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N. 5 Settembre Ottobre 2024 Web

Rivista liturgica

Caricato da

katyaarnesano
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N. 5 SETTEMBRE-OTTOBRE 2024 - Anno LXXIII - Poste Italiane spa spedizione in abbonamento postale D.L.353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46 ART.

1 COMMA 1 MP-AT/C/RM - Italy - € 4,50

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L I T U R G I A F O R M A Z I O N E I N F O R M A Z I O N E

N. 5 SETTEMBRE-OTTOBRE 2024 - Anno LXXIII - Poste Italiane spa spedizione in abbonamento postale D.L.353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46 ART. 1 COMMA 1 MP-AT/C/RM - Italy - € 4,50
LITURGIA FORMAZIONE E INFORMAZIONE

Mensile fondato dal beato Giacomo Alberione nel 1951

Direttore Responsabile: ROSARIA VIVIANO

Redazione: Paola Mancini - Annamaria Passiatore - Provvidenza Raimondo


JoannaPaula Rampino - Emmanuela Viviano N. 5 SETTEMBRE-OTTOBRE 2024 - Anno LXXIII
Consiglio di Redazione: Regina Cesarato - Vincenzo Marras
Mariella Mascitelli - Matteo Monfrinotti - Pierangelo Muroni In copertina: La cattedrale metropolitana di
Gemma Oberto - Cesare Pavesi - Silvano Sirboni Quito, in Ecuador, dedicata all’Assunzione di
Hanno collaborato a questo numero: Maria Vergine.
Valentina Angelucci - Laura Badaracchi - Elena Bosetti - Rosangela Bruzzone
Guido Colombo - Renato De Zan - Giuliva Di Berardino - Valeria Di Grigoli Nella città al centro del mondo si terrà, dall’8
Manuela Grasso - Corrado Maggioni - Alberto Napolitano
Pierangelo Muroni - Annamaria Passiatore - Luciana Ruatta all’11 settembre 2024, il 53° Congresso
Silvano Sirboni - Emmanuela Viviano eucaristico internazionale dal tema: «Fraternità
per sanare il mondo».
EDITRICE:
PROVINCIA ITALIANA PIE DISCEPOLE DEL DIVIN MAESTRO

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE:
o Via Portuense 739 - 00148 ROMA
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Finito di stampare nel mese di luglio 2024

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 576 del 16 dicembre 1986, già n. 3517 AVVISO AGLI ABBONATI
del 22 dicembre 1953. Registro Naz. Stampa n. 2972/90 - ISSN 0042-7284. Con Forma di pagamento presso Uffici Postali
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La Rivista si può ricevere nei Centri di Apostolato Liturgico, Codice IBAN:
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Il tempo
e la liturgia
di EMMANUELA VIVIANO pddm

F
orse non abbiamo mai pensato che la virtù della luminato il tempo di una luce speciale con la sua nasci-
speranza ha a che fare con il tempo. Ci proietta in- ta, la sua missione sulla terra, la morte e la risurrezione.
fatti verso il futuro. Dire: “spero” richiama qualcosa Impariamo a vivere l’attesa, a celebrare il compimen-
che desidero si realizzi e di cui ho quasi la certezza che to, a valorizzare il presente, a tendere lo sguardo alle re-
avverrà! Quando diciamo: “spero nel Signore”, affidiamo altà ultime. Questa è la chiave della vita: «Insegnaci a
a lui quel nostro desiderio di bene nella certezza interio- contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio»
re di non essere delusi. (Sal 90,12). I nostri giorni sono tinti di colore che ha sfu-
La fede nella risurrezione di Cristo alimenta e sostie- mature diverse, proprio come il colore delle vesti liturgi-
ne la speranza che, come Dio ha vinto la morte, così può che che vanno dal bianco al viola, dal rosso al verde!
dare compimento alle nostre aspettative, come ci fa pre- Connesso all’anno liturgico è il concetto di itinerario,
gare il salmista: «Precedo l’aurora e grido aiuto, spero strada, cammino, sentiero, percorso che la Chiesa propo-
nelle tue parole» (Sal 119,147). ne al popolo di Dio di domenica in domenica per entrare
Il tema della speranza mi induce a fare una riflessio- sempre più profondamente nel mistero di Cristo ed es-
ne sul tempo (chrónos), quel tempo che abbiamo impa- sere configurati a lui.
rato a misurare con l’orologio calcolandolo in secondi, La Chiesa, in modo esplicito, ha dato attenzione alla
minuti, ore, giorni, mesi e anni! È il tempo che segna la santificazione del tempo mediante la Liturgia delle Ore,
crescita graduale dei bambini che si trasformano e ac- disseminando gradualmente momenti di preghiera che
quisiscono prima i segni dell’adolescenza, poi della gio- raggiungessero tutte le ore del giorno e della notte con
vinezza; è il tempo che per gli adulti registra le rughe la proclamazione dei salmi, preghiera assicurata dai mo-
dei volti e le chiome imbiancate! naci e dalle monache ma aperta e raccomandata a tutto
Il tempo è il grande dono in cui scorre la nostra vita il popolo di Dio.
su questa terra. Nessun istante viene perso se vissuto Ci si affida alla Chiesa per alcuni momenti significativi
con intensità. Come canta Fiorella Mannoia: «Il tempo dell’esistenza. Le feste, legate alla ricezione dei sacramen-
addolcisce e la vita smussa gli angoli, toglie qualche ti, ancora influenzano la società: battesimi, prime comu-
asperità e cuce le ferite. È una regola che vale in tutto nioni, matrimoni (anche se sempre più rari), celebrazione
l’universo: chi non lotta per qualcosa è già comunque delle esequie, le grandi feste del Natale e della Pasqua. La
perso e anche se la paura fa tremare e il mondo ti fa ma- domenica sempre più perde il suo significato di tempo da
le, non bisogna mai smettere di lottare» e di sperare. dedicare al Signore, al culto, alla preghiera comunitaria,
La liturgia entra meravigliosamente nel tempo e vi alla celebrazione eucaristica... per ridursi magari solo a
traccia un itinerario, apre una strada, indica un cammi- incontro tra amici e familiari e a forme svariate di svago.
no. Al tempo, che potrebbe scorrere in modo vago, dà
una meta, imprime un significato, indica una traiettoria.  La preparazione e la celebrazione della XVI Assemblea
Attraverso la liturgia la Chiesa ha creato un suo ciclo, del Sinodo sta contribuendo a ridestare l’importanza di
chiamato “anno liturgico” dove il chrónos diventa kairós, convenire insieme per dare lode al Signore e celebrare le
il tempo della salvezza tutto riempito dalla presenza di meraviglie di grazia che egli opera per l’umanità. Le Chiese
Cristo Gesù, Signore del tempo e della storia. Egli ha il- in Italia in questi anni hanno sicuramente compiuto un va-
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CARI AMICI | 3 |
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lido cammino, definito appunto “sinodale“. È stato un per-


corso di consultazione, di ascolto e di discernimento da par-
te dell’intero popolo di Dio, un effettivo scambio di doni.
Nel tempo sperimentiamo il passaggio di Dio, le sue
chiamate, le sue visite. A noi tocca tenere l’orecchio e il
cuore attenti a riconoscere i suoi passaggi e a dare rispo-
ste di amore. Nel tempo si collocano eventi significativi
per il popolo di Dio quali:
– il Congresso eucaristico internazionale di Quito, in
Ecuador (8-15 settembre 2024), al quale è dedicata la
copertina di questo numero della Rivista, un inserto che
presenta il Testo Base “Voi siete tutti fratelli” e i luminosi
testimoni della terra ecuadoriana (pp. 31-38).
– La seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Or-
dinaria del Sinodo (2-27 ottobre 2024).
– Anche l’anno giubilare verso cui siamo diretti costitui-
sce una tappa speciale nella valorizzazione del tempo ed
▲ Il contatto diretto con la natura
è significata dal motto «Pellegrini di speranza». Ce ne ci fa sperimentare la bellezza della creazione
parla don Renato De Zan alle pp. 57-59 spiegandoci il e ce ne rende responsabili.
senso del termine giubileo a partire dalla Scrittura.
I vari eventi ci riguardano direttamente e ci coivolgo- la cura del creato, da cui dipendono le condizioni della
no, toccano il nostro pensiero, l’emotività, il cuore e, con vita umana. Sempre più sperimentiamo le conseguenze
l’azione dello Spirito Santo, operano cambiamenti nella degli squilibri provocati dalla mancanza di rispetto e di
vita delle persone. cura della nostra casa comune. È un impegno, un dove-
re, una responsabilità e una missione che tocca a tutti,
 Il 1° settembre 2024 si celebra la Giornata di preghie- nessuno ne è escluso.
ra per la cura del creato dal tema: «Spera e agisci con il
creato». È riferito alla Lettera di san Paolo apostolo ai Ro-  In questo numero Manuela Grasso, giornalista in erba,
mani (8,19-25). «L’Apostolo sta chiarendo cosa significhi ci presenta la 98a Giornata missionaria mondiale, che sarà
vivere secondo lo Spirito e si concentra sulla speranza cer- celebrata il 20 ottobre 2024, con un commento al mes-
ta della salvezza per mezzo della fede, che è vita nuova in saggio di papa Francesco «Andate e invitate» (pp. 55-56).
Cristo. Sperare e agire con il creato significa allora vivere
una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e  Nell’ultima domenica del mese di ottobre che que-
speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risur- st’anno cade il 27, la Famiglia Paolina, fondata dal beato
rezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Giacomo Alberione, celebra in tutto il mondo la solenni-
Signore. In Gesù, il Figlio eterno nella carne umana, siamo tà di Nostro Signore Gesù Cristo Divino Maestro, titolare
realmente figli del Padre. Mediante la fede e il battesimo delle Pie Discepole del Divin Maestro.
inizia per il credente la vita secondo lo Spirito (cf. Rm 8,2), In comunione con voi, cari amici, collaboratori, letto-
una vita santa, un’esistenza da figli del Padre, come Gesù ri e cultori della liturgia chiediamo un ricordo speciale e
(cf. Rm 8,14-17), poiché, per la potenza dello Spirito San- il dono della preghiera, piattaforma senza ostacoli che ci
to, Cristo vive in noi (cf. Gal 2,20). Una vita che diventa unisce da oriente a occidente, senza fili ma sempre con-
canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e nessi con il Wifi dello Spirito Santo che mai subisce in-
che trova la sua pienezza nella santità» (PAPA FRANCESCO). terruzioni. Perché la missione di dare al mondo Gesù
Nel sito https://www.chiesacattolica.it/un-sussidio- Maestro Via, Verità e Vita attraverso questo umile stru-
per-il-tempo-del-creato/ sono offerti vari sussidi per la mento sia sempre feconda e fiduciosa. Grazie a tutti per
preghiera e per la riflessione sull’importanza da dare al- il vostro sostegno!
| 4 | CARI AMICI | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024
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S O M M A R I O
3 CARI AMICI 43 MUSICA E LITURGIA
Il tempo e la liturgia - E. VIVIANO Il direttore di coro
V. DI GRIGOLI
6 I LETTORI SCRIVONO
La preghiera dei fedeli: a chi spetta? 45 LE DONNE DEL VANGELO
Segno di croce sulla fronte dei fanciulli Quando il Maestro ti attende al pozzo
Quale vino per la Messa? - S. SIRBONI E. BOSETTI

9 CELEBRIAMO IL SIGNORE 48 IL LIBRO DEI SALMI


Dalla 22 alla 30 domenica del T.O. Il discepolo sotto la Parola
a a

A. NAPOLITANO L. RUATTA
Liturgia viva - A. PASSIATORE
51 BIBBIA E ARTE
27 LITURGIA E CATECHESI La parabola dei talenti
La gioia dei bambini nella liturgia L. BADARACCHI
G. DI BERARDINO
53 LE PREGHIERE CRISTIANE
29 LITURGIA E STORIA Atto di speranza - R. BRUZZONE
Gloria in excelsis Deo - V. ANGELUCCI
55 VITA DELLA CHIESA
31 SPECIALE CONGRESSO Andate e invitate - M. GRASSO
Voi siete tutti fratelli Quia iobeleus est et quinquagesimus annus
C. MAGGIONI R. DE ZAN
Testimoni luminosi
G. COLOMBO 64 INFORMAZIONI
REDAZIONE
39 ORIZZONTE CONCILIO
Preghiera 66 LIBRI & SUSSIDI
P. MURONI A. PASSIATORE

Le foto di questo numero: © Archivio pddm: 8,10,19,27,55,56,68; © L’Osservatore Romano: 58,59,63.

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i lettori scrivono 
LA PREGHIERA DEI FEDELI: A CHI SPETTA?
Spettabile Redazione, no 380 circa) precisa, invece, che è il diacono a enuncia-
vorrei sottoporvi la seguente domanda: nella Messa re le intenzioni alle quali il popolo risponde con l’invo-
domenicale è opportuno che le singole intenzioni della cazione Kyrie eleison (cf. Costituzioni Apostoliche, VIII).
preghiera universale, o preghiera dei fedeli, vengano let- Queste preghiere sono ancora presenti nei sacramentari
te dai fedeli laici o spettano solo ed esclusivamente al occidentali fino all’ottavo secolo e sono affidate al diaco-
diacono? Il diacono che il vescovo ha mandato nella no- no (... a chi era in grado di leggere!).
stra comunità non tollera in nessun modo che i fedeli lai- La progressiva separazione fra popolo e clero nella li-
ci possano partecipare alla preghiera dei fedeli. turgia conduce alla scomparsa di questo rito. Il suo ripri-
Grazie anticipatamente per la risposta. stino, auspicato dalla costituzione conciliare (cf. SC 53),
Salvatore S. è in vigore dal 7 marzo 1965. La sua ministerialità è affi-
data primariamente al diacono, ma non più esclusiva-

L a domanda è breve, chiara e precisa e ci si aspettereb- mente (cf. S. Congr. dei Riti, La sacra liturgia -1964 - n.
be una riposta altrettanto concisa. Lo scopo di questa 56). Infatti, nei documenti successivi, restando il diacono
rubrica, tuttavia, non è quello di dire semplicemente ciò sempre al primo posto, la sua eventuale sostituzione
che si deve o non si deve fare, ma anche e soprattutto non è sempre preceduta con la formula «in mancanza
quello di dare le ragioni delle norme. Ciò è indispensa- del diacono...».
bile non solo per una partecipazione attiva e consapevo- Così l’Orazionale del 2019: «Un ministro adatto (dia-
le, ma anche per una gestione delle norme intelligente cono, o cantore, o lettore, o un fedele laico) dall’ambone
e responsabile in vista di una piena e corretta efficacia o da un altro luogo conveniente propone all’assemblea
pastorale dei riti (cf. SC 11). le intenzioni di preghiera» (Pre-
La riforma liturgica del Conci- messa CEI, 4; cf. anche OLM 30 e
lio Vaticano II ha ripristinato la OGMR 71).
preghiera universale o dei fede- A dissipare ogni dubbio in-
li attestata dalla più antica tradi- tervengono le celebrazioni pa-
zione sia occidentale sia orien- pali dove sovente sono ministri
tale. Giustino, filosofo e marti- laici che enunciano queste in-
re, così descrive attorno all’an- tenzioni di preghiera. Ci sono,
no 150 il rito in questione nel- infatti, circostanze in cui la mini-
la celebrazione eucaristica a sterialità laica diventa particolar-
Roma: «Quando il lettore ha mente significativa in questo ri-
terminato, colui che presiede to che intende manifestare il sa-
ci istruisce con un sermone e cerdozio battesimale di tutti i fe-
ci esorta all’imitazione di quei deli (cf. OGMR 69).
begli esempi. Poi tutti insie- Umiltà, saggezza e sensibilità
me ci alziamo in piedi e in- pastorale sapranno suggerire di
nalziamo preghiere» (Apolo- volta in volta cosa sia opportuno
gia, I, 67). Giustino non dà fare per dare ai riti il loro pieno si-
altri dettagli su contenuti e gnificato nel rispetto delle norme
ministerialità. Un testo di ori- ▲ L’Orazionale della Chiesa in Italia, libro che riporta le indi- e loro eventuali e diverse possibi-
gine constantinopolitana (an- cazioni liturgiche e gli schemi per la preghiera dei fedeli. lità applicative.

| 6 | I LETTORI SCRIVONO | LA VI TA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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di Silvano Sirboni
SEGNO DI CROCE SULLA FRONTE DEI FANCIULLI
Reverendo don Silvano, (“forma tipica di ogni formazione cristiana”), colloca le be-
la ringrazio per le risposte esaustive ai tanti chiarimenti nedizioni per i catecumeni in tale momento che meglio
liturgici che le vengono presentati. esprime lo stretto legame dell’itinerario catechistico con
Nella mia parrocchia svolgo il ministero di accolito. Du- la Parola di Dio. Nel contempo viene espresso anche lo
rante la Messa più partecipata, al momento della Comunio- stretto legame fra Liturgia della Parola e Liturgia eucaristi-
ne si presentano i gruppi di bambini che si preparano alla ca (cf. SC 56; OGMR 28); fra evangelizzazione e sacra-
prima comunione per ricevere la benedizione dal sacerdote. menti. Inoltre facciamo attenzione a non logorare questi
Domando: quando non ci sono concelebranti, come ac- segni eccezionali e riserviamoli, con maggior profitto, per
colito posso tracciare il segno di croce sulla fronte dei bam- occasioni o tempi liturgici particolari.
bini e/o adulti come leggo nel Benedizionale al n. 60 del Infine, non c’è alcun dubbio che anche i laici possano
capitolo VI «Benedizione dei malati»? benedire con il segno di croce sulla fronte. Tuttavia, a parti-
La ringrazio e la saluto cordialmente. re dal segno di croce che ministro e padrini fanno sulla
Antonio Ferralis - Roma fronte del battezzando, chi compie tale gesto è, di norma,
una figura significativa per chi lo riceve e tale deve appari-

I l piccolo segno di croce sulla fronte, dopo la biblica


imposizione delle mani, è il più antico segno cristiano
di benedizione. Il più ampio segno di croce su di sé e su
re anche di fronte ad altre persone eventualmente presen-
ti. Così è per i genitori verso i figli, per il catechista verso i
ragazzi a lui affidati (cf. Benedizionale, 18 d; 549; 601).
gli altri appare solo verso la fine del primo millennio (cf. Se l’accolito (penso istituito!) non coincide con il ca-
M. RIGHETTI, Storia liturgica I, 367-373). techista il gesto di benedizione non è proibito, ma perde
È certamente lodevole cercare di coinvolgere nella ce- molto del suo significato. Una corretta pastorale liturgica
lebrazione della Messa anche i fanciulli che si preparano a e catechistica non si preoccupa soltanto di ciò che è per-
condividere per la prima volta la mensa eucaristica. Il ge- messo o proibito, ma soprattutto di ciò che è vero e cor-
sto in questione, che, anche per la sua collocazione, sem- rettamente significativo.
bra voler compensare l’obbligato “digiuno” eucaristico,
sebbene non previsto da alcuna norma, non sembra intac-
care gravemente la struttura del rito. D’altra parte ai bam-
bini, tenuti in braccio o per mano dai genitori che si comu-
nicano, si è già soliti fare un piccolo segno di croce sulla
fronte da parte di chi distribuisce il pane consacrato.
Tuttavia, personalmente, ritengo che questo gesto per
l’intero gruppo di coloro che si preparano alla prima co-
munione, collocato al momento della comunione dei fe-
deli, sia meno opportuno e rischi di costituire un disturbo
e una distrazione. Lasciandomi guidare dal Rituale per
l’iniziazione cristiana degli adulti e dei ragazzi da sette
anni in su mi chiedo se non sia più corretto e significativo
porre questo gesto al termine della Liturgia della Parola,
prima della preghiera dei fedeli. Infatti, il Rituale citato

► Il diacono benedice un bambino tracciando sulla fronte il segno della


nostra salvezza.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA V ITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | I LETTORI SCRIVONO | 7 |


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i lettori scrivono 
QUALE VINO PER LA MESSA?
Ho ricevuto in regalo da una comunità monastica al- Pertanto, la riforma liturgica promossa dal Concilio
cune bottiglie di vino bianco prodotto in Sardegna con Vaticano II, di fronte a un processo storico di stilizzazio-
sopra un’etichetta con la scritta “contiene solfiti”. ne, talvolta eccessiva, del simbolismo sacramentale, si
Mi sono chiesto se posso utilizzare questo vino per la è preoccupata di restituire ai segni la loro originaria e
celebrazione eucaristica (data la presenza di solfiti) o ci naturale forza comunicativa (cf. SC 34). In questo am-
sono delle normative che indicano come dev’essere com- pio contesto di riscoperta del linguaggio liturgico, che
posto il vino da Messa? è fondamentalmente non verbale, è presente anche la
Grazie per la risposta. norma riguardante la verità del pane e del vino per la
don Marco V. celebrazione eucaristica. Una verità non solo teologica,
astratta e giuridica, ma anche visibile ed eloquente ai

D opo la risurrezione del Signore Gesù, i suoi discepoli


si sono preoccupati di mettere in pratica il comando
ricevuto durante la sua ultima cena: «Fate questo in me-
nostri occhi, come esige la dinamica stessa dell’incar-
nazione.
Gesù ha rivelato Dio con la sua umanità, con tutto il
moria di me». E questo con la massima e fondamentale suo corpo, dando pienezza di senso e di verità ai suoi
fedeltà ai suoi gesti, alle sue parole e soprattutto ai segni gesti e alle sue parole autenticamente umane. Pertanto
del pane e del vino. Una fedeltà, in continuità con quella «il pane dev’essere esclusivamente di frumento» come
di Gesù, alla storia del popolo della Prima Alleanza di cui quello usato da Gesù. Inoltre «la natura di segno esige
la Pasqua di Cristo è il pieno compimento (cf. CCC 1340). che la materia della celebrazione eucaristica si presenti
veramente come cibo... Il vino per la celebrazione euca-
ristica deve essere tratto dal frutto della vite (cf. Lc
22,18), naturale e genuino, cioè non misto a sostanze
estranee» (OGMR 320-322).
Tutti i documenti al riguardo ribadiscono alla lettera
questa norma di fedeltà storica a ciò che fece Gesù.
Nessun documento magisteriale ha mai fatto esplicito
riferimento ai solfiti, poiché questi sono considerati
semplici agenti conservanti che non alterano la compo-
sizione del vino, ma ne impediscono il deterioramento
e l’ossidazione.
Proprio per rispondere in anticipo a questo eventua-
le dubbio tutte le bottiglie certificate dalle diverse Cu-
rie diocesane portano sempre nell’etichetta la precisa-
zione: “Contiene solfiti”.
In margine a questa risposta forse può essere inte-
ressante sapere che fino al XV secolo si usava in preva-
lenza il vino rosso perché più simile al sangue. Dal se-
colo XVI, con l’avvento dei purificatoi, per lo più di lino
e di colore bianco, si incominciò a usare il vino bianco
per ovvi motivi pratici. Pertanto, bianco o rosso, per la
piena verità e validità del sacramento si esige che il vi-
no sia genuino (cf. can. 924).

| 8 | I LETTORI SCRIVONO | LA VI TA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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Accogliete
con docilità
la Parola
1 SETTEMBRE 2024 | 22 domenica del Tempo Ordinario
a

S
pesso non ci rendiamo immediatamente conto invitati ad avere fiducia w Prima lettura: Dt 4,1-2.6-8
delle attenzioni e delle buone intenzioni dell’altro nel fatto che Dio ha una w Salmo responsoriale: 14
nei nostri confronti. Quante volte da bambini o da visione più ampia su di Chi teme il Signore abiterà
giovani ci siamo opposti ai consigli dei nostri genitori, o noi e sulla vita. nella sua tenda.
w Seconda lettura:
dei nostri insegnanti che volevano il nostro bene, per La prima lettura,
Gc 1,17-18.21b-22.27
poi renderci conto, con il tempo, di quanto avessero ra- tratta dal libro del Deu- w Vangelo:
gione su alcune cose! teronomio individua da Mc 7,1-8.14-15.21-23
La nostra relazione con Dio può affrontare dinami- subito quale dev’essere
che simili a questa. l’atteggiamento fonda-
Come cristiani, cerchiamo di vivere secondo i co- mentale del credente, di ALBERTO NAPOLITANO
mandamenti di Dio, ma alcune cose ci appaiono, in un cioè l’ascolto (cf. Dt 4,1).
primo momento, difficili e contrarie ai nostri desideri. Il verbo ebraico “ascol-
Inoltre, alcune norme potrebbero addirittura sembrare tare” include l’obbe-
obsolete rispetto ai nostri tempi e alle circostanze in cui dienza, al di là dei singoli precetti.
viviamo, rendendo ancora più difficile, in questo senso, Anche la Lettera di san Giacomo apostolo ci ricorda
riconoscere la bontà del comando divino. questo atteggiamento fondamentale, esplicitando che il
Tuttavia, prima di vero ascolto si realizza mettendo in pratica la Parola di
giudicare frettolo- Dio (cf. Gc 1,22). In concreto, ciò significa riconoscere la
samente la qua- Parola di Dio come fonte autorevole per orientare la no-
lità di ogni re- stra vita, e cercare, nell’ascolto il modo di tradurre l’as-
gola, siamo senso del cuore in azioni concrete.
Una visione dell’istruzione divina, che parte dall’inte-
riorità dell’adesione e della scelta consapevole, è in gra-
do poi di riconoscere che le norme e i comandamenti di
Dio per il suo popolo non sono una restrizione della vita,
ma un arricchimento. È per amore del suo popolo, in-
fatti, che Dio offre una guida a coloro che ascoltano
la sua Parola.

◄ Ascoltare è accogliere il dono prezioso della Parola di Dio.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B |9|


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Il brano del Vangelo di questa domenica parla ripe- una falsa religiosità dirotta gli sforzi dell’uomo nella di-
tutamente del cuore, cioè del luogo nel quale avvengo- rezione sbagliata.
no le scelte dell’uomo (cf. Mc 7,6.21.23). Il cuore uma- Invece, la Parola di Dio non offre norme destinate a
no, in questo senso figurato, incarna l’esistenza della essere restrittive. Esse si rivolgono all’uomo come perso-
persona. Gesù afferma che è necessario superare un ap- na completa in tutte le sue dimensioni, e colui che non
proccio superficiale alla norma che, talvolta può essere si limita a seguirle esteriormente, ma permette loro di
facilmente applicata, senza riflettere l’adesione profon- plasmare il proprio essere, sperimenterà il coinvolgi-
da. Tuttavia, il Signore Gesù non parla tanto di coerenza mento di Dio nella propria vita. Si accorgerà del bene
tra il dire e il fare, quanto di ascolto della vera Parola e che i comandamenti intendono raggiungere, non sol-
del pericolo di aggiungere a essa sovrastrutture o pre- tanto per sé stessi, ma per il bene di tutta la Chiesa.
comprensioni a motivo della “tradizione dell’uomo”, In questo senso la preghiera colletta che il Messale ci
cioè di cose che non vengono da Dio, e che pertanto non propone in questa domenica, riassume l’obiettivo delle
guariscono dal peccato. Esso rimane accovacciato nel letture quando afferma: «Dio onnipotente, unica fonte di
cuore dell’uomo, pronto a “uscire”, come dice il Vangelo, ogni dono perfetto, infondi nei nostri cuori l’amore per il
e a distruggere, infangare, e rovinare ciecamente la vita tuo nome, accresci la nostra dedizione a te, fa’ maturare
propria e quella degli altri. Questa falsa pista dettata da ogni germe di bene e custodiscilo con vigile cura».

