La crisi del ‘600 e la Guerra dei Trent’anni
Il ‘600: il secolo d’oro, ma anche il secolo di ferro
Secolo di grandi apporti nel campo dell’arte e del pensiero, il ‘600 è anche un secolo segnato da una crisi
economica di vaste dimensioni e da un conflitto sanguinoso che prende il nome di Guerra dei Trent’anni e
che è il più grave evento bellico che coinvolge l’Europa prima delle due Guerre Mondiali.
Jacques Callot, L’albero degli impiccati – Una raffigurazione degli orrori della guerra, realizzata negli anni in cui essa si
svolgeva.
Da ricordare:
• Cause della crisi del Seicento e importanza della crisi per i secoli successivi
• 1618-48, inizio e fine della Guerra dei Trent’anni
• Defenestrazione di Praga, 1618: l’episodio che dà avvio alla guerra
• Pace di Westfalia, 1648: fine delle guerre di religione; fine del tentativo egemonico asburgico e trionfo politico della Francia
(le due chiavi di lettura del conflitto)
• Vittoria francese a Rocroi ad opera del principe di Condé
1
1/ Il Seicento: il secolo d’oro o il secolo di ferro?
Il secolo d’oro – Il Seicento fu un secolo di grande sviluppo culturale, sotto tutti i punti di vista.
Avvennero le grandi scoperte astronomiche e la rivoluzione scientifica con figure come Keplero
(1571-1630) e Galileo (1564-1642). Cartesio (1596-1660) diede i suoi contributi nella matematica e
nella filosofia. Nelle arti si diffuse lo stile Barocco, con le sue opere grandiose, monumentali e atte
stupire lo spettatore. Fiorirono i grandi pittori: Velazquez (1599-1660) ed El Greco (1541-1614), in
Spagna; Vermeer (1632-75) e Rembrandt (1606-69), in Olanda. Appartennero a questo periodo an-
che grandi scrittori come Shakespeare e Cervantes (entrambi morti nel 1616).
È per questo che in alcuni Paesi come la Spagna si parla di questo secolo come de "il secolo d'oro"
(“el siglo de oro”: in realtà questa denominazione copre un periodo della storia spagnola che non è
di un solo secolo, ma di quasi due secoli: tutto il Cinquecento e quasi tutto il Seicento).
Il secolo di ferro – D’altra parte, il Seicento è stato definito anche come il secolo di ferro per il
grande numero di guerre e rivolte che devastarono l’Europa in questo periodo, tra le quali la san-
guinosa Guerra dei Trent’anni (1618-48) che distrusse in particolare i territori tedeschi.
Fu anche un secolo di intolleranza e fanatismo, di fame e di epidemie. I contrasti religiosi tra catto-
lici e protestanti tornarono a percorrere l’Europa (la Guerra dei Trent’anni fu, oltre che un conflitto
per il potere, anche l’ultima delle guerre di religione). Si diffuse la caccia alle streghe e i roghi arde-
vano per sconfiggere l’eresia: il filosofo Giordano Bruno venne messo al rogo proprio agli inizi del
secolo, nel febbraio del 1600. La peste, la carestia e la crisi economica prostrarono le popolazioni.
Dunque, secolo d’oro o secolo di ferro? Sono vere tutt’e due le cose. In questo capitolo ci limitere-
mo a esplorare il secondo aspetto, cioè il ‘600 come secolo di ferro: tratteremo infatti della crisi
economica e della Guerra dei Trent’anni.
Sono entrambi eventi di grande importanza storica. La crisi del Seicento ridisegna il quadro
dell’Europa creando quello squilibrio tra Nord e Sud del continente che ancora oggi fa sentire il
suo peso. Mentre la Guerra dei Trent’anni può essere interpretata secondo due chiavi di lettura,
una religiosa e l’altra politica: da una parte rappresenta la fine delle guerre di religione che avevano
percorso l’Europa con l’inizio, nel ‘500, della Riforma protestante; dall’altra è il fallimento del tenta-
tivo egemonico degli Asburgo d’Austria e di Spagna e la consacrazione della Francia quale princi-
pale potenza europea.
