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Il tema del doppio

Storia: il manifesto di San Sepolcro


Il programma di San Sepolcro fu il programma politico dei Fasci italiani di combattimento. Prende il nome da piazza San
Sepolcro a Milano, dove il 23 marzo 1919 avvenne la dei fasci di combattimentoIl programma fu pubblicato il 24 marzo
1919 sull'organo di stampa fascista Il Popolo d'Italia. Il successivo 6 giugno, il medesimo quotidiano ne divulgò i contenuti
sotto forma di manifesto.Qui vengono avanzate numerose proposte di riforma politica e sociale, per far
“fronte contro due pericoli: quello misoneista (passatista, anti modernista) di destra e quello distruttivo di
sinistra”, rappresentando la “terza via” e sviluppandosi nell’ambito delle teorie moderniste sull’“Uomo
nuovo”.Solo parte di queste vennero realizzate durante il periodo del regime (1922-1943), e seppur riprese
successivamente durante la Repubblica Sociale Italiana, rimasero sostanzialmente inapplicate a causa degli
eventi bellici.

Italiani,Ecco il programma nazionale di un movimento sanamente italiano.


Rivoluzionario, perchè antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore perchè
antipregiudizievole.= Utilizza un linguaggio molto diretto opposto a quello della classe
dirigente politica.

-Rivoluzionario= idea socialista di Mussolini;

-antidogmatico=contro dogmi;

-innovatore perchè senza pregiudizi=si vuole cambiare l’italia. In realtà i pregiudizi saranno una delle cose che più
caratterizzeranno il fascismo e il nazismo. Durante il periodo dell’Italia fascista si aveva la convinzione che donne e
uomini dovessero avere ruoli radicalmente distinti, si guardava perciò con preoccupazione ai cambiamenti avvenuti
nella società del 1 dopoguerra , con l’obiettivo di porre un freno al processo di emancipazione che durante l’epoca
bellica aveva subito un’accelerazione. Il regime fascista avviò una battaglia per la crescita demografica , perchè solo
consacrandosi alla maternità , le donne potevano dimostrarsi patriottiche. Impedirono la contraccezione e l’aborto
che fu considerato un crimine contro lo stato. Fu emanata una legge che impediva alle donne di accedere alle
carriere prestigiose , ma assumere una donna era più vantaggioso per gli imprenditori che pagavano le lavoratrici la
metà rispetto agli uomini. Nonostante molte donne durante il fascismo volessero dare il loro contributo al regime ,
questo non volle concedere neanche alle più fedeli sostenitrici , la possibilità di autorealizzazione. La stessa
Margherita Sarfatti , animatrice dei salotti intellettuali milanesi, redattrice del ‘’Popolo d’italia’’ e della rivista ufficiale
dl fascismo, fu una delle amanti del duce ma con l’emanazione delle leggi razziali , fu costretta a espatriare.La storia
delle donne nella italiana resistenza rappresenta una componente fondamentale per il movimento partigiano nella
lotta contro il nazifascismo. Esse lottarono per riconquistare la libertà e la giustizia del proprio paese ricoprendo funzioni
di primaria importanza.In tutte le città le donne partigiane lottavano quotidianamente per recuperare i beni di massima
necessità per il sostentamento dei compagni e trasportavano risorse poiché considerate meno pericolose. Vi erano gruppi
organizzati di donne che svolgevano propaganda antifascista, raccoglievano fondi ed organizzavano assistenza ai detenuti
politici ed erano impegnate anche nel mantenimento delle comunicazioni oltre che nelle operazioni militari.Le donne che
parteciparono alla Resistenza, facevano parte di organizzazioni come i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e le Squadre di
Azione Patriottica (SAP), e inoltre, fondarono dei Gruppi di difesa della donna, "aperti a tutte le donne di ogni ceto sociale
e di ogni fede politica o religiosa, che volessero partecipare all'opera di liberazione della patria e lottare per la propria
emancipazione",[1] per garantire i diritti delle donne, sovente diventate capifamiglia, al posto dei mariti arruolati
nell'esercito.Dall'interno delle fabbriche (dove avevano preso il posto degli uomini impegnati in guerra), organizzarono
scioperi e manifestazioni contro il fascismo.Si tratta anche di pregiudizi che sfociano in razzismo e antisemitismo
:Molti italiani si erano trasferiti nelle colonie africane e ebbero dei figli con gente nativa dei luoghi. Preoccupato di
questa tendenza e ossessionato dall’idea di mantenere salda la dominazione ‘’imperiale’’sulle colonie, Mussolini
cominciò a pensare sempre più agli italiani come a una razza da proteggere dalle mescolanze . In Germania si
predicava la superiorità biologica e culturale della razza ariana rispetto a tutte le altre , indirizzandosi in particolare
verso gli Ebrei. Nel 1937 nelle colonie italiane in africa venne imposta una prima legislazione razzista.In seguito
all’avvicinamento di Hitler e Mussolini, il Duce di convertì al razzismo antisemita.Con le leggi razziali tutti gli ebrei
furono esclusi dalle scuole e dalle università , sia in qualità di studenti, che di insegnanti.Non poterono più
arruolarsi nell’esercito, nè lavorare negli enti pubblici , fare i giornalisti o sposarsi con ebrei.

