Paolo conti-SezioniGeologiche
Paolo conti-SezioniGeologiche
Paolo Conti
Università di Siena
Centro di GeoTecnologie
Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente
2022
2
Paolo Conti
Centro di GeoTecnologie
Università degli Studi di Siena
Via Vetri Vecchi 33
52027 - San Giovanni Valdarno (AR)
[email protected]
https://geotecnologie.unisi.it
https://www.pconti.net
Queste dispense sono destinate agli studenti dell’Università di Siena. ESSE HANNO SO-
LO UNO SCOPO DIDATTICO, VENGONO DISTRIBUITE GRATUITAMENTE E NON
POSSONO ASSOLUTAMENTE ESSERE MESSE IN VENDITA SOTTO QUALSIASI FORMA.
Premessa 5
1 La carta geologica 7
1.1 Elementi di una carta geologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2 Tipi di superfici geologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.3 Misure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
3
4 INDICE
6.3 Pieghe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
6.3.1 Riconoscimento di pieghe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
6.3.2 Pieghe in carta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
6.4 Sovrapposizione di pieghe e faglie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64
6.4.1 Pieghe in carta e in proiezione stereografica . . . . . . . . . . . . . 67
8 Sezioni geologiche 73
8.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
8.2 Interpretazione e sezioni geologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
8.3 Scegliere l’orientazione della sezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
8.4 Fasi di realizzazione di una sezione geologica . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
8.5 Trasferire informazioni dalla carta alla sezione geologica . . . . . . . . . . 78
8.5.1 Sezione in superfici planari, sezione ortogonale alla direzione degli
strati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
8.5.2 Sezione in superfici planari, sezione obliqua rispetto alla direzione
degli strati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
8.5.3 Sezione in pieghe con asse orizzontale, sezione ortogonale all’asse
delle pieghe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
8.5.4 Sezione in pieghe con asse orizzontale, sezione obliqua rispetto
all’asse delle pieghe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
8.5.5 Sezione in pieghe con asse inclinato . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
10 Profili geologici 99
Appendici
Bibliografia 124
Premessa
1
Per la realizzazione di profili topografici è disponibile la dispensa “Profili Topografici” scaricabile dal sito
https://www.pconti.net/dispense
2
Per la costruzione di proiezioni stereografiche è disponibile la dispensa “Proiezioni Stereografiche”
scaricabile dal sito https://www.pconti.net/dispense
5
1
La carta geologica
Campo carta È la parte centrale della carta geologica, costituita dalla base topografica
su cui sono riportate con colori differenti le varie formazioni geologiche. I limiti tra le varie
formazioni, cioè le linee che in carta dividono aree di colore differente, sono detti contatti
geologici. I contatti geologici possono essere di origine primaria (contatti stratigrafici,
discordanze, intrusioni, ecc.) oppure di origine tettonica (faglie, sovrascorrimenti, ecc.).
Titolo Di solito riporta il tipo di carta (es. carta geologica, carta geologico-strutturale,
ecc.) e l’area interessata (es. Carta geologica dell’Appennino settentrionale, Carta geologica
d’Italia - Foglio 549 Muravera, ecc.).
Scala La scala della carta viene rappresentata da una scala grafica, con indicazione della
scala e dell’equidistanza delle curve di livello della topografia.
7
1. LA CARTA GEOLOGICA
Figura 1.1 Carta geologica con indicate le varie parti che la compongono (Carta Geologica d’Italia, Foglio 549 - Muravera, https://www.isprambiente.gov.it/Media/carg/549_
MURAVERA/Foglio.html).
8
1.1. ELEMENTI DI UNA CARTA GEOLOGICA 9
Ubicazione Autori
Campo carta
Schema tettonico
Sezioni geologiche
Legenda
Simboli
Figura 1.2 Carta geologica con indicate le varie parti che la compongono (Carta Geologica della Val Marecchia:
https://www.pconti.net/doc/CornamusiniMarecchia-Map.pdf).
10 1. LA CARTA GEOLOGICA
Simboli Devono essere riportati tutti i simboli usati nella carta. Sono i simboli con cui si
indicano informazioni puntuali come le misure di stratificazione, di foliazioni, fluidalità
magmatica, di assi di pieghe, località fossilifere, ecc.. Devono essere indicati i simboli lineari
usati per i contatti stratigrafici, le faglie, i sovrascorrimenti, piani assiali, ecc. e quelli areali
per l’indicazione di zone di taglio duttili o cataclastiche, aree interessate da metamorfismo
di contatto, ecc. . Vengono qui rappresentati anche i simboli con cui si indicano località
fossilifere, sorgenti, cave o miniere, discariche. I più comuni segni convenzionali sono
riportati in Fig. 1.4.
Quadro dei rilevatori Vengono riportati i nomi dei geologi che hanno realizzato la
carta, riporta le aree da loro rilevate, con indicazione del periodo in cui è stato effettuato il
lavoro sul terreno. Si indica la loro affiliazione, cioè l’ente di appartenenza. In alcuni casi si
indica i nomi delle persone che hanno effettuato attività di coordinamento o controllo.
stratificazione faglia
A’
traccia di sezione geologica
A
Figura 1.4 Segni convenzionali in una carta geologica. Solitamente i contatti tettonici (faglie, sovrascorrimenti)
sono riportati con il colore rosso.
Figura 1.5 Figurati per rappresentare varie litologie nelle sezioni geologiche.
1.2. TIPI DI SUPERFICI GEOLOGICHE 13
Figura 1.6 (a) Rappresentazione schematica di contatti stratigrafici, discordanze e contatti di rocce intrusive.
(b) Rappresentazione schematica di superfici di origine tettonica.
N
γ
d ir ez io n e
α
strato direzione di
β immersione
ne
d ir e z io
di
linea endenza
s i m ap
ma s
(a) (b)
N
α
direzione di
immersione Nord
β
246
φ pitch
60
8
linea 135
331 20
34 14
208
115
40
62 350
(c) (d) 12
Figura 1.7 (a) Definizione di direzione (𝛾), direzione di immersione (𝛼) e inclinazione (𝛽) di uno strato (in
grigio). (b) Misura in affioramento. (c) Definizione di direzione di immersione (𝛼), inclinazione (𝛽) e pitch
(𝜙) di una linea. (d) Rappresentazione di giaciture di stratificazione e di assi in una carta geologica, in
corsivo sono i valori di inclinazione.
1.3 Misure
L’orientazione (o giacitura) di una struttura geologica planare (es. stratificazione,
foliazione, ecc.) o lineare (es. flute cast, asse di piega, strie di faglia, ecc.) può essere
indicata in una carta geologica mediante una misura. Vediamo come si rappresentano le
misure, ricordando che in geologia i termini “direzione”, “direzione di immersione”, “linea
di massima pendenza” e “inclinazione” non sono sinonimi e hanno significato ben preciso.
Alcune definizioni per strutture geologiche planari (Fig. 1.7):
- l’intersezione tra una superficie geologica inclinata (es. uno strato, una foliazione, una
faglia, ecc.) e un piano orizzontale definisce una linea, questa linea è la direzione (ingl.
strike) di tale superficie geologica; la direzione è l’unica linea orizzontale esistente
sulla superficie geologica e varia tra 0◦ e 180◦ , potendo essere misurata sia in senso
orario sia in senso antiorario;
- la linea che giace su una superficie geologica e che è ortogonale alla direzione è detta
linea di massima pendenza del piano;
- la direzione di immersione o immersione di un piano è l’angolo, misurato in senso
orario, tra il Nord geografico e la proiezione della linea di massima pendenza su di
un piano orizzontale; questo angolo è indicato con 𝛼 in Fig. 1.7a e varia da 0◦ a 360◦ ;
- l’inclinazione di un piano è l’angolo che la linea di massima pendenza fa con l’oriz-
zontale e varia tra 0◦ e 90◦ (angolo 𝛽 in Fig. 1.7a).
Un piano quindi può essere sempre indicato da una coppia di valori angolari, di cui il
primo è la direzione di immersione e il secondo l’inclinazione (es. 78/25, 125/34, 247/68,
355/8)1 .
1
Questa è la convenzione usata in queste dispense, ma esistono molte altre notazioni per indicare la giacitura
1.3. MISURE 15
Per strutture geologiche lineari, in modo analogo a quanto definito per le strutture
planari:
- la direzione di immersione o immersione di una linea è l’angolo, misurato in senso
orario, tra il Nord geografico e la proiezione della linea su di un piano orizzontale;
questo angolo è indicato con 𝛼 in Fig. 1.7c e varia da 0◦ a 360◦ ;
- l’inclinazione di una linea è l’angolo che la linea fa con l’orizzontale e varia tra 0◦ e
90◦ (angolo 𝛽 in Fig. 1.7c).
- il pitch (o rake) di una linea su di una superficie geologica è l’angolo che la linea fa
con la direzione di tale superficie (angolo 𝜙 in Fig. 1.7c).
Nel caso di strutture geologiche lineari ovviamente non è definita né la direzione né la
linea di massima pendenza.
Una linea si indica con una coppia di valori angolari, di cui il primo è la direzione di
immersione e il secondo l’inclinazione (es. 40/20, 120/64, 244/55, 302/6). Se invece (in casi
particolari quali lineazioni molto inclinate, ecc.) l’orientazione di una linea può essere
misurata utilizzando il pitch, misurando il piano su cui giace la linea e il valore angolare
del pitch (Fig. 1.7c), accompagnato dall’indicazione del punto cardinale verso cui si misura
il pitch, cioè della direzione verso cui immerge la linea (es. 125/32 pitch 20◦ SE).
In una carta geologica l’orientazione di una struttura planare (es. giacitura di uno strato)
si riporta con il simbolo della stratificazione (vedi simboli di Fig. 1.4) e si scrive a fianco il
valore dell’immersione e dell’inclinazione (Fig. 1.7d). Solitamente nelle carte geologiche
a stampa è indicata solo l’inclinazione. Se si deve riportare in carta una struttura lineare
(es. un asse di una piega) analogamente si userà il simbolo corrispondente e si indicherà
l’immersione e l’inclinazione della linea.
Il riporto delle misure in una carta geologica è di fondamentale importanza in quanto le
misure forniscono le informazioni necessarie per la corretta lettura delle carte geologiche e
per la realizzazione delle sezioni geologiche. In Fig. 1.8 è riportata l’orientazione di alcune
misure in una carta geologica.
Figura 1.8 Stralcio di carta geologica con misure. Misure di colori differenti si riferiscono a fasi deformative
differenti (in questo caso nere sono le misure riferite alla prima fase deformativa, blu le misure riferite alla
seconda fase deformativa).
di un piano. Per esempio può essere indicata la direzione del piano e il valore angolare dell’inclinazione, con il
punto cardinale verso cui immerge il piano (es. N135E 68SW). Per indicare la direzione (strike) di un piano, si
usa riportare l’angolo che la direzione fa rispetto al Nord, indicando se questo angolo è misurato verso E o
verso W (es. N120E, N070W, ecc). I valori di direzione variano da 0◦ a 180◦ .
2
Forma degli affioramenti
In questo Capitolo saranno illustrati i rapporti tra andamento dei contatti e topografia.
Per fare questo sono utilizzati semplici modelli tridimensionali che permettono di visualiz-
zare varie strutture geologiche e la loro intersezione con la topografia. Questi modelli sono
stati creati usando l’applicazione online Visible Geology (https://app.visiblegeology.com).
In questi modelli (come es. in Fig. 2.2) sono riportate visualizzazioni tridimensionali con
semplici topografie, solitamente una valle rettilinea (Fig. 2.2a) o un rilievo regolare (Fig. 2.2b)
e relative carte geologiche (cioè vista dall’alto dei modelli tridimensionali, Fig. 2.2c,d). Ove
possibile sono stati riportati anche esempi da carte geologiche pubblicate.
