Igiene Ambientale Allegati
Igiene Ambientale Allegati
a cura di ARPAT
1. CAMPO D'APPLICAZIONE
2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO
3. COMPETENZA
4. DEFINIZIONI
6. TRATTAMENTI
6.1 PRIMARI
6.2 SECONDARI
6.2.2 SUB-IRRIGAZIONE
6.2.4 FITODEPURAZIONE
7. MANUTENZIONE
8. BIBLIOGRAFIA
2
1. CAMPO D'APPLICAZIONE
Queste Linee Guida sono state predisposte da ARPAT per riportare i più usuali sistemi di trattamento
degli scarichi domestici, da impiegare in aree non servite da pubblica fognatura, secondo la normativa di
settore ad oggi vigente.
Possono essere di riferimento per chi è designato a valutare o predisporre progetti di impianti nell’ambito
di procedimenti di autorizzazione allo scarico di reflui domestici o assimilati in aree non servite da
pubblica fognatura, nonché di adeguamento di impianti ritenuti non più sufficienti.
2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO
• D. Lgs. 152/99 e s.m.i. - Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della
direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva
91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti
da fonti agricole.
• L.R. 64/01 e s.m.i.- Norme sullo scarico di acque reflue e ulteriori modifiche alla legge regionale 1
dicembre 1998, n. 88.
• D.P.G.R. 28/R/03 - Regolamento di attuazione dell`art. 6 della LR 21.12.2001, n. 64 Norme sullo
scarico di acque reflue ed ulteriori modifiche alla LR 1 dicembre 1998, n. 88
• Deliberazione del Comitato Interministeriale per la tutela delle acque del 04 febbraio 1977 - Criteri,
metodologie e norme tecniche generali di cui all'art. 2, lettere b), d) ed e), della L. 10 maggio 1976,
n. 319, recante norme per la tutela delle acque dall'inquinamento
• L.R. 23 gennaio 1986, n. 5 - Disciplina regionale degli scarichi delle pubbliche fognature e degli
insediamenti civili che non recapitano in pubbliche fognature (Art. 14 L. 319/1976) 1
3. COMPETENZA
Il Comune è competente per il rilascio di autorizzazioni allo scarico fuori fognatura delle seguenti
tipologie di impianti di trattamento di reflui:
- domestici fino a 100 AE
- assimilati a domestici, come da Tab.1 dell’All. 1 del DPGR 28/R/03, nei limiti previsti dalla
colonna D
secondo gli specifici riferimenti normativi di seguito riportati:
• Art. 2 comma 2 - L.R. 64/01 e s.m.i. :
Il rilascio delle autorizzazioni allo scarico non in pubblica fognatura di acque domestiche è di
competenza del comune
• Art. 2 comma 3 bis 2- L.R. 64/01 e s.m.i. :
I comuni, contestualmente alle concessioni edilizie e alle autorizzazioni edilizie, possono
disciplinare il rilascio delle autorizzazione agli scarichi degli insediamenti per i quali le concessioni
e le autorizzazioni sono rilasciate.
1
Per quanto non normato e non in contrasto con la normativa vigente
2
Comma aggiunto dall'art. 3 - L.R. 12/02
3
• Art. 9 del DPGR 28/R/03
Procedura istruttoria e rilascio delle nuove autorizzazioni allo scarico non in pubblica fognatura di
acque reflue domestiche.
1. Il comune con proprio atto definisce, nel rispetto dei principi di cui all`articolo 6, comma 1,
lettera a) della l. r. 64/2001, criteri, modalita` e procedure relative all`esercizio delle competenze
di cui all`articolo 2, comma 2, della l. r. 64/2001.
2. Ai fini di cui al comma 1 il comune provvede:
a) ad avvalersi della consulenza tecnica dell`ARPAT ai sensi dell`Art. 5 della L.R. 66/1995, per
gli scarichi con potenzialita` superiore ai cento AE;
b) a comunicare al richiedente, entro trenta giorni dal ricevimento della domanda, eventuali
ulteriori costi autorizzativi connessi ad accertamenti tecnici necessari al rilascio
dell`autorizzazione, da applicarsi solo nel caso di scarichi con potenzialita` superiore a cento
AE;
c) a trasmettere all`ARPAT copia delle autorizzazioni rilasciate.
4. DEFINIZIONI
• Acque reflue domestiche: Si intendono per acque reflue domestiche, le acque reflue provenienti da
insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e
da attività domestiche, di cui alla tab. 1 dell’Allegato 1 del Decreto del Presidente della Giunta
Regionale 23 Maggio 2003 n. 28/R;
• Acque reflue assimilate a domestiche: le acque reflue scaricate dagli insediamenti di cui alla
tabella 1 dell`allegato 1 al presente regolamento hanno caratteristiche qualitative equivalenti ad
acque reflue domestiche sempreche` rispettino tutte le condizioni di cui all`allegato 1.(Art. 17
D.P.G.R. 28/R/03)
• Acque pluviali o meteoriche provenienti da coperture e aree pavimentate, devono essere tenute
separate dai reflui domestici.
• "Abitante Equivalente" AE: è un modo per esprimere il carico organico biodegradabile dello
scarico, viene definito con modalità diverse:
Richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni (BOD5) pari a 60 grammi al giorno. (D. Lgs.
152/99 e s.m.i.).
Richiesta chimica di ossigeno (COD) di 130 grammi al giorno o ad un volume di scarico
di 200 litri per abitante per giorno, facendo riferimento al valore più alto. (D.P.G.R.
28/R/03)
In base a metodi convenzionali riportati anche da regolamenti comunali
• Trattamento appropriato: Si intende per trattamento appropriato, il trattamento delle acque reflue
domestiche mediante un processo ovvero un sistema di smaltimento che dopo lo scarico garantisca
la conformità dei corpi idrici recettori ai relativi obbiettivi di qualità, ovvero sia conforme alle
disposizioni della tab. 2 dell’Allegato 1 del Decreto del Presidente della Giunta Regionale 23
Maggio 2003 n. 28/R ed ai sistemi suggeriti dallo stesso Decreto.