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm

Il mistero che celebriamo detti dal Padre, possiamo sperare che si compia in noi la
In questa domenica celebriamo Cristo, rivelatore e cu- salvezza che celebriamo nel mistero eucaristico (sulle of-
stode della vera Legge che Dio ha dato. ferte). L’Eucaristia stessa rafforza i cuori e li rende capaci di
servire il Signore nei fratelli (dopo la comunione), nella
Parola chiave perfetta carità che è il centro dei comandamenti.
La parola chiave per questa domenica è: comanda- La colletta comune è particolarmente significativa:
mento. Nella prima lettura Mosè presenta al popolo di «Dio onnipotente, unica fonte di ogni dono perfetto, infon-
Israele il cuore della Legge, che non è una lista di divieti di nei nostri cuori l’amore per il tuo nome, accresci la nostra
ma un dono di Dio per avere vita e saggezza. Questa Leg- dedizione a te, fa’ maturare ogni germe di bene e custodi-
ge, denuncia Gesù, è stata pian piano messa in secondo scilo con vigile cura» (MR, p. 284).
piano per fare spazio a “precetti di uomini”, a tradizioni che
spesso offrono una lettura rigida del comandamento la- Un segno per celebrare
sciando nell’oscurità il cuore dell’uomo. L’aspersione con l’acqua, all’inizio della celebrazione
Per questo il salmo responsoriale canta la beatitudi- eucaristica, è un segno che può aiutare l’assemblea a en-
ne di chi resta fedele alla Legge del Signore, non per uno trare nella consapevolezza di quel dono di grazia che è sta-
sterile legalismo ma per amore: colui che segue questa to infuso nei cuori con il battesimo e che siamo chiamati a
via, non può che rimanere saldo perché poggia su un do- rinnovare, lasciandoci purificare (cf. MR, pp. 989-944). Il ri-
no divino che, come tale, è irrevocabile e perfetto (cf. se- to sostituisce l’atto penitenziale.
conda lettura).
Memorandum
I testi della liturgia Questa domenica, 1° settembre, ricorre la Giornata di
L’eucologia della 22 domenica del Tempo Ordinario preghiera per la cura e la custodia del creato dal tema:
a

(MR, p. 284) fa diventare preghiera della Chiesa diversi te- «Sperare e agire con la Creazione».
mi che troviamo nella Liturgia della Parola. Il messaggio di papa Francesco per l’occasione è su:
Dio è l’unica fonte del dono perfetto (colletta) di cui https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/cu-
parla anche la seconda lettura: infondendo l’amore nel ra-creato.index.html#messages. Con questa giornata si
cuore, lo rende capace di far germogliare il bene e, bene- apre il “tempo del creato”, che si conclude il 4 ottobre.

| 10 | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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Ha fatto
bene
ogni cosa
8 SETTEMBRE 2024 | 23a domenica del Tempo Ordinario

L
a Liturgia della Parola di questa domenica ci offre la rivolga agli organi ma- w Prima lettura: Is 35,4-7a
possibilità di meditare sulla necessità di correggere e lati (come al versetto w Salmo responsoriale:
convertire la nostra cecità spirituale in virtù della forza successivo in Mc 7,35), Sal 145
operante in Cristo. L’ultimo versetto del Vangelo echeggia ma all’intera persona. Loda il Signore, anima mia.
un versetto della Genesi (1,31): «Dio vide tutto ciò che ave- Come al sordomuto w Seconda lettura: Gc 2,1-5
va fatto. E vide che era buono». di questo brano, il Signo- w Vangelo: Mc 7,31-37
La Parola del Figlio, come quella del Padre, rinnova la re Gesù si rivolge a ogni
creazione, trasformando un uomo sordomuto in un uo- uomo per liberarlo dalla
mo libero di poter parlare: «Si sciolse il nodo della sua sua ottusità alla novità di ALBERTO NAPOLITANO
lingua» (Mc 7,34). del Vangelo. Una tale li-
Anche i gesti compiuti da Gesù durante la guarigio- mitatezza nella capacità
ne ricordano la creazione di Adamo (cf. Gen 2,7). L’im- di ascolto delle persone
pressione data da quel prodigioso risanamento è tale può manifestarsi in diversi modi. A volte gli uomini vivono
che il comando di non dire a nessuno di quell’evento, senza avere davanti agli occhi alcuna speranza. Non è infat-
dato dallo stesso Gesù, viene ripetutamente infranto. ti raro incontrare persone per le quali il pessimismo è di-
Forse l’evangelista Marco ha voluto così evidenziare ventato l’approccio principale alla vita. Costoro escludono
quanto le opere del Signore fossero talmente straordi- che il futuro possa portare alcun reale vantaggio di fronte ai
narie da non poter essere taciute, né contenute. problemi e alle complessità che ci circondano. Non è facile
La formula “Effatà” (Mc 7,34) utilizzata per operare la confrontarsi con questo atteggiamento e liberare le perso-
guarigione, può sembrare una formula magica in questo ne da questa diffidenza.
brano del Vangelo. In effetti, la parola aramaica deve ap- A volte questo pessimismo serve anche a dare una
parire incomprensibile al lettore greco che si accosta al spiegazione in anticipo a un probabile tentativo fallito.
testo. Ma a differenza delle antiche storie di miracoli, in C’è qualcosa di comodo nel vedere solo il male e nel pre-
cui le formule in lingua straniera venivano deliberata- vedere il fallimento: è anche una giustificazione per non
mente tenute segrete, con il presupposto che altrimenti dover lasciare la propria comfort zone.
la magia sarebbe rimasta inefficace, nel Vangelo questa Ecco perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci fac-
parola viene tradotta. I lettori dovrebbero così riconosce- cia aprire gli occhi sulla verità e sulla bontà presente nel
re che non si tratta di stregoneria o magia, ma che Dio mondo, nella natura, nelle persone, e soprattutto in Dio.
stesso è palesemente all’opera in Gesù. Egli pronuncia la Cristo Signore ci mostra oggi che la via privilegiata per
parola di guarigione al singolare, in modo che non ci si poter riaprire lo sguardo dello spirito alla verità è l’amo-
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re e la compassione per l’al- un periodo di oppressione e


tro. Gesù, infatti, si lascia let- distruzione.
teralmente toccare dalla con- Nella Lettera di Giacomo,
dizione del sordomuto. tuttavia, leggiamo una do-
Quando non restiamo in- manda che ci fa sorgere un’at-
differenti di fronte alla soffe- tenzione particolare: «Dio non
renza degli altri possiamo ha forse scelto i poveri agli oc-
sperimentare quanto un ge- chi del mondo, che sono ricchi
sto di compassione può otte- nella fede ed eredi del Regno,
nere. Avere abbastanza amo- promesso a quelli che lo ama-
re da poter accogliere le feri- no?» (Gc 2,5). Questa doman-
▲ Gesù guarisce il sordomuto, scultura di sabbia.
te dell’altro, sia fisiche sia emo- da rivela la logica di Dio, cioè
tive, può fare miracoli – negli altri come in noi stessi – e quella di riuscire a dare un senso ultimo alle difficoltà e
può realmente riorientare il nostro sguardo alla verità. alle sofferenze; logica che viene portata all’estremo nel-
Le letture di questa domenica ci propongono di ri- la morte di Gesù sulla croce: in Lui possiamo superare il
volgere la nostra attenzione verso la bellezza della vita: nostro pessimismo e sconfiggere la sofferenza e le diffi-
«Coraggio, non temete!» (Is 35,4). Queste parole profe- coltà quando ci impediscono di vivere e oscurano le no-
tiche venivano pronunciate al popolo eletto di Dio in stre prospettive sulla vita.

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm


Il mistero che celebriamo brazione dei santi misteri sale al Padre l’adorazione e la
In questa domenica celebriamo Cristo, che annunzia lode mentre si rafforza la fedeltà dei fedeli (sulle offerte).
ai poveri il Vangelo con la parola e guarendo le infermità. La colletta alternativa per l’anno B ci fa pregare: «O
Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fe-
Parola chiave de ed eredi del tuo regno, dona coraggio agli smarriti di
La parola chiave per questa domenica è: stupore. È la cuore, perché conoscano il tuo amore e cantino con noi le
reazione del cuore dell’uomo quando si trova davanti alle meraviglie che tu hai compiuto» (MR, p. 1040).
meraviglie di Dio. Quando il Signore è presente, tutto ciò Si suggerisce per questa domenica il prefazio comu-
che sembra tristemente normale, come la malattia o la mi- ne VIII: Gesù buon samaritano.
seria, viene sovvertito. Tutto riprende una via nuova e im-
possibile agli uomini: la lingua del muto grida di gioia, lo Un segno per celebrare
zoppo salta e il sordo torna a sentire (prima lettura); il po- In questa domenica possiamo mettere in evidenza il
vero ha la stessa dignità – se non maggiore – del ricco canto del Gloria. Questo antichissimo inno è infatti
nell’assemblea cristiana (seconda lettura). Quanto annun- un’esplosione di gioia messa sulle labbra di tutta la co-
ciato dai profeti trova la sua realizzazione in Gesù, che “fa munità cristiana. La Chiesa, radunata nello Spirito Santo,
bene ogni cosa” (Vangelo), facendo sgorgare l’inno di gio- glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello (cf. OGMR 53).
ia nel credente (salmo responsoriale).
Memorandum
I testi della liturgia Ricordiamo nella preghiera papa Francesco che, dal 2
Il formulario della 23 domenica del Tempo Ordinario al 13 settembre, sarà in viaggio in Indonesia, Papua Nuo-
a

(MR, p. 285) non ha evidenti punti di contatto con la Li- va Guinea, Timor-Leste e Singapore.
turgia della Parola. Sabato 14 settembre è la festa dell’Esaltazione della
Liberati dal peccato e resi figli di Dio, possiamo chie- Santa Croce. Secondo le norme del Calendario Generale,
dere che a tutti i credenti sia data la vera libertà e la vita essa prevale sulla domenica, per cui la sera di sabato si
eterna (colletta) che invochiamo anche nell’orazione do- celebrano i secondi Vespri della festa e non i primi Ve-
po la comunione come frutto della partecipazione all’Eu- spri della domenica, salvo diversa indicazione del vesco-
caristia e della crescita nella fede. Per mezzo della cele- vo (cf. Notitiae 20-1984, pp. 603-605).

| 12 | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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Tu sei
il Cristo
15 SETTEMBRE 2024 | 24a domenica del Tempo Ordinario

L
a Liturgia della Parola sembra porci una domanda Nella prima lettura, w Prima lettura: Is 50-5-9a
sull’immagine di Dio che ognuno di noi custodisce tratta dal libro del profe- w Salmo responsoriale: Sal 114
nel proprio cuore. Tale immagine cambia nel corso ta Isaia, notiamo quanto Camminerò alla presenza del
degli anni: vi si aggiungono nuovi tratti, mentre i vecchi grande possa essere la Signore nella terra dei viventi.
spariscono sotto gli strati delle diverse esperienze che la fiducia di colui che ha w Seconda lettura: Gc 2,14-18
vita porta con sé. Tuttavia, è importante ricordare che in permesso a Dio di agire w Vangelo: Mc 8,27-35
questa opera così delicata e personale non siamo da so- nella propria vita. L’azio-
li: abbiamo l’aiuto di Dio stesso, la cui voce risuona nelle ne di Dio comincia da un
pagine della sacra Scrittura. atto molto semplice: si di ALBERTO NAPOLITANO
tratta dell’apertura del-
▲Volto del Cristo Pantocrator, nell’abside l’orecchio dell’uomo
della chiesa abbaziale di S. Angelo in Formis
a Capua (Caserta). all’ascolto della Parola.
Dal momento in cui la
▼Quando la Parola di Dio scende nel cuore
umano, lo trasforma.
Parola di Dio giunge nella profondità dell’essere dell’uo-
mo, la sua vita cambia. La presenza di Dio, finora nascosta
sotto il velo della quotidianità, comincia a essere sempre
più presente in ogni passo della vita.
Chi non ha opposto resistenza e non si è tirato indie-
tro davanti alla voce di Dio, in tutte le circostanze della
vita comincia a vedere i misteriosi segni della grandezza
di Colui che ha creato l’universo e vi ha impresso il suo
ordine. Saper scorgere la vicinanza di Dio non è cosa da
poco. Tale capacità libera da qualsiasi paura. Infatti no-
tiamo come il profeta, senza alcun timore, riesca a con-
frontarsi con i suoi avversari, perché vede che il Signore
Dio lo assiste. Quelli che hanno posto nel Signore la loro
speranza, di fronte agli insulti, le ingiustizie, le accuse, i
rifiuti o le sofferenze, riescono a vedere un’altra realtà,
dove si rivela lo sguardo amorevole di Colui che ci ha
plasmati con le proprie mani. Tuttavia, tale realtà è na-

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 13 |


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scosta e inaccessibile a tutti coloro che hanno posto la lo- re la nostra fede in Dio è indispensabile l’atto della nostra
ro speranza in questo mondo. volontà per agire a favore del fratello e della sorella in dif-
Una simile fede nella presenza di Dio nella vita uma- ficoltà. Ma, dall’altro lato, è la fede stessa che ci spinge ad
na è testimoniata anche nel salmo responsoriale. Il sal- aprire il nostro cuore verso l’altro. San Giacomo sottolinea
mista, già nelle prime battute, annuncia il proprio amore che non si tratta di un qualsiasi agire a favore del biso-
per il Signore che ha sempre ascoltato il grido della sua gnoso, ma di un’opera che nasce dalla relazione persona-
preghiera. È interessante notare che l’amore per Dio le con il Signore. Soltanto quest’opera potrà essere effica-
espresso nel salmo non è legato all’osservanza di un pre- ce nel trovare ciò che veramente serve per aiutare il no-
cetto, ma si basa sull’opera di Dio compiuta nella vita del stro vicino. La fede viva, essendo segno di un rapporto
salmista. Dio è visto come buono, misericordioso e atten- molto delicato e profondo con Dio, per sua natura ci spin-
to alla supplica del misero. Tale immagine di Dio non è ge a costruire relazioni vere, che non si fermano alle ap-
l’esito di un’approfondita riflessione teologica, bensì sca- parenze, ma scendono più in profondità. Così, il modo in
turisce dall’esperienza di vita di chi ha posto la sua spe- cui costruiamo la nostra vita e le nostre relazioni con i vi-
ranza nel Signore. Così, possiamo notare che per procla- cini rivela l’immagine di Dio che si trova nel nostro cuore.
mare Dio realmente come buono, giusto e misericordio- Infine, nel Vangelo siamo invitati da Gesù stesso a ri-
so è necessaria un’esperienza molto personale dell’in- spondere nel silenzio del nostro cuore alla domanda su
contro con il Signore e non soltanto un atto intellettuale. chi Egli sia per noi. Sembra che, in tal caso, non si tratti
Nella seconda lettura, tratta dalla Lettera di san Giaco- soltanto di dare una risposta circa l’immagine di Cristo
mo apostolo, ci è stato insegnato che l’atto di fede non che portiamo oggi nel nostro animo, ma di fermarci per
può essere separato dalle opere di carità. Altrimenti, la fe- un po’ a riflettere e comprendere a che punto siamo nel-
de muore. Così, da un lato, si può osservare che per nutri- la nostra strada verso Dio e dove vogliamo arrivare.

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm


Il mistero che celebriamo ricordia se il Padre volge a noi il suo sguardo (colletta). Il
In questa domenica celebriamo nella liturgia il mistero Signore accoglie le nostre offerte e concede che, rese Eu-
della vera identità di Cristo e della croce, da lui abbracciata, caristia, «quanto ognuno offre… giovi alla salvezza di tut-
necessaria per essere suoi discepoli. ti» (sulle offerte), operando in noi e così guidando il no-
stro agire.
Parola chiave La colletta alternativa per l’anno B ci fa pregare: «O Pa-
La parola chiave per questa domenica è: croce. La rive- dre, che conforti i poveri e i sofferenti e tendi l’orecchio ai
lazione dell’identità del Cristo, a Cesarea di Filippi, va di pa- giusti che ti invocano, assisti la tua Chiesa che annuncia il
ri passo con l’ancora più sconvolgente annuncio che ciò Vangelo della croce, perché creda con il cuore e confessi con
non voglia dire trionfo ma sofferenza, rifiuto, morte e risur- le opere che Gesù è il Messia» (MR, p. 1041).
rezione e che tale sorte è condivisa anche da tutti coloro
che vogliono essere discepoli del Signore (Vangelo). Un segno per celebrare
La Liturgia della Parola mette in primo piano questo se- Possiamo mettere in evidenza nella nostra celebrazio-
condo aspetto, presentando la figura del Servo sofferente ne il segno della croce.
di Isaia (prima lettura) e la croce come vanto del cristiano L’Ordinamento Generale del Messale Romano dice al
(canto al Vangelo). Per poter seguire un Messia del genere n. 117: «Sull’altare o vicino a esso si collochi la croce con
occorre il dono della fede, che si esprime nella carità ope- l’immagine di Cristo crocifisso», specificando che questa si
rosa (seconda lettura). può anche portare nella processione d’ingresso. Può esse-
re adornata di fiori e incensata all’inizio della celebrazione
I testi della liturgia e dopo la presentazione delle offerte.
Il formulario della 24a domenica del Tempo Ordina-
rio (MR, p. 286) pone l’accento sul servizio di Dio, vale a Memorandum
dire sul sacerdozio della Chiesa. Noi possiamo dedicarci In questa domenica la Chiesa italiana celebra la giorna-
con tutte le forze al Signore e sperimentare la sua mise- ta di sensibilizzazione per il sostentamento del clero.

| 14 | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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Il più grande
è il servo di tutti
22 SETTEMBRE 2024 | 25a domenica del Tempo Ordinario

O
ggi la Liturgia della Parola ci aiuta a confrontarci presenza di Dio dal cuore w Prima lettura:
con un tema molto delicato, legato alla sofferen- umano. Tutte le loro azio- Sap 2,12.17-20
za dell’essere rifiutati a causa della propria fedel- ni, fino alla condanna a w Salmo responsoriale: Sal 53
tà alla Parola di Dio. Nella prima lettura, tratta dal libro una morte infamante, mi- Il Signore sostiene la mia vita.
della Sapienza, siamo testimoni dell’organizzazione di rano a provare che Dio w Seconda lettura:
un complotto contro una persona che vuole camminare non verrà in aiuto a chi gli Gc 3,16-4,3
sulla via di Dio. Il giusto viene odiato solo perché vuole rimane fedele. Tuttavia, w Vangelo: Mc 9,30-37
rimanere fedele al Signore. L’odio degli empi, tuttavia, dobbiamo ricordare che
non si ferma soltanto alle parole di insulto o alla violen- mentre la prospettiva de-
za fisica, ma vuole arrivare fino a cercare di sradicare la gli empi si ferma unica- di ALBERTO NAPOLITANO
mente a questo mondo, la
prospettiva di chi crede è
aperta all’infinito.
Il salmo responsoriale odierno ci mostra che, nel-
le avversità più dure della vita, non bisogna smet-
tere di pregare e invocare l’aiuto di Dio. Una
persona credente, anche di fronte alle ingiu-
stizie che derivano da coloro che non temo-
no Dio, non si scoraggia ma riesce a cantare
con tutto il cuore: «Ti offrirò un sacrificio
spontaneo, loderò il tuo nome, Signore, per-
ché è buono» (Sal 53,6b). Tale canto è segno di
una grande speranza in Dio e nella sua potenza.
La seconda lettura, tratta dalla Lettera di san Gia-
como, ci ricorda ancora una volta che, oltre alla prospet-
tiva di questo mondo, dove tutte le azioni di cattiveria
umana sono un frutto di gelosia e di spirito di contesa,
esiste una sapienza divina che conduce tutti quelli che la

◄ Cristo Gesù non è venuto per essere servito ma per servire


e dare la sua vita per tutti.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 15 |


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seguono alla pace con Dio, con se stessi e con il creato. San comprendere tali parole di Gesù. Infatti, si tratta di un inse-
Giacomo è ben consapevole che seguire un tale cammino gnamento molto difficile da accettare, poiché sull’orizzonte
non è qualcosa di spontaneo. La conversione del cuore esige della vita è apparsa l’ombra della morte.
infatti molto tempo e la trasformazione della vita secondo Tuttavia Gesù in tal modo ha voluto preparare i suoi disce-
l’ideale evangelico non avviene in un istante. Nondimeno, a poli a ciò che si doveva compiere secondo le Scritture. Inoltre,
tutti quelli che cercano di compiere opere di pace, viene data sembra che tale momento così delicato, quando il Signore ha
la promessa che un giorno potranno gustare i frutti di giusti- deciso di condividere la scelta di seguire fino alla fine il dise-
zia. Pertanto, non bisogna scoraggiarsi quando i vecchi vizi gno del Padre celeste, serva a costruire una relazione ancora
prevalgono sui buoni propositi. Dio conosce molto bene le più intima tra il Maestro di Nàzaret e i suoi discepoli, nella qua-
difficoltà con le quali dobbiamo confrontarci ogni giorno e le si può condividere tutto ciò che si trova nel cuore dell’uomo.
non ci lascia da soli sul cammino verso il bene. Oggi, anche noi che ci confessiamo cristiani, siamo invitati
Nel Vangelo vediamo Gesù che, lungo le strade di Galilea, a entrare in un dialogo approfondito con Dio. Si tratta di un
rivela ai suoi discepoli tutto quello che gli dovrà accadere a dialogo in cui c’è spazio per parlare di tutto: delle nostre paure,
Gerusalemme: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle dei nostri dubbi e dei momenti in cui ci siamo sentiti ignorati
mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, do- o non compresi da nessuno. Il Signore non vuole evitare alcu-
po tre giorni risorgerà» (Mc 9,31b). Tali parole non sono desti- na questione che si trova nel profondo del nostro cuore. Anche
nate al pubblico, ma soltanto a coloro che hanno scelto di se- le situazioni più buie della vita, che finora sono state avvolte
guire il Signore. Possiamo immaginare che non sia stato sem- dall’ombra della morte, hanno il loro posto nel dialogo sincero
plice per il Maestro di Nàzaret esprimere una tale verità sulla con l’eterno Padre. Forse in questo modo potremo vivere la no-
propria sorte. Non è stato nemmeno semplice per i discepoli stra vita sempre di più nella prospettiva della risurrezione.

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm


Il mistero che celebriamo credere e sperare i doni eterni che ci sono dati nell’Eucari-
In questa domenica celebriamo nella liturgia il miste- stia (sulle offerte) ed essa, operando in noi la redenzione,
ro della croce del Figlio di Dio e della vera grandezza da lui trasforma la nostra vita (dopo la comunione).
rivelata. La colletta alternativa per l’anno B ci fa pregare: «O
Dio, sorgente della vita, davanti a te il più grande è colui
Parola chiave che serve: donaci la sapienza che viene dall’alto, perché ac-
La parola chiave per questa domenica è: persecuzione. cogliendo i piccoli e gli ultimi riconosciamo in loro la misu-
Ancora una volta la Liturgia della Parola si incentra sull’an- ra del tuo regno» (MR, p. 1042).
nuncio della sorte di persecuzione e di morte che aspetta
Gesù, prefigurata dal discorso degli empi contro il giusto, Un segno per celebrare
riportato dal Libro della Sapienza (prima lettura). Tale per- In questa celebrazione possiamo mettere in evidenza
secuzione mette a dura prova il fedele che innalza la sua il servizio liturgico. Ministranti, diaconi, presbiteri, duran-
preghiera a Dio (salmo responsoriale) ed è causata da invi- te la celebrazione dovrebbero esprimere proprio quell’es-
die e gelosie che serpeggiano nella comunità, portando sere all’ultimo posto per servire i fratelli, anche se nella li-
dolore e ingiustizia di ogni tipo (seconda lettura). Questo turgia indossano vesti particolari e occupano – per motivi
discorso si infrange contro la corsa ai primi posti dei disce- di servizio – posti ben definiti.
poli: la logica della croce è invece nella grandezza dell’ulti-
mo, esemplificata dall’accoglienza del bambino (Vangelo). Memorandum
In questi giorni è cominciato il nuovo anno scolastico,
I testi della liturgia che coinvolge bambini e adolescenti delle nostre comuni-
Il formulario della 25 domenica del Tempo Ordinario tà. Può essere opportuno proporre delle iniziative per ac-
a

(MR, p. 287) ha come centro l’amore. compagnare i ragazzi nell’inizio del loro percorso scolasti-
Il fondamento di tutta la Legge è nel grande comanda- co, per esempio con una benedizione degli studenti op-
mento, per cui possiamo chiedere di giungere alla vita pure offrendo al termine della Messa domenicale una pre-
eterna osservando i comandamenti che di questo amore ghiera adatta. Indicazioni a proposito si possono trovare
sono l’espressione concreta (colletta). L’amore di figli ci fa nel Benedizionale, pp. 108-116.

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Fossero tutti profeti

29 SETTEMBRE 2024 | 26a domenica del Tempo Ordinario

A
l termine di una vita al servizio di Israele, Mosè ap- la terra rendendola w Prima lettura: Nm 11,25-29
pare stanco, indebolito, incapace di rispondere a tut- un’unica polifonia profe- w Salmo responsoriale: Sal 18
te le attese e le domande che sembrano moltiplicarsi tica, come dice il libro I precetti del Signore
tra il popolo. Allora il Signore lo invita a scegliersi settanta della Sapienza: «Lo spiri- fanno gioire il cuore.
uomini, promettendo: «porteranno insieme a te il carico del to del Signore riempie la w Seconda lettura: Gc 5,1-6
w Vangelo:
popolo e tu non lo porterai più da solo» (Nm 11,17). E men- terra e, tenendo insieme
Mc 9,38-43.45.47-48
tre lo Spirito scende su questi uomini, radunati alla tenda ogni cosa, ne conosce la
del convegno, il luogo sacro che segnava in mezzo alle ten- voce» (Sap 1,7).
de di Israele la presenza di Dio, due uomini, Eldad e Me- Tutta l’attività dei di- di ALBERTO NAPOLITANO
dad, cominciano a profetare «nell’accampamento». scepoli allora si deve
La profezia autentica fiorisce fuori dal recinto sacro, e concentrare non tanto a
la forza di parole che rendono più comprensibile il pre- coartare quest’azione de-
sente e più desiderabile il futuro scuote le tende della bordante dello Spirito,
quotidianità del popolo. Lo Spirito, come sempre, debor- quanto a riconoscere «il nome» di Gesù nelle espressioni di
da i confini talvolta rigidamente schematici della nostra cura e di vicinanza, anche se operate da chi «non ci segui-
comprensione e riempie delle sue scintille tutte le espe- va», da chi è animato da una volontà di bene, da una forza
rienze autenticamente umane. autenticamente propositiva, ma ancora non ha dato dei
San Giovanni Paolo II, a questo proposito, scriveva che connotati precisi a quel desiderio.
anche «il genio poetico di ogni tempo e di ogni popolo» può «Tutto ciò che è umano ci riguarda», afferma san Paolo VI
essere considerato «quasi profezia dell’umanità» (Fides et nell’Ecclesiam Suam (101). Il compito dei discepoli è quello
Ratio, 33). Questa azione incontenibile dello Spirito lascia di accompagnare alla loro fonte sorgiva tutte queste
perplessi persino i più vicini: Giosuè nella prima lettura e espressioni profetiche dell’umano, con mani capaci di acco-
Giovanni nel Vangelo fanno un’unica richiesta: «Impedisci- glienza, con piedi disposti anche a cammini difficili, con oc-
li!», cioè “blocca, pota, circoscrivi!”. Ed è una preoccupazio- chi sempre chiari sul bene, da qualsiasi parte provenga.
ne genuinamente umana, perché noi siamo abituati a pen- Quando invece le nostre mani diventano muri che si ergo-
sare alle cose terrene, che devono restare nei loro argini, no tra noi e gli altri, i nostri piedi li puntiamo sul terreno
nei loro limiti, per non perdere vigore o, al contrario, per delle nostre prospettive (credendole le uniche possibili), e i
non diventare distruttive. Per lo Spirito però non funziona nostri occhi iniziano a soffrire di una pericolosa miopia spi-
così: proprio valicando i confini, rompendo i muri, amplian- rituale, questi stessi organi possono diventare per noi uno
do gli orizzonti acquista vigore e forza, fino a riempire tutta scandalo. Un inciampo, un impedimento a curare questi
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chezza dell’uomo, le porte d’ingresso e di comunicazione


con la realtà. Ma quando non vengono usati per riconosce-
re e valorizzare l’iniziativa con cui lo Spirito del Signore
opera nella Chiesa e nel mondo, rischiano di diventare un
ostacolo, di inaridire o, peggio, di marcire.
In questo senso risuona la dura invettiva dell’aposto-
lo Giacomo nella seconda lettura. Tutta la realtà, rag-
giunta da un raggio dello Spirito, echeggia dell’unica
voce del Cristo; una voce che talvolta appare debole e
lontana e ha bisogno delle mani, dei piedi, degli occhi di
discepoli appassionati per crescere e trovare posto nel
grande canto profetico della Chiesa.
▲Mosè, Aronne e Maria in una vetrata della chiesa francescana dedicata Più che impedire che voci nuove sorgano negli ac-
a Mosè sul monte Nebo, in Giordania. campamenti delle città dell’uomo, dovremmo piuttosto
«piccoli» che, partecipando in qualche maniera del dono impedire che le nostre ricchezze, umane, materiali e spi-
dello Spirito, attendono da noi gesti di riconoscimento, di rituali, diventino un ostacolo alla crescita del multiforme
cura, di accompagnamento. Mani, piedi e occhi sono la ric- Spirito del Padre in tutta l’umanità.

