il Lux è tuo, ovviamente. Tranne la stanza di Trixie. Quella è
sua. Come la piscina, sua grande passione” recuperò le chiavi della Corvette, appoggiate
sul bancone.
“Le chiavi delle altre mie auto sono tutte nell’ultimo cassetto nell’armadio. Fanne ciò che
vuoi, ma lei… lei è tua. Non darla a nessun’altra affamata di velocità. Parlo di Ella e di
Maze, in primis. Ho altre auto veloci e d’epoca. Distribuisci loro. Ma l Corvette è tua. Poi di
Trixie, quando avrà l’età” rise.
“Ma…”
“Solo dopo che io…” deglutì “Aprì l’altra cassaforte, dietro al quadro. Poi…”
Chloe lo zittì baciandolo “Mi rendi difficile tutto”.
“No, detective. È necessario seguire il piano. Devo dirti altre cose…”
“Non devi…” prese fiato “Lucifer…”
“Ti amo, Chloe Jane Decker. Con tutto me stesso. Ho passato mesi a cercare un modo
per renderti felice in eterno. Ma ho fallito, miseramente. Non so quanto mi meriti tutto il tuo
amore”.
“Smettila di dire questa assurdità” scosse la testa.
“Sei davvero unica, detective” le accarezzò il viso “Per favore, vai avanti. Non pensare a
me. Non fermarti a me. Hai un cuore enorme. Meriti la felicità. Meriti di essere felice. Trova
un uomo che sappia darti tutto l’amore che meriti. Non pensare troppo a me. Non
pensarmi proprio. Vai avanti. Magari ricordami. Ma non vivere nel mio lutto. Non è giusto.
Le tue labbra sono fatte per essere baciate, i tuoi occhi per sognare… Lasciati scaldare
solo da chi davvero ti ama. Mi raccomando. E se qualcuno ti farà del male, chiamami.
Starò pure per lasciare il mio passato alle spalle, ma ricorderò sempre come si tortura
qualcuno” i suoi occhi lampeggiarono.
Lei rise e lo abbracciò “Grazie”.
Lui indietreggiò e prese dal suo comodino il pugnale e il ciondolo.
“Azionala” le passò i pezzi.
Lei tremò “È normale?” Chiese curiosa.
“Che tremi? Sì. È potente come arma” rilassò le spalle.
“Come faccio?! Ti amo troppo”.
“Respira. Concentrati. Va tutto bene” le ripeté.
Chloe inserì la chiave e indietreggiò quando la spada si accese.
Lucifer sorrise “Guardami”.
“Lucifer…”
“Ti a…”
Chloe lo pugnalò al cuore, trapassandolo.
Lui sorrise “Ti amo” finì la frase e svanì, insieme alla spada.
Chloe sbatté le palpebre più volte per realizzare quello che era successo.
Un forte tuonò fece vibrare i vetri e iniziò a piovere.
Chloe uscì al balcone e si lasciò bagnare dalla pioggia.
Era il segnale che lui era giunto a destinazione. Glielo aveva promesso.
Sorrise sollevata e felice.
Lucifer era morto, per far spazio al nuovo Dio.

3 mesi dopo

“Michael, se continuerai a camminare avanti e indietro così, rovinerai il pavimento. E,


davvero, non vorrei rifarlo” esclamò Lucifer.
“Devo parlarti”.
“Parla”.
“Le cose vanno bene. L’Universo va bene”.
“Detto con questo tono funebre, sembra tutto il contrario”.
“Che hai fatto? Hai cambiato la politica di nostro Padre? Stai intervenendo sugli eventi
della Terra?”
Dio sbuffò “Che senso avrebbe essere me se non puoi aiutare i tuoi… figli? Non mi sento
padre di nulla, però quello è il significato. Quindi, sì, fratello. Potrei essere intervenuto”.
“Non funziona così il lavoro”.
“Vuoi prendere il mio posto? Fallo e sarai morto!”
“Che ridente riunione di famiglia, fratelli” esclamò Gabriel, entrando nella sala.
“Sorella, che ci fai qui? Ti credevo in giro” cambiò discorso Michael.
“Gossip. Vivo di gossip. Amo il gossip. Io sono il gossip, Mike” rise.
“Comunque, attento a non cambiare troppo gli eventi. I Piani di nostro Padre…”
“Michael, so come si fa il mestiere. Il tempo per impararlo l’ho avuto. Ora, se non ti
dispiace, vorrei parlare con Gabriel”.
Il gemello alzò le mani e li lasciò soli.
“Che si dice in giro?” Chiese Lucifer, prendendo posto sul trono.
La sorella sorrise e iniziò a parlare.

“Ti invidio troppo. Davvero, tutto mi sarei aspettata dalla vita… tranne che invidiarti per il
mezzo di trasporto” esclamò Ella, appena Chloe entrò in laboratorio.
“Buongiorno anche a te, Ella” rise la detective.
“È un’ingiustizia! Almeno la tratti bene? La lavi con prodotti adatti? La fai volare?”
“Lo usata solo oggi”.
“Ecco, vedi? Sei un’incosciente! Già me lo immagino Lucifer, dare le capocciate al muro!
Ci sono muri in Paradiso?”
“Sì. Comunque, l’ho presa oggi perché l’avevo affidata a Mazikeen. Voleva usarla lei per
l’ultimo viaggio”.
“Aaaah. Sono tornate?”
“Ieri sera. E già mi ha rubato il telefono e mi ha iscritta in una di quelle app per incontri…”
“Mi chiedo che se ne fanno loro due di queste app?!”
“Cercano le taglie” rispose Chloe.
“Astute. Ma, perché a lei si e a me no? Cattiva!”
“Passa da me stasera e ti darò le chiavi”.
“Sei davvero un’amica” l’abbracciò.
“Scommetto che se fosse qui, mi ammazzerebbe”.
“Naaa. Figurati. È pazzo di te. Era pazzo di te? Chloe, non so che tempo usare…”
“Sto bene, Ella. L’ho superata. Lui è su, io sono qui. È stata una storia d’amore breve ma
intensa. Bellissima. Ma si va avanti” si spostò la frangia di lato, facendo inevitabilmente
tintinnare i ciondoli sul bracciale.
“E quello?” Domandò “Io lo conosco. Credo…”
“Me l’ha regalato Lucifer. L’ho trovato in cassaforte con la spiegazione di tutti i ciondoli. È
la prima volta che riesco a metterlo” sospirò “Forse non sono ancora pronta” li fece
tintinnare tra loro.
“Posso?” Ella le prese il polso, ma Chloe fece di meglio. Si tolse il bracciale e lo tenne
aperto e disteso sul tavolo.
“Ogni ciondolo corrisponde a ognuno di noi. La sua famiglia terrestre” spiegò “Tu sei il
microscopio col DNA. L’orologio per Amenadiel. Il libro con gli occhiali per Linda. Il
pugnale per Maze e la mela per Eve. L’orsacchiotto per Charlie e l’unicorno per Trixie.
Mentre questa tazza di cioccolata è Dan. Ha scritto che nel negozio non c’era un ciondolo
a pudding. Quindi si è arrangiato” rise.
“Che tenerezza. Okay, il cuore con la codina a punta e le corna sono lui, ma la stella?”
“Io. Ha scritto che sono stata la sua luce nell’oscurità. La sua stella polare. E…” prese fiato
“Non farmi continuare. Sono tre mesi che osservo questo bracciale sul comodino. Ogni
notte. Già è tanto se lo indosso ora” ammise, indossandolo.
“L’ha comprato tempo fa. Quando siamo andati a prendere le fedi per Maze ed Eve.
Sicuro è stato quel giorno, perché era sparito con una commessa e stata cercando tra
vassoi e vassoi di ciondoli. L’avrà assemblato quel giorno”.
“Le pensa tutte lui” scosse la testa “Va bene. Torniamo al lavoro. Non voglio pensarci” si
asciugò una lacrima “Che abbiamo oggi?”

“E questo è tutto” concluse Gabriel.


“Mmmmh mi fa piacere sapere che i nostri fratelli ora mi appoggiano in pieno”.
“Hai risollevato l’Universo in pochissimo tempo” aggiunse l’angelo “E senza fermati un
secondo”.
“Non ho tempo per fermarmi. Grazie della chiacchierata. Ora…”
“Avrei notizie anche sulla tua detective. Su Chloe” trillò lei.
Lucifer si fermò “Come sta? Sta bene? È in pericolo? È…”
“Sta bene. Sta iniziando a metabolizzare la tua assenza. Tanto che sta valutando se sia
giunto il momento di voltare pagina”.
Lui annuì.
“Ma è triste. Credo che le manchi davvero tanto” informò “Non so come. Non me ne
intendo di sentimenti”.
“Certo, Gabriel” sorrise “E grazie”.
Lei annuì e volò via.

Amenadiel atterrò all’ingresso del Palazzo d’Argento e si recò direttamente da Dio.


