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Il '29 e Le Premesse Della Seconda Guerra Mondiale

Appunti lezione superiori

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Il 24 e il 25 ottobre del 1929 sono passati alla storia come giovedi nero e martedì nero

siccome in quei giorni a Wall Street, iniziò una vendita irrefrenabile di titoli da un valore
assai elevato per timore che questo calasse testimoniato dal numero elevato di suicidi
contati quei giorni.
Perché proprio nel ‘29? Gli anni venti sono gli “anni ruggenti” in cui l’America conosce un
forte sviluppo economico in parte perché, paradossalmente il primo conflitto mondiale:
- L’aveva arricchita siccome l’America aveva finanziato l’Europa e si aspetta che gli
vengano restituiti);
- Nemmeno le sue infrastrutture erano state danneggiate (siccome non si era svolta
nel suo territorio);
- La domanda di prodotti agricoli era poi aumentata (gli agricoltori avevano
quindi guadagnato particolarmente) in virtù del fatto che l’Europa è attraversata
dagli eserciti che aveva devastato le campagne e i contadini erano impegnati al
fronte, pertanto la produzione era diminuita;
- Con l’isolazionismo poi c’era stata una fase di chiusura opportunistica nei confronti
dell’Europa specie nei confini anche perché la paura era rivolta al fatto che
comunismo e socialismo avessero potuto intaccare un’economia libera (senza
controllo) che non si pensava potesse fallire.
Il problema inizia a porsi quando nei primi anni ‘30 anche i paesi europei iniziano a chiudere
i confini, poiché inizia l’autarchia, il protezionismo e l’America non ha più un mercato così
disposto ad accogliere i suoi prodotti PERTANTO SI CERCA DI PUNTARE SULLA
PROPRIA PRODUTTIVITÀ il che danneggia un paese che già stava producendo tantissimo.
Le industrie (siderurgiche, di consumo, metalmeccaniche ma anche del cinema)
funzionavano particolarmente bene e davano la possibilità a tutti di inserirsi nel mercato
pertanto la produttività a livello nazionale era cresciuta bene così come i salari erano
aumentati MA NON alla stregua della produttività e ciò significava che:
- gli imprenditori traevano profitto dalla forza lavoro che costava poco;
- la ricchezza non era equamente distribuita soprattutto coloro più in difficoltà sono
proprio gli agricoltori (SICCOME DOPO LA FINE DELLA GUERRA I PREZZI DEI
PRODOTTI AGRICOLI SUBISCONO UN CALO VERTIGINOSO IN VIRTÙ DEL
FATTO CHE L'AMERICA NON AVEVA PIÙ MERCATO DOVE ESPORTARE);
- la produttività non corrisponde a una adeguata domanda il che significa che le merci
rimangono invendute e c’è una sovrapproduzione;
Questo gap (tra i salari che sono aumentati ma in misura ridotta rispetto alla produttività)
viene compensato con la rateizzazione siccome le banche, approfittando dell’ottimo tasso di
interesse e della liquidità fornivano prestiti quasi indiscriminatamente a tutti (anche a chi non
aveva garanzie). Sicuramente tutto ciò è inoltre favorito dal fatto che:
- c’è una prospettiva di un’economia libera che comunque è virtuosa e non conoscerà
stalli nei momenti di caduta anche se ci furono segnali di recessione che non
venivano osservati VOLUTAMENTE. La produzione infatti già alla stregua degli anni
‘20 stava rallentando e le imprese non erano più competitive tant’è vero che per
compensare ciò si sarebbe dovuto speculare in borsa in modo tale che le aziende
potessero arricchirsi rinunciando ai propri investimenti.