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm


Il mistero che celebriamo (colletta), partecipando alla passione di Cristo per diventa-
Il mistero che la liturgia celebra in questa domenica è re eredi con lui nella gloria (dopo la comunione).
il dono di Dio, offerto e accolto anche ai “lontani”, manife- La colletta alternativa per l’anno B ci fa pregare: «O
stazione della bontà divina. Dio, che in ogni tempo hai parlato al tuo popolo per bocca
dei profeti, effondi il tuo Spirito, perché ogni uomo sia ric-
Parola chiave co del tuo dono, e a tutti i popoli della terra siano annun-
La parola chiave per questa domenica è: impedire. ciate le meraviglie del tuo amore» (MR, p. 1043).
Sia Giosuè nella prima lettura sia i discepoli nel Vange-
lo vorrebbero impedire di agire a qualcuno che non è Un segno per celebrare
nella cerchia dei prediletti, con una solerzia che però tra- In questa celebrazione possiamo mettere in evidenza
disce una certa gelosia nei confronti di quelli che po- il segno del ministero del lettorato.
tremmo definire oggi outsiders. Gesù, come Mosè, rea- L’assemblea ascolta la Parola di Dio attraverso la voce
gisce con forza, richiamando alla realtà delle cose: il do- dei lettori: in quel momento, il fratello o la sorella che pro-
no è divino e, se da un lato il profeta desidera che anche clamano le letture sono voce di Dio, hanno sulla bocca la
altri possano goderne, dall’altro ciò che è mosso da Dio Parola di Dio, parlano a nome di Dio. In una parola: sono
non può entrare in contraddizione con Dio stesso, per profeti. È importante, quindi, che i lettori siano ben prepa-
cui «chi non è contro di noi è per noi». rati e consapevoli della bellezza del dono che ricevono.
L’essere consacrati dalla verità (canto al Vangelo)
comporta la generosità nell’accoglienza di chi è di Cristo Memorandum
e l’attenzione a evitare lo scandalo, compreso quello del- Oggi si celebra la 110a Giornata mondiale del migran-
la ricchezza ingiusta (seconda lettura). te e del rifugiato, dal tema: Dio cammina con il suo popolo.
Informazioni e materiale utile si possono trovare sul sito:
I testi della liturgia https://www.humandevelopment.va/it/news/2024/gior-
Il formulario della 26 domenica del Tempo Ordinario
a
nata-mondiale-migrante-e-rifugiato-2024-tema-messag-
(MR, p. 288) si collega bene con la Liturgia della Parola. gio-papa.html.
L’onnipotenza di Dio si mostra riversando sui fedeli la Mercoledì 2 ottobre avrà inizio la seconda sessione
sua misericordia e questi doni di grazia ci attirano al Pa- del Sinodo sulla sinodalità. Accompagniamo nella pre-
dre, nel desiderio di essere partecipi della felicità eterna ghiera questo tempo importante per la Chiesa.

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La logica
del
Regno
6 OTTOBRE 2024 | 27a domenica del Tempo Ordinario

D
opo aver giudicato come «cosa buona» ognuna «cuore indurito» (Mc w Prima lettura: Gen 2,18-24
delle sue creazioni, il primo giudizio negativo 10,5) che hanno adulte- w Salmo responsoriale:
che Dio esprime nella sacra Scrittura è riportato rato e offuscato la stabi- Sal 127
nella prima lettura della Liturgia della Parola di questa lità di un’unione nella Ci benedica il Signore
domenica: «Il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo quale Dio stesso è coin- tutti i giorni della nostra vita.
sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”» (Gen volto, e dalla quale, me- w Seconda lettura: Eb 2,9-11
w Vangelo: Mc 10,2-16
2,18). Adamo diventa così il signore del giardino all’in- diante quegli stessi
terno del quale Dio lo pone, e nel quale può dare un no- espedienti, era stato
me a tutti gli animali, similmente a come il Creatore ave- estromesso. di ALBERTO NAPOLITANO
va dato un nome alle cose da Lui create. Tuttavia, Dio ve- La radicalità di Gesù,
de che ad Adamo manca ancora un «aiuto», o meglio, schietta e senza ampol-
“un alleato” (parola che ricorre due volte nella lettura: losità, si distacca dagli
Gen 2,18 e 2,20). insegnamenti rabbinici
Rileggendo il testo, possiamo osservare come la crea- del suo tempo che ammettevano la separazione dopo il
zione della coppia nasce dallo sguardo compassionevole matrimonio. Se, infatti, nella comprensione del rapporto
di Dio sulla solitudine di Adamo. La donna, ultimo atto tra uomo e donna si rinuncia al riferimento al Signore e al
divino della creazione, non serve soltanto a compensare suo disegno inscritto nella creazione e nella complemen-
l’isolamento dell’uomo, ma ella sarà la causa del suo tarità tra i due generi, allora non restano che i rattoppi e
uscire dalle relazioni originarie, provocando un allonta- le pochezze scaturite da cuori induriti, che si fossilizzano
namento dal primo nucleo familiare e spingendo l’uomo su traguardi intermedi, e che si arrendono con troppa fa-
a formarne un nuovo inizio, con la sua donna, la sua “al- cilità di fronte alla fatica e al lavoro che richiede “la costru-
leata”. Lo stesso riferimento alla costola, cioè al fianco, ri- zione di un amore”, come diceva un cantautore italiano.
chiama la vicinanza, la prossimità, l’essere letteralmente L’espressione: «ciò che Dio ha congiunto» (Mc 10,9)
“fianco a fianco”, in un’alleanza nuova e stabile. può aiutare a sviluppare ulteriormente la nostra rifles-
Nel Vangelo di questa domenica Gesù cerca di ripor- sione. Nelle scelte d’amore definitive e totali, disinte-
tare l’attenzione dei suoi interlocutori al disegno origi- ressate e libere, il Signore viene ad abitare come in una
nale del Creatore e al fine per il quale il Signore Dio «ma- casa, nella quale la logica del Regno erige confini forti
schio e femmina li creò». Nella storia del rapporto tra uo- e precisi: l’amore è incondizionato oppure non è, a im-
mo e donna la debolezza e il peccato dell’uomo hanno magine dell’amore con il quale Dio, in Cristo, ha reden-
prodotto una serie di accorgimenti, provocati da un to il mondo.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 19 |


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Nei versetti finali del l’umanità viene offerta


brano del Vangelo la sce- la possibilità di vivere
na si sposta su di un altro seconda un’altra logi-
episodio, relativo a Gesù e ca, oltre quella che sor-
ai bambini, e a coloro per ge dal “cuore induri-
i quali il Regno esiste. to”: appunto la logica
L’accostamento di que- del Regno, nuova e fe-
sto passo con la disputa dele all’origine e al-
sul “libello del ripudio” l’originale.
può apparire incompren-
sibile. Tuttavia, l’abbraccio
di Gesù e la sua benedi-
zione, similmente al sigil-
lo con il quale Dio con-
giunge l’uomo e la donna
uniti «in una sola carne», ◄ La creazione di Eva dal costato di Adamo.
Rilievo di Andrea Pisano (1290-1348), lato
sono la conferma che al- ovest del campanile del duomo di Firenze.

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm


Il mistero che celebriamo e nella generosità capace di esaudire anche ciò che la
Il mistero che la liturgia celebra in questa domenica è coscienza non osa sperare (colletta). Se è il Signore stes-
il progetto d’amore di Dio che ha il suo segno negli sposi. so ad aver comandato di offrire i doni eucaristici, noi
possiamo però chiedergli di portare a compimento la
Parola chiave sua opera di santificazione (sulle offerte) e nutriti dai
La parola chiave per questa domenica è: unione. Fin sacramenti veniamo trasformati in Cristo stesso (dopo
dal principio Dio ha pensato l’uomo e la donna insieme, la comunione).
corrispondenti l’uno all’altra in una unità meravigliosa La colletta alternativa per l’anno B ci fa pregare: «O
per cui, formando una nuova famiglia, diventano una so- Dio, che hai creato l’uomo e la donna perché i due siano
la carne (prima lettura). Su questo fondamento si basa, una carne sola, dona loro un cuore sempre fedele, perché
dunque, la risposta di Gesù che nega con parole forti la nella santità dell’amore nulla separi quello che tu stesso
possibilità del ripudio (Vangelo). Per questo il canto al hai unito» (MR, p. 1044).
Vangelo ci fa contemplare l’universale vocazione all’amo-
re, riprendendo 1 Gv 4,12: «Se ci amiamo gli uni gli altri, Un segno per celebrare
Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi». Tale In questa celebrazione possiamo dedicare un’inten-
unione è anche presupposta dalla seconda lettura in rife- zione della preghiera dei fedeli alle coppie di sposi, co-
rimento alla redenzione: Dio, volendo portarci alla gloria, me anche approfittare di quanto suggerisce il Benedizio-
rende perfetto attraverso la sofferenza Cristo, nostro capo. nale (p. 224). La famiglia è la Chiesa domestica e la cellu-
la fondamentale della comunità cristiana.
I testi della liturgia
Il formulario della 27a domenica del Tempo Ordinario Memorandum
(MR, p. 289) non sembra avere molti punti di contatto con Con l’inizio del mese di ottobre in molte parrocchie si dà
la Liturgia della Parola, preferendo una linea che possia- avvio all’anno catechistico e riprendono le attività parrocchia-
mo definire “sacerdotale”. li. Oltre a prevedere una celebrazione con il mandato dei ca-
A Dio chiediamo anzitutto il dono della misericordia, techisti e degli operatori pastorali, sarebbe bello cogliere
che si esprime nel perdono di quanto la coscienza teme l’occasione per un tempo di conoscenza e di fraternità.

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Pregai
e mi fu elargita
la Sapienza
13 OTTOBRE 2024 | 28a domenica del Tempo Ordinario

I
l settimo capitolo del libro della Sapienza, dal quale qualcosa di superiore, w Prima lettura: Sap 7,7-11
è tratta la prima lettura, segna l’inizio di una nuova sia rispetto ai beni ma- w Salmo responsoriale: Sal 89
parte dello stesso libro, nella quale l’autore introdu- teriali, di cui già gode, Saziaci, Signore, con il tuo
ce la figura di Salomone, il re saggio, che passa ora a de- sia rispetto all’osservan- amore: gioiremo per sempre.
scrivere gli interventi della Sapienza nella storia, in par- za dei precetti, che evi- w Seconda lettura: Eb 4,12-13
ticolare nella storia del popolo ebraico. Tra le prime cose dentemente non appa- w Vangelo: Mc 10,17-30
che il re elogia della sapienza c’è la sua origine divina: gano la sete di eternità
«pregai, e mi fu elargita la prudenza […] venne in me lo che ha nel cuore. Gesù
spirito di sapienza» (Sap 7,7). Il verbo “elargire”, nell’ori- intravede in questo in-
di ALBERTO NAPOLITANO
ginale greco indica un passivo di quelli che si possono terlocutore interessato
definire teologici, ovvero che rimandano a Dio. L’Autore alla vita eterna un po-
ci ricorda così che nessuno tra i beni che rendono felice tenziale discepolo, e gli
l’uomo possono essere considerati come un bene pro- propone di dare tutto ai poveri, per avere un tesoro in
prio e privato: tutto ciò che si pensa di possedere, in re- cielo. Pur guardando intensamente a questo ricco con
altà, è stato elargito da un Altro, ed è destinato ad arric- amore, Gesù non riesce a liberarlo dalla sua prigione di
chire altri. Se, infatti, i profani (i greci in particolare) rite- false sicurezze, di paure per il domani, di probabili ob-
nevano che la sapienza fosse principalmente frutto di blighi morali verso la famiglia.
meditazione, di ascesi e di lunghi cammini, la sapienza L’uomo ricco rimane come incastrato, bloccato tra il suo
giudaica si presentava come dono di Dio che veniva con- anelito ad un magis intuito e il peso dei ceppi al piede che
cesso a chi lo meritava e soprattutto a chi lo chiedeva. gli impediscono di puntare al «tesoro nel Regno dei cieli»
La sapienza di Dio viene presentata come un dono (Mc 10,21). Egli abbandona la scena del dialogo senza
stabilito per chi la stimava e la desiderava molto più di proferire altre parole. L’Evangelista nota la sua tristezza, e
un tesoro, e molto più del proprio benessere: «l’ho ama- Gesù indica che questo (non personale) insuccesso è im-
ta più della salute» (Sap 7,10). Questo dono, che sola- magine della distanza tra un ricco e il Regno dei cieli.
mente Dio può elargire, arricchisce la vita e il cuore «Quanto è difficile», afferma Cristo, «che un ricco entri
dell’uomo, e relativizza il valore di ogni altra cosa «insie- nel Regno dei cieli» (Mc 10,23). Il Signore Gesù ha dav-
me a lei mi sono venuti tutti i beni» (Sap 7,11). vero guardato con amore e profonda benevolenza alla vi-
Nell’episodio narrato nel Vangelo di Marco in questa ta di questo sconosciuto pieno di desideri ma imprepara-
domenica Gesù incontra un «tale» che «possedeva molti to, e ha visto la complessità dello sforzo che questi avreb-
beni» (Mc 10,22). Costui chiede a Gesù come ottenere be dovuto fare: entrare nel Regno significava allo stesso
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tempo uscire da una depositare «un tesoro


vita fondata principal- nel cielo». Similmente
mente su quelle sicu- a come l’autore del li-
rezze materiali di cui bro della Sapienza af-
evidentemente non ferma che soltanto at-
era pronto a fare a traverso la preghiera
meno. «Quanto è diffi- rivolta al Signore è
cile» per una persona possibile «stimare un
ricca capire che il po- nulla la ricchezza» (Sap
tere e le comodità che 7,8), così Gesù confer-
ne derivano prendo- ma che solo Dio può
no facilmente il posto donare l’attrazione per
di Dio, dando l’illusio- una vita povera.
ne di avere sempre il ▲ La chiamata dell’uomo ricco, affresco. Le vite dei santi ci
«Se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni» (Mc 10,22).
diritto di poter acqui- sono di esempio e di
sire vantaggi su altre persone, e di dover essere, in fon- conforto: ci mostrano quanto sia ancora attuale il mira-
do, sempre al di sopra degli altri. colo di chi sceglie di vivere in povertà, fidandosi della Pa-
Solo Dio può concedere quella sapienza del cuore – rola del Signore, che assicura il centuplo per ogni cosa
come ci ricordava la prima lettura – che rende capaci di sacrificata per lui.

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm


Il mistero che celebriamo del Corpo e Sangue di Cristo, quindi, possiamo sperare di
Il mistero che la liturgia celebra in questa domenica è essere resi anche partecipi della sua stessa natura divina
il Regno dei cieli come ricchezza inestimabile per cui vale (dopo la comunione).
la pena rinunciare a tutto il resto. La colletta alternativa per l’anno B, trasformando in
preghiera la Liturgia della Parola, mette al centro della
Parola chiave sua interpretazione i beni terreni: «O Dio, nostro Padre,
La parola chiave per questa domenica è: ricchezza. La che conosci i sentimenti e i pensieri del cuore, donaci di
sapienza, ovvero l’intimità con Dio, è un tesoro inesauribi- amare sopra ogni cosa Gesù Cristo, tuo Figlio, perché, va-
le al confronto della quale ogni altro bene risulta senza va- lutando con sapienza i beni di questo mondo, diventiamo
lore (prima lettura) e la Parola di Dio, veicolo di questa sa- liberi e poveri per il tuo regno» (MR, p. 1045).
pienza, ha una potenza misteriosa di vita che riesce a pe-
netrare nei segreti più oscuri del cuore (seconda lettura). Un segno per celebrare
Di fronte a Gesù, sapienza fatta carne, siamo chiamati In questa domenica possiamo dare maggiore rilievo
a fare la nostra scelta: non basta più l’osservanza della alla Parola di Dio portando in processione all’ingresso
Legge, occorre lasciare ogni cosa per seguirlo, ricevendo l’Evangeliario e intronizzandolo sull’altare.
in cambio cento volte tanto e la vita eterna (Vangelo). Durante il Canto al Vangelo, il sacerdote o il diacono
«lo prende e, preceduto da ministri laici, che possono por-
I testi della liturgia tare il turibolo e i ceri, si reca all’ambone, tenendo un po’
Il formulario della 28 domenica del Tempo Ordinario
a
elevato l’Evangeliario. I presenti si rivolgono verso l’ambo-
(MR, p. 290) è piuttosto generico e tocca diversi aspetti ne, per manifestare una particolare riverenza al Vangelo di
comuni dell’eucologia. Cristo» (OGMR 133).
La grazia di Dio che chiediamo ci assicura di non stan-
carci di operare il bene (colletta) mentre insieme all’offer- Memorandum
ta per il sacrificio eucaristico presentiamo al Padre la no- In questo mese di ottobre la Chiesa vive il tempo favo-
stra preghiera, chiedendo di giungere alla gloria attraver- revole del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità. Continuiamo
so il nostro servizio sacerdotale (sulle offerte). Nutrendoci ad accompagnare l’assemblea sinodale con la preghiera.

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Servire
e dare
la vita

20 OTTOBRE 2024 | 29a domenica del Tempo Ordinario

L
a liturgia di questa domenica ci offre testi che pos- siamo offrire qui in mo- w Prima lettura: Is 53,10-11
sono guidarci a una nuova comprensione del mi- do esaustivo. Possiamo, w Salmo responsoriale: Sal 32
stero della sofferenza. però, guardare al testo Donaci, Signore,
La prima lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, ri- del Vangelo di questa il tuo amore: in te speriamo.
porta alcuni versetti da uno dei “canti del servo”. Questi domenica e approfon- w Seconda lettura: Ef 4,14-16
w Vangelo: Mc 10,35-45
componimenti poetici presenti nell’ultima parte del li- dire il senso di questi
bro del profeta Isaia delineano il profilo di un servo scel- versetti del profeta Isaia
to da Dio che porta giustizia e luce alle nazioni, soffre da per ricevere un aiuto di ALBERTO NAPOLITANO
innocente e redime altri attraverso il suo sacrificio. Il pro- nella meditazione e
feta Isaia ci dice che questo servo è «giusto» agli occhi nella preghiera.
del Signore. Per l’Antico Testamento non c’è cosa più san- Il Vangelo di Marco (10,35-40) ci presenta una scena
ta che essere un uomo «giusto». Non soltanto il servo è che sembra lontana dal tema delle letture precedenti. I
giusto, ma è anche investito di una missione particolare: figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, chiedono a Gesù
egli renderà giusti gli altri facendosi carico delle loro ini- di concedere loro di sedere alla sua destra e alla sua si-
quità, e tutto questo avverrà «quando offrirà se stesso», nistra nella sua gloria. La risposta di Gesù è significativa:
ovvero dopo aver attraversato una profonda sofferenza. «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice
Questi versetti, utilizzati spesso dalla prima comuni- che io bevo, o essere battezzati nel battesimo con cui io
tà cristiana come testi profetici in relazione alla Passione sono battezzato?». Si parlerà nuovamente dello stesso
di Cristo, ci pongono di fronte a uno dei problemi più calice al Getsemani (cf. Mc 14,36), ed è chiaro che sia il
difficili da accettare per un credente, vale a dire il proble- calice sia il battesimo di cui parla Gesù rappresentano la
ma della sofferenza dell’innocente e del valore che tale sofferenza che Egli sta per sopportare, e che questa sof-
sofferenza ha agli occhi di Dio. Come mai, infatti, il giu- ferenza rientra nel disegno divino con un valore vicario.
sto deve soffrire? Non dovrebbero soffrire i peccatori, a Mentre Gesù vive la sua missione in modo radical-
motivo della loro ingiustizia? Cosa significa che al Signo- mente orientato alla realizzazione del Regno di Dio, i di-
re è «piaciuto prostrarlo con dolori» (Is 53,10)? scepoli ignorano quale sia la posta in gioco. La loro do-
Queste domande, che ritroviamo in parte anche nel manda relativa al poter sedere alla destra o alla sinistra
libro di Giobbe, richiedono, per una risposta adeguata, segnala che il loro cuore è abitato da un desiderio di glo-
una trattazione più ampia e approfondita, che non pos- ria, troppo legato all’aspirazione alla popolarità, all’otte-
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 2 3 |
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nimento del plauso e della stima della gente. Un tale de- lo stesso calice di Cristo e che saranno battezzati con il
siderio invade talvolta anche il cuore dei credenti di og- suo stesso battesimo non è dato sapere quale sarà il
gi, che, come gli apostoli, sono tentati dal bisogno di es- frutto di questo sacrificio. La comunione con la soffe-
sere popolari, stimati e amati da tanti. Alla radice di que- renza del «servo» di Dio richiede una piena libertà dal-
sto desiderio c’è probabilmente un dubbio sull’effettiva la pretesa di poter stipulare un’assicurazione sugli in-
utilità del cammino evangelico. Cosa ci guadagno nel- fortuni e sulla vita, quando si percorre la strada del
l’essere discepolo di Cristo? Detto con termini più popo- Vangelo: la via per comprendere in modo nuovo il mi-
lari, il gioco vale veramente la candela? stero della sofferenza è entrare – senza salvagente e
Il Signore ci ricorda che la vera gloria, quella che vi- senza piano di riserva – nel mistero del Figlio, che ha
vrà per sempre, non è ottenuta attraverso la ricerca del dato la sua vita per noi.
potere o del privilegio, ma attraverso la partecipazione La Lettera agli Ebrei (4,14-16) ci ricorda infine che
alla sua passione e alla sua croce. Alla logica del con- Gesù non è soltanto colui che soffre per noi, ma anche
correre con gli altri per accaparrarsi i posti migliori, Ge- colui che intercede per noi e che, comprendendo le no-
sù oppone la logica di chi sceglie liberamente di entra- stre debolezze, ci offre il suo sostegno. La sua piena par-
re in comunione con la sua sofferenza, non fine a se tecipazione alla condizione mortale dell’uomo infonde
stessa, ma per compiere la volontà di Dio e realizzare fiducia alle nostre sofferenze e ci incoraggia a cercare in
l’avvento del Regno. Anche per coloro che berranno al- Lui la forza per andare avanti.

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm


Il mistero che celebriamo che la partecipazione ai doni del cielo ci ottiene gli aiuti
La liturgia celebra in questa domenica il mistero di necessari alla vita terrena mentre speriamo i beni eterni
Cristo, servo obbediente fino alla morte di croce per la sal- (dopo la comunione).
vezza del mondo. La colletta alternativa per l’anno B ci fa pregare: «O
Dio della pace e del perdono, che hai inviato il tuo Figlio
Parola chiave nel mondo per dare la sua vita in riscatto per tutti, concedi
La parola chiave per questa domenica è: umiliazione. alla tua Chiesa di servire l’umanità intera a immagine di
Ai figli di Zebedeo, che pretendono i primi posti, Gesù Cristo, servo e Signore» (MR, p. 1046).
promette la comunione al calice della passione ma torna
anche sulla lezione che abbiamo ascoltato alcune setti- Un segno per celebrare
mane fa (cf. 25 domenica del Tempo Ordinario): il più In questa domenica possiamo mettere in evidenza la
a

grande dev’essere l’ultimo (Vangelo). Questo è ciò che croce presente nell’aula liturgica. Si potrebbe portala nel-
Cristo per primo ha fatto della sua vita: servo giusto del la processione d’ingresso e incensarla: essa è il segno del
Signore che è stato prostrato con dolore per rendere giu- grande sacrificio che ci ha redento e con il quale siamo se-
sti altri (prima lettura). Per questo possiamo accostarci a gnati nel battesimo.
lui con fiducia, sapendo di ricevere misericordia proprio Un altro modo per evidenziare la croce è richiamare il
perché il nostro sommo sacerdote è passato attraverso la popolo di Dio, con una breve monizione, a segnarsi ada-
passione e la morte per noi (seconda lettura). gio e con consapevolezza, all’inizio della celebrazione e
alla benedizione finale.
I testi della liturgia
Il formulario della 29 domenica del Tempo Ordinario
a
Memorandum
(MR, p. 291) sembra rispondere alla Liturgia della Parola Oggi si celebra la Giornata missionaria mondiale. Sul
come conseguenza diretta. sito della fondazione Missio si trova molto materiale utile,
Nell’eucologia torna come un filo rosso il servizio: in oltre al messaggio di papa Francesco: https://www.mis-
virtù dell’Eucaristia, possiamo chiedere il dono di servire sioitalia.it/ottobre-missionario-2024/.
Dio con cuore libero (sulle offerte) e sincero, consapevoli Domenica 20 ottobre in piazza S. Pietro il Papa canoniz-
che ciò è possibile se egli ci dona di orientare sempre a zerà alcuni nuovi santi. Suggeriamo di diffondere nelle no-
lui la nostra volontà (colletta). Inoltre abbiamo la certezza stre comunità la storia di questi nostri fratelli nella fede.

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24 || CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024
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◄ La guarigione di Bartimeo,
olio su tela di Carl Heinrich Bloch, 1871.
Frederiksborg Castle
(Hillerød, Danimarca).

Rabbunì
che io veda
di nuovo
27 OTTOBRE 2024 | 30a domenica del Tempo Ordinario

O
ggi riflettiamo su una serie di letture che ci condu- nelle cose che riguarda- w Prima lettura: Ger 31,7-9
cono in un viaggio di speranza, redenzione e guari- no Dio, per offrire doni e w Salmo responsoriale:
gione. Attraverso le Scritture, siamo invitati a esplo- sacrifici per i peccati» (Eb Sal 125
rare il modo in cui Dio interviene nelle nostre vite, guidan- 5,1). L’autore della Lette- Grandi cose ha fatto
doci dalle tenebre alla luce e offrendoci una nuova visione ra mostra come il Signo- il Signore per noi.
w Seconda lettura: Eb 5,1-6
della nostra esistenza. re Gesù, salito alla gloria
w Vangelo: Mc 10,46-52
Il profeta Geremia ci trasporta in un tempo di grande del Padre, intercede per
speranza e consolazione: «Ecco, li riconduco dalla terra del noi, per i nostri peccati,
settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro in maniera molto più ef- di ALBERTO NAPOLITANO
sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ri- ficace di come avrebbe
torneranno qui in gran folla» (Ger 31,8). Questa è un’imma- fatto il sommo sacerdote
gine della restaurazione di Israele in ritorno dall’esilio. Non nel Tempio di Gerusa-
è soltanto un ritorno fisico alla terra dei padri, ma anche un lemme. Cristo compie la
ritorno spirituale al Signore. Se Dio, infatti, assicura loro il funzione di sacerdote perfettamente perché comprende le
ritorno alla Terra dei padri, vuol dire che Egli manterrà la nostre debolezze avendo condiviso la nostra umanità. Que-
sua promessa di guidare il suo popolo con tenerezza, pren- sto ci infonde la sicurezza che possiamo avvicinarci a Lui
dendosi cura di coloro che sono più vulnerabili. Questa pro- con fiducia, sapendo che Egli intercede per noi con compas-
messa di Dio si rivolge a tutti noi che speriamo in una vita sione e amore.
rinnovata, sotto la sua guida amorevole. Infine, il Vangelo di Marco (10,46-52) narra la storia del-
Il Salmo 125 continua questa tematica di speranza e fi- la guarigione di Bartimeo, cieco di Gerico. Questo episodio
ducia: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi». Questo sal- è ricco di significati. Prima di tutto è da notare la fede incrol-
mo ci ricorda che la nostra gioia non deriva dalle circostan- labile di Bartimeo. Nonostante le difficoltà e le critiche, non
ze mutevoli del mondo, ma dalla relazione con Dio. Se la perde mai la speranza. Questo ci insegna l’importanza di
cultura contemporanea respinge ogni forma di certezza su perseverare nella preghiera e nella fede, anche quando
Dio, etichettandola come radicale o integralista, questo sal- sembra che le risposte tardino ad arrivare.
mo ci invita a fare esperienza della bontà del Signore, rifu- In secondo luogo, notiamo la compassione di Gesù. Egli
gio e forza di quanti confidano in Lui. non ignora il grido di Bartimeo, ma si ferma e lo chiama. Dio
Nella Lettera agli Ebrei Cristo viene presentato come ve- ascolta sempre le nostre preghiere, come un padre solleci-
ro e unico sommo sacerdote: «Ogni sommo sacerdote, infat- tato dalle domande dei figli. Egli ci chiama a venire a Lui con
ti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito fiducia, pronti a ricevere la sua guarigione e la sua grazia.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 25 |


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Infine, la guarigione fisi- Cristo come il sommo sa-


ca di Bartimeo è simbolo cerdote che intercede
di una guarigione anche per noi con compassio-
spirituale. Quando riac- ne. E il Vangelo di Mar-
quista la vista, Bartimeo co ci mostra come la fe-
non torna alla sua vecchia de in Cristo può portare
vita. Egli, sceglie invece, di a una guarigione comple-
seguire Gesù lungo la strada. ta e a una vita trasformata.
Questo cambiamento di vita sim- Queste letture ci incorag-
bolizza la trasformazione che avviene giano a portare le nostre ferite e le
quando incontriamo veramente Cristo. Egli nostre speranze a Dio, confidando che Egli
non soltanto guarisce le nostre ferite, ma ci invita a seguir- ascolta e risponde. Ci sfidano a vivere la nostra fede con
lo, a vivere una vita nuova e piena di significato. perseveranza e a seguire Cristo con tutto il cuore. E ci ri-
Unendo questi temi, vediamo un filo conduttore di cordano che, anche nelle difficoltà, Dio è con noi, gui-
speranza, fede e trasformazione. Geremia ci parla della dandoci verso la pienezza della vita in Lui.
promessa di Dio di restaurare e guidare il suo popolo. Il Che possiamo, come Bartimeo, rispondere alla chiama-
Salmo 125 ci invita a radicare la nostra fiducia in Dio, che ta di Gesù, lasciarci guarire e trasformare e seguire nostro
è il nostro rifugio sicuro. La Lettera agli Ebrei ci presenta Signore con fede e gioia lungo il cammino del discepolato.

