N. 5 Settembre Ottobre 2024 Web
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Il tempo
e la liturgia
di EMMANUELA VIVIANO pddm
F
orse non abbiamo mai pensato che la virtù della luminato il tempo di una luce speciale con la sua nasci-
speranza ha a che fare con il tempo. Ci proietta in- ta, la sua missione sulla terra, la morte e la risurrezione.
fatti verso il futuro. Dire: “spero” richiama qualcosa Impariamo a vivere l’attesa, a celebrare il compimen-
che desidero si realizzi e di cui ho quasi la certezza che to, a valorizzare il presente, a tendere lo sguardo alle re-
avverrà! Quando diciamo: “spero nel Signore”, affidiamo altà ultime. Questa è la chiave della vita: «Insegnaci a
a lui quel nostro desiderio di bene nella certezza interio- contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio»
re di non essere delusi. (Sal 90,12). I nostri giorni sono tinti di colore che ha sfu-
La fede nella risurrezione di Cristo alimenta e sostie- mature diverse, proprio come il colore delle vesti liturgi-
ne la speranza che, come Dio ha vinto la morte, così può che che vanno dal bianco al viola, dal rosso al verde!
dare compimento alle nostre aspettative, come ci fa pre- Connesso all’anno liturgico è il concetto di itinerario,
gare il salmista: «Precedo l’aurora e grido aiuto, spero strada, cammino, sentiero, percorso che la Chiesa propo-
nelle tue parole» (Sal 119,147). ne al popolo di Dio di domenica in domenica per entrare
Il tema della speranza mi induce a fare una riflessio- sempre più profondamente nel mistero di Cristo ed es-
ne sul tempo (chrónos), quel tempo che abbiamo impa- sere configurati a lui.
rato a misurare con l’orologio calcolandolo in secondi, La Chiesa, in modo esplicito, ha dato attenzione alla
minuti, ore, giorni, mesi e anni! È il tempo che segna la santificazione del tempo mediante la Liturgia delle Ore,
crescita graduale dei bambini che si trasformano e ac- disseminando gradualmente momenti di preghiera che
quisiscono prima i segni dell’adolescenza, poi della gio- raggiungessero tutte le ore del giorno e della notte con
vinezza; è il tempo che per gli adulti registra le rughe la proclamazione dei salmi, preghiera assicurata dai mo-
dei volti e le chiome imbiancate! naci e dalle monache ma aperta e raccomandata a tutto
Il tempo è il grande dono in cui scorre la nostra vita il popolo di Dio.
su questa terra. Nessun istante viene perso se vissuto Ci si affida alla Chiesa per alcuni momenti significativi
con intensità. Come canta Fiorella Mannoia: «Il tempo dell’esistenza. Le feste, legate alla ricezione dei sacramen-
addolcisce e la vita smussa gli angoli, toglie qualche ti, ancora influenzano la società: battesimi, prime comu-
asperità e cuce le ferite. È una regola che vale in tutto nioni, matrimoni (anche se sempre più rari), celebrazione
l’universo: chi non lotta per qualcosa è già comunque delle esequie, le grandi feste del Natale e della Pasqua. La
perso e anche se la paura fa tremare e il mondo ti fa ma- domenica sempre più perde il suo significato di tempo da
le, non bisogna mai smettere di lottare» e di sperare. dedicare al Signore, al culto, alla preghiera comunitaria,
La liturgia entra meravigliosamente nel tempo e vi alla celebrazione eucaristica... per ridursi magari solo a
traccia un itinerario, apre una strada, indica un cammi- incontro tra amici e familiari e a forme svariate di svago.
no. Al tempo, che potrebbe scorrere in modo vago, dà
una meta, imprime un significato, indica una traiettoria. La preparazione e la celebrazione della XVI Assemblea
Attraverso la liturgia la Chiesa ha creato un suo ciclo, del Sinodo sta contribuendo a ridestare l’importanza di
chiamato “anno liturgico” dove il chrónos diventa kairós, convenire insieme per dare lode al Signore e celebrare le
il tempo della salvezza tutto riempito dalla presenza di meraviglie di grazia che egli opera per l’umanità. Le Chiese
Cristo Gesù, Signore del tempo e della storia. Egli ha il- in Italia in questi anni hanno sicuramente compiuto un va-
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CARI AMICI | 3 |
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S O M M A R I O
3 CARI AMICI 43 MUSICA E LITURGIA
Il tempo e la liturgia - E. VIVIANO Il direttore di coro
V. DI GRIGOLI
6 I LETTORI SCRIVONO
La preghiera dei fedeli: a chi spetta? 45 LE DONNE DEL VANGELO
Segno di croce sulla fronte dei fanciulli Quando il Maestro ti attende al pozzo
Quale vino per la Messa? - S. SIRBONI E. BOSETTI
A. NAPOLITANO L. RUATTA
Liturgia viva - A. PASSIATORE
51 BIBBIA E ARTE
27 LITURGIA E CATECHESI La parabola dei talenti
La gioia dei bambini nella liturgia L. BADARACCHI
G. DI BERARDINO
53 LE PREGHIERE CRISTIANE
29 LITURGIA E STORIA Atto di speranza - R. BRUZZONE
Gloria in excelsis Deo - V. ANGELUCCI
55 VITA DELLA CHIESA
31 SPECIALE CONGRESSO Andate e invitate - M. GRASSO
Voi siete tutti fratelli Quia iobeleus est et quinquagesimus annus
C. MAGGIONI R. DE ZAN
Testimoni luminosi
G. COLOMBO 64 INFORMAZIONI
REDAZIONE
39 ORIZZONTE CONCILIO
Preghiera 66 LIBRI & SUSSIDI
P. MURONI A. PASSIATORE
i lettori scrivono
LA PREGHIERA DEI FEDELI: A CHI SPETTA?
Spettabile Redazione, no 380 circa) precisa, invece, che è il diacono a enuncia-
vorrei sottoporvi la seguente domanda: nella Messa re le intenzioni alle quali il popolo risponde con l’invo-
domenicale è opportuno che le singole intenzioni della cazione Kyrie eleison (cf. Costituzioni Apostoliche, VIII).
preghiera universale, o preghiera dei fedeli, vengano let- Queste preghiere sono ancora presenti nei sacramentari
te dai fedeli laici o spettano solo ed esclusivamente al occidentali fino all’ottavo secolo e sono affidate al diaco-
diacono? Il diacono che il vescovo ha mandato nella no- no (... a chi era in grado di leggere!).
stra comunità non tollera in nessun modo che i fedeli lai- La progressiva separazione fra popolo e clero nella li-
ci possano partecipare alla preghiera dei fedeli. turgia conduce alla scomparsa di questo rito. Il suo ripri-
Grazie anticipatamente per la risposta. stino, auspicato dalla costituzione conciliare (cf. SC 53),
Salvatore S. è in vigore dal 7 marzo 1965. La sua ministerialità è affi-
data primariamente al diacono, ma non più esclusiva-
L a domanda è breve, chiara e precisa e ci si aspettereb- mente (cf. S. Congr. dei Riti, La sacra liturgia -1964 - n.
be una riposta altrettanto concisa. Lo scopo di questa 56). Infatti, nei documenti successivi, restando il diacono
rubrica, tuttavia, non è quello di dire semplicemente ciò sempre al primo posto, la sua eventuale sostituzione
che si deve o non si deve fare, ma anche e soprattutto non è sempre preceduta con la formula «in mancanza
quello di dare le ragioni delle norme. Ciò è indispensa- del diacono...».
bile non solo per una partecipazione attiva e consapevo- Così l’Orazionale del 2019: «Un ministro adatto (dia-
le, ma anche per una gestione delle norme intelligente cono, o cantore, o lettore, o un fedele laico) dall’ambone
e responsabile in vista di una piena e corretta efficacia o da un altro luogo conveniente propone all’assemblea
pastorale dei riti (cf. SC 11). le intenzioni di preghiera» (Pre-
La riforma liturgica del Conci- messa CEI, 4; cf. anche OLM 30 e
lio Vaticano II ha ripristinato la OGMR 71).
preghiera universale o dei fede- A dissipare ogni dubbio in-
li attestata dalla più antica tradi- tervengono le celebrazioni pa-
zione sia occidentale sia orien- pali dove sovente sono ministri
tale. Giustino, filosofo e marti- laici che enunciano queste in-
re, così descrive attorno all’an- tenzioni di preghiera. Ci sono,
no 150 il rito in questione nel- infatti, circostanze in cui la mini-
la celebrazione eucaristica a sterialità laica diventa particolar-
Roma: «Quando il lettore ha mente significativa in questo ri-
terminato, colui che presiede to che intende manifestare il sa-
ci istruisce con un sermone e cerdozio battesimale di tutti i fe-
ci esorta all’imitazione di quei deli (cf. OGMR 69).
begli esempi. Poi tutti insie- Umiltà, saggezza e sensibilità
me ci alziamo in piedi e in- pastorale sapranno suggerire di
nalziamo preghiere» (Apolo- volta in volta cosa sia opportuno
gia, I, 67). Giustino non dà fare per dare ai riti il loro pieno si-
altri dettagli su contenuti e gnificato nel rispetto delle norme
ministerialità. Un testo di ori- ▲ L’Orazionale della Chiesa in Italia, libro che riporta le indi- e loro eventuali e diverse possibi-
gine constantinopolitana (an- cazioni liturgiche e gli schemi per la preghiera dei fedeli. lità applicative.
di Silvano Sirboni
SEGNO DI CROCE SULLA FRONTE DEI FANCIULLI
Reverendo don Silvano, (“forma tipica di ogni formazione cristiana”), colloca le be-
la ringrazio per le risposte esaustive ai tanti chiarimenti nedizioni per i catecumeni in tale momento che meglio
liturgici che le vengono presentati. esprime lo stretto legame dell’itinerario catechistico con
Nella mia parrocchia svolgo il ministero di accolito. Du- la Parola di Dio. Nel contempo viene espresso anche lo
rante la Messa più partecipata, al momento della Comunio- stretto legame fra Liturgia della Parola e Liturgia eucaristi-
ne si presentano i gruppi di bambini che si preparano alla ca (cf. SC 56; OGMR 28); fra evangelizzazione e sacra-
prima comunione per ricevere la benedizione dal sacerdote. menti. Inoltre facciamo attenzione a non logorare questi
Domando: quando non ci sono concelebranti, come ac- segni eccezionali e riserviamoli, con maggior profitto, per
colito posso tracciare il segno di croce sulla fronte dei bam- occasioni o tempi liturgici particolari.
bini e/o adulti come leggo nel Benedizionale al n. 60 del Infine, non c’è alcun dubbio che anche i laici possano
capitolo VI «Benedizione dei malati»? benedire con il segno di croce sulla fronte. Tuttavia, a parti-
La ringrazio e la saluto cordialmente. re dal segno di croce che ministro e padrini fanno sulla
Antonio Ferralis - Roma fronte del battezzando, chi compie tale gesto è, di norma,
una figura significativa per chi lo riceve e tale deve appari-
i lettori scrivono
QUALE VINO PER LA MESSA?
Ho ricevuto in regalo da una comunità monastica al- Pertanto, la riforma liturgica promossa dal Concilio
cune bottiglie di vino bianco prodotto in Sardegna con Vaticano II, di fronte a un processo storico di stilizzazio-
sopra un’etichetta con la scritta “contiene solfiti”. ne, talvolta eccessiva, del simbolismo sacramentale, si
Mi sono chiesto se posso utilizzare questo vino per la è preoccupata di restituire ai segni la loro originaria e
celebrazione eucaristica (data la presenza di solfiti) o ci naturale forza comunicativa (cf. SC 34). In questo am-
sono delle normative che indicano come dev’essere com- pio contesto di riscoperta del linguaggio liturgico, che
posto il vino da Messa? è fondamentalmente non verbale, è presente anche la
Grazie per la risposta. norma riguardante la verità del pane e del vino per la
don Marco V. celebrazione eucaristica. Una verità non solo teologica,
astratta e giuridica, ma anche visibile ed eloquente ai
Accogliete
con docilità
la Parola
1 SETTEMBRE 2024 | 22 domenica del Tempo Ordinario
a
S
pesso non ci rendiamo immediatamente conto invitati ad avere fiducia w Prima lettura: Dt 4,1-2.6-8
delle attenzioni e delle buone intenzioni dell’altro nel fatto che Dio ha una w Salmo responsoriale: 14
nei nostri confronti. Quante volte da bambini o da visione più ampia su di Chi teme il Signore abiterà
giovani ci siamo opposti ai consigli dei nostri genitori, o noi e sulla vita. nella sua tenda.
w Seconda lettura:
dei nostri insegnanti che volevano il nostro bene, per La prima lettura,
Gc 1,17-18.21b-22.27
poi renderci conto, con il tempo, di quanto avessero ra- tratta dal libro del Deu- w Vangelo:
gione su alcune cose! teronomio individua da Mc 7,1-8.14-15.21-23
La nostra relazione con Dio può affrontare dinami- subito quale dev’essere
che simili a questa. l’atteggiamento fonda-
Come cristiani, cerchiamo di vivere secondo i co- mentale del credente, di ALBERTO NAPOLITANO
mandamenti di Dio, ma alcune cose ci appaiono, in un cioè l’ascolto (cf. Dt 4,1).
primo momento, difficili e contrarie ai nostri desideri. Il verbo ebraico “ascol-
Inoltre, alcune norme potrebbero addirittura sembrare tare” include l’obbe-
obsolete rispetto ai nostri tempi e alle circostanze in cui dienza, al di là dei singoli precetti.
viviamo, rendendo ancora più difficile, in questo senso, Anche la Lettera di san Giacomo apostolo ci ricorda
riconoscere la bontà del comando divino. questo atteggiamento fondamentale, esplicitando che il
Tuttavia, prima di vero ascolto si realizza mettendo in pratica la Parola di
giudicare frettolo- Dio (cf. Gc 1,22). In concreto, ciò significa riconoscere la
samente la qua- Parola di Dio come fonte autorevole per orientare la no-
lità di ogni re- stra vita, e cercare, nell’ascolto il modo di tradurre l’as-
gola, siamo senso del cuore in azioni concrete.
Una visione dell’istruzione divina, che parte dall’inte-
riorità dell’adesione e della scelta consapevole, è in gra-
do poi di riconoscere che le norme e i comandamenti di
Dio per il suo popolo non sono una restrizione della vita,
ma un arricchimento. È per amore del suo popolo, in-
fatti, che Dio offre una guida a coloro che ascoltano
la sua Parola.
Il brano del Vangelo di questa domenica parla ripe- una falsa religiosità dirotta gli sforzi dell’uomo nella di-
tutamente del cuore, cioè del luogo nel quale avvengo- rezione sbagliata.
no le scelte dell’uomo (cf. Mc 7,6.21.23). Il cuore uma- Invece, la Parola di Dio non offre norme destinate a
no, in questo senso figurato, incarna l’esistenza della essere restrittive. Esse si rivolgono all’uomo come perso-
persona. Gesù afferma che è necessario superare un ap- na completa in tutte le sue dimensioni, e colui che non
proccio superficiale alla norma che, talvolta può essere si limita a seguirle esteriormente, ma permette loro di
facilmente applicata, senza riflettere l’adesione profon- plasmare il proprio essere, sperimenterà il coinvolgi-
da. Tuttavia, il Signore Gesù non parla tanto di coerenza mento di Dio nella propria vita. Si accorgerà del bene
tra il dire e il fare, quanto di ascolto della vera Parola e che i comandamenti intendono raggiungere, non sol-
del pericolo di aggiungere a essa sovrastrutture o pre- tanto per sé stessi, ma per il bene di tutta la Chiesa.
comprensioni a motivo della “tradizione dell’uomo”, In questo senso la preghiera colletta che il Messale ci
cioè di cose che non vengono da Dio, e che pertanto non propone in questa domenica, riassume l’obiettivo delle
guariscono dal peccato. Esso rimane accovacciato nel letture quando afferma: «Dio onnipotente, unica fonte di
cuore dell’uomo, pronto a “uscire”, come dice il Vangelo, ogni dono perfetto, infondi nei nostri cuori l’amore per il
e a distruggere, infangare, e rovinare ciecamente la vita tuo nome, accresci la nostra dedizione a te, fa’ maturare
propria e quella degli altri. Questa falsa pista dettata da ogni germe di bene e custodiscilo con vigile cura».
Il mistero che celebriamo detti dal Padre, possiamo sperare che si compia in noi la
In questa domenica celebriamo Cristo, rivelatore e cu- salvezza che celebriamo nel mistero eucaristico (sulle of-
stode della vera Legge che Dio ha dato. ferte). L’Eucaristia stessa rafforza i cuori e li rende capaci di
servire il Signore nei fratelli (dopo la comunione), nella
Parola chiave perfetta carità che è il centro dei comandamenti.
La parola chiave per questa domenica è: comanda- La colletta comune è particolarmente significativa:
mento. Nella prima lettura Mosè presenta al popolo di «Dio onnipotente, unica fonte di ogni dono perfetto, infon-
Israele il cuore della Legge, che non è una lista di divieti di nei nostri cuori l’amore per il tuo nome, accresci la nostra
ma un dono di Dio per avere vita e saggezza. Questa Leg- dedizione a te, fa’ maturare ogni germe di bene e custodi-
ge, denuncia Gesù, è stata pian piano messa in secondo scilo con vigile cura» (MR, p. 284).
piano per fare spazio a “precetti di uomini”, a tradizioni che
spesso offrono una lettura rigida del comandamento la- Un segno per celebrare
sciando nell’oscurità il cuore dell’uomo. L’aspersione con l’acqua, all’inizio della celebrazione
Per questo il salmo responsoriale canta la beatitudi- eucaristica, è un segno che può aiutare l’assemblea a en-
ne di chi resta fedele alla Legge del Signore, non per uno trare nella consapevolezza di quel dono di grazia che è sta-
sterile legalismo ma per amore: colui che segue questa to infuso nei cuori con il battesimo e che siamo chiamati a
via, non può che rimanere saldo perché poggia su un do- rinnovare, lasciandoci purificare (cf. MR, pp. 989-944). Il ri-
no divino che, come tale, è irrevocabile e perfetto (cf. se- to sostituisce l’atto penitenziale.
conda lettura).
Memorandum
I testi della liturgia Questa domenica, 1° settembre, ricorre la Giornata di
L’eucologia della 22 domenica del Tempo Ordinario preghiera per la cura e la custodia del creato dal tema:
a
(MR, p. 284) fa diventare preghiera della Chiesa diversi te- «Sperare e agire con la Creazione».
mi che troviamo nella Liturgia della Parola. Il messaggio di papa Francesco per l’occasione è su:
Dio è l’unica fonte del dono perfetto (colletta) di cui https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/cu-
parla anche la seconda lettura: infondendo l’amore nel ra-creato.index.html#messages. Con questa giornata si
cuore, lo rende capace di far germogliare il bene e, bene- apre il “tempo del creato”, che si conclude il 4 ottobre.