Pochi anni prima, questo meccanismo distorto, si osservò nel mercato immobiliare. Nel ‘25,
iniziano ad essere venduti dei lotti di terra in Florida (lo stato più a sud della costa Est)
siccome:
- La vicinanza alle grandi città della costa Est come New York, Washington:
- Il clima tropicale e particolarmente piacevole;
A un certo punto si svincolò il lotto destinato all’edificazione alla sua reale funzione: si
iniziarono quindi a comprare e vendere lotti che erano destinati ad essere rivenduti a prezzi
più elevati il che però non rappresentava ricchezza quanto speculazione siccome i lotti
avrebbero finito per non valere più niente.
La crisi del ‘29 si collega al Nazismo per due ragioni:
- sia perché l'economia tedesca dipende dai finanziamenti che vengono dagli
Stati Uniti e quando l’economia statunitense va in crisi il sistema economico
tedesco sprofonda.
- sia perché, come aveva teorizzato John Keynes, questo capitalismo sfrenato
avrebbe compromesso le democrazie e nonacaso fu così siccome gli operai e i
piccoli imprenditori sono preoccupati e non si fidano più dei sistemi liberali,
spostandosi ai partiti forti e capaci di tutelarli.
Dopo il crollo della borsa la situazione fu gravosa: carestie e povertà diffusa che provò a
risolversi negli anni ‘30 con il primo presidente democratico, Roosevelt con il, New Deal
si intende il piano di riforme economiche e sociali, che aveva compreso che per
risollevarsi dalla crisi non sarebbe stato necessario adottare misure già esistenti e pertanto
si affida a John Keynes, che assieme ad altri economisti, discutono sulle misure più adatte
da adottare. Keynes fa subito capire a Roosevelt che:
- il sistema liberista puro ha fallito e l’economia avrebbe dovuto essere controllata
perciò dallo Stato che per risollevare la situazione avrebbe dovuto fare debito
pubblico che sarebbe poi stato compensato con la creazione di opere e
infrastrutture pubbliche (che avrebbero assorbito la disoccupazione siccome
avrebbero fornito occupazione a molti) e aumentando i salari (piuttosto che
diminuirli come nella crisi del dopoguerra, che corrisponde alla fase del Biennio
Rosso e che vide disoccupazioni, licenziamenti).
- pone dei freni alle banche, facendo in modo che anche il sistema finanziario fosse
controllato (impedendo loro di concedere ad esempio crediti senza garanzie) ma
anche alla concorrenza (siccome i Trust - grandi monopoli industriali - avevano
soppiantato le piccole medie fabbriche);
- Keynes intraprende anche delle politiche di Welfare State cioè curando l'aspetto
sociale del lavoro programmando gli orari di lavoro o elargendo sussidi alle malattie o
agli agrari e queste misure permettono all’America in una decina di anni di
risollevarsi. Venne poi ridato spazio ai sindacati, che in un momento di boom
speculativo in cui le fabbriche non producono come tale avevano perso il loro scopo
(contrattare).
- Siccome, fino a quel momento la convinzione era che domanda e offerta si
sarebbero potute regolare autonomamente e che l’interesse individuale non avrebbe
mai avuto il sopravvento su quello collettivo Keynes ribalta (mano invisibile)
quest’ottica rintracciando in realtà nell’interesse individuale esclusivamente un mero
fine egoistico che ha contribuito a sommergere l’interesse collettivo.
- Un altro momento significativo riguarda i piccoli risparmiatori, definiti "virtuosi" fino
a quel momento e il fatto che Keynes dimostri come in realtà il risparmio non
equivalga alla ricchezza siccome, spesso i risparmiatori hanno un deposito presso le
banche che in realtà non verrà mai investito e questo proposito non è fonte di
ricchezza pertanto sarebbe dovuto spettare allo Stato il compito di gestire il
risparmio.
La guerra d’Etiopia segna l’avvicinamento tra l’Italia e la Germania siccome, solo la
Germania di Hitler di fronte all’embargo dei paesi europei, appoggia l’impresa coloniale di
Mussolini e la finanza, stringendo il Patto d’acciaio (inizialmente l’accordo diplomatico
l’Asse Roma-Berlino), già di per sé foriero di sventure.