17
18 2. FORMA DEGLI AFFIORAMENTI
C C
B B
A A
(a)
(b)
C B B
A C
(c) (d)
(e)
Figura 2.1 Possibili rapporti tra giacitura dei contatti e topografia. (a) strati orizzontali. (b) Strati verticali. (c)
Strati inclinati a reggipoggio. (d) Strati inclinati a franapoggio, con inclinazione maggiore dell’inclinazione
del versante. (e) Strati inclinati a franapoggio, con inclinazione minore dell’inclinazione del versante.
2.1. CONTATTI GEOLOGICI E TOPOGRAFIA 19
Figura 2.2 (a) Modello tridimensionale di strati orizzontali nel caso di una morfologia con una valle rettilinea.
(b) Modello tridimensionale di strati orizzontali nel caso di una morfologia con un rilievo. (c) e (d) Relative
carte geologiche. (e) Andamento orizzontale di contatti (indicati dalle frecce rosse) in una carta geologica.
20 2. FORMA DEGLI AFFIORAMENTI
Strati inclinati
Nel caso di strati inclinati, si possono avere i seguenti differenti casi di rapporti tra
andamento dei contatti e andamento della topografia del versante (Fig. 2.4):
- strati a reggipoggio, quando stratificazione e versante immergono nella direzione
opposta;
- strati a franapoggio, quando stratificazione e versante immergono nella stessa dire-
zione. In aree con strati a franapoggio sono possibili due ulteriori casi:
• strati a franapoggio più inclinati del versante;
• strati a franapoggio meno inclinati del versante.
Figura 2.3 (a) Modello tridimensionale di strati verticali nel caso di una morfologia con una valle. (b) Modello
tridimensionale di strati verticali nel caso di una morfologia con un rilievo. (c) e (d) Relative carte geologiche.
L’angolo 𝛾 è la direzione della stratificazione. (e) Andamento verticale di contatti stratigrafici (indicati dalle
frecce rosse) in una carta geologica. Anche la faglia nella parte occidentale della carta ha una giacitura
verticale.
22 2. FORMA DEGLI AFFIORAMENTI
W E W E W E
( a) (b) (c )
Figura 2.4 Possibili giaciture di strati inclinati rispetto ad un versante. La linea tratteggiata rappresenta
l’inclinazione media del versante. L’inclinazione del versante è 𝛼, uguale nei tre casi, 𝛽 è l’inclinazione
della stratificazione. (a) Strati a reggipoggio: gli strati hanno una direzione di immersione (verso Est)
opposta alla direzione di inclinazione del pendio (verso Ovest). (b) Strati a franapoggio più inclinati del
versante: la stratificazione e il versante immergono nella solita direzione (verso W), ma l’inclinazione degli
strati 𝛽 è maggiore dell’inclinazione del versante 𝛼. (c) Strati a franapoggio meno inclinati del versante: la
stratificazione e il versante immergono nella solita direzione (verso W), ma l’inclinazione degli strati 𝛽 è
minore dell’inclinazione del versante 𝛼.
la “punta” del contatto nella valle sarà sempre verso la formazione sovrastante, ma sarà
differente l’andamento dei contatti nei due versanti della valle (Fig. 2.6).
È importante ricordare che in una certa area si hanno degli strati a reggipoggio (o a
franapoggio) solo per particolari orientazioni del versante, e che la giacitura a reggipoggio
(o a franapoggio) cambia se cambia l’orientazione del versante. Si consideri l’esempio della
Fig. 2.7, in cui è rappresentata una valle con orientazione Est-Ovest (cioè i due versanti
hanno inclinazione verso Sud e verso Nord, rispettivamente) e la stratificazione in tutta
l’area immerge esattamente verso Sud (180/20). Nel versante “A” si un assetto con strati
a reggipoggio, mentre nel versante “B” si hanno strati a franapoggio. Si noti inoltre che
entrambi i versanti hanno una direzione (Est-Ovest) che coincide con la direzione della
stratificazione, ciò implica che l’intersezione tra stratificazione e topografia produrrà in
carta dei contatti orizzontali paralleli alle isoipse, cioè i contatti non attraverseranno la valle
e non è possibile applicare la regola della “v” per stabilire i rapporti tra le varie formazioni.
La situazione però è diversa rispetto a quanto visto nel caso di stratificazione orizzontale,
nel caso della Fig. 2.7b l’estensione delle formazioni in carta è differente sui due versanti
(la solita formazione ha un’ampia estensione di affioramento nell’area a franapoggio C e
un’estensione molto minore nell’area reggipoggio C’), il che non accade nel caso di contatti
orizzontali.
(e)
Figura 2.5 Modelli tridimensionali e carte geologiche nel caso di strati inclinati, gli strati hanno tutti giacitura
90/50 (direzione di immersione verso Est). (a) Valle con andamento Est-Ovest con strati inclinati, la linea
rossa indica la forma a "v" dei contatti nel punto in cui attraversano la valle. Tutti i contatti immergono
verso Est. (b) Modello tridimensionale di strati a reggipoggio. Nell’area “A” gli stati hanno un’immersione
verso Est opposta all’inclinazione del versante (verso Ovest). (c) Carta geologica relativo al modello
tridimensionale in (b). (d) Carta geologica di un rilievo con strati a reggipoggio. La linea rossa indica
l’andamento concavo dei contatti e la concavità (indicata dalla freccia) è rivolta verso Est, cioè verso
le formazioni sovrastanti. (e) Carta geologica con contatti generalmente a reggipoggio; le frecce rosse
indicano punti in corrispondenza di dossi in cui la concavità dei contatti (verso W e NW) è diretta verso
le formazioni sovrastanti; le frecce blu indicato punti in corrispondenza di valli, in cui la punta a “v” del
contatto è diretta verso le formazioni sovrastanti.
24 2. FORMA DEGLI AFFIORAMENTI
Figura 2.6 Andamento di contatti inclinati nel caso di una valle con andamento Est-Ovest, la giacitura della
stratificazione è 110/50.
C B
A
C
C’
C’
Figura 2.7 (a) Modello tridimensionale e (b) Carta geologica in un’area in cui la stratificazione (giacitura
180/20) ha la stessa direzione dei versanti.
2.1. CONTATTI GEOLOGICI E TOPOGRAFIA 25
A B
C C
(f)
(e)
Figura 2.8 (a) Modello di un’area con strati a reggipoggio più inclinati del pendio (area “A”), in “C” gli strati
sono a reggipoggio, la stratificazione ha giacitura 90/50. (b) Modello di un’area con strati a reggipoggio
meno inclinati del pendio (area “B”), in “C” gli strati sono a reggipoggio, la stratificazione ha giacitura 90/20.
(c) Carta geologica del modello in (a), la concavità dei contatti (evidenziata dalle frecce rosse) è rivolta
verso Est, verso la formazione sovrastante. (e) Carta geologica di un’area con contatti franapoggio più
inclinati del pendio immergenti verso Ovest, si noti l’andamento in corrispondenza di dossi (frecce rosse)
e di valli (freccia blu). (f) Carta geologica di un’area con contatti franapoggio meno inclinati del pendio
immergenti verso Nord, si noti l’andamento in corrispondenza di dossi (frecce rosse) e di valli (frecce blu). .
26 2. FORMA DEGLI AFFIORAMENTI
u
reggipoggio
u
t
franapoggio
w
Figura 2.9 Estensione affioramenti, spessore e inclinazione degli strati, topografia. (a) Nel caso di strati con
inclinazione costante, l’ampiezza dell’affioramento nella carta geologica riflette solamente lo spessore dello
strato (spessori maggiori corrispondono a strati più spessi). (b) Nel caso di strati con spessore uguale ma
inclinazione variabile, l’ampiezza degli affioramenti nella carta geologica riflette l’inclinazione dello strato
(inclinazioni minori degli strati producono affioramenti di estensioni maggiori). (c) Sezione in un rilievo in
cui è presente uno strato che affiora su i due versanti. 𝑤 è l’ampiezza dell’affioramento sul terreno, 𝑢 è
l’ampiezza dell’affioramento misurata sulla carta geologica, 𝑡 è lo spessore reale dello strato.
Figura 2.10 Misura dello spessore di uno strato. Lo spessore reale dello strato è 𝑡, 𝑤 è l’ampiezza dell’af-
fioramento misurabile lungo il versante, ℎ è l’ampiezza dell’affioramento ricavabile dalla carta geologica,
𝑣 è il dislivello tra il contatto superiore e inferiore, 𝛿 è l’inclinazione dello strato e 𝜎 è l’inclinazione del
pendio. (a) Misura nel caso di topografia orizzontale. (b-h) Misura dello spessore conoscendo l’ampiezza in
campagna dell’affioramento (𝑤). (i-m) Misura dello spessore ricavando l’ampiezza dell’affioramento dalla
carta geologica e il dislivello tra i due contatti.
a reggipoggio, mentre l’estensione degli affioramenti sarà maggiore nel caso di strati a
franapoggio.
Talvolta, per differenti motivi, in campagna non è possibile misurare direttamente lo
spessore reale di uno strato (o di una formazione geologica). Se però disponiamo di alcune
informazioni ricavabili dalla carta geologica possiamo ricavare indirettamente lo spessore
di uno strato (stratimetria).
Il caso più semplice si ha nel caso di una topografia orizzontale (Fig. 2.10a), per ricavare
lo spessore di uno strato inclinato è sufficiente misurare l’ampiezza dell’affioramento 𝑤
nella direzione di immersione, cioè nella direzione ortogonale alla direzione e conoscere
l’inclinazione 𝛿 dello strato (ricavabile realizzando una sezione geologica). Lo spessore
dello strato è: 𝑡 = 𝑤 sin 𝛿.
Se la superficie topografica non è orizzontale il calcolo dello spessore reale di uno
strato richiede di conoscere l’ampiezza dell’affioramento come misurabile in campagna (𝑤),
l’inclinazione dello strato (𝛿) e l’inclinazione del pendio (𝜎). Le formule trigonometriche
sono riportate in Fig. 2.10b per strati a franapoggio meno inclinati del pendio, in Fig. 2.10c
per strati orizzontali, in Fig. 2.10d, e, f per strati a reggipoggio, in Fig. 2.10g per strati
verticali e in Fig. 2.10h per strati a franapoggio più inclinati del pendio.
Se la superficie topografica non è orizzontale e se non è possibile conoscere l’ampiezza
28 2. FORMA DEGLI AFFIORAMENTI
29
30 3. CURVE DI LIVELLO E INCLINAZIONE APPARENTE
Figura 3.1 (a) Contatti geologici per uno strato inclinato. (b) Superficie superiore dello strato e relative curve
di livello. (c) Vista dall’alto, in carta, delle curve di livello per il tetto dello strato. (d) Prolungamento verso
l’alto della superficie planare che rappresenta il tetto dello strato.
Figura 3.2 Rappresentazione mediante curve di livello di superfici geologiche non piane.
32 3. CURVE DI LIVELLO E INCLINAZIONE APPARENTE
Figura 3.3 Contatti geologici originati da uno strato di spessore costante variamente inclinato rispetto al
versante, le curve di livello sul contatto hanno quindi spaziatura differente. (a) Strato orizzontale. (b) Strato
a reggipoggio debolmente inclinato. (c) Strato a reggipoggio mediamente inclinato. (d) Strato a reggipoggio
fortemente inclinato.(e) Strato verticale. (d) Strato a franapoggio, più inclinato del versante. (e) strato a
franapoggio, meno inclinato del versante. (h) Variazioni di spessore dovute alla topografia.
in Fig. 3.4c, di 120 m. Come si vede in Fig. 3.4d l’inclinazione della superficie è l’angolo la
cui tangente è 𝑏𝑐/𝑎𝑏, cioè 100/120=0,83. L’inclinazione è quindi 40◦ . L’inclinazione così
calcolata è anche detta inclinazione reale dello strato.
