Informazioni su questo libro
Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.
Linee guide per l’utilizzo
Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:
+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.
Informazioni su Google Ricerca Libri
La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com
402739
VICENDE
DELLA
COLTURA NELLE DUE SICILIE
Dalla venuta delle Colonie straniere
sino a' nostri giorni
DI
PIETRO NAPOLI SIGNORELLI
1 NAPOLETANO
Professore emerito di Critica- Diplomatica
nella R. Università di Bologna.
DEDICATE
ALLA MAESTA
DI ANNUNZIATA CAROLINA
DI FRANCIA
REGINA DELLE DUE SICILIE.
Seconda Edizione Napoletana,
TOMO VI
IN NAPOLI
181 1
17
"
( 1 )
VICENDE
DELLA COLTURA
NELLE DUE SICILIE
PAL CONTINUAZIONE DELLA
AIS
an
LEG
20
ARTS
PRUNES PARTE
d
IV
G. LLE
1853
I
BL
BI
Secolo XVIII:
Re principi di legnaggio diverso , manca-
to Carlo II senza successione , per una non
attesa combinazione regnarono da lungi nelle
Sicilie dal novembre del 1700 al 1733. Fi-
lippo V Borbone che ascese sul trono di Spa-
gna pel testamento di Carlo II , per la costan-
za de' Castigliani e per gli sforzi di Luigi
XIV : Carlo arciduca d' Austria figliuolo dell' im-
peradore Leopoldo ed imperadore egli stesso ,
morto Giuseppe I suo fratello nel 1711 , col
Tom.VI. a no-
( ૪ )
nome di Carlo VI , che s'impadroni coll'armi
di questo regno e quindi della Sicilia : e Vit-
torio Amadeo duca di Savoja che ottenne que-
st'isola per un trattato , e che per un altro
dopo cinque anni la commutò colla Sardegna.
Principi ottimi che ornarono l'Europa e la
loro età " insigni per gran fatti , per gran
doti , e per virtù reali , e capaci di formare
la felicità de' soggetti , vi si adoperarono con
ardore , e la conseguirono ancora per quanto
permisero le loro contese e la discordia de'
partiti che ebbero per se nel cuore delle Si-
cilie Carlo e Filippo e la sempre a queste fa-
tale lontananza del sovrano . Un distaccamen-
to dell' esercito imperiale comandato dal conte
Daun tolse Napoli a Filippo a7 di luglio del
1707 ; e la pace di Utrech nel 1713 l'obbli-
gò a cedere la Sicilia al duca di Savoja . S'im-
padroni egli di nuovo dell'isola nel 1718 ;
ma Carlo VI la sottomise al suo dominio nel
1720 , e riunita al regno di Napoli la tenne
sino al 1734 , allor quando ricuperate da Fi-
lippo entrambe le Sicilie passò l'una e l'al-
tra corona al capo del suo figliuolo Carlo III
natogli dalla seconda sua moglie Elisabetta
Far-
( 3 )
Farnese . Vediamo ciò che si fece e ciò che
non potè farsi in quest'ultimo periodo del
governo viceregnale .
CAPO I
Ultimo periodo del Governo Viceregnale
nel secolo XVIII .
Polizia e Legislazione : Commercio e Marina.
Starono le accennate vicissitudini alla com-
Ostar
piuta felicità di questi regni . Solleciti i no-
miti gran rivali di conservare o racquistare
questi preziosi monili delle loro corone , non
fecero tutto il bene che poteva attendersi dal-
la loro virtù e sapienza politica . Nulla gua-
dagnò in tal breve periodo la marina ed il
commercio , rimanendo l'una nella passata de-
bolezza e l'altro senza incoraggimento per
uso e per ispecolazione de' negozianti più che
per sistema ragionato . La tregua seguita tra
l'Impero ed il Turco e la tranquillità della
a 2 Ger-
í
(4 )
Germania potè inspirare lo stabilimento di
qualche scala franca ne' nostri porti , e potea
incamminarci a divenire più commercianti ;
ma bisognava cominciare dal rimuovere gl' in-
cagli interiori , alla qual cosa mancò l'agio ed
il tempo . Niun sollievo ebbero le communi
e città che trovavansi fuori del real demanio,
contro il despotismo baronale , nè l'uno nè
l'altro principe volendo farsi de' potenti ne-
mici intestini . All'opposto l' Austriaco regnan-
te si conciliò l'amore del baconaggio non so-
lo confermando i privilegii che possedea , ma
distendendo la successione feudale per tutto il
quinto grado , e dando contro del proprio fi-
sco valore alla prescrizione centenaria ancor
nelle regalie . Nulla potè sperarne la legisla-
zione , che restò qual era varia , incerta , mol-
tiplice ed esposta agli arbitri de' magistrati .
Sussistettero le stesse fonti Longobarde , Fran-
ciche , Sveve , Romane , Angioine , Aragone-
si , le quali continuarono ora nel combattersi
ora nell' accordarsi nell' andare in disuso e
nel rinnovellarsi come la fenice, nel fornire in
somma indifferentemente autorità alle decisio-
ni contraddittor ie de' tribunali e alle inter-
pre-
( 5 )
pretazioni de' forensi .. La polizia non soffri
riforma o alterazione veruna Sussisterono i
medesimi tribunali . L'Austriaco sovrano ri
mosse soltanto dalle cariche i magistrati elet-
Borbonico ,
ti dal e vi sostitui persone a lui
inclinate . Le segreterie continuarono col me-
todo stesso , proseguendo anco ad usare l'idio-
ma spagnuolo ne' dispacci e nelle cedole . So-
lo i vicerè e gli ufficiali delle truppe di nas
zione tedesca mostravano il cambiamento di
dominio . Il Consiglio d'Italia che prima era in
Madrid , si eresse in Vienna , dove di quì si
spedì il regente che solea mandarsi presso il
re Cattolico .
Nonpertanto rilevanti grazie e privilegii ot-
tenne il regno e la nostra città da Carlo VI,
I nazionali si preferirono a' forestieri nel con>
ferirsi i beneficii e le cariche ; e poichè eb-
bero i sedili ottenuta questa grazia , per con-
servarne l'effetto , chiesero ancora che si po-
nesse freno alle naturalizzazioni che la rende-
vano inutile ( 1 ) . Faceansi escursioni contro
a 3 al
(1 ) Essi ne addussero questa ragione ; Ne scandalum
dr.
( 6 )
al regio Exequatur malgrado della vigilanza
del Collaterale e de' vicerè del secolo prece-
dente , e nel 1695 Roma cercò di far valere
nel regno un suo editto senza quell ' inevita-
bile requisito . Carlo VI però ne divenne il
più fermo sostegno , e nel 1708 e 1709 con
diversi ordini lo stabili residendo in Barcello-
na . Si oppose ancora con risoluzione alle in-
traprese che facevansi per introdurre in regno
gl'inquisitori almeno occultamente . Ordinò in
prima al cardinal Grimani vicerè d'invigilare
affinchè non s'introducesse senza regio placito
provvisione alcuna di Roma che potesse fin
anco darne sospetto ( 1 ) . Indi per finirla di
un colpo confermò i privilegii conceduti alla
cit-
detur civibus , si proprii ejiciantur filii , ut exteri com
rum panem deglurrant .
(1 ) Il vicerè non solamente obedì in questo ma
secondando le istanze del popolo cacciò via dalla città
fra due giorni e dal regno fra otto fr. Maurizio tere-
siano scalzo che si vantava esser commissario del san-
to uffizio di Roma . Egli ne diede avviso all' eletto con
suo biglietto che leggesi nel tom. II de' Capitoli e
delle Grazie di Napoli .
( 7 )
città da Filippo II ; ed impose al vicerè di
non permettere che in cose appartenenti alla
santa nostra fede altri s' ingerisse se non gli
ordinarii como ordinarios con la via ordinaria
que se practica en los otros delitos y causas cri-
minales ecclesiasticas ( 1 ) . Per lui tacque alla
per fine il tribunale della fabbrica di san Pie-
tro ; per di lui ordine spedito da Vienna nel
1717 uscì dal regno in 24 ore il nunzio che
era ancor commissario di tal tribunale ; per
lui tornò questo nunzio nel 1719 a condizio-
ne che si rimettesse il solo tribunale della
nunziatura con molte restrizioni , restando per
sempre chiuso quello della nomata fabbrica (2).
Non minor fermezza ed amore verso i Si-.
ciliani mostrò Vittorio Amadeo ne' pochi anni
che regnò nell'isola , avendo sostenute più liti
colla corte di Roma intorno alle immunità ec-
clesiastiche . Clemente XI nel 1715 fulmind
4 con-
(1 ) Veda sene il diploma nel citato tom. II de' Ca-
pitoli e Crazie di Carlo VI.
(2 ) Leggansi ancora simili provvidenze di Carlo VI
nella Stor. Civ. lib. XXXII , c. 9 , e lib. XL' , c. 6.
( 8 )
contro il regno il monitorio ed una bolla for
midabile per l'abolizione del tribunale della
Regia Monarchia. La Sicilia si divise : i regii
ministri sostennero le ragioni della sovranità :
i prelati ed altri ecclesiastici difesero l'inter-
detto e la pretensione della corte romana
1
Toccò allo stesso imperadore Carlo VI dive-
nuto padrone della Sicilia d'imporre silenzio
a tal contrasto ; ma passarono più anni , nè
prima del 1728 ottenne da Benedetto XIII la
confirma dell'antichissimo privilegio della Re-
gia Monarchia .
II
Università: Giurisprudenza : Scienze :
E Filippo Ve Carlo VI lontani ancora e
distratti rivolsero le loro cure all'istruzione ,
della gioventù e all' università de' pubblici stu-
2
dii , non ignorando che quindi sorgono gli uo-
mini di stato 9 i consiglieri del sovrano , i
magistrati , i generali , i sacri pastori de' po-
poli , e che la mediocrità de' pubblici profes- /
sori è quasi sicuro indizio della decadenza del-
la nazione ,
II
(9 )
Il duca di Ascalona che governava questo
regno per Filippo , rimosso il duca di Medi-
naceli , dopo di avere sulle negligenze intro-
dotte negli studii ascoltato Andrea Guerrero
de Torres regente del Collaterale ed annual
protettore di essi , con prammatica emanata
nel febbrajo del 1703 ordinò l'osservanza de-
gli statuti del 1616 del conte di Lemos , e
segnatamente ciò che in essi si prescrive in-
torno al provvedersi le cattedre quadriennali
e perpetue tutte per concorso , per ovviare al
dannevole abuso di porvisi per biglietto un
sostituto per lo più poco degno il quale vi
continuava lungo tempo . Ciò significava oc-
cuparsi degli accidenti e non della sostanza
dell'istruzione ; ma pure era qualche cosa in
una fabbrica mal costruita e ruinosa .
Sotto Carlo VI , malgrado di tali provvedi-
menti , erano cresciuti a segno gli abusi che
nel 1714 la città ed il baronaggio porse al
vicerè una supplica per la riforma degli studii
pubblici , la quale si rimise al celebre duca
Gaetano Argento allora consultore del cappella-
no maggiore . Questa supplica fa onore al no-
stro pubblico , perchè sagacemente toccò la
sor-
( 10 )
sorgente del male col riflettere che mal cor_
rispondeva alla luce delle scienze diffusa per
Europa inutilità di molte cattedre e la
mancanza di altre di somma necessità . Dopo
il lustro apparso col Galilei e col Borelli , e
nel fiorir di Newton e di Leibnitz , mancava
ancora a noi una cattedra di fisica sperimen-
tale , e s'insegnava coll' autorità di Aristotile:
si desiderava una cattedra di botanica : la chi-
rurgia si dettava scarsamente dal professore di
anatomia sussisteva la cattedra della teologia
di Scoto : eranvene due delle decretali ed una
del decreto di Graziano . Giunti erano in el-
tre a trentacinque coloro che davano il voto
nel conferirsi le cattedre ; ed i professori di
legge votavano anche per quelle di medicina
o di matematica , ed i professori di queste al-
la lor volta votavano per la giurisprudenza o
la teologia o di altre scienze aliene dalle pro-
prie facoltà . Per colmo di mali molti di essi
erano stati convinti di avere indegnamente
venduti i proprii suffragii . Su tali articoli ed
altri contenuti nella supplica indicata diede il
duca Argento provvidamente il suo avviso al
governo ; e propose singolarmente che si la-
scias-
( II )
sciasse a' professori di filosofia la libertà di
abbandonare Aristotile per seguire gli ultimi
filosofanti guidati dall'esperienze e dal calco-
lo : che si riducesse la teologia a due sole cat-
tedre , una per la dommatica e l'altra pel te-
sto di san Tommaso e che si sopprimesse
qualche altra cattedra inutile , e se ne aggiun-
gessero altre due necessarie , la giurispruden-
za criminale , ed il dritto municipale del re-
gno . Da molti degli additati abusi che sussi-
sterono nell' università dopo la rappresentanza
dell' Argento , rileviamo che gli espedienti pro-
posti o si ricusarono o debolmente si esegui-
rono , perchè i motivi della riforma valevano
allora assai meno de' vizii profondamente ra-
dicati nella costituzione . Nel 1732 Carlo VI
conferi la carica di cappellano maggiore , cui
è addetta la cura dell' università , al dettissi-
mo celestino monsignor Celestino Galiani pie-
no di sapienza non meno che di zelo patrio-
tico, il quale consultando i proprii e gli altrui
lumi , propose un nuovo piano di riforma , su
cui il sovrano informato dal conte di Harac
e dal Collaterale · diede la sua approvazione
perchè si eseguisse ; ma questa era riserbata
a Car-
( 12 )
a Carlo III Borbone nelle cui mani passò il
freno di questi regni .
Con tanti inconvenienti la naturale attività
de' popoli e l'emulazione accesa dall' esempio
de limitrofi fecero si che la coltura letteraria
si avanzasse col secolo a gran passi e promet-
tesse vicino un puro giorno . Già studiavansi
con ardore le fisiche scoperte italiche e tran-
salpine . I gesuiti stessi ed i professori attac-
cati per istituto ad Aristotile approfittavansi
per proprio uso del moderno sapere . Mentre
aggiravansi i concorsi delle cattedre di medi-
cina sulla dottrina di Galeno e d'Ippocrate ,
leggevansi con trasporto le opere de' medici
recenti . Coloro che insegnavano la teologia
di Scoto , si attenevano alla dottrina de' santi
Padri , a i Concilii e alla storia ecclesiastica
dietro la scorta della migliore Europa . Quin-
di è che in questo primo periodo del secolo
XVIII cominciarono a fiorire in ogni facoltà
professori ragguardevoli che illustrarono le pa-
trie contrade .
Vantaronsi gli studii sacri del teologo casi-
nese Alfonso Mariconda che occupò la catte-
dra del testo di s. Tommaso sin dal 1720 e
fu
( 13 )
fu poi promosso al vescovado di Matera : del
domenicano Casimiro Vitagliano che dal 1713
insegnò nella cattedra primaria di teologia: del
sacerdote napoletano Gaetano Mari nato nel
1681 che fu il primo ad insegnar la teologia
colla scorta de' Padri , della Scrittura sacra e
de' Concilii , e lesse prima nella cattedra pri-
maria di teologia , indi in quella de' canoni
dopo di avere per la sua santità rinunziato il
vescovado di Giovenazzo : del domenicano
Arcangelo Maria Ciccarelli che lesse la Scrit-
tura sacra sino al 1731 ed indi divenne arci-
vescovo di Lanciano : e dell' agostiniano Gia-
como Filippo Gatti che benchè insegnasse nel-
la cattedra di Scoto ricco di vero sapete più
che scolastico si distinse nella sacra eloquenza.