- Negli anni ‘30, dopo che Hitler ha preso il potere, inizia la sua propaganda
imperialista (il progetto della “Grande Germania”) e il primo Stato che intenzione di
annettere è l’Austria siccome era legata culturalmente e storicamente a quest'ultima
in virtù del fatto che apparteneva al Sacro Romano Impero Germanico, guidata agli
Asburgo. Nel ‘34 prova quindi con un colpo di stato a prendere il potere in Austria in
cui i nazisti austriaci appoggiati dai tedeschi cercano di deporre il cancelliere
Dollfuss; questo primo tentativo fallisce anche se successivamente il capo viene
ucciso e viene inserito un nuovo presidente a capo dell’Austria ma perché non vi
riesce con immediatezza? Innanzitutto il suo potere è ancora debole e poi l’Europa
ma soprattutto l’Italia non è d’accordo con l’occupazione tant'è vero che Mussolini
stanzia delle guarnigioni militari al confine del Brennero.
Nel ‘35 Hitler introdusse la leva obbligatoria contravvenendo al trattato di Versailles
che aveva stabilito la smilitarizzazione e scosta gli eserciti nella Renania (anch’essa
smilitarizzata). Di fronte a questa mobilitazione le potenze lo conducono a Stresa in
cui non vengono prese misure decisive contro la Germania anzi viene condannato il
fatto che la Germania è contravvenuta ai trattati di pace e Hitler prosegue la sua
politica imperialistica perché l’Europa è debole e nessuno voleva rientrare in guerra,
che sarebbe stata più feroce e violenta (armi chimiche). Per cui ci riprova e ci riesce
nel ‘38: l'insurrezione muove sempre dall’Austria e dopo aver deposto il presidente
Hitler occupa Vienna. Questo episodio prende il nome di Anschluss.
- Una volta ottenuta l’Austria Hitler punta ai territori che hanno più popolazioni
tedesche quali la Cecoslovacchia e la Polonia. La zona al sud della
Cecoslovacchia, quella dei "suddetti" era abitata soprattutto da una minoranza
tedesca quindi Hitler prima chiede al Governo cecoslovacchio di concedere
l’autonomia dei suddetti e il governo acconsente anche se poco dopo occupa questa
zona. La Cecoslovacchia (est) era un paese democratico e militarizzato che godeva
di buoni rapporti diplomatici con la Russia e la Francia, regolati da trattati
internazionali. Questi prevedevano in caso di difficoltà la Russia sarebbe intervenuta
solo se anche la Francia avesse acconsentito solo che quest’ultima non ha la forza
per farlo e chiede appoggio alla Gran Bretagna che non è invece intenzionata ad
aiutare la Cecoslovacchia siccome il ministro inglese Chamberlain stava difendendo
la politica di pacificazione (fare di tutto per evitare la guerra anche se avrebbe
significato rinunciare a qualcosa di territoriale). L’unico che si fa sentire è Churcill,
che denuncia la politica di pacificazione che avrebbe soltanto procrastinato la guerra,
senza però effettivamente evitarla. Nel ‘38 c’è una conferenza a Monaco in cui Hitler
comunicò alle cancellerie europee che avrebbe invaso i Suddetti e il destino della
Cecoslovacchia di fatto senza invitare nemmeno o rappresentanti del governo di
Praga; peraltro vi non partecipa nemmeno Stalin tant’è vero che dopo la conferenza
di Monaco inizia a dubitare dell’alleanza delle democrazie occidentali e del fatto che
queste le siano nemiche. Pertanto si rivolge ad Hitler e per evitare l’attacco sul fronte
orientale, sceglie di allearsi con lui attraverso il patto di non aggressione
Ribbentrop-Molotov (ministri che lo siglarono), secondo il quale la Russia si
impegnava a non ostacolare le mire espansionistiche di Hitler e a non ostacolarlo
nell’occupazione della Polonia; la Russia avrebbe in cambio ottenuto una parte della
Polonia e la possibilità di occupare le zone baltiche confinanti. Dopo aver occupato
anche la Moravia e la Boemia Hitler prosegue con il suo progetto imperialistico:
siccome con la prima guerra mondiale la Germania era stata divisa dal corridoio
polacco e Danzica era stata dichiarata zona libera: l’obiettivo di Hitler era quello di
prendersi Danzica (che aveva un porto importante) e occupare la Polonia, abitata da
minoranze tedesche. Siccome ciò non gli viene concesso occupa Varsavia e pertanto
il 1 settembre 1939 invade la Polonia: ciò segna la data d’inizio del Secondo
conflitto mondiale. Nel frattempo la Russia si prende una parte della Polonia e va
occupare anche la Finlandia anche se Hitler, che teme l'eccessiva espansione di
Stalin, annette la Norvegia e la Danimarca.