Ha fatto
bene
ogni cosa
8 SETTEMBRE 2024 | 23a domenica del Tempo Ordinario
L
a Liturgia della Parola di questa domenica ci offre la rivolga agli organi ma- w Prima lettura: Is 35,4-7a
possibilità di meditare sulla necessità di correggere e lati (come al versetto w Salmo responsoriale:
convertire la nostra cecità spirituale in virtù della forza successivo in Mc 7,35), Sal 145
operante in Cristo. L’ultimo versetto del Vangelo echeggia ma all’intera persona. Loda il Signore, anima mia.
un versetto della Genesi (1,31): «Dio vide tutto ciò che ave- Come al sordomuto w Seconda lettura: Gc 2,1-5
va fatto. E vide che era buono». di questo brano, il Signo- w Vangelo: Mc 7,31-37
La Parola del Figlio, come quella del Padre, rinnova la re Gesù si rivolge a ogni
creazione, trasformando un uomo sordomuto in un uo- uomo per liberarlo dalla
mo libero di poter parlare: «Si sciolse il nodo della sua sua ottusità alla novità di ALBERTO NAPOLITANO
lingua» (Mc 7,34). del Vangelo. Una tale li-
Anche i gesti compiuti da Gesù durante la guarigio- mitatezza nella capacità
ne ricordano la creazione di Adamo (cf. Gen 2,7). L’im- di ascolto delle persone
pressione data da quel prodigioso risanamento è tale può manifestarsi in diversi modi. A volte gli uomini vivono
che il comando di non dire a nessuno di quell’evento, senza avere davanti agli occhi alcuna speranza. Non è infat-
dato dallo stesso Gesù, viene ripetutamente infranto. ti raro incontrare persone per le quali il pessimismo è di-
Forse l’evangelista Marco ha voluto così evidenziare ventato l’approccio principale alla vita. Costoro escludono
quanto le opere del Signore fossero talmente straordi- che il futuro possa portare alcun reale vantaggio di fronte ai
narie da non poter essere taciute, né contenute. problemi e alle complessità che ci circondano. Non è facile
La formula “Effatà” (Mc 7,34) utilizzata per operare la confrontarsi con questo atteggiamento e liberare le perso-
guarigione, può sembrare una formula magica in questo ne da questa diffidenza.
brano del Vangelo. In effetti, la parola aramaica deve ap- A volte questo pessimismo serve anche a dare una
parire incomprensibile al lettore greco che si accosta al spiegazione in anticipo a un probabile tentativo fallito.
testo. Ma a differenza delle antiche storie di miracoli, in C’è qualcosa di comodo nel vedere solo il male e nel pre-
cui le formule in lingua straniera venivano deliberata- vedere il fallimento: è anche una giustificazione per non
mente tenute segrete, con il presupposto che altrimenti dover lasciare la propria comfort zone.
la magia sarebbe rimasta inefficace, nel Vangelo questa Ecco perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci fac-
parola viene tradotta. I lettori dovrebbero così riconosce- cia aprire gli occhi sulla verità e sulla bontà presente nel
re che non si tratta di stregoneria o magia, ma che Dio mondo, nella natura, nelle persone, e soprattutto in Dio.
stesso è palesemente all’opera in Gesù. Egli pronuncia la Cristo Signore ci mostra oggi che la via privilegiata per
parola di guarigione al singolare, in modo che non ci si poter riaprire lo sguardo dello spirito alla verità è l’amo-
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 11 |
N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:12 Pagina 12
(MR, p. 285) non ha evidenti punti di contatto con la Li- va Guinea, Timor-Leste e Singapore.
turgia della Parola. Sabato 14 settembre è la festa dell’Esaltazione della
Liberati dal peccato e resi figli di Dio, possiamo chie- Santa Croce. Secondo le norme del Calendario Generale,
dere che a tutti i credenti sia data la vera libertà e la vita essa prevale sulla domenica, per cui la sera di sabato si
eterna (colletta) che invochiamo anche nell’orazione do- celebrano i secondi Vespri della festa e non i primi Ve-
po la comunione come frutto della partecipazione all’Eu- spri della domenica, salvo diversa indicazione del vesco-
caristia e della crescita nella fede. Per mezzo della cele- vo (cf. Notitiae 20-1984, pp. 603-605).
Tu sei
il Cristo
15 SETTEMBRE 2024 | 24a domenica del Tempo Ordinario
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a Liturgia della Parola sembra porci una domanda Nella prima lettura, w Prima lettura: Is 50-5-9a
sull’immagine di Dio che ognuno di noi custodisce tratta dal libro del profe- w Salmo responsoriale: Sal 114
nel proprio cuore. Tale immagine cambia nel corso ta Isaia, notiamo quanto Camminerò alla presenza del
degli anni: vi si aggiungono nuovi tratti, mentre i vecchi grande possa essere la Signore nella terra dei viventi.
spariscono sotto gli strati delle diverse esperienze che la fiducia di colui che ha w Seconda lettura: Gc 2,14-18
vita porta con sé. Tuttavia, è importante ricordare che in permesso a Dio di agire w Vangelo: Mc 8,27-35
questa opera così delicata e personale non siamo da so- nella propria vita. L’azio-
li: abbiamo l’aiuto di Dio stesso, la cui voce risuona nelle ne di Dio comincia da un
pagine della sacra Scrittura. atto molto semplice: si di ALBERTO NAPOLITANO
tratta dell’apertura del-
▲Volto del Cristo Pantocrator, nell’abside l’orecchio dell’uomo
della chiesa abbaziale di S. Angelo in Formis
a Capua (Caserta). all’ascolto della Parola.
Dal momento in cui la
▼Quando la Parola di Dio scende nel cuore
umano, lo trasforma.
Parola di Dio giunge nella profondità dell’essere dell’uo-
mo, la sua vita cambia. La presenza di Dio, finora nascosta
sotto il velo della quotidianità, comincia a essere sempre
più presente in ogni passo della vita.
Chi non ha opposto resistenza e non si è tirato indie-
tro davanti alla voce di Dio, in tutte le circostanze della
vita comincia a vedere i misteriosi segni della grandezza
di Colui che ha creato l’universo e vi ha impresso il suo
ordine. Saper scorgere la vicinanza di Dio non è cosa da
poco. Tale capacità libera da qualsiasi paura. Infatti no-
tiamo come il profeta, senza alcun timore, riesca a con-
frontarsi con i suoi avversari, perché vede che il Signore
Dio lo assiste. Quelli che hanno posto nel Signore la loro
speranza, di fronte agli insulti, le ingiustizie, le accuse, i
rifiuti o le sofferenze, riescono a vedere un’altra realtà,
dove si rivela lo sguardo amorevole di Colui che ci ha
plasmati con le proprie mani. Tuttavia, tale realtà è na-
scosta e inaccessibile a tutti coloro che hanno posto la lo- re la nostra fede in Dio è indispensabile l’atto della nostra
ro speranza in questo mondo. volontà per agire a favore del fratello e della sorella in dif-
Una simile fede nella presenza di Dio nella vita uma- ficoltà. Ma, dall’altro lato, è la fede stessa che ci spinge ad
na è testimoniata anche nel salmo responsoriale. Il sal- aprire il nostro cuore verso l’altro. San Giacomo sottolinea
mista, già nelle prime battute, annuncia il proprio amore che non si tratta di un qualsiasi agire a favore del biso-
per il Signore che ha sempre ascoltato il grido della sua gnoso, ma di un’opera che nasce dalla relazione persona-
preghiera. È interessante notare che l’amore per Dio le con il Signore. Soltanto quest’opera potrà essere effica-
espresso nel salmo non è legato all’osservanza di un pre- ce nel trovare ciò che veramente serve per aiutare il no-
cetto, ma si basa sull’opera di Dio compiuta nella vita del stro vicino. La fede viva, essendo segno di un rapporto
salmista. Dio è visto come buono, misericordioso e atten- molto delicato e profondo con Dio, per sua natura ci spin-
to alla supplica del misero. Tale immagine di Dio non è ge a costruire relazioni vere, che non si fermano alle ap-
l’esito di un’approfondita riflessione teologica, bensì sca- parenze, ma scendono più in profondità. Così, il modo in
turisce dall’esperienza di vita di chi ha posto la sua spe- cui costruiamo la nostra vita e le nostre relazioni con i vi-
ranza nel Signore. Così, possiamo notare che per procla- cini rivela l’immagine di Dio che si trova nel nostro cuore.
mare Dio realmente come buono, giusto e misericordio- Infine, nel Vangelo siamo invitati da Gesù stesso a ri-
so è necessaria un’esperienza molto personale dell’in- spondere nel silenzio del nostro cuore alla domanda su
contro con il Signore e non soltanto un atto intellettuale. chi Egli sia per noi. Sembra che, in tal caso, non si tratti
Nella seconda lettura, tratta dalla Lettera di san Giaco- soltanto di dare una risposta circa l’immagine di Cristo
mo apostolo, ci è stato insegnato che l’atto di fede non che portiamo oggi nel nostro animo, ma di fermarci per
può essere separato dalle opere di carità. Altrimenti, la fe- un po’ a riflettere e comprendere a che punto siamo nel-
de muore. Così, da un lato, si può osservare che per nutri- la nostra strada verso Dio e dove vogliamo arrivare.
Il più grande
è il servo di tutti
22 SETTEMBRE 2024 | 25a domenica del Tempo Ordinario
O
ggi la Liturgia della Parola ci aiuta a confrontarci presenza di Dio dal cuore w Prima lettura:
con un tema molto delicato, legato alla sofferen- umano. Tutte le loro azio- Sap 2,12.17-20
za dell’essere rifiutati a causa della propria fedel- ni, fino alla condanna a w Salmo responsoriale: Sal 53
tà alla Parola di Dio. Nella prima lettura, tratta dal libro una morte infamante, mi- Il Signore sostiene la mia vita.
della Sapienza, siamo testimoni dell’organizzazione di rano a provare che Dio w Seconda lettura:
un complotto contro una persona che vuole camminare non verrà in aiuto a chi gli Gc 3,16-4,3
sulla via di Dio. Il giusto viene odiato solo perché vuole rimane fedele. Tuttavia, w Vangelo: Mc 9,30-37
rimanere fedele al Signore. L’odio degli empi, tuttavia, dobbiamo ricordare che
non si ferma soltanto alle parole di insulto o alla violen- mentre la prospettiva de-
za fisica, ma vuole arrivare fino a cercare di sradicare la gli empi si ferma unica- di ALBERTO NAPOLITANO
mente a questo mondo, la
prospettiva di chi crede è
aperta all’infinito.
Il salmo responsoriale odierno ci mostra che, nel-
le avversità più dure della vita, non bisogna smet-
tere di pregare e invocare l’aiuto di Dio. Una
persona credente, anche di fronte alle ingiu-
stizie che derivano da coloro che non temo-
no Dio, non si scoraggia ma riesce a cantare
con tutto il cuore: «Ti offrirò un sacrificio
spontaneo, loderò il tuo nome, Signore, per-
ché è buono» (Sal 53,6b). Tale canto è segno di
una grande speranza in Dio e nella sua potenza.
La seconda lettura, tratta dalla Lettera di san Gia-
como, ci ricorda ancora una volta che, oltre alla prospet-
tiva di questo mondo, dove tutte le azioni di cattiveria
umana sono un frutto di gelosia e di spirito di contesa,
esiste una sapienza divina che conduce tutti quelli che la
seguono alla pace con Dio, con se stessi e con il creato. San comprendere tali parole di Gesù. Infatti, si tratta di un inse-
Giacomo è ben consapevole che seguire un tale cammino gnamento molto difficile da accettare, poiché sull’orizzonte
non è qualcosa di spontaneo. La conversione del cuore esige della vita è apparsa l’ombra della morte.
infatti molto tempo e la trasformazione della vita secondo Tuttavia Gesù in tal modo ha voluto preparare i suoi disce-
l’ideale evangelico non avviene in un istante. Nondimeno, a poli a ciò che si doveva compiere secondo le Scritture. Inoltre,
tutti quelli che cercano di compiere opere di pace, viene data sembra che tale momento così delicato, quando il Signore ha
la promessa che un giorno potranno gustare i frutti di giusti- deciso di condividere la scelta di seguire fino alla fine il dise-
zia. Pertanto, non bisogna scoraggiarsi quando i vecchi vizi gno del Padre celeste, serva a costruire una relazione ancora
prevalgono sui buoni propositi. Dio conosce molto bene le più intima tra il Maestro di Nàzaret e i suoi discepoli, nella qua-
difficoltà con le quali dobbiamo confrontarci ogni giorno e le si può condividere tutto ciò che si trova nel cuore dell’uomo.
non ci lascia da soli sul cammino verso il bene. Oggi, anche noi che ci confessiamo cristiani, siamo invitati
Nel Vangelo vediamo Gesù che, lungo le strade di Galilea, a entrare in un dialogo approfondito con Dio. Si tratta di un
rivela ai suoi discepoli tutto quello che gli dovrà accadere a dialogo in cui c’è spazio per parlare di tutto: delle nostre paure,
Gerusalemme: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle dei nostri dubbi e dei momenti in cui ci siamo sentiti ignorati
mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, do- o non compresi da nessuno. Il Signore non vuole evitare alcu-
po tre giorni risorgerà» (Mc 9,31b). Tali parole non sono desti- na questione che si trova nel profondo del nostro cuore. Anche
nate al pubblico, ma soltanto a coloro che hanno scelto di se- le situazioni più buie della vita, che finora sono state avvolte
guire il Signore. Possiamo immaginare che non sia stato sem- dall’ombra della morte, hanno il loro posto nel dialogo sincero
plice per il Maestro di Nàzaret esprimere una tale verità sulla con l’eterno Padre. Forse in questo modo potremo vivere la no-
propria sorte. Non è stato nemmeno semplice per i discepoli stra vita sempre di più nella prospettiva della risurrezione.
(MR, p. 287) ha come centro l’amore. compagnare i ragazzi nell’inizio del loro percorso scolasti-
Il fondamento di tutta la Legge è nel grande comanda- co, per esempio con una benedizione degli studenti op-
mento, per cui possiamo chiedere di giungere alla vita pure offrendo al termine della Messa domenicale una pre-
eterna osservando i comandamenti che di questo amore ghiera adatta. Indicazioni a proposito si possono trovare
sono l’espressione concreta (colletta). L’amore di figli ci fa nel Benedizionale, pp. 108-116.
A
l termine di una vita al servizio di Israele, Mosè ap- la terra rendendola w Prima lettura: Nm 11,25-29
pare stanco, indebolito, incapace di rispondere a tut- un’unica polifonia profe- w Salmo responsoriale: Sal 18
te le attese e le domande che sembrano moltiplicarsi tica, come dice il libro I precetti del Signore
tra il popolo. Allora il Signore lo invita a scegliersi settanta della Sapienza: «Lo spiri- fanno gioire il cuore.
uomini, promettendo: «porteranno insieme a te il carico del to del Signore riempie la w Seconda lettura: Gc 5,1-6
w Vangelo:
popolo e tu non lo porterai più da solo» (Nm 11,17). E men- terra e, tenendo insieme
Mc 9,38-43.45.47-48
tre lo Spirito scende su questi uomini, radunati alla tenda ogni cosa, ne conosce la
del convegno, il luogo sacro che segnava in mezzo alle ten- voce» (Sap 1,7).
de di Israele la presenza di Dio, due uomini, Eldad e Me- Tutta l’attività dei di- di ALBERTO NAPOLITANO
dad, cominciano a profetare «nell’accampamento». scepoli allora si deve
La profezia autentica fiorisce fuori dal recinto sacro, e concentrare non tanto a
la forza di parole che rendono più comprensibile il pre- coartare quest’azione de-
sente e più desiderabile il futuro scuote le tende della bordante dello Spirito,
quotidianità del popolo. Lo Spirito, come sempre, debor- quanto a riconoscere «il nome» di Gesù nelle espressioni di
da i confini talvolta rigidamente schematici della nostra cura e di vicinanza, anche se operate da chi «non ci segui-
comprensione e riempie delle sue scintille tutte le espe- va», da chi è animato da una volontà di bene, da una forza
rienze autenticamente umane. autenticamente propositiva, ma ancora non ha dato dei
San Giovanni Paolo II, a questo proposito, scriveva che connotati precisi a quel desiderio.
anche «il genio poetico di ogni tempo e di ogni popolo» può «Tutto ciò che è umano ci riguarda», afferma san Paolo VI
essere considerato «quasi profezia dell’umanità» (Fides et nell’Ecclesiam Suam (101). Il compito dei discepoli è quello
Ratio, 33). Questa azione incontenibile dello Spirito lascia di accompagnare alla loro fonte sorgiva tutte queste
perplessi persino i più vicini: Giosuè nella prima lettura e espressioni profetiche dell’umano, con mani capaci di acco-
Giovanni nel Vangelo fanno un’unica richiesta: «Impedisci- glienza, con piedi disposti anche a cammini difficili, con oc-
li!», cioè “blocca, pota, circoscrivi!”. Ed è una preoccupazio- chi sempre chiari sul bene, da qualsiasi parte provenga.
ne genuinamente umana, perché noi siamo abituati a pen- Quando invece le nostre mani diventano muri che si ergo-
sare alle cose terrene, che devono restare nei loro argini, no tra noi e gli altri, i nostri piedi li puntiamo sul terreno
nei loro limiti, per non perdere vigore o, al contrario, per delle nostre prospettive (credendole le uniche possibili), e i
non diventare distruttive. Per lo Spirito però non funziona nostri occhi iniziano a soffrire di una pericolosa miopia spi-
così: proprio valicando i confini, rompendo i muri, amplian- rituale, questi stessi organi possono diventare per noi uno
do gli orizzonti acquista vigore e forza, fino a riempire tutta scandalo. Un inciampo, un impedimento a curare questi
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 17 |
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La logica
del
Regno
6 OTTOBRE 2024 | 27a domenica del Tempo Ordinario
D
opo aver giudicato come «cosa buona» ognuna «cuore indurito» (Mc w Prima lettura: Gen 2,18-24
delle sue creazioni, il primo giudizio negativo 10,5) che hanno adulte- w Salmo responsoriale:
che Dio esprime nella sacra Scrittura è riportato rato e offuscato la stabi- Sal 127
nella prima lettura della Liturgia della Parola di questa lità di un’unione nella Ci benedica il Signore
domenica: «Il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo quale Dio stesso è coin- tutti i giorni della nostra vita.
sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”» (Gen volto, e dalla quale, me- w Seconda lettura: Eb 2,9-11
w Vangelo: Mc 10,2-16
2,18). Adamo diventa così il signore del giardino all’in- diante quegli stessi
terno del quale Dio lo pone, e nel quale può dare un no- espedienti, era stato
me a tutti gli animali, similmente a come il Creatore ave- estromesso. di ALBERTO NAPOLITANO
va dato un nome alle cose da Lui create. Tuttavia, Dio ve- La radicalità di Gesù,
de che ad Adamo manca ancora un «aiuto», o meglio, schietta e senza ampol-
“un alleato” (parola che ricorre due volte nella lettura: losità, si distacca dagli
Gen 2,18 e 2,20). insegnamenti rabbinici
Rileggendo il testo, possiamo osservare come la crea- del suo tempo che ammettevano la separazione dopo il
zione della coppia nasce dallo sguardo compassionevole matrimonio. Se, infatti, nella comprensione del rapporto
di Dio sulla solitudine di Adamo. La donna, ultimo atto tra uomo e donna si rinuncia al riferimento al Signore e al
divino della creazione, non serve soltanto a compensare suo disegno inscritto nella creazione e nella complemen-
l’isolamento dell’uomo, ma ella sarà la causa del suo tarità tra i due generi, allora non restano che i rattoppi e
uscire dalle relazioni originarie, provocando un allonta- le pochezze scaturite da cuori induriti, che si fossilizzano
namento dal primo nucleo familiare e spingendo l’uomo su traguardi intermedi, e che si arrendono con troppa fa-
a formarne un nuovo inizio, con la sua donna, la sua “al- cilità di fronte alla fatica e al lavoro che richiede “la costru-
leata”. Lo stesso riferimento alla costola, cioè al fianco, ri- zione di un amore”, come diceva un cantautore italiano.
chiama la vicinanza, la prossimità, l’essere letteralmente L’espressione: «ciò che Dio ha congiunto» (Mc 10,9)
“fianco a fianco”, in un’alleanza nuova e stabile. può aiutare a sviluppare ulteriormente la nostra rifles-
Nel Vangelo di questa domenica Gesù cerca di ripor- sione. Nelle scelte d’amore definitive e totali, disinte-
tare l’attenzione dei suoi interlocutori al disegno origi- ressate e libere, il Signore viene ad abitare come in una
nale del Creatore e al fine per il quale il Signore Dio «ma- casa, nella quale la logica del Regno erige confini forti
schio e femmina li creò». Nella storia del rapporto tra uo- e precisi: l’amore è incondizionato oppure non è, a im-
mo e donna la debolezza e il peccato dell’uomo hanno magine dell’amore con il quale Dio, in Cristo, ha reden-
prodotto una serie di accorgimenti, provocati da un to il mondo.