Se l’inclinazione del piano viene misurata in qualsiasi altra direzione diversa dalla
direzione di immersione, l’angolo di inclinazione risulta inferiore. In Fig. 3.4e misuriamo
l’inclinazione tra il punto d e il punto c, il punto d ha la stessa quota del punto a visto in
precedenza. L’inclinazione in questo caso sarà data da: 𝑏𝑐/𝑏𝑑 = 100/225 = 0, 444, cioè
l’angolo è 24◦ .
L’inclinazione di una superficie misurata in una direzione che non è la sua direzione di
immersione è detta inclinazione apparente, ed è sempre minore dell’inclinazione reale, in
altre parole l’inclinazione di uno strato su una sezione geologica non parallela alla direzione
di immersione è minore dell’inclinazione reale dello strato. È intuitivo che l’inclinazione
apparente misurata su una sezione parallela alla direzione dello strato è zero, cioè lo strato
appare orizzontale in sezione.
Vediamo questo concetto dell’inclinazione con un semplice esempio di un modello
tridimensionale, rappresentato in Fig. 3.5.
In questo modello Fig. 3.5a sono rappresentati una serie di strati che immergono verso
Est con una inclinazione di 20° (90/20). Questo modello è tagliato da quattro sezioni
geologiche, differentemente orientate (Fig. 3.5b):
- la sezione A-A’ (Fig. 3.5c) ha una direzione (strike) N90E, è quindi coincidente con la
direzione di immersione degli strati, in sezione gli strati hanno inclinazione di 20°,
cioè mostrano l’inclinazione reale;
- la sezione B-B’ (Fig. 3.5c) ha una direzione (strike) N64E, in sezione gli strati hanno
3.2. INCLINAZIONE REALE E INCLINAZIONE APPARENTE 33
Figura 3.4 Calcolo dell’inclinazione reale (a,b,c,d) e dell’inclinazione apparente (e,f,g,h) di uno strato. L’incli-
nazione apparente è sempre minore dell’inclinazione.
34 3. CURVE DI LIVELLO E INCLINAZIONE APPARENTE
(a) (b)
20° 18°
9° 0°
C’ D D’
A A’ B B’ C
Figura 3.5 Inclinazione apparente in una serie di sezioni geologiche. (a) Modello tridimensionale. (b) Carta
geologica. (c)-(f) Sezioni geologiche differentemente orientate, è indicato l’angolo dell’inclinazione dei
contatti nelle varie sezioni.
Figura 3.6 Elementi per il calcolo dell’inclinazione apparente. 𝛾: angolo tra direzione dello strato e la traccia
della sezione, 𝛼: inclinazione dello strato, 𝜔: inclinazione apparente dello strato sulla sezione.
Ne consegue che:
tan 𝜔 = tan 𝛼 ⋅ sin 𝛾 (3.3)
L’Eq. 3.3 ci permette di calcolare 𝜔, cioè l’inclinazione apparente, conoscendo l’incli-
nazione reale 𝛼 e l’angolo tra la direzione dello strato e la traccia della sezione geologica
𝛾. L’inclinazione apparente 𝛾 varia tra 0° e 𝛼. Vale 0° quando è nulla l’inclinazione reale
(strati orizzontali) oppure quando è nullo l’angolo 𝛾 (la sezione geologica è parallela alla
direzione degli strati). L’inclinazione apparente coincide invece con l’inclinazione reale
quando 𝛾 = 90° (la traccia della sezione geologica è ortogonale alla direzione degli strati)
oppure quando gli strati sono verticali.
Se non si vuole risolvere l’Eq. 3.3 per ogni misura per ricavare l’inclinazione apparente,
si possono usare dei diagrammi che offrono una soluzione grafica di tale equazione. Una di
queste scale grafiche è riportata in Fig. 3.7.
Figura 3.7 Diagramma per determinare l’inclinazione apparente in una sezione geologica, nota l’inclinazione
e l’angolo tra la traccia della sezione e la direzione degli strati (Palmer, 1919). Con una linea retta si unisce
il valore dell’inclinazione (scala a sinistra) con il valore dell’angolo tra la traccia e la direzione degli strati
(scala a destra), nella scala centrale si legge il corrispondente valore dell’inclinazione apparente. Per la
definizione degli angoli vedi Fig. 3.6.
3.3. CALCOLO DELL’INCLINAZIONE APPARENTE 37
PC
19°
D
α C B=170/90
33°
α’=33° PB
A α’’=19°
120/40
C=145/90
B
(a) (b)
Figura 3.8 Uso delle proiezioni stereografiche per determinare l’inclinazione apparente. (a) Inclinazione
apparente di uno strato (in grigio) su varie sezioni verticali. La sezione A è ortogonale alla direzione (strike)
dello strato e perciò parallela alla direzione di massima pendenza dello strato, l’angolo 𝛼 in sezione è quindi
uguale all’inclinazione dello strato; la sezione B ha orientazione 170/90 e 𝛼 = 33° è l’inclinazione apparente
dello strato su questa superficie; la sezione C ha orientazione 145/90 e 𝛼 = 33° è l’inclinazione apparente
dello strato su questa superficie; la sezione D è parallela alla direzione dello strato, lo strato appare quindi
orizzontale su questa superficie (in altre parole lo strato ha un’inclinazione apparente uguale a zero su
questa superficie). (b) Proiezione stereografica delle sezioni illustrate in (a), lo strato in grigio ha giacitura
120/40. Pb e Pc sono le linee intersezione tra le sezioni B e C e lo strato, la cui inclinazione (33° e 19°) è
l’inclinazione apparente dello strato su di esse.
4
Sezioni geologiche con il metodo delle
curve di livello
Nel Capitolo 3 è stato visto come sia possibile rappresentare l’andamento di una super-
ficie geologica mediante delle curve di livello, in questo Capitolo vedremo come da queste
informazioni sia possibile realizzare delle sezioni geologiche. Come esempio vediamo come
realizzare una semplice sezione geologica mediante l’uso delle curve di livello attraverso la
struttura di Fig. 4.1.
Per realizzare la sezione si deve:
a) Su un foglio di carta millimetrata realizzare il profilo topografico in corrispondenza
della traccia della sezione geologica. Marcare chiaramente l’inizio e la fine della
sezione geologica e le lettere che identificano le estremità (A e A’).
b) Sulla carta geologica costruire le linee che rappresentano le curve di livello del tetto
dello strato a varie quote, unendo i due punti in cui il contatto geologico interseca la
solita isoipsa. Siccome in questo semplice esempio lo strato è planare e l’inclinazione
è costante (lo strato non è piegato) le curve di livello dello strato saranno linee rette
tra loro parallele.
c) Porre il foglio di carta millimetrata parallelo alla traccia della sezione geologica e su
di esso marcare i punti in cui le curve di livello dello strato intersecano la traccia
della sezione geologica. Usare simboli diversi per questi punti a seconda se si tratta
del tetto o della base dello strato e annotare a fianco la quota in metri.
d) Sul foglio di carta millimetrata posizionare i punti così determinati alla corrispondente
quota.
e) Unire i punti relativi al tetto dello strato e quelli relativi alla base, le due linee così
costruite rappresentano la base e il tetto dello strato, cioè due contatti litologici, sulla
sezione geologica.
f) Prolungare eventualmente verso il basso e verso l’alto, al di sopra dell’attuale topo-
grafia, i due contatti.
Dalla sezione geologica così costruita è possibile ricavare informazioni quali l’inclina-
zione dello strato e il suo spessore.
Un esempio pratico di realizzazione di una sezione con il metodo delle curve di livello è
riportato in Fig. 4.2.
39
40 4. SEZIONI GEOLOGICHE CON IL METODO DELLE CURVE DI LIVELLO
500
600
400
300
400
500
600
700
40
0
A 30
Aʼ
0
600
(a)
A
profilo
topografico Aʼ
800
600
400
200
(b)
Figura 4.1 (a) Carta geologica semplificata con uno strato immergente verso Ovest. (b) Sezione geologica con
il metodo di proiezione mediante curve di livello. È riportata la costruzione solo per i punti del tetto dello
strato. La solita procedura andrà fatta per la base dello strato (i punti di intersezione della base dello strato
con la topografia sono indicati con “×”.)
41
Figura 4.2 Realizzazione di una sezione geologica con il metodo delle curve di livello.
5
Variazione della scala verticale
Figura 5.1 Sezione geologica attraverso la Rift Valley in Kenya. la sezione ha un’esagerazione verticale 5x.
43
44 5. VARIAZIONE DELLA SCALA VERTICALE
(a)
(b) esagerazione verticale: 2x
Figura 5.2 Distorsione della forma di uno strato a seguito di un’esagerazione verticale (a) Sezione originale,
senza esagerazione verticale. (b) Sezione con una esagerazione verticale: 2x.
In una certa carta geologica possono essere presenti vari tipi di strutture geologiche.
Le differenti strutture geologiche producono contatti con geometria particolare, che posso-
no essere riconosciuti una carta geologica. In questo Capitolo saranno illustrate le varie
geometrie di contatti legati allo sviluppo delle strutture geologiche più comuni quali di-
scordanze, faglie, pieghe, e nel caso di depositi alluvionali e intrusioni. Il riconoscimento
dell’andamento di questi contatti ci permette di riconoscere quindi le strutture presenti in
carta.
6.1 Discordanze
Ogni formazione geologica ha una superficie limite inferiore ed una superiore, il pas-
saggio alla formazione sovrastante e sottostante può essere continuo (senza lacuna di
sedimentazione) oppure discontinuo (con lacuna di sedimentazione). Concordante si dice un
contatto tra due formazioni nel caso in cui gli strati siano tra loro paralleli e in continuità
di sedimentazione. Quando ciò non avviene un contatto si dice discordante.
Una discordanza (ingl. unconformity) è una discontinuità, una interruzione della sedi-
mentazione, accompagnata da erosione degli strati sottostanti, gli strati al di sopra della
discordanza sono più giovani degli strati al di sotto.
Si distinguono i seguenti tipi di discordanze (Fig. 6.1):
a) nonconcordanza (discordanza semplice, nonconformity): si ha nel caso in cui la suc-
cessione non è costituita tutta da rocce sedimentarie, ma la superficie di erosione
interessa rocce metamorfiche o magmatiche (al di sotto) e al di sopra si deposita una
successione sedimentaria;
b) discordanza angolare (angular unconformity): discontinuità in una successione strati-
grafica in corrispondenza della quale i piani di stratificazione delle unità sottostanti
e soprastanti formano un angolo gli uni rispetto agli altri, indicando deformazione
prima dell’erosione;
c) disconformità (disconformity): discontinuità in una successione stratigrafica in corri-
spondenza della quale i piani di stratificazione delle unità sottostanti e sovrastanti
sono paralleli, ma è presente una marcata superficie erosionale, cioè una troncatura
47
48 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
Figura 6.1 Tipi di discordanze. (a) Nonconcordanza. (b) Discordanza angolare. (c) Disconformità. (d) Para-
concordanza.
erosiva degli strati sottostanti, indica che non c’è stata alcuna fase deformativa prima
dell’erosione;
d) paraconcordanza (paraconformity): discontinuità in una successione stratigrafica in
corrispondenza della quale i piani di stratificazione delle unità sottostanti e sovrastanti
sono paralleli, e non è evidente una netta superficie erosionale. Si ha una discontinuità
nella sedimentazione che può essere dimostrata solo dall’età molto differente al di
sopra e al di sotto della superficie di paraconcordanza.
Vediamo alcuni esempi del caso più complicato dal punto di vista geometrico, quello
della discordanza angolare.
La Fig. 6.2 mostra la geometria di una discordanza angolare, con degli strati immergenti
verso Est al di sotto della discordanza e degli strati orizzontali al di sopra. Nel caso di un
rilevo (Fig. 6.2a,c), gli strati al di sopra della discordanza seguiranno le isoipse e avranno
quindi un andamento chiuso, gli strati al di sotto sono inclinati a reggipoggio in un versante
e a franapoggio più inclinato del pendio nell’altro versante e quindi la concavità in entrambi
i versanti è verso Est, cioè verso le formazioni sovrastanti.
