Andrea Monti Il Ponte Fra I Vivi e I Morti 5a Testo A5
Andrea Monti Il Ponte Fra I Vivi e I Morti 5a Testo A5
Edizione commemorativa
Pro manuscripto
INDICE
Appendice
Preghiere per i nostri fratelli defunti – Introduzione ................... pag. 87
Preghiere ...................................................................................... pag. 89
gli amici
Viviana e Andrea
In copertina:
L’Ascesa all’Empireo – Hieronymus Bosch – 1490 – Venezia, Palazzo Ducale
PREFAZIONE all’ultima edizione
1
PREFAZIONE
1
www.cristianesimoeliberta.org/appDefunti.htm
2
www.liberaconoscenza.it/articoli/liberaconoscenza-ponte-vivi-
morti.html
2
Il 27 febbraio 2017 anche Andrea ha passato la soglia.
3
CONSIDERAZIONI
SULLA RELAZIONE
4
Quando ci muoiono delle persone care noi siamo
afflitti, ne abbiamo dolore.
Il dolore è legittimo e bisogna essere forti per
sopportarlo, ma quelli che sono passati per la morte
non hanno cessato di esserci... solo i nostri occhi hanno
cessato di vederli.
Essi sono qui.
5
I morti sono sempre intorno a noi: si muovono e vivono
intorno a noi!
Con i nostri morti c’è una relazione karmica: non solo con i
consanguinei, ma con tutte le persone che la vita ci ha fatto
incontrare.
6
Nel periodo tra la morte e una nuova nascita, l’essere nei
mondi spirituali può scambiare informazioni solo con quelle
anime (nel mondo spirituale) e con quelle persone (ancora
vive sulla terra) con le quali abbia già avuto una relazione
terrena nell’ultima vita o in tutte le precedenti.
Tutte le altre anime gli passano accanto senza che le possa
scorgere.
7
scambio e non un discorso unilaterale, che serve ad
entrambi.
8
Allora i morti “leggono” con noi.
9
L’anima non è priva di coscienza, anzi sperimenta in sé una
coscienza accresciuta.
10
Queste informazioni sulla vita dopo la morte ci vengono
dalle opere di Rudolf Steiner e dalla divulgazione che lui ha
fatto dell’antroposofia: quella via della conoscenza che
vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo
spirituale che è presente in tutto l’universo.
11
Noi parliamo continuamente coi morti nell’inconscio della
nostra anima.
12
In molte cose che noi facciamo dovremmo riconoscere che i
defunti agiscono in noi.
Loro parlano alla nostra interiorità, ma la nostra interiorità
noi la interpretiamo in modo errato.
e anche:
visita alla tomba al cimitero
suffragio (Messe, elemosine, opere di misericordia)
consultazione
13
L’uomo che vive nei mondi spirituali il periodo tra la
morte e una nuova nascita, rivolge la propria nostalgia
al nostro mondo fisico, all’incirca nel modo in cui qui,
l’uomo terreno rivolge la propria nostalgia al mondo
spirituale.
14
IL PONTE FRA I VIVI E I MORTI3
15
divengono anzi molto più profondi dopo la morte di quanto
non lo fossero qui. Quanto ho detto va accolto come una
verità solenne, colma di significato.
Rudolf Steiner4
4
oo 178 Il mistero del doppio – Dornach, 18 novembre 1918 EA
16
PERCHÈ OCCUPARSI DEI DEFUNTI
È del tutto falsa la credenza che, per così dire, basti atten-
dere la morte per ricevere tutto quanto può dare il mondo
soprasensibile, anche se qui si è trascurato di prepararsi ad
esso.
Tutti i mondi hanno la loro speciale missione, e ciò che
l’uomo può conseguire in un’incarnazione terrena egli non
può conseguirlo in nessuno degli altri mondi.
Fra la morte e la nuova nascita egli può certo trovarsi in
comunità con le entità delle gerarchie superiori, ma per ac-
cogliere i loro doni, per non brancolare nel buio attraverso
la vita, per non trovarsi in una terribile solitudine, e poter
invece annodare un rapporto con le gerarchie superiori e le
loro forze, occorre aver conquistato qui nella vita terrena le
idee e i concetti che sono la luce per guardare le gerarchie
superiori.
Così un uomo che nella vita terrena, per esempio nella vita
attuale, ha disdegnato di acquisire concetti spirituali, attra-
versa la vita fra morte e nuova nascita in terribile solitudine,
tenendo presente che, in relazione alla vita superiore, terri-
bile solitudine significa appunto brancolare nel buio.
Rudolf Steiner5
5
oo 141 Vita da morte a nuova nascita – Berlino, 4 marzo 1913 EA
17
morte, di poter attendere: “Quando saremo morti vedremo
che cosa vi è dopo la morte”. È però un pensiero impossi-
bile. Semplicemente nulla si vede dopo la morte, se qui
nella vita non si sono formulati pensieri sul mondo spiri-
tuale, se vi si è solo vissuti materialisticamente.
Rudolf Steiner 6
6
oo 226 Il destino dell’uomo – Oslo, 17 maggio 1923 EA
18
CONSIDERAZIONI SULLA MORTE
E SUI DEFUNTI
7
oo 168 Il legame fra i vivi e i morti – Amburgo, 16 Febbraio 1916
EA
19
il tuo corpo va via da te. […] È qualcosa di infinitamente
grande ciò che l’uomo sperimenta, qualcosa che gli
conferisce la possibilità – tra la morte e la nascita – di
vedere, di pensare e di comprendere che egli depone il
proprio corpo, che lo consegna al pianeta che adesso
abbandona.
Si tratta di una grande, impressionante esperienza, che non
è paragonabile a nessuna esperienza dell’esistenza terrena.
[…] Se nel passare la soglia della morte noi non facessimo
questa esperienza (che facciamo consapevolmente) della
dipartita del nostro corpo fisico, non potremmo mai
sviluppare una coscienza dell’io dopo la morte!
La coscienza dell’io dopo la morte viene stimolata
dall’esperienza della dipartita del corpo fisico […]: se non
potessimo sperimentare la nostra stessa morte dall’altra
parte, dopo la morte non avremmo una coscienza dell’io.7
8
oo 168 L’ evento della morte e i fatti del dopo morte – Lipsia, 22
febbraio 1916 EA
20
mondo fisico, ossia il concetto della morte. L’uomo vede
della morte, nel mondo fisico, sempre e soltanto un aspetto;
egli vede cioè che la vita umana si sviluppa fino al
momento in cui l’uomo muore, in cui il corpo fisico si
stacca dapprima dagli elementi superiori della natura
umana, per poi decomporsi nel mondo fisico. Si può
davvero dire che quanto l’uomo osserva della morte nel
mondo fisico non è che un aspetto della morte. Osservarne
l’altro aspetto, osservarla cioè in una luce esattamente
contrapposta, significa vederla in modo radicalmente
diverso. […] Nel corso di tutta la vita tra la morte ed una
nuova nascita, il momento della morte precedentemente
vissuto rappresenta per l’occhio animico dell’uomo
l’impressione più viva e luminosa. Non pensate però di
poterne trarre la conclusione che si tratti di un’impressione
penosa. Dovreste allora pensare che il morto si volga
indietro a quanto della morte è visibile nel mondo fisico,
ossia alla decadenza e alla distruzione.
Egli vede invece la morte dall’altro lato, vede nella morte
quanto si deve definire la cosa più bella, perfino del mondo
spirituale. Tra le cose che l’uomo può a tutta prima
sperimentare nel mondo spirituale, nulla vi è di più bello
dello spettacolo della morte. Osservare la vittoria dello
spirito sulla materia, lo splendore della luce spirituale
dell’anima che irradia dall’oscurità della materia è quanto
di più grande e significativo si possa osservare dall’altro
lato della vita, quello che l’uomo attraversa tra la morte e
una nuova nascita.
[…] L’aspetto più significativo consiste proprio nel
volgersi indietro alla vittoria dello spirito sul corpo, al
momento della morte, il più bel momento del mondo
spirituale che si possa sperimentare. Proprio nel volgersi
21
indietro a tale momento si avverte il proprio Sé nel mondo
spirituale. […] È tanto importante che l’uomo abbia la
possibilità di volgersi veramente indietro al momento della
morte con la piena coscienza che sorge, dopo la morte, per
non sognare soltanto in qualche modo quanto vi può
scorgere, ma per poterlo anche veramente comprendere. E
ciò è incredibilmente importante. […] Sarà necessario,
soprattutto da ora in poi, che l’umanità pratichi
l’autoconoscenza. La scienza dello spirito esiste in fondo
per dare all’uomo l’autoconoscenza di cui ha bisogno. La
scienza dello spirito è in realtà un’introduzione al Sé più
vasto dell’uomo, quel Sé tramite il quale apparteniamo in
fondo al mondo intero.9
9
oo 159 Il mistero della morte. Volume III – Düsseldorf, 17 giugno
1915 EA
10
oo 157a Formazione destino e vita dopo morte – Berlino, 16
novembre 1915 EA
22
periodo fra morte e nuova nascita. Allorché lo sguardo
chiaroveggente segue le anime dei defunti, vede che le
anime umane addormentate sono il campo seminato per i
defunti. […] È […] commovente […] notare che le anime
umane che vivono tra la morte ed una nuova nascita, si
affrettino in certo qual modo verso le anime umane
dormienti e cerchino i pensieri e le idee che si trovano in
tali anime: poiché si nutrono di questi ed hanno bisogno di
tale nutrimento. Allorché ci addormentiamo la sera,
possiamo già dire: ora le idee, i pensieri che hanno
attraversato la nostra coscienza durante lo stato di veglia
cominciano a vivere, diventano in certo qual modo esseri
viventi. E le anime dei defunti si avvicinano e prendon parte
a queste idee. Si sentono nutriti dalla visione di queste idee.