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Pregai
e mi fu elargita
la Sapienza
13 OTTOBRE 2024 | 28a domenica del Tempo Ordinario
I
l settimo capitolo del libro della Sapienza, dal quale qualcosa di superiore, w Prima lettura: Sap 7,7-11
è tratta la prima lettura, segna l’inizio di una nuova sia rispetto ai beni ma- w Salmo responsoriale: Sal 89
parte dello stesso libro, nella quale l’autore introdu- teriali, di cui già gode, Saziaci, Signore, con il tuo
ce la figura di Salomone, il re saggio, che passa ora a de- sia rispetto all’osservan- amore: gioiremo per sempre.
scrivere gli interventi della Sapienza nella storia, in par- za dei precetti, che evi- w Seconda lettura: Eb 4,12-13
ticolare nella storia del popolo ebraico. Tra le prime cose dentemente non appa- w Vangelo: Mc 10,17-30
che il re elogia della sapienza c’è la sua origine divina: gano la sete di eternità
«pregai, e mi fu elargita la prudenza […] venne in me lo che ha nel cuore. Gesù
spirito di sapienza» (Sap 7,7). Il verbo “elargire”, nell’ori- intravede in questo in-
di ALBERTO NAPOLITANO
ginale greco indica un passivo di quelli che si possono terlocutore interessato
definire teologici, ovvero che rimandano a Dio. L’Autore alla vita eterna un po-
ci ricorda così che nessuno tra i beni che rendono felice tenziale discepolo, e gli
l’uomo possono essere considerati come un bene pro- propone di dare tutto ai poveri, per avere un tesoro in
prio e privato: tutto ciò che si pensa di possedere, in re- cielo. Pur guardando intensamente a questo ricco con
altà, è stato elargito da un Altro, ed è destinato ad arric- amore, Gesù non riesce a liberarlo dalla sua prigione di
chire altri. Se, infatti, i profani (i greci in particolare) rite- false sicurezze, di paure per il domani, di probabili ob-
nevano che la sapienza fosse principalmente frutto di blighi morali verso la famiglia.
meditazione, di ascesi e di lunghi cammini, la sapienza L’uomo ricco rimane come incastrato, bloccato tra il suo
giudaica si presentava come dono di Dio che veniva con- anelito ad un magis intuito e il peso dei ceppi al piede che
cesso a chi lo meritava e soprattutto a chi lo chiedeva. gli impediscono di puntare al «tesoro nel Regno dei cieli»
La sapienza di Dio viene presentata come un dono (Mc 10,21). Egli abbandona la scena del dialogo senza
stabilito per chi la stimava e la desiderava molto più di proferire altre parole. L’Evangelista nota la sua tristezza, e
un tesoro, e molto più del proprio benessere: «l’ho ama- Gesù indica che questo (non personale) insuccesso è im-
ta più della salute» (Sap 7,10). Questo dono, che sola- magine della distanza tra un ricco e il Regno dei cieli.
mente Dio può elargire, arricchisce la vita e il cuore «Quanto è difficile», afferma Cristo, «che un ricco entri
dell’uomo, e relativizza il valore di ogni altra cosa «insie- nel Regno dei cieli» (Mc 10,23). Il Signore Gesù ha dav-
me a lei mi sono venuti tutti i beni» (Sap 7,11). vero guardato con amore e profonda benevolenza alla vi-
Nell’episodio narrato nel Vangelo di Marco in questa ta di questo sconosciuto pieno di desideri ma imprepara-
domenica Gesù incontra un «tale» che «possedeva molti to, e ha visto la complessità dello sforzo che questi avreb-
beni» (Mc 10,22). Costui chiede a Gesù come ottenere be dovuto fare: entrare nel Regno significava allo stesso
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 21 |
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Servire
e dare
la vita
L
a liturgia di questa domenica ci offre testi che pos- siamo offrire qui in mo- w Prima lettura: Is 53,10-11
sono guidarci a una nuova comprensione del mi- do esaustivo. Possiamo, w Salmo responsoriale: Sal 32
stero della sofferenza. però, guardare al testo Donaci, Signore,
La prima lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, ri- del Vangelo di questa il tuo amore: in te speriamo.
porta alcuni versetti da uno dei “canti del servo”. Questi domenica e approfon- w Seconda lettura: Ef 4,14-16
w Vangelo: Mc 10,35-45
componimenti poetici presenti nell’ultima parte del li- dire il senso di questi
bro del profeta Isaia delineano il profilo di un servo scel- versetti del profeta Isaia
to da Dio che porta giustizia e luce alle nazioni, soffre da per ricevere un aiuto di ALBERTO NAPOLITANO
innocente e redime altri attraverso il suo sacrificio. Il pro- nella meditazione e
feta Isaia ci dice che questo servo è «giusto» agli occhi nella preghiera.
del Signore. Per l’Antico Testamento non c’è cosa più san- Il Vangelo di Marco (10,35-40) ci presenta una scena
ta che essere un uomo «giusto». Non soltanto il servo è che sembra lontana dal tema delle letture precedenti. I
giusto, ma è anche investito di una missione particolare: figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, chiedono a Gesù
egli renderà giusti gli altri facendosi carico delle loro ini- di concedere loro di sedere alla sua destra e alla sua si-
quità, e tutto questo avverrà «quando offrirà se stesso», nistra nella sua gloria. La risposta di Gesù è significativa:
ovvero dopo aver attraversato una profonda sofferenza. «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice
Questi versetti, utilizzati spesso dalla prima comuni- che io bevo, o essere battezzati nel battesimo con cui io
tà cristiana come testi profetici in relazione alla Passione sono battezzato?». Si parlerà nuovamente dello stesso
di Cristo, ci pongono di fronte a uno dei problemi più calice al Getsemani (cf. Mc 14,36), ed è chiaro che sia il
difficili da accettare per un credente, vale a dire il proble- calice sia il battesimo di cui parla Gesù rappresentano la
ma della sofferenza dell’innocente e del valore che tale sofferenza che Egli sta per sopportare, e che questa sof-
sofferenza ha agli occhi di Dio. Come mai, infatti, il giu- ferenza rientra nel disegno divino con un valore vicario.
sto deve soffrire? Non dovrebbero soffrire i peccatori, a Mentre Gesù vive la sua missione in modo radical-
motivo della loro ingiustizia? Cosa significa che al Signo- mente orientato alla realizzazione del Regno di Dio, i di-
re è «piaciuto prostrarlo con dolori» (Is 53,10)? scepoli ignorano quale sia la posta in gioco. La loro do-
Queste domande, che ritroviamo in parte anche nel manda relativa al poter sedere alla destra o alla sinistra
libro di Giobbe, richiedono, per una risposta adeguata, segnala che il loro cuore è abitato da un desiderio di glo-
una trattazione più ampia e approfondita, che non pos- ria, troppo legato all’aspirazione alla popolarità, all’otte-
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | 2 3 |
N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:13 Pagina 24
nimento del plauso e della stima della gente. Un tale de- lo stesso calice di Cristo e che saranno battezzati con il
siderio invade talvolta anche il cuore dei credenti di og- suo stesso battesimo non è dato sapere quale sarà il
gi, che, come gli apostoli, sono tentati dal bisogno di es- frutto di questo sacrificio. La comunione con la soffe-
sere popolari, stimati e amati da tanti. Alla radice di que- renza del «servo» di Dio richiede una piena libertà dal-
sto desiderio c’è probabilmente un dubbio sull’effettiva la pretesa di poter stipulare un’assicurazione sugli in-
utilità del cammino evangelico. Cosa ci guadagno nel- fortuni e sulla vita, quando si percorre la strada del
l’essere discepolo di Cristo? Detto con termini più popo- Vangelo: la via per comprendere in modo nuovo il mi-
lari, il gioco vale veramente la candela? stero della sofferenza è entrare – senza salvagente e
Il Signore ci ricorda che la vera gloria, quella che vi- senza piano di riserva – nel mistero del Figlio, che ha
vrà per sempre, non è ottenuta attraverso la ricerca del dato la sua vita per noi.
potere o del privilegio, ma attraverso la partecipazione La Lettera agli Ebrei (4,14-16) ci ricorda infine che
alla sua passione e alla sua croce. Alla logica del con- Gesù non è soltanto colui che soffre per noi, ma anche
correre con gli altri per accaparrarsi i posti migliori, Ge- colui che intercede per noi e che, comprendendo le no-
sù oppone la logica di chi sceglie liberamente di entra- stre debolezze, ci offre il suo sostegno. La sua piena par-
re in comunione con la sua sofferenza, non fine a se tecipazione alla condizione mortale dell’uomo infonde
stessa, ma per compiere la volontà di Dio e realizzare fiducia alle nostre sofferenze e ci incoraggia a cercare in
l’avvento del Regno. Anche per coloro che berranno al- Lui la forza per andare avanti.
grande dev’essere l’ultimo (Vangelo). Questo è ciò che croce presente nell’aula liturgica. Si potrebbe portala nel-
Cristo per primo ha fatto della sua vita: servo giusto del la processione d’ingresso e incensarla: essa è il segno del
Signore che è stato prostrato con dolore per rendere giu- grande sacrificio che ci ha redento e con il quale siamo se-
sti altri (prima lettura). Per questo possiamo accostarci a gnati nel battesimo.
lui con fiducia, sapendo di ricevere misericordia proprio Un altro modo per evidenziare la croce è richiamare il
perché il nostro sommo sacerdote è passato attraverso la popolo di Dio, con una breve monizione, a segnarsi ada-
passione e la morte per noi (seconda lettura). gio e con consapevolezza, all’inizio della celebrazione e
alla benedizione finale.
I testi della liturgia
Il formulario della 29 domenica del Tempo Ordinario
a
Memorandum
(MR, p. 291) sembra rispondere alla Liturgia della Parola Oggi si celebra la Giornata missionaria mondiale. Sul
come conseguenza diretta. sito della fondazione Missio si trova molto materiale utile,
Nell’eucologia torna come un filo rosso il servizio: in oltre al messaggio di papa Francesco: https://www.mis-
virtù dell’Eucaristia, possiamo chiedere il dono di servire sioitalia.it/ottobre-missionario-2024/.
Dio con cuore libero (sulle offerte) e sincero, consapevoli Domenica 20 ottobre in piazza S. Pietro il Papa canoniz-
che ciò è possibile se egli ci dona di orientare sempre a zerà alcuni nuovi santi. Suggeriamo di diffondere nelle no-
lui la nostra volontà (colletta). Inoltre abbiamo la certezza stre comunità la storia di questi nostri fratelli nella fede.
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24 || CELEBRIAMO IL SIGNORE - B | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | SETTEMBRE/OTTOBRE 2024
N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:13 Pagina 25
◄ La guarigione di Bartimeo,
olio su tela di Carl Heinrich Bloch, 1871.
Frederiksborg Castle
(Hillerød, Danimarca).
Rabbunì
che io veda
di nuovo
27 OTTOBRE 2024 | 30a domenica del Tempo Ordinario
O
ggi riflettiamo su una serie di letture che ci condu- nelle cose che riguarda- w Prima lettura: Ger 31,7-9
cono in un viaggio di speranza, redenzione e guari- no Dio, per offrire doni e w Salmo responsoriale:
gione. Attraverso le Scritture, siamo invitati a esplo- sacrifici per i peccati» (Eb Sal 125
rare il modo in cui Dio interviene nelle nostre vite, guidan- 5,1). L’autore della Lette- Grandi cose ha fatto
doci dalle tenebre alla luce e offrendoci una nuova visione ra mostra come il Signo- il Signore per noi.
w Seconda lettura: Eb 5,1-6
della nostra esistenza. re Gesù, salito alla gloria
w Vangelo: Mc 10,46-52
Il profeta Geremia ci trasporta in un tempo di grande del Padre, intercede per
speranza e consolazione: «Ecco, li riconduco dalla terra del noi, per i nostri peccati,
settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro in maniera molto più ef- di ALBERTO NAPOLITANO
sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ri- ficace di come avrebbe
torneranno qui in gran folla» (Ger 31,8). Questa è un’imma- fatto il sommo sacerdote
gine della restaurazione di Israele in ritorno dall’esilio. Non nel Tempio di Gerusa-
è soltanto un ritorno fisico alla terra dei padri, ma anche un lemme. Cristo compie la
ritorno spirituale al Signore. Se Dio, infatti, assicura loro il funzione di sacerdote perfettamente perché comprende le
ritorno alla Terra dei padri, vuol dire che Egli manterrà la nostre debolezze avendo condiviso la nostra umanità. Que-
sua promessa di guidare il suo popolo con tenerezza, pren- sto ci infonde la sicurezza che possiamo avvicinarci a Lui
dendosi cura di coloro che sono più vulnerabili. Questa pro- con fiducia, sapendo che Egli intercede per noi con compas-
messa di Dio si rivolge a tutti noi che speriamo in una vita sione e amore.
rinnovata, sotto la sua guida amorevole. Infine, il Vangelo di Marco (10,46-52) narra la storia del-
Il Salmo 125 continua questa tematica di speranza e fi- la guarigione di Bartimeo, cieco di Gerico. Questo episodio
ducia: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi». Questo sal- è ricco di significati. Prima di tutto è da notare la fede incrol-
mo ci ricorda che la nostra gioia non deriva dalle circostan- labile di Bartimeo. Nonostante le difficoltà e le critiche, non
ze mutevoli del mondo, ma dalla relazione con Dio. Se la perde mai la speranza. Questo ci insegna l’importanza di
cultura contemporanea respinge ogni forma di certezza su perseverare nella preghiera e nella fede, anche quando
Dio, etichettandola come radicale o integralista, questo sal- sembra che le risposte tardino ad arrivare.
mo ci invita a fare esperienza della bontà del Signore, rifu- In secondo luogo, notiamo la compassione di Gesù. Egli
gio e forza di quanti confidano in Lui. non ignora il grido di Bartimeo, ma si ferma e lo chiama. Dio
Nella Lettera agli Ebrei Cristo viene presentato come ve- ascolta sempre le nostre preghiere, come un padre solleci-
ro e unico sommo sacerdote: «Ogni sommo sacerdote, infat- tato dalle domande dei figli. Egli ci chiama a venire a Lui con
ti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito fiducia, pronti a ricevere la sua guarigione e la sua grazia.
(MR, p. 292) presenta delle formule piuttosto generiche. Francesco chiuderà il Sinodo dei vescovi sulla sinodalità.
Chiediamo a Dio di accrescere in noi le virtù teologali, in Preghiamo perché tutti possano accogliere con cuore
particolare l’amore alla sua volontà per poter ottenere i doni aperto e libero i risultati dell’assemblea sinodale.
delle sue promesse (colletta) e in questo, che è il servizio sa- Sabato 1° novembre si celebra la solennità di Tutti i
cerdotale della Chiesa, rendiamo gloria al suo nome (sulle Santi. Si avvisi la comunità degli orari delle celebrazioni,
offerte); si compirà così anche in noi la realtà del mistero pa- e anche di eventuali veglie di preghiera parrocchiali o
squale, reso presente nell’Eucaristia, del quale speriamo di diocesane che si vivranno il 31 ottobre in preparazione a
ottenere anche noi la pienezza (dopo la comunione). questa bella solennità.
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a gioia per i bambini è la percezione più naturale un incontro capace di immergerci nell’esperienza del
di una pienezza di relazione, l’emozione primaria Regno, dove i più piccoli sono onorati, amati e privilegia-
che caratterizza l’incontro con una persona cara. Un ti. Lasciare che i bambini vadano a Gesù, si siedano in-
incontro che è esperienza di pienezza fatta di stupore, torno all’altare, accompagnino i canti con gesti: sono se-
meraviglia, conoscenza del mondo. gni di festa, in coerenza con la gioia che viene da Dio, se-
gni che aiutano a vivere in profondità e serietà la cele-
brazione, perché serietà non significa rigidità.
Molto spesso però confondiamo la serietà con la rigi-
dità e la gioia con la confusione. Ma la gioia non crea
confusione, sono l’agitazione, la fretta, il rumore che la
generano. Perciò, se in un’assemblea si crea confusione,
è perché in quel momento si è poco coscienti del fatto
che la gioia del Signore esige profondità, serietà e non
rigidità. Il rimedio è rispettare il rito, che torna sem-
pre a ri-orientare verso Dio: la liturgia
non è un sistema rigido, ma serio
perché, attraverso un ritmo al-
ternante tra silenzio e dialo-
go, tra dinamicità e staticità,
agisce in profondità. I bam-
Ora, se nella Messa bini, allora, possono vivere
si può incontrare Dio, la Messa con una gioia
essa dovrebbe offrire al
bambino la possibilità di
fare esperienza concreta del-
la gioia; purtroppo non è così.