“Lucy? Sei tu?” Chiese, vedendo il fratello in un look non proprio suo.
“Amenadiel, grazie di essere qui” si alzò e andò ad abbracciarlo.
“Ma che… sei cambiato moltissimo. Per un secondo ho creduto fosse Michael”.
“Giusto, non ci vediamo da L.A.” annuì “Ho rivoluzionato il look, adattandomi alla mia
nuova dimora. Vesti bianche e più tranquille”.
“Anche i capelli… Diversi” notò “Che succede davvero, Lucy? Un cambiamento del genere
deriva da…”
“Amenadiel, sto impazzendo qui!” Esplose “Mi sono gettato sul lavoro da quando ho
lasciato il Lux. Faccio solo questo. Controllo, monitoro, miracolo. Solo questo. Mattina,
pomeriggio e sera. Mi sto trasformando in nostro Padre… E non volevo questo!”
“Il peso dell’Universo”.
“Già. E poi… Mi manca. Ma lo devo fare per lei. Anche per lei. Solo che ogni volta che la
cerco, la vedo triste. Sola. La trovo sempre sola”.
“Strano. Lavora molto anche lei, ma non è mai sola. Certo, Maze ed Eve sono tornate da
pochissimo. Erano partite…”
“Per il Mexico. Ho passato giorni a rimediare ai loro danni” rise.
“Due matte. Comunque Lucifer, nel complesso stiamo tutti bene” sorrise l’angelo “Charlie
ormai ha iniziato a fare dei mini monologhi. Capiamo la metà dei suoi discorsi, ma è così
tenero. E ti cerca. Ha iniziato anche a chiamarti”.
“Vedi? Mi sto perdendo anche lui. Mi sento un leone in gabbia”.
“Addirittura”.
“Lo so, esagero. Ma non mi sento a casa, qui. È come… quando sono tornato all’Inferno
per proteggere Charlie e la detective. Uguale. E okay, lo faccio. Sto qui. Ho riarredato il
Palazzo. Cambiato look. Ho voluto rendere questo posto più mio. Ma…”
“Non è il Lux”.
“Per niente. Guarda. Quel piano è lì che mi aspetta da poco dopo che sono arrivato. L’ho
accordato o suonato da allora? No. Perché se lo faccio…”
“Ti sentiresti come se non avessi una via di fuga. Come se questa realtà fosse davvero la
tua vita eterna. Capisco”.
“A forza di vivere con Linda sei diventato uno psicologo pure tu” preparò due drink.
“Sì, beh. Passa le ore a studiare e a ripetermi volumi interi di psicologia infantile e altri
argomenti che, detta tra noi, non capisco e non capirò mai”.
“Giusto. Come procedono i suoi studi?”
“Ma allora davvero non ci segui?!”
“No. Te l’ho detto. Sono stato un torturatore per millenni. Ma non sono masochista” gli
passò da bere.
“Posso fidarmi? Non è che mi bloccherà qui, vero?”
“Bevi e basta” disse Lucifer.
I due bevvero e Amenadiel si stupì del gusto.
“È…”
“L’unica cosa davvero buona del Paradiso. Ogni pietanza o bevanda buona sulla Terra,
qui è squisita”.
“Allora, che farai Lucifer? Resterai qui?”
“Sarebbe bello tornare con te. Ma no. Non posso. Sono Dio. E servo qui. In cima a tutto”.
“Ottima scelta, Lucy” lo abbracciò “Sono così fiero di te. E sereno, nel saperti qui. Tu sai
come risolvere tutto”.
“Evviva” scherzò.

“Mamma, che stai facendo?” Chiese Trixie, dopo cena.


“Ho promesso a Mazikeen che avrei dato una chance a dei tizi per degli incontri… Ma non
me ne convince neanche uno”.
“Posso aiutarti?” Si sedette accanto a lei sul divano.
Chloe le avvolte un braccio sulle spalle e la baciò sulla tempia, passandole il telefono.
“Vediamo. Lui no. Neanche lui. Oddio, ma non poteva farsi una foto migliore?! Questo
decisamente no. Ma neanche lui!”
Chloe rise “Sei più selettiva di me. Mi piace”.
“Niente da fare. Non condivido la mia mammina con gente sconosciuta” l’abbracciò “E poi,
dove sta scritto che devi stare con qualcuno?”
“È quello che cerco di far capire a tutti. Ma niente. Continuano a insistere”.
“Perché ti voglio bene e non ti vogliono vedere triste”.
“Ci provo a stare bene. Davvero. Ma…”
“Ti manca Lucifer” continuò lei “Sai, manca anche a me. Ma, sai cosa mi ha detto nonna?
Quando le manca tanto il nonno, va nei posti dove ha vissuto bei momenti con lui e passa
del tempo. Lo ricorda in quei momenti vissuti in quei luoghi e l’aiuta a sopportare la
mancanza. Ed è vero. Io l’ho fatto con papà. Dopo scuola, con Maze, siamo andate a
quella caffearia vicino a dove viveva papà. Ho preso due frappè. Uno come piace a me è
uno come piaceva a papà. Ed è stato davvero molto utile. Magari devi fare lo stesso.
Dov’è il luogo dove hai più ricordi con lui?”
“La centrale”.
“A livello lavorativo. Ma a livello romantico? Privato? Intimo?”
“L’attico del Lux”.
“Perfetto. Andiamoci!” si alzò.
“Dove vai? È tardi…”
“Mamma, no. Non è tardi! Non lo è mai. Alzati. Andiamo al Lux. Meriti di stare meglio”.
“O lo dici perché vuoi stare in quella stanza?!”
“Anche. Due piccioni con un palazzo. Andiamo!”
Chloe rise e seguì la figlia.

“Fatto il giro serale. Tutto apposto” dichiarò Ibriel.


“Eccellente. Puoi andare” lo congedò Lucifer, tornando al lavoro.
“Lavori troppo per essere te, fratello” esclamò Zadkiel.
“In che senso?”
“Ci stai stupendo. Lavori più del dovuto. Stacchi mai? Cammini mai per gli astri? Incontri
mai le anime beate? So che hai degli amici qui. Li hai mai incontrati?”
“Non credevo che l’angelo della Giustizia passasse il tempo a monitorare le mie relazioni”
rise.
“No. Faccio altro, è vero. Ma non sono cieco. Vedo che l’Universo gira in modo efficiente,
come voleva nostro Padre. Forse, meglio di come faceva lui…”
“Per l’ultima volta, nessuno mi ammazzerà per un po’ di acqua in più. La pioggia è
sottovalutata da queste parti”.
“Ti manca”.
“Sono dove devo stare. Sto benissimo. Fammi il piacere di dirlo anche agli altri nostri
fratelli e alle nostre sorelle. Sto bene. Sto facendo Dio. Un compito non proprio facile”
sottolineò.
“Intendo la Terra. La tua vita lì”.
Dio lasciò le carte sul tavolo “Sì. Mi manca. Mi mancano tutti. Ma qui ho i cocktail, la
musica… Ho tutto quello che avevo giù. Perciò, sono apposto”.
“Sai… Quando tu sei stato cacciato e la Mamma se ne andò, Papà cadde in depressione.
Di quelle che lo portavano a stare ore e ore a lavorare e a non fare nient’altro”.
“Interessante” annuì Lucifer.
“Ora sei Dio. Hai il controllo dell’Universo nelle tue mani. Dirigi tre Regni, anche se Rory
non lo accetterà mai” dichiarò “Letteralmente, sei il Padrone di tutto. Ovunque tu vada,
resti e rimarrai sempre Dio”.
Lucifer lo guardò perplesso.
“Ma sono solo chiacchiere. Ti lascio al tuo lavoro, Lucifer” se ne andò.
“Quello che voleva dirti è che potresti anche andartene da qui” esclamò Michel, uscendo
dall’oscurità della stanza.
“Da quanto tempo stai lì?”
“Troppi pensieri, Lucifer. Mi avresti visto subito”.
Lucifer si passò le mani sul viso “Okay, sono troppo stanco per parlare ancora. Anche Dio
ha bisogno di dormire”.
“Come vuoi” rise “Solo, puoi non avere così tanta paura? Sei assordante. Rischio di non
sentire più”.
Dio lo fulminò e Michael lo lasciò passare, ridendo divertito.

“Ho pensato: e se andassimo nel Nordeuropa? Ho sempre voluto portare un po’ di guai in
quei paesi troppi perfettini e freddi”.
“Maze, siamo leggermente tornate da due giorni dal Mexico. Respira un attimo, tesoro”
rise Eve.
“E con questo?! Dai! Sarà divertente. A Città del Mexico, in quei locali di terza mano, ti sei
divertita tantissimo. Quei tre uomini sicuro ti ricorderanno a vita”.
“Vero. Ma questo non significa che debba viaggiare di nuovo. E questa volta oltreoceano.
Ho ancora il fuso del
Brasile. Possiamo viaggiare magari tra due mesi? O tre?”
“Due mesi?! Tre?! No! Non se ne parla. Massimo una settimana”.
“Perché vuoi viaggiare così tanto? Che succede, tesoro?!”
“Perché voglio godermi il mondo con te. E lo voglio fare prima che tu…”
“Prima della mia morte. Giusto”.
“No. Prima che ti diventi troppo vecchia per fare follie”.
Eve le diede un pugno sulla spalla “Vecchia ci sarai. Sarò sempre agile per tutto, Maz”.
“Okay. Allora, posticipiamo il viaggio oltreoceano…”
“Sai, vorrai proporti una cosa”.
“A tre? È banale, visto il casino fatto in Mexico, ma okay. Ci sto”.
“No” rise divertita “Vorrei adottare un animale domestico”.
Maze scoppiò a ridere.
“Cosa c’è di così divertente?”
“Un animale… Eve sei seria? Voglio dire, un animale domestico?! Sono da accudire.
Sporcano. Una vera tortura. Il che potrebbe piacermi. Ma non su di me”.
“Pensavo a un gatto. Sono animali indipendenti. Ci terrebbe compagnia”.
“Non ti basto io come compagnia?!”
“Certo. Era un altro tipo di… lascia stare” Eve lasciò perdere, guardando l’espressione
della moglie.
“No. Dai, non mettere il muso. Non mi piace quando sei arrabbiata o triste. Dai, scusami”.
“Non è niente. Era solo un’idea” annuì, sorridendo.
Maze la tirò a sé per il polso “Riempiamo questa gatta di un esercito di gatti!”
“Colonia. Un groppo di gatti si chiama colonia”.
Maze posò le braccia dietro il collo di Eve “Un esercito di colonie di gatti. E lì
addestreremo contro il mondo”.
Eve la baciò “Per questo ti amo!”