Quali sono le principali differenze tra questa e la prima guerra mondiale?


Dal punto di vista psicologico, è meno devastante dovuto al fatto che è stata un’appendice
della prima e una vera pace non si è mai effettivamente verificata (basti pensare al Biennio
rosso, le crisi, il pericolo rosso e la crisi del ‘29) anche se fu più devastante la seconda
perché furono messe in campo non soltanto forze interne ma anche partigiani, civili, ma
anche formazioni paramilitari (è per questo motivo totale). È poi più catastrofica rispetto alla
prima perché le forze messe in atto sono più tecnologiche e devastanti quali gas, l’aviazione
e tutti sanno che le vittime saranno triplicate. Quello che differenzia il conflitto rispetto al
primo è l'aspetto ideologico: non è una guerra con finalità geopolitiche quanto ideologica:
la democrazia contro i regimi totalitari. Questo aspetto è fondamentale perché dà luce alle
prime resistenze, forme di contrapposizioni politiche che nella prima guerra mondiale non
c'erano.

Il piano era quella di una guerra lampo e Hitler consapevole della sconfitta della prima
guerra mondiale, ci prova attuando una strategia bellica di integrazione tra tutte le forza
armate (ovvero corpi corazzati, esercito e aviazione) perché avrebbe permesso velocità nei
movimenti e nei rifornimenti e di tagliare spesso la strada al nemico per bloccarlo e poi
circondarlo. L’obiettivo (come nel primo conflitto mondiale) era quello di passare per il
Belgio, che consapevole di quanto avvenuto 20 anni prima, si era militarizzata e nel ‘39
aveva inserito i propri uomini nel confine a difesa. Anche i francesi, a partire dagli anni 20,
consapevoli di quanto successo anch’essi nel primo conflitto mondiale avevano costruito
una fortificazione (opere in calcestruzzo, cemento armato, cupole all’interno delle quali
erano poste mitragliatrici, cannoni, bunker sotterranei per l’alloggio dei soldati) di circa 400
km che andava dalla Svizzera al Belgio e copriva il confine con la Germania; l’obiettivo era
quello di assicurare una difesa ai confini, quanto attaccare.
Dopo essere entrato in territorio belga, consapevole che le truppe francesi (aiutate dagli
inglesi) avrebbero riversato tutte le loro forze in questa zona Hitler sfonda la linea Maginot
alle Ardenne, in cui la linea era poco fortificata, prosegue a nord e blocca con una mossa a
tenaglia tutte le truppe inglesi e francesi nel territorio belga: è talmente disastroso l’esito
dunque di questa fase che le truppe inglesi e francesi (ormai costrette alla ritirata) riescono
ad imbarcarsi ad Angkor e partire per l’Inghilterra. Una volta sconfitte le truppe franco-inglesi
l’obiettivo era puntare alla conquista di Parigi che non protetta cade (non aspettandosi una
strategia di questo tipo), si crea un governo collaborazionista sotto il maresciallo Pétain
con capitale Vichy: pertanto si ritrova divisa in due, a Nord la zona francese è controllata
direttamente dai nazisti mentre a Sud il governo collabora con la germania di Hitler.
