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23

GIUGNO

1 giugno

Dice Gesù:
«Per essere salvati, o poveri uomini che tremate di paura, basterebbe che voi, come
veri figli e non come bastardi di cui Io sono Padre soltanto di nome mentre il vero padre
è l’altro, sapeste rapire al mio Cuore una scintilla della mia Misericordia. E non
desidererei che di farmela rapire.
Sto col petto aperto perché possiate giungere più facilmente al mio Cuore. Ho dilatato
la ferita della lancia nel mio Cuore perché voi possiate entrare in esso. E non giova. Ho
fatto servire le vostre infinite offese come coltello di sacrificatore per sempre più
riaprirla perché l’Amore sa fare questo. Anche il male lo fa divenire bene, mentre voi, di
tutto il bene che vi ho dato - sinanche Me stesso vi ho dato che sono il Sommo Bene - ve
ne servite in modo così osceno che diventa per voi strumento di male.
Sto col mio Cuore aperto che goccia sangue, come dai miei occhi gocciano lacrime. E
cadono, sangue e pianto, inutilmente sulla terra. La terra è più benigna di voi al suo
Creatore. Apre le sue arene per ricevere il Sangue del suo Dio. E voi, invece, mi chiudete
il vostro cuore, unico calice dove Esso vorrebbe scendere per trovare amore e dare gioia e
pace.
Guardo il mio gregge... Mio? Non più mio. Eravate le mie pecorelle e siete uscite dai
miei pascoli... Fuori avete trovato il Maligno che vi ha sedotti e non vi siete più ricordati
che a prezzo del mio Sangue Io vi avevo radunati e salvati dai lupi e dai mercenari che vi
volevano uccidere. Sono morto Io per voi, per darvi la Vita e la Vita piena come Io l’ho nel
Padre. E voi avete preferito la morte. Vi siete messi sotto il segno del Maligno ed esso vi ha
mutato in selvatici caproni. Non ho più gregge. Il Pastore piange.
Solo qualche agnella fedele m’è rimasta, pronta ad offrire il collo al coltello del
sacrificatore per mescolare il suo sangue, non innocente ma amante, al mio
innocentissimo, ed empire il calice che sarà alzato nell’ultimo giorno, per l’ultima Messa,
prima che siate chiamati al tremendo Giudizio. Per quel Sangue e per quei sangui,
all’ultima ora, Io potrò mietere la mia ultima messe fra gli ultimi salvati. Tutti gli altri...
Serviranno da strame per i riposi dei demoni e per ramaglia nell’incendio eterno.
Ma le mie agnelle saranno con Me. In un posto scelto da Me per il loro beato riposo
dopo tanta lotta. Diverso il posto loro da quello dei salvati. Per i generosi vi è un posto
speciale. Non fra i martiri e non fra i salvati. Sono meno dei primi e molto più dei secondi
e stanno in mezzo, tra le due schiere.
Perseverate, voi che mi amate. Quel posto merita ogni presente fatica perché è la zona
dei corredentori, a capo dei quali è Maria, mia Madre.»

Dice ancora Gesù:

«Credono che la penitenza sia una cosa inutile, sorpassata, una quieta manìa.
24

Non c’è che penitenza e amore che abbiano peso agli occhi di Dio per arrestare gli
avvenimenti e deviarli.
Avete bisogno più di amore che di pane. Ma per il pane vi arrabattate a procurarvelo,
rubandovi il tozzo l’uno con l’altro come cani affamati, e siete poco dissimili, in realtà,
da essi, pronti come siete a dilaniarvi per un pugno di terra e per un fumo d’orgoglio.
Mentre per acquistare e possedere l’amore non fate nulla. Non ve ne curate.
Ma sapete, o disgraziati, cosa fate trascurando l’amore? Perdete Dio, il suo aiuto in
terra, la sua vista in cielo. Cosa devo fare per farvi capire questo se i miei flagelli non
bastano, se le mie bontà non servono? Come devo fare scendere il Paraclito, in quale
forma, perché vi investa e vi salvi? Se il globo di fuoco portato dal vento veloce
scendesse, per una nuova Pentecoste, su ognuno di voi - non dividendosi in fiammelle
che furono bastanti, allora1, su dei poveri pescatori, rozzi e ignoranti ma amanti di Me -
scendesse pieno su ognuno di voi, non basterebbe lo stesso ad accendervi di Dio. Prima
dovreste sgombrare l’anima dai vostri falsi dèi, e non lo volete fare perché li preferite a
Me, Dio vero.
Siete perduti, se un miracolo non si compie. Volgetevi e pregate l’Amare.»

2 giugno

Dice Gesù:
«In questo mese dedicato al mio Cuore e che quest’anno raduna le solennità che sono
altrettanti attestati d’amore di Noi, Trinità divina, che fate voi? È un mese d’amore e voi
ne fate un mese di inferno che odia. E così per il mese di Maria, mia Madre, e così per
l’aprile in cui Io morii, or sono 20 secoli, e che vi riporta la mia Pasqua. Per voi è sempre
così.
L’amore, la bontà, la volete solo da Dio e in Dio. Ma voi non volete amarci, amarvi,
esser buoni. Sì. Non volete amarci. Le vostre preghiere sono inutili perché sono spinte
sulle vostre labbra non dall’amore ma dall’egoismo. Volete essere preservati dal male.
Ma non dite: “Però lo stesso sia fatto ai nostri nemici”. No. Per loro impetrate stragi e
rovine. Quello che non volete per voi. Non c’è palpito in voi che non abbia per segreta
molla odio e egoismo. E così le vostre preghiere sembrano palloncini che salgono per
poca via e poi scoppiano ricadendo al suolo.
Provate a pregarci con amore, amore per tutti, ed Io vi aiuterò. “Ché se voi fate del
bene a chi vi vuole bene, che merito ne avete?” Siate simili a Noi che facciamo piovere
sole e acqua sui giusti e sugli ingiusti, lasciando solo a Noi il diritto di giudicare, quando
sarà l’ora.
La Legge e la Parola sono sempre uguali2, sono sempre quelle, figli che non ci amate.
Venti secoli sono nulla davanti alle verità eterne. Io, il Verbo, non sono venuto a mutare
la Legge. Neppure Io che sono il Verbo. E voi l’avete mutata perché sulla mia Legge e sulla
mia Parola avete messo una sovrapposizione delle vostre stolte parole, delle vostre

1
allora, nel racconto di Atti 2, 1-4.
2
sono sempre uguali, avendo citato quanto è detto in Matteo 5, 43-48; Luca 6, 27-35.
25

cieche e crudeli leggi. Avete creduto così di mutare la Legge e la Parola e di progredire.
Sì. Avete progredito. Ma come uno che non veda più la luce avete progredito non verso
la mèta: Dio, ma verso il punto opposto. Siete regrediti verso la bestialità. State uccidendo
la vostra anima. Come? Sapete gridare per gli spazi: “Salvate le nostre anime” e poi le
uccidete da voi? Ma quando un naufragio inabissa una nave, soltanto i vostri corpi
muoiono e i miei angeli sono pronti a portare nei cieli le anime di coloro che sono spirati
col nome mio e di Maria, mia Madre, sul labbro. Mentre voi, nel naufragio della vostra
figliolanza di figli di Dio, uccidete le vostre anime. Oh! povero Cuore mio!
Parlo con te, Maria, che sai cosa voglia dire essere disamata, offesa, non riconosciuta,
tradita, e che ne hai sofferto fino ad ammalartene. Tu puoi capire il mio tormento
paragonandolo al tuo.
L’amore misconosciuto è un tormento. E il mio è un infinito amore infinitamente
misconosciuto. Non sono due o tre persone che hanno mancato come per te. Per me sono
milioni di persone che in venti secoli mi hanno disamato, offeso, sprezzato. E il mio Cuore,
che ama con la perfezione di un cuore divino, si è dilatato nella sofferenza del dolore. La
lanciata non è stata dolorosa rispetto alle ferite che mi ha inflitto, in venti secoli, nel
Cuore, la razza umana. Io sono Dio e non passibile di infermità umana; ma però passibile,
nella mia Umanità, al dolore. E voi mi date un infinito e continuo dolore.
Devo rifugiarmi sul cuore di mia Madre per superare certe ore di spasimo per le
vostre brutture, devo guardare i miei confessori per attutire l’amarezza di quello che
siete voi, uomini, per Me che vi ho amati fino a morire. Non vogliamo corone preziose
sulle teste dei simulacri che mi rappresentano e rappresentano la Madre mia e vostra,
mentre voi ci configgete continuamente delle spine rispetto alle quali quelle della mia
corona erano rose.
Un’unica corona vogliamo da voi: “Il vostro amore”. Un amore che sia vero, di ogni ora,
in ogni evenienza. Basterebbe che questo ci fosse in pochi cuori, in ogni nazione, perché
il male venisse debellato dal Bene. Non sono forse bastati dodici veri apostoli, appoggiati
al Cuore di Maria, per portare la Carità nel mondo? Ma voi ora siete peggio dei Gentili e
dei Giudei.»

Dice ancora Gesù:


«Questo è per te. Considera il valore delle cose, anche piccole, se mi sono offerte con
amore.
Io non ti ho abbracciata quando, in un grande dolore e in una grande prova, ti sei
rassegnata, perché non potevi fare diversamente, o quando in un’ora di grande fervore
mi hai offerto te stessa. Ti ho stretta al Cuore per una cosa che a vista umana può parere
un’inezia. Ma Io la giudico da Dio e non da uomo. I1 tuo spontaneo dedicare a Me quella
pena e senza che Io parlassi e che nessun agente esterno premesse su te, mi ha
commosso spingendomi a premiarti subito. Tu sai come.
Ricorda sempre e sii sempre pieghevole alla mia Volontà che devi vedere in tutte le
cose, anche nelle più minuscole, e che devi sempre pensare come mossa da un desiderio
di bene per te. Devi essere come un’erba fiorita che si curva e si aderge ad ogni soffio
d’Amore, perché la mia Volontà è Amore. E in te tutto deve rispondere a questo mio
Amore con l’amore. Anche lo sguardo con cui guardi il tuo prossimo deve essere sguardo
26

d’amore, sempre. In tal modo anche un semplice sguardo ti meriterà una mia carezza.
Non giudicare nulla spregevole, rispetto al soprannaturale. La vita è fatta di cose
comuni ma che, rivestite di amore, divengono eccelse. Mia Madre è stata ugualmente
grande e degna dell’ammirazione degli angeli nell’attimo3 del suo “fiat” come quando,
lasciando le contemplazioni dei più alti misteri e la meditazione del dolore che avrebbe
ferito Lei attraverso la sua Creatura, si dedicava alle umili incombenze della donna
lavando, con amore, i miei pannilini, cucinando, con amore, il cibo allo sposo,
rassettando, con amore, la casa, ascoltando, con amore, i bisogni dei vicini.
L’amore è sempre pronto, pieghevole, dolce, ilare, generoso, paziente. Ed è l’amore
che apre i cieli e ne fa scendere la nostra Trinità, la quale viene nei cuori non soltanto
con tutti i suoi fulgori, ma anche con tutte le sue tenerezze.
Io ti voglio condurre ad essere più pieghevole, morbida e forte di una matassa di seta.
Se Io voglio scherzare con te, se Io voglio mostrare che sono il Re, il Padrone, tu non devi
reagire, lamentarti, mettere il broncio. Se dopo averti tenuta per degli anni in un letto Io
volessi trartene fuori, che ci sarebbe da stupire? Sarei padrone di farlo e tu dovresti
essere generosa pronunciando il “fiat” della guarigione come lo fosti per pronunciare il
“fiat” della infermità.
Ho guarito la tua anima, potrei guarire il tuo corpo che è sempre meno paralizzato di
quanto non fosse la tua povera anima un tempo. E tu me ne dovresti ringraziare, anche
se la guarigione vuol dire dilazione dall’incontro fra Me e te nel Paradiso, se vuol dire
pericolo di vivere nel mondo, se vuol dire restituzione del tuo dono. Se Io lo facessi avrei
i miei fini e tu, per piacermi, dovresti essere lieta sempre, come ora.
Di cosa è composto il miele? Del succo di mille fiori. Di cosa è composta la perfezione?
Del frutto di mille sacrifici. Un’ape che volesse nutrirsi solo di un fiore non farebbe che
poco miele e stucchevole. Un’altra che mescola il succo di fiori dolcissimi a quello di altri
amarognoli, di fiori delicati nel loro sapore a quello di altri dall’aroma piccante, produce
un miele abbondante e salutare. Così avviene per l’anima. Bisogna che ti abitui a vedere
in tutte le cose il tuo Gesù che le preordina per tuo bene e di tutte te ne devi servire per
progredire.
Guarda, per non sbagliare devi fare così: guardi il tuo prossimo? Pensa di guardare
Me. Parli al tuo prossimo? Pensa di parlare con Me. Fai qualche piacere, qualche lavoro
per il tuo prossimo? Pensa che sono Io che te l’ho richiesto. Allora progredirai. Guai se
uno si ferma a riflettere a chi volge lo sguardo, la parola, l’opera! Ben poche volte
parlerebbe, guarderebbe, farebbe con quella carità che mi fa accetto il vostro agire. Io,
sulla terra, facevo tutto pensando al Padre mio e alla vostra redenzione. Tu fa’ tutto
pensando a Me e alla redenzione dei peccatori.
Non basta essere rassegnata quando Io te lo impongo levandoti quello che giudico
giusto levarti per tuo bene. Occorre che tu ti abbeveri e nutri giubilante a tutti i calici che
ti offro, correndo incontro ad essi, benedicendo l’Amore tanto quando te li porge come
quando te li leva, chiedendomi anzi di darteli per impedire a Me di berli, quando sono
amari.
Così mi sarai cara, tanto cara che Io ti amerò al punto da sospirare ardentemente di
averti per sempre nel mio Regno. Solo l’amore mi spinge a lasciarti qui ancora per

3
attimo che si coglie in Luca 1, 38.
27

renderti più buona. Solo l’amore deve spingerti ad esser più buona per volare presto a
Me.»

3 giugno

Dice Gesù:
«Molti mi chiedono4 un segno. Quale segno? Segno dell’ora o segno della mia potenza?
Il segno dell’ora lo avete già. Ripeto5: “Io non sono venuto a mutare la Legge”. Siete voi
che l’avete mutata. E Io non muto la mia Parola. Quello che ho detto ho detto. Tutto quanto
doveva avvenire, dal momento che Io parlavo, Uomo fra gli uomini, sino al momento in
cui Io verrò, Dio figlio di Dio, a giudicare gli uomini, è contenuto nel mio Vangelo.
Siete voi, stolti che avete la testa piena di mille rumori inutili e di pensieri perversi,
che non capite più quanto Io ho detto. Non siete forse salati col fuoco, con quel fuoco che
salerà in eterno i miei nemici? Questo che vi arde ora e che scende su voi per distruggervi
e condurvi sempre più alla bestemmia e all’eresia non è che un anticipo di quello che sarà
il fuoco di cui Io parlo6, destinato agli scandalosi che non si convertono. E voi siete di
questi. Solo del corpo e delle ricchezze inique vi preoccupate, e calpestate coscienze e
altari, e profanate tutto quanto toccate, e uccidete in voi Me stesso una seconda volta.
Ecco i doni che vi sa dare Lucifero sotto il cui segno vi siete messi. La Bestia soffia
dalla sua bocca il fuoco dopo avervi sommersi nel male della corruzione. Sono i suoi
doni. Non può darvi altro. Mentre Io vi avevo dato, insieme a Me stesso, tutti i tesori della
grazia.
Volete un segno della mia potenza? Ma sono venti secoli che vi do questo segno! A che
è giovato? Ho aperto su di voi i torrenti delle mie grazie e dal Cielo li ho fatti scendere
sulla terra in mille e diecimila miracoli. Ho sanato i vostri malati, ho sedato le vostre
guerre, ho prosperato i vostri affari, ho risposto ai vostri dubbi, anche su cose di fede,
perché so la vostra debolezza che non crede se non vede, sono venuto a ripetere la mia
dottrina, ho mandato mia Madre perché con la sua dolcezza vi piegasse a penitenza e ad
amore. A che ha giovato?
Mi avete trattato come uno scemo, sfruttando la mia potenza e la mia pazienza,
convinti che Io, dopo avere fatto il miracolo, non me ne ricordassi più. No, figli del mio
dolore. Tutto è segnato nel gran libro della mia Intelligenza e non è usato inchiostro per
scrivere in essa, ma il carbone acceso dell’Amore. E tutto viene ricordato.
Avete sfruttato la venuta di mia Madre per scopi umani, ne avete fatto oggetto di risa
e di commercio. Non sapete che Maria è il mio Tempio e il mio Tempio è casa7 di orazione
e non spelonca di ladri? Le sue parole, così affettuose, così supplici, così piene di pianto,

4
chiedono… Su una copia dattiloscritta, Maria Valtorta annota a matita: In risposta ad una domanda di Marta. Si tratta
di Marta Diciotti, la donna vissuta con Maria Valtorta dal 1935 e che assistette la scrittrice inferma fino alla morte. Il suo
nome ricorre spesso negli scritti valtortiani. Nata a Lucca il 2 dicembre 1910, è morta a Viareggio il 5 febbraio 2001.
5
Ripeto, perché già detto nel primo "dettato" del 2 giugno.
6
di cui Io parlo, in Matteo 18, 6-9; Marco 9, 42-50.
7
casa… come in Matteo 21, 12-13; Marco 11, 15-17; Luca 19, 45-46; Giovanni 2, 14-17.
28

per voi che le avete ucciso il Figlio, e neppure sapete fare frutto di tanto sacrificio, vi
sono suonate come canzone inutile. Avete continuato la vostra strada di perdizione.
I miei messi, le anime che vivendo come dovreste vivere tutti sono divenute le mie
banditrici per ripetere una volta ancora la parola del mio Cuore, li avete trattati da
“pazzi” e da “ossessi” e qualche volta li avete uccisi, tormentati sempre. Anche Io, dalla
generazione adultera e omicida del mio tempo mortale, fui detto8: “pazzo ed ossesso”.
Il segno! Il segno lo avete e non serve a ridarvi la mia Paternità. Altro segno che questo
non vi sarà dato. Cercatelo nella mia parola e nella vostra coscienza, se pure riuscite
ancora a ritrovarla viva sotto l’ammasso di libidini, adulteri, fornicazioni, furti, omicidi,
invidie, bestemmie a superbie sotto le quali l’avete lapidata.
E’ l’Ascensione. Prima di ascendere Io benedissi9 mia Madre e i miei discepoli. Non
avevo altri da benedire poiché gli altri mi avevano respinto e maledetto. Anche ora
benedico i miei discepoli poiché gli altri non mi vogliono e bestemmiano sulla mia
benedizione.»

4 giugno.

Dice Gesù:
«Amo tutte le anime. Amo quelle dei puri che vivono come il mio Cuore desidera per
vostro bene, dei miti come mite sono Io, dei generosi che espiano per tutti e continuano
la mia Passione, dei misericordiosi che mi imitano nei rispetti dei loro fratelli. Amo i
peccatori perché è per loro che Io divenni Redentore e salii in croce. I loro peccati mi
danno dolore ma non estinguono il mio amore per loro, non estinguono il desiderio di
stringerli al mio seno pentiti. Amo le piccole anime che non sono prive di imperfezioni
ma che sono ricche di amore che annulla le imperfezioni.
Amo te, che ti chiami Maria, il più dolce dei nomi per Me. Il nome della Mamma mia.
Quel nome che è scudo e difesa contro le insidie del demonio, quel nome che è musica
di cielo, quel nome che fa trasalire di gioia la Trinità Nostra, quel nome di cui mi
circondai nella vita e nell’ora della morte. Maria di Magdala, Maria Cleofe: le fedeli di Me
e di mia Madre.
Credi in questo amore per te. Sentilo questo amore intorno a te. Povera anima! Non
puoi trovare che il mio Cuore che ti sappia amare come ti abbisogna. Ti ho tanto amata
che ho persino accontentato i tuoi capricci, non troppo ragionevoli in verità, avallando
con fatti veri i tuoi castelli in aria. Non perché ciò mi sia piacevole, ma perché non volevo
sminuirti di fronte al mondo e perché sapevo che anche quei capricci si sarebbero poi
mutati in arma di penitenza e di amore, e perciò di santità.
Ti ho amata tanto che ho saputo aspettarti... Ti guardavo fare la caprettina bizzarra e
delle volte sorridevo, delle volte mi attristavo; ma non mi adiravo mai perché sapevo
che la mia caprettina sarebbe divenuta agnella un giorno.

8
fui detto, come in Matteo 12, 24; Marco 3, 22.30; Luca 11, 15.
9
benedissi, come è detto in Luca 24, 50-51.
29

Se non ti avessi amata come ti ho amata, credi tu che saresti quello che sei? No.
Pensalo bene che tu non avresti che sempre più peggiorato. Ma c’ero Io che vegliavo.
Non avere paura delle mie carezze. Gesù non fa mai paura. Abbandònati. Col tuo cuore
e con la tua generosità. Dammi tutto. E prendi tutto da Me.
Ieri sera, stamattina, hai messo, sul gran rogo del sacrificio per la pace, il tuo fascetto
di sacrificio, e l’hai messo con un sorriso spremuto dall’amore, lottando contro le lacrime
umane che volevano salire, contro i sussurri del Nemico che ti voleva turbare. Oh! cara!
Non sarà dimenticato questo tuo sacrificio fatto con gioia d’amore.
Ora ti chiedo una cosa. Tu sai, e ci pensi con dolore, che molte particole vengono
sparse fra sozzure e rovine, nella devastazione delle chiese. E’ come fossi Io travolto
perché Io sono nel Sacramento. Ebbene metti, idealmente, il tuo amore come un tappeto
prezioso, come una tovaglia di purissimo lino per raccogliere Me-Eucarestia, colpito,
ferito, profanato, cacciato dai miei Tabernacoli, non dai piccoli uomini che colpiscono le
mie chiese - essi non sono che gli strumenti – ma da Satana che li muove. Da Satana che
sa che i tempi stringono e che questa è una delle lotte decisive che anticipano la mia venuta.
Sì. Dietro il paravento delle razze, delle egemonie, dei diritti, dietro il movente delle
necessità politiche, si celano, in realtà, Cielo e Inferno che combattono fra loro. E
basterebbe che metà dei credenti nel Dio vero - ma che dico? meno di questo, meno di
un quarto dei credenti - fosse realmente credente nel mio Nome perché le armi di Satana
venissero domate. Ma dove è la Fede?
Ama Me Eucaristico. L’Eucarestia è il Cuore di Dio, è il mio Cuore. Vi ho dato il mio Cuore
nell’ultima Cena; ve lo do, purché lo vogliate, sempre. E non concepirete in voi il Cristo e
non lo darete alla luce se non saprete far vivere in voi il suo Cuore. Quando nel grembo di
una donna si forma una creatura, cosa si forma per prima cosa? Il cuore. Così è per la
vita dello spirito. Non darete il Cristo se non formate in voi il suo Cuore amando
l’Eucarestia che è Vita e Vita vera. Amando come mia Madre amò Me, appena concepito.
Oh! che carezze, attraverso la sua carne vergine, a Me, informe e minuscolo, che
palpitavo in Lei, col mio cuoricino embrionale! Oh! che palpiti, attraverso le oscure
latebre dell’organismo, comunicavo Io al suo cuore, dal profondo di quel Tabernacolo
vivo dove mi formavo per nascere e morire per voi, crocifiggendo il cuore di mia Mamma
alla mia stessa Croce, per voi!
Ma Io gli stessi palpiti ve li comunico al cuore quando mi ricevete. La vostra
pesantezza carnale e intellettuale non vi permette di percepirli, ma Io ve li do. Tu apriti
tutta per ricevermi.
Tu, molte volte al giorno - non posso dirti: ad ogni momento, ma se fossi un cherubino
e non una creatura che della materia ha le stanchezze ti direi: ogni momento - ripeti
questa preghiera: “Gesù che sei colpito nelle nostre chiese per mano di Satana, ti adoro in
tutte le particole sparse e distrutte fra le rovine. Prendi me per tuo ciborio, per tuo trono,
per tuo altare. Conosco di non esserne degna, ma Tu ami stare fra coloro che ti amano ed
io ti amo per me e per chi non ti ama. Mi imporpori come sangue il dolore perché io divenga
degno ornamento per ricevere Te che vuoi essere simile a noi in quest’ora di guerra. Il mio
amore sia lampada che arde davanti a Te, Santissimo, e il mio olocausto incenso. Così sia”.»
30

5 giugno

Ore 12.