2
2/ La crisi del ‘600
All’espansione economica del ‘500 succede la crisi del ‘600 – Benché segnato dall’aumento dei
prezzi e dalla diminuzione del potere d’acquisto dei salari, il ‘500 era stato un secolo di espansione
economica, durante il quale gli imprenditori commerciali e i proprietari di aziende agricole avevano
realizzato cospicue fortune. L’Italia, soprattutto la Toscana e il Nord, aveva svolto un ruolo centrale
in questo quadro di sviluppo.
Ma nei primi decenni del ‘600 ebbe inizio una crisi che colpì tutti i paesi europei e particolarmente
l’area mediterranea (Spagna e Italia). Venne così ridisegnato in modo quasi definitivo il quadro
dell’Europa moderna, determinando quello squilibrio tra Nord e Sud del continente che ancora og-
gi fa sentire il suo peso.
Le cause della crisi. La crisi non ha alle sue origini una sola causa, ma una pluralità di fattori che si
intrecciano tra loro. Fra di essi, possiamo elencare i seguenti:
- il clima inclemente creato dalla cosiddetta “piccola età glaciale” (dal 1350 al 1850 circa si
ebbe un clima più freddo), che influisce negativamente sui raccolti e produce penuria di be-
ni e carestie
- la mancata diversificazione delle colture (si coltivavano prevalentemente cereali perché
nei periodi precedenti si erano registrati incrementi demografici con relative esigenze di
sfamare la popolazione), che rendeva più ingenti i danni dovuti al clima; infatti, coltivare un
solo tipo di piante creava danni enormi nel caso i raccolti fossero colpiti dal maltempo per-
ché non vi erano altre piante che potessero fiorire in altri momenti dell’anno e compensare
le perdite
- il riesplodere di epidemie, che fin dall’antichità riemergono a fasi cicliche (l’ultima vi era sta-
ta nel ‘300). La peste del 1630 è quella dei Promessi sposi.
- tra i fattori di crisi va annoverato il fatto che cessa l’afflusso di metalli preziosi dalle Ame-
riche mettendo in difficoltà le economie parassitarie, cioè quelle che vivono di rendita, co-
me quella spagnola;
- la guerra dei Trent’anni, infine, con il suo seguito di devastazioni e saccheggi (soprattutto
sul suolo della Germania, dove i soldati mercenari imperversano quando non vengono pa-
gati), va elencata tra i fattori alla radice della crisi del Seicento.
- si aggiungono poi l’impoverimento della maggior parte della popolazione e la concen-
trazione della ricchezza nelle mani di sole alcune classi, cosa che fa diventare impossibile,
per il grosso della popolazione, spendere e far circolare il denaro che rende vitale
l’economia;
- dall’impoverimento è derivato probabilmente un decremento demografico (si tenga pre-
sente però che gli incrementi o decrementi demografici in certi periodi storici sono difficili
3
da spiegare) perché la gente, non avendo redditi, ritardava il matrimonio e perciò nasce-
vano meno figli.
Le risposte differenti date alla crisi segnarono il destino di due aree europee
a) Olanda, Inghilterra, Francia, Italia del nord videro il tentativo, da parte dei nobili proprie-
tari di terre (nobiltà fondiaria), di reagire alle perdite trasformandosi in imprenditori e ca-
pitalisti che cercavano di sfruttare le zone fertili rimaste disponibili, razionalizzando tecni-
che e programmi di produzione.
b) La nobiltà fondiaria della Spagna e dell’Italia meridionale, invece, cercarono di recuperare
le perdite inasprendo lo sfruttamento dei contadini mediante l’accentuazione o il ripristino
di diritti feudali (rifeudalizzazione).
