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Weber e La Città

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WEBER E LA CITTÀ (Istituzioni di Sociologia)

Max Weber: sociologo, filosofo, economista e storico tedesco, considerato uno dei
fondatori dello studio moderno della Sociologia e della Pubblica Amministrazione,
condusse degli studi sulla città, da lui ritenuta un elemento culturale fondamentale
poiché la cultura dell’antichità viene definita, nella sua essenza, in primo luogo come
cultura urbana.

Ma che cos’è la città?


Essa rappresenta uno degli elementi più significativi della Sociologia (luogo dove
infatti si condensano significati e modi di vivere che sono molto diversi rispetto ai
modi di vivere nelle campagne e nelle realtà di tipo rurale).
Weber ricerca all'interno del suo studio sulla città quegli elementi significativamente
dotati di senso i quali hanno contribuito alla formazione della cultura borghese e in
seguito di quella capitalistica, oltre che spiegare cosa sia stata storicamente la città
democratica, ovvero la città dei cittadini liberi che si autogovernano.
Inoltre, le città non sono esclusivamente “appannaggio” delle civiltà, ma anche luogo di
regolazione dei comportamenti al livello sociale.
Prendendo come esempio i primi cacciatori: essi non erano in grado di creare
effettivamente delle città che nasceranno invece dopo, con l’evoluzione effettiva
dell’Homo Sapiens, basti pensare alle città greche, Roma Antica e via dicendo...

Tuttavia, dice Weber, c’è un elemento che caratterizza nello specifico la città: egli
attribuisce infatti alla città-stato (soprattutto quella italiana che si è configurata solo
nel XII sec. come vivace e rilevante) il valore di “embrione” della città moderna.
La città-stato è infatti il risultato di alcuni fenomeni di tipo sociale estremamente
significativi che hanno a che fare con l’abbandono delle campagne poiché è lì dove i
primi soggetti provenienti da quest’ultime decisero di insediarsi, ovvero nelle nuove
città (ci riferiamo a persone come nobili in conflitto con il proprio stato di riferimento,
con la propria discendenza nobiliare, capitani di ventura, commercianti, signori e
monarchi dell’epoca, ex servi della gleba che decidono di sottrarsi al “giuoco” della
servitù, alla ricerca di una nuova vita e un nuovo destino).

Cosa accade a questo punto?


Accade qualcosa di straordinario: i nobili insieme ai commercianti crearono nuove
milizie contro i “nuovi nobili” che cercavano di accapararsi nuove realtà, una crescita

molto importante dal punto di vista economico, (oltre che rappresentare una nuova
riflessione del come bisognava vivere in questo nuovo contesto). Weber ci dice che la
città dal punto di vista politico si tratta del modello democratico adatto per la gestione
della “cosa pubblica”.
Insiste inoltre su questo elemento della libertà nascente che diventa principale per
questo nuovo fenomeno: non è un caso che il nuovo motto weberiano per queste nuove
città é “l’aria di città ci rende liberi.” Scompaiono le vecchie forme di ceti sociali e
se ne instaurano di nuove.
È qualcosa che accade attraverso questo passaggio dalle campagne alle città di uomini
che si sottraggono dal “giuoco” dei servi della gleba.
È proprio l’elemento dell’autogestionalità che caratterizza questo periodo.
Gli urbani, gli artigiani, si uniscono nelle corporazioni (quelle su cui Durkheim
effettuerà molti dei suoi studi), e in quest’ultime, i partecipanti piuttosto che avere
solo un’accozzaglia di interessi diversi tra loro, cercano di ritrovarsi finalmente in
un’unica armonia che permetteva loro di consolidare quel legame per configurarsi
come un popolo).

Il popolo per Weber


In senso economico, Il popolo per Weber si componeva di elementi molto diversi,
soprattutto gli imprenditori da una parte e le famiglie cavalleresche dall’altra.
Quest’ultime infatti, riescono a creare delle nuove forme sociali, codificate in maniera
chiara (“l’affratellamento”).
In una società, quando si parla di “legami sociali” ce ne sono di diversi tipi, tali da
creare particolari realtà sociali che a loro volta danno vita al sistema dei legami
sociali che la compongono.