Nel caso di una valle (Fig. 6.2b,d), gli strati al di sopra della discordanza seguiranno le
isoipse e avranno quindi un andamento parallelo alle isoipse, gli strati al di sotto immergono
verso Est e quindi in corrispondenza della valle avranno un andamento a “v”, con la punta
della “v” orientata verso Est.
6.2 Faglie
6.2.1 Riconoscimento di faglie
Nelle carte geologiche le faglie sono indicate di solito con un apposito simbolismo (vedi
Fig. 1.4), le faglie dirette solitamente con una linea rossa con dei trattini ortogonali alla
linea stessa, rivolti verso il blocco che si è spostato verso il basso. Per le faglie inverse o i
sovrascorrimenti si usa di solito una linea rossa con dei triangoli rivolti verso il tetto della
faglia, cioè verso il blocco sovrascorso. Le faglie sono comunque facilmente riconoscibili in
una carta geologica in quanto interrompono la continuità dei contatti geologici e portano a
diretto contatto formazioni di età diversa che normalmente non sono a diretto contatto tra
loro.
Le informazioni ricavabili da una carta geologica spesso consentono di stabilire il tipo
di movimento relativo delle due parti di una faglia (diretto, inverso, trascorrente), ma di
solito è molto difficile stabilire l’esatta direzione ed entità del movimento (rigetto) lungo
6.2. FAGLIE 49
(e)
Figura 6.2 Modelli tridimensionali e carte geologiche con una discordanza angolare, nel caso di un rilievo
(a,c) e di una valle (b,d). La superficie di discordanza è orizzontale ed è indicata dalla linea blu. (e) Esempio
di discordanza semplice (non-conformity) in una carta geologica, la discordanza è indicata dalla freccia. La
discordanza è alla base della formazione FMC (formazione di origine sedimentaria e in giacitura orizzontale),
mentre al di sotto si ha una complesso di rocce metamorfiche con sovrascorrimenti e strutture plicative
(anticlinali e sinclinali) e con una immersione generale dei contatti e della foliazione principale verso
Nord-Est.
50 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
Figura 6.3 In una carta geologica (superficie orizzontale) i soliti affioramenti possono essere generati da
movimenti differenti lungo una faglia.
la superficie di faglia. Questo perché le solite forme di affioramento nella carta geologica
possono essere generate da differenti tipi di movimento.
Nell’esempio di Fig. 6.3a si vede come appaiono in una carta geologica (superficie
orizzontale) e in sezione geologica (superficie verticale) due contatti dislocati da una faglia.
Questo andamento dei contatti può essere dovuto ad un movimento obliquo delle due parti
della faglia (Fig. 6.3b) oppure ad un movimento di tipo trascorrente (Fig. 6.3c,d). In assenza
di altre informazioni dalla semplice analisi della carta è impossibile stabilire l’esatto tipo di
movimento (obliquo o trascorrente), ma però è possibile stabilire quale è la parte della faglia
che viene abbassata o alzata durante il movimento o se il movimento è destro o sinistro.
Faglie con rigetto essenzialmente verticale si riconoscono se nella carta non spostano
contatti verticali (es. filoni, contatti tra rocce intrusive e incassante, piani assiali di pieghe,
ecc.). Faglie trascorrenti si riconoscono in quanto in carta non spostano contatti orizzontali,
ma i contatti inclinati sono tutti spostati nella solita direzione e della solita entità.
L’analisi di una carta geologica permette anche di stabilire l’intervallo di tempo durante
il quale è stata attiva una faglia. Il limite inferiore di questo intervallo di tempo è dato
dall’età della più recente formazione o struttura (piegamento, metamorfismo, ecc.) tagliata
dalla faglia. Il limite superiore di questo intervallo di tempo è dato dall’età della più antica
formazione geologica o struttura che non è tagliata dalla faglia. Il limite superiore può
essere rappresentato da discordanze che suturano la faglia o intrusioni che attraversano la
faglia senza essere dislocate. Se sono presenti pieghe che ripiegano la faglia questo implica
che la faglia è più antica del piegamento.
B
A
B
A
(a) (b)
B A
A
B
(c) (d)
Figura 6.4 (a) Faglia diretta immergente verso Est che taglia una successione orizzontale, in un’area con
un rilievo. (b) Faglia diretta in un’area con una valle. (c,d) Carte geologiche relative. I punti rossi e blu
indicano punti omologhi, cioè punti che prima dello spostamento legato all’attività della faglia si trovavano
accanto, nella stessa posizione.
e la formazione B, al tetto della faglia, incontra la superficie di faglia. Il punto blu (indicato
dalla freccia blu) indica il punto dove il contatto tra la formazione A e la formazione B, a
letto della faglia, incontra la superficie di faglia. È chiaro dalla Fig. 6.4a che il punto rosso è
a una quota minore rispetto al punto blu, questo perché siamo in presenza di una faglia
diretta. Questo è ben evidente anche nella relativa carta geologica di Fig. 6.4c.
La situazione nel caso di una faglia diretta in un’area con una valle è illustrata in
Fig. 6.4b. Il punto rosso indica il punto dove il contatto tra la formazione A e la formazione
B, al tetto della faglia, incontra la superficie di faglia. Il punto blu indica il punto dove il
contatto tra la formazione A e la formazione B, a letto della faglia, incontra la superficie di
faglia. Anche in questo caso è evidente che il punto rosso è a una quota minore rispetto
al punto blu, questo perché siamo in presenza di una faglia diretta. Questo è osservabile
anche nella relativa carta geologica di Fig. 6.4d.
È importante notare come nella carta geologica di Fig. 6.4c, se ci muoviamo lungo la
superficie di faglia, i due punti sembrano dislocati con un movimento sinistrale a Nord
del rilievo, mentre sembrano dislocati con movimento destrale a Sud del rilievo. Questa
apparente incongruenza è legata al fatto che la faglia in questione non è una faglia tra-
52 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
B
A
B
A
(a) (b)
B A
A
(c) (d) B
Figura 6.5 Faglia inversa immergente verso Est che taglia una successione orizzontale, in un’area con un
rilievo. (b) Faglia inversa in un’area con una valle. (c,d) Carte geologiche relative. I punti rossi e blu
indicano punti omologhi, cioè punti che prima dello spostamento legato all’attività della faglia si trovavano
accanto, nella stessa posizione.
scorrente ma una faglia diretta, e l’apparente spostamento in carta dei punti è un effetto
dell’intersezione tra la topografia e i contatti. Lo stesso può essere osservato nella carta
geologica diFig. 6.4d.
Nel caso di faglie inverse (faglie in cui il tetto si alza rispetto al letto) tutti i contatti al
tetto della faglia saranno ad una quota maggiore rispetto a i soliti contatti nell’area a letto
della faglia. Vediamo questo nell’esempio di Fig. 6.5.
In Fig. 6.5a è raffigurata un’area in corrispondenza di un rilievo in cui è presente una
faglia inversa immergente verso Est che taglia una successione stratigrafica orizzontale. Il
punto rosso (indicato dalla freccia rossa) indica il punto dove il contatto tra la formazione A
e la formazione B, al tetto della faglia, incontra la superficie di faglia. Il punto blu (indicato
dalla freccia blu) indica il punto dove il contatto tra la formazione A e la formazione B, a
letto della faglia, incontra la superficie di faglia. È chiaro dalla Fig. 6.5a che il punto rosso è
a una quota maggiore rispetto al del punto blu, questo perché siamo in presenza di una
faglia inversa. Questo è ben evidente anche nella relativa carta geologica di Fig. 6.5c.
6.2. FAGLIE 53
La situazione nel caso di una faglia inversa in un’area con una valle è illustrata in
Fig. 6.5b. Il punto rosso indica il punto dove il contatto tra la formazione A e la formazione
B, al tetto della faglia, incontra la superficie di faglia. Il punto blu indica il punto dove il
contatto tra la formazione A e la formazione B, a letto della faglia, incontra la superficie di
faglia. Anche in questo caso è evidente che il punto rosso è a una quota maggiore rispetto
al punto blu, questo perché siamo in presenza di una faglia diretta. Questo è osservabile
anche nella relativa carta geologica di Fig. 6.5d.
Analogamente con quanto visto per le faglie dirette, nella carta geologica di Fig. 6.5c, se
ci muoviamo lungo la superficie di faglia, i due punti sembrano dislocati con un movimento
destrale a Nord del rilievo, mentre sembrano dislocati con movimento sinistrale a Sud del
rilievo. Questa apparente incongruenza è legata al fatto che la faglia in questione non è
una faglia trascorrente ma una faglia inversa, e l’apparente spostamento in carta dei punti
è un effetto dell’intersezione tra la topografia e i contatti. Lo stesso può essere osservato
nella carta geologica diFig. 6.5d.
B B
A A
B
A B
A
(a) (b)
A B
A B
AB
A
B
(c) (d)
Figura 6.6 Faglia trascorrente con direzione NE-SW che taglia una successione orizzontale, in un’area con
un rilievo. (b) Faglia trascorrente in un’area con una valle. (c,d) Carte geologiche relative. I punti rossi
e blu indicano punti omologhi, cioè punti che prima dello spostamento legato all’attività della faglia si
trovavano accanto, nella stessa posizione.
nelle carte geologiche in quanto sono necessari elementi lineari quali cerniere di pieghe,
intersezioni tra due superfici, intersezione tra una superficie e una discordanza, ecc. Usuali
strutture planari quali stratificazione o contatti tettonici non sono adatti, da soli, a fornirci
questo tipo di informazioni.
La Fig. 6.7 mostra due esempi di elementi lineari dislocati da una faglia, è evidente
che i punti 𝑥 e 𝑥 ′ , ora distanti, prima del movimento lungo la faglia erano a contatto. Se è
possibile determinare la distanza tra 𝑥 e 𝑥 ′ è determinato in modo univoco lo spostamento
lungo la superficie di faglia.
L’entità dello spostamento lungo la superficie di faglia è il rigetto della faglia.
Figura 6.7 Casi in cui è possibile calcolare il rigetto, cioè il reale movimento lungo una faglia (la superficie di
faglia è indicata in grigio). (a) Cerniera di una piega dislocata da una faglia. (b) Dislocazione di una linea
(L) data dall’intersezione di due superfici (S1 e S2 ). La distanza 𝑥 − 𝑥 ′ è il rigetto della faglia.
la direzione di movimento dei due blocchi, come dedotto dalla presenza di strie, lineazioni
o altri indicatori cinematici, informazione che se nota viene di solito riportata in carta con
uno specifico simbolo.
Quando in una carta geologica è presente una faglia che disloca una struttura planare
e si conosce la direzione di movimento lungo la faglia (Fig. 6.8) è possibile realizzare una
sezione geologica che contiene la direzione di movimento ed è quindi possibile ricavare:
- il rigetto, cioè il reale spostamento dei due blocchi (la distanza 𝑥𝑥 ′ in Fig. 6.8a e
Fig. 6.8b);
- il rigetto orizzontale, cioè la componente orizzontale del rigetto lungo la direzione di
movimento (Fig. 6.8b);
- il rigetto verticale, cioè la componente verticale del rigetto lungo la direzione di
movimento (Fig. 6.8b);
Se invece non si conosce la direzione di movimento lungo la faglia, è possibile realizzare
una sezione geologica ortogonale alla superficie di faglia (Fig. 6.8c) sulla quale è possibile
ricavare:
- il rigetto apparente, cioè l’entità dello spostamento dei due blocchi come osservabile
in sezione;
- il rigetto orizzontale apparente (ingl. heave), cioè la componente orizzontale del rigetto
apparente come osservabile in sezione;
- il rigetto verticale apparente (ingl. throw), cioè la componente verticale del rigetto
apparente come osservabile in sezione.