LITURGIA VIVA - di ANNAMARIA PASSIATORE pddm


Il mistero che celebriamo La colletta alternativa per l’anno B sintetizza così la Li-
In questa domenica celebriamo il mistero di Cristo, Fi- turgia della Parola: «O Dio, Padre buono, che nel tuo Figlio
glio di Davide che fa risplendere la luce della vita. unigenito ci hai dato il sacerdote compassionevole verso i
poveri e gli afflitti, ascolta il grido della nostra preghiera e
Parola chiave fa’ che tutti gli uomini vedano in lui il dono della tua mi-
La parola chiave per questa domenica è: strada. Nella sericordia» (MR, p. 1047).
prima lettura il profeta Geremia preannuncia che Dio radu-
na il suo popolo ristabilendo la sorte di Israele, riconducen- Un segno per celebrare
do fra gli altri la figura del cieco, che ritroviamo nel Vangelo. In questa domenica possiamo mettere in evidenza la
Gesù, Figlio di Dio e sommo sacerdote (seconda lettura), è il processione d’ingresso. In essa il sacerdote, a nome della
Figlio di Davide che ridona la vista a un cieco in virtù della Chiesa, entra nell’aula liturgica e bacia l’altare, simbolo di
sua fede e lascia che egli lo segua verso Gerusalemme, su Cristo. Partecipano a questa processione anche i ministri
quella via che il profeta aveva visto realizzata per i redenti. È e i lettori, come popolo in cammino verso la Gerusalem-
una strada che si percorre con gioia, nella gratitudine per es- me celeste. Sarà bene sottolineare questo aspetto con
sere stati tratti dall’afflizione alla vita (salmo responsoriale). una breve monizione introduttiva.

I testi della liturgia Memorandum


L’eucologia della 30 domenica del Tempo Ordinario Oggi, con una solenne celebrazione in Vaticano, papa
a

(MR, p. 292) presenta delle formule piuttosto generiche. Francesco chiuderà il Sinodo dei vescovi sulla sinodalità.
Chiediamo a Dio di accrescere in noi le virtù teologali, in Preghiamo perché tutti possano accogliere con cuore
particolare l’amore alla sua volontà per poter ottenere i doni aperto e libero i risultati dell’assemblea sinodale.
delle sue promesse (colletta) e in questo, che è il servizio sa- Sabato 1° novembre si celebra la solennità di Tutti i
cerdotale della Chiesa, rendiamo gloria al suo nome (sulle Santi. Si avvisi la comunità degli orari delle celebrazioni,
offerte); si compirà così anche in noi la realtà del mistero pa- e anche di eventuali veglie di preghiera parrocchiali o
squale, reso presente nell’Eucaristia, del quale speriamo di diocesane che si vivranno il 31 ottobre in preparazione a
ottenere anche noi la pienezza (dopo la comunione). questa bella solennità.

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26 || CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024
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La gioia dei bambini


nella liturgia
di GIULIVA DI BERARDINO

L
a gioia per i bambini è la percezione più naturale un incontro capace di immergerci nell’esperienza del
di una pienezza di relazione, l’emozione primaria Regno, dove i più piccoli sono onorati, amati e privilegia-
che caratterizza l’incontro con una persona cara. Un ti. Lasciare che i bambini vadano a Gesù, si siedano in-
incontro che è esperienza di pienezza fatta di stupore, torno all’altare, accompagnino i canti con gesti: sono se-
meraviglia, conoscenza del mondo. gni di festa, in coerenza con la gioia che viene da Dio, se-
gni che aiutano a vivere in profondità e serietà la cele-
brazione, perché serietà non significa rigidità.
Molto spesso però confondiamo la serietà con la rigi-
dità e la gioia con la confusione. Ma la gioia non crea
confusione, sono l’agitazione, la fretta, il rumore che la
generano. Perciò, se in un’assemblea si crea confusione,
è perché in quel momento si è poco coscienti del fatto
che la gioia del Signore esige profondità, serietà e non
rigidità. Il rimedio è rispettare il rito, che torna sem-
pre a ri-orientare verso Dio: la liturgia
non è un sistema rigido, ma serio
perché, attraverso un ritmo al-
ternante tra silenzio e dialo-
go, tra dinamicità e staticità,
agisce in profondità. I bam-
Ora, se nella Messa bini, allora, possono vivere
si può incontrare Dio, la Messa con una gioia
essa dovrebbe offrire al
bambino la possibilità di
fare esperienza concreta del-
la gioia; purtroppo non è così.
Forse abbiamo bisogno noi adulti di vi-
vere la gioia come la vivono i bambini: loro sanno co-
gliere la gioia come una “cosa seria”, come il frutto di
una relazione che si vive in profondità. I bambini san-
no perfettamente che la pienezza della gioia è Dio,
perciò sanno anche che la gioia che si dovrebbe vive-
re nella liturgia non è superficiale, ma profonda. For-
se siamo noi adulti a dover capire che le nostre cele-
brazioni non ci sono utili per passare un tempo in-
sieme, ma perché realizzano l’incontro tra noi e Dio,

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | LITURGIA E CATECHESI | 27 |


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▲ La gioia è la chiave perché anche i più piccoli entrino nella logica della liturgia come incontro con il loro amico più grande: Gesù.

orientata al culto del Signore quando la liturgia non di- ve l’artificiosità dei mezzi tecnologici, serve l’essenzialità,
venta un sistema rigido, ma rispetta il ritmo rituale. secondo la «nobile semplicità» , come indica la Costituzione
3

Uno dei più grandi pedagogisti e psicologi che ha stu- Sacrosantum Concilium del Concilio Vaticano II.
diato la realtà infantile, Jean Piaget, conferma che, fin dalla Serietà, ritmo, profondità, essenzialità: tutto questo si-
nascita, compaiono nel bambino comportamenti ritmati in gnifica celebrare il Signore nella gioia. Ma i bambini potran-
modo ciclico. Tuttavia, dopo circa sei mesi, liberandosi dai no capire questa gioia, solo quando ne faranno esperienza.
ritmi innati, gradualmente, il bambino acquisisce nuove
forme per comunicare . La liturgia, allora, essendo un siste-
1

ma di comunicazione simbolico, come il gioco, porta il NOTE


bambino a controllare emozioni e paure, consolidando in
lui un profondo senso di fiducia e sviluppando le fonda- Cf. J. PIAGET, La rappresentazione del mondo del fanciul-
1

menta del suo rapporto con Dio. lo, Bollati Boringhieri, Milano, 2013. Vedi anche J.PIAGET,
Ricercare nel ritmo rituale le dinamiche che permetto- Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicolo-
no, nell’esperienza, la condivisione della fede, aiuta a cele- gia. Einaudi, collana Piccola biblioteca Einaudi, Nuova
brare nella gioia e non nella confusione, nel ritmo e non serie, Torino, 2000.
nella rigidità. Una fase importante, allora, sarà la prepara- OMG 47: «Quando il popolo è radunato, mentre il sa-
2

zione alla Messa, vissuta come gioia che anticipa la pienez- cerdote fa il suo ingresso con il diacono e i ministri, si
za. Ma la gioia si sperimenta soprattutto nel radunarci in ce- inizia il canto d’ingresso. La funzione propria di questo
lebrazione, perciò fondamentale è il canto . Iniziare la Mes- canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire
2

sa con un canto gioioso, infatti, permette ai bambini di co- l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel
gliere la profondità e la serietà di riunirsi nel nome di Gesù. mistero del tempo liturgico o della festività, e accompa-
Anche terminare la Messa con un canto gioioso è fonda- gnare la processione del sacerdote e dei ministri».
mentale: la gioia che si sperimenta nella liturgia eucaristi- SC 34: «I riti splendano per nobile semplicità; siano tra-
3

ca, e in particolare nella comunione, si fa canto, annuncio, sparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripe-
memoria gioconda che rinnova la fede e trasforma il mon- tizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei
do. Si potrebbe, allora, coinvolgere i bambini nel canto: il fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spie-
suono delle diverse voci armonizzate, li può portare a fare gazioni».
esperienza della gioia come pienezza di relazione. Non ser-
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di VALENTINA ANGELUCCI

L
e note di questo inno potrebbero riportarci alla
mente le tiepide atmosfere della notte di Natale,
ma questo antico testo ha da dirci anche qualcosa
in più sulla nostra liturgia e sul suo uso.
Il canto del Gloria in excelsis in origine non era desti-
nato esclusivamente alla celebrazione eucaristica, piut-
tosto la sua posizione doveva richiamare l’attuale Te
Deum: un canto di ringraziamento che a Roma veniva
usato nella Messa per particolari solennità .
1

Un po’ di storia
È noto che nell’ambito della liturgia romana il Liber
Pontificalis attribuisce l’introduzione del Gloria a Papa
Telesforo († 136) nella Messa della notte di Natale; Papa
Simmaco († 514) poi lo avrebbe esteso a tutte le dome-
niche e feste dei martiri pur rimanendo un privilegio del
vescovo, eccetto il caso di Pasqua e nel corteo solenne
che lo accompagnava a celebrare la prima Messa dopo
la sua ordinazione.
Nell’Ordo Romanus I esso veniva intonato dallo stes-
so Pontefice, a differenza del Kyrie che era intonato dalla
schola. Il movimento del Papa che si gira verso il popolo
per intonare il Gloria fa supporre che l’assemblea parteci-
passe al canto, anche se questa affermazione è ipotetica.
Pur senza analizzare tutte le fonti in questa sede, pos-
siamo affermare che c’è stato un tempo in cui il Gloria in
excelsis era un canto riservato alle celebrazioni presiedu-
te dal vescovo. Questo forse può dare un’idea di come
venisse considerato davvero il canto della festa per ec-
cellenza. Noi oggi consideriamo un’eccezione i giorni in
cui il Gloria manca nelle nostre domeniche, ma in realtà
storicamente era un’eccezione la sua presenza, era il se-
gno di una festa ancora più grande. Venne poi esteso
l’uso ai sacerdoti nel giorno di Pasqua e nel giorno della
loro ordinazione, come uno speciale privilegio.

◄ Il coro degli angeli, dettaglio del polittico dell’Agnello mistico di Hu-


bert e Jan van Eyck, 1426-1432. Cattedrale di S. Bavone a Gand (Belgio).

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | LITURGIA E STORIA | 29 |


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Alla fine dell’XI secolo non troviamo più la differen- dal popolo alternativamente con la schola, oppure dalla
za tra vescovo e presbitero riguardo al canto dell’inno stessa schola. Se non lo si canta, viene recitato da tutti, o
angelico, ed esso resta come canto dei giorni festivi an- insieme o da due cori che si alternano. Lo si canta o si re-
che dopo il Messale emanato dal Concilio di Trento, do- cita nelle domeniche fuori del Tempo di Avvento e Qua-
ve si afferma che il Gloria in excelsis si canta nei giorni resima; e inoltre nelle solennità e feste, e in celebrazio-
in cui è previsto il Te Deum . Inoltre, il fatto che il Gloria
2
ni di particolare solennità».
non sia presente tutt’oggi nelle domeniche di Avvento Inoltre, questo canto non può essere sostituito da
e Quaresima è stato collegato all’indole penitenziale di un altro che sia simile, fa parte del cosiddetto “proprio”
queste domeniche, che non concorderebbe con il tono della Messa, cioè dei testi liturgici previsti dal Messale:
festivo di questo inno. le parole devono rimanere come la Chiesa oggi ce le
In realtà, seguendo una legge codificata dalla litur- consegna.
gia comparata per cui le solennità sono più conservati- L’aver concesso di poter usare forme musicali di va-
ve, probabilmente le domeniche di Avvento e Quaresi- rio genere, non deve dar adito all’ingenuità che per-
ma registrano una situazione antecedente in cui il Glo- mette di sostituire o di modificare ciò che non può es-
ria non era ancora parte integrante della celebrazione sere modificato. La liturgia che celebriamo prevede de-
eucaristica. gli ampi spazi per la cosiddetta creatività, ma vengono
ordinati per non dover sottostare alla dittatura del gu-
Note sul testo sto personale di qualcuno.
Non possiamo qui analizzare tutto il testo del Glo- Il Gloria, antichissima forma di canto cristiano, per-
ria, ma possiamo dare accenni per capirne la struttura. derebbe molto della sua natura se venisse proclamato
Il suo testo è rimasto quasi immutato nei secoli e già anziché cantato.
nei testi più antichi si trovano al suo interno le indica- L’inno della Liturgia delle Ore, a cui si rifà il Gloria in
zioni su come dovesse venire cantato, segno che pro- excelsis, non prevede un ritornello, cosa che invece di-
prio perché inno della festa, non si è mai pensato di venta il punto di forza degli altri inni: chi conosce le al-
proclamarlo ma lo si è sempre considerato come un se- tre quattro strofe dell’inno nazionale italiano? Le diver-
gno di giubilo. se versioni del Gloria che girano per le nostre parroc-
Anche se il suo incipit ci rimanda ai Vangeli che leg- chie spesso sono appesantite da un ritornello che, se da
giamo nel periodo natalizio, esso è squisitamente di ca- una parte vuole agevolare la partecipazione dell’as-
rattere pasquale e trinitario. Infatti, il Gloria è composto semblea, dall’altra snatura il senso rituale di questo
di una introduzione e di tre parti facilmente distinguibili: momento. Ma allo stesso modo, come troppo spesso
- nella prima parte l’inno si rivolge al Padre: «Noi ti ado- succede, nella liturgia un’alternativa che dovrebbe es-
riamo, ti benediciamo...» sere l’eccezione, diventa la regola. Così, invertendo il si-
- Dopo aver lodato il Padre, si loda il Figlio: «Signore, fi- gnificato di questa rubrica, il Gloria viene il più delle
glio Unigenito, Gesù Cristo...». volte recitato, perdendo tutto il suo spirito di esultanza.
- Infine, si ribadisce la potenza del Padre e del Figlio che Concludendo possiamo affermare: come sarebbe
regnano con lo Spirito Santo: «perché tu solo il Santo...». bello se le nostre assemblee, a volte smorte e spente,
trovassero nel canto del Gloria, la cui presenza tra i riti
La natura e l’uso del Gloria in excelsis iniziali è peculiare della tradizione romana, un mo-
Per quanto riguarda la natura di questo inno, l’Ordi- mento di esultanza festosa e di gioia piena, anticipo di
namento Generale del Messale Romano al n. 53 affer- quella del cielo che non avrà mai fine.
ma: «Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il
quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e
supplica Dio Padre e l’Agnello. Il testo di questo inno NOTE
non può essere sostituito con un altro. Viene iniziato dal
JUNGMANN, Missarum Sollemnia, 290.
1
sacerdote o, secondo l’opportunità, dal cantore o dalla
MR 1962, xxxi.
2
schola, ma viene cantato o da tutti simultaneamente o

| 30 | LITURGIA E STORIA | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:13 Pagina 31

S P E C I A L E C O N G R E S S O

Voi siete tutti fratelli

Testo Base del


Congresso Eucaristico
Internazionale

di CORRADO MAGGIONI smm


N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:13 Pagina 32

S P E C I A L E C O N G R E S S O

S
ul tema del Congresso è stato preparato dalla Com- tonio de Montesinos e di Leonidas Proaño Villalba, vesco-
missione teologica del Comitato locale, in collabo- vo di Riobamba, territorio con la più grande popolazione
razione con il Pontificio Comitato per i Congressi indigena dell’Ecuador. Le testimonianze di cristiani che
Eucaristici Internazionali, un documento di riflessione, hanno servito il Vangelo con la libertà dell’amore, sono
denominato Testo Base, che serve da traccia contenutisti- molto più eloquenti delle parole nel trasmettere la poten-
ca sia per le iniziative preparatorie al Congresso 2024 sia za dell’Eucaristia per creare fraternità, prossimità, solida-
per l’approfondimento tematico della sua settimana ce- rietà, guarigione delle ferite del mondo.
lebrativa. Si presenta come testo agile, breve, di facile let-
tura, adatto alla meditazione personale e da stimolo per Quattro chiavi di lettura
incontri di formazione e di riflessione a vari livelli. Il documento è anzitutto una finestra aperta sul tema
del Congresso di Quito. Aiuta a conoscere di che cosa si
Le fonti ispiratrici parlerà, quali argomenti saranno affrontati, che nodi ci
Il testo programmatico del Congresso tiene presenti interpellano e quali sfide ci aspettano, da quali scelte la-
due versanti ispiratori. Il primo è rappresentato dalle sciarci ispirare. Non è un’esposizione sistematica ed
fonti valide per tutti, al di là di legittime scuole teologi- esaustiva su che cosa sia l’Eucaristia nei suoi aspetti bi-
co-culturali: la sacra Scrittura, i documenti del Concilio blici, liturgici, dottrinali, spirituali e pastorali. Pur tenen-
Vaticano II, i libri liturgici (Missale Romanum, con l’Insti- do presenti tutti questi aspetti, il Testo Base non è un
tutio generalis e i Praenotanda dell’Ordo lectionum Mis- piccolo trattato o un manuale sull’Eucaristia: non vuole
sae; De Sacra Communione et de Cultu Mysterii Euchari- dire tutto il dicibile sul Mistero eucaristico, ma compie
stici extra Missam), il Magistero dei Papi e dei Vescovi, in delle scelte suggerite dal tema del Congresso, dal Paese
particolare l’episcopato latinoamericano, il Catechismo in cui si svolge e dal contesto socio-ecclesiale dell’Ame-
della Chiesa Cattolica; poiché il Mistero eucaristico ri- rica Latina. Se qualche lettore potrà avvertire evidente
guarda anche la pietà popolare, viene indicato il riferi- l’impronta latino-americana, si deve riconoscere che ciò
mento del Direttorio su pietà popolare e liturgia. costituisce un suo pregio. Del resto, esistono già ottime
Naturalmente, non essendo un trattato sull’Eucaristia, esposizioni sulla fede eucaristica della Chiesa.
queste fonti sono citate per accentuazione tematica. Ad Il Testo Base intende essere una riflessione “mirata”
esempio, di papa Francesco, ci sono rimandi alle encicli- sul tema della fraternità alla luce del Mistero eucaristico
che Evangelii gaudium e Fratelli tutti, alla Lettera aposto- e della sua portata dentro la Chiesa e per la sua missione
lica Desiderio desideravi, a passaggi di omelie e discorsi. nel mondo di oggi. In secondo luogo rappresenta un
Di san Giovanni Paolo II viene citata l’enciclica Ecclesia de orientamento concreto per prepararsi al Congresso e per
Eucharistia, mentre di Benedetto XVI l’esortazione aposto- vivere i giorni del suo svolgimento. Come ogni evento,
lica Sacramentum caritatis e l’enciclica Deus caritas est. anche questo porterà frutto nella misura in cui chi vi par-
Il secondo versante, intenzionalmente considerato tecipa, personalmente o via social, giungerà preparato,
per sottolineare l’importanza di coniugare l’Eucaristia con cioè capace di ricevere dagli altri e di offrire loro qualco-
l’esperienza vissuta, è rappresentato dalla testimonianza sa di suo, condizione affinché ci sia l’arricchente scambio
di persone che hanno saputo tradurre il mistero celebrato reciproco. Viene tracciata la strada della riflessione co-
all’altare in scelte di vita cristiana. Sono descritte le figure mune, al fine di non disperdersi in vari rivoli ma di ap-
di sant’Oscar Romero († 1980), del frate domenicano An- profondire un itinerario condiviso.

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S P E C I A L E C O N G R E S S O

In terzo luogo il Testo Base è destinato a tutti coloro In quarto luogo è uno strumento di comunione, nel
che, a vario titolo e in diverso modo, sono e possono es- senso che favorisce la comune riflessione sul tema del
sere coinvolti nel Congresso. Anzitutto è rivolto alle Chie- Congresso di Quito da parte dei vari Paesi e continenti.
se dell’Ecuador, come ai delegati diocesani e ai rappre- Infatti, il Congresso internazionale che è organizzato da
sentanti nazionali per i Congressi Eucaristici, ai membri una Chiesa particolare, in Ecuador, risuona come invito
di Istituti e comunità religiose con carisma eucaristico, ai rivolto ad altre Chiese di convenire in unum da ogni pae-
responsabili e ai membri di confraternite, movimenti, se e lingua per celebrare insieme l’Eucaristia e lasciarsi
associazioni clericali e laicali connotati da spiritualità eu- interpellare dal suo Mistero, vivendo l’esperienza della
caristica. Non è pertanto un testo per specialisti in teolo- comunione fraterna.
gia né destinato a qualche categoria di persone, ma è di
larga fruizione essendo pensato per il popolo di Dio. Struttura e contenuti del Testo Base
La riflessione sviluppata nel documento è scandita in
tre parti. L’Introduzione e la Conclusione sono entrambe
sottotitolate con le stesse parole di Gesù: «Voi siete tutti
fratelli» (Mt 23,8), che non sono un consiglio né un’esor-
tazione per i più volenterosi. Suonano invece quale pre-
ciso invito a prendere coscienza di un dato oggettivo, in-
scritto nella nostra umanità, e dunque quale mandato
da praticare, perseguendolo con priorità. Questo chiaro
monito fa parte di un più ampio discorso di Gesù davanti
all’ipocrisia che impedisce di crescere in umanità, secon-
do l’originale disegno del Creatore. Gesù va al cuore del
problema, lì dove nascono e si incancreniscono le frattu-
re e le separazioni tra uomo e Dio e tra uomo e uomo. Ec-
co la frase intera di Gesù, valida per i suoi discepoli di ie-
ri e di oggi: «Voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno
solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chia-
mate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo
è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare
“guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi
tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esal-
terà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Mt
23,8-12). Se il contesto di queste parole non è diretta-
mente “eucaristico”, non si fatica a leggerle alla luce del
Mistero eucaristico, come fa il Testo Base, mettendo a
fuoco il fine per cui celebriamo l’Eucaristia, ossia «perché
diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito» (Pre-
ghiera eucaristica III).

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S P E C I A L E C O N G R E S S O

L’Introduzione è titolata «un sogno di fraternità», la L’esposizione è scandita da tre accenti. Anzitutto «Il
Conclusione invece recita «un salmo di fraternità». Tra il disegno creatore di Dio: figli e fratelli»: poiché siamo ve-
sogno (desiderio, ideale, progetto, traguardo) e il salmo nuti al mondo per volontà altrui, dobbiamo rifarci a Chi
(lode, ringraziamento, preghiera, impegno, esperienza), detiene il progetto della creazione per coglierne il signi-
si dispiegano le sfide da affrontare, le aperture da colti- ficato. Mettendoci in ascolto della rivelazione biblica,
vare, le conversioni da compiere, le vie da percorrere, possiamo conoscere che c’è una Fonte di vita, un Autore,
l’esperienza eucaristica da assimilare nella vita dei cre- e che gli uomini sono “figli dello stesso Padre”, perciò
denti e delle comunità. vincolati gli uni agli altri e all’intera creazione.
L’Introduzione (nn. 1-11) presenta il tema del Con- Il secondo accento, «Il peccato: rottura
gresso, il suo obiettivo, l’appello a una vita fraterna sia del rapporto con Dio», ricorda che le
dentro la Chiesa, in cammino sinodale, sia nel contesto relazioni fondanti e originali –
socio-politico odierno, segnato da tensioni fratricide di filiale con Dio, fraterna con
cui siamo testimoni, dall’Ecuador all’America Latina, al- gli uomini, armonica
l’Europa e al Medio Oriente e all’Africa. con il creato – sono
Abbiamo bisogno della grazia che viene dal cielo e andate in frantumi.
dell’impegno di tutti. L’esperienza della ferita, fuori e La conseguen-
dentro il cuore umano, viene da lontano, è realtà delle za è ormai una si-
origini. Da discepoli di Gesù, crediamo che la Pasqua del tuazione al con-
Signore, morto e risorto, ha sanato la ferita originaria trario, ossia «La
coinvolgendoci con lui nell’opera di riconciliazione del- fraternità sfigura-
l’intero universo. ta: da fratelli a ne-
In quest’ottica «il Congresso eucaristico è un momen- mici». Da questo ter-
to di grazia che ci permette di ravvivare il dono di Dio e di zo accento si percepi-
riconoscere che tutti i popoli, abbracciati dall’amore euca- sce il rovesciamento
ristico che sgorga dal Cuore di Cristo, sono fratelli, figli di dell’ordine delle cose in cui
uno stesso Padre, costruttori di fraternità. Fraternità tra gli ci dibattiamo, conosciuto per
uomini e fraternità con il creato» (n. 3). esperienza anche dentro la Chiesa, la
quale è anch’essa «un popolo ferito», non
«Una fraternità ferita» esente da ostilità e crimini (nn. 18-19).
La prima parte del Testo Base (nn. 12-21) porta a Dio non resta tuttavia in silenzio, ma continua a far ri-
prendere coscienza della condizione drammatica in cui suonare che siamo «chiamati alla riconciliazione». Nei
cammina l’umanità, in ogni tempo e spazio, a motivo momenti bui della storia dei popoli lo Spirito ha suscita-
della separazione dal disegno del Creatore che ci ha to luci, gesti, persone capaci di indicare la direzione del
pensati, dall’inizio, quali figli suoi e fratelli tra di noi. cammino, secondo l’originale divino pensiero. Così, la
L’interrogativo: «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9), posto da prima parte termina richiamando la testimonianza di
Dio a Caino dopo l’omicidio del fratello Abele, ci inter- sant’Oscar Arnulfo Romero († 1980), che ha confermato
pella ancora oggi nelle inimicizie che in mille modi ci con il sangue l’appello ad obbedire alla legge divina del-
dividono gli uni dagli altri. la fraternità, pronunciato durante l’Eucaristia domenica-

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le: «Fratelli, voi che siete del nostro stesso popolo, uccide- Eva la dignità di rivolgersi a Dio riconoscendolo come
te i vostri stessi fratelli contadini ma, davanti all’ordine di Padre: «Abba! Grido fraterno dei figli nel Figlio» (n. 24).
uccidere dato da un uomo, deve prevalere la Legge di Dio Battezzati in Cristo, cresciamo come membra del suo
che dice: Non uccidere! Nessun soldato è obbligato a ob- Corpo mistico attraverso la partecipazione ai divini mi-
bedire a un ordine contrario alla Legge di Dio» (n. 20). steri, reale presenza del Signore Gesù – nella Parola che
ascoltiamo e nel Pane e Vino consacrati a cui comuni-
«La fraternità realizzata in Cristo» chiamo – tra noi e per noi. In verità, l’Eucaristia è fonte e
La seconda parte (nn. 22-39) è siglata biblicamente culmine della fraternità.
dall’esclamazione salmica: «Come è bello e La celebrazione del Mistero – mensa della Parola e
come è dolce che i fratelli vivano in- mensa del Pane – ci affratella tutti in Cristo! Lo ricorda il
sieme» (Sal 133,1), che ben secondo accento: «Eucaristia: fraternità realizzata», po-
traduce l’esperienza cele- nendo in luce la dimensione comunitaria dell’azione li-
brativa dei santi misteri turgica, ossia dell’agire e parlare come comunità e non
nell’assemblea euca- privatamente come singoli individui. Poiché la liturgia
ristica della Chiesa. non esaurisce tutta la vita spirituale (cf. SC 12), la frater-
Alla luce del- nità in Cristo è prolungata e approfondita dal popolo
l’opera riconcilia- credente anche con il culto eucaristico fuori della Messa:
trice del Figlio di si ricorda l’adorazione eucaristica, le devozioni eucaristi-
Dio fatto uomo, che secondo le consuetudini locali e la ricchezza espres-
«dalle cui piaghe siva della pietà popolare (n. 34).
siamo stati guari- Il terzo accento cade sulla coscienza, sempre da tene-
ti» (Is 53,5), l’espo- re viva, che «la fraternità senza gli ultimi non è fraternità»
sizione si focalizza su (nn. 35-39). L’esempio di vita datoci da Gesù e l’insegna-
alcune dimensioni pe- mento impartitoci nel Vangelo non lasciano dubbi sulla
culiari della celebrazione vocazione di non escludere nessuno ma includere tutti,
eucaristica. La sorgente risana- senza scartare o privilegiare, poiché Cristo si identifica
trice scaturita dal Cuore ferito di Cri- con l’affamato, l’assetato, il perseguitato, il malato, l’ulti-
sto in Croce ci raggiunge infatti inesauribil- mo, il ferito, l’abbandonato (cf. Mt 25,31-45). La Chiesa
mente attraverso la celebrazione dell’Eucaristia: ascoltare impara dall’Eucaristia a essere «una tenda per tutti».
la stessa parola del Signore, comunicare al suo Corpo e al Nel ricordare che l’opzione preferenziale per i più po-
suo Sangue, significa riconoscerci in-con-per Cristo figli veri ed emarginati ha caratterizzato la riflessione teolo-
dello stesso Padre e fratelli tra di noi. gica e l’azione pastorale della Chiesa latinoamericana, si
Il tema del Congresso viene così letto “eucaristica- fa risuonare il grido profetico alzato a favore degli in-
mente” secondo tre accenti. Il primo, «L’Eucaristia: ricapi- dios, proprio durante la Messa, nel lontano 1551, dal
tolazione della storia», richiama il mistero salvifico di Cri- domenicano Antonio de Montesinos: il suo appello e i
sto che ha fatto fare Pasqua al mondo intero. Il suo atteg- suoi taglienti interrogativi sulla fraternità umana inter-
giamento filiale nei confronti del Padre celeste, risana la pellano ancora oggi le nostre coscienze cristiane, sia per-
disobbedienza antica, restituendo ai figli di Adamo ed sonali sia collettive (nn. 38-39).