“Detective Chloe! Che bello rivederla!” Esclamò il barman del Lux.


“Okay, sto per fare una figuraccia enorme. Non mi ricordo il tuo nome”.
“Ezra. Succede spesso. Che ci fa qui?”
“Dovrei fare una cosa. Posso… posso passare dall’altra parte?”
“Naturalmente. Ciao, piccola” si accorse di Trixie.
“Ciao” rispose lei.
“Come vanno gli affari qui?” Chiese Chloe, cercando la chiave per riattivare l’ultimo piano
dell’ascensore.
“Alla grande. Certo, manca il capo. Ma il Lux ormai è una istituzione per la città. Quindi, fila
tutto liscio come l’olio”.
“Trovata. Perfetto. Sono felice. Buon lavoro. Andiamo Trixie”.
“Arrivederci, detective”.

“Eccoci qua” esclamò Chloe e il suo cuore perde un battito.


“Wow, è esattamente come l’abbiamo lasciato” dichiarò Trixie.
“Quando sono tornata, non ho mosso nulla. Quindi sì” rispose con un nodo alla gola.
La figlia le prese la mano e la guidò per la casa, fino alla sua stanza.
“Ecco dove avevo lasciato gli spartiti! Meno mando che sono sempre stati qui”.
“Spartiti? Trixie, suoni qualcosa e io non lo sapevo?”
Trixie guardò la madre con aria colpevole “Sì?! Più che suonare, stavo imparando”
ammise.
“E quando?”
“Ricordi quando volevo dirti che stavo con Maze o da qualche amica? Bene, ti mentivo.
Stavo qui. Infatti, sia da Maze che dalle mie amiche, era Lucifer a riaccompagnarmi”
confesso.
“Un momento. Fammi capire bene. Tutti quei pomeriggi li hai passati qui? A studiare
musica?”
“Pianoforte. Con Lucifer come insegnante. Si. Che poi non sono stati tanti pomeriggi” aprì
il pentagramma e contò i giorni delle lezioni “Sei pomeriggi. Sei ore, quindi”.
“Ah” rimase senza parole.
“Non ti arrabbiare. Sono stata io a chiedergli di insegnarmi e di farlo di nascosto. Non
dovevamo dirlo a nessuno. Era il nostro segreto segretissimo. Neanche tra di noi ne
parlavamo. Avevamo stabilito i giorni e gli orari. Punto” spiegò.
“Non sono arrabbiata, Trixie. Sono… stupita. Perché farlo di nascosto?”
“Mi piaceva fare qualcosa di bello ma in incognito” alzò le spalle “Quando l’ho proposto a
lui…”
“Ha accettato subito, felice come una Pasqua” annuì rassegnata.
“Già. Ti faccio sentire cosa ho imparato. O meglio, cosa mi ricordo” la tirò verso il salotto.
Trixie si sedette sullo sgabello dello strumento e scoprì la tastiera.
“Allora, mi ha insegnato tre melodie. Ma solo una ha voluto espressamente che la
suonassi davvero bene” disse, facendo un po’ di ginnastica alle dita delle mani.
“Ora sono davvero curiosa”.

Rimasto solo, Lucifer si affacciò dal balcone della sua camera da letto.
Da lassù, vedeva i vari astri e le anime beate passare le loro eternità felici.
Nessuno avrebbe mai detto che in Paradiso qualcuno provasse invidia. Eppure all’ultimo
piano del Palazzo d’Argento, Dio ne stava provando tanta.
Sospirò, appoggiandosi alla ringhiera.
Non era colpa di nessuno se il suo destino era quello. Era diventato ciò che da giovane
voleva essere. Aveva realizzato il suo più antico desiderio. Peccato che poi si cresce e i
sogni cambiano con te.
Focalizzandosi verso i Cieli, poté osservare Daniel ridere e scherzare con Charlotte e il
padre di Chloe.
Era strano come quei due uomini avessero tanto in comune con lui. Tutto girava davvero
intorno a Chloe.
Rassegnato all’idea della sua eternità sul trono, Lucifer tornò in quella sala e prese posto
davanti al suo nuovo piano.
Appena le dita sfiorarono i tasti, la sua anima iniziò a suonare la loro musica.

Chloe trattenne a stento le lacrime. Il suo cuore iniziò a battere all’impazzata.


Trixie stava suonando la loro melodia. Lucifer le aveva insegnato l’unica canzone che lei
ricordava.
“Tutto okay, mamma?” Chiese Trixie, alzando le mani.
Chloe annuì, abbracciandola “Grazie, piccola mia. Mi serviva proprio”.
“Lucifer mi ha detto che questa è l’unica aria che conosci. Ti va di suonarla con me? A
quattro mani viene meglio”.
“Vero. Iniziamo” prese fiato e seguì la figlia.

“Che mortorio”.
Lucifer alzò le mani dalla tastiera “Cosa?”
“È un mortorio qui. E se lo dico io, è tutto dire” Azrael atterrò a pochi metri dal fratello.
“Cosa ti aspettavi di vedere, sorella?”
“Non lo so. Il Diavolo al comando di tutto che passa il tempo nei ricordi? No. Non era ciò
che mi aspettavo” sorrise “Però è davvero bello rivederti qui, Lu”.
“È bello vedere te e sapere che non mi porterai via nessuno” ammise “Un drink?”
“Hai portato l’alcol in queste mura. Allora qualche cambiamento l’ha apportato. Mi
sembrava strano” annuì.
“Nonostante tutto, resto sempre me stesso”.
“A parte il completo bianco abbaglio e i capelli finti”.
Stanco, si scompigliò i capelli “Meglio?”
“Meglio. Ricordi quando li lasciavi normali? Bei tempi” annuì Azrael “Penso che le anime
del 1200 ti stiano ancora sognando”.
“Bei tempi. Allora, a cosa devo la visita della Morte? È già giunta la mia ora? O…” impallidì
“Chi…”
“Oh, nessuno. Sono fuori servizio. Anche io devo respirare. Ogni tanto. Ho sentito delle
voci”.
“E per voci, intendo Gabriel”.
“Già. Dio lavora giorno e notte e non stacca mai. Cosa accade, Lu?”
“Devo distrarmi”.
“Capisco. Sai, qualche giorno fa sono scesa a Los Angeles. Un morto ammazzato
malissimo, poverino. Davvero male. Insomma, come fanno gli umani a uccidere altri umani
in quel modo? Tremendo. Comunque, ero lì e mi sono incuriosita al caso. Una morte
troppo violenta. E il tipo meritava l’Inferno. Storie complicatissime, esistono… In breve,
sono andata da Ella. Che ora sa tutto. Ed è stato così liberatorio”.
“Vero, tu non sapevi…”
“No. Ma è stato fantastico. Ho adorato la tranquillità con cui mi parlava. Ero così tranquilla
che mi sono mostrata in carne ed ossa. Ci siamo abbracciate per la prima volta. Una
scena… Mi sono commossa per la prima volta. E questo lo devo a te. Quindi, sono qui per
ringraziarti”.
“Ma sono venuto meno alla promessa che ti ho fatto. Non la sto proteggendo” si rabbuiò.
“Tu no. Ma il suo nuovo compagno sì. Mi piace quel Carol. Anche se ha un nome
prettamente femminile. Mi piace”.
“Sì. Carol è un tipo apposto”.
“Sono una splendida coppia. Si completano. Molto simili tra di loro. Bellissimi”.
Lucifer annuì.
“E tu?”
“Io… cosa?”
“Che tipo sei, Lu? Che storia è la tua? Raccontami”.
“Sei in vena di romanticismo, Ray-Ray?”
“Sono la Morte. Sono sempre in vena di romanticismo. Le storie d’amore più famose
finiscono con la morte” sorrise divertita.
“Se macabra. E hai ragione” annuì “Ma io non ho una storia”.
“Ehm, sì”.
“No”.
“Sì”.
“No”.
“Lucifer, sì. Non sminuire la tua storia con Chloe. Perché c’è. Esiste ed è bella che viva” si
sedette comoda sulla sedia del tavolino.
Lucifer portò da bere “Deve scordarmi. Deve andare avanti…”
“È scientificamente impossibile, Lucifer. Amori come il vostro, non si cancellano dall’oggi al
domani”.
“Lo so, sorella. Lo so benissimo. Ho passato millenni ha cercare di scordarla. E non
stavamo ancora insieme. Pensa ora. Ho condiviso tanti ricordi con lei. Se solo ci penso,
sento ancora il battito del suo cuore sul mio petto, quando le accarezzò la schiena e lei
dormiva su di me”.
“Potevi anche non essere così specifico, sai?!”
“Comunque sia, è forte. È una donna umana. Volterà pagina prima di me. Questo è
garantito”.
“Oppure… Puoi tornare da lei e vivere i suoi anni insieme” propose Azrael.
Lucifer la guardò e poi scoppiò a ridere “Buona questa”.
“Sono seria, Lu. Cosa te lo impedisce?”
“Ehm, tutti?! Sono Dio. Ricordi?”
“Appunto. Sarai sempre Dio. Ovunque andrai”.
“Questa cosa me la stanno dicendo in molti…”
“Forse, perché è così?” Azrael cercò di toccargli il braccio, arrivando poi al polso “Lu,
questo Universo ha bisogno sì di un Dio che lo governi… Ma ha più bisogno di un Dio
felice. E, scusami se te lo dico, sembra che tu stia in lutto. E giuro che non è morto
nessuno. Almeno, non qualcuno a cui tieni”.
“Sentiamo… Che dovrei fare?”
“Lucy, Lucy, Lucy. Quello che sai fare meglio. Ribellarti a chi ti tiene incollato qui”.
“No. Non posso. Ho fatto delle promesse. Non voglio deludere nessuno…” si alzò per
allontanarsi da lei.
“Lu, pensaci davvero bene. Perché qui, l’unica persona che sarà davvero delusa sarai tu”
dichiarò Azrael.
“Ma come posso…” si voltò e la sorella non c’era più.

