L'ETÀ MEDIEVALE
Con il termine Medioevo ci si riferisce ad un'epoca che si frappone tra l'età classica e l'età moderna,
che ha inizio nel 476 d.C. con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e termina nel 1492 d.C. con
la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo, Il termine Medioevo (medium aevum = età di
mezzo) nasce con gli Umanisti del '400, che utilizzavano questo termine con un'accezione
completamente negativa, in quanto consideravano il periodo medievale essenzialmente barbarico e
privo di civiltà. A contrastare questa tesi ci furono soltanto i Romantici Tedeschi, che consideravano il
Medioevo un periodo importante per la nascita delle monarchie e
delle letterature romanze.
Il Medioevo si divide in due sottoperiodi: 'Alto Medioevo (476-1000) e il Basso Medioevo (1000-
1942) con caratteristiche molto diverse.
L'Alto Medioevo fu un periodo di forte decadenza e di crisi a causa dello spopolamento delle città, del
calo demografico, del disuso della lingua latina, della paralisi dei commerci e della dissoluzione del
sistema scolastico romano.
Il Basso Medioevo, invece, fu un periodo emergente caratterizzato dalla crescita demografica, da
un'agricoltura non più di sussistenza affiancata da un'economia dinamica e dalla nascita delle
letterature volgari.
Inoltre, essendo il Medioevo un periodo anarchico, instabile politicamente, fu caratterizzato da una
nuova forma organizzativa e governativa: il feudalesimo, che vedeva impegnati tre elementi (il
signore, il servo e il feudo). Per forse disgregatrici esterne ed interne, si rivelerà un fallimento.
A svolgere un ruolo essenziale ci fu la Chiesa, unica istituzione stabile ed organizzata del Medioevo,
alla quale si deve il processo di cristianizzazione dell'elemento barbarico che ha favorito la fusione tra
i barbari e le genti locali.
La società medievale era teocratica, in quanto poneva Dio al centro del mondo, attorno al quale
ruotavano tutte le cose. Un evento naturale catastrofico veniva infatti considerato una punizione di
Dio, così come un fruttuoso raccolto un dono celeste. Per questo, la teologia avrà sempre una
supremazia sulle altre discipline, così come i valori spirituali su quelli materiali. In più, il mondo veniva
visto come un libro scritto da Dio (secondo Ugo di San Vittore) di cui l'uomo doveva interpretare i
simboli per poter raggiungere Dio. Questo forte simbolismo universale lo ritroviamo in ogni ambito
della vita (anche nei trattati bestiari, florari e lapidari).
Più razionale e completa, fu l'enciclopedia, una raccolta di volumi che riportavano nozioni scientifiche
e di ogni disciplina. Tra le prime importanti enciclopedie ricordiamo Etimologie di
Isidoro di Siviglia.
Molto rilevante era anche il metodo allegorico con il quale i grandi Padri della Chiesa interpretavano i
libri arcaici (l'esempio lampante è l'allegorizzazione della IV ecloga di Virgilio, associata alla nascita di
Cristo, secondo cui il figlio del carme a cui era dedicata l'ecloga fosse sceso in Terra in nome della
pace e della giustizia).
inoitre, la società medievale era tripartita in ordini (secondo Adalberone di Laon); li oratores (coloro
che pregavano per la comunità e difendevano la fede con la parola), i bellatores (che combattevano e
difendevano la fede con le armi) e i laboratores (che si dedicavano al lavoro manuale e sostenevano
gli altri due ordini).
Nel Medioevo, a costituire la base degli studi, vi erano le arti liberali, così chiamate perché
convenienti ad un uomo libero, che si dividevano in due blocchi: le Arti del Trivio e le Arti del
Quadrivio.
Le Arti del Trivio (grammatica, retorica, dialettica) erano basate sulla parola, mentre le Arti del
Quadrivio (musica, astronomia, aritmetica, geometria) erano basate sul numero e sulla quantita.
Il Medioevo fu caratterizzato da un forte impoverimento culturale, dovuto alla dissoluzione del sistema
scolastico romano, sostituito dai monasteri e dalle cattedrali, luoghi di culto all'interno dei quali
venivano istruiti giovani predisposti alla carriera pastorale e riprodotti e trascritti manoscritti arcaici.