Un movimento lungo una faglia porta in ogni caso ad uno spostamento dei contatti
nella carta geologica, come schematizzato in Fig. 6.8d. In carta è possibile misurare uno
spostamento orizzontale, che però non ha alcuna relazione con il rigetto della faglia. In alcuni
casi si può avere uno spostamento orizzontale (destrale o sinistrale) in carta dei contatti,
anche nel caso di una faglia diretta senza alcuna componente di movimento trascorrente.
Nel caso di sovrascorrimenti regionali, cioè con estensione di parecchie decine o centina-
ia di km, può essere impossibile in una carta geologica riconoscere una struttura geologica
56 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
Profilo 1
strie
Rigetto
Profilo 1 orizzontale
Rigetto
Rigetto verticale
Profilo 2
(b)
(a)
Profilo 1
Rigetto orizzontale
Profilo 2 apparente
Spostamento
Faglia orizzontale
Rigetto verticale
Rigetto apparente
apparente
(c) (d)
Figura 6.8 (a) Schema di una faglia normale (in grigio) che disloca uno strato (in nero). Sulla superficie di
faglia sono indicate le strie (a tratteggio) che indicano la direzione di movimento sul piano di faglia. (b)
Sezione lungo il Profilo 1, che contiene la direzione di movimento della faglia. (c) Sezione lungo il Profilo 2,
orientato ortogonalmente rispetto alla direzione del piano di faglia. (d) Spostamento orizzontale in carta,
lungo la faglia, dello strato inclinato.
che è stata dislocata dal sovrascorrimento, ma invece può essere possibile da osservazioni
di campagna (indicatori cinematici) stabilire la direzione e senso di movimento del sovra-
scorrimento. In questi casi è possibile fare una stima “minima” dello spostamento, questa
distanza (distanza A in Fig. 6.9) è la distanza misurata parallelamente alla direzione di
movimento del sovrascorrimento che intercorre tra il punto più “interno” di affioramento
della successione autoctona (punto 1 in Fig. 6.9) e il punto più “esterno” raggiunto dalla
successione alloctona (punto 1’ in Fig. 6.9).
6.3 Pieghe
In una carta geologica pieghe sono evidenziate da variazioni giacitura della stratifica-
zione (o della foliazione) varia e descrive delle strutture concave verso l’alto (sinformi) o
verso il basso (antiformi), in cui possono affiorare rocce più giovani di quelle circostanti
(sinclinali) o più antiche (anticlinali). Nella carta strutture antiformi e sinformi sono facil-
mente riconoscibili quando le pieghe hanno asse inclinato (Fig. 6.10a) piuttosto che quando
hanno asse orizzontale (Fig. 6.10b), lo stesso vale per le anticlinali e le sinclinali (Fig. 6.10c
e Fig. 6.10d). Non è detto che tutte le anticlinali siano antiformi (e viceversa) e che tutte le
sinclinali siano sinformi (e viceversa). Nel caso di pieghe ripiegate, affioramenti nei due
fianchi di una piega di prima fase possono dare pieghe di seconda fase che possono essere
delle sinclinali sinformi in un fianco e anticlinali sinformi nell’altro fianco (Fig. 6.10e).
6.3. PIEGHE 57
Figura 6.9 Stima dello spostamento minimo lungo un sovrascorrimento. La distanza A è l’entità minima
dello spostamento lungo il sovrascorrimento.
Figura 6.10 (a) Affioramenti di antiformi e sinformi con asse inclinato. (b) Antiformi e sinformi con asse
orizzontale). (c) Affioramenti di anticlinali e sinclinali con asse inclinato. (d) Anticlinali e sinclinali con
asse orizzontale. (e) Sinclinali sinformi e anticlinali sinformi su due fianchi di una piega.
58 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
(a) (b)
Figura 6.11 (a) Sistema di pieghe in un’area con un rilievo. (b) Carta geologica della solita area.
(a) (b)
(c) (d)
Figura 6.12 (a) Pieghe con piano assiale verticale e asse ortogonale all’andamento dei versanti. (b) Pieghe
con piano assiale verticale e asse immergente verso N80E con un’inclinazione di 5°. (c) Pieghe con piano
assiale verticale e asse orizzontale, con orientazione Est-Ovest. (d) Carta geologica per le pieghe in (c).
rispecchia abbastanza fedelmente la vera geometria delle pieghe, come evidenziato per il
contatto indicato in rosso.
In Fig. 6.12b le pieghe hanno sempre il piano assiale verticale, ma in questo caso l’asse
immerge verso N80E con un’inclinazione di 5°, ciè l’asse è circa parallelo ai versanti della
valle. Con questa orientazione sarà molto difficile riconoscere le pieghe sul versante e
nell’esempio solo due cerniere, indicate dalle frecce rosse e blu, sono visibili. L’andamento
dei contatti sul versante inoltre non è rappresentativo della geometria delle pieghe, la
cerniera indicata dalla freccia rossa sembra essere infatti la cerniera di una piega isoclinale
(cioè con i fianchi paralleli), ma invece le pieghe nell’area hanno una geometria aperta.
Nel caso di pieghe con assi paralleli al versante, come rappresentato in Fig. 6.12c,
nessuna cerniera sarà osservabile e ciò potrebbe portare alla errata interpretazione che
nell’area non esiste alcuna struttura a pieghe. In questi casi la presenza di cerniere e la
posizione dei piani assiali delle pieghe può essere stabilita solo si hanno informazioni sulla
giacitura della stratificazione nell’area, cioè sono se sono state raccolte delle misure di
60 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
(a)
(b) (c)
A’
A’
A’
A
A
(d) (e)
Figura 6.13 Andamento di contatti nel caso di anticlinali e sinclinali a piano assiale verticale e asse orizzontale,
a tratto e punto sono indicate le tracce dei piani assiali.
62 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
(a)
(b) (c)
A’
A
(d) (e)
Figura 6.14 Andamento di contatti nel caso di anticlinali e sinclinali con piano assiale immergente verso Est
con un’inclinazione di 60° e asse orizzontale, a tratto e punto sono indicate le tracce dei piani assiali.
6.3. PIEGHE 63
(a)
(b) (c)
B’
A’ B’ A’
A B
B
A
(d) (e)
Figura 6.15 Andamento di contatti nel caso di anticlinali e sinclinali con piano assiale verticale e asse
immergente verso Nord con un’inclinazione di 8°, a tratto e punto sono indicate le tracce dei piani assiali.
64 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
Figura 6.16 (a) Schema di una anticlinale e una sinclinale tagliate da una faglia trascorrente. (b) Anticlinale e
sinclinale tagliate da una faglia diretta. Le frecce indicano il movimento lungo la faglia. (c,d) Affioramenti
risultanti dall’erosione dei due modelli precedenti su una superficie orizzontale. In giallo è indicata
l’estensione del nucleo dell’anticlinale, all’interno dello strato in nero, in celeste è indicato il nucleo della
sinclinale. (e,f) Carte geologiche schematiche delle due strutture, nel caso di topografia orizzontale.
Nel caso di pieghe tagliate da una faglia trascorrente, alcune considerazioni sono
possibili. L’erosione in questo caso espone a destra e a sinistra della faglia sempre il solito
livello strutturale della piega (Fig. 6.16c). Questo implica che l’ampiezza degli affioramenti
non cambia dalle due parti della faglia e che tutti i contatti e piani assiali sono dislocati nel
solito modo, sinistro nel nostro caso e della solita entità. Questo è evidente in Fig. 6.16e:
l’ampiezza nel nucleo dell’anticlinale (distanza 𝑥 e 𝑥 ′ ) rimane la stessa a Nord e a Sud della
faglia, lo stesso per l’ampiezza del nucleo della sinclinale (distanza 𝑦 e 𝑦 ′ ). Tutti i contatti e
i piani assiali sono inoltre traslati verso sinistra della stessa entità, pari allo spostamento
(rigetto) lungo la faglia. In altre parole, nel caso di una faglia trascorrente la carta geologica
è la stessa nei due lati della faglia.
La cosa è più complicata quando si ha a che fare con pieghe tagliate da faglie dirette.
In Fig. 6.16b è illustrato un modello tridimensionale con una anticlinale e una sinclinale
tagliate da una faglia diretta. La faglia ha direzione Est-Ovest ed immerge verso Sud, è il
blocco Sud che viene abbassato. Se tagliamo orizzontalmente questo modello (Fig. 6.16d)
a Sud della faglia affiora il tetto, mentre a Nord affiora il letto della faglia. Dalla carta
geologica schematica di Fig. 6.16f si vede come nel caso della anticlinale, a Sud della faglia
(la parte ribassata) affiora ora un livello strutturale più superficiale di quello che invece
affiora a Nord, questo implica che l’ampiezza del nucleo della anticlinale a Nord della
faglia (distanza 𝑥) e maggiore della ampiezza del nucleo della anticlinale a Sud della faglia
(distanza 𝑥 ′ ). Per la sinclinale si ha l’opposto: l’ampiezza del nucleo della sinclinale a Nord
della faglia (distanza 𝑦) e maggiore della ampiezza del nucleo della sinclinale a Sud della
faglia (distanza 𝑥 ′ ). Occorre inoltre notare, nel caso della Fig. 6.16f, che in carta alcuni
contatti sembreranno dislocati con un movimento sinistro, come per esempio i due punti
in rosso (che prima dell’attività della faglia si trovavano adiacenti), mentre altri sembrano
dislocati con movimento destro, come per i punti blu. Ovviamente lo spostamento di questi
contatti è solo apparente ed è legato solamente al fatto che ai due lati della faglia affiorano
due livelli strutturali diversi della piega.
Vediamo ora in maggior dettaglio come risultano spostati, in una carta geologica, i piani
assiali delle pieghe quando vengono tagliati da una faglia diretta. In una faglia diretta si
ha, per definizione, lo spostamento verso il basso del tetto della faglia, questo spostamento
generalmente avviene lungo la linea di massima pendenza della faglia oppure può avvenire
secondo un’altra direzione (movimento obliquo). Consideriamo qui il caso più comune,
quello in cui il tetto della faglia si muove con movimento verticale secondo la linea di
massima pendenza sul piano di faglia. Consideriamo questi tre casi:
a) pieghe con piano assiale verticale e il vettore spostamento lungo la faglia è parallelo
al piano assiale delle pieghe;
b) pieghe con piano assiale verticale e il vettore spostamento lungo la faglia non è
parallelo al piano assiale delle pieghe;
c) pieghe con piano assiale inclinato.
La Fig. 6.17a mostra il caso di un sistema di pieghe con assi orizzontali e piani assiali
verticali con direzione Nord-Sud. Queste pieghe sono tagliate da una faglia diretta con
direzione Est-Ovest immergente verso Sud, il tetto della faglia si sposta esattamente verso
Sud (N180), secondo la linea di massima pendenza lungo la faglia. In Fig. 6.17b è rappre-
sentata la relativa carta geologica. Poiché i piani assiali hanno direzione Nord-Sud e lo
spostamento lungo la faglia avviene verso Sud (cioè la direzione di spostamento è parallela
ai piani assiali), in carta i piani assiali non appariranno spostati.
La Fig. 6.17c mostra il caso di un sistema di pieghe con assi orizzontali e piani assiali
66 6. RICONOSCIMENTO IN CARTA DI DISCORDANZE, FAGLIE, PIEGHE
(a) (b)
(c) (d)
(e)
(f) (g)
Figura 6.17 Modelli tridimensionali e carte geologiche di sistemi di pieghe tagliate da una faglia diretta. La
freccia rossa nelle carte geologiche indica la direzione di movimento del tetto della faglia. (a,b) Le pieghe
hanno piani assiali verticali con direzione Nord-Sud, la faglia ha esattamente direzione Est-Ovest e la
direzione di movimento del tetto è esattamente verso Sud. (c,d) Le pieghe hanno piani assiali verticali con
direzione Nord-Sud, la faglia ha direzione N120E e la direzione di movimento del tetto è verso N210E. (e,f,g)
Le pieghe hanno piani assiali inclinati verso Est e assi con direzione Nord-Sud, la faglia ha esattamente
direzione Est-Ovest e la direzione di movimento del tetto è verso Sud.