La guerra lampo, sembra dunque, apparentemente funzionare e l’Italia che non ha aderito
alla guerra adducendo come scusa l'impreparazione militare, quando viene occupata la
Francia, interviene con Mussolini che dichiara guerra alla Francia anche se riporterà
molteplici deludenti battaglie sconfitte.
Hitler in realtà ha bisogno di una guerra parallela, che testimoni l’autonomia dell’Italia e che
protegge le colonie dallo strapotere, che progetta dunque in Africa e nel Mediterraneo. I
fronti che a questo proposito si aprono (oltre a quello orientale ed occidentale) sono:
- africano: l’Italia ha qui (in seguito alla guerra d’Etiopia) una colonia pertanto le
truppe italiane partono da qui alla conquista della Somalia Britannica (per
danneggiare le colonie inglesi) anche se, mal equipaggiato, riporta sconfitte nei
confronti delle truppe inglesi che riescono ad occupare la Cirenaica (Libia orientale,
conquistata da Giolitti.
- balcanico: Mussolini sposta quindi la sua attenzione verso la Grecia (che attua una
estrema resistenza), per minacciare soprattutto la zona dei balcani siccome Hitler sta
occupando tutta la Jugoslavia. L’Italia diventa quindi subalterna nei confronti della
Germania e Hitler deve aiutare Mussolini, il che segna la fine della guerra
autonoma. Hitler riesce quindi a recuperare la Grecia, e il generale Rommel in Africa
riesce a recuperare la Cirenaica. L’Etiopia e la Somalia rimangono agli inglesi. Nel
‘35 Hitler conquistò l’Albania e l’obiettivo era il mediterraneo e tutta la zona slava
questo perché per Hitler (slavo = schiavo) erano popolazione etnicamente inferiori e
che sarebbero serviti per portare avanti l’economia.
L’unico paese ancora in guerra era l’Inghilterra e nel ‘40 Hitler lancia l’operazione leone
marino: siccome l’Inghilterra è un’isola e la flotta inglese durante la prima guerra mondiale
aveva sconfitto spesso quella tedesca, l’idea è quella di usare la nuova aviazione tedesca
che attacca l’Inghilterra per via aerea (Londra viene bombardata pesantemente ma resiste)
contando proprio contando sulla superiorità numerica della Luftwaffe (aviazione tedesca)
sulla Royal Air Force (aviazione britannica).
Il ‘41 è un anno significativo siccome viene affrontata l’operazione Barbarossa, che aveva
lo scopo di invadere la Russia: è vero che c’è un patto di non aggressione anche se è un
patto abbastanza singolare e Stalin si trova spiazzato da ciò siccome non si aspettava un
cambio repentino di alleanze né che la Russia venisse attaccata; pertanto l’Italia manda
l’Armir, un corpo di spedizione di circa 230 mila uomini (di cui 85mila moriranno o saranno
dispersi a causa delle temperature estremamente basse). L’idea di Hitler era quella di
attaccare in maniera veloce e rapida creando due traiettorie dell’esercito, una a nord (su
Leningrado) e l’altra a sud (su Stalingrado) e una parte dell’esercito avrebbe marciato dritto
verso Mosca. Siccome Stalin è impreparato, Pietrogrado e Leningrado si raggiungono
facilmente e aveva attuato anche le purghe, dunque gran parte dei generali ostili a lui erano
stati relegati a ciò. Dunque l’esercito tedesco arriva quasi fino a Mosca ma la distanza
geografica fa sì che con l’arrivo della stagione fredda Stalin riesca a recuperare il tempo di
rifornire gli uomini e riformare l’esercito e dopo un primo momento di sbandamento totale
riesce ad anticipare Hitler.