Forse abbiamo bisogno noi adulti di vi-
vere la gioia come la vivono i bambini: loro sanno co-
gliere la gioia come una “cosa seria”, come il frutto di
una relazione che si vive in profondità. I bambini san-
no perfettamente che la pienezza della gioia è Dio,
perciò sanno anche che la gioia che si dovrebbe vive-
re nella liturgia non è superficiale, ma profonda. For-
se siamo noi adulti a dover capire che le nostre cele-
brazioni non ci sono utili per passare un tempo in-
sieme, ma perché realizzano l’incontro tra noi e Dio,
▲ La gioia è la chiave perché anche i più piccoli entrino nella logica della liturgia come incontro con il loro amico più grande: Gesù.
orientata al culto del Signore quando la liturgia non di- ve l’artificiosità dei mezzi tecnologici, serve l’essenzialità,
venta un sistema rigido, ma rispetta il ritmo rituale. secondo la «nobile semplicità» , come indica la Costituzione
3
Uno dei più grandi pedagogisti e psicologi che ha stu- Sacrosantum Concilium del Concilio Vaticano II.
diato la realtà infantile, Jean Piaget, conferma che, fin dalla Serietà, ritmo, profondità, essenzialità: tutto questo si-
nascita, compaiono nel bambino comportamenti ritmati in gnifica celebrare il Signore nella gioia. Ma i bambini potran-
modo ciclico. Tuttavia, dopo circa sei mesi, liberandosi dai no capire questa gioia, solo quando ne faranno esperienza.
ritmi innati, gradualmente, il bambino acquisisce nuove
forme per comunicare . La liturgia, allora, essendo un siste-
1
menta del suo rapporto con Dio. lo, Bollati Boringhieri, Milano, 2013. Vedi anche J.PIAGET,
Ricercare nel ritmo rituale le dinamiche che permetto- Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicolo-
no, nell’esperienza, la condivisione della fede, aiuta a cele- gia. Einaudi, collana Piccola biblioteca Einaudi, Nuova
brare nella gioia e non nella confusione, nel ritmo e non serie, Torino, 2000.
nella rigidità. Una fase importante, allora, sarà la prepara- OMG 47: «Quando il popolo è radunato, mentre il sa-
2
zione alla Messa, vissuta come gioia che anticipa la pienez- cerdote fa il suo ingresso con il diacono e i ministri, si
za. Ma la gioia si sperimenta soprattutto nel radunarci in ce- inizia il canto d’ingresso. La funzione propria di questo
lebrazione, perciò fondamentale è il canto . Iniziare la Mes- canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire
2
sa con un canto gioioso, infatti, permette ai bambini di co- l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel
gliere la profondità e la serietà di riunirsi nel nome di Gesù. mistero del tempo liturgico o della festività, e accompa-
Anche terminare la Messa con un canto gioioso è fonda- gnare la processione del sacerdote e dei ministri».
mentale: la gioia che si sperimenta nella liturgia eucaristi- SC 34: «I riti splendano per nobile semplicità; siano tra-
3
ca, e in particolare nella comunione, si fa canto, annuncio, sparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripe-
memoria gioconda che rinnova la fede e trasforma il mon- tizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei
do. Si potrebbe, allora, coinvolgere i bambini nel canto: il fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spie-
suono delle diverse voci armonizzate, li può portare a fare gazioni».
esperienza della gioia come pienezza di relazione. Non ser-
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di VALENTINA ANGELUCCI
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e note di questo inno potrebbero riportarci alla
mente le tiepide atmosfere della notte di Natale,
ma questo antico testo ha da dirci anche qualcosa
in più sulla nostra liturgia e sul suo uso.
Il canto del Gloria in excelsis in origine non era desti-
nato esclusivamente alla celebrazione eucaristica, piut-
tosto la sua posizione doveva richiamare l’attuale Te
Deum: un canto di ringraziamento che a Roma veniva
usato nella Messa per particolari solennità .
1
Un po’ di storia
È noto che nell’ambito della liturgia romana il Liber
Pontificalis attribuisce l’introduzione del Gloria a Papa
Telesforo († 136) nella Messa della notte di Natale; Papa
Simmaco († 514) poi lo avrebbe esteso a tutte le dome-
niche e feste dei martiri pur rimanendo un privilegio del
vescovo, eccetto il caso di Pasqua e nel corteo solenne
che lo accompagnava a celebrare la prima Messa dopo
la sua ordinazione.
Nell’Ordo Romanus I esso veniva intonato dallo stes-
so Pontefice, a differenza del Kyrie che era intonato dalla
schola. Il movimento del Papa che si gira verso il popolo
per intonare il Gloria fa supporre che l’assemblea parteci-
passe al canto, anche se questa affermazione è ipotetica.
Pur senza analizzare tutte le fonti in questa sede, pos-
siamo affermare che c’è stato un tempo in cui il Gloria in
excelsis era un canto riservato alle celebrazioni presiedu-
te dal vescovo. Questo forse può dare un’idea di come
venisse considerato davvero il canto della festa per ec-
cellenza. Noi oggi consideriamo un’eccezione i giorni in
cui il Gloria manca nelle nostre domeniche, ma in realtà
storicamente era un’eccezione la sua presenza, era il se-
gno di una festa ancora più grande. Venne poi esteso
l’uso ai sacerdoti nel giorno di Pasqua e nel giorno della
loro ordinazione, come uno speciale privilegio.
Alla fine dell’XI secolo non troviamo più la differen- dal popolo alternativamente con la schola, oppure dalla
za tra vescovo e presbitero riguardo al canto dell’inno stessa schola. Se non lo si canta, viene recitato da tutti, o
angelico, ed esso resta come canto dei giorni festivi an- insieme o da due cori che si alternano. Lo si canta o si re-
che dopo il Messale emanato dal Concilio di Trento, do- cita nelle domeniche fuori del Tempo di Avvento e Qua-
ve si afferma che il Gloria in excelsis si canta nei giorni resima; e inoltre nelle solennità e feste, e in celebrazio-
in cui è previsto il Te Deum . Inoltre, il fatto che il Gloria
2
ni di particolare solennità».
non sia presente tutt’oggi nelle domeniche di Avvento Inoltre, questo canto non può essere sostituito da
e Quaresima è stato collegato all’indole penitenziale di un altro che sia simile, fa parte del cosiddetto “proprio”
queste domeniche, che non concorderebbe con il tono della Messa, cioè dei testi liturgici previsti dal Messale:
festivo di questo inno. le parole devono rimanere come la Chiesa oggi ce le
In realtà, seguendo una legge codificata dalla litur- consegna.
gia comparata per cui le solennità sono più conservati- L’aver concesso di poter usare forme musicali di va-
ve, probabilmente le domeniche di Avvento e Quaresi- rio genere, non deve dar adito all’ingenuità che per-
ma registrano una situazione antecedente in cui il Glo- mette di sostituire o di modificare ciò che non può es-
ria non era ancora parte integrante della celebrazione sere modificato. La liturgia che celebriamo prevede de-
eucaristica. gli ampi spazi per la cosiddetta creatività, ma vengono
ordinati per non dover sottostare alla dittatura del gu-
Note sul testo sto personale di qualcuno.
Non possiamo qui analizzare tutto il testo del Glo- Il Gloria, antichissima forma di canto cristiano, per-
ria, ma possiamo dare accenni per capirne la struttura. derebbe molto della sua natura se venisse proclamato
Il suo testo è rimasto quasi immutato nei secoli e già anziché cantato.
nei testi più antichi si trovano al suo interno le indica- L’inno della Liturgia delle Ore, a cui si rifà il Gloria in
zioni su come dovesse venire cantato, segno che pro- excelsis, non prevede un ritornello, cosa che invece di-
prio perché inno della festa, non si è mai pensato di venta il punto di forza degli altri inni: chi conosce le al-
proclamarlo ma lo si è sempre considerato come un se- tre quattro strofe dell’inno nazionale italiano? Le diver-
gno di giubilo. se versioni del Gloria che girano per le nostre parroc-
Anche se il suo incipit ci rimanda ai Vangeli che leg- chie spesso sono appesantite da un ritornello che, se da
giamo nel periodo natalizio, esso è squisitamente di ca- una parte vuole agevolare la partecipazione dell’as-
rattere pasquale e trinitario. Infatti, il Gloria è composto semblea, dall’altra snatura il senso rituale di questo
di una introduzione e di tre parti facilmente distinguibili: momento. Ma allo stesso modo, come troppo spesso
- nella prima parte l’inno si rivolge al Padre: «Noi ti ado- succede, nella liturgia un’alternativa che dovrebbe es-
riamo, ti benediciamo...» sere l’eccezione, diventa la regola. Così, invertendo il si-
- Dopo aver lodato il Padre, si loda il Figlio: «Signore, fi- gnificato di questa rubrica, il Gloria viene il più delle
glio Unigenito, Gesù Cristo...». volte recitato, perdendo tutto il suo spirito di esultanza.
- Infine, si ribadisce la potenza del Padre e del Figlio che Concludendo possiamo affermare: come sarebbe
regnano con lo Spirito Santo: «perché tu solo il Santo...». bello se le nostre assemblee, a volte smorte e spente,
trovassero nel canto del Gloria, la cui presenza tra i riti
La natura e l’uso del Gloria in excelsis iniziali è peculiare della tradizione romana, un mo-
Per quanto riguarda la natura di questo inno, l’Ordi- mento di esultanza festosa e di gioia piena, anticipo di
namento Generale del Messale Romano al n. 53 affer- quella del cielo che non avrà mai fine.
ma: «Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il
quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e
supplica Dio Padre e l’Agnello. Il testo di questo inno NOTE
non può essere sostituito con un altro. Viene iniziato dal
JUNGMANN, Missarum Sollemnia, 290.
1
sacerdote o, secondo l’opportunità, dal cantore o dalla
MR 1962, xxxi.
2
schola, ma viene cantato o da tutti simultaneamente o
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ul tema del Congresso è stato preparato dalla Com- tonio de Montesinos e di Leonidas Proaño Villalba, vesco-
missione teologica del Comitato locale, in collabo- vo di Riobamba, territorio con la più grande popolazione
razione con il Pontificio Comitato per i Congressi indigena dell’Ecuador. Le testimonianze di cristiani che
Eucaristici Internazionali, un documento di riflessione, hanno servito il Vangelo con la libertà dell’amore, sono
denominato Testo Base, che serve da traccia contenutisti- molto più eloquenti delle parole nel trasmettere la poten-
ca sia per le iniziative preparatorie al Congresso 2024 sia za dell’Eucaristia per creare fraternità, prossimità, solida-
per l’approfondimento tematico della sua settimana ce- rietà, guarigione delle ferite del mondo.
lebrativa. Si presenta come testo agile, breve, di facile let-
tura, adatto alla meditazione personale e da stimolo per Quattro chiavi di lettura
incontri di formazione e di riflessione a vari livelli. Il documento è anzitutto una finestra aperta sul tema
del Congresso di Quito. Aiuta a conoscere di che cosa si
Le fonti ispiratrici parlerà, quali argomenti saranno affrontati, che nodi ci
Il testo programmatico del Congresso tiene presenti interpellano e quali sfide ci aspettano, da quali scelte la-
due versanti ispiratori. Il primo è rappresentato dalle sciarci ispirare. Non è un’esposizione sistematica ed
fonti valide per tutti, al di là di legittime scuole teologi- esaustiva su che cosa sia l’Eucaristia nei suoi aspetti bi-
co-culturali: la sacra Scrittura, i documenti del Concilio blici, liturgici, dottrinali, spirituali e pastorali. Pur tenen-
Vaticano II, i libri liturgici (Missale Romanum, con l’Insti- do presenti tutti questi aspetti, il Testo Base non è un
tutio generalis e i Praenotanda dell’Ordo lectionum Mis- piccolo trattato o un manuale sull’Eucaristia: non vuole
sae; De Sacra Communione et de Cultu Mysterii Euchari- dire tutto il dicibile sul Mistero eucaristico, ma compie
stici extra Missam), il Magistero dei Papi e dei Vescovi, in delle scelte suggerite dal tema del Congresso, dal Paese
particolare l’episcopato latinoamericano, il Catechismo in cui si svolge e dal contesto socio-ecclesiale dell’Ame-
della Chiesa Cattolica; poiché il Mistero eucaristico ri- rica Latina. Se qualche lettore potrà avvertire evidente
guarda anche la pietà popolare, viene indicato il riferi- l’impronta latino-americana, si deve riconoscere che ciò
mento del Direttorio su pietà popolare e liturgia. costituisce un suo pregio. Del resto, esistono già ottime
Naturalmente, non essendo un trattato sull’Eucaristia, esposizioni sulla fede eucaristica della Chiesa.
queste fonti sono citate per accentuazione tematica. Ad Il Testo Base intende essere una riflessione “mirata”
esempio, di papa Francesco, ci sono rimandi alle encicli- sul tema della fraternità alla luce del Mistero eucaristico
che Evangelii gaudium e Fratelli tutti, alla Lettera aposto- e della sua portata dentro la Chiesa e per la sua missione
lica Desiderio desideravi, a passaggi di omelie e discorsi. nel mondo di oggi. In secondo luogo rappresenta un
Di san Giovanni Paolo II viene citata l’enciclica Ecclesia de orientamento concreto per prepararsi al Congresso e per
Eucharistia, mentre di Benedetto XVI l’esortazione aposto- vivere i giorni del suo svolgimento. Come ogni evento,
lica Sacramentum caritatis e l’enciclica Deus caritas est. anche questo porterà frutto nella misura in cui chi vi par-
Il secondo versante, intenzionalmente considerato tecipa, personalmente o via social, giungerà preparato,
per sottolineare l’importanza di coniugare l’Eucaristia con cioè capace di ricevere dagli altri e di offrire loro qualco-
l’esperienza vissuta, è rappresentato dalla testimonianza sa di suo, condizione affinché ci sia l’arricchente scambio
di persone che hanno saputo tradurre il mistero celebrato reciproco. Viene tracciata la strada della riflessione co-
all’altare in scelte di vita cristiana. Sono descritte le figure mune, al fine di non disperdersi in vari rivoli ma di ap-
di sant’Oscar Romero († 1980), del frate domenicano An- profondire un itinerario condiviso.
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In terzo luogo il Testo Base è destinato a tutti coloro In quarto luogo è uno strumento di comunione, nel
che, a vario titolo e in diverso modo, sono e possono es- senso che favorisce la comune riflessione sul tema del
sere coinvolti nel Congresso. Anzitutto è rivolto alle Chie- Congresso di Quito da parte dei vari Paesi e continenti.
se dell’Ecuador, come ai delegati diocesani e ai rappre- Infatti, il Congresso internazionale che è organizzato da
sentanti nazionali per i Congressi Eucaristici, ai membri una Chiesa particolare, in Ecuador, risuona come invito
di Istituti e comunità religiose con carisma eucaristico, ai rivolto ad altre Chiese di convenire in unum da ogni pae-
responsabili e ai membri di confraternite, movimenti, se e lingua per celebrare insieme l’Eucaristia e lasciarsi
associazioni clericali e laicali connotati da spiritualità eu- interpellare dal suo Mistero, vivendo l’esperienza della
caristica. Non è pertanto un testo per specialisti in teolo- comunione fraterna.
gia né destinato a qualche categoria di persone, ma è di
larga fruizione essendo pensato per il popolo di Dio. Struttura e contenuti del Testo Base
La riflessione sviluppata nel documento è scandita in
tre parti. L’Introduzione e la Conclusione sono entrambe
sottotitolate con le stesse parole di Gesù: «Voi siete tutti
fratelli» (Mt 23,8), che non sono un consiglio né un’esor-
tazione per i più volenterosi. Suonano invece quale pre-
ciso invito a prendere coscienza di un dato oggettivo, in-
scritto nella nostra umanità, e dunque quale mandato
da praticare, perseguendolo con priorità. Questo chiaro
monito fa parte di un più ampio discorso di Gesù davanti
all’ipocrisia che impedisce di crescere in umanità, secon-
do l’originale disegno del Creatore. Gesù va al cuore del
problema, lì dove nascono e si incancreniscono le frattu-
re e le separazioni tra uomo e Dio e tra uomo e uomo. Ec-
co la frase intera di Gesù, valida per i suoi discepoli di ie-
ri e di oggi: «Voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno
solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chia-
mate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo
è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare
“guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi
tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esal-
terà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Mt
23,8-12). Se il contesto di queste parole non è diretta-
mente “eucaristico”, non si fatica a leggerle alla luce del
Mistero eucaristico, come fa il Testo Base, mettendo a
fuoco il fine per cui celebriamo l’Eucaristia, ossia «perché
diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito» (Pre-
ghiera eucaristica III).
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L’Introduzione è titolata «un sogno di fraternità», la L’esposizione è scandita da tre accenti. Anzitutto «Il
Conclusione invece recita «un salmo di fraternità». Tra il disegno creatore di Dio: figli e fratelli»: poiché siamo ve-
sogno (desiderio, ideale, progetto, traguardo) e il salmo nuti al mondo per volontà altrui, dobbiamo rifarci a Chi
(lode, ringraziamento, preghiera, impegno, esperienza), detiene il progetto della creazione per coglierne il signi-
si dispiegano le sfide da affrontare, le aperture da colti- ficato. Mettendoci in ascolto della rivelazione biblica,
vare, le conversioni da compiere, le vie da percorrere, possiamo conoscere che c’è una Fonte di vita, un Autore,
l’esperienza eucaristica da assimilare nella vita dei cre- e che gli uomini sono “figli dello stesso Padre”, perciò
denti e delle comunità. vincolati gli uni agli altri e all’intera creazione.
L’Introduzione (nn. 1-11) presenta il tema del Con- Il secondo accento, «Il peccato: rottura
gresso, il suo obiettivo, l’appello a una vita fraterna sia del rapporto con Dio», ricorda che le
dentro la Chiesa, in cammino sinodale, sia nel contesto relazioni fondanti e originali –
socio-politico odierno, segnato da tensioni fratricide di filiale con Dio, fraterna con
cui siamo testimoni, dall’Ecuador all’America Latina, al- gli uomini, armonica
l’Europa e al Medio Oriente e all’Africa. con il creato – sono
Abbiamo bisogno della grazia che viene dal cielo e andate in frantumi.
dell’impegno di tutti. L’esperienza della ferita, fuori e La conseguen-
dentro il cuore umano, viene da lontano, è realtà delle za è ormai una si-
origini. Da discepoli di Gesù, crediamo che la Pasqua del tuazione al con-
Signore, morto e risorto, ha sanato la ferita originaria trario, ossia «La
coinvolgendoci con lui nell’opera di riconciliazione del- fraternità sfigura-
l’intero universo. ta: da fratelli a ne-
In quest’ottica «il Congresso eucaristico è un momen- mici». Da questo ter-
to di grazia che ci permette di ravvivare il dono di Dio e di zo accento si percepi-
riconoscere che tutti i popoli, abbracciati dall’amore euca- sce il rovesciamento
ristico che sgorga dal Cuore di Cristo, sono fratelli, figli di dell’ordine delle cose in cui
uno stesso Padre, costruttori di fraternità. Fraternità tra gli ci dibattiamo, conosciuto per
uomini e fraternità con il creato» (n. 3). esperienza anche dentro la Chiesa, la
quale è anch’essa «un popolo ferito», non
«Una fraternità ferita» esente da ostilità e crimini (nn. 18-19).