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5. CALCOLO DEGLI ABITANTI EQUIVALENTI (AE)
Il dimensionamento dell’impianto di trattamento dei reflui deve essere fatto in base al numero degli AE
che possono essere calcolati:
Come esempio di sistema convenzionale di calcolo, riportiamo la seguente tabella tratta dal
“Regolamento dell’edilizia del Comune di Firenze - Cap. Smaltimento dei Liquami” :
• un abitante equivalente ogni mq. 35 di superficie utile lorda (o frazione) negli edifici di civile
abitazione (oppure 1 AE per 100 m3 di volume abitativo)
• un abitante equivalente ogni due posti letto in edifici alberghieri, case di riposo e simili;
• un abitante equivalente ogni cinque posti mensa in ristoranti e trattorie;
• un abitante equivalente ogni due posti letto in attrezzature ospedaliere;
• un abitante equivalente ogni cinque addetti in edifici destinati ad uffici, esercizi commerciali,
industrie o laboratori che non producano acque reflue di lavorazione;
• un abitante equivalente ogni cinque posti alunno in edifici scolastici o istituti di educazione diurna;
• quattro abitanti equivalenti ogni wc installato per musei, teatri, impianti sportivi ed in genere per tutti
gli edifici adibiti ad uso diverso da quelli in precedenza indicati.
Come esempio di scarico assimilato a domestico possiamo riferirci al lavaggio dei tini da parte di
un’azienda vinicola. In questo caso il calcolo degli AE deve essere effettuato sulla portata massima di
refluo che viene istantaneamente scaricato dopo i/il lavaggi/o, tenendo conto che 1 AE equivale, in
termini di portata, a 200 litri per abitante per giorno.
Possono essere reperite in testi specializzati anche tabelle comparative, che per specifiche attività, danno
il numero di AE per persona addetta o per unità di prodotto.
6. TRATTAMENTI
I sistemi di trattamento delle acque reflue domestiche possono essere classificati in trattamenti di tipo
primario e di tipo secondario.
L'uso del trattamento primario è reso obbligatorio dai Regolamenti Comunali e dal Regolamento del
Servizio Idrico Integrato (S.I.I.) anche per l'allacciamento alla pubblica fognatura, indipendentemente dal
fatto che la stessa sia soggetta o meno a depurazione finale. Lo scarico di reflui domestici o assimilati in
pubblica fognatura è sempre ammesso, non necessita di autorizzazione e l’obbligo di allacciamento è
disposto dal già menzionato Regolamento S.I.I. o da provvedimenti dell’Autorità Comunale.
Il solo trattamento primario non è più ritenuto sufficiente per gli scarichi domestici, derivanti da edifici
ubicati in aree non servite da pubblica fognatura, che perciò devono recapitare sul suolo, sottosuolo o
acque superficiali. Art. 27 comma 4 D.Lgs. 152/99 e s.m.i.
In pratica, al trattamento primario va abbinato un trattamento secondario per costituire complessivamente
un “trattamento appropriato” che, se condotto in modo corretto, garantisce l’immissione nell’ambiente
di uno scarico adeguatamente depurato.
Le tipologie impiantistiche adottabili come trattamenti appropriati sono riportate nella Tab. 1 dell’All. 2
del DPGR 28/R/03
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6.1. TRATTAMENTI PRIMARI
Riportiamo i più usuali tipi di impianti che vanno a completare i trattamenti appropriati. Sono da
privilegiare quei trattamenti secondari che comportano uno scarico in acque superficiali. L’immissione di
scarichi sia pure depurati nei primi strati del suolo deve essere limitata ai casi non trattabili diversamente.
Comunque, per la definizione dei massimi volumi scaricabili, restano vincolanti le capacità di assorbimento
del terreno. Per cui riteniamo necessario per una corretta valutazione dei progetti dei sistemi depurativi,
richiedere anche una Relazione Geologica che definisca:
- la stabilità dell’impianto
- la permeabilità del suolo
- l’interazionie tra impianto e suo scarico con la falda acquifera
- la presenza di pozzi per approvvigionamento idrico
- il corpo idrico recettore
Tale sistema è costituito da un pozzo coperto che attraversa lo strato di terreno impermeabile
penetrando fino allo strato sottostante permeabile, consentendo la dispersione del liquame. Non sono
ammessi per i nuovi insediamenti.
Per gli impianti ancora presenti nei vecchi insediamenti il loro utilizzo dovrà essere valutato dalle
autorità competenti caso per caso sulla base di una relazione redatta da un tecnico abilitato che tenga
conto dello stato di conservazione del manufatto, del dimensionamento, delle caratteristiche del suolo
e della vulnerabilità della falda acquifera. La superficie in m2 della parte perdente del pozzo deve
essere proporzionale al n° di AE.
6.2.2 SUB-IRRIGAZIONE
Questo sistema, applicato all’effluente di una vasca IMHOFF o di una fossa settica, consente sia lo
smaltimento che una ulteriore depurazione, sfruttando le capacità depurative del terreno; meccaniche,
chimiche, biologiche.
L’effluente si disperde nel suolo senza determinare fenomeni di inquinamento o problemi di natura
igienica (impaludamenti).
6
A monte deve essere presente un sifone di cacciata, in modo che vengano convogliate, seppur in
maniera intermittente, portate di una certa entità in grado di interessare anche le zone terminali del
sistema.
Tale metodologia è applicabile a terreni naturali permeabili con falda acquifera sufficientemente
profonda.
Il sistema, può essere impiegato quando si ha un sufficiente spazio libero vicino all'edificio per la
dispersione delle acque chiarificate in sottosuolo, per insediamenti assimilabili al civile di consistenza
minore ai 50 vani o 5000 mc di volume (Per il dimensionamento viene fatto riferimento a quanto
previsto dall’allegato V alla Delibera Interministeriale 4.02.1977).
Caratteristiche costruttive:
Lo sviluppo della condotta disperdente è in funzione della natura del terreno e del tempo
di percolazione. (vedi Tab. 2)
Collegamento a tenuta tra la fossa settica e il pozzetto di carico.