Il 1942 cambia invece le sorti del conflitto che fino al ‘41 è rimasto circoscritto: entrano nel
conflitto anche il Giappone e gli Stati Uniti d’America. Il Giappone, che era diventata una
potenza a livello marittimo e commerciale e stava mettendo in difficoltà la Cina (siccome
aveva occupato una parte della Manciuria nel ‘31): anche l’imperialismo giapponese è una
delle cause dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Il suo obiettivo era quello di
creare un’Asia governata dai giapponesi e ciò avrebbe significato mettere a repentaglio tutte
le colonie francesi e inglesi presenti in quella zona.
La Cina era dal 1912 una Repubblica (prima c’era la dinastia millenaria dei Manciù) fragile
poiché scossa da due posizioni differenti: i nazionalisti e i comunisti (di Mao Zedong) e
perché amministrata da governatori (chiamati signori della guerra) che erano piccoli sovrani
locali (c’era dunque una sorta di anarchia). Di questa situazione ne approfitta il Giappone
che ha conosciuto nel ‘900 una politica nazionalistica ferrea, è sostenuto dalle potenze
occidentali fin dalla fine della prima guerra mondiale.
Roosevelt invece non era entrato formalmente nel conflitto ma aveva varato una legge “Affitti
e prestiti” con la quale stava finanziando economicamente e militarmente gli Alleati della
guerra. L’evento che fa sì che l’America entri in guerra è determinato dall’imperialismo
giapponese. Questa intraprendenza preoccupa le potenze occidentali e fa sì che le potenze
europee intimino il Giappone a rinunciare all’Indocina lanciando un embargo. Per il
Giappone, che in realtà non ha materie prime, avrebbe significato bloccare il suo processo di
industrializzazione avanzato e questo, siccome da tempo la base navale americana
controllava la zona del Pacifico, reagisce attaccando Pearl Harbor senza dichiarare guerra;
a seguito di ciò l’America dichiara guerra al Giappone e Italia e Germania si alleano.
Inizialmente la flotta giapponese riporta alcune vittorie anche se la flotta navale americana si
rivelerà predominante riportando vittorie nelle isole Midway (Pacifico) e nel Mar dei Coralli
(che circonda l’Australia).
Nel frattempo in Africa le truppe italo-tedesche vengono sconfitte da quelle inglesi del
generale Montgomery e la battaglia più importante è quella di El Alamein (Egitto). Il progetto
del ‘42-’43 era ormai quello di usare l’Africa come trampolino di lancio per raggiungere
l’Europa passando per l’Italia e aprire un nuovo fronte, che è quello mediterraneo, tant’è
vero che gli americani e gli inglesi, liberato il nord Africa, prima conquistano Pantelleria poi
progettano lo sbarco in Sicilia. Lo sbarco degli Alleati cambia le sorti del conflitto siccome,
avendo raggiunto l’Italia, c’era il fascismo e fa sì che la Resistenza inizi a farsi sentire tant’è
vero che nascono delle organizzazioni che hanno lo scopo di liberare l’Italia dal
nazifascismo. Lo sbarco in Sicilia accelera la caduta del fascismo perché da tempo
Mussolini non godeva di allure e di consensi perciò il 25 luglio del ‘43 viene votata la
mozione di sfiducia da parte di Dino Grandi, uno dei fedeli del fascismo e artefici dei fasci di
combattimento ma contrario all’alleanza coi tedeschi. Mussolini viene pertanto allontanato e
incarcerato al Gran Sasso, il Re prende all'inizio il potere e poi viene affidato il compito di
primo ministro (capo del governo) a un comandante, Badoglio. Mussolini in realtà ci sta poco
in carcere siccome Hitler lo va a prelevare in aereo e gli concede di formare un nuovo Stato
al nord, a Salò, che chiama Repubblica Sociale di Salò (tornando alle origini) e il relativo
partito che chiama partito fascista repubblicano, recuperando non soltanto l’idea della
Repubblica ma di una vena antimonarchica, capitalistica e di socializzazione delle imprese
(che richiama al comunismo). Nel frattempo, siccome la paura è che l’Italia possa passare
dalla parte dell’Intesa, Hitler manda l’esercito al nord Italia e al centro per occuparla tant’è
vero che in Italia ci sono due linee difensive:
- una linea sud, che corrisponde a quella degli Alleati tendenzialmente;
- una linea nordica, che va dalla Spezia taglia l’Italia settentrionale (occupata dalla
Germania);
L’8 settembre, con l’armistizio di Cassibile (prima reso segreto poi noto) l’Italia passa
all’alleanza con le potenze dell’Intesa (Francia, Inghilterra e Stati Uniti d'America). Siccome
Hitler sta mandando dal nord le sue truppe il Re e Badoglio abbandonano Roma e si recano
a Brindisi perché Taranto era già stata liberata e pensano che lì possano essere più al
sicuro. Il fattore di debolezza del totalitarismo italiano era quindi l'incompletezza
dovuta al fatto che il re era rimasto sempre a capo delle forze armate su cui gravava
anche la responsabilità di gestire il conflitto; Badoglio e il re la gestiscono in maniera
poco determinata siccome si rifugiano a Brindisi.
