Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
14 visualizzazioni8 pagine

Linguistica Italiana 21-22-23 - 10

Caricato da

ilaria.valenti
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato DOCX, PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
14 visualizzazioni8 pagine

Linguistica Italiana 21-22-23 - 10

Caricato da

ilaria.valenti
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato DOCX, PDF, TXT o leggi online su Scribd
Sei sulla pagina 1/ 8

Lezione 21/10

In questa settimana si parlerà in maniera molto approfondita degli argomenti del capitolo 2.
Verranno indicate le pagine nel corso delle lezioni. Una domanda su questi argomenti è
sempre presente all’ esonero.

Volgari Italo romanzi (varietà antenati dei dialetti)> È la fase successiva al latino volgare. Si
verifica dopo le invasioni germaniche.

Italia: si distinguono due periodi separati


● Documenti ibridi:
○ Indovinello veronese: 780 ca
○ graffito di Como dilla Roma ix

● placiti campani: area montecassino 960
● Iscrizione di San clemente: XI-XII
● iscrizione di Vercelli: XI
● iscrizione di casale: XII
Interessante sapere che questa tipologia di cambiamento viene trovata in quasi tutta Europa
più o meno nello stesso periodo. per esempio dei testi sono stati rinvenuti in Francia nello
stesso tempo.

L'Indovinello Veronese (VIII-IX secolo)


● fu trovato per la prima volta in un manoscritto su un codice pergamenaceo
mozarabico ed era un messale, ovvero un testo liturgico scritto in latino.
● È composto da 2 righe e un pezzetto, di cui l'ultima riga scritta in latino.
● Gli amanuensi usavano una penna ad inchiostro di piuma d’oca. Gli studi portano a
pensare che l’amanuense provenga dalla parte settentrionale. Dopo aver copiato il
manoscritto, probabilmente l’’amanuense usa la sua lingua che utilizza comunemente per
scrivere l’ indovinello popolare.
● L'indovinello, ancor oggi, vive in molti dialetti («Il campo bianco- nera la semente -
tre buoi lavorano - e due non fanno niente»; e simili era diffusissimo nella letteratura latina
medievale.
● è chiamato veronese perché ci sono dei tratti linguistici tipici dell’area veronese >
pratalia e teneba, con sopravvivenza di queste parole nei dialetti regionali
Un indovinello fondato su di una metafora antichissima, il confronto fra l'aratura e la
scrittura: i buoi sono le dita, l'aratro è la penna, il prato è la pergamena".

Separeba boves alba pratalia araba e albo versorio teneba e negro semen
seminaba
Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne Deus
Cadute le uscite consonantiche (rimangono solo boves e semen) MA non si è ancora
verificata la spirantizzazione
● Chiusura di -A in -E
● Se-pareba, “se-“ struttura non ancora accettata nella lingua latina, alcuni studiosi la
considerano una formula introduttiva degli indovinelli (“se”= “c’era una volta”)
● Boves, formazione del plurale (mantenimento della -s nell’area della romania
occidentale), latinismo
● Alba pratalia (plurale neutro), dal punto di vista morfologico devono stare nei
latinismi MA prat-alia è un’innovazione, esisteva infatti “pratus” e “”alia”. Il suffisso
-alia indica la pluralità ma col mantenimento del neutro. Mancata sonorizzazione
delle sorde occlusive in posizione intervocalica (praTalia)
● Albo versorio, dal punto di vista morfologico e fonetico è un volgarismo (non è
album MA albo) , dal punto di vista semantico è un latinismo (bianco è una parola
di origine germanica). Il Versorio veniva utilizzato, nel latino classico, per indicare
una parte dell’aratro, nel testo indica l’aratro.
● negro > da Nigrum. È già una parola prettamente italiana anche se ora non più
utilizzata
● seminaba, pareba, araba, teneba> caduta della T finale latina. Non è ancora italiano
perché manca l’evoluzione di B in V.
● Bisogna tener conto che la lingua che è qua scritta era principalmente orale, perciò
nonostante la persona che l’ha scritto sia colta, non sapeva bene come scrivere
queste parole e ha usato ciò che gli era più familiare.

