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Agosti - Su Mantegna 1

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Su Mantegna, 1.

(All'ingresso della mostra del 1992, a Londra)


Author(s): Giovanni Agosti
Source: Prospettiva , Luglio 1993, No. 71 (Luglio 1993), pp. 42-52
Published by: Centro Di Della Edifimi SRL

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/24431890

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Su Mantegna, 1. e puntuale e sorretta sempre da tensione -
interpretativa, come succede nei lavori di %
(All'ingresso della mostra Dionisotti, si può sperare di capire che :v
del 1992, a Londra) cosa avvenne a Padova, prima, e a Man- sTdu e rCA
χ Sfe, *
tova e in Italia e fuori, poi, tra il pittore e JSfer ' .Rlr f|i ' |
Giovanni Agosti gli scrittori. Ed è su questa pista che si era ^ ' -
mosso Gianni Romano in uno dei testi- 4|. v .ΛΛ,
chiave della formazione storica della mia ÌJ^ÌÌAjL-

generazione: Verso la maniera^ moderna:^ ^


Prima a Londra, poi a New York, è stata
allestita nel 1992 una mostra, grande e
che ad ogni rilettura fornisce spunti di ^
bella, dedicata ad Andrea Mantegna. I
studi e strappa qualche sorriso. Dionisot- 7* * '
ti. Romano, e una guardata alle belle pa- >·* ^Vl
saloni della Royal Academy con le paretigine di 'Italia medioevale e umanistica'...
dipinte di viola, maestosamente funebri,Nel catalogo di Londra si aggiunge poco
aspiravano ad intonarsi all'interpretazio di nuovo al problema cruciale per la com
ne dell'artista rinascimentale proposta prensione del Mantegna, se cioè siano
nel saggio d'apertura del catalogo da La
stati gli intellettuali padovani a ricono- 4Ì^A%V
wrence Gowing: è la morte che permea di scere nel pittore ventenne fanatico di an- -ÉÈÊk'· ί
sé la vita il soggetto più caro a Mantegna. tichità il loro artista ideale ο se invece
Una condizione giusta e immutabile che siano stati proprio loro ad instradarlo e a
sta alle origini della sua ostilità verso il passargli gusti e manie. E mentre manca
mondo.
un quadro di riferimento ai dati proposti -·
Ma che consolazione per noi italiani ri
trovare i costumi editoriali di casa sfo e alle informazioni riportate, non è assen- 1^*Ι
te qualche piccolo sbaglio, come, per 1
gliando e utilizzando, per ragioni diesempio,
stu la data errata della prima del
dio e piacere, il voluminoso catalogo:
proprio come da noi si cercano invano tova nel 1480 e non nel 1491, oppure la "" "
nella bibliografia finale gli scioglimenti
provenienza geografica errata di Girola- ι Decoratore bresciano
1. Decoratore brescianodella
della fine delQuattrocento:
fine del Quattrocento:
di alcune sigle, proprio come da noi le mo Casio, che è bolognese e non manto- facciata
facciata di casa
di casa MaggiGambara
MaSgi Gambara (part.).
(part.).Brescia,
Brescia,
,. . Pinacoteca Tosio
iscrizioni e le firme su dipinti e disegni vano, oppure ancora 1 indicazione Martinengo.
Pinacoteca Tosio Martinengo.
errata
qualche volta sono trascritte e qualche dell'ottava dell'Orlando Furioso dedicata le assenze, che riguardano in parecchi
volta no...1
ai pittori, che compare nell'edizione del casi testi di un certo peso. Non c'è innan
Da una lettura attenta del volume e da
1532 e non in quella del 1516.3 E tutta da zitutto il Filarete, che intorno al princi
una visione insistita della mostra saltava
verificare è anche la distratta identifica- pio degli anni '60 inserisce "Andrea da
no agli occhi le strade divaricate, e solo zione
di del romano Falcone de' Sinibaldi, Padova detto Squarcione" in un dia
rado convergenti, percorse dai buoni stu tesoriere di Innocenzo Vili e protonota- gramma italiano degli artisti più bravi
diosi stranieri e dai buoni studiosi italia
rio apostolico dagli spiccati interessi in- (Filippo Lippi, Piero della Francesca,
ni dell'arte del Rinascimento. Accordi e
tellettuali, noto almeno dal 1456 e anco- Cosmè Tura ed il Foppa) che dovevano
convergenze tendono semmai a svilup ra vivo nel 1496, con il mantovano Gio- andare a dipingere sui muri di Sforzinda
parsi tra i mediocri, e ci sarà pure una ravanni de' Falconi, poeta e amico fraterno gli Uomini Famosi, sotto le volte decora
gione. dei Castiglione, morto giovane nel 1505: te "di mezzo rilievo" da Desiderio da
I testi di Carlo Dionisotti sulla cultura
si tratta con ogni probabilità di due per- Settignano e da Cristoforo di Geremia.6
cortigiana, cioè su quel momento disone
tradistinte per carriera, se non per abi- Non c'è il siciliano Matteo Colacio, che
passo tra l'Umanesimo quattrocentesco e per quanto in qualche maniera nella sua Laus perspectivae del 1475 inse
tudini,
il pieno Rinascimento, sono diventati un
entrambe connesse col Mantegna.4 rita nel De verbo, pubblicato a Venezia
ingrediente quasi indispensabile in Nel
ogni catalogo è inserita una "lista di riferi- nel 1486, ricorda tra Antonello, i due
recente ricerca italiana che riguardimenti leletterari al Mantegna comparsi du- Bellini, Pietro Lombardo ed i suoi figli, il
manifestazioni figurative di quel perio
rante la sua vita, in ordine approssimati- Rizzo ed il Bellano, "Andream Mante
do: ed anche se già si rischia da noivamente
l'abu cronologico". Ciò che salta su- gnam patavum, multo opere clarum".7
so di moda, sembra impossibile e temera
bito agli occhi scorrendo l'utile tabella, Non c'è Antonio da Crema che nel suo
rio affrontare proprio i rapporti tracheilannovera quattordici voci senza fare Itinerario al Santo Sepolcro, 1486, ricor
Mantegna e gli uomini di lettere senza far
distinzione tra quelle manoscritte e quel- da la 'Camera degli Sposi' come "la ar
cenno a questi lavori. E così avvieneienel
a stampa (e non è tuttavia una differen- chetipata camera dil castello, pietà per
catalogo di Londra. za da poco, vista l'epoca), è che nella meser Andrea Mantinea, primo homo de
Solo tramite una ricostruzione articolata
monografia su Mantegna di Paul Kristel- li designi over picture se ritrova in tuta la
1er, all'alba del secolo, se ne ricordavano machina mondiale" (che è un'espressio
42 [Contributi] di più.5 Viene da chiedersi la ragione del- ne che sarebbe potuta piacere a Carlo

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Emilio Gadda).8 Non c'è Camillo Lunar
di, che nel suo De spéculum lapidum,
stampato a Venezia nel 1502, fa di Man
tegna una delle lodi più belle: i moderni si
stanno avviando a superare gli antichi e
tra Piero e Melozzo, Giovanni Bellini e
Perugino, il più bravo appare proprio lui
non solo come pittore ma anche, ed è
importante sottolinearlo, come disegna
tore. Mantegna ha aperto ai posteri "om
nes régulas ac pingendi rationes" e perciò
è da anteporre "non solum modernis sed
antiquis".9 Non c'è la voce Pingo del Dic
tionarium latinum del Calepino, com
parso per la prima volta a Reggio Emilia
nel 1502, dove in uno schizzo sommario
della storia della pittura antica e moder
na Mantegna, degno di essere celebrato
"a poetis et a ceteris scriptoribus", è il
primo davanti a Giovanni Bellini, Leo
nardo e Foppa (ed è forse l'unica lode
a stampa del grande lombardo).10 Non
c'è Pomponio Gaurico, che nel suo De
Sculptura, il primo volume a stampa ita
liano dedicato interamente a questioni
figurative, pubblicato a Firenze nel 1504,
fornisce indicazioni sul successo delle
creazioni di Mantegna e sulla rivelazione
del giovane Giulio Campagnola, che ave
va di già imitato "Palladiani illam Man
tenii nostri turbam", e cioè la tela 2.
delDecoratore bresciano
2. Decoratore del principio
bresciano dei principio messa alla traduzione latina del De sy
del Cinquecento: fregio di palazzo Ducco
T ,. . . ...... del Cinquecento: fregio di palazzo Ducco . , ^ ,
Louvre con Minerva
(part.)· che caccia
Brescia, Pinacoteca Tosio ι Vizi dal (part.). Brescia, P
Martinengo.
giardino delle Virtù', e i 'Trionfi di Cesa- rimberga nel 1532: un racconto, al limite
re'." E poi in una frase bellissima, e sem- bella riepilogativa, è il passo dei Com- dell'aneddoto, del dolore ("il più gra
pre trascurata, dimostra tutta la sua at- mentari urbani di Raffaele Maffei, com- della sua vita") provato dall'artista
tenzione per i "famuli" che nelle creazio- parsi a Roma intorno al 1506, dove sono sco, in Italia nel 1506, alla notizia
ni di Mantegna "modo accumbunt, mo- rammentati come opere "mirae tenuità- morte di Mantegna, da cui si stava r
do dominorum imperia deoscitantes tis" gli affreschi romani del Mantegna do in visita.16 E vale la pena aggiung
expectant, modo inertes, stupidique ma- nella cappella di Innocenzo Vili al Belve- che questa testimonianza del Camer
nent":12 e sono i giovani militari delle dere: e proprio "opus tenue" era l'espres- è, con ogni probabilità, all'origine d
storie Ovetari e soprattutto i ragazzi in sione con cui il pittore stesso definiva la passo della vita di Mantegna inserit
divisa della 'Camera degli Sposi': ed è sua'Camera degli Sposi'nella targa dedi- le Meraviglie dell'arte di Carlo Ridol
impossibile non pensare al pezzo famoso catoria del 1474.14 Ma sempre per stare pubblicate a Venezia nel 1648.17
della Ricerca del tempo perduto, quando entro la periodizzazione prescelta, che Per quanto non datata, la testimoni
Swann va ad un ricevimento in casa della arriva fino al 1515 con l'edizione degli più antica, e perciò molto importa
marchesa di Saint-Euverte e vede i carne- scritti di Battista Fiera, e tra le testimo- che mette insieme Donatello e Manteg
rieri addormentati nell'atrio del palazzo, nianze già utilizzate dal Kristeller, mi pa- mi pare che possa essere un vers
Tra loro "un giovanottone in livrea so- re valesse la pena di ricordare in chiusura padovano Marco Businello, nato
gnava, immobile, scultoreo, inutile, co- la lettera, 1514, di Marcantonio Michiel 1432, che, impegnato a lodare la bel
me quel guerriero puramente decorativo da Venezia al pittore bergamasco Guido della donna da lui amata, scrive: "
che, nei quadri più tumultuosi del Man- Celere, che si trovava a Roma e la cui fede drea Mantegna, ο Donatello, come / ne
tegna, vediamo meditare appoggiato al in Mantegna stava vacillando di fronte potrebbe esser un più bel dipinto?..."
proprio scudo, mentre accanto a lui ci si alle nuove creazioni di Michelangelo.15 Si che questo piccolo poeta, che in un altro
abbatte e ci si sgozza; staccato dal gruppo tratta, mi pare, di una testimonianza cru- componimento lodava un ritratto di u
dei colleghi che si davano da fare attorno ciale, e sottovalutata, della letteratura ar- pittore chiamato Pietro (il Maggi? il C
a Swann, sembrava risoluto a disinteres- tistica che accompagna l'avvio della zetta?), potesse essere in rapporti r
sarsi di quella scena, seguita vagamente "maniera moderna". con Mantegna appare verosimile s
dai suoi occhi glauchi e crudeli, non me- Ma ci sono altre voci antiche disperse, pensa che non gli mancarono i con
no che se si fosse trattato della strage precedenti la morte di Mantegna, avve- con il cardinale Ludovico Trevisan,
degli Innocenti ο del martirio di San Già- nuta nel 1506, che vale la pena di recupe- giato nel tremendo ritratto di Berlino
corno...".13 Corti circuiti da dipanare, rare, visto che mancano anche nel regi- Si può ricordare che a Mantegna è ri
analogie di reazioni: gli occhi che guarda- stro di Kristeller. Già Michael Hirst ha una delle dediche deìVInscription
no le stesse cose... riproposto la bella testimonianza di Joa
Sfiorato nel saggio, ma assente nella ta- chim Camerarius, contenuta nella pre

