12 A. MILANESE Il Museo Reale Di Napoli
12 A. MILANESE Il Museo Reale Di Napoli
Le prime sistemazioni del «museo delle statue» e delle altre raccolte (1806-1815) >'<
ANDREA MILANESE
«Nuovo MUSEO DEI VECCHI STUDI», «MUSEO rono col produrre esiti problematici e nel com
REALE», «REAL MUSEO BORBONICO»: TRE plesso contraddittori nei confronti delle prime
TAPPE NELLA NASCITA DEL MUSEO DI NAPOLI formulazioni.
Nel lungo arco di tempo di mezzo secolo si
La storia della formazione del Museo Reale possono distinguere tre fasi, che potrebbero in
di Napoli è senza dubbio, nel panorama dei qualche modo coincidere con tre diversi mo
musei sette-ottocenteschi, una delle più com menti di nascita del Museo.
plesse e tormentate. Basterebbe a dimostrarlo la La più antica - e più nota agli studi è na
-
stessa difficoltà ad indicare una data, o degli turalmente quella che inizia col 1 777, anno in
anni, di nascita per questo istituto. Se è vero in cui Ferdinando Fuga fu incaricato di risiste
fatti che l'ideazione e la progettazione appar mare l'antico Palazzo degli Studi al fine di tra
tengono interamemente all'ultimo quarto del sformarlo in sede unica di due preesistenti e
' 700, è pure vero che il museo prende effettiva ricchi nuclei di raccolte - quelle archeologiche
mente forma nei primi trent'anni del secolo se del Museo Ercolanese di Portici e quelle d'arte
guente, per di più secondo una soluzione archi antica e moderna del Museo Farnesiano di Ca
tettonica fortemente ridimensionata rispetto ai podimonte - nonché dell'Accademia del Dise
piani iniziali. Non è soltanto il caso, quindi, di gno. Ma, come si sa, si trattò più che altro del-
una realizzazione differita, quanto piuttosto di 1'avvio di una lunga fase progettuale che, tra
progressivi mutamenti di programmi, che fini- vari ripensamenti, vide l'architetto Schiantarelli
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- presto sostituitosi al Fuga - preparare nume In fondo, di questa iniziale fase di fondazione
rosi progetti, senza che nell'arco di vent'anni del Museo Reale si potrebbe dire che, ancor
nessuno di essi riuscisse ad andare in porto. prima che il museo, era nato il suo problema
Opposizioni di varia natura e soprattutto un capitale: quello derivante dalla mancanza di
clima politico col tempo profondamente mu spazio.
tato avevano impedito la costruzione di un Con gli anni della dominazione francese, fra
nuovo edificio da aggiungere alle spalle del grandi mutamenti sul piano politico e culturale,
la vecchia fabbrica seicentesca 1• L'affascinante si apre per il Museo Reale un nuovo ciclo - as
idea illuministica del grande museo centrale sai meno noto agli studi e oggetto di questa ri
delle arti in cui unificare vari musei, istituti e cerca J. Numerosi documenti attestano, come
funzioni (nel frattempo s'era anche deciso il vedremo, che il museo entra in una fase deci
trasporto a Napoli delle ingenti antichità far siva per quanto riguarda l'assetto espositivo e
nesiane di Roma) nasceva a Napoli in manie anche il piano dell'organizzazione del lavoro.
ra monca, privata dell'indispensabile supporto Pur con vari elementi di continuità con l'imme
d'una sede sufficientemente ampia per ospitare diato passato, il museo si lascia quasi del tutto
tante strutture. Cionondimeno restava in piedi alle spalle l'aspetto di vasto magazzino di mate
- anzi era in atto - la scelta dell'unificazione dei riali d'arte che fino a quel momento doveva
vari musei reali 2 • averlo caratterizzato. È certamente un'altra data
Alla vigilia del decennio francese, dopo di nascita del museo, per alcuni versi quella
anni drammatici per la storia del Regno, il vera, anche se pure in questo caso si tratta di
«nuovo Museo di Napoli», come viene chia una fondazione ' imperfetta', incompleta quanto
mato negli inventari del tempo, non ha ancora quella precedente era troppo sbilanciata sul
preso una forma. La nuova fabbrica non era - e piano della pura progettazione. Come si sa, e
non lo sarebbe mai stata - costruita; la vecchia come vedremo meglio p iù avanti, le fughe di
era stata soltanto sopraelevata d'un piano ma Ferdinando IV a Palermo avevano privato, nel
restava incompleta nel suo lato nord-orientale. 1 798 e nel 1806, i musei reali di una larga fetta
1' Sono grato ai Professori Fausto Zevi, Stefano De Caro modo particolare, direi quasi omessa, sin dalla stessa lettera
e Arturo Fittipaldi per il sostegno e i consigli offertimi. Rin tura ottocentesca. L'assenza di guide specifiche del Museo
grazio la Dott.ssa Rossana Stadaccini dell'Archivio di Stato di per questi anni, e forse una sottile forma di censura da parte
Napoli per le sue preziose consulenze. della successiva storiografia della Restaurazione borbonica,
1) Per questa fase della formazione del Museo, con par devono essere viste ali'origine di questa sorta di «dimenti
ticolare riguardo alle vicende architettoniche, cfr. C. Zucco, canza». A partire dal 1817 anche quelle guide che tracciano
Le ipotesi progettuali del!' edificio: da Cavallerizza a Museo, in un pur veloce profilo storico del Museo scivolano con poche
Da Palazzo degli Studi a Museo Archeologico, Catalogo della parole su questi anni determinanti per il museo. E non può
mostra, Napoli 1977, in part. pp. 36-48, e ancor di più l'am essere solo un caso che la prima guida che dedica qualche pa
pio lavoro di F. DIVENUTO, Pompeo Schiantarelli. Ricerca e ar rola in più alla fase del «decennio» sia quella che il Gargiulo
chitettura nel secondo settecento napoletano, Napoli 1984, in impiegato per altro sin da quegli anni, riuscì a scrivere nel
part. pp. 4 1-61 . Sulle vicende che impedirono l'esecuzione 1864, cioè in una nuova età (R. GA RGI ULO, Cenni storici e de
dei progetti cfr. pure J. P. HACKERT, Philipp Hackert alla scrittivi dell'edificio del Museo Nazionale e Guida per visitare
Corte di Napoli: 1 782-1 799: dalla biografia di]. W. Goethe, a le diverse collezioni [ .. ], Napoli 1864 ) .
.
cura di F. Mancini, Napoli 1988, p. 127. Per questa ricerca, a parte i primi inventari delle rac
2) Sui trasporti di materiali antichi nel Palazzo dei Vec colte borboniche, sono state utilizzate, come fonti docu
chi Studi, cominciati almeno dagli anni '80 del secolo, cfr. più mentarie (quasi tutte inedite), innanzitutto le carte e le
avanti p. 353 sgg. piante dell'Archivio di Stato di Napoli (d'ora in poi ASN),
3) Nella scarsa conoscenza che nel complesso si ha dei in particolare del fondo Ministero dell'Interno, e in se
primi allestimenti del Museo di Napoli, la fase del decennio condo luogo quelle dell'Archivio Storico del Museo, oggi
francese - come momento in cui il «Museo Reale» comincia a della Soprintendenza Archeologica di Napoli (d'ora in poi
prendere forma in maniera rilevante - è rimasta ignorata in ASSAN).
[3 ] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 347
.··
FIG. 1 - Veduta dell'edificio del Museo di Napoli. Il lato nord-orientale dell'edificio, non visibile da questa prospettiva, fu
completato solo intorno al 1825 (da MORELLI, tav. IV).
dei loro fondi, in certi casi di intere raccolte, napoleonidi - non poté non influenzare le solu
che naturalmente rimasero fuori gioco nell' or zioni adottate in questi anni e, come credo, an
ganizzazione museografica avvenuta tra il 1806 che l'assetto più definitivo che il Museo di Na
e il 1815. E se, come è ovvio, le scelte espositive poli avrebbe assunto negli anni successivi alla
sono fatte in gran parte in funzione dei mate seconda restaurazione.
riali a disposizione, l'assenza di vari nuclei di Col ritorno dei Borbone e ancor più col ri
oggetti - in mezzo ai tanti altri problemi dovuti torno a Napoli, nel 1817, dei materiali trafugati
alle vicende pregresse o ai tanti fattori di condi a Palermo, il Museo - a questo punto Real Mu
zionamento riconducibili a un'età molto stimo seo Borbonico -, riconquistando l'interezza dei
lante ma certo non pacifica quale fu quella dei fondi originariamente destinatigli, è nelle condi
zioni di essere tutto finalmente allestito. Il che
avviene, come dimostrano anche le prime guide
che cominciano a pubblicarsi da questo mo
mento, in linea di massima nel decennio succes
4) La prima guida specifica del Museo - alla quale però
già si lavorava almeno dal 1813 è in assoluto quella di G. B.
-
sivo, durante il quale si attuerà finalmente an
FINATI, Il Regal Museo Borbonico descritto da Giovambattista che il completamento dell'edificio 4 (fig. 1). In
348 ANDREA MILANESE [4]
tal senso una data più che simbolica può essere Già dagli ultimi vent'anni del '700 nella
vista nel 1 82 8, quando il Museo riceve il primo sede del vecchio Palazzo degli Studi, ai mate
Regolamento a stampa che si conosca, all'in riali che s'andavano raccogliendo da più parti,
terno del quale viene fissata una precisa orga s'erano affianchiati la Biblioteca Reale - inau
nizzazione in tredici collezioni, alcune delle gurata incompleta nel 1783 6 - e la Real Acca
quali, però, riceveranno una sistemazione an demia del Disegno. Quest'ultima era stata tra
cora qualche anno più tardi 5• Dopo questa sferita dalla primitiva sede di S. Carlo alle Mor
terza tappa il museo può dirsi finalmente uscito telle intorno al 1 792 grazie all'intervento di
dalla sua lunga e complicata gestazione: molto Wilhelm Tischbein, che all'epoca ne divideva la
diverso, certamente, da quello che era stato ini direzione con Domenico Mondo 7 • In verità sin
zialmente concepito, e nello stesso tempo se dai primi progetti di Fuga e poi in tutti quelli
gnato da ognuno dei momenti principali della di Schiantarelli, oltre che nel piano Hackert del
sua storia. 1785, era evidente la volontà di congiungere
Così come si definisce intorno al 1 830, il lAccademia al Museo, e la scelta, oltre che do
museo resterà invariato, nelle sue linee generali, vuta al desiderio di ovviare alla perifericità di S.
fino all'unità d'Italia. Carlo alle Mortelle - allora situato fuori città -,
era certamente in sintonia con le nuove esi
genze didattiche e teorico-estetiche d'età neo
Lo STATO DEL MUSEO ALL'INIZIO DEL 1 806: UN classica. E in questo senso non dovette essere
MUSEO DIVISO TRA DUE CAPITALI un caso se il trasferimento ebbe luogo durante
la direzione Tischbein, che, nella storia dell' Ac
Prima di entrare nel merito della vita del cademia di Napoli, tentò per primo di stabilire
Museo durante il decennio francese, vale la un più solido contatto con l'antico, in un am
pena di guardare più da vicino lo stato di que biente artistico che ancora a fine '700 era domi
st'istituto negli anni immediatamente prece nato dalla tradizione tardo barocca napole
denti, cercando inoltre di definire meglio la na tana 8•
tura e l'entità dei materiali che Ferdinando IV L'Accademia fu collocata da Schiantarelli in
aveva portato con sé, nelle sue fughe a Palermo, alcuni dei locali del piano terra situati lungo la
prelevandoli dai vari musei reali. facciata meridionale dell'edificio, così come
Finali. Tomo L Delle Statue, Napoli 1817. A partire da questa dove, riguardo al trasferimento in questione, l'artista tedesco
data ne seguono varie, anche a stretto giro di anni, sia di sin così si esprimeva: «Ottenere ciò era stata la mia principale fa
gole raccolte che dell'intero museo. Per quanto riguarda il tica; si può dire che solo allora sorgesse l'Accademia. Qui
completamento dell'edificio, esso non fu realizzato, come si c'era spazio per disporvi i calchi delle statue e per ordinare
dirà più avanti, che dopo il 1820. tutto a dovere, sicché si potesse studiare con comodo. Nella
5) Cfr. Regolamento pel Museo Reale Borbonico, Napoli stanza, dove si disegnava dal vero, stava la statua originale
1828. Le raccolte allestite dopo questa data sono fondamen dell'Ercole Farnese. Una fortuna per i giovani studenti!». Più
talmente la Collezione degli Oggetti del '500 e il Medagliere, avanti (p. 243 ), riferendosi alla casa avuta in prossimità del
aperti non prima del 1835 e del 184 1 . Museo, Tischbein aggiungeva: «Qui adesso non mi restava
6 ) Cfr. G. CONSOLI FIEGO, Il Museo Nazionale di Napoli. niente da desiderare. Proprio accanto all'Accademia e con le
Il Salone degli arazzi, Napoli 1927, p. 24. Più rispondente al antichità intorno a me, adesso potevo soddisfare la mia incli
vero stato della Biblioteca fu l'inaugurazione del 1804. nazione preferita di studiare queste appunto». La data del
7) Sulla data del trasferimento dell'Accademia del Dise passaggio al Museo è secondo M. Novelli Radice il 1793 (cfr.
gno e sui locali all'epoca occupati cfr. la relazione di M. Ar nota 68, p. 271).
diti indirizzata in data 23 luglio 1810 al Cav. Macedonia (AS 8) Per i progetti di Fuga e Schiantarelli e per il piano
SAN, Serie in riordinamento). Sull'argomento cfr. pure Hackert - che vi è pubblicato in appendice - cfr. le pagine ci
quanto ne disse J. H. W. TISCHBEIN nella sua biografia tra tate del testo di DIVENUTO, op. cit. a nota 1. Su Tischbein e
dotta in italiano col titolo Dalla mia vita. Viaggi e soggiorno a l'Accademia dr. C. LORENZETTI, L'Accademia di Belle Arti di
Napoli, a cura di M. Novelli Radice, Napoli 1993 , p. 241 sgg., Napoli (1 752-1952), Firenze 1952, p. 44 sgg.
[5] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAI 349
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FIG. 2 - Pianta dello Studio d'Incisione con le abitazioni di Morghen e di Girgenti nel 2° piano del Museo Reale, 1807
(Napoli, Archivio di Stato).
d'altra parte l'architetto aveva proposto ormai riali che ai primi dell'800 erano confluiti nel
da vari anni. Nello stesso palazzo aveva sede «Nuovo Museo di Napoli» o «Nuovo Museo
anche lo Studio d'Incisione, che, diretto dal dei Vecchi Studi» (questi allora i precari appel
1 793 dal noto Porporati, era stato nel 1 797 affi lativi del costituendo museo). Ci vengono in
dato a Guglielmo Morghen il quale, come pure aiuto a tal fine due inventari del 1 796 e del
altri impiegati, tra cui il disegnatore Paolino 1 805.
Girgenti, aveva qui anche la sua abitazione 9 Il primo fu curato da Domenico Venuti -
(fig. 2). una delle figure chiave, insieme a Hackert e a
Pur non potendo qui seguire i complicati Tischbein, della politica culturale borbonica
movimenti di opere d'arte che avvennero in dell'ultimo quarto del ' 700 -, che all'epoca era
questi decenni tra varie sedi napoletane e non, Soprintendente Generale agli Scavi di Antichità
sarà il caso comunque di tentare di delineare del Regno, nonché consulente per gli acquisti
schematicamente la natura e l'entità dei mate- d'arte del re 10• Dall'inventario - che può essere
9) Sullo Studio d'Incisione - che, come dimostrano al 10) Su D. Venuti ( 1745 - 1 8 17) cfr. A. CAROLA PERROITI,
cuni documenti citati più avanti e quelli del marzo 1807 con Omaggio a Domenico Venuti; Intendente della Real Fabbrica
servati con la pianta qui in fig. 2 in A.C.N. Min. lnt., I, fs. Ferdinandea e promotore della cultura napoletana, in Le Por
992, risultava situato nel 2° piano del Palazzo in alcune delle cellane dei Borbone di Napoli: Capodimonte e Real Fabbrica
stanze dove oggi hanno sede gli uffici della Soprintendenza Ferdinandea, 1734-1806, Catalogo della mostra, a cura di A.
Archeologica - cfr. TISCHBEIN, op. cit. a nota 7, p. 245 sgg. e i CAROLA PERROITI, Napoli 1986, pp. 289-300. Un interessante
documenti riportati in append. N da M. Novelli Radice. Lo curriculum vitae redatto da Venuti è pubblicato da D. MUSTO
Studio fu chiuso nel 1 806, per essere riaperto subito dopo in appendice al suo articolo, Un progetto di restauro degli af
come Scuola d'Incisione all'interno dell'Accademia del Disegno. freschi di Palazzo Farnese a Caprarola, in RassArch, XXVI,
350 ANDREA MILANESE [6]
Haus, ci informa che nel frattempo quasi tutte primo luogo di alcune centinaia di vasi greci -
le sculture Farnese erano state raccolte nel in cui con ogni probabilità si può riconoscere la
nuovo Museo, e che ad esse s'erano affiancate collezione reale formata negli anni ' 90 con gli
nuove classi di materiali 13 (fig. 3). Si trattava in scavi condotti da Venuti a S. Agata dei Goti -,
1-2, 1966, pp. 177-179. Domenico Venuti - che ebbe un Capodimonte e di Portici, anche se molte sculture ercolanesi
ruolo centrale nel trasporto a Napoli dei marmi Farnese, nella o comunque collocate a Portici, per lo più nel parco della
loro parziale sistemazione nella Fabbrica della Porcellana da Reggia, vennero poi inserite, quasi certamente perché per esse
lui diretta, e in generale in tutte le vicende connesse a questi si chiedeva il trasferimento a Napoli. La Giunta firmò anche
primi anni di vita del Museo di Napoli - firmò in data 3 1 di nella stessa data un altro inventario relativo ai vasi cosiddetti
cembre 1796, insieme a !gnarra, Minervini e Tischbein, l'In etruschi e ad altri materiali provenienti dagli scavi condotti
ventario generale del Nuovo Museo e Fabbrica della Porcellana «di regio conto» da D. Venuti a S. Agata dei Goti, materiali
di Napoli, poi pubblicato in Documenti inediti per servire alla per lo più conservati nella Fabbrica della Porcellana, dove co
storia dei musei d'Italia (a cura di G. FIORELLI) , I, 1878, p. 166 stituivano fonte d'ispirazione per il lavoro di Venuti e dei
sgg. (in seguito cit. Inventario Venuti). Su questo inventario suoi decoratori. Anche quest'inventario (conservato nella So
cfr. la relazione del Marchese del Vasto pubblicata in Appen printendenza Archeologica di Napoli) è pubblicato in Docu
dice IV, in TISCHBEIN, op. cit. a nota 7, pp. 367-368. Da que menti inediti, IV, pp. 124-163 .
sto documento si evince che il principale responsabile dell'in 1 1 ) Cfr. Inventario Venuti: per l e sculture farnesiane -
ventario era Venuti, il quale con i suoi tre colleghi costituiva elencate per tipologia e iconografia - e per le iscrizioni anti
la «Giunta del nuovo Real Museo», formata evidentemente che della stessa raccolta cfr. pp. 166-220; per le sculture ca
per fare un primo censimento delle opere «di Real proprietà» sertane e di altre provenienze cfr. l'Appendice alle pp.
che erano già depositate nella sede degli Studi o che da altri 222-25 1 , cui fanno seguito i frammenti di mosaici antichi,
siti dovevano confluirvi. L'inventario teneva fuori i Musei di tutti già depositati nel «nuovo Museo». Sul trasferimento a
[7] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 35 1
e in secondo luogo di un insieme variegato di great Hercules stood bedanted with plaster amidst the
rubbish of a workshop [. .. ] » ".
oggetti antichi e moderni che Haus raccolse
sotto l'intestazione di «Avanzi del Museo Far
Stanze di deposito e laboratori di restauro,
nesiano che fu a Capodimonte» 14• Bronzetti ro
a quasi trent'anni dalle prime progettazioni;
mani e rinascimentali, lavori in pietre dure, lu
ma, per come da tanti punti di vista erano an
cerne antiche, ambre, avori, cristalli di rocca e date le cose, era anche naturale che il Museo
vari altri materiali: doveva essere infatti quanto fosse in quel momento poco più che un magaz
era rimasto a Capodimonte, e per l'appunto zino di opere d'arte.
portato agli Studi, dopo la fuga del re a Pa Nel breve excursus sulla situazione del Mu
lermo nel 1 798 (con annesso trasporto di 1 8 seo e delle raccolte napoletane all'alba del de
casse di oggetti d i quella raccolta). cennio francese non ci resta che dare un'oc
Tutti i materiali finora elencati non avevano chiata ai materiali che furono incassati, con de
ricevuto naturalmente nessuna forma di allesti stinazione Palermo, nelle due occasioni del
mento ed erano soltanto depositati nel Museo, 1 798 e del 1806. A tal fine restano fondamen
come traspare abbastanza chiaramente nell'in tali alcuni notamenti del 1 798 e un inventario
ventario del 1805 , che differentemente da riassuntivo redatto a Palermo da Pirro Paderni
quello del 1796 dà alcune notazioni sull'ubica - figlio del famoso custode del Museo Ercola
zione dei pezzi, oltre che in varie altre fonti, e nese - nel 1807 16•
come viene confermato dalle parole di un visi Quest'inventario - la cui intestazione è la
tatore inglese a Napoli tra il 1 802 e il 1 803: più trasparente esemplificazione dello stato
delle raccolte reali ancora nel 1806, nonostante
«In the studii I found the Farnese statues rather wa
rehoused than arranged. There lay the Urania returned,
la volontà di riunificazione risalente a molti
for the second time, from Rame, in a tremendous case anni prima - restituisce con molta precisione,
which had been prepared for this colossal capture. The se non sempre l'identità, almeno la quantità e la
Napoli dei marmi farnesiani cfr. A. DE FRANCISCIS, Per la sto XXI, 1984, p. 279 sgg. Sul ruolo di Venuti in questi scavi cfr.
ria del Museo Nazionale di Napoli, in ArchStorProvNap, n.s., pure L. BocCIERO - A . CASTORINA, Storie Saticulane, in Studi
XXX , 1944-46, p. 169 sgg.; A. GONZALES-PALACIOS, Il tra sulla Campania preromana, II (s. III), 1995, p. 207 sgg.
sporto delle stàtue farnesiane da Roma a Napoli, in Anto!BA, 15) ]. FoRSYTH, Remarks during an excursion in Italy,
6, 1978, p. 168 sgg. London 18 16: cit. da GoNZALES-PALACIOS, op. cit. a nota 1 1 ,
12) Sulle· sfortune di Venuti - sospettato dalla Corte di p . 169.
aver collaborato con in Francesi nel '99 per il solo fatto di es 16) Dal titolo Inventario generale di tutto ciò eh'esiste in
sere rimasto a dirigere la Fabbrica delle Porcellane, quindi Palermo dei Reali Musei; cioè Ercolanese, di Capodimonte,
processato e assolto, ma da quel momento tenuto in secondo Regj Studii Vecchi; Vasi Etruschi; quadri di Francavilla, e di
piano e mai più tornato nel pieno delle sue funzioni e agli in Capodimonte, e codici Ms. (in seguito cit. Inventario Paderni).
carichi che le sue grandi competenze meritavano - cfr. E. CA Ne esistono due copie rilegate in ASN, Archivio Borbone,
TELLO, Domenico Venuti e la Real Fabbrica della Porcellana cart. 304, in una delle quali sono conservati sciolti i due se
dopo il 1799, in NapNob, XIX, 1980, pp. 1-5. guenti notamenti: «Nota delle casse contenenti i pezzi più
13) Cfr. Inventario di tutti i monumenti dell'arte antica singolari di questo Real Museo Ercolanese [ ... ], dette casse si
che si conservano nella Galleria e nei Musei della Real Fab estraggono in virtù cli dispaccio del Ministro De Marco del 30
brica comunemente detta de' Vecchi Studj, per ordine di scorso dicembre 1798 [ . . . ]» (si tratta di un elenco di ben 59
S.M.N.S. , formato dal Soprintendente Marchese Haus nell'anno casse), e «Nota degli articoli presi dal Real Museo di Capodi
1805, conservato in ASSAN, e pubblicato in Documenti ine monte, e riposte nelle seguenti casse», datata quest'ultima 19
diti, IV, cit. a nota 10, p. 164 sgg. (in seguito Inventario dicembre 1798 e relativa ad 8 casse estratte in quell'anno da
Haus). Capodimonte. Grazie all'Inventario di Palermo del 1807 di -
14) Ibid., p. 212 sgg. Per i vasi di S. Agata dei Goti, ol cui si conserva in ASSAN pure una trascrizione di G. Fraccia
tre allo specifico inventario già citato, cfr. A. CAROLA PER del 1884 e ai due notamenti del 1798 si riesce a capire quasi
-
ROTTI, Domenico Venuti e i rinvenimenti vascolari di S. Agata perfettamente cosa era in Sicilia sin dal 1798 e quanto vi si
dei Goti: prime notizie sugli scavi e sui restauri, in AnnAccEtr, aggiunse nel 1806.
