Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
8 visualizzazioni4 pagine

Democrazia Digitale

.
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
8 visualizzazioni4 pagine

Democrazia Digitale

.
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Sei sulla pagina 1/ 4

Democrazia digitale

La Rivista, Rubriche, Parole

Fabio Cucculelli | 11 febbraio 2014

La democrazia digitale è un concetto utilizzato per descrivere il sempre più


intenso e diffuso utilizzo delle moderne tecnologie dell’informazione e
della comunicazione in ambito politico, con lo scopo di sperimentare forme
di democrazia diretta. Il termine democrazia digitale è antecedente
rispetto al concetto anglosassone di e-democracy che indica le possibilità
di partecipazione dei cittadini alle attività delle pubbliche amministrazioni
e ai loro processi decisionali

rn

E’ un concetto utilizzato per descrivere il sempre più intenso utilizzo delle moderne
tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) in ambito politico, con lo scopo di
sperimentare forme di democrazia diretta. Come osserva Stefano Rodotà “la politica si è
sempre servita delle tecniche via via disponibili per finalità di comunicazione, organizzazione,
controllo, ma (..) la fase più recente vede le tecnologie dell’informazione e della
comunicazione strutturare in forme nuove la stessa politica, creando addirittura sfere
pubbliche che sono distinte da quelle costruite attraverso i canali politici tradizionali,
mutando anche la natura delle organizzazioni sociali”.
Il termine democrazia digitale è antecedente rispetto al concetto anglosassone di e-
democracy, nato a metà degli anni Novanta, per descrivere le possibilità di partecipazione
dei cittadini alle attività delle pubbliche amministrazioni e ai loro processi decisionali.
Questo perché l’impiego innovativo delle ICT consente l’apertura di nuovi spazi di dialogo tra
cittadini e amministrazione che integrano e rafforzano le forme tradizionali di partecipazione.
L’uso di ICT, in particolare del web, ossia delle rete internet, registra alcuni punti di forza e
altri di maggiore criticità. Proviamo ad elencarli.
Punti di forza dell’ICT
a) l’aumento di partecipazione (intesa come scambio di opinioni) che allarga ad ampi
settori della società la possibilità di entrare consapevolmente nel dibattito sulle scelte
politiche;
b) l’estensione della sfera pubblica delle decisioni, per favorire la formazione di

Democrazia digitale | 1
un’opinione pubblica informata migliorando la qualità della deliberazione democratica;
c) la possibilità di una democrazia più diretta e più capace di ascoltare il parere dei
cittadini nel momento in cui si prendono le decisioni sia a livello locale che nazionale; in
questo senso è importante sottolineare come presenti una certa problematicità la relazione
tra democrazia digitale e tradizionale, ovvero tra “piazza reale e piazza virtuale”, anche
rispetto al tipo di modello d’integrazione tra luoghi e mezzi diversi (mixed reality), col rischio
della cancellazione dei vecchi media ad opera dei nuovi o l’assoluta prevalenza del
cyberspazio.
Punti di debolezza dell’ICT

a) la possibile confusione tra democrazia elettronica e democrazia diretta; la


democrazia diretta si basa su un cittadino informato, ma essere informati sui temi della
democrazia ha un costo (calcolato in tempo e capacità) che non tutti possono permettersi;
infatti non vi è alcuna certezza che assicuri un rapporto di causa ed effetto tra maggiore
utilizzo di piattaforme e risorse web e incremento nella qualità della vita democratica; inoltre
la stessa qualità dell’informazione non è sempre garantita, perché internet consente a
chiunque di inserire in rete contenuti non controllabili eludendo il principio di responsabilità
con il rischio di provocare dei danni collaterali di ogni genere;

b) il potere apparente di chi esercita il voto rispetto al potere reale di chi


costruisce l’agenda, ovvero i temi su cui le persone sono chiamate a decidere; vi è anche
un possibile uso delle tecnologie teso a plasmare il pensiero e le menti: sono interventi non si
limitano alla censura di notizie e al controllo della e-mail, ma consistono anche nella
creazione di un vero e proprio sistema modulare di censura tecnologica. E’ quello che sta
avvenendo nei Paesi islamici.
Questo ci permette di affermare che una decisione politica non può riflettere soltanto la
volontà contingente di una maggioranza registrata secondo modalità stabilite da pochi guru
della comunicazione, ma piuttosto deve rappresentare il risultato di un confronto dialettico
che tenga conto delle conseguenze presenti e future che quella decisione comporta (Franco
Chiarenza).
c) il mutamento della democrazia liberale: la pretesa di trasferire in rete i processi
decisionali ed elettorali, sostituendo le attuali procedure democratiche completando il
processo evolutivo verso la democrazia diretta, visibile nel moltiplicarsi di sondaggi e
referendum è un rischio, perché muterebbe la concezione tradizionale della democrazia
liberale (obiettivo a cui sembrano puntare i movimenti populisti di tutta Europa ed in Italia il
Movimento 5 Stelle).
Il dibattito sul tema
Il confronto sulla democrazia digitale può essere ricondotto a tre approcci: tecno-pessimista,
tecno-ottimista e tecno-realista. Al primo approccio, quello tecno-pessimista appartiene