Il popolo italiano
E qui si pone la particolarità del caso italiano, in cui il concetto di capitale sociale,
declinato proprio in termini di “Civicness”, (“cultura civica o “senso civico”, termine
usato per indicare l’insieme di norme ed elementi civili per la conduzione della vita
nella città) venne messo alla prova da Putnam nella sua ricerca sul rendimento
istituzionale delle regioni italiane, seguendo la strada già tracciata in precedenza da
altre due indagini sulla cultura politica degli italiani e sulle conseguenti debolezze
della nostra democrazia, come quelle di Banfield.

Difatti, il popolo italiano non era solo un concetto economico, ma anche politico. Nel
senso più autentico della parola, le città italiane diventarono delle “città-stato nello
stato”. Un’incredibile novità e una vera e propria sorpresa dovuta alla specifica
interazione di tanti elementi uniti fra loro, con tanti attori che edificarono una nuova
forma di aggregazione sociale.
È qui che nascono per la prima volta quei riti civili che sottraggono spazio e delimitano
quelli religiosi.
mpre più rivolte verso elementi razionali, legati al calcolo e al distacco dalle basi
naturali e biologiche della vita stessa.
Razionalismo
Il tema del razionalismo è il perno attorno cui si immerse tutta la
trattazione Weberiana.
In Weber, forse questa consapevolezza acquista una maggiore importanza quando non
solo rileva i processi di razionalizzazione, ma anche i vincoli e i rapporti personali e
passionali dell’esistenza che diventano una nuova forma di costrizione, una
consapevolezza razionale dell’irrazionalismo stesso.
È questo che secondo Weber porterà la società occidentale ad una trasformazione.
Weber è vero che si concentra soprattutto sulle componenti culturali e valoriali
dell’individuo: a differenza di Marx, infatti, della valorazione della civiltà occidentale
ne farà il perno del suo pensiero.

A chi viene contrapposta questa sua visione?


Gli interessi non sono solo materiali ma anche immateriali (gli interessi che davvero
muovono la storia sono gli interessi “chimerici”, ovvero fantastici, illusori, come dirà
Comte, un sociologo francese).
La concretizazzione del mondo che sta alla base di quella organizzazione sociale è ciò
che determina anche le attività immateriali.
Esempio: i binari ferroviari permettono l’avanzamento del treno lungo una certa
traiettoria. Weber fa una metafora: azionare uno scambio ferroviario in un certo
punto, implica il mandare il treno in un senso piuttosto che in un altro.
Questo secondo il sociologo a dimostrazione del fatto che “Sono gli interessi
(materiali e ideali), e non le idee, a dominare immediatamente l'agire dell'uomo. Ma le
«concezioni del mondo», create dalle «idee», hanno spesso determinato – come chi
aziona uno scambio ferroviario – i binari lungo i quali la dinamica degli interessi ha
mosso tale attività.”

In parole povere, se dovessimo fare un altro esempio, non è il fatto che io mangi il
Cuscus a rendermi musulmano, ma l’insieme di tradizioni che mi fanno mangiare il
Cuscus in un certo modo a rendermi tale.”
“La complessità del sociale è il regno dell’et et, non dell’aut aut.”

LA GABBIA DACCIAIO
Con tutti questi elementi all’origine di quel grande fenomeno che è alla base del
carattere propulsivo e liberatorio, Weber vede nel destino dell’occidente un
cominciare a piegarsi nella direzione opposta, si trasforma in qualcosa che lui chiama
“gabbia d’acciaio”, ovvero un’inversione di nesso fra domanda e risposta: quello che
prima era una soluzione, ora diventa un problema, quelle forme estreme di distacco
che prima erano adatte e consentivano di svincolarsi dai legami troppo costrettivi e
personali, diventano ora inadatte.
“Il Puritano volle essere un professionista, noi dobbiamo esserlo” dice Weber.
La gabbia d’acciaio è dunque quell’insieme di obblighi che non lascia scampo, che
obbligano, senza lasciar via d’uscita. Weber chiude la sua opera “l’etica protestante
e lo spirito del capitalismo” descrivendo lo smarrimento dell’uomo di fronte a questa
inversione dei fini:
“Nessuno sa ancora chi nell’avvennire vivrà in questa gabbia e se alla fine di questo
enorme sviluppo ci sarà un rinascita di questi ideali.” -Max Weber

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