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Epistolarium Libellus di Jacopo Zacca- Niccolò dell'Arca, e persino Leon Batti- e nella sua sosta a Mantova, che gli pare
ria, curioso prontuario di scrittura epi- sta Alberti; tra i personaggi che ruotano una "Vinegia picholina" immersa nelle
stolare pubblicato a Roma tra 1479 e attorno a Mantegna sono ricordati in nebbie della bassa, ricorda che il marche
1483. Da Bologna Zaccaria, probabil- questo testo anche Feliciano e Marcano- se "nel suo castello ha una chamera con
mente originario di Roverbella nel man- va.19 molte buone et perfecte picture facte per
tovano, riporta intestazioni di lettere de- Del 1480 è il diario di viaggio nell'Italia mano d'un mantovano chiamato m
stinate a personaggi pubblici: ci sono an- del Nord del giovane mercante fiorentino Andrea Minteni et perché dieta citt
che gli artisti di cui era amico. Oltre ad Giovanni Ridolfi: un testo da tanto tem- posta in su decto lago: pertanto interv
Andrea Mantegna, apostrofato come po conosciuto ma solo di recente pubbli- ne che qui ogni mactina v'è una
"immortalis gloriae et magnifico equiti cato per bene, che restituisce con imme- nebbia, onde è nato el proverbio
Andreae Mantegna Patavino pictori fa- diatezza le reazioni dell'autore, un ven- dicie nebbia mantovana". Giova
mosissimo maiori meo singulari", sono tenne curioso un po' di tutto. Ridolfi for- dolfi, sulla via di Venezia, sosta a Pado
ricordati Melozzo da Forlì ("totius Ita- nisce un pugno di indicazioni sulle dove Donatello è l'unico nome di arti
liae splendori... pictori incomparabili sculture della chiesa di San Francesco insieme a Mantegna, che viene a ga
amico optimo"), Cristoforo di Geremia, grande a Milano e della Certosa di Pavia, le sue pagine. Ma che qualcuno d
amici veneziani di pittura s'intendesse
sul serio lo dimostra il fatto che è tra i
primi, estate del 1480, a ricordare per
iscritto, sia pur senza fare il nome del
l'autore, la pala di Antonello da Messina
nella chiesa di San Cassiano.20
Nel 1494 compare a Venezia la Summa
de arithmetica, geometria, proportioni et
proportionalità di Luca Pacioli, dove nel
la prefazione Piero della Francesca è in
coronato monarca della pittura. Sotto di
lui una lista abbastanza vasta e diramata
di artisti, pittori e scultori, lungo i centri
d'Italia più accreditati dagli umanisti, Fi
renze e Venezia: ci scappa anche una
menzione del Mantegna a Mantova, che
sembra d'intuire non è proprio l'artista
prediletto dal Pacioli, che in quest'opera
dedicata al duca Guidubaldo d'Urbino
sembra ribaltare la classifica degli artisti
italiani, tutti subordinati al Mantegna,
contenuta nella Cronaca rimata di Gio
vanni Santi per Federico da Montefel
tro.21
I gusti figurativi dell'umanista veronese
Matteo Bosso (figlio di un Giovanni "au
rifex de Mediolano") meriterebbero un
adeguato ritratto, visto che non si lascia
no ridurre al solo nome di Mantegna, di
cui possedeva una "Nostra Donna dal
mezzo in su col Figliuolo in collo et alcu
ne teste d'Angeli che cantano" ricordata
ancora dal Vasari nella "libreria" della
Badia di Fiesole, che aveva retto come
priore, sia pur con qualche interruzione,
dal 1484 al 1492.22 Ma anche le menzioni
di Mantegna nell'epistolario del Bosso,
raccolto in tre volumi pubblicati nel
1492, 1498 e 1502, sono più numerose di
quelle ricordate nel catalogo della mo
stra: è chiamato "insignis pictor", "inter
pictores unicus", "opificum summus",
"pictorum gloria", "pictor mirabilis",
"clarissimus pictor" ogni volta che il Bos
so lo manda a salutare tramite un amico
comune, il fuoriuscito fiorentino Luigi
dell'Antella.23 In una lettera del 24 no
vembre 1495 viene descritta con ammi
44 [Contributi] 3. Altare di San Gerolamo.
3. Altare diBrescia, San
San Gerolamo. Francesco.
Brescia, razione, COme di lì a qualche anno farà
San Francesco.