Una rivoluzione del sistema scolastico ci sarà soltanto nel Vil secolo, quando la scuola monastica
viene sostituita da quella urbana (pensiero più razionale del dogma) che successivamente si
trasformerà in un'università (le più importanti furono quelle di Bologna, Padova, Parigi, Oxford e
Cambridge)
DALLA LINGUA LATINA ALLE LINGUE VOLGARI
Durante l’espansione di Roma, il latino diventa la lingua comune in tutte le province conquistate,
contribuendo alla romanizzazione politica e culturale dei popoli. Esistono due varianti di latino: quello
letterario, stabile nel tempo e usato dai letterati, e il latino parlato, o volgare, che si evolve
costantemente nella vita quotidiana. Con la caduta dell’Impero Romano, il latino volgare subisce
l’influsso delle lingue locali preesistenti (substrato) e delle lingue germaniche portate dagli invasori
(superstrato). Questo processo porta alla nascita delle lingue romanze o neolatine, tra cui l’italiano, il
francese, lo spagnolo e il portoghese.
LE PRIME TESTIMONIANZE DELLE LINGUE VOLGARI
Durante il Medioevo, mentre il latino scritto prosegue, il latino parlato evolve nelle lingue volgari,
creando una situazione di bilinguismo. I chierici scrivevano in latino, ma nella vita quotidiana
utilizzavano gli idiomi locali. La consapevolezza della separazione tra latino e volgare emerge durante
il Concilio di Tours (813), che esorta a tradurre le omelie in lingue volgari per farsi comprendere dal
popolo.La prima testimonianza ufficiale di una lingua volgare è nei Giuramenti di Strasburgo (842),
dove i giuramenti furono pronunciati in “romanza” e “teudisca lingua”. Il distacco fra latino e volgare è
confermato da altri documenti, come l’Indovinello veronese (fine VIII secolo) e i Placiti cassinesi
(960-963), che segnano le prime tracce della lingua volgare italiana. Questi testi, spesso giuridici,
mostrano la necessità di usare il volgare scritto per comunicare con un pubblico più ampio.Altri
esempi di testi volgari sono la Postilla amiatina (1087) e l’Iscrizione di San Clemente a Roma (XI
secolo), che alternano latino e volgare in contesti giuridici o religiosi. Solo nel XII secolo comincia a
svilupparsi una letteratura volgare, soprattutto in Francia e Provenza, mentre in Italia i testi volgari
rimangono scarsi fino al Cantico di san Francesco e alla scuola siciliana nel XIII secolo.
LA NASCITA DEL GENERE EPICO IN LINGUA VOLGARE
La nascita del genere epico coincide con le origini della letteratura occidentale, a partire da poemi
fondamentali come l’Iliade e l’Odissea. L’epica è caratterizzata da un’ampia struttura narrativa,
un’oggettività nella rappresentazione, temi guerreschi e avventurosi, gesta eroiche e un uso di
elementi divini o soprannaturali. Il linguaggio è elaborato e solenne, spesso con uno stile
formulare.Nel contesto germanico, i poemi epici medievali si svilupparono inizialmente in forma orale,
tra cui il Beowulf (VII secolo), l’Edda (IX-XII secolo) e la Saga dei Nibelunghi (inizio XIII secolo), che
riflettono la storia di popoli attraverso una rielaborazione mitica. Anche le opere romanze come la
Chanson de Roland (XI secolo) e il Cantar de mio Cid (XII secolo) attingono a fatti storici reali,
celebrando eroi nazionali in contesti di conflitti storici. Le chansons de geste, poemi in lingua d’oil
composti tra l’XI e il XIII secolo, narrano le imprese di personaggi o stirpi e riflettono il mondo feudale,
enfatizzando valori come lo spirito guerriero e la fedeltà. Nella Chanson de Roland, il protagonista
Orlando incarna l’eroe-martire, che sacrifica la vita per la fede cristiana, un tema comune nel ciclo
carolingio, dove i paladini di Carlo Magno combattono i Saraceni nel contesto delle crociate,
evidenziando il contrasto tra cristiani e musulmani.