Quanto all'avvocazione > alla giurispruden-
za e alla magistratura , mentre ancor fioriva-
no l'Aulisio ed il Gravina , si segnalarono lu-
minosamente diversi giureconsulti che ad essi
sopravvissero . Basti additare il raro sapere di
Gennaro Cusano che occupò con applauso la
prima cattedra di dritto canonico , nella quale
sedè ancor , degnamente Niccolò Galizia sino
al 1730 anno della sua morte la profon
da
( 14 )
da dottrina ed i sommi talenti di Domenico
Gentile ammirato universalmente nelle catte-
dre di dritto civile che occupò , e con ispe-
cialità nella primaria vespertina : la scienza
legale e specialmente ecclesiastica ? e la vasta
erudizione di Alessandro Riccardi regente fi-
scale del Consiglio d'Italia , detto di Spagna
in Vienna , morto in Verona nel 1726 , di cui
parla in più lettere con molte lodi Aposto-
lo Zeno e finalmente le cognizioni teologi-
che e filosofiche e nelle materie beneficiarie
del dotto Costantino Grimaldi autore delle Di-
scussioni Istoriche e Teologiche scritte contro
le Lettere Apologetiche dell' Aletino gesuita ( 1 ).
Ma
(1 ) Volendo egli nel 1725 farne una piena ristam-
pa benchè fosse stata proibita in Roma , i gesuiti ed il
nunzio pontificio ottennero dal cardinale vicerè Althan
che si fopprimesse d'ordine del Collaterale , usando a
quel degno magistrato molte indegne violenze . Egli si
rivolse all' Imperadore direttamente " e coll' interposi-
zione del cavalier Garelli bibliotecario imperiale e coll'
opera di Pietro Giannone ottenne piena giustizia e ri
parazione del suo onore . Si vegga la Vita del Gianno-
ae scritta dall' erudito abate Lionardo Panzini .
( 15 )
Ma gloria maggiore acquistarono nelle cat-
tedre Niccolò Capasso , e nel foro il duca Ar-
gento e Pietro Giannone .
Il Capasso nato in Gruma picciolo villaggio.
presso Aversa l'anno 1671 e morto in Napo-
li nel 1746 riparò là grave perdita da noi
fatta nel Gravina e nell' Aulisio . Egli sosten-
ne nella nostra università la vera sapienza le-
gale ornata della più scelta erudizione . Egli
insegnò prima di ogni altro > come ben dice
il Giannone , il dritto canonico giusta i prin-
cipii sicuri tratti da' Concilii e da' Padri col
soccorso della storia ecclesiastica , e secondo.
l'interpretazione de ' più culti canonisti . Egli
poi succedette all' Aulisio nel 1717 nella cat-
tedra primaria vespertina di dritto civile do-
tata di annui docati 1100 , non per raggiri e
maneggi con qualche uffiziale di segreteria
nè per voti comprati , ma per un concorso
vigoroso universal mente applaudito . Nel qua-
le sebbene dottissimo nel greco linguaggio non
vi pronunziò pedantescamente versi di Omero
o di Esiodo , ma vi spiegò opportunamente la
necessaria pompa della più riposta dottrina le-
ga-
( 18 )
gale e dell' erudizione
più soda ( 1 ). Una elo-
mirabile > una chiarezza rara , un sin-
quenza
golare nitore di lingua , tiravano ad ascoltarlo
un numero di scolari e di curiosi forse mag-
giore ancora del predecessore . Senza la scienza
legale il Capasso avrebbe acquistato nome im-
mortale ancor per la perizia della lingua gre
ca e latina , nelle quali scrivea eccellentemen-
te in versi ed in prosa , e pel gusto petrar-
chesco senza affettazione nella poesia toscana ›
e per l'atticismo patrio pieno di vezzi usato
nell' interpreta re graziosamente sette libri dell'
Iliade in lingua napoletana , di cui lepidissi-
mamente si valse ancora negli sdruccioli a
Giangurgolo motteggiando le tragedie del Gra-
vina , e ne' sonetti contro l'Amenta (2) .
Nac-
(1) L'autore della di lui Vita scritta in latino pre
messa alle poesie di lui afferma che egli avea quarant'
anni quando ottenne la cattedra dell' Aulisio ; ma que .
sti mancò nel 1717 ; dunque il Capasso avea allora
oltrepassati gli anni 45 , essendo nato , al dir del mes.
desimo biografo , nel settembre del 1671 .
(2 ) Egli scrisse molti comentarii legali notabili per
la dottrina e per la nettezza mirabile , per l'erudizio-
ne,
( 17 )
Nacque in Cosenza verso la fine del 1661
il celebre Gaetano Argento dall'imperadore
Carlo VI nel 1707 dichiarato consigliere , e
nel 1709 regente di Collaterale e nel 1714
innalzato al sublime grado di viceprotonotario
e presidente del Consiglio col titolo di duca ,
il quale l'ultimo dì di maggio nel 1730 ter-
minò in Napoli il suo corso mortale . Nella
patria attese alle lettere umane sotto l'illustre
poeta Pirro Schettini , ed in Napoli agli stu-
dii legali e alla pratica forense sotto l'altro
insigne suo compatriotto Serafino Biscardi . I
contemporanei lo reputarono concordemente
per insigne avvocato e magistrato incompara-
bile per l'eloquenza grande , per la memoria
meravigliosa , per la vasta erudizione e per
la profondità della dottrina . Soprattuto ammi-
rarono in lui perizia somma nell'arte di go-
Tom.V b ver-
ne , e per l'eleganza latina . Le sue Poesie varie con
sistenti in versi greci , latini , toscani e napoletani ,
fidenziani , e maccaronici , e ne ' sette libri dell' Iliade
scritti in grazia del consigliere Muzio di Majo , s' im-
pressero nella stamperia Simoniana l'anno 1761. Altre
moltiffime ne sono corse e corrono miss
( 18 )
vernare , ed una manifesta superiorità fra' più
famosi regenti che il precedettero , il Villani,
il de Ponte , il Revertera , il de Curtis , nel
difendere i reali diritti a lui affidati come de-
legato della real giurisdizione ( 1 ) . Di lui ri-
mangono inedite presso i negligenti eredi mol-
te dottissime consultazioni , ed appena se ne
trova impressa , benchè senza il suo nome ,
l'opera esimia de Re Beneficiaria che consiste
in tre dissertazioni , nella prima delle quali si
dimostra che i Beneficiarii debbano risedere nel
le loro chiese , nella seconda che gli stranieri
debbano allontanarsi da sacerdozii nella terza
che al sovrano appartenga il dar leggi intorno
à beneficii così per la potestà economica che pos-
siede ; come per la difesa delle cose sacre a lui
commessa . Fu sepolto in s. Giovanni a Carbo-
nara nella cappella de re Magi , da lui eretta,
e la descrizione de' suoi funerali s impresse pel
Mosca nel 1731 con una raccolta di compo
nimenti in sui lode scritti in diverse lingue ,
e coll'orazione funebre italiana del celebre
C3-
(1) Di ciò vedi Pietro Giannone Stor. Civ. lib.XL c.5.
( 19 )
capuccino Giacchi che si recitò e coll' altra
latina di Biagio Troise ( 1 ) .
Illustre suo discepolo nel foro fu lo sven-
turato non meno che immortale avvocato Pie-
tro Giannone nato a' di maggio del 1676
in Ischitella villaggio del Monte Gargano in
Capitanata , e morto nella cittadella di Torino
a'17 di marzo del 1748 privo della patria
alla balia d'un sovrano straniero che l'alimen-
tava e gli toglieva la libertà senza esserne sta-
to offeso . La vita che ne scrisse con giudizio
e veracità l'erudito ab. Panzini premessa al
II tomo delle di lui Opere postume (2) , ne
dispensa dal trattenerci sulle vicende che l'a-
gitarono in Napoli dal punto della pubblica-
zione della di lui opera , lavoro di venti an-
ni , nel mese di marzo del 1723 ; sulla di
lui pericolosa furtiva dipartita dalla patria che
b. 2 mai
(1) Di lui , oltre al citato Giannone , parlano il
Mazzucchelli , lo Spiriti , ed un anonimo che ne scris-
se la Vita in italiano . Anche l'Affitto ne ha fatto un
articolo .
(2) Trovasi nella raccolta del librajo Gravier nek
tom , XXV.
( 20 )
mai più non rivide : sulla dimora che fece in
Vienna dove colla protezione del principe Eu-
ge io di Savoji e coll' amicizia del cavalière
Garelli , all'ombra di Carlò VI , si sostenné
intorno a due lustri coll' annua pensione di
mille fiorini che godè su i proventi della segrete-
ria di Sicilia fino all'anno 1734 sulla parten-
za per Venezia , donde con oltraggioso modo
nel 1735 lo discacciarono que' famosi inqui-
"
sitori di stato : sulle di lui strettezze in Mo-
dena sotto il nome di Antonio Rinaldo ed il
1.
di lui arrivo a Ginevra ove attese a perfezio-
nare l'opera del Triregno nella quale cadde in
qualche errore di religione onde và esente la
Storia Civile sull' infame tradimento fattogli
da Giuseppe Gaastaldi sávòjardo in Vesna vit
laggio della Savoja sul lago Lemino , dove pro-
ditoriamente il condusse : sulle sue occupazio
ni letterarie nel castello di Miolana , in cai
restò dall' aprile del 1736
sinò a' 13 di set-
"
tembre del 1737 , traducendo Tito Livio e
componendo su di esso alcuni ragionamenti
sulla religione e la prudenza civile e la poli
tica sapienza de' Romani , oltre alle memorie
sulla propria vita ed alcune traduzioni " di li
14
bri
( ? )
bri francesi : sul di lui trasporto nella fortez
za di Torino , per cui fų divisa dal figliuolo
Giovanni rimesso in libertà ; sull' Abjura a cui
si volle astringere perchè si credesse sponta-
nea nel 1738 : sulla nuova sua traslazione al‐
la fortezza di Ceva nel 1741 : sul suo ritor-
no nel 1745 alla cittadella di Torino ove
giunse all'anno 1748 , quando compiè l'anno
72 della sua travagliosissima vita immolata al-
le reali preminenze da lui sostenutę .
Con plauso generale si accolse dalla non cor-
rotta Europa la Storia Civile 2 mentrechè se
ne perseguitava con felice evento l'autore
se ne moltiplicarono senza numero l'edizioni
nelle città più cospicue ; si tradusse in ingle-
şe dal capitano Giacomo Ogilvie in Londra ?
e s'impresşe nel 1729 in francese uscita col-
la data dell' Aja nel 1743 , e in alemanna
era pur vicina a pubblicarsi . La severità del-
la proibizione di leggersi si rallentò nella stessa
Roma ; e Benedetto XIV prese il mezzo termi-
di permetterne la lettura a condizione che
si accompagnasse colle censure del p. Bianchi,
le quali non potea ignorare quel dottissimo
pontefice quanti scarsi lettori avrebbero trova-
to.
( ૧૦ )
to . Ma nel ministero del marchese Tanucci
Carlo III regnando nelle Sicilie a diverse con-
sulte del celebre marchese Niccolò Fragianni
la protesse ad onta delle ingiuste censure del
Bianchi e dell' arcivescovo Tria ; ond'è che
posteriormente sulla consulta del medesimo
delegato della real giurisdizione il governo nel
1761 permise che s'inserisse dal Gravier nel-
la raccolta degli scrittori napoletani . Ci dis-
pensiamo di esporne con distinzione il conte
nuto e diremo solo che un piano si dotto
eseguito con somma erudizione manifesta 1 in-
gegno ed il sapere dell'autore , e lo solleva
tanto sulla bassa schiera de' collettori e com
pilatori , quanto al di sotto gli sono coloro
che colle inferme pupille non possono appieno
ravvisarne lo splendore ( 1 ) . N anche ci ar-
resteremo all' imputazione mal fondata che il
Gian-
1
(1 ) To lascio a' pedantini asserraruzzi e delicati il
badaré a qualche neo dello stile e del linguaggio , che
essi per altro non sogliono ravvisare in se stessi . I
Taciti , i Machiavelli , i Sarpi , i Giannoni possono a.
ver delle macchiette luminose , ma saranno sempre So.
li singolarmente poi per le talpe .
( 23 )
Giannone si fosse approfittato degli scritti di
Domenico Aulisio suo maestro , noto essendo
che non prima del 1719 , cioè dopo sedici
anni spesi nel suo lavoro , gli furono donati
dal nipote di lui ( 1 ) . E molto meno ancora
sull'altra che nella Storia Civile avesse avuto
gran parte il duca Argento , manifesto parimente
essendo che anzi nell' averne avuto notizia co-
me fu terminata , questo gran magistrato mostrò
disapprovar l'impresa temendone le conseguen-
ze con quelle parole : Signor Pietro , voi vi sete
posto nel capo una corona , ma di spine (2) .
Accenneremo soltanto che essendo stato per
tale opera il Giannone scomunicato dalla corte
arcivescovile di Napoli per non avere dall'ec-
clesiastico ottenuta licenza di pubblicarla , si
b 4 for.
(1 ) Non prima di quell'anno costui , che era stato
tenuto nelle carceri due anni come avvelenatore del di
lui zio per impazienza di ereditarne i beni , ricorse al
patrocinio del Giannone . Vedasi la di lui citata Vita .
(2) Tante altre scritture non meno eccellenti pubbli
cò il Giannone dopo la morte dell' Argento che convin-
cono di falsità e di stravaganza questa voce sparsa da
suoi nemici , e dimostrano che egli non abbisognava che
di se stesso per produrre opere di polso .
( 24 )
formò una straordinaria Giunta di Giurisdizio
ne composta del cardinal vicerè Althan come
capo , de' regenti del Collaterale , del delegato
della real giurisdizione , de ' due fiscali del real
patrimonio e della vicaria, de' quattro capi del-
le ruote del sacro consiglio e del consultore
della Curia del cappellano maggiore . Ed in
essa si dovea esaminare se i sovrani diritti ri-
manessero oltraggiati dalla fulminata scomuni
ca. Tanto apparato però restò senza veruno
effetto perchè dopo il dottissimo voto del
presidente Argento e de i due fiscali , sul pre-
testo dell'ora tarda , se ne riserbò la conchiu-
sione ad un'altra assemblea che mai più si
tenne . Aggiungeremo ancora che l'ammirare
l'opera esimia del Giannone , di cui ogni na-
zione vorrebbe averne una simile , sì non ab-
baglia gl' intelligenti che non ne veggano più
di un neo , e singolarmente la mancanza tal-
volta di esattezza nella cronologia , la frequen-
te ripetizione delle sue massime favorite e
la soverchia acrimonia onde inveisce contro
gli ordini che attacca ( 1 ) ; la quale potrebbe
su-
(1 ) Vedi il lodato autore della di lui Vita .