Colpisce molto, quando lo sguardo chiaroveggente è rivolto
agli individui defunti, vedere che essi vanno ogni notte da
quelli che sono rimasti e dormono – sia gli amici, sia in
particolar modo i consanguinei – e vogliono per così dire
ristorarsi, nutrirsi dei pensieri e delle idee che questi hanno
preso seco nel sonno... e non trovano nulla di nutriente per
loro. Vi è infatti una gran differenza tra idee ed idee in
merito al nostro stato di sonno. Se ci occupiamo per tutto il
giorno solamente delle idee materiali della vita, se
orientiamo lo sguardo soltanto a ciò che accade nel mondo
fisico o che può essere fatto eseguire, e se prima di
addormentarci non abbiamo un solo pensiero per i mondi
spirituali, ma al contrario qualcosa di diverso da quanto ci
può portare nei mondi spirituali, non offriamo alcun
nutrimento ai morti. […] Dopo la morte ci si può nutrire
delle idee e dei pensieri solamente di quelle anime con le
quali si fu in qualche modo in rapporto durante la vita. Non
ci si può nutrire dopo la morte di quelli con i quali non si
23
ebbe alcun rapporto.11
11
oo 140 Lo scambio vivente fra i vivi e i morti – Bergen, 10 ottobre
1913 RA
24
giudizi sulle cose, non si apprende la conoscenza del mondo
fisico. Gli animali vivono anch’essi insieme a noi nel
mondo fisico e non sanno tuttavia di esso ciò che sappiamo
noi uomini.
Ciò che viene acquisito con l’antroposofia viene acquisito
come conoscenza solamente sulla Terra, può esserlo
soltanto sulla Terra, non nel mondo spirituale. Perché lo
conoscano esseri che si trovano nel mondo spirituale, deve
accadere attraverso quegli esseri che lo apprendono sulla
Terra. Questo è un mistero significativo dei mondi
spirituali: si può essere in essi, li si può vedere, ma ciò che
è necessario come conoscenza dei mondi spirituali
dev’essere acquisito sulla Terra. […] Quello che vive in noi
come antroposofia è per le entità spirituali ed anche per le
nostre anime dopo la morte ciò che i libri sono qui sulla
Terra per l’uomo fisico. […]
Soltanto che questi libri, che noi stessi siamo per i defunti,
sono viventi. […]
l’antroposofia può essere fondata soltanto sulla Terra e
dev’essere portata da qui nei mondi spirituali. […]12
E tra i compiti pratici della vita antroposofica vi sarà anche
quello che si crei sempre più, mediante l’antroposofia, un
ponte tra i vivi ed i morti.12
12
oo 140 Lo scambio vivente fra i vivi e i morti – Bergen, 10 ottobre
1913 RA
25
sapranno, ma sapranno praticamente, non teoricamente: vi
è soltanto una trasformazione dell’esperienza quando si
attraversa la cosiddetta porta della morte, siamo sempre
insieme ai defunti, possiamo persino farli partecipare a ciò
cui partecipiamo noi stessi nella vita fisica.12
26
nell’anima e la sera, quando vi addormentate, questa do-
manda o la comunicazione che volete fare, trasmigrerà
nella sfera del defunto.
Fra i cosiddetti morti e i cosiddetti vivi ha luogo un vivo ed
incessante scambio. Quelli che sono passati per la morte
non hanno cessato di esserci; solo che i nostri occhi hanno
cessato di vederli; essi sono qui.
I nostri pensieri, i nostri sentimenti e i nostri impulsi volitivi
sono in rapporto con loro. Perché, appunto per i morti, vale
la parola del Vangelo: Non cercateli fuori di voi; il regno
dello spirito è in mezzo a voi. Bisogna esser ben
consapevoli che essi sono continuamente presenti.13
13
oo 182 La morte quale modificazione della vita – Norimberga, 10
febbraio 1918 EA
27
morti, unione che nasce dalla vita del nostro sentimento. Ci
siamo diretti verso i morti, e il sogno ci presenta spesso le
domande che abbiamo loro poste. Sono quindi pur sempre
le nostre esperienze soggettive che il sogno ci dà, ma ce le
dà come se venissero da fuori. E come se la persona morta
ci parlasse. Non si tratta in genere di messaggi provenienti
dai morti; il nostro sognare di una persona morta è
l’espressione del nostro bisogno di stare con lei e del fatto
che nel momento di addormentarci siamo riusciti ad
avvicinarla. […] Dunque, per il fatto che non soltanto
dormiamo e vegliamo, ma ci addormentiamo e ci
svegliamo, noi ci troviamo in continua corrispondenza, in
un continuo contatto coi morti. Essi sono sempre in mezzo
a noi, e noi non agiamo soltanto sotto l’influenza degli
uomini fisici che ci vivono intorno, ma anche sotto
l’influenza di coloro che, varcata la soglia della morte,
hanno conservato dei legami con noi.14
oo 181 Morte sulla terra e vita nel cosmo – Berlino, 5 febbraio 1918
14
Bo
28
anche insieme ai defunti, e in futuro questa conoscenza sarà
di grande importanza per l’evoluzione degli uomini. Dato
che essa riguarda essenzialmente la vita dei sentimenti e
della volontà, dovrà essere anche compresa nel sentire e nel
volere.15
15
oo 179 Azioni del destino – Dornach, 10 dicembre 1917 EA
16
oo 99 La saggezza dei rosacroce – Monaco, 28 maggio 1907 EA
29
# Se l’uomo chiede a quale scopo ci siano la distruzione,
l’invecchiamento e la morte, gli si deve rispondere: la
distruzione, l’invecchiamento e la morte esistono affinché
l’uomo, nel distruggere, si evolva, vale a dire vada sempre
avanti a sviluppare la coscienza dell’Io. Se non potessimo
morire – e questa è l’espressione estrema del fenomeno –
non potremmo essere veramente uomini. Se però lasciamo
agire sulla nostra anima questo fatto nel suo pieno
significato, può allora venirci il seguente pensiero che
l’occultismo può darci come risposta, cioè: in quanto
uomini, se vogliamo vivere, abbiamo sempre bisogno di
corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e Io. Così come
siamo nell’attuale vita umana, dobbiamo dire che ci
occorrono questi quattro arti, ma per poter conseguire la
coscienza dell’Io dobbiamo distruggerli. Dobbiamo sempre
di nuovo riceverli, così da distruggerli sempre di nuovo. Su
ciò si basa la necessità delle ripetute vite terrene, per avere
la possibilità di distruggere ogni volta i corpi umani e, in tal
modo, di andare avanti a evolverci proprio come enti umani
coscienti.17
17
oo 140 Nuovi risultati delle indagini occulte sulla vita fra morte e
nuova nascita – Hannover, 18 novembre 1912 I
30
trasmettono, non dimora, come abbiamo visto, nelle nostre
esperienze sensoriali, e neppure nelle nostre rappresenta-
zioni, bensì nel nostro sentimento e nella realtà degli im-
pulsi della nostra volontà. Dimora in queste sfere.
[…] Nella nostra epoca due cose sono necessarie:
riconoscere e compenetrare del tutto il fatto che la fede nel
mistero del Golgota deve essere un’azione libera
dell’anima umana. Occorre inoltre cercare un collegamento
reale con i defunti, non meramente astratto, o fondato su di
una fede astratta.
[…] Dovremmo chiedere a loro come comportarci! Qui
troviamo in gran parte ciò che risponde alla domanda: come
può essere migliorata la nostra vita sociale? Imparando a
porre delle domande ai defunti.
Generalmente, fino alla fine dei nostri giorni come uomini
fisici sappiamo solo quel che ci aggrada personalmente. La
conoscenza si sviluppa veramente solo quando siamo
morti. Allora essa matura veramente e può essere applicata
in modo giusto alla vita sociale. Non dobbiamo credere
tuttavia che i defunti intervengano direttamente, quasi
avessero le mani fisiche, come gli uomini che vivono nel
corpo fisico. I defunti sanno meglio dei viventi cosa deve
accadere nel sociale, ma devono essere ascoltati dagli
uomini, e gli uomini che vivono qui nel fisico devono
essere gli organi esecutivi.18
18
oo 179 Azioni di destino – Dornach, 16 dicembre 1917 EA
31
DOPO MORTE
# Fa parte dei misteri della morte il fatto che i pensieri, che
abbiamo avuto in noi quando eravamo vivi, li vediamo
come in un panorama fintantoché abbiamo il corpo eterico,
e che li vediamo unirsi al mondo al di fuori di noi, in un
certo senso intessersi nel mondo, e vediamo che essi
appartengono al nostro mondo ma non al nostro io dopo la
morte.