352 ANDREA MILANESE [8]
qualità dei materiali artistici trasportati in Sicilia, '98, soltanto tre erano visibili nel Museo Reale
e costituisce quindi un documento importante intorno al 1812 18•
dei criteri di gusto che, insieme a quelli di oppor Dal Museo di Capodimonte otto casse par
tunità pratica e alle valutazioni della pura prezio tirono sin dal 17 98. C'erano tutte le gemme
sità dei materiali, orientarono le scelte della Corte Farnese, compresa naturalmente la celeberrima
nella selezione delle opere da portar via. Tazza, migliaia di monete d'oro e d'argento, i
In questo senso, stando ai documenti finora più preziosi tra i prodotti dell'artigianato arti
noti e ferma restando la maggiore difficoltà di stico cinquecentesco, il Cofanetto Farnese e
trasporto delle sculture in marmo, si può dire gioielli d'oro, tra cui si riconosce una famosa
che il Museo di «maggior gradimento» era l'Er collana con granati proveniente dagli scavi reali
colanese di Portici. Più di settanta casse ne par di S. Agata dei Goti.
tirono tra il ' 98 e il 1 806. Era una fetta conside Ottantaquattro quadri furono scelti in due
revolissima del museo, certamente la più pre riprese dalla Galleria di Capodimonte e da
ziosa. Ori, argenti, monete e gemme dovettero quella di Francavilla, mentre dal Museo dei
essere portati via quasi completamente - e in Regi Studi, oltre sedici titoli di preziosi codici
fatti mancarono quasi del tutto nel decennio manoscritti dalla Biblioteca, partirono venti
francese. Interminabile è poi la lista dei bronzi casse contenenti alcune decine di vasi cosid
di ogni forma e natura: dai bellissimi tripodi detti etruschi, molte migliaia di monete, meda
alla più banale delle pentole da cucina, dalle glioni, alcuni bronzetti e un numero relativa
sellae curuli ai colini, dalle Tavole di Eraclea - mente 'modesto' di sculture in marmo: venti
pure conservate al Museo di Portici - agli stru busti, tre statue - l' Antinoo Farnese, una Pal
menti chirurgici e così via. Ma anche i busti e le lade semicolossale e il gruppo di Oreste ed
famose statue di bronzo della Villa dei Papiri Elettra - e i due candelabri farnesiani 19•
furono messi nelle casse. E quasi nessuna delle Così Medagliere, ori e argenti, gemme,
classi di materiali, in varie proporzioni, restò commestibili, i cosiddetti bronzi minuti e le
esclusa: le terrecotte, gli avori, i marmi, i com sculture in bronzo furono del tutto o in gran
mestibili e gli avanzi organici, gli oggetti osceni. parte assenti durante il successivo decennio; e
Restarono a Portici, tra l'altro, quasi tutte le certamente depauperate varie raccolte, tra cui
pitture, molti marmi e molti vetri; e certamente quella che più tardi sarebbe diventata il Gabi
i depositi non dovettero essere toccati 17• Resta netto degli oggetti del '500.
rono anche molti bronzi, ma probabilmente
solo perché il museo ne era particolarmente
ricco; e la raccolta dovette inoltre essere in 1806: LA DIREZIONE NICOLA$
parte riformata coi nuovi scavi del decennio.
Sta di fatto, però, che contro i novantanove Sin dall'inizio del loro governo i francesi
candelabri di bronzo spediti in Sicilia sin dal avevano trovato Felice Nicolas nell'incarico di
17) Dall'Inventario Paderni si evince chiaramente che il cura di F. N1cOLAS) , Napoli 1812, pp. 233 e 236.
grosso del trasferimento dal Museo Ercolanese, sia qualitati 18) Per i tre candelabri cfr. più avanti, p. 393 .
vamente che quantitativamente, si ebbe nel 1798. Sullo sman 19) Sui trasferimenti dalle Gallerie di Capodimonte e di
tellamento del Museo di Portici cfr. pure A. ALLROGGEN BE Francavilla e su quelli dal Museo degli Studi, oltre gli inven
DEL H . KAMMERER GROTHAUS, Il Museo Ercolanese di Portici,
- tari e i notamenti citati, cfr. A. FILANGIERI DI CANDIDA, Monu
in La Villa dei Papiri, 2° suppi. a CronErcol, 13, 1983, p. 9 1 menti ed oggetti trasportati da Napoli a Palermo nel 1806, in
sgg., e (R PAOLINI), Memorie sui monumenti di antichità ch'e NapNob, X, 1901, p. 13 sgg. In particolare sui quadri si veda
sistono in Miseno, in Baolz; in Baia, in Cuma, in Pozzuo!t� in G. BERTINI, La Galleria del Duca di Parma. Storia di una colle
Napoli, in Capua antica, in Ercolano, in Pompei; ed in Pesto (a zione, Bologna 1987, p. 45 sgg.
[9] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 353
Soprintendente alle Antichità e agli scavi del mento per riordinare il Museo, né forse, pur
Regno, e molto presto a tale posto lo riconfer troppo, si voleva affidare a lui l'importante
marono. Anche grazie all'appoggio del Ministro compito; sicché Venuti divenne soltanto «Inca
Acton, Nicolas era riuscito nel giro di pochi ricato in Roma per gli acquisti di Belle Arti di
anni, profittando delle sfortune di Domenico S. M. Siciliana».
Venuti, ad ottenere per sé tutti gli incarichi che Intendente del Museo Reale fu invece di
per lungo tempo erano stati del celebre archeo fatto nel 1 806 - seppur per poco più di dodici
logo e conoscitore d'arte toscano: innanzitutto mesi - ancora una volta Felice Nicolas che con
l'Intendenza della Real Fabbrica delle Porcel tinuò a dirigere la Fabbrica delle Porcellane,
lane - ad interim nel 1 800, come titolare nel ormai in smantellamento, fino alla sua chiusura
1 803 - e in secondo luogo, dall'agosto del del dicembre di quello stesso anno 22 •
1 805 , la Soprintendenza alle Antichità, per la Il 1 806 e il breve periodo della direzione
quale valse forse anche il merito di aver diretto Nicolas rappresentarono per la storia del Mu
in quell'anno il restauro del Tempio maggiore seo Reale la continuazione e la decisiva attua
di Paestum e condotto fortunati scavi in quel- zione del precedente programma ferdinandeo
1' area 20• Non è chiaro se all'epoca la Soprinten di concentrazione e riunione dei musei reali nel
denza alle Antichità - alle dirette dipendenze Palazzo dei Vecchi Studi, da questo momento
del Segretario di Casa Reale e senza un vero or in poi più costantemente chiamato Museo
ganico a disposizione - comprendesse tra le sue Reale.
competenze anche il Museo degli Studi. Certa Quanto era rimasto a Napoli dopo l'ultima
mente quella di Soprintendente alle Autorità partenza del re del gennaio 1 806 fu in gran
doveva essere una carica affine, se fu Venuti a parte - anche se non completamente - riunito
dirigere gli importanti inventari di cui s'è detto; al Museo. Già nel mese di marzo i quadri della
ma forse il problema neanche si poneva fintan galleria di Capodimonte e di quella del palazzo
toché il Museo rimaneva nello stato di precaria di Francavilla raggiunsero i Vecchi Studi, dove
formazione in cui era. Sta di fatto però, che, già era depositato quell'insieme di materiali che
come ha ricostruito Elio Catello, nel dicembre il marchese Haus, come abbiamo visto, aveva
1 799 Venuti, già in declino presso la Corte ma chiamato «Avanzi del Museo Farnesiano che fu
ancora Soprintendente alle Antichità, avev� a Capodimonte» 23• Lungo tutto l'arco del-
chiesto per sé l'«Intendenza del Real Museo, 1' anno, e nei primi mesi del 1 807, fu portata a
coll'incarico di dare a tutto l'opportuno si Napoli buona parte del Museo di Portici - o di
stema» 2 1. Non era certamente quello il mo- quanto ne rimaneva - e in particolare le scul-
20) Nicolas ottenne 1'8 agosto 1805 la carica di Soprin segno - allora vacante di uno dei due condirettori -, in nome
tendente alle Antichità, alla quale, come risulta da una lettera del suo quasi ventennale impegno, e servizio, nel campo delle
del 19 agosto 1806, fu riconfermato poco dopo l'entrata dei arti e delle antichità del regno borbonico.
francesi a Napoli (cfr. ASN, Min. lnt., II, fs. 2267). Sulle vi 22) Cfr. A. CAROLA PERROTTI, Gli ultimi anni della dire
cende di Venuti e Nicolas, cfr. CATELLO, op. cit. a nota 12, pp. zione Nicolas (1800-1806), in Le Porcellane dei Borbone di Na
1-5, dove è ritenuto più che probabile che Nicolas abbia tra poli cit. a nota 10, pp. 563-565.
mato dietro le quinte contro l'antiquario toscano. Sugli scavi 23 ) Cfr. la lettera di Maresca a Nicolas del 23 marzo
e i restauri condotti a Paestum da Nicolas cfr. (PAOLINI) , op. 1806, in ASN, Min. lnt., I, fs. 983 , e quella di Nicolas del 18
cit. a nota 17, p. 3 14 sgg., compresa la nota dell'editore maggio nello stesso fascio, e in ASSAN, XXIII, A2,4. Sull'ar
(Nicolas). gomento cfr. pure A. FILANGIERI DI CANDIDA, La Galleria Na
2 1 ) Cito dalla lettera di Venuti pubblicata da CATELLO, zionale di' Napoli (Documenti e ricerche), in Le Gallerie Nazio
op. cit. a nota 12, p. 3 , nella quale, offrendosi di rinunciare al nali Italiane, V, 1902, p. 237, dove si fa riferimento a docu
l'Intendenza della Fabbrica della Porcellana, Venuti si candi menti, allora conservati nell'Archivio del Museo Nazionale,
dava alla direzione sia del Museo che dell'Accademia del Di- simmetrici a quelli qui considerati.
23
354 ANDREA MILANESE [10]
i quadri, almeno in un primo momento, dovet del Museo Reale, 1807 (Napoli, Soprintendenza Archeolo
gica).
tero essere semplicemente depositati 25 • Per il
Museo delle Statue la scelta dovette cadere -
direi necessariamente - sui locali dell'ala occi
dentale del piano terra, che, seppure parzial
mente occupata dalle Scuole del Disegno dal tiste Wicar, che, come è noto, nel luglio 1806
1792, aveva il vantaggio, a differenza di quella era stato chiamato a Napoli da Giuseppe Bo
orientale, di essere interamente costruita. Co naparte proprio per riorganizzare e rilanciare
munque la definitiva assegnazione delle sale l'Accademia del Disegno.
del pianterreno si risolse, come vedremo, sol Anche per quanto riguarda il personale ad
tanto nel 1 807, anche in relazione ad un piano detto al Museo, il 1 806 si caratterizzò come una
d'ampliamento delle Scuole proposto dal loro fase di prima, seppure ancora frammentaria, or
nuovo direttore, il pittore davidiano Jean Bap- ganizzazione. Un vero e proprio piano organico
24) Il trasporto dei materiali del Museo di Portici fu or documenti del 4 luglio, del 14 e del 26 agosto 1806, in ASN,
dinato il 27 marzo 1806 (ASN, fs. 983 ora citato), e dovette fs. 983 citato. Per i quadri provenienti dai monasteri soppressi
andare avanti lungo tutti i successivi dodici mesi (cfr. i docu cfr. FILANGIERI DI CANDIDA, op. cit. a nota 23, p. 237 sgg.
menti di pagamento nell'incartamento dell'aprile 1807, in 25) Gli incarichi a Nicolas, all'Accademia di Storia e
ASN, Min. Int., II, fs. 2268). Il trasferimento da Portici non Belle Lettere e ali' Accademia del Disegno, sono tutti conte
fu però finito entro il 1807: in data 25 luglio 1808 veniva or nuti in ASN, Min. Int. , I, fs. 983, in due lettere del 23 e in
dinato di terminare le relative operazioni (ASN, fs. 2268 ci una del 27 del marzo 1806. Le stanze che furono assegnate
tato), ma come risulta da una relazione di Arditi del luglio alla Quadreria, e tutte le altre che vi si aggiunsero qualche
1810, più avanti commentata, ancora a questa data molti ma anno più tardi, erano già destinate a questa raccolta sin dalla
teriali restavano nel Museo Ercolanese - a parte le pitture an prima soluzione del 2° progetto di Schiantarelli, del 1785 (cfr.
tiche che vi furono esposte fino al 1826 per mancanza di spa la relativa pianta del primo piano pubblicata in DIVENUTO, op.
zio nel Museo di Napoli. Di trasporti da altri siti si parla nei cit. a nota 1, fig. 34).
[ 1 1] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 355
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FIG. 5 - «Stato contenente la Pianta degli Impiegati nel Real Museo e negli Scavi per l'anno 1 8 1 1 »
(Napoli, Archivio d i Stato).
356 ANDREA MILANESE [12]
si ebbe soltanto l'anno successivo durante la di colas, che gli aveva così voluto offrire un'occa
rezione Arditi, ma un incremento e un primo sione di lavoro ed evitare un espatrio altrimenti
assetto dei dipendenti s'avviò già con l'Inten sicuro. Il caso di Padiglione è di particolare in
dente Nicolas. Affianco agli artisti e agli arti teresse perché si riconnette al progetto di Nico
giani che avevano già lavorato, per lo più nel las di formazione, nel Museo Reale, di una Gal
campo del restauro, per la Corte borbonica nei leria dei Modelli in sughero dei monumenti an
dismessi musei o nello stesso Museo dei Vecchi tichi che avrebbe dovuto essere di aiuto in par
Studi - parlo dei vari Angelo Brunelli, Andrea ticolare agli studiosi della storia dell'architet
Calì, Stefano Atticciati, del personale dell'Offi tura. A dirigere la parte scientifica del lavoro di
cina dei Papiri e degli eccellenti bronzisti Carlo Padiglione e la stessa galleria - che prese corpo
2
e Giacomo Ceci 6 , personaggi tutti che, più o soltanto qualche anno più tardi fu chiamato -
meno automaticamente, dovettero passare nel negli stessi mesi l'architetto Antonio Bonucci,
Nuovo Museo con le loro vecchie qualifiche - fino ad allora Soprintendente delle fabbriche
Nicolas cominciò ad assorbire personale della farnesiane a Roma, il quale, probabilmente in
Fabbrica delle Porcellane, che si trovava allora virtù dei restauri che aveva seguito nel Tempio
alle battute finali. Una tendenza, quest'ultima, maggiore di Paestum e di quelli che andava in
che si sarebbe ancor più affermata l'anno suc quel momento realizzando nel Tempio di Se
cessivo (fig. 5 ) . rapide di Pozzuoli, fu nominato nello stesso
Tra aprile e maggio del 1 806 passarono nel tempo «Architetto destinato agli Scavi e Anti
27
Museo Reale tre impiegati della Fabbrica Ferdi chità Puteolane e di Pesto» •
nandea. Michele Fortunato, fino a quel mo
mento Primo Aiutante del Direttore dei Model
latori, particolarmente esperto nel restauro 1 807 : IL PIANO ARDITI
della ceramica antica, divenne restauratore dei
cosiddetti vasi etruschi. Biagio Finati, già fiscale È noto l'impegno con cui i francesi affron
della Fabbrica, divenne «Controloro» del Mu tarono a Napoli la riforma dell'amministrazione
seo Reale (fig. 4) - una sorta di polivalente co dello Stato anche nel senso della creazione di
2
mandante in campo nel più quotidiano anda una moderna ed efficiente burocrazia statale 8•
mento del Museo - anche con l'incarico della Non meraviglia quindi che in questa dire
compilazione dei nuovi inventari. Costruttore zione si muova uno dei primi atti di Michele
dei modelli in in sughero diventò infine Dome Arditi (fig. 6), dal 18 marzo 1 807 nuovo So
nico Padiglione, noto per lavorare molto abil printendente e Direttore del Museo Reale (al
mente questo materiale, e per tale ragione già lora sessantunenne e alla guida del Museo per
aggregato alla fabbrica delle porcellane dal Ni- i successivi trent'anni) 29 • Il piano che egli pre-
26) Cfr. le notizie sugli impiegati a p. 398 sgg. sgg., e R. DE LORENZO, La rivoluzione delle riforme, in Gioac
27) Per Fortunato e per Padiglione cfr. le due lettere di chino Mural (= Protagonisti della Storia di Napoli, 1 ) , a cura di
Nicolas datate 2 aprile 1806; per Finati quella del 18 maggio A. SCIROCCO, Napoli 1994, pp. 3 1-33 .
dello stesso anno (ASN, Min. Int., I, fs. 983 ). In questo fascio 29) S u Arditi (1746-1838), cfr. G . GABRIELI, Mich�le Ar
sono conservati documenti dell'ottobre 1806 relativi ai lavori diti da Presicce, moderno umanista salentino, in Rinascenza Sa
di restauro già compiuti da Bonucci a Paestum e in corso a lentina, 6, 1938, pp. 285-305 e la voce relativa in DBI, IV,
Pozzuoli. Bonucci fu trasferito da Roma al nuovo incarico di 1962, s.v., pp. 38-39. Cfr. anche il profilo biografico di C. Bo
architetto degli scavi di Pozzuoli e di Paestum in data 30 NUCCI, in Poliorama Pittoresco, Il, 1837-38, p. 363 sgg. La data
aprile 1806 (ASN, Min. Int., Il, fs. 2267). della nomina a direttore del Museo - decretata da Giuseppe
28) Cfr. A. VALENTE, Gioacchino Mural e l'Italia Men� Bonaparte - la riferisce lo stesso Arditi nel documento citato
dionale, Torino 1976 (prima ristampa dell'ediz. 1965), p. 23 1 alla nota seguente.
[13] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 357
30) Cfr. il piano presentato da Arditi in data 2 1 giugno colare nelle occasioni ufficiali e di Corte: simile a quella degli
1807 e approvato da Miot il 26 agosto (ASN, Min. Int., I, fs. altri impiegati del Museo Reale, ma ornata con galloni d'oro
991, f.li 5 , 4 e 3 , e fs. 984). Miot fu ministro dell'Interno dal sul collare, sui paramani e sui petti della giacca, e col ricamo
3 1 marzo 1806 - data di nascita di questo ministero - fino a dell'impresa dell'Accademia di Storia e Antichità (l'Ercole
circa il settembre 1808; a lui successe per un anno Monsignor delle Muse), dal cui seno dovevano essere scelti i direttori del
Capecelatro, Arcivescovo di Taranto, e poi fino al 1815 Giu Museo per decreto di Giuseppe Bonaparte. Per questa Acca
seppe Zurlo, su cui si tornerà più avanti. demia, fondata da Giuseppe Bonaparte il 17 marzo 1807, cfr.
3 1 ) Cfr. i documenti dell'ottobre 1807, nel fascio 991 F. NICOLINI, Della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti,
appena citato, f.lo 29, in cui pure è documentato che Arditi e di talune accademie napoletane che la precedettero, ed. ag
fu autorizzato nel dicembre 1808 a vestire un uniforme parti- giornata a cura di F. TESSITORE, Napoli 1974, pp. 25-26.
358 ANDREA MILANESE [14]
Dal piano Arditi - approvato con pochis smessa Fabbrica della Porcellana. Tra questi ul
sime modifiche il 26 agosto - il Museo risulta al timi figuravano artisti di rango come Filippo
momento raccolto intorno a tre Gallerie - dei Tagliolini - chiamato proprio da Arditi - che
Quadri, delle Statue e dei Vasi Etruschi, Meda terminò qui la sua carriera coll'incarico di mo
glie e altre anticaglie - tutte in questa fase an dellare in cera o in gesso le parti mancanti delle
cora più o meno informi da un punto di vista sculture, che poi Andrea Calì, e poco più tardi
allestitivo, e tutte fornite di una propria officina anche Angiolo Solari, avrebbe dovuto passare
di restauro. C'erano poi due officine senza gal in marmo, o come Giacomo Milano, Capo dei
leria: quella del restauro dei bronzi antichi, evi Pittori della Fabbrica sin dai primi momenti
dentemente in numero non sufficiente nel 1 807 della direzione Venuti, che Arditi volle Primo
per formare una raccolta a parte, e l' «Officina restauratore della Quadreria e non custode
de' Pavimenti di Mosaico», appena costituita e della stessa come aveva disposto Nicolas. Sem
destinata al restauro e alla messa in opera dei pre dalla Fabbrica proveniva tra gli altri Miche
pavimenti antichi, a cui Arditi teneva molto. langelo Fortunato che era stato primo aiutante
C'era infine una galleria, quella dei modelli in di Milano ed era ora confermato nella carica di
sughero, che era tutt'uno, a questa data, con il restauratore dei vasi etruschi avuta, come s'è vi
laboratorio del costruttore. Resta ad attestare sto, l'anno precedente 34.
questo momento di precarietà negli allestimenti Di fronte a questa massiccia presenza di ar
una pianta del primo piano non completato del tisti e restauratori, assai esiguo era il personale
Museo, che per varie ragioni si può datare con che oggi chiameremmo scientifico: il conserva
ogni probabilità proprio a questi mesi del 1 807 tore dei Vasi Etruschi, l'antiquario Gaetano
(fig. 7) 32. Gagliardi, già segretario dell'Accademia del Di
Esclusi il direttore e il suo segretario, i due segno, e fondamentalmente il direttore Michele
architetti e il personale di rango più basso, due Arditi sulle cui uniche spalle - a parte il proba
terzi del restante organico - una ventina di per bile aiuto delle varie Accademie - ricadeva il
sone, che insieme agli altri rappresentavano un compito dell'ordinamento del Museo. Scarso,
numero di tutto rispetto, se rapportato ad orga infine, anche il numero dei custodi da ridurre,
nici di altri musei del tempo 33 - era formato da anzi, quasi esclusivamente - a parte il Contro
artisti-restauratori, il che non meraviglia dato il loro, che era un custode generale e molto più di
tipo di museo, il particolare momento di forma esso - a quelli della Quadreria e del Museo
zione e la stessa idea del restauro del tempo. In delle Statue. Ma, a parte il diverso statuto che
generale si trattava di maestranze di buon li aveva allora la figura del custode, erano nomi
vello qualitativo, e, oltre ai vari artisti già utiliz che promettevano una certa qualità di servizio:
zati dalla passata Corte nei vari siti e musei Gennaro Paterno, per venticinque anni pittore
reali, una larga fetta proveniva dall'ormai di- della Fabbrica delle Porcellane, e soprattutto il
32) La pianta, conservata nell'Archivio disegni della So come s'è appena detto nel marzo 1807 - già dalla fine del
printendenza Archeologica di Napoli, è stata esposta nella 1808 doveva occupare i locali F (dopo un ripristino che aveva
mostra «Da Palazzo degli Studi a Museo Archeologico» tenu per altro eliminato il tramezzo che ancora si vede in pianta),
tasi nel Museo Nazionale nel 1975 (cfr. n. 53 del depliant che qui le sono soltanto «destinati»:
della mostra), dove era datata appunto all'«Inizio del XIX se 33) Cfr. le notizie sul personale dei Musei Pontifici in
colo». La pianta può essere più precisamente datata a questi torno a questi anni in C. PIETMNGELI, I Musei Vaticani; cin
mesi del 1807, o al più tardi al 1808, innanzitutto perché, que secoli di vita, Roma 1982, pp. 98 sgg. e 134 .
come si deduce dalla legenda, quasi sempre i locali risultano 34) Su Tagliolini, Milano e Fortunato, come per gli altri
assegnati e non già utilizzati, ma soprattutto perché, come si impiegati, cfr. p. 398 sgg.
dirà più avanti, l'Accademia di Storia e Antichità - fondata
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F1G. 7 - Pianta del 1° piano del Museo Reale, con indicazione delle prime destinazioni dei vari ambienti. Databile al 1807. In questi anni gli ambienti della Biblioteca (Q),
pur non disegnati in pianta, erano completamente edificati; non lo erano invece quelli dell'angolo nord-orientale del palazzo (0). (Napoli, Soprintendenza Archeologica).