Pozzetto di carico con sifone di cacciata adatto per liquami
Diam. = 100÷120mm
Condotta disperdente costituita da elementi tubolari : L = 300 ÷ 500 mm x elemento
Pendenza = 0.2 ÷ 0.5 %
profondità 600÷700 mm
Trincea:
Larghezza ≥ 400 mm
Parte inferiore dello scavo riempita per 300 mm di pietrisco con la condotta posta nel
mezzo, parte superiore interrata. Porre tra interro e pietrisco uno strato di tessuto non
tessuto per evitare, prima dell’assestamento, penetrazione nei vuoti di pietrisco. (Fig. 4)
La trincea deve seguire l'andamento delle curve di livello per mantenere la condotta
disperdente in idonea pendenza.
Legenda:
1 – tubazione di dispersione
2 – ghiaia grossolana
3 – terreno di copertura
4 – terreno naturale
5 – copertura a protezione dei
giunti
6 – strato di tessuto non tessuto
7 – terreno riportato per
compensare l’assestamento
7
Legenda:
1 – Vasca IMHOFF
2 – Sifone di cacciata
3 – Pozzetto di distribuzione
TEMPO LUNGHEZZA
NATURA TERRENO PERCOLAZIONE CONDOTTA
(min) (metri / AE)
Nota: Prova di Percolazione: viene praticato nel terreno un scavo a pianta quadrata con lato = 300 mm e profondo fino
alla quota di posa della tubazione, viene riempito di acqua fino a saturazione delle pareti e lo si lascia svuotare
completamente. A questo punto viene riempito nuovamente per 150 mm e si misura il tempo impiegato affinché
il livello si abbassa di 25 mm (Tempo di percolazione).
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6.2.3. SUB-IRRIGAZIONE DRENATA
Tale sistema viene utilizzato in caso di terreni impermeabili. Il liquame emesso dalla condotta
disperdente percola in uno strato di pietrisco e viene raccolto da una seconda condotta denominata
drenante posizionata al di sotto della prima. Vi sono inoltre tubi di aerazione che consentono al
liquame di essere ossidato.
Caratteristiche costruttive: Lunghezza condotta disperdente e condotta drenante = 2 ÷ 4 m /AE
(Figura 7)
Collegamento a tenuta tra vasca settica, pozzetto di carico, condotta
disperdente e condotta drenante.
Tubi di aerazione: in PVC con diametro di 100 ÷ 200 mm posizionati nel terreno
fino all’altezza della condotta drenante e distanti 2÷4 m.
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6.2.4. FITODEPURAZIONE
Con il termine di fitodepurazione s’intende un processo naturale di trattamento delle acque di scarico
di tipo civile, agricolo e talvolta industriale basato sui processi fisici, chimici e biologici caratteristici
degli ambienti acquatici e delle zone umide. Si tratta essenzialmente di sistemi ingegnerizzati
progettati per riprodurre i naturali processi autodepurativi presenti nelle zone umide. Tali sistemi sono
posti a valle di un primo trattamento del refluo tramite degrassatori, fosse settiche, fosse IMHOFF. Di
norma funzionano per gravità e non necessitano di energia elettrica.
Si suddividono in sistema:
Di seguito vedremo alcuni tipi d’impianto ricordando che con il termine “orizzontale” e “verticale” si
individua l’andamento del refluo all’interno del bacino; nel primo caso il refluo lo attraversa
orizzontalmente grazie anche ad una leggera pendenza del fondo vasca, nel secondo il refluo viene
immesso verticalmente, raccolto dal fondo del bacino tramite un sistema di captazione ed inviato al
corpo recettore.
Tralasciamo i sistemi a flusso libero; questi sono veri e propri stagni con profondità di poche decine di
centimetri e necessitano di ampie superfici. Sono utili per grosse utenze e con funzioni di trattamento
terziario cioè un ulteriore affinamento dopo un trattamento secondario con fitodepurazione o con altri
sistemi.
E’ un trattamento di tipo biologico, che sfrutta letti di terreno saturo (ghiaia e sabbia) contenuto in "vasche" o
“vassoi assorbenti” in cui si sviluppano piante acquatiche. L’alimentazione è continua ed il livello del
liquido in vasca è stabilito dal sistema a sifone contenuto nel pozzetto d’uscita. Questo sistema non consente
l’abbattimento spinto delle sostanze azotate (ammoniaca).
La depurazione avviene per:
azione diretta delle piante che sono capaci di mantenere ossigenato il substrato, assorbire
sostanze nutritive (nitrati, fosfati, ecc.), fanno da supporto per i batteri ed hanno azione
evapotraspirante.
azione dei batteri biodegradatori che colonizzano gli apparati radicali.
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Caratteristiche costruttive del Vassoio Assorbente:
costituito da un bacino a tenuta riempito con terra vegetale nella parte superiore e
pietrisco nella parte inferiore. Se il suolo non è impermeabile (permeabilità ≥ 10-7 m/s)
impermeabilizzare artificialmente anche tramite geomembrana
Sulla superficie verranno sistemate le piante: macrofite radicate emergenti (elofite)
In tabella 3 sono riportate alcune specie particolarmente adatte alla piantumazione.
Pendenza del fondo del letto circa 1%
Messa in esercizio:
La tenuta del bacino deve essere tale da assicurare la protezione della falda freatica da
un possibile inquinamento ma anche dalle acque meteoriche. La granulometria della
ghiaia deve essere tale che sia sempre mantenuto uno spazio libero sufficiente a
garantire il passaggio dell’acqua.
Viene disposto inoltre: un pozzetto di ispezione a valle della fossa IMHOFF (o settica)
per poter controllare il buon scorrimento del liquido e la sua ripartizione nel vassoio
assorbente. Un pozzetto d’ispezione posizionato a valle dello stesso letto assorbente
per poter prelevare campioni dei liquami.