[…] succede che si può già percepire il morto in un duplice
modo. Si può percepire ciò che egli ha affidato di sé al
mondo eterico, e si può percepire di lui ciò in cui risiede la
sua coscienza dopo la morte. […] Questo spirituale eterico
che viene lasciato indietro dal morto è continuamente
attorno a noi. […] siamo circondati dal mondo nel quale
resta ciò che il morto lascia dietro di sé come suo proprio
mondo eterico. […] Dai mondi spirituali ci separano solo
stati di coscienza: non condizioni di spazio ci separano, ma
stati di coscienza.19
EA
32
l’opposto di quanto avviene nel mondo fisico. […] Soltanto
rispetto alle anime umane le cose stanno in modo tale che
noi possiamo sia essere visti da loro, e avere la sensazione
di essere visti, sia avere la sensazione che il nostro sguardo
giunga a loro. Noi vediamo, e le anime umane vedono
anch’esse. Rispetto a tutti gli altri esseri delle gerarchie
superiori abbiamo la sensazione di venire da essi percepiti,
pensati e rappresentati; e nel venire da essi percepiti,
pensati e rappresentati, ci troviamo veramente nel mondo
spirituale. Le cose stanno dunque come segue: supponiamo
di vagare come anime per il mondo spirituale allo stesso
modo in cui vaghiamo per il mondo fisico. Abbiamo
dunque ovunque la sensazione di entrare in relazione con
gli esseri delle gerarchie superiori, così come nel mondo
fisico abbiamo la sensazione di entrare in relazione con il
regno minerale, quello vegetale e quello animale.20
20
oo 159 Il mistero della morte. Esperienze dell’uomo dopo il
passaggio attraverso la soglia della morte – Dusseldorf, 17 giugno
1915 Arc
33
nascita [… il defunto] può infatti annodare relazioni e
rapporti con quelle anime umane – sia che esse siano ancora
qui sulla terra, sia che siano già anch’esse lassù – con quelle
anime con le quali qui sulla terra, nell’ultima incarnazione
o in una precedente, egli sia stato in qualche modo già
karmicamente congiunto. Le altre anime gli passano
davanti ed egli non le scorge. Il regno animale lo percepisce
come un tutto; delle anime umane percepisce solo quelle
con cui ha stabilito un rapporto karmico qui sulla terra. […]
Se non avessimo vissuto la nostra vita terrena, non
potremmo neppure nel mondo spirituale annodare rapporti
con le anime umane. I rapporti si stabiliscono qui sulla
terra, karmicamente, e poi continuano nella vita fra la morte
ed una nuova nascita.21
21
oo 182 La morte quale modificazione della vita. Commemorare i
defunti – Norimberga, 10 febbraio 1918 EA
34
quest’altra il tal altro. Ne facciamo la conoscenza. Anzitutto
dobbiamo tener presente che il modo in cui si stabilisce un
rapporto col mondo fra morte e rinascita è in sostanza
diverso dal modo in cui si è nel mondo fisico. […] Qui il
mondo è fuori di noi; dopo la morte abbiamo realmente la
coscienza che il mondo è in noi. […] Si sente come se tutto
quanto si presenta fosse all’interno. Come qui avvertiamo
un dolore in noi, così dopo la morte gli esseri ci si
presentano quale esperienza interiore. Ciò determina
anzitutto fra morte e rinascita l’intima esperienza
dell’unione con tutti gli esseri.22
22
oo 157a Formazione destino e vita dopo morte – Berlino, 18
novembre 1915 EA
23
oo 182 La morte quale modificazione della vita – Norimberga, 10
febbraio 1918 EA
35
ci ritroviamo con chi ci era vicino. […] Tutto è visione
attorno a noi; noi stessi siamo visione. Come noi qui siamo
carne e sangue, così siamo poi visione. […] Prendiamo un
caso di questo genere, di avere cioè sottratto dell’amore a
qualcuno o di avergli fatto comunque qualcosa di male. Se
proprio non abbiamo un cuore arido, può allora sorgere in
noi il sentimento, l’idea: «Tu devi pareggiare ciò!». E se
sorge in noi questo sentimento ci è data la possibilità di
pareggiare la cosa. Possiamo in un certo senso continuare a
lavorare ai rapporti del mondo che ci circonda sul piano
fisico. Ma non possiamo farlo nei primi tempi dopo il
periodo del kamaloka24, dei quali ora parliamo. Se allora
siamo di fronte a qualcuno, dal modo appunto in cui gli
stiamo di fronte noi possiamo sapere di avergli fatto
qualcosa di male, o di avergli sottratto l’amore che gli
dovevamo; possiamo anche formulare il proposito di voler
pareggiare la situazione, ma non possiamo farlo. In questo
periodo noi possiamo soltanto sviluppare verso quell’uomo
il rapporto che già si era stabilito nell’epoca prima della
morte. Il rimanente possiamo vederlo, ma per il momento
nulla possiamo aggiungere, nulla possiamo migliorare.
Vale a dire, in quel mondo di visione che ci avvolge come
una nuvola noi nulla possiamo cambiare. Noi lo guardiamo,
ma nulla possiamo modificare. Come eravamo nei
confronti di qualcuno morto prima di noi, così rimane la
nostra relazione verso di lui, e tale continuiamo a viverla.25
EA
36
che vive nella nostra anima. Il morto lo vede bene, vi
prende parte; ma egli vede ancora dell’altro, poiché ha una
facoltà di giudizio del tutto diversa da quella dei viventi.
Insomma egli osserva gli uomini in modo del tutto diverso.
[…] Il morto vede con precisione soprattutto una cosa. Vede
l’uomo che segue degli impulsi di odio, che odia, mosso da
stimoli meramente personali, questo o quell’uomo. […]
L’uomo educato a una disciplina occulta può propriamente
avvicinarsi in modo cosciente a un morto solo se prima si è
realmente liberato da simpatie e antipatie personali verso i
singoli uomini. […] Per entrare in un rapporto cosciente coi
morti bisogna, come loro, sapersi rendere in certo qual
modo indipendenti da simpatie e antipatie personali. […]
Sicché potrete anche comprendere come tutto il rapporto
dei morti coi viventi, in quanto si basa sulle ispirazioni, […]
dipenda dallo stato d’animo che ci è proprio nella nostra
vita qui sulla Terra. Se nutriamo sentimenti d’inimicizia, se
non partecipiamo alla vita del mondo circostante, se,
soprattutto, non proviamo un interesse spregiudicato per il
nostro prossimo, allora i morti non possono avvicinarsi a
noi come vorrebbero: non possono, in maniera giusta,
trasferirsi nella nostra anima; oppure, se lo debbono, ciò
viene reso loro, come si sa, particolarmente difficile, e vi
riescono soltanto a prezzo di dolore e di sofferenza.26
26
oo 168 Il legame fra i vivi e i morti – Berna, 9 novembre 1916 EA
37
servigi leggendo loro dei cicli. Anime simili sono senz’altro
in grado di percepire un mondo spirituale, ma non per
questo possono formare i concetti e le idee che si possono
conseguire solo quaggiù.
[…] Per mezzo del mondo spirituale stesso la teosofia non
sorge; essa viene ad essere solo sulla Terra e allora può
venir portata dagli uomini su nel mondo spirituale. Questo
si deve capire, quando si pensa ad esempio che gli animali,
sulla Terra, vedono tutto al pari degli esseri umani, ma non
sanno capirlo. Allo stesso modo gli esseri soprasensibili,
possono solo guardare il mondo soprasensibile, ma non
capirlo. I concetti e le idee del mondo soprasensibile
possono sorgere soltanto sulla Terra e, da là, irraggiano
come una luce sul mondo spirituale. Da ciò si comprende
bene il significato della Terra.
La Terra non è semplicemente un gradino di passaggio o
una valle di lacrime. Esiste invece affinché possa venir qui
sviluppata una conoscenza spirituale, che possa poi venir
portata su, nei mondi spirituali.27
27
oo 140 Indagini occulte sulla vita tra morte e nuova nascita –
Strasburgo, 13 maggio 1913 I
38
PRIMI GIORNI: QUADRO MNEMONICO E
DISTACCO DEL CORPO ETERICO
EA
39
all’anima del morto, come in un grande quadro mnemonico,
passa tutta la vita dell’ultima incarnazione. Questo quadro
si presenta dopo il trapasso a tutti gli uomini, e la sua carat-
teristica consiste nel fatto che, nella forma in cui esso viene
percepito subito dopo la morte, sono cancellate tutte le
esperienze soggettive, attraversate dall’uomo nel corso
della vita. Qui nella vita le nostre diverse vicissitudini sono
sempre accompagnate da sensazioni di gioia o di dolore, di
sollievo o di tristezza, e la nostra visione del mondo esterno
è sempre collegata a una vita interiore. Nel ricordo retro-
spettivo non esistono invece le gioie e i dolori, relativi
all’immagine della vita. Si è davanti al quadro mnemonico
oggettivamente, come si starebbe davanti a un dipinto; an-
che se una pittura rappresenta un soggetto triste, la si guarda
con oggettività; ci si potrà immedesimare nella tristezza,
ma non si prova direttamente il dolore del soggetto rappre-
sentato. Lo stesso avviene per le immagini del quadro mne-
monico, subito dopo la morte.29
29
oo 99 La saggezza dei rosacroce – Monaco, 26 maggio 1907 EA
40
morte.
Si aiutano dunque i morti, se si lascia fluire verso di loro
dopo la morte qualcosa che ricordi le loro qualità, le
esperienze che furono loro proprie. In questo modo si
stimola la forza di autoconoscenza.31
Abbiamo però sempre bisogno di riflettere sul fatto di avere
in noi un sé. Guardiamo così alla morte e diciamo: “Quello
sei tu!” È, una coscienza continua, un contenuto
permanente della coscienza.30
30
oo 159 Il mistero della morte. Volume III – Dusseldorf, 17 giugno
1915 EA
31
oo 168 Il legame fra i vivi e i morti – Zurigo, 3 dicembre 1916 EA
41
elementari, queste entità eteriche che ci accompagnano,
sono le stesse che tramite le loro forze, […] quando noi
oltrepassiamo la soglia della morte, prima tirano fuori il
nostro corpo eterico dal nostro corpo fisico e poi lo
trasportano (e con esso anche l’uomo) nel mondo eterico.
[…] Dopodiché viene ceduto al mondo eterico ciò che noi
chiamiamo il corpo eterico; questo verrà deposto come un
secondo cadavere. Non si deve credere, però, che questo
secondo corpo che viene deposto si distrugga in tutta fretta
nel mondo elementare.
[…] L’uomo ha deposto questo corpo elementare e ora
continua a vivere tra la morte e una nuova nascita, restando
però in continuo rapporto con questo corpo eterico che è
stato deposto. Non succede come nel caso del corpo fisico,
col quale l’uomo non ha più relazione una volta che l’ha
deposto; col corpo elementare succede proprio il contrario:
l’uomo conserva la sua relazione e questa relazione che
l’uomo ha con il suo corpo elementare, con il suo corpo
eterico, può proseguire fin giù nel mondo fisico.