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«Fraternità per sanare il mondo» cazione sono lievito di guarigione nella pasta del mon-
Infine, la terza parte (nn. 40-53) provoca a tradurre nella do. La Messa, infatti non termina con l’Andate in pace. La
nostra vita il mistero celebrato all’altare: comunicare al Cor- celebrazione rende presente Cristo nei santi segni affin-
po di Cristo significa diventare, nelle ferite del mondo in cui ché, comunicandosi a noi, egli trovi espressione credibi-
viviamo, testimoni della guarigione che egli dona. L’impe- le nella vita di chi vi ha partecipato. In verità, che cosa
gno pratico riguarda ciascuno, senza giustificazioni e dele- dovrebbe essere la nostra vita cristiana se non «una Mes-
ghe, come richiamato dalla citazione evangelica scelta per sa prolungata»? (cf. n. 50).
orientare il messaggio, costituita dalle parole di Gesù ai di- La testimonianza che diamo al di fuori della chiesa
scepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13). rende credibile l’Eucaristia che celebriamo in chiesa. Lo
Sono ancora tre gli accenti che segnano lo sviluppo ricorda l’esempio di vita narrato al termine della terza
della terza parte. Anzitutto si attira l’attenzione su «ricon- parte del Testo Base, offerto dalla comunità cristiana di
ciliazione e violenza», consapevoli che viviamo in situa- Riobamba, sotto la guida del vescovo Leonidas Proaño
zioni di ostilità che contraddicono e ostacolano la frater- Villalba, segnata dalla comunione fraterna alimentata
nità. La chiave cristiana che apre vie concrete di fraterni- dall’Eucaristia (n. 52).
tà, lontano dall’imitazione del carnefice o della vittima
rancorosa, è quella del perdono praticato e insegnato da Conclusione
Gesù, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo La lettura del Testo Base aiuterà a scorgere, tra le ri-
(cf. n. 42). La fraternità chiede di ascoltare la voce delle ghe, la portata liturgica del Congresso Eucaristico Inter-
vittime, e porta a costruire insieme perseguendo la logi- nazionale e insieme il nesso inscindibile che intercorre
ca della gratuità e non della rivalità. tra Mistero creduto, celebrato e vissuto nel tempo pre-
Il secondo accento verte su «creazione e fratellanza sente. A imprimere il Mistero nel vissuto quotidiano del
universale». Gesù non è venuto a risolvere i nostri dram- popolo di Dio, impastato di gioia e dolore, attese e spe-
matici problemi umani con la bacchetta magica, ma a ranze, contribuisce pure la ricchezza della pietà popola-
darci l’esempio di come affrontarli, affinché possiamo im- re, così amata dalle comunità latinoamericane.
parare da lui i segreti che rendono possibile l’impossibi- Anche la portata mariana della fede in Cristo affiora
le. Tra questi le virtù evangeliche dell’umiltà e della tene- nel documento programmatico di Quito 2024. È nota la
rezza. La fratellanza universale non è una chimera ma di- rilevanza dei santuari mariani e di venerate immagini
venta possibile nella misura in cui ci lasciamo “eucaristi- della Vergine, testimonianze vive dell’attaccamento dei
camente” plasmare la vita dalla potenza dei santi misteri popoli alla Vergine Maria. Nominandola discretamente,
che celebriamo. L’Eucaristia ci rende artigiani di quella il Testo Base rammenta che l’Eucaristia chiama diretta-
fraternità che abbraccia tutti e tutto, compiendo piccoli mente in causa la Madre del Signore e della Chiesa.
ma reali passi nella direzione giusta, prendendoci cura Infine, poiché la celebrazione eucaristica apre alla co-
anche della salvaguardia del “ferito” pianeta terra. munione con la Chiesa vivente nella città del Cielo, il Te-
In questa linea, tutta la Chiesa è interpellata, essen- sto Base fa memoria di santa Marianita di Gesù e del
do tutta chiamata – ricorda il terzo accento – a dare «testi- beato Emilio Moscoso, figli esemplari dell’Ecuador, che
monianza della guarigione del mondo». La forza risana- hanno diffuso nel mondo il profumo eucaristico dei cieli
trice dell’Eucaristia si gioca nella condotta di uomini e nuovi e della terra nuova, dove ogni ferita sarà risanata
donne che, diventati “eucaristici”, secondo la propria vo- e ogni lacrima asciugata.

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S P E C I A L E C O N G R E S S O

Testimoni luminosi - Oscar Arnulfo Ro-


di GUIDO COLOMBO ssp
Antonio de Montesi-
mero y Galdámez è nos fu un frate domeni-
nato il 15 agosto cano spagnolo noto per
1917 a Ciudad Bar- essere stato uno dei pri-
rios, El Salvador. Ha mi difensori dei diritti
frequentato il semina- degli indigeni nel Nuo-
rio di San Miguel ed è vo Mondo.
stato ordinato sacer- L’episodio più celebre
dote nel 1942. della sua vita e del suo
Dopo aver studiato ministero pastorale av-
teologia a Roma, è tornato in El Salvador e ha rico- venne il 21 dicembre 1511, quando pronunciò un
perto diverse cariche ecclesiastiche prima di essere coraggioso sermone sull’isola di Hispaniola (oggi di-
nominato arcivescovo di San Salvador nel 1977. visa tra Haiti e Repubblica Dominicana).
Romero è noto per il suo impegno a favore dei po- Durante il sermone, Montesinos denunciò pubblica-
veri e degli oppressi, criticando apertamente il go- mente il trattamento brutale e disumano riservato
verno e l’esercito per la violenza e le ingiustizie per- agli indigeni dagli spagnoli colonizzatori, chiedendo
petrate contro il popolo. loro di riflettere sul peccato e sull’ingiustizia delle lo-
Ha difeso i diritti umani e i principi della Chiesa ro azioni. Le sue parole provocarono grande scompi-
cattolica, diventando un simbolo di speranza per glio e controversie, influenzando profondamente fi-
molti salvadoregni fino alla sua morte violenta nel gure come Bartolomé de las Casas, che in seguito di-
1980 avvenuta per uccisione proprio mentre stava venne uno dei più accesi difensori dei diritti dei na-
celebrando la santa Messa. tivi americani. Il sermone di Montesinos è considera-
to uno dei primi atti di difesa dei diritti umani nel
contesto delle colonie spagnole.

Leonidas Eduardo Proaño Villalba, nato il 29 gennaio 1910 a San Antonio de


Ibarra, in Ecuador, è stato un vescovo cattolico e un fervente difensore dei diritti
degli indigeni.
Conosciuto affettuosamente come “il Vescovo degli Indigeni”, Proaño dedicò la
sua vita a combattere la povertà e l’ingiustizia sociale.
Come vescovo di Riobamba, introdusse riforme significative che miravano a mi-
gliorare le condizioni di vita delle popolazioni indigene e rurali, promuovendo
l’educazione e lo sviluppo economico sostenibile. Il suo contributo alla giustizia
sociale e alla difesa dei diritti umani rimane un punto di riferimento significativo
nella storia dell’Ecuador e della Chiesa cattolica in America Latina.
Morì il 31 agosto 1988, lasciando un’eredità di impegno per la dignità umana e i diritti degli oppressi.

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S P E C I A L E C O N G R E S S O

Il beato Emilio Mo- Santa Mariana de Je-


scoso, nato il 21 ago- sús de Paredes y Flo-
sto 1846 a Cuenca, in res nacque a Quito,
Ecuador, è ricordato nell’odierno Ecuador,
come un martire della il 31 ottobre 1618.
fede cattolica e un Venne educata cristia-
esempio di coraggio e namente.
dedizione spirituale. Mariana aveva pochi
Emilio entrò nella anni quando conobbe
Compagnia di Gesù il dolore della perdita
nel 1864 e fu ordinato sacerdote nel 1877. Lavorò di entrambi i genitori e venne affidata agli zii che vi-
come educatore e rettore in vari collegi gesuitici, vevano fuori città. Fece la prima Comunione, ecce-
distinguendosi per la sua grande dedizione all’inse- zionalmente, all’età di otto anni e, a partire dai do-
gnamento e alla formazione morale dei giovani. dici, poté comunicarsi quotidianamente.
Durante la rivoluzione liberale in Ecuador, il clima Sogna a occhi aperti e con alcune amiche sarebbe
politico divenne ostile verso la Chiesa cattolica e le disposta a qualunque cosa per andare a evangelizza-
sue istituzioni. re gli indios. Vive con una sorella facendosi assegna-
Nel maggio del 1897, durante una rivolta anti-cat- re alcune stanzette indipendenti dal resto della casa.
tolica a Riobamba, il Collegio di S. Felipe fu assa- Le sue porte sono continuamente aperte per acco-
lito dai ribelli. Padre Moscoso, che era il rettore del gliere poveri e malati e anche bambini ai quali fa ca-
collegio, fu brutalmente aggredito e assassinato il 4 techismo, insegna a leggere, a scrivere e a suonare.
maggio 1897 mentre pregava nel suo ufficio, rifiu- A 21 anni entra nel Terz’Ordine francescano.
tando di rinnegare la Nel 1645 Quito è distrutta da un terremoto, cui fa
sua fede. Il suo sacrificio seguito un’epidemia che miete vittime soprattutto
è stato riconosciuto co- tra la povera gente. Il 25 marzo, durante la Messa
me un atto di martirio, festiva, il celebrante dal pulpito offre a Dio la pro-
e la sua beatificazione pria vita per ottenere la cessazione del flagello. Ma-
avvenne il 16 novembre rianita scatta in piedi e dichiara di voler prendere il
2019. posto del sacerdote nell’offerta della vita, giudican-
Il beato Emilio Moscoso do troppo importante il ministero sacerdotale.
è venerato come un Mentre lei si ammala, l’epidemia cessa come d’in-
esempio di fedeltà e co- canto. Muore 60 giorni dopo, il 26 maggio, a 26
raggio, la sua vita e il suo anni e la gente vede subito in lei una santa. Questa
martirio continuano a fama, confermata da miracoli, la porta alla beatifi-
ispirare i fedeli in Ecua- cazione nel 1853 e alla canonizzazione nel 1950,
dor e nel mondo. prima santa dell’Ecuador di cui è patrona.

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Preghiera
Le parole della Sacrosanctum Concilium

di PIERANGELO MURONI

L
a Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium La Sacrosanctum Concilium, infatti, inquadra innanzi-
dedica l’intero capitolo IV a quella che i Principi e tutto l’Ufficio divino in una cornice teologico spirituale,
norme per la Liturgia delle Ore al n. 1 definiscono indicandolo come quell’inno di origine trinitaria introdot-
«la preghiera pubblica e comune del popolo di Dio»: l’Uf- to da Cristo sulla terra, rendendone così partecipe l’uma-
ficio divino. Nell’analisi dell’impostazione di questo do- nità: «Cristo Gesù, il sommo sacerdote della nuova ed eter-
cumento, nonché delle riflessioni riguardanti tale mate- na alleanza, prendendo la natura umana, ha introdotto in
ria e le sue conseguenze celebrative in seguito alla rifor- questo esilio terrestre quell’inno che viene eternamente
ma liturgica, non si può non tener conto del fatto che cantato nelle dimore celesti. Egli unisce a sé tutta l’umani-
l’Ufficio divino stava vivendo una fase critica. Prima del tà e se l’associa nell’elevare questo divino canto di lode» .
1

Vaticano II, infatti, esso risentiva di una certa clericalizza- L’“Ufficio divino” (questo è il titolo e la terminologia
zione, giacché annoverato come preghiera riservata al usata dalla Costituzione liturgica per indicare la preghiera
clero o comunque agli istituti religiosi o alle comunità della Chiesa) diventerà perciò, con l’attuazione della rifor-
monastiche, estromettendo così il popolo di Dio; soffriva ma, “Liturgia delle Ore”. La Sacrosanctum Concilium, infat-
una sorta di privatizzazione, avendo perso il carattere di ti, ci fa comprendere che la preghiera della Chiesa è in-
“preghiera” comunitaria per ridursi a una “recita” indivi- nanzitutto una preghiera liturgica: è liturgia! Essa, infatti,
duale; era venuto meno il carattere proprio di “preghie- in quanto opera di Cristo, è esercizio della sua funzione
ra” per assurgere piuttosto a quella di un “obbligo” da sacerdotale per mezzo della Chiesa «che loda il Signore
assolvere giornalmente, il più celermente possibile. incessantemente e intercede per la salvezza del mondo
Il Concilio Vaticano II, specie con la riforma liturgica, non solo con la celebrazione dell’Eucaristia, ma anche in
metterà in risalto la Liturgia delle Ore con i suoi caratteri altri modi, specialmente recitando l’ufficio divino» .
2

originari squisitamente teologici, liturgici, ecclesiali e La Liturgia delle Ore, secondo la Tradizione cristiana, è
spirituali assunti dalla Tradizione della Chiesa, ripulen- ordinata, infatti, alla santificazione del corso del giorno e
dola da tutte quelle aggiunte (spesso frutto di imposta- della notte per mezzo della lode divina e, con la santifica-
zioni soggettive o devozionali) che nel frattempo vi si zione della giornata, alla santificazione dell’uomo stesso.
erano sedimentate sopra. Quando poi a celebrare questo canto di lode è tutta la co-

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | ORIZZONTE CONCILIO | 3 9 |


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▼ La preghiera, personale e comunitaria,


è il cuore della vita del credente. coro, può essere celebrata in qualsiasi momento della
giornata.
Si raccomanda, inoltre, il recupero della veritas hora-
rum, ossia le diverse ore debbono corrispondere al loro
vero tempo naturale, di modo che si possa rispondere in
maniera più vera ed efficace alla prima finalità della Li-
turgia delle Ore, ossia la santificazione del giorno .
4

La Sacrosanctum Concilium auspica, inoltre, che la


preghiera pubblica e comune del popolo di Dio diventi
fonte di pietà e nutrimento della preghiera personale, so-
prattutto grazie alla ricchezza della Parola di Dio in essa
contenuta, di modo che davvero «la mente corrisponda al-
la voce» . A tal proposito la riforma del Breviario ha dovuto
5

adoperarsi affinché la Parola di Dio fosse presente in ma-


niera abbondante; le letture dei Padri, dei Dottori e degli
munità cristiana riunita in assemblea liturgica, «allora è Scrittori ecclesiastici meglio selezionate e scelte tra le par-
veramente la voce della Sposa che parla allo Sposo, anzi è ti più importanti ed edificanti per i sacerdoti e il popolo di
la preghiera che Cristo unito al suo corpo eleva al Padre» .
3
Dio; le “Passioni” e i racconti delle vite dei santi, riveduti
La Sacrosanctum Concilium sottolinea, inoltre, i vari di modo che fosse rispettata la verità storica, eliminando
aspetti che dovrebbero riguardare la riforma liturgica, qualsiasi apporto di tipo fantasioso o leggendario. Anche
tra i quali: gli inni hanno subito una revisione, attraverso l’elimina-
a) Le Lodi come preghiera del mattino e i Vespri come zione di quegli elementi di sapore mitologico che erano
preghiera della sera che, secondo la venerabile tradizio- andati aggiungendosi nel tempo, restituendoli così alla
ne di tutta la Chiesa sono il duplice cardine dell’ufficio loro forma originaria o creandone di nuovi, avendo come
fonti ispiratrici la sacra Scrittura e la Tradizione patristica .
6
quotidiano, devono essere ritenute le ore principali e co-
me tali celebrate; il loro essere “cardine” non deriva In ultimo, ma non perché meno importante, viene ri-
semplicemente dal fatto che le Lodi aprono la giornata badito il carattere assolutamente comunitario della Li-
mentre i Vespri la chiudono, ma trova la sua ragione nel turgia delle Ore, quale immagine e voce della Chiesa
fatto che, nel loro celebrare il memoriale della
risurrezione di Cristo al mattino e il sacrificio
del Signore alla sera, sono sintesi dell’unico ▼ Unendosi insieme nella lode, l’assemblea innalza il canto
Mistero pasquale di Cristo che la Liturgia delle che è davvero «la voce della Sposa che parla allo Sposo,
anzi è la preghiera che Cristo unito al suo corpo eleva al Padre» (SC 84).
Ore celebra.
b) La Compieta, nella scelta dei suoi elementi,
specie degli inni e dei salmi, è ordinata in mo-
do che si adatti bene alla conclusione della
giornata ed esprima l’affidamento dell’orante
a Dio, prima di chiudere gli occhi e abbando-
narsi al riposo.
c) L’ora detta “Mattutino”, contrariamente a
quanto accadeva prima, è adattata in modo da
poter essere recitata in qualsiasi ora del giorno,
con un minor numero di salmi e letture più lun-
ghe; si tratta di quella preghiera che noi oggi
chiamiamo “Ufficio delle letture” e che, sebbe-
ne conservi l’indole di preghiera notturna per il

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che loda, benedice e invoca il suo Dio, e il coinvolgimen-


to dei laici nella sua celebrazione, non quasi come una
“gentile concessione”, ma come restituzione al popolo di
Dio del suo originario modo di pregare: «Procurino i pa-
stori d’anime che, nelle domeniche e feste più solenni, le
ore principali, specialmente i Vespri, siano celebrate in
chiesa con partecipazione comune. Si raccomanda che
anche i laici recitino l’ufficio divino o con i sacerdoti, o riu-
niti tra loro, e anche da soli» .
7

Ancora purtroppo, in molte comunità, la Liturgia delle


Ore stenta a trovare accoglienza, fosse almeno nella cele-
brazione comunitaria delle ore cardine di Lodi e Vespri.
In passato, prima che nelle comunità si diffondesse la
celebrazione eucaristica della domenica sera, in molte par-
rocchie suonava la campana per convocare i fedeli alla cele-
brazione dei secondi Vespri della domenica. Una traditio da
rivalutare e da riproporre, magari come preparazione al- R03 30-31 Lampade in Gres
l’Eucaristia domenicale, come ci ricordano i Principi e nor-
me della Liturgia delle Ore al n. 12: «La Liturgia delle Ore
estende alle diverse ore del giorno le prerogative del miste-
ro eucaristico, “centro e culmine di tutta la vita della comu-
nità cristiana”: la lode e il rendimento di grazie, la memoria
dei misteri della salvezza, le suppliche e la pregustazione
della gloria celeste. La celebrazione dell’Eucaristia viene an-
che preparata ottimamente mediante la Liturgia delle Ore,
in quanto per suo mezzo vengono suscitate e accresciute le
disposizioni necessarie alla fruttuosa celebrazione dell’Euca-
ristia, quali sono la fede, la speranza, la carità, la devozione
R03 30-16 - Lampada catacombale
e il desiderio dell’abnegazione di sé».
Come sarebbe bello se, in ogni parrocchia, potesse
sentirsi ogni giorno la melodia dei salmi, preghiera del-
la Chiesa, affinché continui a riverberarsi nelle attività
quotidiane di ciascuno, diventando così armonia del Mi-
stero celebrato e vissuto!

NOTE
CONCILIO VATICANO II, Costituzione liturgica Sacrosanctum
1

Concilium (4 dicembre 1963), in Enchiridion Vaticanum, vol. 1,


Bologna 2000 (= SC), 83. R03 30-10 CR
2
SC 83. Lampada Gres 4 Fiamme
SC 84.
3

SC 88.
4

SC 90.
5

Cf. SC 92-93.
6
È in vendita nei centri di Apostolato Liturgico
SC 100.
7
e nei negozi specializzati in articoli religiosi di ogni città.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO


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CHIESA OGGI ARCHITETTURA E COMUNICAZIONE N. 125/2024 – 32°ANNO

In questo numero:
La ricorrenza dei 40 anni dalla revisione del Concordato è Campus Santa Monica: riuso e trasformazione di un ex Monastero
particolarmente importante sia per non perdere la memoria a Cremona. L’essenza di un Campus Universitario è quello di
storica degli eventi, dei contenuti culturali e delle vicende che essere la “casa” di una comunità ideale che persegue
hanno prodotto, sia per fare una rilettura degli aspetti positivi conoscenza e formazione di una città nella città.
e negativi con lo scopo di una fruttuosa progettazione del arch. Lamberto Rossi
cammino ancora da compiere. Di questo parleremo nel
prossimo convegno “XL Concordato. 40 anni di intese e Diventa importante mettere in atto strategie e azioni mirate alla
progetti per la promozione dei Beni Culturali Ecclesiastici” conservazione del proprio patrimonio culturale attraverso una
che si terrà a Catania nel prossimo mese di maggio. corretta attività di prevenzione e di valorizzazione.
Don Luca Franceschini Un fattore importante è la consapevolezza del valore del
Direttore Ufficio Nazionale per i patrimonio da parte della comunità che in esso si identifica.
Beni Culturali e l'Edilizia di Culto della CEI Bisogna sostenere una continua attività di “informazione”
e “formazione”, perché la sopravvivenza del patrimonio
è legata in modo diretto alla conoscenza del bene stesso.
Il Baldacchino di San Pietro è il cardine intorno al quale ruota arch. Caterina Parrello
l’intera architettura della Basilica. Ha una grande importanza Direttore Editoriale CHIESA OGGI
a livello artistico, culturale, simbolico e, soprattutto,
spirituale. Il senso del restauro è proprio questo: Nel mondo dell'architettura e del restauro, il recupero
rendere fruibili e belli i luoghi dello spirito, poiché la via conservativo dei beni culturali rappresenta una sfida
della bellezza è una strada che conduce a Dio. affascinante e una responsabilità ineludibile. Questo compito,
I lavori termineranno in tempo per il Giubileo 2025. particolarmente quando si tratta di opere legate alla Chiesa,
Padre Enzo Fortunato richiede non solo competenze tecniche elevate ma anche una
Direttore della Comunicazione della Basilica di San Pietro profonda sensibilità storica e culturale.
arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini
Direttore Responsabile CHIESA OGGI

In copertina:
CHIESA OGGI n.125
La nuova Chiesa "Redemtoris Mater"a Cinisi (PA)
Studio Kuadra - Arch. Manuel Giuliano,
Arch. Giorgia Angonova Menardi, Arch. Andrea
Grottaroli, Designer Roberto Operti
Foto Moreno Maggi

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N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:13 Pagina 43

Il direttore di coro
di VALERIA DI GRIGOLI

U
no dei ruoli chiave nella celebrazione liturgica, in- 2. il musicista: con diploma strumentale o vocale che
sieme al celebrante, ai ministranti, al coro, al salmi- mette il suo bagaglio di conoscenze a disposizione per-
sta, agli strumentisti, è quello del direttore di coro ché coinvolto e frequentatore dalla parrocchia;
liturgico. Questa figura, che trova le sue origini nel mae- 3. il direttore professionista: colui che ha completato il
stro di cappella, ha subìto una notevole evoluzione soprat- percorso di studi in Conservatorio o Scuole Diocesane di
tutto dopo il Concilio Vaticano II. Musica Sacra.
Storicamente, il maestro di cappella era responsabile I percorsi formativi per diventare direttore di coro litur-
della musica all’interno delle cappelle e delle cattedrali, gico possono variare notevolmente. I Conservatori offrono
spesso componendo e dirigendo le esecuzioni musicali. corsi di direzione corale e composizione, mentre le Scuole
Con il Concilio Vaticano II, la partecipazione attiva dei laici Diocesane di Musica Sacra forniscono una formazione spe-
alla liturgia ha portato alla nascita della figura del diretto- cifica alla musica liturgica, includendo corsi sulla liturgia,
re di coro liturgico come ministerialità laica. sulla teologia, sul canto sacro. Questi percorsi formativi,
Ma chi è oggi il direttore di coro liturgico? Le realtà non solo migliorano le competenze musicali, ma fornisco-
parrocchiali ci presentano almeno tre situazioni: no anche una solida base liturgica necessaria per compren-
1. l’amatore: una persona senza alcuna formazione pro- dere il contesto in cui la musica e il canto saranno eseguiti.
fessionale che, con amore e gratuità, assume questo Per essere un buon direttore di coro liturgico non ba-
ruolo; sta la sola conoscenza musicale, bisognerà comprendere

◄ Il direttore di coro, con una formazione adeguata,


sa scegliere, comprendere, interpretare il repertorio
più adatto nella liturgia.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | MUSICA E LITURGIA | 4 3 |


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la liturgia per poter scegliere, insegnare, dirigere e inter-


pretare il repertorio durante le celebrazioni dell’anno li-
turgico. Tra le competenze indispensabili:
• conoscenza del repertorio non solo in funzione al tipo
di celebrazione, ma si dovrà tener conto delle qualità e
capacità dei singoli coristi;
• coordinazione degli animatori liturgici come il solista,
l’organista, l’ensemble strumentale;
• tecnica vocale e buon uso della voce (dinamiche, fra-
seggio, respirazione, espressività, impostazione voce);
• capacità pedagogiche nel saper commentare e spiega-
re un brano in fase di prova affinché esso assuma valen-
za catechetica; buona cosa anche l’istruzione dei coristi
nell’imparare a leggere la partitura;
• buona lettura della partitura a prima vista;
• competenza compositiva nell’arrangiare o comporre
anche una semplice antifona o salmo responsoriale;
• chiarezza nel gesto in fase di direzione;
• approccio chiaro allo studio del brano per agevolare la
comprensione dei passaggi più critici ai coristi;
• cura della propria formazione e del proprio aggiorna-
mento tramite percorsi adeguati.
Inoltre, il direttore di coro dovrà essere in sintonia e
collaborare strettamente con il parroco per coordinare al
meglio le celebrazioni offrendo suggerimenti, proposte,
osservazioni e, se necessarie anche correzioni.
Non meno importanti le qualità umane, sarà il perno
della corale: a lui il compito di creare armonia non solo
musicale, dovrà instaurare un clima sereno, costruttivo e
amicale all’interno del gruppo.
Essere un direttore di coro liturgico richiede dedizio-
ne, altruismo, pazienza e dono di sé; è un ruolo riservato
a persone umili e non esibizioniste, consapevoli di svol-
gere un ministero e di guidare con il canto il coro e l’as-
semblea quale popolo di Dio.
Alcune doti o meglio, doni/carismi, saranno naturali
e imprescindibili, altre dovranno essere acquisite sul
campo, con l’esperienza e con la formazione musicale, li-
turgica, umana psicologica e pedagogica.
Non mi stancherò di ribadirlo: occorre investire sul-
l’istruzione e offrire supporti necessari per aiutare a vive-
re la liturgia in modo vivo e vero. La buona volontà non
costituisce un criterio adeguato: non basta fare, occorre
saper fare!

| 44 | MUSICA E LITURGIA | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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Quando il Maestro
ti attende al pozzo
Dall’incontro alla testimonianza (Gv 4,5-42)
di ELENA BOSETTI sjbp

Il contesto stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente


L’evangelista Giovanni presenta il colloquio di Gesù il Salvatore del mondo» (Gv 4,42).
con la donna di Samaria nel quadro di un’ampia sezione
che si apre e si conclude a Cana di Galilea (cf. Gv 2,1- Uno schema narrativo sorprendente
4,54). Il successo del ministero di Gesù in Giudea crea È circa mezzogiorno quando Gesù arriva a Sicar, città
tensione, sospetto e invidia. Tutto ciò induce il Maestro a importante anche dal punto di vista religioso perché lega-
lasciare la Giudea e a tornare in Galilea (cf. Gv 4,3). Anzi- ta alla memoria del patriarca Giacobbe e di suo figlio Giu-
ché risalire lungo la valle del Giordano, la via più breve seppe, il primogenito di Rachele (cf. Gen 33,19; 48,22). I
percorsa dai pellegrini, egli sceglie la strada più ardua discepoli vanno a comprare qualcosa da mangiare (cf. Gv
che passa per le montagne della Samaria. L’Evangelista 4,8), mentre Gesù, stanco per la fatica del viaggio, siede ac-
vede in questa scelta un progetto divino: «doveva attra- canto al pozzo, letteralmente “sopra” la fonte (cf. Gv 4,6).
versare la Samaria» (Gv 4,4). In effetti si tratta di una scel- Nella Bibbia gli incontri ambientati al pozzo seguono
ta legata alla missione evangelizzatrice che deve esten- uno schema narrativo che presenta delle costanti e si
dersi anche ai non-giudei, a partire dai lontani più vicini, conclude abitualmente con un matrimonio, secondo
ovvero i Samaritani. E proprio sulle labbra di coloro che questa falsariga:
i Giudei consideravano “esclusi” dalla salvezza, l’Evange- - un uomo viaggia verso una terra straniera;
lista pone un titolo cristologico altamente significativo - si ferma presso un pozzo;
che rispecchia la fede post-pasquale della Chiesa: «noi - arriva una donna;

► «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete;


ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno»
(Gv 4,13-14).