Accorgimenti:
oltre alla periodica manutenzione della vegetazione al fine di mantenere inalterate nel
tempo le funzioni evaporative, è bene ricoprire il letto assorbente con uno strato di
paglia e foglie secche in zone dove la temperatura durante l’inverno possa andare sotto
lo zero.
Per le medie utenze, non è conveniente fare vasche troppo ampie, ma può essere utile
predisporre più vasche piccole, a coppia in parallelo e/o anche in serie, con ripartitore
di portata e sistemi di by-pass per la manutenzione.
11
6.2.4.2. FITODEPURAZIONE A FLUSSO SUB-SUPERFICIALE VERTICALE SFS - v
Il refluo da trattare scorre verticalmente nel letto assorbente e viene immesso nelle vasche con carico
alternato discontinuo (tramite pompe o sistemi a sifone). Il refluo fluisce impulsivamente dalla
superficie attraverso un letto di ghiaia (zona insatura) e si accumula sul fondo del letto (zona satura)
consentendo di non ossigenare tale zona e favorendo così i processi di denitrificazione. Anche in
questo caso il livello del liquido in vasca è stabilito dal sistema a sifone contenuto nel pozzetto
d’uscita
Per utenze medio-grandi possono essere predisposti sistemi di trattamento con fitodepurazione
che alternano vasche a flusso orizzontale con vasche a flusso verticale anche a coppia in batteria,
per sfruttare le capacità depurative di entrambi i sistemi per le sostanze azotate. Come ulteriore
sistema di rimozione delle sostanze azotate e di abbattimento della carica batterica, può essere
previsto anche uno stadio finale a flusso libero. Questi sistemi ibridi possono essere
particolarmente indicati per trattare scarichi recapitanti in aree sensibili.
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6.2.5 DEPURATORI BIOLOGICI AD OSSIDAZIONE TOTALE
Sono impianti compatti che sfruttano il processo di ossidazione dei fanghi attivi. Tale processo prevede le
fasi di aerazione e sedimentazione secondaria. Nella zona (vasca) di ossidazione viene apportata aria
tramite diffusori, nella successiva vasca di sedimentazione avviene la chiarificazione del refluo depurato.
Costruttivamente l’impianto è suddiviso in due comparti comunicanti idraulicamente e percorsi in serie dal
liquame e realizzato in carpenteria metallica o in struttura prefabbricata. I fanghi di supero devono essere
periodicamente estratti ed inviati allo smaltimento.
Gli impianti ad ossidazione totale sono limitati nel loro utilizzo poiché:
richiedono energia elettrica: anche se il consumo energetico non è elevato;
richiedono manutenzione specializzata
sono sensibili alle variazioni di portata che avvengono normalmente negli scarichi civili, con
maggiore intensità per quanto minore è il numero di utenti. E' dunque auspicabile la previsione a
monte di sistemi di equalizzazione che possono distribuire il carico in arrivo in modo omogeneo
durante la giornata. Anche una vasca IMHOFF in ingresso, tuttavia, può smorzare quanto meno i
picchi di portata.
3
Caratteristiche costruttive: Volume = 300÷350 litri / AE. Suddivisi: ¾ comparto aerazione
¼ comparto sedimentazione
altezza = 2÷3 m
lunghezza = 2.50÷4.50 m
larghezza = 1.3÷2.5 m
potenza installata = 15÷20 watt / AE
Nota: per impianti dove vi sia presenza temporanea di utenti quali scuole
officine, uffici, ecc., volumi e potenze si possono ridurre da 1/3 a
1/4.
Caratteristiche di dimensionamento: si possono riprendere i parametri previsti per gli
impianti a fanghi attivi classici quali:
Carico idraulico specifico 150÷250 l/ab.x giorno
Carico organico specifico 30÷60 g BOD5/ab.x giorno
Fabbisogno di acqua 250 l/ab.x giorno
3
Questi impianti di piccole dimensioni sono reperibili in commercio come moduli completi prefabbricati. Va scelto il
modello adatto a trattare il carico inquinante in AE. Rispettare le prescrizioni del costruttore.
13
6.2.6. IMPIANTI SBR – “SEQUENCING BATCH REACTOR”
Gli SBR sono dei sistemi di trattamento biologici a flusso discontinuo, costituiti da bacini unici (due o più in
parallelo) in cui si sviluppano sia i processi biologici (ossidazione/nitrificazione - denitrificazione -
rimozione biologica del fosforo) che la fase di sedimentazione e dai quali si provvede altresì all'estrazione
dell'effluente depurato e dei fanghi di supero. Tali processi vengono condotti in tempi diversi, variando
ciclicamente le condizioni di funzionamento dell'impianto mediante un sistema di programmazione
temporale automatizzato: operando sui tempi delle varie fasi, si ripropone, di fatto, un processo a fanghi
attivi, con una sequenza delle diverse fasi di processo temporale piuttosto che spaziale come negli impianti
tradizionali.
La peculiarità degli SBR consiste nella possibilità che essi offrono di poter variare di volta in volta la durata
dei tempi, a seconda delle reali esigenze di trattamento del refluo, quasi come se in un impianto
convenzionale si potesse modificare la configurazione geometrica e la proporzione tra i volumi dei singoli
comparti.
I principali vantaggi degli SBR rispetto ai tradizionali impianti a fanghi attivi consistono: nella semplicità
impiantistica (mancanza di ricircoli) e nelle ridotte volumetrie (assenza del sedimentatore secondario); nella
flessibilità gestionale, che garantisce una buona efficacia depurativa anche in condizioni di elevata variabilità
del carico idraulico ed inquinante; nelle migliori efficienze depurative, in virtù della migliore selezione
microbica, garantita dall'alternanza nella stessa vasca di fasi anossiche, anaerobiche ed aerobiche.