Se qui nel mondo fisico l’uomo ha reso ricettiva la propria
anima sviluppando la capacità di percepire a livello
elementare e immaginativo, egli può anche mantenere una
relazione cosciente con i morti nelle rappresentazioni. […]
Si tratta di essere legati ai morti in modo cosciente. Ciò che
così diventa cosciente, è in realtà sempre presente a livello
inconscio se già durante la vita c’era una relazione tra colui
che è rimasto indietro nel mondo fisico e colui che è salito
nel mondo spirituale. Supponiamo di avere perso una
persona amata. Che noi lo sappiamo o no […] il morto
agisce come se mandasse la propria volontà nel corpo
eterico (che egli ha deposto) come in uno specchio e come
se lo specchio a sua volta ne rimandasse i raggi fino a noi:
42
il morto agisce in modo indiretto su coloro che sono rimasti
tramite il corpo elementare, il corpo eterico.32
32
ibìdem
43
MONDO ASTRALE E KAMALOKA
(PURGATORIO)
33
oo 9 Teosofia. L’ Anima nel mondo animico dopo la morte EA
34
oo 95 Alle porte della scienza dello spirito – Stoccarda, 24 agosto
1906 EA
44
# Dopo la deposizione del corpo eterico, inizia per l’uomo
il tempo, lo stato del kamaloka. Per farvi un’idea chiara di
questo stato, dovete tenere presente che l’essere umano,
dopo avere lasciato dietro di sé i corpi fisico ed eterico,
conserva ancora due delle sue quattro parti costitutive, il
corpo astrale e l’io. E a questo punto si pone per noi una
domanda: capire le condizioni cui andrà incontro il corpo
astrale, insieme al quale l’io sta entrando nel kamaloka. Il
corpo astrale è il portatore di gioie e dolori, di piaceri e di
brame, che non cessano, perciò, con la deposizione del
corpo fisico; solo la possibilità di soddisfarli cessa, dato che
non è più disponibile quello che è lo strumento per il
soddisfacimento delle brame, cioè il corpo fisico. Non cessa
di esistere tutto ciò che l’uomo è stato come entità senziente
entro il corpo fisico. L’essere umano conserva tutto ciò nel
suo corpo astrale. Consideriamo quello che è un desiderio
normale, ad esempio la voglia di un cibo gustoso. Questa
voglia risiede nel corpo astrale, non nel corpo fisico, ed è
per questo che resta, che non viene deposta con il corpo
fisico, il quale non è stato che lo strumento con cui questa
voglia poteva essere soddisfatta. […] Con la morte si
depone solo lo strumento del piacere. Per questo motivo
l’uomo viene dapprima a trovarsi in uno stato in cui sono
presenti tutte le sue brame, che ora deve superare – sarebbe
meglio dire che l’uomo deve prima imparare a superarle. Il
tempo in cui questo superamento avviene, è il periodo del
kamaloka.
[…] Il kamaloka è per l’essere umano un periodo di
disassuefazione, perché per potere accedere al mondo
spirituale, egli deve necessariamente spogliarsi delle
proprie brame. La permanenza nel kamaloka può essere
relativamente lunga o relativamente breve, a seconda del
45
tempo necessario alla disassuefazione dalle brame.
Importante è al riguardo come l’individualità si sia abituata
già nella vita a disciplinare i propri desideri, e come nella
vita abbia imparato sia a godere che a rinunciare. Vi sono,
però, piaceri e desideri di natura inferiore e di natura
superiore. I piaceri e i desideri per la soddisfazione dei quali
il corpo fisico non è lo strumento giusto, noi li definiamo
superiori, e sono quelli che non rientrano tra i desideri e i
piaceri che l’uomo deve rigettare da sé dopo la morte.
L’uomo resta nella vita astrale del periodo del kamaloka
solo finché ha ancora in sé qualcosa che lo attrae verso
l’esistenza fisica. Dopo il periodo di disassuefazione,
quando nulla lo attira più verso il basso, egli è divenuto
capace di vivere nel mondo spirituale, e allora dall’uomo
esce un terzo cadavere. La permanenza dell’uomo nel
kamaloka dura circa un terzo della vita trascorsa.35
EA
46
degli organi a ciò necessari. Lo stesso avviene per tutte le
brame e per tutti i desideri. Alla brama di belle disposizioni
di colori, mancano gli occhi; a quella di una musica
armoniosa, le orecchie.
E come riaffiora tutto questo alla coscienza dell’anima
dopo la morte? Come chi erra per un deserto, tormentato da
sete ardente, alla ricerca d’una fonte ove spegnerla, così
l’anima soffre di ardente sete perché non ha gli organi, non
ha gli strumenti atti ad estinguerla. Essa deve rimanere
priva di tutto e perciò “la sete, l’arsura ardente” indicano
appunto in modo molto appropriato, la condizione in cui
viene a trovarsi chi attraversa il Kamaloka. Non è già un
tormento esteriore, ma il tormento della inappagabilità
della facoltà di godimento che ancora esiste.
E perché deve l’anima soffrire tutto questo? Perché l’uomo
perda a poco a poco l’abito a tali brame e cupidigie,
acciocché l’anima si liberi dalla Terra e si purifichi.
Quand’egli abbia raggiunto questo, il suo periodo di
Kamaloka è finito ed egli sale nel Mondo Spirituale.
In qual modo trascorre dunque l’anima il suo vivere nel
Kamaloka? L’uomo rivive nel Kamaloka tutta la propria
vita terrena, ma la vive a ritroso: egli ripercorre a ritroso
tutta la sua esistenza terrena dall’ora della sua morte a
quella della sua nascita, giorno per giorno con ogni
esperienza, ogni evento, ogni azione.
E quale significato ha tutto ciò? Precisamente questo:
davanti ad ogni vicenda, l’uomo fa come una sosta per
disabituarsi dall’attaccamento alle cose fisiche materiali.
Rivive nuovamente ogni godimento, ma costretto a
privarsene, va distogliendosi e staccandosi dalla vita fisica.
E dopo aver riattraversata a questo modo tutta intera la sua
vita fino alla nascita, potrà entrare, secondo la parola
47
evangelica, nel regno dei Cieli, come dice il Cristo: “Io vi
dico in verità, che se non siete mutati, e non divenite come
i piccoli fanciulli, voi non entrerete punto nel regno dei
Cieli”36. Le parole dei Vangeli sono tutte molto profonde, e
questo lo si apprende penetrando a poco a poco nella
sapienza divina.37
36
Matteo 18, 3
37
oo 95 Alle porte della scienza dello spirito – Stoccarda, 24 agosto
1906 EA
48
sentito dai medium durante le sedute spiritiche. È
necessario che l’anima, mentre è unita al veicolo astrale,
perda l’abitudine dei suoi organi fisici e ne acquisisca una
nuova per imparare a vivere nel mondo astrale.38
38
oo 94 L’iniziazione dei rosacroce – Parigi, 2 giugno 1906 Til –
appunti di Edouard Schuré
39
Ibìdem
49
nuovo tutta la sua vita, fino alla propria infanzia.
E allora gli si presenta agli occhi spiritualmente ciò che
durante la vita non emanava dalla natura spirituale dell’Io.
Egli però ora lo sperimenta in senso inverso.
[…] Quando l’uomo, ripercorrendo la propria vita,
raggiunge il momento della nascita, allora soltanto tutti i
desideri sono passati attraverso il fuoco purificatore, e nulla
gli impedisce più di dedicarsi completamente al mondo
spirituale. Egli passa a un nuovo gradino di esistenza. Come
nella morte egli ha abbandonato il corpo fisico, e poco dopo
abbandona il corpo eterico, così si disgrega ormai quella
parte del corpo astrale, che può vivere solo nella coscienza
del mondo fisico esteriore. Secondo la conoscenza
soprasensibile dunque esistono tre cadaveri: il fisico,
l’eterico, l’astrale. Il momento in cui quest’ultimo viene
abbandonato dall’uomo segna la fine del periodo della
purificazione, il quale è costituito da circa un terzo del
tempo trascorso sulla Terra dall’uomo fra nascita e
morte.40
morte EA
50
oppure se siamo noi a offendere. Nel kamaloka la cosa è
rovesciata, quando si rivive a ritroso la vita fra nascita e
morte. Per fare un esempio grossolano, avviene ora che,
avendo dato nella vita uno spintone a qualcuno, si
sperimenta ciò che l’altro aveva sentito a seguito dello
spintone. Avendo offeso qualcuno con una parola, si
sperimenta quel che egli aveva sperimentato. Si sperimenta
cioè l’anima dell’altro. In altre parole si sperimentano gli
effetti che sono derivati dalle nostre azioni; in questa vita a
ritroso si sperimenta tutto quanto gli altri sperimentarono
qui a causa nostra durante la nostra vita fra nascita e morte.
Se fra nascita e morte si visse assieme a diverse centinaia
di persone, esse sperimentarono qualcosa a causa nostra.
Però nella vita fisica noi non possiamo sentire quello che
gli altri sentono e vivono a causa nostra, ma sentiamo
soltanto ciò che noi sperimentiamo a causa degli altri. Dopo
la morte è al rovescio. Essenziale è che nella vita a ritroso
si sperimenti quel che gli altri sperimentarono a causa
nostra. Viviamo cioè gli effetti dell’ultima esistenza terrena.
Lo scopo di quegli anni è veramente sperimentare quegli
effetti. Rivivendoli, l’esperienza relativa diventa forza in
noi in questo modo: immaginiamo di aver offeso qualcuno
che di conseguenza ne sente amarezza. Nel kamaloka io
sento quell’amarezza come un’esperienza mia.
Sperimentandola sorge in me la forza da contrapporre;
sperimentando cioè l’amarezza, sorge in me la forza per
togliere dal mondo quell’amarezza.