4
3/ La Guerra dei Trent’anni (1618-‘48)
La guerra dei Trent’anni come ripresa dei conflitti politici e religiosi in Europa – La guerra dei
Trent’anni, che insanguinò l’Europa dal 1618 al 1648 fu l’occasione che fece riesplodere i conflitti
politici e religiosi che percorrevano l’Europa fin dall’inizio del ‘500. Essa ebbe origine all’interno
dell’impero tedesco, ma ben presto vi vennero coinvolte altre nazioni europee, che cercarono di
salvaguardare i propri interessi.
Una guerra molto brutale – Fu il più grave evento bellico che insanguinò l’Europa prima delle due
Guerre mondiali e fu devastante soprattutto per la Germania perché la guerra venne combattuta
sul suolo tedesco da eserciti mercenari che quando il soldo non arrivava saccheggiavano città e
campagne lasciando dietro di sé delle lande desolate.
Si contarono – secondo alcune stime – 12 milioni di morti e la popolazione dell’impero riuscì a ri-
tornare a vivere come prima che scoppiasse la guerra solo decine di anni dopo la sua conclusione.
Terribili furono i massacri. Si ricorda in particolare il Sacco di Magdeburgo (1631), la città tedesca
assediata dai cattolici. La maggior parte degli edifici fu danneggiata e la popolazione, che si era ri-
fugiata nelle cantine per scampare ai cannoneggiamenti, fu in gran parte massacrata.
5
Il sacco di Magdeburgo (1631)
6
Per comprendere lo scoppio della guerra, bisogna avere chiara la situazione dell’impero
asburgico alla vigilia di essa. – Il disegno egemonico degli Asburgo – L’Impero Romano Ger-
manico (nome con cui si indicava il Sacro Romano Impero, che dopo la spartizione tra i nipoti di
Carlo Magno aveva assunto un carattere più germanico) era una realtà vasta sotto la cui influenza
rientravano la Germania, l’Austria, la Boemia e l’Ungheria.
La carica imperiale era diventata elettiva dalla metà del Trecento: l’imperatore veniva eletto
da sette principi tedeschi. E da tempo l’imperatore che veniva eletto era un esponente della fami-
glia degli Asburgo d’Austria, i quali miravano a trasformare la variegata realtà dell’impero in un
unico dominio compatto sotto il proprio controllo. Gli Asburgo erano cattolici e in quest’epoca in
cui l’identità religiosa faceva tutt’uno con l’identità politica, essi miravano ad estendere la religione
cattolica nell’impero ai danni delle confessioni protestanti. Il controllo sulla religione era anche una
forma di controllo e di egemonia politica.
Il disegno egemonico degli Asburgo causava tensioni, che in particolare si fecero sentire in
Germania e in Boemia.
1) La Germania si presentava come una realtà politica estremamente frazionata, che com-
prendeva principati, ducati, possedimenti ecclesiastici e città libere.
Tutte queste realtà dividevano il potere con l’imperatore – l’imperatore del Sacro Romano
Impero – con il quale i principi che lo eleggevano erano in costante dissidio visto che gli
Asburgo (alla cui dinastia apparteneva l’imperatore) miravano a trasformare la Germania
in uno stato assoluto sotto il proprio controllo.
Al frazionamento politico già esistente, la pace di Augusta aveva poi aggiunto una fram-
mentazione religiosa, fonte di conflitti che avevano dato luogo in Germania alla formazione
di due opposti schieramenti, uno protestante e l’altro cattolico: l’Unione evangelica o pro-
testante, cioè l’alleanza tra gli stati tedeschi protestanti, per difendere le loro terre e la loro
confessione religiosa; e la Lega cattolica, nata in contrapposizione all’Unione Evangelica, e
formata dagli stati tedeschi cattolici. Le tensioni tra i due schieramenti sfociarono nella
Guerra dei Trent’anni.
2) La Boemia, che nell’insieme dei domini asburgici aveva sempre goduto di una certa libertà,
venne anch’essa, come la Germania, a cadere nel disegno egemonico degli Asburgo, che
miravano ad accrescere il proprio controllo sul suo territorio.