Dice Gesù:
«Vorreste che Io venissi e mi mostrassi per terrorizzare e incenerire i colpevoli. O
miseri! Non sapete quello che chiedete!
Purtroppo verrò. Dico: “Purtroppo”, perché la mia sarà venuta di Giudizio e giudizio
tremendo. Avessi a venire per salvarvi non direi così e non cercherei di allontanare i
tempi della mia venuta, ma anzi mi precipiterei con ansia per salvarvi ancora. Ma il mio
secondo avvento sarà avvento di Giudizio severo, inesorabile, generale, e per la maggior
parte di voi sarà giudizio di condanna.
Non sapete quello che chiedete. Ma se anche Io mi mostrassi, dove è nei cuori, e specie
in quelli maggiormente colpevoli delle sciagure di ora, quel tanto residuo di fede e di
rispetto che li farebbe curvare col volto a terra per chiedermi pietà e perdono? No, figli
che chiedete al Padre vendetta mentre Egli è Padre di perdono! Se anche il mio Volto
balenasse nei vostri cieli e la mia Voce, che ha fatto i mondi, tuonasse da oriente ad
occidente, le cose non muterebbero. Ma soltanto un nuovo coro blasfemo di insulti, ma
soltanto una nuova ridda di ingiurie sarebbero lanciati contro la mia Persona.
Ripeto: potrei fare un miracolo e lo farei se sapessi che poi voi vi pentite e divenite
migliori. Voi, grandi colpevoli che portate i piccoli a disperare e a chiedere vendetta, e
voi, piccoli colpevoli che chiedete vendetta. Ma né voi, grandi colpevoli, né voi, piccoli
colpevoli, vi pentireste e non diverreste migliori dopo il miracolo. Calpestereste anzi, in
una furia di gioia colpevole, i corpi dei puniti, demeritando subito al mio cospetto, e vi
montereste sopra per opprimere, a vostra volta, da quel trono fondato su una punizione.
Questo vorreste. Che Io colpissi per potere colpire a vostra volta. Io sono Dio e vedo
nel cuore degli uomini e perciò non vi ascolto in questo. Non voglio che vi danniate tutti.
I grandi colpevoli sono già giudicati. Ma voi tento di salvarvi. E quest’ora, per voi, è vaglio
di salvezza. Cadranno in potere del Principe dei demoni coloro che già hanno in loro la
zizzania del demonio, mentre coloro che hanno in cuore il grano di frumento germinante
l’eterno Pane, germoglieranno in Me in vita eterna.»

Supplica a Maria Addolorata.

Maria, che ci hai preso per figli ai piedi della Croce; Maria, che sei la Madre nostra e
del nostro Dio e Fratello Gesù, ascolta la voce dei tuoi figli.
Ecco: ci trasciniamo ai piedi della Croce dove agonizza il Figlio tuo e dove Tu pure
agonizzi col tuo Cuore straziato, o Madre che vedi morire la tua Creatura. Guardaci,
Maria. Siamo tutti aspersi del Sangue del tuo Figlio. Egli è morto per noi, per darci la Vita
e la Pace in questo e nell’altro mondo. E noi, a Te che sei stata la prima pietra della nostra
redenzione, ci volgiamo per avere vita, salvezza e pace, che abbiamo demeritato di avere
con la nostra forma di vivere contraria e ribelle alla dottrina del Figlio tuo.
Sì, lo sappiamo d’aver meritato il flagello che ora ci colpisce. Lo riconosciamo
31

umilmente per assomigliare a Te che fosti l’Umilissima oltre che la Purissima. Ma, o
Madre, oltre che pura Tu sei pietosa. Pietà dunque di noi, Maria, che generasti al mondo
la Misericordia stessa!
Salvaci, salvaci, o Maria, dalla furia nemica!
Salva le nostre chiese e le nostre case, le chiese e le case di questa città che ti riconosce
Regina e Patrona.
Salva i nostri uomini, quegli uomini che Tu, Stella del Mare, tante volte salvasti dalle
marine sventure.
Salva noi tutti qui prostrati ai tuoi piedi; salva quelli che l’infermità impedisce di
essere qui con noi, ma che vi sono con le loro anime e il loro soffrire.
Salva anche coloro che sono assenti con la loro pervicace volontà, i figli sviati, i
disgraziati più grandi perché hanno perso la Luce, la Via, la Vita, perdendo tuo Figlio,
Verità vera.
E per penetrare con la nostra preghiera nel tuo Cuore pietoso, ecco, o Maria, che ci
spogliamo dai rancori, dallo spirito di vendetta, dalla sete d’esser crudeli come altri lo
sono con noi. Ci ricordiamo, in quest’ora, che siamo tutti creati dal Padre, che siamo tutti
fratelli del Figlio, che siamo tutti amati dallo Spirito. Ci ricordiamo, in quest’ora, la
preghiera10 del tuo Gesù, Martire per noi: “Padre, perdona loro” e la ripetiamo per tutti,
su tutti, per essere a nostra volta perdonati dall’Eterno e salvati da Te.
Ave, Maria! Dal tuo Cuore trafitto fa’ scendere su noi la grazia della salvezza per
questa città, per la patria nostra, per il mondo tutto che muore fra le rovine avendo
perduto di vista il Cielo.
Santa Maria prega per noi. E se la volontà di Dio si avesse a compiere, per noi,
cruentemente, siici al fianco nell’ora della morte per portarci con Te, Maria, a vederti e
ringraziarti tra gli splendori eterni di Dio. Amen.

6 giugno

Ore 4,30 antimeridiane.

Dice Gesù:
«Quest’oggi voglio parlarti della “grazia”. Vedrai che ha attinenza con gli altri
argomenti anche se a tutta prima non ti pare. Sei un po’ stanca, povera Maria, ma scrivi
lo stesso. Queste lezioni ti serviranno per i giorni di digiuno in cui Io, tuo Maestro, non
ti parlerò.
Cosa è la grazia? L’hai studiato e spiegato molte volte. Ma Io te lo voglio spiegare a
modo mio nella sua natura e nei suoi effetti.
La grazia è possedere in voi la luce, la forza, la sapienza di Dio. Ossia possedere la
somiglianza intellettuale con Dio, il segno inconfondibile della vostra figliolanza in Dio.

10
preghiera, che è in Luca 23, 34.
32

Senza la grazia sareste semplicemente delle creature animali, arrivate ad un tale


punto di evoluzione da essere provvedute di ragione, con un’anima, ma un’anima a
livello di terra, capace di condursi nelle contingenze della vita terrena ma incapace di
elevarsi nelle plaghe in cui si vive la vita dello spirito. Poco di più dei bruti, perciò, i quali
si regolano soltanto per istinto e, in verità, vi superano molto spesso col loro modo di
condursi.
La grazia è dunque un dono sublime, il più grande dono che Dio, mio Padre, vi poteva
dare. E ve lo dà gratuitamente perché il suo amore di Padre, per voi, è infinito come
infinito è Lui stesso. Volere dire tutti gli attributi della grazia vorrebbe dire scrivere una
lunga lista di aggettivi e sostantivi, e non spiegherebbero ancora perfettamente cosa è
questo dono.
Ricorda solo questo: la grazia è possedere il Padre, vivere nel Padre; la grazia è
possedere il Figlio, godere dei meriti infiniti del Figlio; la grazia è possedere lo Spirito
Santo, fruire dei suoi sette doni. La grazia, insomma, è possedere Noi, Dio Uno e Trino, ed
avere intorno alla vostra persona mortale le schiere degli angeli che adorano Noi in voi.
Un’anima che perde la grazia perde tutto. Per lei inutilmente il Padre l’ha creata, per
lei inutilmente il Figlio l’ha redenta, per lei inutilmente lo Spirito Santo l’ha infusa dei
suoi doni, per lei inutilmente sono i Sacramenti. È morta. Ramo putrido che sotto
l’azione corrosiva del peccato si stacca e cade dall’albero vitale e finisce di corrompersi
nel fango. Se un’anima sapesse conservarsi come è dopo il Battesimo e dopo la
Confermazione, ossia quando essa è imbibita letteralmente dalla grazia, quell’anima
sarebbe di poco minore a Dio. E questo ti dica tutto.
Quando leggete i prodigi dei miei santi voi strabiliate. Ma, mia cara, non c’è nulla da
strabiliare. I miei santi erano creature che possedevano la grazia, erano dèi, perciò,
perché la grazia vi deifica. Non l’ho forse detto11 Io nel mio Vangelo che i miei faranno
gli stessi prodigi che Io faccio? Ma per essere miei occorre vivere della mia Vita, ossia
della vita della grazia.
Se voleste, potreste tutti essere capaci di prodigi, ossia di santità. Anzi Io vorrei che lo
foste perché allora vorrebbe dire che il mio Sacrificio è stato coronato da vittoria e che
Io vi ho realmente strappati all’impero del Maligno, relegandolo nel suo Inferno,
ribattendo sulla bocca di esso una pietra inamovibile e ponendo su essa il trono di mia
Madre, che fu l’Unica che tenne il suo calcagno sul dragone12, impotente di nuocerle.
Non tutte le anime in grazia possiedono la grazia nella stessa misura. Non perché Noi
la si infonda in misura diversa, ma perché in diversa maniera voi la sapete conservare
in voi. Il peccato mortale distrugge la grazia, il peccato veniale la sgretola, le
imperfezioni la anemizzano. Vi sono anime, non del tutto cattive, che languono in una
etisia spirituale perché, con la loro inerzia, che le spinge a compiere continue
imperfezioni, sempre più assottigliano la grazia, rendendola un filo esilissimo, una
fiammolina languente. Mentre dovrebbe essere un fuoco, un incendio vivo, bello,
purificatore. Il mondo crolla perché crolla la grazia nella quasi totalità delle anime e
nelle altre langue.
La grazia dà frutti diversi a seconda che più o meno è viva nel cuore vostro. Una terra
è più fertile quanto più è ricca di elementi e beneficiata dal sole, dall’acqua, dalle correnti

11
detto in Giovanni 14, 12,
12
sul dragone, secondo l'immagine di Apocalisse 12.
33

aeree. Vi sono terre sterili, magre, che inutilmente vengono irrorate dall’acqua, scaldate
dal sole, corse dai venti. Lo stesso è delle anime. Vi sono anime che con ogni studio si
caricano di elementi vitali e perciò riescono a fruire del cento per cento degli effetti della
grazia.
Gli elementi vitali sono: vivere secondo la mia Legge, casti, misericordiosi, umili,
amorosi di Dio e del prossimo; è vivere di preghiera “viva”. Allora la grazia cresce,
fiorisce, mette radici profonde e si eleva in albero di vita eterna. Allora lo Spirito Santo,
come un sole, inonda dei suoi sette raggi, dei suoi sette doni; allora Io, Figlio, vi penetro
della pioggia divina del mio Sangue; allora il Padre vi guarda con compiacenza vedendo
in voi la sua somiglianza; allora Maria vi carezza stringendovi sul seno che ha portato
Me come i suoi figliolini minori ma cari, cari al suo Cuore; allora i nove angelici cori fanno
corona alla vostra anima tempio di Dio e cantano il “Gloria” sublime; allora la vostra
morte è Vita e la vostra Vita è beatitudine nel mio Regno.»

7 giugno

Anzitutto metto qui il mio grazie per il suo caritatevole pensiero di portarmi copia
della Supplica 13 e di esser stato così buono da aver accettato il mio foglietto così
benignamente. Ma però non è la “mia” supplica. Di mio non c’è che la fatica di scriverla.
Il pensiero non è mio. Non sono così sublime da saper estrarre dal mio cuore pensieri
così sovrumani di perdono.
Le ho detto ieri che mentre li scrivevo, e sentivo che erano giusti, dovevo fare una
vera fatica morale ad accettarli. Come lei avrà notato, leggendo gli appunti della mia vita,
non possiedo proprio per nulla il carattere di Giobbe. Sono, come Maria Valtorta, molto
umana con tutto quello che l’umanità porta con sé di suscettibilità, di orgoglio, di
passioni ecc. ecc., e devo, per fare vivere la Maria della Croce, incenerire me stessa ogni
momento per rinascere dalle mie ceneri umane, mistica fenice, in forma nuova e
certamente più accetta al buon Dio.
Quando “la voce” mi dice14: «Tu non sei nulla; tu, da te stessa, non saresti mai capace
di riuscire a nulla», io ne sono persuasissima. Non mi illudo sulla mia carnaccia e sulla
mia embrionale natura spirituale. So che una è matta come un puledro in primavera e
l’altra è così embrionale che è appena un debole abbozzo. Perciò conforto la mia
debolezza e imbriglio la mia materia con la Croce di Cristo. Solo avvinghiata a Lui
Crocifisso posso far stare ritta la mia anima e solo inchiodando con chiodi ben ribaditi e
bene mortificatori la mia carne la posso tenere lì, soggiogata, impotente di compiere le
sue mattane.
Perciò non diciamo “la mia supplica”. Essa è di un Altro. Non mi devo appropriare di
quello che non è mio. Me ne insuperbirei mentendo a me stessa, al mondo e a Dio. Se
quelle parole hanno servito - e non potevano non servire perché venivano da zone di
luce, e di che luce! - rendiamone grazie al Signore e basta.

13
Supplica, scritta il 5 giugno.
14
mi dice, il 28 maggio.
34

Due sono le cose che più mi fanno stare con le orecchie aperte e gli occhi vigilanti per
spiare il più lieve movimento del Nemico delle anime che striscia, si insinua e fischia la
sua seduttrice canzone così sottilmente per ipnotizzarci e renderci alla sua mercé. Una,
sono le tendenze della carne, così proterva nonostante tutti i cilizi; l’altra, le... lievitazioni
della superbia che tenta sempre di gonfiare... Sento per istinto che le une e le altre
muoiono tre giorni dopo di noi e che solo la bontà di Dio e una grande, grandissima
volontà nostra, una volontà instancabile, alacre, vigilante, le può rendere innocue,
sterilizzarle ad ogni nuova loro ondata di germi corruttori. E sento anche che se io mi
lasciassi avvinghiare dalle spire del senso o da quelle della superbia, il presente stato di
grazia cesserebbe di colpo, prima, molto prima di quello che vuole il mio Gesù, il quale
non cessa di tenermi fra le braccia e mormorarmi parole di vita.
Si figuri se vorrei perdere questa beatitudine per mia colpa! È dessa che mi impedisce
di sentire il mordente delle vicende umane che mi colpiscono, e il duplice mordente dei
ricordi che si affollano. Tutto scorre su me, tutto si avventa su me come acqua, come
flutto, come maroso, ma finché dura la presente beatitudine io sono come un blocco di
cristallo sul quale tutto passa senza lasciare segno, senza poter penetrare.
Verrà il momento in cui Gesù tacerà e mi lascerà andare. Pazienza! E che perciò? Me
ne dovrò lamentare? No. Soffrirò certo ma accetterò la nuova prova, continuando ad
amarlo anche se Egli mi lascia sola. Se lo fa, saprà ben Lui perché lo fa. E certo avrò più
merito, ad amarlo allora, che non ne abbia ora.
Bella forza esser amorosa adesso che Egli è così sensibilmente amoroso! A meno di
non possedere il cuore di Giuda, chi si vede amato ama. Ma il più alto amore è quello che
sa continuare ad amare anche quando ci sembra di non essere più amati. Quando lo si fa
con gli uomini non ne ricaviamo costrutto, o ben raramente. Ma quando si fa così col
buon Dio, allora si può esser certi che dopo viene un ancora più intenso periodo di
amore, perché Dio premia sempre dopo averci provato, se abbiamo saputo esser fedeli.

Dice Gesù:

«Continuo a parlarti della grazia15, la quale dà la vita dello spirito.


Quando Iddio creò il primo uomo, infuse in esso, oltre che la vita della materia, fino
ad allora inanimata, anche la vita dello spirito. Altrimenti non avrebbe potuto dire che
vi aveva fatto a sua immagine e somiglianza.
Quello che era di perfetto la prima creatura nessuno di voi lo può immaginare. Solo
Noi possiamo vedere, nell’eterno presente che è la nostra eternità, la perfezione
dell’opera regale della nostra Intelligenza creatrice. Il seme di Adamo, se Adamo avesse
saputo rimanere re quale Noi lo avevamo fatto, con potestà su tutte le cose e con
dipendenza solo da Dio - una dipendenza di figlio amatissimo - sarebbe stato un seme di
perpetua perfezione. Ma vi era un vinto che vegliava per trarre vendetta.
Tu, Maria, che dici che dal tuo cuore non potrebbero uscire spontaneamente pensieri
di perdono perché la tua natura umana ti porta allo spirito di vendetta e solo per
riguardo mio sai perdonare, ci hai mai pensato che è stato lo spirito di vendetta che ha
rovinato voi, figli di Adamo, e mandato Me, Figlio di Dio, sulla croce?

15
grazia, della quale ha già parlato il 6 giugno; creò… infuse… come si legge in Genesi 1, 26; 2, 7.
35

Lucifero - ed era il bello fra i belli creati da Me - dal baratro dove era piombato, brutto
in eterno dopo la blasfema rivolta al suo Creatore, fu assetato di vendetta. A1 primo
peccato di superbia unì così una serie interminabile di delitti, vendicandosi nei secoli
dei secoli. E la prima vendetta fu sui miei creati Adamo ed Eva. Nella perfezione della
mia creazione il suo dente avvelenato mise il segno della sua bestialità comunicandovi
la sua stessa libidine di lussuria, di vendetta, di superbia. E da allora il vostro spirito
duella in voi contro i veleni del morso infernale.
Qualche rarissima volta lo spirito vince sulla carne e il sangue, e dà alla terra e al Cielo
un nuovo santo. Qualche volta lo spirito vive stentatamente, con stasi di letargo in cui è
come fosse morto e nelle quali vivete e agite come creature prive di luce, della mia Luce.
Qualche altra, viene letteralmente ucciso dalla creatura che volontariamente decade dal
suo trono di figlia di Dio e diventa peggio di un bruto. Diventa demonio, figlio di
demonio.
In verità ti dico che oltre due terzi della razza umana appartengono a questa categoria
che vive sotto il segno della Bestia. Per questa inutilmente Io sono morto.
La legge dei segnati dalla Bestia è in antitesi con la Legge mia. In una domina la carne
e genera opere di carne. Nell'altra domina lo spirito e genera opere di spirito. Quando lo
spirito domina, là è regno di Dio. Quando domina la carne, là è regno di Satana.
L'infinita Misericordia che anima la Triade ha dato al vostro spirito tutti gli aiuti per
rimanere dominatore. Ha dato il sacramento che leva il segno della Bestia nella vostra
carne di figli di Adamo e imprime il mio Segno. Ha dato la mia Parola di Vita, ha dato Me,
Maestro e Redentore, ha dato il mio Sangue nell’Eucarestia e sulla Croce, ha dato il
Paraclito: lo Spirito di verità.
Colui che sa stare nello Spirito genera opere dello spirito. Dalla creatura posseduta
dallo Spirito sgorga carità, mitezza, purezza, scienza e ogni opera buona unita a umiltà
grande. Dagli altri escono, come serpi sibilanti, vizi, frodi, lussurie, delitti, poiché il loro
cuore è nido di serpi infernali.
Ma dove sono quelli che sanno tendere alla vita dello spirito e rendersi degni di
accogliere in sé l’infusione vitale del Consolatore che viene con tutti i suoi doni ma vuole
per trono uno spirito pronto, desideroso di Lui? No, che il mondo non lo vuole questo
Spirito che vi fa buoni. Il mondo vuole il potere a qualunque costo, la ricchezza a
qualunque costo, l’appagamento del senso a qualunque costo, tutte le gioie della terra a
qualunque costo, e respinge e bestemmia lo Spirito Santo e impugna la sua Verità, e si
paluda di vesti profetiche parlando parole che non escono dal seno della Trinità Ss. ma
dall’antro di Satana.
E ciò non è e non sarà perdonato16. Mai. E che non sia perdonato lo vedete. Dio si ritira
nell’alto dei suoi Cieli perché l’uomo respinge il suo amore e vive per e nella carne. Ecco
le cause della vostra rovina e del nostro silenzio. Dal profondo escono i tentacoli di
Satana, sulla terra l’uomo si proclama dio e bestemmia il vero Dio, in alto il Cielo si
chiude. Ed è già pietà, perché chiudendosi rattiene le folgori che voi meritate.
Una nuova Pentecoste troverebbe i cuori più duri e sozzi di un macigno sprofondato
in uno stagno di fango. State perciò nel fango che avete voluto, in attesa che un comando,
che non conosce ribellioni, ve ne tragga per giudicarvi e separare i figli dello spirito dai

16
non sarà perdonato, come è detto in Matteo 12, 31-32; Marco 3, 28-29; Luca 12, 10.
36

figli della carne.»

E ora, Gesù buono, lascia che parli io. Hai detto tante cose oggi che neppure le posso
copiare tutte. E nelle prime ore ero così stanca e sofferente che facevo fatica a seguire la
tua dolce voce. Dopo è andato meglio. Ma ora il dolore mi prende. È un’ora di Getsemani.
Per chi soffro? Quale è l’anima alla quale occorre questa mia agonia per guarire, per
sperare, per tornare a Te? Non lo saprò mai su questa terra, ma sono convinta che esiste
e che questa amarezza mia la devo bere per uno scopo di espiazione. Lo faccio volentieri
anche se il pianto mi riga le guance. Ma lasciami piangere sul tuo Cuore perché se su esso
è dolce amare su esso è dolce soffrire.
Tutte le tristezze vengono a ondate. Tu le sai tutte senza che io te le enumeri e tanto
Tu che io sappiamo anche cosa si nasconde dietro questo schermo nero che mi vuole
avviluppare. Per non vederlo chiudo gli occhi. Faccio come i bambini paurosi del buio. E
questa sera sono proprio come una povera bambina sola in un luogo senza luce. Ogni
angolo è un ricettacolo di ombre che assumono aspetti terrorizzanti. Se chiudo ben
stretto gli occhi, dopo averti guardato fisso fisso come si guarda il sole, non mi resta sullo
sfondo della rétina che la tua Immagine; se mi stringo stretta stretta a Te non mi accorgo
più della solitudine che ho intorno e dalla quale possono sorgere per me tanti pericoli.
Sento le tue braccia intorno a me e anche se piango non ho più paura.
Prenditi il mio pianto questa sera. Non ho che questo da darti in questa notte di pena.
Non ti dico neppure: “Levami questa pena”; ti dico solo: “Sia fatta la tua Volontà, ma
aiutami, Gesù”.
Sì, aiutami, Maestro buono. Non mi lasciare andare. Tutto il dolore che vuoi, Signore,
ma la tua vicinanza sempre. So, credo che non è senza uno scopo di bene questo
tormento morale; so, spero che non è senza utilità; so che se soffrirò con pace, sul tuo
Cuore la pace resterà in me e l’astio del demonio non la potrà turbare. Perciò ti dico:
eccomi, per tuo amore, a fare la tua Volontà...
Non più tardi di questa mattina dicevo che la mia presente beatitudine mi impedisce
di sentire il mordente delle vicende umane. Invece questa sera ho sentito l’acre delle
necessità dell’ora. E ne ho sofferto tanto. Avessi sofferto sola sarebbe stato uno
spasmodico soffrire. Ma ben sapendo che nessuna creatura umana mi poteva consolare,
mi sono rivolta a Te con fede. Tu li vuoi questi atti di fede amorosa per compensarti di
tutti i disamori che negano. E premi subito l’anima generosa dandole consolazione.
Ora ho imparato. E vengo subito a rifugiarmi in Te; non m’accontento di pregarti,
spingo oltre il mio osare e vengo fra le tue braccia. Tu sei il mio Dio, ma sei anche il mio
Fratello e Sposo, perciò oltre che pregarti posso anche abbracciarti per non sentirmi così
sola di fronte a un futuro, triste per tutti, ma per me carico di incognite ancor più penose.
Tienimi così per tutto questo tristissimo mese, tienimi così fino alla morte. Anche se
non parli mi basta che Tu mi lasci stare sul tuo Cuore. Ricordati, della tua agonia, Signore,
e per la tua piccolissima ostia sii Tu l’angelo che conforta...