“Perdona il casino. Mi lasciato un po’ andare la casa” esclamò Linda, facendo entrare
Chloe.
“Linda, è tutto in ordine” commentò.
“Ci sono i giochi di Charlie ovunque. Ormai, li lascia ovunque va”.
“È l’età. Trixie per anni mi lasciava giochi ovunque” rise.
“Okay, sono tutta tua. Che succede?”
“Ho deciso di voltare pagina” confessò “Ma ho paura di non riuscirci. Di sbagliare. E di
innamorarmi di qualcuno che non sia lui”.
“È comprensibile, Chloe. Devi domandarti, però, se è quello che davvero vuoi”.
“Non posso farlo. Vedi, in una situazione normale, lineare, avrei gettato via l’orgoglio e
sarei corsa da lui. Avrei fatto è detto di tutto per tornare insieme. Per stare insieme. Ma
questa non è una situazione normale. Lui è Dio. Io una umana. Ha dei doveri da seguire.
Io sono un ostacolo. Perciò, l’unica cosa che posso fare è seguire le sue parole. Voleva
che andassi avanti. Che trovassi un nuovo amore. Che lo ricordassi ma senza pensare a
lui 24/7. Quindi, voglio farlo”.
“Volere è potere. Hai già in mente come fare?”
“No. Pare che tutti i miei ex li ho trovati lavorando. Quindi, o cambio lavoro o esco. Ma per
uscire a cercare gente nuova, avrei bisogno di un supporto”.
“Veniamo con te. Sono sicura che se chiamassimo Maze e le altre, correrebbero subito e ti
porterebbero in spalla per la città”.
“Sicuro. Grazie Linda”.
“Mamma. Mamma” piccoli passi interruppero le due donne.
“Ehi, angioletto mio” Linda prese in braccio Charlie “Saluta la zia Chloe”.
“Ciao” la salutò aprendo e chiudendo la manina.
“Ciao tesoro. Era solo di là?”
“No. C’è Amenadiel. O c’era?” si alzò per controllare “No. C’era”.
“Sarà stato chiamato in centrale. C’è un movimento pazzesco in questo periodo. Tra
manifestazioni, scioperi e crimini vari”.
“Almeno non ti annoi a lavoro…”
“Tu si?”
“Lavoro e studio tutto il giorno. Non è che mi annoi, è solo… la stessa routine. Per questo
volevo cambiare specializzazione” accarezzò il visino del figlio “Con loro non ci si annoia
mai”.
“Vero”.
“Sai con Lu…” si morse la lingua per non continuare il discorso.
“Linda, lo puoi nominare. Tranquillamente” rise lei.
“Con lui era diverso. Aveva sempre un problema nuovo. Complicato. Paranormale. E
affascinante. Sembrava di ascoltare un film… Mi manca quel tipo di analisi”.
“Lo so. Lucifer manca a tu” annuì Chloe.
“Zio? Dove?” Cercò Charlie, sporgendosi a destra e a sinistra.
“No, Charlie. Non è qui” rispose la madre.
Il figlio mise il broncio, guardando giù.
“Manca anche a lui” constatò Chloe.

“Due volte in una settimana. Devo iniziare a tenermi scorte già pronte di Cosmopolitan”.
“Tralasciando il fatto che è un cocktail buonissimo, sono qui per un altro motivo”.
Lucifer si sedette sul Trono “Dimmi, fratello. Che catastrofe si sta per abbattere sul
mondo?”
“Non sul mondo. Su di te. Chloe… ha deciso di voltare pagina”.
“Non mi sembra una catastrofe. Anzi. Sono felice per lei. Va avanti. Quello che doveva
fare appena me ne sono andato”.
“Non capisci, Lucy. Lo fa perché sta male. Le manchi”.
“Non posso farci nulla, Amenadiel. Sono dove devo stare. Lei è dove deve stare. Fine
della storia. Parliamo d’altro”.
“Dell’ennesima pioggia in California nel giro di pochi giorni?”
“Sei pesante”.
“E tu… non sei tu”.
“Decidetevi, però. Non potete cambiare idea su di me ogni secondo. Che dovrei fare?”
“Tu che faresti? Il vero te. Non questa copia sbiadita” prese fiato “Senti, Lucy. Sei stato
grandioso con l’Universo. Hai risolto tanti problemi. Hai fatto tanto in pochissimo tempo.
Hai creato programmi, piani per milioni di umani. Presenti e futuri. Hai risolto la questione
Inferno, con Rory. Hai messo d’accordo e riportato la Pace tra gli angeli. Hai fatto cose
che Papà aveva solo accennato che avrebbe compiuto. Hai portato a termine le promesse
fatte. Tutto. Hai fatto il tuo dovere”.
“Che vorresti dire con questo riassunto delle mie azioni?”
“Che devi tornare. Ora, Lucy. Prepara il Trovo per la tua assenza. Quanti anni restano a
Chloe? Tu lo sai. Gestisci la tua assenza fino alla fine della sua vita terrestre e via. Non mi
sembra una follia. Hai commesso follie peggiori. Questa…”
“Sarebbe una soluzione” sospirò.
Chiuse gli occhi per cercarla e la trovò, china sui fascicoli di un caso.
Era bella come se la ricordava.
Riaprì gli occhi per non immergersi troppo nella visione “Ma si fa a modo mio” disse.

“Chloe! Chloe! Chloe!” Gridò Maze, gettandosi praticamente davanti a lei sulla scrivania.
“Maze. Ciao. Tutto okay?”
“Ti ho trovato uno con cui uscire!” Esclamò sorridente.
“Hai…cosa?”
“Ero in questo locale, ieri sera, e si palesa questo tizio. Iniziamo a parlare del più e del
meno e mi fa: sono single da un po’ e cerco qualcuno. Allora io penso: per Chloe è
perfetto! Così, eccomi qui con il suo numero di telefono” le prese il cellulare, lo sbloccò e
le salvò il numero.
“Da quanto conosci il codice?”
“È il mio lavoro sapere le cose” la liquidò “Ecco, ci sto messaggiando”.
“Stai… cosa?! Ridammelo, Maze” si allungò ma il demone si alzò e continuò a scrivere.
“Lasciami fare. Non sai farti corteggiare, Decker. Mentre io… ecco! Ti ho organizzato un
appuntamento per domani” le passò il telefono.
“Che cosa?! Ma io…”
“Trixie starà da noi, ovviamente. Hai bisogno di fare shopping? Hai bisogno di fare
shopping. Quindi… Ellen!” Chiamò Ella, che stava passando due scrivanie più in là.
“Ciao Maze”.
“Chloe domani ha un appuntamento. Ha bisogno di un look fresco. Nuovo. E sexy. Ti va di
andare con lei? Io detesto lo shopping. E poi ho un gattino da scovare”.
“Un gattino?!”
“Certo che sì” annuì Ella “Sono così eccitata! Ti porto io. Prendiamo la Corvette. A dopo!”
Corse via.
“Visto?! Facile facile. Compra cose belle. Valorizzati, Decker” la salutò e svanì.
Carol notò lo sguardo perso di Chloe e si avvicinò alla scrivania “Tutto okay?”
“Sai, non lo so. È stato… un tornato” annuì sconvolta.

“Non ti stai divertendo come dovresti, Chloe”.


“Ella mi hai fatto provare 40 abiti in 3 negozi diversi. Per un totale di 120 abiti! Sono
stanca, non divertita” ammise.
“No. Non sei nel mood giusto. Avanti, che hai?” Chiese.
“È tutto così strano. Così veloce. Ho deciso solo ieri di cambiare pagine e domani ho già
un appuntamento. Mi sembra… troppo veloce”.
“No. Sei bella, Chloe. Se vuoi, potresti avere tutta la città ai tuoi piedi. Devi solo… staccarti
da lui”.
“Mi sembra di tradirlo” sospirò.
“Perché non avete chiuso la vostra storia. O meglio, tu lo ami. Lui ti ama. Le scelte di vita
vi hanno diviso, ma voi due siete ancora connessi. Devi lasciarlo andare”.
“Più facile a dirsi che a farsi”.
“Dove ti vedrai con…”
“Sam. Si chiama Sam. Non ne ho idea. Doveva… oh, parli di…” si morse la lingua
aprendo il messaggio “Questo è strano”.
“Cosa? Ha disdetto? Non vuole incontrarti? Dammi il telefono che gliene dico quattro”.
“Rilassati Ella. Ha solo chiesto se potevamo anticipare l’incontro la mattina. Un brunch”.
“Wow. Cioè, è la prima volta che sento di un incontro così di mattina, ma okay” sorrise
Ella.
“Meglio. Così domani sera posso stare con Trixie” annuì Chloe “Ma quello che abbiamo
preso è sbagliato”.
“L’abito. Non l’intimo. E poi… non si sa mai” sorrise Ella.
Chloe alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa “Altro giro di negozi?”
“Esatto!”