( 25 )
suscitare alle volte dubbi sulla di lui storica
imparzialità , altra cosa essendo aringar da
avvocato , altra narrar da storico filosofo . In
oltre il difetto di filosofia nel penetrare ne-
gli arcani ordigni degli evenimenti , e l' in-
serire nel corso dell' opera di molti squar-
ei delle opere del Costanzo e del Summon-
te e del Parrini , del quale talora ripete po-
co ragionatamente gli elogii de' vicerè
trascrive il metodo di narrare : sono cose che
rendono l'ultimo volume meno erudito e men
vigoroso de' precedenti . E conchiuderemo dan-
do grazie a i di lui persecutori ed agl'impu-
gnatori poco felici , il dottor Vitagliano ed il
P. Sebastiano Paoli ed il torbido monsignore
Anastasio ed il ridicolo p. Sanfelice . Senza di
tali stimoli non ci avrebbe egli arricchito di
altre pregevoli produzioni , cioè del trattato
de' Rimedii contro alle scommuniche , di quello
del Concubinato , della Professione di fede , del-
la forte Risposta alle Annotazioni Critiche del
Pr Paoli . Ma quali grazie meritano certi pic-
p.
cioli collettori di Memorie mal digerite che
nel declinar del secolo XVIII ne hanno volu-
to oltraggiare ancor la memoria prendendo un
me:
( 26 )
melato tuono tartuffiano ? E qual valent' uomo
per siffatti cianciatori vorrà versar dell'inchio-
stro, potendo arricchirci di qualche altra bell
opera ? Ne vagliono essi la pena ? Passiamo
alle altre scienze ,
Nelle scienze filosofiche , matematiche, medi-
che, oltre a quelli già da noi riferiti che avea-
no cominciato a rendersi chiari nel secolo
XVII , e che in altre facoltà , come l'Aulisio
ed il Capasso , acquistarono maggior celebrità,
si distiusero singolarmente nel periodo Austria-
co i seguenti valentuomini . Giulio Accetta
agostiniano di Reggio di Calabria che recitò
alcune orazioni in Siena e nell'accademia de-
gli Apatisti di Firenze alla quale era ascritto,
• fu professore di matematica sin dal 1730
nell' università di Torino ove morì nel set-
tembre del 1752 ( 1) . Gaetano Tremigliozzį
che apprese le scienze nello studio di Napoli
e la medicina Galenica sotto Luca Tozzi , si
ri-
(1) Così narra l' Afflitto nelle sue Memorie ; ma gli
Elementi di Euclide con gli Elementi di Algebra dell '
Accetta i pubblicarono nel 1753.
( 27 )
rivolse poi alla filosofia di Gassendo ed alla
medicina insegnata sull'esperienze , ascoltato che
ebbe Sebastiano Bartoli , il quale in una dimo-
strazione anatomica parlava di alcune parti del
corpo umano da lui non prima intese e della
circolazione del sangue . Era membro della So❤
cietà scientifica di Rossano , e ne distese le
Memorie Istoriche (1 ) , e nella di lui Nuova
Staffetta di Parnaso si trova il primo catalogo
degli accademici di Rossano detti gl' Incurio
si (2) . Erano questi derivati dagli Spensierati
della medesima città , ed aveani eletto per
promotore generale Giacinto Gimma nel 1695,
il quale con ottimo consiglio dalle sole belle
lettere gli rivolse anche alle scienze . Egli ne
ideò e distese le leggi con alcune dilucidazio-
ni su di esse > e le pubblicò unite a i due
tomi di Elogii Accademici nel 1703. Diede
poi alla luce nel 1714 due dissertazioni fatte
per
(1 Si leggano dopo le leggi di questa accademia nel
tom . 11 degli Elogii del Gimma .
(2) Del Tremigliozzi vedi l'elogio che ne compose
il citato Gimma .
( 28 )
per la società intitolate de Hominibusfabulosis,
e de Fabulosis Animalibus , nelle quali manife M
stò le favole introdotte nella filosofia sperimen
tale e specialmente nella storia naturale degli
uomini e degli animali ( 1 ) . Compose ancora
per la medesima Società le altre dissertazioni.
de Plantis fabulosis e la Storia naturale delle
gemme e delle pietre . Debbesi al medesimo la-
borioso letterato il bel vanto di avere in due
tomi in quarto dati alla luce in Napoli pel
Mosca felicemente abbozzata la prima Ideg del
la Storia dell'Italia letterata , comprendendo
nel primo la letteratura italiana sino al 1400,
e nel secondo dal 1510 sino al 1723 , Dispo
se parimente egli solo e compilò in sette vo-
lumi un'opera ancor più ardita , spendendovi
molti anni di una Nuova Enciclopedia , in cui
trattò di tutte le scienze divine ed umane e
delle arti liberali e mecaniche , opera vastą
poco felicemente tentata da Arrigo Alstedio (2 ),
e che
(1 ) Se ne favellò con lode nel Giornale de' Lettera-
ti Italiani ne' tomi XV , XX , XXI.
(2) Così disse del Gimma Lorenzo Crasso nel farne
l'elogio .
1
( 29 )
e che poscia è stata intrapresa in Francia col
presídio di tante braccia . Dopo di Fabio Co-
fonna gli studii botanici coltivaronsi particolar
´mente in Napoli dal celebre nostro medico
Mario Schipani grande amico del romano viag-
giatore Pietro della Valle che gli dedicò i suoi
viaggi . In questo periodo ancora il governa
dore dell' ospedale dell' Annunziata di Napoli
Francesco Filomarino fece piantare un orto
botanico nel luogo detto la Montagnola poscia
arricchito di molte piante da Tommaso Don-
zelli ( 1 ) . Giambattista Guarnieri altro rino
mato medico e cattedratico di Napoli coltivò
ancora con applauso la scienza delle piante
ne' tempi Austriaci .
Mentovammo appena nel precedente volume
il nome di Marco Antonio Ariani che vera
༣
mente più al XVII secolo si appartiene essen
do nato in Napoli nel 1624 , dove morì nel
febbrajo del 1706 ; ma ci piacque accoppiar-
lo al figliuolo Agostino nel secolo XVIII in
cui
( 1 ) Vedansi le lettere Memorabili del Bulifon , e la
L
Storia Civile nel lib. XL , c. 6.
( 30 )
sui passò gli ultimi sei anni della sua vita .
L'amor del sapere che mena gli Ulissi , i
Platoni , i Pitagori in lontane regioni a rac-
corre usanze , dottrine e scoperte dagli stra❤
nieri , spinse di buon ora Marco Antonio
a lasciar la casa paterna e a correre di sa-
per vago e di vedere per climi ignɔti sino
all'estremo Oriente . Chiamava singolarmente
la sua attenzione tutto ciò che > al 1 sentir di
Vitruvio , si richiede per divenir buono archi-
tetto . Oltre di cento utili osservazioni , fissò
Fattenzione sul miglioramento trovato oltra
monti del sistema della Zecca delle monete .
In Napoli questa officina che tanto importa
al principe , trovavasi sfornita de' necessarii
stromenti già altrove adoperati . Si coniavano
fra noi le monete a martello , e si tagliavano
in rozza forma e irregolare . Ignoravansi le
ultime macchine con le quali si monetava ,
come dicesi a mulino 。 a bilanciere . Nelle Spa-
gne , nella Gran Bretagna , in Alemagna "H in
Olanda , nel resto dell' Italia non conoscevasi
che il coniare a martello . Nè in Francia al-
1
tra maniera si adoperava , tuttochè ad Errico
II fosse nota l'invenzione più facile più per-
fet
( 31 )
fetta e meno dispendiosa del mulino di cui
debbesi il vanto ad Antonio Brucher (1). Er
rico III prescrisse nel 1585 di ristabilirsi la
fabbrica a martello . L'Inghilterra approvò la
nuova macchina che vi arrecò Nicolas Briot ,
la quale in vano egli profferi alla Francia net
1616 e 1623 . Ma finalmente nel 1640 co-
minciò colà a ridestarsi il desiderio delle mae
chine a mulino del Brucher , e nel 1645 Luis
gi XIV con un editto vietò la monetazione
a martello che fu per sempre abolita e che
rimase soltanto in Olanda
Il marchese de los Velez vicere in Napoli
sin dal 1875 avea deliberato di acquistare in
Genova le ultime macchine che vi si fabbri-
cavano perfette ; e Marco Antonio ebbe l'in-
carico di commetterle . Ma perchè circa venti
anni impiegato egli avea ad istruirsi di quan
to potesse migliorare la monetazione , e col me
di-
( 1 ) Si vegga nell' edizione dell ' Enciclopedia di Lo-
sanna l'articolo Monnoyage , in cui si corregge l' arti
colo precedente che ne attribuisce il primato ad Aubry
Olivier
( 82 )
ditarvi su giunto era a raffinare alcune mace
chine , osò proporre le proprie invenzioni , e
gli sperimenti corrisposero all' intento e alle
speranze del vicerè ( 1 ) . Così in Napoli si ri
staurò non solo l'edifizio materiale della Re-
gia Zecca' , ma s'introdussero le macchine a
mulino , di cui l'Ariani al possibile rettificò
la pratica insegnando a ben valersene . Quindi
potè dirsi a gloria di quel vicerè nell'iscrizio-
ne apposta in faccia al cortile dell'edifizio della
Zecca di Napoli nel 1681 : Nova cudendi for
ma paucissimis indigente operariis , circinnatum
ab incisura immunem aeneum reipublicae admi
nistravit nummum auri , argentique post haec
imprimendi rotundum indicem etc.
La fama acquistata da Marco Antonio nel
l'idrostatica spinse nel 1679 papa Innocenzo
XI Odescalchi ad invitarlo a Rona insieme
col colonnello Carlo Grunumberg , per adope
rar
(1) Rilevasi l' importante servizio dell ' Ingegnere Mar
co Antonio Ariani en la inventiva de las disposiciones
para labrar la moneda nueva da' reali rescritti; five-
dano le Memorie di Vincenzo Ariani .
( 33 )
rarli all'impresa di disseccar le paludi Ponti-
ne tanto nocive allo stato di Sezze . La riu-
scita coronò i loro sforzi ; e l' Ariani rimpa-
trid dopo di aver meritata la stima di quel
papa ed il titolo di architetto pontificio ( 1 ) .
Nacque a Marco Antonio Ariani in Napoli
nel 1672 da Anna Maria Macchia Agostino
Ariani professore primario di matematica nel
nostro studio (2) . Egli ottenne la cattedra in
proprietà nel 1705 , ma l'avea interinamente
Tom.VI. 'c eser-
(1) Vincenzo Ariani suo nipote nelle notizie istori
che che diede di Marco ( nelle Memorie di suo padre )
ne registra varie invenzioni tratte da un ms di sua ca◄
sa ; e fra esse novera un mulino a vento con una bar-
ca sopra acqua , un calesse a tre ruote per alleviare il
peso al cavallo la maniera di portar l'acque morté
venti palmi in alto senza tromba e senza coclea . Egli
si applicò altresì a lavorar occhiali , lenti , specchi para-
bolici , telescopii . Amava la musica e le rappresentazio-
ni sceniche , e fece in sua casa recitar da' gentiluomini
co'proprii figliuoli le commedie dell' Amenta , ed altre
regolate dall' ab. Andrea Belvedere , e talvolta all' im
provviso .
(2) Si veggano le Memorie di Vincenzo scritte per
suo padre .
( 34 )
esercitata dal 1695 ; fu da Filippo V decora
to col grado di procurator fiscale del real Pa-
trimonio nel 1706 ; e da Carlo III nel 1739
di giudice onorario di Vicaria ; morì a' 13 di
dice nbre del 1748. Nell'accademia del duca
di Medinaceli egli diede prove del suo valore
nelle scienze e nelle lettere , recitandovi com-
ponimenti poetici e lezioni scientifiche sulle
perle , sul mar Caspio , sulle mofete , sulla vi-
di Vitellio > di
ta dell' imperadore Ottone ,
Aurelio Alessandro Severo , sull'utilità della
geometria , un Parere intorno alla quadratura
del cerchio dell' olivetano Ercole Corazzi ( 1).
Tra coloro che scansarono le gonfiezze della
guasta scuola poetica degli Umoristi di Roma ,
dee contarsi Agostino Ariani che poetò sulle
orme del Petrarca e del Casa . Si trovano
suoi sonetti nella raccolta che s'impresse nel
1697 per la morte della madre del Medinace-
li
(1 ) Quest'ultimo breve opuscolo s'impresse colla de-
dicatoria al vicerè marchese di Villena . Gli altri rife
riti esistono manoscritti in un volume donato dall' au-
'tore a Silverio Giuseppe Cestati , che poi si conservò
da Vincenzo suo figliuolo .
( 35 )
li intitolata Pompe funerali ecc.; nell'altra del
medesimo anno prodotta per la ricuperata sa-
lute del Cattolico re Carlo II ; ed in quella che
si stampo nel 1705 sotto il vicerè duca di Asca-
lona pel giorno natalizio di Filippo V ( 1 ) .
Riferisce il lodato Vincenzo Ariani il mi-
glioramento fatto da Agostino alla struttura
della carrozza . Vuolsi che i Francesi si ar-
roghino l'invenzione di simil legno , preten-
dendo che non sia più antico del regno di
Francesco I , e che due sole allora se ne vi-
dero fra loro · l'uno per la regina e l'altro
per Diana figliuola naturale di Errico II ( 2 ),
Non so se m'inganna la memoria, ma io cre-
do che sin dal secolo XV si usava qualche
cocchio nelle Spagne e si tirava co' buoi ; e
mi sovviene che nell' armeria reale in Madrid.
se ne conservava uno grossolano usato da Er-
rico IV il valetudinario ' . Cheche però siesi
C 2 del-
(1) Diciassette altri suoi sonetti dettati nel vero gu-
sto trovansi impressi nelle Rime scelte de' Poeti Napo
letani vol. II uscito in Firenze nel 1725. Vedine il
Mazzucchelli . "
(2) Dizionario Enciclopedico art, Carrosse.
( 36 )
dell'invenzione primitiva della carrozza ; la
quale non può dubitarsi di essere stata suge-
rita a' moderni da carri militari e da' trionfa-
li degli antichi e da' carrocci de' bassi tempi:
è certo che in Napoli prima di Agostino Aria-
ni la cartezza non potea dar la volta ad un
tratto colle quattro ruote che giravano intor
no a due assi immobili . Fu sugerimento di
un vicerè spagnuolo il tentare di agevolarsene
il moto e le volte formandone due gran
pezzi che si potessero ripiegare secondo il bi-
sogno . L'Ariani ebbe l'incarico di pensarvi ,
e l' eseguì felicemente con dividere il legno
in due membri , in uno anteriore colle due
ruote picciole e nell'altro posteriore colle grans
di , e vi aggiunse una rotellina orizontale fis-
-sa nella parte che riguarda i piedi del cocchie-
re , e si volge intorno al perno reale che lega
i due membri del cochio , e si presta al moto
circolare a seconda della direzione del timo-
ne . Di questa pregevole invenzione fu da quel
vicerè comunicato il modello alla corte di Spa-
gna , e se n'è renduto generale l'uso in Eu-
ropa , senza che più vi si badi , o che si pen-
si al nome di chi l'inventò
Ma
!
( ૧૧ )
*
Ma oltre all' epistola fisicomatematica diret
ta da Agostino al cappellano maggiore . A Vi-
dania che uscì per le stampe nel 1691 de Vi
rium Incremento , se ne hanno le Osservazioni
su di una lettera di Antonio Monforte , in cui
si approva il nuovo metodo geometrico di Paolo
Maria Doria per trovare fra due linee date in-
finite medie continue proporzionali . Scrisse l'Aria-
ni queste osservazioni a richiesta del Doria
stesso che volle udirne l'avviso . Stimavasi da
Agostino quel nuovo metodo geometrico con-
trario ad ogni principio ammesso da' matema→
tiei . La qual cosa increscendo al Doria și`ave,
visò di rispondere a tutti i suoi oppositori
pubblicando nel 1715 le objezioni e le rispo-
ste . Ciò mosse l'Ariani a render pubbliche
le sue osservazioni dedicandole al vicerè con-
te di Daun . Alla difesa del metodo del Dorią
approvato dal Monforte usci in campo Paolo
Bonelli giovane medico che diede alle stampę
la sua risposta corredata di asprezza e di mal-
dicenza , a segno che il vicerè l'avrebbe pu-
nito senza la generosa interposizione dell' Aria-
ni che ne impetrò il perdono . Sventuratamen-
te pel Doria il suo nuovo metodo parve un
deli-
( 38 )
delirio a' maggiori matematici dell' Europa ; i
quali diedero la vittoria all ' Ariani e agli al-
tri matematici di Napoli Niccolò Garizia e
Giacinto di Cristoforo • Nell' accademia di
Lipsia si decise contro del Doria : il P. Guido
Grandi scrivendo all ' Ariani a ' 27 di agosto del
1716 compatisce il Doria , ed esorta a non
turbarglisi il piacere che ha ne sogni della sua
fantasia: l'immortale Guglielmo Leibnitz a ' 18.
di aprile del 1716 disapprova rotondamente il
metodo del Doria ( 1 ) . Ciò distrugge le mali-
gne asserzioni degli antinapoletani , e mostra-
hio che di buon'ora e con successo si studia-
rono fra noi le matematiche .