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anche il Gaurico, l'abilità del tredicenne Italia degli studi, è necessario là dove ci si derivazioni dalla 'Zuffa degli Dei marini'
Giulio Campagnola nell'emulare le crea- avvicina ad un artista come Mantegna. E in un brutto fregio affrescato già in palaz
zioni di Mantegna e del Bellini.24 Che poi basterebbe poco per creare corti circuiti e zo Ducco (fig. 2)32 ο sui bei pilastri scolpi
gli interessi artistici del Bosso risalissero contatti con i relais che fibrillano... Se, ti dell'altare di San Gerolamo nella chie
agli anni della sua giovinezza lo si può per esempio, si tiene conto che Stefano sa di San Francesco (figg. 3,4)33 e l'intera
pensare sulla base del ricordo di Matteo Buzzoni, detto il Vosonio, forse membro prima fase dell'attività di Giovanni An
de' Pasti, conosciuto e frequentato a Ri- della famosa gita sul Garda del 1464 e tonio da Brescia, tutta nel segno del Man
mini "plerosque iam annos", mentre autore di una poesia in lode di Mantegna, tegna mantovano.34 La stampa del frate
ruotava attorno alla corte di Sigismondo pubblicata a Brescia negli ultimi anni del carmelitano Giovanni Maria da Brescia,
Malatesta: un ricordo contenuto nel De Quattrocento, è anche tra gli ispiratori 1512, dedicata all'amico storico Elia Ca
gerendo magistratu del 1464-65.25 E mi della sistemazione delle epigrafi antiche priolo (fig. 5), dove quattro santi cari ai
pare che le menzioni di Costa e Francia, sulla Loggia del Monte di Pietà di Bre- carmelitani adorano la 'Madonna col
con le relative commissioni di dipinti, scia, allora il confronto retorico del pitto- Bambino' di Mantegna, che pende in
contenute nelle lettere del Bosso, del re con Apelle può acquistare qualche al- controparte sopra di loro in una bolla
1495 e del 1497, attendano ancora di tra risonanza;30 ed aggiungere che a Bre- come una palla di un albero di Natale, è
essere inserite nelle cospicue interferenze scia nel 1499 vengono stampati gli epi- una testimonianza ulteriore di questi in
trai letterati e gli artisti dell'ambiente bo- grammi di Panfilo Sassi, un amico di teressi bresciani per il pittore di casa
lognese.26 Matteo Bosso, dove c'è un componimen- Gonzaga.35 Ed è ancora a questa compo
Da aggiungere anche è una delle postille to in lode di una 'Madonna' di Mante- sizione del Mantegna che si rifarà diversi
che il frate carmelitano ferrarese Battista gna, e che a Brescia transita in quegli anni anni pià tardi, il Moretto nella pala della
Panetti, morto nel 1497, vergò a margine il Calepino significa forse avviare la rico- National Gallery di Londra con la 'Ma
di un manoscritto del De pictura di Leon struzione di un contesto non solo lettera- donna e i Santi Ippolito e Caterina', di
Battista Alberti. Accanto al passo in cui si rio. E così apparirà di certo meno casuale pinta probabilmente tra il 1535 e il 1538
racconta che Apelle ritraeva Antigono so- l'impiego dei motivi ornamentali della per Tommaso Capriolo abate della chiesa
lo di profilo perché aveva un occhio solo, 'Camera degli Sposi' sulle facciate di casa di Sant'Eusebio a Fiero (fig. 6).36 Questi
Panetti aggiungeva: "Et Mantegna Frede- Maggi Gambara (fig. 1 ),31 la comparsa di interessi andranno verificati all'indietro,
ricum gibium facie conspicuum pinxit".
Un'annotazione di solito intesa come un mÊ M'wè&k vV I
«HÉ L C jirg^ < "· · J.f ffSiJ fi HEHe 9
riferimento al ritratto di profilo di Fede
rico da Montefeltro di Piero della France
sca, dove il nome di Mantegna sarebbe
frutto di un lapsus; per me invece potreb- j^· ,?;V '.Μ
be essere un'allusione ad un ritratto di jHk
Federico Gonzaga, un po' gobbo per l'ap- Λ. |jfc if/ ì\. ■ ]
punto, e ritratto perciò di fronte per non II· JSlBjfcy, 4 JM| f
mettere in luce il difetto.2 "β I
Nel 1503 compariva a Venezia la seconda MnL I
edizione aggiornata del Supplementum ι
Cronicarum del frate bergamasco Jacopo BRfy Hl·
Filippo Foresti, che era stato pubblicato ' F''CV V
per la prima volta nel 1483. In questa
specie di enciclopedia, dove si racconta- ΒΙΒΒβ5Ι&&.·. '^^8 W
va la storia del mondo dalla Genesi al </J
1502, non è molto vasto lo spazio dedica- 11· ■ L&
to alle arti figurative: non mancano in Jr / Ji JHLI
ogni modo un aneddoto su Giotto e una iBBr I -J3 BMmi.V
lode dei contemporanei Mantegna e Bel- a Κ ϊ|*
lini.-s Importa ricordare, per svilupparlo · &ÊÊÊÈη m>ì0
magari altrove, che il Foresti afferma che
Gentile è il minore tra i due fratelli Belli- e ' ι '·>.< A 1
ni ("Gentilis minimus frater"): e scriv
do il Foresti quando sia Mantegna sia ^^ ; ((ΗΒ . .·, j
Giovanni Bellini sia Gentile erano tutti e BL f ifc *
tre vivi, è un'indicazione da tener da con- Β&
to nell'annoso problema della data di na- j
scita di Giovanni Bellini.29 ρ
Ma il problema, mi piacerebbe fosse
chiaro, non è solo quello delle mancanze Bk 4r» t
materiali, dell'aggiungere ο meno una
voce in più - e meglio se peregrina - alla ΜβΝ^^>' yHHr . JMN·* »\
lista delle testimonianze conosciute: è - '^BBBBBlKÏSb -
quello di essere in grado di valutare que- V s '":ί J'WKBÊ
sti testi e di inserirli4.in un profilo storico, . „ „ . . . . .
Scultore lombardo del principio del Cinquecento:
. 7 4. Scultore lombardo del principio del Cinquecento: .u ., Λ£.
che Oggi, almeno in Italia Ο in una certa altaredi
altare di San
San Gerolamo
Gerolamo (part.)· Brescia,
(part.)· San Francesco.
Brescia, IContributlJ 4!)
San Francesco.

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e cioè per far chiarezza sui rapporti tra il questa descrizione il dipinto della botte la sua secolare fortuna storica. E non si
Foppa e il Mantegna, e ci proverò più ga di Mantegna a cui è stato dedicato un tratta di ragionare una bibliografia, ma di
oltre, e in avanti per raccontare, per libro da Ferdinando Bologna (fig. 7),38 e ritracciare una storia che nessuna delle
esempio, qualche episodio di collezioni- che andrà inserito in uno stemma com numerose monografie esistenti sull'arti
smo bresciano. Non ci si spingerebbe plesso di derivazioni incrociate negli an sta ci consegna. Potrebbe essere l'argo
troppo in là se si facesse un cenno al ni in cui il pittore, come un classico mo mento di un libro: quel che seguirà ne è
testamento di Alfonso Martinengo di Vii- derno, lavora tra temi e variazioni sulle poco più che il sommario. Da ragionare
lachiara, 1575, che raccomandava ai prò- Giuditte e i San Giovanni e gli Ercoli, sarà semmai il fatto che le pagine più
pri eredi di non vendere in alcun modo Insomma purtroppo lo sguardo vergine belle su questo argomento, cioè quelle
"uno quadro miniato d'oro a bronzo di su Mantegna non è più possibile: è l'arti della Fortuna dei primitivi di Giovanni
Messer Andrea Montagna Mantuano, sta stesso a richiedere un metodo di stu Previtali, 1964, sono rigorosamente non
qual ha d'uno capo la testa di Vergilio in dio. E ne viene quindi che la mancanza citate, e probabilmente nemmeno lette,
vaso, et dall'altro la testa del Reverendo più grossa della mostra di Londra e, più dagli studiosi di Mantegna39 (fig. 8).
frate Battista Mantovano con un Marte in generale, degli studi sul Mantegna è il
nudo".37 Non è difficile riconoscere in non aver fatto adeguatamente i conti con (ιcontinua)

1 ) Il catalogo della mostra di Mantegna a Londra e


a New York è stato pubblicato dalla casa editrice
Electa. Nella versione americana sono state aggiun
te alcune illustrazioni. Di questo libro esiste anche
una traduzione italiana, comparsa nel 1992, dove le
mancanze, a cui si fa allusione nel testo, non sono
state corrette. Le citazioni, tuttavia, si riferiscono
sempre alla prima edizione, quella inglese.
2) G. Romano, Verso la maniera moderna: da Man
tegna a Raffaello, in Storia dell'arte italiana, VI.l,
Torino 1981, pp.3-85.
3) D. Chambers - J. Martineau - R. Signorini, Man
tegna and theMen ofLetters, in Mantegna, catalogo
della mostra, Milano 1992, pp.20 e 29, nota 100.
Casio è chiamato "Mantuan" a p.45 del catalogo.
Forse un po' più di precisione non sarebbe guastata
anche là dove si parla della lettera famosa di Girola
mo Campagnola a Leonico Tomeo: non si tratta,
come sta scritto (p. 13), di un'elogio di Mantegna,
ma piuttosto di "una notizia d'alcuni pittori vecchi
che servirono quei da Carrara, signori di Padova"
(G. Vasari, Le vite de'più eccellenti pittori scultori e
architettori, a cura di P. Barocchi e R. Bettarini, III,
Firenze 1971, p. 548), e non è stata utilizzata, come
sta scritto, da Scardeone e Vasari, quanto piuttosto
da Vasari e Michiel (W. Kallab, Vasaristudien,
Wien-Leipzig 1908, pp.347-357). Per un possibile
effetto delle opere di Mantegna sulla stesura del
l'Orfeo composto in pochi giorni a Mantova: V.
Branca, Poliziano e l'umanesimo della parola, Tori
no 1983, pp.62-63. Sull'ottava dell'Ariosto, natu
ralmente: P. Barocchi, Fortuna dell'Ariosto nella
trattatistica figurativa (1970), in Studi vasariani,
Torino 1984, pp.53-67. Mantegna non è toccato
dall'immediato aggiornamento centro-italiano che
i versi del Furioso subirono nel Dialogo amoroso di
Filolauro da Cave, comparso a Siena nel 1533: que
sto testo e il suo rapporto con l'Ariosto sono segna
lati e discussi da R. Bartalini, Le occasioni del Sodo
ma, Torino 1994, in corso di stampa. Purtroppo la
convinzione che l'ottava sui pittori compaia fin
dall'edizione del 1516 del Furioso è diffusa (per
esempio: G.C. Sciolla, Due epigrammi inediti di
Girolamo Bologni da Treviso per Giovanni Bellini,
in 'Arte Veneta', XLIV, 1993, p.62).
4) L'identificazione, incidentale, dei due perso
naggi è a p. 19 del catalogo. In effetti essi si sfiorano
in più di una occasione. Non conosco degli studi
specifici sull'argomento. Per il protonotario apo
stolico si può vedere V. Cian, Recensione a L. Pa
stor, Geschichte der Pdpste seit dem Ausgang des
Mittelalters, III, Freiburg i. Breisgau 1895, in 'Gior
nale storico della letteratura italiana', XXIX, 1897,
pp.422-423; E. Lee, Sixtus IV and Men of Letters,
Roma 1978, pp.65, 241. Quanto al suo eventuale
rapporto con Mantegna si può far presente che egli

■ ίί1 ij"' Iji
i -fiiiii i è, nel 1465, uno degli esecutori testamentari del
cardinale Trevisan, effigiato nel celebre ritratto di
5. Giovanni Maria da Brescia: 'Madonna Berlino (R. Bagemihl, The Trevisan Collection, in
col Bambino e Santi'. Londra, British Muséum, 'The Burlington Magazine', CXXXV, 1993, pp.
46 [Contributi] Department of Prints and Drawings. 559-563). Per il poeta: V. Cian, Un illustre nunzio