“E così, oggi è il grande giorno” Amenadiel si fermò davanti alla scrivania di Chloe.
“Ti prego, almeno tu no. Mi bastano gli altri. Tu no. Ho bisogno di alleati, qui”.
L’angelo rise “Non è una guerra”.
“Credimi: lo sta diventando. Sempre più”.
“Come stai, Chloe?”
La detective si alzò “Vuoi un caffè?”
Davanti a due tazze roventi, Chloe sospirò “Confusa. Non ho avuto davvero modo di
riflettere su quello che sta succedendo. Credo di avere ancora i postumi di ieri sera. Io le
adoro, ma abbiamo cambiato 6 locali. Sei! In una serata! Non ho più l’età per fare questa
vita” ammise.
“Non sei l’unica. Linda è tornata a casa per miracolo, ieri. Però era super allegra”.
“Ubriacarsi ed essere allegri è una bella combinazione” rise “No, dai. È stata una bella
serata. E oggi… ho la pressione di questo incontro”.
“Andrà bene, Chloe. Ne sono sicuro”.
“Non so cosa aspettarmi. Ci siamo scritti tutto il giorno, ieri. È stato rilassante scrivergli.
Abbiamo parlato di tutto. Anche se credo di aver parlato più io che lui” pensò.
“Beh, oggi sarà lui a parlare. Avrete da fare. Pensala così”.
Chloe annuì “La voglio pensare così”.
“Decker! Ma come cavolo sei vestita!” Trillò Ella, facendo girare tutti nella sala ristoro.
“Eccola” prese fiato Chloe “Tranquilla. Respira. Ho il cambio con me. Ma avevo un arresto
questa mattina. Non mi sento a mio agio a correre contro il crimine vestita in quel modo”.
“E allora vatti a vestire. Subito. Anzi” la prese per il braccio “Amenadiel, perdonaci ma qui
c’è davvero bisogno di una mano decisa” la tirò verso il suo laboratorio.
Amenadiel scosse la testa ridendo.

“Ricorda: non parlare di lavoro. Non parlare di Trixie. Non parlare dei tuoi ex. Non parlare
della tua vita piatta…”
“Mazikeen, di cosa dovrei parlare?”
“Guarda, per come sei disastrosa, va bene anche se parli del tempo”.
“Parlare della pioggia anomala di questi mesi. Mi sembra un bel argomento… per un
incontro di terza età”.
“Visto? Sei umoristica. Punta su quello. Oppure non puntare su nulla e vai al sodo. Il
locale è vicino a un hotel a buon prezzo. Prendilo e vai lì. Almeno ti divertirai. Nel cruscotto
trovi degli aiuti”.
Curiosa, Chloe aprì il vano “Sul serio, Maze?! E poi… ma quanti sono?!”
“E io che ne so come sta messo là sotto? Meglio prevenire”.
“Sei la solita” scosse la testa e parcheggiò davanti al ristorante.
“Non sarebbe male se oggi fossi un po’ come me”.
“Ciao Maze” attaccò Chloe.
Chiuse il vano porta oggetti e prese fiato.
“Speriamo vada bene” annuì, prendendo dallo zaino la pistola, mettendola poi nella sua
borsa.
Amava i brunch. Sin da piccola, li preferiva a qualsiasi altro tipo di pasto.
Poteva mangiare salato e dolce senza un ordine preciso. Era il Paradiso culinario per lei.
Prese posto e attese il suo ospite, ordinando un caffellatte e una bottiglia di vino.
Bevve un sorso di caffellatte e attese, scrivendogli un messaggio: SONO QUI.
Attese.
Attese.
Mezz’ora. Un’ora. Un’ora e mezza.
TUTTO OKAY? DOVE SEI?
L’adrenalina della novità la stava abbandonando, lasciando spazio allo sconforto.
Stava perdendo solo tempo.
Guardò la bottiglia di vino chiusa e fu tentata di aprirla e finirla in un secondo.
Sospirò.
“È libero?” Domandarono.

Chloe non alzò lo sguardo “Guardi, sì. Tanto, chi doveva venire… Non è venuto” posò la
bottiglia, scoraggiata.
“Aspettavi Sam, giusto?”
Chloe alzò gli occhi verso il nuovo arrivato e impallidì all’istante.
“Perdonami il ritardo, detective. Ma si dia il caso che qualcuno abbia preso la mia amata
Corvette. Quindi, sono venuto a piedi. Più o meno” sorrise Lucifer, divertito dallo stupore
sul volto di lei.
“Co… come… hai… hai ment…” balbettò, incapace di parlare in modo fluido.
“Tecnicamente, non ho mentito. Ho solo usato uno degli infiniti nomi che ho. Il primo, in
realtà. Samael” sorrise.
“Sa… Oh mio…” si portò una mano alla bocca, troppo sconvolta anche per piangere.
“Hai ordinato? Avrei fame. E questo locale deve essere davvero squisito” chiamò un
cameriere e ordinò per due, mentre Chloe continuava a rimanere immobile.
Si alzò e la fece alzare “So come ti senti. E sì. Anche io mi sento così”.
Chloe si gettò al suo collo, crollando.
Fu lieta anche del fatto che fossero in un angolo della sala e che nessuno li stesse
guardando.
Si commosse fino alle lacrime.
“Ehi, va tutto bene, detective. Sono qui” le diede conforto, accarezzandole la schiena.
“Sei qui” singhiozzò.
“Sono qui”.
“Per me?” Sussurrò speranzosa.
“No. Per puro sadismo. Sono sceso per farti soffrire un po’. Tra un ora tornò su” disse
serio.
Chloe si allontanò per vederlo in faccia e lui scoppiò a ridere.
“Sei un idiota” disse “E sei… Diverso” lo studiò “Che cosa…”
“Anche tu! Okay, ho capito. Detestate questo mio nuovo look. Okay. Basta dirlo” scrocchiò
le dita e il completo bianco divenne nero e i suoi capelli tornarono all’indietro “A volte,
basta chiedere”
Chloe sbatté le palpebre, disorientata “Eri bellissimo anche prima”.
“Ma… Potevi dirmelo prima!”
“Non riesco a parlare, Lucifer. Sei qui. E… Ma perché sei qui?”
“Non mentivo sulla fame. Ti va di mangiare prima? Sono in giro da questa notte”
“In… Aspetta, non capisco”.
“Nulla di allarmante. Delusa che fossi io?”
Chloe si sedette “No. Certo che no. Anzi. Una… sorpresa. Dipenderà dal motivo per cui
stai qui definire che tipo di sorpresa sia”.
“Touché. Sono qui per te. E per me. Essere Dio è estenuante. Ti toglie tutte le energie che
possiedi. Ma sono stato così male da aver lavorato giorno e notte per tutto questo tempo.
Ho lavorato per almeno 100 anni” dichiarò.
“Il tempo in Paradiso scorre diversamente, come all’Inferno?”
Arrivò il loro pranzo.
“Più o meno. Ma so che sono passati tre mesi”.
Lei annuì.
“Bene. E così, volevi andare avanti, eh?”
“Tu mi hai detto: vai avanti” deglutì “Così, ci stavo provando. Ma poi sei arrivato tu…”
“E ti ho rovinato i piani. Dispiace” alzò le spalle.
“Non hai rovinato nulla. Per quel che conta, tu sei qui solo di passaggio. Quindi…”
“Aspetta, vuoi… Okay. Liberissima di farlo”.
Lo guardò sorridendo “Non ribatti? Ti va bene così? Potrei alzarmi, andarmene e per te
andrebbe bene così?”
“Voglio la tua felicità. Quindi, se sarai felice così…”
“Oh mio… Per una volta! Una dannata di volta, tu cosa vuoi?”
“La risposta la conosci”.
“Non fare i giochetti da Dio con me, signor Morningstar! Sii chiaro”.
Le prese la mano sul tavolo “Te. Voglio sempre e solo te. Ti vorrò sempre, detective”
sorrise.
“Sembri un pazzo. Sorridi solo” ammise lei, arrossendo.
“Mi sei mancata e sì, sorrido perché sono qui. Sei qui. Sono felice”.
“Sei drogato” rise.
“Di te”.
“Sdolcinato”.
“Romantico”.
Lei sorrise divertita “Mi arrendo” alzò le mani.
“Una donna che si arrende a un battibecco… Povero me, cosa ho combinato in
Paradiso??”
Le risate di Chloe furono musica per Lucifer.