4
Parametri di dimensionamento: Solidi sospesi miscela aerata (MLSS) = 2000÷3000 mg / l
Tempo di detenzione idraulica:
fase anaerobica 1.8÷3 h
fase aerobica 1÷4 h
Un'altra tipologia di apparecchiatura usata nel trattamento secondario aerobio è costituita dai
dischi biologici rotanti o a film biologico mobile. Sono formati da un rullo che gira grazie a un
albero motore che ruota al suo interno. I dischi sono di materiale plastico bagnati dal refluo per una
superficie inferiore al 50%. La superficie totale offerta ai liquami da depurare risulta in genere di
9÷12 m2 ossia almeno 0.5÷2 m2 per AE , con una velocità di rotazione da 2 a 5 giri/minuto.
4
Questi impianti di piccole dimensioni sono reperibili in commercio come moduli completi prefabbricati. Va scelto il
modello adatto a trattare il carico inquinante in AE. Rispettare le prescrizioni del costruttore.
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Durante la rotazione i microrganismi si depositano sul disco formano un film di materiale organico
che aumenta il proprio spessore. Vicino ai dischi si creano condizioni di anossia e avranno luogo
processi prevalentemente anaerobi.
7. MANUTENZIONE
Gli impianti di trattamento primario devono essere periodicamente controllati, provvedendo allo spurgo,
all’allontanamento dei fanghi ed la pulizia dei pozzetti degrassatori.
Per i letti dei fitodepuratori, bisogna periodicamente eliminare le piante infestanti e sfalciare o anche
diradare le macrofite.
Per gli impianti a fanghi attivi, provvedere alla verifica e manutenzione periodica delle parti
elettromeccaniche. Se occorre, asportare il fango in esubero.
Verificare periodicamente l’efficacia del trattamento dalla qualità del refluo scaricato.
8. BIBLIOGRAFIA
---------ooooooooo000000ooooooooo---------
15
SCHEDA RIEPILOGATIVA DI PROGETTO
SI N° A.E.
In base ai Regolamenti
Comunali
NO Specificare
modalità di
calcolo
2. Trattamenti primari
3.5 Fitodepurazione
Sup. minima del
– SFS-h letto: 20 m2
Vassoio
Impermeabile
4 ÷ 6 m2 / A.E.
fase aerobica:
1,8 ÷ 3
3.8 Impianti SBR 2000 ÷ 3000 fase
anaerobica:
1÷4
Superficie:
0.5 ÷ 2m / A.E.
2
3.9 Dischi velocità rotaz:
Biologici 2 ÷ 5 giri / min.
3.11 Altro
Trattamento
Appropriato
Caratteristiche e dimensionamento
b) Sia le fosse settiche pluricamerali che quelle di tipo Imhoff dovranno essere completamente interrate
e prima di essere utilizzate dovranno essere completamente riempite d’acqua.
La loro collocazione dovrà avvenire all’esterno dei fabbricati e distante almeno un metro dai muri di
fondazione e non meno di 10 metri da qualunque pozzo, condotta o serbatoio destinato all’accumulo di acqua
potabile posti a valle di esse. Nei casi in cui non si renda possibile tale collocazione per comprovati e
documentati impedimenti sarà consentita l’installazione delle fosse biologiche in locali di disimpegno quali
androni, rimesse, garage, scantinati e similari a condizione che il manufatto disponga di doppia copertura con
interposta camera d’aria collegata con l’esterno mediante adeguato condotto di ventilazione.
ILLUMINAMENTO NATURALE
IN SEDE PROGETTUALE
Il controllo dell’illuminamento naturale è uno dei requisiti che concorrono al benessere
dell’organismo in relazione dinamica col contesto ambientale.
L’illuminazione naturale deve essere utilizzata nella maggiore misura possibile anche al fine
di ridurre il consumo energetico.
Il parametro che qualifica il livello d’illuminazione naturale è il fattore di luce diurna medio
FLDm.
E0
Eint
Per dimostrare il rispetto del livello di prestazione richiesto si possono usare la SOLUZIONE
CONFORME o il METODO DI CALCOLO di seguito esposto, ognuno esaustivo nei
1
Requisito cogente Art.113 Illuminazione naturale Scheda 1 9 MARZO 2007
Reg.Igiene
confronti della prova strumentale in opera. La verifica progettuale documentata per uno
spazio può valere anche per tutti gli spazi che presentano i medesimi elementi di progetto da
considerare nel calcolo ovvero che presentano elementi di progetto più favorevoli.
Per calcolare il FLDm occorre che il progettista consideri il contesto nel quale l’edificio è
inserito (edifici prospicienti, ostruzioni, orografia, ecc.).
SOLUZIONE CONFORME
Ri=Af/S >1/8
Af
0,6 S
• Detto rapporto potrà essere ridotto ad 1/12 per i locali sottotetto la cui illuminazione
sia conseguita tramite finestrature piane o semipiane (lucernari o finestre in falda).
¾ superfici vetrate con coefficienti di trasparenza t > 0,7 (vedi anche Tabella I);
D ≤ 2,5 H
2
Requisito cogente Art.113 Illuminazione naturale Scheda 1 9 MARZO 2007
Reg.Igiene
¾ nel caso in cui la profondità D del locale superi 2,5 volte l’altezza H dell’architrave
della finestra (o la maggiore di esse nel caso di più finestre), la superficie finestrata
deve essere aumentata di una quota pari ad 1/10 della superficie della porzione di
locale posta oltre detta profondità;
Superficie S’
prospiciente la finestra
sotto il porticato
¾ per finestre con superficie trasparente A’f ostruita da balconi o aggetti di profondità
superiore a 1,4 m, la dimensione della superficie illuminante Af dovrà essere
aumentata di 0,05 m² ogni 5 cm di ulteriore aggetto oltre 1,4 m.
1,4m
3
Requisito cogente Art.113 Illuminazione naturale Scheda 1 9 MARZO 2007
Reg.Igiene
Spo
d’
H ≤ (d + d’)/2
d≥6m
METODO DI CALCOLO
Per spazi con due o più finestre si calcola il valore di fattore medio di luce diurna (FLDm) di
ogni finestra e si sommano i risultati ottenuti.