UNA CHANSON DE GESTE: LS CHANSONE DE ROLAND
La Chanson de Roland, composta da un autore anonimo intorno al 1080, è l’opera emblematica delle
chansons de geste. Basata su un episodio storico del 15 agosto 778, racconta dell’assalto e del
massacro della retroguardia dell’esercito di Carlo Magno al passo di Roncisvalle, dove morì il
paladino Orlando. Sebbene l’episodio reale coinvolgesse i Baschi, nella canzone i predoni vengono
trasformati in Saraceni, evidenziando il tema della guerra santa tra il mondo cristiano e quello
islamico.Orlando è ritratto come eroe e martire della fede, e il poema enfatizza il contrasto tra il bene,
rappresentato dal cristianesimo, e il male, simboleggiato dall’islam. La narrazione è ricca di elementi
religiosi, con il tempo dell’azione che dura sei giorni, richiamando i sei giorni della creazione, e con i
dodici Pari di Francia che alludono ai dodici apostoli. Carlo Magno è descritto in modo biblico, con
caratteristiche come la saggezza e la presenza di angeli, mentre oggetti magici come la spada
Durendala di Orlando, forgiata in cielo, sottolineano il legame divino.Il poema riflette la struttura
gerarchica e feudale dell’epoca, con i paladini che sono vassalli di Carlo, legati da un giuramento di
fedeltà e mossi da valori come l’onore e l’ideale guerriero, enfatizzando l’importanza del sacrificio e
della lealtà.
L’IDEALE CAVALLERESCO E L’AMOR CORTESE
Verso la fine dell’XI secolo, nelle corti del Sud della Francia si diffonde l’amor cortese, un nuovo
concetto che si oppone al mondo borghese e villano. Questo ideale aristocratico si radica nel contesto
feudale, ma si estende rapidamente alle culture comunali, influenzando valori e stili di vita. In
precedenza, i signori feudali erano identificati con il guerriero valoroso, ma con l’amor cortese il
cavaliere evolve in un simbolo di nobiltà che unisce virtù militari e morali cristiane. Il cavaliere diventa
l’eroe della letteratura, incarnando qualità come misura, prodezza e generosità, e si distingue per un
nuovo interesse per l’amore sensuale e per la figura della donna. L’amore cortese implica una fedeltà
quasi feudale verso la donna, chiamata midons (mio signore), a cui il cavaliere dedica le sue gesta.
Questo tipo di amore non è legato al matrimonio, spesso considerato un’unione politica o economica.
L’amante è quindi dedicato a una donna diversa dalla moglie, e l’amore è visto come un percorso di
elevazione personale.La fin’amor, ovvero l’amore perfetto, rappresenta la condizione di armonia
interiore che l’amante raggiunge attraverso questo processo. Accanto alla poesia d’amore, si
sviluppano trattati che analizzano e teorizzano la natura dell’amore. Uno dei più influenti è il De amore
di Andrea Cappellano, che esplora come conquistare, mantenere e, se necessario, fuggire
dall’amore.Cappellano presenta vari precetti, tra cui:
• L’amore nasce dalla vista e dal pensiero e deve rimanere segreto per evitare
maldicenze.
• Esso si fonda sulla libertà e sul desiderio inappagato, quindi può emergere solo al di
fuori del matrimonio.
• L’amore porta felicità, è virtù e servizio, ed eleva anche chi è meno nobile,
valorizzando l’individuo. Questi elementi caratterizzano un’epoca in cui l’amore, la cavalleria e la vita
cortese si intrecciano, segnando una nuova sensibilità culturale e sociale.