Percepisco così tutti gli effetti delle mie azioni e accolgo di
conseguenza la forza per eliminarli. Nel periodo che dura
un terzo della trascorsa vita terrena accolgo tutte le forze
che si possono caratterizzare come intensi impulsi grazie ai
quali l’anima ora disincarnata eliminerà ciò che disturba il
51
suo perfezionamento e ne impedisce l’evoluzione. […] Si
può quindi dire che alla fine del periodo del kamaloka, dopo
aver rivissuto l’ultima vita, si è già stabilito come si vuole
entrare di nuovo nella successiva incarnazione, come ci si
intende incontrare con le varie persone per pareggiare le
diverse azioni. In sostanza si determina ora il karma per la
vita nella quale si entrerà.41
41
oo 157a Formazione destino e vita dopo morte – Berlino, 18
novembre 1915 EA
42
...tra morte e nuova nascita, noi diveniamo successivamente
abitatori della Luna, di Venere, di Mercurio, del Sole, di Marte, di
Giove e di Saturno, abitatori del cielo stellato, per ritrarci poi di nuovo
da quei mondi, per reincarnarci di nuovo attraverso una coppia di
genitori... oo 141 Vita da morte a nuova nascita – Berlino, 22 dicembre
1912 EA
52
nell’esistenza terrena. L’amore, la simpatia costante che
conserviamo verso chi è morto offrono una via in tal senso
perché stabiliscono appunto un collegamento con
l’esistenza terrena. In base a questo collegamento i defunti
vivono con noi nel primo periodo dopo la morte. […] I
nostri morti ci raggiungono con più facilità se qui sulla
Terra possono trovare pensieri, sentimenti, sensazioni
rivolti a loro.43
43
oo 140 Ricerche sulla vita fra morte e nuova nascita – Milano, 27
ottobre 1912 EA
53
conquistati già qui. Per un lungo periodo del nostro
sviluppo dopo la morte, il modo in cui riusciamo ad
ampliarci fino alla sfera successiva dipende da ciò che sulla
Terra abbiamo sviluppato come costituzione morale,
concetti e sentimenti etici. Si può dire che l’uomo che ha
sviluppato le qualità della compassione, dell’amore, le
quali comunemente si indicano come moralmente buone, si
ambienta nella sfera successiva così da poter fare
conoscenza con gli esseri che di solito si trovano in quella
sfera, in modo da poter vivere insieme a loro. Mentre
l’uomo che porta con sé in questa sfera una morale
manchevole, vive lì dentro come un eremita. Questa è la
migliore connotazione: che l’elemento morale ci prepara
alla convivenza con il mondo spirituale. Ciò che non è
morale nel nostro cuore, come nel nostro pensare e nel
comportamento sul piano fisico, ci condanna alla solitudine
straziante nella quale abbiamo sempre la nostalgia di fare
conoscenza con l’altro e non lo possiamo.44
44
oo 140 Nuovi risultati delle indagini occulte sulla vita tra morte e
nuova nascita – Vienna, 3 novembre 1912 I
54
rapporto e potremo aiutarli.
[…] L’uomo non è sulla terra soltanto per raccogliere per
sé stesso, durante la vita fra nascita e morte, i frutti della
vita fisica, ma che egli è sulla terra per inviare nel mondo
soprafisico ciò che può venir coltivato soltanto sul piano
fisico, che esiste soltanto qui, su questo piano.45
45
oo 141 Vita da morte a nuova nascita – Berlino, 3 dicembre 1912
EA
46
oo 226 Il destino dell’uomo – Oslo, 17 maggio 1923 EA
55
MONDO SPIRITUALE (DEVACHAN)
# E ora inizia per l’uomo l’epoca del devachan, l’ingresso
nel mondo spirituale, la patria degli dèi e di tutte le entità
spirituali. L’entrata in questo mondo infonde nell’uomo un
sentimento che si può paragonare alla liberazione di una
pianta che, sviluppatasi prima in una sottile fessura della
roccia, venga a trovarsi all’improvviso a crescere nella luce.
Infatti, l’essere umano che entra nel mondo celeste
sperimenta in sé l’assoluta libertà spirituale, e da quel
momento in poi gode l’assoluta beatitudine.47
EA
56
[…] Entriamo così nella sfera del mondo spirituale. […]
Sorge la domanda: che cosa facciamo ora? Ci immergiamo
sempre più in un mondo che è molto diverso dal mondo
terreno.
[…] Viviamo anche fra le anime che sono morte prima di
noi, oppure in attesa della loro prossima vita terrena.
Viviamo là come spiriti fra entità spirituali. Possono essere
entità delle gerarchie superiori o anche uomini non
incorporati e viventi nel mondo spirituale.
[…] Come sulla terra abbiamo davanti e attorno a noi tutto
il mondo della natura, vivendo fra la morte e una nuova
nascita come spiriti fra spiriti abbiamo davanti a noi, a poco
a poco, tutta la sfera umana. […] Come qui costruiamo
macchine, teniamo contabilità, facciamo vestiti e scarpe,
come qui scriviamo qualcosa sulla terra, intessiamo quello
che chiamiamo il contenuto della civiltà, così là intessiamo
l’umanità, assieme agli spiriti delle gerarchie superiori e
agli uomini non incarnati. Intessiamo l’umanità traendola
dal cosmo. Qui sulla terra siamo uomini compiuti, là
poniamo il germe spirituale dell’uomo terreno. Il grande
segreto dell’attività celeste dell’uomo sta nel tessere il
grande germe spirituale per il futuro uomo terreno, in
accordo con gli spiriti delle gerarchie superiori. Nella più
gigantesca grandezza spirituale ognuno intesse nel cosmo
spirituale l’uomo terreno che sarà quando ritornerà di
nuovo nella vita terrena. Il nostro lavoro è svolto con gli dèi
per formare l’uomo terrestre.48
48
oo 226 Il destino dell’uomo – Oslo, 17 maggio 1923 EA
57
la nostra anima alla luce delle gerarchie.
Negli ultimi tempi mi fu possibile cercare, al di là della so-
glia della morte, uomini con una costituzione morale, come
anche altri con una costituzione immorale, e sempre risul-
tava che i primi conservavano dopo la morte una coscienza
chiara e luminosa, gli altri decadevano in una specie di
oscuro crepuscolo della coscienza.
Ci si può certo domandare: che danno comporta se dopo la
morte si giunge ad una specie di sonno della coscienza?
Allora non si dovrà soffrire e si sfuggiranno le conseguenze
della propria immoralità. Questa non è però una valida
obiezione, perché come conseguenza dell’immoralità
l’oscuramento della coscienza è legato a un terribile stato
di angoscia.
Dopo la morte non c’è stato di angoscia paragonabile
all’oscuramento della coscienza.49
49
oo 140 Ricerche sulla vita fra morte e nuova nascita – Milano, 26
ottobre 1912 EA
58
soltanto i quattro corpi, ma anche il risultato della vita
precedente: questo è il «corpo causale». Con ciò l’uomo
consta ormai di cinque corpi: il fisico, l’eterico, l’astrale,
l’«Io», e il corpo causale. Quando questo corpo causale
ormai esiste, rimane; esso si è prima però dovuto costituire
coi risultati delle vite trascorse. Questo ci spiega le molte
diversità fra i singoli uomini. Coloro che vissero già più
volte e quindi sono passati attraverso molte incarnazioni,
hanno aggiunto molte pagine al libro della loro vita. […]
Giunto nel mondo spirituale dopo la morte, vi ritrova, come
ho detto, l’immagine del corpo qual era stato nell’ultima
vita, con in più il frutto dell’immagine-ricordo di questa.
Ora egli può confrontare lo sviluppo da lui compiuto
attraverso varie vite, come egli fosse prima di fare le
esperienze dell’ultima, e ciò che può risultare di lui
aggiungendovi le esperienze dell’ultima incarnazione. Con
ciò egli si crea in immagine un nuovo corpo, di un gradino
superiore a quello del suo ultimo corpo estinto. Sul primo
gradino del Mondo Spirituale l’uomo dunque corregge
l’anteriore immagine della sua vita, così da prepararsi
l’immagine del proprio corpo per la successiva
incarnazione.50
50
oo 95 Alle porte della scienza dello spirito – Stoccarda, 25 agosto
1906 EA
59
evitare l’impressione che suscita la ricerca su uomini che
ebbero solo idee materialistiche, e cioè che in realtà dopo
la morte essi sentono ben presto la loro coscienza perdersi,
spegnersi. Tutto ciò testimonia a sfavore dell’effetto
sull’uomo di una visione materialistica che, per quanto
plausibile, non è positiva per l’evoluzione umana dopo la
morte.51
51
oo 140 Ricerche sulla vita fra morte e nuova nascita – Milano, 26
ottobre 1912 EA
60
a causa del karma. Ma se non abbiamo acquisito alcuna
comprensione né del Cristo e del mistero del Golgota né
dell’assoluta profondità del detto: «Non io, ma il Cristo in
me»52, si spegnerà in noi la coscienza e quindi la possibilità
di riparare il nostro karma; allora dovrà essere assunto da
altre potenze il compito di lavorare per correggere i nostri
errori.53
61
abbiamo spesso descritte come le entità delle singole
gerarchie superiori.
[…] Noi riceviamo le forze, le forze soprasensibili di cui
l’uomo ha bisogno per formare il suo corpo ed anche il suo
destino, da quelle entità e da quelle forze delle gerarchie
superiori con le quali veniamo in relazione fra morte e
nuova nascita. Dobbiamo quindi guadagnarci ciò di cui
abbiamo bisogno per la costruzione del nostro corpo nel
periodo precedente la nostra nascita, dopo l’ultima morte.
Fra la morte e la nascita successiva, noi dobbiamo
avvicinarci passo passo alle entità adatte che possono
offrirci e trasmetterci le forze delle quali poi avremo
bisogno quando di nuovo saremo entrati nell’esistenza
fisica.
Ora, nella vita fra morte e nuova nascita, noi possiamo
passare dinanzi alle entità delle gerarchie superiori in due
modi diversi. Possiamo passare dinanzi ad esse in modo da
riconoscerle, da comprendere il loro essere, le loro
caratteristiche, in modo da poter accogliere quello che esse
sono in grado di darci, poiché si tratta di un accogliere ciò
che le gerarchie superiori possono darci e di cui noi
abbiamo bisogno nella vita successiva.
[…] Oppure potremmo passare dinanzi a quelle entità in
modo, parlando figuratamente, che le mani di quegli esseri
delle gerarchie superiori ci porgano i loro doni, quelli di
cui avremmo anche bisogno per la nostra vita, ma che però
noi non li prendiamo perché, spiritualmente parlando, è
buio per noi in quel mondo superiore che attraversiamo.