8 giugno
37

Ma udita il 7

Dice Gesù:
«Senza il Padre Io non sarei stato. Ma senza lo Spirito Io non sarei venuto.
Perché è stato l’Amore del Padre che mi ha mandato. E Noi siamo tanto più presenti e
operanti in un cuore quanto più vivo è in esso l’amore. Ecco perciò la necessità di
possedere in voi l’Amore, ossia lo Spirito Santo.
Io l’ho detto17 che “bisogna rinascere nello Spirito per potere possedere la vita eterna”.
La nascita della carne da un’altra carne non vi differenzia dai bruti altro che in questo:
che voi sarete giudicati per non aver voluto rinascere nello Spirito. I bruti, di questo non
sono responsabili. Voi sì. Voi credenti nel mio Nome, voi rigenerati dal Battesimo, sì.
Perché dunque voi non rinascete nello Spirito? Perché uccidete in voi l’Amore?
Come può essere compresa la mia dottrina se l’Amore non è in voi? Io l’ho detto “che
avreste compreso quando avessi mandato il Consolatore, lo Spirito di Verità”. Ora Io ve
l’ho mandato. Sono salito volentieri sulla Croce per redimervi e per preparare la strada
al Paraclito. Sono asceso volentieri al Cielo, lasciando la Madre mia, l’Unica in cui lo
Spirito era come nel seno del Padre tanto Ella era piena di grazia. Era anzi in Lei la
“Grazia” stessa. Sono asceso lasciando gli uomini che avevo tanto amati, fino a morire
per essi di morte di croce, per potere mandare a voi Colui alla cui luce tutto diviene
chiaro. Ve lo continuo a mandare, ad alimentare questa luce con Me stesso, perché Io
sono nel Padre e nello Spirito e Loro sono in Me.
E Me mi avete, col mio Corpo, col mio Sangue, con la mia Essenza, nell’Eucarestia. Dio
e Fratello vostro. Ma voi vivete con la carne. Avete Me, Luce del mondo, e una volta
ancora, anzi sempre più, preferite le tenebre alla luce. Sembrate poveri folli. Ai tempi del
mio vivere fra voi vi avrebbero chiamati “ossessi”, posseduti da uno spirito impuro che
vi piega a pervertimenti strani, per cui amate le tenebre, le brutture, le compagnie
immonde, mentre potreste vivere nella Luce e nella Verità. Avete l’udito e non sentite,
avete la vista e non vedete. Possedete la favella, ma la usate per bestemmiare o per
mentire. Avete un cuore e non lo alzate al Cielo ma lo vendete per bassi amori e bassi
interessi.
Perché vivete profanando a profanandovi? Ma che sono per voi le parole di Verità e
di Vita che vi ho lasciate e che il Paraclito vi ha spiegate alla luce della Carità?
Ogni tanto Io tento un altro miracolo d’amore e vi chiamo, parlandovi in mille modi.
Venite, indagate, vi scuotete. Ma come? Con una curiosità scientifica. Il vostro spirito non
si desta al tocco del Mistero che si svela una volta ancora e vi mostra Dio e il suo amore.
Povere creature accecate dalla vostra scienza umana!
Una sola è la Scienza necessaria. La mia. E ve la comunica lo Spirito di Verità. Alla sua
luce tutto quanto è si santifica, si purifica, si fa buono. Se il vostro sapere trae origine da
questo Sapere perfetto, il vostro sapere umano dà opere di utilità vera. Altrimenti no. Se
la scienza che possedete è solo scienza umana, non è scienza vera. È profanazione. Essa
strappa i veli che avvolgono le forze cosmiche in un mistero in cui Io, che so dosare il
bene e il male che dovete conoscere, le ho avvolte.

17
l'ho detto in Giovanni 3, 5; 14, 26.
38

Il dragone fischia: “Mordi, mordi, uomo, al frutto che ti farà dio”. E voi mordete. Non
sapete che mangiate la vostra condanna. Divenite di una genialità semidivina, è vero,
avete strappato molti segreti all’universo e avete fatto schiave le forze della natura. Ma
non avendo a contrappeso l’amore nel vostro sapere, il vostro sapere è divenuto
unicamente potere distruttore. E Satana fischia la sua gioia perché nelle vostre scoperte
vede il suo segno che nega Dio. Solo il suo segno.
Se metteste il centesimo di quello che mettete nel male per compiere il bene, sareste
già salvati. Ma seguire il Bene vuol dire essere puri, continenti, misericordiosi, onesti,
giusti e umili. E voi invece preferite essere operatori di iniquità.»

Sempre udita il 7.

«Non potete conciliare il Regno di Dio col regno di Satana. Non potete accontentare
contemporaneamente la carne e lo spirito. Dovete scegliere.
Vi ho dato l’intelligenza perché possiate scegliere. Vi ho dato la luce perché possiate
vedere. Vi ho dato l’amore perché vi possiate guidare. E vi ho dato la libertà perché
altrimenti non avrebbe avuto merito la vostra esistenza. Avete sbagliato dieci, cento,
mille volte.
Vi ho dato i Comandamenti per aiutarvi, vi ho dato i Profeti per gridarvi la mia
Volontà. Avete sbagliato cento, mille, diecimila volte.
Vi ho dato Me stesso, lasciando il seno del Padre per parlare a voi. Vi ho dato Me
stesso, umiliando Me, Dio, a morire come un malfattore per lavarvi il cuore e renderlo
capace di accogliere Dio. Vi ho dato lo Spirito perché vi fosse Maestro nella cognizione
della mia dottrina di carità, purezza, bontà, umiltà. Avete sbagliato diecimila, un milione
di volte.
Non si può più contare il numero dei vostri errori. Li accumulate come una piramide
gli uni sugli altri. Fate una seconda Torre di Babele18 per montarvi sopra e dirvi: “Ecco
che siamo simili a Dio e scaliamo i cieli”. Satana vi aiuta e ride. Sa che la torre delle vostre
colpe vi crollerà addosso quando crederete di toccare i cieli e vi sprofonderà
nell’inferno. Sta già crollando e travolgendovi. E non vi fermate!
Oh! fermatevi, fermatevi, figli! Fermatevi, miei tesori! Sentite la voce del Padre, del
Fratello, del Dio vostro che vi chiama, che vi chiama tesori anche ora perché siete
ingemmati del suo Sangue. Non scrollate da voi quel Sangue con ira, bestemmiandolo.
Alzate la fronte malata verso il Cielo, ché la rugiada divina vi lavi. Perché siete malati,
poveri figli miei, e non lo sapete. Vi siete lasciati baciare da Satana e la sua lebbra è su
voi e in voi. Ma il mio amore, soltanto il mio amore, vi può guarire.
Venite, non respingete la mia mano che cerca di attirarvi a Me. Credete che Io non vi
possa perdonare? Oh! Avrei perdonato anche a Giuda se in luogo di fuggire fosse venuto
sotto la Croce dove morivo e m’avesse detto: “Perdono!”. Sarebbe stato il mio primo
redento perché era il più grande colpevole, e su di lui avrei fatto piovere il Sangue del

18
torre di Babele, di cui si parla in Genesi 11, 1-9.
39

mio Cuore, trafitto non tanto dalla lancia quanto dal suo e dai vostri tradimenti.
Venite. Le mie braccia sono aperte. Sulla croce mi doleva di averle inchiodate soltanto
perché non avrei potuto stringerle intorno a voi e benedirvi. Ma ora sono libere di
attirarvi al mio Cuore. La mia bocca ha baci di perdono, il mio cuore ha tesori di amore.
Lasciate le ricchezze ingiuste e venite a Me, Ricchezza vera. Lasciate le gioie indegne
e venite a Me, Gioia vera. Lasciate i falsi dèi e venite a Me, Dio vero. Come vi sentireste
lieti di una spirituale letizia se vi affidaste a Me!
Io sono il Dio della Pace. Da Me sgorgano tutte le grazie. Ogni dolore in Me si placa.
Ogni peso diviene leggero. Ogni vostro atto, compiuto in mio Nome, si riveste della mia
Bellezza. Io vi posso dare tutto se venite al mio Cuore, e non in maniera umana ma
sovrumana, eterna, ineffabilmente dolce. Non vi dico che non conoscerete più il dolore.
L’ho conosciuto Io che sono Dio. Ma vi dico: il dolore diverrà soave se sofferto sul mio
Cuore.
Venite. Lasciate quello che muore, quello che vi fa male, Quello che vi vuole male.
Venite a Chi vi ama, a Chi vi sa dare le cose che non nuocciono e non muoiono. Aiutatemi,
con la vostra volontà. La voglio per agire. Non perché mi occorra, ma perché occorre a voi
per meritare il Regno.
Venite. Aiutatemi a respingere l’Inferno nell’inferno e ad aprirvi il Cielo.

9 giugno

Risponde Gesù proprio a me:


« Capisco e compatisco la tua tristezza. Non è quella tristezza che Io accuso come una
colpa.
Tristezza colpevole è quella che viene da insoffribilità delle cose e delle croci. Umane
le prime, soprannaturali le seconde. Tristezza colpevole è la sete di godimento, di
ricchezze, sete che non è appagata e che vi dà tristezza, o sete che dopo esser saziata vi
lascia più tristi di prima perché in voi la coscienza piange. Questa è la tristezza che Io
condanno.
Ma la tristezza buona, sentita per le sventure altrui più che per le proprie,
l’accoramento che dà vedere Dio vilipeso, la pena per vincoli cari che si spezzano, Io non
la condanno. Prima di voi l’ho provata Io e ho pianto.
Quando poi l’anima sale anche più su e non solo ha in sé una tristezza non
condannabile, ma mi sa dare quella sua tristezza perché Io usi il suo pianto per l’altrui
bene, allora Io me la prendo, quest’anima, e la cullo sul mio Cuore per addormentare la
sua pena a darle la mia gioia.
La senti. So che la senti stillare in te. Quei trasalimenti di sollievo che senti, e ti
sembrano raggi nel buio che ti viene da molte cose, e ti sembrano liberazione da pesi
che ti accasciano, sono Io che vengo in te con la mia gioia.
Hai intuito anche l’origine di tanta cupezza nel dolore che, per tuo bene, ti invade. Sì.
Tu, vivendo in Me e per Me, scateni le ire del Nemico ed egli, non potendo fare altro,
40

cerca di spaventarti rendendo più nero il futuro di quanto già non sia. Ma non avere
paura. Io sono con te.
Aumenta la tua tristezza anche il riflettere alle parole che dico all’anima tua, non per
te ma per tutti. Ma non rifiutarti di riceverle. Ho tanto poche persone in tutto il vasto
mondo che si tendano per ascoltare la mia Parola! Quelli ai quali vorrei parlare per
ricondurli nella via della Vita non mi vogliono ascoltare. Parlo allora ai pochi che mi
vogliono ascoltare. Quando sarà utile, quanto ho detto ai miei fedeli in segreto, sarà reso
noto e così la Parola continuerà a risuonare nel mondo.
Non ti rifiutare dunque all’opera mia, qualunque essa sia. Non te ne gloriare e non te
ne spaurire. Lasciami fare. Non faccio mai nulla senza scopo. Vieni a Me sempre con
quella confidenza che mi piace tanto. Quando Io trovo un’anima confidente apro il mio
Cuore e la chiudo dentro ad esso. Ti pare che ti possa accadere qualche cosa che sia vero
male se sei chiusa nel mio Cuore? Ma neppure l’Inferno può nuocerti finché sei lì. E ci
sarai finché sarai pura, amorosa, confidente, fedele. »

10 giugno

Dice Gesù:
« Se la mia Carne è realmente cibo e il mio Sangue è realmente bevanda19, come mai
le vostre anime muoiono di inedia? Come mai non crescete nella vita della grazia?
Vi sono molti per i quali è come se le mie chiese non avessero ciborio. Sono coloro che
mi hanno rinnegato o dimenticato. Ma vi sono anche molti che si cibano di Me. Eppure
non progrediscono. Mentre in altri, ad ogni unione con Me-Eucarestia, vi è un
accrescimento di grazia. Ti spiegherò le cause di queste differenze.
Vi sono i perfetti che mi cercano unicamente perché sanno che la mia gioia è di essere
accolto nel cuore degli uomini e che non hanno gioia più grande di questa di divenire una
sola cosa con Me. In questi l’incontro eucaristico diviene fusione, ed è tanto forte l’ardore
che da Me emana e che da loro si sprigiona, che come due metalli in un crogiolo noi si
diventa una cosa sola. Naturalmente quanto più la fusione è perfetta tanto più la
creatura prende l’impronta mia, le mie proprietà, le mie bellezze. Così sanno unirsi a Me
quelli che voi chiamate poi “Santi”, ossia i perfetti che hanno capito chi Io sono.
Ma in tutte le anime che vengono a Me con vero trasporto e puro cuore Io porto grazie
indicibili e trasfondo la mia grazia, di modo che esse procedono sulla via della Vita e
anche se non raggiungono una santità clamorosa, riconosciuta dal mondo, raggiungono
sempre la vita eterna, perché chi sta in Me ha vita eterna.
Per tutte le anime che sanno venire a Me con l’ardore dei primi e con la fiducia dei
secondi e che mi dànno tutto quanto è in loro potere di dare, ossia tutto l’amore di cui
sono capaci, Io sono pronto a compiere prodigi di miracoli pur di unirmi a loro. Il cielo
più bello per Me è nel cuore delle creature che mi amano. Per loro, se la rabbia di Satana
distruggesse tutte le chiese, Io saprei scendere, in forma eucaristica, dai Cieli. I miei

19
cibo… bevanda…, come in Giovanni 6, 55.
41

angeli mi porterebbero alle anime affamate di Me, Pane vivo20 che dal Cielo discende.
Non è del resto cosa nuova. Quando la fede era ancora fiamma di amore vivo Io ho
saputo andare ad anime serafiche seppellite negli eremi o nelle celle murate. Non
occorrono cattedrali a contenermi. Mi basta un cuore che l’amore consacri. Anche la più
vasta e splendida cattedrale è sempre troppo angusta e povera per Me, Dio che empio di
Me tutto quanto è. Opera umana è soggetta alle limitazioni dell’umano e Io sono infinito.
Mentre non m’è angusto e povero il vostro cuore se la carità lo accende. E la più bella
cattedrale è quella della vostra anima abitata da Dio.
Dio è in voi quando voi siete in grazia. Ed è del cuore vostro che Dio si vuole fare un
altare. Nei primi tempi della mia Chiesa non vi erano le cattedrali, ma Io avevo un trono
degno di Me in ogni cuore di cristiano.
Vi sono poi quelli che vengono a Me soltanto quando il bisogno li spinge o la paura li
sprona. Allora vengono a bussare al Tabernacolo che si apre, concedendo sempre
conforto, spesso, se è utile, la grazia richiesta. Ma vorrei però che l’uomo venisse a Me non
soltanto per chiedere ma anche per dare.
Indi vengono quelli che si accostano alla Mensa, dove Io mi faccio cibo, per abitudine.
In questi i frutti del Sacramento durano per quel poco di tempo che durano le Specie e
poi dileguano. Non mettendo nessun palpito nel loro venire a Me, non progrediscono
nella vita dello spirito che è essenzialmente vita di carità. Io sono Carità e porto carità,
ma la mia carità viene a languire in queste anime tiepide che nulla riesce a scaldare di
più.
Altra categoria, quella dei farisei. Vi sono anche ora; è una gramigna che non muore.
Costoro fanno gli ardenti, ma sono più freddi della morte. Sempre uguali a quelli che mi
misero a morte vengono, mettendosi bene in mostra, gonfi di superbia, saturi di falsità,
sicuri di possedere la perfezione, senza misericordia fuor che per se stessi, convinti
d’essere esempio al mondo. Invece sono quelli che scandalizzano i piccoli e li
allontanano da Me perché la loro vita è una antitesi di quella che dovrebbe essere e la
loro pietà è di forma ma non di sostanza, e si tramuta, non appena allontanati dall’altare,
in durezza verso i fratelli. Questi mangiano la loro condanna21 perché Io perdono molte
cose, conoscendo la vostra debolezza, ma non perdono la mancanza di carità, l’ipocrisia,
la superbia. Da questi cuori Io fuggo al più presto possibile.
Considerando queste categorie è facile capire perché l’Eucarestia non ha ancora fatto
del mondo un Cielo come avrebbe dovuto fare. Siete voi che ostacolate questo avvento
d’amore che vi salverebbe come singoli e come società. Se realmente vi nutriste di Me
col cuore, con l’anima, con la mente, con la volontà, con la forza, l’intelletto, con tutte
insomma le potenze vostre, cadrebbero gli odî, e con gli odî le guerre, non vi sarebbero
più le frodi, non le calunnie, non le passioni sregolate che creano gli adulterî e con questi
gli omicidi, l’abbandono e la soppressione degli innocenti. Il perdono reciproco sarebbe
non sulle labbra, ma nei cuori di tutti, e sareste perdonati dal Padre mio.
Vivreste da angeli passando le vostre giornate adorando Me in voi e invocando Me
per la prossima venuta. La mia costante presenza nel vostro pensiero terrebbe voi
lontani dal peccato, il quale sempre comincia da un lavorìo del pensiero che poi si
traduce in atto. Ma dal cuore fatto ciborio non uscirebbero che pensieri soprannaturali

20
Pane vivo, come in Giovanni 6, 51.
21
mangiano la loro condanna, come in 1 Corinzi 11, 29.
42

e la terra ne sarebbe santificata.


La terra diverrebbe un altare, un enorme altare pronto ad accogliere la seconda
venuta del Cristo, Redentore del mondo. »

11 giugno

Dice Gesù:
«Sei troppo afflitta per copiare quanto ti ho detto, molto più che è argomento che ti
costa trascrivere. Lascialo dunque per oggi e ascolta Me che ti parlo.
Hai tanta pena, povera anima! Ma Io voglio sollevare la tua pena. Non “levare” la tua
pena. Ma sollevarla. Sollevarla consolandoti e sollevarla aiutandoti ad alzarla ben in alto
perché sia tutta meritoria. Se mi ascolti vedrai che la ferita duole meno.
Maria, non essere una che non sa fare fruttare le monete che Io le do. Ogni evento della
vostra giornata d’uomini è una moneta che Dio vi affida perché la facciate fruttare per la
vita eterna. Della nuova moneta che Io ti do servitene in modo da ricavarne il cento per
cento. In che modo?
Con la rassegnazione per prima cosa, accettando di bere questo calice senza torcere
altrove la testa evitando di accostare all’amarissimo orlo le labbra.
Con riconoscenza sempre, verso di Me che te lo porgo con la cognizione giusta, come
solo Io la posso avere, di fare a te del bene, di fare, ossia, per te un nuovo atto d’amore.
Con fiducia. Io ti aiuterò a portare la nuova croce e le altre che da questa
sgorgheranno. Non sei contenta d’avermi per Cireneo, Io, il tuo Gesù che ti ama?
Con vista superiore, soprattutto. Sì, non avvilire l’oro di questa croce sporcandolo con
retropensieri umani. E che ti importa che il mondo non ti comprenda, neppure nei tuoi
più eletti sentimenti? E che? Ti preoccupi perché sei giudicata fredda, egoista, senza
amore verso tua madre? E che? Ti addolori di un povero giudizio umano? No, Maria.
Male sarebbe se Io ti avessi a giudicare colpevole verso i comandamenti della Legge divina
e umana per riguardo al tuo agire verso tua madre. Ma degli altri non te ne curare.
E guarda Me una volta ancora. Non fui Io forse vilipeso dall’insulto che Io ero
bestemmiatore, un ribelle al Dio d’Abramo, un ossesso, un figlio senza cuore? Nessun
discepolo22 è da più del Maestro, Maria, e ogni discepolo deve perciò essermi uguale
nelle offese che riceve e nelle opere che compie.
Alle offese ci pensano gli altri i quali “non sanno quello che fanno e che dicono”. Perciò
perdonali. Alle opere pensaci tu, continuando la tua via e alzando tanto in alto il tuo
spirito fin dove le pietre della maldicenza, della corta vista umana, non possono arrivare.
Sono Io che vedo e giudico e che ti premio e benedico. Gli altri sono polvere che cade.
Va’ in pace, Maria. Ecco che ti tocco per sollevare dal tuo capo la corona spinosa. Oggi
la porterò Io per te. E non cercare mai altri cuori fuorché il mio per consolare il tuo
soffrire. Anche percorressi tutta la terra non troveresti nessuno che ti capisse con verità

22
Nessun discepolo…, come in Matteo 10, 24; Luca 6, 40; Giovanni 13, 16; 15, 20; non sanno… come in Luca 23, 34.
43

e giustizia come lo può fare Gesù, tuo Maestro e Amico.


Va’ in pace. Ti do la mia pace. »

« Per capire le cose voi uomini avete bisogno di mettere meticolosamente tutte le cose
in chiaro. Punti, virgole, esclamativi, interrogativi, e spesso non servono. Ma Dio non ha
bisogno di sofisticare tanto per capire. Egli vede nel profondo e giudica il vostro profondo.
È per questo che Io vi ho detto23: “Quando pregate non dite tante parole. Il vostro Padre
sa di che abbisognate”.
Il vostro Padre capisce, Maria, vede, giudica, con vera giustizia e con grande
misericordia. Non misura col vostro centimetro. Non condanna secondo il vostro codice,
e non guarda coi vostri occhi miopi. Anche quando una colpa c’è realmente, ma il
colpevole ne è così umiliato da giudicarsi da sé meritevole di condanna, Io, Misericordia,
dico: “Non ti condanno. Va’ e non più peccare”, come ho detto all’adultera24.
Che il prossimo non capisca mai con vera giustizia ne hai continue prove. L’ultima è
di ieri sera. Sono stati feriti il tuo cuore di figlia e la tua suscettibilità di donna con un
unico colpo. E da chi avrebbe potuto conoscerti a fondo. Questo ti dimostri una volta di
più che non c’è che Dio che sia infinitamente giusto. Lascia cadere tutto quello che non
sia Dio. Voglio che tu viva di Dio solo.
Vuoi un esempio di come sia limitata la perspicacia umana? Tu, nel trascrivere una
frase, hai omesso, parendoti già chiaro il pensiero mentre Io te lo dettavo, due parolette:
in lei. Due microscopiche parolette. Ma dopo né tu né altri avete più capito il significato
vero della frase. “Era anzi in lei (Maria) la Grazia stessa”, cioè era pienamente in Maria
Dio, Grazia stessa. Un’inezia di omissione, ma che ha fatto sì che non afferraste più bene
il senso della frase25.
Così è di tutto. La limitata vista intellettuale umana vede alla superficie e spesso
malamente anche alla superficie. Per questo vi ho detto26: “Non giudicate”.
A persuadere te e altri che quanto scrivi non è cosa tua, lascio apposta delle lacune
nella tua mente, come quella dei dieci giusti27 che avrebbero potuto salvare quella antica
città. L’hai dovuto chiedere al Padre. Oppure lascio che tu commetta una piccola
modificazione per mostrarti che da te sbagli subito e ti levo la voglia di riprovartici. In
tal modo ti tengo bassa e persuasa che nulla è tuo e tutto è mio.
Tutto il bene che voi fate, anche se molto vasto, è una piccolezza trascurabile se
confrontata all’infinito Bene che è Dio, e anche le vostre opere più perfette, di una
perfezione umana, sono piene di mende agli occhi di Dio. Ma se voi le offrite unite ai miei
meriti, ecco che esse prendono le caratteristiche che piacciono a Dio, acquistano in
perfezione, in estensione, e divengono capaci di redenzione.
Bisogna sapere fare tutto in Me e imitando Me e nel mio Nome. Allora il Padre mio
vede nelle vostre opere il mio segno e la somiglianza mia e le benedice e fa fruttare. Per

23
ho detto in Matteo 6, 7-8.
24
ho detto all’adultera in Giovanni 8, 10-11.
25
frase scritta l'8 giugno e segnalata in nota.
26
ho detto in Matteo 7, 1-2; Luca 6, 37.
27
dieci giusti… con riferimento a Genesi 18, 32.
44

una sbagliata umiltà non devi mai dire: “Io non posso fare ciò”. Io l’ho detto28: “Farete le
stesse opere che faccio Io”. Appunto perché rimanendo in Me con la vostra buona
volontà divenite dei piccoli Cristi capaci di seguire Me, Cristo vero, in tutte le
contingenze della vita.»