- Nel ‘43 Stalin, che sta sostenendo un peso forte sul fronte orientale, chiede agli
Alleati di alleggerire il fronte e aprirne un altro in Normandia: se però da est avanza
l’esercito russo e dal mediterraneo salgono gli Alleati ciò avrebbe significato
schiacciare la Germania che si sarebbe trovata occupata su tutti i fronti e costretta
alla resa.
Tra il ‘43 e il ‘44 si gioca il grande ruolo della Resistenza, che si organizza nel Comitato di
liberazione nazionale volto a liberare l’Italia dal nazifascismo; ruolo preponderante è in
questo senso esercitato dai partigiani, giovani prevalentemente della sinistra anche se non
avevano analoge ideologie politiche tant’è vero che alcuni, inizialmente, erano ostili a
collaborare con il re poiché profondamente antimonarchici. Questa frattura indeboliva
profondamente la Resistenza per cui Togliatti, leader del partito comunista, con un famoso
discorso “La Svolta di Salerno” invita la Resistenza italiana a collaborare per un unico
obiettivo, liberare l’Italia dal nazifascismo per cui tutti accettano di mettere da parte le
divergenze per combattere insieme. Questa solidarietà è la stessa che fa sì che si giunga,
nel ‘47 ai padri costituenti, per cui la nostra Costituzione è compromissoria.
Come operava la Resistenza? Il loro operato presupponeva che risiedessero al di fuori delle
zone urbane e in quelle appartate e siccome si trattava di gruppi paramilitari privi di forza
politica, spesso si procuravano le armi sabotando e boicottando l’esercito nazista; spesso
c’era grande collaborazione specie con la gente del posto, in particolarmodo con le donne
che procuravano loro i rifornimenti, facevano da portalettere.
Nel ‘44 gli Alleati liberano Roma e nel frattempo la Resistenza, il 25 aprile del ‘45 riesce a
liberare anche Milano. Mussolini, quando le città italiane vengono liberate, pensa di dirigersi
fuggendo verso la Svizzera ma viene scoperto a Dongo e ricondotto a Milano, ucciso ed
esposto davanti a tutti a Piazzale Loreto; la sua idea era quella probabilmente di dirigersi
verso l’Austria e poi in Germania da Hitler (ormai non più forte dell’appoggio popolare)
anche se anch’egli era destinato al fallimento siccome nel frattempo la Francia viene
liberata.
Il fronte orientale si sta muovendo verso Berlino (il 27 gennaio vengono liberati i campi di
concentramento ad Auschwitz), che ad aprile del ‘45 è totalmente circondata ed Hitler, che
tenta fino all’ultimo la resistenza, si suicida nel bunker per cui nel ‘45 quasi tutti i fronti
cadono TRANNE quello del sud-est asiatico siccome il Giappone lì combatte e non sembra
destinato a voler terminare la guerra ed è a questo proposito che il nuovo presidente Truman
decide di sperimentare nuove armi già pronte tant’è vero che già Svevo, ne La Coscienza di
Zeno parla di «ordigni» per cui è da un po’ che l’arma nucleare si stava studiando.