Il valore del FLDm è ottenibile mediante la seguente relazione:
4
Requisito cogente Art.113 Illuminazione naturale Scheda 1 9 MARZO 2007
Reg.Igiene
A f tε
FLD =
S tot (1 − r m )
m
dove:
Af è la superficie dell’apertura (m²);
t è il coefficiente di trasmissione luminosa del vetro;
ε è il fattore finestra, inteso come rapporto tra illuminamento della finestra e radianza del
cielo (vale 1 per superfice orizzontale o lucernario e 0,5 per parete verticale non ostruita);
Stot è l'estensione complessiva delle superfici che delimitano l'ambiente interno (compresa la
superficie delle finestre) (m²)
rm è il coefficiente medio pesato di riflessione luminosa delle superfici interne (-).
50.0
45.0
40.0
35.0
30.0
25.0
20.0
15.0
10.0
5.0
0.0
0.0 11.3 21.8 31.0 38.7 45.0 50.2 54.5 58.0 60.9 63.4 65.6 67.4 69.0 70.3 71.6
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0 2.2 2.4 2.6 2.8 3
α (gradi)
(H-h)/La
H-h
H
α
h
La
6
Requisito cogente Art.113 Illuminazione naturale Scheda 1 9 MARZO 2007
Reg.Igiene
Figura 1 Valore del fattore finestra ε per ostruzioni poste di fronte alla finestra del locale
considerato.
50.0
45.0
40.0
35.0
30.0
25.0
20.0
15.0
10.0
5.0
0.0
0.0 11.3 21.8 31.0 38.7 45.0 50.2 54.5 58.0 60.9 63.4 65.6 67.4 69.0 70.3 71.6
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0 2.2 2.4 2.6 2.8 3
α2 (gradi)
H/L
α2 H
Circ. Min.LL.PP n° 3151 del 25 Maggio 1967 Criteri di valutazione delle grandezze atte a
rappresentare le proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione nelle
costruzioni edilizie (punto 1.1.03)
Circ. Min. LL. PP. 13011 del 22 novembre 1974 Requisiti fisico tecnici per le costru-zioni
edilizie ospedaliere: proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illumina-zione
D.M. 5 Luglio 1975 Modificazioni alle istruzioni ministeriali 20 giugno 1896 relativa-mente
all'altezza minima ed ai requisiti igienico-sanitari principali dei locali d'abitazio-ne
D.M. 18 dicembre 1975 Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi
compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia e urbanistica da osservarsi nella
esecuzione di opere di edilizia scolastica
UNI 10840 Luce e illuminazione - locali scolastici: criteri generali per l’illuminazione
artificiale e naturale
8
Requisito cogente Art.113 Illuminazione naturale Scheda 2 9 MARZO 2007
Reg.Igiene
ILLUMINAMENTO NATURALE
IN SEDE PROGETTUALE
L’illuminazione naturale deve essere utilizzata nella maggiore misura possibile anche al fine
di ridurre il consumo energetico.
I requisiti esposti nella Scheda 1 per le nuove costruzioni sono assunti validi anche nel caso
di interventi sugli edifici esistenti.
Qualora non si raggiungano i requisiti previsti e non sia possibile per vincoli oggettivi,
esplicitati dal progettista in relazione, intervenire sul numero e/o sulla dimensione delle
aperture, il progettista dovrà assicurarsi che i livelli prestazionali di progetto non siano
peggiorativi dell’esistente.
¾ calcola il fattore di luce diurna medio dei locali dell’edificio oggetto d’intervento
avvalendosi del metodo illustrato per i nuovi edifici (FLDmA Stato Attuale);
¾ calcola il fattore di luce diurna medio per gli stessi locali ( FDLmP Stato di Progetto);
¾ verifica che FDLmP ≥ FLDmA
Per calcolare il FLDm occorre che il progettista consideri il contesto nel quale l’edificio è
inserito (edifici prospicienti, ostruzioni, orografia, ecc).
Nel caso d’accorpamento di spazi l’intervento si intende non peggiorativo della situazione
preesistente quando il FDLmP del nuovo spazio risulta essere non inferiore alla media pesata
rispetto alla superficie di pavimento dei valori FLDmA nella situazione precedente
l’accorpamento:
SOLUZIONE CONFORME
1
Ai fini di quanto riportato nella scheda 4 allegata all’ art. 113, i seguenti interventi si
considerano comunque migliorativi:
¾ installazione di ulteriori superfici vetrate collocate in parte a soffitto per i locali
sottotetto (lucernari o finestre in falda);
¾ uso di vetri aventi un coefficiente di trasmissione luminosa t > 0,7;
¾ uso di materiali e finiture aventi un coefficiente di riflessione r maggiore rispetto a
quello delle superfici esistenti;
¾ riduzione della profondità D degli alloggi in relazione all’altezza H dell’architrave
della finestra (o la maggiore di esse nel caso di più finestre).
METODO DI CALCOLO
Circ. Min.LL.PP n° 3151 del 25 Maggio 1967 Criteri di valutazione delle grandezze atte a
rappresentare le proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione nelle
costruzioni edilizie (punto 1.1.03)
Circ. Min. LL. PP. 13011 del 22 novembre 1974 Requisiti fisico tecnici per le costru-zioni
edilizie ospedaliere: proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illumina-zione
D.M. 5 Luglio 1975 Modificazioni alle istruzioni ministeriali 20 giugno 1896 relativa-mente
all'altezza minima ed ai requisiti igienico-sanitari principali dei locali d'abitazio-ne
D.M. 18 dicembre 1975 Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi
compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia e urbanistica da osservarsi nella
esecuzione di opere di edilizia scolastica
UNI 10840 Luce e illuminazione - locali scolastici: criteri generali per l’illuminazione
artificiale e naturale
2
Requisito cogente Art.113 Areazione naturale Scheda 3 9 MARZO 2007
Reg.Igiene
Gli alloggi devono essere progettati e realizzati in modo che le concentrazioni di sostanze
inquinanti e di vapore acqueo, prodotti dalle persone e da eventuali processi di combustione
non possono costituire rischio per il benessere e la salute delle persone ovvero per la buona
conservazione delle cose e degli elementi costitutivi degli alloggi medesimi.