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3 60 ANDREA MILANESE [ 1 6]
poeta Gabriele Rossetti - allora ventiquat scuola J. B. Wicar, artista di fama tra Roma e
trenne, e non ancora autore del Commento ana Parigi, allievo di David e ritrattista di Giusep
litico della Divina Commedia, né ancora padre pe Bonaparte, era stato chiamato a Napoli nel
del pittore preraffaellita Dante Gabriel - che 1 806 proprio per risollevare le sorti dell'Acca
Arditi aveva personalmente voluto sia perché demia, che, dopo la fuga di Tischbein nel '99,
giovane bisognoso (aveva perso padre, fratello e era rimasta in uno stato di profondo torpore,
sostanze nei fatti del '99) , sia per la sua ampia senza che si fosse riusciti a convincere né Ti
cultura - aveva studiato a Padova· con l'abate schbein a ritornare, né la Kauffmann a pren
Cesarotti, il famoso traduttore dei (,anti di Os derne le redini, e senza d'altronde volerne dare
sian -e per la sua conoscenza, si badi bene, la direzione a Domenico Venuti che pur la
della «Storia delle Belle Arti»; un personaggio chiedeva - coerentemente con quello che era
che secondo Arditi poteva ben fare in modo, stato il suo progetto culturale - in tandem con
nella Galleria delle Statue, che «quando un quella del Museo Reale. Wicar si adoperò pa
nobile straniero viene ad osservare gli oggetti, recchio, ma pare con un'operazione poco più
ne parta pienamente appagato della generosa che di facciata, per l'Accademia: ripristinò la
curiosità, ne parta istruito, ne parta contento» 35 • disciplina; si procurò, tramite Canova, una rac
,Ancora nel 1 8 1 0 Arditi avrebbe trovato non colta di calchi delle principali statue di Roma;
poche difficoltà nel far applicare le nuove re istituì una biblioteca per le scuole; fece co
gole di lavoro 36; sta di fatto però che nel giro di struire un teatro di legno per la Scuola del
cinque anni, certamente grazie in primo luogo Nudo, e, naturalmente, chiese un ampliamento
ai finanziamenti del governo francese, buona dei locali a disposizione dell'Accademia del Di
parte della superficie allora disponibile del Mu segno 37.
seo era stata allestita. E in ciò almeno una parte Della spartizione degli ambienti del piano
del suo personale dovette avere qualche merito. terra tra Museo - ma si trattava in questo caso
innanzitutto della Galleria delle Statue - e Ac
cademia, ci si occupò in effetti quasi contempo
1 807: LA DMSIONE DEGLI SPAZI TRA MUSEO E AC raneamente alla preparazione del Piano Arditi
CADEMIA E I PROGETTI PER IL MUSEO DELLE per il personale. Nell'estate del 1 807 gli archi
STATUE tetti del Museo, Maresca e Bonucci, furono in
vitati a presentare le loro proposte per la dislo
La vita del Museo Reale è in questi anni cazione del Museo delle Statue, mentre Stefano
strettamente connessa a quella dell'Accademia Gasse, architetto del Ministero dell'Interno,
del Disegno; innanzitutto per problemi di spa preparò la sua per quanto riguardava l'assetto
zio. Come s'è detto, il nuovo direttore della delle scuole (fig. 8) 38 • Le indicazioni del Mini-
35) Cito dal già menzionato piano di Arditi del 21 giu tempo di Ferdinando I e di Gioacchino Murat, Napoli s.d., pp.
gno 1807. Anche per Rossetti vedi p. 399 sgg. 15- 17. Per il teatro del Nudo cfr. lettera del 1° agosto 1 8 1 0
3 6) Cfr. quanto diceva Arditi in una relazione del di (ASN, Min. Int., fs. 974). Per l a volontà d i Wicar d i ampliare
cembre 1 8 10, dove proponeva di cominciare a punire gli im i locali delle Scuole cfr. la relazione già citata di Arditi del 23
piegati defalcando la paga (ASN, fs. 991 citato, E.lo 4). luglio 1 8 1 0 (ASSAN, Serie in riordinamento).
37) Sulle vicende dell'Accademia dopo il '99 cfr. A. 3 8) Cfr. la corrispondenza intercorsa tra agosto e set
BORZELLI, L'Accademia del Disegno dopo la prima restaura tembre 1807 tra il Ministro Miot, l'Intendente della Provincia
zione borbonica. 1 799-1805, in NapNob, X, 190 1 , p. 1 sgg. Su di Napoli, Raimondo di Gennaro, e l'Ispettore di Ponti e
Wicar (1762-1834) e sul periodo della sua direzione dell'Ac Strade, Sig. Mallet, conservata, insieme alle tre piante di Bo
cademia ( 1806-09) cfr. LORENZEITI, op. cit. a nota 8, p. 56 sgg. nucci, di Maresca, e di Gasse (delle prime due si dirà più
Sulla raccolta di calchi voluta da Wicar cfr. le notizie ripor avanti), in ASN, Intendenza di Napoli (Divino Amore), fs.
tate da A. BoRZELLI, Le relazioni del Canova con Napoli al 9287 bis (f.lo stralciato).
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FrG. 8 - F. MAREscA, p·ianta del piano terra del Museo Reale. Databile al 1807 (Napoli, Archivio
di Stato).
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3 62 ANDREA MILANESE [18]
stra Miot furono esplicite: ampliare l'Accade scuole del disegno all'interno del Museo 41• No
mia a tutta la ringhiera di saloni disposti lungo nostante tutto, però, non credo che ci siano gli
la facciata principale - dal 1792 l'Accademia ne elementi per poter parlare di una vera e propria
occupava la metà - fino alle sale finite del lato penalizzazione nei confronti del Museo. Il pro
orientale. Al Museo delle Statue venivano asse blema va posto in altri termini e deve essere in
gnati nell'immediato tutti i restanti ambienti quadrato all'interno del progetto, all'epoca si
della parte occidentale del piano terra (un cor curamente radicato, di vedere comunque unite
tile, tre portici e una fila di sale di lato) e in queste due istituzioni artistiche: una rinnovata
prospettiva gli altri ambienti e il cortile rustici o Accademia e un Museo che ci si apprestava ad
incompleti della parte orientale. Una pianta allestire. Si trattava in generale di un progetto
non datata del piano terra, conservata nell'Ar assai tipico della museografia illuministica, e in
chivio di Stato (cfr. fig. 8) e recante l'approva tal senso lo abbiamo trovato formulato - come
zione di Miot, ci mostra esattamente la disposi Arditi faceva forse finta di non sapere - sin
zione adottata, e, per il fatto di riprodurre an dalle prime elaborazioni di Fuga, Schiantarelli e
cora allo stadio embrionale l'allestimento delle Hackert, per essere poi portato a realizzazione
statue, si può ricondurre proprio a questi mesi non a caso nei primi anni della direzione Ti
del 1807 39 • schbein che tanto spazio dava nella didattica al
La soluzione voluta da Miot - che pare «disegno dalla statua». Come non pensare, al
fosse un grande intenditore e appassionato lora, che quel progetto, in una Napoli francese
d'arte, così come pare che avesse scelto Wicar che per la prima volta si faceva più sentita
come insegnante di disegno per la figlia - non mente neoclassica, si caricava di nuovi e più
era nel complesso squilibrata, anche se non si forti significati? La stessa circostanza che l' Ac
può non notare che all'Accademia erano stati cademia da un lato, e il Museo delle Statue dal
assegnati i saloni più luminosi del piano terra l'altro, siano stati oggetto delle prime e più con
(fig. 9), mentre il Museo, a parte gli ampi spazi sistenti attenzioni da parte del governo francese
dei portici e del cortile, aveva avuto una serie di - al di là delle pur significative contingenze
sale alquanto oscure ed umide 40. concrete - lascia trapelare come forse in parti
Tre anni più tardi, con motivazioni che ve colare le sculture fossero state allora indivi
dremo più avanti, Arditi avrebbe manifestato di duate come la classe privilegiata attraverso cui
non aver per niente gradito quest'ampliamento realizzare quella sinergia di arte antica e arte
dell'Accademia - che egli riconduceva alla forte contemporanea che costituisce la chiave di
influenza di Wicar - e di non trovare, anzi, né volta del movimento neoclassico, così come
opportuna né necessaria la presenza delle delle coeve museografia e didattica artistica 42•
39) La pianta si conserva, isolata e fuori contesto, in nuti, che tra gli anni '80 e '90 del Settecento aveva quasi tra
ASN, Min. lnt., II, fs. 4799. sformato la Fabbrica della Porcellana (visitata da tutti i viag
40) Il 6 settembre 1807 (ASN, citato fs. 9287 bis) l'In giatori del tempo) in una sorta di scuola-museo, dove statue e
tendente di Napoli awertiva Mallet che era volontà di Miot vasi antichi convivevano con un'«accademia del nudo», in un
«dare alle Scuole le migliori delle stanze che sono nella fac passaggio diretto dallo studio dei modelli alla produzione
ciata meridionale degli Studi [ . . . ]». Per le notizie su Wicar e (prefigurando analoghi sistemi napoletani ottocenteschi). E
Miot cfr. la relazione di Arditi del 23 luglio 1810, già citata. affianco a quella di Venuti andranno citate almeno le figure
41) Cfr. la relazione Arditi del 23 luglio 1810 (ma sul di un Tischbein, o di un Costanzo Angelini. Oltre agli impor
l'argomento si tornerà più avanti). tanti e già citati studi di A. CAROLA PERROITI su Venuti, sul-
42) Un rapporto tra arte antica e arte contemporanea 1' ambiente artistico napoletano di questi anni a cavallo del se
che - tanto per restare in ambito napoletano e vicini alla vita colo cfr. tra gli altri G. Puccr, Antichità e manifatture: un iti
del Museo è evidentissimo nella produzione artistica e nella
- nerario, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, a cura di S.
didattica innanzitutto del grande e poliedrico Domenico Ve- Settis, III, Dalla tradizione all'archeologia, Torino 1986, in
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F1c. 9 - S. GASSE, Progetto di sistemazione dei locali dell'Accademia del Disegno nel piano terra del Museo Reale. 1807 (Napoli, Archivio di Stato).
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364 ANDREA MILANESE [20]
In effetti, anticipando una conclusione, si Nel mese di settembre Miot decise di affiancare
può dire che il Museo delle Statue rappresentò ad Arditi, per la parte cosiddetta artistica, due
molto probabilmente, al di là dell'inadegua professori dell'Accademia: Domenico Chelli,
tezza di alcuni ambienti, la realizzazione più docente di prospettiva e da lungo tempo sceno
compiuta che si sia avuta in questi anni nel Mu grafo del Teatro S. Carlo, ed Enrico Schweikle,
seo. Allestito tutto sommato molto presto, esso professore di scultura chiamato invece nel 1806
divenne subito il fiore all'occhiello del Museo insieme a Wicar e al pittore Giacomo Berger 45•
Reale, vanto di Arditi e del ministro Zurlo, ed Chelli e Schweikle prepararono anche loro un
elogiato, pare, dallo stesso Canova che l'aveva progetto di ordinamento, ma quasi subito usci
visitato nel 1 807 all'inizio dei lavori - contri rono di scena per ragioni oggi non più facil
buendovi con alcuni consigli - e poi nel 1 8 1 3 mente ricostruibili, ma riconducibili a dissidi
quando era oramai sistemato da alcuni anni 43 . con lo staff del Museo e in particolare con gli
Non c'è dubbio che ebbe il suo peso in tutto architetti. Questi ultimi avevano in verità fatto
ciò il fatto che la raccolta era stata tra le meno alcune osservazioni sul piano dei professori, in
toccate dai trasporti ferdinandei a Palermo, ma particolare in merito alla posizione da assegnare
non va dimenticato che era questa l'ultima alle due famosissime statue equestri dei Balbi,
grande stagione di gloria delle sculture gre fino a poco prima conservate a Portici. Erano
co-romane come quelle dei musei di Napoli o monumenti di grande rinomanza e assai rari nel
di Roma, prima che la loro fama fosse offuscata loro genere e in tal senso la loro sistemazione
dalla scoperta (o riscoperta) dei marmi di Fidia doveva essere considerata un affare di notevole
e degli altri originali che di lì a poco sarebbero importanza. Gli stessi architetti proposero
arrivati dalla Grecia, e dall'affermarsi di nuove quindi di interpellare l'autorità indiscussa in
tendenze artistiche 44• campo di sculture: Antonio Canova, che tra la
Della sistemazione del Museo delle Statue fine di settembre e l'ottobre del 1 807 si trovava
ci si occupò quindi nella seconda parte del a Napoli per decidere della posizione di un'al
1 807 , ed anche sul terreno dei criteri d' allesti tra statua equestre, quella bronzea di Napo
mento Accademia e Museo entrarono in con leone che Giuseppe Bonaparte gli aveva da
tatto, e con esiti non positivi. Sin dalla fase del poco commissionato. Arditi - che doveva essere
l'assegnazione dei locali gli architetti del Mu in rapporti amichevoli con l'artista veneto - ac
seo, Maresca e Bonucci, avevaµo preparato cettò volentieri di chiamarlo, ed effettivamente
delle vere e proprie proposte di allestimento Canova dissipò ogni dubbio sulla questione. Da
con la dislocazione della gran parte dei pezzi. questo momento Chelli e Scweikle si sottras-
part. pp. 274-277, e da ultimo M. PICONE PETRUSA, Tradizione fari Interni, letto nel giorno 23 ottobre 1 820, Napoli 1820, p.
e crisi dei «generi>>. Collezionismo ed esposizioni nella pittura 108. Per il parere di Canova cfr. BORZELLI, op. cit. a nota 37,
napoletana, in La Pittura napoletana dell'Ottocento, a cura di p. 27, e il «Notamento di quanto si è fatto nel R.l Museo dal
F. C. GRECO, Napoli 1993, p. 25 sgg. Sulle stesse tematiche e mese di aprile 1807 per sino al mese di agosto 1808» (AS
su Angelini cfr. R. CIOFFI, Per una storia del Neoclassicismo a SAN, Serie in riordinamento) .
Napoli: appunti su Costanzo Angelini, in ArtI!l, 59, 1974, p . 4 4 ) Sull'argomento cfr. L. BESCHI, L a scoperta del!'arte
374 sgg . greca, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, III, cit. a nota
43) Cfr. la relazione di Arditi dell'aprile 1812, citata am 42, in part. p. 366 sgg., e I. ]ENKINS, Archaeologists & Aesthe
piamente infra, p. 377 sg. Nella relazione già menzionata di tes in the Sculpture Galleries of the British Museum.
Arditi del 23 luglio 1810 l'ultima sala del Museo delle Statue, 1800-1939, London 1992, part. pp. 22-29.
la Galleria dei Bronzi, risulta già finita, ed è quindi assai pro 45) Cfr. ASN, Min. Int., II, fs. 2268, dove, oltre al pro
babile che tutto l'allestimento della raccolta fosse in quel mo getto di allestimento di Chelli e Schweikle, è conservata la
mento terminato, potendosi datare quindi agli anni tra il 1807 corrispondenza intercorsa tra Miot, Arditi e i due artisti tra
e il 1810. Per il commento di G. ZURLO cfr. il suo Rapporto al settembre e novembre 1807. Su Chelli e Schweikle cfr. infra,
Parlamento Nazionale sulla situazione del Ministero degli Af nota 58.
[2 1 ] I L MUSEO REALE D I NAPOLI A L TEMPO D I GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 3 65
sero a tutti gli incontri di lavoro con Arditi, il tare nello stesso momento lo stesso problema.
quale decise quindi di allestire da solo un Si può dire intanto che nessuna delle tre
primo portico, conscio che la «parte erudita» proposte - ma neanche la soluzione adottata da
del lavoro - che a lui spettava - fosse assai più Arditi - presentava il più pallido tentativo di
rilevante di quella artistica 46• Nel mese di di classificazione cronologica dei materiali; il che
cembre fu poi nominata una Commissione che era d'altra parte del tutto normale per quei
- presieduta da Arditi e composta dagli arch,i tempi. Nessuna delle grandi raccolte di marmi
tetti Gasse e Maresca, da Wicar, da Smith e da formate nell'arco degli ultimi cinquant'anni
Simon Denis, il quotatissimo pittore di Camera presentava simili ordinamenti. Non lo permet
per paesaggi e vedute - terminò i suoi lavori nel tevano le conoscenze del tempo, basate quasi
marzo del 1 808, circoscrivendo il suo impegno esclusivamente sull'edificio storico winckelman
alla scelta della migliore sistemazione dell'Er niano, il quale, se aveva rappresentato la nascita
cole Farnese. Subito dopo al solo Arditi fu affi della storia dell'arte antica (e della storia del
dato l'incarico di andare avanti nell'ordina l'arte tout court) , non era però ancora sufficien
mento della raccolta, che già a metà del 1 808 temente articolato, e si poggiava peraltro sull'e
procedeva spedito nei tre portici e nel cortile 47• quivoco derivante dal mancato riconoscimento
Al di là comunque di questi un po' oscuri delle copie d'età romana. D'altra parte una cosa
episodi di contrasto, che lasciano in ogni caso era ordinare sul piano storiografico i materiali
intravedere un clima un po' teso nei rapporti allora noti e sparsi nei vari musei, un'altra alle
tra Museo e Accademia, soffermiamoci su al stire cronologicamente specifiche raccolte mu
cuni aspetti di fondo delle tre proposte di alle seali, sempre imperfette, mancanti di qualcosa,
stimento - fortunatamente conservatesi nel troppo ricche di altro, in poche parole sempre
!' Archivio di Stato di Napoli, complete della condizionate da numerosi fattori contingenti.
documentazione grafica - rimandando all'ul Tra l'altro le stesse sculture per lo più presenti
tima parte di questo scritto la descrizione del- fino ai primissimi anni dell'Ottocento nei musei
1' ordinamento poi effettivamente realizzato da europei, e in particolare in quello di Napoli -
Arditi. quasi esclusivamente copie o più o meno libere
I tre progetti in questione rappresentano rielaborazioni d'età romana da originali greci
un'importante testimonianza di come nei pri prevalentemente d'età classica - erano difficil
missimi anni dell'Ottocento era possibile ordi mente ancorabili a precise cesure cronologiche.
nare una grande raccolta di sculture antiche Di difficile datazione ancora oggi, lo erano
come quella napoletana; e la testimonianza si tanto più allora, prima degli scritti di Karl Ott
fa tanto più interessante nella misura in cui ci fried Mi.iller, prima delle ricerche della scuola
è dato di osservare personaggi diversi affron- filologica tedesca, e prima delle grandi campa-
46) È quanto dice Arditi in una sua lettera indirizzata a fatto, ne sarebbe fuggito prima della fine.
Miot in data 24 novembre 1807 (ASN, fascio appena citato), 47) La Commissione, presieduta dal direttore del Mu
dove si parla anche della visita di Canova al Museo e degli av seo, fu convocata da Miot in data 9 dicembre 1807, e il 6
venimenti successivi (sulla consulenza di Canova cfr. pure in aprile del 1808 il ministro scriveva ad Arditi approvando la
fra, p. 390) . Nella lettera Arditi dice tra l'altro di aver goduto scelta della collocazione dell'Ercole Farnese, e rimettendosi al
varie volte «e nel Museo, e in mia casa [ . . ] della compagnia
. giudizio di Arditi per la sistemazione di tutte le altre statue. Il
di questo grand'Uomo sino agli ultimi momenti del suo domi 25 maggio successivo Arditi chiedeva a Miot i fondi per com
cilio nella nostra città». Sul soggiorno napoletano di Canova pletare «almeno i tre portici e il cortile destinato a contenere i
dell'ottobre del 1807 cfr. BORZELLI, op. cit. a nota 37, pp. frammenti di marmo (giacché il lavoro trovasi mediocremente
14-17, dove si accenna tra l'altro a una sua visita a Pompei, e avanzato, e qualche spesa si è già fatta) ; per così darsi a que
a un affollato banchetto offerto da Wicar nella sede degli sto Museo un nuovo e decente aspetto [ . ]» (per tutti questi
. .
Studi in onore dello scultore veneto, il quale, schivo e sopraf- documenti cfr. sempre ASN, fs. 2268 citato).
366 ANDREA MILANESE [22]
gne di scavo in Grecia e nell'Oriente elleniz primi anni '90 e curato da due eminenti archeo
zato 48. Soltanto a partire dalla conoscenza e logi come Giovan Battista Visconti e suo figlio
dalle immissioni dei grandi nuclei di opere gre Ennio Quirino; così nel Louvre, o Musée Na
che - relative ad un più ampio arco di tempo, e poléon, del 1 800; così anche nel Braccio Nuovo
più facilmente databili anche perché prove del Museo Chiaramonti, messo su a partire dal
nienti da monumenti e contesti precisi - si può 1 805 con la supervisione di Canova 50 .
cominciare a parlare di allestimenti cronologici Il criterio tematico-iconografico rispondeva
nei musei e nelle raccolte di sculture antiche, e meglio agli sforzi scientifici della sistematica ar
pure saranno necessari vari anni perché la ten - cheologica settecentesca, ma, come lo stesso
denza riesca ad affermarsi. Il primo esempio in Klenze aveva avvertito, non riusciva ad essere
tal senso è rappresentato, come si sa, dalla seguito in tutte le sale di una raccolta con equi
Gliptoteca di Monaco di Baviera, costituitasi librio e coerenza, andando necessariamente in
tra il 1 8 16 e il 1 83 O, per la quale l'architetto contro a deroghe e contraddizioni. Anche per
van Klenze riuscì a decidere, contro il parere di questo si ricorreva contemporaneamente al cri
molti, per un ordinamento di carattere cronolo terio decorativo, con la sua ricerca della simme
gico. Ma a Monaco si disponeva di marmi egi tria, con le sistemazioni ad effetto, i «colpi
ziani e dei famosi frontoni di Egina con i quali d'occhio», le sale costruite intorno ai pezzi mi
era possibile rappresentare in maniera sicura il gliori sistemati al centro. Ma anche queste solu
passaggio dall'arcaico al classico. Ed è significa zioni che si definiscono più decorative cerca
tivo che pure nella Gliptoteca - un edificio per vano a loro modo un rapporto con l'antico -
altro costruito appositamente per la raccolta come dimostrano le stesse sale del Pio Clemen
che doveva ospitare - si dovette far ricorso, in tino ispirate all'architettura romana, o, nello
particolare per la fase pienamente classica rap stesso museo, i marmi e i pavimenti antichi riu
presentata quasi solo da copie romane, a criteri tilizzati nelle sale, o ancora le stesse forme mu
d'ordinamento di natura iconografica quando seografiche della «galleria dei ritratti» o del
non meramente decorativa 49. «cortile delle statue». Si trattava di soluzioni
Erano questi due più incerti criteri, che che si collocavano nel solco dell'ormai tradizio
Klenze aveva in ogni modo cercato di evitare, nale rifunzionalizzazione dell'antico, di quella
quelli che erano diffusi - ora l'uno ora l'altro, o instauratio dell'antico così ben descritta da
entrambi contemporaneamente - nei principali Franzoni per le raccolte cinquecentesche di an
musei del tempo. Così nella Villa Albani seguita tichità 5 1 •
dallo stesso Winckelmann e terminata intorno Un altro caso museografico va ancora qui
al 1 763 ; così nel grande modello del Pio Cle ricordato: quello del British Museum, che a
mentino, costruito ed ordinato tra il 1772 e i questa data presenta numerose analogie con il
48) Sulla storia della ricezione e della sistematizzazione NEISEL e G. LEINZ, Miinchen 1980, p. 258 sgg.
storiografica sette-ottocentesca della scultura greca cfr. BE 50) Cfr. ibid. , pp. 262-270, e PIETRANGELI, op. cit. a nota
SCHI, op. cit. a nota 44, p. 363 sgg. Sullo stesso argomento e in 33, p. 61 sgg.
particolare sul ruolo avuto in quest'ambito da Miiller cfr. S. 5 1 ) Cfr. C. FRANZONI, «Rimembranze d'infinite cose». Le
SEITIS, Dal sistema all'autopsia: l'archeologia di C. O. Muller, collezioni rinascimentali di antichità, in Memoria del!'antico
in AnnPisa, s. III, XIV, 1984, p. 1069 sgg. Sulla difficoltà di nell'arte italiana, a cura di S. Settis, I, L'uso dei classici, To
un inquadramento cronologico delle copie d'età romana si rino 1900, part. pp. 3 16-327.
sofferma JENKINS, op. cit. a nota 44 , p. 134 sgg. 52) Sull'allestimento della Townley Gallery cfr. B.