Perché questa terra godeva di una certa libertà nell’ambito dei domini asburgici? Bi-
sogna ricordare che la Boemia aveva avvertito, nel corso della sua storia, un desiderio di au-
tonomia che si era manifestato già nel Trecento, con le lotte guidate dal sacerdote Jan Hus
(1371-1415).
Hus, che viene considerato un anticipatore di Lutero, era stato scomunicato dalla Chiesa
cattolica e bruciato sul rogo per le sue idee, che condannavano la corruzione e la ricchezza
del clero. La sua lotta contro la Chiesa assumeva però anche il senso di una lotta di carattere
nazionale contro l’impero (legato alla Chiesa di Roma), entro la cui influenza la Boemia rien-
7
trava. I nobili boemi appoggiarono le posizioni di Hus. Questo desiderio libertà religiosa fa-
ceva tutt’uno con il desiderio di indipendenza e di autonomia dei boemi.
Con la diffusione della Riforma, nel secolo successivo a quello in cui era vissuto Hus,
la Boemia aveva poi aderito in gran parte al protestantesimo e, nel 1609, aveva ottenu-
to dall’imperatore Rodolfo II d’Asburgo la concessione della libertà di culto. Ciò era stato
sancito dalla Lettera di maestà (1609), una lettera indirizzata ai boemi, con cui Rodolfo II
concedeva loro la libertà di culto e la possibilità di costruire chiese e scuole confessionali.
Rodolfo, che prima di essere nominato imperatore era stato incoronato re di Boemia, amava
questa regione, tanto che una volta diventato imperatore aveva trasferito la corte imperiale
da Vienna a Praga, capitale della Boemia.
L’imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II firma la Lettera di maestà con cui concede libertà di culto ai boemi
(1609).
Il motivo occasionale del conflitto: un fervente cattolico diventa re di Boemia, paese prote-
stante, e poi anche imperatore – Il motivo occasionale del conflitto fu la rivolta della nobiltà
boema minacciata di perdere la propria libertà religiosa. La rivolta esplose con l’elezione al trono
imperiale di un fervente cattolico e cioè dell’arciduca Ferdinando di Stiria (la Stiria è una regione
del sud-est dell’Austria), che diventò imperatore del Sacro Romano Impero col nome di Ferdinan-
do II, anch’egli della dinastia degli Asburgo.
Prima di diventare imperatore, Ferdinando era stato eletto re di Boemia, ma era mal visto
dalla nobiltà boema, che era protestante. Da fervente cattolico quale era, Ferdinando aveva infatti
già dato prova della sua avversione ai protestanti, espellendoli dai propri territori. Fra di essi vi era
8
anche il grande astronomo tedesco Giovanni Keplero, che insegnava in Stiria cioè nei territori di
Ferdinando, e che appunto per sfuggire agli editti contro i luterani emanati dal sovrano, si era rifu-
giato a Praga, in Boemia, dove era andato a collaborare con un altro grande astronomo di questo
periodo, Tycho Brahe.
Ora, l’accresciuta importanza di Ferdinando con la sua nomina a imperatore, fece nascere
nei boemi il timore di una svolta in senso assolutistico, cioè di un inasprimento del potere imperiale
sulla Boemia, e la paura di una limitazione della libertà religiosa.
In effetti, con l’elezione di Ferdinando a imperatore, la libertà di culto e di costruire chiese e
scuole confessionali, concessa ai boemi in passato (come abbiamo visto, dall’imperatore Rodolfo II,
con la “lettera di maestà”, nel 1609) cominciò ad essere minacciata. La scintilla che fece scoppiare il
conflitto fu la proibizione imperiale di costruire delle cappelle protestanti. I boemi, allora, non
riconobbero più l’imperatore come re di Boemia ed elessero al suo posto un altro principe tedesco,
Federico V del Palatino, che era di confessione protestante.