12 giugno.

Dice Gesù:
«Molti, se molti leggessero quello che ti dètto, troverebbero che delle espressioni
sono un po’ forti, quasi impossibili alla loro vista umana. Il Padre se ne stupirà meno
perché, come mio servo, sa che nulla è impossibile a Dio, anche certe forme di condotta
verso le anime che non sarebbero seguite dagli uomini che misurano le cose e le
applicano secondo una falsariga e un modello creato da loro. Cioè sempre imperfetti.
Quando Io dico29: “Ti ho tanto amata che ho persino accontentato i tuoi capricci...”,
dico una frase che farebbe sgranare gli occhi a molti e farebbe applicare critiche
irrispettose a Me e giudizi poco piacevoli a te. Eppure è così, e questo avvenne per una
mia vista giustissima.
Quando Io ti volli per Me, povera Maria, eri così umana e l’umanità che avevi avuto
intorno a te era ancor più umana di te stessa e ti aveva sempre più appesantita, di modo
che eri proprio una piccola selvaggia. Se Io allora ti avessi chiesto quello che ti ho chiesto
dopo, e specie quello che voglio da te, ora per ora, adesso, tu saresti fuggita spaventata.
Ma Gesù non fa mai paura. Gesù coi suoi figli cari è un padre di un’amorevolezza
perfetta; di una amorevolezza divina, perché se Gesù fu uomo e dell’uomo conobbe i
sentimenti, Egli è sempre stato ed è Dio, e perciò nei sentimenti raggiunge la perfezione
di Dio.
Allora Io per avvicinarti e perché tu ti avvicinassi senza timore e con sempre più
amore, ho seguito la regola in uso fra gli uomini per conquistare i bimbi scontrosi. Ti ho
offerto e donato tutto quanto desideravi. Erano inezie alle volte, delle altre erano cose
grandi. Ebbene: il tuo Gesù te le ha date.
Qualche volta sognavi ad occhi aperti e davi per certo il sogno. Un uomo ti avrebbe
smentita facendoti passare per pazza e insincera. Io, Dio, ho mutato i tuoi sogni in
certezze per non avvilirti al cospetto del mondo. In tal modo ho ottenuto che tu ti
affezionassi talmente a Me da giungere a quello che sei ora: una cosa sperduta in Me,
inscindibile da Me.
Tu, essere finito e imperfetto, non esisti più con le tue limitazioni e imperfezioni
umane, perché sei assorbita, e da te stessa ti sei fatta assorbire, da Me. Vedi Me in ogni
cosa piacevole, spiacevole, lieta, triste, che ti accada. Agisci guardando il mio Viso. Sei
affascinata del mio Viso. Potrei guidarti con lo sguardo. Con anche meno: il battito del
mio Cuore, del mio Amore, ti guida. Vivi del mio amore. Vivi nel mio amore. Vivi per il mio

28
l'ho detto in Giovanni 14, 12.
29
dico, lo ha detto il 4 giugno
45

amore.
Quando hai una gioia mi corri incontro ridendo a dirmi grazie. Quando hai un bisogno
tendi la tua mano chiedendolo. Quando hai un dolore mi vieni sul Cuore per piangere.
Sei talmente convinta che Io sono il tuo Tutto, che prendi decisioni, che hai confidenze
che alla corta vista umana potrebbero parere imprudenze e pazzie. Ma tu sai che Io sono
il tuo Tutto. Un Tutto-Dio e che posso tutto, e ti fidi.
E’ proprio questa confidenza assoluta che mi spinge a compiere per te continui piccoli
miracoli, perché è la confidenza di chi mi ama quella che apre il mio Cuore di Dio per farne
scendere torrenti di grazie.
Sei mia perché Io ti ho saputo prendere, perché ho saputo fare della tua povera
umanità avvilita un capolavoro della Misericordia. Sei mia, la mia piccola Mia. Eri di tante
cose. Vivevi per le sollecitudini umane. Soffrivi, morivi nella carne e nell’anima perché sei
un’anima che il mondo non sazia e non sapevi trovare la via. Adesso sei mia, solo mia. E
anche sulla croce sei felice perché hai chi ti ama come vuoi tu. Hai Me, tuo Dio e tuo
Sposo, tuo Gesù. »

«Quando un’anima giunge ad essere così mia, l’amore le tiene posto di Legge e di
Comandamenti. Divini l’una e gli altri, ma che fanno ancora sentire la loro presenza. Sono
come le bardature messe alla vostra animalità perché non si impenni e vada nei
precipizi.
Ma l’Amore non ha peso. Non è una briglia che esercita coercizioni. È una forza che vi
conduce liberandovi anche dalla vostra umanità. Quando un’anima ama realmente,
l’Amore le tiene luogo di tutto. È come un piccolo bimbo nelle braccia della sua mamma
che lo nutre, lo veste, lo addormenta, lo lava, lo porta a spasso o lo mette nella cuna per
suo bene. L’Amore è la mistica nutrice che alleva le anime destinate al Cielo.
Se per un miracolo speciale, voluto per 3/4 dalla vostra volontà - perché senza la
vostra volontà certi miracoli non possono, non devono accadere - e per un quarto dalla
mia benignità, tutte le anime divenissero viventi solo per lo spirito, ossia tutte degne del
Cielo, Io direi per la terra la parola “Fine” per potervi portare tutti al Cielo prima che un
nuovo fermento di umanità corrompesse di nuovo qualcuno dei più deboli fra di voi. Ma
disgraziatamente questo non accadrà mai. Anzi sempre più spiritualità e amore
muoiono sulla terra.
Per questo le anime che sanno vivere nella spiritualità e nell’amore devono toccare i
vertici dello spirito, della carità e del sacrificio - perché il sacrificio non manca mai in
questa trinità di cose necessarie per essere miei discepoli veri - e riparare per le altre
che hanno sterilito spirito e amore nei loro cuori.
Riparare, consolare, soffrire. Saranno le vittime quelle che salveranno il mondo. »

13 giugno

Dice Gesù:
46

« Perché lo Spirito Santo possa scendere e operare liberamente in un cuore, bisogna


coltivare in se stessi la carità, la fedeltà, la purezza, la preghiera e l’umiltà.
I miei Apostoli si prepararono alla sua venuta con queste virtù unite ad un intenso
raccoglimento. Per imparare il medesimo, come per imparare le altre virtù, non avevano
che da guardare Maria, la Madre mia. In Essa lo spirito di raccoglimento era
intensissimo. Anche nelle occupazioni della vita Ella sapeva vivere raccolta in Dio e sua
grande gioia era potersi isolare nella contemplazione, nel silenzio, nella solitudine.
Dio può parlare ovunque. Ma la sua Parola giunge a voi, mortali, le cui capacità di
recezione sono limitate, molto meglio quando potete essere in solitudine che non
quando intorno a voi il prossimo parla, si muove, si agita sovente in meschinità umane.
Doppio merito e doppia grazia se potete udire Dio anche fra il tumulto. Ma anche doppia,
tripla fatica.
Però tu, Maria, non contravvenire alla santa carità e alla santa pazienza per l’idea di
udire Me. Allora mutileresti il frutto di queste lezioni. Nulla, neppure il pensiero di udire
la mia Voce, ti deve rendere poco pronta ad esercitare condiscendenza e pazienza col
tuo prossimo. Ti pare di perdere il filo del mio dire? Ti rammarichi perché capisci di aver
dimenticato qualche gemma del mio dire? Oh! fidati di Me! Io te la farò ritrovare, e più
bella di prima perché legata con l’oro della carità e circondata dalle perle della pazienza
sminuzzata in infiniti atti, ma tutti, tutti preziosi.
Ricordati che “tutto quello 30 che fate al prossimo lo fate a Me, Gesù”. Perciò sappi
uscire dal tuo colloquio con Me per ascoltare i bisogni, anche delle volte molto inutili,
del prossimo, sempre con un sorriso e con buona volontà. Tu avrai il merito della carità
esercitata e loro non si scandalizzeranno vedendo te irritata per aver dovuto lasciare la
preghiera.
Maria Ss. sapeva, senza alterarsi, uscire dalla meditazione, dalla preghiera, dai soavi
colloqui con Dio - e tu puoi pensare a che altezze essi attingessero - ed occuparsi del
prossimo senza perdere di vista Dio e senza fare capire al prossimo che Ella era
disturbata. Maria sia il tuo modello.
Anche nella preghiera i miei Apostoli non avevano che da guardare Maria per
imparare come si prega per ottenere da Dio. E così per tutte le altre virtù necessarie a
preparare la discesa del Paraclito. Anche ora il Consolatore scende con maggiore
veemenza quanto più uno spirito è preparato a riceverlo.
Maria, la piena di grazia, non aveva bisogno di preparazione alcuna. Ma Ella vi ha dato
l’esempio. È vostra Madre e le madri sono il vivente esempio per i figli. Maria era già piena
di Spirito Santo. Era la sua Sposa e dello Sposo conosceva tutti i segreti. Ma in Maria nulla
doveva apparire diverso dagli altri.
Io stesso, che ero Dio, mi assoggettai sulla terra alle leggi della natura: ebbi fame, sete,
freddo, fui affaticato, ebbi sonno; ma Io stesso, che ero Dio, mi assoggettai sulla terra alle
leggi del morale: sentii tedio, paura, tristezza, gioii dell’amicizia, inorridii del
tradimento, tremai fino a sudare sangue al pensiero di quello che avevo a soffrire, pregai
come un umile uomo bisognoso di tutto.
Anche Maria perciò ricevette, in forma palese, lo Spirito Santo. Anche le più grandi
anime devono seguire la via che tutti seguono, nelle manifestazioni esterne, si intende,

30
tutto quello… come in Matteo 25, 40.
47

senza singolarità, senza darsi delle pose che altro non sono che superbie ammantate di
umiltà ipocrita. Semplicità sempre perché lo Spirito venga a voi con piacere. E poi saper
trattenere lo Spirito Santo con una purezza vivissima. Egli non sosta dove vi è impurità.
Infine fedeltà alle sue ispirazioni.
Egli è, dirò così, l’Apostolo eterno e divino che predica instancabilmente alle anime la
dottrina del Cristo, che ve la illumina e spiega. Ma se è male accolto, se le porte dei cuori
gli vengono serrate davanti, se è ricevuto con ira, Egli fa quello che Io dissi 31 ai miei
Apostoli: se ne va e la sua pace torna a Lui mentre voi ne rimanete senza.
Dio non si impone fuorché in casi speciali. Egli è sempre pronto a intervenire in vostro
aiuto. Ma vuole da voi desiderio di riceverlo, volontà di ascoltarlo, coraggio di seguirlo,
generosità di confessarlo. Allora Egli vi abbraccia, vi penetra, vi solleva, vi accende, vi
deifica, vi fa cambiare la vostra povera natura animale in una tutta spirituale, vi indìa e
come un’aquila a volo vi porta in alto, nei regni della Luce, in plaghe di purezza, vi
avvicina al Sole della carità e ve ne scalda, finché vi apre le porte del suo Regno per una
eternità di beatitudine.»

14 giugno

Dopo la Comunione.

Dice Gesù:
«Prima ascolta quello che ti dico e poi, per ubbidienza al Padre, copierai la lezione sui
consacrati.
Sai perché, Maria, ti sono illuminate cose che sono proprio riservate solo a te? Perché
tu non ti sei accontentata di seguire Gesù fino al Cenacolo, ma sei entrata dietro al tuo
Sposo di dolore, anche nella camera della tortura. Ci vuole molta generosità, molta
carità, molta fedeltà per fare questo, ed Io so premiare questi tre molti.
Quando fui arrestato, apostoli e discepoli, che avevano saputo seguirmi giurandomi
fedeltà fino alla frazione del pane, fuggirono. Soltanto due mi seguirono. Giovanni
l’amoroso e Pietro 32 l’impulsivo. Però Pietro, come tutti gli impulsivi, franse il suo
impeto davanti al primo scoglio della difficoltà e della paura e si fermò alla porta.
Giovanni, il tutto amore, sfidò tutto e tutti ed entrò.
Vi fu più coraggio in Giovanni in quell’attimo, che in tutto il resto della sua vita. Dopo,
durante il lungo apostolato, era corroborato dallo Spirito Santo e aiutato, nei primi anni,
dalla Madre mia, Maestra di fortezza e di apostolato. Inoltre era stato avvalorato nella
fede dalla mia Resurrezione, dai primi miracoli dal vedere sempre più propagarsi la mia
dottrina.
Ma quella notte era solo. Aveva contro a sé una folla imbestialita, Satana soffiava i suoi
dubbi per trascinare gli altri, specie i fedeli, nel dubbio che è il primo passo della
negazione. Aveva contro la pavidità della sua carne che sentiva il pericolo del Maestro,

31
dissi in Matteo 10, 13-14.
32
Pietro… Giovanni… nel racconto di Matteo 26, 58; Marco 14, 54; Luca 22, 54-55; Giovanni 18, 15-16.
48

e che sentiva traboccare lo stesso pericolo sui suoi seguaci.


Ma Giovanni, amore e purezza, restò ed entrò dietro al suo Maestro, al suo Sposo, al
suo Re. Re di dolore, Sposo di dolore, Maestro di dolore.
Finché un’anima non accetta di essere ammessa nel “segreto del dolore” che Io, il
Cristo, ho gustato fino in fondo, non può pretendere di conoscere a fondo la mia dottrina,
né di avere lumi che escano dai piccoli lumi concessi a tutti.
Io sprigiono dalla mia Fronte incoronata di spine, dalle mie mani trafitte, dai miei
piedi forati, dal mio petto squarciato, raggi di luce speciale. Ma questi vanno a coloro che
si affissano sulle mie Piaghe e sul mio dolore e trovano dolore e piaghe più belli di ogni
altra creata cosa.
La stigmatizzazione non è sempre cruenta. Ma ogni anima, innamorata di Me al punto
di seguirmi nella tortura e nella morte che è vita, porta le mie stigmate nel suo cuore,
nella sua mente. I miei raggi sono armi che feriscono e luci che illuminano. Sono grazia
che entra e vivifica, sono grazia che istruisce ed eleva. Do per mia benignità a tutti, ma
do infinitamente a chi si dà a Me totalmente. E credi che in verità se le opere dei giusti
sono scritte nel gran Libro che sarà aperto33 l’estremo giorno, le opere dei miei amorosi
fino all’olocausto, le opere delle vittime volontarie, a somiglianza mia, per la redenzione
dei fratelli, sono scritte nel mio Cuore, né mai, nei secoli dei secoli, saranno cancellate.
Che poi tu non possa spiegare come avviene il fenomeno di vedere certe speciali cose,
riservate a te sola, bene illuminate, è naturale. Non provare neanche a spiegare. Diresti
molte parole e non diresti nulla. Sono cose che si accettano e non si spiegano, neppure a
se stessi. Si accettano con semplicità di bimbo, con semplicità di colomba.
Si dà al prossimo quello che il buon Gesù dice di donare e si tiene per sé il resto come
margherite preziose chiuse nel cuore, cercando di meritarne molte altre con una vita
tutta immersa nella carità, nella fedeltà, nella generosità, nella purezza.»

Udita il giorno
giorno 10 giugno e copiata oggi 14.
14.

Dice Gesù:
«Prega, offri e soffri molto per i miei sacerdoti. Molto sale è divenuto insipido34 e le
anime ne soffrono perdendo il sapore di Me e della mia Dottrina.
È qualche tempo che ti dico questo, ma tu non vuoi sentire questo. E non vuoi scrivere
questo. Te ne ritrai. Capisco il perché. Ma altri prima di te ne hanno parlato, per mia
ispirazione, ed erano dei santi. È inutile volersi chiudere occhi e orecchi per non vedere
e non udire. La verità grida anche col silenzio. Grida coi fatti che sono la più forte delle
parole.
Perché non ripeti più la preghiera di M. Maddalena de’ Pazzi? Un tempo la dicevi
sempre. Perché non offri parte delle tue sofferenze quotidiane per tutto il Sacerdozio?
Preghi e soffri per il mio Vicario. Va bene. Preghi e soffri per qualche consacrato o
consacrata che ti si raccomandano o per i quali hai speciali doveri di riconoscenza. Va
bene. Ma non basta. E per gli altri che fai? Hai messo una intenzione di sofferenza per il

33
sarà aperto, come è detto in Apocalisse 20, 12.
34
sale… insipido, secondo l'immagine di Matteo 5, 13; Marco 9, 50; Luca 14, 34-35.
49

clero al mercoledì. Non basta. Occorre che tutti i giorni tu preghi per i miei sacerdoti e
che tu offra parte delle tue sofferenze per questo. Non stancarti mai di pregare per loro
che sono i maggiori responsabili della vita spirituale dei cattolici.
Se un laico basta faccia per dieci per non scandalizzare, i miei sacerdoti devono fare
per cento, per mille. Dovrebbero essere simili al loro Maestro in purezza, carità, distacco
dalle cose del mondo, umiltà, generosità. Invece lo stesso rilassamento di vita cristiana
che è nei laici, è nei miei sacerdoti e in genere in tutte le persone consacrate da voti
speciali. Ma di queste ne parlerò poi.
Ora parlo dei sacerdoti, di coloro che hanno l’onore sublime di perpetuare dall’altare
il mio Sacrificio, di toccare Me, di ripetere il mio Vangelo.
Dovrebbero essere fiamme. Invece sono fumo. Fanno stancamente quello che devono
fare. Non si amano tra di loro e non amano voi come pastori che devono essere pronti a
dare tutti se stessi, anche sino al sacrificio della vita, per le loro pecorelle. Vengono al
mio altare con il cuore colmo di sollecitudini della terra. Mi consacrano con la mente
altrove e neanche la mia Comunione accende nel loro spirito quella carità che deve
essere viva in tutti ma che nei miei sacerdoti deve essere vivissima.
Quando Io penso ai diaconi, ai preti della Chiesa catacombale, e li paragono a questi
di ora, sento un’infinita pietà per voi, turbe che rimanete senza o con troppo scarso cibo
della mia Parola.
Quei diaconi, quei preti avevano contro tutta una società malevola, avevano contro il
potere costituito. Quei diaconi, quei preti dovevano espletare il loro ministero tra mille
difficoltà; il più incauto movimento li poteva far cadere in mano ai tiranni e condurre a
morti di strazio. Eppure, quanta fedeltà, quanto amore, quanta castità, quanto eroismo
in loro! Hanno cementato col loro sangue e il loro amore la Chiesa nascente e di ogni loro
cuore hanno fatto un altare.
Ora splendono nella celeste Gerusalemme come altrettanti eterni altari sui quali Io,
l’Agnello, mi riposo beandomi di loro, i miei intrepidi confessori, i puri che hanno saputo
lavare le sozzure del paganesimo che li aveva saturati di sé per anni e anni prima della
loro conversione alla Fede, e che spruzzava il suo fango su loro anche dopo la loro
conversione, come un oceano di melma contro scogli incrollabili.
Nel mio Sangue si erano detersi ed erano venuti a Me con bianche stole35 su cui era
per ornamento il loro sangue generoso e la loro carità veemente. Non avevano vesti
esterne, né segni materiali della loro milizia sacerdotale. Ma erano Sacerdoti nell’animo.
Ora c’è l’esterno della veste, ma il loro cuore non è più mio.
Ho pietà di voi, greggi senza pastori. Per questo trattengo ancora i miei fulmini:
perché ho pietà. So che molto di quello che siete proviene perché non siete sorretti.
Troppo pochi i veri sacerdoti che spezzano se stessi per prodigarsi ai loro figli! Mai
come adesso è necessario pregare36 il Padrone della messe, perché mandi veri operai
alla sua messe che cade sciupata perché non è sufficiente il numero dei veri instancabili
operai, sui quali il mio occhio sì posa con benedizioni ed amore infiniti e grati.
Avessi potuto dire a tutti i miei Sacerdoti: “Venite, servi buoni e fedeli, entrate nel

35
con bianche stole, secondo l'immagine di Apocalisse 7, 13-17.
36
pregare, come in Matteo 9, 37-38; Luca 10, 2; potuto dire, come in Matteo 25, 19-23.
50

gaudio del vostro Signore!”.


Prega per il clero secolare e per quello conventuale.
Quel giorno che nel mondo non vi fossero più sacerdoti realmente sacerdotali, il
mondo finirebbe in un orrore che parola non può descrivere. Sarebbe giunto il momento
dell’”abbominio della desolazione”37. Ma giunto con una violenza così spaventosa, da
essere un inferno portato sulla terra.
Prega e di’ di pregare perché tutto il sale non divenga insipido in tutti meno che in
Uno, nell’ultimo Martire che ci sarà per l’ultima Messa, perché sino all’estremo giorno la
mia Chiesa militante sarà e il Sacrificio verrà compiuto.
Quanti più veri sacerdoti saranno nel mondo quando i tempi saranno compiuti e meno
lungo e crudele sarà il tempo dell’Anticristo e le ultime convulsioni della razza umana.
Perché “i giusti” di cui parlo38 quando predìco la fine del mondo, sono i veri sacerdoti, i
veri consacrati nei conventi sparsi sulla terra, le anime vittime ignota schiera di martiri
che solo il mio occhio conosce mentre il mondo non li vede, e coloro che agiscono con
vera purezza di fede. Ma questi ultimi sono, anche a loro stessa insaputa, consacrati a
vittime.»

15 giugno.

Dice Gesù:
«Che il demonio cerchi di turbarti, è naturale. Non può più farlo sulla carne, e cerca
perciò di turbare il tuo spirito.
Esso fa quello che è sua occupazione. Ossia tenta di avvilire le anime, di spaventarle,
di farle titubare. Generalmente cerca di farle peccare per staccarle da Me. Quando a
questo non riesce, perché l’anima è ben vigilante e l’insidia non entra, allora tenta di
spaventarla e mettere pensieri in apparenza buoni, ma che in verità sono nocivi.
Vedi, Maria. Tra il pensiero: “Io diverrò santa” e il pensiero: “È impossibile che io
diventi santa”, il più pericoloso e il più contrario a Me è il secondo. Il primo non è atto di
superbia, se è corroborato da tutti gli sforzi della volontà per raggiungere la santità.
Io ho detto39: “Siate perfetti come il Padre mio”. Dicendo così, non vi ho fatto una
semplice esortazione, ma vi ho dato un dolce comando, dandovi la misura della
perfezione: quella di Dio, il Perfettissimo. Perché Io vi avrei voluto tutti perfetti per
avervi tutti intorno a Me in eterno.
L’anima deve perciò tendere alla santità, dire a se stessa: “Voglio divenire santa”
senza titubanze, senza fiacchezze. Riconoscete di essere deboli? Ma Io lo so più di voi
che siete deboli, eppure vi ho detto: “Siate perfetti”, perché so che se lo volete, con l’aiuto
mio, potete essere perfetti, ossia santi.
Questo il Maligno non lo vuole. Sa bene, perché è intelligentissimo, che quando

37
abominio della desolazione, predetto in Daniele 9, 27; 11, 31; 12, 11; ricordato in Matteo 24, 15; Marco 13, 14.
38
di cui parlo, per esempio in Matteo 13, 43.
39
ho detto in Matteo 5, 48.
51

un’anima ha fatto il primo passo nella via della santità, ha gustato il primo boccone della
santità, il cui sapore è ineffabile, diviene nostalgica di santità e per lui è perduta. Allora
crea pensieri di falsa modestia e di diffidenza.
“Non è possibile che io meriti il Paradiso. Per quanto Dio sia buono, è possibile che mi
possa perdonare, aiutare? È possibile che io, anche col suo aiuto lo possa accontentare?
Sono buona a nulla”.
Oppure sibila le sue insinuazioni. “Ma ti pare che tu possa divenire santa? Quello che
provi, che senti, che vedi, sono illusioni di mente malata. È la tua superbia che te le fa
pensare. Tu santa? Ma non ricordi questo... questo... questo? E non ricordi cosa ha detto
il Cristo? Tu pensando così fai un nuovo peccato, il mio stesso40. Pensi di esser simile a
Dio...”.
Lascialo sibilare. Non merita risposta. Quello che provi è da Dio, quello che pensi è il
desiderio mio che si ripercuote in te. Perciò è cosa santa. Ti ho detto quale è il segno mio.
È la pace. Quando in te senti pace è segno che è cosa di Dio quello che provi, senti, vedi,
pensi. Continua senza titubare. Io sono con te.
Quando il Nemico nostro cerca di darti troppa noia, di’: “Ave Maria, Madre di Gesù, mi
affido a te”. Il demonio ha ancora più ribrezzo del nome di Maria che del mio Nome e della
mia Croce. Non ci riesce, ma cerca di nuocermi nei miei fedeli in mille maniere. Ma l’eco
soltanto del nome di Maria lo mette in fuga. Se il mondo sapesse chiamare Maria, sarebbe
salvo.
Quindi invocare i nostri due Nomi insieme è cosa potente per fare cadere spezzate
tutte le armi che Satana avventa contro un cuore che è mio. Da sole le anime sono tutte
dei nulla, delle debolezze. Ma l’anima in grazia non è più sola. È con Dio.
Perciò quando l’altro ti turba con riflessioni di falsa modestia o di timore, devi sempre
pensare: “Non sono io che penso esser santa, ma è Gesù che vuole che io lo sia. Siamo
noi: Gesù e io, Dio e io, che vogliamo che ciò avvenga per gloria sua”.
Non ho forse detto 41 Io: “Quando due saranno riuniti insieme a pregare, il Padre
concederà loro il richiesto”? Ma che sarà quando Uno dei due è Gesù stesso? Allora il
Padre darà la grazia richiesta con misura piena, scossa, abbondante. Perché il Figlio è
potente sul Padre e tutte le cose sono fatte in nome del Figlio.»