49) Sull'allestimento della Gliptoteca, ma anche sui pro COOK, The Townley Marbles in Westminster and Bloomsbury,
blemi di ordinamento delle raccolte scultoree sette-ottocente in BMY, 2, 1977, p. 34 sgg. e, sulla Townley e sugli altri ordi
sche, cfr. A. D. Porr, Die Skulpturenau/stellung in der Glypto namenti di sculture nel British Museum, JEN KIN S, op. cit. a
thek, in Glyptothek Miinchen. 1830-1980, a cura di K. VIER- nota 44, in part. 102- 139.
[23] I L MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 3 67
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FIG. 10 - A. BONUCCI, Progetto di allestimento del Museo delle Statue. 1807 (Napoli, Archivio di Stato).
Museo di Napoli. Mentre arrivavano, nel 1 807 , caso della Townley Gallery nessun criterio cro
i famosi Elgin Marbles - che rimasero però in nologico fu adottato (nel British Museum un
veduti per quasi dieci anni - si allestiva a Lon ordinamento per epoche sarà realizzato solo a
dra tra il 1 806 e il 1 808, quindi proprio negli partire dagli anni '40 del secolo, ma non per
stessi anni della raccolta scultorea napoletana, la cosiddetta galleria greco-romana, bensì per
la prima galleria di sculture del British Mu il settore, all'epoca ricchissimo, degli origina
seum, nota col nome di Townley Gallery. Si li greci) . Nessuna meraviglia quindi se nella
trattava di marmi greco-romani tipologicamente Townley Gallery dello scultore Westmacott, a
simili a quelli napoletani - solo inferiori nel nu parte una separazione dei fondi egiziani dagli
mero - e il loro ordinamento, in sale apposita altri, si riscontrava soltanto un criterio decora
mente costruite, fu affidato, come nel caso di tivo soggetto ai principi di simmetria e di pro
uno dei tre progetti napoletani, ad uno scul porzionata distribuzione 52 •
tore, Richard Westmacott, anch'egli professore Perfettamente all'interno dei criteri d'ordi
nella locale Accademia di belle arti. Anche nel namento del tempo - e con una propensione
3 68 ANDREA MILANESE [24]
per una fruizione puramente estetica dei mate fagi, frammenti architettonici e iscrizioni, con
riali - si collocano quindi i tre progetti napole l'auspicio di formarne «un vago e piacevole
tani, i quali, pur spingendosi spesso fino a una aspetto». Un luogo di suggestione, in un certo
più minuziosa indicazione dei singoli pezzi da senso, più che di studio.
inserire nelle sale, presupponevano tutti più o Assai meno selettiva, al contrario, la propo
meno tacitamente la supervisione di Arditi in sta di Francesco Maresca che coinvolgeva tutti
veste di antiquario ed erudito. gli ambienti destinati alla raccolta scultorea e
Il progetto dell'architetto Antonio Bonucci quasi tutti i pezzi (figg. 1 1-12) 54• Il Museo delle
(fig. 10) - del quale Arditi sottolineava la cono Statue era formato innanzitutto dai tre portici -
scenza dei principali musei italiani - era quello destinati il centrale alle nove statue di bronzo
che meno scendeva sul piano della più detta di Ercolano che Ferdinando aveva lasciato a
gliata scelta dei pezzi 53• Partendo dalla conside Portici, quello settentrionale ai torsi e ai fram
razione che la sistemazione delle sculture «al menti di statue e il terzo alle «più belle statue
parere di tutti gli Intenditori e Professori di ercolanesi», che credo vadano interpretate
belle arti, consiste principalmente nel dar loro come le statue della famiglia dei Balbi - e in se
quel lume e quell'effetto, che si richiede, ed un condo luogo dalla «Galleria delle Statue», a sua
locale proporzionato alla loro grandezza ed alla volta composta da nove sale (un tempo aule
loro perfezione», Bonucci finiva col concludere dell'Università) rese comunicanti tra di loro. In
che nel Museo di Napoli erano degni di ospi queste ultime Maresca tentava una ripartizione
tare le sculture - almeno quelle buone - quasi iconografica, che però finiva col dimostrarsi
unicamente i tre portici che circondavano il coerente solo in pochissime sale. È riconosci
cortile occidentale, i quali però avrebbero do bile comunque una assegnazione complessiva
vuto, per ovviare all'eccessiva grandezza, essere delle prime cinque stanze al tema delle divinità
divisi in più ambienti. Tutte le stanze invece e delle figure ideali e delle ultime quattro ai ri
della ringhiera occidentale, tranne una, veni tratti greci e romani, imperiali e privati. Una
vano sbrigativamente destinate, con un'idea forte incongruenza è riscontrabile nel Portico
molto selettiva del materiale, alla conservazione delle statue di bronzo ercolanesi, dove l'archi
dei pezzi più «scadenti». Diverso il discorso per tetto inseriva pure tutte le statue di «gladia
il cortile che qui - ma ancor più nelle altre pro tori», l'Atlante Farnese e «quanto i dotti classi
poste - assume un ruolo centrale nel Museo ficatori vorranno metterci» 55 •
delle Statue, costituendone di fatto l'entrata. Grande importanza prende poi nel progetto
Era il cortile delle statue e dei frammenti - Maresca la sistemazione del cortile-giardino,
di cinquecentesca memoria, ma presente in vero punto di snodo, oltre che semplice entrata,
quanto tale anche nel Museo di Portici - e Bo del Museo delle Statue. Una proposta museo
nucci proponeva di decorarlo con tazze, sarco- grafica interessante, quest'ultima, per la molte-
53) Pianta e relativa relazione del 16 giugno 1807 di A poli e degli architetti che li edificavano, Napoli 1858, II, pp.
Bonucci sono in ASN, lntend. di Napoli (Divino Amore), fs. 25-37.
9287 bis. Nella descrizione che segue del progetto di Bonucci 55) Incoerenti da un punto di vista iconografico erano
tutte le citazioni sono prese dalla sua relazione. ad esempio la «sala di Apollo» - dove collocava tutte le im
54) La «Spiegazione della Pianta relativa alla nuova di magini di Apollo e delle Muse ma pure le Isidi, il Meleagro di
stribuzione del Real Museo delle Statue», firmata da F. Mare rosso antico, le statue di schiavi frigi - o quella della Flora,
sca in data 4 luglio 1807, è conservata, insieme alla pianta, in dove veniva inserito un po' di tutto, dal Pan e Olimpo alle
ASN, fascio citato nella nota precedente. Anche in questo immagini di Mercurio, Paride, Narciso, ecc. Nella stanza di
caso tutte le citazioni contenute nella mia descrizione del pro Venere e Diana, oltre le statue di queste due divinità, Mare
getto vanno considerate tratte dal testo di Maresca. Su Mare sca voleva raccogliere «altre statue di donne, o busti analo
sca ( 1757-182 1 ) cfr. C. N. SASSO, Storia de' monumenti di Na- ghi».
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FIG. 1 1 · F. MARESCA, Progetto di allestimento del Museo delle Statue. 1807 (Napoli, Archivio di Stato).
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370 ANDREA MILANESE [26]
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FIG. 12 - F. MARESCA, Cortile a giardino del Museo delle Statue (particolare della pianta in fig. 1 1 ) .
plicità dei modelli d'ispirazione che v1 si pos di atrio scoperto» 56• Ma l'esigenza di ricostru
sono riscontrare contemporaneamente. Per la zione di un ambiente antico - già realizzata più
sua funzione di accesso e per l' impluvium erco efficacemente nella cucina ricostruita nel Mu
lanese che si suggeriva di collocare nel centro, seo di Portici - si saldava qui alla tradizionale
Maresca intendeva qui ricostruire «una specie idea del cortile-giardino delle statue e dei fram-
56) L'impluvium marmoreo che Maresca proponeva di veva essere ovviamente lo stesso), esso è riconoscibile - anche
collocare era, secondo le sue stesse parole, quello che stava per la rassomiglianza con quello disegnato da Maresca - ne!
nel cortile del Museo di Portici (lì però collocato non al cen l'impluvium ancora oggi collocato nell'altro cortile del Museo,
tro ma in un angolo: cfr. ALLROGGEN BEDEL - KAMMERER GRO· l'orientale, dove deve essere stato spostato nel tempo, aggiun
THAUS, op. cit. a nota 17, p. 109). Sistemato, come vedremo, gendovi anche una vaschetta marmorea nel centro.
da Arditi un impluvium nel modo proposto da Maresca (e do-
(27] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 371
menti. Il cortile era infatti destinato a contenere che nella formulazione del progetto più forte
frammenti di statue e frammenti architettonici, dovette essere il peso della figura di Chelli, che,
oltre a vasche, sarcofagi, puteali, anfore e statue fiorentino di nascita, fu visto tra l'altro da An
di terracotta. E in questo ricercato disordine, tonio Niccolini, che ne prese il posto di sceno
evidente anche nel disegno acquerellato della grafo al S. Carlo, come un continuatore della
pianta (fig. 12) , si avverte un'influenza del mo tradizione dei Bibiena 59 •
dello del giardino romantico di rovine, modello Per le pareti del Museo delle Statue i due
che era d'altronde a portata di mano nel giar artisti - unici ad avanzare una proposta in tal
dino inglese di Caserta. Lo spazio sarebbe stato senso - scelsero una tinta «di terra gialla con
reso ancor più suggestivo se ombreggiato «da poco bianco, da terra fino al cornicione, e con
quattro platani, pianta venerata dagli antichi», qualche macchia a guisa di granito», con volte
da porre in prossimità dell'impluvium 57 • bianche dipinte a finti cassettoni.
Nessuna volontà di raggruppamenti icono Ma la proposta più caratteristica, e senz'al
grafici è presente invece nel progetto dello scul tro scenografica, o, come dissero loro, «biz
tore Schweikle e dello scenografo Chelli (fig. zarra», fu avanzata proprio per il cortile-giar
13 ) , che appare esclusivamente teso, piuttosto, dino, che evidentemente doveva presentarsi co
alla ricerca del migliore effetto decorativo del me un luogo museograficamente troppo «for
l'insieme e dei singoli pezzi, e molto sensibile al te» per non catalizzare comunque . gli interessi
valore degli spazi architettonici, previsti infatti degli allestitori. Si pensò infatti di apprestare in
liberi - al contrario di quanto aveva proposto un angolo del cortile-giardino una vera e .pro
Bonucci - da ogni tramezzo ed ostacolo che pria scenografia sepolcrale di evidente sapo
potesse nascondere l'ampiezza dei locali, ta re romantico, che sarebbe risultata perfetta
gliare le fughe prospettiche, impedire il «colpo mente 'gotica' se non fosse stato per i monu
d'occhio» 58• Sempre privilegiati sono i più lu menti che invece che medievali erano classici.
minosi portici, ai quali vengono destinati gran Sullo sfondo di «piante di verdure lugubri» si
parte dei pezzi più famosi e in generale «le sta proponeva di ricomporre nel terreno quattro
tue migliori». Tre delle stanze occidentali, le sepolcri antichi, che dovevano essere affianca
più buie, sono lasciate ad uso di deposito, men ti da lapidi e termini funerari e da sarcofagi
tre le altre sei vengono allestite ognuna come sparsi. Davvero una 'bizzarra' interpretazione
unità a sé e sempre con un'attenzione ai parti dell'antico nella Napoli del 1 807 ! Seppur con
colari decorativi quali le colonne che reggono toni diversi, era una soluzione che rimandava in
piccole sculture sulla sommità - riprese consa qualche modo al Musée des Monuments Fran
pevolmente da Villa Albani, e in realtà molto ti çais di Lenoir, aperto a Parigi nel 1793 , e al suo
piche degli allestimenti settecenteschi - o le giardino retrostante decorato in maniera pitto
tazze o i tavoli marmorei disseminati con sim resca con monumenti funerari medievali; ma in
metria al centro degli ambienti. A giudicare da verità ancor di più viene da pensare - ma per
tutti questi elementi si può senz'altro ipotizzare ora non è molto più che una suggestione - a
57) Sul giardino romantico in ambiente napoletano cfr. fs. 2268. Le citazioni comprese nella mia descrizione di
V. FRATICELLI, Il giardino napoletano. Settecento e Ottocento, questo progetto sono tutte prese dalla seconda stesura della
Napoli 1993, part. pp. 9 1 -98. relazione dei due artisti. Su Chelli (1746- 1820) e su Schwei
58) Cfr. la pianta, con la dettagliata legenda, e la rela kle cfr. LORENZETTI, op. cit. a nota 8, pp. 308-3 10 e pp.
zione - conservata in due stesure quasi identiche, una del 22 292-293.
settembre 1807 e l'altra di poco successiva - che compon 59) Il giudizio di Niccolini è in LORENZETTI , op. cit. a
gono il progetto di Chelli e Schweikle, in ASN, Mio. lnt., II, nota 8, p. 309.
3 72 ANDREA MILANESE [28]
certi soggetti sepolcrali e 'gotici' , perfettamente Nelle parole di Zurlo è evidente la stretta
coevi, della pittura romantica tedesca, primi fra relazione allora voluta tra Accademia e Museo e
tutti quelli di Caspar David Friedrich 60• la funzionalizzazione di quest'ultimo all'interno
della didattica artistica del tempo (fig. 14). Dal
Rapporto però, presentato in data 20 aprile, ap
prendiamo anche quali erano in quel momento
1 808- 1 8 12: GLI ALTRI ALLESTIMENTI E LA NON FA
- in piena campagna di Russia - le «gallerie», o
CILE COABITAZIO l'ÌE CON L
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ACCADEMIA come diremmo noi le raccolte, aperte o in pro
cinto di aprirsi.
Nel 1 8 12 , in uno dei suoi famosi «Rapporti Purtroppo - a differenza del Museo delle
sullo stato del Regno», il Ministro dell'Interno Statue, per altro probabilmente già finito alla
Giuseppe Zurlo, dopo aver spiegato i progressi data del 1 8 1 0 - più scarse sono le notizie che si
fatti negli ultimi due anni dall'Accademia del è riusciti a recuperare intorno alle altre colle
Disegno, così si esprimeva circa lo stato del zioni, e in particolare circa i criteri di ordina
Museo Reale: mento adottati. In taluni casi i documenti ser
vono a poco più che a datare gli allestimenti;
«Ma l'alimento maggiore delle belle arti V.M. lo ha
ma considerando che del Museo Reale si sapeva
procurato agevolan.do lo studio dell'antico, ed aprendo
alla gioventù il museo delle statue e degli altri capi d'o
poco o niente, anche questo va tenuto come un
pera, i quali servono ad esercitare tutti i giovani artisti, e primo risultato.
ad ispirare a tutti il gusto delle belle forme, l'esattezza In generale, comunque, si può dire che gli
del disegno, e la magia dell'arte. anni tra il 1 808 e il 1 8 12 si presentano come un
V.M. ha fatto anche riunire in questo edificio tutto periodo di grande attività per il Museo. Molto
quello che la sua capitale presenta di più pregevole e di
poco in termini di allestimenti fu fatto in se
più istruttivo in monumenti delle scienze e delle arti. Ol
tre alla sala principale dell'edificio, ed agli appartamenti guito, e ciò certamente va messo in relazione
adjacenti destinati alla biblioteca vi ha stabilito la galleria con le gravi difficoltà di ordine politico ed eco
de' monumenti antichi in sughero, quella de' vetri anti nomico in cui si trovò il regno murattiano a
chi, quella de' vasi etruschi, quella de' quadri, quella de' partire dal 1 8 13 , in concomitanza tra l'altro con
papiri, ed infine lappartamento della Società reale.
l'inizio del disfacimento del sistema politico e
Quando questo edificio sarà terminato ne' lati, ne' quali
è tuttavia incompleto, V.M. avrà uno de' più belli monu
militare napoleonico 62•
menti d'architettura e il più ricco deposito d'arti e di og A parte la Quadreria e l'Officina dei Papiri,
getti scientifici di tutta l'Europa» 61 • sistemati con ogni probabilità già nel 1807 63 ,
60) Sul Musée des Monuments Français cfr. N. PEVS NER, Stato dal Ministm dell'Interno, Napoli 1 8 12, p. 5 1 .
I Musei, in I luoghi del museo. Tipo e forma fra tradizione e in 62) Sugli ultimi anni del regno murattiano cfr. VALENTE,
novazione, a cura di L. BASSO PERESSUT, Roma 1985, p. 56. I op. cit. a nota 28, p. 333 sgg.
dipinti di Friedrich cui si pensa sono quelli pubblicati in Ca 63) Della Quadreria s'è già detto prima e se ne tornerà a
spar David Friedrich. Line and Transparency, Cat. della mostra parlare più avanti; per la sistemazione dei papiri - che erano
tenutasi al Centre Cultura! du Marais (traduz. ingl.), a cura di ritornati, e rimasti a Napoli, dopo il loro trasporto a Palermo
]. e M. GUILLAUD, Paris 1984, figg. 32, 72, 284, 350, 369 e nel 1798 - cfr. ASN, Min. lnt., I, fs. 983 , dove un documento
370. All'interno di questo 'spericolato' accostamento tra il del 9 settembre 1806 attesta che l'Officina, trasferita a Na
cortile 'sepolcrale' di Chelli e Schweikle e la pittura roman poli, doveva solo essere messa in funzione. In A. F. MroT,
tica di un Friedrich, vanno comunque ricordati la nazionalità Rapporto sullo stato del Regno di Napoli per gli anni 1806 e
tedesca di Schweikle e, perché no, la presenza nel Museo 1807, presentato al Re nel suo Consiglio di Stato dal Ministro
delle Statue sin dal 1807 del poeta Gabriele Rossetti, il quale dell'Interno, Napoli 1808, p. 3 1 , risulta che l'Officina dei Pa
s'era pur sempre formato a Padova con il traduttore dei Canti piri era allora già attivata. Sull'Officina dei Papiri - che aveva
di Ossian. uno statuto separato dal Museo - cfr. S. CERASUOLO, M. CA
61) G. ZURLO, Rapporto sullo stato del Regno di Napoli PASSo - A. D'AMBROSIO, Carlo Maria Rosini (1 748-1836), un
per gli anni 1810 e 1 8 1 1, presentato al Re nel suo Consiglio di umanista flegreo fra due secoli, Benevento-Napoli 1986.
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FIG. 13 - D. CHELLI - E. SCHWEIKLE, Progetto di allestimento del Museo delle Statue. 1807 (Napoli, Archivio di Stato). '1
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374 ANDREA MILANESE [3 0]
FrG. 14 - Sistemazione del piano terra del Museo Reale alla fine del decennio francese (la pianta utilizzata è quella del 1807, in fig. 7 ) . 1:
Portico de' Miscellanei. 2: Portico delle Divinità. 3 : Vestibolo dell'Ercole. 4: Portico degli Imperatori. 5 : Galleria della Flora. 6: Galleria
dei marmi coloriti. 7: Galleria delle Muse. 8: Galleria delle Veneri. 9: Galleria dell'Atlante. 10: Galleria dei Bronzi. 1 1 : Stanza dei c.d.
bronzi minuti (solo dalla fine del 1 8 1 3 ) .
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FrG. 15 - Sistemazione del 1° piano del Museo Reale alla fine del decennio francese (la pianta utilizzata è quella del 1807, in fig. 8).
[3 1] I L MUSEO REALE D I NAPOLI A L TEMPO D I GIUSEPPE BONAPARTE E D I GIOACCHINO MURAT 375
sin dalla fine del 1 808 dovettero essere pronti, può ipotizzare che per quell'anno era pronta
sempre nel primo piano del Museo (fig. 15), i anche l'unica stanza della Galleria dei vetri an
locali più che dignitosamente preparati per la tichi.
Società Reale, istituita da Gioacchino Murat, Tra il 1 8 1 0 e il 1812 fu infine preparato il
con le tre accademie che la componevano, con locale della Galleria dei modelli in sughero dei
decreto del 20 maggio 1 808 64• È interessante monumenti antichi. Molti però già risultavano,
notare, a questo proposito, che quelle della So alla data del '10, i modelli costruiti da Dome
cietà Reale furono le prime sale del Museo ad nico Padiglione nei quattro anni trascorsi dal
essere decorate con pavimenti di mosaico an suo trasferimento nel Museo; ma, finché una
tico, che, ricomposti dai numerosi pezzi che al sala specifica non fu preparata, essi andarono
lora erano depositati nell'edificio - quasi tutti esposti nelle stanze della Quadreria, secondo
provenienti dall'area vesuviana -, furono re una sistemazione certamente impropria che fu
staurati da Raffaele Atticciati coll'aiuto di al segnalata dallo stesso Arditi, il quale non man
cuni allievi del Real Albergo dei Poveri. Sempre cava di sottolineare l'interesse e la curiosità che
nel decennio francese furono messi in opera questi modelli suscitavano in tutti i visitatori
quasi tutti quelli che si vedono ancora oggi, se stranieri 67.
condo un uso che risaliva al Museo Ercolanese Un discorso a parte merita la Quadreria. S'è
di Portici e riscontrabile alla fine del Sette già detto che sin dal 1 806 furono ad essa asse
cento, pur se non in questa misura, credo solo gnatr tre safoni e due gaoinetti ar primo piano
nel Museo Pio Clementino al Vaticano 65. dove i quadri restavano depositati per qualche
Tutt'altro che pronta risulta invece alla fine tempo. Anche se non è chiaro esattamente
del 1 808 la Galleria dei cosiddetti Vasi Etru quando, è certo che un primo allestimento -
schi, che Arditi definisce con grande ramma dal carattere puramente decorativo - fu realiz
rico, in una lettera dell' 1 1 ottobre, «informe zato da Arditi, forse col contributo dell'Accade
Collezione, perché, a causa del locale non an mia del Disegno, e verosimilmente non molto
cora preparato (sebbene io ne abbia più volte e più in là del 1 807. Dopo questa prima sistema
parlato e scritto) si giacciono i Vasi Etruschi zione - che dev'essere stata la più antica nel
gittati in un magazzino» 66• Siccome nella rela Museo di Napoli - è probabile che si sia lavo
zione del luglio 1 8 1 0 , come vedremo tra breve, rato alla Quadreria soltanto tra il 1 8 12 e il
Arditi non cita i vasi etruschi tra i materiali che 1 8 13 , quando infatti altre sale furono preparate
per ragioni di spazio non è riuscito a sistemare, ed allestite - sempre con la supervisione di Ar
è probabile che la raccolta fosse stata, per diti -, probabilmente con una selezione dei
quella data, già allestita. Per la stessa ragione si quadri provenienti dai monasteri soppressi 68•
64) Per la Società Reale - composta dall'Accademia di Storia e Antichità, al cui lavoro [ ... ] è occupato R. Atticciati
Storia e Belle Lettere, dall'Accademia delle Scienze e dall'Ac con alcuni ragazzi del R.I Albergo de' Poveri» (ASN, Min.
cademia di Belle Arti (sotto la cui ispezione furono poste dal Int., II, fs. 2268). Di quelli sistemati negli anni seguenti si par
1809, rimosso Wicar, le Scuole del disegno) - cfr. ZURLO, op. lerà più avanti. Per i pavimenti di mosaico in opera nel Mu
cit. a nota 43 , p. 1 10, e N!COLINI, op. cit. a nota 3 1 , pp. 45-49. seo di Portici, cfr. ALLROGGEN BEDEL - KAMMERER GROTHAUS,
Per i lavori nelle sale destinate nel Museo alle accademie cfr. op. cit. a nota 17, p. 9 1 .
supra, nota 43 («Notamento di quanto si è fatto nel R.l Museo 66) Cito d a una lettera d i Arditi dell ' l l ottobre 1 808,
dal mese di aprile 1807 per sino al mese di agosto 1808») e la conservata in ASN, stessa segnatura di cui alla nota prece
nota successiva. dente.