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pontificio del Rinascimento. Baldasar Castiglione, che sull'antica arte lombarda).
la prima attestazione dell'attività dei figli di Pietro
Città del Vaticano 1951, pp.16-18,158-160, che è il Lombardo.
10) A. Calepino, Dictionarium latinum, ed. cons.
primo a segnalare il componimento su un dipinto di Venezia
8) Il brano dell'Itinerario, ancora manoscritto, si 1546, pp.627v-628r. Da qualche anno si sa
Mantegna raffigurante 'Atalanta e Ippomene'. La può leggere in R. Signorini, Opus hoc tenue. cheLafu il giovanissimo Ambrogio Calepino, nel
poesia è stata in seguito pubblicata da E. Battisti, Il camera dipinta di Andrea Mantegna, Mantova
1458, il committente di un polittico per l'aitar mag
Mantegna e la letteratura classica, in Arte, pensiero 1985, p.306, n.27. giore della chiesa di Sant'Agostino a Bergamo, i cui
e cultura a Mantova nel primo Rinascimento in frammenti Roberto Longhi riteneva fossero di area
9) Il brano è riproposto e commentato da E. Garin,
rapporto con la Toscana e con il Veneto. Atti del VI squarcionesca (F. Rossi, Ambrogio Calepino e il
Giudizi artistici di Camillo Lunardi, in 'Rinasci
convegno internazionale di studi sul Rinascimento,
mento', II, 1951, pp. 191-192. Altrove (Bambaia "Maestro
e il del 1458": un episodio di cultura di élite,
Firenze-Venezia-Mantova 27 settembre-1 ottobre
■ classicismo lombardo, Torino 1990, pp. 106, in 'Arte Lombarda', 80/82, 1987, pp.l 15-123; Id.,
125,
1961, Firenze 1965, pp.54-55. A partire da questi in Pittura a Bergamo dal Romanico al Neoclassici
nota 17), errando, avevo ritenuto possibile l'identi
versi, di una certa qualità, viene da pensare ad ficazione di "Leonardus Mediolanensis" incisore smo, a cura di M. Gregori, Milano 1991, p.227).
un'opera di Mantegna sul genere dei tardi dipinti di
a pietre dure lodato nel Lunardi poche righe Sulla
soprascarsa fortuna letteraria di Vincenzo Foppa ai
grisaille. suoi tempi (Filarete, Calepino, Campagnola): G.
al brano in cui si parla di Mantegna con Leonardo
5) P. Kristeller, Andrea Mantegna, Berlin-Leipzig da Vinci: si tratta invece di "Maestro Leonardo Agosti, Sui gusti di Altobello Averoldi, in II polittico
1902, pp.488-513. L'appendice con le testimonian incisore di carnei", menzionato in documentiAveroldi
sfor di Tiziano restaurato, catalogo della mo
ze letterarie su Mantegna compare nell'edizione zeschi dell'ultimo decennio del Quattrocento stra,
(MiBrescia 1991, p.55.
tedesca della monografia e non in quella inglese lano, Archivio di Stato, Autografi, n.96, fase.11) R3,Gaurico, De sculplura (1504), a cura di A.
(London 1901). dove si trova la ricevuta di Giuseppe Bossi, quando
Chastel e R. Klein, Genève 1969, pp. 100-101. Inte
6) A. Averlino detto il Filarete, Trattato di architet ebbe in prestito, 1813, quelle carte per le sueressanti
ricer spunti interpretativi sul contesto editoriale
tura, a cura di A.M. Finoli e L. Grassi, I, Milano
1972, pp.258-259. Lo scultore mantovano Cristofo
ro di Geremia, a Roma almeno dal 1461, è un
artista che richiederebbe un profilo moderno (U.
Rossi, Cristoforo Geremia, in 'Archivio Storico del
l'Arte', I, 1888, pp. 404-411;M. Collareta, in Omag
gio a Donatello, catalogo della mostra, Firenze
1985, p. 14; G. De Lorenzi, in Arti del Medio Evo e
del Rinascimento. Omaggio ai Carrand, catalogo
della mostra, Firenze 1989, pp. 305-306): la sua
abilità è celebrata da alcune testimonianze contem
poranee, in qualche modo connesse con Mantegna
(Feliciano, Zaccaria, Maffei). Diverse sono le occa
sioni di interferenza tra i due: dal rapporto con il
cardinale Trevisan, effigiato da entrambi, al gioiello
indossato dalla 'Didone' di Mantegna, a Montreal,
esemplato su una placchetta vicina a Cristoforo (A.
Radcliffe, Two Early Romano-Mantuan Plaquettes,
in Italian Plaquettes, a cura di A. Luchs, Washing
ton 1989, pp.93-103). Oltre a realizzare oggetti pre
ziosi per i Gonzaga, Cristoforo si preoccupava, da
Roma, di vegliare sulla collezione di antichità del
marchese Ludovico: nel 1461 gli segnalava che di
versi cammei sul mercato romano erano dei falsi,
nel 1462 accompagnava l'invio di una elaborata
saliera in cristallo di rocca e in oro con quattro teste v ■
di marmo antiche, tra cui una raffigurante l'impe SPsSM.
ratore Adriano (D. Heikamp, in II tesoro di Lorenzo K2
il Magnifico. I vasi, catalogo della mostra, Firenze
1974, pp.71-72, 75-77). Anche dopo la sua morte,
ed anche fuori d'Italia il nome di Cristoforo di
Geremia resta a galla, come si può vedere in un
verso della Couronne margaritique del belga Jean
Lemaire, composta prima del 1511 ma pubblicata,
postuma, solo nel 1549 (Oeuvres, IV, Louvain
1882-1885, p. 165; ma vedi anche A. Pinchart, Les
historiens de la peinture flamande aux XV et XVI
siècles, in J.A. Crowe e G.B. Cavalcasene, Les an
ciens peintres flamands, II, Bruxelles-Paris 1863, il»'
pp. CCXXI-CCXXIV), fino ad arrivare alle Vite
vasariane (sia pure come "Geremia da Cremona") ο
alle Vicissitudes des choses humaines di Louis Le
Roy, un repertorio, molto poco conosciuto, di uo
mini illustri di fine Cinquecento (R. Lebègue, Les
artistes italiens de la Renaissance et les écrivains
français du temps, in L'art et la pensée de Léonard
de Vinci. Communications du Congrès Internatio
nal du Val de Loire, 7-12 Juillet 1952, Paris-Alger
1953-54, p.217).
7) Il passo del rarissimo volume del Colacio si può
leggere, per quanto dalla ristampa del 1491, in C.E.
Gilbert, L'arte del Quattrocento nelle testimonianze
coeve, Firenze-Vienna 1988, pp.209-211. Nono
stante quanto asserito dallo Schlosser (La letteratu
ra artistica, Firenze 1956, ed. or. Wien 1924, p.566),
la Laus perspectivae non è inserita nel De fine orato
ris, pubblicato a Venezia alla fine degli anni '70: in
questo opuscolo, di cui esiste un esemplare alla
Biblioteca Braidense di Milano, si trova soltanto,
nella premessa, un elenco delle opere dell'autore,
tra cui vengono ricordate le "laudes item perspecti
vae subselliorum: quae chorum dicunt aedis divi
Antonii Patavii". Penso che varrebbe davvero la
pena riscontrare l'edizione originale del De verbo
per verificare la data della Laus: questo 1475, sem
pre ripetuto, è infatti una data di estrema importan
6.
6.Moretto:'Madonna col Bambino col
Moretto: 'Madonna e i Santi Ippolito e i Santi Ippolito
Bambino
e
e Caterina
za, oltre che per la menzione di Antonello, perché Caterina
è d'Alessandria'.
d'Alessandria'. Londra,
Londra, National Gallery.
National [L-Ontn Dilli J 4 /
Gallery.