Noi possiamo cioè attraversare quel mondo con
comprensione in modo da essere coscienti di che cosa ci
deve venir dato da quelle entità, oppure possiamo
attraversare quel mondo senza comprensione e senza
62
rilevare che cosa quelle entità ci vogliono porgere. Quindi
il modo in cui attraversiamo il mondo spirituale, anzi la
necessaria scelta fra i due modi di percorrere il periodo fra
morte e nuova nascita, viene determinato in precedenza
dagli effetti della trascorsa vita terrena e di quelle ancora
precedenti.
Un uomo che nell’ultima vita terrena si è comportato in
modo ottuso e negativo di fronte a tutti i pensieri e a tutte
le idee che possano venirci come chiarimenti in merito al
mondo soprasensibile, un tale uomo attraversa la vita fra la
morte e la nuova nascita come in un mondo di oscurità.
Infatti, spiritualmente parlando, noi non possiamo
conseguire nel mondo soprasensibile la luce della quale
abbiamo bisogno per riconoscere come quelle entità si
avvicinino a noi, per riconoscere quali doni dobbiamo
ricevere per la nostra prossima vita dall’una o dall’altra di
quelle entità; noi dobbiamo conseguire quella luce della
comprensione qui, nell’incarnazione fisica terrena.55
55
oo 141 Vita da morte a nuova nascita – Berlino, 4 marzo 1913 EA
63
punti di vista, verso la sua propria entità, e sente come se
prendesse dalle singole parti dello zodiaco le forze che egli
riversa sulla sua entità affinché essa abbia ciò di cui
abbisogna per la prossima incarnazione.56
56
oo 141 Vita da morte a nuova nascita – Berlino, 10 dicembre 1912
EA
57
oo 99 La saggezza dei rosacroce – Monaco, 28 maggio 1907 EA
64
l’uomo procede oltre nella vita tra morte e rinascita sarebbe
del tutto impossibile che restasse appesantito con quanto
costituisce l’effetto, la conseguenza delle sue cattive azioni.
Poi, superata la sfera lunare, avrà ampliato di nuovo la sua
vita interiore in un’altra regione del cosmo. Egli penetra
nella sfera che si può chiamare la sfera di Mercurio. […]
Entrando nella sfera di Mercurio l’uomo continua a venir
affinato e purificato. Egli infatti, dopo aver per così dire
depositato nella sfera della Luna quanto è moralmente
inservibile al cosmo, ha ancor sempre in sé la
controimmagine spirituale delle sue inadeguatezze fisiche,
delle sue debolezze fisiche. Ha in sé quelle predisposizioni
alle malattie e quegli effetti delle malattie che visse qui
sulla Terra. È certo stupefacente, ma le cose stanno in modo
che nella vita tra morte e rinascita prima deponiamo le
debolezze morali, mentre quelle fisiche le deponiamo solo
più tardi e cioè nella sfera di Mercurio. Ivi l’uomo viene
affinato e purificato nella sua anima da tutto quanto visse
in essa durante il periodo terreno, dai più svariati processi
patologici. […] Quando un uomo è malato anche l’anima
vive la condizione di malattia, e la vive anche lo spirito.
Quando poi abbandoniamo il corpo fisico con la morte,
portiamo nell’anima anche gli effetti delle esperienze
vissute a seguito dei processi patologici. Essi vengono però
del tutto deposti nella sfera di Mercurio sotto l’effetto delle
entità che chiamiamo Arcangeli. Ora l’uomo, attraverso la
sfera della Luna e di Mercurio, diventa dunque a poco a
poco un essere che non ha più in sé alcuna condizione di
debolezza morale e fisica. In quello stato, sono ormai
trascorsi molti decenni, entra nella sfera di Venere. Nella
sfera di Venere viene ora elaborato quanto dell’uomo è stato
pervaso dalla sfera della Luna e di Mercurio, in modo che,
65
dopo aver percorso la sfera di Venere, possa penetrare in
quella del Sole. […] Nella sfera di Venere regna in effetti
puro amore nel senso più spirituale. Venere è l’elemento del
più puro amore e ivi, grazie all’amore cosmico, dalla sfera
di Venere viene trasportato nell’esistenza solare ciò che è
così rimasto dell’uomo.58
La sfera di Venere ha il compito di trasferire in quella del
Sole ciò che è rimasto in effetti dell’uomo dopo aver
abbandonato le sue parti cattive e malsane. […] Nella sfera
del Sole l’uomo ha ora da lavorare realmente alla
formazione del suo karma.59
Di fatto trascorriamo nella sfera del Sole una gran parte
della nostra vita tra morte e rinascita. […] Nella sfera solare
si ha a che fare solo con quanto di morale e di sano è rimasto
dell’uomo; il resto è stato deposto. […] Nella sfera solare
viviamo una prima metà della nostra esistenza; ivi infatti
prepariamo quel che può poi portare a un’organizzazione
fisica del futuro corpo umano. Nella seconda metà
dell’esistenza solare assieme a Exusiai, Dynamis,
Kyriotetes,59 e alle anime umane cui siamo karmicamente
legati, ci dedichiamo all’elaborazione dell’aspetto morale
che si manifesterà poi nella nostra futura vita, alla parte
morale del karma. Soprattutto la parte morale e la parte
spirituale del karma, ad esempio particolari predisposizioni
per specifiche capacità, si formano nella sfera di Marte in
cui penetriamo dopo la sfera solare, nella sfera di Giove e
in quella di Saturno. […] Quando si abbraccia con lo
58
oo 239 Considerazioni esoteriche sui nessi karmici Vol. V –
Breslavia, 8 giugno 1924 EA
59
Esseri spirituali noti anche come Potestà, Virtù, Dominazioni.
Esseri spirituali della IIa Gerarchia
66
sguardo un destino umano vi si vede prima l’operare delle
entità superiori dell’esistenza pre-solare: Angeli, Arcangeli,
Archai60; l’operare delle entità superiori dell’esistenza
solare: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes; e poi delle entità che
elaborano tutto il karma, prevalentemente il karma di
Marte: i Troni, il karma di Giove: i Cherubini, e infine
l’operare delle entità che collaborano con l’uomo al karma
di Saturno: i Serafini. Abbiamo dunque di fronte a noi
l’immagine del destino, un karma umano e in esso le
gerarchie che vi agiscono. Tale karma costituisce come uno
sfondo, una cortina, un velo. Guardando dietro a questo
velo, tessono, operano e agiscono Archai, Arcangeli,
Angeli, Kyriotetes, Dynamis, Exusiai, Serafini, Cherubini,
Troni.59
60
Esseri spirituali chiamati anche Principati
67
fisico.61
61
oo 214 Il mistero della Trinità – Oxford, 22 agosto 1922 EA
68
MORTE PREMATURA
# Non la nostra coscienza, ma il corpo astrale sa ad esempio
in quale rapporto esso sia con i singoli individui che si
incontrano nella vita. Il nostro corpo astrale ne ha
coscienza. Se potessimo avere coscienza di tutto quanto sa
il corpo astrale […] si saprebbe ad esempio che da certe
persone ricaveremmo solo danni, e con altre
sperimenteremmo cortesia.
Il saperlo modificherebbe ovviamente molto la vita, ma per
le attuali condizioni terrestri non in senso favorevole. […]
Facciamo il caso che qualcuno muoia a seguito di un
incidente. In base alla normale vita umana il fatto ci appare
come se la disgrazia lo avesse raggiunto. Secondo la nostra
attuale coscienza l’uomo non cerca l’incidente. Se però si
esaminasse il corpo astrale si vedrebbe che non esiste
incidente che l’uomo non si cerchi, in quanto è nel suo
corpo astrale. […] Persino l’essere travolti da un treno è in
effetti sollecitato dal corpo astrale in base a tutti i nessi della
vita; non è qualcosa che solo capiti. […] Nel corpo astrale
esiste un reale pensiero, vale a dire una specie di sapere per
tutto ciò che mostra il nostro essere in relazione con gli
uomini e gli eventi nei quali siamo implicati. Nella vita
corrente si bada in effetti molto poco a tutto ciò. Quando
infatti ci capita qualcosa del quale appunto si dice che “ci è
capitato”, di regola si considera che appunto ci è capitato.
Non si pensa che cosa sarebbe accaduto, se quel “qualcosa”
non ci fosse capitato. Ne faccio un esempio evidente. In un
momento della sua vita un tale rimane ferito. Di solito si
pensa appunto che è stato ferito e a questo ci si limita. Non
si vede tuttavia che cosa sarebbe successo se non fosse stato
ferito, perché a seguito della ferita cambia tutta la sua vita,
69
tutti gli avvenimenti successivi si modificano. Però il corpo
astrale vede tutti i nessi ponendosi prima della ferita. Si può
dire che è chiaroveggente. Il vero io, che ancora riposa nel
più profondo del subconscio, è ancora più chiaroveggente,
molto più chiaroveggente. […] Prendiamo il caso che ora
ci tocca l’anima migliaia di volte, il caso di qualcuno che
passi la porta della morte in giovane età. […] Avviene che
le parti costitutive più profonde della natura umana, corpo
eterico, corpo astrale e io, vengano strappate dalla loro
connessione col corpo fisico in modo del tutto diverso da
quando si muore lentamente nel proprio letto in tarda età.
[…] Di conseguenza una facoltà, ad esempio la facoltà del
corpo eterico, […] la forza dello stesso corpo eterico che
avrebbe potuto agire profeticamente lungo tutta la vita, che
lo avrebbe ancora condotto attraverso tanti casi della vita,
gli viene tolta dalla vita; viene separata dal piano fisico.
[…] Quella forza esiste comunque nell’interiorità della sua
anima, non è scomparsa. Che essa esista, lo si vede quando
il soggetto […] guarda il suo quadro mnemonico, lo vede a
ritroso nel corpo eterico. Ho già detto che il quadro
mnemonico ha un carattere del tutto particolare: è come se
provenisse dal mondo esterno, non come se fosse prodotto
dall’interiorità. In breve, l’energia, la forza che era stata
recisa rimane nel soggetto. L’osservazione mostra anche
che essa è presente e che modifica tutta la vita successiva
alla morte. Altrettanto avviene per la forza che è nel corpo
astrale. Anch’essa sarebbe stata impiegata nel resto della
vita. Anch’essa esiste ancora. In breve, si attraversa la porta
della morte in modo del tutto diverso se si viene strappati
con violenza dalla vita fisica, […] oppure se si muore
lentamente nel proprio letto.