SETTEMB RE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | LE DONNE DEL VANGELO | 45 |
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- c’è un dialogo a proposito dell’acqua; Ed eccola al pozzo. C’è un uomo, uno straniero. Lei
- c’è un segno (o conversazione) sull’identità dell’uomo; non dice parola. Lui invece avanza subito una richiesta:
- la donna corre a casa a dare la notizia; «Dammi da bere». Con arte sottile l’evangelista Giovanni
- lo straniero viene invitato a casa; comincia così uno dei dialoghi più belli del Vangelo. È
- seguono il pranzo e le nozze. Gesù che prende l’iniziativa; è lui che “provoca” la don-
È al pozzo che il servo di Abramo, inviato dal patriarca na. Ma a un certo punto è lei che prende in mano il ban-
a Nacor in Mesopotamia per scegliere una moglie al figlio dolo della matassa e dirige la conversazione. E alla fine
Isacco, incontra la splendida Rebecca (cf. Gen 24,10-51). è Gesù l’interrogato. A questa donna, e solo a lei, egli di-
Anche Giacobbe mentre era in cammino verso Carran chiara espressamente di essere il Messia.
si ferma al pozzo dove incontra Rachele, la bella pastora:
subito Giacobbe srotola la pietra che copriva il pozzo, at- Se tu conoscessi il dono di Dio...
tinge acqua per le pecore di Rachele che diventerà sua Sulle prime la donna prende le distanze. La richiesta
sposa, un amore a prima vista (cf. Gen 29,9-14). dello sconosciuto suona contro le regole sociali: «Come
Similmente Mosè, straniero e fuggiasco in terra di Ma- mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una
dian, si ferma al pozzo dove incontra sette sorelle che attin- donna samaritana?» (Gv 4,9). L’Evangelista annota che tra
gono acqua per abbeverare il gregge. Mosè le difende con- giudei e samaritani non correva buon sangue. Per ragioni
tro alcuni pastori che vorrebbero fare i prepotenti, e una di politiche e religiose. I samaritani avevano costruito un
quelle sette giovani diventerà sua moglie (cf. Es 2,15-22). tempio sul monte Garizim e sostenevano che era quello il
Giovanni richiama diversi elementi di queste storie legittimo luogo di culto. I giudei li ritenevano mezzo pa-
ambientate al pozzo. Come Giacobbe e Mosè, anche Ge- gani e idolatri. La donna dunque si meraviglia che un giu-
sù si trova in viaggio ed è considerato uno “straniero” deo le rivolga la parola, e che in più avanzi una richiesta.
dalla donna di Samaria (lo ritiene infatti un “giudeo”). Come reagisce Gesù? Non offre spiegazioni di tipo
Da un lato il racconto giovanneo segue lo schema socio-politico, ma solleva il dubbio. Lei lo ha appena de-
delle storie bibliche ambientate al pozzo, d’altro lato pe- finito “un giudeo”, lui avanza una riserva: «Se tu cono-
rò la conclusione è decisamente nuova. E tuttavia, come scessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da
vedremo, il tema delle nozze non è affatto assente e in- bere!» (Gv 4,9-10). Dunque lei propriamente non sa chi
vita ad approfondire la prospettiva sponsale introdotta a lui sia. Non conosce quel dono di Dio che le sta innanzi.
Cana (cf. Gv 2,1-11) e rafforzata dalla testimonianza del Se lo conoscesse, allora sarebbe lei a chiedergli acqua.
Battista che qualifica il Cristo come “sposo” e sé stesso
come «l’amico dello sposo» (Gv 3,29).

Al pozzo con Gesù


«Giunge una donna samaritana ad attingere acqua»
(Gv 4,6). Come mai a mezzogiorno, nell’ora più calda?
Dai racconti biblici veniamo a sapere che le donne si re-
cavano al pozzo sul far della sera (cf. Gen 24,11) a gior-
nata finita, quando ci si può concedere un momento di
relax, due chiacchiere con le amiche. Il pozzo, come da
noi un tempo la fontana del villaggio, è anche un luogo
di socializzazione. Come mai la Samaritana esce ad attin-
gere acqua nell’ora più calda, quando abitualmente si
sta in casa o sotto la tenda a fare la siesta? Forse proprio
per non incontrare nessuno, attingere in fretta e tornare
indisturbata. La sua storia doveva essere nota nella pic-
cola città di Sicar e probabilmente era oggetto di chiac-
chiere e ironia quando le donne si recavano al pozzo.

| 46 | LE DONNE DEL VANGELO | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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La donna ascolta incuriosita: dono di Dio, acqua vi- Va notato che la samaritana non si offende. Anzi, la
va… Che strano modo di ragionare quello straniero, conoscenza che Gesù mostra di avere della sua vita le fa
sembra mancare totalmente di concretezza: «Signore, aprire gli occhi sull’identità misteriosa di lui: «Signore,
non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi vedo che tu sei un profeta!» (Gv 4,19). Può sembrare che,
dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del no- furbescamente, la donna cambi il discorso. Ma non è co-
stro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui sì, non è affatto una furbetta che comincia a parlare di
con i suoi figli e il suo bestiame?» (Gv 4,11-12). teologia per evitare di fare chiarezza nella propria vita.
Gesù non spiega cosa intendeva dire. Non spiega il Gesù ha mostrato di conoscere la sua storia in un modo
significato di “dono” e di “acqua viva”. Continua con il lin- così intimo che solo Dio, o un uomo di Dio quale il pro-
guaggio enigmatico, accendendo il desiderio: «Chiun- feta, può farlo. La donna riconosce dunque Gesù quale
que beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà profeta. E come tale egli ha molto di più da rivelare.
dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete...» (Gv 4,13). Che la dinamica narrativa funzioni in questo modo lo
Lei reagisce allora prontamente: «Signore, dammi si coglie dal seguito del brano. Gesù infatti non rimpro-
quest’acqua, perché io non abbia più sete!» (Gv 4,15). vera la donna di aver cambiato discorso eludendo la sua
Gesù ha fatto centro: ha toccato le corde profonde del richiesta. Invece le risponde a tono, passando a una rive-
desiderio. lazione meno enigmatica e più esplicita: «Credimi, don-
na, viene l’ora in cui né su questo monte né in Gerusa-
lemme adorerete il Padre… Dio è spirito, e quelli che lo
adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,21-24).
La Samaritana aveva chiesto “dove” adorare, e Gesù
risponde passando dal dove al “come”. Il dove è ormai
del tutto secondario, ciò che importa è il come: «in spi-
rito e verità». La donna replica: «So che deve venire il
Messia». E a questo punto Gesù scopre la sua vera iden-
tità: «Sono io, che parlo con te» (Gv 4,25-26).
La scena si anima. Arrivano i discepoli e si meraviglia-
no che il loro Maestro stia parlando con una donna. Si
trattengono però dal fare domande. Lei del resto scappa
via. Si dimentica perfino la brocca dell’acqua. Ormai ha
bevuto l’acqua viva che Gesù le aveva promesso e non
ha tempo da perdere. È in possesso di una notizia troppo
bella, deve comunicarla! Corre in città e si sperimenta li-
bera. Non deve più fuggire via dalla sua storia persona-
le. Ciò che fino a ieri era motivo di umiliazione e di ver-
gogna, oggi può essere raccontato liberamente. Anzi, di-
Dal dove al come venta la base stessa della testimonianza e dell’annuncio:
Il dialogo segna ora un tornante. Il Mae- «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello
stro avanza una richiesta nuova: «Va’ a chia- che ho fatto. Che sia lui il Cristo?» (Gv 4,29). La sua testi-
mare tuo marito e ritorna qui» (Gv 4,16). Po- monianza è contagiosa, provoca a “uscire” (linguaggio
vera donna! Era uscita a mezzogiorno per ri- esodale) dalla città per andare da Gesù.
sparmiarsi sorrisi, commenti e illazioni. Ed Notiamo che la Samaritana ha imparato il metodo
ecco uno sconosciuto che intavola l’argo- di Gesù: non dà risposte preconfezionate, ma piuttosto
mento cruciale. «Io non ho marito», rispon- suscita desiderio e attiva la ricerca ponendo una do-
de veloce. E Gesù di rimando: «Hai detto be- manda: «Che sia lui il Cristo?».
ne... Infatti, hai avuto cinque mariti e quello Viene da chiederci: e noi abbiamo imparato il meto-
che hai ora non è tuo marito» (Gv 4,17-18). do di Gesù?

SETTEMB RE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | LE DONNE DEL VANGELO | 47 |
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Il discepolo
sotto la Parola
Il Salmo 118 (ebr. 119)

di LUCIANA RUATTA

U
na relazione di familiarità con la Parola è un altro (Sal 106/ebr 107,20). Viva ed efficace, penetra in profon-
tratto fondamentale del discepolo. La Costituzio- dità e vede le intenzioni profonde (cf. Eb 4,12-13); regola
ne Sacrosanctum Concilium (= SC) sottolinea, al la natura (cf. Sal 147,4-7) e, come la pioggia e la neve, fa
n. 24, la centralità della Parola di Dio nella proclamazio- germogliare e portare frutto (cf. Is 55,10-11). Suscita ri-
ne liturgica, spazio aperto all’incontro con Cristo «giacché sposta e spinge alla conversione, orienta alla giustizia e
è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrit- apre il fedele alla speranza («Io spero, Signore. Spera
tura» (SC 7). Una parola di cui emerge l’efficacia lungo l'anima mia, attendo la sua parola» (Sal 129/ebr 130,5).
tutta la storia biblica, a cominciare dalla creazione («Dalla Il salmo 118 (ebraico 119), il più lungo di tutto il Sal-
parola del Signore furono fatti i cieli», Sal 32/ebr 33,6); terio con i suoi 176 versetti, esprime e sintetizza in una
poi, nella storia di Israele, Torah donata nell’alleanza tra prolungata meditazione la potenza straordinaria della
Dio e il suo popolo: «Annunzia a Giacobbe la sua parola... Parola di Dio e la perseveranza (in greco, upomoné = at-
Così non ha fatto con nessun’altra nazione» (Sal 147,8-9); teggiamento di chi sta sotto qualcosa) del credente di
«Mandò la sua parola, li fece guarire e li salvò dalla fossa» fronte a essa. Il salmo risale probabilmente al periodo
successivo all’esilio dove, in
assenza del tempio, la Torah
assunse un'importanza cen-
trale nella vita del popolo di
Israele, contribuendo forte-
mente alla sopravvivenza sua
e della sua identità religiosa.
Si tratta di un acrostico al-
fabetico, suddiviso in 22 se-
zioni, ciascuna delle quali
corrisponde a una lettera del-
l'alfabeto ebraico. In ogni se-
zione ci sono 8 versetti la cui
prima parola inizia sempre
con la stessa lettera ebraica.
Questo metodo, certa-
mente utile per la memoriz-

◄ «Lampada per i miei passi è la


tua parola, luce sul mio cammino»
(Sal 118,105).

| 48 | IL LIBRO DEI SALMI | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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zazione, esprime anche la totalità e la completezza della


legge di Dio, così come la pienezza della lode e della CELEBRARE
realizzazione esistenziale di chi la osserva fedelmente.
Il salmo non narra l’episodio del dono della Legge
al Sinai, né riflette su una teologia della Legge. Espone, L a Liturgia delle Ore fa scaturire la novità
dalla ripetizione perseverante, come mostra
invece, una rassegna delle sue qualità e della sua bel- il caso paradigmatico di questo lungo salmo
lezza, nonché dei doni che scaturiscono dalla sua cono- 118, contemplazione della Legge, collocato
scenza e osservanza. Lode entusiastica di una realtà che all’Ora Media, che rappresenta una meditazio-
ha un principio (Sal 118,160: «La verità è fondamento ne sul senso stesso della salmodia. Esso è collo-
della tua parola»), ma non una fine (Sal 118,96: «Di cato al primo posto dell’Ora Media nei giorni
feriali (in totale tre salmi che possono essere uti-
ogni cosa perfetta ho visto il confine: l’ampiezza dei tuoi
lizzati indifferentemente a Terza, Sesta o No-
comandi è infinita»).
na). Sono 22 sezioni, una per lettera dell’alfabe-
Il termine Torah, normalmente tradotto con Legge,
to, a cui si aggiungono il salmo 18, che nella se-
va inteso nel più ampio significato di insegnamento, conda parte tratta anch’esso il tema della legge,
istruzione e nella Bibbia ebraica corrisponde ai primi e il salmo 21, legato alla Passione al venerdì del-
cinque libri. Il salmista, dunque, mostra di voler andare la III settimana, per un totale di 24 sezioni, 6
oltre la logica di un rispetto formale dei precetti, per ri- per 4 settimane. L’antifona varia ogni giorno,
conoscere che la Torah orienta la sua vita ed esprime il attingendo alle innumerevoli espressioni che si
suo desiderio di osservarla fedelmente: «Tu hai promul- trovano nel salmo stesso.
gato i tuoi precetti perché siano osservati interamente» I versetti neotestamentari collocati in alcuni
(v. 4); «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul giorni a introduzione del salmo illuminano la
mio cammino» (v. 105). rilettura cristiana: siate perfetti come il Padre (cf.
Una Legge, dunque, donata entro una relazione in Mt 5,48, lunedì I settimana); l’amore di Dio
cui l’amore misericordioso di Dio si incontra con la rispo- consiste nell’osservare i suoi comandamenti (cf. 1
sta e la gratitudine del fedele per il dono ricevuto. Un Gv 5,3 martedì I settimana); il comandamento
lessico che rievoca alcune espressioni della seconda par- nuovo (cf. Gv 13,34 lunedì III sett.); l’amore co-
te del salmo 18 (ebr. 19), di tema analogo: «La legge del me pieno compimento della legge (cf. Rm 13,10
Signore è perfetta, rinfranca l’anima; ... i precetti del Si- lunedì IV settimana).
gnore... fanno gioire il cuore; il comando del Signore... il-
lumina gli occhi» (vv. 8-9).
Espressioni simili punteggiano il nostro salmo:
«Quanto amo la tua legge!» (v. 97); «Nei tuoi decreti è la
mia delizia» (v. 16); «in essi è la mia felicità» (v. 35).

▼ La Parola di Dio,
nelle mani del credente,
è l’insegnamento che porta
alla vita vera e piena.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | IL LIBRO DEI SALMI | 49 |


N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:13 Pagina 50

L’amore non si stanca di ridirsi con parole sempre


nuove. Nell’apparente ripetitività il salmo utilizza una
grande varietà di sinonimi per riferirsi alla Parola di Dio,
realtà sempre eccedente e sorprendente: Torah/Legge,
testimonianza, precetti, statuti, giudizi, decreti, coman-
di, promessa e anche – semplicemente – Parola. Una ri-
petitività, dunque, che può svelare una ricchezza ina-
spettata: «Forse ci risulterà particolarmente difficile il sal-
mo 119 per la sua lunghezza e monotonia. Qui ci aiuta il
procedere con molta lentezza, calma, pazienza, parola
per parola, frase per frase. Allora riconosciamo che le ri-
petizioni sono invece aspetti sempre nuovi di un unico
tema, l’amore per la Parola di Dio. Un amore che non può
aver fine, come le parole che lo confessano. Esse hanno
l’intento di accompagnarci lungo l’intera vita, e nella loro
semplicità, si adattano alla preghiera del bambino, del-
l’uomo maturo e del vecchio» (D. BONHOEFFER).
Il protagonista del salmo è un giovane (v. 9) che vie-
ne calunniato ingiustamente dai malvagi (spesso pre-
senti nei salmi come personaggi negativi) per la sua fe-

deltà alla Legge divina, che egli riafferma di voler segui-


re saldamente, pur riconoscendo di essersene allontana-
to in passato. In mezzo ai pericoli e alle difficoltà, pone
la sua speranza in Dio, nella certezza che Egli verrà in
suo soccorso. Il salmo si apre con l’espressione «Beato
chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Si-
gnore» (v. 1), che evoca il comando di Dio ad Abramo:
«cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1).
Il termine “beato”, ripreso anche al v. 2, potrebbe es-
sere sostituito con “Felicità di chi...”. In fondo, tutto il sal-
mo parla della felicità.
Anche Gesù inizia il suo discorso con questa parola:
«Beati...» (Mt 5,3) per esprimere un orizzonte di piena
realizzazione nel cammino della propria vita. In proposi-
to sant’Ambrogio scrive: «Bisogna cercare prima la vita
che la dottrina, perché una vita virtuosa ha una sua bel-
lezza anche senza dottrina, mentre una dottrina senza vi-
ta è monca. Chi è l’uomo integro? Non certo l’uomo che
cammina per una strada qualsiasi, bensì l’uomo che
cammina in Cristo. Fu Lui infatti a dire: “Io sono la via”».

| 50 | IL LIBRO DEI SALMI | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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La parabola
dei talenti
di LAURA BADARACCHI

Q
uella dei talenti è una parabola di Gesù narrata Uno dei più grandi pittori e incisori della storia del-
solo nel Vangelo secondo Matteo (cf. 25,14-30), l’arte europea, l’olandese Rembrandt (1606-1669) rap-
mentre una simile, detta “delle mine”, si legge presenta la parabola in un disegno semplice in cui il pa-
nel Vangelo secondo Luca (cf. 19,12-27), con la differen- drone di casa siede al centro, mentre alla sua sinistra il
za che in questo caso il protagonista è un principe e che contabile annota scrupolosamente (nel libro della vita,
la mina ha un valore molto più basso rispetto al talento. possiamo ipotizzare) qual è il bilancio al rientro del suo
Il contenuto del testo è noto: il numero dei talenti/beni signore: questo personaggio è nato dalla fantasia del
affidati dal padrone ai suoi servi è differente, potremmo di- pittore, perché non compare nella parabola evangelica.
re personalizzato – a uno cinque, a un secondo due, a un Alla destra del padrone, alla sua sinistra per lo spettato-
terzo uno – e tutti e tre sono chiamati a far fruttificare il do- re, il terzo servo sta in piedi, imbarazzato, con lo sguardo
no ricevuto, che non appartiene a loro ma che viene conse- rivolto verso il basso, alla ricerca dell’unico talento finito
gnato con grande fiducia. Al ritorno del padrone, che rien- nella tasca dei pantaloni. L’atteggiamento del padrone,
tra «dopo molto tempo» e cioè dando tante possibilità di con il corpo girato verso di lui, è quello di attesa e in que-
riuscita ai suoi servi che conosce e ama, i primi due riesco- sta fissità lo lascia l’artista, forse a richiamare la sua mi-
no a raddoppiare i talenti, il terzo lo nasconde sotto terra e sericordia che sa aspettare, forse a lasciar intendere che
così facendo lo perde, fallendo nel suo impegno che non concederà al servo altro tempo vedendolo pentito e umi-
era solo personale ma comunitario. liato. E forse chi guarda si identifica proprio in quel servo
La parola “talento” (dal greco tàlanton) indicava la fannullone, timoroso, incapace di portare frutto.
bilancia e poi un peso di valore, metaforicamente una Il momento del rendiconto è scelto anche dall’olande-
predisposizione naturale, un dono, una qualità. Un ta- se Willem de Poorter, conterraneo e quasi coetaneo di
lento romano, del peso di circa 32 chilogrammi, equiva- Rembrandt (1608-1668), nonché suo allievo. Nei suoi pri-
leva a circa 6 mila denari, ovvero il salario di altrettante mi quadri di soggetto storico o mitologico è chiaro l’influs-
giornate lavorative di un operaio: una cifra enorme. so del giovane Rembrandt, ma anche nei chiaroscuri. Nel-
Quindi la simbologia ha una grande importanza: il la tela “Parabola dei talenti” (olio su tavola, cm 45x55),
padrone rappresenta Gesù, i servi siamo noi e i talenti conservata alla Galleria Nazionale di Praga, la scena si
sono il patrimonio che ci affida, a partire dalla vita e a se- svolge sulla destra e all’interno di un palazzo, mentre sul-
guire il carattere, le relazioni, la spiritualità. la sinistra si intravedono alcuni spettatori curiosi di sapere
Come spiega il cardinale Gianfranco Ravasi, fine bibli- cosa succederà: si tratta di due donne, una sulla balconata
sta, nel suo blog su Famigliacristiana.it, «sono i doni di in- e un’altra alla finestra, ma restano nella penombra. Impor-
telligenza, le capacità operative, la sensibilità umana e i ca- tantissima è la luce, che sottolinea espressioni e atteggia-
rismi personali. L’impegno del discepolo è di far fiorire que- menti dei personaggi ritratti: il padrone, visto di fianco e
sta dotazione spirituale a servizio dell’umanità e quindi del vestito sontuosamente, guarda negli occhi i servi fedeli,
Regno di Dio. Chi, invece, rimane inerte, custodendo questi lui seduto e loro in piedi. La camicia di uno di loro è splen-
“talenti” in sé stesso, alla fine si ritrova privo di quello che si dente di luce, bianca, con le maniche arrotolate a signifi-
illude di possedere. Infatti, le doti spirituali sono realtà vi- care il lavoro svolto, la fatica, che si evince anche dalla po-
venti che devono crescere come semi per dare frutto». stura: il servo si trova in piedi con la gamba destra legger-
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | BIBBIA E ARTE | 51 |
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mente flessa, mentre con la mano sta consegnando i ta- Viene ritratto con colori cupi, sui toni del grigio, a rap-
lenti alla mano aperta del padrone. Il contabile, presente presentare il grigiore in cui è sprofondata la sua esistenza.
anche in questo caso, guarda i servi fedeli. Un passo indie- La luce non lo sfiora, non lo tocca: rimane in penombra.
tro, defilato e intabarrato nel suo mantello, chiuso nel suo La terza opera che analizziamo, sempre del periodo ba-
egoismo e nelle sue paure, isolato dagli altri due, il terzo rocco, è stata realizzata nel 1635 circa dal francese Geor-
servo appare immobile e solo. ges de La Tour (1593-1652), fortemente influenzato dal
Caravaggismo. Il dipinto in olio su tela (99 x 152 cm) s’in-
titola proprio “Il pagamento delle quote” ed è custodito
nel Museo Nazionale di Leopoli (Lviv), città dell’Ucraina.
Diversamente dagli altri quadri, in questo dominano i pri-
mi piani, il campo stretto e la concitazione, oltre all’uso sa-
piente della tecnica del chiaroscuro per creare un’atmosfe-
ra drammatica e quasi misteriosa. I tre personaggi princi-
pali qui sono un uomo che paga i suoi debiti, un anziano
prestatore, una donna che osserva la scena in un angolo,
circondati da altri uomini che riempiono la tela. Ma la luce
– che nella finzione proviene dalla candela accesa sul tavo-
de la Tour,
1635. lo al centro della scena – sembra la vera protagonista del-
i Georges l'opera: è concentrata sul volto dell’uomo e sulla sua ma-
quote, oli o su tela d
ento delle ). no che stringe il sacchetto dei talenti per metterli sul tavo-
▲Il pagam nale di Lviv (Ucraina
o
Museo Nazi lo, e al tempo stesso sul vegliardo prestatore/padrone che
ha davanti a sé un registro scritto minutamente. I colori
usati sono per lo più caldi: dai toni del marrone per rap-
presentare la sobrietà di debitore e prestatore, alle mac-
chie vivide di rosso per i vestiti della donna a destra e
dell’uomo in alto a sinistra, alle spalle del prestatore. Gli
abiti sono quelli in uso nella Francia del XVII secolo.
Nessuno dei personaggi si guarda reciprocamente
tranne la donna e l’uomo a destra della tela: gli occhi de-
gli altri sono rivolti altrove, a indicare riflessione, medi-
tazione, sosta. Lo sguardo del prestatore non è interessa-
ndt, 1652. to a quello che sta ricevendo dal debitore, ma al sacco
su carta di Rembra
nti, schizzo davanti a lui che si sta riempiendo, a dimostrazione che
ola dei tale
▲La parab
la fiducia riposta è stata ricompensata: quella sembra
essere la vera ricompensa.
L’allusione ai servi fedeli è plastica, perché anche il cre-
ditore riflette sul gesto che sta compiendo, forse ripensa al-
le fatiche passate e alle scelte che gli hanno consentito di
tenere ora quel gruzzolo fra le mani per restituirlo moltipli-
cato. In primo piano restano proprio le mani, il registro e i
denari, in un circolo di dare e avere: il padrone aveva dato,
ora riceve; il servo aveva ricevuto, ora dona. Non sono gesti
fini a se stessi: in gioco c’è molto di più, come evoca la
e Poorter, X
VII secolo. fiammella della candela, simbolo di vigilanza e di slancio
i Willem d verso l’alto, verso la Luce vera che mai si estingue e riman-
le n ti , o li o su tavola d ca).
ola dei ta bblica Ce
▲La parab onale di Praga (Repu da alla speranza che si riverbera sui personaggi.
a n a zi
Galleri

| 52 | BIBBA E ARTE | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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Atto di speranza
di ROSANGELA BRUZZONE pddm

I
l valore primario dell’identità cristiana è la fede. Non 10,17-18). «Gustate e vedete quanto è buono il Signore»
per nulla si parla di ‘credenti’, non di ‘speranti’ (tanto- è l’invito del salmo 34,9. Da Dio procede soltanto il be-
meno di ‘speranzosi’). Tuttavia se la fede non si pro- ne. Lui è la fonte di «ogni buon regalo e ogni dono per-
lungasse nella speranza, sarebbe incompleta. Secondo fetto» (Gc 1,17). Viene da Dio, dalla sua benevola volon-
Benedetto XVI fede e speranza sono inseparabili, in tà, la nostra rinascita battesimale, la vita nuova e defini-
quanto «la fede attira il futuro dentro il presente» (Spe sal- tiva in Cristo. Il Padre non ha risparmiato suo Figlio e ci
vi, 7). È solo la fede a generare la speranza, il cui oggetto dona ogni cosa con Lui: il Vangelo, l’Eucaristia, la Chiesa,
è Colui che sta già al centro della prima virtù teologale. Maria come madre. E il male che c’è nel mondo, in noi e
Anche in vista del Giubileo del 2025, che sarà sotto il attorno a noi? Dio non lo vuole, si commuove per la no-
segno della speranza, passiamo a considerare la secon- stra sofferenza, ci è vicino. Di fronte al nostro rifiuto con-
da formula, l’Atto di speranza. trappone una continua offerta di salvezza, una pura e
gratuita misericordia. La sofferenza rimane un mistero,
Mio Dio: dire “mio” è il punto di arrivo del cammino di mai una minaccia. «Tutto concorre al bene di coloro che
fede, che parte dal riconoscimento della trascendenza di amano Dio» (Rm 8,28).
Dio. Esprime umiltà, adorazione, fiducia: Lui sta dalla
mia parte, è la mia forza. per le tue promesse: quanto Dio promette, è in grado
di portarlo a compimento. Lo dimostra tutta la storia del-
spero: non solo “mi auguro” o “auspico”. Ma tocco con la salvezza. Ad Adamo ha promesso un rimedio al pecca-
mano il desiderio perché il cuore poggia su qualcosa di to: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e
solido: la roccia invincibile dell’amore di Dio, la speranza la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai
che non delude, Cristo risorto e vivo. Forse bisogna spe- il calcagno» (Gen 3,15). Ad Abramo ha garantito una di-
rimentare molte speranze frustrate per imparare a spe- scendenza numerosa come le stelle del cielo, al popolo
rare nel Signore! d’Israele una terra e un cuore nuovo, al re Davide un
Messia. In Cristo «tutte le promesse di Dio sono divenute
dalla tua bontà: la bontà fa parte della natura di Dio, sì» (2 Cor 1,20). Ascendendo al cielo Gesù dice: «E io
che opera sempre ciò che è vero e giusto. «Nessuno è mando su di voi la promessa del Padre mio; ma voi rima-
buono, se non Dio solo» risponde Gesù a quel tale che gli nete in città, finché non siate rivestiti dalla forza dall’alto»
chiede che cosa fare per ereditare la vita eterna (Mc (Lc 24,49). È la persona divina dello Spirito Santo.