La prima parte del Testo Base (nn. 12-21) porta a Dio non resta tuttavia in silenzio, ma continua a far ri-
prendere coscienza della condizione drammatica in cui suonare che siamo «chiamati alla riconciliazione». Nei
cammina l’umanità, in ogni tempo e spazio, a motivo momenti bui della storia dei popoli lo Spirito ha suscita-
della separazione dal disegno del Creatore che ci ha to luci, gesti, persone capaci di indicare la direzione del
pensati, dall’inizio, quali figli suoi e fratelli tra di noi. cammino, secondo l’originale divino pensiero. Così, la
L’interrogativo: «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9), posto da prima parte termina richiamando la testimonianza di
Dio a Caino dopo l’omicidio del fratello Abele, ci inter- sant’Oscar Arnulfo Romero († 1980), che ha confermato
pella ancora oggi nelle inimicizie che in mille modi ci con il sangue l’appello ad obbedire alla legge divina del-
dividono gli uni dagli altri. la fraternità, pronunciato durante l’Eucaristia domenica-
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le: «Fratelli, voi che siete del nostro stesso popolo, uccide- Eva la dignità di rivolgersi a Dio riconoscendolo come
te i vostri stessi fratelli contadini ma, davanti all’ordine di Padre: «Abba! Grido fraterno dei figli nel Figlio» (n. 24).
uccidere dato da un uomo, deve prevalere la Legge di Dio Battezzati in Cristo, cresciamo come membra del suo
che dice: Non uccidere! Nessun soldato è obbligato a ob- Corpo mistico attraverso la partecipazione ai divini mi-
bedire a un ordine contrario alla Legge di Dio» (n. 20). steri, reale presenza del Signore Gesù – nella Parola che
ascoltiamo e nel Pane e Vino consacrati a cui comuni-
«La fraternità realizzata in Cristo» chiamo – tra noi e per noi. In verità, l’Eucaristia è fonte e
La seconda parte (nn. 22-39) è siglata biblicamente culmine della fraternità.
dall’esclamazione salmica: «Come è bello e La celebrazione del Mistero – mensa della Parola e
come è dolce che i fratelli vivano in- mensa del Pane – ci affratella tutti in Cristo! Lo ricorda il
sieme» (Sal 133,1), che ben secondo accento: «Eucaristia: fraternità realizzata», po-
traduce l’esperienza cele- nendo in luce la dimensione comunitaria dell’azione li-
brativa dei santi misteri turgica, ossia dell’agire e parlare come comunità e non
nell’assemblea euca- privatamente come singoli individui. Poiché la liturgia
ristica della Chiesa. non esaurisce tutta la vita spirituale (cf. SC 12), la frater-
Alla luce del- nità in Cristo è prolungata e approfondita dal popolo
l’opera riconcilia- credente anche con il culto eucaristico fuori della Messa:
trice del Figlio di si ricorda l’adorazione eucaristica, le devozioni eucaristi-
Dio fatto uomo, che secondo le consuetudini locali e la ricchezza espres-
«dalle cui piaghe siva della pietà popolare (n. 34).
siamo stati guari- Il terzo accento cade sulla coscienza, sempre da tene-
ti» (Is 53,5), l’espo- re viva, che «la fraternità senza gli ultimi non è fraternità»
sizione si focalizza su (nn. 35-39). L’esempio di vita datoci da Gesù e l’insegna-
alcune dimensioni pe- mento impartitoci nel Vangelo non lasciano dubbi sulla
culiari della celebrazione vocazione di non escludere nessuno ma includere tutti,
eucaristica. La sorgente risana- senza scartare o privilegiare, poiché Cristo si identifica
trice scaturita dal Cuore ferito di Cri- con l’affamato, l’assetato, il perseguitato, il malato, l’ulti-
sto in Croce ci raggiunge infatti inesauribil- mo, il ferito, l’abbandonato (cf. Mt 25,31-45). La Chiesa
mente attraverso la celebrazione dell’Eucaristia: ascoltare impara dall’Eucaristia a essere «una tenda per tutti».
la stessa parola del Signore, comunicare al suo Corpo e al Nel ricordare che l’opzione preferenziale per i più po-
suo Sangue, significa riconoscerci in-con-per Cristo figli veri ed emarginati ha caratterizzato la riflessione teolo-
dello stesso Padre e fratelli tra di noi. gica e l’azione pastorale della Chiesa latinoamericana, si
Il tema del Congresso viene così letto “eucaristica- fa risuonare il grido profetico alzato a favore degli in-
mente” secondo tre accenti. Il primo, «L’Eucaristia: ricapi- dios, proprio durante la Messa, nel lontano 1551, dal
tolazione della storia», richiama il mistero salvifico di Cri- domenicano Antonio de Montesinos: il suo appello e i
sto che ha fatto fare Pasqua al mondo intero. Il suo atteg- suoi taglienti interrogativi sulla fraternità umana inter-
giamento filiale nei confronti del Padre celeste, risana la pellano ancora oggi le nostre coscienze cristiane, sia per-
disobbedienza antica, restituendo ai figli di Adamo ed sonali sia collettive (nn. 38-39).
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«Fraternità per sanare il mondo» cazione sono lievito di guarigione nella pasta del mon-
Infine, la terza parte (nn. 40-53) provoca a tradurre nella do. La Messa, infatti non termina con l’Andate in pace. La
nostra vita il mistero celebrato all’altare: comunicare al Cor- celebrazione rende presente Cristo nei santi segni affin-
po di Cristo significa diventare, nelle ferite del mondo in cui ché, comunicandosi a noi, egli trovi espressione credibi-
viviamo, testimoni della guarigione che egli dona. L’impe- le nella vita di chi vi ha partecipato. In verità, che cosa
gno pratico riguarda ciascuno, senza giustificazioni e dele- dovrebbe essere la nostra vita cristiana se non «una Mes-
ghe, come richiamato dalla citazione evangelica scelta per sa prolungata»? (cf. n. 50).
orientare il messaggio, costituita dalle parole di Gesù ai di- La testimonianza che diamo al di fuori della chiesa
scepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13). rende credibile l’Eucaristia che celebriamo in chiesa. Lo
Sono ancora tre gli accenti che segnano lo sviluppo ricorda l’esempio di vita narrato al termine della terza
della terza parte. Anzitutto si attira l’attenzione su «ricon- parte del Testo Base, offerto dalla comunità cristiana di
ciliazione e violenza», consapevoli che viviamo in situa- Riobamba, sotto la guida del vescovo Leonidas Proaño
zioni di ostilità che contraddicono e ostacolano la frater- Villalba, segnata dalla comunione fraterna alimentata
nità. La chiave cristiana che apre vie concrete di fraterni- dall’Eucaristia (n. 52).
tà, lontano dall’imitazione del carnefice o della vittima
rancorosa, è quella del perdono praticato e insegnato da Conclusione
Gesù, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo La lettura del Testo Base aiuterà a scorgere, tra le ri-
(cf. n. 42). La fraternità chiede di ascoltare la voce delle ghe, la portata liturgica del Congresso Eucaristico Inter-
vittime, e porta a costruire insieme perseguendo la logi- nazionale e insieme il nesso inscindibile che intercorre
ca della gratuità e non della rivalità. tra Mistero creduto, celebrato e vissuto nel tempo pre-
Il secondo accento verte su «creazione e fratellanza sente. A imprimere il Mistero nel vissuto quotidiano del
universale». Gesù non è venuto a risolvere i nostri dram- popolo di Dio, impastato di gioia e dolore, attese e spe-
matici problemi umani con la bacchetta magica, ma a ranze, contribuisce pure la ricchezza della pietà popola-
darci l’esempio di come affrontarli, affinché possiamo im- re, così amata dalle comunità latinoamericane.
parare da lui i segreti che rendono possibile l’impossibi- Anche la portata mariana della fede in Cristo affiora
le. Tra questi le virtù evangeliche dell’umiltà e della tene- nel documento programmatico di Quito 2024. È nota la
rezza. La fratellanza universale non è una chimera ma di- rilevanza dei santuari mariani e di venerate immagini
venta possibile nella misura in cui ci lasciamo “eucaristi- della Vergine, testimonianze vive dell’attaccamento dei
camente” plasmare la vita dalla potenza dei santi misteri popoli alla Vergine Maria. Nominandola discretamente,
che celebriamo. L’Eucaristia ci rende artigiani di quella il Testo Base rammenta che l’Eucaristia chiama diretta-
fraternità che abbraccia tutti e tutto, compiendo piccoli mente in causa la Madre del Signore e della Chiesa.
ma reali passi nella direzione giusta, prendendoci cura Infine, poiché la celebrazione eucaristica apre alla co-
anche della salvaguardia del “ferito” pianeta terra. munione con la Chiesa vivente nella città del Cielo, il Te-
In questa linea, tutta la Chiesa è interpellata, essen- sto Base fa memoria di santa Marianita di Gesù e del
do tutta chiamata – ricorda il terzo accento – a dare «testi- beato Emilio Moscoso, figli esemplari dell’Ecuador, che
monianza della guarigione del mondo». La forza risana- hanno diffuso nel mondo il profumo eucaristico dei cieli
trice dell’Eucaristia si gioca nella condotta di uomini e nuovi e della terra nuova, dove ogni ferita sarà risanata
donne che, diventati “eucaristici”, secondo la propria vo- e ogni lacrima asciugata.
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S P E C I A L E C O N G R E S S O
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Preghiera
Le parole della Sacrosanctum Concilium
di PIERANGELO MURONI
L
a Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium La Sacrosanctum Concilium, infatti, inquadra innanzi-
dedica l’intero capitolo IV a quella che i Principi e tutto l’Ufficio divino in una cornice teologico spirituale,
norme per la Liturgia delle Ore al n. 1 definiscono indicandolo come quell’inno di origine trinitaria introdot-
«la preghiera pubblica e comune del popolo di Dio»: l’Uf- to da Cristo sulla terra, rendendone così partecipe l’uma-
ficio divino. Nell’analisi dell’impostazione di questo do- nità: «Cristo Gesù, il sommo sacerdote della nuova ed eter-
cumento, nonché delle riflessioni riguardanti tale mate- na alleanza, prendendo la natura umana, ha introdotto in
ria e le sue conseguenze celebrative in seguito alla rifor- questo esilio terrestre quell’inno che viene eternamente
ma liturgica, non si può non tener conto del fatto che cantato nelle dimore celesti. Egli unisce a sé tutta l’umani-
l’Ufficio divino stava vivendo una fase critica. Prima del tà e se l’associa nell’elevare questo divino canto di lode» .
1
Vaticano II, infatti, esso risentiva di una certa clericalizza- L’“Ufficio divino” (questo è il titolo e la terminologia
zione, giacché annoverato come preghiera riservata al usata dalla Costituzione liturgica per indicare la preghiera
clero o comunque agli istituti religiosi o alle comunità della Chiesa) diventerà perciò, con l’attuazione della rifor-
monastiche, estromettendo così il popolo di Dio; soffriva ma, “Liturgia delle Ore”. La Sacrosanctum Concilium, infat-
una sorta di privatizzazione, avendo perso il carattere di ti, ci fa comprendere che la preghiera della Chiesa è in-
“preghiera” comunitaria per ridursi a una “recita” indivi- nanzitutto una preghiera liturgica: è liturgia! Essa, infatti,
duale; era venuto meno il carattere proprio di “preghie- in quanto opera di Cristo, è esercizio della sua funzione
ra” per assurgere piuttosto a quella di un “obbligo” da sacerdotale per mezzo della Chiesa «che loda il Signore
assolvere giornalmente, il più celermente possibile. incessantemente e intercede per la salvezza del mondo
Il Concilio Vaticano II, specie con la riforma liturgica, non solo con la celebrazione dell’Eucaristia, ma anche in
metterà in risalto la Liturgia delle Ore con i suoi caratteri altri modi, specialmente recitando l’ufficio divino» .
2
originari squisitamente teologici, liturgici, ecclesiali e La Liturgia delle Ore, secondo la Tradizione cristiana, è
spirituali assunti dalla Tradizione della Chiesa, ripulen- ordinata, infatti, alla santificazione del corso del giorno e
dola da tutte quelle aggiunte (spesso frutto di imposta- della notte per mezzo della lode divina e, con la santifica-
zioni soggettive o devozionali) che nel frattempo vi si zione della giornata, alla santificazione dell’uomo stesso.
erano sedimentate sopra. Quando poi a celebrare questo canto di lode è tutta la co-
NOTE
CONCILIO VATICANO II, Costituzione liturgica Sacrosanctum
1
SC 88.
4
SC 90.
5
Cf. SC 92-93.
6
È in vendita nei centri di Apostolato Liturgico
SC 100.
7
e nei negozi specializzati in articoli religiosi di ogni città.
In questo numero:
La ricorrenza dei 40 anni dalla revisione del Concordato è Campus Santa Monica: riuso e trasformazione di un ex Monastero
particolarmente importante sia per non perdere la memoria a Cremona. L’essenza di un Campus Universitario è quello di
storica degli eventi, dei contenuti culturali e delle vicende che essere la “casa” di una comunità ideale che persegue
hanno prodotto, sia per fare una rilettura degli aspetti positivi conoscenza e formazione di una città nella città.
e negativi con lo scopo di una fruttuosa progettazione del arch. Lamberto Rossi
cammino ancora da compiere. Di questo parleremo nel
prossimo convegno “XL Concordato. 40 anni di intese e Diventa importante mettere in atto strategie e azioni mirate alla
progetti per la promozione dei Beni Culturali Ecclesiastici” conservazione del proprio patrimonio culturale attraverso una
che si terrà a Catania nel prossimo mese di maggio. corretta attività di prevenzione e di valorizzazione.
Don Luca Franceschini Un fattore importante è la consapevolezza del valore del
Direttore Ufficio Nazionale per i patrimonio da parte della comunità che in esso si identifica.
Beni Culturali e l'Edilizia di Culto della CEI Bisogna sostenere una continua attività di “informazione”
e “formazione”, perché la sopravvivenza del patrimonio
è legata in modo diretto alla conoscenza del bene stesso.
Il Baldacchino di San Pietro è il cardine intorno al quale ruota arch. Caterina Parrello
l’intera architettura della Basilica. Ha una grande importanza Direttore Editoriale CHIESA OGGI
a livello artistico, culturale, simbolico e, soprattutto,
spirituale. Il senso del restauro è proprio questo: Nel mondo dell'architettura e del restauro, il recupero
rendere fruibili e belli i luoghi dello spirito, poiché la via conservativo dei beni culturali rappresenta una sfida
della bellezza è una strada che conduce a Dio. affascinante e una responsabilità ineludibile. Questo compito,
I lavori termineranno in tempo per il Giubileo 2025. particolarmente quando si tratta di opere legate alla Chiesa,
Padre Enzo Fortunato richiede non solo competenze tecniche elevate ma anche una
Direttore della Comunicazione della Basilica di San Pietro profonda sensibilità storica e culturale.
arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini
Direttore Responsabile CHIESA OGGI
In copertina:
CHIESA OGGI n.125
La nuova Chiesa "Redemtoris Mater"a Cinisi (PA)
Studio Kuadra - Arch. Manuel Giuliano,
Arch. Giorgia Angonova Menardi, Arch. Andrea
Grottaroli, Designer Roberto Operti
Foto Moreno Maggi
ACQUISTO WHATSAPP
Con carta di credito o bonifico bancario
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Il direttore di coro
di VALERIA DI GRIGOLI
U
no dei ruoli chiave nella celebrazione liturgica, in- 2. il musicista: con diploma strumentale o vocale che
sieme al celebrante, ai ministranti, al coro, al salmi- mette il suo bagaglio di conoscenze a disposizione per-
sta, agli strumentisti, è quello del direttore di coro ché coinvolto e frequentatore dalla parrocchia;
liturgico. Questa figura, che trova le sue origini nel mae- 3. il direttore professionista: colui che ha completato il
stro di cappella, ha subìto una notevole evoluzione soprat- percorso di studi in Conservatorio o Scuole Diocesane di
tutto dopo il Concilio Vaticano II. Musica Sacra.
Storicamente, il maestro di cappella era responsabile I percorsi formativi per diventare direttore di coro litur-
della musica all’interno delle cappelle e delle cattedrali, gico possono variare notevolmente. I Conservatori offrono
spesso componendo e dirigendo le esecuzioni musicali. corsi di direzione corale e composizione, mentre le Scuole
Con il Concilio Vaticano II, la partecipazione attiva dei laici Diocesane di Musica Sacra forniscono una formazione spe-
alla liturgia ha portato alla nascita della figura del diretto- cifica alla musica liturgica, includendo corsi sulla liturgia,
re di coro liturgico come ministerialità laica. sulla teologia, sul canto sacro. Questi percorsi formativi,
Ma chi è oggi il direttore di coro liturgico? Le realtà non solo migliorano le competenze musicali, ma fornisco-
parrocchiali ci presentano almeno tre situazioni: no anche una solida base liturgica necessaria per compren-
1. l’amatore: una persona senza alcuna formazione pro- dere il contesto in cui la musica e il canto saranno eseguiti.
fessionale che, con amore e gratuità, assume questo Per essere un buon direttore di coro liturgico non ba-
ruolo; sta la sola conoscenza musicale, bisognerà comprendere
Quando il Maestro
ti attende al pozzo
Dall’incontro alla testimonianza (Gv 4,5-42)
di ELENA BOSETTI sjbp
SETTEMB RE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | LE DONNE DEL VANGELO | 45 |
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- c’è un dialogo a proposito dell’acqua; Ed eccola al pozzo. C’è un uomo, uno straniero. Lei
- c’è un segno (o conversazione) sull’identità dell’uomo; non dice parola. Lui invece avanza subito una richiesta:
- la donna corre a casa a dare la notizia; «Dammi da bere». Con arte sottile l’evangelista Giovanni
- lo straniero viene invitato a casa; comincia così uno dei dialoghi più belli del Vangelo. È
- seguono il pranzo e le nozze. Gesù che prende l’iniziativa; è lui che “provoca” la don-
È al pozzo che il servo di Abramo, inviato dal patriarca na. Ma a un certo punto è lei che prende in mano il ban-
a Nacor in Mesopotamia per scegliere una moglie al figlio dolo della matassa e dirige la conversazione. E alla fine
Isacco, incontra la splendida Rebecca (cf. Gen 24,10-51). è Gesù l’interrogato. A questa donna, e solo a lei, egli di-
Anche Giacobbe mentre era in cammino verso Carran chiara espressamente di essere il Messia.
si ferma al pozzo dove incontra Rachele, la bella pastora:
subito Giacobbe srotola la pietra che copriva il pozzo, at- Se tu conoscessi il dono di Dio...
tinge acqua per le pecore di Rachele che diventerà sua Sulle prime la donna prende le distanze. La richiesta
sposa, un amore a prima vista (cf. Gen 29,9-14). dello sconosciuto suona contro le regole sociali: «Come
Similmente Mosè, straniero e fuggiasco in terra di Ma- mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una
dian, si ferma al pozzo dove incontra sette sorelle che attin- donna samaritana?» (Gv 4,9). L’Evangelista annota che tra
gono acqua per abbeverare il gregge. Mosè le difende con- giudei e samaritani non correva buon sangue. Per ragioni
tro alcuni pastori che vorrebbero fare i prepotenti, e una di politiche e religiose. I samaritani avevano costruito un
quelle sette giovani diventerà sua moglie (cf. Es 2,15-22). tempio sul monte Garizim e sostenevano che era quello il
Giovanni richiama diversi elementi di queste storie legittimo luogo di culto. I giudei li ritenevano mezzo pa-
ambientate al pozzo. Come Giacobbe e Mosè, anche Ge- gani e idolatri. La donna dunque si meraviglia che un giu-
sù si trova in viaggio ed è considerato uno “straniero” deo le rivolga la parola, e che in più avanzi una richiesta.
dalla donna di Samaria (lo ritiene infatti un “giudeo”). Come reagisce Gesù? Non offre spiegazioni di tipo
Da un lato il racconto giovanneo segue lo schema socio-politico, ma solleva il dubbio. Lei lo ha appena de-
delle storie bibliche ambientate al pozzo, d’altro lato pe- finito “un giudeo”, lui avanza una riserva: «Se tu cono-
rò la conclusione è decisamente nuova. E tuttavia, come scessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da
vedremo, il tema delle nozze non è affatto assente e in- bere!» (Gv 4,9-10). Dunque lei propriamente non sa chi
vita ad approfondire la prospettiva sponsale introdotta a lui sia. Non conosce quel dono di Dio che le sta innanzi.