Cominciò così la guerra, la cui prima fase viene appunto denominata boemo-palatina (perché coin-
volgeva la Boemia e il suo nuovo re, Federico V del Palatino). È in questa occasione che avviene il
celebre episodio passato alla storia come “la defenestrazione di Praga”, nel 1618, che diede inizio
al conflitto: alcuni esponenti della nobiltà boema catturarono tre rappresentanti dell’imperatore al
quale erano avversi e li lanciarono dalle finestre del castello di Praga.
La defenestrazione di Praga. [Olio di Václav Brožík. XIX secolo. National Gallery of Victoria, Melbourne]
9
Le motivazioni politiche e religiose che si intrecciano nel conflitto – Una volta esploso come
fatto interno all’impero, il conflitto dilagò rinfocolando il desiderio di rivincita di entrambi i campi,
quello cattolico e quello protestante, che da decenni continuavano a fronteggiarsi entro l’Impero e
in Europa:
- i cattolici covavano l’ambizione profonda di cancellare definitivamente il protestantesimo, mai
definitivamente accettato.
- i protestanti invece volevano cancellare i successi che la Controriforma stava ottenendo;
- mentre i calvinisti volevano vedersi riconosciuto il diritto di cittadinanza nell’Impero che era
stato loro negato con la Pace di Augusta.
Alle motivazioni religiose se ne mescolavano altre che – come in parte abbiamo già accennato –
erano più strettamente politiche:
- gli Asburgo d’Austria miravano ad accrescere il loro dominio sulla Germania trasformandola in
un moderno stato assoluto
- gli Asburgo di Spagna, che affiancavano quelli d’Austria, miravano invece a riprendere la lotta
contro le Province Unite (Olanda), che negli anni precedenti si erano staccate dalla Spagna, e a
sottometterle nuovamente
- la Francia, che stava uscendo dalle guerre di religione, mirava invece a contrastare il disegno
egemonico degli Asburgo riguadagnando un ruolo di primo piano sulla scena europea, così
come lo aveva ricoperto nel periodo delle Guerre d’Italia
- a tutto ciò si aggiungevano infine gli interessi di potenze minori come la Danimarca e la
Svezia, che cercavano di volgere a proprio vantaggio l’occasione del conflitto.
Le fasi della guerra. La guerra viene usualmente suddivisa in quattro fasi (le prime tre favorevoli
alla casa d’Austria, l’ultima alla Francia):
1. fase boemo-palatina, favorevole alla casa d’Austria; l’Austria sconfigge i boemi ribelli (Bat-
taglia della Montagna bianca, presso Praga).
In questa fase intervengono in guerra anche gli Asburgo di Spagna a fianco degli Asburgo
d’Austria con l’obiettivo di guadagnare un posto di primo piano in Europa, sconfiggendo gli
olandesi con i quali era stata stipulata una tregua nel 1609 (guerra di Filippo II contro le
Province Unite).
2. fase danese, ancora favorevole alla casa d’Austria; fu dovuta al fatto che la vittoria
dell’Austria sui boemi impensierì gli stati vicini; fra questi la Danimarca, che intervenne a fa-
10
vore dei principi protestanti, ma venne battuta dagli eserciti imperiali guidati dai generali
Tilly e Wallenstein.
3. fase svedese, ancora favorevole alla casa d’Austria; la Svezia entrò in guerra perché si sentì
minacciata dall’espansionismo di Wallenstein, ovvero il generale boemo (boemo, ma che
combatteva al soldo dell’impero), che aveva trasformato la guerra in un’occasione per il
proprio arricchimento e che si rivelò un personaggio molto ambizioso perché tentò anche
di proclamarsi re di Boemia, ma venne fatto uccidere da Ferdinando II.
4. fase francese, in cui la casa d’Austria viene sconfitta dalla Francia, intervenuta in guerra per-
ché impensierita dai successi dell’impero e dal profilarsi di una sua egemonia in Europa. Vit-
toria del generale francese, il principe di Condé, a Rocroi.