Nella speranza di far terminare il conflitto l’idea era quella di utilizzare l’arma nucleare per un
obiettivo che non riguarda solo la distruzione ma ragioni ideologiche siccome è chiaro che
sarebbe scoppiato il conflitto tra la Russia e gli Stati uniti: l’Urss ha sostenuto il peso della
guerra e ne rivendica un ruolo significativo nella liberazione dal nazifascismo mentre
l’America ha contribuito finanziando il conflitto. Lo sgancio della bomba, prima a Hiroshima
e poi a Nagasaki provocò migliaia di vittime immediate anche se quelle zone sono rimaste
contaminate per decenni e le morti sono state via via accertate.
Le potenze europee riunirono più volte nei vari congressi per decidere le sorti del mondo
dopo la fine della SGM e la più importante è la conferenza di Yalta, dove viene stabilita
l’organizzazione internazionale e le penalità imposte alla Germania.
- La prima conferenza si tenne già nel ‘41 nell’isola di Terranova e qui grosso modo
si definisce la Carta Atlantica: Roosevelt si incontrò con il primo ministro britannico
Churchill e firmarono il documento articolato in 8 punti che costituiva quasi una
riproposizione dei 14 Punti di Wilson. Nella Carta si dichiarava la determinazione a
sconfiggere il nazifascismo e si prospettava l’ideazione di un nuovo ordine
democratico basato sull’autodeterminazione dei popoli.
- La seconda si tenne a Casablanca, in Marocco; riunì il leader del Regno Unito,
Winston Churchill, e quello degli Stati Uniti (entrati nella Seconda guerra mondiale
poco più di un anno prima), Franklin D. Roosevelt. Sebbene Iosif Stalin fosse stato
invitato, declinò l'offerta in quanto la battaglia di Stalingrado (agosto 1942-febbraio
1943) richiedeva la sua presenza in URSS. Lo scopo principale della riunione era
quello di definire i prossimi obiettivi militari, come l'invasione della Sicilia (un'opzione
migliore rispetto al tentativo d'invasione dell'Europa orientale), o la decisione di
chiedere la resa incondizionata a tutte le potenze dell'Asse (Giappone, Germania e
Italia).
- La terza a Tehran, in Iran; venne caratterizzata da una sostanziale intesa di idee e
progetti tra Stalin e Roosevelt in parziale contrapposizione con i piani di Churchill. I
“Tre Grandi” alla fine si accordarono sull’appoggio ai partigiani del maresciallo Tito in
Jugoslavia, sulla data e sulle modalità esecutive dell’operazione Overlord (il famoso
“sbarco in Normandia”), sulla necessità di dividere, dopo la guerra, il territorio della
Germania in più stati per prevenire il riarmo della sua potenza militare.
- La quarta a Yalta, in Crimea; a Yalta i capi politici dei tre principali paesi alleati (Stati
Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica) presero nel giro di una settimana alcune
importanti decisioni sul proseguimento del conflitto, sul futuro della Germania, della
Polonia, e sulla creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
- L’ultima a Potsdam, in Germania, definisce il quadro europeo, soprattutto quello
tedesco. Alla conferenza presero parte gli esponenti delle nazioni vincitrici, nelle
persone di Churchill (dopo la sconfitta elettorale alla Camera dei comuni, dal 30
luglio fu rappresentato dal Primo ministro Clement Attlee), Stalin e Truman,
coadiuvati dai rispettivi rappresentanti del ministero degli Esteri. A Potsdam si decise
di istituire un Consiglio dei ministri degli Esteri che fosse rappresentativo della
volontà di Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina al fine di assumere la
regia nelle fasi di strutturazione del trattati di pace. La Germania fu soggetta a
smilitarizzazione e a un processo di denazificazione e ne uscì territorialmente
frammentata e complessivamente depotenziata.

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