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | LE PREGHIERE CRISTIANE | 5 3 |


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e le grazie necessarie: sono le grazie “attuali”, che il Ca-


Atto di speranza techismo (CCC 2024) distingue dalla grazia santificante
abituale, in noi permanente, ricevuta nel battesimo. Si
tratta di interventi divini concessi sul momento, spinte in-
teriori a convertirsi o a progredire nelle virtù. Innumerevo-
li sono le formule di preghiera “per ottenere grazie” intese
come benefici materiali: guarigioni, soluzioni di problemi
lavorativi o familiari, protezione nelle difficoltà. Ma la pri-
ma richiesta dovrebbe essere quella di lasciarsi plasmare
dallo Spirito Santo per conformarsi sempre più a Cristo.

per meritarla con le buone opere: l’idea di merito sem-


bra annientare la gratuità dell’amore. La logica commer-
ciale svaluta il nostro essere figli. Nei confronti di Dio non
possiamo meritare nulla: abbiamo tutto ricevuto gratuita-
mente da Lui! Il Catechismo dichiara: «La carità di Cristo è
e per i meriti di Gesù Cristo nostro Salvatore: con la la sorgente di tutti i nostri meriti davanti a Dio» (CCC
sua vita nascosta a Nàzaret ma soprattutto per mezzo 2011). E sant’Agostino: «Coronando i nostri meriti Dio co-
della sua passione e morte Gesù ha meritato per sé la ri- rona i suoi doni».
surrezione e l’ascensione e per noi la salvezza. «Egli si è In una catechesi sulla Lettera ai Galati papa Francesco
caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri do- ha affermato: «Siamo salvati per pura grazia, non per i no-
lori. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; stri meriti. Dio ci perdona dall’inizio in Cristo: questa è la
per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,4-5). «Egli giustificazione. Per la nostra vita spirituale è essenziale os-
portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, servare i comandamenti e praticare le opere di misericor-
perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la dia, ma anche in questo non possiamo contare sulle nostre
giustizia» (1 Pt 2,24). E di sé Gesù ha detto: «Il Figlio forze: è fondamentale la grazia di Dio che riceviamo in Cri-
dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire sto» (Udienza generale del 29 settembre 2021).
e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). In sintesi: non ci si salva per le buone opere, ma non ci
si salva senza le buone opere. San Giacomo scrive: «La fe-
la vita eterna: ecco l’oggetto della speranza! Nella sua de senza le opere è morta» (Gc 2,26). E san Paolo afferma
prima lettera Giovanni afferma: «Questa è la promessa che «La fede opera per mezzo della carità» (Gal 5,6).
che egli ci ha fatto: la vita eterna» (1 Gv 2,25). Vita dura-
tura e sovrabbondante in quantità, per qualità compi- che io debbo e voglio fare: decido di vivere e di morire
mento dell’esistenza. Vita pienamente immersa nel- con tale speranza!
l’amore di Dio, che libera dal male e dalla morte e ci po-
ne in comunione con tutti i fratelli e le sorelle che parte- Signore, che io possa goderti in eterno: «Questa è la vi-
cipano dello stesso amore. Come potremmo essere felici ta eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai
se non esistesse un’eternità che rende ogni istante pie- mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,2-3). Non si tratta di una co-
no di significato? Se non ci fosse il riferimento al Paradi- noscenza puramente intellettuale quanto piuttosto del-
so il cristianesimo si ridurrebbe a etica, a filosofia. Invece l’esperienza diretta e intima del Padre resa possibile da
il messaggio della fede cristiana è rivelato da Dio, va ol- Gesù, dalla fede in Lui. Cosi sant’Agostino immagina la
tre questo mondo. Fa spingere lo sguardo oltre il visibile gioia in Paradiso: «Là noi riposeremo e vedremo; vedremo
e addita orizzonti sconfinati di futuro ad un mondo pe- e ameremo; ameremo e loderemo. Ecco ciò che alla fine
santemente invischiato nella sua ottusità. sarà senza fine» (De civitate Dei, 22,30).

| 54 | LE PREGHIERE CRISTIANE | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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Andate e invitate
98a Giornata missionaria mondiale

di MANUELA GRASSO

S
ono queste le parole scelte da papa Francesco per Ci si potrebbe allora chiedere: perché gli uomini rifiu-
la 98 Giornata missionaria mondiale che verrà ce- tano un dono così prezioso? L’abbondanza, la vita piena
a

lebrata il 20 ottobre 2024, terza domenica del me- non è così facilmente riconoscibile. La vera felicità non
se, 29ª del Tempo Ordinario. corrisponde alle temporanee e volubili gioie umane, ma
Il brano evangelico da cui è tratto il tema della Gior- a quanto di più vantaggioso esista per la nostra vita:
nata è la parabola di un re che fece un banchetto di noz- «mentre dunque il mondo propone i vari “banchetti” del
ze per suo figlio (cf. Mt 22,1-14). consumismo, del benessere egoistico, dell’accumulo, del-
Scrive il Papa: «Dopo che gli invitati hanno rifiutato l’individualismo, il Vangelo chiama tutti al banchetto divi-
l’invito, il re, protagonista del racconto, dice ai suoi servi: no dove regnano la gioia, la condivisione, la giustizia, la
“Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che tro- fraternità, nella comunione con Dio e con gli altri».
verete, chiamateli alle nozze” (v. 9). Riflettendo su questa Il Signore dunque esorta i suoi servi ad andare e in-
parola-chiave, nel contesto della parabola e della vita di vitare. Sono due verbi di movimento, perché la missione
Gesù, possiamo mettere in luce alcuni aspetti importanti non è statica, ma «Dio, grande nell’amore e ricco di mise-
dell’evangelizzazione. Essi si rivelano particolarmente at- ricordia, è sempre in uscita verso ogni uomo per chiamar-
tuali per tutti noi, discepoli-missionari di Cristo, in questa lo alla felicità del suo Regno». Se Dio, l’Onnipotente, si è
fase finale del percorso sinodale che, in conformità al addirittura fatto carne per noi, abbassandosi verso di
motto “Comunione, partecipazione, missione”, dovrà ri- noi, come potrebbe la Chiesa non andare fino ai confini
lanciare la Chiesa verso il suo impegno prioritario, cioè della terra? Ecco che la Chiesa, per andare al cuore del
l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. “An- Vangelo, per essere veramente missionaria alla sequela
date e invitate!”. La missione è un instancabile andare e di Gesù Cristo, dev’essere sempre in uscita.
invitare alla festa del Signore».
All’inizio del comando del re ai suoi servi,
ci sono i due verbi che esprimono il nucleo
della missione: andate e chiamate nel senso
di invitate.
Il Papa ci consegna una visione escatolo-
gica del banchetto, ci svela cioè che questo è
un pressante invito ad accogliere la salvezza.
Il Regno di Dio appare dunque come il “ban-
chetto meraviglioso”, la mensa imbandita ric-
ca di cibi succulenti e vini raffinati alla quale
tutti sono invitati. L’invito è per tutti. La sal-
vezza è per tutti!
► «La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano
degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli
che troverete, chiamateli alle nozze» (Mt 22,8-9).

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | VITA DELLA CHIESA | 55 |


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Il Papa ringrazia tutti quei missionari che lasciano un tempo in cui ci ritroviamo di fronte ad alcune sfide di
ogni cosa per compiere la missione “ad gentes”, cioè ver- non semplice risoluzione. È chiaro che, confidando nelle
so tutti quei popoli lontani che non hanno ricevuto la infinite possibilità del Signore, urge un rinnovamento nel-
Buona Notizia. È importante ricordare che «ogni cristiano la fede, capace di donare alla Chiesa quella generatività
è chiamato a prendere parte a questa missione universa- che la rende madre instancabile e sempre in movimento
le con la propria testimonianza evangelica in ogni am- verso i figli più lontani e tanto desiderati. «La missione è
biente». La missione dunque non è un’attività lontana da un andare instancabile verso tutta l’umanità per invitarla
noi, destinata ai soli missionari che partono. La missione all’incontro e alla comunione con Dio. Instancabile!».
comincia dalla vita di tutti i giorni, dagli ambienti in cui Un’altra questione fondamentale nel messaggio per
viviamo: a lavoro, a scuola, in parrocchia... e tocca diret- questa Giornata riguarda l’universalità: «I discepoli-mis-
tamente la nostra vita. In quanto cristiani, siamo chiama- sionari di Cristo hanno sempre nel cuore la preoccupazio-
ti a lasciare il porto sicuro dei nostri comfort, delle nostre ne per tutte le persone di ogni condizione sociale o anche
sicurezze, per andare lì dove il Signore ci desidera e do- morale». Una riflessione profonda che ci pone davanti al-
ve comincia la missione che Egli affida a ciascuno. le nostre scelte e che ci fa chiedere se realmente riuscia-
Pertanto il Papa parla di ritorno «agli albori del cristia- mo a operare liberi da preconcetti. Potrebbe succedere
nesimo» per rilanciare un nuovo movimento missionario. che la nostra evangelizzazione venga prima passata al se-
In certe circostanze, per andare avanti bisogna tornare alle taccio delle buone impressioni, delle apparenze, delle
origini, là dove tutto è cominciato, quando tutto era un fer- simpatie o delle antipatie. In questo caso è anzitutto ne-
mento, quando i cuori dei fedeli ardevano e la gioia della cessario fare verità per poi analizzare quali sono gli osta-
Buona Notizia entusiasmava l’inizio di ogni giorno. Ci si coli che non ci permettono di accogliere l’altro così com’è.
potrebbe interrogare sul perché abbiamo bisogno di tutto Un ultimo aspetto sul quale possiamo riflettere: do-
questo e su come raggiungerlo. La fede è un cammino in po aver lasciato tutto ed essere andati, dopo aver invita-
ascesa, pieno di ostacoli e gioie, e come Chiesa viviamo to tutti a questo banchetto ricco di speranze e promesse
di vita piena, dopo aver realmente portato il lieto annun-
cio proprio a tutti, ci si può chiedere come abbiamo o co-
me stiamo evangelizzando? Non basta annunciare, ma è
necessario farlo secondo il modello di Gesù Cristo. Infat-
ti, «i discepoli-missionari lo fanno con gioia, magnanimi-
tà, benevolenza, frutto dello Spirito Santo in loro (cf. Gal
5,22); senza forzatura, coercizione, proselitismo; sempre
con vicinanza, compassione e tenerezza, che riflettono il
modo di essere e di agire di Dio».
Il Papa ci chiede dunque di accettare la naturale vo-
cazione del cristiano alla missione, la forza di lasciare le
nostre sicurezze per dare la Buona Notizia a chi ne è pri-
vo. Con rinnovata fede nella potenza dell’annuncio in sé
e nella bontà del “terreno”. Tanti miliardi di uomini e
donne viventi sulla terra, come terreno buono, attendo-
no l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo. Il Papa ci chie-
de di andare con coraggio instancabile come dopo la ri-
surrezione di Gesù, ricordandoci della gioia d’essere figli
suoi, creature libere, destinate alla salvezza e alla pie-
nezza di vita non da soli: “Chiamate tutti alle Nozze! Il
Banchetto è pronto ed è per tutti!“.

◄ I discepoli di Gesù sono chiamati ad andare e portare il lieto annuncio


del Signore a ogni uomo e donna.

| 56 | VITA DELLA CHIESA | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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Quia iobeleus est


et quinquagesimus annus
di RENATO DE ZAN

I
l titolo non vuol essere un momento di alterigia cul- Grosso modo si può dire che in ebraico il testo suo-
turale, ma vuole solo riportare il testo originale della nerebbe più o meno così: “Il cinquantesimo anno sarà
traduzione latina che Girolamo fece all’inizio del se- per voi un suono di corno di montone”. La dicitura è un
colo V d.C. La traduzione latina del testo biblico ebraico po’ buffa, ma gli ebrei la capivano benissimo. Il proble-
di Lv 25,11 è testimoniata dall’edizione della Nova Vul- ma nasce quando san Girolamo traduce il testo ebraico
gata voluta da Paolo VI e pubblicata da Giovanni Paolo II in latino. Il traduttore ha solo traslitterato la parola, lati-
nel 1979. Ecco la traduzione del titolo: «Il cinquantesimo nizzandola: dall’ebraico yôbél è derivato il latino iobe-
anno sarà per voi un giubileo» (CEI 2008). leus. Gli amanuensi, ricopiando il testo di Girolamo, non
Dietro alla parola italiana “giubileo” c’è un piccolo capivano il vocabolo iobeleus perché il vocabolo non
giallo. Nel testo ebraico il termine yôbél indicherebbe la esisteva in latino e, quindi, hanno pensato bene di com-
tromba ottenuta dal corno di montone e, per traslato, il mutarlo in iubileus, facendolo derivare da iubilum (gio-
suono del corno di montone (adoperato come tromba). ia, allegria, ecc.). Questo errore di copiatura si è trasmes-
so lungo i secoli, nonostan-
te le varie edizioni che ten-
tarono di correggere gli er-
rori di copiatura (famosa è
l’edizione di Alcuino nel se-
colo VIII).
Tra il 1561 e il 1586
vennero insediate tre com-
missioni – da Pio IV nel
1561, da Pio V nel 1569 e
da Sisto V nel 1586 – che si
impegnarono a correggere
gli errori di copiatura pre-
senti nella Vulgata. Nel
1590 Sisto V pubblicò la
prima edizione di questo
mastodontico lavoro di cor-
rezione. Successivamente,
con ulteriori correzioni, pa-
pa Clemente VIII pubblicò
nel 1593 la Vulgata che, a
partire dal 1604, venne
chiamata Edizione sisto-
clementina. In questa edi-
zione si trova ancora scritto

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | VITA DELLA CHIESA | 57 |


N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:13 Pagina 58

tà: ogni israelita, diventato


schiavo per debiti o per altre
ragioni, doveva essere rimes-
so in libertà.

La terra è di Dio
Di fronte a queste norme,
apparentemente semplici, c’è
una difficoltà. L’anno sabbati-
co, anno che ricorreva ogni
sette anni, prescriveva il mag-
gese per i campi. Alla fine di
sette cicli, nel quarantanove-
simo anno, i campi venivano
messi a riposo. L’anno succes-
sivo, il cinquantesimo, che è
▲ La bolla di indizione del Giubileo contiene il lieto annunzio dell’anno di grazia del Signore per il suo popolo. l’anno giubilare, i campi per-
manevano a maggese.
l’errore degli amanuensi: «Quia iubileus est et quinqua- Perché questo ampio riposo dei campi? Si trattava di
gesimus annus». Sarà la Nova Vulgata a restituire la dici- evidenziare un principio teologico: la terra è di Dio, non
tura originale voluta da Girolamo. Il vocabolo giubileo dell’uomo. In Lv 25,23, infatti, Dio afferma: «Le terre non
nasce, dunque, da un piccolo errore filologico. si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e
voi siete presso di me come forestieri e inquilini».
“Giubileo” nella Scrittura Se il maggese era il dato evidente che la terra era di
Nella Bibbia ci sono diversi testi che parlano del “giu- Dio, la Scrittura enunciava anche il principio che ne deri-
bileo”. I più importanti sono Lv 25,8-55 e Lv 27,16-24. Il va: la terra deve tornare al suo proprietario originario.
più antico, Lv 25,8-55, fa parte della Legge di santità (cf. Era un tentativo di ripristinare la situazione della divisio-
Lv 17,1-26,46) che contiene molti elementi antichi, ma ne della terra fatta da Giosuè, quando gli Ebrei – dopo
la cui redazione sarebbe avvenuta nel postesilio (dopo il l’Esodo – entrarono nella Terra Promessa: «Ora dunque,
538 a.C.). Il profeta Geremia, infatti, nato ad Anatot – km distribuisci questa terra…. così fecero gli Israeliti e si di-
6 a nord di Gerusalemme – verso il 650 a.C. e morto in visero la terra» (Gs 13,7; 14,5).
Egitto verso il 586 a.C., non conosce la norma e, forse, Tutto questo è teologicamente notevole, ma gli Ebrei
non la conosce nemmeno Ezechiele (di cui sappiamo cosa mangiavano nel cinquantesimo anno? Il testo di Lv
poco: nato verso il 620 a.C. e morto probabilmente in 25,20-22 cerca di dare una risposta dicendo che Dio
esilio verso il 570 a.C.). Il Trito-Isaia, invece, conosce la avrebbe disposto al sesto anno (dell’anno sabbatico) un
norma di Lv 25 perché in Is 61,1-3d cita l’anno di grazia, raccolto abbondante che sarebbe stato sufficiente per tre
annunciando la liberazione dei prigionieri. Questo testo anni: «Io disporrò in vostro favore la mia benedizione per
isaiano verrà citato da Gesù nell’omelia da lui tenuta nel- il sesto anno e la terra vi darà frutti per tre anni» (Lv 25,21).
la sinagoga di Nàzaret (cf. Lc 4,18-19).
La norma di Lc 25,16-24 dice che l’inizio del giubileo L’anno di grazia del Signore
era caratterizzato dal suono del corno. Inoltre, durante il Si può notare come già gli scrittori sacri avessero in-
giubileo, dovevano essere adempiute tre cose essenziali. dividuato un problema non facile per l’anno giubilare. A
La prima riguardava i campi che dovevano essere messi questa difficoltà se ne associa una seconda.
a riposo (a maggese). La seconda riguardava i beni im- Passando in rassegna i libri dell’Antico Testamento
mobili (case e terreni): nell’anno giubilare dovevano tor- non si trova una sola testimonianza della pratica reale,
nare al proprietario originale. La terza riguardava la liber- storica, dell’anno giubilare. I libri storici non ne parla-

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no e nemmeno i libri sapienziali. L’unico libro profetico la sua totale pienezza. Gesù stesso ne dà conferma: «Og-
– come già visto – che ne fa cenno è il Trito-Isaia. In que- gi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con
sto caso l’anno giubilare non è “praticato”. È, ancora i vostri orecchi» (Lc 4,21). Il tempo del Messia è il tempo
una volta, solo “annunciato”. della misericordia: «Non sono i sani – dice Gesù – che
Gli specialisti concludono che questo anno giubilare hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a impa-
costituisce solo una specie di profezia: ci sarà un tempo rare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacri-
voluto da Dio in cui avverrà la liberazione dell’uomo da fici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i
qualunque schiavitù (peccato, malattia, morte, schiavitù, peccatori» (Mt 9,12-13; cf. Mt 12,7).
ecc.), compresa quella del possesso e della ric- Il Giubileo, dunque, è prima di tutto l’anno di
chezza. Sei secoli dopo l’esilio, nella sinago- grazia che Gesù Cristo propone a tutti coloro
ga di Nàzaret, Gesù riprende il brano di Is che sentono il bisogno di conversione e
61,1-3d: «Lo Spirito del Signore è sopra di perdono.
di me; per questo mi ha consacrato
con l’unzione e mi ha mandato a por-
tare ai poveri il lieto annuncio, a pro- ◄ Logo del Giubileo 2025. Le quattro fi-
clamare ai prigionieri la liberazione e gure, provenienti dai quattro angoli della
terra, sono unite in un abbraccio di solida-
ai ciechi la vista; a rimettere in libertà rietà e camminano sorrette dalla croce della
gli oppressi, a proclamare l’anno di gra- fede, che diventa àncora di speranza, solido
zia del Signore» (Lc 4,18-19). appoggio fra le acque agitate degli eventi che
«L’anno di grazia del Signore» è l’anno bisogna attraversare. Si cammina insieme, come
popolo di Dio. Sotto in verde, campeggia il motto del
giubilare. Il tempo messianico è il momento in Giubileo «Pellegrini di speranza».
cui la profezia veterotestamentaria di Lv 25 si avvera nel-

▼ Papa Francesco ha consegnato la bolla Spes non confundit il 9 maggio 2024, nella solennità dell’Ascensione del Signore.

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Storia dei Giubilei


P resso gli antichi Ebrei, il Giubileo (detto anno del yōbēl, “del ca-
pro”, perché la festività era annunciata dal suono di un corno di ca-
pro) era un anno dichiarato santo. In questo periodo la legge mosaica prescriveva che la terra, di cui
Dio era l’unico padrone, facesse ritorno all’antico proprietario e gli schiavi riavessero la libertà. Cadeva
solitamente ogni 50 anni.
In era cristiana, dopo il primo Giubileo nel 1300, le scadenze per la celebrazione giubilare furono fis-
sate da Bonifacio VIII ogni 100 anni. In seguito a una petizione dei Romani fatta a papa Clemente VI
(1342), il periodo fu ridotto a 50 anni.
Nel 1389, in ricordo del numero degli anni della vita di Cristo, fu Urbano VI a voler fissare il ciclo
giubilare ogni 33 anni e indisse per il 1390 un Giubileo che però fu celebrato, in seguito alla sua morte,
da Bonifacio IX.
Tuttavia nel 1400, alla scadenza dei cinquant’anni fissati in precedenza, Bonifacio IX confermò il
perdono ai pellegrini che erano accorsi a Roma.
Martino V, celebrò nel 1425 un nuovo Giubileo, facendo aprire in S. Giovanni in Laterano, per la
prima volta, la porta santa.
L’ultimo a celebrare un Giubileo cinquantennale fu papa Niccolò V nel 1450. Da Paolo II il perio-
do intergiubilare fu portato a 25 anni, e nel 1475 un nuovo anno santo fu celebrato da Sisto IV.
Da allora i Giubilei ordinari si svolsero con periodicità costante. Purtroppo le guerre napoleoniche
impedirono le celebrazioni dei Giubilei del 1800 e del 1850. Ripresero con quello del 1875, dopo l’an-
nessione di Roma al Regno d’Italia, celebrato senza la solennità tradizionale.

2015: FRANCESCO l’occasione i Missionari della Misericor- 1983: GIOVANNI PAOLO II


Con la bolla Misericordiae Vultus dia a cui affidava la facoltà di perdonare Con la bolla Aperite portas Redemptori,
dell’11 aprile 2015, papa Francesco di- i peccati riservati al Santo Padre. del 6 gennaio 1983, Giovanni Paolo II
chiarava un Giubileo per il 50° anniver- indiceva il Giubileo, che celebrava il
sario della fine del Concilio Vaticano II. 2000: GIOVANNI PAOLO II 1950° anniversario della morte e risur-
Il Giubileo era dedicato alla misericor- Il 29 novembre 1998, con la bolla Incar- rezione di Gesù.
dia. Prima dell’apertura ufficiale, come nationis mysterium, Giovanni Paolo II
segno della vicinanza della Chiesa alla indisse il grande Giubileo del 2000. Per 1975: PAOLO VI
Repubblica Centrafricana, colpita dalla tutto l’anno il Papa compì diversi pelle- Papa Paolo VI decise che l’anno santo
guerra civile, papa Francesco il 29 no- grinaggi e gesti simbolici non previsti fosse dedicato alla riconciliazione. Lo in-
vembre aprì la porta santa della catte- dalle pratiche usuali delle celebrazioni, disse con la bolla Apostolorum limina
drale di Notre-Dame di Bangui, in occa- tra cui la richiesta di perdono per i pec- del 23 maggio 1974. All’apertura della
sione del suo viaggio apostolico in Afri- cati commessi nella storia e il Martirolo- porta santa la notte di Natale del 1974,
ca, anticipando l’inizio del Giubileo gio dei cristiani uccisi nel XX secolo. erano presenti anche monaci buddisti.
straordinario. La porta santa della basili- Uno degli eventi principali del Giubileo Fu il primo Giubileo a essere trasmesso
ca di S. Pietro in Vaticano fu aperta l’8 fu lo svolgimento della Giornata mon- in mondovisione, e vide la celebrazione
dicembre 2015, festa dell’Immacolata. diale della gioventù a Roma: partecipa- della fine delle scomuniche con la Chie-
Fu la prima volta che la “porta della mi- rono più di due milioni di giovani. Il Pa- sa di Bisanzio e la partecipazione del pa-
sericordia” veniva aperta nelle cattedra- pa fece inoltre un pellegrinaggio in Ter- triarca di Alessandria Melitone. Quell’an-
li del mondo, nei santuari, negli ospe- ra Santa, incoraggiando il dialogo fra no Roma fu minacciata dalla siccità e per
dali e nelle carceri. Il Papa istituiva per Chiesa cattolica, Islam ed Ebraismo. far fronte a ciò, in vista della grande af-