La conclusione del conflitto. La guerra si conclude con la Pace di Westfalia (1648), riassumibile in
due punti principali:
a) dal punto di vista politico, la pace sancì la vittoria della Francia;
b) dal punto di vista religioso, si riconobbe l’esistenza nell’Impero di tre confessioni religio-
se che nessuno metteva più in discussione: il calvinismo accanto al cattolicesimo ed al pro-
testantesimo. Rispetto alla pace di Augusta (di circa cento anni anteriore: 1555) si riconobbe
ai sudditi che non seguivano il culto del loro principe il diritto di andare in esilio.
Altri episodi da inserire nel quadro della guerra: due sconfitte spagnole in Italia settentriona-
le – Nel quadro della guerra dei Trent’anni vanno inseriti alcuni scontri che riguardano l’Italia del
Nord e che videro sconfitta la Spagna: il sacro macello della Valtellina e la guerra di Mantova e del
Monferrato.
11
In alto la Valtellina e sotto, da sinistra a destra, il Monferrato e Mantova.
Il sacro macello della Valtellina (1620)
12
1/ Il sacro macello dei protestanti della Valtellina (1620) – L’episodio si inserisce nel quadro
delle tensioni religiose che si riaccesero tra cattolici e protestanti in questo periodo. Gli Spagnoli,
che regnavano a Milano, appoggiarono un massacro di protestanti da parte dei cattolici, nella Val-
tellina, che si era ribellata al dominio dei Grigioni svizzeri (i Grigioni erano una zona del territorio
svizzero che prenderà poi il nome di Canton Grigioni), di religione protestante, che avevano occu-
pato la valle.
Lo scopo degli Asburgo di Spagna, alleati con gli Asburgo d’Austria, era anche quello di
creare una via di comunicazione tra i loro territori attraverso la valle. L’operazione non riuscì per
l’intervento della Francia, e la Valtellina rimase sotto i Grigioni.
Nel massacro valtellinese – che richiama un altro massacro di protestanti, quello della Notte
di San Bartolomeo, avvenuto in Francia nel 1572, anche se in quello francese i morti furono molti di
più – vennero trucidati circa 400 protestanti (altre stime dicono 700) da parte di congiurati cat-
tolici filospagnoli. Il massacro si svolse in varie località, tra cui Tirano, Teglio, Sondrio.
A Tirano vennero sbarrate le porte della cittadina e, dopo aver suonato le campane a martello per
far riversare la popolazione nelle strade, gli abitanti vennero massacrati a colpi di archibugio, di
spada o di bastone.
2/ La guerra di successione di Mantova e del Monferrato (1627) – La guerra ebbe la sua causa
nella morte senza eredi di Vincenzo II Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato. L’estinzione dei
Gonzaga aveva fatto profilare la successione di un francese al Ducato di Mantova e del Monferrato.
Il ducato del Monferrato si trovava in Piemonte, ma era stato ricevuto in dono dai Gonzaga. Situato
tra Milano, Torino e Genova, il Monferrato era una zona strategicamente importante sia per la
Francia sia per gli Asburgo.
La possibile successione francese impensierì gli Spagnoli che vi si opposero. La Spagna fu
appoggiata dall’Impero, che pose sotto assedio Mantova. Fu in questa occasione che i soldati mer-
cenari tedeschi, i lanzichenecchi, che combattevano per l’impero1, portarono in Italia settentrionale
la peste (quella di cui si parla nei Promessi sposi).
La guerra però vide vittoriosa la Francia. Anche in questo caso, dunque, gli Spagnoli risulta-
rono sconfitti, perché videro sensibilmente indebolita la loro presenza nell’Italia settentrionale a fa-
vore della Francia.