Dice Gesù:

«Nella lezione 42 sui sacerdoti ho detto che ti avrei fatto riflettere sui bisogni delle
persone consacrate da voti speciali, ma che non sono sacerdoti. Ossia delle vergini
chiuse nei monasteri e conventi sparsi per tutto il mondo.
Nella mente dei fondatori questi luoghi avrebbero dovuto essere altrettante case di
Betania dove Io stanco, disgustato, offeso, perseguitato, avessi a trovare ricovero e
amore. E avrebbero dovuto essere, sempre nella mente dei fondatori, tante vette dove,

40
il mio stesso, come si legge in Isaia 14, 12-15.
41
detto in Matteo 18, 19-20; misura piena…, come in Luca 6, 38; tutte le cose sono fatte in nome del Figlio, come è
detto in Giovanni 1, 3; Colossesi 1, 16; Ebrei 1, 2.
42
lezione, che è la seconda scritta il 14 giugno. All'inizio del presente "dettato" la scrittrice annota a matita: Questo l'ho
dovuto ricostruire a ha frasi posposte.
52

in solitudine e in preghiera, le anime pure avrebbero continuato a pregare per gli


abitanti del mondo, che lottano e spesso non pregano.
Castità, non solo di carne ma di pensiero e di anima, carità vivissima, preghiera, anzi:
orazione continua che le occupazioni non turbano, amore alla povertà, rispetto
all’ubbidienza, silenzio esteriore per udire nell’interno la voce di Dio, vocazione al
sacrificio, spirito di vera penitenza, ecco le virtù che dovrebbero compenetrare i cuori
di tutte le donne che si sono date a Me con voti speciali.
Se così fosse, ogni giorno vi sarebbe un ardere di spirituali incensi e un lavacro di
spirituali aromi che purificherebbero la terra, salendo poi al mio trono. E la triste
zizzania del peccato verrebbe a poco a poco distrutta. Perché chi prega ottiene, e se
proprio si pregasse fortemente per i peccatori si otterrebbe la loro conversione.
Invece voi pregate per voi stessi. Questo è egoismo e ferisce la carità. Non tutte, ma
molta parte delle anime che sono nei conventi, perché ci sono entrate? Guardiamo
insieme i perché. Ti verrà spontaneo il bisogno di pregare per queste anime fuori di
strada, molto più che se fossero rimaste nel mondo.
Molte ci sono entrate per esaltazione, ubbidendo ad un impulso buono in sé ma non
corroborato da fermo proposito, da severa riflessione e vera vocazione. Hanno visto
l’aratro 43 , in un’ora di sole su un campo fiorito, e vi hanno messo su la mano senza
riflettere se avevano la forza di arare se stesse col vomere tremendo delle rinunce. I fiori
cadono, il sole tramonta. Viene la terra sassosa, dura, tribolata, spinosa, viene la notte
nera e burrascosa. Queste anime che hanno ceduto a un sogno senza riflettere, si trovano
desolate in un mondo non loro, in cui non sanno muoversi che malamente. Soffrono e
fanno soffrire.
Altre sono entrate dopo una delusione. Hanno creduto di essere morte. Invece erano
soltanto tramortite. Anche superando la riflessione che a Dio vanno offerte le primizie e
non gli avanzi, occorrerebbe sempre riflettere se sia proprio morte dell’anima al mondo,
o se è solo grave ferita. Ogni ferita non mortale guarisce, e si torna più vivi di prima.
Anche queste, anzi più queste di quelle, si trovano poi turbate perché, oltre a capire che
il mondo monastico non è il loro, vi portano dentro cose del mondo esterno: ricordi,
rimpianti, nostalgie, desideri. Nel silenzio del chiostro queste cose sono come aceto su
una piaga; la stuzzicano, la irritano, avvelenano tutto, rendono inquiete, astiose,
mordenti. Anche queste soffrono e fanno soffrire senza meritare nulla.
Terza categoria: quelle che entrano per interesse. Sono sole, povere, paurose della
vita, senza un mestiere o una professione che le assicuri. Si ritirano. Prendono la casa di
Dio per un sicuro albergo dove c’è un letto e una mensa. Si assicurano il domani. Ma Dio
non si irride e non si inganna. Dio vede nel fondo dei cuori. Che penserà Dio di costoro?
Infine vi sono le anime che si dànno a Dio con purezza di sentimento e vera vocazione.
Queste sono le perle. Ma sono poche rispetto alle altre. Anche queste possono guastarsi
e ammalarsi. Anche le perle si ammalano. È difficile che in una vita monastica non vi sia
mai l’assalto di un germe che cerca rovinare la perla datasi a Dio.
La mia grazia le aiuta. Ma occorre pregare per loro. La Comunione dei Santi c’è per
questo. Nessuno è tanto meschino che la sua preghiera non serva. Dio, attirato da una
preghiera che sale dal mondo, può scendere come forza nel cuore di una mia sposa che

43
l'aratro, secondo l'immagine di Luca 9, 62.
53

vacilla in un convento.
L’umanità non muore nell’essere umano quando valica la soglia di un monastero. Non
muore mai l’umanità. Essa entra, purtroppo, dentro le sacre mura e caccia Me. Essa crea
le piccinerie, le astiosità, gli zeli inconsulti, dissipa, ostacola, raffredda. Vero è che fa
aumentare del centuplo la santità delle “sante”. Ma non basta.
Pregare, pregare, pregare per le mie spose. Che le illuse, le deluse, le interessate,
comprendano e sappiano aggiungere la croce del loro errore alle altre della vita
conventuale per farsene un nuovo gradino nella scala che sale al Cielo. È inutile essere
mazzi di fiori messi su un altare, se quei fiori rimangono umani. Io voglio fiori spirituali.
Sai che differenza c’è tra un’anima che vive nell’umano e una che vive nello spirituale?
Tu hai tanti fiori nella stanza e senti tanto profumo. Però confessi che tutte quelle rose,
garofani, gigli, gelsomini, non ti dànno neppure la più lontana somiglianza del “profumo”
che senti delle volte e che viene da regni soprannaturali. Quello è profumo di cielo e
questo dei tuoi fiori profumo di terra.
Lo stesso è per le anime. Quelle veramente mistiche emanano un profumo celeste, le
altre un profumo umano. Questo può essere ammirato dal mondo, ma Io non lo
apprezzo.
Io voglio che i miei conventi siano serre di cielo dove cadono, come foglie morte, le
sollecitudini umane, le superbie, le invidie, le critiche, gli egoismi, le falsità. È inutile
osservare la regola all’esterno se l’interno è sporcato da veleni umani.
La preghiera non sale quando ha una zavorra di umanità appesa alle ali e l’orazione
non può svolgersi. La preghiera non si spande sulla terra per salvare i peccatori e non
sale 44 per consolare Me, se è resa spessa da molto fango umano. Inutile allora
consacrarsi a Me se il sacrificio della libertà non deve dare il frutto per cui certi sacrifici
sono ideati.
Tutto muore quando manca la carità, soprattutto quella, perché la carità di Me fa puri,
buoni, distaccati da tutto quello che non è Dio, amanti della Croce e delle croci; perché
la carità di prossimo fa pazienti, dolci, generosi.
Il mondo può essere aiutato dalle vergini. Ma le vergini devono essere aiutate dalle
vittime.»

16 giugno.

Dice Gesù:
«Ogni epoca ha avuto le sue forme di pietà.
La Chiesa è nata tra le onde agitate del mondo. Vergini e consacrati vivevano
mescolati tra la folla pagana, portando in essa il profumo di Cristo che li saturava ed
hanno conquistato il mondo al Cristo.
Poi venne l’epoca delle austere segregazioni. Seppellirsi al mondo era, secondo le

44
non sale per è un'aggiunta della scrittrice su una copia dattiloscritta.
54

vedute del tempo, necessario alla perfezione e alla continua redenzione delle anime. Dai
monasteri, dagli eremi, dalle celle murate, fiumi di sacrifici e di preghiere si sparsero
sulla terra, scesero sul Purgatorio, salirono al Cielo.
Più tardi vennero i conventi di vita attiva. Ospedali, asili, scuole, beneficiarono di
questa nuova manifestazione della religione cristiana.
Ma ora, nel mondo pagano di un nuovo paganesimo ancora più atroce perché più
demoniacamente sottile, occorrono di nuovo anime consacrate che vivano nel mondo
come ai primi tempi della mia Chiesa, per profumare il mondo di Me. Esse compendiano
in sé la vita attiva e la contemplativa in una parola sola: “Vittime”.
Di quante vittime ha bisogno questo povero mondo per ottenere pietà! Se gli uomini
mi ascoltassero, direi ad ogni singolo il mio amoroso comando: “Sacrificio penitenza, per
essere salvati”. Ma non ho che le Vittime che sappiano imitare Me nel sacrificio, che è la
forma più alta dell’amore.
Che ho detto 45 Io? “Da questo si capirà se siete miei discepoli: se vi amerete
scambievolmente... Non c’è amore maggiore di chi dà la vita per i suoi amici”.
Le vittime hanno portato l’amore così in alto da avere una forma simile al mio. Le
vittime dànno se stesse per Me perché Io sono nelle anime, e chi salva un’anima salva
Me in quell’anima.
Dunque non vi è più grande amore per Me di quello di immolarsi per Me, vostro Amico,
e per le povere anime peccatrici che sono amici nostri decaduti. Dico: nostri, perché dove
è un’anima innamorata è anche Dio con lei, e perciò siamo due.
Molte volte tu pensi con rimpianto alla vita claustrale. Ma pensa, anima mia, che
l’essere vittima ti rende simile alle claustrali più austere. La vittima adora, la vittima
espia, la vittima prega. La preghiera di una vittima è uguale a quella della claustrata con
in più la difficoltà di dovere vivere di orazione tra le dissipazioni del mondo.
Anche qui Io sono il tuo esempio. Io, Vittima, ho saputo adorare, orare espiare, stando
nel mondo. Si può essere anime vittime di un’aurea perfezione stando tra la folla, e non
esserlo stando sotto il sigillo di una doppia grata. Anche qui è l’amore che conta e non le
forme esteriori.
Come si fa ad essere vittime? Vivendo con un unico pensiero: quello di consolare Me
redimendo gli altri. Gli altri si redimono col sacrificio. Me mi si consola con l’amore e
accendendo l’amore nei cuori spenti. La vita della vittima è un non appartenersi più
perpetuo, un effondersi continuo, un ardere incessante.
Ma a chi sa vivere così, viene concessa l’Invisibile Presenza di cui tu pure gioisci. Perché
Io sono dove sono i miei apostoli e i miei martiri. E le vittime sono martiri e apostoli.»

Dice ancora Gesù:

«Per preservare i corpi dalla corruzione della morte, fino dai tempi antichissimi, sono
stati usati speciali aromi che fermano la putrefazione e conservano le salme. Ma, o
uomini che cadete spiritualmente a brandelli, macerati dalle corruzioni di tutta una
società inquinata fino alla midolla, ma, o poveri uomini per i quali inutilmente sono

45
detto in Giovanni 13, 35¸15, 13.
55

morto, perché non usate per voi gli aromi che fermino il vostro corrompersi?
Io ve li ho insegnati. Ve li ho insegnati con la vita, con la parola, con la morte. Nel mio
Vangelo è la norma per vivere sani nella carne e nell’anima, nel pensiero e nell’azione. E
quel Vangelo Io l’ho vissuto nei miei trentatré anni di vita.
Voi non potete dirmi, come potete dirlo dei vostri falsi profeti: “Hai predicato una
cosa, ma ne hai fatta un’altra”. No. Gesù fu Maestro non di parola soltanto, ma di opera.
Vi ho insegnato a preferire la purezza e la continenza alla lussuria, la sobrietà alla
crapula, la fedeltà all’inganno, il lavoro all’ozio, l’onestà alla frode, il rispetto delle
autorità alle ribellioni, l’amore della famiglia alla dissipatezza, la misericordia alla
durezza, l’umiltà alla superbia, la giustizia al sopruso, la sincerità alla menzogna, il
rispetto dell’innocenza allo scandalo, la fede alla miscredenza, il sacrificio al godimento.
Ma queste cose Io, Dio, le ho fatte prima di voi.
Voi vi siete messo tutto sotto i piedi ed avete ballato, come stolti, sulle massime divine
in cui era il vostro bene in questa e nell’altra vita.
Voi avete aumentato il sapere in tutti i campi fuorché nell’unico necessario. Nella
conoscenza del mio Vangelo. Voi vi siete saziati di tutti i cibi fuorché dell’unico
necessario: la mia Parola. Avete creduto di alzarvi sino al livello del superuomo. Siete
divenuti unicamente dei superanimali. Il superuomo lo crea la mia Legge perché vi indìa
e vi fa eterni. Tutto il resto non vi alza. Vi fa soltanto insanire.
Marta mi disse46: “Maestro, da quattro giorni è nel sepolcro e puzza già”. Ma voi da
quanti secoli ci siete? Sempre più sprofondate nel sepolcro e nella putredine di morte.
Neppure la mia Voce vi scuote. Neppure il mio pianto.
Ma come potete stare contenti, avviliti così? Avevate il Cielo, eravate eredi di Dio. Ora
che siete? Una massa di lebbrosi e di posseduti dai demoni che vi straziano, vi uccidono,
vi fanno delirare, vi trascinano nel fuoco ancora prima che siate morti. Avete il fuoco
d’inferno nella mente e nel cuore. Ed Io ci avevo messo il fuoco soavissimo della carità!
Gli aromi per salvarvi dalla totale putredine sono Penitenza, Sacrificio e Carità. Ma li
vorrete voi usare? No. Non guardate il Maestro crocifisso che col suo sacrificio vi ha dato
nuove anime capaci di vita eterna, che vi ha mondato col suo Sangue e le sue lacrime
dalla lebbra del peccato. Non lo guardate. Egli vi parla di bontà, di amore, di sacrificio.
Voi volete essere cattivi, volete odiare, volete godere.
Sulla gran Vittima e sulle piccole vittime che cercano di trasfondere in voi una vita
nuova, voi alzate il vostro pugno minacciante e lanciate la vostra deridente bestemmia.
Attenti, uomini pervicaci! La pazienza di Dio è immensa, ma non sta a voi di tentarla
oltre, perché è detto da Me47: “Non tenterai il Signore Iddio tuo”.»

17 giugno

46
mi disse, in Giovanni 11, 39
47
detto da Me in Matteo 4, 7 ricordando Deuteronomio 6, 16
56

Dice Gesù:
«Ti voglio parlare della prudenza umana.
La prudenza soprannaturale è una grande virtù. Ma la prudenza umana non è una
virtù. Voi uomini avete applicato questo nome, come una falsa etichetta, a sentimenti
impropri e non virtuosi. Così come chiamate: carità, l’obolo che date al povero.
Ma se voi fate un’elemosina, anche vistosa, e se la fate per essere notati e applauditi
dal mondo, credete di fare un atto di carità? No. Disilludetevi. Carità vuol dire: amore.
Carità è perciò avere pietà e amore per tutti i bisognosi della terra. Non occorre denaro
per fare un atto di carità. Una parola di consiglio, di conforto, di dolcezza, un atto di aiuto
materiale, una preghiera, sono carità. Un’elemosina data con mal garbo, avvilendo il
povero, in cui non sapete vedere Me, non è carità.
Uguale cosa è per la prudenza. Voi chiamate prudenza la vostra viltà, la vostra smania
di quieto vivere, il vostro egoismo. Tre cose che non sono certo virtù.
Anche nei rapporti vostri con la religione siete amanti del quieto vivere. Quando
sapete che una franca professione di fede, che una espressione, detta come ve la
sussurra lo Spirito di Verità, possono urtare autorità, datori di lavoro, marito figli,
genitori, dai quali vi aspettate aiuto materiale, la vostra umana prudenza vi fa chiudere
in un silenzio che non è prudente ma pusillanime, se pure non è colpevole, perché
arrivate a negare, a rinnegare, spergiurando, i vostri sentimenti più spirituali.
Pietro fu il primo che nell’ora del pericolo, per una prudenza umana, giunse a negare48
di conoscermi. Io lo permisi, questo, perché, ravveduto, potesse poi compatire e
perdonare i fratelli pusillanimi. Ma quanti “Pietri” da allora a ora! Avete sempre davanti
alla mente un interesse meschino, e quello anteponete e tutelate a discapito
dell’interesse eterno che vi frutta la Verità coraggiosa e coraggiosamente professata.
Davanti a certe manifestazioni di Dio, voi, poveri uomini, non avete certo il coraggio
di Nicodemo e di Giuseppe, che in un’ora tremenda per il Nazareno e per i suoi seguaci
seppero farsi avanti49 per pensare a Me contro l’ostilità di tutta Gerusalemme. Tu stessa,
delle volte, resti un poco in sospeso davanti a certe mie espressioni e le vorresti rendere
meno taglienti.
La prudenza umana vi guida. La portate dappertutto. Sino negli episcopi, sino nei
conventi. Come siete cambiati dai primi cristiani che non tenevano conto di nulla che
fosse umano e guardavano soltanto il Cielo!
È vero che Io ho detto50 di essere prudenti come i serpenti, ma non di una prudenza
umana. Vi ho anche detto che per seguire Me occorre essere audaci contro tutti. Contro
l’amore di sé; contro il potere, quando vi perseguita perché siete miei seguaci; contro il
padre, la madre, la sposa, i figli, quando questi vogliono, per affetto umano e
preoccupazione terrena, impedirvi di seguire la mia Via, perché una sola cosa è
necessaria: salvare la propria anima anche perdendo la vita della carne per ottenere la
Vita eterna.»

48
giunse a negare, come si narra in Matteo 26, 69-75; Marco 14, 66-72; Luca 22, 56-62; Giovanni 18, 17.25-27.
49
seppero farsi avanti, come si narra in Matteo 27, 57-58; Marco 15, 42-45; Luca 23, 50-52; Giovanni 19, 38-40.
50
ho detto in Matteo 10, 16; ho anche detto in Matteo 10, 37-39; Marco 8, 34-38; Luca 9, 23-26.
57

18 giugno.

Dice Gesù51:
«Per sostenere le forze fisiche occorre nutrire il corpo. L’indigente che non può
acquistare cibo, lo mendica ai ricchi. Di solito chiede pane. Senza il pane è impossibile la
vita.
Voi siete dei poveri che avete bisogno di cibo per la vostra anima. Alla vostra povertà
Io ho dato il Pane eucaristico. Esso vi nutre le midolla dell’anima, dà vigore allo spirito,
sostiene le forze spirituali, aumenta il potere di tutte le facoltà intellettuali, perché dove
è vigore di vita è anche vigore di mente.
Cibo sano trasfonde sanità. Cibo vero infonde vita vera. Cibo santo suscita santità. Cibo
divino dà Dio.
Ma oltre che poveri voi siete ammalati, deboli non della sola debolezza che dà la
mancanza di cibo e che cessa col cibo. Siete deboli per le malattie che vi estenuano.
Quante malattie ha la vostra anima! Quanti germi vi inocula il Maligno per creare queste
malattie! A chi è debole e ammalato occorre non solo pane ma anche vino.
Io nella mia Eucarestia vi ho lasciato i due segni di quello che occorre alla vostra natura
di uomini poveri e alla vostra debolezza di uomini ammalati. Pane che nutre, vino che
corrobora.
Avrei potuto comunicarmi a voi senza segni esterni. Lo posso. Ma siete troppo pesanti
per afferrare lo spirituale. I vostri sensi esterni hanno bisogno di vedere. La vostra
anima, il vostro cuore, la vostra mente, si arrendono soltanto, e a fatica ancora, davanti
alle forme visibili e toccabili. Tanto è vero che, se arrivate a credere Me nell’Eucarestia
e di ricevere Me nella particola, non ammettete, nella grande maggioranza, l’infusione in
voi dello Spirito, dal quale vi vengono palpiti, luci, impulsi di opere buone.
Se credeste con quella forza di cui il Mistero è degno, sentireste, nel ricevermi, entrare
in voi una vita. Il mio avvicinarmi a voi vi dovrebbe ardere come l’accostarsi ad una
ardente fornace. Il mio stare in voi dovrebbe farvi sommergere in un’estasi che vi
astrarrebbe il profondo dello spirito in un rapimento di Paradiso.
Il fondersi della vostra umanità bacata alla mia Umanità perfetta vi porterebbe salute
anche fisica, per cui, malati corporalmente, resistereste alle malattie finché Io dicessi
“Basta” per aprirvi il Cielo. Vi porterebbe intelligenza per capire prontamente e
giustamente. Vi renderebbe impenetrabili agli assalti sfrenati o alle sottili insidie della
Bestia.
Invece posso fare poco perché entro dove la fede è languida, dove la carità è
superficiale, dove la volontà è in abbozzo, dove l’umanità è più forte dello spirito dove,
soprattutto, non fate sforzo per reprimere la carne onde emerga lo spirito.
Non vi sforzate per nulla. Aspettate da Me il miracolo. Nulla mi vieta di compierlo. Ma
Io voglio da parte vostra almeno il desiderio di meritarlo.

51
Dice Gesù: In margine, la scrittrice annota a matita: Questi pensieri avanti la Comunione. Gesù me li ripete alle 16
quando ricopio lo scritto.
58

A chi si volge a Me gridando di aiutarlo e imitando la fede delle turbe di Galilea, Io mi


comunicherò non solo col mio Corpo e il mio Sangue, ma con la mia Carità, col mio
Intelletto, con la mia Forza, con la mia Volontà, con la mia Perfezione, con la mia Essenza.
Sarò, nell’anima che sa venire a Me, come sono in Cielo, nel seno del Padre da cui procedo
generando lo Spirito che è Carità e vertice di perfezione.»

19 giugno.

Premetto due parole di spiegazione.


Stavo pregando, erano le 12 e pregavo ancora, perché in queste 6 ore della mattinata
ero stata interrotta tante mai volte che non avevo potuto terminare le mie orazioni
mattinali. L’ultima interruzione, la visita di una giovane mammina angosciata. Insomma
era mezzogiorno e non avevo potuto concentrarmi in pace per dieci minuti di fila.
Mentre esercitavo la pazienza a staia, pensavo, per confortarmene, alle parole udite
ieri sera molto tardi, e mi ripromettevo di copiarle per dare dolcezza al mio cuore.
Perché sono parole di una soavità molto alta. Me ne è rimasta l’anima profumata. Invece
ecco che devo smettere di pregare per scrivere quanto copio ora e che mi sembra sia
una risposta ad una sua domanda formulata in una lettera, domanda alla quale io non ci
pensavo più.
E ora che ho premesso questo prologo, vado avanti, copiando prima le parole di oggi
e poi quelle di ieri sera.