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fiorentino del Gaurico si trovano in F. Caglioti, laudem menait, dum disiectas et fractas statuas settembre del 1474, del cardinal Filasio Roverella,
Mino da Fiesole, Mino del Reame, Mino da Monte eruit et in exemplum artis proponit. Cuius quidem legato pontificio a Perugia: la lettera, scritta da
mignaio: un caso chiarito di sdoppiamento d'identi sunt omnia dura et rigida scilicet manu non assue Felice Feliciano, segretario del Roverella, si rivolge
tà artistica, in 'Bollettino d'Arte', s. VI, LXXVI, 67, facta sequi animi intelligentiam et promptitudi a "Francisco Phetunteo ferrariensi amico mihi ca
1991, p.76, nota 88. Nella complicata ricostruzione nem. Sed illis nihil putatur in arte melius neque rissimo" e rivela che questo artista era eccellente
della cronologia di Giulio Campagnola (M. A. Chia perfectius. Is ergo cum Mantuae decumberet et "nella pictura e ligiadria de lo intaglio lapideo" (G.
ri Moretto Wiel, Per una nuova cronologia di Giulio Albertum in Italia esse audivisset, curavit celeriter Fiocco, Felice Feliciano amico degli artisti, in 'Ar
Campagnola incisore, in 'Arte Veneta', XLII, 1988, ad se accersi instructurus facilitatem eius et certitu chivio veneto tridentino', IX, 1926, pp. 196-198).
pp.41-57), può essere utile far presente che nella dinem manus rerum cognitione et arte. Non enim Per quanto sia tentante l'identificazione di "Franci
stampa con 'Saturno' ai noti riporti dureriani si raro in sermonibus familiaribus questue fuerat sco Phetunteo" con il ferrarese Francesco del Cos
aggiunge la derivazione letterale della figura della quod vel sibi non contigisset illa, aut Alberto scien sa, proposta da Fiocco, è più verosimile l'idea che si
divinità da una corniola antica (o pseudo-antica) tia sua. Nihil moratus Albertus posthabitis rebustratti di "Franciscus Anichinus ferrariensis", inci
con la 'Quadriga di Helios', che dal 1487 si trovava omnibus ubi nuntium accepit statim itineri se acsore di gemme operoso a Venezia, ricordato con
nella collezione di Lorenzo il Magnifico ma che nel cinxit, sed prius decesserat Andreas quam Mangrande lode da Camillo Lunardi nel 1502 (E. Garin,
1495 non era già più rintracciabile a Firenze (G. tuam potuisset pervenire, neque quicquam dicereGiudizi artistici cit.). Le menzioni di Feliciano e
Agosti e V. Farinella, Stanza della Battaglia dei solebat in vita sibi tristius accedisse. Quamvis enim Zaccaria mi sembra che debbano essere aggiunte in
centauri, in II giardino di San Marco. Maestri e Albertus summus esset, tamen aliquid animo suotesta al profilo dell'artista fin qui conosciuto: infatti
compagni del giovane Michelangelo, catalogo della magno et excelso supraconcupiscebat semper". i primi documenti sull'attività dell'Anichino, nato
mostra, a cura di P. Barocchi, Milano 1992, Questo passo fa immediatamente seguito a quello a Ferrara nel 1449 e morto li nel 1526, risalgono
pp.22-23, 29 nota 24). Questo rapporto si spiegarelativo ai rapporti con Giovanni Bellini, che si solo al 1492 (W. Mueller, s.v. Anichini, in Allgemei
bene alla luce di quanto le testimonianze, antiche muovono sulla falsariga della famosa lettera al Pir nes Kiinstlerlexikon, III, Leipzig 1990, pp.
(per esempio la lettera di Michele de Placiola, 1497: kheimer, da Venezia, del 7 febbraio 1506: penso 309-310). Il libretto dello Zaccaria è stato di recente
A. Luzio, Giulio Campagnola fanciullo prodigio, in perciò che anche la testimonianza su Mantegna sia molto valorizzato negli studi su Niccolò dell'Arca:
'Archivio storico dell'arte', I, 1888, pp. 184-185) sostanzialmente affidabile e basata su una fonte a L. Ciammitti, Opus Nicolai de Apulia, in Tre artisti
riferiscono relativamente all'interesse del giovane noi sconosciuta. In un altro scritto del Camerarius, nella Bologna dei Bentivoglio, catalogo della mo
Giulio Campagnola per l'incisione delle gemme. il Si commento alle Tusculanae di Cicerone pubblica stra, Bologna 1985, pp.278-283; Ead., Frammenti
può inoltre approfittare dell'occasione per fare una to a Basilea nel 1548, si trova un riferimento a di testimonianze intorno a Niccolò, in Niccolò del
piccola aggiunta alla fortuna delle stampe di Giulio Mantegna e a Bellini come esempi di artisti apprez l'Arca. Seminario di studi. Atti del convegno 26-27
Campagnola: il suo 'Astrologo' del 1509 è letteral zati da Diirer e da Luca di Leida (in Diirer cit., I, maggio 1986, Bologna 1989, pp. 109-110. Ma vai la
mente riprodotto in un affresco del 1514 nel castel p.318). pena di ricordare che il testo dello Zaccaria, su cui
lo Savelli di Palombara Sabina (E. Silvi e A. Donò, Dionisotti tenne nel 1979 un seminario alla Scuola
17) C. Ridolfi, Le meraviglie dell'arte (1648), a
Un ciclo di affreschi del pieno Rinascimento tornato Normale, apriva la Fortuna dell'epistolografia arti
cura di D. von Hadeln, I, Berlin 1914, p.90: "Rac
in luce a Palombara Sabina, in 'Rivista cistercense', contasi, ch'essendo venuto in Italia Alberto Durerò stica di Paola Barocchi, 1980 (in Scritti vasariani
VI, 1989, η. 1, pp.88-89; gli affreschi della sala prin cit., p.83).
tedesco famoso pittore et intagliatore di stampe, ciò
cipale con personaggi romani sembrano vicini risaputosia da Andrea lo invitò con particolare mes 20) Il testo, che è segnalato anche dallo Schlosser
Cola dell'Amatrice e sono più tardi, probabilmente so a Mantova, desiderando riconoscerlo e trattar (La letteratura cit., p.222) e che era stato parzial
degli anni '20).
seco l'acutezza del suo ingegno, il che incontrando mente pubblicato in 'Il Zibaldone', I, 1889,
12) P. Gaurico, De sculptura cit., pp. 196-197. volentieri Alberto, si pose in viaggio: ma prima che pp.46-48, 53-57, 95-96, 111-112, 154-160, si può
13) E poi va avanti cosi: "Sembrava per l'appunto giongesse a Mantova, Andrea morì, di che molto si leggere ora in P. J. Jones, Travet Notes of an Apprenti
appartenere a quella razza estinta - ο non mai condolse il Durerò; onde soleva dire non essergli ce Fiorentine Statesman, Giovanni di Tommaso Ri
esistita, forse, se non nella pala di San Zeno ο negliaccaduta cosa la più triste in sua vita". Si può dolft, in Florence and Italy. Renaissance Studies in
affreschi degli Eremitani dove Swann l'aveva incon aggiungere così il Camerarius a Scardeone e Vasari Honour of Nicolai Rubinstein, a cura di P. Denley e
trato e dove sta ancora sognando - nata dalla fecon tra le fonti della vita di Mantegna di Ridolfi. C. Elam, London 1988, pp.263-280. Il brano sulla
dazione di una statua antica da parte di qualche 18) Conosco i versi del rarissimo Businello da A. Certosa di Pavia è pubblicato e commentato da R.
modello padovano del Maestro ο di qualche sassone Balduino, Poeti e artisti italiani fra Quattro e Cin Schofield, Giovanni Ridolft 's Description of the Fa
di Albrecht Diirer". La citazione è tratta dalla traquecento (Il caso di G.A. Augurello), in Letteratura çade of the Certosa di Pavia in 1480, in La scultura
duzione di Giovanni Raboni (M. Proust, Dalla par italiana e arti figurative. Atti del XII Convegno del decorativa del primo Rinascimento. Atti del I Conve
tedi Swann, Milano 1983, p.392). Su questo brano l'Associazione internazionale per gli studi di lingua gno Internazionale di Studi. Pavia 16-18 settembre
vedi anche G. Agosti e V. Farinella, Calore del mar e letteratura italiana (Toronto, Hamilton, Montreal, 1980, Roma 1983, pp.95-102. L'identificazione
mo, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, a cura6-10 maggio 1985), a cura di A. Franceschetti, I, della tomba Borromeo in San Francesco Grande,
di S. Settis, I, Torino 1984, p.382. Firenze 1988, p.442. Indicazioni su questo autore si ora all'Isola Bella, e della pala di Antonello si trova
14) R. Maffei, Commentari urbani, Roma 1506 trovano in A. Balduino, Le esperienze della poesia no in G. Agosti e V. Farinella, Stanza della Battaglia
(ma il volume fu pubblicato dopo il febbraio 1507), volgare, in Storia della cultura veneta. Dal primo dei centauri cit., pp.25-26, 31, nota 75. Sul testo di
p.300. Il brano è commentato e riprodotto in V. Quattrocento al Concilio di Trento, I, Vicenza 1980, Giovanni Ridolfi merita di essere letto G. Folena,
Farinella, Archeologia e pittura a Roma tra Quattro pp.345-346, 355-357. Invece nel canzoniere su per Vocaboli e sonetti milanesi di Benedetto Dei, in II
cento e Cinquecento, Torino 1992, pp.29-31,giù contemporaneo di Andrea Michieli detto linguaggio del caos. Studi sul plurilinguismo rina
205-206. Un'osservazione sulla ricorrenza dell'ag Squarzola, dove pur sono numerosi i riferimenti scimentale, Torino 1991, pp.23-24.
gettivo "tenue" in questi due testi si trova nel bel agli artisti e alle opere d'arte (Gentile e Giovanni 21) La prefazione del trattato di Luca Pacioli è
saggio di Caroline Elam, Mantegna at Mantua, in Bellini, Carpaccio, Ombrane da Fossombrone, il ripubblicata e commentata da E. Miintz, Les Archi
Splendeurs of the Gonzaga, catalogo della mostra,Verrocchio
a del Colleoni..., e gli sconosciuti Battilo, ves des Arts. Recueil de documents inédits ou peu
cura di D. Chambers e J. Martineau, London 1981, Cignoto, Priamo), Mantegna non è ricordato: in connus, I, Paris 1890, pp.33-42. Per la Cronaca: G.
p. 18. E quanto al "mirae tenuitatis", Roberto Bar questa ricostruzione, un poco di maniera, della bo Santi, La vita e le gesta di Federico da Montefeltro
talini mi fa notare che l'espressione subisce un cahème di Padova e Venezia, tra dadi e vino, mezzani duca di Urbino, a cura di L. Michelini Tocci, Città
povolgimento, quando il Giovio la impiega a propo e marchette (chiamate proprio così), c'è tuttavia un del Vaticano 1985, pp.674-676 (Libro XXII, cap.
sito di Sebastiano del Piombo in coda alla Raphae componimento di un certo interesse per il contesto LXXXI).
lis Urbinatis vita (il testo si può leggere in Scrittimantegnesco. Un giorno a Padova, in piazza, il 22) G.Vasari, Le vite cit., Ili, pp. 550-551 (l'opera è
d'arte del Cinquecento, a cura di P. Barocchi, nobile I, Annibale Capodilista fissa intensamente il ricordata sia nell'edizione del 1550 che in quella del
Milano-Napoli 1971, pp. 16-17). poeta, lo prende per un lembo della veste e gli 1568). Di recente Mauro Lucco (in Pinacoteca di
15) La lettera si può leggere in M. Michiel, Notizia chiede: "Siete voi di Squarzon... lo artista, / pittor Brera. Scuola veneta, Milano 1990, pp.296-298,
d'opere di disegno, a cura di G. Frizzoni, Bologna egregio, a cui li altri se inchina?". E allora quello, η. 167) ha proposto, come già pensava Henry Tho
1884, pp.252-254; su questo testo: J. Fletcher, Mar con una freddura: "No... el mio nome è Squarzina". de, di identificare il dipinto menzionato dal Vasari
cantonio Michiel: His Friends and Collection, in La poesia finisce con un altro gioco di parole con il a Fiesole con la 'Madonna col Bambino e cherubini'
'The Burlington Magazine', CXXIII, 1981, p.Michieli che afferma di essere chiamato da tutti di Brera. Tuttavia questa fascinosa ipotesi è ostaco
456. "strazzone" a causa del suo modo di vestire e "non
lata dal fatto che la 'Madonna' milanese, prove
16) M. Hirst, Exhibition Reviews. London and Newperch'io sia parente di Squarzone" (V. Rossi, Il niente da Santa Maria Maggiore a Venezia, passava,
canzoniere inedito di Andrea Michieli detto Squar fino al restauro di Luigi Cavenaghi del 1885, per
York. Mantegna, in 'The Burlington Magazine',zola ο Strazzola, in 'Giornale Storico della Lettera
CXXXIV, 1992, p.320. L'edizione critica del bra un'opera di Giovanni Bellini in virtù di ridipinture
tura Italiana', XXVI, 1895,pp.1-91 ein particolare considerate molto antiche e di area belliniana ο
no, dove dietro ai sommi elogi serpeggia una critica
pp. 5-6; e vedi anche: B. Aikema, The Fame of Fran cimesca (A. Conti, Storia del restauro e della conser
alla rigidità di Mantegna pittore-archeologo, è con
cesco Squarcione, in 'Ateneo Veneto', n.s., XV, vazione delle opere d'arte, Milano 1988, p.323).
tenuta in Diirer. Schrïftlicher Nachlass, a cura di H.
1977, pp.35-36). Resta in ogni modo molto verosimile pensare che la
Rupprich, I, Berlin 1956, p.309: "Tribuit hoc idem
illi [a Diirer] ingenuitate spectabili Andreas Monte 19) I testi delle dediche agli artisti si possono legge 'Madonna' del Mantegna descritta dal Vasari a Fie
gna, qui Mantuae floruit, revocando ad severitatemre in G. Huet, L'"Inscriptionum libellus" de Jacopo sole fosse un'opera precedente il 1492, anno del
quandam et legem picturam, quam quidem primus Zaccaria, in 'Revue des Bibliothèques', IX, 1899, definitivo allontanamento del Bosso dalla Toscana.
pp.275-282. Sono inoltre ricordati gli incisori di Per la carriera del Bosso, oltre alla monografia di
»emme Daniele da Venezia e Francesco Fetanteo. Giovanni Soranzo (L'umanista canonico regolare
48 [Contributi] Quest'ultimo è anche il destinatario di una epistola, lateranense Matteo Bosso di Verona. I suoi scritti e il