6.4. SOVRAPPOSIZIONE DI PIEGHE E FAGLIE 67
verticali con direzione Nord-Sud. Queste pieghe sono tagliate da una faglia diretta con
direzione N120E, il tetto della faglia si sposta secondo la linea di massima pendenza lungo la
faglia, cioè lungo la direzione N210. In Fig. 6.17d è rappresentata la relativa carta geologica.
In questo caso la direzione di spostamento lungo la faglia (freccia rossa nella carta geologica)
è obliqua rispetto ai piani assiali, questi quindi risulteranno spostati in carta a seguito del
movimento lungo la faglia.
Nel caso di pieghe con piani assiali inclinati e tagliate da una faglia diretta (Fig. 6.17e,f,g),
nella carta geologica i piani assiali risulteranno spostati in quanto la direzione di sposta-
mento lungo la faglia non è parallela ai piani assiali delle pieghe.
Da questi tre esempi è possibile quindi stabilire, più in generale, che in una carta
geologica i piani assiali di pieghe risulteranno in genere dislocati se tagliati da una faglia,
non risulteranno dislocati solo nel caso in cui il vettore spostamento lungo la faglia sia
parallelo ai piani assiali delle pieghe.
7.2 Intrusioni
In caso di intrusioni (plutoni, stock, filoni, ecc.) il contatto tra il corpo magmatico
intruso e le rocce incassanti generalmente ha in carta un andamento complesso, che però
dipende solamente dalla geometria del contatto intrusivo (Fig. 7.4), quindi anche per questi
tipi di contatti non si applica quanto visto nel Capitolo 2. Talvolta il contatto in carta ha un
andamento che potrebbe essere interpretato come dovuto a pieghe, ma è solo un effetto
della natura intrusiva molto irregolare del contatto (Fig. 7.5). Con questi tipi di contatti si
possono realizzare sezioni geologiche usando il metodo delle curve di livello ma, proprio
per la natura intrusiva, è molto difficile estrapolare il l’andamento in profondità.
69
70 7. DEPOSITI QUATERNARI E INTRUSIONI
Figura 7.1 (a) Depositi alluvionali terrazzati. (b) Sezione geologica attraverso depositi alluvionali terrazzati.
I vari ordini di terrazzi sono indicati da numeri romani (dal più vecchio al più recente), i numeri arabi
indicano le varie scarpate.
Figura 7.3 Porzioni di carte geologiche con riportati i contatti tra depositi alluvionali (bn1, celeste) e substrato
roccioso.
7.2. INTRUSIONI 71
Figura 7.4 Contatto intrusivo tra un granito (𝛾, formazione in rosa) e altre formazioni. Il contatto intrusivo
taglia vari contatti stratigrafici (frecce blu) e vari sovrascorrimenti (frecce gialle).
Figura 7.5 Carta geologica e relativa sezione geologica attraverso una intrusione granitica (da: https://www.
isprambiente.gov.it/Media/carg/564_CARBONIA/Foglio.html). Il contatto del granito (MSU) con le rocce
incassanti ha un andamento che potrebbe ricordare quella di un’antiforme, ma in realtà questa forma è
solamente la forma originaria dell’intrusione
8
Sezioni geologiche
8.1 Introduzione
Nel Capitolo 4 abbiamo visto come realizzare semplici sezioni geologiche utilizzando
il Metodo delle curve di livello, questo metodo è semplice e dovrebbe essere usato ogni
qual volta sia possibile. Purtroppo questo metodo può essere usato solo quando le superfici
geologiche sono delle superfici piane, quando siamo in presenza di pieghe cilindriche con
asse orizzontale, ed inoltre ci dobbiamo trovare in un’area in cui i contatti tagliano le
solite isoipse nei lati opposti di una valle o di un rilievo, come illustrato in Fig. 4.2. Queste
premesse rendono quindi possibile usare questo metodo solo in pochi casi e solo per aree
limitate.
Potendo utilizzare il Metodo delle curve di livello solo raramente, per la realizzazione
di una sezione geologica dovremo agire diversamente, ed è quello che verrà illustrato in
questo capitolo. In questo capitolo vedremo quindi le varie fasi di realizzazione di una
generica sezione geologica e le varie considerazioni che devono essere fatte per trasferire
le informazioni dalla carta geologica alla sezione.
73
74 8. SEZIONI GEOLOGICHE
Figura 8.1 Sezioni geologiche schematiche che illustrano differenti possibili interpretazioni geologiche
partendo dai soliti dati di superficie.
Figura 8.2 Differenti interpretazioni geologiche dell’area di M. Scorra (Sardegna sud-occidentale), da Funedda
et alii (2006).
Figura 8.3 (a) Sistema di pieghe con piano assiale verticale e asse con direzione Nord-Sud. Queste pieghe
sono tagliate con una serie di sezioni geologiche, con orientazioni variabili rispetto all’asse. (b) Sezioni
geologiche. Le sezioni formano angoli di 90°, 42°, 30° e 0° rispetto all’asse delle pieghe. L’angolo di apertura
(apparente) delle pieghe in sezione aumenta quanto più è obliqua la sezione rispetto all’asse.
all’asse delle pieghe, la Sezione B-B’ forma un angolo di 42° con l’asse delle pieghe, la
Sezione C-C’ forma un angolo di 30° con l’asse delle pieghe, la Sezione D-D’ è parallela
all’asse delle pieghe. La reale geometria delle pieghe sarà osservabile solo nella Sezione
A-A’, quella ortogonale all’asse delle pieghe. Nella Sezione B-B’, che forma un angolo di
42° con l’asse della piega, le pieghe risulteranno con un geometria più aperta e gli strati
avranno uno spessore maggiore del reale. Questo è ancora più evidente nella Sezione C-C’,
che forma un angolo di 30° con l’asse delle pieghe. Se poi si realizza una sezione geologica
parallela all’asse delle pieghe (cioè un angolo di 0° tra sezione geologica e assi), in sezione
non sarebbe rappresentata nessuna piega, con nessuna cerniera o fianchi.
Per tutte queste ragioni prima di scegliere l’orientazione di una sezione è bene riflettere
molto sulla sua direzione perché una sezione realizzata con una direzione non adatta
potrebbe rappresentare in modo non reale o non rappresentare del tutto alcune strutture
geologiche invece presenti in carta.
Figura 8.4 Fasi di realizzazione di una sezione geologica. (a) Profilo topografico. (b) Giaciture dei contatti sulla
sezione. (c) Ricostruzione dell’andamento dei contatti e delle strutture geologiche. In rosso sono riportate
le misure proiettate. (d) Disegno dei contatti e sigle delle formazioni. (e) Sezione geologica completata con
Figurati e colori.
78 8. SEZIONI GEOLOGICHE
e) Figurati e colori. La sezione è ulteriormente completata con i colori già visti in Fig. 1.3
e i figurati di Fig. 1.5. Per quanto riguarda i figurati, è molto importante che il loro
andamento segua la curvatura dei contatti, in modo da facilitare anche visivamente
il riconoscimento delle pieghe nella sezione. Il risultato finale è rappresentato in
Fig. 8.4e.
Proiezione di misure
Nella maggior parte delle carte geologiche vi sono delle misure di strato utili alla
ricostruzione dell’andamento dei contatti, queste misure possono essere facilmente riportate
sulla sezione geologica. Se i contatti sono delle superfici piane e se la direzione degli strati
8.5. TRASFERIRE INFORMAZIONI DALLA CARTA ALLA SEZIONE GEOLOGICA 79
<45°
45°
sezione
(a ) sezione (b )
asse
asse
B A
B A
C
C
sezione
asse
B c
C A
(e)
Figura 8.5 Rapporti tra strutture e orientazione delle sezioni geologiche. (a) Sezione geologica in un’area con
solo superfici planari, la sezione è orientata ortogonale alla direzione degli strati. (b) Sezione in area con
superfici planari, ma la sezione è obliqua rispetto alla direzione degli strati. (c) Sezione in una piega con
asse orizzontale, la sezione è ortogonale all’asse della piega. (d) Sezione in una piega con asse orizzontale,
la sezione è obliqua rispetto all’asse della piega. (e) Sezione in una piega con asse inclinato.
8. SEZIONI GEOLOGICHE
Figura 8.7 (a) Proiezione di una misura su una sezione ortogonale alla direzione dello strato. (b) Proiezione
di misure in strati con direzione ortogonale alla traccia della sezione. (c) Proiezione di una misura su una
sezione obliqua rispetto alla direzione dello strato. (d) Proiezione di misure in strati con direzione obliqua
rispetto alla traccia della sezione.
è ortogonale alla traccia della sezione, come ad esempio illustrato in Fig. 8.7a, le misure
vanno riportate sulla sezione con la loro inclinazione reale e alla stessa quota.
Se la direzione della misura è ortogonale alla traccia della sezione geologica si riporta
innanzi tutto la misura sulla traccia della sezione geologica prolungandone la direzione
Fig. 8.7b. Il punto così trovato avrà la quota della misura e nella sezione geologica sarà
riportato con questa elevazione. Ciò significa che una misura potrà cadere sul profilo
morfologico, ma anche inferiormente o superiormente rispetto alla superficie topografica.
Nella sezione geologica la misura andrà comunque riportata con l’inclinazione indicata in
carta, cioè con l’inclinazione reale.
Proiezione di misure
Misure con direzione obliqua rispetto alla traccia della sezione possono essere facilmente
riportate sulla sezione geologica se si tratta di superfici piane, come ad esempio illustrato in
Fig. 8.7c,d. Le misure vanno riportate sulla sezione alla stessa quota, ma rispetto a quanto
visto nel precedente Capitolo 8.5.1, in questo caso con la loro inclinazione apparente
(per informazioni sull’inclinazione apparente e su come si calcola vedi il Capitolo 3.2 e
Capitolo 3.3.
Analogamente a quanto già visto, se la misura non è raccolta lungo la traccia della
sezione geologica la sua posizione sulla sezione sarà determinata prolungando la direzione
fino ad intercettare la traccia della sezione, mantenendo la sua quota.
Figura 8.8 Ricostruzione della geometria di pieghe e traccia del piano assiale di pieghe mediante curve di
livello.
84 8. SEZIONI GEOLOGICHE
b) unisce tutti i punti in cui la stratificazione è ortogonale alla foliazione di piano assiale
della piega (oppure una S1 è ortogonale alla S2);
c) separa domini in cui le pieghe a piccola scala hanno un’asimmetria a “S” da quelli in
cui le pieghe hanno un’asimmetria a “Z” (attenzione: sempre guardando nella stessa
direzione!);
d) separa domini con diversi rapporti stratificazione/foliazione;
e) separa domini con diverse direzioni di ringiovanimento degli strati (se è conosciuta
la successione stratigrafica).
L’andamento dei contatti permette anche di stabilire la forma della piega. È possibile, per
esempio, distinguere tra una piega parallela con cerniera arrotondata Fig. 8.9a,b e una piega
con fianchi rettilinei e cerniera ispessita (Fig. 8.9c,d).
Proiezione di misure
Le misure possono essere riportate sulla sezione geologica parallelamente alla loro
direzione parallelamente all’asse, con la loro inclinazione reale (Fig. 8.5c). Analogamente a
quanto già visto, se la misura non è raccolta lungo la traccia della sezione geologica la sua
posizione sulla sezione sarà determinata prolungando la direzione fino ad intercettare la
traccia della sezione, mantenendo la sua quota.