Corre in fatti un vol gar romore tra' poco es-
perti misopatri communicato di bocca in boc-
ca a forestieri che le matematiche pure non
sieno mai stato retaggio de' Napoletani . Fan-
si
(1 ) Manifestum est ( egli disse ) rectas CH , DI ,
EF etc. ita sitas , ut requiritur in scheda anno 1715 Nea-
poli in lucem edita fig. 2 , non fosse terminari in li
neam rectam ; seu puncta H , I , F etc. non jacere in
directum ; et mirum est de talibus quaestionem moves
ri posse .
( 39 )
si oggi ancora da noi deridere alcuni naziona-
li e stranieri che vogliono passar per genii ,
i quali con ridevole leggerezza vanno trom-
bando in mezzo a'loro corteggiatori nebuloni
che sulle sponde Sebezie s'ignorino fin anco
· le nozioni trigonometriche . Che dobbiamo noi
rispondere a codesti baldanzosi decisori inter
pocula ? Se essi ignorano la storia letteraria e
singolarmente quella delle matematiche , è col-
pa della troppa oltraggiata Sirena , di cui al-
cuni di cotali cicaloni sono bene indegni fi-
gliuoli ? Se essi mai non seppero la dottrina
insegnata dal Porta , dal Maurolico , dal Fon-
tana , dal Borelli , dal Capua , dal Porzio , pos-
siamo noi altro dire se non che essi nomina-
• no le matematiche e il Newton e il Leibnitz
e i Bernulli e gli Euleri e i La Grange per
acquistar quel credito che non ebbero e non
avranno mai ?
Giacinto di Cristoforo nato in Napoli ( con
permesso del marchese Caracciolo ) nel 1650,
che visse quasi per tutto il periodo Austriaco,
è uno degl' illustri matematici dell'età in cui
fioriva lo stesso Newton , siccome è manifesto
a chi non vuole ignorare esser egli autore del
C 4 trat-
( 40 )
trattato de Constructione aequationum pubblica-
to nel 1700 , e dell' altro della Dottrina de
triangoli uscito nel 1720. Sanno coloro che
.
salutano al men dalla soglia le matematiche
che il Cristoforo nel primo trattato ( dopo che
il Vieta ebbe introdo tto nell'analisi l'algori-
smo specioso ) insegnò con nuova maniera a
costruire i problemi di qualsivoglia grado
coll' intersezione delle curve , aggiungendo fa-
cilità all'eleganza del metodo del Cartesio col
toglierne la necessità dell' annichilazione del
secondo termine , e ren dendolo generale senza
bisogno della complicazione de ' segni usati dal-
lo Slusio e dal Bakero ( 1 ) . Nel secondo trat
tato de' triangoli egli ingegnosamente ridu-
ce tutti i problemi di trigonometria ad uno ;
e per usar facilmente de' seni e delle tangen-
ti e secanti del quadrante , dà un nuovo mo-
do di costruire la tavola de' seni ; e per ado-
perare un' equazione che comprenda tutto il
problema , una ne forma , colla quale scioglie
per
(1 ) Vedasi ciò che ne scrisse a Niccolò Galizia lo
stesso Cristoforo .
( 41 )
per approssimazione il problema di trovare il
seno * dato l'arco , e l'arco dato il seno . Il saper
matematico di questo giureconsulto ignoto agli
ultimi antinapoletani marchesi pseudomatema-
tici , fu benissimo conosciuto in Alemagna ,
come si vede , per ciò che se ne disse negli Atti
di Lipsia del 1701 in Italia , essendo stato
chiamato come gran matematico in Lombardia
per dirimere la famosa controversia del Po ( 1 ):
ed in Francia , dove in vista della di lui ope-
ra della costruzione deli' equazioni la Reale Ac-
cademia delle scienze diede una gloriosa te-
stimonianza della maestria dell'Italia in tali
materie e del merito del Cristoforo (2) .
A
(1) Giornale de' Lett. Ital. tom . XXXIII , part. II.
(2 ) In una lettera degli 8 di luglio del 1701 l'Acca-
ی
cademia gli fe scrivere : Il nous a paru'qu' on ne s'ود
appliquoit pas aussi volontier en Italie qu'en France ,
on Angleterre , en Alemagne ; mais si le fait est vray,
nons sommes tres-persuadès qu'il ne manque aux Ita-
liens que de s'appliquer , et vous nous faites bien voi-
re , Monsieur , de quoi ils sont capables . E nella stes-
Sa lettera si rammentano molte bellissime scoperte in
fisica ed in matematica uscite dall' Italia . Si aggiugne
al-
( 42 )
A serbar poi alla nostra patria l'antico van-
to di produrre in ogni tempo qualche insigne
medico da figurare tra' più famosi dell' Europa
nacque in Gruma patria del Capasso nel 1671
Niccolò Cirillo che solo bastò a consolarla
della perdita fatta del Cornelio , del Capua e
del Porzio . Coltivò i suoi talenti naturali da
prima appo i padri della compagnia attenden-
do alle belle lettere , alla filosofia ed agli ele-
menti di matematica insegnatagli da Niccolò
Partenio Giannettasio , di poi nello studio na-
poletano apprese da Gregorio Messeri la lin-
gua greca , e da Luca Tozzi la medicina . Il
dottissimo cartesiano Gregorio Caroprese gli
apri la via all' intelligenza della filosofia di
Renato . Con tali presidii e con una indefes-
sa diligenza raddoppiata a misura de' lumi che
giva acquistando , ne crebbe la dottrina orna-
ta della più pellegrina erudizione , ed in pro-
por-
altresì che il calcolo degl'Infinitamente piccioli , ovve-
To Differenziale , ha molta relazione colla Geometria
degl
' Indivisibili del Cavalieri . Anche il Montucla lo-
da il libro del Cristoforo come eccellente .
( 43 )
porzione la fama . Ebbe l'onore di essere so-
stituito al Tozzi quando fu chiamato alla cu-
ra d'Innocenzo XII , ed ottenne per concorsi
nel 1705 la cattedra di fisica , due anni dopo
la seconda di medicina pratica , e nel 1717 ,
mancato il Tozzi , la primaria di medicina
teorica . Ma la primaria pratica
di medicina
1
vacata nel 1726 , mentre si accingeva a con-
correre , gli fu conferita per diploma imperia-
le venuto da Vienna a contemplazione del no-
to suo sapere e per gli uffizii del cavalier Pio
Niccolò Garelli sempre benefico e propizio ai
Napoletani in quella corte . Egli poi che gio-
vanetto ancora avea meritato l'onore di esse-
re ammesso nell' accademia del Medinaceli
maturo già di anni e di sapere fu prescelto
dalla regia Società di Londra a registrare l'e-
femeridi meteorologiche del cielo napoletano ,
Egli l'eseguì con alacrità e successo felice dal
1728 , ed in premio dopo quattro anni venne
ascritto tra' socii di quell' insigne congresso ,
ove ancor presedeva Isacco Newton ( 1 ) . Ad
insi-
(1 ) Notabil cosa . Il merito non equivoco del Ciril
lo
( 44 )
insinuazione della medesima Società scrisse la
dissertazione de recto frigidae aquae in febribus
usu , intorno al qual metodo già da gran tem-
po adoperato in Napoli non sapevano ancora i
medici Inglesi che cosa dovessero stabilire ( 1 ).
Compose per la medesima Società un breve
commentario sul terremoto del 1731 che scos-
se una gran parte del regno (2) . Accese la
di lui rinomanza in Vittorio Amedeo re di Sar-
degna un vivo desiderio di tirarlo ne' suoi do
minii disegnandolo professore primario di me .
dicina nell'università di Torino e medico del
principe reale suo figliuolo . Ma nè il mar-
chese di Breille , cui fu data la commissione
di espugnarlo , nè gli altri inviati che gli suc
ce-
le non bastò a farlo dichiarare accademico in Londra ;
e bisognò procacciarselo con la fatica di più anni , e gli
si accordò per guiderdone . Con ragione inversa si è vec
duto altrove dichiarato taluno accademico prima di nul-
la produrre , o per aver prodotto • ... • Le mode, si
cangiano in ogni tempo !
(1 ) Leggesi la sua dissertazione pel tom, XXXVI
delle Transazioni filosofiche .
(2) S'impresse nel tom, XXXVII .
( 45 )
cedettero , poterono ottener dal Cirillo che al
natio paese preferisse gli offerti vantaggi del-
la corte di Torino . Intanto egli attendeva al-
la pubblicazione delle opere mediche di Mi-
chele Etmullero da lui arricchite di dotte e
giudiziose annotazioni che videro la luce do-
po dieci anni nel 1728. Universalmente si ri-
cevè con applauso quanto il Cirillo avea detto
dell' Etmullero , ad eccezione del di lui figliuo
lo Michele Ernesto censore de ' libri medici ne-
gli Atti di Lipsia il quale aequum de parente
judicium a Cirillo prolatum ( come riferisce il
Serao nella vita che ne compose ) aequo ani-
mo ferre non potuit , e trattò poco onorevol-
mente il nostro cattedratico , Contro del cen-
sore che con forze disuguali difendeva la cau-
sa del padre , distese il Cirillo un'Apologia
che s'impresse in Napoli nel 1732. Ma la
morte del giovane Etmullero terminò la con-
tesa. Dichiarato monsignor Celestino Galiani
cappellano maggiore e prefetto de' regii studii
da Carlo VI pensò ad ornare la nostra pa-
tria con un' accademia di scienze simile a quel-
le di Parigi , di Londra , di Bologna , preva-
dendosi singolarmente dell' opera del Cirillo .
E
( 46 )
E l'uno e l'altro ne scrissero al cavalier Ga
relli ed a Pietro Giannone in Vienna > e dal
carteggio del Giannone e del Cirillo si rileva
the l'imperadore con imperial diploma ne ap-
provò l'istituzione ed i regolamenti ( 1 ) . Di
quest' accademia si elesse presidente il Cirillo
per unanime consenso de' valentuomini che la
componevano (2) , e benchè per istituzione la
c̀arica non dovesse durare che un anno fu
confermato nel secondo e nel terzo , e se mor-
te non l'avesse tolto alla patria ed alle scien-
ze nell'autunno del 1734 , egli avrebbe con-
tinuato a reggere l'accademia . L'ultima sua
cura letteraria fu l'edizione de' suoi Consulti
Medici , a' quali si aggiunsero le dissertazioni
dell' Argento vivo e del Ferro che non ebbero
dal valoroso filosofo l'ultima mano . Tra' me-
riti del Cirillo col nostro paese dee contarsi
l'aver raccolta una copiosa e scelta biblioteca
supra privatam fortunam insignem , come si spie-
ga
(1 ) Vedi la lettera de' 2 di maggio del 1732 scritta
dal Giannone al Cirillo .
(2) Serao nella Vita del Cirillo .
( 47 )
ga il Serao ; destinata non al semplice orna-
mento della casa , ma al proprio comodo e de
gli amici . Uni parimente un museo di storia
naturale e delle parti del corpo umano raccol-
te dal prelodato Giambattista Guarnieri , che
solea dimostrare agli scolari in giorni segnala
ti . Gli si debbe eziandio un orto botanico
formato nella sua casa coll'opera di Santulo
suo nipote e co' semi delle piante domandati
in Pisa , in Padova , in Bologna , ed in Inghil
terra ancora . Fu seppellito nella chiesa di san
Gio: a Carbonara 驴 ove si veggono i tumoli
del re Ladislao del duca Argento e di altri
cospicui personaggi . Francesco Buonocore suo
discepolo gli pose l'iscrizione marmorea che
vi si legge , e Francesco Serao altro insigne
suo discepolo ne scrisse elegantemente la vita .
Appartengono al periodo viceregnale Austria-
co alcuni altri riputati letterati che accoppia-
rono l'esercizio di qualche scienza prediletta al-
le amene lettere . Tali singolarmente furono
Majello , Salerno e Macrino .
Carlo Majello nato in Napoli a' 18 di mar-
zo del 1665 da una famiglia di Aversa fu
chiamato in Roma da Innocenzo XII ; ma il
car
( 48 )
cardinal Cantelmo arcivescovo di Napoli l'ot
tenne dal papa per ricondurlo al suo semina-
rio . Egli avea studiato con altri seminaristi
da' gesuiti ; ma privatamente apprese la filoso-
fia cartesiana da Luca Antonio Porzio . Sotto
il celebre Giannettasio imparò i rudimenti del-
la lingua ebraica , ed acquistò in seguito la
caldaica , la samaritana , la siriaca , e l'araba .
Sostenne per la filosofia cartesiana una conte-
sa co gesuiti che gliene voleano fare un cari-
co di religione secondo l'usanza degli avver◄
sarii non generosi . Succeduto al Cantelmo il
cardinal Francesco Pignatelli nella chiesa di
Napoli , cred il Majello rettore del seminario
e canonico della metropolitana , di che egli ben
contento rinunziò al vescovado di Sessa . Nel-
la contesa avuta con Alessandro Riccardi per
la collazione de' beneficii ecclesiatici , che giu-
stamente la corte di Napoli pretese che do
vesse farsi a' nazionali , il canonico Majello
scrisse , Regni Neapolitani erga Petri cathedram
religio adversus calumnias Anonymi vindicata ,
1708 Cui avendo replicato il Riccardi colle
Considerazioni sopra di esso , il Majello l'anno .
seguente 1709 impresse contro della replica
del-
( 49 )
dell ' avversario due volumi col titolo Apologe
ticus Christianus , quo Anonymi conviciatoris er
ror veritate livor caritate dispellitur . Diede
fuori altresì la storia della rivoluzione di Na-
poli avvenuta nel 1701 , la quale porta il no
me del principe di Macchia , intitolata Conju
ratio inita et extincta Neapoli anno 1701 , che
porta la data di Anversa 1704. Fu accolta
con applauso , e Filippo V e Luigi XIV sin ľ
da allora destinarono il Majello per precetto-
re de' futuri infanti di Spagna ( 1 ) . Benedetto
XIII gli diede il titolo di arcivescovo di Emes-
sa , eleggendolo segretario de' brevi a' principi,
nella qual carica compose eccellenti lettere la-
tine . Fu anche vicino a conseguire la porpo-
ra cardinalizia ; ma la mirò con pari modera-
zione e indifferenza e quando fu presso ad av-
verarsene la speranza è quando si dileguò
Cagionevole al fine e carico d'anni bramò il
riposo , e si ritirò in Napoli , dove in età di
anni 73 morì a' 30 di dicembre del 1738 , e
Tom.VI d fu
(1 ) Delle altre opere sue si veggano le Memorie de-
gli Storici Napoletani del Soria .
( 50 )
fu seppellito in s. Restituta , ed onorato con
un lungo elogio dal Mazzocchi .
Giacomo Salerno uscito di una nobile fami-
glia ebbe agio d'istruirsi in Napoli sua pa-
tria nelle scienze e nelle lettere ed ascolto
singolarmente Antonio Monforte nelle mate-
matiche e nell' astronomia . Promosso alla ca-
rica di commissario di Campagna l'esercitò
con tale zelo , oculatezza ed opportuno rigore,
che purgò le terre de' malviventi che le scor-
revano turbando la pubblica sicurezza . Fiori 1
nel 1724 , e ci lasciò la Vita del Monforte
premessa a un di lui opuscolo postumo .