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suo Epistolario, Padova 1965): C. Mutini, s.v. Bos
so, Matteo, in Dizionario biografico degli italiani,
XIII, Roma 1971, pp. 341-344, a cui si possono
aggiungere almeno G. Landucci, in La Badia Fieso
lana, Firenze 1976, pp. 176-185; C. Franzoni, Le
raccolte del "Theatro" di Ombrone e il viaggio in
Oriente del pittore: le "Epistole" di Giovanni Filoteo
Achillini, in 'Rivista di letteratura italiana', VIII/2,
1990, pp. 298-299; I.G. Rao, in All'ombra del lauro.
Documenti librari della cultura in età laurenziana,
catalogo della mostra, a cura di A. Lenzuni, Milano
1992, pp.87-88.
Nel corso del suo periodo alla Badia il Bosso com
pose diverse iscrizioni, soprattutto in lode di Cosi
mo de' Medici, che furono in parte dipinte in parte
scolpite (V. Viti, La Badia Fiesolana, Firenze 1926,
pp.39, 45). Nel frattempo richiedeva con insistenza
a Lorenzo il Magnifico sovvenzioni per la costru
zione del coro e della facciata del convento.
23) M. Bosso, Recuperationes faesulanae, Firenze
1492, p.s.n., epistola n.LXXXII; Id., Familiares et
secundaeepistulae, Mantova 1498, pp. s.η., epistole
nn.CLXIII, CLXVIII, CLXXIII; Id., Epistolarum
tertia pars, Venezia 1502, epistola n.XXI (quest'ul
timo passo, data la rarità del volume, lo conosco
solo di seconda mano). Vedi anche G. Soranzo,
L'umanista cit., p.127; R. Lightbown, Mantegna,
Oxford 1986 (l'edizione italiana di questo libro,
Milano 1986, è inutilizzabile per gli errori di stam
7. Bottega di Mantegna: 'Allegoria'. Collezione privata. Smyth, Washington 1992, pp. 19-20).
pa e gli sbagli di traduzione), p.264, nota 27. La 27) Le postille del codice 146 della Biblioteca Clas
notizia, spesso ripetuta, che Mantegna avesse eselosophiam et ornamenta doctrinae pictura et illu
sense di Ravenna sono state parzialmente rese note
guito un ritratto di Matteo Bosso risale a L.C. Volta,
strium virorum imaginibus mire equidem delecta da C. Grayson, L.B. Alberti's "costruzione legitti
Saggio storico-critico sulla tipografia mantovana ri, et post studia litterarum intentionem, et ani
ma", in 'Italian Studies', XIX, 1964, pp.22-27; vedi
del secolo XV, Venezia 1786, p.39, che faceva riferi
mum circa egregia haec antiquitatis monumenta anche le osservazioni di Caterina Badini, in Le
mento ad un passo del Lyceum lateranense di Cleto remittere...": ma tutta la lettera è degna di essere Muse e il Principe. Arte di corte nel Rinascimento
de' Rosini (II, Cesena 1649, p. 59), dove si parla considerata
dei (M. Bosso, Recuperationes cit., pp. s.n.,
padano, catalogo della mostra, I, Modena 1991,
rapporti tra il Bosso e gli artisti, tra cui Mantegna epistola n.XX; G. Soranzo, L'umanista cit., pp. 167-169, η.40. L'aneddoto su Giotto contenuto
naturalmente, senza però far cenno ad un ritratto. pp. 120, 229; R. Lightbown, Mantegna cit., p.40).in queste postille è la testimonianza più antica,
Un'incisione settecentesca (riprodotta, per esem
26) M. Bosso, Familiares cit., pp. s.n., epistole nn. prima cioè delle Vite torrentiniane del Vasari, che
pio, in V. Viti, La Badia cit., p.84) evidentemente LXXXVIII (ai confratelli Ippolito e Leonardo, daricorda una sua attività al Camposanto di Pisa.
tratta da un originale quattrocentesco attesta Ravenna,l'esi 13 dicembre 1495: "...Meos Franciam et Approfitto dell'occasione per due piccole segnala
stenza di un antico ritratto del Bosso, ο supposto ta
le.
Costam magnos inter pictores, insignes opto foelizioni giottesche. Non mi pare che sia conosciuta
ces, quos in pingendis mea procuratione duabusnella bibliografia su Giotto in Lombardia una noti
24) M. Bosso, Familiares cit., p.s.n., epistola iconiis vellem Appellem, a quo uno delegit Alexan zia, circondata da un alone un po' leggendario,
n.LXXXVI. E proprio un disegno come il 'Ganime der magnus potissimum pingi, et Prothogenem riferita il da Alessandro Luzio (in II Trionfo di Cesare
de', già nella collezione Holland Martin a Londra, luni aeque mirabilem superare") e CLV1 (a Barto di Andrea Mantegna, Roma 1940, p.42): secondo
mostra bene la coesistenza di questi due punti di lomeo Bianchini, da Verona, 15 maggio 1497: un documento non precisato dell'Archivio di Stato
riferimento del giovane Giulio: l'uccello e il ragazzi "...Francia autem, ut pictor praecipue laudis, sic virdi Mantova, trovato da un impiegato "dottissimo,
no guardano a Mantegna, il paesaggio si allarga probatus, et moribus ornatus ingenuis, tibique ad ma bizzarro" che non amava pubblicare le proprie
come in Giovanni Bellini (M.A. Chiari Moretto modum deditus sic ex me salvus, et foelix. Qui inscoperte, Giotto sarebbe stato chiamato da Padova
Wiel, Per una nuova cronologia cit., p.45). Quando tabula quam nobis pingit, si tantum ars atque aniper pronunciarsi "in una vertenza artistica fra pit
sarà la volta della stampa (e Giulio già dal 1497 mus in eo evigilare, conarique possunt, magnum tori mantovani". Giro alla brava Daniela Ferrari,
faceva incisioni, come ricordava Michele de Placio superare tentet Appellem"). Credo che questa del direttrice dell'archivio di Mantova, il compito di
la), il modello dureriano interverrà ad irrigidire le Bosso sia la più antica menzione a stampa del Co rintracciare questo testo. Alle più antiche voci lette
cose.
sta; quanto al Francia essa si aggiunge a quelle rarie su Giotto, che di recente si sono arricchite di
Nella notevole fortuna letteraria diraccolte Giulio da Campa
Marzia Faietti, nel suo interessante bi una menzione di Pietro d'Abano (J. Thomann, Pie
gnola è curioso osservare come i mutamenti stilisti
lancio: Protoclassicismo e cultura umanistica nei tro d'Abano on Giotto, in 'Journal of the Warburg
ci dell'artista pare siano prontamente registrati
disegni da
di Francesco Francia, in II classicismo.andMe Courtauld Institutes', LIV, 1991, pp.238-244),
gli scrittori: per esempio i versi della dioevo Chrysopoeia
Rinascimentodi Barocco. Atti del colloquio Ce di essere aggiunto un breve passo contenuto
merita
Giovanni Aurelio Augurelli, pubblicata nel 1515,
sare Gnudi, 1986, Bologna 1993, pp. 173-174. in unoSi dei testi più belli della letteratura lombarda
mostrano un Campagnola tutto teso può allaricordare
rappresen che nel 1493-94 il Bosso fornisce le i tempi: la parafrasi del "Neminem laedi nisi
di tutti
tazione di paesaggi, fatti di "montesiscrizioni aerios",per "imas a se ipso" di San Giovanni Crisostomo, pubblicata
i trentaquattro affreschi, di ignoto
valles", "florida rara", dove fanno incursione autore, che ninfe
decoravano i portici del chiostro da delW. Forster (in 'Archivio glottologico italiano',
e satiri e silvani (G. Pavanello, Un maestro
convento del di San Leonardo (G. Soranzo,
veronese VII, Il1880-1883, pp.1-120) e ritenuta a lungo due
Quattrocento. Giovanni Aurelio Augurello, monastero Venezia
veronese di San Leonardo e Matteo Bos centesca (B. Migliorini, Storia della lingua italiana,
1905, pp.96-97; A. Balduino, Poeti cit., pp. so, in 'Vita veronese', 1959, pp. 264-267; Id., Firenze 1961, p. 154) ma spostata al secolo successi
448-450): una situazione giorgionesca molto diver L'umanista cit., pp. 37, 110). A Ravenna nel 1495 vo, proprio a causa di questo ricordo di Giotto, da
sa da quella che compariva nei testi del Sasso ο del 96 organizzò la costruzione di una nuova chiesa Carlo Dionisotti (Geografia e storia della letteratu
Gaurico ο del Bosso, dove il giovanissimo artista dedicata a San Giovanni Battista. A Ferrara nel ra italiana, Torino 1971, ed. or. Torino 1967, pp.38,
era stretto tra Mantegna e Bellini. I rapporti tra1496 il è presente alla posa della prima pietra 111).della
L'ignoto autore scrive (p.44, ma la punteggia
padre di Giulio Campagnola, Girolamo, e Matteo chiesa di San Giovanni, voluta dal duca Ercole. Da che "l'omo quando el veçe alcuna bella
tura è mia)
Bosso furono dei più cordiali e sono attestati da inserire
un ovra ο bella
nel registro degli interessi architettonici del penchiura domanda e voi saver lo nome
certo numero di lettere nell'epistolario del Bosso. Bosso ci sono anche la descrizione ammirata, 1468, da chi l'è insia e mete ghe amor e dexira
de maestre
Negli anni in cui entrambi si trovarono a Ravenna, del Palazzo Ducale d'Urbino, le lodi, 1481,de rivolte
cognosserlo e volonter lo veçerave per cera s'el
dal 1494 al 1496, il Bosso fu una specie di padrealla marchesa Barbara di Brandeburgo per poese aver
e loalo e dixe: 'Beneghie sian quelle mayn chi
spirituale del giovanissimo Giulio. patrocinato l'erezione di sacri edifici a Mantova, han facio ed cotal ovra si meraveglioxa'. Per ço lo
25) M. Bosso, De gerendo magistratu iustitiaque in particolare della chiesa di San Vito. Nel comun
1485proverbio
il d'i volgar se dixe: 'L'ovra loa Ί
colenda, in Opera varia, a cura di G. Ambrosini, Bosso va a Roma e scrive da lì al fratello l'emozione maistre'. Anchor se loa Iotho per lo so nobel pen
Bologna 1627, p. 146, e G. Soranzo, L'umanistache gli suscitano i ruderi. Non va dimenticato inol çer". Ma sulle implicazioni figurative di questo te
cit., p.29. Al principio degli anni '60 il Bosso futre in che nell'edizione 1498 delle Familiares et secun sto mi piacerebbe prima ο poi dire qualcosa di
rapporto anche con Giovanni Marcanova: l'unica dae epistolae ci sono al principio dei versi di Baldaspiù.
lettera conservata a lui indirizzata, non datata ma sarre Crasso dedicati a Jacopo Galli, possessore del 28) J.F. Foresti, Supplementum Cronicarum, Vene
circoscrivibile intorno al 1465, accompagnava 'Bacco' il e del 'Cupido-Apollo' di Michelangelo e suo zia 1503, p.427: "Ioannes et Gentilis germanus
dono di due monete antiche d'argento, di cui descri protettore in rapporto con il Riario nel primo perio Bellini, patria Veneti. Atque Andrea Mantinea, pa
veva con attenzione le figurazioni. Ed aggiungeva do romano, giugno 1496-giugno 1501 (G. Agosti,
una interessante riprova degli interessi figurativi Michelangelo
ed e i Lombardi, a Roma, attorno al
1500, in Michelangelo Drawings, a cura di C.H.
antiquari dell'umanista padovano: "soles post phi [Contributi] 49

