La questione meridionale riguarda la condizione di arretratezza economica e sociale del
Mezzogiorno d'Italia, che si aggravò dopo l'Unità del Paese, con il crescente squilibrio tra
Nord e Sud. Il Sud era caratterizzato da un’economia agricola di sussistenza e doveva
affrontare numerosi problemi, tra cui brigantaggio, mafia e una forte emigrazione verso
il Nord Italia o l'estero.
Dopo l'Unità, le regioni meridionali furono penalizzate dall'unificazione, con l'aumento
del debito pubblico e la pressione fiscale che favorì l'industria del Nord. Il Sud, invece,
soffrì di una mancanza di investimenti moderni, e la sottrazione delle terre comuni
peggiorò ulteriormente la già arretrata agricoltura. La coscrizione obbligatoria, che
toglieva braccia ai campi, aggravò ulteriormente la situazione, spingendo alla diffusione
del brigantaggio.
I governi dell’epoca non riuscirono a risolvere la questione, e ciò portò a dure critiche da
parte di intellettuali che cercavano di sensibilizzare l’opinione pubblica. L’emigrazione
divenne una soluzione per molte persone del Sud, con circa 17 milioni di italiani che
lasciarono il Paese tra il 1876 e il 1970.
Durante il periodo di Giolitti, l’Italia vide un'importante industrializzazione che toccò
soprattutto il Nord, con la nascita di grandi aziende nei settori automobilistico,
ferroviario e chimico. Nonostante lo sviluppo economico e sociale al Nord, il Sud rimase
escluso dai benefici, e i tentativi di Giolitti di ridurre il divario, come l'introduzione di
leggi speciali, fallirono. Il Mezzogiorno era ancora troppo arretrato e dominato da una
classe politica corrotta, che Giolitti stesso sostenne per garantirsi il potere.
Gaetano Salvemini, uno storico socialista, criticò duramente la situazione del Sud,
denunciando l'arretratezza della regione rispetto al progresso industriale del Nord.
Definì Giolitti "ministro della malavita" per il modo cinico con cui utilizzava la mafia per
ottenere consensi. Un altro importante intellettuale, Antonio Gramsci, propose
un’alleanza tra gli operai del Nord e i contadini del Sud per una rivoluzione socialista in
Italia.
Infine, il brigantaggio, diffuso in regioni come Calabria, Puglia, Campania e Basilicata,
aggravò ulteriormente la questione meridionale. I briganti, spesso sostenuti dai
contadini, dal clero e dagli antichi proprietari terrieri, condussero azioni di guerriglia
contro i nuovi ricchi. Il brigantaggio fu infine represso con una dura politica militare, ma
le sue conseguenze peggiorarono ulteriormente il divario tra Nord e Sud.