Graffito di Commodilla
Iscrizione in lettere capitali graffite su una parete della Catacomba di Commodilla, a Roma.
IX secolo. È stato probabilmente scritto dal prete della chiesa, come promemoria di non
recitare i segreti della messa a voce alta. Quando si partecipa ad una messa alcune parti
sono pronunciate ad alta voce, mentre altre sono dette sussurrando dal prete. Prima del
nono secolo tutta la messa era detta ad alta voce. Il prete probabilmente l’ha scritto sulla
cornice di comodità proprio perchè era visibile solo a lui. Quando doveva pronunciare i
segreti, il prete si girava dando le spalle ai fedeli e vedeva il graffito di commodilla come
promemoria a se stesso.
NON DICE RE IL LE SE CRITA A BBOCE (non dire i segreti a voce)
● Non dicere è un imperativo italo romanzo romano perché in latino non si formava
così
● La parola ille, dal latino ILLAE (o ILLAS) "quelle", non conserva il significato originario,
ma ha valore di articolo femminile plurale. Questo è il primo esempio di articoloide
registrato. L'articolo si forma in un lungo periodo di tempo.
● Quanto a secrita, si tenga conto che la lettura corretta è "secreta", con la E chiusa
invece della I, secondo una grafia in uso nelle scritture pre-carolinge.
● bboce: in principio, la parola era stata scritta come boce, ma in seguito qualcuno, non
si sa se lo stesso scrivente o qualcun altro, forse accortosi che la grafia non
rispecchiava in pieno la pronuncia, aggiunse, in piccolo, una seconda B.
○ il raddoppiamento fonosintattico, cioè la tendenza, tipica ancor oggi nella
zona, ad allungare le consonanti in certe situazioni. Tipico nell’italiano
standard, si verifica soprattutto nelle zone centro-meridioniali
■ Obbligatorio dopo i monosillabi forti Ex. “A bboce”
■ Dopo quattro polisillabi piani, “come, dove, sopra, qualche” Ex.
“Come_stai”, “soprattutto”
■ Parole tronche, accentate sull’ultima vocale
■ Come mai avviene? Esempio di a voce > parte da Ad Voce > se si parla
velocemente se lettere si uniscono e diventa ADVOCE che per nesso
consonantico e assimilazione regressiva diventa AVVOCE.
○ il betacismo, da moltissimo tempo scomparso, che porta alla confusione tra
V e B (per questo dal latino VOCEM si ha bboce).

Placiti campani
Atto di nascita della lingua italiana, volontà di conservare questi documenti (ufficiali, di
valore giuridico).
Documenti che sono stati redatti in occasione di alcune cause giuridiche (I e II sono
iudicatum mentre III e IV sono memoratorium).
Da un lato abbiamo il Monastero di Montecassino (potenza religiosa che racchiudeva in sé
diversi monasteri) e dall’altro dei privati cittadini che fanno causa al monastero.
I placiti concernono beni di tre monasteri dipendenti da Montecassino, e sono stati
pronunziati a Capua, a Sessa e a Teano. Fuorché nella prima delle carte di Teano (il
«memoratorio»), il tipo è costante: in un primo tempo il giudice comunica alle parti il testo
della formola, in un secondo tempo tre testimoni presentandosi separatamente, la
pronunziano: cosicché in tre dei documenti la formula è ripetuta quattro volte.
Di fronte al giudice si presentano tre persone:
- l’abate di Cassino,
- un consigliere
- un nobile che accusa l’abate.
I due si contendono delle terre vicine all’Abbazia di Montecassino, il giudice deve decidere se
le terre sono di Montecassino o del nobile.
L’abate porta tre testimoni mentre il nobile non ne ha nessuno. I tre religiosi fanno un
giuramento ad alta voce e, seppur conoscendo il latino, utilizzano una lingua diversa per
pronunciare il giuramento (la lingua della quotidianità di allora).
I Placiti Campani sono cause reali nell’esito ma non si sa se siano cause vere nello sviluppo
(probabilmente il nobile era d’accordo con il monastero, per esempio). Probabilmente il
monastero voleva mandare un messaggio al popolo dicendo che nessuno poteva fare loro
causa o avrebbero perso. Infatti le testimonianze sono in volgare perché il messaggio
doveva essere capito da tutti.
Così ci spieghiamo la struttura sintattica piuttosto complessa delle formule e dal fatto che
tutte le testimonianze sono praticamente identiche.

I- Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette
parte sancti Benedicti. (Capua, marzo 960)

II- Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene, et
trenta anni le possette. (Sessa, marzo 963)

III- Kella terra, per kelle fini que bobe (vi) mostrai, sancte Marie è, et trenta anni la posset
parte sancte Marie(sanctae Mariae in latino). (Teano, luglio 963)

IV- Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai, trenta anni le possette parte sancte
Marie. (Teano, ottobre 963)

1. Sancti benedicti e sancte Marie sono quasi interamente latini.


2. Oscillazione tra il fonema “k” e il fonema “c”
3. Vobis — (apocope) — vobi — (evoluzione vocalismo) — vobe — (betacismo) —
bobe
4. Kelle — trattamento tipico dell’area centrale d’Italia, perdita elemento labiale.
Trattamento della labiovelare (occlusiva velare -k o g- più -u seguita da vocale), la
labiovelare ha un’evoluzione ricca che dipende dal tipo di labiovelare (primaria o
secondaria) e da cosa segue la labiovelare (-a si mantiene e si rafforza in
posizione interna oppure -vocale diversa da a, si perde l’elemento labiale).
a. Le aree dialettali hanno uno sviluppo diverso: l’area centro meridionale
trattano la labiovelare in modo diverso, indipendentemente dalla vocale
seguente, la labiovelare perde la componente labiale (u- seguita da
vocale). Quod > ko
b. Non succede in “que” per il ricordo del latino classico che fa mantenere la
labiovelare.
5. Un'altra forma interessante dei placiti è ko (Capua), con la variante cco per
raddoppiamento fonosintattico (Sao cco, Sessa, Teano II). Si tratta certo di una
sopravvivenza del lat. QUOD, che è più tardi confluita, insieme con ca
(continuatore di QUAM e forse di QUIA) e con che o ched (lat. QUID) nell'unica
forma che .
6. Un notevole problema è quello della forma sao. Di per sé, essa non meraviglia
affatto: si è formata per analogia promossa altre forme già presenti come ao
(Habeo), dao (do), stao (sto). Così si prende SAPIO e diventa Sao. Quello che fa
sorgere qualche dubbio, è il fatto che i dialetti meridionali odierni presentano
invece uniformemente il tipo saccio meglio sacce, continuatore del lat. SAPIO
(SAPIO > pj affricata palatale sorda.)
a. Una soluzione è che a Capua e nei dintorni si fosse lasciato cadere
nell'uso parlato saccio, mettendo al suo posto la forma analogica sao; e
che solo successivamente, per influenza di altri centri, si sia accettata
anche là la forma meridionale saccio o sazzo.
b. L'altra ipotesi è che il notaio, persona colta, abbia studiato oppure
provenga da una regione settentrionale e quindi sao provenga da un'area
settentrionale. Forse per lui la forma saccio era troppo estranea a lui ed è
stata sostituita da una forma a lui più familiari.
7. Fini > termine giuridico ancora in uso
8. Dislocazione a sinistra (tipico del parlato) > so che quelle terre … per trent’anni LE
possedette. Il “le” viene ripreso a destra. QUESTO è UN TRATTO SINTATTICO E
NON FONETICO.

Iscrizione di San Clemente


l'iscrizione affrescata su un muro della chiesa di san Clemente a Roma, negli ultimi anni
del sec. XI. Più importante perché si tratta di un'iscrizione esposta al pubblico, e per di più
in una chiesa.
È noto l'episodio che l'affresco rappresenta, attinto alla Passio sancti Clementis. La storia
era già stata scritta in latino, ma l’affresco è in volgare. Il patrizio pagano Sisinnio è pieno
di collera contro il santo, che egli accusa di aver esercitato arti magiche contro di lui,
togliendogli momentaneamente la vista e l'udito per abusare di Teodora sua moglie,
convertita al cristianesimo. Egli ordina a tre servi di trascinare per terra san Clemente
legato.
Ma avviene un miracolo: il sant'uomo che il patrizio e i suoi tre aiutanti vorrebbero
martirizzare, è libero. Mentre essi credono d'avere in mano lui, stanno legando e
spingendo invece una pesante colonna.
Sisinnio è rappresentato anche nella parte centrale dell’ affresco, dove viene portato via da
due schiavi. Sembra perciò una sorta di fumetto con vignette di testo.
Sisinnio ha un mantello, che significa che è un patrizio. Oltre a ciò abbiamo anche il suo
nome inciso sopra la figura. A Sisinnio e ai suoi uomini si mise in bocca il volgare(e già
questo fatto, ma più ancora il carattere plebeo delle parole a loro attribuite, mostra una
certa intenzione scherzosa), mentre le parole del santo si fecero risuonare con la
solennità della lingua liturgica.