Cana (cf. Gv 2,1-11) e rafforzata dalla testimonianza del Se lo conoscesse, allora sarebbe lei a chiedergli acqua.
Battista che qualifica il Cristo come “sposo” e sé stesso
come «l’amico dello sposo» (Gv 3,29).
La donna ascolta incuriosita: dono di Dio, acqua vi- Va notato che la samaritana non si offende. Anzi, la
va… Che strano modo di ragionare quello straniero, conoscenza che Gesù mostra di avere della sua vita le fa
sembra mancare totalmente di concretezza: «Signore, aprire gli occhi sull’identità misteriosa di lui: «Signore,
non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi vedo che tu sei un profeta!» (Gv 4,19). Può sembrare che,
dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del no- furbescamente, la donna cambi il discorso. Ma non è co-
stro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui sì, non è affatto una furbetta che comincia a parlare di
con i suoi figli e il suo bestiame?» (Gv 4,11-12). teologia per evitare di fare chiarezza nella propria vita.
Gesù non spiega cosa intendeva dire. Non spiega il Gesù ha mostrato di conoscere la sua storia in un modo
significato di “dono” e di “acqua viva”. Continua con il lin- così intimo che solo Dio, o un uomo di Dio quale il pro-
guaggio enigmatico, accendendo il desiderio: «Chiun- feta, può farlo. La donna riconosce dunque Gesù quale
que beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà profeta. E come tale egli ha molto di più da rivelare.
dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete...» (Gv 4,13). Che la dinamica narrativa funzioni in questo modo lo
Lei reagisce allora prontamente: «Signore, dammi si coglie dal seguito del brano. Gesù infatti non rimpro-
quest’acqua, perché io non abbia più sete!» (Gv 4,15). vera la donna di aver cambiato discorso eludendo la sua
Gesù ha fatto centro: ha toccato le corde profonde del richiesta. Invece le risponde a tono, passando a una rive-
desiderio. lazione meno enigmatica e più esplicita: «Credimi, don-
na, viene l’ora in cui né su questo monte né in Gerusa-
lemme adorerete il Padre… Dio è spirito, e quelli che lo
adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,21-24).
La Samaritana aveva chiesto “dove” adorare, e Gesù
risponde passando dal dove al “come”. Il dove è ormai
del tutto secondario, ciò che importa è il come: «in spi-
rito e verità». La donna replica: «So che deve venire il
Messia». E a questo punto Gesù scopre la sua vera iden-
tità: «Sono io, che parlo con te» (Gv 4,25-26).
La scena si anima. Arrivano i discepoli e si meraviglia-
no che il loro Maestro stia parlando con una donna. Si
trattengono però dal fare domande. Lei del resto scappa
via. Si dimentica perfino la brocca dell’acqua. Ormai ha
bevuto l’acqua viva che Gesù le aveva promesso e non
ha tempo da perdere. È in possesso di una notizia troppo
bella, deve comunicarla! Corre in città e si sperimenta li-
bera. Non deve più fuggire via dalla sua storia persona-
le. Ciò che fino a ieri era motivo di umiliazione e di ver-
gogna, oggi può essere raccontato liberamente. Anzi, di-
Dal dove al come venta la base stessa della testimonianza e dell’annuncio:
Il dialogo segna ora un tornante. Il Mae- «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello
stro avanza una richiesta nuova: «Va’ a chia- che ho fatto. Che sia lui il Cristo?» (Gv 4,29). La sua testi-
mare tuo marito e ritorna qui» (Gv 4,16). Po- monianza è contagiosa, provoca a “uscire” (linguaggio
vera donna! Era uscita a mezzogiorno per ri- esodale) dalla città per andare da Gesù.
sparmiarsi sorrisi, commenti e illazioni. Ed Notiamo che la Samaritana ha imparato il metodo
ecco uno sconosciuto che intavola l’argo- di Gesù: non dà risposte preconfezionate, ma piuttosto
mento cruciale. «Io non ho marito», rispon- suscita desiderio e attiva la ricerca ponendo una do-
de veloce. E Gesù di rimando: «Hai detto be- manda: «Che sia lui il Cristo?».
ne... Infatti, hai avuto cinque mariti e quello Viene da chiederci: e noi abbiamo imparato il meto-
che hai ora non è tuo marito» (Gv 4,17-18). do di Gesù?
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Il discepolo
sotto la Parola
Il Salmo 118 (ebr. 119)
di LUCIANA RUATTA
U
na relazione di familiarità con la Parola è un altro (Sal 106/ebr 107,20). Viva ed efficace, penetra in profon-
tratto fondamentale del discepolo. La Costituzio- dità e vede le intenzioni profonde (cf. Eb 4,12-13); regola
ne Sacrosanctum Concilium (= SC) sottolinea, al la natura (cf. Sal 147,4-7) e, come la pioggia e la neve, fa
n. 24, la centralità della Parola di Dio nella proclamazio- germogliare e portare frutto (cf. Is 55,10-11). Suscita ri-
ne liturgica, spazio aperto all’incontro con Cristo «giacché sposta e spinge alla conversione, orienta alla giustizia e
è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrit- apre il fedele alla speranza («Io spero, Signore. Spera
tura» (SC 7). Una parola di cui emerge l’efficacia lungo l'anima mia, attendo la sua parola» (Sal 129/ebr 130,5).
tutta la storia biblica, a cominciare dalla creazione («Dalla Il salmo 118 (ebraico 119), il più lungo di tutto il Sal-
parola del Signore furono fatti i cieli», Sal 32/ebr 33,6); terio con i suoi 176 versetti, esprime e sintetizza in una
poi, nella storia di Israele, Torah donata nell’alleanza tra prolungata meditazione la potenza straordinaria della
Dio e il suo popolo: «Annunzia a Giacobbe la sua parola... Parola di Dio e la perseveranza (in greco, upomoné = at-
Così non ha fatto con nessun’altra nazione» (Sal 147,8-9); teggiamento di chi sta sotto qualcosa) del credente di
«Mandò la sua parola, li fece guarire e li salvò dalla fossa» fronte a essa. Il salmo risale probabilmente al periodo
successivo all’esilio dove, in
assenza del tempio, la Torah
assunse un'importanza cen-
trale nella vita del popolo di
Israele, contribuendo forte-
mente alla sopravvivenza sua
e della sua identità religiosa.
Si tratta di un acrostico al-
fabetico, suddiviso in 22 se-
zioni, ciascuna delle quali
corrisponde a una lettera del-
l'alfabeto ebraico. In ogni se-
zione ci sono 8 versetti la cui
prima parola inizia sempre
con la stessa lettera ebraica.
Questo metodo, certa-
mente utile per la memoriz-
▼ La Parola di Dio,
nelle mani del credente,
è l’insegnamento che porta
alla vita vera e piena.
La parabola
dei talenti
di LAURA BADARACCHI
Q
uella dei talenti è una parabola di Gesù narrata Uno dei più grandi pittori e incisori della storia del-
solo nel Vangelo secondo Matteo (cf. 25,14-30), l’arte europea, l’olandese Rembrandt (1606-1669) rap-
mentre una simile, detta “delle mine”, si legge presenta la parabola in un disegno semplice in cui il pa-
nel Vangelo secondo Luca (cf. 19,12-27), con la differen- drone di casa siede al centro, mentre alla sua sinistra il
za che in questo caso il protagonista è un principe e che contabile annota scrupolosamente (nel libro della vita,
la mina ha un valore molto più basso rispetto al talento. possiamo ipotizzare) qual è il bilancio al rientro del suo
Il contenuto del testo è noto: il numero dei talenti/beni signore: questo personaggio è nato dalla fantasia del
affidati dal padrone ai suoi servi è differente, potremmo di- pittore, perché non compare nella parabola evangelica.
re personalizzato – a uno cinque, a un secondo due, a un Alla destra del padrone, alla sua sinistra per lo spettato-
terzo uno – e tutti e tre sono chiamati a far fruttificare il do- re, il terzo servo sta in piedi, imbarazzato, con lo sguardo
no ricevuto, che non appartiene a loro ma che viene conse- rivolto verso il basso, alla ricerca dell’unico talento finito
gnato con grande fiducia. Al ritorno del padrone, che rien- nella tasca dei pantaloni. L’atteggiamento del padrone,
tra «dopo molto tempo» e cioè dando tante possibilità di con il corpo girato verso di lui, è quello di attesa e in que-
riuscita ai suoi servi che conosce e ama, i primi due riesco- sta fissità lo lascia l’artista, forse a richiamare la sua mi-
no a raddoppiare i talenti, il terzo lo nasconde sotto terra e sericordia che sa aspettare, forse a lasciar intendere che
così facendo lo perde, fallendo nel suo impegno che non concederà al servo altro tempo vedendolo pentito e umi-
era solo personale ma comunitario. liato. E forse chi guarda si identifica proprio in quel servo
La parola “talento” (dal greco tàlanton) indicava la fannullone, timoroso, incapace di portare frutto.
bilancia e poi un peso di valore, metaforicamente una Il momento del rendiconto è scelto anche dall’olande-
predisposizione naturale, un dono, una qualità. Un ta- se Willem de Poorter, conterraneo e quasi coetaneo di
lento romano, del peso di circa 32 chilogrammi, equiva- Rembrandt (1608-1668), nonché suo allievo. Nei suoi pri-
leva a circa 6 mila denari, ovvero il salario di altrettante mi quadri di soggetto storico o mitologico è chiaro l’influs-
giornate lavorative di un operaio: una cifra enorme. so del giovane Rembrandt, ma anche nei chiaroscuri. Nel-
Quindi la simbologia ha una grande importanza: il la tela “Parabola dei talenti” (olio su tavola, cm 45x55),
padrone rappresenta Gesù, i servi siamo noi e i talenti conservata alla Galleria Nazionale di Praga, la scena si
sono il patrimonio che ci affida, a partire dalla vita e a se- svolge sulla destra e all’interno di un palazzo, mentre sul-
guire il carattere, le relazioni, la spiritualità. la sinistra si intravedono alcuni spettatori curiosi di sapere
Come spiega il cardinale Gianfranco Ravasi, fine bibli- cosa succederà: si tratta di due donne, una sulla balconata
sta, nel suo blog su Famigliacristiana.it, «sono i doni di in- e un’altra alla finestra, ma restano nella penombra. Impor-
telligenza, le capacità operative, la sensibilità umana e i ca- tantissima è la luce, che sottolinea espressioni e atteggia-
rismi personali. L’impegno del discepolo è di far fiorire que- menti dei personaggi ritratti: il padrone, visto di fianco e
sta dotazione spirituale a servizio dell’umanità e quindi del vestito sontuosamente, guarda negli occhi i servi fedeli,
Regno di Dio. Chi, invece, rimane inerte, custodendo questi lui seduto e loro in piedi. La camicia di uno di loro è splen-
“talenti” in sé stesso, alla fine si ritrova privo di quello che si dente di luce, bianca, con le maniche arrotolate a signifi-
illude di possedere. Infatti, le doti spirituali sono realtà vi- care il lavoro svolto, la fatica, che si evince anche dalla po-
venti che devono crescere come semi per dare frutto». stura: il servo si trova in piedi con la gamba destra legger-
SETTEMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | BIBBIA E ARTE | 51 |
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mente flessa, mentre con la mano sta consegnando i ta- Viene ritratto con colori cupi, sui toni del grigio, a rap-
lenti alla mano aperta del padrone. Il contabile, presente presentare il grigiore in cui è sprofondata la sua esistenza.
anche in questo caso, guarda i servi fedeli. Un passo indie- La luce non lo sfiora, non lo tocca: rimane in penombra.
tro, defilato e intabarrato nel suo mantello, chiuso nel suo La terza opera che analizziamo, sempre del periodo ba-
egoismo e nelle sue paure, isolato dagli altri due, il terzo rocco, è stata realizzata nel 1635 circa dal francese Geor-
servo appare immobile e solo. ges de La Tour (1593-1652), fortemente influenzato dal
Caravaggismo. Il dipinto in olio su tela (99 x 152 cm) s’in-
titola proprio “Il pagamento delle quote” ed è custodito
nel Museo Nazionale di Leopoli (Lviv), città dell’Ucraina.
Diversamente dagli altri quadri, in questo dominano i pri-
mi piani, il campo stretto e la concitazione, oltre all’uso sa-
piente della tecnica del chiaroscuro per creare un’atmosfe-
ra drammatica e quasi misteriosa. I tre personaggi princi-
pali qui sono un uomo che paga i suoi debiti, un anziano
prestatore, una donna che osserva la scena in un angolo,
circondati da altri uomini che riempiono la tela. Ma la luce
– che nella finzione proviene dalla candela accesa sul tavo-
de la Tour,
1635. lo al centro della scena – sembra la vera protagonista del-
i Georges l'opera: è concentrata sul volto dell’uomo e sulla sua ma-
quote, oli o su tela d
ento delle ). no che stringe il sacchetto dei talenti per metterli sul tavo-
▲Il pagam nale di Lviv (Ucraina
o
Museo Nazi lo, e al tempo stesso sul vegliardo prestatore/padrone che
ha davanti a sé un registro scritto minutamente. I colori
usati sono per lo più caldi: dai toni del marrone per rap-
presentare la sobrietà di debitore e prestatore, alle mac-
chie vivide di rosso per i vestiti della donna a destra e
dell’uomo in alto a sinistra, alle spalle del prestatore. Gli
abiti sono quelli in uso nella Francia del XVII secolo.
Nessuno dei personaggi si guarda reciprocamente
tranne la donna e l’uomo a destra della tela: gli occhi de-
gli altri sono rivolti altrove, a indicare riflessione, medi-
tazione, sosta. Lo sguardo del prestatore non è interessa-
ndt, 1652. to a quello che sta ricevendo dal debitore, ma al sacco
su carta di Rembra
nti, schizzo davanti a lui che si sta riempiendo, a dimostrazione che
ola dei tale
▲La parab
la fiducia riposta è stata ricompensata: quella sembra
essere la vera ricompensa.
L’allusione ai servi fedeli è plastica, perché anche il cre-
ditore riflette sul gesto che sta compiendo, forse ripensa al-
le fatiche passate e alle scelte che gli hanno consentito di
tenere ora quel gruzzolo fra le mani per restituirlo moltipli-
cato. In primo piano restano proprio le mani, il registro e i
denari, in un circolo di dare e avere: il padrone aveva dato,
ora riceve; il servo aveva ricevuto, ora dona. Non sono gesti
fini a se stessi: in gioco c’è molto di più, come evoca la
e Poorter, X
VII secolo. fiammella della candela, simbolo di vigilanza e di slancio
i Willem d verso l’alto, verso la Luce vera che mai si estingue e riman-
le n ti , o li o su tavola d ca).
ola dei ta bblica Ce
▲La parab onale di Praga (Repu da alla speranza che si riverbera sui personaggi.
a n a zi
Galleri
Atto di speranza
di ROSANGELA BRUZZONE pddm
I
l valore primario dell’identità cristiana è la fede. Non 10,17-18). «Gustate e vedete quanto è buono il Signore»
per nulla si parla di ‘credenti’, non di ‘speranti’ (tanto- è l’invito del salmo 34,9. Da Dio procede soltanto il be-
meno di ‘speranzosi’). Tuttavia se la fede non si pro- ne. Lui è la fonte di «ogni buon regalo e ogni dono per-
lungasse nella speranza, sarebbe incompleta. Secondo fetto» (Gc 1,17). Viene da Dio, dalla sua benevola volon-
Benedetto XVI fede e speranza sono inseparabili, in tà, la nostra rinascita battesimale, la vita nuova e defini-
quanto «la fede attira il futuro dentro il presente» (Spe sal- tiva in Cristo. Il Padre non ha risparmiato suo Figlio e ci
vi, 7). È solo la fede a generare la speranza, il cui oggetto dona ogni cosa con Lui: il Vangelo, l’Eucaristia, la Chiesa,
è Colui che sta già al centro della prima virtù teologale. Maria come madre. E il male che c’è nel mondo, in noi e
Anche in vista del Giubileo del 2025, che sarà sotto il attorno a noi? Dio non lo vuole, si commuove per la no-
segno della speranza, passiamo a considerare la secon- stra sofferenza, ci è vicino. Di fronte al nostro rifiuto con-
da formula, l’Atto di speranza. trappone una continua offerta di salvezza, una pura e
gratuita misericordia. La sofferenza rimane un mistero,
Mio Dio: dire “mio” è il punto di arrivo del cammino di mai una minaccia. «Tutto concorre al bene di coloro che
fede, che parte dal riconoscimento della trascendenza di amano Dio» (Rm 8,28).
Dio. Esprime umiltà, adorazione, fiducia: Lui sta dalla
mia parte, è la mia forza. per le tue promesse: quanto Dio promette, è in grado
di portarlo a compimento. Lo dimostra tutta la storia del-
spero: non solo “mi auguro” o “auspico”. Ma tocco con la salvezza. Ad Adamo ha promesso un rimedio al pecca-
mano il desiderio perché il cuore poggia su qualcosa di to: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e
solido: la roccia invincibile dell’amore di Dio, la speranza la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai
che non delude, Cristo risorto e vivo. Forse bisogna spe- il calcagno» (Gen 3,15). Ad Abramo ha garantito una di-
rimentare molte speranze frustrate per imparare a spe- scendenza numerosa come le stelle del cielo, al popolo
rare nel Signore! d’Israele una terra e un cuore nuovo, al re Davide un
Messia. In Cristo «tutte le promesse di Dio sono divenute
dalla tua bontà: la bontà fa parte della natura di Dio, sì» (2 Cor 1,20). Ascendendo al cielo Gesù dice: «E io
che opera sempre ciò che è vero e giusto. «Nessuno è mando su di voi la promessa del Padre mio; ma voi rima-
buono, se non Dio solo» risponde Gesù a quel tale che gli nete in città, finché non siate rivestiti dalla forza dall’alto»
chiede che cosa fare per ereditare la vita eterna (Mc (Lc 24,49). È la persona divina dello Spirito Santo.