“Sono così piena che sembro incinta” dichiarò “Per fortuna, indosso un vestito abbastanza
largo”.
“Sei perfetta. Ma ci ritorneremo qui. Si mangia davvero bene”.
“Ci?” Si fermò davanti a lui “Resti davvero?”
“Sì, detective. Resto” ammise.
“Okay. Allora la situazione è seria”.
“Quale situazione?”
Chloe prese le chiavi della Corvette ma non trovò più la macchina.
“Oddio. Oh mio Dio! No. No. No. No”.
“Che succede?”
“L’auto. La… la tua auto. Era qui. L’hanno rubata! Maledizione! Io…”
“Detective, è solo dall’altra parte del parco” le mostrò l’auto parcheggiata vicino al parco.
“Come… Ma tu mi vuoi far infartare, oggi”.
Lucifer l’abbracciò da dietro e la baciò sul collo “Mi diverto con poco” rise.
Lei strinse le sue braccia all’indietro “Pazzo” spostò la testa e allungò il collo per baciarlo.
Si girò tra le sue braccia e lo baciò più facilmente.
La strinse a sé per la vita. Ogni baciò era ossigeno. Era linfa vitale. Era tornato davvero a
casa.
“Che avresti fatto, ora, se ci fosse stato un altro al mio posto?”
Lei si morse il labbro inferiore, pensandoci “Beh, molto dipende da cosa sarebbe successo
al brunch”.
Sciolse l’abbraccio e la prese per mano “Okay, ipotizziamo il seguente scenario. Lui arriva.
È cortese. Gentile, bello e simpatico. Passi un’ora piacevolissima. Uscite dal ristorante e ti
chiede di fare due passi con lui. Che fai?”
“Passeggio con lui”.
“Mano nella mano?” Alzò le loro intrecciate.
“No. Separati ma non troppo. Il giusto” disse stringendo di più la presa.
“Di che cosa parli?”
“Del tempo. I temporali delle ultime settimane sono anomali”.
“Ma aiutano contro la siccità”.
“Giusto” annuì “Grazie a nome dell’umanità”.
Le baciò le nocche della mano “E poi entrate nel parco. Lui si siede. Tu che fai? Lo
segui?”
“Casomai, sarei io a sedermi. Comunque sì. Per educazione”.
Lucifer prese un giornale sulla panchina - lasciato da qualcuno - e lo aprì, invitandola a
sedersi sopra.
Lei lo guardò interrogativa.
“È bagnato” rispose.
Chloe scosse la testa e si sedette.
“Vi siete raccontati un po’ le vostre vite. E…”
“Lucifer, me ne sarei già andata via. Avrei usato una scusa banale e sarei scappata a
gambe levate”.
“Ma come? Questo Sam si sta rivelando molto educato” rise.
“Nessuno sarà mai abbastanza per me. Nessuno. Può essere anche il più educato del
mondo. Il più rispettoso, elegante, simpatico e altro che esista. Non sarebbe te” prese
fiato, voltandosi col busto e prendendogli entrambe le mani “Mi hai sempre fatta sentire
come se fossi al centro dell‘Universo. Per me hai fatto cose assurde. Cose pazze. Cose
eroiche. Paragonata a te, io sono nulla. Eppure tu mi hai sempre trattata come se fossi
preziosa. L’hai fatto sin dall’inizio. Sempre. Come puoi pretendere che io ti possa tradire
con qualsiasi altro umano? Come puoi anche solo immaginare che io mi scorda di te?”
Lucifer fece per ribattere ma lei lo interruppe.
“Ti indosso. Non ho mai tolto il tuo anello. Da quando sei andato via, ho rimesso la
collana” gliela mostrò “E poi questo. La nostra famiglia. Lucifer, come puoi credere che io
ti possa rimpiazzare? Che possa cancellare la nostra storia d’amore?”
“Non voglio che tu soffra…”
Gli accarezzò il viso “Soffrirei di più senza di te” lo baciò “In tutti i sensi, ovviamente. Sei
stato via per…”
“Sì, sì. Vieni qui” la baciò con più forza e passione.
“Quanto mi sono mancate le tue labbra” sussurrò lei “Ti amo, Lucifer. Ti amo in modo
indescrivibile”.
“Ti amo, Chloe. E proprio perché ci amiamo, tu…” prese fiato “Tu mi vorresti…”
“Certo che ti voglio. Ti vorrò sempre, Lucifer. In qualsiasi regno. Non posso più farti del
male. Ho ancora dei rimorsi per averti fatto del male, negli anni. E… e tu non avevi finito la
frase” realizzò lei.
Lucifer annuì e strinse più forte le sue mani “Chloe Jane Decker, mi…”
“Oh mio Dio!” Esclamò sconvolta.
“Oh, cielo! Che succede ora?” Si voltò.
“Mi vuoi sposare?!” Chiese lei, impallidendo dallo shock.
“Io sì. Stavo per chiedertelo…” sospirò “Domanda sbagliata nel momento sbagliato.
Scusami” si alzò e fece per andarsene ma lei lo trattenne.
“No. Aspetta” si alzò “Sono… Okay, vai” annuì, tremante.
“Okay” fece per andarsene e lei lo fermò di nuovo.
Lui rise “Volevo vedere la tua reazione”.
“Ma sei impossibile” scosse la testa.
“Sempre. Sarò sempre così. Ti prometto che non cambierò mai questo lato di me. Non
cambierà nulla. Ti garantisco che ci saranno volte in cui tu non riuscirai a sopportarmi e
avrai davvero voglia di uccidermi. Ti assicuro che scuoterai la testa tante di quelle volte da
temere di perderla. Litigheremo spesso. Per tutto. Non andremo mai d’accordo su tante
cose e avrai voglia di lasciarmi, seduta stante”.
Chloe fece per parlare ma la interruppe.
“Mi odierai. Ed è lì che mi amerai di più. Perché come un cretino, capirò dopo di aver
sbagliato. E allora farò letteralmente di tutto per rimediare. Ti dimostrerò che tengo ancora
a te. Che ti amo in un modo che va oltre il pensabile. Sarò sempre qui, sulla Terra, a pochi
centimetri da te. Mi troverai al tuo fianco, a sostenerti nelle scelte di vita. Qualsiasi cosa tu
vorrai fare, io ci sarò. Non ti ostacolerò mai. Camminerò con te la tua strada. Ti proteggerò
fino alla fine. Il mio obiettivo principale è di vederti felice. Di renderti felice. E farò di tutto
per lasciarti il più a lungo possibile quel tuo bellissimo sorriso sul viso”.
Chloe arrossì sorridendo.
“Ogni tua parola sarà un ordine. Chiedimi qualsiasi cosa e io la farò. In qualsiasi momento.
Mollerò tutto e correrò da te. Perché per me, conti solo tu. Esisti solo tu. Giorno e notte.
Giorni, mesi, anni. Sarò tuo per sempre…” tremò e Chloe non poté fare a meno di
stringergli le mani più forte.
“Ehi…” sussurrò.
“Ti ho cercata per millenni, ti ho amata per anni e vorrei amarti per l’eternità. Spero che tu
prova qualcosa per me. E che quel qualcosa sì abbastanza per darti la risposta a questa
mia… domanda” sorrise
Poi guardò a terra.
“Non sei costretto” lo anticipò lei.
La trascinò sull’erba, alla luce del sole.
Si inginocchiò senza mai perdere il contatto visivo “Ripeto, non cambierà nulla. Resto
sempre un pazzo e tu la perfezione” lasciò la mano destra per cercare in tasca l’anello.
“Non lo trovi?”
“Giuro che l’ho portato con me. Sono sicurissimo. Ah! Eccolo” trovò la scatolina nella tasca
interna della giacca.
“Chloe Jane Decker… Aspetta, prima di chiederti tutto, ti porto i saluti di Charlotte, di
Daniel e di tuo padre. Quest’ultimo mi ha fatto il terzo grado, per poi benedirci”.
“Hai… hai chiesto a papà… Lucifer…” tremò, iniziando a piangere.
“Sì. Okay. Chloe, mi hanno dato tanti nomi in questa mia misera esistenza. Sono stato
chiamato in tanti modi. Ma solo uno di questi mi ha reso davvero felice e degno di esistere:
quando mi chiamavi…”
“Marito” rispose lei.
“Sì. Vorrei sentirmi in pace come allora. E vorrei che solo tu mi chiamassi così. Chloe… mi
faresti l’onore di sposarmi?” aprì l’anello.
Tra le lacrime silenziose, Chloe vide il colore insolito di quella pietra a cuore. Era di un
argento vivo. Sembrava davvero vivo, in movimento.
“No…” sussurrò stupita. Realizzando che era dello stesso materiale delle preziose
decorazioni del Trono Celeste.
Lucifer si alzò, senza dire parola o emettere fiato.
“Oddio, no. No, Lucifer. Non…” prese fiato “Certo che ti sposo, Lucifer. E accetto tutto
quello che hai detto. Ero… sono stupita dall’anello. E… Vieni qua” lo tirò a sé, baciandolo.

“Esattamente, dove stiamo andando?”


“Lo vedrai” Lucifer sfrecciò verso ovest.
“Si ma un indizio? Anche minuscolo. Non farebbe male”.
Le baciò la mano “Lo vedrai”.
“Misterioso… Sai che detesto le sorprese, vero?”
“Non direi. Mi sembra che fino ad ora, ti siano piaciute”.
“Lucifer, mi hai resa la donna più felice del pianeta oggi! Mi hai chiesto la mano. Come
potrei non esserne felice?”
“Beh, tempo fa non volevi neanche avvicinarti ad un altare. E quando hai saputo che non
eravamo davvero legati, eri sollevata”.
“Forse perché non è stata una mia scelta?”
“Forse” annuì lui.
Si guardò la mano con il nuovo anello “Mi hai regalato più gioielli tu che chiunque altro”.
“È difficile regalare gioielli a chi è già un gioiello. Nulla può essere più bello di te”.
“Sei un idiota” sorrise.
Si fermarono a un semaforo e Lucifer le passò una benda “Per favore, bendati” disse.
“Che?”
“Ti fidi di me?”
“Per niente”.
“Allora bendati” sorrise.
Lei scosse la testa e si bendò “Se mi succederà qualcosa, davvero sarà la volta buona
che ti faccio in mille fettine”.
Dio rise e corse verso la spiaggia.
Parcheggiò e la fece scendere.
“Ti tengo io”.
“Prove di fiducia estreme? Okay. Sto al gioco”.
“Ci sono 10 scalini. Da adesso” le disse aiutandola a scendere.
“Mi tolgo i tacchi?”
“Perché?”
“Sento il profumo del mare, Lucifer”.
“Allora sì” rise.
Lucifer fece un cenno a Mazikeen, in riva al mare.
Il demone sorrise mentre li vedeva camminare verso di loro.
Trixie tenne a stento l’entusiasmo, mentre Amenadiel sussurrò qualcosa al celebrante.
“Pronta?” Le disse.
“Sono pronta a morire affogata nell’oceano” annuì divertita.
Lui la sbendò e lei focalizzò la scena “Ma…”
“Quando si è innamorati e pronti a vivere l’eternità con qualcuno… Vuoi che…”
“L’eternità cominci subito” annuì “Tu sei davvero pazzo”.
“Se non vuoi sposarti ora…”
Chloe lo tirò per il braccio “Andiamo a sposarci, mio folle Diavolo!”