Democrazia digitale | 2
Giovanni Sartori che sottolinea come la diffusione della rete rischia di alimentare l’equivoco
sulle possibilità di attuazione della democrazia diretta aumentando i rischi di manipolazione.
Al cittadino seduto davanti al suo computer, arrivano le questioni ed egli risponde con il sì o
con il no, in base al suo grado di maturità civica. Poiché non si ha una interazione tra soggetti
politici, vengono meno la discussione reale e la negoziazione, finalizzata all’approvazione
delle decisioni, ciò rischia di aggravare le condizioni di conflitto sociale, risultato contrario a
quanto ci si prefiggeva in partenza.
I fautori dell’approccio tecno-ottimista si rifanno ad autori come Pierre Lèvy che teorizza la
nascita, grazie alla rete, di un’intelligenza collettiva che supera i singoli saperi di ognuno ed è
capace di una potenza illimitata. In Italia, oltre a Gianroberto Casaleggio teorico del M5S,
segnaliamo le riflessioni di Paolo Becchi secondo il quale “Internet offre gli strumenti per
passare dalla partecipazione intermittente a quella continua. (…) Nelle agorà virtuali già si
discutono i problemi senza seguire ciecamente quello che ha detto questo o quel partito.
Nascerà una nuova politica senza partiti, dialogante e discorsiva”.
All’approccio tecno-realista appartengono molti studiosi. Segnaliamo in particolare Stefano
Rodotà e Amanda Clarke. Rodotà osserva come “diventa importante muoversi costantemente
verso la costruzione di una dimensione ‘costituzionale’ di Internet, che va nella direzione
esattamente opposta a quella che può imboccare qualsiasi forma di cyberpopulismo.
Nell’intrecciarsi degli splendori e delle miserie di Internet, la dimensione della politica, nella
sua versione tecnopolitica, esige un esercizio continuo di vigilanza critica, per non restare
prigioniera di improvvisi entusiasmi e di cadute altrettanto repentine”.
Amanda Clarke introducendo lo World Forum for democracy 2013 ha affermato che “pur se la
rete si è dimostrata in certi casi un potente strumento di democrazia, non ci sono prove che
favorisca necessariamente gli ideali democratici”. Perché il web è ciò che ne facciamo. “E se
diventa uno strumento di sorveglianza globale (come si è visto per il Datagate) o di censura e
repressione del dissenso, è probabile che la fiducia dei cittadini si riduca ulteriormente. La
prima fase della partecipazione politica abilitata dal web non è riuscita a porre rimedio alle
tendenze preoccupanti” presenti nelle democrazie occidentali: crisi di rappresentatività e
sfiducia verso le istituzioni.

Bibliografia

AA.VV., Politica 2.0. Le prospettive della democrazia digitale, Camera dei deputati, Armando
editore, Roma 2013.
Castells M., Reti di indignazione e speranza. Movimenti sociali nell’era di Internet, Università
Bocconi Editore, Milano 2012.
Chiarenza F. (a cura), E-democracy?, in rivista “Paradoxa”, luglio/settembre 2013.
Chiusi F., Lo stato della democrazia digitale nel 2013, in www.wired.it.

Democrazia digitale | 3
Chiusi F., Critica della democrazia digitale. La politica 2.0 alla prova dei fatti, Codice, Torino
2014.
Clarke A., Exploiting the web as a tool of democracy: new ways forward in the study and
practice of digital democracy, World forum for democracy 2013, Strasburgo.
D’Angelo P., La democrazia digitale è il grande imbroglio? in www.cgmagazine.eu.
Formenti C., Cybersoviet. Utopie postdemocratiche e nuovi media, Milano 2008.
Governo italiano, E-democracy. Come coinvolgere i cittadini attraverso le ICT in
www.urp.gov.it.
Howard P.N., The digital origins of dictatorship and democracy, Oxford Studies in Digital
Politcs, Oxford University Press 2011.
Ippolita (gruppo di ricerca), La rete è libera e democratica. Falso!, Laterza, Roma-Bari 2014.
Lèvy P., L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, Milano 2002.
Rodotà S., Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Roma-
Bari 2004.
Santoro G., Cervelli sconnessi. La resistibile ascesa del net-liberismo ed il dilagare della
stupidità digitale, Castelvecchi, Roma 2014.
Sartori G., Democrazia. Cosa è, Rizzoli, Milano 2007.

Democrazia digitale | 4

Potrebbero piacerti anche