Noi poniamo la valorizzazione della guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti.


Gli altri problemi: burocrazia, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali, ecc. li
tracceremo quando avremo creata la classe dirigente .Per questo NOI VOGLIAMO:

Per il problema politico

a) — Suffragio universale a scrutinio di Lista regionale, con rappresentanza


proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne. =si poneva così come un partito super
democratico.Solo Una volta terminata la guerra, l’esperienza della Resistenza e della Liberazione, era divenuta
oramai un punto di non ritorno per il paese e anche per i diritti delle donne. In occasione del Consiglio dei
Ministri del 30 gennaio 1945 venne esaminata per la prima volta l’estensione del voto alle donne dai 21 anni,
sancita con il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 31 gennaio 1945. Ma è il decreto n.74 del 10 marzo
1946, in occasione delle prime elezioni amministrative postbelliche, che le donne con almeno 25 anni di età
potevano eleggere ma soprattutto essere elette. E fu così per le prime sei sindache donne elette in Italia. Le
donne votarono al referendum per la repubblica il 2 Giugno del 46 e una di loro disse «Le schede che ci
arrivano a casa e ci invitano a compiere il nostro dovere, hanno un’autorità silenziosa e perentoria. Le
rigiriamo tra le mani e ci sembrano più preziose della tessera del pane. Stringiamo le schede come biglietti
d’amore.».

Inoltre per quanto riguarda le votazioni , fu approvata la legge Acerbo . Mussolini il 23 Marzo era agitatissimo
perchè c’erano pochissimi iscritti al partito, tant’è che chiese di radunare reduci in piazza a Milano.Il partito fascista
aveva bisogno di un ampio consenso in parlamento , di fatti la legge fu concepita in modo da favorire chi
avesse la maggioranza dei voti:prevedeva infatti che il partito che si fosse assicurato il 25% dei voti , sarebbe
stato premiato con i due terzi dei seggi parlamentari.Il 6 Aprile 1924 si svolsero le elezioni con la nuova legge ,
e la Lista nazionale ottenne il 65% dei voti. Il segretario del Partito Socialista Unitario .Giacomo Matteotti
denunciò alla Camera le potenze fasciste , chiedendo l’annullamento delle elezioni. Però il 10 Giugno 1924 ,
Matteotti fu rapito e assassinato.

b) — Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i Deputati
abbassato ai 25 anni=non più 21 -15 anni, perchè si vuole portare più giovani al voto.
c) — L’abolizione del Senato= lo statuto albertino prevede un Senato a nomina Regia, ma secondo i
fascisti , il Parlamento faceva gli interessi di una minoranza.Tra l’altro , con le leggi speciali o fascistissime, alla
fine Mussolini divenne responsabile delle azioni di governo unicamente davanti al re, senza dover rendere
conto del suo operato alle camere. Soprattutto la facoltà di emanare leggi fu affidata al governo: il Capo del
governo accentrava su di sè il potere legislativo e quello esecutivo.
d) — La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui
primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato= c’è un
elemento repubblicano+ assemblea costituente= innovazione.La camera dei fasci e delle
corporazioni fu un organo legislativo del Regno d’Italia , che sostituì la camera dei deputati durante il
periodo fascista.
e) — La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell’industria, dei
trasporti, dell’igiene sociale, delle comunicazioni ecc. eletti dalle collettività
professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un
Commissario Generale con poteri di Ministro= una camera dei mestieri, la camera dei
lavoratori, con ogni corporazione che ha dei propri rappresentanti con il potere legislativo . Con
l’idea della possibilità di poter eleggere un ministro, si hanno idee democratiche.

Per il problema sociale:

NOI VOGLIAMO:

a) — La sollecita promulgazione di una Legge dello Stato che sancisca per tutti i
lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro = battaglia tipica dei socialisti
b) — I minimi di paga= (marx -plus lavoro, plus valore )ci saranno , ma saranno bassissimi . Dopo,
addirittura ci sarà una fase liberista , con la fase dell’autarchia dove i salari daranno bassissimi perchè l’Italia
avrà una crisi economica.

c) — La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento


tecnico dell’industria. = alla fine sarà solo formale
d) — L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne
moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.=Devono
esserci industrie e servizi pubblici dati in gestione direttamente alle organizzazioni proletarie.
Quando viene scritto ‘’ Essere degni moralmente’’, si sostiene che bisogna evitare i truffatori .
e) — La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei
trasporti= Già ai tempi di Giolitti, in Italia c’era un grande problema con le ferrovie . Il governo Giolitti
propose la loro nazionalizzazione in cambio della revocazione del diritto allo sciopero da parte dei ferrovieri ,
ma i socialisti non accettano queste condizioni.

f) — Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull’invalidità


e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età, proposto attualmente a 65 anni, a
55 anni.

Per il problema militare:

NOI VOGLIAMO:

a) — L’istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e compito


esclusivamente difensivo. = elementi popolari , nazionalistici . Mussolini organizzò una
fascistizzazione delle menti della gente , e partì proprio dai bambini e dai ragazzi che venivano
inquadrati in associazioni di tipo militare , come i Balilla, che facevano capo All’opera nazionale Balilla
e dovevano abituare i ragazzi a “ credere, obbedire e combattere”+Riforma Gentile.

b) — La nazionalizzazione di tutte le Fabbriche di Armi e di esplosivi.=non devono


essere date in mano a privati
c) — Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche
della civiltà, la nazione italiana nel mondo.= discorso pacifista , ma dopo la ‘’Vittoria Mutilata’’ ,
si ha l’idea che l’Italia sia poco tutelata nel mondo per quanto riguarda la politica estera.

(Si poneva come un partito dal forte sentimento di nazionalizzazione)

Per il problema finanziario:

NOI VOGLIAMO:

a) — Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che


abbia la forma di vera ESPROPRIAZIONE PARZIALE di tutte le ricchezze.b)= bisogna
tassare le grandi ricchezze per poter finanziare dalle ferrovie statali , all’ abbassamento dell’età pensionale= per fare le
riforme di cui si è parlato prima , occorre prendere i soldi da qualche parte ed essendo la situazione post guerra difficile,
occorreva far riferimento ai grandi capitali.Non ci furono espropriazioni, ma accordi con le industrie italiane: Es-Fiat

— Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le


mense Vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un
privilegio di pochi.=si pone come un partito anticlericale, ma l’11 febbraio 1929 vengono firmati i Patti
Lateranensi con la Chiesa. Si riconosceva Roma come capitale e Città del Vaticano divenne uno stato
indipendente . Lo stato italiano si impegnò a risarcire lo stato pontificio per la soppressione.La religione
Cattolica divenne la religione ufficiale dello stato e al matrimonio religioso fu riconosciuta la validità civile. Il
Vescovi, prima di prendere possesso della loro diocesi , dovevano giurare fedeltà allo stato italiano.
c) — La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra, ed il sequestro dell’85% dei
profitti di guerra.= sottrarre i profitti di guerra a chi si è arricchito con la guerra , per distribuirli ai
reduci, ai piccoli borghesi per costruire la nazione italiana. Mussolini alla fine volle la guerra .

Scienze: il DNA e la sua struttura ( riassunti cartacei)


Storia dell’arte: Il Restauro:da Rusikin e Viollet le duc, ai nostri giorni.

Nel seno dello spirito romantico, ebbe così inizio il cosiddetto Gothic Revival, una corrente
mirante all’imitazione dell’arte medievale e, nello specifico, dell’architettura gotica. Questo
sentimento, che gettava uno sguardo al passato, nacque anche sotto la spinta di una critica
rivolta alla società odierna, vista come decadente su molti aspetti della vita, tra cui anche la
produzione artistica che, di conseguenza, veniva etichettata come di “cattivo gusto”; le
costruzioni medievali, invece, proprio perché nate da una società considerata migliore sotto il
profilo morale, non potevano che essere belle come gli spiriti che le avevano generate.La
personalità che meglio rappresentò questo modo di percepire la realtà fu sicuramente Augustus
Pugin: n artigiano volto alla scoperta di forme del passato, in un momento storico in cui, altrove,
la civiltà era quella delle macchine industriali. Parallelamente alla sua attività, Pugin iniziò anche
a scrivere :denuncia aspramente la decadenza etica, e quindi anche di gusto, della sua società,
elogiando invece il Medioevo i cui pregi artistici derivarono dall’alta moralità dei suoi artisti. È qui
di grande rilievo il nesso arte-società: un’architettura è bella perché riflesso della gente che l’ha
pensata e poi prodotta; a sua volta, l’oggetto artistico, essendo bello, possiede anche uno scopo,
perché «in un edificio non dovrebbero sussistere elementi che non siano necessari per
comodità, struttura e convenienza». D’altro canto, le odierne costruzioni sono “brutte” perché
nate da spiriti umani legati, secondo Pugin, al miglior investimento dei loro soldi, quindi da bassa
moralità.Questo costituisce il punto di partenza. Dopodiché, iniziarono a formarsi pensieri
contrastanti intorno ad un dilemma amletico: gli edifici medievali, laddove presentassero parti
da risarcire, avrebbero dovuto essere restaurati, oppure l’uomo doveva tirarsene fuori? Rusikin
definì lo stile gotico come la massima manifestazione del libero arbitrio dell’artista medievale.
Egli, quindi, fa coincidere questa tarda fase dell’arte medievale con la libertà artistica in generale
contro – ecco l’altra faccia della medaglia – l’odierna schiavitù prodotta dalle macchine
industriali; inoltre, come già Pugin, l’artista di allora era, rispetto a quello di oggi, superiore
anche sotto il profilo della moralità.Una volta portata a termine, l’opera d’arte aveva così
ricevuto, come impresse in un sigillo, tutte le qualità del suo artefice, ma – entrando nel merito
di un’architettura medievale – la “maggiore gloria” che essa avrebbe potuto acquisire era una
soltanto: il tempo. Per John Ruskin, il tempo era quel tocco di sublimità che un edificio medievale
avrebbe assimilato grazie alle crepe, alle fratture, alle macchie della vegetazione, cioè alla
mutazione del suo aspetto dovuta agli anni. A questo punto, l’immaginazione dell’uomo
dell’Ottocento, osservando quelle rovine, avrebbe compiuto una reintegrazione dell’immagine
originaria dell’opera architettonica – com’era –, riconoscendone la vitalità perduta.Giunti fin qui,