1
Le compagnie di soldati mercenari tedeschi, i lanzichenecchi (Landsknecht), “servi della terra” (da Land, terra, e Kne-
cht, servo), si chiamavano così perché arruolavano i soldati fra i contadini, i poveri, i ladri e i malfattori. Ciò spiega anche
la ferocia per la quale erano noti. Essi infatti ricevevano la paga dai loro reclutatori, ma spesso si arruolavano sperando
di ricavare molto di più dalle scorrerie e dal saccheggio delle popolazioni inermi durante le azioni di guerra.
13
La guerra dei Trent’anni come fine dell’epoca delle guerre di religione – La guerra dei
Trent’anni, con la Pace di Westfalia del 1648, chiude l’epoca delle guerre di religione in Europa,
epoca che si era aperta con i contrasti generati dalla Riforma protestante, agli inizi del 1500.
Queste guerre segnano delle tappe fondamentali nell’affermazione del concetto di libertà
religiosa, che trova il culmine nella Rivoluzione francese, con la quale si afferma la separazione tra
lo Stato e le religioni e l’idea che il potere politico sia indipendente da quello religioso.
Ripercorriamo queste tappe.
- 1555, Pace di Augusta – Alla fine dei contrasti che si erano aperti tra i prìncipi tedeschi
che avevano aderito alla Riforma protestante e l’Impero cattolico di Carlo V, questa pace
afferma che ogni principe è libero di scegliere la propria confessione religiosa (cattolica
o luterana); i sudditi si adeguano alla scelta del loro sovrano: cuius regio, eius religio. I
sudditi dello stesso Stato, in altri termini, non possono avere una religione diversa da
quella del loro sovrano.
- La religione cattolica e quella luterana ottengono con questa pace pari riconoscimento
legale; resta però esclusa la confessione calvinista.
- 1598, Editto di Nantes – Ai calvinisti francesi (ugonotti), dopo le lotte con i cattolici,
viene riconosciuta la libertà di culto in tutto il territorio francese; la libertà di religione si
afferma all’interno di uno stesso Stato. Lo Stato non si identifica con una sola religione
ma tollera al suo interno più di una religione. L’Editto afferma questa idea, ma non an-
cora in maniera definitiva: il re Luigi XIV, il re Sole, abolirà l’editto nel 1685.
- 1648, Pace di Westfalia – Vengono parificati i diritti civili di tutte le confessioni religio-
se. Si riconosce nell’Impero la presenza di tre confessioni religiose: cattolica, protestan-
te, calvinista (quest’ultima era rimasta esclusa nella Pace di Augusta).
- 1789, Rivoluzione francese – Cambiano i rapporti tra Stato, Chiesa e religioni. Con la
Rivoluzione si sperimenta per la prima volta una radicale rottura tra la sfera religiosa e
quella politica. Si afferma la separazione tra il potere politico e quello religioso cioè la
laicizzazione dello Stato. Il processo di laicizzazione della politica rispetto alla religione,
si può dire che era cominciato storicamente nel XVI secolo in Francia con l’affermarsi del
concetto politico della tolleranza di più religioni sullo stesso territorio.
14
4/ La situazione delle altre nazioni in questo periodo
• La storia della Spagna registra – come abbiamo visto parlando della crisi - una fase di decadenza.
• La Francia del ‘600 è invece differente. Anzitutto Enrico IV è impegnato a risanare le finanze dello Stato. Alla
sua morte – data la giovane età dell’erede: Luigi XIII, di soli 9 anni – la madre Maria de’ Medici si avvale di
Richelieu per accentrare ulteriormente lo Stato. Questi riesce a tenere a bada le rivolte nobiliari (la Fronda),
ma non riesce a risolvere il problema delle agitazioni popolari dovute al forte fiscalismo. Luigi XIII prenderà
poi il potere, dopo aver fatto uccidere l’amante della madre, C. Concini; nominerà Richelieu primo ministro.
• L’Olanda è la massima potenza commerciale dell’epoca, ma fu soggetta ad una crisi politica e religiosa che si
imperniò sulla lotta tra Gran Pensionario e Stadhouder.
15