Dice Gesù:

«Giorni fa il Padre ha scritto che rimaneva perplesso circa la vera fonte del flagello
attuale “perché un regno diviso52 in se stesso non è più un regno”. Mostrerò al Padre che
ciò può essere, essendo la divisione puramente apparente.
Lucifero, nelle sue manifestazioni, ha sempre cercato di imitare Iddio. Così come Dio
ha dato ad ogni Nazione il suo angelo tutelare, Lucifero le ha dato il suo demone. Ma
come i diversi angeli delle Nazioni ubbidiscono ad un unico Dio, così i diversi demoni
delle Nazioni ubbidiscono ad un unico Lucifero.
L’ordine dato da Lucifero nella presente vicenda ai diversi demoni non è diverso a
seconda degli Stati. È un ordine unico per tutti. Donde si comprende che il regno di Satana
non è diviso e perciò dura.
Questo ordine può essere enunciato così: “Seminate orrore, disperazione, errori,
perché i popoli si stacchino, maledicendolo, da Dio”.
I demoni ubbidiscono e seminano orrore e disperazione, spengono la fede strozzano
la speranza, distruggono la carità. Sulle rovine seminano odio, lussuria, ateismo.
Seminano l’inferno. E riescono perché trovano già il terreno propizio.
Anche i miei angeli lottano a difesa del Paese che ho loro assegnato. Ma i miei angeli

52
un regno diviso…, come è detto in Matteo 12, 25; Marco 3, 24; Luca 11, 17.
59

non trovano terreno propizio. Onde rimangono soccombenti rispetto ai nemici infernali.
Per vincere, i miei angeli dovrebbero essere aiutati da animi viventi nel e per il Bene.
Viventi in Me. Ne trovano. Ma sono troppo pochi rispetto a quelli che non credono, non
amano, non perdonano, non sanno soffrire.
È il caso di ripetere 53 : “Satana ha chiesto di vagliarvi”. E, dal vaglio, risulta che la
corruzione è come nei tempi del diluvio, aggravata dal fatto che voi avete avuto il Cristo
e la sua Chiesa, mentre ai tempi di Noè ciò non era.
L’ho già detto54 e lo ripeto: “Questa è lotta fra Cielo e inferno”. Voi non siete che un
bugiardo paravento. Dietro le vostre schiere battagliano angeli e demoni. Dietro i vostri
pretesti è la ragione vera: la lotta di Satana contro Cristo.
Questa è una delle prime selezioni dell’umanità, che si avvicina alla sua ora ultima,
per separare la messe degli eletti dalla messe dei reprobi. Ma purtroppo la messe degli
eletti è piccola rispetto all’altra.
Quando Cristo verrà per vincere l’eterno antagonista nel suo Profeta troverà pochi
segnati, nello spirito, dalla Croce.»

E questa è l’altra di ieri sera.


Dice Gesù:

«Per ottenere veri frutti dall’Eucarestia, non bisogna considerare questa come un
episodio che si ripete ad epoche più o meno distanziate nel tempo, ma farne il pensiero
base della vita. Vivere pensando a Me-Eucarestia che mi appresto a venire o che sono
venuto in voi, facendo dell’incontro un continuo presente che dura quanto dura la vostra
vita. Non separarsi con lo spirito da Me, operare nel raggio che scaturisce
dall’Eucarestia, non uscire mai dalla sua orbita come stelle che rotano intorno al sole e
vivono per merito di esso.
Anche qui ti propongo a modello Maria. La sua unione con Me deve essere il modello
della tua unione con Me. La vita di Maria, mia Madre, fu tutta eucaristica. La vita di Maria,
la piccola vittima, deve essere tutta eucaristica.
Se Eucarestia vuol significare comunione, Maria visse eucaristicamente per quasi
tutta la vita. Poiché Io in mia Madre ero prima d’essere, come uomo, al mondo. Né,
quando come uomo al mondo non fui più, cessai d’essere in Lei. Non ci siamo più separati
dal momento in cui l’ubbidienza fu santificata sino all’altezza di Dio, ed Io divenni carne
nel suo seno così puro che gli angeli lo sono meno al paragone, così santo che tale non è
nessun ciborio che m’accolga.
Solo nel seno di Dio vi è perfezione di santità maggiore a quella di Maria. Ella è, dopo
Dio Uno e Trino, la Santa dei Santi.
Se fosse concesso a voi mortali di vedere la bellezza di Maria quale essa è, ne
restereste rapiti e santificati. Non c’è paragone nell’Universo che valga a dirvi cosa è mia
Madre. Siate santi e la vedrete.
E se vedere Dio è la gioia dei beati, vedere Maria è la gioia di tutto il Paradiso. Perché

53
ripetere quanto è detto in Luca 22, 31; corruzione, di cui si parla in Genesi 6, 5-6.12-13
54
già detto il 4 giugno.
60

in Lei non soltanto si beano i cori angelici e le schiere dei Santi, ma il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo la contemplano come l’opera più bella della loro Trinità d’amore.
Non ci siamo mai separati tra noi due. Ella aspirava a Me con tutta la forza del suo
cuore verginale e immacolato attendendo il promesso Messia. Comunione purissima di
desiderio che attirava Me dal profondo del Cielo. Più viva comunione dal momento della
beata annunciazione sino all’ora della morte sulla Croce.
I nostri spiriti erano sempre uniti dall’amore. Comunione d’amore intensissimo e di
immenso dolore durante il mio martirio e nei giorni della mia sepoltura. Comunione
eucaristica dopo la gloriosa Risurrezione e l’Ascensione sino all’Assunzione che fu
eterna unione della Madre purissima col Figlio divino.
Maria è stata l’anima eucaristica perfetta. Sapeva trattenere il suo Dio con un amore
ardente, una purezza superangelica, un’adorazione continua. Come separarsi da quel
cuore che viveva di Me? Io rimanevo anche dopo la consumazione delle specie.
Le parole dette a mia Madre nei miei trentatré anni che le fui figlio sulla terra, non
sono niente di fronte ai colloqui che Io-Eucarestia ebbi con Lei-Ciborio. Ma quelle parole
sono troppo divine e troppo pure perché mente d’uomo le possa conoscere e labbra
d’uomo ripetere. Nel Tempio di Gerusalemme solo il Sacerdote entrava nel Santo dei
Santi dove era l’Arca del Signore. Ma nel Tempio della Gerusalemme celeste solo Io, Dio,
entro e conosco i segreti dell’Arca santissima che è Maria, mia Madre.
Sfòrzati d’imitare Maria. E, poiché è troppo ardua cosa, di’ a Maria che ti aiuti. Ciò che
all’uomo è impossibile, è possibile a Dio, possibilissimo poi se chiesto in Maria, con Maria,
per Maria.»

20 giugno

Ss. Trinità.

Dice Gesù:
«Ora che hai visto55, hai capito cosa è l’Eucarestia? È il mio Cuore che Io distribuisco
a voi. Dono più grande e più amoroso non potevo farvi.
Se quando ricevete la Comunione sapeste vedere Me che vi do il mio Cuore non ve ne
commuovereste? Ma la fede dovrebbe essere tanto forte e tanto forte la carità, da farvi
vedere questo. Questa visione mentale non dovrebbe costituire un mio dono
eccezionale. Dovrebbe costituire la regola, la dolce regola. E sarebbe la regola se foste
realmente miei discepoli.
Allora vedreste Me, udreste Me dire sul Pane e sul Vino le parole della consacrazione,
spezzare e distribuire il Pane porgendovelo con le mie stesse Mani. Il mio sacerdote
scomparirebbe perché Io mi sovrapporrei a lui per dirvi: “Ecco il Corpo del Signore Gesù
Cristo, il mio Corpo che vi deve custodire per la vita eterna”. E alla luce dell’amore

55
hai visto: la scrittrice spiegherà il 23 giugno ciò che ha visto. Inoltre, qui annota a matita: Scritto avanti la Comunione
e interrotto per la sua venuta (cioè per la venuta di Padre Migliorini); e verso la fine: Scritto (ma potrebbe leggersi anche
Sentiti) dopo la Comunione.
61

vedreste che Io vi porgo lo stesso mio Cuore, la parte superperfetta del mio Corpo
perfettissimo, quella dalla quale sgorga la Carità stessa.
Ho fatto questo per amore di voi: ho dato Me stesso. E questo ho fatto per te oggi: ho
sollevato il velo del Mistero e ti ho fatto conoscere come Io vengo a voi, come mi do a
voi, cosa vi do di mio, anche se voi non sapete vedere e capire.
Basta per oggi. Non vi sono altre parole da dire. Guarda e adora.»

21 giugno.

Dice Gesù:
«Nei paesi d’Oriente è facile trovare delle grandi cisterne d’acqua proprio situate in
luoghi così aridi da fare stupore che si possa ritrovare tanta acqua. Esse sono alimentate
da segrete vene, sprofondate sotto all’arena o ai massi calcarei, che stillano da secoli
quella loro benedetta ricchezza in enormi cisternoni vecchi di secoli. Intorno ci sono
palme e altre piante, belle verdi perché fruiscono dell’umidore che esala dal suolo.
Proteggono l’acqua che così rimane fresca e non prosciugata dal sole cocente che tutto
all’intorno essicca ogni cosa.
Sono la benedizione degli aridi deserti. La bontà del Creatore ha messo quelle vene
profonde d’acqua nel suolo per pietà degli uomini e le nutre dal giorno che la terra fu.
A queste cisterne affluiscono le carovane, accorrono gli animali dei deserti, e non è
raro che un piccolo villaggio sorga lì presso nel fresco dell’oasi. Villaggio che si può dire
che viva del fluire di quell’acqua.
Ora ti porto il paragone per l’anima. La cisterna che aduna le acque per il bene proprio
e altrui è l’anima che sa accogliere la grazia, che con fluire inesausto viene in lei per
bontà di Dio. La sua stessa vita e quella di tanti altri che sono a contatto con lei, se ne
avvantaggia e diviene lussureggiante di frutti eterni, mentre i più diseredati, gli infelici
che non sanno fare buon uso della grazia, i prodighi che la sprecano, i colpevoli che la
perdono, possono, al suo contatto, nutrirsene, abbeverarsene, riflettere quanto è dolce
l’acqua del Signore, e sono portati a ripetere il grido56 della Samaritana: “Signore, dammi
di quest’acqua”.
Credi che, in verità, se uno mi chiedesse da bere Io subito darei a lui, fosse il più
peccatore di tutti gli uomini, l’acqua viva della grazia.
Però bisogna fare una riflessione. Se l’acqua che stilla dalle profondità della terra
trovasse la cisterna rotta nei suoi bordi, che avverrebbe? Che l’acqua si sperderebbe
traboccando al suolo e divenendo melma di cui solo godrebbero animali lubrici e insetti
nocivi. Gli orientali hanno infatti molta cura delle loro cisterne e ne riparano le erosioni
perché neppure una goccia del prezioso elemento si sperda.
Perché la grazia colmi l’anima tua, sii sempre attenta a che nulla intacchi il tuo spirito.
Le mancanze di fedeltà alla grazia sono altrettanti attentati all’incolumità della mistica
cisterna in cui Io verso senza sosta l’acqua zampillante da una sorgente di vita eterna e

56
grido, riportato in Giovanni 4, 15.
62

che dà vita eterna. Dunque, grande attenzione e grande fedeltà.


Poi, grande umiltà. Le piante verdi, che crescono rigogliose in grazia dell’umido del
suolo, e che servono a tenere fresca l’acqua impedendo al sole di evaporarla, sono
l’umiltà che si fa rigogliosa in un’anima che sa coltivare la grazia e che col suo rigoglio
impedisce al sole della superbia di consumare l’acqua preziosissima.
Poi, grande carità. La cisterna non vive per sé. Vive per gli altri. È stata creata per gli
altri. Altrimenti sarebbe stato inutile il suo essere. L’anima che Io ricolmo dei miei doni
di grazia deve esser lieta che tutti vengano ad attingere da lei.
Non commettere il brutto peccato dell’avarizia spirituale volendo tesaurizzare per te
soltanto le ricchezze che ti do. Te le, do gratuitamente, ma tu devi generosamente farne
parte agli altri. Per le preghiere e le sofferenze lo fai. Ma per le mie parole sei di una
avarizia vergognosa. Spògliatene, di questo difetto.
Io ho parlato alle turbe. Non ho sussurrato all’orecchio dei soli amici. Ho parlato ad
amici e nemici, a giudei e gentili, a chiunque veniva nel raggio della mia Voce. Intendo
che quanto dico ai miei amici di ora non resti tesoro sepolto dall’avaro. Sarebbe mancare
di carità e potrebbe far sì che Io punissi l’avaro e il diffidente. Avaro, perché tiene per sé
soltanto; diffidente, perché crede che Io non abbia altre monete da dare.
Le mie ricchezze sono tali che i firmamenti non sarebbero sufficienti ad accoglierle.
Esse si rinnovano ad ogni attimo, ad ogni pulsare, per darti paragone umano, del gran
cuore che è il fulcro della Trinità nostra. Vita inesausta, creazione continua,
rinnovazione eterna.
Dài dunque liberamente quello che Io ti do. Con carità, con generosità, con umiltà.
Questo fluire in te delle divine parole è arma a due tagli. Su uno è umiltà, su l’altro
superbia. Un taglio dà vita, l’altro dà morte. Perché ogni dono di Dio obbliga il ricevente
ad una maggiore perfezione; pena, nel caso contrario, di accrescere sul suo capo il
giudizio di Dio. A chi molto è dato, molto sarà chiesto57.
Dunque, grande umiltà. Dare anonimamente come Io do gratuitamente. Per giustizia:
pensa che nulla è tuo ma è tutto mio. Per rispetto: ricorda che sono parole di Dio e
sarebbe indecoroso farle passare per tue. Per verità: dirle tue sarebbe menzogna.
E ora va’ avanti a pregare. Ti do la mia pace.»

Ora parlo io: sono le 8 e 3/4 di mattina.


Stavo pregando, e avevo appena cominciato quando è arrivato questo. Per
risparmiarmi un poco di fatica, perché ho le spalle dolentissime, ho scritto addirittura
sul quaderno. Tanto lei mi ha promesso di farmene una copia. Come vede, non essendo
stata disturbata da chiacchiere inutili, ho potuto scrivere sotto dettatura e, tolta una
parola scritta male in prima pagina e rifatta, non c’è una cancellatura.
Questa parabola delle acque mi piace molto. Mi rinfresca l’anima e la carne, che arde
di febbre come l’anima che ha sempre paura di sbagliare. Ho infatti un poco di avarizia
spirituale e mi spoglio a malincuore dei doni che mi dà il buon Gesù. Mi pare di
strapparmi un pezzo di cuore e di gettarlo sotto i piedi altrui. Ma me ne correggerò.

57
dato… chiesto, come in Luca 12, 48.
63

Come vede, dal mio letto ho fatto, presa per mano da Gesù, un bel viaggio nelle terre
del Sud. Non me lo sarei mai pensato quando stamane mi sono svegliata dal breve e
interrotto sonno... Gesù sa che mi piace viaggiare e mi ha portato fra palme e gazzelle.

22 giugno

Ore 23,30.

Dice Gesù:
«Uno dei segreti per raggiungere la santità è questo: non mai distogliere la mente da
un pensiero che deve reggere tutta la vita: Dio. Il pensiero di Dio deve essere come la
nota su cui tutto il canto dell’anima s’intona.
Hai visto come fanno gli artisti? Si muovono, vanno, vengono, sembra che non
guardino giù dal palcoscenico. Ma in realtà non perdono mai d’occhio il maestro di
musica che dà loro il tempo. Anche l’anima, per non sbagliare e per non distrarsi - cosa
che la farebbe sbagliare - deve tenere l’occhio dell’anima sempre fisso in Dio. Parlare,
lavorare, camminare, ma l’occhio mentale non deve perdere di vista Iddio.
Secondo punto per raggiungere la santità: non perdere mai la fede nel Signore.
Qualunque cosa avvenga, credere che avviene per bontà di Dio. Se è cosa penosa, anche
cattiva, e perciò voluta da forze estranee a Dio, pensare che Dio la permette per bontà.
Le anime che sanno vedere Dio ovunque, sanno anche cambiare tutte le cose in
moneta eterna. Le cose cattive sono monete fuori corso. Ma se le sapete trattare come si
deve, esse divengono legali e vi acquistano il Regno eterno.
Sta a voi rendere buono ciò che non è buono; fare delle prove, tentazioni, disgrazie -
che fanno rovinare del tutto anime già crollanti - tanti puntelli e fondamenta per
edificare il tempio che non muore. Il tempio di Dio in voi al presente, il tempio della
beatitudine nel futuro, nel mio Regno.»

23 giugno

ore 9-10.

Dice Gesù:
«Nell’altro incontro eucaristico 58 ti ho fatto vedere cosa è l’Eucarestia. Oggi ti
mostrerò un’altra verità eucaristica. Se l’Eucarestia è il cuore di Dio, Maria è il ciborio di
quel Cuore.
Guarda mia Madre, eterno ciborio vivo in cui scese il Pane che viene dal Cielo. Chi mi
vuole trovare, ma trovare con la pienezza delle doti, deve cercare la mia Maestà e

58
incontro eucaristico del 20 giugno, come spiegherà la scrittrice. Anche il 4 giugno l'Eucarestia è stata definita "il cuore
di Dio".
64

Potenza, la mia Divinità, nella dolcezza, nella purezza, nella carità di Maria. È Lei che del
suo cuore fa il ciborio per il cuore del suo e vostro Dio.
Il Corpo del Signore si è fatto corpo nel seno di Maria, ed è mia Madre che con un
sorriso ve lo porge come se vi offrisse il suo amatissimo Pargolo deposto nella cuna del
suo purissimo, materno cuore. È gioia di Maria, nel Cielo, darvi la sua Creatura e darvi il
suo Signore. Con il Figlio vi dà il suo cuore senza macchia, quel cuore che ha amato e
sofferto in misura infinita.
È opinione diffusa che mia Madre non abbia sofferto altro che moralmente. No. La
Madre dei mortali ha conosciuto ogni genere di dolore. Non perché lo avesse meritato. Era
immacolata e l’eredità dolorifica di Adamo non era in Lei. Ma perché, essendo
Corredentrice e Madre di tutto l’umano genere, doveva consumare il sacrificio fino al fondo
e in tutte le forme. Perciò soffrì, come donna, le inevitabili sofferenze della donna che
concepisce una creatura, soffrì stanchezze della carne appesantita del mio peso, soffrì
nel darmi alla luce59, soffrì nell’affrettata fuga, soffrì mancanza di cibo, soffrì caldo, gelo,
sete, fame, povertà, fatica. Perché non avrebbe dovuto soffrire se Io, il Figlio di Dio,
soggiacqui alle sofferenze proprie dell’umanità?
Essere santi non vuole dire essere esenti dalle miserie della materia. Essere redentori,
poi, vuol dire essere particolarmente soggetti alle miserie della carne che ha sensibilità
dolorifiche. La santità e la redenzione si esplicano e si raggiungono con tutti i modi, anche
con dei mali di denti, per esempio. Basta che delle miserie carnali la creatura se ne faccia
un’arma di merito e non di peccato.
Io e Maria, delle miserie della natura umana abbiamo fatto tanti pesi di redenzione per
voi. Anche ora soffre mia Madre quando vi vede così sordi alla grazia, ribelli a Me. Santità,
lo ripeto, non vuole dire esclusione del dolore, ma anzi vuol dire imposizione del dolore.
Ringrazia dunque Maria, che mi ti dà con un sorriso di madre, per tutto il dolore che
l’esser mia Madre le ha portato. Non ci pensate mai a dire grazie a Maria nel cui seno
divenni carne! Quella Carne che ora do a voi per nutrirvi alla vita eterna.
Basta: contempla e adora Me raggiante nell’Eucarestia, nel trono vivo che è il petto di
Maria, la purissima Madre mia e vostra. »

Ora spiego io. Domenica, anzi no, venerdì 18, mi pareva di vedere Gesù a fianco del
letto, gliene ho accennato. Ma non faceva nulla. Domenica 20, prima che venisse lei,
mentre c’era lei e dopo la sua venuta per la Comunione, mi pareva di vedere Gesù, non
più a fianco del letto, ma in fondo allo stesso, che mi dava Lui la particola. Ma non aveva
pisside in mano: aveva il suo Cuore e mi dava come particola il suo Cuore levandoselo
dal petto. Era di una maestà e di una dolcezza infinita. Mi spiegò poi il significato della
visione. L’avrà trovato nel quaderno in data 20 giugno.
Stamane vedo la Madonna. Pare seduta, sorridente con amore, e mestizia però. Ha il
manto scuro che le scende dal capo, aperto sulla veste pure scura, sembra marrone. Alla
vita ha una cintura scura. Sembrano tre toni di marrone. In testa, sotto al manto, deve
avere un velo bianco perché ne intravedo un lieve filino.

59
soffrì nel darmi alla luce a causa delle circostanze e degli uomini. Fu esente, invece, dal dolore proprio del parto,
perché essendo Maria preservata dalla macchia del peccato originale, "l'eredità dolorifica di Adamo (Genesi 3, 16-19)
non era in Lei". Il concetto sarà più esplicito nei "dettati" del 1°. del 7 e del 15 settembre.
65

Sul mezzo del petto raggia un’Ostia grandissima e bellissima. E - quello che costituisce
il mirabile della visione - pare che attraverso le Specie (che qui paiono come un quarzo
bellissimo: sono pane, ma paiono cristallo brillante) appaia un bellissimo bimbo. Il
Bimbo-Dio fatto carne.
La Madonna, che ha le braccia aperte per tenere aperto il manto, guarda me e poi
china il volto e lo sguardo adoranti sull’Ostia che sfavilla nel suo petto. Nel suo petto, non
sopra al petto. È come se, per dei mistici raggi X, io potessi vedere nel petto di Maria, o
meglio è come se dei raggi X facessero apparire al di fuori quello che è dentro a Maria.
Quasi Questa fosse di un corpo senza opacità. Non so spiegare.
Insomma io vedo questo e Gesù me lo spiega. La Vergine non parla. Sorride solo. Ma
il suo sorriso è eloquente come mille parole e più ancora.
Come mi piacerebbe saper dipingere per fargliene copia e fargliela vedere. E
soprattutto le vorrei fare vedere le diverse luminosità. Sono tre: una, di una pacata
soavità, costituita dal corpo di Maria, è l’involucro esterno e protettore della seconda,
raggiante e viva luminosità costituita dalla grande Ostia. Una luce vittoriosa, direi, per
usare parola umana, la quale fa da involucro interno al Gioiello divino che splende come
fuoco liquido di una bellezza che non si descrive e che è, nella sua infinita bellezza,
infinitamente dolce, ed è il piccolo Gesù che sorride con tutte le sue carni tenerelle e
innocenti per la natura sua di Dio e per la età sua di infante.
È uno splendore, questo terzo, sotto i veli degli altri due splendori, che non c’è
paragone a descriverlo. Bisogna pensare al sole, alla luna, alle stelle, prendere le luci
diverse di tutti gli astri, farne un unico vortice di luce che è oro fuso, diamante fuso, e
questo dà una pallida similitudine di quanto vede il mio cuore in quest’ora beata. Cosa
sarà il Paradiso avvolto da quella luce?
Ugualmente non c’è paragone atto a dire la dolcezza del sorriso di Maria. Regale,
santo, casto, amoroso, mesto, invitante, confortevole... sono parole che dicono uno e
dovrebbero dire mille per accostarsi a quello che è quel sorriso verginale, materno,
celeste.