non ci si stupirà se, sulle pagine de Le sette lampade dell’architettura del 1849, l’inchiostro fissò
frasi del tipo «il restauro è una menzogna dal principio alla fine», oppure «il restauro è
distruzione». Esso infatti, secondo l’autore, è azione ingannevole a seguito della quale, risarcita
la crepa su di un muro, l’immaginazione non si sentirà più stuzzicata dal rievocarne l’aspetto
originario; il nuovo, a quel punto, si sarebbe inesorabilmente mescolato all’antico, confondendo
l’uomo, allontanandolo dalla verità artistica. Quindi, continua, un monumento «dovrà vivere il
suo giorno estremo, ma lasciamo che quel giorno venga apertamente e senza inganni».Viollet le
duc architetto e storico di architettura, fu uno dei principali esponenti del neogotico francese. A
partire dagli anni Quaranta, volto l’interesse verso lo studio dell’architettura medievale, iniziò a
praticare una serie di restauri, tutti convergenti verso il ripristino cosiddetto di stile o stilistico:
esso consisteva nella parziale o totale ricostruzione di monumenti antichi secondo lo stile
proprio, cioè secondo le forme e gli elementi con cui vennero alla luce la prima volta; perciò,
esso non doveva essere suscettibile di alcuna interpretazione, e quindi variazione, da parte del
restauratore.A fronte di questa teoria, comprendiamo quanto studio fosse a monte di un
intervento di questo tipo; oltretutto, un’architettura avrebbe potuto subire, nel corso della sua
esistenza, ricostruzioni seriori che, sommandosi a quelle originarie, complicavano, e non di poco,
la sua storia edilizia. Viollet-le-Duc, conscio di questo frequente problema, soprattutto se
pensiamo ai monumenti medievali, così si espresse nel suo Dizionario ragionato dell’architettura
francese dall’XI al XVI secolo (1854-1868), una raccolta dove gli elementi architettonici,
accompagnati da disegni, erano classificati per periodo e per regione: «Restaurare un edificio
non significa mantenerlo, riparlo o rifarlo, ma ristabilirlo in uno stato d’integrità che può non
essere mai esistito». Infine, laddove fosse stato impossibile riuscire a comprendere lo stato
originario di un edificio, si sarebbe seguito il criterio analogico. Facciamo un esempio: sulla
facciata di una chiesa, una finestra manca di una parte della decorazione che le è tutt’attorno.
Per analogia, ne eseguirò la ricostruzione basandomi sulla decorazione, ancora intatta, della
finestra che si trova subito accanto. Questa modalità potrebbe perdere terreno se,
legittimamente, si sollevano i seguenti dubbi: e se la decorazione della finestra appena risarcita
fosse stata diversa perché, ammettiamo, essa venne realizzata in una fase edilizia successiva,
oppure perché posizionata in una zona centrale per la quale, quindi, necessitò di una messa in
evidenza che l’avrebbe distinta dalle altre? Ed infine, ma non ultima perplessità: e se la
decorazione non fosse stata mai realizzata, sarei stato legittimato a costruire qualcosa che non è
mai esistito?Al tempo dell’architetto, la cattedrale versava in uno stato di abbandono,
soprattutto a seguito dei moti della Rivoluzione Francese durante i quali, infatti, venne presa
prima d’assalto e poi sconsacrata. Per questo, tra il 1845 ed il 1865, Viollet-le-Duc non solo ne
ripristinò il sistema murario ma, in vent’anni di lavoro, anche il ricco apparato scultoreo come la
famosa Galleria dei Re posta in facciata; a tal proposito, le teste erano state mutilate durante la
violenza rivoluzionaria, ma le sculture riemersero ai lati dell’edificio soltanto nel 1977; quindi il
restauratore agì, ricostruendo, secondo criterio analogico. Con le stesse modalità, fece innalzare
la famosa guglia – andata completamente distrutta dall’incendio, come si può vedere
nell’immagine di sopra – posizionata all’incrocio tra la navata centrale ed il transetto che, negli
stessi moti francesi, era stata demolita: attorno, sono alcune statue in bronzo – queste, per
fortuna, scampate dalle fiamme –, tra cui quelle dei dodici apostoli che guardano verso il basso.
Una soltanto invece, quella di San Tommaso, protettore degli architetti, il cui volto sembrerebbe
essere quello dello stesso Eugène Viollet-le-Duc, guarda verso l’alto. Che cosa? Naturalmente la
flèche, la guglia.