LA LIRICA PROVENZIALE E I TROVATORI
verso la fine dell'XI secolo, nei castelli di Provenza, si sviluppa il movimento trobadorico. Trovatori -
così furono detti i poeti provenzali - sono coloro che compongono il testo e la melodia di liriche
destinate a essere cantate con l'accompagnamento musicale del liuto o di un altro strumento a corde
davanti al raffinato pubblico di corte. Il profondo legame tra musica e parola è uno dei caratteri più
importanti della poesia provenzale.Il trovatore è una figura ben distinta dal giullare, anche se talvolta
le due figure possono coincidere nella stessa persona: "trovatore" è l'autore dei testi e delle mu-siche;
"giullare" chi esegue ciò che il trovatore ha composto. I giullari sono attori in grado di fare un po' di
tutto (giocolieri, acrobati, musici, ecc.) e, in qualche caso, sono essi stessi gli autori-compositori dei
testi che eseguono. Il luogo dove questa poesia viene composta ed eseguita è la corte e rappresenta
dunque il primo esempio di poesia "cortese". Essa si rivolge espressamente a un pubblico scelto e
aristocratico, di cui rispecchia gli ideali e i comportamenti sociali.Il primo tra i poeti attestati è
Guglielmo IX d'Aquitania ( T2.3) (1071-1126), uno dei maggiori feudatari dell'epoca, di alto rango e
grande prestigio. Ma la provenienza gnori della grande nobiltà, castellani impoveria, uomini di bassa
condizione, talvolta giullari in cerca di un protettore. Nella seconda metà del XII secolo, fra i nomi più
significativi spiccano Marcabru, Jaufré Rudel (T2.4), Bernart de Ventadorn, Raimbaut d'Aurenga,
Raimbaut de Vaqueiras, Guiraut de Bornelh, Arnaut Daniel (› T2.5), Bertran de Born. Inoltre, non
mancano le poetesse (trobairitz), fatto di grande rilevanza data l'epoca e il contesto culturale. La più
nota è la Comtessa de Dia, di cui ci sono pervenuti quattro testi.La lirica provenzale si diffonde anche
in altri territori e acquista un notevole pre-stigio, tanto che Dante definirà la lingua d'oc «la più perfetta
e la più dolce delle lin-gue». Per questo motivo molti trovatori di altre nazioni, tra cui l'italiano Sordello
da Goito (ricordato da Dante nel Purgatorio e attivo tra il 1220 e il 1269), sceglieranno di scrivere in
provenzale. La rovina dei castelli e delle città di Provenza in seguito alla crociata anticatara (1208-
1229) provoca il rapido declino del movimento trobadorico, che si può dire esaurito alla fine del XIII
secolo. Accanto ai testi pervenuti, di numerosi autori possediamo le vidas («vite», «biografie»), che
però non sono sempre attendibili. Dopo la scomparsa del movimento trobadorico i modelli poetici di
Provenza si diffondono in altre lingue e in altre corti d'Europa, in particolare nella Francia del Nord
(dove i trovatori vengono chiamati, in lingua d'oil, trovieri), in Germania (con la poesia d'amore dei
Minnesänger), in Portogallo e in Italia con la scuola siciliana. La lirica trobadorica è una poesia
convenzionale, che non aspira alla diretta effusione sentimentale né all'originalità dei contenuti. La
maggior parte della produzione è dedicata all'amore, ma è significativa anche la poesia di carattere
morale e politico, che spesso tocca toni aspri e realistici. L'amore cantato dai lirici provenzali si
identifica con l'amor cortese: il poeta-amante si fa vassallo di una donna, che serve con animo
devoto. L'inaccessibilità della donna, dovuta a motivi sia sociali (l'alto rango della dama) sia morali (il
matrimonio), acuisce la tensione poetica ed esalta le virtù cavalleresche dell'innamorato. Intorno al
poeta e alla sua amata - uniti da un amore segreto che deve essere celato dietro lo schermo del
senhal, il nome fittizio con cui viene indicata l'amata - si muovono le figure del marito geloso (gilos) e
dei maldicenti invidiosi (lau-zengiers), che possono insidiare la felicità degli amanti. La forma metrica
per eccellenza è la canzone (canso); quella più impegnativa è invece la sestina, di cui l'esempio più
illustre resta un componimento di Arnaut Daniel. E diffusa anche la ballata, che implica la presenza di