Nasce così la grande domanda per l’indagatore dello
70
spirito: che cosa significa in sostanza tutto ciò? che cosa
significa per un’epoca nella quale, a seguito di quanto ho
detto, l’uomo porti in effetti nel mondo spirituale qualcosa
del tutto diverso da quanto vi avrebbe portato se avesse
vissuto tutta la sua vita per intero? Per l’epoca nella quale
viviamo ciò ha una grandissima importanza, perché molto
di quanto ho descritto viene portato nel mondo spirituale.
Ma questo che cosa significa per il mondo spirituale? […]
Immaginiamo che qualcuno, invece di vivere fino a settanta
od ottanta anni in base alle forze vitali di cui disponeva, sia
arrivato a venticinque, ventisei anni e poi sia stato raggiunto
da una pallottola. Le parti costitutive della sua natura
vengono separate. Il corpo eterico, il corpo astrale e l’io
avrebbero potuto sviluppare ancora a lungo i talenti per
tenere in vita il corpo fisico. Quel che si sarebbe potuto
svolgere dopo il colpo ricevuto era certo destinato
all’esistenza terrena, ma non è passato nell’esistente. Visto
dall’aldilà appare tale da far dire: laggiù non vi è solo
l’esistente, laggiù nell’esistenza terrena è anche mischiato
qualcosa che era destinato all’esistere ma che non è stato
vissuto, qualcosa che era presente solo come disposizione,
che in un certo senso dovrebbe divenire.
Coloro che terminano la loro vita a seguito di accidenti
esterni, che passano così la porta della morte, per il mondo
spirituale sono messaggeri spirituali, simili agli idealisti
che vengono sulla terra per mischiare all’esistente ciò che
dovrebbe divenire. Chi attraversa prematuramente la porta
della morte sale così al cielo per testimoniare che sulla
terra non vi è solo l’esistente, ma anche ciò che dovrebbe
divenire. Si fa una profondissima e importante scoperta
quando si giunge a questo capitolo dell’indagine spirituale,
quando si conoscono gli idealisti rivolti al cielo e tali
71
diventati perché qui sulla terra avevano attraversato la porta
della morte nel modo indicato. […] Si può quindi anche
dire: coloro che attraversano così la porta della morte
diventano per molti aspetti per le anime umane nel mondo
spirituale coloro che fanno credere all’elevatezza della vita
della terra, che fanno credere nell’aldilà che davvero la vita
terrena contiene anche un elemento spirituale di valore.
Essi assumono là una posizione simile a quella degli
idealisti qui sulla terra. […] Uomini passati presto
attraverso la porta della morte svolgono una vita fra morte
e rinascita in modo da vedere nell’aldilà l’elemento umano
terreno molto più ricco e vasto di quanto non riescano a
farlo anime che vissero una vita terrena normale. Certo
questo nulla decide su quanto per il singolo è stabilito dal
karma. È karma invecchiare e karma morire giovani. […]
Se tutti gli uomini raggiungessero la loro età normale, e
nessuno fosse in grado di sacrificarsi in giovane età, la terra
sarebbe vista dall’aldilà come compenetrata dall’esistente
senza valore. Gli ideali della terra sono in pari tempo
qualcosa che dal passato prepara un futuro migliore.
[…] Chi a ventisei anni sacrifica tutta la sua vita futura, che
altrimenti avrebbe dedicata al suo lavoro, la dedica al
progresso dell’umanità. Così la vita continua. Nelle forze
di progresso ora esistenti vi è la vita che uomini
sacrificarono mentre avrebbero potuto viverla ancora qui.
L’evoluzione della terra richiede questi sacrifici di vita.62
62
oo 157a Formazione del destino e vita dopo la morte – Berlino, 20
novembre 1915 EA
72
mondo dello spirito, e cioè come sia la vita in comune degli
uomini fra morte e nuova nascita. Dobbiamo renderci conto
che gli uomini non conducono una vita in comune soltanto
sulla Terra fisica, ma anche nei mondi superiori. […] Lo
chiariremo meglio con un esempio concreto: il nesso fra
madre e figlio. Ci si può chiedere se i loro legami
continuino; la risposta è positiva, perché il loro nesso
prosegue molto più interiore e più forte che non qualsiasi
altro intessuto sulla Terra. […] La reciproca comprensione
e l’intimo amore sviluppatisi continuano anche fino nel
mondo spirituale, pure nel caso che uno dei due muoia
prima dell’altro, lasciando in apparenza il superstite
separato per qualche tempo dal defunto. Dopo
l’interruzione il vincolo qui stabilitosi ritorna anzi vivo ed
intimo; i due esseri vivono uniti, dopo aver eliminato tutti
gli istinti animali e naturali. I sentimenti e i pensieri
dell’anima, intercorsi fra i due esseri sulla Terra, ora non
sono più impediti dalle difficoltà esistenti nel mondo fisico.
[…] Quanto avviene sulla Terra mediante l’amore,
l’amicizia e l’intima comprensione è un contributo alla
costruzione del tempio nelle regioni spirituali; così si
elevano anche i sentimenti di chi ha la certezza che i legami
stretti già qui, da anima ad anima, sono la base di un eterno
divenire.63
63
oo 99 La saggezza dei rosacroce – Monaco, 29 maggio 1907 EA
73
MORTE DI UN CONGIUNTO
# C’è in particolare un enigma che l’uomo sperimenta tra la
nascita e la morte: il destino.
[…] Prendiamo per esempio in considerazione qualcuno
che perda un congiunto molto caro. Questo congiunto,
diciamo, muore relativamente presto, così che colui che
resta deve vivere ancora a lungo sulla Terra senza questo
parente. […] Si può fare ad esempio la seguente esperienza:
una persona è morta giovane, è stata strappata ai suoi
congiunti. […] Per il fatto che qui gli uomini entrano in
rapporto tra di loro tramite i loro corpi fisici, tra queste
persone si sviluppano delle relazioni che sono molto più
complesse di ciò che può essere espresso mediante i corpi
fisici. Quando si vive insieme per dieci, venti, trenta,
quaranta anni, tra due persone si origina un cerchio molto
più ampio di affinità, un cerchio molto più ampio di forze
rispetto a quelle che possono essere vissute entro il mondo
fisico. Se si rivolge lo sguardo scientifico-spirituale a
situazioni di questo tipo, si vede spesso che ciò che lì inizia
è tale da desiderare per sua natura interiore un
proseguimento, il quale risulta dalla perdita, tanto per la
parte che resta indietro qui nel mondo fisico, quanto per la
parte che attraverso la soglia della morte è passata nell’altro
mondo, nel mondo spirituale. Chi è rimasto qui, deve
sopportare la perdita. Esprimendoci in termini astratti, egli
ha perso dall’orizzonte fisico un essere umano che gli era
caro in un momento nel quale non si aspettava di perderlo.
[…] Che il lutto e il dolore si aggiungano a ciò che si è
vissuto insieme nel corpo fisico, agisce modificando le
relazioni che si sono potute annodare solo nel corpo fisico.
Infatti, così come ciò che noi sperimentiamo
74
quotidianamente l’uno con l’altro quando stiamo uno di
fronte all’altro nei corpi fisici si riversa ora nella linea
karmica, nel flusso progressivo dell’evoluzione, nello
stesso modo, a ciò che si vive quotidianamente, si somma
ciò che si vive sotto l’impressione della perdita. Tutte le
percezioni, tutti i sentimenti che si sperimentano in questo
caso, si aggiungono alle esperienze che si sono fatte in vita
entro il corpo fisico. Tutto ciò è visto dalla prospettiva di
chi resta indietro nel mondo fisico.
Il punto di vista di colui che è passato nel mondo spirituale
è un po’ diverso.
Chi è passato nel mondo spirituale, non per questo è meno
unito a coloro che ha lasciato.
Sì, chi è veramente in grado di indagare nei mondi spirituali
su simili casi concreti, vedrà chiaramente che, da parte di
colui che è al di là, l’unione cosciente con le anime che sono
rimaste indietro è più intensa, più intima di quanto abbia
potuto essere nel corpo fisico. Ma molto spesso ci si
accorge che questo rapporto, che ora è più intimo, deve
esserci per completare nel modo giusto il cerchio di rapporti
reciproci che si è formato qui nel mondo fisico. […] In
seguito al fatto che delle persone si sono trovate qui nella
vita fisica, si è formato sotto la soglia della coscienza un
determinato cerchio di interessi comuni.
Se ora queste persone fossero rimaste ancora insieme più a
lungo qui nel mondo fisico, la relazione (che si è originata
sulla base del karma della vita precedente) non avrebbe
potuto approfondirsi a sufficienza per via delle condizioni
di questa vita. Chi ha attraversato la soglia della morte
può, durante il periodo nel quale le anime che gli sono state
vicine sono ancora sulla Terra, e per il fatto che egli ora si
trova insieme ai pensieri di queste anime, li compenetra e
75
li pervade, aggiungere quel necessario approfondimento
(necessario dal punto di vista del karma) che egli, per via
delle condizioni che altrimenti sarebbero state poste dalla
vita, non avrebbe potuto portare se non avesse oltrepassato
la soglia della morte.
Così fa spesso parte di un giusto compimento del karma, il
fatto che da un lato il dolore viene sopportato qui e che
dall’altro ci sia la partecipazione più intensa ai pensieri di
coloro che qui sono rimasti. E risulta ancora altro, se si
segue chi ha oltrepassato più tardi la soglia della morte, nel
rapporto che egli ora instaura con colui che è morto prima.
[…] Non è la stessa cosa se, entrando nel mondo spirituale,
troviamo una persona che è morta contemporaneamente a
noi (per prendere in considerazione questo caso estremo) o
se questa persona è morta quindici anni prima.