Le superfici delle aperture di aerazione dovranno avere una superficie apribile minima di un
ottavo della superficie netta del pavimento del vano relativo, comprendendo in essa anche la
superficie occupata da scale a giorno, soppalchi abitabili e superfici abitabili poste a quote
diverse.
Tali aperture saranno misurate convenzionalmente al lordo dei telai delle finestre.
Le aperture dovranno essere collocate in modo tale da garantire una ventilazione trasversale o
contrapposta, fatto salvo possibili deroghe per singoli alloggi dovute ad impedimenti per
vincoli preesistenti opportunamente documentati.
Fra le aperture utili al soddisfacimento del requisito si intendono anche quelle ricavate nelle
coperture, tramite lucernari o camini di ventilazione.
Per gli interventi sul patrimonio esistente il requisito si intende soddisfatto se allo stato di
progetto non si peggiora la situazione preesistente.
D.M. 5 Luglio 1975 Modificazioni alle istruzioni ministeriali 20 giugno 1896 relativa-mente
all'altezza minima ed ai requisiti igienico-sanitari principali dei locali d'abitazio-ne
UNI 10339/95-
1
Requisito cogente Art.113 Areazione naturale Scheda 3 9 MARZO 2007
Reg.Igiene
2
Requisito cogente Art.113 Miglioramento requisiti Scheda n 4 9 marzo 2007
Reg.Igiene
Volumetria
Incremento delle volumetria delle stanze adibite alla permanenza delle persone con ampliamento
del volume (all’ interno della scatola dell’ edificio), pur mantenendo la stessa superficie del vano.
Illuminazione naturale
Vedi scheda 2
Areazione naturale
Vedi scheda 3
Ventilazione
Il miglioramento deve essere valutato sulla base del progetto in cui si dimostra un incremento del
ricambio d’aria degli ambienti attuato anche con la realizzazione di camini di ventilazione naturale
o con l’inserimento di sistemi di ventilazione meccanica controllata, interventi che dovranno
assicurare un ricambio nel rispetto della norma UNI 10339.
Distribuzione interna
Ai fini della valutazione si intende miglioramento della situazione preesistente la realizzazione di
una distribuzione interna dei vani abitabili più attenta ai fattori climatici di soleggiamento ed
esposizione delle pareti illuminanti al fine di aumentare i requisiti termici e bioambientali.
Il rispetto dei requisiti acustici, di isolamento termico e di risparmio energetico dovrà comunque
essere garantito, come stabilito dalle specifiche normative di riferimento e concorrerà al
miglioramento dei requisiti igienico-sanitari.
Al Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambientale
--------------------------------------
Il sottoscritto -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
CH I E D E
ai sensi del D.Lgs.152/ 2006 e seguenti modifiche, della L.R. n 20 del 31.5.2006 e del
DPGRT 28/r del 23/5/2003, l’autorizzazione allo scarico d’acque reflue domestiche derivanti
dall’insediamento sopradetto .
DICHIARA
1) che le informazioni contenute nella presente richiesta corrispondono allo stato reale e attuale
dell’insediamento per il quale si richiede l’autorizzazione,
1
3) che la potenzialità dell'impianto corrisponde ad un numero d’abitanti equivalenti, secondo
quanto definito dall'art.2 del DPGR 23.5.2003, pari a n°____________
5) che il sistema di trattamento previsto per lo scarico in acque superficiali o sul suolo
è compreso:
a) tra quelli elencati come appropriati nella tabella regionale di cui all’allegato 2 del D.P.G.R.
23.5.2003 n° 28/r :
oppure
b) tra quelli che possono essere consentiti dietro specifica valutazione tecnica del comune, ai
sensi del punto 2 dell’allegato 2 del DPGR 28/r del 23.5.2003, tra cui:
2
- trattamento primario ( fosse bicamerali o pozzetti sgrassatori ) + impianto O
a fanghi attivi ad ossidazione totale.
Questo sistema di trattamento non è ammesso per lo scarico sul suolo ( quindi nei fossi o
corsi d’acqua non significativi) ; può essere consentito in tali casistiche ed in assenza,
dichiarata dal tecnico, di terreno necessario per la realizzazione di uno dei sistemi di
trattamento secondario indicati al punto a), e previa dimostrazione dell’utilizzo delle miglior
tecniche depurative disponibili e con l’obbligo della manutenzione costante ( sarà pertanto
prescritta nell’atto autorizzativo la presentazione di una dichiarazione attestante l’esecuzione
periodica degli interventi tecnici di manutenzione dell’impianto di depurazione):
a) tra quelli elencati come appropriati nella tabella regionale di cui all’allegato 2 del
D.P.G.R. 23.5.2003 n 28/r::
c) tra quelli che possono essere consentiti dietro specifica valutazione tecnica
del comune, ai sensi del punto 2 dell’allegato 2 del DPGR 28/r del 23.5.2003
e previsti dalle norme tecniche di cui alla Delibere del Comitato Interministeriale
del 4.2.1977:
b) tipologia dell’intervento e descrizione del sistema di trattamento, con schema grafico generale,
particolari planimetrici e dimensionamento dei singoli impianti e/o manufatti primari e secondari
costituenti il sistema di trattamento;
c) in caso di scarico in acque superficiali classificate dalla regione o in corpo idrico significativo
(con meno di 120 giorni l'anno di portata nulla), una descrizione della natura e delle
caratteristiche del corpo idrico ricettore, finalizzata a dimostrare la capacità ricettiva e di
smaltimento in ogni periodo dell'anno;
d) in caso di scarico nel suolo, una relazione geologica di fattibilità del sistema di trattamento
secondario, in relazione alla natura ed alla permeabilità del terreno, di rispetto dei
vincoli e delle distanze minime dalle prese di captazione dell'acquedotto (come previsto
dall'art. 94 del D.Lgs n°152/2006) e di rispetto delle norme tecniche di cui alla Delibera del
Comitato Interministeriale 4.2.1977;
3
2) planimetria generale 1:2000, nella quale sia individuato l’edificio da cui si origina lo scarico;
3) planimetria schematica da cui si rilevi con esattezza l’edificio con l’indicazione delle linee di scarico
distinte per acque nere, meteoriche, pozzetti d’ispezione, impianto di trattamento, punto di scarico,
percorso del corpo recettore ( in caso di scarico in acque superficiali o corpo idrico significativo) e
del suo inserimento nel reticolo idrografico ;
4) dichiarazione d’asseveramento del tecnico abilitato relativamente alla conformità del progetto o
degli impianti alla normativa vigente, secondo il modulo allegato. ( solo in caso di nuovo scarico
con attivazione di procedura urbanistico - EDILIZIA) ;
5) Solo per gli scarichi superiori ai 100 abitanti equivalenti dovrà essere presentata la ricevuta di
versamento d’Euro 61,97 su C.C. postale n 200501, intestato ad ARPAT ( Agenzia Regionale
Protezione Ambiente Toscana) – Via Porpora 22 Firenze Causale: Dipartimento di Pistoia COD 03.