un ritornello. All'interno di questa produzione distinguiamo diverse forme di scrittura, in particolare il
trobar clus, espressione di una poesia "chiusa", spesso oscura e difficile, di registro elevato e
sintatticamente e stilisticamente complesso, e il trobar leu o plan, una poesia dallo stile più leggero e
piano, con immagini limpide e chiare. Tra i generi poetici, i più significativi sono l'alba, la pastorella e
la canzone di crocia-ta. L'alba ha per tema la dolorosa separazione degli amanti, che hanno trascorso
insieme la notte, allo spuntar del giorno. La pastorella narra invece l'incontro di un cavaliere con una
pastorella e presenta, entro uno scenario dai freschi e gioiosi tratti naturalistici, una forte componente
erotica e sensuale. Sia l'alba sia pastorella sono spesso articolate in forma dialogica. La canzone di
crociata può essere sviluppata in varie direzioni e presentare carattere politico-militare, religioso o
amoroso. Generi poetici molto diffusi sono poi la tenzone, il planh, il plazer e l'enueg. La tenzone è un
dibattito fra due o più trovatori su temi morali, satirici, politici o amorosi. Il planh («compianto») è una
canzone di lamento. Il plazer («piacere») è un elenco di cose piacevoli. L'enueg (letteralmente
«noia») è invece il contrario del planh, quindi un elenco di ciò che non piace.
IL ROMANZO CAVALLERESCO IN LINGUA D’OIL
A metà del XII secolo, si verifica un incontro tra la lirica provenzale, già fiorente nel sud della Francia,
e il patrimonio di leggende diffuso nelle corti della Francia del nord, grazie all’influenza di Eleonora
d’Aquitania. Questa fusione porta alla nascita del romanzo cavalleresco, caratterizzato dalla
narrazione di avventure romantiche e corte, piuttosto che dalla fruizione orale tipica delle canzoni di
gesta.I romanzi sono generalmente divisi in due categorie: quelli di materia classica, ambientati
nell’antichità, e quelli di materia bretone, legati al ciclo arturiano e alla storia di Tristano e Isotta.
Questi racconti si distinguono per la complessità narrativa e la psicologia dei personaggi, in
particolare delle figure femminili, che assumono un’importanza centrale nel tema dell’amore.Uno dei
testi fondamentali è la Historia regum Britanniae di Goffredo di Monmouth, che narra le avventure di
Re Artù e i suoi cavalieri. Questa opera ispirò numerose versioni in volgare, tra cui il Roman de Brut
di Wace. Un’altra figura di spicco è Chrétien de Troyes, che compone romanzi in versi, come Erec e
Enide, Cligès, Lancillotto, Ivano e Perceval, in cui l’amore viene esplorato attraverso prove e
avventure.I romanzi di Chrétien si concentrano sull’amore e l’avventura, seguendo il codice cortese e
la relazione tra doveri cavallereschi e servizio amoroso. Perceval presenta una trama più mistica e
religiosa, raccontando il percorso di formazione del protagonista verso la cavalleria.La leggenda di
Tristano e Isotta ha origini celtiche e viene rielaborata alla corte angioina di Enrico II e Eleonora
d’Aquitania. Due versioni principali, il Tristan di Béroul e il Tristan di Thomas, offrono una narrazione
ricca di elementi fantastici e psicologia profonda. In aggiunta ai lunghi cicli romanzeschi, esistono
anche i lais, brevi componimenti poetici, che hanno come capolavoro la raccolta di Maria di Francia.
Questi testi, come il Lai du Chievrefoil, esplorano temi d’amore in contesti avventurosi e magici.Infine,
il Roman de la Rose, composto in due parti da Guillaume de Lorris e Jean de Meung, rappresenta
un’importante opera allegorica che narra il percorso dell’amore attraverso un giardino metaforico.
Questo poema riflette il passaggio dalle raffinatezze della corte ai realismi delle nuove classi
borghesi. In sintesi, il romanzo cavalleresco in lingua d’oil emerge come una forma letteraria
complessa che integra elementi di avventura, amore e riflessione psicologica, segnando una
significativa evoluzione rispetto alla tradizione delle canzoni di gesta.