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xii. Fortuna del Mantegna

In questa tavola sinottica e sintetizzato uno dei casi piu clamotosi di alterazione del
catalogo di un artista, non tanto per dispersione di opere quanto per aggiunta di finti
autograft. Tutti i dipinti riprodotti nella pagina di destra portavano infatti, nel Sette
cento, la « firma » del Mantegna. Solo la ricostruzione moderna della storia della pit
tura del Quattrocento ha portato all'inserimento di ogni dipinto in un punto preciso
del catalogo di un altro pittore e quindi al disconoscimento dell'autenticita delle firme.
Si osservi che non si trattava affatto di dipinti falsi o scadenti (vi si trovano capolavori
del Cossa, di Carpaccio, di Butinone), ma semplicemente di opere che, all'epoca della
falsificaziorte, vagavano nell'anonimato e potevano essere plausibilmente attribuite al
nome piu noto (cfr. il testo alle pp. 156-60).

8. Giovanni Previtali: 'Fortuna del Mantegna',


50 [Contributi] in La fortuna dei primitivi, Torino 1964.

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1. Mantegna, San Gerolamo. San Paolo del Brasile, Museo d'Arte.
ι.
2. Mantegna, San Sebastiano. Venezia, Ca' d'Oro.
3. Mantegna, Presentazione al tempio. Berlino, Staatliche Museen.
4. Giambono, Cristo
Crista morto. Padova, Museo Civico.
3. Giovanni di Paolo, Predica del Battista. Già
Gia Tours, Collezione privata.
6. Francesco del Cossa, Annunciazione. Dresda, Gemaldegalerie.
7. Carpaccio, Meditazione sulla Passione. New York, Metropolitan Muséum.
Museum.
8. Carpaccio, Crista
Cristo morto. Berlino, Staatliche Museen.
9. Butinone, Madonna in trono. Milano, Collezione Gallatati
Gallarati Scotti.
10. Francesco Bonsignori (?), Ritratto. Washington, National Gallery.