Giuseppe Macrino accoppiò parimente la
scienza delle leggi alle lettere , e fiorì ne' pri-
mi anni del secolo XVIII . Se ne hanno chia-
re pruove nel libro de Vesuvio impresso in Na-
poli nel 1693 unito ad alcuni versi , e la sto .
ria de Origine nobilissimae familiae De Ponte , "
e due libri Vindemialium al Campaniae usum
impressi in Napoli nel 1716. Ma vediamo lo
stato dell' amena letteratura in tal periodo .
III
( 51 )
.III
Eloquenza sciolta e legata Storia Lingue .
Osserviamo coll' eruditissimo Apostolo Zeno
che i Napoletani diedero sovente il tuono al-
la poesia italiana , e che due volte la corrup-
pero e due volte la ristabilirono · La prima
corruzione fu introdotta da Serafino Aquilano
nel XV secolo , il quale ebbe in Italia mol-
tissimi seguaci ed imitatori ; ma il primo an-
tidoto di 2tal contagio uscì da questo regno
stesso per mezzo del Sannazzaro , dell' Epicu
ro, del Tanzillo , del Rota e del Costanzo ( 1 ) .
Venne la seconda corruzione del Marini " il
cui grande ingegno diede peso ed autorità al-
le stravaganze che correvano nel XVII secolo
per l'Europa tutta . Ma vi apportarono ripa-
ro opportuno nel finir di quel secolo i nostri
regnicoli il Gravina , l'Aulisio , il Caraccio ,
d 2 lo
(1 ) Di ciò si vegga la Storia del Tiraboschi ed i vo-
lumi precedenti di quest'opera .
1
( 52 )
lo Schettini , il Capasso ed altri i quali tan-
to col Crescimbeni , col Guidi convertito , col
Leonio e col Lorenzini contribuirono al ri-
sorgimento del vero gusto . L' Arcadia volen-
do rimenare gl' ingegni al buon sentiero mi-
glior modello presentar non gli seppe , dopo
del Petrarca , delle poesie del Costanzo . La
prima raccolta di buone rime fatta in Italia
fu quella de' Poeti Napoletani del 17o1 pnb-
blicata in Napoli dall' Abate Giovanni Acam-
pora . Egli nacque nella nostra città nel XVII
secolo e visse nel periodo Austriaco del XVIII ,
giacchè Ottone Menkenio ne favella con mol-
ta lode come morto da qualche tempo nel
+
1736 , quando impresse in Lipsia la sua Hi-
storia vitae et in literas meritorum Angeli Po-
litiani soccorso da alcuni Italiani e singolar-
mente dall' Acampora per mediazione di Pie-
tro Giann one ( 1 ) . All'Acampora ( dicesi nel
to-
(1) Si veda nella Vita del nostro Storico Civile la
lettera che egli scrisse a Carlo suo fratello a' 26 di giu
gno del 1728 ; quella che l'ab. Bottari scrisse all' Acam-
pora nell'agosto del medesimo anno ; l'altra dell' istes
so Bottari a Bartolommeo Intieri del 1729 , e quella
del Menckenio al Giannone .
( 53 )
tomo I del Giornale de Letterati d'Italia ) dob.
biamo questa raccolta ( in cui si trovano com,
ponimenti di Marco Aurelio Severino , di Ser-
torio Quattromani , di Carlo Buragna , di Tor
quato Tasso ecc . ) per cui si vede quanto nella
sua patria fiarisse in ogni tempo il buon gusta
dell'italiana poesia . L'Acampora stesso la col-
tivò felicemente su gli ottimi modelli del
buon tempo ,
siccome appare da' suoi sonetti
ed altri componimenti che s'inserirono nella
sua raccolta per le nozze del duca Argento
colla sorella del principe di Teora Costanza
Mirelli , e nel secondo volume delle Rime
scelte di varii illustri Poeti Napoletani impres
so nel 1723 .
Assai innanzi intese l'Acampora nella no-
stra lingua ; ma allora volendola purgare dal-
le impurità che la deturpavano , i nostri serit-
tori si diedero allo studio superstizioso del
vocabolario della Crusca e degli autori del tre-
cento > e riuscirono a scrivere toscanamente
quanto far potrebbe un toscano stesso che stu-
diasse la propria lingua , ma non conseguiro-
no di scrivere in istile nobile e non affetta-
to , abbellito dalle grazie naturali dell' ilioma
d 3 vol-
( 54 )
volgare ; e non superstiziosamente attillato ;
altra cosa essendo scrivere puramente a stento,
altra con grazia ed eleganza naturale e con
proprietà nobilmente . L' Acampora , il Riccar-
di ed altri non pochi allora scrissero in puro
linguaggio italiano ma con affettazione cru-
schevole .
Biagio Majoli d'Avitabile fondatore e pro-
custode della Colonia Sebezia degli Arcadi sin
dal principio del secolo fece imprimere in Na-
poli due raccolte de' migliori componimenti , e
le di \lui rime si trovano nella raccolta del
Lippi di Lucca ed in quella degli Arcadi .
Scrisse una tragicommedia intitolata Torgone
cui premise una lettera l' erudito Niccolò Ul-
loa Severino . Egli non era straniero nelle
scienze , e fu censore promotoriale della società
Rossanese ( 1 ) .
Benemerito dell' una e dell' altra eloquenza
fu
(1 ) Delle sue opere teologiche e legali veggasi il
Gimma nel tomo II , c. 49 , il quale non si dimenticò
di tutti i titoli accademici del Majoli , che vien pure
citato con onore dal Mongitore , dal Crescimbeni e
dall' Amenta .
( 55 )
fu parimente il leccese Domenico de Angelis 9
nato nel 1675 e morto nella sua patria nel
nel 1718. De' viaggi che fece in Italia > in
Francia , nelle Spagne parlano abbastanza * il
Soria , e l' Afflitto dopo del Chauffepiè , del
Niceron e del Mazzucchelli , sulla vita scritta-
ne dall' Antoglietta , e sulle memorie che se
ne trovano nel Giornale de' Letterati d'Ita-
lia ( 1 ) . In Roma fu ascritto tra gli Arcadi
ancor giovanetto e nomato Arato Alalcomenio,
e più di una fiata fu eletto tra i dodici cu-
stodi di quell' adunanza . Si leggono le sue ri-
me in diverse raccolte , e segnatamente in
quella che egli unì per le nozze del duca di
Gravina . Gli dobbiamo le Vite de Letterati Sa-
lentini e una dissertazione sulla patria di En-
nio impressa nel 1701 (2) .
Francesco Maria Antoglietta marchese di
Fragagnano nelle vicinanze di Taranto , ove
nacque nel 1674 , coltivò la poesia con dop-
d 4 pio
(1) Tomo XXXIII part . II .
(2 ) Si trova ristampata nel tomo V della Raccolta
di Opuscoli del Calogerà .
( 56 )
pio gusto , avendo varii suoi componimenti il
sapore del secolo XVII . Quelli che impresse
nel 1717 indirizzati alla rimatrice Virginia Baz-
zani ed a Rosa Agnese Bruni che si segnald
nella poesia e nella pittura , furono accompa-
gnati da una lettera di Federigo Mennini se-
centista . Non contava l'Antoglietta più di se
dici anni quando pubblicò alcune rime col ti-
tolo Entusiasmi del Genio > e un dramma per
musica il Silla in Atene . Gli dobbiamo le Vi-
te di Antonio Bruno , di Antonio Caraccio e
di Domenico de Angelis . Morì alla caccia di
un' archibugiata nel 1718 .
Ma vuolsi ascrivere tra' più eleganti scritto-
ri la fine di questo primo periodo del secolo
in versi ed in prosa , Gennaro Parrini , il quale
ascese alla magistratura in Napoli sua patria
senza rinunziare a'geniali studii , che apprese
ben per tempo a congiungere colla scienza le-
gale nella scuola di Saverio Panzuti . Egli per-
seguitò con elegantissimi motteggi la barbarie,
l'avarizia , le frodi , i raggiri forensi . Il suo
Rabularum Convivium non cede per erudizione
a' Simposii de' Greci , e talvolta forse gli vince
per grazia e per buon gusto spoglio di pedan◄
te
( 57 )
teria Raccolti in un volume se ne hanno i
Colloquii , Palinodia ad Fortunam , Dialogi foren-
ses , Belvederius sive Theatrum , ne' quali la ve-
nustà latina di Terenzio e di Cesare gareggia
colla solidità e dottrina di Platone e di Plu-
tarco .
Al Parrini , al Giannettasio , ed all' Aquino,
conviene aggiugnere altri due prestanti poeti
latini che ci fornirono gli Abruzzi , il p. de
Quintiis , ed il p. Ludovici gesuiti .
Fioriva l'Aquilano Camillo Eucherio de' mar-
chesi Quinzii per molta erudizione , per gran-
di talenti poetici , per cognizioni scientifiche ,
e per lo studio della storia naturale nella sua
ampiezza , e della medicina ancora . Sin da' pri-
mi anni del secolo egli immaginò l'ardua im-
presa di descrivere le mediche virtù de' bagni
d'Ischia , assoggettandosi alle leggi della poesia
latina , al cui nitore eleganza e maestà se age-
volmente si presti una moderna nomenclatura
geografica e la mineralogia e la medicina ter-
male , quegli il dica che talvolta si provò ad
esprimersi nel nobile grandioso linguaggio Vir-
giliano . Egli eseguì egregiamente il suo dise-
gno col poema intitolato Inarime , ossia de
Bal
( 58 )
Balneis Pithecusarum perfezionato con assidua
lima sin dal 1723 , benchè la nitida magnifi-
ca edizione napoletana non si fece dal Mosca
prima del 1726. Va essa adorna di bellissime
.
vignette e di rami ottimamente disegnati da
Antonio Baldi ed incisi da Andrea Maillar ,
de' quali uno se ne premette ad ogni libro de
sei che compongono il poema precedendone
un altro le due dedicatorie al re di Portogal
lo Giovanni V , l'una in prosa indirizzatagli
dal marchese Giambattista nipote dell'autore
e l'altra in bei versi latini eroici dell' istesso
Eucherio . Alla lettera a chi legge vien dietro
totius operis synopsis in cui si riferisce il con-
tenuto di ciascun libro . Ma tutto enunciano
i primi versi , che addurremo per mostrarne
lo stile e la versificazione :
Quae regio , cultusque loci : quam grata sa-
lubris
Temperies coeli : quot foeta vaporibus amnes
Inarimes medicos quot balnea servet in
usus ,
Thermasque , et durum calidae medicamen
arenae :
Unde tot inventis prima experientia rebus
Vejm
( 59 )
Venerit: unde habitus , et aquarum ex ordine
mores :
Praeterea et lymphis quam vim natura la-
tentes
Indiderit morbos contra : qua Paeonis arte
Sint adhibenda : quid , obfuerint si stagna ,
cavendum ,
Exequar .
Fa uopo leggerlo per assaporar il diletto del
veder superati gli ostacoli dell'argomento sen-
za oltraggio della poetica bellezza . L'aridità
della materia , o , se pur vuoi , la serietà ,
prende sotto la sua penna un aspetto tutto
gajo e fiorito , e l'erudizione di ogni maniera
adorna e non opprime , abbellisce e non im-
belletta 9 conducendo il lettore per sentiero
sempre delizioso , mentre al di lui vantaggio
e alla sanità provvede . Non incresce in tale
eccellente poema , se non che l'autore , nel
trattare un argomento avvivato co' più vaghi
colori poetici con metamorfosi di ninfe di
satiri e di divinità della mitologia gentilesca,
s' introduca invocando la santissima Triade e lo
Spirito- Santo , e volgendosi per via a s. Fran-
cesco Saverio , e a S. Francesco Borgia . Può
rima-
1
( 60 )
rimaner discolpato coll' esempio del Sannazza-
ro e del Camoens > ma non mai comendato
per questo . Bellissimi passi mi si presentano da
additare alla gioventù studiosa per prova dell'
eloquenza poetica di Eucherio . Tali sembran-
mi ; la felice spiegazione de' varii modi di ren-
der l'acqua marina dolce e potabile del libro
terzo ; la descrizione della bevanda Messicana,
dell' Arabica e della Cinese , ossia del cioccola-
te , del caffè e del te del libro quinto ; gli
onori funerali a Partenio Giannettasio , e la
commemorazione del gran Torquato del sesto.
Domenico Ludovici nacque in Abruzzo al
terminar del 1676 da Martino Ludovici e Fi-
lippa Farinelli in Termini uno de' luoghi eret-
ti sulle ruine dell' antica Amiterno otto mi-
glia distante dall' Aquila . Di anni quindici fug-
gì da' suoi per entrar tra' gesuiti , e vi fu ag-
gregato nel 1691 , e morì in Napoli nel 1745.
Le sue virtù religiose , le cariche da lui so-
stenute con carità e dignità possono leggersi
nella vita che ne compose con latina eleganza
il gesuita Pascale de' Mattei . Si manifestò sif-
fattamente e di buon' ora il suo valor poetico,
che contando appena anni 26 gli si addossò il
peso
( 81 ).
peso di un componimento da festeggiare l'ar
rivo di Filippo V in Napoli nel 1702 , al qua-
le altro agio non ebbe per eseguirlo che lo
spazio di soli tre giorni , che s'impresse nel
tempo che si recitò , ed ora leggesi nella par
te seconda della collezione postuma de i di lui
versi e delle iscrizioni pubblicate nel 1746 per
cura de i dotti pp. Giovanni e Domenico Spi-
nelli discepoli del Ludovici . Questa nitida or-
nata edizione abbraccia tre libri di elegie va-
rie , sacre , ed a' suoi famigliari , uno di versi
eroici , ecloghe e prolusioni , un altro d'iscri
zioni di vario genere . Precede una elegante
dedicatoria de' lodati fratelli Spinelli al princi-
pe della Scalea , segue la vita che ne compose
il Mattei , ed alcune testimonianze onorevoli
all'autore .
I componimenti del Ludovici ne convincono
pienamente del suo ingegno , della felicità del-
la sua vena > del nitore ed eleganza del suo
stile che non si smentisce mai . Rapporteremo
alquanti versi per saggio del poetare e della
versificazione che calca le orme Tibulliane .
Leggonsi nel primo libro alcuni componimenti
in lode de' nostri maggiori poeti , il Sannazza-
[O
( 62 )
ro ; il Marini , Virgilio , Torquato Tasso , Sci-
pione Capece , mancandovi quelli che parlava-
no di Stazio e di Silio Italico , non so se per
sua delicatezza o degli editori de' suoi versi .
Del Sannazzaro loda l'elegie e l'ecloghe pe
scatorie , e poi gli fa dire :
Majus opus movi ; nec dedignata Maronis
Musa cothurnata praecinuisse lyra .
O quoties, audit Nesis dum carmina , nollet
Pausilypum subita deseruisse fuga !.
Perpetuo nostras optabat vivere musas
Parthenope , tantum quae peperere decus .
Pone metum , Siren ; etiam post fata superstes IN
Vivam , nec manes laeserit urna meos .
Fa pure parlar di se stesso il Marini in que-
sta guisa :
Nasonem confer ; fecundo pectore , dicet ,
Aequavit laudes jam reor iste meas.
Par fuit ingenium , Phoebaeique impetus estri
Impatiensque morae par quoque vena fuit,
Materies utinam non par utrique fuisset!
Laudibus ingenii detrahit illa mei
Tu pudor es , facinusque meum , tu caussa
doloris
Plurima , tu semper crimen , Adoni , meum.
Tro-
>
( 63 )
Trovossi solo un frammento di ciò che avea
composto in versi eroici per Torquato Tasso ,
e ne rechiamo una parte :
O tantum heroo dicendum carmine nomen
Sirenis decus atque Italae , Torquate , Camoenae.