Andate e invitate
98a Giornata missionaria mondiale
di MANUELA GRASSO
S
ono queste le parole scelte da papa Francesco per Ci si potrebbe allora chiedere: perché gli uomini rifiu-
la 98 Giornata missionaria mondiale che verrà ce- tano un dono così prezioso? L’abbondanza, la vita piena
a
lebrata il 20 ottobre 2024, terza domenica del me- non è così facilmente riconoscibile. La vera felicità non
se, 29ª del Tempo Ordinario. corrisponde alle temporanee e volubili gioie umane, ma
Il brano evangelico da cui è tratto il tema della Gior- a quanto di più vantaggioso esista per la nostra vita:
nata è la parabola di un re che fece un banchetto di noz- «mentre dunque il mondo propone i vari “banchetti” del
ze per suo figlio (cf. Mt 22,1-14). consumismo, del benessere egoistico, dell’accumulo, del-
Scrive il Papa: «Dopo che gli invitati hanno rifiutato l’individualismo, il Vangelo chiama tutti al banchetto divi-
l’invito, il re, protagonista del racconto, dice ai suoi servi: no dove regnano la gioia, la condivisione, la giustizia, la
“Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che tro- fraternità, nella comunione con Dio e con gli altri».
verete, chiamateli alle nozze” (v. 9). Riflettendo su questa Il Signore dunque esorta i suoi servi ad andare e in-
parola-chiave, nel contesto della parabola e della vita di vitare. Sono due verbi di movimento, perché la missione
Gesù, possiamo mettere in luce alcuni aspetti importanti non è statica, ma «Dio, grande nell’amore e ricco di mise-
dell’evangelizzazione. Essi si rivelano particolarmente at- ricordia, è sempre in uscita verso ogni uomo per chiamar-
tuali per tutti noi, discepoli-missionari di Cristo, in questa lo alla felicità del suo Regno». Se Dio, l’Onnipotente, si è
fase finale del percorso sinodale che, in conformità al addirittura fatto carne per noi, abbassandosi verso di
motto “Comunione, partecipazione, missione”, dovrà ri- noi, come potrebbe la Chiesa non andare fino ai confini
lanciare la Chiesa verso il suo impegno prioritario, cioè della terra? Ecco che la Chiesa, per andare al cuore del
l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. “An- Vangelo, per essere veramente missionaria alla sequela
date e invitate!”. La missione è un instancabile andare e di Gesù Cristo, dev’essere sempre in uscita.
invitare alla festa del Signore».
All’inizio del comando del re ai suoi servi,
ci sono i due verbi che esprimono il nucleo
della missione: andate e chiamate nel senso
di invitate.
Il Papa ci consegna una visione escatolo-
gica del banchetto, ci svela cioè che questo è
un pressante invito ad accogliere la salvezza.
Il Regno di Dio appare dunque come il “ban-
chetto meraviglioso”, la mensa imbandita ric-
ca di cibi succulenti e vini raffinati alla quale
tutti sono invitati. L’invito è per tutti. La sal-
vezza è per tutti!
► «La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano
degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli
che troverete, chiamateli alle nozze» (Mt 22,8-9).
Il Papa ringrazia tutti quei missionari che lasciano un tempo in cui ci ritroviamo di fronte ad alcune sfide di
ogni cosa per compiere la missione “ad gentes”, cioè ver- non semplice risoluzione. È chiaro che, confidando nelle
so tutti quei popoli lontani che non hanno ricevuto la infinite possibilità del Signore, urge un rinnovamento nel-
Buona Notizia. È importante ricordare che «ogni cristiano la fede, capace di donare alla Chiesa quella generatività
è chiamato a prendere parte a questa missione universa- che la rende madre instancabile e sempre in movimento
le con la propria testimonianza evangelica in ogni am- verso i figli più lontani e tanto desiderati. «La missione è
biente». La missione dunque non è un’attività lontana da un andare instancabile verso tutta l’umanità per invitarla
noi, destinata ai soli missionari che partono. La missione all’incontro e alla comunione con Dio. Instancabile!».
comincia dalla vita di tutti i giorni, dagli ambienti in cui Un’altra questione fondamentale nel messaggio per
viviamo: a lavoro, a scuola, in parrocchia... e tocca diret- questa Giornata riguarda l’universalità: «I discepoli-mis-
tamente la nostra vita. In quanto cristiani, siamo chiama- sionari di Cristo hanno sempre nel cuore la preoccupazio-
ti a lasciare il porto sicuro dei nostri comfort, delle nostre ne per tutte le persone di ogni condizione sociale o anche
sicurezze, per andare lì dove il Signore ci desidera e do- morale». Una riflessione profonda che ci pone davanti al-
ve comincia la missione che Egli affida a ciascuno. le nostre scelte e che ci fa chiedere se realmente riuscia-
Pertanto il Papa parla di ritorno «agli albori del cristia- mo a operare liberi da preconcetti. Potrebbe succedere
nesimo» per rilanciare un nuovo movimento missionario. che la nostra evangelizzazione venga prima passata al se-
In certe circostanze, per andare avanti bisogna tornare alle taccio delle buone impressioni, delle apparenze, delle
origini, là dove tutto è cominciato, quando tutto era un fer- simpatie o delle antipatie. In questo caso è anzitutto ne-
mento, quando i cuori dei fedeli ardevano e la gioia della cessario fare verità per poi analizzare quali sono gli osta-
Buona Notizia entusiasmava l’inizio di ogni giorno. Ci si coli che non ci permettono di accogliere l’altro così com’è.
potrebbe interrogare sul perché abbiamo bisogno di tutto Un ultimo aspetto sul quale possiamo riflettere: do-
questo e su come raggiungerlo. La fede è un cammino in po aver lasciato tutto ed essere andati, dopo aver invita-
ascesa, pieno di ostacoli e gioie, e come Chiesa viviamo to tutti a questo banchetto ricco di speranze e promesse
di vita piena, dopo aver realmente portato il lieto annun-
cio proprio a tutti, ci si può chiedere come abbiamo o co-
me stiamo evangelizzando? Non basta annunciare, ma è
necessario farlo secondo il modello di Gesù Cristo. Infat-
ti, «i discepoli-missionari lo fanno con gioia, magnanimi-
tà, benevolenza, frutto dello Spirito Santo in loro (cf. Gal
5,22); senza forzatura, coercizione, proselitismo; sempre
con vicinanza, compassione e tenerezza, che riflettono il
modo di essere e di agire di Dio».
Il Papa ci chiede dunque di accettare la naturale vo-
cazione del cristiano alla missione, la forza di lasciare le
nostre sicurezze per dare la Buona Notizia a chi ne è pri-
vo. Con rinnovata fede nella potenza dell’annuncio in sé
e nella bontà del “terreno”. Tanti miliardi di uomini e
donne viventi sulla terra, come terreno buono, attendo-
no l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo. Il Papa ci chie-
de di andare con coraggio instancabile come dopo la ri-
surrezione di Gesù, ricordandoci della gioia d’essere figli
suoi, creature libere, destinate alla salvezza e alla pie-
nezza di vita non da soli: “Chiamate tutti alle Nozze! Il
Banchetto è pronto ed è per tutti!“.
I
l titolo non vuol essere un momento di alterigia cul- Grosso modo si può dire che in ebraico il testo suo-
turale, ma vuole solo riportare il testo originale della nerebbe più o meno così: “Il cinquantesimo anno sarà
traduzione latina che Girolamo fece all’inizio del se- per voi un suono di corno di montone”. La dicitura è un
colo V d.C. La traduzione latina del testo biblico ebraico po’ buffa, ma gli ebrei la capivano benissimo. Il proble-
di Lv 25,11 è testimoniata dall’edizione della Nova Vul- ma nasce quando san Girolamo traduce il testo ebraico
gata voluta da Paolo VI e pubblicata da Giovanni Paolo II in latino. Il traduttore ha solo traslitterato la parola, lati-
nel 1979. Ecco la traduzione del titolo: «Il cinquantesimo nizzandola: dall’ebraico yôbél è derivato il latino iobe-
anno sarà per voi un giubileo» (CEI 2008). leus. Gli amanuensi, ricopiando il testo di Girolamo, non
Dietro alla parola italiana “giubileo” c’è un piccolo capivano il vocabolo iobeleus perché il vocabolo non
giallo. Nel testo ebraico il termine yôbél indicherebbe la esisteva in latino e, quindi, hanno pensato bene di com-
tromba ottenuta dal corno di montone e, per traslato, il mutarlo in iubileus, facendolo derivare da iubilum (gio-
suono del corno di montone (adoperato come tromba). ia, allegria, ecc.). Questo errore di copiatura si è trasmes-
so lungo i secoli, nonostan-
te le varie edizioni che ten-
tarono di correggere gli er-
rori di copiatura (famosa è
l’edizione di Alcuino nel se-
colo VIII).
Tra il 1561 e il 1586
vennero insediate tre com-
missioni – da Pio IV nel
1561, da Pio V nel 1569 e
da Sisto V nel 1586 – che si
impegnarono a correggere
gli errori di copiatura pre-
senti nella Vulgata. Nel
1590 Sisto V pubblicò la
prima edizione di questo
mastodontico lavoro di cor-
rezione. Successivamente,
con ulteriori correzioni, pa-
pa Clemente VIII pubblicò
nel 1593 la Vulgata che, a
partire dal 1604, venne
chiamata Edizione sisto-
clementina. In questa edi-
zione si trova ancora scritto
La terra è di Dio
Di fronte a queste norme,
apparentemente semplici, c’è
una difficoltà. L’anno sabbati-
co, anno che ricorreva ogni
sette anni, prescriveva il mag-
gese per i campi. Alla fine di
sette cicli, nel quarantanove-
simo anno, i campi venivano
messi a riposo. L’anno succes-
sivo, il cinquantesimo, che è
▲ La bolla di indizione del Giubileo contiene il lieto annunzio dell’anno di grazia del Signore per il suo popolo. l’anno giubilare, i campi per-
manevano a maggese.
l’errore degli amanuensi: «Quia iubileus est et quinqua- Perché questo ampio riposo dei campi? Si trattava di
gesimus annus». Sarà la Nova Vulgata a restituire la dici- evidenziare un principio teologico: la terra è di Dio, non
tura originale voluta da Girolamo. Il vocabolo giubileo dell’uomo. In Lv 25,23, infatti, Dio afferma: «Le terre non
nasce, dunque, da un piccolo errore filologico. si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e
voi siete presso di me come forestieri e inquilini».
“Giubileo” nella Scrittura Se il maggese era il dato evidente che la terra era di
Nella Bibbia ci sono diversi testi che parlano del “giu- Dio, la Scrittura enunciava anche il principio che ne deri-
bileo”. I più importanti sono Lv 25,8-55 e Lv 27,16-24. Il va: la terra deve tornare al suo proprietario originario.
più antico, Lv 25,8-55, fa parte della Legge di santità (cf. Era un tentativo di ripristinare la situazione della divisio-
Lv 17,1-26,46) che contiene molti elementi antichi, ma ne della terra fatta da Giosuè, quando gli Ebrei – dopo
la cui redazione sarebbe avvenuta nel postesilio (dopo il l’Esodo – entrarono nella Terra Promessa: «Ora dunque,
538 a.C.). Il profeta Geremia, infatti, nato ad Anatot – km distribuisci questa terra…. così fecero gli Israeliti e si di-
6 a nord di Gerusalemme – verso il 650 a.C. e morto in visero la terra» (Gs 13,7; 14,5).
Egitto verso il 586 a.C., non conosce la norma e, forse, Tutto questo è teologicamente notevole, ma gli Ebrei
non la conosce nemmeno Ezechiele (di cui sappiamo cosa mangiavano nel cinquantesimo anno? Il testo di Lv
poco: nato verso il 620 a.C. e morto probabilmente in 25,20-22 cerca di dare una risposta dicendo che Dio
esilio verso il 570 a.C.). Il Trito-Isaia, invece, conosce la avrebbe disposto al sesto anno (dell’anno sabbatico) un
norma di Lv 25 perché in Is 61,1-3d cita l’anno di grazia, raccolto abbondante che sarebbe stato sufficiente per tre
annunciando la liberazione dei prigionieri. Questo testo anni: «Io disporrò in vostro favore la mia benedizione per
isaiano verrà citato da Gesù nell’omelia da lui tenuta nel- il sesto anno e la terra vi darà frutti per tre anni» (Lv 25,21).
la sinagoga di Nàzaret (cf. Lc 4,18-19).
La norma di Lc 25,16-24 dice che l’inizio del giubileo L’anno di grazia del Signore
era caratterizzato dal suono del corno. Inoltre, durante il Si può notare come già gli scrittori sacri avessero in-
giubileo, dovevano essere adempiute tre cose essenziali. dividuato un problema non facile per l’anno giubilare. A
La prima riguardava i campi che dovevano essere messi questa difficoltà se ne associa una seconda.
a riposo (a maggese). La seconda riguardava i beni im- Passando in rassegna i libri dell’Antico Testamento
mobili (case e terreni): nell’anno giubilare dovevano tor- non si trova una sola testimonianza della pratica reale,
nare al proprietario originale. La terza riguardava la liber- storica, dell’anno giubilare. I libri storici non ne parla-
no e nemmeno i libri sapienziali. L’unico libro profetico la sua totale pienezza. Gesù stesso ne dà conferma: «Og-
– come già visto – che ne fa cenno è il Trito-Isaia. In que- gi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con
sto caso l’anno giubilare non è “praticato”. È, ancora i vostri orecchi» (Lc 4,21). Il tempo del Messia è il tempo
una volta, solo “annunciato”. della misericordia: «Non sono i sani – dice Gesù – che
Gli specialisti concludono che questo anno giubilare hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a impa-
costituisce solo una specie di profezia: ci sarà un tempo rare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacri-
voluto da Dio in cui avverrà la liberazione dell’uomo da fici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i
qualunque schiavitù (peccato, malattia, morte, schiavitù, peccatori» (Mt 9,12-13; cf. Mt 12,7).
ecc.), compresa quella del possesso e della ric- Il Giubileo, dunque, è prima di tutto l’anno di
chezza. Sei secoli dopo l’esilio, nella sinago- grazia che Gesù Cristo propone a tutti coloro
ga di Nàzaret, Gesù riprende il brano di Is che sentono il bisogno di conversione e
61,1-3d: «Lo Spirito del Signore è sopra di perdono.
di me; per questo mi ha consacrato
con l’unzione e mi ha mandato a por-
tare ai poveri il lieto annuncio, a pro- ◄ Logo del Giubileo 2025. Le quattro fi-
clamare ai prigionieri la liberazione e gure, provenienti dai quattro angoli della
terra, sono unite in un abbraccio di solida-
ai ciechi la vista; a rimettere in libertà rietà e camminano sorrette dalla croce della
gli oppressi, a proclamare l’anno di gra- fede, che diventa àncora di speranza, solido
zia del Signore» (Lc 4,18-19). appoggio fra le acque agitate degli eventi che
«L’anno di grazia del Signore» è l’anno bisogna attraversare. Si cammina insieme, come
popolo di Dio. Sotto in verde, campeggia il motto del
giubilare. Il tempo messianico è il momento in Giubileo «Pellegrini di speranza».
cui la profezia veterotestamentaria di Lv 25 si avvera nel-
▼ Papa Francesco ha consegnato la bolla Spes non confundit il 9 maggio 2024, nella solennità dell’Ascensione del Signore.
fluenza dei pellegrini alla città, fu impo- indisse l’anno santo universale per il settembre dello stesso anno morì per
sto un razionamento dell’acqua. 1900. Per la prima volta dall’Unità d’Ita- cause naturali. Pio VI fu eletto Papa il 15
lia, il Re annunciava il Giubileo all’interno febbraio 1775 e pochi giorni dopo, il 26
1950: PIO XII del “Discorso della Corona”. Il Papa inviò febbraio, inaugurò solennemente l'an-
Il 26 maggio 1949, con la bolla Jubila- un appello al risveglio della fede nel po- no santo che non aveva potuto aprirsi
eum maximum, venne indetto l’anno san- polo cristiano in tutto il mondo. L’intento come di consueto alla vigilia di Natale
to del 1950. In occasione delle celebrazio- principale fu quello di vincere la sfida del- essendo vacante la sede pontificia.
ni per il Giubileo papa Pio XII proclamò il la modernizzazione della vita cristiana e
dogma dell’Assunzione della Beata Vergi- della cristianizzazione della vita moderna. 1750: BENEDETTO XIV
ne Maria in cielo e trasformò il collegio di L’organizzazione dell’accoglienza fu per la Il 5 maggio 1749 venne indetto l’anno
cardinali in una sorta di rappresentanza prima volta a cura delle autorità italiane. santo 1750, con la bolla Peregrinantes
universale del mondo cattolico, riducen- All’anno santo, inoltre, resero omaggio le a Domino. Dalle cronache del tempo si
do drasticamente la presenza italiana e montagne d’Italia. Monumenti sorsero narra che accorsero a Roma più di un
aumentando il numero di cardinali prove- sulle vette di tutto il Paese a omaggiare il milione di pellegrini, tra cui varie am-
nienti da varie nazioni. In questo anno Redentore, dal Piemonte alla Sicilia. bascerie, un gruppo dalle Antille, dal-
prende corpo il turismo religioso di mas- l’Egitto e dall’Armenia. L’affluenza fu co-
sa. Il governo De Gasperi si organizzò per 1875: PIO IX sì elevata che le istituzioni caritative e
assicurare l’accoglienza di milioni di pel- Tornato dall’esilio e ripreso il governo ospedaliere romane furono costrette
legrini, ai quali fu consegnata una “Carta dello stato, Pio IX poté indire il Giubileo ad affittare alcuni palazzi principeschi.
del Pellegrino” che in territorio italiano il 24 dicembre 1874 con la bolla Gravi- Per la prima volta, la cupola di S. Pietro
ebbe validità di passaporto. bus Ecclesiae. L’anno giubilare, tuttavia, e il Colonnato del Bernini furono illu-
fu privato delle cerimonie di apertura e minati da migliaia di fiaccole. Tremila
1933: PIO XI di chiusura della porta santa a causa croci furono piantate in tutta la città.
Il 6 gennaio 1933, con la bolla Quod dell'occupazione di Roma da parte del- Benedetto XIV, inoltre, istituì la proces-
nuper, Pio XI indisse un Giubileo straor- le truppe di Vittorio Emanuele II. sione del venerdì santo, la Via Crucis al
dinario, nella ricorrenza dei 1900 anni Colosseo, consacrando l’anfiteatro a
dalla morte di Gesù. L’evento fu celebra- 1825: LEONE XII luogo emblematico del martirio dei
to con particolare grandiosità. Il Papa Durante il Giubileo del 1825, indetto il primi cristiani.
tenne ben 620 discorsi e a Roma si ri- 24 maggio 1824 con la bolla Quod hoc
versarono oltre 2 milioni di pellegrini. ineunte, Leone XII si prodigò, nonostan- 1725: BENEDETTO XIII
Furono oltre 500 le carrozze ferroviarie te la malattia, nel tentativo di instaurare Durante l’anno santo del 1725, indetto
che vennero usate per il trasporto dei un legame più stretto tra il Papa e il po- con la bolla Redemptor et Dominus no-
fedeli da tutto il mondo. polo cristiano, attraverso un program- ster del 26 giugno 1725, papa Benedet-
ma che mirava a coinvolgere tutte le to XIII visitava regolarmente le basiliche
1925: PIO XI forze della Chiesa nella lotta contro gli viaggiando in modeste carrozze e parte-
Evidenziando l’impegno della Chiesa e errori che minacciavano la fede. Giun- cipando alle pratiche per l’indulgenza. Il
di tutti i cristiani per una società miglio- sero a Roma oltre 325.000 pellegrini 15 aprile del 1725 inaugurò in S. Gio-
re, Pio XI proclama il Giubileo del 1925, da tutta Europa. Infine, data l’inagibilità vanni in Laterano il Sinodo romano le cui
con la bolla Infinita Dei misericordia del della basilica di S. Paolo fuori le mura delibere vennero raccolte in 32 capitoli.