Dichiaro di essere informato, ai sensi e per gli effetti del D.Lgs 196/2003, che i dati personali raccolti
saranno trattati, anche con strumenti informatici, esclusivamente nell’ambito del procedimento per il
quale la presente dichiarazione è resa.
4
DICHIARAZIONE DI ASSEVERAMENTO PER AUTORIZZAZIONE ALLO SCARICO IN
2) che i dati riportati e la documentazione tecnica allegata sono veritieri e rispondenti alla
realtà attuale o allo stato progettuale.
ASSEVERA
il progetto presentato relativo agli impianti di trattamento e smaltimento dei reflui, è redatto
Dichiara inoltre di essere informato, ai sensi e per gli effetti di cui all’art.13 del D.Lgs.196/03
che i dati personali raccolti saranno trattati, anche con strumenti informatici, nell’ambito del
procedimento per il quale la presente dichiarazione è resa.
TIMBRO E FIRMA
_______________________________________
( firma da apporre davanti all’impiegato oppure allegare
fotocopia del documento di riconoscimento in corso di validità)
5
FAC- SIMILE DI COMUNICAZIONE SVOLGIMENTO DI RUMOROSITA’ IN DEROGA
PER CANTIERI EDILI DI DUTATA INFERIORE A 5 GIORNI LAVORATIVI
Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambientale
Via Santa 5 – Pistoia
___________________________
Il sottoscritto_________________________________________________________________
titolare della Ditta____________________________________________________________
con sede legale a_______________________________________________________________
Tel.______________________ fax______________________
Comunica, a sensi dell’art. 150 – comma 2 del Nuovo Regolamento d’Igiene di
Pistoia, lo svolgimento di lavori con rumorosità in deroga nel cantiere edile
posto in Pistoia Via/Piazza ____________________________________________________
in cui verranno svolti lavori di _______________________________________________
autorizzati (autorizzazione o concessione edilizia) n°________ del _____________
e/o con autorizzazione per occupazione suolo pubblico n°_________________ oppure
richiesta in data ______________________________________________________________
Dichiara inoltre che i lavori verranno svolti con il rispetto delle seguenti
condizioni:
1. L'ubicazione del cantiere ricade in una zona di classe III o IV o V del Piano
Comunale di classificazione acustica e non in prossimità di scuole, ospedali
e case di cura;
2. La durata dei lavori rumorosi sarà inferiore ai 5 giorni lavorativi escluso
il sabato e precisamente dal giorno _____________al giorno ________________;
3. L'orario dei lavori sarà compreso tra le ore 8 e le 19 con sospensione degli
stessi dalle ore_______alle ore__________(almeno un’ora nei mesi dall’Ottobre
all’Aprile e due ore nei mesi da Maggio a Settembre, nella fascia oraria
destinata comunemente al riposo della persone);
4. I macchinari rumorosi usati nel cantiere saranno i seguenti:
_____________________________________________________________________________
con le seguenti modalità di uso : ___________________________________________
ed il seguente orario di uso: _______________________________________________
5. Saranno rispettati i limiti di rumorosità di 70 dB(A) misurati in facciata
agli edifici limitrofi e 65 dB(A) in caso di ristrutturazioni interne;
6. Saranno adottati tutti gli accorgimenti tecnici finalizzati a limitare il
disturbo acustico e di seguito elencati: ____________________________________
_____________________________________________________________________________
Data_________________ Firma
P.S. – In caso che i lavori siano eseguiti in prossimità di scuole, ospedali e case di cura o il
cantiere sia ubicato in classe I o II del Piano Comunale di classificazione acustica, dovrà essere
comunque presentata richiesta di autorizzazione per la rumorosità in deroga.
Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambientale
Via Santa 5 – Pistoia
______________________________
Il sottoscritto ________________________________________________________________
chiede, ai sensi della legge 26.10.95 n. 447 e della L.R. 1.12.98 n.89,
Via/Piazza _____________________________________________________________________
Documenti da allegare:
Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambientale
Via Santa 5 – Pistoia
______________________________
Il sottoscritto ________________________________________________________________
chiede, ai sensi della legge 26.10.95 n. 447 e della L.R. 1.12.98 n.89,
Via/Piazza _____________________________________________________________________
Documenti da allegare:
Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambientale
Via Santa 5 - Pistoia
Il sottoscritto _________________________________________________________
_________________________________________________________________________________________
Documenti da allegare:
Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambiente
Via Santa 5 - Pistoia
______________________________
COMUNICO
__________________________________________________________________
_________________________________________________________
________________________________________________________________
Data Firma
Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambientale
Via Santa 5 - Pistoia
___________________________
COMUNICO
..................................................................
..................................................................
Firma
Data
Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambiente
Via Santa 5 - Pistoia
______________________________
__________________________________________________________________
_________________________________________________________
Data Firma
Comune di Pistoia
U.O.O. Igiene Ambiente
Via Santa 5 - Pistoia
______________________________
__________________________________________________________________
_________________________________________________________
Data Firma