“E per i poteri conferitomi dalla Contea della California, vi dichiaro marito e moglie. Puoi
baciare la…”
Chloe non diede modo al celebrante di finire la frase che tirò a sé Lucifer e lo baciò,
elettrizzata dalla gioia del momento.
“Però. Non perde tempo, la ragazza” esclamò Mazikeen, applaudendo.
“Mamma è così” alzò le spalle Trixie.
“Ragazzi, ragazzi direi che si è capito che vi amate” li interruppe Amenadiel.
Lucifer tornò sulla terra “Sì, certo. Grazie a tutti per esserci stati” avvolse i fianchi della
moglie “Ma mia moglie e io abbiamo da fare, ora”.
“Oddio. Hai organizzato anche una luna di miele?!” Esclamò Chloe, sconvolta.
“Ehm… no. Non ho pensato a quello… Dovevo farlo. No, volevo…”
“Fate quello che volete. Ci vediamo stasera a casa di Chloe. Trixie, andiamo” disse Maze,
abbracciando Chloe “Sono felice per te. E disperata per te. Mi dispiace che ti sei sposata
con lui. Hai firmato la tua condanna a morte” rise.
“Lo so. Ma guardalo… Come potevo dirgli di no?”
“Congratulazioni, fratello” Amenadiel abbracciò e diede delle forti pacche sulla schiena di
Lucifer.
“Grazie, per avermi aiutato ad organizzare tutto”.
“Voi eravate suoi complici?! Da quanto?”
“Perché credi che stiano qui, detective?”
“Non lo so. Solo per testimoniare?”
“Veramente non serviva. Abbiamo firmato delle carte civili alle quali bastava la nostra
firma. Mi serviva qualcuno sulla terra per organizzare tutto. E prendere Trixie”.
“Volevo partecipare almeno a un tuo matrimonio, mamma” ammise la figlia.
“Io…” scosse la testa “Troppe emozioni oggi”.
“Lo so. Ci vediamo stasera” sorrise e prese Trixie in braccio.
“Ehi! Mettimi giù!”
“No, tu vieni con noi”.
“Vengo con voi?”
“Viene con voi?” Disse Chloe.
“Ssssh. Parlate troppo”.
“Finalmente soli” mise in moto Lucifer.
“Non è illegale stare in tre sulla Corvette?!” Esclamò Trixie.
“Tranquilla. Non ci fermerà nessuno. E per la cronaca, stiamo solo andando al Lux”.
“Okay. Ma io sto scomoda qui” Trixie si sedette tra i due, sopra i sedili.
“Reggiti, però, scimmietta”.
“Oddio, è una figata!” Esclamò.
“Ti stai reggendo?” Chiese Lucifer.
“Sì, sì. Mi sto reggendo”.
“Benissimo” accelerò.
“Ma…” esclamò Chloe ridendo.
“Sono felice” le strizzò l’occhio.
“Più veloce, Lucifer” gridò di gioia Trixie.
I tre risero, godendosi il vento sul viso.

“È stato fantastico!” Dichiarò Trixie “Adoro l’alta velocità”.


Lucifer la prese in braccio per farla scendere.
“Ne sono felice. Almeno abbiamo qualcosa in comune”.
“Lucifer, abbiamo tante cose in comune” corresse lei “E non vedo l’ora di scoprirne altre”.
“Tua figlia mi spaventa. È normale?” Chiese.
“Andiamo. Voglio festeggiare”.
“Festeggeremo stasera, detective. E stanotte” sussurrò all’orecchio per poi baciarle il collo.
“Bleah. Ditemelo subito se dovete sbaciucchiarvi così per tutto il pomeriggio. Che io mi
eclisso in camera mia e vi ignoro” entrano i nell’ascensore.
“Oh, no, scimmietta. In mezza giornata è successo di tutto. Vorrei solo dormire”.
“Davvero?”
“Mamma mia quanto parlate” Lucifer prese da dietro Trixie e la portò sulle sue spalle. Poi
prese in braccio Chloe “Ora, godiamoci il relax” entrò nell’attico.
Chloe lo baciò.
“Ma quanta forza hai, Lucifer?”
“Abbastanza. Benvenute a casa, ragazze mie”.

“Guarda che puoi stare con noi. Magari potremmo giocare… o suonare”.
“Lucifer, voglio festeggiare fino a tardi stasera. Preferisco chiudere gli occhi per un po’ ed
essere attiva dopo” dichiarò Trixie.
“Okay. Ma…”
“Grazie di tutto” sorrise “E di avermi fatta uscire prima da scuola. Volevo davvero
partecipare al matrimonio di mamma”.
“Di nulla. Lo sospettavo”.
“Come dovrei chiamarti, ora?”
“Egregio signor Dio” dichiarò, scoppiando a ridere “Chiamami come mi hai sempre
chiamato. Non cambierà nulla”.
“Tranne il fatto che vivremo qui”.
“Se tua madre vorrà, sì”.
“Quindi, cambierà tutto”.
“No. È solo un cambio di residenza”.
Lei annuì.
“Voglio che tu sappia una cosa: non voglio sostituirmi a tuo padre. In nessun modo”.
“Okay”.
“Ti saluta. E mi ha detto che devo sempre sottostare alle tue scelte, nel campo dei giochi.
E di stare attento quando e se mai giocheremmo agli eserciti di Unicorno” alzò le spalle
“Non so cosa significa, però”.
“È un gioco da tavolo che facevo con papà…” sorrise nostalgica.
“Okay. Mi ha detto che baravi…”
“Non baravo. Era lui che non riusciva a starmi dietro”.
“Quindi… io potrei vincerti?”
Trixie scoppiò a ridere “Neanche lontanamente. Io vincerò sempre su di te. Sempre” rise in
modo malefico.
Lui rimase senza parole “Sei tremenda”.
La bambina di gettò su di lui, abbracciandolo “Ti voglio bene, Lucifer”.
“Anche io, piccolo diavoletto che non sei altro”.

“Sta dormendo?”
“No. Sta escogitando piani malvagi per uccidermi” rispose Lucifer, tornando da lei.
“Cosa?”
“Sta preparando piani malvagi per battermi”.
Chloe lo osservò confusa.
“Giochi nerd. Glieli ha insegnati il padre e la signorina Lopez. Ho accettato di giocarci e
ora… sta preparando la mia fine”.
“Mi farete impazzire, voi” scosse la testa.
“Ha le cuffie con la musica… perciò” la baciò sul collo “Sai… potremmo…”
“Si apre dietro” sussurrò, accarezzandogli il viso.
Lui sorrise e la prese in braccio, facendola sedere sul piano.
Le sciolse il fiocco dietro il collo e le abbassò il vestito, scoprendo il reggiseno.
“Intimo gentilmente regalato da Maze ed Eve. Almeno così era scritto nel pacchetto che ho
trovato a casa mia, questa mattina”.
“Una cosa regalata e blu. Abito nuovo. Avevi quasi tutto per il matrimonio”.
Prese una forcina che aveva tra i capelli “Vecchio e prestato da Ella”.
“Avevi tutto”.
“Dovevo immaginarlo” lo spogliò della giacca e della camicia.
“Ti amo”.
“Mai quanto me”.
Si amarono sul pianoforte. Poi sul divano, fino a rotolare a terra sul tappeto.
“Ahi. Che capocciata” esclamò lei, massaggiandomi la testa.
“Tutto okay?”
“I rischi del divertimento” rise.
Lui si distese accanto a lei “Forse dovremmo… spostarci sul letto”.
“Perché ho dato una testata al muro? Mi pare eccessivo”.
Lui rise “Potrei amarti all’infinito”.
“E perché non lo fai?” Gli salì sopra.
“Sei la moglie che desideravo davvero tanto” si alzò per baciarla.
La strinse a sé, costringendola ad alzarsi.
Si tuffarono sul letto e lei prese le redini del gioco.
“Promettimi che non cambierà nulla?”
“Promesso. Come vedi, comandi sempre tu”.
Lei sorrise desiderosa “Ti amo così tanto che ti mangerei”.
“Accomodati. Adoro i tuoi morsi”.
In tutta risposta, lo baciò mordendo e tirando il suo labbro inferiore.

“Oh mio Dio, vi siete sposati?!” Gridò Ella.


Chloe rise e Lucifer annuì “Sì”.
Ella urlò di gioia e si tuffò sull’amica, mentre gli altri invitati rimasero senza parole.
“Lucifer… troppe emozioni stasera. Torni in città. Ti sposi…” dichiarò Linda, scioccata.
“Ma quando è successo?” Chiese Eve.
“Oggi. Verso l’una” rispose Trixie “Un matrimonio molto semplice. Ma bellissimo”.
“Tu c’eri, quindi?” Chiese Carol.
“Sì. Maze mi è venuta a prendere a scuola. È stato così romantico”.
“Okay, basta parlare di me. Detesto stare al centro dell’attenzione” pregò Chloe.
“No. Tu ora mi racconti tutto. Non ti alzi dal tavolo senza prima averci detto tutto. Per filo e
per segno. Credevo saresti uscita con un certo Sam. Ti ritrovo sposata con Lucifer. Devi
dirmi tutto”.
Lucifer passò accanto alla moglie e le strinse la spalla “Puoi farlo. Hai fatto di peggio,
ricorda” le stampò un bacio sulla guancia.
Lei sospirò e si sedette a tavola.
Dopo che tutti ebbero preso posto, iniziò a raccontare la giornata.