65) Per i pavimenti di mosaico sistemati nel Museo va 67) Cfr. relazione di Arditi del 23 luglio 1810 in AS
tenuto presente quanto diceva Arditi a Miot nel febbraio SAN, Serie in riordinamento.
1808: «qui non abbiamo posto in opera altri Musaici, che que 68) Per queste sistemazioni cfr. i documenti citati più
soli, i quali servono per adornare le stanze dell'Accademia di avanti a p. 395, nota 100.
376 ANDREA MILANESE [32]
La sequenza delle sale di questa Galleria era provenienti dalle soppressioni ecclesiastiche va
poi interrotta dal Salone del Parlamento Nazio ancora menzionata la vicenda - già in parte stu
nale, che, in mancanza di altro sito nella città, diata da Strazzullo - della «Galleria dei Pittori
fu predisposto provvisoriamente proprio nel già napoletani» istituita nel Museo Reale con de
ricolmo Palazzo dei Vecchi Studi intorno al creto di Gioacchino Murat del dicembre del
1 809. Il Parlamento era una conseguenza del 1 809 72• In questa sede va sottolineato come
famoso Statuto di Baiona, concesso da Giu questa decisione s'inquadrasse perfettamente
seppe Bonaparte sulla via della Spagna nel giu nella politica di valorizzazione della cultura na
gno del 1808, ma, come è noto, esso non fu mai zionale, che, sottesa a molte delle numerose ini
riunito per le resistenze nutrite da Gioacchino ziative prese nel campo della cultura e dell'i
Murat nei confronti di questo organo di rap struzione dalla dinastia francese, resta però par
presentanza nazionale. Sempre in procinto di ticolarmente evidente nelle mostre di belle arti
essere spostato in una sede definitiva, è proba tenutesi proprio nel Museo nel 1808 e nel 1 809
bile che negli anni sia stato esso stesso decorato e poi, per le arti applicate, anche negli anni suc
con dipinti e come tale inglobato nella Quadre cessivi, e ancor di più nell'istituzione di una bi
ria 69 (fig 15). blioteca come la Gioacchina, che sin dalla na -
Parlando della Galleria dei Quadri - sulla scita fu destinata all'arricchimento e alla forma
quale si tornerà comunque più avanti - non si zione di collezioni, non solo librarie, in special
può tacere dei fondi di tavole e tele che durante modo legate alle memorie patrie. E in tutto ciò
tutto il decennio francese furono immessi con dovette avere la sua parte quella politica d'indi
un ritmo ininterrotto dalle chiese e dai mona pendenza dall'orbita francese che Murat, assai
steri soppressi. Fanno testo in questo campo le più di qualsiasi altro dei napoleonidi sparsi per
note, e a tutt'oggi ancora fondamentali, ricer le corti europee, cercò di condurre tra non po
che di Antonio Filangieri di Candida, oltre a chi rischi e non pochi scontri con l'imperatore
quelle precedenti di Spinazzola 70• Qui basterà per molti anni del suo regno 73• La «Galleria dei
ricordare, a titolo d'esempio, i 282 quadri im pittori nazionali» - fortemente sostenuta, se
messi nel 1 806 dalla Certosa di S. Martino, o il non ideata, dal ministro Zurlo, che la ritenne
famoso s. Gerolamo di Colantonio proveniente indispensabile ad una 'nazione' come quella na
dalla sacrestia della Chiesa di S. Lorenzo, recu poletana, al fine di mostrar il «progresso» della
perato dallo stesso Arditi nel 1 808 e da lui su pittura locale sin dai tempi dell'arrivo di Giotto
bito esposto in collezione, fino ai 19 quadri nella capitale angioina - non fu però tra le ini
prelevati dal monastero di S. Agostino alla ziative murattiane andate più felicemente in
Zecca nel 1 8 14 7 1 . Ma proprio riguardo ai fondi porto. La collezione, che avrebbe dovuto for-
69) In particolare dai documenti citati più avanti a pro naci stessero per venderlo), in ASN, Min. Int . , II, fs. 2268.
posito della Quadreria il Parlamento risulta sistemato provvi Nella relazione del 1 8 12, cit. infra nota 83 , Arditi riferisce di
soriamente nel Museo Reale almeno dal 1810. Sul Parlamento avere esposto il quadro, sul quale si sofferma anche per met
Nazionale, e anche sulla ricerca di una sede provvisoria sin terlo a confronto con un lavoro di Diirer.
dal 1809, cfr. VALENTE, op. cit. a nota 28, pp. 257-258. 72) Cfr. F. STRAZZULLO, Un progetto di Mural per una
70) Cfr. V. SPINAZZOLA, La R. Pinacoteca del Museo Na Galleria di pittori napoletani, in NapNob, maggio-giugno
zionale di Napoli. Primo contributo al riordinamento 1962, p. 29 sgg.
(1806-1815), Trani 1899, pp. 3 - 12 , e il già menzionato FILAN 73) Per le iniziative murattiane in campo di politica cul
GIERI DI C ANDI DA, op. cit. a nota 23, part. p. 237 sgg. turale e per le tendenze autonomistiche nei confronti di Na
7 1 ) Sul s. Girolamo di Colantonio cfr. pure quanto ne poleone cfr. VALENTE, op. cit. a nota 28, part. pp. 3 1 8 sgg. e
dice Arditi il 9 marzo 1808, quando il quadro era appena 333 sgg. (per un profilo di Murat cfr. p. 232 sgg.) . Per la Bi
stato immesso nel Museo (sequestrato perché pare che i mo- blioteca Gioacchina cfr. pure ZuRLO, op. cit. a nota 43 , p. 109.
[33 ] IL MUSEO REALE D I NAPOLI A L TEMPO D I GIUSEPPE BONAPARTE E D I GIOACCHINO MURAT 377
marsi con le opere delle chiese e dei monasteri settembre del 1 809. Con quest'ultimo regola
della capitale e delle province e sotto la cura mento - che era il primo di più ampio respiro
dell'Accademia di Belle Arti, non poté essere dopo molti anni - le scuole venivano riorganiz
ospitata subito nel Museo perché le sale desti zate ed aumentate di numero, rendendosi ne
nabili allo scopo erano ancora rustiche. I quadri cessario quindi il reperimento di nuovi spazi 76•
- presto raccolti in abbondanza - rimasero Interrogato sulle esigenze dell'istituto da lui di
quindi per alcuni anni divisi tra vari depositi retto, Arditi rispose in una maniera che non po
ecclesiastici, per essere immessi nel Museo, teva essere più diretta. Innanzitutto elencando
dopo vari spostamenti - e non senza che si tutti i materiali antichi - talvolta intere raccolte
fosse ipotizzata una destinazione della Galleria - che non potevano essere esposti per ragioni
nei locali del Convento di S. Domenico -, sol di spazio. Tutta la collezione delle pitture erco
tanto nel 1 8 12 . Ed è molto probabile, ma non lanesi - all'epoca in numero di 1500 frammenti
sicuro, che le altre sale preparate per la Qua - che restava ancora esposta nel Museo di Por
dreria tra il 1 8 12 e il 1 8 13 lo siano state proprio tici, in un appartamento di sedici stanze, nono
per ospitare i lavori delle scuole nazionali. stante la volontà più volte manifestata dal re di
In generale tutti questi quadri provenienti riunirla al Museo Reale di Napoli. Tutta la va
dalle soppressioni dovettero purtroppo con sta raccolta di iscrizioni antiche, che era al mo
fluire nel Museo con ritmi troppo disordinati e mento «gettata in sito ignobile», e a cui anda
sostenuti perché, come dimostrano pure alcuni vano aggiunte le epigrafi che si sarebbero recu
documenti, non si andasse incontro - in un perate dagli scavi in corso e, secondo le ultime
Museo che nasceva col problema della man disposizioni, dai «luoghi pii soppressi». Una di
canza di spazio - non soltanto al rischio della screta quantità di cosiddetti «bronzi minuti»
permanenza nei depositi, ma all'assai più grave che, nonostante il gran numero portato a Pa
inconveniente di una cattiva conservazione lermo dalla passata Corte, s'andavano però re
nelle sale non finite e umide del primo piano cuperando dagli scavi. Alcune categorie di
dell'edificio 74 . marmi che evidentemente Arditi non aveva in
E la questione del «bisogno di locale» era al serito, se non in minima parte, nel Museo delle
centro di una relazione di Arditi del luglio Statue, come i torsi (tra cui era segnalata la pre
1 8 10, che, oltre a darci un'idea delle difficoltà senza di esemplari bellissimi) , i rilievi, i fram
del Museo a questa data, ci informa dei vari menti e i sarcofagi - e qui Arditi ricordava il
materiali a cui non si riusciva a dare una siste desiderio di Murat di vedere trasportati nel
mazione definitiva 75• La relazione nasceva dal- Museo anche quelli che si trovavano nei mona
1' occasione di una nuova distribuzione da dare steri soppressi. A queste sculture andavano ag
alle scuole dell'Accademia del Disegno, in se giunte poi quelle che si trovavano ancora - nel
guito al nuovo piano approvato da Murat nel 1 8 1 0 nello studio di Albacini a Roma, nonché
-
74) Attesta una situazione molto grave in questo senso 76) Per il nuovo «Statuto della R. Scuola delle Arti del
la relazione dell'Intendente di Napoli Cav. Macedonio del 10 Disegno» del 25 settembre 1809 cfr. LORENZETTI, op. cit. a
agosto 1810 (ASN, Min. lnt., I, fs. 974 ) . Sul ruolo di Zurlo nota 8, pp. 64-66 e App. VII (dove viene pubblicato per in
nell'istituzione della Galleria dei pittori napoletani cfr. ASN, tero). Sul reperimento, all'interno dell'edificio del Museo, di
Min. lnt., II App., fs. 658 (27 nov. 1 809). altri locali per le Scuole - che non mancò di provocare pole
75) Cfr. la già più volte citata relazione di Arditi del 23 miche -, e sulla nuova organizzazione da dare a questi locali
luglio 1810, in ASSAN, Serie in riordinamento. Nelle pagine cfr. la documentazione dell'agosto 1810 conservata in ASN,
di commento a questa relazione tutte le citazioni, lunghe o Min. Int., fs. 974, che spiega i precedenti della relazione di lu
brevi, vanno intese, tranne segnalazione diversa, come de glio di Arditi, e ne costituisce il seguito e la risposta.
sunte da questo testo di Arditi.
378 ANDREA MILANESE [34]
il Toro Farnese che il re voleva fosse traspor Museo di Napoli, oltre che una sua caratteri
tato dalla Villa Reale di Chiaia dove all'epoca si stica, che avrebbe sempre rischiato di compro
trovava. C'era poi da trovar posto per altri ma mettere un assetto più stabile delle raccolte,
teriali depositati in sette stanze del Museo di così come era avvenuto per il Museo Ercola
Portici «chiusi in casse e celati alla vista de' cu nese di Portici 77•
riosi», e ancora per i disegni originali delle pit Per quanto si voglia ipotizzare che Arditi
ture ercolanesi, in quel momento nella Stampe avesse dipinto la situazione più nera di quello
ria Reale dove erano rimasti per lesecuzione che fosse, per quanto possa sembrare prema
delle incisioni, ma che pure si voleva riunire nel turo pensare in quelle circostanze a materiali
Museo, vicino alle pitture. Andavano poi recu non ancora presenti del Museo, come le mo
perati dei buoni locali di deposito per i circa nete o gli oggetti degli scavi futuri, certamente
cento frammenti, tra grandi e piccoli, di mo il problema dello spazio doveva essere pres
saici pavimentali, al momento «gittati qui e là sante. E in una situazione in cui gli era stato
disordinatamente e all'umido», e che s'inten chiesto un parere sul «bisogno di locali» per il
deva quanto prima mettere in opera. Buoni ma Museo, in connessione col bisogno evidente
gazzini andavano trovati anche per le «forme di mente altrettanto avvertito dall'Accademia, la
gesso», sia quelle che già erano nel Museo di replica di Arditi non usava mezzi termini nel
Napoli, sia quelle che vi si dovevano portare l'invocare direttamente il trasferimento dell'Ac
dal Museo di Portici, forme assai delicate e co cademia in altro sito:
state moltissimo, tratte da statue di bronzo e di
«Nelle circostanze attuali io non so vedere altro ri
marmo di cui, come sottolineava Arditi con medio se non questo, cioè o che io colle statue di marmo
rammarico, «la maggior parte non è più tra e di bronzo sulle spalle esca dal Museo, o che escano le
noi» - era cioè in Sicilia - e anch'esse deposi Scuole del disegno. E veramente in ordine a cotal bivio,
tate nell'umido degli oscuri magazzini setten io mi lusingo che V.E. si attenga più tosto alla seconda
parte che alla prima: prendendo in considerazione che
trionali del piano terra. E come se non bastasse
sempre le Scuole di disegno [ . . . ] sono state fuori di que
tutto l'elenco già fatto, Arditi aggiungeva la ne sto recinto, e insieme che dopo la soppressione di tanti
cessità di spazio per l'officina del restauro dei belli e spaziosi monisteri possono bene nel cuore della
bronzi, al momento situata in luogo inadeguato città trovare un comodo asilo quelle scuole che tanti e
perché troppo buio, nonché per un Medagliere tanti anni sono state situate fuor di città nella collina di
S. Carlo delle mortelle. Così resterebbe quest'edificio
che già si progettava di ricostituire, per segna
unicamente addetto alle cose letterarie, ossia al Museo,
lare infine l'opportunità di pensare a tutti gli ai Papiri, alla Biblioteca, ed alla Società reale. Così il
oggetti che sarebbero venuti dagli scavi futuri - Museo otterrebbe senza altrui collisione quel locale di
un'eventualità, questa, più che concreta per il cui tanto abbisogna: il Museo replico che da principio
77) Il Museo Reale di Napoli, pur nato dalla riunifica «Antiquari» e Viaggiatori francesi a Pompei dalla metà del
zione di varie e diverse raccolte museali, manteneva sempre Settecento alla fine dell'Ottocento, in Pompei e gli architetti
quel carattere che era stato tipico innanzitutto del Museo francesi dell'Ottocento, Cat. mostra, Napoli 1 98 1 , part. pp.
Ercolanese di Portici, cioè un legame strettissimo con gli 25-37. Sul carattere di precarietà del Museo Ercolanese, de
scavi del territorio del Regno, tra cui in primo luogo quelli rivante dalle continue immissioni di materiali, cfr. ALLROG
dell'area vesuviana. Per altro gli scavi di Pompei, sotto la di GEN BEDEL - KAMMERER GROTHAUS, op. cit. a nota 17, part. p.
rezione dello stesso Arditi - che in questo senso sapeva ciò 125. Su una rete di musei che Arditi avrebbe voluto istituire
che diceva -, ebbero proprio durante la dominazione fran nelle province del Regno e sul loro ruolo rispetto al museo
cese, anche grazie a maggiori finanziamenti del governo, una centrale della capitale cfr. A. MILAN ESE Il piano Arditi del
,
forte incentivazione e un salto di qualità sul piano della me 1808 sui musei provinciali: centro e periferia nella tutela in
todologia di ricerca, rispetto al periodo borbonico. Sugli Magna Grecza, in La Magna Grecza nelle collezioni del Museo
scavi di Pompei in età francese cfr. ZuRLO, op. cit. a nota 43 , Nazionale di Napoli, Cat. mostra, Napoli 1996, pp. 275-280.
p. 5 1 ; ID., op. cit. a nota 61, p. 1 12; L. MASCOLI, Architetti;
[35) IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GJOACCl-IINO MURAT 379
n'è stato privativamente in possesso, e in cui se non vo Le parole di Arditi su questa vicenda erano
gliamo vanamente burlarci, è posta gran parte della glo
certamente, almeno in parte, dettate appunto
ria del Re Sig. Nostro e della Nazione e di V.E.».
dalla «rabbia», ed anche per questo motivo la
Non so dire se Arditi fosse a conoscenza di sua va presa come una testimonianza di parte,
cose a noi oggi ignote, o se piuttosto non ricor anche se, che le condizioni di salute dell'Acca
dasse, o facesse finta di non ricordare, che l' Ac demia, nonostante le riforme di Wicar e gli
cademia del Disegno era stata destinata ad aver sforzi del governo francese, non fossero in quel
sede nel Museo sin dal progetto di Fuga del momento delle migliori, risulta da più parti 79.
1778, anche se vi era stata traslocata solo nel Dieci anni dopo, comunque, Arditi sarebbe ri
1792 . Sta di fatto che da un punto di vista più tornato sull'argomento, aggiungendo ai prece
concreto, e tenendo presente le contingenze a denti ragionamenti anche delle valutazioni più
cui il museo nei decenni s'era dovuto piegare, interne alle questioni della didattica artistica,
la proposta di trasferire le scuole in un mona che, basata fondamentalmente, per quanto ri
stero cittadino - magari assai vicino al Museo, guardava lo studio dell'antico, sul disegno dai
come avrebbe suggerito dieci anni più tardi 78 - calchi in gesso, non costringeva a suo parere
non può sembrare poco funzionale sia per il alla coabitazione dei due istituti:
Museo che per l'Accademia. D'altra parte ad «In astratto si offre senza dubbio l'idea di una certa
Arditi sembrava anche che non valesse la pena analogia tra Scuole di Disegno, e Museo di Antichità e
di sacrificarsi per un Accademia che a suo dire Belle Arti; ma d'altra parte è vero che in concreto questi
funzionava tutt'altro che bene. «Delle scuole di due Stabilimenti nulla hanno di comune fra loro. Le
Scuole di Disegno offrono l'insegnamento dai primi ru
disegno speriamo meglio in appresso», egli di
dimenti dell'arte sino allo studio di qualche pezzo clas
ceva, «ma oggi sono senza dubbio in pessimo sico che conservano in Gesso a tal uopo; e finalmente
stato», aggiungendo più avanti: vanno sino allo studio del nudo serbando un ordine pro
gressivo d'insegnamento: sino a questo la gioventù
«Fa rabbia traile altre cose il vedere le somme in
pende dalle voci di quei maestri.
genti, che il Governo spende per sì fatte Scuole, unica
Giunti che sono a questo grado i giovani è ben na
mente per apprestare a' maestri una patente di poltrone
turale che essi bramino di studiare lantico e le belle
ria; poiché ciascuno per assistere alla Scuola nella sua
forme dei classici; ed è perciò che domandino frequente
volta e nel suo torno per una sola settimana [al mese] ,
mente alla E.V. il permesso di poter disegnare in questo
introita chi 120, e chi anche di più. Fa rabbia il vedere
Regal Museo, dove da secoli s'ingegnano di avvicinarsi
che dopo tante spese del Governo, sono tutte le varie
alla conoscenza del vero bello ideale, colla imitazione de'
scuole frequentate appena appena da una trentina di
grandi maestri dell'arte, tanto in pittura, quanto nella
giovani [ . . . ] . Fa rabbia il vedere, che nelle Scuole del di
scultura. Posto tutto ciò io non so trovare una ragione,
segno sono più i Maestri che gli Scolari; e più sono le
onde convincermi, che le Scuole del Disegno debbano
stanze da tali Scuole occupate che gli Scolari ed i Mae
tenersi a questo Regal Museo congiunte, dove occupano
stri insieme presi. E per ultimo fa rabbia il vedere che
impropriamente due terze parti del pianterreno, e por
questo locale è nella maggior parte occupato dalle già
zione del piano ultimo, non senza continuo pericolo
dette inutili Scuole in mentreché mancano poi tanti co
d'incendio [ . . . ]» 80•
modi per uso del Museo; di quel Museo all'uso del quale
era da principio destinato il locale intero, e in cui, come
avevo lonore di dirle più sopra, è posta la maggior parte In ogni caso le richieste di Arditi nel 1 8 1 O
della gloria del Re N.S. e della nazione e di V.E.». non furono esaudite, come non lo furono nel
78) Cfr. la relazione di Arditi del 1820 cit. infra, nota dell'Intendente di Napoli, Macedonio, del 10 agosto 1 8 1 0, in
80. ASN, Min. Int., I, fs. 974.
79) Sulle ambiguità della direzione Wicar, durata fino al 80) Cito dalla relazione di Arditi del 30 settembre 1820,
1809, cfr. quanto ne dice LORENZEITI, op. cit. a nota 8, p. 55 conservata in ASSAN, Serie in riordinamento (nello stesso fa
sgg. Situazioni irregolari sono segnalate anche nella relazione scicolo cucito in cui si trova la già citata del 1 810).
3 80 ANDREA MILANESE [36]
FIG. 1 6 - F. MARESCA - A. BoNUCCI, Progetto di sistemazione dei locali delle Scuole del disegno nel 2° piano del Museo
Reale. 1 8 10. A: Prof. Aloja, incisione di paesi. B: Prof. Morghen, incisione di figure. C: professore di Miniatura [Zucca
relli]. D: Prof. Chelli, Scuola di Prospettiva e Geometria. E: stanza vuota. F: Prof. Girgenti, Scuola di colorito d'imita-
zione. G: Prof. Berger, Scuola del colorito ad olio (Napoli, Archivio di Stato).