24 giugno

Dice Gesù:
« Adesso hai capito60 cosa volevo dirti con quei richiami biblici e quale attinenza con
te essi avessero. Hai capito perché dico che questo “è il tuo piccolo Oreb di prima e di
dopo”. Frase che ti aveva tenuto la mente occupata per molti giorni e che nella tua
ignoranza biblica non riuscivi a spiegare. Hai anche capito perché da ieri mattina Io ti
sussurri che tu per molto tempo hai fatto quello che già fece il mio antico Servo e Profeta.
Per la fatica che ti è costata la ricerca del passo che ti si riferisce, non dimenticherai più
l’episodio.
Quando il Padre ubbidì ad una ispirazione mia - perché tutto quanto è bene per le
anime si compie per mia ispirazione - e ti portò la Bibbia perché tu la conoscessi, avrei
60
hai capito, come spiegherà la scrittrice, riferendosi al personaggio di Mosè nel racconto di Esodo 3.
66

potuto anche dirti dove trovare il passo a cui accennavo. Ma sarebbe stato troppo facile.
Ho voluto che trovassi da te per persuaderti sempre più che questo non è un inganno,
ma è verità.
Sei così sospettosa! Ti ho dovuta condurre lentamente, molto lentamente al punto
dove sei ora perché ti impuntavi, per paura, come una capretta restia. È per questo che
alla tua preghiera di ieri ho risposto dicendo quelle parole. Non credi forse che
avverrebbe così?
Sì. Per colpirmi gli uomini hanno coraggio. Ma per venirmi accosto, attratti dal mio
amore, no. Credono ciecamente nel Male e nel Principe del Male. Quello lo seguono senza
paura, non appena si manifesta in una delle sue infinite forme dagli infiniti nomi. Ma non
credono, o credono molto malamente, nel Bene e nel Dio del Bene, e davanti alle sue
manifestazioni fuggono. Sono coperti di colpe e imitano Adamo quando si nascose61 al
Creatore dopo avere peccato nell’Eden.
Per non avere paura della mia Voce e del mio Volto bisogna avere l’anima sgombra di
colpe gravi. Le imperfezioni permettono ancora che in voi sussista quel minimo di
coraggio che vi permetta di udire, senza tramortire, la mia Parola. Se per meritarla
aveste dovuto essere senza imperfezioni, nessun mortale l’avrebbe udita, tolta mia
Madre.
Tu, lo vedi? Tu hai dovuto prima subire una vera opera di ricostruzione e di bonifica
spirituale fatta da Me, ed aiutata da te, per potere arrivare a meritare e a sopportare la
mia Parola e la mia Vista. Cosa logica. Peccato, anche veniale, vuol dire parentela col
demonio. Dove è demonio non può essere Dio.
I peccatori potrei terrorizzarli con una apparizione tremenda in cui apparissi il Dio
irato che giudica e punisce. E qualche volta l’ho fatto per conquistare dei singoli cuori che
volevo proprio per Me e che solo con quel mezzo avrei preso. Ma sono casi rari.
Preferisco attirare con l’Amore. E l’Amore non è sentito da chi ha un amore colpevole
col demonio. Ecco perché non mostro alle turbe il mio Volto tutto amore. Lo serbo a chi
mi ama dando a costoro la missione di parlare ai più sordi ripetendo la mia Parola,
chiedendo a costoro di divenire piccole copie di Me: Carità e Redenzione, Innamorato e
Vittima.
Io verrò, per tutti, un giorno. L’ultimo. Ma solo coloro la cui anima sarà stata purificata
in vita dall’amore potranno sostenere, senza precipitare nell’abisso, il mio Volto, il mio
Sguardo, la mia Voce il cui tuono farà sconvolgere i firmamenti e tremare gli abissi. »

Ora spiego io, altrimenti lei non ci capisce nulla.


Una diecina di giorni or sono, forse più che meno, sentii dire dalla cara, adorata Voce,
mentre nel dormiveglia pensavo a Lui: “Tu sei sul tuo piccolo Oreb. Ricordalo”. Da allora,
molte volte avevo sentito ripetere, tutta per me, la frase:
“Questo è il tuo piccolo Oreb di prima e di dopo”.
Per quanto tormentassi la mia testa per spremere una luce storica e geografica, non
trovavo nulla. Volevo chiederne a lei, perché avevo capito che era qualcosa di biblico

61
si nascose, come si narra in Genesi 3, 8-10.
67

come la faccenda dei 10 giusti62. Ma proprio quando mi ero decisa a chiedere a lei, ecco
che lei mi porta la Bibbia. Oh, bene! mi dissi. Ora troverò. E pazientemente ho cominciato
a leggerla, decisa di leggerla dalla prima all’ultima parola. Ma non avevo, per ora, trovato
nulla.
Ieri mattina, dopo avere scritto le parole di Gesù e descritto, con parole mie, la visione,
feci questa preghiera: “O Gesù, perché non mostri a tutti quanto sei divinamente bello e
divinamente buono? Se gli uomini ti vedessero così come ti vedo io, non potrebbero non
capire la tua Bontà infinita ed amarti di un amore che li farebbe buoni. Marta vorrebbe
che tu mostrassi il tuo Volto irato per spaurire. Io, invece, ti chiedo di mostrare il tuo
Volto amoroso per conquistare come hai conquistato me”.
E Gesù ha risposto:
“Sarebbe inutile. L’amore non è capito. Se apparissi così, chi mi deriderebbe e chi
fuggirebbe. Non l’hai fatto tu pure? Per anni ed anni mi sei sfuggita. Eppure ti apparivo
sempre con veste d’amore nei sogni e nelle ispirazioni. Per altri anni hai sempre avuto
paura delle manifestazioni mie, e quando Io mi avvicinavo facevi come il mio antico
Servo e Profeta: ti nascondevi il volto per non vedermi. Ti ho dovuta preparare con una
pazienza infinita e anche adesso, in fondo, hai un po’ di paura che ciò sia un inganno. E
hai la mia pace! Pensa che farebbero coloro che non hanno la mia pace ma la guerra
demoniaca in cuore...”.
Udito questo mi sono detta: qui occorre cercare assolutamente chi è questo Servo e
Profeta e cosa è l’Oreb. E ieri sera mi sono dedicata ad una passeggiata biblica.
Ho cercato nei profeti. Niente. Ho trovato il nome di Oreb e ho capito che era un
monte. Ma era troppo poco. Su e giù, giù e su. Avevo la testa che mi scoppiava e non
trovavo nulla. È venuto l’allarme e io, dopo avere pregato per i bombardati, ho ripreso
la mia scorreria biblica. Non trovavo nulla. Sfido io! Mi ero partita da Giosuè in poi! Ero
convinta, nella mia enorme ignoranza, che Mosè non c’entrava e... lo trascuravo.
Visto che proprio non trovavo nulla, ho pregato lo Spirito Santo di farmelo trovare.
Ero decisa di sapere nella notte a costo di arrivare a mattina sfogliando la Bibbia. E lo
Spirito Santo m’ha detto: “Leggi l’Esodo”. Ho trovato subito. Ero lì vicina, perché sono
alla fine della Genesi, e andavo a cercare lontano! Ora so e sono contenta. E chi lo
immaginava che l’Oreb era il Sinai? Nella mia asineria sapevo che Mosè era andato sul
Sinai e perciò dicevo: “Mosè non c’entra!”
Ecco perché Gesù dice che questo è il mio piccolo Oreb di prima e dopo e che io sembro
il suo Servo e Profeta. Infatti qui ho trovato la voce di Dio; infatti ci sono montata senza
pensare a Dio, seguendo una via comune, come Mosè dietro al suo gregge; infatti quando
meno me l’aspettavo ho ricevuto là le parole di Gesù e... mi sono coperta la faccia perché
non ardivo guardarlo. Ora però ho imparato a guardarlo. Mi ci ha avvezzato. E sull’Oreb
ci torno volentieri. Ecco spiegato.
Grazie, Padre, di avermi dato modo di leggere la Bibbia. Questo mi renderà meno
ochetta e capirò meglio.

Dice ancora Gesù, oggi 24 giugno:

62
come la faccenda dei 10 giusti, cui si è accennato l'11 giugno.
68

«Anche oggi che è la festa del mio Corpo divino, Satana mi ha colpito nelle mie Chiese
e nei miei figli. Non passo trionfalmente, Ostia di Pace, per le vostre contrade, su tappeti
di fiori, fra canti di osanna. Cado fra le macerie, nel fragore d’inferno dell’odio contro la
Carità, scatenato con tutta la sua forza.
I fiori di oggi, Corpus Domini del tempo dell’ira, sono i miei figli uccisi. E beati, fra
questi, coloro che cadono innocenti e che la loro morte senza rancore diviene bella come
un martirio. Non si vede il mio Sangue fra il sangue degli uccisi. Io resto col mio candore
di Ostia. È il sangue degli altri che mi spruzza, come è la crudeltà degli asserviti al Nemico
che mi ferisce e ferisce con Me coloro che sono ostie come Me. Dal più grande fra voi -
dritto come su una mistica croce fra il tempio e il cielo, e ferito, sputacchiato, trafitto,
flagellato, come il suo Signore, dalla menzogna venduta al Nemico - al più piccolo bimbo
sgozzato come un agnello innocente. Ma queste ostie non sono immolate inutilmente. In
loro non è macchia di odio. Sono le vittime. Beati in eterno d’essere le vittime!
Nei miei figli più cari, nei figli veri, sta il mio segno. Vi ho segnati tutti, voi che mi amate
e che Io amo. Più della tiara che l’incorona, quel segno è divinamente indicatore sulla
fronte del mio Pietro attuale63, nel Pontefice di Pace in cui non vive lievito di odio. Più di
ogni aureola quel segno splende sul capo delle vittime che cadono con Me sotto le armi di
Satana e che sono i precursori del II° avvento di Cristo.
E gli stessi angeli delle chiese colpite che pregano, adorando le Particole travolte,
raccolgano le anime innocenti che avranno il loro pianto consolato in Cielo. »

25 giugno.

Dice Gesù:
« Maria, non imitare mai i poveri uomini che si arrovellano per delle cose tutte
terrene. Essi si danneggiano a vicenda, si uccidono, si nuocciono in mille modi per cose
che non hanno importanza vera, ma che sono grandi solamente davanti al loro piccolo
pensiero terra terra.
C’è tanto spazio nel mio Regno! Infinite sono le dimore64 che là ho fatte per i miei
eletti!
Vivi, vivi per lo spirito e lascia cadere tutto quello che non è spirito. Sono scorie senza
importanza. Liberatene di tutte, anche della più piccina. Sii un’anima sciolta, libera,
leggera, agile.
Imita gli uccelli creati da Me. Ad una rondine, per riposare un momento dal gran volo,
basta una pagliuzza sulla cresta dell’onda. Basta ad un usignolo, per cantare, un
ramoscello esilissimo, in alto di un albero. Se anche il mare è sconvolto, la rondine non
viene sommersa. Il lieve filo di paglia è sufficiente per sorreggerla fino al nuovo volo. Se
anche il sole è poco nel fogliame, all’usignolo basta quel ramoscello per trovare il sole e
cantare.

63
Pietro attuale, cioè Pio XII, papa dal 1939 al 1958.
64
Infinite sono le dimore…, come in Giovanni 14, 2.
69

Anche tu usa delle cose della terra come l’usignolo e la rondine. Come appoggi che
aiutano, ma che non sono indispensabili al volo e al canto e che si lasciano senza rimpianto
quando non servono più. Perché è l’ala e la gola che dànno il volo e il canto, e non la
pagliuzza o il ramoscello.
Anche per le anime è così. Non è la terra che dà il Cielo, ma è il Cielo che dà la terra, e
della terra ve ne dovete servire per prendere lo slancio al Cielo, non per mettervi le radici
malsane di un attaccamento colpevole alle cose che non sono eterne. Solo Dio e le cose di
Dio sono eterne e meritano il vostro attaccamento.
Quando Io ho ispirato il Padre a chiederti la tua piccola autobiografia, l’ho fatto perché
sapevo che te ne sarebbe venuto un bene. Hai espulso, scrivendola, tutto l’amaro, tutto
il veleno, tutto il lievito che la vita aveva deposto in te. Te ne sei mondata. Avevi bisogno
di ridire a te stessa tutto il sofferto e dirlo ad un cuore cristiano. È la cosa che più consola
finché s’è uomini. Avevi bisogno di fare, dirò così, della computisteria spirituale per
vedere quanto avevi dato e ricevuto da Dio e a Dio, quanto avevi dato e ricevuto dagli
uomini e agli uomini.
Prese una per una, le cose della vita sono o troppo nere, o troppo rosee, e si è indotti,
delle volte, in errore nel valutarle. Allineate tutte, incasellate tutte come in un mosaico,
si vede che il nero è necessario per non fare apparire troppo sfacciato il roseo. Si vede
che tutto rientra armonicamente nel disegno voluto dalla Bontà stessa per voi e che quanto
avete ricevuto da Essa è infinitamente di più di quanto avete dato, sia a Dio che al prossimo.
Cadono allora gli egoismi, le superbie, i rancori, e l’anima diviene riconoscente, umile,
caritatevole, raggiunge il completo perdono.
Oh! coloro che perdonano! Essi sono la mia copia più somigliante perché Io ho
perdonato tutti, e continuo a perdonare. Allora l’uomo diviene spirituale.
Ecco perché ho voluto che tu subissi anche quella prova penosa. Hai sofferto
ricordando e scrivendo, ma la tua anima si è spogliata di tanta umanità che ostacolava
la tua evoluzione da creatura molto umana a creatura spirituale. Hai fatto come una
crisalide che esce dal bozzolo: l’involucro che ti carcerava lo spirito è caduto come una
cosa morta e la tua anima ha aperto le ali.
Ora sappile tenere sempre aperte per stare molto alta e nel raggio di Dio. Di tutto il resto
sentine un’eco, vedine un riflesso: sola voce nel tuo cuore sia la mia Parola e sola vista il
tuo Gesù. Poi verrò Io e sarà la Pace senza fine. »

26 giugno

Dice Gesù:
« Spogliatevi non solo da ciò che costituisce peso di umanità pura, ma anche da quello
che è affanno spirituale. Ora ti spiego cosa è questo, perché tu non interpreti male la mia
espressione.
Affanno spirituale non è quel tendere sano, con tutte le forze intellettive, a Dio.
Affanno spirituale è quell’ansia che prende talvolta anche le anime più avanzate nella
santità e che consiste nella paura di non fare a tempo a fare tutto quello, spiritualmente
70

parlando, che si vorrebbe fare, tutto quello che sembra che Iddio voglia dall’anima,
paura di staccarsi dall’orazione nella tema di non potere gustare quel limpido ruscello
di dolcezza che Io vi invio, paura di non poterlo più ritrovare. Queste paure sono ancora
un resto di umanità che si infiltra nella spiritualità e le nuoce.
Bisogna seguire la via dello spirito con fermezza e con calma. Nessuna ansia, nessuna
paura. Sono Io che creo il tempo. Non ne avrò dunque quanto ne occorre per ogni anima
che si affida a Me? Sono Io che faccio fluire in voi l’onda della grazia; so quindi regolare
il flusso della medesima e mandarvi le mie luci nei momenti più propizi.
Se siete disturbati nell’orazione non è un motivo di angustia. Basta che non siate voi,
volontariamente, per motivi umani e personali, che ve ne staccate. In questo caso è certo
che la fonte si inaridisce o si svia su altre anime aperte all’orazione. Ma se il vostro
disturbo è causato da carità di prossimo, non inaridisce in voi la sorgente di luce e non
la svia, ma anzi la aumenta e la attira, perché chi ha la carità ha Dio e chi ha Dio ha le sue
luci.
Perciò tu non essere mai affannata. Prega, ascolta, medita, soffri, lavora, riposa
sempre con calma, fidandoti di Me. Io sono un Ospite perfetto. So conversare e so tacere
a seconda che vedo colui che mi ospita in condizione di potermi o non potermi ascoltare.
Che diresti tu di un invitato che ti si mettesse alle coste e non ti lasciasse pensare alle
necessità della casa, specie in giorno di invito? Diresti che non conosce le prime regole
dell’educazione e le più comuni necessità di una padrona di casa. Ma Io sono, Gesù.
Perciò so tutto.
Quando il tuo prossimo ti toglie all’orazione e al conversare con Me, non me ne ho a
male e tu non ti devi innervosire. Sii paziente e caritatevole. Io sarò paziente e silenzioso.
Poi, a carità fatta, ti parlerò più luminosamente di prima. Se invece ti affanni o ti
innervosisci, la luce si offusca come se una nube si frapponesse fra il tuo Sole e la tua
anima.
Fidati, fidati, fidati del tuo Gesù. Per quanto tu mi possa amare, non mi ami che in
misura infinitamente piccola rispetto a quanto ti amo Io. Dunque fidati. Il mio Pane, che
è non solo Eucaristia che nutre, ma anche parola che istruisce, non ti mancherà mai se tu
resti buona e fiduciosa. »

« È di somma importanza, per l’anima che vuole avanzare nella via del Cielo, saper
tenere le potenze dell’anima ferme in Dio. Quando ciò avviene, l’anima è sicura.
Cosa sono le potenze dell’anima? Ora ti porto un paragone umano. La ruota come è
fatta? Di un cerchio, di tanti raggi infissi nel cerchio, di un anello che riunisce i raggi e li
fa rotare intorno ad un perno. In tal modo la ruota serve. Se qualcuna delle parti è rotta
serve male, ma se è rotto l’anello che tiene i raggi, la ruota non serve affatto.
Ed ora attenta, piccola Maria che ascolti il tuo Maestro. Il cerchio è l’umanità che
raccoglie tutte le potenze morali, fisiche e spirituali che sono in un essere creato. È la
fascia che aduna tutto di un uomo. I raggi sono i sentimenti che si concentrano in un
mistico anello - lo spirito - che li raccoglie e che li irraggia, poiché è operazione doppia.
Il perno è Dio. Se l’umanità è lesionata da carie carnali, i sentimenti restano slegati e
finiscono con lo sparpagliarsi nella polvere. Ma se è rovinato lo spirito o anche
semplicemente disimperniato dal suo pernio, allora il moto mirabile dell’essere creato
71

da Dio si ferma e subentra la morte.


Perciò non uscire mai dal fulcro divino è necessità assoluta per l’anima che vuole
meritare il Cielo. La tua umanità si presti pure ad aiutare il prossimo, si affatichi al suo
servizio. È carità. Ma i tuoi sentimenti non cessino di convergere allo spirito e partire
dallo spirito. Così si alimenteranno di Dio e porteranno, anche nelle umili faccende,
l’impronta di Dio, poiché il tuo spirito è e deve rimanere imperniato su Dio, fulcro
divinissimo di tutto il creato, fulcro soavissimo della tua anima che ha trovato la sua Via.
Quando le potenze dello spirito sono fisse in Dio, credi pure che nessuna forza le può
togliere di là. Il moto diviene sempre più vorticoso, e tu sai che c’è una forza, che appunto
è detta centrifuga65, che attira sempre più verso il centro le cose quanto più un moto è
vorticoso.
L’amore è quello che dà il moto. Lo spirito fisso in Dio ama Dio suo fulcro. Dio ama lo
spirito imperniato su di Lui; e questo duplice amore aumenta il moto vorticoso, la corsa
alata il cui termine è l’incontro nel mio Regno fra lo spirito amante e il suo Creatore. »

27 giugno.

Dice Gesù:
«L’occhio umano non può fissare il sole, mentre può guardare la luna.
L’occhio dell’anima non può fissare la perfezione di Dio quale essa è. Ma può guardare
la perfezione di Maria.
Maria è come la luna rispetto al sole. Ne è illuminata e riflette su voi la luce che l’ha
illuminata, ma addolcendola di quei mistici vapori che la rendono sopportabile alla
limitata vostra natura. È per questo che Io ve la propongo da secoli come modello per
voi tutti che ho voluto miei fratelli appunto in Maria.
È la Madre. Che dolcezza per i figli guardare la madre! Ve l’ho data per questo, perché
poteste avere una dolce Maestà la cui splendidezza fosse sufficiente a rapirvi, ma non ad
abbacinarvi. Solo ad anime speciali, che ho scelto per motivi insindacabili, ho mostrato
Me stesso, nel mio fulgore di Dio-Uomo, di Intelligenza e Perfezione assoluta. Ma insieme
a quel dono ne ho dovuto dare un altro che le rendesse capaci di sopportare la mia
conoscenza senza rimanerne annichilite.
Mentre Maria la potete tutti guardare. Non perché Ella sia simile a voi. Oh! no! La sua
purezza è tanto alta che Io, suo Figlio e Dio, la tratto con venerazione. La sua perfezione è
tale che l’intero Paradiso s’inchina al suo trono sul quale scende l’eterno sorriso e l’eterno
splendore della Nostra Trinità. Ma questo splendore, che la compenetra e indìa più d’ogni
altra creatura, è soffuso dai veli candidissimi della sua carne immacolata, per cui Ella
raggia come una stella, raccogliendo tutta la luce di Dio e diffondendola come una
luminosità soave su tutte le creature.
E poi Ella vi è in eterno Madre. E della Madre ha tutte le pietà che vi scusano, che

65
centrifuga è la forza che allontana dal centro, bilanciata dalla forza contraria che attira verso il centro. Entrambe le
forze sono considerate nella successiva applicazione al campo spirituale.
72

intercedono, che ammaestrano pazientemente. Grande è la gioia di Maria quando può


dire a chi l’ama: “Ama mio Figlio”. Grande è la mia gioia quando posso dire a chi mi ama:
“Ama mia Madre”. E grandissima è la nostra gioia quando vediamo che staccandosi dai
miei piedi uno di voi va a Maria, o staccandosi dal grembo di Maria uno di voi viene verso
di Me. Perché la Madre giubila di dare altri innamorati al Figlio e il Figlio giubila di vedere
amata da altri la Madre. La nostra gloria non cerca di sopraffarsi ma si completa nella
gloria dell’altro.
Perciò ti dico: “Ama Maria. Ti do a Lei che ti ama e che ti illuminerà unicamente con
la soavità del suo sorriso”.»