8.5. TRASFERIRE INFORMAZIONI DALLA CARTA ALLA SEZIONE GEOLOGICA 85
sezione geologica
B A
C
A
B
(a)
(b)
Figura 8.10 (a) Piega con asse orizzontale. (b) Sezione geologica obliqua all’asse della piega. Le tre misure A,
B e C sono riportate sulla sezione geologica.
Proiezione di misure
Le misure possono essere riportate sulla sezione geologica parallelamente alla loro
direzione (ovvero parallelamente all’asse della piega), come già illustrato in Fig. 8.10 Le
misure però, poiché la sezione è obliqua rispetto all’asse della piega, devono essere riportate
sulla sezione con la loro inclinazione apparente.
asse
sezione
xʼ = h + d tanδ xʼ
asse
Bʼ a yʼ = h - d tanδ
x δ y
B cʼ
28
h b δ h
C Aʼ
50
l.m. yʼ
A
sezione
d
d
(a) (b)
Figura 8.11 (a) Schema tridimensionale di una struttura a pieghe cilindriche con asse inclinato e ortogonale
alla sezione. (b) Proiezione di un punto (𝑥) secondo un asse inclinato sulla sezione geologica (𝑥 ′ ), 𝛿 è
l’inclinazione dell’asse (28° in questo esempio). La superficie orizzontale di riferimento può essere il livello
del mare (l.m.), in questo modo ℎ è la quota della misura letta sulla carta topografica. A seconda della
distanza 𝑑 del punto rispetto alla traccia della sezione geologica, esso andrà alzato o abbassato di 𝑑 tan 𝛿
rispetto alla sua quota sulla carta.
la proiezione di contatti, è solo possibile proiettare le misure sulla sezione e con queste
ricostruire l’andamento dei contatti.
In Fig. 8.11a è schematicamente illustrata una struttura a pieghe in cui sono rappresen-
tate tre misure della superficie piegata:
a) la misura A è verticale (quindi la direzione di questa misura ci fornisce la direzione
dell’asse della piega);
b) la misura B tra tutte le misure è quella con l’inclinazione minore e la sua direzione
è ortogonale alla direzione della misura A, la misura B è quindi stata raccolta nella
cerniera della piega e la sua inclinazione è l’inclinazione dell’asse della piega;
c) la misura C ha direzione e inclinazione intermedie tra quelle della misura A e B e
quindi è raccolta sul fianco della piega.
Dalla Fig. 8.11a è inoltre evidente che la misura A dovrà essere proiettata parallelamente
all’asse della piega nel punto A’ (fianco verticale della piega), la misura B nel punto B’
(cerniera della piega) e la misura C in una posizione intermedia tra le due, nel fianco della
piega. È importante notare che:
a) tutte le misure dovranno avere in sezione una quota maggiore di quella che avevano
nella realtà (sulla carta);
b) la quota delle misure in sezione dipenderà: i) dalla quota che avevano nella realtà; ii)
dalla loro distanza dalla sezione e iii) dall’inclinazione dell’asse;
c) tutte le misure devono essere riportate in sezione con la loro inclinazione apparente.
Nella pratica se vogliamo proiettare una misura ubicata in carta in un punto 𝑥, di quota
ℎ, su una sezione geologica distante 𝑑, parallelamente ad un asse di inclinazione 𝛿, possiamo
basarci sulla costruzione di Fig. 8.11b dove si vede che il punto 𝑥 avrà sulla sezione una
quota 𝑥 ′ :
𝑥 ′ = ℎ + 𝑑 tan 𝛿 (8.1)
rispetto ad una superficie orizzontale di riferimento (es. livello del mare).
L’Eq. 8.1 vale per punti che vanno proiettati al di sopra della loro quota in carta, cioè
per misure che stanno tutte dalla stessa parte della traccia della sezione geologica. Se ci
sono punti che vanno proiettati al di sotto della loro quota in carta, cioè per misure che
stanno dalla parte opposta della traccia della sezione geologica (punto 𝑦 in Fig. 8.11b), essi
8.5. TRASFERIRE INFORMAZIONI DALLA CARTA ALLA SEZIONE GEOLOGICA 87
Figura 8.12 Soluzione grafica per determinare l’elevazione o la diminuzione di quota di una misura (𝑎, 𝑏 in
Fig. 8.11b) rispetto alla sua misura in carta in funzione della distanza dalla sezione (𝑑) e dell’inclinazione
dell’asse (𝛿).
𝑦 ′ = ℎ − 𝑑 tan 𝛿 (8.2)
Se si vuole una soluzione veloce ma meno esatta senza risolvere l’Eq. 8.1 l’Eq. 8.2, è
possibile ricorrere alla costruzione grafica di Fig. 8.12.
Su carta millimetrata si riporta una retta con l’inclinazione dell’asse (𝛿=30° nell’esempio),
il punto O è il punto dove questa retta incontra un asse orizzontale di riferimento. Se, per
esempio, si vuole riportare in sezione una misura che dista 7 cm dalla traccia della sezione
(𝑑=7 cm), si conta 7 cm sull’asse orizzontale partendo dal punto O e in verticale si può
leggere in centimetri (𝑥 ′ ) di quanto va innalzata la misura rispetto alla quota indicata in
carta (𝑥 ′ =3,5 cm nell’esempio).
È evidente che qualsiasi tipo di proiezione di misure può essere effettuato solo se le
pieghe presenti sono cilindriche, cosa che può essere dedotta da uno studio geologico
completo dell’area. Per questo tipo di analisi (valutazione del grado di cilindrismo della
piega, inclinazione dell’asse, ecc.) di sono di fondamentale importanza i metodi di analisi
delle superfici piegate mediante proiezioni stereografiche discussi Appendice a pag. 105.
Come già detto, una volta trovata la posizione della misura sulla sezione, la misura
andrà riportata con la sua inclinazione apparente.
9
Metodi degli archi di cerchio e delle
bisettrici
9.1 Introduzione
Informazioni sulla giacitura degli strati in un’area possono essere ricavate durante il
rilevamento in campagna, mediante la realizzazione di sondaggi, da indagini geofisiche,
ecc. Se nell’area vogliamo realizzare una sezione geologica queste informazioni devono
essere estrapolate in profondità.
Attualmente sono due i metodi più usati per realizzare sezioni geologiche estrapolando
a grande profondità informazioni di giaciture:
a) il Metodo degli archi di cerchio
b) il Metodo delle bisettrici.
Entrambi i metodi assumo che nell’area lo spessore delle formazioni rimanga costante,
anche se sono presenti delle pieghe: con il Metodo degli archi di cerchio viene assunto che
le pieghe siano parallele e concentriche (Fig. 9.1), con il Metodo delle bisettrici si assume
che le pieghe abbiano una geometria a kink.
Questi sono due “metodi geometrici” per la realizzazione di sezioni geologiche in quanto
non è necessaria alcuna valutazione dell’andamento dei contatti o altre interpretazioni
soggettive per completare la sezione. Partendo dai dati di superficie disponibili e applican-
do i principi dei due metodi, la realizzazione della sezione avviene in modo automatico.
Figura 9.1 Geometria di uno strato piegato. (a) Piega parallela, lo spessore dello strato (𝑡) è costante in tutti i
punti della piega. (b) Piega concentrica, lo spessore dello strato (𝑡) è costante in tutti i punti della piega ed
inoltre le cerniere sono rappresentate da archi di circonferenze. (c) Piega simile, lo spessore dello strato
non è costante, è costante solo la distanza 𝑇 , misurata parallelamente al piano assiale della piega.
89
90 9. METODI DEGLI ARCHI DI CERCHIO E DELLE BISETTRICI
Per questi motivi, nonostante le limitazioni (nessuna variazione di spessore, pieghe solo
concentriche o kink), questi metodi sono molto popolari e costituiscono la base teorica
utilizzata da vari software per la realizzazione di sezioni geologiche mediante computer.
Figura 9.2 Costruzioni con il metodo degli archi di cerchio. (a) Costruzione tra due misure nel caso di una
antiforme. (b) Costruzione tra due misure nel caso di una sinforme. (c, d) Costruzione con tre misure di
inclinazione crescente, nel caso di una antiforme. (e, f) Costruzione con tre misure di inclinazione crescente,
nel caso di una sinforme.
b) quando due misure hanno un’inclinazione che differisce di pochi gradi, il centro del
cerchio in questo caso si troverà ad una distanza molto grande dalla sezione e sarà
impossibile disegnarlo. In questo caso, illustrato in Fig. 9.3c, bisogna:
c) tracciare la retta AC che rappresenta la giacitura della stratificazione e la retta AE,
perpendicolare a CD (CD è la retta ortogonale all’altra misura);
d) trovare la bisettrice dell’angolo CAE, che interseca la retta CD nel punto G;
e) costruire la retta GF perpendicolare a CD;
f) il punto G è l’intersezione dell’arco di cerchio che parte dal punto A con la retta CD,
l’arco di cerchio può quindi essere tracciato manualmente da A a G aiutandoci dal
fatto che l’arco deve essere tangente con le rette AF e FG.
Sezioni geologiche costruite con questo metodo mostrano le seguenti particolarità:
a) tutti gli strati mantengono spessore costante;
b) tutte le pieghe hanno una forma lobata all’estradosso e forma a cuspide all’intradosso
(Fig. 9.3a), questo provoca un’improvvisa variazione delle giaciture nell’intradosso
delle pieghe e una non conservazione della lunghezza degli strati;
c) l’ampiezza delle pieghe diminuisce allontanandoci dalla superficie topografica (dove
sono ubicate le misure utilizzate per la costruzione);
d) all’intradosso delle pieghe si possono avere variazioni di giacitura molto repentine
che porta a problemi geometrici di incompatibilità e all’impossibilità di mantenere
costante lo spessore degli strati, in questo caso la sezione geologica deve essere
92 9. METODI DEGLI ARCHI DI CERCHIO E DELLE BISETTRICI
Figura 9.3 (a) Metodo di Busk per la ricostruzione dell’andamento di un contatto. La formazione sottostante
è rappresentata in grigio (b) Costruzione tra due giaciture parallele. (c) Costruzione tra due giaciture (nel
punti A e nel punto G) con una minima variazione di inclinazione.
Figura 9.4 Costruzione di una sezione geologica con il metodo delle bisettrici. Si noti che per conservare lo
spessore degli strati in entrambi i fianchi il piano assiale deve essere bisettore dei due fianchi, cioè 𝛾1 = 𝛾2 e
𝛾1′ = 𝛾2′ e non bisettore dell’angolo 𝛼.
Figura 9.5 Costruzione della superficie assiale (piano assiale) con il metodo delle bisettrici. In (b) branch
point è il punto dove si incontrano due piani assiali.
94 9. METODI DEGLI ARCHI DI CERCHIO E DELLE BISETTRICI
Figura 9.6 Piega con cerniera arrotondata ricostruita approssimandola ad una serie di pieghe a kink.
È importante notare che se due piani assiali si incontrano si svilupperà una sola singola
superficie assiale, che nuovamente deve soddisfare la relazione è 𝛾1 = 𝛾2 , cioè essere
bisettrice tra i due fianchi. Piani assiali che si incontrano con la formazione di un nuovo
solo piano assiale sono illustrati in Fig. 9.4, A e B sono due punti dove i piani assiale si
incontrano. Nel caso dei due piani assiali che si incontrano nel punto A, va notato che il
nuovo piano assiale che si sviluppa verso il basso dovrà essere bisettore dell’angolo 𝛾 ′ e
non dell’angolo 𝛼.
Questo metodo può essere applicato anche a pieghe che non hanno una vera e propria
geometria a chevron (Fig. 9.6). Questo può essere fatto perché una superficie curva può
essere approssimata con una linea spezzata, a cui può essere applicato questo metodo.
Una volta costruita la sezione con questo metodo, successivamente a mano possono essere
“lisciati” i contatti.