“E così, hai deciso di piantare le radici qui” Linda si sedette su una sedia della terrazza.
Lucifer annuì “Lo sto realizzando ora”.
“Ti spaventa?”
“Tanto. Okay, è ciò che davvero volevo. E ieri, quando ho raccontato il piano di oggi ad
Amenadiel, ero davvero convinto di ogni cosa. Di ogni scelta. Del nostro incontro. Della
proposta. Del matrimonio. Del sesso dopo. E di questa festa con voi. Tutto studiato. Tutto
calcolato”.
“Ma?”
“Non ho calcolato al dopo. Non ho calcolato che da oggi sarò il punto di riferimento per
Trixie. Che vivrò con lei. Che devo davvero mettere la testa a posto. Che… Volente o
dolente, sono una specie di padre. Ma davvero. Non come lo sono ora per l’Umanità.
Lei… lei ha bisogno di qualcuno che sia all’altezza”.
“E tu lo sei, Lucifer. Non pretendono da te nulla, lo sai?”
“Si. È una mia preoccupazione…”
“Chloe ti ha detto nulla? O sa qualcosa dei tuoi dubbi?”
“No. È stato davvero tutto veloce” ammise.
“Ti do un consiglio da madre: parlane con Chloe. E con Trixie. Sei entrato nelle loro vite.
Ora ci sarai sempre. Ci sarai sempre, vero? Resti qui?”
“Sì, Linda. Resto qui. Il che significa che avrò ancora bisogno della mia dottoressa”.
“Non sai quanto sia felice di sentirtelo dire”.
Lucifer l’abbracciò.
“Quanto affetto qui” esclamò Chloe, affacciandosi sulla terrazza di casa.
“Una piccola seduta extra” sorrise Linda “Vi lascio soli. Vado a vedere dov’è finito Charlie”.
“Con Trixie. Nella sua camera” la fece passare Chloe.
“Grazie”.
“Ehi”.
“Ehi” Lucifer la fece sedere sulle sue gambe.
“Tutto okay, tesoro?” Gli accarezzò con le dita dietro il collo.
Lui annuì “Pensieri”.
“Ahia. Quando pensi non va mai bene nulla”.
La strinse in vita, appoggiando la testa su di lei.
“Sai, non ti ho detto le mie promesse”.
“Neanche io”.
“Lucifer, hai parlato tantissimo. E hai detto tantissime cose. Promesse incluse”.
Sorrise “Colpevole”.
“Torniamo di là?”
“No. Voglio… Vorrei stare ancora un po’ qui. Con te. Perché io…”
“Asociali. Venite dentro. Vogliamo iniziare il karaoke” esclamò Eve.
“Avete il karaoke?!” Esclamò Chloe, scendendo da Lucifer.
“Certo. Alzati, pigrone e vieni a cantare”.
Lucifer sospirò e seguì le donne.

“Ho vinto!” Urlò Trixie.


“Ssssh non urlare che scegli tutti” disse Eve “Umani e felini” accarezzò il gatto,
addormentato sulla sua spalla.
“Come l’avete chiamato, alla fine?” Chiese Trixie.
“Salem. Ci piaceva come nome ed è perfetto” rispose Mazeve, sedendosi accanto alla
moglie sul divano.
“E poi è nero. È bellissimo” aggiunse Linda.
“Esatto. Ed è anche dolcissimo” annuì Eve.
Chloe scese le scale “Sapete dov’è Lucifer?”
Carol si voltò a destra e a sinistra, per cercarlo.
“No, Chloe” rispose Amenadiel “Era salito…”
“Non era con te?” Chiese Carol “Credevo fossi con lui…”
“A giocare al dottore” sorrise Ella.
“No. Non… Ragazze, avete visto Lucifer?” Chiese, andando in salotto.
“No, mamma” scosse la testa Trixie.
“È sparito. Fantastico” sospirò rassegnata.
“Aspetta, Chloe” Linda si alzò dal divano “Prova a vedere se sta a casa sua. Era un po’
pensieroso prima. Forse sta lì”.
“Okay. Allora…”
“Staremo noi qui. Con Trixie. Vai dal tuo uomo, Chlo’” sorrise Maze.
“Okay. Vedo”.

Lucifer si versò da bere e lasciò il bicchiere sul bancone, prendendo la bottiglia.


Aprì la porta-finestra e si appoggiò alla ringhiera a bere.
C’era una pace diversa, rispetto alla Città d’Argento. Sentiva in lontananza i clacson delle
auto, il vociare degli ospiti del Lux, il rumore di quel poco di natura presente in città.
Era davvero a casa.
“Ehi, qui stai” disse Chloe, accarezzandogli la schiena.
Si tirò su “Scusami se sono scappato. Ma…”
“Hai avuto un attacco di panico?”
“Sono Dio. Non ho queste cose”.
“Hai avuto un attacco di panico” annuì lei “Che fai?”
“Penso. E non volevo rattristare il clima”.
“Mmmmh. Che succede? Ti va di parlarmene?”
“Non siamo stati precipitosi, vero? Nello sposarci”.
“Oh, sì che lo siamo stati” ammise “E quindi? Non vedo il problema”.
“Non… Sul serio?”
“Sì. Lucifer, se non volevo sposarti oggi, te l’avrei detto. Avrei detto NO in spiaggia”.
“E mi hai sposato”.
“E sono felice di essere tua moglie. E sì. Mi piace l’idea di venire a vivere qui. Di stare con
te 24/7. Mi elettrizza”.
“E tua figlia?”
“Nostra figlia amerà stare qui. Lo ama già. E poi, avrà lezioni private alla luce del sole” lo
fulminò “So che le hai insegnato la… nostra canzone? È la nostra canzone, adesso?”
“Lo è sempre stata. Voleva imparare a suonare. Ho pensato che avrebbe preferito
imparare qualcosa che anche tu sapevi fare”.
“Sei stato molto dolce. Cosa le hai chiesto in cambio?”
“Non era un favore. E poi, non le avrei chiesto nulla in cambio. È tua figlia”.
“Nostra”.
“Tua”.
“Nostra, Lucifer”.
“Giuro che io non c’ero quel giorno”.
Chloe rise “Che c’entra?! Ci hai sposate, oggi” gli accarezzò la spalla e il viso.
“Quindi è come pensavo. Sono padre”.
“No. Sei suo patrigno. E poi, mio caro marito, sei sempre tu. E lei questo vuole. Te. Il suo
pazzo amico” si appoggiò alla sua spalla.
“Non so come si faccia a crescere una bambina. Anzi, un’adolescente. Io feci una rivolta in
quell’età”.
“Vorrà dire che saprai gestirla meglio di tuo Padre e che saprai aiutarla a stare al mondo.
Meglio di me”.
“Hai tanta fiducia in me, detective”.
“Ti amo, Lucifer. Ora più che mai siamo una squadra. Noi tu contro tutti. Abbiamo superato
pericolo e minacce più terribili di un’adolescente”.
“Dici che mi sto preoccupando per nulla?” Le avvolse le spalle col braccio.
“No. È lecito avere paura. Essere preoccupato. Farsi delle domande. Tutto naturale. Tutto
giusto. Ma devi parlarmene subito. Perché io ci sono passata. Nel momento in cui l’ho
presa in braccio la prima volta. Quindi so come fare per non impazzire”.
“E come si fa?”
“Si affrontano i problemi man mano che arrivano. E poi, hai già tante cose a cui pensare.
Non caricarti di Trixie. Non serve”.
“Ma voglio farlo. Voglio aiutarti. Voglio… imparare” sospirò.
“Non aggiungere altro. Perché poi potresti rivelare cose…”
“Accadrà, purtroppo”.
“Ecco. Hai parlato” sospirò “Ma tu zitto mai?!” Rise divertita.
La baciò “È una probabilità molto alta”.
“Risolveremo pure questo. Ho già un’idea…”
“Tutto. Dimmi tutto”.
“Non faremo più sesso”.
“Pessima idea. Terribile proprio. Come ti vengono in mente?!” Esclamò inorridito.
“Poi non dire che non ti ho dato delle opzioni” alzò le mani.
“E me la chiami opzione? Oh, povero me” rientrò in casa.
“Dai, non fare così. Non è poi così drammatico”.
“Ma io ti amo”.
“Ed è bellissimo sentirtelo dire. Magari, non con questo tono da bambino sull’orlo di una
crisi di pianto”.
“Hai ragione…”
“Quello sempre”.
La fulminò “Sarà davvero complesso convivere…”
“Mi divertirò tantissimo”.
“Certo, mi torturerai. In più, non vuoi fare l’amore con me. Praticamente, sono all’Inferno e
non me ne sono accorto” si sedette sullo sgabello del pianoforte.
Lei scivolò sulle sue gambe “Ti prometto che alzò sempre gli occhi al cielo dopo le tue
assurde battute. Ti prometto che mi arrabbierò sempre con te, quando sul lavoro vai
contro le procedure o la legge. Ti prometto che non sarò mai gelosa e che potrai
esercitare il tuo diritto al libero arbitrio quando e come vorrai…”
“Ehm, non serve. Ti sarò fedele sempre”.
Chloe sospirò sollevata “Grazie a te. Una preoccupazione in meno”.
Lucifer scoppiò a ridere.
“Non cambierà nulla tra noi. Sarò sempre la tua detective. Anche se dovessi fare carriera.
Non smetterò mai di spiegarti come funziona la Terra e come ragioniamo noi umani. Sarò
la tua consigliera celeste, ogni qualvolta ne avrai bisogno. Se mai dovessi partire per il
Paradiso, io ti aspetterò sempre qui, nella ormai nostra casa, con un bicchiere di vino e la
voglia di amarti. Ti prometto che farai parte della vita di Trixie nel modo che più ti conforta.
Amico, conoscente o figura semi-genitoriale. Mi schiererò sempre dalla tua parte contro
ogni nemico. Eccetto nelle serate dei giochi. Team Trixie” rise.
Lucifer le sorrise, perdendosi nel mare dei suoi occhi.
“E se mai… Ma proprio all’estremo… Solo se davvero dovesse accadere… Ti aiuterò a
diventare il padre migliore che sia mai esistito dei nostri figli”.
La baciò, avvicinandole il volto con la mano sotto il mento “Sei fantastica”.
“Sarò la tua partner per sempre. E tu sarai il mio per sempre”.
“Partner fino alla fine?”
“Partner fino alla fine” lo baciò “E adesso…”
“Suoniamo”.
Sorrisero felici, mentre le note musicali accompagnavano i sogni e progetti per il loro
futuro insieme.

FINE

Scritto da: Arianna Muscio

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