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fluenza dei pellegrini alla città, fu impo- indisse l’anno santo universale per il settembre dello stesso anno morì per
sto un razionamento dell’acqua. 1900. Per la prima volta dall’Unità d’Ita- cause naturali. Pio VI fu eletto Papa il 15
lia, il Re annunciava il Giubileo all’interno febbraio 1775 e pochi giorni dopo, il 26
1950: PIO XII del “Discorso della Corona”. Il Papa inviò febbraio, inaugurò solennemente l'an-
Il 26 maggio 1949, con la bolla Jubila- un appello al risveglio della fede nel po- no santo che non aveva potuto aprirsi
eum maximum, venne indetto l’anno san- polo cristiano in tutto il mondo. L’intento come di consueto alla vigilia di Natale
to del 1950. In occasione delle celebrazio- principale fu quello di vincere la sfida del- essendo vacante la sede pontificia.
ni per il Giubileo papa Pio XII proclamò il la modernizzazione della vita cristiana e
dogma dell’Assunzione della Beata Vergi- della cristianizzazione della vita moderna. 1750: BENEDETTO XIV
ne Maria in cielo e trasformò il collegio di L’organizzazione dell’accoglienza fu per la Il 5 maggio 1749 venne indetto l’anno
cardinali in una sorta di rappresentanza prima volta a cura delle autorità italiane. santo 1750, con la bolla Peregrinantes
universale del mondo cattolico, riducen- All’anno santo, inoltre, resero omaggio le a Domino. Dalle cronache del tempo si
do drasticamente la presenza italiana e montagne d’Italia. Monumenti sorsero narra che accorsero a Roma più di un
aumentando il numero di cardinali prove- sulle vette di tutto il Paese a omaggiare il milione di pellegrini, tra cui varie am-
nienti da varie nazioni. In questo anno Redentore, dal Piemonte alla Sicilia. bascerie, un gruppo dalle Antille, dal-
prende corpo il turismo religioso di mas- l’Egitto e dall’Armenia. L’affluenza fu co-
sa. Il governo De Gasperi si organizzò per 1875: PIO IX sì elevata che le istituzioni caritative e
assicurare l’accoglienza di milioni di pel- Tornato dall’esilio e ripreso il governo ospedaliere romane furono costrette
legrini, ai quali fu consegnata una “Carta dello stato, Pio IX poté indire il Giubileo ad affittare alcuni palazzi principeschi.
del Pellegrino” che in territorio italiano il 24 dicembre 1874 con la bolla Gravi- Per la prima volta, la cupola di S. Pietro
ebbe validità di passaporto. bus Ecclesiae. L’anno giubilare, tuttavia, e il Colonnato del Bernini furono illu-
fu privato delle cerimonie di apertura e minati da migliaia di fiaccole. Tremila
1933: PIO XI di chiusura della porta santa a causa croci furono piantate in tutta la città.
Il 6 gennaio 1933, con la bolla Quod dell'occupazione di Roma da parte del- Benedetto XIV, inoltre, istituì la proces-
nuper, Pio XI indisse un Giubileo straor- le truppe di Vittorio Emanuele II. sione del venerdì santo, la Via Crucis al
dinario, nella ricorrenza dei 1900 anni Colosseo, consacrando l’anfiteatro a
dalla morte di Gesù. L’evento fu celebra- 1825: LEONE XII luogo emblematico del martirio dei
to con particolare grandiosità. Il Papa Durante il Giubileo del 1825, indetto il primi cristiani.
tenne ben 620 discorsi e a Roma si ri- 24 maggio 1824 con la bolla Quod hoc
versarono oltre 2 milioni di pellegrini. ineunte, Leone XII si prodigò, nonostan- 1725: BENEDETTO XIII
Furono oltre 500 le carrozze ferroviarie te la malattia, nel tentativo di instaurare Durante l’anno santo del 1725, indetto
che vennero usate per il trasporto dei un legame più stretto tra il Papa e il po- con la bolla Redemptor et Dominus no-
fedeli da tutto il mondo. polo cristiano, attraverso un program- ster del 26 giugno 1725, papa Benedet-
ma che mirava a coinvolgere tutte le to XIII visitava regolarmente le basiliche
1925: PIO XI forze della Chiesa nella lotta contro gli viaggiando in modeste carrozze e parte-
Evidenziando l’impegno della Chiesa e errori che minacciavano la fede. Giun- cipando alle pratiche per l’indulgenza. Il
di tutti i cristiani per una società miglio- sero a Roma oltre 325.000 pellegrini 15 aprile del 1725 inaugurò in S. Gio-
re, Pio XI proclama il Giubileo del 1925, da tutta Europa. Infine, data l’inagibilità vanni in Laterano il Sinodo romano le cui
con la bolla Infinita Dei misericordia del della basilica di S. Paolo fuori le mura delibere vennero raccolte in 32 capitoli.
29 maggio 1924, dando l’impulso per distrutta dal precedente incendio del Durante quest’anno venne anche aperta
l’avvio di missioni in tutto il mondo, co- 1823, il Papa la sostituì con la basilica la scalinata di Piazza di Spagna per con-
sa che gli valse il titolo di “Papa delle minore di S. Maria in Trastevere, per le giungere la piazza con la Chiesa della
Missioni”. Il Papa bandì i simboli politici consuete visite dei fedeli. Santissima Trinità dei Monti.
in Vaticano e fu tuttavia il primo a bene-
dire lo Stato Unitario italiano. 1775: INDETTO DA CLEMENTE XIV, 1700: APERTO DA INNOCENZO XII,
PRESIEDUTO DA PIO VI CONCLUSO DA CLEMENTE XI
1900: LEONE XIII Questo Giubileo venne indetto il 30 Questo Giubileo venne indetto da Inno-
Properante ad exitum saeculo fu la bolla aprile 1774, con la bolla Salutis nostrae cenzo XII il 18 maggio 1699, con la bol-
con la quale l’11 maggio 1899 Leone XIII auctor, da papa Clemente XIV che il 22 la Regi saeculorum. All’apertura il Papa,

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a causa delle sue precarie condizioni di cesse di ottenere l’indulgenza giubilare prio stato e il servizio del prossimo. Abo-
salute, non poté presiedere personal- anche a quanti non avevano la possibili- lì per quell'anno le spese per i festeg-
mente. Nel giorno di Pasqua di quel- tà di recarsi a Roma, la concesse anche ai giamenti del carnevale, destinando il
l’anno, tuttavia, pur essendo gravemen- carcerati e agli ammalati (bolla Pontificia tutto all'ospedale dei Pellegrini curato
te malato, a causa del gran numero di sollicitudo). Il 30 gennaio con il breve Pa- da Filippo Neri. L’affluenza generale dei
pellegrini impartì la benedizione solen- terna dominici gregis cura, dato il perico- pellegrini per l’anno santo del 1575 vie-
ne dal balcone del Quirinale. Morì poco lo della peste che stava raggiungendo ne calcolata dalle fonti dell’epoca sulle
dopo senza poter terminare l’anno il 27 Roma, si sostituì la visita alla basilica di 400.000 persone, mentre Roma conta-
settembre del 1700. La chiusura viene S. Paolo con quella di S. Maria in Traste- va allora circa 80.000 abitanti.
presenziata da Clemente XI (eletto Pa- vere e, per le visite alle sette Chiese, si
pa a novembre). È la prima volta che la diede la possibilità di visitare le chiese di 1550: INDETTO DA PAOLO III,
porta santa viene aperta da un Papa e S. Maria del Popolo, S. Maria in Trasteve- PRESIEDUTO DA GIULIO III
chiusa da un altro. L’affluenza di pelle- re e S. Lorenzo in Lucina al posto di quel- Pochi giorni dopo la sua elezione, papa
grini in Città è tale che alcuni scrittori le fuori le mura (S. Sebastiano, S. Paolo e Giulio III aprì l’anno santo promulgato
dell’epoca paragonano Roma a Parigi. S. Lorenzo). Circa mezzo milione di pelle- dal suo predecessore Paolo III, con l’ema-
grini raggiunse Roma in quell’anno. nazione della bolla Si pastores ovium,
1675: CLEMENTE X del 24 febbraio 1550. Annunciò, inoltre,
Durante l’anno santo, indetto da Cle- 1600: CLEMENTE VIII la ripresa del Concilio di Trento per il me-
mente X con la bolla Ad apostolicae vo- L’anno santo venne indetto con la bolla se di maggio dell’anno successivo.
cis oraculum del 16 aprile 1674, venne del 19 maggio 1599, Annus Domini pla-
riconsacrato il Colosseo, ritirando il per- cabilis. Durante questo Giubileo, Cle- 1525: CLEMENTE VII
messo del 1671 di tenervi lotte di tori. mente VIII diede un pubblico buon La bolla di indizione, Inter sollicitudi-
Protagonista tra i pellegrini fu Cristina esempio ascoltando le confessioni du- nes, emanata da Clemente VII, fu pub-
Regina di Svezia che nel 1655 abdican- rante la Settimana Santa, salendo in gi- blicata il 17 dicembre 1524.
do al trono si era convertita al cattolice- nocchio la Scala Santa, servendo a tavola
simo e trasferita a Roma presso Palazzo i pellegrini, mangiando ogni giorno con 1500: ALESSANDRO VI
Farnese. Accorsero circa un milione e dodici poveri, mentre i cardinali rinun- Richiese una particolare intenzione la
mezzo di pellegrini. ciarono a indossare la porpora, in segno celebrazione giubilare del 1500, so-
di penitenza. Si mossero in tanti ad aiu- prattutto per il significativo passaggio
1650: INNOCENZO X tare l’azione giubilare del Papa. Gli ebrei di secolo. Il 12 aprile 1498, la bolla Con-
In occasione di questo anno santo, in- romani, ad esempio, gli fecero conse- sueverunt Romani Pontifices, sospende-
detto con la bolla Appropinquat dilectis- gnare 500 schiavine (coperte da letto) va per quell’anno tutte le ulteriori indul-
simi filii del 4 maggio 1649, Innocenzo per i pellegrini. Il 31 dicembre 1600 più genze, e veniva confermata dalla bolla
X fece restaurare la basilica di S. Giovan- di 80.000 persone assistettero all’aper- Inter multiplices del 28 marzo 1499. La
ni in Laterano grazie alla collaborazione tura della porta santa e milioni di pelle- bolla del 20 dicembre 1499, Pastores
del famoso architetto Borromini. Una grini giunsero quell’anno a Roma. aeterni qui stabiliva che soltanto ai pe-
novità venne introdotta per questo Giu- nitenzieri della basilica di S. Pietro era
bileo: l’indulgenza giubilare venne 1575: GREGORIO XIII concessa la facoltà di assolvere i pecca-
estesa alle province belghe e alle Indie Il Giubileo del 1575 – indetto il 10 mag- ti. Fu Alessandro VI a fissare definitiva-
occidentali grazie alla bolla Salvator et gio 1574 con la bolla Dominus ac Re- mente il complesso cerimoniale di
Dominus dell’8 e del 12 gennaio del demptor – celebrato dopo la tempesta chiusura e apertura degli anni santi,
1654. A Roma arrivarono circa 700.000 della crisi protestante, fu un’ottima occa- che fino ad allora non avevano seguito
pellegrini, soprattutto dai territori vici- sione per Gregorio XIII, per rinnovare la riti specifici. Infatti, il Papa volle che
no Roma; si convertirono al cattolicesi- cattolicità nella linea delle decisioni del l’inizio fosse segnato da un evento di
mo anche diversi protestanti. Concilio di Trento. Questo anno santo forte impatto e lo individuò nell’apertu-
diede l’opportunità al Papa di mostrare ra della porta santa. Un esplicito richia-
1625: URBANO VIII il nuovo ruolo della Chiesa nel mondo mo alle parole del Vangelo secondo
Il 29 aprile 1624, con la bolla Omnes moderno. Il modello di Chiesa di una vi- Giovanni: «Io sono la porta: se uno entra
gentes, Urbano VIII indisse il Giubileo ta devota fa coincidere il servizio di Dio attraverso di me, sarà salvato; entrerà e
per il 1625. Il 28 gennaio del 1625 con- con l’adempimento dei doveri del pro- uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9).

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Dispose, infine, che si estendesse anche del meridione e a tutti coloro che lo se-
alle altre tre basiliche patriarcali l’uso di guivano di rendere omaggio alle tom-
riservare una porta ai pellegrini degli be degli Apostoli.
anni santi, mantenendola murata per
tutto il resto del tempo. L’apertura della 1350: CLEMENTE VI
porta santa di S. Pietro sarebbe stata ri- Con la bolla Unigenitus Dei Filius, nel
servata al Pontefice, quella nelle altre 1343, Clemente VI dopo aver ricevuto
tre basiliche a suoi Legati. Le porte sante una delegazione di romani che gli chie-
dovevano restare aperte notte e giorno, devano di riportare la sede apostolica
custodite da quattro chierici a turno. nell’Urbe e di indire un Giubileo prima
dei 100 anni, proclama l’anno santo per
1475: INDETTO DA PAOLO II, il 1350. Nonostante il flagello della pe-
PRESIEDUTO DA SISTO IV ste e un disastroso terremoto che colpi-
Il 19 aprile 1470, con la bolla Ineffabilis sce Roma nel 1349, oltre un milione e
providentia, citando espressamente la mezzo di pellegrini si riversarono in cit-
visita delle basiliche di S. Pietro, S. Pao- tà per le celebrazioni grazie anche al-
lo, S. Giovanni in Laterano e S. Maria l’intercessione del Papa che era riuscito
Maggiore, stabilì che a partire dal 1475, a ottenere una tregua nella guerra tra
i giubilei fossero celebrati ogni 25 anni Francia e Inghilterra, per rendere più si-
per volere di papa Paolo II. Con la bolla curo il viaggio dei pellegrini.
del 29 agosto 1473 Quemadmodum
operosi Sisto IV confermava l’indizione 1300: BONIFACIO VIII
del Giubileo fatta in precedenza da Pao- Con la bolla Antiquorum habet, il 22 feb-
lo II, che nel frattempo era morto. braio 1300, Bonifacio VIII proclamò il
1300 anno giubilare, sottolineando che
1450: NICCOLÒ V ai romani che avrebbero visitato entro
Niccolò V proclamò per il 1450 il suc- l’anno per trenta volte le basiliche di S.
cessivo anno santo, con la bolla Immen- Pietro e di S. Paolo sarebbe stata conces-
sa et innumerabilia, datata 19 gennaio sa un’indulgenza plenaria, mentre per i
1449 riportando la scadenza giubilare a pellegrini che sarebbero giunti da fuori
50 anni. Anche grazie alla canonizzazio- Roma sarebbero state sufficienti quindi-
ne da parte del Papa del grande predi- ci visite. Almeno due milioni di fedeli ar-
catore francescano Bernardino da Sie- rivarono a Roma quell’anno. Giotto, che
na, l’affluenza dei pellegrini a Roma fu in quel periodo ebbe l’incarico di affre-
elevatissima. scare la loggia delle benedizioni in Vati-
cano, è uno dei personaggi di rilievo che
1390: INDETTO DA URBANO VI, presero parte al Giubileo con il maestro
PRESIEDUTO DA BONIFACIO IX Cimabue. Nella basilica di S. Giovanni in
L’8 aprile 1389 la bolla Salvator noster Laterano è conservato l’antico affresco di
unigenitus di Urbano VI stabilisce che la Giotto che ricorda proprio questo even-
celebrazione del Giubileo abbia luogo to. Infine tra gli altri giunti a Roma nello
in ogni 33 anni, anticipando quindi le stesso anno ci fu probabilmente anche il
celebrazioni al 1390 quando invece sa- sommo poeta Dante Alighieri che in al-
rebbero dovute cadere nel 1400. Pur- cuni canti della Divina Commedia fa rife-
troppo lo scisma in atto nel 1390, con rimento al Giubileo.
l’antipapa Clemente VII rifugiato ad Avi-
gnone, incise notevolmente sul nume- Tratto da
ro dei pellegrini accorsi a Roma, in https://www.iubilaeum2025.va/it/gi
quanto aveva proibito ai pellegrini fran- ubileo-2025/giubilei-nella-
cesi, spagnoli, catalani, scozzesi, italiani storia.html

SETT EMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | VITA DELLA CHIESA | 63 |
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 informazioni
Le Pie Discepole del Divin Maestro di Le Pie Discepole del Divin Maestro di
Casa Betania (ROMA) organizzano Centrale di Zugliano (VICENZA) propongono

ESERCIZI SPIRITUALI ESERCIZI SPIRITUALI

9 2 - 10 SETTEMBRE 2024 9 22 - 28 SETTEMBRE 2024


Tema: Gli occhi sono ciechi. Tema: La grazia nel “vangelo” di san Paolo
Bisogna cercare con il cuore Possibilità di colloquio personale
Guida: padre CLAUDIO RAJOLA sj Guida: dom ALESSANDRO BARBAN osb cam

9 5 - 13 OTTOBRE 2024 PROPOSTA FORMATIVA


Tema: «Li chiamò perché stessero con Lui
e per mandarli» (Mc 3,13-19) 9 Tema: SEMINA CIELO
Guida: suor MARIA REGINA CESARATO pddm Introduzione alla meditazione cristiana
Tre incontri, con cadenza bimestrale, per ini-
9 20 - 25 OTTOBRE 2024 ziare ad apprendere l’antica arte spirituale
Tema: «Tu sei prezioso ai miei occhi, della meditazione e seminare il buon seme
perché sei degno di stima e io ti amo» (Is 43,4) della Parola. Iscrizione obbligatoria.
Guida: don MARCO VITALE
Informazioni: don MAURO FERRARETTO
FORMAZIONE LITURGICA E SPIRITUALITÀ parroco di Zugliano-Centrale-Grumolo (VI)
www.sorsidiluce.it
9 12 - 15 SETTEMBRE 2024
Tema: L’arte floreale a servizio della liturgia
2° modulo
Guide: ÉQUIPE PDDM

9 15 - 17 NOVEMBRE 2024
Tema: «Dio nel mio respiro»
Introduzione alla meditazione profonda
Guide: padre TOMMASO GUADAGNO sj
ÉQUIPE PDDM
CASA DI PREGHIERA «GESÙ MAESTRO»
CASA BETANIA
Pie Discepole del Divin Maestro
Pie Discepole del Divin Maestro
Villa Rospigliosi - Via S. Rocco, 2
Via Portuense, 741
36030 Centrale di Zugliano (VI)
00148 ROMA
m 0445 362256
m 06 6568678
# 333 1964930 - sr. M. Paola Gasperini
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z www.casabetaniaroma.it
z www.casagesumaestro.com

| 64 | INFORMAZIONI | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:14 Pagina 65

informazioni 
L’Associazione Italiana Santa Cecilia (AISC) organizza Le Pie Discepole del Divin Maestro di
Camaldoli (AREZZO) organizzano
CAMPUS PER GIOVANI MUSICISTI
Educare i ragazzi al canto liturgico
30 AGOSTO - 1 SETTEMBRE 2024
SPIRITUALITÀ E MEDITAZIONE

Giovani musicisti a colloquio e confronto: con relazioni 9 31 OTTOBRE - 3 NOVEMBRE 2024


liturgico musicali, visite/uscite musicali, incontri con Tema: Alla scuola della natura:
maestri, celebrazioni liturgiche. giorni di ascolto, meditazione e cammino
Guide: LUCIA VIGIANI
Sede: «Casa Madonna dell’Ascolto» suor MYRIAM MANCA pddm
Santissima Trinità di Montecchio Maggiore (VI)
Info: Piazza S. Calisto, 16 9 13 - 15 DICEMBRE 2024
00153 ROMA RITIRO DI AVVENTO
m 06 69887248 l 06 69887281 Tema: Dio viene: ri-nasci con Lui
k [email protected] z www.aiscroma.it Guida: suor MYRIAM MANCA pddm
Programma e iscrizione: 9 28 DICEMBRE - 2 GENNAIO 2025
https://www.aiscroma.it/wp-
CAPODANNO ALTERNATIVO
content/uploads/2023/09/2024-Campus-Giovani-Mu-
sicisti.pdf
Guide: ÉQUIPE PDDM

L’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI


organizza alcune giornate formative

L’arte del presiedere


2 - 5 SETTEMBRE 2024

L’iniziativa è rivolta principalmente a seminaristi degli ulti-


mi anni di formazione e a presbiteri diocesani e religiosi
dei primi dieci anni di ministero. È previsto un numero
massimo di trentacinque partecipanti.

Sede: Casa Diocesana Piergiorgio Frassati


Località Montagnese 58 – 07041 Alghero (SS) OASI DIVIN MAESTRO
Info: L’iscrizione sarà possibile entro il 31 luglio 2024 Pie Discepole del Divin Maestro
accedendo al portale delle iniziative CEI Via Montanino, 11
https://iniziative.chiesacattolica.it/artedelpresiedere2024 52014 Camaldoli (AR)
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA UFFICIO LITURGICO NAZIONALE m 0575 556016
m 06 66398234-216 # 351 6705464
k [email protected] k [email protected]
z www.pddm.it

SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | INFORMAZIONI | 65 |


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 libri & sussididi ANNAMARIA PASSIATORE pddm


ANGELA NAPOLI LOUIS-MARIE CHAUVET
Gregorio Magno. La Messa detta altrimenti.
Maestro di vita Ritornare ai fondamentali
Gabrielli, San Pietro in Cariano 2024 Queriniana, Brescia 2024
pp. 228, € 19,00 pp. 112, € 14,00

Fra i dottori della Chiesa, san Gregorio Magno è ri- Che ci sia una crisi nella frequenza alla liturgia do-
conosciuto come il pastoralista per eccellenza. Uomo menicale nei Paesi tradizionalmente a maggioranza
dalle mille vite, è dotato di senso pratico e politico cattolica – come Francia e Italia – non è una novità. Ba-
straordinario; è anche fine conoscitore dell’animo sta guardare le nostre comunità parrocchiali: le chiese
umano e dei classici della letteratura. Inoltre è stato che fino a qualche anno fa erano troppo piccole per
un grande frequentatore della Parola di Dio, della contenere l’assemblea festiva, ora sono più che suffi-
quale – degno figlio spirituale di Benedetto da Nor- cienti, quando non sconfortantemente vuote.
cia – si nutriva abbondantemente. Tale inverno liturgico è il sintomo di un qualcosa di
Uno studio, pubblicato da Gabrielli editori, getta più profondo: le cose stanno cambiando e sono cam-
nuova luce sull’opera letteraria del grande Papa ap- biate, e bisogna prenderne serenamente atto.
profondendo due delle sue opere più famose: la Re- Da qui, l’interrogativo di fondo: come vivere da cri-
gula pastoralis e i Moralia in Iob. stiani oggi? E, alla luce di ciò: tra ieri e domani, quale
Angela Napoli, suora di Gesù Buon Pastore, lo fa liturgia?
con acutezza, mettendo in dialogo questi due classici Louis-Marie Chauvet, teologo e docente per molti
della letteratura patristica scegliendo la chiave della anni di sacramentaria all’Institut catholique di Parigi,
pastoralità. La prospettiva è duplice: quella del pasto- offre una sua proposta nel breve libro che presentia-
re propriamente detto e quella del gregge colpito dai mo: riprendere la celebrazione eucaristica domenica-
mali della vita. le ordinaria, non semplicemente spiegando ancora
L’Autrice mostra l’attualità di questi testi, redatti appe- una volta il significato delle parti della Messa ma tor-
na 1400 anni fa, continuamente ripresi dal magistero nando ad alcuni elementi base che nel tempo sem-
della Chiesa, agganciati alla tradizione teologica greca e brano essere stati dimenticati e che invece potrebbero
latina e alle Scritture, determinanti per Gregorio Magno fare la differenza, nella Chiesa di oggi.
e sostegno della vita del credente, per cui «il primato L’obiettivo dell’Autore è semplicemente quello di
dell’amore è la strada necessaria da percorrere per la com- tornare ai fondamenti della liturgia, in particolare
prensione del testo biblico, sia per il rector animarum sia l’Eucaristia, la quale non esiste se non per alimentare
per l’insieme del popolo di Dio» (INNOCENZO GARGANO). la vita di fede dei credenti.
Attraverso la lettura del volume di sr. Angela Napo- «Si tratta in effetti di adattare la nostra liturgia catto-
li possiamo cogliere come davvero Gregorio Magno lica alla cultura di oggi. Di adattarla in modo cristiano
sia stato e sia ancora oggi “maestro di vita”, fondato e persino, direi, “cattolico”. Mi sembra che non ci man-
sull’amore alla Parola, ai fratelli e a Dio. chino i mezzi per farlo» (LOUIS-MARIE CHAUVET).

| 66 | LIBRI & SUSSIDI | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024


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libri & sussidi 


ROLANDO COVI STEFANO DIDONÈ
Parrocchia, ministero, formazione. STEFANO ROMANELLO
Una proposta in dialogo con Spiritus L’evento della Parola.
Domini e Antiquum ministerium Percorso di ermeneutica biblica
Edizioni Messaggero, Padova 2024 Edizioni Messaggero, Padova 2024
pp. 200, € 35,00 pp. 186, € 26,00

La pubblicazione nel 2021 delle lettere apostoli- La Parola di Dio è evento della nostra fede, luogo
che Spiritus Domini e Antiquum miinisterium di papa nel quale Dio si autocomunica all’uomo, rendendosi
Francesco ha generato nella Chiesa un sussulto e ha conoscibile, incontrabile, relazionabile. Tutto ciò avvie-
messo allo scoperto, al di là delle buone intenzioni, ne per pura grazia, dono dell’amore del Creatore e Sal-
tanta impreparazione teologica e liturgico-pastorale. vatore per la sua creatura. Questo assunto, espresso in
Don Rolando Covi, presbitero della diocesi di Tren- molti modi nel Magistero della Chiesa e in particolare
to e docente di Teologia pastorale alla Facoltà Teologi- negli ultimi due Concili, apre un mondo insospettato
ca del Triveneto, dà voce a tre nodi che erano già pre- fino a qualche decennio fa.
senti nella comprensione teologico-pastorale della Un teologo, Stefano Didonè, e un biblista, Stefano Ro-
Chiesa, ma che il Papa ha fatto emergere in tutta la lo- manello, entrambi docenti della Facoltà Teologica del Tri-
ro forza: Quale figura di parrocchia? Quale figura di veneto, mostrano che, se Dio parla agli uomini, questi so-
ministero? Quale figura di formazione? no destinatari di un messaggio, ma Gesù Cristo «parla co-
Tali interrogativi attraversano il volume e per ogni me gli uomini, cioè “alla maniera umana” (more homi-
domanda l’Autore offre una problematizzazione di num), con tutte le sfumature e la ricchezza del linguaggio
fondo, l’analisi di alcuni indicatori per la riflessione, la umano. In questo senso, l’evento di Dio si fa parola. Nes-
possibilità dell’azione pastorale, giungendo a un lavo- suna parola umana può contenere ed esaurire tale evento,
ro di sintesi, anche attraverso l’ascolto della realtà. se non in forza dello Spirito che agisce attraverso le parole
Il volume è infine corredato di un’appendice con scritte come Parola viva, cioè ispirata» (dall’introduzione).
una proposta concreta di formazione che sintetizza Le conseguenze teologiche di questa prospettiva so-
concretamente l’intero percorso compiuto nei quattro no molto interessanti e chiamano in causa l’ermeneuti-
capitoli del testo. ca, di cui il volume che presentiamo vuole essere, più
Nelle duecento pagine del saggio, l’Autore mette che un manuale, un percorso e una guida. Nei suoi no-
in dialogo le due lettere apostoliche fra di loro ma an- ve capitoli, il testo offre le coordinate teologico-fonda-
che con la realtà ecclesiale che viviamo, alla luce della mentali, i metodi e gli approcci per l’interpretazione
proposta del ministero istituito. della Scrittura, con particolare attenzione ai metodi di
«Il presente lavoro non ha la pretesa di analizzare interpretazione biblica e alle pratiche effettive di lettura
tutto, ma vuole avviare una riflessione pratica nella di- della Scrittura nelle prassi formative ecclesiali.
rezione di una Chiesa che si ripensa alla luce del Van- Si tratta di un testo di studio specialistico, rivolto in
gelo e delle domande delle donne e degli uomini che maniera particolare agli studenti dei corsi teologici e a
incontra» (ROLANDO COVI). chi abbia già una buona formazione di base.

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apostolato liturgico

Casula
“Popolo in
cammino”
Siamo chiamati per stare insieme,
per camminare insieme,
per seminare ovunque speranza.
Siamo Chiesa che cammina “con”
e “tra” la gente.
Siamo popolo di Dio in cammino
verso Gesù Via, Verità e Vita.

Designer: Chiara Noventa pddm


Cura: lavare a secco
Misure : cm 135
Materiale: cupro bemberg rcs 65%, seta 20%,
poliestere 7,5%, poliammide 7,5%
Peso: 0.600 kg

C E N T R I I N I T A L I A
• 00148 ROMA - Sede centrale • 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) Magazzino • E-COMMERCE
Via Portuense, 739 Viale Matteotti, 57/A www.apostolatoliturgico.it
Tel. 06.65.68.69 - Cell. 351.8240990 Tel. 02.61.87.06.150 - Fax 02.61.87.06.160 Tel. (+39) 06.4814.794
[email protected] [email protected] [email protected]

• 12051 ALBA • 36030 CENTRALE DI ZUGLIANO (VI) • 20122 MILANO


Corso Enotria, 7 Via S. Rocco, 2 Via della Signora, 2/A
Tel. e Fax 0173.44.01.62 Tel. 0445.36.22.56 Tel. 02.78.13.74 - Cell. 379.2810511
[email protected] [email protected] [email protected]

• 70123 BARI • 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) • 90134 PALERMO


Via Quintino Sella, 254 Viale G. Matteotti, 57/B Corso Calatafimi, 90
Tel. 080.52.10.653 - Cell. 389.5019956 Tel. 02.61.87.06.161 - Fax 02.61.87.06.160 Tel. 091.65.12.467 - Fax 091.65.23.961
[email protected] [email protected] [email protected]

• 09127 CAGLIARI • 50122 FIRENZE • 00185 ROMA


Via Alghero, 7 Piazza Duomo, 14r Largo Brancaccio, 57 (ang. Via Merulana, 253)
Tel. 070.65.84.50 - 070.65.49.89 Tel. 055.21.45.92 Tel. 06.48.14.794 - Cell. 347.3933680
[email protected] [email protected] [email protected]

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