Questo metodo e il Metodo di Busk producono il solito risultato con pieghe concentriche,
perché in questo caso il piano assiale della piega a kink corrisponde alla normale agli strati
nella zona di massima curvatura nel Metodo di Busk. Sia con questo metodo che con il
Metodo di Busk la costruzione della sezione è molto facilitata se si conoscono gli spessori
delle varie formazioni affioranti.
Un modo pratico molto semplice per disegnare i contatti in modo tale che gli spessori
delle formazioni siano conservati è illustrato in Fig. 9.7. Su una striscia di carta millimetrata
si riportano gli spessori delle formazioni (con le rispettive sigle), questa striscia di carta può
essere spostata e tenuta sempre ortogonale alla giacitura degli strati (ricavata da misure
in superficie o ricavata con il Metodo di Busk o delle bisettrici), in questo modo si ha la
posizione degli altri contatti in profondità. Unendo la posizione dei contatti in profondità
così determinata si ottengono sezioni in cui lo spessore delle formazioni è costante.
In pratica i passi da seguire per la realizzazione di una sezione geologica applicando il
9.3. METODO DELLE BISETTRICI 95
Figura 9.7 Costruzione di una sezione geologica quando sono noti gli spessori delle formazioni.
96 9. METODI DEGLI ARCHI DI CERCHIO E DELLE BISETTRICI
586
40
64
40
64°
535
64
40° 40
307
29 29 0°
29° 232 40
105
237
29
Figura 9.8 Carta geologica di un’area in cui sono presenti pieghe a kink. Le linee a tratteggio separano
domini omogenei, cioè aree in cui la stratificazione ha giacitura costante.
Figura 9.9 Vari stadi per la realizzazione di una sezione geologica con il metodo delle bisettrici.
10
Profili geologici
Figura 10.1 (a) Sezione geologica di una superficie piegata. (b) Profilo geologico di una struttura piegata, il
profilo è inclinato in modo tale da essere ortogonale all’asse della piega. (c) Proiezione di un punto 𝑥 su un
profilo geologico. Il punto sarà ad una quota 𝑥 ′ rispetto al livello di riferimento (l.m.).
99
100 10. PROFILI GEOLOGICI
Figura 10.2 Carta geologica semplificata in cui si vuole costruire un profilo geologico (da Ramsay & Huber,
1987). Nell’area sono presenti pieghe cilindriche con asse orientato 60/30, il profilo quindi avrà direzione
N150°E e inclinazione di 30° rispetto alla verticale. La traccia del profilo geologico è la linea A-B, la quota
della traccia del profilo è zero, cioè è sul livello del mare. Il profilo geologico risultante è illustrato in
Fig. 10.3.
102 10. PROFILI GEOLOGICI
Figura 10.3 Profilo attraverso la carta geologica di Fig. 10.2. Ogni punto usato nella costruzione del profilo
corrisponde nella carta geologica all’intersezione del contatto stratigrafico con un’isoipsa.
Appendici
103
A
Pieghe in proiezione stereografica
105
106 A. PIEGHE IN PROIEZIONE STEREOGRAFICA
Figura A.1 Piega in affioramento, sono indicati i piani tangenti alla stratificazione che rappresentano le
misure raccolte in campagna. Queste misure sono successivamente riportate in proiezione stereografica.
determinato proiettando come poli le misure raccolte nei due fianchi della piega e misurando
l’angolo tra loro. In proiezione stereografica è possibile leggere due angoli, l’angolo 𝛼 di
Fig. A.3b e il suo complementare angolo 𝛽; quale dei due angoli scegliere come angolo di
apertura della piega (e quindi la giacitura del piano assiale) richiede (Fig. A.3d):
a) si proiettano in uno stereogramma (Fig. A.3c) i poli dei due fianchi (piani A e B) e si
determina il cerchio 𝜋 e l’asse della piega;
b) si determina l’angolo di apertura della piega (angolo 𝛽 in Fig. A.3b e in Fig. A.3c);
c) all’interno dell’angolo di apertura 𝛽 si ricava il punto mediano (punto M in Fig. A.3c);
d) il piano assiale della piega è la traccia ciclografica il cui polo è il punto M.
asse β
asse β
(a)
(b)
piano π
cerchio π
asse π
asse π
(c)
(d)
Figura A.2 (a) Piega cilindrica, sono rappresentati due piani tangenti alla superficie piegata. B è l’asse della
piega. (b) Costruzione dell’asse 𝛽 di una piega. (c) Piega cilindrica, con riportate le direzioni ortogonali alla
superficie piegata. (d) Costruzione del cerchio 𝜋 per una piega. Si noti che B, 𝛽 e 𝜋 rappresentano il solito
elemento geometrico (l’asse della piega), varia solo il modo di determinarlo.
108 A. PIEGHE IN PROIEZIONE STEREOGRAFICA
piano B
piano A
piano A piano B
NW SE
α
piega 1 α M
β β
α
asse β
piega 2
piano assiale
(a) (b)
piano A
cerchio π
α
α/2
piano assiale
Piega 2 piano B
β/2
asse β
M
(c)
B=286/65 B=286/65
P.A. P.A.
A=148/70 A=148/70
(d) (e)
Figura A.3 (a) Angolo di apertura di due pieghe. 𝛼 è l’angolo di apertura della piega 1, 𝛽 è l’angolo di apertura
della piega 2. (b) Sezione verticale attraverso i due piani. (c) Angoli di apertura in proiezione stereografica.
Il piano A=148/70, B=286/65. (d), (e) Due affioramenti con le solite misure. Si noti come con le solite misure
siano possibili due pieghe con giacitura nettamente diversa, una con piano assiale suborizzontale e una
con piano assiale subverticale. In proiezione stereografica le due pieghe non sono tra loro distinguibili, è
necessaria l’osservazione in campagna dell’orientazione del piano assiale per sapere in quale dei due casi
siamo.
A.3. GEOMETRIA DEL PIEGAMENTO 109
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti la distribuzione dei poli di una superficie
piegata dipende dal tipo di piega (cilindrica, conica), dall’orientazione dell’asse della piega
e dalla giacitura del piano assiale. Oltre a questi fattori bisogna considerare però anche
l’angolo di apertura delle pieghe e il grado di arrotondamento della cerniera. La Tab. A.1
riporta i termini comunemente usati per una classificazione delle pieghe basata sull’angolo
di apertura.
Vedremo ora alcuni esempi basandoci, per semplicità, sull’analisi di pieghe cilindriche.
La Fig. A.4 riporta varie pieghe con differente angolo di apertura e grado di arrotondamento
e le rispettive proiezioni stereografiche. Per semplicità tutte le pieghe rappresentate hanno
piano assiale verticale, asse inclinato verso sud e i due fianchi di uguale lunghezza. In
proiezione stereografica i due fianchi sono quindi ugualmente rappresentati (solito numero
di misure e quindi solito numero di punti in proiezione stereografica). Dalla Fig. A.4 si vede
come l’aumentare dell’angolo di apertura della piega provochi un “avvicinamento” delle
misure in proiezione stereografica. Lungo la traccia ciclografica che passa per le misure,
l’angolo 𝛼 tra i due massimi delle misure ci fornisce un’indicazione dell’apertura della
piega. Per quanto riguarda il grado di arrotondamento della cerniera, dalla Fig. A.4 si vede
come nel caso di pieghe “a cuspide” (cerniere non arrotondate, Fig. A.4a, d, e) si hanno due
massimi ben distinti in proiezione stereografica, perché i fianchi sono rettilinei e nella zona
di cerniera non ci sono giaciture della stratificazione ortogonali alla giacitura del piano
assiale.
Nel caso di pieghe con cerniera arrotondata (Fig. A.4c, f, i) si ha una variazione continua
della giacitura della stratificazione, questo si traduce in proiezione stereografica in una
maggiore dispersione dei punti sul cerchio 𝜋. Lungo questo grande cerchio la parte non
occupata da punti è la misura dell’angolo di apertura della piega (𝛼 in Fig. A.4f).
Se abbiamo a che fare con pieghe asimmetriche i fianchi avranno lunghezza differente,
sul fianco più corto sarà più difficile raccogliere misure e quindi ci saranno meno punti in
proiezione stereografica che rappresenteranno questo fianco.
110 A. PIEGHE IN PROIEZIONE STEREOGRAFICA
Figura A.4 Vari tipi di pieghe con angolo di apertura e grado di arrotondamento della cerniera differente, e
relative proiezioni stereografiche. 𝛼 è l’angolo di apertura della piega.
A.4. ORIENTAZIONE DI PIEGHE 111
Figura A.5 Possibili orientazioni di pieghe al variare della giacitura dell’asse e del piano assiale.
A.4. ORIENTAZIONE DI PIEGHE 113
asse della piega traccia ciclografica del piano assiale direzione dell’asse
poli dei piani (definiscono il piano π) polo del piano assiale direzione del piano assiale
O r i e n t a z i o n e d e l l ’ a s s e
O r i e n t a z i o n e d e l p i a n o a s s i a l e
Figura A.6 Proiezioni stereografiche per pieghe con asse (a, b, c) e piano assiale (d, e, f) variamente inclinato.
(a) (b)
fold fold
axis axis
ne
p la
axial plane
a xial
Figura A.7 Determinazione dell’orientazione piano assiale di una piega in proiezione stereografica. (a) Piega
inclinata (piano assiale inclinato), (b) piega rovesciata (piano assiale inclinato, un fianco rovesciato). Si noti
la posizione dei massimi delle misure raccolte nei due fianchi, in quanto si riportano le misure come poli
dei piani.
114 A. PIEGHE IN PROIEZIONE STEREOGRAFICA
O r i e n t a z i o n e d e l l ’ a s s e
B=B’=A’
A
verticale
B
a s s i a l e
A’
B=B’=A’
p i a n o
A’
A
inclinato
A
d e l
A B
B
O r i e n t a z i o n e
B=B’
(g)
Figura A.8 Possibili proiezioni stereografiche per pieghe con varie orientazioni dell’asse e del piano assiale.
A.4. ORIENTAZIONE DI PIEGHE 115
D C
D asse
C
asse
P.A. B
A
P.A. B
(a)
nord
(b)
(c)
Figura A.9 (a) Piega con asse inclinato e piano assiale inclinato. (b) La solita piega in una carta geologica.
(c) Rappresentazione stereografica degli elementi della piega.
b) nella carta geologica la traccia del piano assale (P.A. in Fig. A.9b) avrà un andamento
differente rispetto alla direzione di immersione dell’asse;
c) se la piega ha un fianco verticale, la direzione (strike) della misura verticale (misura
A) è anche la direzione di immersione dell’asse della piega;
d) se la piega ha un fianco verticale, la misura la cui direzione è ortogonale alla misura
verticale (misura C) è, tra tutte le possibili misure, quella con inclinazione minore, e
tale valore di inclinazione è uguale al valore di inclinazione dell’asse della piega.
B
Ricostruzione di superfici geologiche
Tabella B.1 Dati relativi a tre pozzi (vedi Fig. B.1). La profondità è la profondità del tetto del livello di carbone,
a partire dalla superficie topografica.
117
118 B. RICOSTRUZIONE DI SUPERFICI GEOLOGICHE
Figura B.1 Costruzione di una superficie geologica piana, es. il tetto di un livello di carbone, da informazioni
da tre pozzi.
B.2. GIACITURA DI CONTATTI DALLA CARTA GEOLOGICA 119
superficie. La Fig. B.1e mostra questa superficie all’interno dello schema tridimensionale.
Quanto visto finora ci permette di affermare che con informazioni sulla quota in sotto-
suolo di tre punti non allineati su una superficie geologica, si può ricavare la giacitura di
tale superficie, ammesso che essa sia piana.
ℎ
tan 𝛿 = (B.1)
𝑡
che permetterà di ricavare 𝛿.
Figura B.3 Costruzione di una carta geologica da informazioni puntuali lungo alcuni contatti.
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