“Duritiam cordis vestris […] saxa traere meruistis” — frase in latino, scritta in
corrispondenza del Santo, scritta formando una specie di “croce”
Per la durezza dei vostri cuori avete meritato di trascinare una colonna (sassi)
“Falite dereto/ co lo palo, Carvon/celle”
“Albertel, Gosmari, traite” / “Fili de le pute, traite” —
diglossia > (in una determinata comunità agiscono due lingue diverse - latino e volgare
italo-romanzo - con funzioni diverse), la Chiesa si esprime usando una lingua (latino)
mentre il mondo laico utilizza un’altra lingua.
1. I nomi degli schiavi sono stati aggiunti nell’affresco (nei libri non ci sono) e non
sono scelti a caso MA riflettono la stratificazione linguistica dell’epoca:
i. - Albertel, origine germanica + suffisso latino “el” apocopato (da
ellus)
ii. - Carboncello, origine latina (carbone) + spirantizzazione
iii. - Gosmari, origine greca + suffisso germanico
2. Preposizioni articolate, una parte della preposizione è formata da un articolo =
importanza degli articoli. Colo > con lo; dele > delle.

MOSAICO DELLA CATTEDRALE- Vercelli, 1040 circa


Immagine di un duello tra duellanti con caratteristiche somatiche e oggetti diversi,
potrebbero rappresentare provenienze geografiche differenti. Le scritte hanno funzione
di simbolo magico per assicurare protezione ai due combattenti (riti pagani).
“Fol” — sciocco/scemo
“Fel” — dall’italiano antico fello/fellone col valore di traditore.
La prima attestazione scritta della parola “fello” risale al XIII secolo MA il Mosaico della
Cattedrale ci mostra che il termine era già in uso già 150 anni prima della prima
attestazione (Retrodatazione o antedatazione). Si tratta di due ingiurie che i duellanti si
scambiano rappresentando un’abitudine dell’epoca (chanson des gestes).

IL PESCATORE, Casale Monferrato, XII sec > Pesatore che va ad offrire qualcosa alla
cassa della Chiesa
Evaxius — (aferesi) vaxus — (apocopi) — “vax”

Frammentazione linguistica dopo l’anno mille


I volgari Italo romanzi nella penisola italiana sviluppati dopo il mille sono diversissimi. Un
esempio si ha quando confrontiamo testi proveniente dal settentrione e dal meridione.
Si pone una questione sulla lingua da utilizzare per comunicare con più italiani possibili. Gli
intellettuali si impegnarono per trovare una lingua comune già nel 1400. DA GUARDARE SUL
MANUALE BENE
● 1400– secolo dell’Umanesimo (ritorno del latino), si cerca di tornare alla purezza
della lingua latina anche se alcuni studiosi portano avanti il concetto di Umanesimo
volgare, perciò ci sono delle dispute tra due intellettuali:
- Biondo, esisteva solo il latino classico e gli antichi romani scrivevano e
parlavano solo latino classico. Secondo lui avvenimento catastrofico è quella
dell’arrivo dei volgari che hanno distrutto la purezza del latino
- Bruni, già nel mondo romano si utilizzava il latino colto classico e una varietà
orale del latino diverso da quello classico. I volgari del 1400 sono la
continuazione della varietà orale dei romani.

Coloro che si schieravano con Biondo volevano annientare il Volgare romanzo


perché credevano al latino come unica lingua dotata di grammaticalità. MA se
ammettiamo che il latino è l’unica lingua con regole grammatiche e se ammettiamo
che i volgari sono una corruzione del latino, ammettiamo in ogni caso che anche i
volgari hanno un principio di grammaticalità.
- Leon Battista Alberti (Genova, 1404-1472)— promuove l’umanesimo volgare,
scrivendo saggi a carattere pratico e non, utilizzando il volgare (fiorentino, sebbene
nato a Genova).
- Organizza una gara poetica con un nome latino (“Certame coronario”) il 22
ottobre 1441 MA con l’obbligo di scrivere in volgare sul tema fisso
dell’amicizia; la gara non viene vinta da nessuno perché la giuria non
considerava i testi scritti delle vere poesie.
- Scrive la prima grammatica della lingua toscana anche se nell’opera non
troviamo il suo nome= chiamata “Grammatichetta vaticana”. Si tratta di un
unico manoscritto che era conservato alla biblioteca vaticana di Roma. prima
del 1960 non si sapeva chi fosse l’autore ma poi una studiosa trovò delle
somiglianze tra un documento firmato da Alberti che conteneva delle lettere e
la “Grammatichetta vaticana”. Nella prima pagina della grammatichetta
c’erano proprio le stesse lettere nello stesso modo e perciò ha capito che
Leon Battista Alberti è sicuramente l’autore
● 1300– condizioni favorevoli per Firenze che assume una supremazia
rispetto alle altre città grazie ai banchieri fiorentini che iniziano a prestare
soldi in Italia ed Europa; coloro che avevano bisogno di soldi dovevano
adattarsi alla lingua dei banchieri per poter chiedere dei soldi e comunicare.
○ Anche in campo politico, grazie alla famiglia De Medici (ago della
bilancia anche in campo economico, controllava le signorie) che
riesce a mantenere la pace.
○ Lorenzo de Medici agisce anche in campo culturale, invitando
intellettuali a corte e ospitandoli per molto tempo (intellettuale=
artista, ingegnere, architetto, ecc). Invitando molti intellettuali a corte,
il fiorentino viene imparato da tutti e utilizzato come lingua franca (il
nostro inglese ora). Spia dell'affermazione del volgare toscano come
modello di prestigio è la comparsa di forme dittongate o
anafonetiche (uomo e omo, lingua e lengua ecc.).