'20. La nuova assegnazione di locali (per il se pleti del piano terra e del primo piano, che sa
condo piano destinato alle Scuole cfr. fig. 16) rebbero stati assegnati tutti al Museo 8 1 •
non danneggiò però eccessivamente il Museo, Ma, come s'è visto anche dalle parole di
che fu peraltro incoraggiato nella speranza di Zurlo prima citate, al di là di possibili difficol
vedere finalmente costruiti tutti i locali incom- tà finanziarie, ad ostacolare il disegno di Arditi
8 1 ) Le Scuole ottennero in sostanza i locali posti nell'an stante Giardino di S. Teresa - che, iniziato nel novembre
golo sud-orientale del 2° piano dell'edificio (oggi occupati da 1808, avrebbe assicurato più luce alle sale settentrionali del
gli uffici della Soprintendenza Archeologica), che dal 1807 pianterreno -, e il trasferimento del Parlamento Nazionale
erano destinati ad abitazioni dei custodi del Museo, e che an (per altro mai insediatosi) . Per queste notizie cfr. la relazione
cora prima erano stati in parte dello Studio d'incisione di di Maresca e Bonucci, quella del Cav. Macedonia e l'autoriz
Morghen. Di concreto al Museo furono restituite tre sale del zazione ministeriale, tutte dell'agosto 1810, in ASN, Min. Int.,
piano terra affacciate sul Largo delle Pigne, dove si sarebbe fs. 974, in cui si conserva anche la pianta di Bonucci e Mare
sistemata l'officina del restauro dei marmi. Al museo fu pure sca qui in fig. 16.
garantita la continuazione del taglio di una fascia del retro-
[37] IL MUSEO REALE DI NAPOLI A L TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 381
c'erano più probabilmente una tradizione, una guenza l'è ignoto tutto ciò, che durante sì fatto inter
vallo, mi sono studiato di fare, onde (fuori di quel di Pa
moda, un progetto culturale più ampio, che
rigi) Museo non si vedesse in tutta Europa, il quale col
volevano unite Accademia e Museo. E non fu Museo Regale di Napoli potesse stare al confronto. [ . . ] .
un caso se esse si separarono solo nel 1 864, Vi prego intanto, S.R.M., colla maggiore vivezza che
quando - a prescindere dai motivi connessi io posso e so, che [ . . . ] vogliate trasferirvi in questo Regal
con il maggiore affollamento presente nelle Museo [ . . . ] . In ricompensa vi schiererà dinanzi agli occhi
tutte le sue dovizie, per avventura or messe in buon
raccolte del Museo - la didattica, e ancor più
ordine».
la produzione artistica, non guardavano più al-
1' antico con quella stessa passione che era stata Sempre al 1812 risale d'altronde una lunga
tipica dei primi anni del secolo. ed interessante relazione di Arditi, scritta al fine
di riepilogare il suo operato sin dal 1 807 , e di
descrivere la sistemazione e gli allestimenti
UN GIRO NEL MUSEO REALE INTORNO AL 1 8 12
delle varie raccolte 83 . Anche se si tratta di una
testimonianza discontinua - la Galleria delle
Come s'è già detto, intorno al 1 8 12 - 13 - an
Statue è ad esempio descritta assai più attenta
che in relazione con il più difficile momento
mente di altre raccolte - la relazione permette
politico - si chiude la fase di maggiore attività
di farsi un'idea delle realizzazioni museografi
allestitiva nel Museo Reale. Non mancarono
che eseguite fino a quel momento, in una fase
successivamente altre iniziative anche impor
in cui, se certo molti problemi erano lungi dal-
tanti, quali la decisione dell'acquisto del Museo
1' essere risolti, la gran parte delle raccolte allora
Borgiano o il tentativo di riprendere i lavori di
nel Museo erano però state esposte. Integrata,
completamento dell'edificio 82, ma anche i docu
quando è stato possibile, con altri documenti di
menti sembrano attestare l'affievolirsi di un im
archivio, con le piante, e con le pagine che Ro
pegno riorganizzativo che nei precedenti sei
manelli dedica alle collezioni napoletane nella
anni doveva essere stato certamente notevole.
sua guida di Napoli dell'ottobre del 1 8 15 84, la
Non fu un caso, quindi, se nell'agosto del 1 808
relazione ci consente anzi di compiere un imma
Arditi si rivolse alla Regina con queste parole: ginario giro nel Museo Reale; nel quale ci fac
«Sig.ra ciamo volentieri condurre dal Marchese Arditi.
Sono forse tre anni, o a quel torno, che la M.V. non Dopo aver messo in chiaro che l'edificio,
ha messo più piede in questo Regal Museo. In conse- quando era stato a lui consegnato, si presentava
82) Per l'acquisto del Museo Borgiano - per il quale fu Quadreria (quelle poste di seguito al Salone del Parlamento)
rono già pagati dal governo murattiano 10000 ducati dei descritto in questa relazione coincide quasi perfettamente con
60000 dovuti - cfr. ZuRLO, op. cit. a nota 43 , p. 108, e i docu quello che risulta da altri documenti datati tra il 12 marzo
menti del dicembre 1814 in ASN, Min. Int., II, fs. 4798. Sem 1812 e il 21 luglio del 1813 (per i quali cfr. ASN, Min. Int., I,
pre nello stesso fascio è documentato che nel giugno 1 8 14 fu fs. 990). Mentre questo lavoro era già in bozze ho ritrovato in
rono avviati i lavori di completamento dell'edificio, evidente ASSAN («Spese di officine e di manutenzione 1809-13», serie
mente interrotti dopo poco. in riordinamento) un'altra copia della relazione, pure non fir
83) La relazione - anonima, ma certamente di Arditi è - mata, ma datata 22 aprile 1 8 12. La citazione precedente è
conservata in ASN, Min. Int., II, fs. 4797, in una versione non presa dalla lettera dell'8 agosto 1812 in ASSAN, II suv. (serie
datata che fu parzialmente pubblicata in E. Pozzi, Il Museo in riordinamento).
Archeologico Nazionale di Napoli in due secolz' di vita, in Da In questo paragrafo tutte le notizie e le citazioni che non
Palazzo degli Studi a Museo Archeologico cit. a nota 1 , pp. portano indicazione di fonte diversa vanno intese come de
9-10, dove è ricondotta al «primo decennio della direzione sunte dalla relazione di Arditi dell'aprile 1812.
Arditi [1807- 17]». Più precisamente il documento può essere 84) Cfr. D. ROMANELLI, Napoli antica e moderna, Napoli
datato alla metà del 1812, perché, come si vedrà (infra, nota 1815, parte III, pp. 1 1-25. La dedica del testo a Ferdinando
100), lo stato dei lavori di allestimento di alcune sale della IV è datata 10 ottobre 1815.
3 82 ANDREA MILANESE [3 8]
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F1G. 17 - Veduta interna dell'androne. Lungo l'asse trasversale dell'edificio s'intravede uno dei due cortili del
Museo (da MORELLI, tav. VII).
[3 9] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 3 83
«quasi come un magazzino informe, anzi quasi tria [ . . . ] tutti gli oggetti che prima vi giacevano
come una sudicia stalla» - il che non è troppo confusi; onde potessero dagl'intendenti esser
difficile da credere dopo quanto s'è detto -, Ar comodamente vagheggiati e studiati, e dise
diti comincia naturalmente la descrizione del gnati». Al centro di questo spazio - come era
Museo dall' «androne», cioè il grande atrio già stato proposto da Maresca - era stato collo
d'entrata a tre navate (cfr. fig. 1 7) . Quest'ul cato, «secondo l'antica usanza», un impluvio di
timo era oramai, dopo il suo intervento di rias marmo, certamente con un richiamo agli atri
setto, completamente sgombrato dei vari og delle case pompeiane. Lungo i muri - ridipinti
getti che disordinatamente lo avevano occu in rosso mattone con i pilastri grigi - furono
pato, decorato con pochissime sculture, tutte create, chiudendo le finestre preesistenti, dodici
poste in maniera squisitamente ornamentale ai nicchie per altrettante statue consolari. Al di
lati di alcuni dei varchi principali, e riattintato sotto delle nicchie vennero disposti vari sarco
di una «gaia tinta pardiglia» - interpretabile fagi e le due statue colossali giacenti di Fiumi; il
come un grigio-azzurro dal tono particolar tutto secondo un partito decorativo alquanto
mente chiaro e vivace, ispirato al colore del tradizionale. Ai lati dell'arcata che dava nel
marmo bardiglio -, con le scorniciature bianche portico centrale del Museo delle Statue - e po
marmorizzate. Sulla parete di fondo del vano sta lungo l'asse trasverso dell'edificio - trova
dello scalone settecentesco - in asse con l'en rono posto le due col0nne farnesiane prove
trata principale dell'atrio e da qui pienamente nienti dal Triopion di Erode Attico (già collo
visibile -, era stato infine aperto un vano per cate nel cortile del Museo di Portici) , che in
dare più «luce» e più «magnificenza» alla scala, quadravano quindi l'Ercole Farnese che, come
e di riflesso anche all'atrio; era certamente la vedremo, era da lì pienamente visibile. L' ac
nicchia che nel 1 8 1 8 Giustiniani descrive fian cesso al cortile, infine, fu chiuso da un cancello
cheggiata da colonne di stucco di ordine io di ferro «lavorato con vaga semplicità, lontana
nico 85. da tritume e da goticismo»; e anche da ciò pos
Dopo l'atrio Arditi passa a descrivere il siamo immaginare quanto doveva essere stato
«gran cortile» del Museo delle Statue (cfr. fig. contrario Arditi alla scenografia «sepolcrale»
14), da lui trovato caoticamente occupato di proposta da Chelli e Schweickle per questo
marmi, per lo più frammenti architettonici. Qui spazio del Museo.
la sistemazione realizzata si differenziava com Il vero ingresso del Museo delle Statue an
pletamente, nella logica di fondo, dalle propo dava visto, per Arditi, nel primo portico situato
ste contenute nei tre progetti precedentemente subito a sinistra di chi entrava nell'edificio, da
osservati. Ai toni più o meno romantici di que lui battezzato «Portico de' Miscellanei». Qui
sti ultimi si era sostituita la scelta di un «serio trovarono posto infatti, come ammetteva lo
carattere, che al cortile di un Museo stesse stesso direttore, tutte le sculture che non gli era
bene». Più che un'entrata scenografica, o co riuscito di far rientrare coerentemente nella
munque «suggestiva», il cortile di Arditi - che classificazione dei restanti portici e sale, ordi
una bella veduta del 1825 riproduceva ancora nati evidentemente secondo un prevalente cri
fedelmente (fig. 18) si presentava infatti come
- terio iconografico; un criterio che Arditi, da
un luogo, per quanto ameno, di studio. Fra le 'erudito' , aveva quindi preferito alle soluzioni
quattro aiuole rettangolari l'archeologo decise propostegli dagli architetti e dagli artisti, tutte
di sistemare «con bell' ordine e con gaia simme- più o meno sbilanciate, come s'è visto, verso
esiti decorativi. Sul lato destro del portico
erano state chiuse le cinque finestre esistenti
nelle tompagnature costruite già ai tempi di
85) Cfr. L. GIUSTINIANI, Memorie storico-critiche della
Fuga nelle arcate seicentesche, e per l'illumi
Real Biblioteca Borbonica, Napoli 1818, p. 2 15. nazione dell'ambiente erano state predisposte
3 84 ANDREA MILANESE [40]
F1G. 18 - Veduta del Cortile del Museo delle Statue dal portico dei miscellanei (da Real Museo Borbonico, Napoli
1825, voi. II, tavola subito dopo il frontespizio).
[4 1 ] I L MUSEO REALE D I NAPOLI A L TEMPO D I GIUSEPPE BONAPARTE E D I GIOACCHINO MURAT 3 85
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3 86 ANDREA MILANESE [42]
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FrG. 20 - Galleria della Flora e Galleria di Adone (o delle Veneri). Dalla Galleria della Flora s'intravede quella dei marmi
colorati con l'Artemide Efesia in alabastro (da MORELLI, tav. XIII) .
nella parte superiore delle pareti, immediata così come aveva chiuso delle piccole finestre
mente sotto le volte, delle grandi lunette con che si trovavano sotto le volte, trasformandole
«scivole», «ottenendo in tal modo, che il lume in nicchie ovali cieche. A tutte le pareti e alle
ci entrasse meno sfacciato e arrabbiato, come volte era stato dato un colore «verdino», men
lo chiaman gli artisti; e in consequenza facesse tre bianco marmorizzato era il cornicione po
con la sua placidezza meglio gustare gli oggetti sto dove le volte s'innestavano sulle pareti.
di arte». Un'illuminazione diagonale, quindi, in Non era certamente la sontuosità delle gallerie
tutto simile a quella poi progettata da Klenze e delle sale del Museo Pio Clementino, né la
per la gran parte delle sale della Gliptoteca 86 • preziosità decorativa delle sale della Glipto
Lungo tutta la lunghezza della parete era stato teca, ma nel complesso doveva trattarsi di una
infine sistemato un basamento in muratura, di sistemazione decorosa nella sua sobrietà, e, da
pinto in color granito, per l'esposizione di sta
tue e busti. Nella parete opposta Arditi aveva
sostituito alle vecchie porte delle nicchie, af
fiancate poi da tronchi di colonne di marmo, 86) Cfr. Porr, op. cit. a nota 49, p. 270.
[43 ] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 3 87
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F1G. 21 . Sala di Aristide (o Galleria di Atlante) e Sala dellè Veneri. Quest'ultima fu una delle poche stanze del Museo delle
Statue a cambiare notevolmente dopo il decennio francese (da MORELLI, tav. XIV) .
un punto di vista allestitivo, si era pienamente quando - per di più ancora direttore Arditi -
dentro la tradizione delle gallerie statuarie l'allestimento delle collezioni scultoree, tranne
tardo-settecentesche. Di questo portico, come varie integrazioni, non era granché mutato dai
di vasi altri ambienti del Museo delle Statue, ci tempi del governo francese. Dalla guida della
si può fare un'idea attraverso le incisioni pub Galleria delle Statue pubblicata da Giovambat
blicate da Morelli nel 1 835 87 (cfr. figg. 19-23 ) , tista Finati nel 1 817 - quindi soltanto due anni
dopo la caduta di Murat, e appena rientrate le
opere da Palermq - si possono riconoscere, tra
le disparate sculture sistemate in questo por
tico, le statue onorarie dei Balbi, nonché tutte
87) Cfr. A. MORELLI, Musée Royal Bourbon. Vues et de le statue a quel tempo riconosciute come gla
scriptions des Galeries, Naples 1 835, tavv. X-XIV. Tra queste diatori, tra cui le repliche dei Tirannicidi, il
vedute di sala, quelle che Morelli chiama Galleria di Adau e
Sala delle Veneri, sono le sole che presentano significativi cosiddetto Vulneratus deficiens, o le figure ma
cambiamenti di pezzi rispetto all'allestimento d'età francese. schili giacenti pertinenti alle copie romane del
3 88 ANDREA MILANESE [44]
'-
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Frc. 22 - Portico de' due Balbi o delle Divinità (da MORELLI, tav. Xl).
[45] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 3 89
. . :·
, ;. ·. .
.,(
gruppo del «Piccolo Donario Pergameno» 88 • era denominato «Portico degli Imperatori». Ri
Il «Portico de' Miscellanei» incrociava sen guardo a questo ambiente Arditi faceva orgo
za soluzioni di continuità quello successivo, de gliosamente notare come, a parte i marmi all' e
dicato in maniera tematicamente omogenea poca ancora nello studio romano di Albacini,
alle immagini degli dei «di primo e di secondo nessuno immaginava che il Museo di Napoli
ordine», e per questo denominato «Portico possedesse tanti ritratti imperiali, che da lui
delle Divinità». Decorato e allestito in modo erano stati infatti scovati nei vari angoli dell' e
analogo a quello precedente, con le statue e i dificio dove si trovavano disordinatamente ri
busti collocati principalmente lungo le pareti posti. Al centro del portico - preparato e alle
laterali, sulle zoccolature, nelle nicchie o sui stito come i precedenti - fu posta la nota statua
tronchi di colonne, questo portico ospitava an farnesiana sedente della cosiddetta Agrippina,
che le due famose statue equestri dei Balbi, che collocata tra due fonti lustrali esattamente come
- già esposte nell'atrio, esattamente dove sono si vedeva ancora nel disegno pubblicato nella
state riportate in questo secolo - erano state guida Morelli (fig. 23 ) . In un piccolo ambiente
collocate nei punti d'incrocio con gli altri due che si apriva lungo il lato settentrionale di que
portici, così come aveva suggerito Canova nella sto portico era stata infine sistemata la grande
sua visita al Museo dell'ottobre del 1 807 . Pare Tazza di porfido proveniente dalle Terme di
che il grande scultore avesse pensato in un Caracalla: un'opera particolarmente apprezzata
primo momento ad una sistemazione delle due da Arditi, che l'aveva tolta dal Cortile dove si
statue al centro del Cortile scoperto; un'ipotesi trovava rotta in vari frammenti, facendola poi
poi subito scartata a causa del cattivo stato di restaurare e successivamente disegnare ed inci
conservazione delle sculture, piene di restauri e dere (fig. 24).
di integrazioni. La soluzione adottata, pur se in A questo punto il giro di Arditi tornava sui
coerente rispetto al tema del Portico delle Divi suoi passi per introdurre le stanze della rin
nità, dovette certamente essere scelta per la po ghiera occidentale, un tempo aule universitarie
sizione di spicco e la grande visibilità che assi ed ora chiuse negli accessi che davano sul por
curava ai due monumenti. tico contiguo e sistemate per il Museo delle Sta
A metà del Portico delle Divinità si apriva a tue in modo da essere collegate fra loro. La
sinistra - in asse col cortile - il «Vestibolo del prima, più luminosa delle altre perché prospi
l'Ercole», così denominato perché si trattava di ciente sulla facciata meridionale del palazzo,
un vano che serviva da comunicazione con le ospitava un altro pezzo famoso della collezione
altre stanze del Museo delle Statue, e perché Farnese: la statua di Flora, da cui la stanza
qui era sistemato il celeberrimo Ercole Farnese. p rendeva il nome. Meno coerente da un punto
La posizione era stata scelta - secondo il parere di vista tematico, la «Galleria della Flora» ve
espresso, come s'è detto, da una commissione deva esposti anche «quattro bellissimi torsi e
di artisti appositamente nominata - affinché la cinque bassorilievi», tra cui si possono ricono
statua, stando «come sotto una tribuna e rivolta scere la cosiddetta Psiche da Capua, il Torso
coll'aspetto ad oriente, fosse visibile anche ne' Farnese e il rilievo di Orfeo ed Euridice del
punti più lontani a traverso dell'intera lunghez Museo Carafa di Noja, un tempo a Capodi
za del cortile medesimo». Una sistemazione, monte 89• Questa stanza, come tutte quelle di se
quindi, di grande risalto e di sicuro effetto sce guito, era decorata con splendide colonne anti-
nografico - nella prospettiva che se ne offriva sin
dall'atrio -, per quello che allora era certamen
te il pezzo più famoso del Museo delle Statue.
Dopo il Portico delle Divinità si passava in 88) FINATI, op. cit. a nota 4, pp. 160-163 .
89) Ibid., pp. 174-175. Sul restauro della grande tazza di
quello che, per il tema omogeneamente rappre porfido, compiuto entro l'aprile 1808, cfr. ASSAN, Min. Int. ,
sentato dalle 47 sculture che vi erano raccolte, I, fss. 988 e 990.
[47] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 391
FIG. 2 4 Tazza i n porfido dalla Collezione Farnese. Conservata fino a quel momento i n frammenti, nel 1808 fu ricomposta e
-
restaurata da Stefano Atticciati nell'Officina del restauro dei marmi del Museo Reale (da PISTOLESI, II, tav. XLII).
che di marmi pregiati - in tutto venti di <<Verde oggi esistenti nel Museo (dall'Artemide Efesia
antico», due di «giallo antico» e due di alaba in alabastro all'Apollo in basalto verde, da
stro -, che erano disposte a coppia ai lati dei quello in porfido rosso ai Persiani in pavonaz
varchi di comunicazione, con piccole sculture zetto, tanto per citarne solo alcuni) . Era un'al
poste sulla sommità (cfr. figg. 20-2 1 ) , così come tra deroga alla classificazione iconografica, fatta
avevano suggerito Chelli e Schweikle dichiara naturalmente in nome della rarità e preziosità
tamente rifacendosi alla decorazione di Villa del materiale. Una stanza simile sarebbe stata
Albanì. allestita anche nella Gliptoteca di Klenze 90, e
La stanza successiva era detta «Galleria de' bisogna dire che nel Museo di Napoli la galleria
Marmi coloriti» dal momento che ospitava «un dei marmi colorati avrebbe avuto molta for
dici statue, otto busti, tre tazze, due animali» tuna, essendone rimasta una, diversamente alle
tutte sculture di marmi pregiati orientali, nelle stita, fino agli anni '70 di questo secolo. La gal
quali è facile riconoscere i famosi pezzi ancora leria preparata da Arditi doveva avere comun
que un aspetto particolarmente prezioso, es
sendo tra l'altro i piedistalli su cui erano pog
giate le sculture tutti di «giallo antico» e di ala
90) Cfr. Porr, op. Clt. a nota 4 9 p. 264.
, bastro orientale.
3 92 ANDREA MILANESE [48]
deva all'ultima sala dei marmi, la «Galleria di FIG. 25 Candelabro in bronzo con applicazioni in argento.
·
Atlante», che prendeva il nome dalla nota sta Rinvenuto a Pompei il 28 maggio 1808, fu nei mesi successivi
ricomposto e restaurato da Giacomo Ceci nell'Officina del re
tua farnesiana, qui sistemata in posizione cen stauro dei bronzi del Museo Reale. La perizia dimostrata da
trale tra due fonti lustrali. Era in realtà una gal Ceci in questo restauro fu molto elogiata da Arditi (da PISTO-
leria di ritratti - raggruppamento tematico tra i LESI, III, tav. LIX) .
più tradizionali nelle raccolte d'antichità - «per
lo più di Uomini illustri in lettere». Vi erano
esposti trentotto pezzi, tra statue e busti, e si
trattava quasi esclusivamente di ritratti greci zocchi. Quest'ultimo era trionfalmente posto al
(molti dei romani erano distribuiti tra il Portico centro della grande sala insieme alla nota testa
degli Imperatori e quello dei Miscellanei). colossale di cavallo, la cosiddetta Testa Carafa,
Dalla Galleria di Atlante si passava nell'ul che, già donata da Lorenzo il Magnifico a Dio
timo ambiente del Museo delle Statue, cioè la mede Carafa, era stata di recente regalata a
«Galleria dei Bronzi», più grande e più lumi Gioacchino Murat dal principe Carafa di Colu
nosa di quelle immediatamente precedenti. Qui brano. A questi bronzi s'era deciso di aggiun
erano state esposte tutte le sculture bronzee che gere, come diceva Arditi, anche i «gessi cavati
Ferdinando IV non aveva portato con sé a Pa dagli eccellenti bronzi che prima avevamo, e
lermo, tra cui innanzitutto le grandi statue ono che per disgrazia non abbiamo ora più. Forse
rarie da Ercolano e il cosiddetto Cavallo Maz- tali gessi, io diceva tra me, coperti di bella pa-
[49] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 393
tina bronzina faranno che noi guardiamo con due statue di Venere collocate sui pilastri termi
alquanto di minor dispiacere la perdita de' nali della balaustra, e da due coppie di statue
bronzi originali altrove passati. Così i Proci simili poste in altrettante nicchie 92 - Arditi pas
della casa di Ulisse, quando non potettero aver sava a descrivere, assai meno dettagliatamente,
Penelope ai loro piaceri, si rivolsero a vagheg gli appartamenti dell'ala occidentale del primo
giar le di lei fantesche». Dettata quindi da una piano (cfr. fig. 15), cominciando da quello della
volontà di documentare una larga fetta della Società Reale. Le cinque sale dedicate alle se
raccolta di sculture bronzee in quel momento dute delle tre accademie fondate da Giuseppe
mancante da Napoli - una volontà non priva, Bonaparte erano state preparate da Arditi sin
come s'è visto, di una sorta di bisogno psicolo dal 1 808, e certamente con molta eleganza. Gli
gico di risarcimento -, la scelta di esporre copie ambienti erano stati tutti decorati con pavi
in gesso affianco ad originali era senza dubbio menti antichi, per lo più composti di lastre
tipica della tradizione della museografia illumi marmoree (con ogni probabilità quelli prove
nistica, per tanti versi ancora attuale nei primis nienti da Capri); e di questa sistemazione Ardi
simi anni dell'Ottocento. ti - che sin dall'inizio aveva chiesto ed ottenu
Oltre alle sculture, però, erano esposte nella to che fosse formata una specifica Officina di
Galleria dei Bronzi anche numerose e variegate restauro per i pavimenti di mosaico antico -
suppellettili in bronzo - tra cui tre candelabri era particolarmente orgoglioso. Un salone più
(fig. 25) -, quasi tutte raccolte in otto armadi di grande, derivato dall'unione di due sale, era
legno. Doveva essere stata, questa, una scelta di stato fornito di decorazioni pittoriche sulle pa
ripiego. Sappiamo infatti che nel 1 8 1 0 Arditi reti e sulle volte, e restava dedicato alle adu
aveva lamentato l'assenza di spazio per siste nanze generali. Tutte le porte erano state deco
mare, tra le altre cose, proprio i cosiddetti rate con mostre di marmi pregiati, e tre tavolini
bronzi minuti. Alla fine del 1 8 13 , dopo aver di mosaici antichi - evidentemente formati con
li evidentemente collocati nella Galleria dei alcuni dei tanti frammenti conservati nel Museo
Bronzi del Museo delle Statue, egli tornò a - ornavano altrettante stanze di questo apparta
chiedere un finanziamento per potere allestire - mento, in cui trovavano posto anche la Biblio
esattamente nella stanza successiva - una speci teca e l'Archivio della Società Reale.
fica galleria dei bronzi minuti. Il finanziamento Subito di seguito si entrava nella «Galleria
fu concesso, ma non è certo, anche se molto dei Modelli in sughero dei Monumenti anti
probabile, se nel corso del 1 814 la sala fosse chi», certamente allestita, come s'è già detto,
stata ultimata 91• dopo il luglio del 1810. Si trattava inizialmente
Lasciato il pianterreno, e oltrepassato lo di una sola sala - due ne sono segnalate da Ro
scalone di Schiantarelli - di cui Arditi non manelli nel 1815 9J -, anch'essa decorata con
parla, ma che sin dal 1796 risultava decorato da pavimento di mosaico antico. Non sappiamo
9 1 ) Cfr. i documenti del novembre 1 8 13 in ASN, Min. fatti esposti marmi e non bronzi. Per questi ultimi erano d'al
Int., I, fs. 990. Nel 1815, però, ROMANELLI, op. cit. a nota 84, tronde in corso nuove sistemazioni. Sul candelabro di bronzo
p. 15, in questa sala, che avrebbe dovuto essere dei bronzi restaurato da Ceci, cfr. ASN, II, fs. 2268 (13 ott. 1808) e
minuti, segnala i materiali egizi della raccolta Borgia - eviden P.A.H., II, pp. 4-5.
temente già immessi insieme con gli altri. Ciò dimostrerebbe 92) Cfr. l'Inventario del 1796, in Documenti Inediti, I,
o che la sala dei bronzi minuti non era mai stata finita, o che cit. a nota 10, pp. 234-237 (nn. 42 e 44; 18 e 19; 26 e 28). Al
l'allestimento era stato smontato poco dopo il ritorno dei meno dal 1 807 decorava il primo pianerottolo della scala il
Borboni per far posto ai materiali Borgia. In FINATI, op. cit. a Leone farnesiano (cfr. il progetto di allestimento di Chelli e
nota 4, pp. 185 - 1 9 1 , questa sala e la precedente Galleria dei Schweikle già citato).