Metodologia e criteri del restauro moderno


Il restauro è un processo complesso e articolato che richiede 3 fasi:

Fase preliminare
Fase operativa
Fase conclusiva

Le fasi preliminari includono lo studio storico-artistico dell’opera, l’analisi dello stato di


conservazione, la diagnosi del degrado e la progettazione dell’intervento.Le fasi operative
comprendono la pulitura, il consolidamento, l’integrazione e la finitura superficiale
dell’opera. Le fasi conclusive comprendono la documentazione, la valutazione e la
comunicazione dell’intervento. Il restauro si basa su alcuni criteri fondamentali, che ne
garantiscono la qualità e la correttezza.

Tra questi, si ricordano:


Il rispetto dell’opera: Il restauro deve salvaguardare l’identità e l’autenticità dell’opera,
senza alterarne il significato storico e artistico, né aggiungere o togliere elementi che non
siano strettamente necessari.
La reversibilità dell’intervento: Il restauro deve essere eseguito con tecniche e materiali
che possano essere rimossi o modificati in futuro, senza danneggiare l’opera originale, in
caso di nuove scoperte o esigenze.
La minima invasività dell’intervento: Il restauro deve limitarsi al minimo indispensabile
per recuperare la leggibilità dell’opera, senza eccedere o sottrarre, e utilizzando tecniche e
materiali compatibili con l’opera originale.

Ogni lavoro di restauro—a dispetto della tipologia di materiale da trattare—deve applicare


questi principi generali per rispecchiare un progetto completo.

Tecniche e materiali del restauro


Il restauro si avvale di diverse tecniche e materiali, a seconda del tipo e del livello di
degrado dell’opera, e della sua natura e composizione.
Tra le tecniche più comuni, si ricordano:

La pulitura: Consiste nella rimozione dei materiali superficiali che modificano la corretta
lettura dell’opera, come polvere, sporco, vernici, incrostazioni, ecc. La pulitura può essere
meccanica, chimica o fisica, a seconda del tipo di sostanza da rimuovere e del tipo di
supporto da trattare.
Il consolidamento: Consiste nel rafforzare la struttura e la coesione dell’opera, quando
questa presenta fragilità, crepe, distacchi, ecc. Il consolidamento può essere superficiale o
profonda, a seconda del livello di penetrazione del consolidante, che può essere organico o
inorganico a seconda della natura chimica.
L’integrazione: Consiste nel riempire le lacune o le perdite di materia che compromettono
la continuità e la forma dell’opera. L’integrazione può essere materica o cromatica, ovvero
ripristinare la sostanza o il colore dell’opera rispettivamente. L’integrazione può inoltre
essere mimetica, neutra o differenziata a seconda del grado di somiglianza o distinzione con
l’opera originale.
La protezione: Consiste nell’applicare uno strato un materiale filmogeno, naturale o
sintetico, per esaltare i colori e proteggere il colore dal deposito di particolato atmosferico
e/o da graffi/sfregamenti.

Nella prossima sezione vedremo come alcune di queste tecniche possono essere applicate
a 3 tipi di opera diversi e analizzeremo nuove tecniche relative ai loro materiali specifici.

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