1455- stampa a caratteri mobili, prima di ciò la diffusione di testi scritti avveniva
copiando a mano.
In questo modo, si poteva velocizzare il processo di copia, e questo porta
conseguenze
linguistiche molto importanti. In che lingua stampare i libri per fare in modo che più
persone possibili li comprano?

Vedono fronteggiarsi diverse teorie:


1. Tesi anacronistica dell'uso del latino come unica lingua letteraria possibile; (In
declino)
2. Teoria della lingua cortigiana vista come strumento più adatto a superare la
frammentazione linguistica dell'Italia comprende posizioni molto diverse: c'è chi
come Equicola rivolge la sua attenzione alla lingua scritta molto latineggiante;
ma c'è anche la posizione di Castiglione basata sull'antico toscano ma aperta a
tutte le forme e le parole regionali che si erano affermate nell'uso;
3. La posizione, italiana o italianista, del letterato Trissino sostiene che Dante e
Petrarca avevano scritto non in fiorentino o in toscano ma in italiano; nel 1300
la lingua dei dotti era il latino, lingua che Dante utilizza nel De Vulgari
Eloquentia. In quest’opera Dante si sofferma ad analizzare tutti i volgari
italiani alla ricerca di una lingua comune, il volgare illustre. Perciò Trissino
pensa che siccome Dante scrive la divina commedia in volgare, quest'ultimo
sia proprio il volgare illustre.
4. I fiorentinisti affermano la superiorità del fiorentino vivo, l'unico adatto a farsi
lingua letteraria (Niccolò Macchiavelli, Discorso intorno alla nostra lingua.)
5. Tesi classicista che Bembo espone nel dialogo intitolato 'Prose della volgar
lingua'. Egli trasferisce dal latino al volgare il principio di autorità: come per il
latino Cicerone era il modello della prosa e Virgilio della poesia, per il volgare
bisognava imitare Petrarca (a differenza di Dante, perchè usava diversi registri e
lessico troppo concreto) in poesia e Boccaccio in prosa Solo per le cornici del
Decameron. Dante è oggi apprezzato per la sua capacità di modellare la lingua
e usarla in diversissimi registri (alti, medi e bassi)
• Prose della volgar lingua > è una grammatica ma ha una struttura
inusuale: è dialogica. Ci sono 5 personaggi che dialogano sulla lingua
da usare e le regole della grammatica futura.
• Si ricrea la situazione che abbiamo visto per il latino: il fiorentino
diventa colto a livello scritto, ma la lingua parlata dagli Italiani si
distacca progressivamente. Questo divario diventerà un grande
problema a livello sociale alla fine del 1800, dopo l'unificazione italiana

La proposta bembiana risulta quasi subito vincente perché guarda a modelli certi e già
affermati e offre un modello grammaticale e stilistico molto preciso.
Nella seconda metà del '500, due letterati fiorentini introducono alcuni correttivi alle idee
di Bembo, sanando la frattura con la linea fiorentinista di Machiavelli.
● Benedetto Varchi , nell’Hercolano, ripropone le idee di Bembo, rivalutando il
fiorentino parlato dalle persone colte come necessario complemento ai modelli
indicati dalla proposta bembiana.
● Leonardo Salviati estende il canone degli autori da imitare a tutti i testi fiorentini del
'300, inclusi quelli non letterari.
L'idea del '300 come ''secolo d'oro'' della lingua promossa da Salviati troverà
un'applicazione pratica nel Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612).
L'opera s'impone come strumento linguistico indispensabile per i letterati non
toscani e contribuisce ad accrescere il divario tra lingua scritta (toscano
trecentesco) e lingua parlata (volgari).

Potrebbero piacerti anche