28 giugno

Dice Gesù:
«“Siate perfetti voi tutti che amo di un amore di privilegio. Vivete da angeli voi che
costituite la mia Corte sulla terra”.
Se per tutti è fatto l’invito66 amoroso d’essere perfetti come il Padre mio, per coloro
che ho eletti a miei intimi ed amici ciò diviene un soave comando. Essere miei discepoli
- non nel senso vago che è detto di tutti i cristiani, ma nel senso proprio con cui
chiamavo: discepoli e amici, i miei dodici - è grande onore, ma importa grande dovere.
Non basta più la piccola perfezione, ossia il non commettere colpe gravi e l’ubbidire
alla Legge nelle sue regole più marcate. Occorre raggiungere la finezza della perfezione,
seguire la Legge sino nelle più lievi sfumature, direi quasi anticiparla con un di più. Come
i bambini che non soltanto vanno verso la casa del padre, camminando a fianco di chi li
conduce, ma corrono avanti festosi, superando fatiche e ostacoli di un sentiero più
difficile per arrivare più presto, perché il loro amore li sprona.
La casa del Padre vostro è in Cielo; l’amore è quello che vi sprona a superare, volando,
ogni difficoltà per raggiungere presto il Cielo dove il Padre vi attende colle braccia già
aperte all’abbraccio. Perciò non solo il mio discepolo deve ubbidire alla legge nelle cose
grandi che ho imposto a tutti, ma deve interpretare il mio desiderio, anche non espresso,
che voi facciate il massimo bene che potete, desiderio che l’amante comprende perché
l’amore è luce e scienza.
Adesso ti spiego due punti67 del Vangelo. Uno è di Matteo e uno di Luca. In realtà sono
un’unica parabola, ma espressa con qualche differenza. Che nei miei evangelisti si
trovino queste differenze non deve fare stupore. Quando scrivevano quelle pagine erano
ancora uomini. Già eletti, ma non ancora glorificati. Perciò potevano commettere sviste
ed errori, di forma, non di sostanza. Solo nella gloria di Dio non si erra più. Ma per
raggiungerla essi dovevano ancora molto lottare e soffrire.
Soltanto uno degli evangelisti è di una esattezza fonografica nel riportare quanto Io
dissi. Ma quello era il puro e l’amoroso. Rifletti su ciò. La purezza e la carità sono tanto
potenti che permettono di capire, ricordare, trasmettere, senza l’errore neppure d’una

66
invito che è in Matteo 5, 48.
67
due punti, cioè Matteo 22, 1-14 e Luca 14, 16-24.
73

virgola e di una riflessione, la parola mia. Giovanni era un’anima su cui l’Amore scriveva
le sue parole, e lo poteva fare perché l’Amore non si posa e non ha contatto altro che coi
puri di cuore, e Giovanni era un’anima verginale, pura come quella d’un pargolo. Non ho
affidato mia Madre a Pietro, ma a Giovanni68 perché la Vergine doveva stare col vergine.
Ricorda bene questo: che Dio non si comunica con chi non ha purezza di cuore, conservata
dalla nascita o riottenuta con assiduo lavoro di penitenza e d’amore, sostanze spirituali
che rendono all’anima quella candida freschezza che attira il mio sguardo e ottiene la mia
parola.
Dicono dunque i miei evangelisti che un personaggio - l’uno dice: re, l’altro fa capire
che è un ricco signore - fece un grande convito, di nozze probabilmente, invitando molti
amici. Ma questi addussero delle scuse, dice Luca, e Matteo rincara: se ne infischiarono.
Purtroppo col vostro Dio non adducete neppure delle scuse e ai suoi inviti rispondete
sovente infischiandovene.
Allora il padrone del convito, dopo avere punito i maleducati, per non sprecare
inutilmente i viveri già preparati, mandò i suoi servi ad adunare tutti i poveri, gli zoppi,
gli storpi, i ciechi che erano intorno alla casa, già in attesa degli avanzi, oppure che
accorrevano, combattuti fra il timore e il bisogno, da tutto il paese. L’ordine era di aprire
a questi la sala e farli sedere a mensa dopo averli puliti e rivestiti a dovere. Ma la sala
non era ancora piena. Allora quel ricco ordina ai servi di uscire nuovamente e invitare
chiunque, anche usando una dolce violenza. Entrano così non soltanto i poveri che si
aggirano intorno alle case dei ricchi, ma anche coloro che non ci pensavano, convinti come
erano di essere sconosciuti al padrone e di non avere bisogno di nulla.
Quando la sala fu piena, entrò il ricco signore e vide uno non è detto se fosse un povero
o un passante, ma è particolare di poco conto - che si era levato la veste di nozze, il che
fa pensare fosse un passante ricco e superbo e non un povero convinto d’esser un
bisognoso. Allora il padrone sdegnato, vedendo spregiato il suo dono e calpestato il
rispetto per la dimora dell’ospite, lo fa cacciare perché nulla di contaminato deve entrare
nella sala delle nozze.
Ora ti spiego la duplice parabola.
Gli invitati sono coloro che Io chiamo con vocazione speciale, grazia gratuita che Io
concedo come invito all’intimità nel mio palazzo con Me stesso, come elezione alla mia
Corte. I poveri, i ciechi, i monchi, i deformi sono coloro che non hanno avuto speciali
chiamate e aiuti e che coi loro soli mezzi non hanno potuto conservare o raggiungere
ricchezza spirituale e salute, ma anzi hanno, per imprudenze naturali, aumentata la loro
infelicità. Sono cioè i poveri peccatori, le anime deboli, povere, deformi, le quali non
osano presentarsi alla porta, ma si aggirano nei pressi del palazzo attendendo una
misericordia che li ristori. I passanti frettolosi, che non si curano di ciò che avviene nella
dimora del Signore, sono coloro che vivono nelle religioni più o meno rivelate o nella
loro personale che ha nome: denaro, affari, ricchezze. Costoro credono di non avere
bisogno di conoscermi.
Ora si verifica il fatto che sovente i chiamati da Me trascurano il mio appello, se ne
disinteressano, preferiscono occuparsi di cose umane invece di dedicarsi alle cose
soprannaturali. Allora Io faccio entrare i poveri, i ciechi, gli zoppi, i deformi; li rivesto
della veste di nozze, li faccio assidere alla mia mensa, li dichiaro ospiti miei e li tratto da

68
ho affidato mia Madre… a Giovanni, in Giovanni 19, 26-27.
74

amici. E chiamo anche quelli che sono fuori della mia Chiesa, li attiro con insistenza e
cortesia, li costringo anche con dolce violenza.
Nel mio Regno c’è posto per tutti, e mia gioia è farvi entrare molti. Guai però a coloro
che eletti da Me per vocazione mi trascurano preferendo dedicarsi a cose naturali. E guai
a coloro che, benignamente accolti pur non essendone meritevoli, e rivestiti dalla mia
magnanimità con la grazia che ricopre e annulla le loro brutture, si levano la veste
nuziale mancando di rispetto a Me e alla mia dimora dove nulla di indegno deve
circolare. Saranno espulsi dal Regno perché avranno calpestato il dono di Dio.
Delle volte, fra i peccatori e i convertiti Io vedo anime così belle e così riconoscenti
che le eleggo a mie spose, al posto d’altre, già chiamate, che mi hanno respinto.
Tu, Maria, eri una poverella, mendicante, affamata, affannata, senza vesti. Dopo avere
cercato da te di saziare la tua fame, di calmare il tuo affanno, di coprire le tue miserie,
senza riuscirvi, ti sei accostata alla mia Dimora avendo compreso che solo in essa è pace
e ristoro vero. Ed Io ti ho accolta, mettendoti al posto di un’altra che, vocata da Me, ha
respinto la grazia, e vedendoti riconoscente e volonterosa ti ho eletta a sposa. La sposa
non resta nella sala del convito. Penetra nella camera dello sposo e ne conosce i segreti.
Ma guai se in te si assopisse la buona volontà e la riconoscenza. Devi continuare a
lavorare per piacermi sempre più. Lavorare per te, per ringraziarmi d’averti chiamata.
Lavorare per l’altra che ha respinto le mistiche nozze perché si converta e torni a Me.
Chi sia lo saprai un giorno.
Ora pasciti della mia mensa, rivestiti delle mie vesti, scaldati al mio fuoco, riposati sul
mio cuore, consolami delle defezioni dei vocati, amami per riconoscenza, amami per
riparare, amami per impetrare, amami per aumentare i tuoi meriti. Io do la veste nuziale
a chi amo di un amore di predilezione. Ma l’amata deve, con una vita di perfezione
angelica, sempre più ornarla. Non devi mai dire: “Basta”. Il tuo Sposo e Re è tal Signore
che la veste della sposa deve essere ricoperta di gemme onde essere degna di vestire la
prescelta e sedere nel palazzo del suo Signore.»

Dice ancora Gesù:

« Questa volta mi ti mostro sotto altra veste. L’Eucarestia è Carne, ma è anche Sangue.
Eccomi nella veste di Sangue. Guarda come trasuda e sgorga in rivoli sul mio volto
sfigurato, come scorre lungo il collo, sul torso, sulla veste, doppiamente rossa perché
intrisa del mio Sangue. Vedi come bagna le mani legate e scende sino ai piedi, al suolo.
Sono proprio Colui che pigia l’uva di cui parla69 il Profeta, ma il mio amore ha pigiato Me.
Di questo Sangue che ho profuso tutto, sino all’ultima goccia, per l’Umanità, ben pochi
ne sanno valutare il prezzo infinito e fruire dei meriti potentissimi.
Ora Io chiedo a chi lo sa guardare e capire, di imitare Veronica ed asciugare col suo
amore il Volto sanguinoso del suo Dio. Ora Io chiedo a chi mi ama di medicare con il suo
amore le ferite che continuamente gli uomini mi fanno. Ora Io chiedo, soprattutto, di non
lasciare sperdere questo Sangue, di raccoglierlo con attenzione infinita, nelle più piccole
stille, e spargerlo su chi del mio Sangue non si cura.
Nel mese che sta per finire, molto ti ho parlato del mio Cuore e del mio Corpo nel

69
parla in Isaia 63, 1-6.
75

Sacramento. Ora, per il mese del mio Sangue, ti farò pregare il Sangue mio. Di’ dunque
così:
“Divinissimo Sangue che sgorghi per noi dalle vene del Dio umanato, scendi come
rugiada di redenzione sulla terra contaminata e sulle anime che il peccato rende simili a
lebbrosi. Ecco, io ti accolgo, Sangue del mio Gesù, e ti spargo sulla Chiesa, sul mondo, sui
peccatori, sul Purgatorio. Aiuta, conforta, monda, accendi, penetra e feconda, o
divinissimo Succo di Vita. Né ponga ostacolo al tuo fluire l’indifferenza e la colpa. Ma
anzi per i pochi che ti amano, per gli infiniti che muoiono senza di Te, accelera e diffondi
su tutti questa divinissima pioggia onde a Te si venga fidenti in vita, per Te si sia
perdonati in morte, con Te si venga nella gloria del tuo Regno. Così sia”.
Ora basta. Alla tua sete spirituale Io porgo le mie vene aperte. Bevi a questa fonte.
Conoscerai il Paradiso e il sapore del tuo Dio, né mai quel sapore ti verrà meno se tu
saprai venire sempre a Me con le labbra e l’anima mondata dall’amore.»

Il mio Gesù aveva cominciato a parlare alle 4 di mattina, fra le pause del mio
dormiveglia. Scendeva la parola come una goccia di luce nei risvegli e naufragava nei
ritorni di sonno perché sono così spossata e stanca... Era come se Gesù fosse curvo sul
mio letto e mi dicesse una parola di tanto in tanto70. Però, venuta l’ora di sedermi e
muovermi, scuotendo il sonno, quelle parole, che erano state ripetute più volte, come
ritornello di una spirituale ninna-nanna, rifulsero vivamente nella mia mente. Sono le
due prime frasi del primo brano del 28. “Siate perfetti... Vivete da angeli”. Dietro a quelle
si snodarono le altre frasi. Ben poco rimaneva da dire quando venne lei con la S.
Comunione. E fu tutto terminato subito dopo.
L’altro brano, come lei può capire facilmente, è una vista interna (si dice così?) del
mio Gesù ferito e gocciante sangue. Non è il bel Gesù bianco-vestito, ordinato, maestoso,
delle altre volte, e non è il fulgente Pargolo dell’ultima volta, sorridente dal seno di
Maria.
È un triste, tristissimo Gesù, le cui lacrime si mescolano al sangue, contuso, spettinato,
sporco, strappato nella veste, con le mani legate, con la corona ben fitta sul capo. Vedo
distintamente la corona di grosse spine, non lunghe ma fitte fitte, che penetrano e
sgraffiano le carni. Ogni capello ha la sua goccia di sangue e sangue scende, in rivoletti,
dalla fronte sugli occhi, lungo il naso, giù per la barba e il collo, sulla veste, goccia sulle
mani, e sembra più rosso tanto esse sono pallide, bagna la terra dopo aver bagnato i
piedi. Ma quello che è tristissimo a vedersi è lo sguardo... Chiede pietà e amore, e
tradisce, sotto la sua rassegnata mansuetudine, un dolore infinito.
Anche qui, se fossi capace, vorrei poterlo disegnare per lei e per me. Perché se penso
bene, nessun quadro di Gesù e Maria che io conosca assomiglia a ciò che vedo. Né nei
tratti, né nell’espressione. Questa soprattutto manca nelle opere di autori. Ma divenire
pittrice io... Nulla è impossibile a Dio, è vero, ma questa è cosa grossa!... E credo che il
buon Dio non lo farà, anche perché non me ne compiaccia...

70
di tanto in tanto è nostra correzione di dentro per dentro, espressione tipica di Maria Valtorta, che correggeremo
ancora, senza più annotarla, ogni volta che si ripresenterà.
76

29 giugno.

Dice Gesù:
«Anche oggi ti parlerò riferendomi al Vangelo. Ti illustrerò una frase. Una sola, ma che
ha significati vastissimi. Voi la considerate sempre sotto un sol punto di vista. La vostra
limitatezza umana non vi permette di più. Ma il mio Vangelo è opera spirituale, perciò il
suo significato non resta circoscritto al punto materiale di cui parla, ma si propaga come
un suono in cerchi concentrici, e sempre più vasti abbracciando tanti significati.
Io ho detto71 al giovane ricco: “Va’, vendi quello che hai e vieni a seguire Me”.
Voi avete creduto che Io dessi il consiglio evangelico della povertà. Sì ma non della
povertà quale voi la intendete; non quello soltanto. Il denaro, le terre i palazzi, i gioielli,
sono cose che amate e che vi costa sacrificio a rinunciare di averle o dolore a perderle.
Ma per una vocazione d’amore sapete anche spogliarvene. Quante donne non hanno
venduto tutto per mantenere lo sposo o l’amante - il che è peggio - e continuare una
vocazione di amore umano? Altri per un’idea fanno getto della vita. Soldati, scienziati,
politici, banditori di nuove dottrine sociali, più o meno giuste, si immolano ogni giorno
al loro ideale vendendo la vita, dando la vita per la bellezza, o per quello che loro
reputano bellezza, di una idea. Si fanno poveri della ricchezza della vita per la loro idea.
Anche fra i miei seguaci molti hanno saputo e sanno rinunciare alla ricchezza della vita,
offrendola a Me per amore mio e del loro prossimo. Rinuncia molto più grande di quella
delle materiali ricchezze.
Ma nella mia frase c’è un altro significato ancora, come c’è una ricchezza più grande
dell’oro e della vita e infinitamente più cara. La ricchezza intellettuale. Il proprio
pensiero! Come ci si tiene! Ci sono, è vero, gli scrittori che lo elargiscono alle folle. Ma lo
fanno per lucro, e poi il vero loro pensiero non lo dicono mai. Dicono quello che serve
alla loro tesi, ma certe intime luci le tengono sotto chiave nello scrigno della mente.
Perché spesso sono pensieri di dolore per intime pene o rimproveri della coscienza
destata dalla voce di Dio.
Ebbene, in verità ti dico, che essendo questa una ricchezza più, grande e più pura -
perché ricchezza intellettuale e perciò incorporea - la sua rinuncia ha un valore diverso
agli occhi miei. Quanto in voi si accende, viene dal centro del Cielo dove Io, Dio Uno e
Trino, sono. Non è quindi giusto che voi diciate: “Questo pensiero è mio”. Io sono il Padre
e il Dio di tutti. Perciò le ricchezze di un figlio, che Io do a un figlio, devono essere
godimento di tutti e non esclusivo di uno. A quell’uno che si è meritato d’essere - dirò
così - il depositario, il ricevente, resta la gioia d’esser tale. Ma il dono deve circolare fra
tutti. Perché parlo a uno per tutti.
Quando uno trova un tesoro, se è un onesto, si affretta a consegnarlo a chi di dovere
e non lo tiene colpevolmente per sé. Colui che trova il Tesoro, la mia Voce, deve
consegnarla ai fratelli. È tesoro di tutti.
Non amo gli avari. Neppure gli avari nella pietà. Ci sono molti che pregano per sé,
usano delle indulgenze per sé, si nutrono di Me per sé. Mai un pensiero per gli altri. È la
loro anima che preme loro. Non mi piacciono. Non si danneranno perché restano in
grazia mia. Ma avranno solo quel minimo di grazia che li salverà dall’Inferno. Il resto,

71
ho detto in Matteo 19, 21; Marco 10, 21; Luca 18, 22.
77

che dovrà dare loro il Paradiso, dovranno guadagnarselo con secoli di Purgatorio.
L’avaro, materiale e spirituale, è un goloso, un ingordo e un egoista. Si rimpinza. Ma
non gli fa pro. Anzi questo produce in lui malattie dello spirito. Diviene un impotente a
quell’agilità spirituale che vi rende capaci di percepire le divine ispirazioni, regolarvi su
di esse e raggiungere con sicurezza il Cielo.
Vedi quanti significati può avere una mia parola evangelica? E ne ha altri ancora. Ora,
piccola gelosa dei miei segreti, regolati. Non fare delle ricchezze che ti do delle ricchezze
ingiuste.
Riguardo a quanto ti dissi ieri, non pensare che colei per cui tu devi riparare sia
un’anima consacrata la cui vocazione vacilla. No. È una debole creatura che Io avevo
eletta, ma che ascoltò le voci delle creature più della mia e per meschine considerazioni
umane perdette il trono nella casa dello Sposo. Ora ne soffre. Ma non ha forza di riparare.
Le aprirei ancora le braccia. Prega perché sappia venire alla porta della mistica sala di
nozze e vi sappia entrare con un’anima nuova. Anche una lacrima offerta a tal scopo ha
il suo peso e il suo valore.
Aiuta il tuo Gesù, Maria, ed Egli aiuterà te sempre più. »

30 giugno.

Dice Gesù:
«Sai cosa vogliono dire le mie Mani legate, sai chi me le lega? Sai perché tanto dolore
è nel mio sguardo, tanta stanchezza sul mio Volto? Sai cosa chiedo a quelli che mi sanno
guardare?
Le mie Mani sono legate da Satana per mezzo dei peccatori. Non hai capito male.
Ripeto: sono legate da Satana per mezzo dei peccatori.
Tu dirai: “Ma, o Signore, come ciò può essere se Tu sei Dio?” Io sono il Dio della
Misericordia e del Perdono, Io sono il Dio potente, il Padre delle grazie. Ma il peccato
paralizza la mia Potenza di grazie, la mia Misericordia, il mio Perdono. Perché, se sono
Misericordia, Grazia, Perdono, sono anche Giustizia. Do perciò ad ognuno quello che si
merita. E se tu consideri, con giustizia, devi dire che do sempre più grazie di quello che
non meritate.
Se a una autorità della terra, anche ad un semplice messo municipale, voi faceste le
offese che fate a Me, sareste puniti con la prigione. Se poi fosse autorità più grande,
sareste puniti anche con la perdita della vita. E sono, le autorità, poveri uomini come voi,
che rimangono autorità fintanto che Io permetto lo siano per vostro merito, per loro
prova, e quasi sempre per loro punizione. Vostro merito: ubbidire e pazientare. Loro
prova: non abusare del potere, non insuperbirsene credendosi semidei, o dèi, perché
vedono le folle pronte al loro cenno e a gridare “Osanna”. Uno solo è dio: Dio . Loro
punizione: perché è ancora più difficile che un’autorità resti onesta, nelle mille forme
dell’onestà, che non un ricco si salvi. Perciò la loro gloria umana è l’unica gloria che
abbiano. Quella eterna ben poche autorità la raggiungono.
Le colpe continue, sempre più perfide, che gli uomini commettono, per istigazione del
78

Nemico mio e vostro, legano la mia Misericordia, la mia Grazia, il mio Perdono. Ecco cosa
sono le mie Mani legate e chi sono quelli che le legano con la fune del Male: Satana e i
suoi figli. E le mie Mani vorrebbero invece esser libere per perdonare, medicare,
consolare, benedire.
O voi che mi amate, slegate col vostro amore le mie Mani legate! Riparate, riparate, o
miei diletti, amici e figli miei carissimi, all’oltraggio recato alle Mani del vostro Dio, Padre
e Redentore. L’amore è fiamma che consuma le catene e arde le ritorte rendendo libertà
alle mie Mani legate. Abbiate pietà, voi che mi amate del mio dolore, e pietà dei vostri
lebbrosi fratelli che le mie Mani soltanto possono sanare.
Il mio sguardo è pieno di dolore per tutti gli oltraggi che vengono recati a Me nel
Sacramento e nella mia Legge. Legge calpestata, Sacramento profanato. Hai letto? Hai
sentito? Hai notato? L’altare del Sacramento è sempre colpito. Non vedi in ciò il segno di
Satana? E pensa questo, a tua gioia. Dove fra la rovina si può trovare intatta la Pisside
che mi contiene e raccoglierla coi dovuti onori, è perché un cuore, o molti cuori, lontani
dal luogo colpito, ma adoranti Me Eucarestia, hanno deviato, col loro orare, il colpo
diretto da Satana. Quelle Ostie che salvate, anime umili e amorose che pregate per il mio
Sacramento, infondono in voi gli stessi frutti di una Comunione d’amore.
La stanchezza è sul mio Volto perché constato sempre più fino a qual punto sono morto
invano per tanta umanità, perché mi accorgo sempre più che nulla - non parole, non
miracoli, non castighi, non grazie - serve a far pensare che Io sono Dio e che solo in Dio
è Bene e Pace. Quando uno è stanco e afflitto, coloro che lo amano gli dànno affetto per
consolarlo, riposo per sollevarlo. Questo Io ti chiedo e chiedo a quelli che mi amano.
Sono sbandito dalle chiese e dai cuori. Quando era pellegrino sulla terra non aveva, il
Figlio dell’Uomo, un sasso suo proprio su cui posare il capo72. Ma ora che i cuori degli
uomini sono di sasso, ho forse dove posare la testa? No. Solo qualche raro, rarissimo
cuore fedele. Gli altri sono ostili al loro Amico e Redentore.
Apritemi dunque il cuore, voi che mi amate. Date ricetto al vostro Dio che piange di
dolore sull’umanità colpevole, ristorate Colui che dà Se stesso in sacrificio eterno e che
non è compreso. Io, Gesù, verrò con tutte le mie grazie e farò del cuore fedele un piccolo
Paradiso.»

Dice ancora Gesù:

«Fra le ricchezze da dare via per seguire Me e che ti ho elencate73, ve ne è un’altra


ancora. Quella che è la più legata allo spirito e che a strapparla fa più dolore che a
strapparsi la carne. Sono gli affetti, questa ricchezza così viva. Eppure per amore mio
bisogna sapere dare via anche quelli.
Io non condanno gli affetti. Anzi li ho benedetti e santificati con la Legge e i
Sacramenti. Ma siete sulla terra per conquistare il Cielo. Quella è la dimora vera. Quanto
Io ho creato per voi quaggiù va guardato attraverso la lente di lassù. Quanto Io vi ho
donato va preso con riconoscenza, ma riconsegnato con prontezza alla mia richiesta.
Io non la distruggo la vostra ricchezza affettiva. La levo dalla terra per trapiantarla in

72
posare il capo, come in Matteo 8, 20; Luca 9, 58.
73
ho elencate il 29 giugno.
79

Cielo. Là saranno ricostruite in eterno le sante convivenze famigliari, le pure amicizie,


tutte quelle forme di affetto onesto e benedetto che Io Figlio di Dio fatto uomo, ho voluto
anche per Me stesso e che so quanto siano care. Ma se sono care, tanto care, non sono più
care di Dio e della vita eterna.
Ma non dimostrano una vera fede nel dolce Padre che è nei Cieli coloro che davanti
ad un affetto che si spezza non sanno pronunciare la parola più bella della figliolanza in
Dio, ma si ribellano. E non riflettono che se Io do quel dolore è certo per evitare dolori
più grandi e per procurare un merito maggiore!
Tu, anche tu non hai saputo dire: “Sia fatto come Tu vuoi!”. Sono dovuti passare degli
anni prima che tu mi dicessi: “Grazie, Padre, per quel dolore”. Ma credi tu che il tuo Gesù
te lo avrebbe dato se non fosse stato un bene dartelo? Ora rifletti e capisci. Ma quanto
hai tenuto a farlo! Io ti chiamavo, cercavo farti intendere la ragione. Ma non udivi il tuo
Dio. Era l’ora delle tenebre per la mente e per l’anima.
Non chiedermi: “Perché l’hai permessa?” Se l’ho permessa non è stato senza motivo.
Te ne parlo questa sera in cui più soffri74. Io sono con te appunto perché soffri. Ti faccio
compagnia. Ma ricorda che Io non ebbi nessuno nell’ora della tentazione75. Ho dovuto
superarla da Me. Tu invece mi hai sempre avuto vicino, anche quando non mi vedevi
perché lo Spirito del Male ti disturbava al punto di impedirti di vedere e udire il tuo Gesù.
Ora, se Io ti dicessi che l’adesione di un figlio alla morte di un padre abbrevia al
medesimo il Purgatorio, che il perdono di un figlio alle colpe, più o meno vere, di un
padre, è refrigerio per quell’anima, ci crederesti. Ma allora non ti davi pace e sciupavi il
bene che facevi.
Rinunciare alla ricchezza di un affetto, per seguire la Volontà mia senza rimpianti
umani, è la perfezione della rinuncia consigliata al giovane del Vangelo.
Ricordalo per tutto il resto della vita. Un padre quale Io sono non dà mai nulla di
nocivo ai figli. Anche se l’apparenza è quella di un sasso a chi chiede un bacio, quel sasso
è oro puro e eterno. Sta all’anima il riconoscerlo e mantenerlo tale, pronunciando la
parola che attirò Me dai Cieli nel seno di Maria e mise Me sulla Croce per redimere il
mondo: fiat.»

74
questa sera in cui più soffri, essendo il giorno anniversario della morte del padre della scrittrice, Giuseppe Valtorta,
deceduto a Viareggio il 30 giugno 1935. Era nato a Mantova nel 1862.
75
tentazione, di cui si parla in Matteo 4, 1-11; Marco 1, 12-13; Luca 4, 1-13.

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