Arbiter; huc ades o meritos dum reddit hor
nores
Fama tibi , tollitque tuas ad sidera laudes,
Donec erunt Musae , numerique , et Apollinis
artes ,
Ausoniis donec nomenque et gloria plectris ,
Inclyta te Siren tantum se jactet Alumno
Quantum Smyrna suo , quantum se Mantua
jactat ;
Altera Virgilio quamquam se attollat , Homere
Altera ecc.
Per l'eloquenza oratoria pregiansi le nostre
contrade in tal periodo del dodato agostiniano
p. Gatti, del capuccino p. Giacchi , del carme-
litano Annubba , e del gesuita Carlo d'Aquino.
L'eleganza , la copia, l'armonica dizione distin-
guono questi valorosi oratori sacri quasi nel
tempo stesso . L'Aquino figlio di Bartolommeo
principe di Caramanico singolarmente si fece
ammirare per molte orazioni e poesie pubblicate
ne
( 64 )
ne' primi anni del secolo , ed anche per varie
opere di storia e di critica , e per un vocabo-
lario latino di architettura impresso in Roma
nel 1734 , e per altri due lessici latini , l'uno
militare uscito prima nel 1724 ; e l'altro
d'agricoltura che fu l'ultimo dato fuori nel
1736. Asserisce l'autore della Storia della
Letteratura Italiana che a lui più che all'arci-
prete Crescimbeni si dovette l'accademia de
gli Arcadi di Roma ( 1 ) .
Quanto alla storia si coltivò a quel tempo
da Francesco Pansa amalfitano nato nel 1661
e morto nel 1718 , avendo lasciata l'Istoria
' Amalfi pubblicata
dell' antica Repubblica d da
un suo nipote nel 1724 . Non è uno storico
da collocarsi col Porzio , coll' Albino , col Co-
stanzo ; ma ben si può chiamare uno storico
veritiere che cercò autenticare quanto asseriva
con un incredibile numero di codici e di car-
te inserite nel suo libro . E se talvolta dove
le carte gli mancarono, cadde in adottare alcu
ni
(4) Di questo eloquente e dotto gesuita si vegga l'ar-
ticolo che ne fece il p. d' Afflitto .
( 65 )
ni racconti poco sicuri e poco ponderati , non
fu mai tenuto per impostore e narratore di
falsità , come ad un letterato estero moderno
venne in talento di asserire
Costantino Gatta nato in Sala della provin-
cia di Salerno nel 1673 e morto nel 1741
compose la Lucania illustrata dove parlò
dell'antica effigie di san Michele Arcangelo
del tempio di un monte della sua patria che
pubblicò nel 1723 ; 2 le memorie topografichę
della stessa Lucania che uscirono nel 1732 ;:
e le topografico-istoriche del 1743 ( 1 ) .
Erasmo Gattola di Gaeta celebre abate ed
archivario di Montecasino 骨 nato nel 1662 e
morto nel 1734 chiaro per l'amistà e la cor-
rispondenza che ebbe con varii illustri letterati
( il Crescimbeni , il Bacchini , il Bianchini , il
Muratori , il Ruinart , il Montfaucon , il Mabil-
lon ) ci diede l'utilissima e laboriosissima
Historia Abatiae Casinensis , nella quale si sup-
plisce a qualche difetto della cronica di Leo-
Tom.VI ne
( 1 ) Egli scrisse ancora alcune opere medico- fisiche del
le quali parlò il Soria nelle sue Memorie ,
1
( 66 )
ne e di Pietro Diacono , e la continua sino
agli ultimi tempi con autentici documentį , e
la fece imprimere in Venezia nel 1733. Egli
la scrisse in volgare italiano e la fe tradurre
in latino da Pier Maria Giustiniani insieme
colle giunte pubblicate l'anno seguente col ti-
tolo Ad Historiam Abatiae Casinensis Accessio-
nes (1 ) .
Bonaventura Tauleri di Atina picciolo ca-
stello di Terra di Lavoro , osservante france-
scano fiori ne' primi lustri del secolo e fe
imprimere in Napoli nel 1702 le sue Memo-
rie Istoriche dell'antica città di Atina importan-
ti principalmente per molti antichi marmi
inediti che vi si adducono (2 ) . Diede pari-
mente alla luce in Napoli alcuni Discorsi
sulle meteore nel 1719 .
Giuseppe Bisogni nato in Monteleone in
Calabria ultra pubblicò in Napoli nel 1710
Hipponii seu Vibonis Valentiae , vel Montisleo-
nis
(1 ) Vedi la Bibliot. Bened. Casin. dell' Armellini
nel tom . I.
(2) V, di lui il Rogadei ed il Soria .
( 67 )
nis Ausoniae Civitatis accurata Historia > nella
quale si dice che Vibone si riedificò col no-
me di Monteleone dal conte Rugiero , e che
la chiesa Vibonense si trasferì a quella di Mi-
lęto da lui nuovamente eretta . Utili sono più
che ogni altra cosa per la storia le carte che
vi si recano appartenenti a quel vescovado e
alla famosa Badia della Trinità di Mileto , ag-
giudicata già alla reale Accademia delle Scien-
zę e Belle- Lettere di Napoli . Il Soria osserva
che il Bisogni in quella storia altro non fece
che ampliare l'operetta intitolata Originis , si-
tus 2 nobilitatis Montisleonis di Giuseppe Capo-
bianco senza farne parola . Il cavalier Rogadei
vi desidera maggior critica ,
Lo studio delle greche lettere che avea ri-
preso vigore insegnando il Messeri , punto non
s'intermise nel fiorire del Gravina , dell' Au-
lisio , del Capasso , e del Cirillo , e nell' oc-
cuparne la cattedra nel nostro Studio l'erudi-
tissimo medico Andrea Mautone morto nel
1717. Egli si distinse ancora nella propria
facoltà , e
ẹ nelle Giunte che fece all'opera di
Niccolò Lemery , nelle quali poichè ebbe ono-
revolmente rammemorata la calcinazione della
e 2 vis-
( 68 )
pietra bolognese fatta dal tedesco Homberg ;
affermò che Vincenzo Casciarolo calzolajo ed
alchimista italiano era stato il primo a calci-
nar le pietre tolte nelle radici del monte Pa-
terno per trarne l'argento , e ne cavò il fo-
sforo ( 1 ) . Al Mautone succedette nel 1727.
nella cattedra della lingua greca Antonio di
Fusco , il quale poi si segnald tra' cattedrati-
ci di legge .
Ornò la sua età e l'amene lettere greche
e latine ed italiane Matteo Egizio oriundo di
Gravina nato in Napoli nel gennajo del 1674
e mortò nel dicembre del 1745. Occupò que-
sto letterato la carica di agente del principe
Borghese , e di uditore generale de' feudi del
duca di Maddaloni ; fu precettore del princi-
pe della Torella , con cui andò in Francia in
qualità di segretario di legazione ; fu segreta-
rio della città di Napoli , e mori essendo sta-
to nominato da Carlo III regio bibliotecario
col
( 1 ) Si veggano le sue Giunte al Lemery , ciò che
ne scrive il Gimma nel tomo II , c. 52 .
ل
( 69 )
col titolo di conte ( 1 ) . In Arcadia portò il
ܐ܂
nome di Timaste Pisandro . Il suo sapere spe-
cialmente nell' antiquaria gli acquistò le illu
stri amicizie del Gori , del Maffei , de' fratel-
li Zeni , del Goetz dell' Havercamp , del
Montfaucon , i quali lo colmarono di encomii.
L'orazione funebre fu per lui scritta e recita-
ta dal p. Gherardo de Angelis , e l'epitafio che
si legge in santa Brigida fu composto dal ca-
•
nonico Mazzocchi , il quale in una dissertazio-
着
ne lo chiama eruditissimo , et in apnaiohoya
plane summus . Scrisse l'Egizio diversi opusco-
li con purezza eleganza ed erudizione · La
spiegazione che nel 1729 impresse del senato-
consulto de Baccanalibus emanato l'anno di Ro-
ma 568 , gli fu imposta da Carlo VI che lo pre-
miò con un medaglione d'oro . Era una tavo-
la di bronzo disotterrata nel 1640 presso la
1
terra di Triolo in Calabria ultra trasmessa
con altri antichi monumenti delle nostre con
e 3 tra-
( 1 ) Se ne vegga la Vita che ne scrisse il barone Do-
menico Ronchi premessa a'di lui Opuscoli , e l'articolo
dell' Origlia e del Soria' .
( 70 )
trade a Vienna . In tale spiegazione non sod-
disfece pienamente all'aspettazione degli eru-
diti ; ed egli stesso scrivendo ad Egidio van-
Egmond riconosce nel suo lavoro qualche con-
fusione > e talvolta soverchia erudizione am-
massata con poca critica . Sono questi i difet-
ti generali degli antiquarii ; ma questa inges
nuità non si trova che ne veri letterati come
l'Egizio e non negli antiquarii impostori . In
fatti egli vi si applicò di nuovo e la rifuse .
tornato che fu in Italia e dovea stamparsi
coll'assistenza del proposto Gori , ma fu pre-
venuto dalla morte . Con tutto ciò il primo
di lui opuscolo s'inserì nel supplimento del
marchese Poleni al Tesoro delle Antichità del
Grevio . In una lettre amiable d'un Napolitain
à m. l'abbé Lenglet du Fresney impressa in Pa-
rigi nel 1738 egli sparse grandissimi lumi
sull' antica geografia del nostro regno che ri-
schiarano e correggono molti passi del Cella-
rio . Ma in questa lettera francese l'istesso
Egizio incorse in qualche abbaglio , e ne fu
corretto dal barone Antonini scrittore diligente
nel descrivere la Lucania . Tutti gli opuscoli
volgari e latini dell' Egizio per cura del suo
amico Ronchi si pubblicarono in Napoli nel
1751,
( 71 )
751 , e contengono molte lettere erudite , nel-
e quali trovansi l'esposizioni di alcune meda-
glie e di certe iscrizioni trovate in Giovenazzo,
in Serino , in Portici ed in Resina ; un discor-
so intorno alla disciplina militare antica è mo-
derna ; un'orazione de Scientiarum ambiguitate;
alcune iscrizioni latine ; alcune poesie volga.
ri ; il secondo libro dell' Iliade tradotto in
versi sciolti .
Ma un filologo di primo ordine che tutti
gli altri fa sparire , perchè alla più scelta co-
piosa erudizione congiunse la più sublime me-
tafisica , e seppe senza esempio formare uns
storia ideale eterna della più oscura remota an-
tichità e de' tempi futuri ancora , disviluppan-
do entro il confuso ammasso delle favole e
delle storie la comune natura delle nazioni e
che fu nel tempo stesso leggiadro poeta , elo-
quente oratore , e filosofo prestante , vanta ik
nostro regno nell' impareggiabile Giambattista
Vico nato in Napoli nel 1640 e morto nel
1740. Dopo di aver egli dimorato per nove
anni in un castello del Cilento attendendo all'
insegnanza de' nipoti del vescovo d'Isernia Ge-
ronimo Rocca , e se stesso in tale ozio arric
e 4 chen-
( 72 )
chendo di sapienza legale e di sana e solida
filosofia , tornò in Napoli , ed ottenne nel 1697
la cattedra di rettorica vacata nella nostra uni-
versità per la morte di Antonio Orlandino
nella quale rimase sino alla morte . Carlo III
Borbone l'onorò col titolo di suo Istoriografo
con altri cento scudi di soldo sopra quelli del-
la sua cattedra ; e questo titolo ed impiego
nè prima nè dopo di lui sino a' nostri dì si
è degnamente o giustamente occupato , ed ( ar
disco presagire ) all'apparenza mai più non si
occuperà dove non si speri che nasca un al-
tro Giambattista Vico . Molti componimenti
ne esistono sparsi quà e là : molti debbono
essersene dispersi . Ammiratore sin dalla mia
adolescenza delle sue letterarie vestigia ne ri-
chiesi più volte invano nel mio ritorno pri-
miero in patria il dotto suo figliuolo Gennaro
che gli succedette alla cattedra , sperando di aver
contezza de' preziosi suoi scritti non pubblicati.
Egli solea spesse volte originalmente far dono
. 1"
agli amici de' suoi lavori immortali . Il p. An-
tonio Palazzuoli celebre predicatore capuccino
n'ebbe le sei auree crazioni latine fatte nelle
aperture annuali degli studii . Due esemplari 16
del-
}
( 73 )
della di lui solenne Prelezione alla legge 1 D.
De praescriptis verbis n'ebbero il domenicano
Casimiro Vitagliano e Domenico Caravita al-
lora illustre avvocato . Molte orazioni , non
poche canzoni e poesie si rinvengono nelle
raccolte dell' Acampora , del Lippi , del Cara-
vita , dell' Albani ecc. 11 panegirico latino che
tessè a Filippo V , lavoro di un solo giorno ,
ad impulso del vicerè duca di Ascalona , s'im-
presse in Napoli nel 1702. Si trovano pari-
mente pubblicati colle stampe i quattro libri
De Rebus gestis Antonii Caraphaei , e l'opera
De Uno universi Juris principio et fine uno im-
mortale opera
che esigerebbe una particolare
elaborata analisi . Dell'opera De Aequilibrio
corporis animantis , dove si sviluppava la fisica
degli antichi Italiani , ed il sistema delle feb-
bri in Italia icite a quello degli Egizi in
forza del mecanismo secondo l'avviso di Ascle-
piade , non ho trovato altra notizia fuor di
quella che ne dà l'Origlia nel catalogo delle
di lui opere . Ma il Vico non volea che di suo
altro rim nesse al mondo che i Cinque libri
de Principii di una Scienza Nuova d'intorno al-
la comune natura delle nazioni dedicata a Cle-
men-
inente XII ( 1 ) . Egli non ignorava che basta-
va questa grand' opera a renderlo immortale ·
Un libro che abbisogna di tutte le scienze , di
tutta la storia e la mitologia , di tutta l'eru-
dizione ben digerita , e della piena perizia di
più lingue antiche e moderne , delle quali co-
se si compone il vocabolario che solo può fa-
cilitarne l'intelligenza ; un libro che ragiona
con istretto metodo geometrico passando da un
vero dimostrato ad un altro vero immediato
dovette sembrare oscuro alla maggior parte di
chi prese a leggerlo . Egli il previde e per
avvezzare i curiosi alle idee tutte nuove della
sua opera pregava che la leggessero almeno tre
volte . Ma senza il presidio dell' indicato voca-
bolario , questo consiglio dell'autore rimane
infruttuoso . Circondato dal sacro orrore che
ne allontanava i profani , si rimase per molti
lustri noto soltanto ed inteso da' nostri valen-
tuo-
(1 ) Di tutte le deboli opere del mio aFannato inge
gno avrei voluto che sola fosse restata al mondo la
Scienza Nuova . Vedasi la di lui narrazione premessa
all'opera de' Principii nell'edizione del 1730 di Feli
se Mosca .
1
( 75 )
uomini il Capasso , il Torno , il Cirillo e da
altri dotti Italiani il P. Lodoli il conte di
Porcia , l'abate Conti . Il cavalier Rogadei ne
diede un giudizioso estratto . A tutti altri ri-
mase ignoto . Al nostro primo ritorno nella
patria nel 1778 con istupore e singolar com-
piacimento ne trovammo più comune la let-
tura , e moltiplicate l'edizioni . Chi l'avrebbe
creduto ( diceva fra me ) ?'Gli esteri che n'eb-
bero contezza , vi si applicarono per arricchir-
visi . Per quanto però l'esperienzà ha dimo-
strato > la maggior parte di essi ne conobbe
alcuni spezzoni della veste esteriore , rimanen-
done ignota la metafisica del tutto . Non man-
cò chi volle appropriarsi ciò che ne compre-
se. Ma quanto è più difficile l'involare al Vi-
co la catena delle sue idee che non ad Erco-
le la sua clava ! Bulenger caduto nell'abisso
dell' empietà , volendo senza citarlo approfittar-
si con falsi lumi della Storia eterna del Vico,
parlò delle grandi catastrofi dell ' universo e
del carro di fuoco di Elia e di san Giovanni
con infermo inconcludente raziocinio e col
linguaggio della miscredenza • Il fu dotto e
sventurato Francesco Mario Pagano restò tra
due,
( 76 )
due ,tralle catastrofi del Bulenger e la Scienza
Nuova , e ne' suoi Saggi Politici seppe scansare
gli errori dell' oltramontano senza poter disse-
tarsi nelle acque salubri dell' italiano che gli
fuggirono dinanzi come si abbassava a gustar-
ne . Io non dubito però che a misura che le
menti emergono dalle ombre , la Scienza Nuo-
va sarà per divenire più chiara ed il tesoro
che nasconde intatto ancora , diverrà più espo-
sto a i furti degli avidi nostri posteri come sien-
si provveduti del vocabolario che la rischiara.