Bronzi sono le uniche due stanze del Museo delle Statue mu 93) Cfr. ROMANELLI, op. cit. a nota 84, p. 16.
tate rispetto al primo allestimento di Arditi. Vi risultano in-
3 94 ANDREA MILANESE [50]
F1G. 26 - D. PADIGLIONE, Modello in sughero del Tempio di Poseidone di Paestum, 1805 ca.
(Napoli, Museo Archeologico Nazionale) .
come fossero esposti questi modelli in sughero, antichi», formata da un unico ambiente - pure
che, come s'è detto, risultavano tanto graditi ai con pavimento di mosaici antichi -, nel quale
visitatori (i quali ne facevano stesso acquisto Romanelli segnalava «nobilissimi armadi» 95, e
presso Domenico Padiglione) ; conosciamo però di qui nell'«Appartamento dei Vasi Etruschi»,
almeno una parte dei modelli costruiti da lui composto da cinque stanze. Di tutto quest'ul
entro il 1 810, quando si trovavano ancora im timo settore del primo piano Arditi affermava:
propriamente esposti nella Quadreria. Erano, «È questa forse la parte più nobile e più deco
come diceva Arditi: «il modello del Colosseo di rosa di tutto il Museo, perché, oltre ad avere
Roma e del Tempio di Giove Statore; i modelli eleganti stigli di noce chiusi di cristalli destinati
de' Tempj, della Pianta e delle Mura e dei Se a conservare ed i Vetri ed i Vasi, i pavimenti di
polcri di Pesto; il modello della insigne Chiesa queste sette stanze sono tutti di bellissimi mu
di S. M. Maggiore di Nocera; il Modello del saici antichi. Non sono forse che due anni da
Teatro Ercolanese, e quello del Tempio di Iside che questo appartamento de' Vasi Etruschi, e
in Pompei, ec. ec.» 94 (cfr. figg. 26-27) . queste due sale de' modelli in sughero e de'
Si passava quindi nella «Galleria de' Vetri vetri, che affatto non esistevano, sono stati
94) Cito dalla già menzionata relazione di Arditi del 23 Asha//enburger Korkmodelle, Landshut/Ergolding (su Padi
luglio 1810. Sulla fortuna dei modelli in sughero tra '700 e glione cfr. le pp. 2 1 -22 di Kockel).
'800 in Europa cfr. w. HELMBERGER- V. KocKEL, Rom uber 95) ROMANELLI, op. cit. a nota 84, p. 16.
die Alpen Tragen. Fursten sammelh antike Architektur: Die
[5 1] IL MUSEO REALE D I NAPOLI AL TEMPO D I GIUSEPPE BONAPARTE E D I GIOACCHINO MURAT 3 95
del 1822 , nella quale il direttore del Museo - talogo delle opere d'arte dei musei napoletani
non senza aver sottolineato l'abbandono e il di sulla traccia del metodo di Lanzi 1 02 • La Quadre
sordine in cui aveva trovato depositate le opere ria, ad ogni modo, doveva essere l'unica, tra le
- dichiarava: raccolte sistemate in questi anni, il cui ordina -
mento presentava, nonostante gli sforzi di Ar
«ordinai che quei quadri tolti dall'accatastamento venis
sero sospesi al meglio nelle pareti; ma senza disposizioni
diti, alcuni limiti già agli occhi dei contempora
di Scuole. E perché senza disposizioni di Scuole? Perché nei. Lo dimostravano le parole di Giuseppe
mancavano allora a noi i migliori quadri di ciascuna Zurlo, che, nel suo famoso Rapporto del 1820,
scuola, i quali aveva l'Augusto nostro Sovrano fatti tra dopo aver elogiato l'allestimento del Museo
sportare in Sicilia; e in conseguenza la disposizione di
delle Statue, affermava:
Scuole nostre o straniere avrebbe ad un sol colpo d'oc
chio fatta ravvisare la nostra povertà. Dovetti dunque «La distribuzione de' quadri non è senza qualche
contentarmi allora del solo ordine simmetrico, senza più. inconveniente. Spesso delle produzioni insigni sono a
Appena però che furono tornati a noi dalla Sicilia ottan
falso lume, ed in gallerie sì vaste che il bello effetto delle
tasei classici quadri, io non tardai a dare una novella
loro prospettive è molto alterato. Ma non vi è colpa in
classificazione a questa Real Quadreria; disponendola,
questo disordine, e non potrà in altro modo emendarsi,
come ora, per ordine di Scuole» 101•
che terminando la fabbrica dei regj studj, per la quale
occorrono altri quarantamila ducati almeno. Si farebbero
Anche se per cause di forza maggiore non allora i gabinetti a proposito per situarvi i buoni quadri
realizzato, l'iniziale progetto di Arditi di ordi a giusto lume ed in poco numero, affinché la moltepli
namento dei quadri per scuole pittoriche (orga cità e la confusione non inducano fastidio e discapito a'
nizzate al loro interno per cronologia) risultava, capi d'opera delle arti» 10'.
101) Cito dalla relazione di Arditi dell'8 febbraio 1822, 103 ) ZuRLO, op. cit. a nota 1 3 , p. 108. Sulle troppo vaste
in ASN, Min. lnt., fs . 1983 , esp. 194. Concetti molto simili sale della Quadreria cfr. pure la relazione di Arditi dell'8 feb
sono espressi in due sue precedenti relazioni, del 9 luglio braio 1822, già citata in nota 101, da cui si evince in quel mo
1817, in ASSAN, fs. XXIII A2, 4 (segnatura provvisoria), e mento ci si apprestava a metter mano al completamento del
del 30 settembre 1820, in ASSAN, Serie in riordinamento. Da ]' ala orientale del 1° piano del Museo.
tutti questi documenti si evince che un ordinamento per 104) A parte la bibliografia citata di volta in volta a pro
scuole, a cui Arditi teneva molto, fu realizzato tra il 1820 e il posito dei vari istituti e dei vari aspetti della vita culturale na
1822. poletana durante il decennio, forse il quadro più completo
102) Cfr. CATELLO, op. cit. a nota 12, pp. 4-5 , n. 1 1 . delle iniziative prese in tal senso nel corso di questi anni ce lo
[53] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAI 3 97
sponsabilità, lo avevano lasciato come un ma francese, fosse scappata l'esclamazione rivolta
gazzino informe; lo ritrovavano più che discre al padre Ferdinando: «Se voi foste stato via altri
tamente allestito in quasi tutte le raccolte che dieci anni ! » 105• Chissà se un simile pensiero,
potevano esserlo. magari taciuto, non sia venuto in mente al gio
Pare che al principe Leopoldo, di fronte al- vane principe anche di fronte ai progressi com
1' eleganza con cui era stata arredata la Reggia di piuti nel Museo Reale !
Portici secondo le moderne tendenze del gusto
offrono, pur nella loro sinteticità, proprio i già citati Rapporti scientifici cfr. anche M. TORRINI, Lo Stato e le scienze. L'Orto
di G. ZuRLo del 1812 e del 1820. Va inoltre segnalato che in Botanico, l'Osservatorio, i Musei, in Gioacchino Murat cit. a
quest'ultimo - scritto durante la breve esperienza costituzio· nota 28, p. 44 sgg.
nale di quell'anno, e giustamente celebrato dalla critica sto 105 ) Prendo la Citazione, nota alla storiografia, da R.
rica per la sua lucidità - sono spesso messe a confronto le ci RuoTOLO, L'Impero conquista Napoli, in Gioacchino Murat cit.
fre investite nella cultura durante il decennio con quelle desti a nota 28, p . 60.
nate agli stessi scopi nel successivo quinquennio. Sui musei
3 98 ANDREA MILANESE [54]
APPENDICE
'" Le notizie che seguono riguardano i principali impie riportate nel corso dell'articolo - sono desunte da vari docu
gati presenti nel Museo Reale durante il decennio francese, menti in ASN, Min. lnt., I lnv., bb. 984, 988, 989, 991, 992,
più precisamente a partire dalla prima formalizzazione del II lnv., bb. 2268, 4797, 4800, 5075 (dove sono conservati an
l'organico del Museo avvenuta nell'estate 1807 (non sono che molti «Ruoli degli impiegati» del Museo); e in ASSAN, b.
quindi inclusi in quest'appendice impiegati come Angelo Bru XIV B8, e fascicoli personali di M. Arditi, G . Atticciati, R.
nelli, scultore e restauratore delle statue in marmo, deceduto Atticciati, F. M. Avellino, A. De Iorio, D. Padiglione, G. Ros
alla fine del 1806, o Felice Nicolas, direttore del Museo Reale setti, A. Solari, F. Tagliolini, G. Tammaro, M. Tili, R. Trapani
·
fino al marzo 1807 ) . I vari personaggi sono qui ordinati, come e A. Viva.
negli organici del tempo, secondo i settori o le raccolte di Nei sintetici profili che seguono si è dato spazio soprat
loro competenza. Le fonti utilizzate sono innanzitutto il Piano tutto alle notizie tratte dalle fonti documentarie, in gran parte
Arditi del giugno 1807, approvato nell'agosto successivo (e inedite, o da quelle bibliografiche meno note. Per altre notizie
già citato nel testo), e lo «Stato degli impiegati ne' Reali Mu più facilmente reperibili si rimanda alla bibliografia - non
sei ... » del 1816 (ASN, Min. lnt., II lnv., b. 5075, 46), nel ricca in verità - di volta in volta citata. Si segnala infine che
quale sono riportati luoghi e date di nascita del personale al nessuno dei luoghi di nascita e di morte dei vari personaggi
lora ancora in servizio, e sintetiche notizie circa la carriera di viene dato per sottinteso, essendosi scelto di riportare sol
ogni singolo impiegato. Altre informazioni - a parte quelle già tanto le notizie singolarmente verificate.
[55] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 3 99
non seppero fare gl'ingegnosi Tedeschi» (L. GIUSTINIANI, numero di quadri da restaurarsi, registratosi dopo le
Guida per lo Real Museo Borbonico, Napoli 1 822, p. 200 soppressioni dei monasteri.
sgg.). Su questi argomenti cfr. infra la voce su R. Gargiulo.
Raffaele CJAPPA
Giovambattista FlNATI (Napoli 22/4/1789 - dopo il 1860)
Nominato, l' 8 dicembre 1 806, «Pittore e Restaura
Figlio di Biagio Finati, aveva già lavorato per qual tore de' Quadri», Ciappa era ritenuto da Arditi molto
che anno nella Fabbrica della Porcellana (registrando le
bravo nel restauro - ancor più nell'imitazione e nella
polizze) , quando fu chiamato da Arditi nell'agosto del
contraffazione -, ma assai svogliato, tanto che nel primo
1807 a ricoprire la carica di aiutante del padre, Contro
anno di servizio pareva aver frequentato assai poco il
loro del Museo, caricato di troppo lavoro. Arditi lo de
Museo. Arditi lo inserì nell'organico del 1807 (con paga
scriveva come giovane che aveva compiuto buoni studi
di cl.ti 30 mensili), a patto che modificasse la sua con
superiori (in particolare nelle materie classiche) e capace
dotta. Non era più presente nel «ruolo degli impiegati»
di parlare varie lingue straniere, utile quindi a ricevere i
del gennaio 1 809; ed è assai probabile che fosse stato so
forestieri. Nel 1 8 13 stava preparando un catalogo del
stituito da Giovanni Sorrentino.
Museo Reale che doveva servire da guida per i visitatori
(probabilmente quella poi pubblicata nel 1 8 1 7 ) , ed era
inoltre impiegato del Museo privato della Regina, e per Giovanni D'EPISCOPO (Napoli 4/9/1746 - dopo il 18 16)
tali ragioni riceveva specifici assegni mensili. Nel 1814
Nel 1 807 Arditi riferiva che D'Episcopo - restaura
prese il posto di Controloro generale che era stato del
tore dei quadri nel Museo di Capodimonte sin dal 1786 -
padre, e fu dispensato dall'incarico che aveva nel Museo
era stato «uno dei primi ad apprendere l'arte del re
Murat. Nel 1817 divenne «Ispettore generale» del Mu
stauro sotto la disciplina del bravo sassone Federico An
seo Borbonico, e nello stesso anno pubblicò la prima
ders». Fu confermato in ruolo nell'agosto del 1 807 , e il
delle sue varie guide del Museo. Nel 1 824 fu direttore
suo stipendio mensile fu portato a cl.ti 30 (dai 12 fino a
della Tipografia Reale, e nel 1833 socio ordinario del-
quel momento guadagnati).
1' Accademia Ercolanese.
Rossetti sarebbe rimasto nella Galleria delle statue ruolo di Angiolo Brunelli, da poco scomparso, con la sua
fino ai moti del 1820, in seguito ai quali andò esule stessa paga (d.ti 36 mensili più 50 annui di indennità di
prima a Malta, nel maggio 1 82 1 , poi, nel febbraio 1824, pigione) . Nel 1807 Arditi propose di lasciarlo al suo po
a Londra, dove si sposò e si stabilì (vi scrisse il Com sto. Come riconobbero sia Arditi che Tagliolini, Calì era
mento analitico alla Divina Commedia, 1826-27 ) , e dove un artista capace, anche se pigro e più teso alla direzione
nacquero i suoi due figli Dante Gabriel, poi noto pittore dei lavori che al vero e proprio mestiere di restauratore.
preraffaellita, e Christina, divenuta affermata poetessa e Lo assisté il giovane scultore Francesco Nicolai. Alla sua
scrittrice di libri per bambini. morte, nel 181 1 , gli successe Angiolo Solari.
Molti anni più tardi Rossetti avrebbe rivendicato a
sé - in buona misura ingiustamente - la paternità della Filippo TAGLIOLINI (Fogliano di Cascia 29/12/1745 - Na
guida della Galleria delle Statue che era stata pubblicata poli, 6/1/1809)
dal suo amico Giovambattista Finati nel 1817. Su que
st'ultima vicenda e su un controverso episodio di contra Rimasto senza lavoro per la chiusura della manifat
sto con Arditi cfr. P. GIANNANTONI, Un poeta al Museo tura napoletana della porcellana, il noto modellatore -
Borbonico e un controverso libro su di esso, in RendAcc che si definiva «scultore romano» - chiese, il 13 maggio
Nap, XXIV, 1959, p. 105 sgg.; ancora sul contrasto con 1 807 , il posto di restauratore delle statue antiche nel
Arditi, oltre che più in generale sulla biografia del poeta Museo Reale. Benché questo ruolo fosse in realtà già ri
abruzzese, cfr. G. ROSSETTI, Carteggi, I ( 1 809- 1825), a coperto da Andrea Calì, Arditi ritenne ugualmente che
cura di T. R. Toscano. Napoli 1984 , in part. pp. 22-28 Tagliolini, per il quale aveva altissima considerazione,
(con bibliografia precedente) . dovesse essere utilizzato nel restauro delle sculture del
Molto probabilmente va attribuito a Rossetti un in Museo, tanto più che, nel momento in cui si stava per al
ventario del Museo delle statue (ASSAN, Inv. Ant. nn. 2 lestire la Galleria delle Statue, molte opere avevano biso
e 3 ), identificabile con quello che gli fu certamente com gno di essere completate nelle parti mancanti e per
missionato nel 1808, prima del definitivo allestimento at molte altre era necessario il rifacimento di restauri mal
tuato un paio di anni più tardi. fatti. Sicché egli propose - e ottenne - di creare per Ta
gliolini l'incarico, nuovo per il Museo, di «Modellatore
Stefano ATTICCIATI (? · novembre 1808) delle Statue», in base al quale i 'restauri' sarebbero stati
prima modellati in creta o in gesso dal Tagliolini, e suc
Primogenito di una famiglia di restauratori del cessivamente passati nel marmo da Calì. Su quest'inca
marmo tutti operanti a Portici al servizio della corte bor rico anche Wicar espresse parere favorevole.
bonica (il padre era morto nel 1785; il fratello Giuseppe Come riferiva lo stesso Arditi, Tagliolini aveva ser
rimase a Portici nello studio dei restauri ercolanesi fino vito per sei anni nella Manifattura Imperiale di Vienna;
al 1 8 16, poi nel Museo di Napoli fino al '23 ; l'altro fra con dispaccio del 15 febbraio 178 1 , era stato poi chia
tello Raffaele, restauratore dei pavimenti in mosaico, gli mato nella manifattura napoletana alle mansioni di
successe nel 1809). Arditi riferiva nel 1807 che Stefano «Capo dei Modellatori», con paga mensile di d.ti 45 (più
Atticciati, dal 27 marzo 1806 custode nel Museo di Na 65 annui per indennità di pigione). Uguale retribuzione
poli, era in realtà in servizio da 3 0 anni e che aveva una ricevette dal 1807 nel Museo Reale.
certa abilità nel restauro dei marmi. Egli era subentrato Su Tagliolini cfr. A. GONZÀLES-PALACIOS, Lo scultore
al Canart nella direzione dello «Studio de' restauri dei Filippo Tagliolini e la porcellana di Napoli, (Biografia e
marmi antichi» in Portici, e dal 1785 era «Capo delle documenti di A. Montemaggiori e R. Valeriani), Torino
Opere di marmo» che si eseguivano di real conto. Non a 1988.
caso nell'ottobre del 1808 risultava ancora creditore di
molti lavori in marmo fatti per la precedente dinastia nel Michele TILI (Roma 2 9/9/1746 - settembre 1817)
Real Sito di Portici, nella Favorita, nel Palazzo Reale e
nel Palazzo degli Studi. Col Piano Arditi del 1807 Attic Dal 1795 impiegato dalla Corte nei restauri in
ciati fu nuovamente assegnato al restauro dei marmi - marmo, Tili - che era stato raccomandato a Miot e ad
ma non delle statue, per le quali non fu ritenuto suffi Arditi da Antonio Canova -, con dispaccio del 10 feb
cientemente adatto -, con lo stipendio mensile di 30 d.ti braio 1808, fu ammesso al restauro delle statue antiche
(più i soldi per l'affitto, invece della casa che godeva nel del Museo Reale senza retribuzione fissa. Alla fine del
Museo). Gli fu affidato il restauro della grande tazza di 1808 Tagliolini riferiva che fino a quel momento non
porfido farnesiana, che eseguì, con grande soddisfazione aveva dato grandi prove del suo mestiere. Nel gennaio
di Arditi, nel 1808. Morì nel novembre del 1808 e gli su 1809 fu regolarmente inserito nell'organico del personale
bentrò il fratello Raffaele. con la paga mensile di d.ti 10.
Scultore e restauratore di statue, Calì aveva lavorato Figlio dello scultore Tommaso, che era stato per
a Caserta dal 1785 al 1791 e da quest!ultimo anno nel molti am1i:al servizio della Corte, e per i cui meriti rice
Palazzo degli Studi. L ' l l dicembre 1806 subentrò nel vette uaa pensione dal 1790 al 1807, Solari - che nel
[57] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 401
1 807 aveva restaurato a Caserta la statua del cosiddetto Restauro dei Bronzi antichi
Ercole Latino - ottenne un posto di restauratore dei
marmi nel Museo Reale nel giugno del 1 808 (lo aveva
Carlo CECI ( 1723 ca. - 1812 ca.)
chiesto il mese prima). Nel 1 809 lo stipendio gli fu por
tato dagli iniziali 10 a 24 d. ti. Nel 1 807 Arditi parlava dell' «ottantaquattrenne»
. .
Prima di prenderlo in servizio nel Museo, Ard1t1 Ceci come d'un espertissimo restauratore di metalli anti
aveva chiesto a Tagliolini se Solari sarebbe stato capace chi, da cinquant'anni al servizio della Corte nel Museo
di tradurre in marmo i suoi modelli, e se, oltre Calì e di Portici (per le mani di Carlo Ceci, e del figlio Gia
Tili, ci fosse bisogno di altri restauratori. Tagliolini so como, dovettero quindi passare molti dei restauri dei
stenne la nomina, asserendo che Solari era un ottimo noti bronzi esposti nel '700 nel Museo Ercolanese). Nel
scultore, capace di eseguire in marmo anche i lavori più 1807 fu inserito nel ruolo del Museo di Napoli con 2 1
difficili, e ciò non «per mezzo di meccanismo, ma per
d . ti mensili. Secondo Arditi - che in ogni occasione ebbe
mezzo di studio di disegno». Arditi riferì al Ministro che
nei confronti dei Ceci attestati di grande considerazione
di Solari tutti decantavano il valore nello scolpire «anche
- Carlo Ceci era stato il primo a portare a Napoli l'arte
perché dalla prima età sua ha fatto studio non mediocre
del restauro del bronzo. Nel 1806 Carlo, anziano e
di disegno, per effetto del quale studio ei modella assai
stanco, aveva chiesto di andare in pensione, ma il per
bene in creta, e fa eziandio de' belli ritratti in minia
messo gli era stato negato. Nel 1 8 1 1 ripeté la sua do
tura». Nel gennaio 1809 Arditi lo indicò come l'unico
manda, chiedendo inoltre che il suo stipendio fosse ag
che poteva non far rimpiangere la grave perdita del Ta
giunto a quello del figlio Giacomo, che ormai di fatto la
gliolini. Negli stessi anni Solari fu chiamato in più occa
vorava da solo istruendo al contempo un suo «tenero»
sioni ad eseguire lavori per conto della Regina, e certa
figlio e alcuni fanciulli dell'Albergo dei Poveri. Arditi
mente anche nella Reggia di Caserta. Alla morte di Calì
espresse parere favorevole, in considerazione dell'alto
ne prese il posto di 1° restauratore delle statue. Il 12
servizio prestato.
marzo 1822 fu nominato professore di scultura nel Real
Istituto di Belle Arti. Sulla famiglia, di origine romana, dei Ceci cfr. A.