[Contributi] 51

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tavinus, nec non alii plurimi pictores nobilissimi, 31 ) Per le decorazioni esterne di casa Maggi Gam catalogo della mostra, II edizione, Parigi 1993,
his temporibus non modo in Italia, sed (ut ita dixe bara, ora nei depositi della Pinacoteca Tosio Marti p. 525, η. 130), ed invece a favore del vasariano, e più
rim) universum christianum, atque turcorum or nengo di Brescia: R. Stradiotti, in Brescia romana credibile, 1508 (A. Ballarin, Tiziano prima del Fon
bem, suo inaudito pingendi modo illustrare viden cit., II, pp. 156-157, η.59; la soluzione più simile che daco dei Tedeschi, in Tiziano e Venezia. Convegno
tur. Quibus tanta certe pingendi gratia collata est. io conosca si trova sulla facciata di una casa in via internazionale di studi. Venezia, 1976, Vicenza
Ut cum Apelle, Zeusi, Pollicrate, Phida, et Praxitel Fratelli Bandiera a Mantova (M. Lampertico, La 1980, pp.496-497).
le antiquis magnis pictoribus merito comparari facciata dipinta nell'antica contrada Innocentini, in34) L'identificazione dell'autore delle incisioni
possint. Hos enim pictores célébrés plurimi erudi 'Civiltà mantovana', n.s., 22, 1988, pp. 11-40). monogrammate "ZA" con Giovanni Antonio da
tissimi viri, qui eorum picturas aspexerunt magnis 32) Nei mediocri fregi di casa Ducco, ora nellaBrescia, e non con Zoan Andrea, è una delle acquisi
efferuntur praeconiis. Horum aut maxime fratrum Pinacoteca Tosio Martinengo, sono presenti derivazioni più importanti della mostra di Mantegna
Io. et Gentilis virtus cum iam annis multis ad aures zioni anche da altre composizioni mantegnesche:1992 (S. Boorsch, Mantegna and His Printmakers,
Mahumeti turcorum principis pervenisset, deside dall'incisione con 'Sileno ed un gruppo di bambini', in Andrea cit., pp.57-61).
rio videndi eos fragrans, ad Senatum Venetum sup e, con qualche fraintendimento, dalla 'Calunnia',35) A.M. Hind, Early Italian Engraving, V, Lon
plex scripsit, ut vel unum ipsorum Constantinopo probabilmente con il tramite dell'incisione di Girodon 1948, p.58, n.3; G. Dillon, in Giovanni Gerola
lim transmitteret. Ad quem tandem Gentilis mini lamo Mocetto (G. Panazza, Echi del Mantegna e di mo Savoldo tra Foppa, Giorgione e Caravaggio, ca
mus frater accedens, ut ipsius peritiam tentare pos altri artisti a Brescia, in Arte, pensiero e cultura atalogo della mostra, Milano 1990, pp.234-236, n.I
set, post plurimas et incredibiles eius picturas, Mantova cit., pp.145-152). II.9a; vedi anche V. Volta e R. Prestini, in La chiesa
atque alia prope innumerabilia ipsum depingere
33) L'altare di San Gerolamo della chiesa di San e il convento di Santa Maria del Carmine, Brescia
fecit. Denique ut omnis industria magis, ac magis
Francesco risale, con ogni probabilità, agli anni del1991, pp.45, 62-63, 111 (nota 52), 113 (nota 101),
experiretur, se ipsum in propria forma reduci coe
pontificato di Giulio II (1503-13), la cui effigie 112 (nota 77), 153-156, 272 con diverse indicazio
git, quius quidem imaginem sibi simillimam cum
compare, tra Cesari antichi, scolpita alla base del ni, ma tutte seriamente da verificare, sull'attività di
imperator turcus conspexisset, admirans viri virtu
pilastro sinistro; di solito è attribuito a Maffeo OliGiovanni Maria come pittore.
tem, dixit illum cunctos pictores qui unquam fuere
vieri (A. Bayer, La "soasa " a Brescia: le cornici della
36) P.V. Begni Redona, Alessandro Bonvicino. Il
excellere. Et propterea confestim in benivolentiae,
prima metà del Cinquecento, in Alessandro BonviciMoretto da Brescia, Brescia 1988, pp.320-321, n.67.
et largitatis inditium, ipsum suum familiarem con
no. Il Moretto, catalogo della mostra, Bologna 1988,
Non capisco le ragioni per cui viene spesso scartato
stituens, et comitem palatinum et Equitem aura
pp.249-250). Mi pare piuttosto vicino ad opere sul per questo dipinto il termine ante quem del 1538,
tum creavit, et a se laudatum cum celebri privilegio,
la linea Tamagnino-Coirano, come il portale deldata di morte di Tommaso Capriolo. II convincente
ac donis multis in patriam remisit, ubi et ab ipso
Duomo di Salò, 1506-9 (A.M. Mucchi, Il Duomo di confronto con l'incisione di Mantegna è stato pro
Senatu cum multo hyllaritatis vultu exceptus est.
Salò, Bologna 1932, pp. 139-155, con i documenti).posto da Philip Pouncey (in C. Gould, National
Nec tamen praedicti celeberrimi pictores nominati
L'affresco che sovrasta l'altare raffigurante la 'VisiGallery Catalogues. The Sixteenth-Century Italian
primi fuere, qui antiquam pingendi artem restitue tazione' è stato di recente attribuito a Francesco
runt. Cum a centum annis citra magnos pictores Schools, London 1975, pp. 161-162, n.1165) e, a
Prata intorno al 1520 (M. Tanzi, Francesco Praia da
ragione, ripreso da K. Christiansen, The case for
fuisse, ex eorum picturis conspicimus. Ante enim
Caravaggio: aggiunte e verifiche, in 'Bollettino Mantegna as Printmaker, in 'The Burlington Maga
centum, et trecentos annos, cum non in Italia inve
d'Arte', s. VI, LXXII, 44-45, 1987, pp. 144-145). zine', CXXXV, 1993, p.606.
niebatur, qui tersum lucidumque antiquum sermo
Non si conosce quale fosse la pala d'altare origina
nem haberet. Sic et pingendi sculpendique arte ac
ria. Infatti la 'Santa Margherita' del Moretto,37) C. Boselli, Asterischi bresciani: due ritratti ti
che
ciderat. Nam si ducentorum trecentorumque anno
l'altare attualmente ospita, è stata trasferita li zianeschi,
solo un monocromo del Mantegna ed una Ma
rum picturas quis intuetur, invenitur non hominum alla metà dell'Ottocento. Almeno dalla metà del donna del Diirer, in 'Arte Veneta', XXXIII, 1979,
sed monstruosorum portentorumque facies". Il pp. si
159-160, che tuttavia non accetta le identifica
Seicento al principio del secolo scorso sull'altare
passo del Foresti è segnalato da C. Dionisotti, Tizia zioni sostenute qui di seguito, nel testo e nella nota.
trovava invece la tavola di Callisto Piazza raffigu
no e la letteratura, in Tiziano e il manierismo euro rante la 'Madonna col Bambino tra i Santi Giovan Nel documento "Andrea Montagna Mantuano" è
peo, a cura di R. Pallucchini, Firenze 1978, pp. stato corretto in "Raffael d'Urbino". Il conte Marti
ni Battista e Gerolamo', trasferita in seguito alla
260-261; sulle illustrazioni del Supplementum: G. nengo ricordava nel suo testamento anche un pro
Pinacoteca di Brera (S. Bandera Bistoletti, in Pina
Dillon, Sul libro illustrato del Quattrocento: Venezia prio ritratto, a figura intera, eseguito da Tiziano che
coteca di Brera. Scuole lombarda, ligure e piemonte
e Verona, in La stampa degli incunaboli nel Veneto,
se 1535-1796, Milano 1989,pp. 158-161, n.80). assomiglia
Ma in maniera impressionante (perfino nel
Vicenza 1984, pp.91-92. Il passo su Giotto del Fore
probabilmente neanche quest'opera fu la prima colore
in della giubba di velluto sovrapposta alla co
sti, già presente nell'edizione del 1483, è noto alla razza) al celebre dipinto di Kassel, sulla cui identifi
quilina della cornice dell'altare di San Gerolamo.
bibliografia giottesca: R. Salvini, Giotto. Bibliogra
Infatti se, come ha proposto Mario Marubbi, cazione
il esiste una torrenziale bibliografia (J.M.
fia,Roma 1938, p. 15, nn. 31-32; non altrettanto si Lehmann, in Tiziano, catalogo della mostra, Vene
dipinto di Callisto Piazza va identificato con il
può dire per il ricordo dei Bellini. Vale la pena di zia 1990, pp.290-291, n.46): "Uno quadro del Ri
"quadro... fato per domino Simon de Roado posto
ricordare che a p.438 del Supplementum il Foresti
in Sancto Francesco", ricordato come esemplaretratto
in fatto per l'eccellentissimo signor Ticiano Vec
menziona Leon Battista Alberti e la sua opera teori chio da Cadoro, nel quale vi è il sudetto signor
un documento del 1527 (M. Marubbi, Documenti
ca ed aggiunge: "Fuit praeterea hic Baptista opti Conte in piedi armato con curacina guernita di
mus et pictor etiam statuarius".
per i Piazza, in 1 Piazza da Lodi, catalogo della
mostra, a cura di G.C. Sciolla, Milano 1989, p.354, veluto cremesino, con le maniche forte, con una
29) La testimonianza del Foresti si allinea alla po Venere
n.6), si ricava, oltre ad un ante quem per l'opera, il nuda, uno Cupido, et uno cane bianco peza
sizione vasariana e contraddice quella di Pescennio nome del committente: Simone Rovati. E proprio to, con il campo del quadro à Paesi" (le piccolissime
Francesco Negro (1452-dopo il 1523) che diceva, varianti alla trascrizione di Boselli mi sono state
per Simone Rovati Maffeo Olivieri si impegnava a
nel suo Peri archon del 1493-94, Gentile "maior fornite da Carlo Zani, che ha ricontrollato per me il
realizzare nel 1521 una cornice intagliata per la sua
natu" (vedi F. Gibbons, New Evidence for the Birth documento all'Archivio di Stato di Brescia). L'osta
cappella nella chiesa di San Francesco (C. Boselli,
Dates of Gentile and Giovanni Bellini, in 'The Art colo all'identificazione è costituito tuttavia dalla
Regesto artistico dei notai roganti in Brescia dall'an
"Venere nuda".
Bulletin', XLV, 1963, pp.54-58, che raccoglie forse no 1500 all'anno 1560, Brescia 1977, I, p.225, II,
un po' tendenziosamente la documentazione cono 38) Un '"Allegoria di Mantova " in un "quadro finto
pp.73-74, n.67; R. Prestini, Devozioni in San Fran
sciuta) ed esorta ad una maggior prudenza nell'ap dì bronzo" di Andrea Mantegna, a cura di F. Bolo
cesco, in Musica e devozioni nella chiesa di San
plicazione di una cronologia ritardata all'attività di gna, s.l. s.d. Il dipinto nel corso del nostro secolo è
Francesco d'Assisi a Brescia, Brescia 1983, p.235).
Giovanni Bellini, quale è quella che si sta da più stato tagliato in tre pezzi. Alle complesse vicende di
Forte è la tentazione di mettere in rapporto il docu
parti imponendo negli ultimi anni (vedi, per esem quest'opera, oltre alla più antica collocazione bre
mento del 1521 proprio con la pala di Brera: che
pio, M. Lucco, Venezia, in La pittura nel Veneto. Il rischia quindi di diventare il più antico dipinto sciana,
del bisognerà aggiungere un passaggio bologne
Quattrocento, a cura di M. Lucco, II, Milano 1990, se (ed un'attribuzione a Giulio Romano ed un'inve
decennio bresciano (gli anni '20) di Callisto, desti
p. 411, che pensa addirittura ad una data di nascita rosimile lettura politica anticlericale) nella seconda
nato ad essere inserito in una soasa lignea dell'Oli
di Giovanni Bellini intorno al 1440). Non bisogna metà dell'Ottocento, prima della ricomparsa a Pari
vieri, ben diversa dall'altare con gli esseri marini
mai dimenticare che la nascita di Giovanni Bellini è gi al principio del nostro secolo (A. Mortari - C.
tratti dalla stampa di Mantegna. Che nella vivacis
una delle date più ideologiche dell'intera storia del Vergani, Una allegoria cinquecentesca di Mantova
sima Brescia del principio del Cinquecento gli scul
l'arte italiana. addormentata, in Per Mantova una vita. Studi in
tori si avvalessero di stampe può essere confermato
30) Per la ricostruzione di questo contesto cultura se si riconosce che nel fregio bronzeo del mausoleo memoria di Rita Castagna, Mantova 1991,
le è molto utile B. Passamani, La coscienza della Martinengo raffigurante una processione alcunepp.67-74).
fi
romanità e gli studi antiquari tra Umanesimo e gure sono derivate dalla xilografia di Tiziano con39)ilG. Previtali, La fortuna dei primitivi, Torino
Neoclassicismo, in Brescia romana. Materiali per 'Trionfo della fede'. Anche se non si conosce esatta 1989 (I ed. Torino 1964), pp. 148-152 e la tavola
un museo, catalogo della mostra, II, Brescia 1979, mente quando terminarono i lavori del monumensinottica, Fortuna del Mantegna, che chiude il libro,
pp.9-11 ; vedi anche I. Favaretto, Arte antica e cultu to, ancora in corso nel 1516 ma prossimi alla conilluminante e bella come un Giulio Paolini avant
ra antiquaria nelle collezioni venete al tempo della clusione (C. Boselli, Regesto cit., I, pp.107-110, lettre.
II,
Serenissima, Roma 1990, p.77. Nuovi elementi sul pp.34-35, n.28; G. Agosti, Sui gusti cit., p.80, nota
la storia della piazza si trovano in V. Frati - I. 74), mi farebbe piacere poter utilizzare questa deri
Gianfranceschi - F. Robecchi, La Loggia di Brescia vazione come ulteriore sostegno contro la recente
e la sua piazza, I, Brescia 1993. proposta di datazione dell'incisione di Tiziano al
1517 (M. Bury, The "Triumph of Christ", after Ti
tian, in 'The Burlington Magazine', CXXXI, 1989,
52 [Contributi] pp. 188-197; Κ. Oberhuber, in Le siècle de Titien,

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