!
IV
Ani liberali :
Protetti da' vicerè spagnuoli e tedeschi con-
tinuarono fra noi a fiorir nelle belle arti ec-
cellenti artefici , e tra questi acquistarono ce-
lebrità maggiore Paolo de Matteis > Giacomo
del Po , Domenicantonio Vaccaro , l'abate An-
drea Belvedere e Francesco Solimena .
Paolo de Matteis nato nel piano del Cilen-
to l'anno 1662 e morto in Napoli nel 1728,
desideroso ben per tempo di studiare la pittu
ra
( 77 )
2
ra sulle grandi opereche adornano la città
t
di Roma , vi fu menato da Filippo Macedo-
nio ed ebbe colà nel marchese del Carpio 7
allora ambasciadore del re Cattolico un bene--
fico protettore che lo provvide di un assegna-
mento diario perchè continuasse a disegnare ;
e quando governò Napoli lo diede a discepo-
lo di Luca Giordano che n'ebbe cura partico->
lare . Acquistando la magia de' suoi colori
s' innamorò della prodigiosa di lui facilità e
prestezza di compiere in breve opere di lun-
ga lena . Al pari del suo maestro dipinse mol-
te volte all'eternità da gran pittore , ma più
di lui frequentemente espose al pubblico ope-
re deboli e poco vantaggiose alla sua fama per
ostentare una velocità maggiore del maestro .
Sessantasei giorni impiegò al gran lavoro del-
la cupola del Gesù Nuovo senza atterrirsi del-
la vicinanza de' quattro mirabili Evangelisti
del Lanfranco che sbigottirono il Solimena
dall' intraprenderla . E pure ad onta di tal col-
pevole celerità vi fece groppi così eccellen-
ti e figure meravigliose quà e là che ne ma-
nifestarono l'arte e l'ingegno . Quindi è che
i suoi ammiratori rammentano con diletto le
sue
( 78 )
sue ottime dipinture della tribuna di san Nic-
ola alla Carità col gran quadro dell'altare ad
olio del transito del santo vescovo : la galle-
ria del duca di Monteleone nel suo palazzo ,
' Immacolata , il b. Camillo de Lellis ed altre
pitture nella chiesa de' crociferi del Fiatamo- .
ne : la soffitta di s. Spirito : il bellissimo qua-
dro della Vergine col Bambino in gloria con
Carlo Borromeo e s. Pietro e s. Paolo nel
piano che si pose nel seminario d'Aveṛsa ,
E dall' altra parte coloro che ne deprimono l
fama , non cessano di rammentare gli angoli
della cupola e la pittura sopra la porta della
mentovata chiesa di s. Niccola alla Carità , e
l'altra pur sopra la porta e gli archi delle cap-
pelle di s. Spirito ec. Invitato dal conte di
A
Etrèes andò in Francia , e per tre anni colà
dipinse pel delfino , per la compagnia delle In-
die e per altri con applauso . In Roma ritras-
se diversi cardinali e Benedetto XIII . Il ri
tratto del cardinale Albani fu da lui fatto in
bassorilievo di marmo . Da prima egli si atten-
ne alla maniera del Giordano ; ma tornato da
Francia ne prese una tutta sua e dipinse con
chiaroscuro più risentito , sempre però con
cer-
( 79 )
certa morbidezza . Diede a i bambini e alle ma-
donne volti celestiali bellissimi e fisonomie no-
bili , serbando egregiamente il decoro delle
azioni ed il costume delle persone . A richie-
sta di un gentiluomo francese scrisse alcune
memorie intorno a i pittori Napoletani , giu-
dicandone con maestria ed intelligenza , Gli si
rimprovera dal Dominicis ( idolatra del Gior-
dano la vanità di tenersi per gran pittore
al pari del Correggio , de' Caracci , di Guido
ecc. Ma egli trascurò di far menzione della
beneficenza del Matteis intento ad animare e
giovare a i discepoli dando valore alle loro di
pinture col proprio pennello a loro vantaggio.
Ebbe tre figliuole che si applicarono al dise-
gno sotto di lui , delle quali la prima per no-
me Mariangiola dipinse molto e con applauso,
or copiando le tele del padre , or lavorando
d'invenzione or facendo ritratti . Giuseppe
Mastroleo fu un de' valorosi discepoli del Mat-
teis , siccome manifestano le cinque belle sto-
rie di s. Anna nella volta della sua cappella
nella Pietà de' Turchini dipinte nel 1733 .
Giacomo del Po figliuolo del buon pittore
palermitano Pietro nacque in Palermo nel 1654
o in
( 80 )
o in Napoli dove fiori e dove cessò di vive
re nel 1726 , benchè altri pretese che nasces-
se in Roma . Discepolo prima del padre , poi
di Niccolò Pussino in Roma , si approfittò del
tempo a segno che di anni 19 fu aggregato
all'accademia di san Luca ove lesse ancora per
tre anni l'anatomia . La sua maniera bizzarra
e pittoresca è così armonica e capricciosa che
alletta l'occhio , ancorchè si diparta dal vero.
Tralle prime di lui opere , ma non tralle più
lodate >
passa appo gl' intelligenti il quadro
della cappella della Croce in s. Spirito di pa-
lazzo , che rappresenta il bambino Gesù in
gloria circondato da puttini . Riuscì infelice-
mente nelle pitture a fresco fatte nella chiesa
de' santi Apostoli . Ma si accreditò qual valen-
tuomo dipingendo con vaghezza proprietà ed
accordamento armonioso nelle case del princi-
pe di Cellamare , del marchese di Gensano e
del duca di Maddaloni . Una delle sue belle
opere è la tribuna della cappella reale di pa-
Jazzo , e sommamente pregevoli sono le statue
dipinte a chiaroscuro accanto all'altare . Altra
opera assai lodata è quella della sacristia di
san Domenico maggiore , la cui soffitta è di
pin
( 81 )
pinta dal Solimena . Acquistò parimente fama
nel regolare in qualità d'ingegnere le macchi-
ne del teatro di san Bartolommeo , e si segna-
lò singolarmente nelle opere del Giasone e del-
l'Arianna . Teresa del Po sua sorella studio la
pittura con Pietro suo padre , e con Giacomo,
e riuscì talmente nel disegno che fu ascritta
nell' accademia di s. Luca in Roma . Si distin-
se soprattutto nel dipingere a pastelli ed in
miniatura ? e nell' intagliare ad acqua forte e
col bulino le opere del fratello e di altri .
Domenico Antonio Vaccaro figliuolo del ce-
lebre scultore Lorenzo mentovato nel tomo
precedente , nacque nel 1681 e mori verso il
1746. Fiori in tutte le arti del disegno , la-
sciandone diversi pregevoli monumenti in Na-
poli ed altrove . Ancor giovanetto diede com-
pimento alla statua tonda di marmo del Davi-
de incominciata dal padre , e l'accompagnò al
Mosè opera del solo suo scalpello fatta per
la chiesa di san Francesco Saverio . Perfezio-
nò parimente la statua della Santità che lasciò
il padre imperfetta , e modernò la cappella
tutta di marmo dedicata a san Gennaro nella cer
Tom.VI. f to-
( 82 )
tosa di san Martino ( 1 ) . Degna veramente di'
lode per l'industriosa economia del luogo è
la costruzione della Concezione delle monache
di Montecalvario in Napoli , la quale da talu-
ni si comendò per la bizzarria e per la novi-
tà , e da altri si riprovò come capricciosa e
lontana dall'antica accreditata architettura gre-
ca e latina . In essa fu egli il solo architetto,
pittore e scultore siccome leggesi nell'iscri-
zione che per gratitudine gli posero le reli-
giose sulla porta dalla parte interiore . Il tea-
tro detto Nuovo di Napoli eretto sopra l'an-
gusta pianta di circa 80 palmi per ogni lato ,
serve per altra prova che diede Domenico An-
tonio del suo ingegno e giudizio . Molte pit-
ture se ne veggono in diverse chiese della no-
stra città e del regno ; molte ne possedeva il
più volte lodato marchese Angelo Granito
Ma l' opera che l'accredita per non volgare
pittore , è la soffitta che dipinse eccellente-
mente nella chiesa di Monte Vergine presso il
3 col-
(1 ) Altre sue statue ed opere di scultura ne rammen.
ta il Dominicis nella Vita che ne scrisse .
( 83 )
collegio degli esgesuiti da un lato e de' bene-
dettini di san Severino dall' opposto
S'ignora l'anno in cui nacque in Napoli il
rinomato abate Andrea Belvedere ; ma si sti-
ma che di anni ottantasei in circa nella stes-
sa città terminasse i suoi giorni a' 26 di giu-
gno del 1732. Nè fra noi nè altrove trovò
chi lo superasse nel dipingere con meraviglio-
sa freschezza al naturale frutta e fiori ed uc-
celli che abbelliva vie più ed arricchiva con
vaghi vasi d'argento o di cristallo , con biz-
zarre fontane e con erbe maestrevolmente toc-
cate . Le pitture in tal genere del francese
Dubbison e del di lui maestro Dupré furono
per consenso universale superate da quelle
che il Belvedere volle esparre in Napoli a
prova ( 1 ) . Il solo fiamingo Abramo Brughel
gareggia col Belvedere ; e siccome l'abate al
flamingo rimaneva inferiore nel porre insieme
con ubertosa fantasia , così veniva il Brughel
dal Belvedere superato per esattezza e verità
e specialmente ne' fiori di sambuchi e nelle
f 2 ro-
(1) Vedasi la Vita che ne scrisse il Dominicis-
1
( 84 )
rose fresche dipinte talora sottilmente rivolta-
te ed asperse di brina . Egli fu chiamato in
Ispagna da Carlo H , e vi dipinse molto con
applauso , e ne riportò una pensione che gode
in Napoli mentre visse .
Francesco Solimena nel 1744 , mentre il
Dominicis scrivea l'ultimo volume delle Vite
de' professori del disegno contava 88 anni del-
la sua età , essendo nato nel 1657 in Nocera
de' Pagani , e mori alla Barra nel 1747. Figlio
di Angelo pittore non volgare attendendo alle
lettere per inclinazione e per obedienza, si ap-
plicò spontaneamente al disegno nella casa pa-
terna , e poi in Napoli per pochissimo tempo
nella scuola di Francesco di Maria . Si formò
però da se stesso studiando sulle opere mae-
strevoli del Lanfranco e del Calabrese pel di-
segno e pel chiaroscuro , su quelle del Corto-
na e del Giordano pel colorito , e seguì Carlo
Maratta pel panneggiamento , e per la nobiltà
delle fisonomie il dilicato Guido Reni . Con-
temporaneo di tali insigni artefici , meritò al
pari de' più famosi la celebrità , ed a tutti so-
pravvivendo restò per più lustri quasi l'unico
pittor grande del suo tempo . Quindi è che
ri-
( 85 )
richiesto da per tutto de' suoi lavori , trovans
sene in copia in Italia , in Francia , nelle Fian-
dre , nelle Spagne , in Magonza , in Vienna ed
in Inghilterra . L'esattezza rigorosa del dise-
gno e certa mae stà nell' imitazione del vero
con una macchia ri sentita ne caratterizzano il
pennello . Preso singolarmente dello stile del
Preti cercò d'imitarlo migliorandone le idee
de' volti , ed i suoi ammiratori il dissero il
Calabrese nobilitato . Tralle sue opere di Na-
poli si hanno per le più eccellenti le pitture
della sacristia di san Paolo de' teatini , la vol-
ta di san Niccola alla Carità , la cupola e gli
angeli di Donna- Alvina , la cappella di san Fi-
lippo Neri nella chiesa de' Gerolimini , la sa-
cristia di san Domenico maggiore , il quadro
dell' altare maggiore della chiesa di san Giro-
lamo . Tra quelle che mandò fuori del regno
riputaronsi sommamente pregevoli i quadri in-
viati a Genova pel salone del Senato , l'Au-
rora dipinta per l'elettore di Magonza , il Fe-
tonte fatto per la galleria di Vienna del vi-
cèrè conte Daun , una battaglia fatta per Fi-
lippo V in età avanzata . Il pubblico intelli-
gente riprese talvolta nel Solimena certi sfor
f 3 zi
( 86 )
zi poco naturali nelle figure inginocchiate ; il
difetto d'unità di azione in alcune opere , e
specialmente nella pittura sulla porta del Ge-
sù-Nuovo ; qualche positura troppo bizzarra di
santi in azioni che richiedevano tutt'altro ,
come quella del Battista che battezza il Re-
dentore ; alcuni panneggiamenti di figure che
svolgendosi eccederebbero , non che il bisogno
e l'oggetto , la pompa e la magnificenza stes-
sa . Ebbesi parimente per eccellente ritratti-
sta . Filippo V lo chiamò a Napoli da Monte-
casino dove stava dipingendo , perchè facesse
il suo ritratto , che riuscì egregiamente , così
il monarca disse di non aver bisogno di spec-
chio vedendosi così al vivo espresso in quella
tela . Non fu per altro così felice in quello
che fece per Carlo III . Ben però riuscì me-
raviglioso l'altro fatto per Flaminia figliuola
dell' insigne maestro di musica Alessandro Scar-
lati , la cui cașa solea frequentare il Solime-
na . Egli per amicizia la ritrasse in atto di
cantare insieme con suo padre con tal grazia
e maestria e così naturale ravvolta in una ve-
ste da camera che si mostrava per prodigio
dell' arte a' forestieri . Riuscì eziandio a mera
vi-
( 87 )
viglia nel dipinger fiori , frutti , piante , vasi;
e si vuole che una sua dipintura in questo
genere posta accanto ad un'altra del Belvede-
re rimase di gran lunga superiore . E' gloria
del Solimena l'avere richiamata la gioventù
all'esattezza del disegno , donde una mal in-
tesa imitazione della vaga maniera del Gior-
dano l'avea rimossa . Coltivò Francesco pari-
mente la buona poesia e varii suoi sonetti
leggonsi nelle raccolte di quel tempo ( 1 ) . Egli
avea in molto pregio Caterina de Julianis na-
poletana ? la quale oltre a'naturalissimi , fiori
di seta che lavorava , modellò eccellentemente
alcuni bambini di cera , ed alcuni cimiterii
con cadaveri ed ossa spolpate con tanta veri-
tà che destavano ribrezzo in mezzo al diletto
dell' imitazione mirabile .
Ebbero eziandio fama di buoni pittori in
tal periodo varii discepoli del Vaccaro , del
Giordano , del Matteis e del Solimena . Si di-
stinse singolarmente Niccolò Maria Rossi na-
£ 4 po-
(1 ) Il Dominicis ne trascrisse alcuni nella Vita che
ne scrisse .