Su Solari cfr. LORENZETI1, op. cit. a nota 8, pp. 293-94. GONZÀLEZ-PALACIOS, Mosaici e pietre dure. Mosaici a pic
cole tessere - Pietre dure a Parigi e a Napoli (I Quaderni
Valerio VILLAREALE (Palermo 1773 - 1854) dell'Antiquariato), Milano 1982, pp. 57, 6� e 70.
26
402 ANDREA MILANESE [58]
Galleria dei modelli in sughero dei monumenti antichi «colti stranieri», come riferiva Arditi, mostrarono di ap
prezzare molto i prodotti di Padiglione. Repliche dei
Antonio BoNUCCI (Napoli 13/6/1759 - dopo il 1829) suoi modelli esistono in vari musei europei, tra cui al
cuni nel Sir John Soane's Museum di Londra, identificati
Dal 1787 a Roma, prima come «Soprintendente dei da Valentin Kockel. Nel 1822 erano presenti nel Museo
Reali Edifici Farnesiani», poi dal 1790 «Direttore de' di Napoli quattordici plastici; ventitré nel 1837 (all'e
pensionati per lo studio delle Belle Arti in Roma» (ma poca realizzati anche dal figlio). Decaduti nella conside
Arditi riferisce che dirigeva il pensionato da qualche razione delle generazioni successive, se ne conservano
anno prima). Con dispaccio del 30 aprile 1806 fu chia nel Museo Nazionale soltanto cinque. Nel luglio del
mato, su proposta di Nicolas, alle cariche di «Architetto 1829 le repliche dei modelli dei tre templi e del sepolcro
delle Antichità Puteolane e di Pesto» e di Direttore del pestani, commissionate dal re Francesco I, erano state
l'istituenda Galleria dei modelli in sughero (con paga pagate a Padiglione, che s'era ritirato dal servizio l'anno
mensile di 40 cl.ti). Pur incaricato della direzione scienti precedente, 130 ducati ( 1 0 per il modello del sepolcro, il
fica dei modelli in sughero, e di affari attinenti agli scavi resto per i templi) .
e al restauro di monumenti antichi, Bonucci collaborò Almeno dal 1815 Padiglione fu affiancato dal figlio
spesso in questi anni con Maresca ai progetti riguardanti Agostino, da lui istruito, il quale fu stabilmente pagato
le sistemazioni del Museo Reale. Il 18 novembre 1815 fu dal Museo a partire dal 1° gennaio 1818. In questi anni
nominato Ingegnere Direttore degli Scavi di Pompei. padre e figlio stavano lavorando al modello dell'Anfitea
Continuò ad occuparsi del Museo anche successiva tro di Pompei.
mente, fino a quando, nell'ottobre 182 1 , Pietro Bianchi, Nel luglio 1849 l'architetto del Museo, Pietro Va
sostituendo Maresca, divenne di fatto l'unico architetto lente, si vide obbligato, come lui disse, a «ricordare una
del Palazzo degli Studi. Nel 1825 Bonucci lasciò la Dire malinconica linea della nostra storia», riguardante pro
zione degli Scavi di Pompei e fu nominato architetto del prio il noto costruttore in sughero e suo figlio Agostino.
Museo (col carico, però, dei soli affari ordinari). Si ritirò «Domenico Padiglione, unico al mondo nell'arte di far
dal servizio nell'agosto 1829 (sulla sua carriera cfr. anche modelli di Antichità, e le cui opere sono grandemente
ASN, Min. Int. II Inv., bb. 2016 e 2 109). ammirate in Francia ed in Inghilterra, in Germania, in
Russia e fino in America, si è lasciato morire d'inedia e
sulla nuda terra, e gli si è negato costantemente il passa
Domenico PADIGLIONE (Forino, Avellino 8/12/1756 -
porto per recarsi ove veniva molto onorevolmente invi
1 0/8/1832)
tato. Agostino suo figlio, sebbene non valga quanto lui,
Impiegato dal 1802 al 1806 nella Fabbrica della gli succedeva qual modellatore delle Antichità e ciò era
Porcellana, il 3 aprile 1806 fu nominato Costruttore dei indispensabile in un regno che è ricco cotanto di monu
modelli in sughero, e insieme custode di essi. Dovendosi menti antichi, e che in oltre ne possiede tre speciosissime
superare il metodo dell' «apprezzo», Arditi aumentò il miniere in Ercolano, Pompei e Stabia» (ASSAN, XIV
suo stipendio da 20 a 24 cl.ti mensili. Si ignora finora se B8). E nel denunciare le esigue retribuzioni offerte ad
Padiglione sia stato in contatto con i noti modellatori in Agostino Padiglione, Valente attestava l'eccessivo sfrut
sughero Altieri e Chichi, attivi a Roma nella seconda tamento che forse era stato fatto del mestiere di Dome
metà del '700, e da chi egli abbia appreso la sua arte, nico Padiglione e la non adeguata considerazione in cui
certamente legata alla tradizione presepiale napoletana. era stato tenuto uno dei migliori artisti del Museo.
Padiglione - che nel 1805 seguì Nicolas nella sua campa Su Padiglione cfr. HELMBERGER-KOCKEL, op. cit. a
gna di scavo a Paestum, iniziando già in loco la realizza nota 94, e le notizie in V. SAMPAOLO, La realizzazione del
zione della nota serie di modelli di monumenti pestani - plastico di Pompei, in Il Museo, 3 , 1993 , pp. 80-81.
dovette essere molto attivo nel decennio, a giudicare dal
numero dei modelli (sempre scientificamente corretti)
già realizzati, come s'è detto, nel 1810. Negli stessi anni Galleria dei Vasi etruschi, e medaglie
la rinomata perizia di Padiglione fu più volte utilizzata
anche dal Municipio di Napoli o dal Ministero dell'In
Gaetano GAGLIARDI (Montefusco 1756 - 18/8/1814)
terno per la costruzione di plastici di strade e di edifici
che si andavano progettando. Nell'aprile del 1820 gli fu Per le sue cognizioni nel campo delle antichità e
fatto esplicito divieto di vendere ai forestieri copie dei delle belle arti - o, come diceva Arditi, per le raccoman
modelli posseduti dal Museo Borbonico (divieto tassa dazioni del Cav. Carelli (noto numismatico e collezioni
tivo per i modelli dei monumenti inediti; obbligo di ri sta) - Gagliardi fu chiamato nel 1807 al posto di «Con
chiesta di autorizzazione per quelli che riproducevano servatore» della Galleria dei vasi etruschi (con 30 d.ti
opere edite). E certamente le occasioni per mettere a mensili) . Ebbe il compito di procedere a un inventario
frutto la sua arte a scopi commerciali - magari in società ragionato dei vasi e delle altre «anticaglie» (tra cui le
col Gargiulo - non dovettero mancare, se è vero che i monete) che allora si trovavano in questa sezione del
[59] IL MUSEO REALE DI NAPOLI AL TEMPO DI GIUSEPPE BONAPARTE E DI GIOACCHINO MURAT 403
Museo. Miot gli affidò anche la scelta dei vasi da far di che ebbe una certa notorietà (cfr. A. KENDON, Andrea
segnare, al fine di formare, sotto l'ispezione di Arditi, un De Iorio - The first ethnographer of gesture?, in Visual
agile catalogo da dare alle stampe (il che non avrebbe Anthropology, 7, 1995, pp. 3 7 1 -90).
impedito lavori più ampi) . Già nell'ottobre 1 809, però, Su De Iorio cfr. G. NAVARRO , Biografia del Canonico
Arditi lamentava il fatto che, nei due anni trascorsi, Ga della Metropolitana di Napoli D. Andrea De Iorio, Napoli
gliardi fosse stato completamente improduttivo, quindi 1853 , e il profilo biografico in Annali Civili del Regno
«totalmente inutile al buon servizio del Re». E dal mo delle Due Sicilie, LIII, 1855, pp. 24-28.
mento che in quell'anno Gagliardi era diventato Segreta
rio delle Scuole del Disegno e delle Scuole d'Incoraggia Michelangelo FORTUNATO
mento, Arditi - che voleva dare l'incarico a persona «di
molta cultura» - ne propose la sostituzione col giovane Dopo aver lavorato per trentasei anni nella Fabbrica
Francesco Maria Avellino, in quel momento precettore della Porcellana come 1° Aiutante del Modellatore
del Principe ereditario e già noto agli studiosi nazionali e Capo, il 3 aprile 1806 fu nominato 1° Restauratore dei
stranieri. Il ministro Capecelatro lasciò Gagliardi al suo Vasi Etruschi del Museo Reale. Scartato il sistema
posto, collocandogli affianco Avellino come collabora dell'«apprezzo», Arditi propose per Fortunato, vista la
tore. qualità dei suoi lavori, un aumento da 20 a 28 d.ti �en
Nell'agosto 1 8 1 1 Andrea De Iorio prese il posto di sili. Molto probabilmente già dal 1808 abbandonò il suo
Gagliardi nella carica di Conservatore della Galleria dei posto di lavoro (i documenti parlano di «diserzione») . L.
vasi (e non sembra attestato che Avellino abbia in quegli Giustiniani riferisce che, insieme a G. Paterno, fu tra i
anni collaborato col De Iorio). primi ad apprendere e a praticare a Napoli l'arte del re
Su Gagliardi cfr. DE TIPALDO, Biografia degli italiani stauro dei vasi antichi, arte che trasmise al figlio Dome
illustri nelle scienze, lettere e arti, v. IV, 183 7, p. 96 nico, il quale ebbe poi importanti incarichi a Vienna.
(viene riportato come anno di nascita il 1758).
Giuseppe TAMMARO (Torre del Greco 2/1 111780 - ? )
Giuseppe DE CRESCENZO (Napoli 26/1/1773 - ? ) Già apprezzato «Pittore di figure» nella R. Fabbrica
Dal 1 5 gennaio 1801 D e Crescenzo era stato, pur delle Porcellane tra il 1796 e il 1806, Tammaro fu impie
senza paga, custode dei quadri nella Galleria di Palazzo gato nel Museo come 2° Restauratore dei vasi sin dal
Francavilla. Col trasferimento delle opere nel Palazzo piano Arditi dell'agosto 1807 (mantenendo la stessa paga
degli Studi, egli fu assegnato al Museo Reale come cu mensile di 18 d.ti che aveva nella Fabbrica). Dopo l'ab
stode della Quadreria; nel 1807 , visto anche l'arrivo di bandono del posto di M. Fortunato, intorno al 1 808, di
G. Milano, Arditi propose e ottenne di assegnarlo alla venne 1° Restauratore dei vasi, nonostante la maggiore
Galleria dei Vasi etruschi, col ruolo di aiutante del Con reputazione di cui presto dovette godere in questo
servatore (con paga di 12 cl.ti mensili). campo R. Gargiulo. Nell'aprile del 1 8 16, in seguito alla
morte di G. Casanova, fu nominato disegnatore dei mo
numenti antichi e di Pompei con d.ti 28. Nel 1829 fu de
Andrea DE loRIO (Procida 22/2/1768 - Napoli febbraio
185 1) stinato all'incarico di soprastante di Ercolano; nel 183 1
ritornò al Museo come custode. Resta attestata una sua
Nell'agosto del 181 1 il Canonico De Iorio sostituì attività sia di pittore che di copista di quadri del Museo
Gagliardi, impegnato in altre cariche, nel ruolo di Con Borbonico.
servatore della Galleria dei Vasi etruschi, dove sarebbe
rimasto per lunghi anni. Già Ispettore dell'Istruzione Raffaele GARGIULO (Napoli 17 /3/1785 - dopo il 1864)
Pubblica nel 1 8 1 0 (ma l'organico del '16 riferisce che era
in questo ramo dal 1796) , De Iorio fu soprattutto uno Quando nell'aprile del 1808 chiese di poter entrare
studioso - dagli ampi interessi - e uno scrittore prolifico. nell'Officina del restauro dei vasi Etruschi del Real Mu
Nel 1 8 10 dette alle stampe il suo primo lavoro scienti seo, Gargiulo doveva già da qualche anno praticare - tra
fico, Gli scheletri cumani, cui seguì nel 1 8 13 il Metodo i primi a Napoli - quest'arte del restauro che, secondo
degli antichi nel dipingere i vasi, e successivamente nu Giustiniani, aveva appreso dal pittore della Fabbrica
merose altre pubblicazioni, tra cui varie guide di singole delle Porcellane G. ' Paterno. Certamente già all'epoca
raccolte del Museo - vasi, pitture, papiri - e dei princi egli era anche negoziante d'antichità, forse con tutta la
pali siti archeologici, oltre alla nota guida di Napoli del sua famiglia. E in ciò i documenti confermano quella si
1 8 1 9 . Era molto versato nel disegno, e conosceva bene nergia tra i mestieri del restauratore e del commerciante
varie lingue straniere, la qual cosa dovette poi aiutarlo di vasi antichi creatasi a Napoli a cavallo tra '700 e '800,
nelle relazioni che intrattenne con accademie e studiosi quando - appena introdotta in città l'arte del restauro
europei. Nel 1832 pubblicò un'interessante opera di ar della ceramica antica - vari artisti locali, soprattutto
gomento a metà strada tra l'antropologia e l'antichistica, della manifattura della porcellana, cominciarono, come
La mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano, riferiva Giustiniani nel 1822, non solo a lavorare «per
404 ANDREA MILANESE [60]
uso. della Corte, e di altri nostri particolari», ma pure ad contraffare così bene i vasi moderni, e di dare a quelli
andare «in cerca di rottami di vasi per fare il lor negozio l'aria di antichità, che giungono talvolta a far quasi illu
cogli Esteri, e per cui non vi è Museo in Europ·a, nel sione anche alle persone più esperte» (ASSAN, XXIII
quale non si mostrano i Vasi scavati nel Regno, e ristau A3, 13).
rati da' medesimi; e molti di questi incettatori li han pur Durante gli anni '20 Gargiulo mise a punto una
venduti al nostro Sovrano con grande loro profitto» nuova colla per il restauro della ceramica che gli fruttò
(GrusTINIANI, op. cit., p. 202 ) . Insomma un business di - riconoscimenti da parte del Ministero. Fu assai esperto
cui Gargiulo fu tra i principali protagonisti - stretta anche nel restauro dei bronzi antichi - arte che aveva
mente legato al Grand Tour, e al coevo affermarsi su più appreso dal suo amico Giacomo Ceci -, e resta attestata,
ampia scala del collezionismo di vasi antichi. nel luglio 1 836, la sua esecuzione, per il Laboratorio
Gargiulo fu ammesso a lavorare nel Museo il 15 giu delle Pietre Dure, degli ornamenti in bronzo dorato per
gno 1808 come 2° Restauratore dei Vasi Etruschi, senza un tavolino ellittico in legno pietrificato con scacchiera,
retribuzione; fu poi integrato nell'organico nel febbraio lapislazzuli e sostegni antichi (ASN, Min. Int . , II Inv., b.
1 8 1 1 con la paga mensile di 18 cl.ti. Nel 1 8 1 6 divenne 1° 4730).
Restauratore dei vasi (con 28 cl.ti mensili) e gli fu affian Su Gargiulo cfr. A. MrNGHETTI, voce «Ceramisti», in
cato, come aiutante, Domenico Fortunato. Sin dal 1809 Enciclopedia Bio-bibliogra/ica Italiana, 1939, p. 352 (vi è
la sua reputazione doveva essere molto alta, a giudicare riportata la data di morte del 1858, che credo errata per
dagli elogi che sia Zurlo che Arditi fecero della sua mae ché nel '64 Gargiulo pubblicò una Guida, che non sem
stria tecnica. In questa stima dimostratagli dai suoi supe bra postuma, del Museo Nazionale).
riori va forse visto il motivo di quella 'tolleranza' che gli Sulla collezione Gargiulo cfr. M. R BORRIELLO, Il
permise di continuare ininterrotta la pratica del com collezionismo minore: dallo scavo ai negozianti di antica
mercio antiquario che pur era stata proibita a lui che era glie, in La Magna Grecia nelle collezioni del Museo Ar
contemporaneamente impiegato del Museo (nel 1854 cheologico di Napoli (catalogo della mostra) , Napoli
vendette poi al M�seo Borbonico la sua ricca collezione 1996, pp. 226-27.
di vasi e di terrecotte). Già dal 1 8 12 lo stesso Gargiulo
era consapevole di esercitare ad ottimi livelli una «pro Vincenzo CAMPANA
fessione ch'è posseduta non che da tre persone nell'Eu Nell'agosto del 1807 Arditi diceva di lui che era stato
ropa tutta»; ed anche per questa ragione chiese nello in servizio per quarantotto anni, come disegnatore, nella
stesso anno un aumento di stipendio - presto concesso Tipografia Reale e in parte nel Museo di Portici. Nella
gli -, visto che per di più, servendo il Museo, gli era stessa qualifica fu confermato nell'agosto del 1807 (con
stato fatto divieto «di negoziare di generi antichi [. .. ] e stipendio di 45 d. ti al mese) e assegnato, come i due Casa
questo era il sostegno maggiore di sua famiglia». Sempre nova, alla Galleria dei Vasi Etruschi del Museo di Napoli.
nel 1 8 12 Gargiulo chiese di poter diventare restauratore Certamente molto anziano, ancora lavorava nel gennaio
del Museo privato di Carolina Murat, per la quale diceva 1 809; non è più presente nell'organico del 1 8 1 1 .
di aver già restaurato quasi tutti i vasi delle due celebri S u V. Campana cfr. G . GoRI GANDELLINI, Notizie
collezioni di Monsignor Terrusio e di Giovanni Cami istoriche degli intagliatori, tomo I, 1808, p . 145.
nada, entrambe immesse nel suo Museo, oltre a tutti gli
altri vasi che per il museo della regina arrivavano, tra Giovanni CASANOVA (Roma 24/2/173 6 - 1816)
mite il Ministro dell'Interno, dalla Calabria e dalla Basi
Disegnatore regolarmente in servizio dal 17 62 nel
licata. Nel 1 8 14 Gargiulo restaurò, sempre per Carolina
Real Museo di Portici (dove forse già lavorava da qual
Murat, i celebri vasi - oggi a Monaco di Baviera - sca
che anno), fu confermato con la stessa qualifica (e 40 d.ti
vati l'anno precedente nell'ipogeo Monterisi-Rossignoli
mensili) nel ruolo del Real Museo di Napoli dell'agosto
di Canosa (per il quale restauro fu pagato 666 cl.ti). La
1807. Alla sua morte, avvenuta intorno al marzo 1816, il
fama di Gargiulo doveva essere accreditata a tal punto
suo posto fu assegnato a Giuseppe Tammaro, fino a quel
da ricevere in più occasioni incarichi anche fuori di Na
momento restauratore dei vasi.
poli. La sua tecnica - almeno per i primi anni del secolo,
Sui disegnatori di Portici cfr. le notizie in ALLRqGGEN
e stando a quanto ne dice indirettamente Giustiniani -
BEDEL - KAMMERER GROTHAUS, op. cit. a nota 1 7 , p. 99.
dovette tendere ad un restauro pienamente ricostruttivo,
tale da assicurare un risultato il più simile possibile al-
Domenico CASANOVA (Portici 1/12/1766 - ? )
1' antico sia nel disegno che nel colore (Giustiniani riferi
sce di ottime composizioni di colore inventate nell'am Figlio di Giovanni; come incisore era entrato in ser
biente napoletano del tempo) . Il 20 ottobre 1 82 1 così si vizio nel Museo di Portici nel 1789, e nell'agosto 1807 fu
esprimeva Arditi, rievocando un restauro eseguito da confermato nel R Museo di Napoli con la stessa quali
Gargiulo circa sei anni prima (su due frammenti cera fica (e con 6 cl.ti mensili). Sin dalla sua fanciullezza
mici inseriti in una forma vascolare eseguita ex novo): aveva fatto pratica affianco al padre disegnatore.
«io conosceva il valore del Gargiulo, il quale ha l'arte di Di questi tre ultimi artisti Arditi riferiva , nel!'agosto
[61 ] IL MUSEO REALE D I NAPOLI A L TEMPO D I GIUSEPPE BONAPARTE E D I GIOACCHINO MURAT 405
del 1807 , che fino a quel momento non erano stati di al reputandolo abile quanto il fratello Stefano. In quell'oc
cuna utilità per il Museo di Napoli, più che altro perché casione riferiva che Raffaele aveva fino ad allora curato la
non gli erano stati affidati incarichi. Egli propose quindi sistemazione dei pavimenti antichi in dodici stanze del
la loro permanenza al servizio del Museo - dove a suo Museo, oltre al «maneggio» delle statue colossali e delle
parere c'erano tanti materiali, tra cui anche i pavimenti in colonne di verde antico e all'esecuzione dei piedistalli di
mosaico, da disegnare e da incidere -, ma offrendo ali' Ac marmo delle sculture. Nell'aprile 1816 la paga gli fu au
cademia di Storia e Antichità la possibilità di servirsi della mentata a d.ti 28 (viene detto «Capo dell'Officina del re
loro opera per l'esecuzione del corredo iconografico dei stauro dei pavimenti di mosaico», o anche restauratore
suoi lavori scientifici. Il Ministro Miot approvò, affidando dei mosaici).
ai tre artisti anche l'incarico di disegnare i materiali che
s'andavano restaurando, compresi i pavimenti in mosaico.
Su D. Casanova cfr. U. THIEME - F. BECKER, Allge Architetto dell'edificio
meines Lexzkon der Bildenden Kiinstler, 6, 1912, p. 102.
Francesco MARESCA (Napoli 4/10/1758 - Napoli 8/7/1824)
Officina dei pavimenti antichi in mosaico Nel «ruolo» degli impiegati del 1816 si diceva di lui
che era stato «Tavolario del fu S .R.C. Architetto came
Raffaele ATTICCIATI (Resina 1/1/1758 - 22/9/1825) rale, e dal 1796 Architetto in questo R. Museo». Con di
spaccio del 28 maggio 1806 fu nominato «Architetto
La sistemazione e la messa in opera degli antichi pa proprietario del R.l Museo». Nel 1807 Arditi riferiva che
vimenti di mosaico era un problema a cui Arditi, sin dal Maresca lavorava per il Museo da cinque anni prima del
1807, voleva guanto prima trovare una soluzione (anche dispaccio. Restò in servizio fino al 182 1 , quando, colpito
perché le troppe sale occupate dai relativi frammenti co da apoplessia, fu collocato a riposo ( 12 ottobre) conser
stituivano uno degli ostacoli al trasferimento delle pit vando intero il suo stipendio.
ture dal Museo di Portici). Per quest'Officina - com Su Maresca cfr. la bibliografia citata nel testo.
presa nel Piano Arditi del 1 807, e poco dopo certamente
operante, pur se formalmente aggregata a quella dei
Marmi - Arditi propose Raffaele Atticciati, fratello di Ste
fano e da lui stimato un abile artista. Egli avrebbe lavo Magazzini e cortili
rato sotto la direzione dell'architetto Bonucci, con l'aiuto
di una decina di Alunni dell'Albergo dei Poveri, scelti tra Stefano MoNTALTO (Roma 8/2/1747 - dopo il 1826)
quelli più esperti nel disegno. Raffaele Atticciati era in
servizio «ne' R.li Ristauri» dal 1778, e nel 1809, poco Dal 1796 era regolarmente in servizio come custode
dopo la morte del fratello, fu inserito nell'organico del del Palazzo dei Vecchi Studi (Arditi, invece, nel 1 807 ri
Museo con la qualifica di restauratore dei marmi (e la ferisce che vi lavorava da diciassette anni, con merito) .
paga mensile di d.ti 24), curando principalmente però, al Venne confermato nel 1 807, e restò in servizio fino al
meno in questi anni, la messa in opera dei pavimenti in l'ottobre 1825, percependo la pensione dall'anno succes
mosaico. Nel maggio 1 8 13 Arditi ne parlava molto bene, sivo (ASN, Min. Int. , II Inv. b. 2057) .