Per il fatto che l’interessato ha trascorso un certo periodo
nel mondo spirituale, e che le esperienze che egli vi ha fatto
sono ora nella sua anima che noi incontriamo, per questo
egli agisce su di noi in modo diverso, e così viene stretto in
maniera corrispondente il legame karmico che sotto altre
premesse non avrebbe potuto essere stretto allo stesso
modo. Noi dobbiamo considerare che tutto ciò che viviamo
in questo modo con chi ci sta vicino ha il suo fondamento
nelle relazioni karmiche. Ciò non può alleviare il lutto e il
dolore, […] ma se si sa come tutto ciò che succede sia
collegato e cooperi, bisogna comunque dire che, da un certo
punto di vista, solo guardando la vita in questo modo essa
acquista il suo giusto senso.
[…] Ciò che viene iniziato a causa della perdita dolorosa
di un congiunto o di amico o di un’altra persona vicina si
manifesta continuando ad agire nella vita terrena
successiva. In un certo senso tutti questi effetti sono già
76
contenuti nelle loro cause. Nella vita terrena non si verifica
nessuna perdita che non ci ponga in modo giusto nella
successione delle vite terrene. Forse, nei singoli casi, non
ne risulterà un’attenuazione del dolore, ma a partire da
questo punto di vista ci sarà possibile carpire alla vita una
ragione.64
64
oo 168 Il legame fra i vivi e i morti – Zurigo, 24 ottobre 1916 EA
77
SCIENZA DELLO SPIRITO E DEFUNTI
78
rappresentazione del mondo spirituale tramite la scienza
dello spirito. Se invece egli accoglie tali rappresentazioni,
dopo la sua morte queste formano qualcosa che gli consente
non solo di avere ricordi della sua vita, ma di vedere dentro
a questa vita terrestre. Ciò che noi accogliamo sotto forma
di rappresentazioni prima della nostra morte, diventa
capacità dopo la nostra morte.
Dopo la morte, in un certo senso, dal mondo spirituale si
aprono delle finestre sul mondo fisico, su tutto ciò che c’è
qui nel mondo fisico, per il fatto che noi acquisiamo delle
rappresentazioni del mondo spirituale. Dunque noi
portiamo attraverso la soglia della morte determinati
risultati di questa scienza dello spirito. Ciò che noi
acquisiamo tramite la scienza dello spirito non è quindi
solamente un morto patrimonio conoscitivo, ma è un bene
che riguarda la vita, è qualcosa che continua a vivere
mentre attraversiamo la soglia della morte. […] Il morto è
nei nostri pensieri, egli guarda i nostri pensieri. Se questi
pensieri sono quelli che noi curiamo quando sviluppiamo
un ragionamento scientifico-spirituale, se quindi leggiamo
qualcosa al morto o gli raccontiamo qualcosa che noi
sappiamo o che pensiamo a proposito del mondo spirituale,
allora egli starà insieme a questi pensieri che noi gli
rivolgiamo qui tramite la scienza dello spirito. Per il fatto
che li rivolgiamo a lui, si crea un legame di attrazione tra
qui e là.
Per il fatto quindi che la scienza dello spirito è qualcosa di
vivente, noi possiamo inviare in alto una forza vivente che
può dare un alimento vivente al morto che è con noi. […]
Le conoscenze che noi conquistiamo qui, o che offriamo al
morto, e che provengono dalla scienza dello spirito, non
percorrono solamente il cammino che dal mondo fisico
79
porta al mondo spirituale, bensì, quando le portiamo
attraverso la soglia della morte, agiscono anche dal mondo
spirituale sul mondo terreno. […] Ciò che noi conquistiamo
grazie alla conoscenza scientifico-spirituale e che portiamo
al di là della soglia della morte, nel periodo compreso tra la
morte e una nuova nascita, non solo ci dà la forza di
configurare la nostra vita in tale periodo, ma ci dà anche la
forza di far discendere le forze spirituali sulla Terra. Dovrà
accadere sempre di più che quelle persone che vivono qui
sulla Terra ricevano quanto discende dalle anime
impregnate di spirito che hanno oltrepassato la soglia della
morte, e che ciò che esse hanno portato con sé da qui lo
rimandino indietro modificato per il fatto di essere entrato
nel mondo spirituale.
C’è quindi una possibilità di agire da qui, dal mondo fisico,
nel mondo spirituale, dunque una possibilità di agire per i
morti, leggendo, rivolgendo loro i pensieri della scienza
dello spirito; un altro modo è quello di agire
sull’arricchimento fisico dell’evoluzione terrestre per il
fatto di far scendere giù dal mondo spirituale ciò che si è
portato attraverso la soglia della morte e che si era
conquistato durante il soggiorno nel mondo fisico.65
65
oo 168 Il legame fra i vivi e i morti – Zurigo, 24 ottobre 1916 EA
80
esteriori della vita terrena quando dunque i trapassati
avranno la loro parte e, tramite i vivi, entreranno ad agire
sul piano fisico. Se la scienza dello spirito verrà compresa
giustamente, e deve venir sempre intesa in modo giusto,
non sarà una mera teoria, diverrà un elisir di vita che,
quanto più essa si diffonderà, interverrà nell’intera esi-
stenza, la trasformerà. Così farà di sicuro, perché essa non
agirà come un ideale astratto che viene predicato, che viene
smerciato da associazioni. Lentamente certo, ma di sicuro,
essa afferrerà le anime e trasformerà le anime terrene.66
66
oo 140 Indagini occulte sulla vita tra morte e nuova nascita –
Stoccarda, 20 febbraio 1913 I
81
DALLA LETTERA DI STEINER A PAULA
STRYCEZEK
67
Dalla lettera di R. Steiner a Paula Strycezek del 31 dicembre 1905
per la morte del signor Wagner – oo 264 Lettere esoteriche RA
82
il pensiero:
Il mio amore sia negli involucri che ora ti circondano,
raffreddando tutto il calore, scaldando tutto il freddo,
intessuto quale sacrificio! Vivi portato da amore, ricolmo
di luce, verso l’alto!
83
“Il Suo amore fedele per ora ti ha circondato, esso
continua a circondarti invariato; esso ti sostenga come
forza dello spirito, come finora ti ha illuminato nella
presenza visibile”.
Volevo già scriverLe oggi tutto questo. […]
Dr. Rudolf Steiner
Ex Deo nascimur
In Christo morimur
Per Spiritum Sanctum reviviscimus
84
BIBLIOGRAFIA
• oo 9 Teosofia
• oo 13 La scienza occulta nelle sue linee generali
• oo 94 L’iniziazione dei rosacroce
• oo 95 La scienza dello spirito
• oo 99 La saggezza dei rosacroce
• oo 108 Risposte a enigmi della vita
• oo 140 Ricerche occulte sulla vita fra morte e nuova
nascita
• oo 141 Vita da morte a nuova nascita
• oo 153 Natura interiore dell’uomo e vita fra morte e
nuova nascita
• oo 157a Formazione del destino e vita dopo morte
• oo 159 Il mistero della morte
• oo 168 Il legame fra i vivi e i morti
• oo 168 L’evento della morte e i fatti del dopo-morte
• oo 179 Azioni di destino
• oo 181 Morte sulla Terra e vita nel cosmo
• oo 182 La morte quale modificazione della vita
• oo 226 Il destino dell’uomo
• oo 239 Nessi Karmci – Vol. V
85
86
APPENDICE
Preghiere per i nostri fratelli defunti
Introduzione
87
Ogni vita nell’universo
non vive se non crea in sé
il germe di una nuova vita.
L’anima accoglie la morte
solo per evolversi, con slancio immortale
verso forme di vita rinnovate senza posa.
ga 62 Risultati dell’indagine spirituale - 5 dic 1912
88
Preghiere
Io levo il mio sguardo verso di te
nel mondo spirituale dove tu sei
che il mio amore lenisca ciò che ti brucia
che il mio amore temperi ciò che ti gela
che esso ti compenetri e ti aiuti
a trovare la via
attraverso le tenebre dello Spirito
verso la Luce dello Spirito
ga 261 s. 347 e GA 268 s. 223
Durante gli anni della guerra e nei Paesi impegnati nella guerra
stessa, prima di ogni conferenza tenuta nell’ambito della Società
Antroposofica Rudolf Steiner diceva queste parole:
Di nuovo pensiamo a coloro che gli eventi hanno già portato
oltre la porta della morte:
89
“… cerchiamo oggi di dirigere in forma individuale i nostri
sentimenti verso coloro che si trovano nelle trincee e anche verso
coloro che, a seguito degli eventi, sono già passati per la porta
della morte.
90
Dall’esistenza terrestre alle regioni dello spirito solare
ti conducono gli esseri
il cui splendore abbiamo potuto sentire riflesso
nel tuo agire
per noi sono vissuti come frutti della tua vita
in tutto ciò che con forza e amore
hai creato durante il tuo cammino sulla terra
ga 261 Ulm 22 nov 1915 s. 153. Prime versi per la cremazione di
Sophie Stinde
91
L’amore del cuore si eleva,
diviene amore dell’anima;
il calore che ne irraggia
diviene luce dello Spirito.
Io posso, attraverso queste tappe,
avvicinarmi a te,
pensando con te i pensieri spirituali,
sentendo in te l’amore universale,
volendo attraverso te i voleri divini,
essendo con te uno.
ga 261 s. 342 – Ed. 1984 – L’Ar 2004/1
A te protendasi
L’amor dell’anima mia.
A te scorra qual fiume
Il senso dell’amor mio.
Che ti possan portare
E ti sostengano,
Su l’alte vette
Della Speranza,
Nelle sfere d’Amore.
92
Ci rallegra una speranza:
sei entrato nella sfera
ove i terreni fiori dello spirito,
grazie alle forze dell’essere dell’anima,
son volti a palesarsi alla ricerca.
93
Anima nella Terra delle Anime
Cerca la misericordia di Cristo
Che ti porta l’aiuto
Che giunge dalle Terre degli Spiriti
e che anche a quegli spiriti
Che disperano
Nell’esperienza senza pace
La pace conferirà
Alla madre il cui figlio si era tolto la vita
oo 268 Esercizi dell’anima vol. II – Detti mantrici – RA 2010/4/ 46
94