29 maggio 1924, dando l’impulso per distrutta dal precedente incendio del Durante quest’anno venne anche aperta
l’avvio di missioni in tutto il mondo, co- 1823, il Papa la sostituì con la basilica la scalinata di Piazza di Spagna per con-
sa che gli valse il titolo di “Papa delle minore di S. Maria in Trastevere, per le giungere la piazza con la Chiesa della
Missioni”. Il Papa bandì i simboli politici consuete visite dei fedeli. Santissima Trinità dei Monti.
in Vaticano e fu tuttavia il primo a bene-
dire lo Stato Unitario italiano. 1775: INDETTO DA CLEMENTE XIV, 1700: APERTO DA INNOCENZO XII,
PRESIEDUTO DA PIO VI CONCLUSO DA CLEMENTE XI
1900: LEONE XIII Questo Giubileo venne indetto il 30 Questo Giubileo venne indetto da Inno-
Properante ad exitum saeculo fu la bolla aprile 1774, con la bolla Salutis nostrae cenzo XII il 18 maggio 1699, con la bol-
con la quale l’11 maggio 1899 Leone XIII auctor, da papa Clemente XIV che il 22 la Regi saeculorum. All’apertura il Papa,
a causa delle sue precarie condizioni di cesse di ottenere l’indulgenza giubilare prio stato e il servizio del prossimo. Abo-
salute, non poté presiedere personal- anche a quanti non avevano la possibili- lì per quell'anno le spese per i festeg-
mente. Nel giorno di Pasqua di quel- tà di recarsi a Roma, la concesse anche ai giamenti del carnevale, destinando il
l’anno, tuttavia, pur essendo gravemen- carcerati e agli ammalati (bolla Pontificia tutto all'ospedale dei Pellegrini curato
te malato, a causa del gran numero di sollicitudo). Il 30 gennaio con il breve Pa- da Filippo Neri. L’affluenza generale dei
pellegrini impartì la benedizione solen- terna dominici gregis cura, dato il perico- pellegrini per l’anno santo del 1575 vie-
ne dal balcone del Quirinale. Morì poco lo della peste che stava raggiungendo ne calcolata dalle fonti dell’epoca sulle
dopo senza poter terminare l’anno il 27 Roma, si sostituì la visita alla basilica di 400.000 persone, mentre Roma conta-
settembre del 1700. La chiusura viene S. Paolo con quella di S. Maria in Traste- va allora circa 80.000 abitanti.
presenziata da Clemente XI (eletto Pa- vere e, per le visite alle sette Chiese, si
pa a novembre). È la prima volta che la diede la possibilità di visitare le chiese di 1550: INDETTO DA PAOLO III,
porta santa viene aperta da un Papa e S. Maria del Popolo, S. Maria in Trasteve- PRESIEDUTO DA GIULIO III
chiusa da un altro. L’affluenza di pelle- re e S. Lorenzo in Lucina al posto di quel- Pochi giorni dopo la sua elezione, papa
grini in Città è tale che alcuni scrittori le fuori le mura (S. Sebastiano, S. Paolo e Giulio III aprì l’anno santo promulgato
dell’epoca paragonano Roma a Parigi. S. Lorenzo). Circa mezzo milione di pelle- dal suo predecessore Paolo III, con l’ema-
grini raggiunse Roma in quell’anno. nazione della bolla Si pastores ovium,
1675: CLEMENTE X del 24 febbraio 1550. Annunciò, inoltre,
Durante l’anno santo, indetto da Cle- 1600: CLEMENTE VIII la ripresa del Concilio di Trento per il me-
mente X con la bolla Ad apostolicae vo- L’anno santo venne indetto con la bolla se di maggio dell’anno successivo.
cis oraculum del 16 aprile 1674, venne del 19 maggio 1599, Annus Domini pla-
riconsacrato il Colosseo, ritirando il per- cabilis. Durante questo Giubileo, Cle- 1525: CLEMENTE VII
messo del 1671 di tenervi lotte di tori. mente VIII diede un pubblico buon La bolla di indizione, Inter sollicitudi-
Protagonista tra i pellegrini fu Cristina esempio ascoltando le confessioni du- nes, emanata da Clemente VII, fu pub-
Regina di Svezia che nel 1655 abdican- rante la Settimana Santa, salendo in gi- blicata il 17 dicembre 1524.
do al trono si era convertita al cattolice- nocchio la Scala Santa, servendo a tavola
simo e trasferita a Roma presso Palazzo i pellegrini, mangiando ogni giorno con 1500: ALESSANDRO VI
Farnese. Accorsero circa un milione e dodici poveri, mentre i cardinali rinun- Richiese una particolare intenzione la
mezzo di pellegrini. ciarono a indossare la porpora, in segno celebrazione giubilare del 1500, so-
di penitenza. Si mossero in tanti ad aiu- prattutto per il significativo passaggio
1650: INNOCENZO X tare l’azione giubilare del Papa. Gli ebrei di secolo. Il 12 aprile 1498, la bolla Con-
In occasione di questo anno santo, in- romani, ad esempio, gli fecero conse- sueverunt Romani Pontifices, sospende-
detto con la bolla Appropinquat dilectis- gnare 500 schiavine (coperte da letto) va per quell’anno tutte le ulteriori indul-
simi filii del 4 maggio 1649, Innocenzo per i pellegrini. Il 31 dicembre 1600 più genze, e veniva confermata dalla bolla
X fece restaurare la basilica di S. Giovan- di 80.000 persone assistettero all’aper- Inter multiplices del 28 marzo 1499. La
ni in Laterano grazie alla collaborazione tura della porta santa e milioni di pelle- bolla del 20 dicembre 1499, Pastores
del famoso architetto Borromini. Una grini giunsero quell’anno a Roma. aeterni qui stabiliva che soltanto ai pe-
novità venne introdotta per questo Giu- nitenzieri della basilica di S. Pietro era
bileo: l’indulgenza giubilare venne 1575: GREGORIO XIII concessa la facoltà di assolvere i pecca-
estesa alle province belghe e alle Indie Il Giubileo del 1575 – indetto il 10 mag- ti. Fu Alessandro VI a fissare definitiva-
occidentali grazie alla bolla Salvator et gio 1574 con la bolla Dominus ac Re- mente il complesso cerimoniale di
Dominus dell’8 e del 12 gennaio del demptor – celebrato dopo la tempesta chiusura e apertura degli anni santi,
1654. A Roma arrivarono circa 700.000 della crisi protestante, fu un’ottima occa- che fino ad allora non avevano seguito
pellegrini, soprattutto dai territori vici- sione per Gregorio XIII, per rinnovare la riti specifici. Infatti, il Papa volle che
no Roma; si convertirono al cattolicesi- cattolicità nella linea delle decisioni del l’inizio fosse segnato da un evento di
mo anche diversi protestanti. Concilio di Trento. Questo anno santo forte impatto e lo individuò nell’apertu-
diede l’opportunità al Papa di mostrare ra della porta santa. Un esplicito richia-
1625: URBANO VIII il nuovo ruolo della Chiesa nel mondo mo alle parole del Vangelo secondo
Il 29 aprile 1624, con la bolla Omnes moderno. Il modello di Chiesa di una vi- Giovanni: «Io sono la porta: se uno entra
gentes, Urbano VIII indisse il Giubileo ta devota fa coincidere il servizio di Dio attraverso di me, sarà salvato; entrerà e
per il 1625. Il 28 gennaio del 1625 con- con l’adempimento dei doveri del pro- uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9).
Dispose, infine, che si estendesse anche del meridione e a tutti coloro che lo se-
alle altre tre basiliche patriarcali l’uso di guivano di rendere omaggio alle tom-
riservare una porta ai pellegrini degli be degli Apostoli.
anni santi, mantenendola murata per
tutto il resto del tempo. L’apertura della 1350: CLEMENTE VI
porta santa di S. Pietro sarebbe stata ri- Con la bolla Unigenitus Dei Filius, nel
servata al Pontefice, quella nelle altre 1343, Clemente VI dopo aver ricevuto
tre basiliche a suoi Legati. Le porte sante una delegazione di romani che gli chie-
dovevano restare aperte notte e giorno, devano di riportare la sede apostolica
custodite da quattro chierici a turno. nell’Urbe e di indire un Giubileo prima
dei 100 anni, proclama l’anno santo per
1475: INDETTO DA PAOLO II, il 1350. Nonostante il flagello della pe-
PRESIEDUTO DA SISTO IV ste e un disastroso terremoto che colpi-
Il 19 aprile 1470, con la bolla Ineffabilis sce Roma nel 1349, oltre un milione e
providentia, citando espressamente la mezzo di pellegrini si riversarono in cit-
visita delle basiliche di S. Pietro, S. Pao- tà per le celebrazioni grazie anche al-
lo, S. Giovanni in Laterano e S. Maria l’intercessione del Papa che era riuscito
Maggiore, stabilì che a partire dal 1475, a ottenere una tregua nella guerra tra
i giubilei fossero celebrati ogni 25 anni Francia e Inghilterra, per rendere più si-
per volere di papa Paolo II. Con la bolla curo il viaggio dei pellegrini.
del 29 agosto 1473 Quemadmodum
operosi Sisto IV confermava l’indizione 1300: BONIFACIO VIII
del Giubileo fatta in precedenza da Pao- Con la bolla Antiquorum habet, il 22 feb-
lo II, che nel frattempo era morto. braio 1300, Bonifacio VIII proclamò il
1300 anno giubilare, sottolineando che
1450: NICCOLÒ V ai romani che avrebbero visitato entro
Niccolò V proclamò per il 1450 il suc- l’anno per trenta volte le basiliche di S.
cessivo anno santo, con la bolla Immen- Pietro e di S. Paolo sarebbe stata conces-
sa et innumerabilia, datata 19 gennaio sa un’indulgenza plenaria, mentre per i
1449 riportando la scadenza giubilare a pellegrini che sarebbero giunti da fuori
50 anni. Anche grazie alla canonizzazio- Roma sarebbero state sufficienti quindi-
ne da parte del Papa del grande predi- ci visite. Almeno due milioni di fedeli ar-
catore francescano Bernardino da Sie- rivarono a Roma quell’anno. Giotto, che
na, l’affluenza dei pellegrini a Roma fu in quel periodo ebbe l’incarico di affre-
elevatissima. scare la loggia delle benedizioni in Vati-
cano, è uno dei personaggi di rilievo che
1390: INDETTO DA URBANO VI, presero parte al Giubileo con il maestro
PRESIEDUTO DA BONIFACIO IX Cimabue. Nella basilica di S. Giovanni in
L’8 aprile 1389 la bolla Salvator noster Laterano è conservato l’antico affresco di
unigenitus di Urbano VI stabilisce che la Giotto che ricorda proprio questo even-
celebrazione del Giubileo abbia luogo to. Infine tra gli altri giunti a Roma nello
in ogni 33 anni, anticipando quindi le stesso anno ci fu probabilmente anche il
celebrazioni al 1390 quando invece sa- sommo poeta Dante Alighieri che in al-
rebbero dovute cadere nel 1400. Pur- cuni canti della Divina Commedia fa rife-
troppo lo scisma in atto nel 1390, con rimento al Giubileo.
l’antipapa Clemente VII rifugiato ad Avi-
gnone, incise notevolmente sul nume- Tratto da
ro dei pellegrini accorsi a Roma, in https://www.iubilaeum2025.va/it/gi
quanto aveva proibito ai pellegrini fran- ubileo-2025/giubilei-nella-
cesi, spagnoli, catalani, scozzesi, italiani storia.html
SETT EMBRE/OTTOBRE 2024 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA | VITA DELLA CHIESA | 63 |
N. 5 SETTEMBRE OTTOBRE 2024 15 LUGLIO SERA.qxp_Luglio Agosto 2024 16/07/24 12:14 Pagina 64
informazioni
Le Pie Discepole del Divin Maestro di Le Pie Discepole del Divin Maestro di
Casa Betania (ROMA) organizzano Centrale di Zugliano (VICENZA) propongono
9 15 - 17 NOVEMBRE 2024
Tema: «Dio nel mio respiro»
Introduzione alla meditazione profonda
Guide: padre TOMMASO GUADAGNO sj
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Pie Discepole del Divin Maestro
Villa Rospigliosi - Via S. Rocco, 2
Via Portuense, 741
36030 Centrale di Zugliano (VI)
00148 ROMA
m 0445 362256
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# 333 1964930 - sr. M. Paola Gasperini
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z www.casabetaniaroma.it
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informazioni
L’Associazione Italiana Santa Cecilia (AISC) organizza Le Pie Discepole del Divin Maestro di
Camaldoli (AREZZO) organizzano
CAMPUS PER GIOVANI MUSICISTI
Educare i ragazzi al canto liturgico
30 AGOSTO - 1 SETTEMBRE 2024
SPIRITUALITÀ E MEDITAZIONE
Fra i dottori della Chiesa, san Gregorio Magno è ri- Che ci sia una crisi nella frequenza alla liturgia do-
conosciuto come il pastoralista per eccellenza. Uomo menicale nei Paesi tradizionalmente a maggioranza
dalle mille vite, è dotato di senso pratico e politico cattolica – come Francia e Italia – non è una novità. Ba-
straordinario; è anche fine conoscitore dell’animo sta guardare le nostre comunità parrocchiali: le chiese
umano e dei classici della letteratura. Inoltre è stato che fino a qualche anno fa erano troppo piccole per
un grande frequentatore della Parola di Dio, della contenere l’assemblea festiva, ora sono più che suffi-
quale – degno figlio spirituale di Benedetto da Nor- cienti, quando non sconfortantemente vuote.
cia – si nutriva abbondantemente. Tale inverno liturgico è il sintomo di un qualcosa di
Uno studio, pubblicato da Gabrielli editori, getta più profondo: le cose stanno cambiando e sono cam-
nuova luce sull’opera letteraria del grande Papa ap- biate, e bisogna prenderne serenamente atto.
profondendo due delle sue opere più famose: la Re- Da qui, l’interrogativo di fondo: come vivere da cri-
gula pastoralis e i Moralia in Iob. stiani oggi? E, alla luce di ciò: tra ieri e domani, quale
Angela Napoli, suora di Gesù Buon Pastore, lo fa liturgia?
con acutezza, mettendo in dialogo questi due classici Louis-Marie Chauvet, teologo e docente per molti
della letteratura patristica scegliendo la chiave della anni di sacramentaria all’Institut catholique di Parigi,
pastoralità. La prospettiva è duplice: quella del pasto- offre una sua proposta nel breve libro che presentia-
re propriamente detto e quella del gregge colpito dai mo: riprendere la celebrazione eucaristica domenica-
mali della vita. le ordinaria, non semplicemente spiegando ancora
L’Autrice mostra l’attualità di questi testi, redatti appe- una volta il significato delle parti della Messa ma tor-
na 1400 anni fa, continuamente ripresi dal magistero nando ad alcuni elementi base che nel tempo sem-
della Chiesa, agganciati alla tradizione teologica greca e brano essere stati dimenticati e che invece potrebbero
latina e alle Scritture, determinanti per Gregorio Magno fare la differenza, nella Chiesa di oggi.
e sostegno della vita del credente, per cui «il primato L’obiettivo dell’Autore è semplicemente quello di
dell’amore è la strada necessaria da percorrere per la com- tornare ai fondamenti della liturgia, in particolare
prensione del testo biblico, sia per il rector animarum sia l’Eucaristia, la quale non esiste se non per alimentare
per l’insieme del popolo di Dio» (INNOCENZO GARGANO). la vita di fede dei credenti.
Attraverso la lettura del volume di sr. Angela Napo- «Si tratta in effetti di adattare la nostra liturgia catto-
li possiamo cogliere come davvero Gregorio Magno lica alla cultura di oggi. Di adattarla in modo cristiano
sia stato e sia ancora oggi “maestro di vita”, fondato e persino, direi, “cattolico”. Mi sembra che non ci man-
sull’amore alla Parola, ai fratelli e a Dio. chino i mezzi per farlo» (LOUIS-MARIE CHAUVET).
La pubblicazione nel 2021 delle lettere apostoli- La Parola di Dio è evento della nostra fede, luogo
che Spiritus Domini e Antiquum miinisterium di papa nel quale Dio si autocomunica all’uomo, rendendosi
Francesco ha generato nella Chiesa un sussulto e ha conoscibile, incontrabile, relazionabile. Tutto ciò avvie-
messo allo scoperto, al di là delle buone intenzioni, ne per pura grazia, dono dell’amore del Creatore e Sal-
tanta impreparazione teologica e liturgico-pastorale. vatore per la sua creatura. Questo assunto, espresso in
Don Rolando Covi, presbitero della diocesi di Tren- molti modi nel Magistero della Chiesa e in particolare
to e docente di Teologia pastorale alla Facoltà Teologi- negli ultimi due Concili, apre un mondo insospettato
ca del Triveneto, dà voce a tre nodi che erano già pre- fino a qualche decennio fa.
senti nella comprensione teologico-pastorale della Un teologo, Stefano Didonè, e un biblista, Stefano Ro-
Chiesa, ma che il Papa ha fatto emergere in tutta la lo- manello, entrambi docenti della Facoltà Teologica del Tri-
ro forza: Quale figura di parrocchia? Quale figura di veneto, mostrano che, se Dio parla agli uomini, questi so-
ministero? Quale figura di formazione? no destinatari di un messaggio, ma Gesù Cristo «parla co-
Tali interrogativi attraversano il volume e per ogni me gli uomini, cioè “alla maniera umana” (more homi-
domanda l’Autore offre una problematizzazione di num), con tutte le sfumature e la ricchezza del linguaggio
fondo, l’analisi di alcuni indicatori per la riflessione, la umano. In questo senso, l’evento di Dio si fa parola. Nes-
possibilità dell’azione pastorale, giungendo a un lavo- suna parola umana può contenere ed esaurire tale evento,
ro di sintesi, anche attraverso l’ascolto della realtà. se non in forza dello Spirito che agisce attraverso le parole
Il volume è infine corredato di un’appendice con scritte come Parola viva, cioè ispirata» (dall’introduzione).
una proposta concreta di formazione che sintetizza Le conseguenze teologiche di questa prospettiva so-
concretamente l’intero percorso compiuto nei quattro no molto interessanti e chiamano in causa l’ermeneuti-
capitoli del testo. ca, di cui il volume che presentiamo vuole essere, più
Nelle duecento pagine del saggio, l’Autore mette che un manuale, un percorso e una guida. Nei suoi no-
in dialogo le due lettere apostoliche fra di loro ma an- ve capitoli, il testo offre le coordinate teologico-fonda-
che con la realtà ecclesiale che viviamo, alla luce della mentali, i metodi e gli approcci per l’interpretazione
proposta del ministero istituito. della Scrittura, con particolare attenzione ai metodi di
«Il presente lavoro non ha la pretesa di analizzare interpretazione biblica e alle pratiche effettive di lettura
tutto, ma vuole avviare una riflessione pratica nella di- della Scrittura nelle prassi formative ecclesiali.
rezione di una Chiesa che si ripensa alla luce del Van- Si tratta di un testo di studio specialistico, rivolto in
gelo e delle domande delle donne e degli uomini che maniera particolare agli studenti dei corsi teologici e a
incontra» (ROLANDO COVI). chi abbia già una buona formazione di base.
apostolato liturgico
Casula
“Popolo in
cammino”
Siamo chiamati per stare insieme,
per camminare insieme,
per seminare ovunque speranza.
Siamo Chiesa che cammina “con”
e “tra” la gente.
Siamo popolo di Dio in cammino
verso Gesù Via, Verità e Vita.
C E N T R I I N I T A L I A
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