( 88 )
poletano che nel 1706 contando sedici anni
cominciò a frequentare la scuola del Solime-
na , e ne imitò moltissimo lo stile , e dipinse
con molta lode in Napoli ed in Vienna sino
all'ultima età . Ma l'ultimo quadro che fece
nella soffitta di s. Chiara verso il 1750 riu-
scì crudo e dispiacque a segno che convenne
sostituirvi una dipintura del cavalier Sebastiano
Conca di Gaeta che avea fatto il gran quadro
di mezzo nella medesima volta . Onofrio Avel-
lino discepolo prima del Giordano , di cui co-
piò così bene alcune battaglie che passarono
per originali , indi del Solimena , acquistò fa-
ma pe' suoi ritratti singo larmente in Roma do-
ve morì nel 1741. Nunzio Ferrajoli degli Af-
flitti nato in Nocera de' Pagani nel 1661 fu
discepolo del Giordano , e riuscì esimio paesi-
sta , e fiori in Bologna . Di esso dicesi nell'
Abecedario Pittorico che in tal genere divenne
uguale all' Albano , al Pussino , a
al Brillo ,
Salvadore Rosa , ed a Claudio Lorenese " de'
quali Nunzio raccolse in se il migliore . Gio-
vanni Garri dipinse felicemente le marine e
Giorgio suo fratello , morto nel 1731 , i fiori;
ma in questi Colomba Garri sua figliuola lo
sorpasso . V
( 89 )
Spettacoli :
Passando agli spettacoli , oltre alle solite ca-
valcate e quadriglie , e alla pompa delle pro-
cessioni de' quattro altari nell'ottava del Corpus
Domini , ed a' carri dell' abbondanza , ed alle
cuccagne carnevalesche ed alle maschere , con-
tinuarono a coltivarsi con frequenza ed ardo-
re i teatrali . Si rappresentarono nell' una e
nell'altra Sicilia le solite opere regie e le vite
de santi che in copia produssero Mancusio e
Prescimonio palermitani , e tra noi il Piperni›
il Tomasini > il Falsaperla , Marino Menna ,
Ottavio del Tito , il Calamo , l'Atellis ecc . Non
andò lontano da simil gusto infelice il dottor
Castaldo maestro di poetica autore tra gli al-
tri drammi della Teodora pentita . Alcune lan-
guide pastorali , specialmente natalizie , e la
boschereccia del Busta gatti , la Ninfa fida im-
pressa nel 1719 , furono i frutti teatrali di
tal periodo , in cui s'imitò l'irregolarità della
Spagna senza pervenire alle invenzioni inge-
gnose che colà si producevano . Nondimeno
pos-
( 90 )
possiamo rapportare tragedie ; e commedie re-
golari , ed anche opere musicali foriere del
vero gusto che giva sorgendo .
E primieramente Gian Vincenzo Gravina
volle mostrare i difetti de' componimenti ol-
tramontani e richiamare al gusto degli antichi
i teatri italiani con cinque sue tragedie : il
Palamede , l'Andromeda , 1 Appio Claudio , il
Servio Tullio ed il Papiniano . Esse pubblica
ronsi la prima volta pel Mosca nel 1712 , c
poi pel Parrini nel 1717. Non ne dissimulia-
mo i difetti tanto proprii quanto del teatro
greco , da' quali non andò esente . Contraffece
il Gravina in ogni cosa la maniera greca an-
che nelle favole di romano argomento : usò il
verso sdrucciolo monotono come nobile e pro-
prio della tragedia ed equivalente al giambico
antico , da cui si discosta per suono e per na-
tura se non per misura : incorse nella langui-
dezza e nella loquacità rimproverata da Plu-
tarco allo stesso Euripide , la quale nuoce all'
1
interesse ed al patetico nel Palamede , nell' An-
dromeda e nell' Appio Claudio : fece smoderato
uso de' latinismi che danno talvolta a' suoi ver-
si l'aria fidenziana che gli tirò sopra i mots
teg
( 91 )
teggi del Capasso : si spiegò alla greca con so-
verchia famigliarità anche in argomenti latini
poco conveniente al romano eroismo . Merita
non pertanto distinta lode per essere stato tra
primi in Italia a far risorgere in teatro le re-
gole del verisimile .
Con più fortuna e con miglior consiglio
•
tentò questo difficil guado il conte Saverio
Panzuti regio consigliere che fiorì ne' primi
lustri del secolo , e si trovò involto nella ri-
voluzione de' nobili che prese il nome dal
principe di Macchia . Egli senza dubbio contri-
buì al risorgimento della vera tragedia con
cinque favole che s'intitolano , Bruto , Sofoni-
sba , Virginia , Sejano , Orazia . Vince il Pan-
zuti le tragedie del Gravina per nobiltà di
dizione , per interesse , per patetico e per gra-
vità , nè rimane inferiore agli altri tragici Ita-
liani di quel tempo , malgrado di qualche du-
rezza nella versificazione , di alcune formole
inusitáte nell'idioma italiano , e di varii orna.
menti lirici e talvolta troppo ricercati . L'Ora-
zia non cede di sublimità alla tragedia degli
Orazii del gran Cornelio , e la vince d'inte-
resse teatrale . I dotti presero tanto piacere a
leg-
( 92 )
leggerla ( 1 ) ; quanto il pubblico ne prese a
vederla rappresentare . Il Panzuti fu in Napo-
li nel periodo Austriaco ciò che fu in Parigi
Pietro Cornelio . Altri autori tragici di quel
tempo non ci si presentano se non il p. Ca-
raccioli che tradusse dal greco le due Ifigenie
'di Euripide che s'impressero in Firenze l'an-
no 1729 , e Niccolò Crescenzio di Napoli let-
tor primario di filosofia nella nostra universi-
tà , il quale nel 1727 diede alle stampe il
Coriolano tragedia regolare ben condotta e con
uguaglianza ne' caratteri , ma depressa nella
Jocuzione e molto lontana dalla robustezza tra-
gica del Panzuti , mostrando l'autore più filo-
sofia e giudizio che forza ed energia .
Nel voler mostrare il grado della nostra col-
tura per ciò che riguarda la commedia , fa me-
stiere premettere un racconto ( non immagi-
nario come qualche altro che ne ho veduto )
del valore che ebbe nell' arte di rappresentare
il prelodato pittore Andrea Belvedere . Narre-
rò di lui quel che in molti anni potei raccor-
ne
(1) Vedasi la Bibliotheque Italique nel tomo VII.
( 93 )
ne dalla bocca di alcuni allievi del medesimo
Belvedere nella rappresentazione . Vide questo
artefice letterato con rincrescimento il traspor-
to de' contemporanei per le favole dette regie
care singolarmente al canonico Carlo Celano
che le fomentava . E per rimenare i compa-
triotti ad un gusto migliore , tornato dalle Spa-
gne e menando i di tranquilli in ozio erudi-
to ( poichè i letterati del suo tempo ne pre-
giavano le occupazioni letterarie ( 1 ) ) prese a
dirigere alcuni giovani cittadini , facendo loro
rappresentare con naturalezza artificiosa diverse
com-
( 1) Il suo amico Niccolò Capasso fa menzione dell '
ozio letterario in cui si vivea poichè lasciò di trattare
i pennelli . Leggasi il grazioso componimento maccaro-
nico che gl' indirizzò satireggiando Alessandro Riccardi :
Abba Pater birbae , sed quam comitatur honestas ,
Audi quae chiatta sibi chiacchiariare favella
Humor agit , non quod Latii zucasse medullar
Te bene non sappiam etc.
Anche in uno de' sonetti mss contro l'Amenta accenna
la felicità del Belvedere nel verseggiare :
Vide che ammo de mannà lo scagno ,
Che de vierze da Febo appe no cugno ,
Che Cortese purzì nce farria a cagno .
( 94 )
sommedie regolari e lontane dalle stravaganti
opere regie . Le stesse commedie ch' egli scel-
se ne dimostrano il gusto fine e delicato ,
essendo tutte sobrie e piacevoli ristrette ne'.
confini della verità capaci di vera imitazione
rappresentativa . Quelle delle quali ho trovato
riscontro , sono : l'Alvida dell' Isa , il Cicisbeo
del Fagiuoli , il Trespolo tutore del Ricciardi ,
il Proteggere l'inimico del Solis , l'Aminta del
Tasso , l'Orazia del Panzuti . Testimonio illu-
stre dell' avere Andrea diretta egregiamente
nella rappresentazione l'Alvida è il sonetto che
fece in tale occasione il Capasso ( 1 ) . Non fu
scarso indizio del buon gusto di lui l'aver
saputo tralle commedie del Pisano secentista
Ricciardi eleggere il Trespolo che è la favola
di colui più comica e meno inverisimile . An-
che nell'elezione del Proteggere l'inimico die- ,
de prova di gusto e di senno , perchè questa
commedia è una delle più regolari e naturali
di quelle spagnuole che chiamansi di spada e
cappa
(1) Si trova a c. 69 delle sue Poesie Varie impresse
wel 1761 .
( 95 )
cappa . In essa rappresentò eccellentemente la
parte dell'ardito vecchio don Pietro de Acuña
un nostro negoziante di lana Ignazio Marotta
che frequentava la mia casa paterna nella mia
adolescenza . La di lui attiva vecchiezza , la
nobile fierezza con cui impugnava la spada
ed il pugnale , l'energia e la verità della di lui
azione , la voce sonora senza cantilena e dolce
e flessibile senza mollezza , tutto in lui cospira-
va con gl' insegnamenti del Belvedere a ren-
derlo meritevole delle lodi universali . Rimase
lunga pezza fresca nel pubblico la memoria
della rappresentazione dell'Aminta nella quale
pure si segnalò il Marotta nella parte del Sa-
tiro . L'Orazia del Panzuti superò ogni aspet-
tativa essendosi eseguita con magnificenza nel-
le decorazioni , e con proprietà e verità dagli
attori si che parimente se ne parlò per più
anni con trasporto . Tra gli altri attori che si
distinsero ancora nella scuola del Belvedere
fu Gaetano la Planca allevato dalla fanciullez-
za nella di lui casa e nominato erede di quan
to possedeva , ed il maestro di musica Gian
Paolo de Dominicis fratello di Bernardo scrit-
tore delle Vite de' nostri professori del dise
gno.
( 96 )
gno . Questo Gian Paolo per la voce , l'azione
ed il vigore di esprimere continuò ad acqui-
star molta lode recitando in Napoli si nelle
commedie scritte del Liveri che in quelle che
soleano recitarsi all' improvviso da persone
ben nate in varie case private .
Per dare un esempio de' piccioli cambia
menti ma necessarii per rappresentare con ve-
rità soliti a farsi dall'abate ne' componimen-
ti altrui , il nomato Marotta m'istruì di quel-
lo che fece nella commedia mentovata del
Solis . Per evitare la sconcezza dell' originale
di far che un innamorato narri a se stesso i
proprii eventi passati con un monologo nella
prima scena , il Belvedere gli pose in mano
il poema dell'Ariosto facendo con tutta la veri-
simiglianza che si trattenesse a leggere l'ottava
Chi pone il piè ne l'amorosa pania
Cerchi ritrarlo e non inveschi l'ale ,
e tratto tratto interrompendo la lettura appro-
priava con passione a' suoi casi l' espressioni del
poeta . Per lo più le commedie da lui dirette si
rappresentavano nel convento di Monteoliveto;
ma non potendovi entrar le donne , se ne reci-
tarono in casa Maddaloni , e ne' primi anni rap-
pre-
( 97 )
presentò l'istesso Andrea , e nelle case Torel-
la , Andria e Laurenzano .
Questi meriti di lui lo fanno acclamare co-
me padre del buon gusto teatrale e della vera
maniera di recitar commedie ; e doveano rile-
varsi da chi riferisce le vicende delle arti per
collocarlo tra' primi ristoratori della scena in
Napoli , tuttochè non abbia lasciato verun com-
ponimento scenico da lui composto . Una tra-
gedia avea cominciata che piaceva soprammo
do a' letterati che da lui ne intesero leggere
yarii frammenti , benchè non si curò mai di
terminarla ( 1 ) . Ma scrisse egli alcuna comme-
dia ? Nè la tradizione de' nominati suoi allie-
vi > nè le opere de' suoi contemporanei ci
hanno mai fornito indizio veruno di averne
scritto . Ci meravigliammo perciò in Madrid
nel leggere il Dialetto Napoletano nella cui pa-
gina 143 l'autore riprende l'intrigo sforzato
e inverisimile delle commedie di Andrea Belve
dere . Quali commedie ? quelle che non com-
pose ? Se egli fu l'emulo del Celano e dell'Amen-
ta , ciò fu per rapporto all'elezione delle al- '
Tom.VI. trui
(1) Vedasi la Vita fcrittane dal Dominicis .
( 98 )
trui commedie e alla direzione di esse nella
rappresentazione ? e non già al comporle , Il
Belvedere fu in Napoli per la scena ciò che
Socrate in Atene per la filosofia ; nulla scriş-
se e tutto insegnò ,
Sette però ne compose l'eruditissimo napo-
letano Niccolò Amenta nato a 18 di ottobre
del 1659 e morto a 21 di luglio del 1719 (1 ),
il quale anche formò una scuola di rappresen-
tazione gareggiando col Belvedere ( 2) . Ecco-
ne i titoli : la Gostanza , il Forca , la Fante ,
la Somiglianza , la Carlotta , la Giustina pub-
blicate dal 1699 in poi anche dopo la morte
dell'autore . Sono tutte scritte in prosa con
purezza di lingua e con arte comica alla lati-
na sul gusto del Porta , dell'Isa , dello Stella-
to e del Gaetano . Si recitarono con applauso
singolare in Napoli e nel resto dell'Italia , e
și tradussero in diverse lingue ( 3 ) . Dorodea
Le-
( 1) Vedasi la Vita scrittane dal p . Sebastiano Paoli .
(2) Ciò vuol dire il Capasso in un sonetto scritte
contro di lui nel verso
Ca lo Cecropo a isso fa la scigna .
(3) Si vegga il tomo VIII del Giornale de' Lett, d²
Italia .
( 99 )
Levernour inglese recò nel patrio idioma la
Somiglianza , la Fante , il Forca e la Gostanza.
Il Capasso partigiano dal Belvedere sostiene in
un sonetto inedito che in Londra ebbero sini-
stra riuscita . Gli rimproverò ancora diversi
plagii come quello dell' Interesse commedia di
Niccolò Secchi (1 ) , e l'altro degl' Ingannati
de' Senesi nella sua Somiglianza (2) ; ma le
favole di somiglianze sono assai più antiche
della moderna Italia . Nonpertanto continuaro-
no le commedie dell ' Amenta ad applaudirsi ,
tradursi e ristamparsi (3) . E certamente agl' in-
telligenti oggi ancora che corre un nuovo gu-
sto , sembrano morate , piacevoli , artificiose e
dettate con lindezza e grazia (4) . Altre com-
g ? me-
(1 ) Gli dice in un sonetto
Va torna lo Ntéresse a Cola Sicco.
(2) In uno de' sonetti inediti gli dice ,
Se la tua Somiglianza è vera , o spuria ;
Perchè ha degl' Ingannati ogni vestigio .
(3) Cli estensori della Bibliotheque Italique nel VII
volume l'ebbero in pregio al pari di quelle del Fagic-
li e del Gigli .
(4) Disconviene l'autore del Dialette Napoletano .
Egli
( 108 )
medie in prosa non lontane dal buon cammi-
no scrissero il cav. beneventano Pietro Piper-
ni autore della Contadina Marchesa Isabella
Mastrilli duchessa di Marigliano autrice del
Prodigio della Bellezza impressa nel 1703 , Nic-
colò Salerno de' baroni di Lucignano autore
del Gianni barattieri pubblicata nel 1717 , Nun-
zio Perciabosco siciliano autore dell' Altamira ,
il dottor Annibale de' Filippi di Serino auto-
re de' Due Bari commedia scritta con tutti i
riboboli di Mercato vecchio impressa in Firen-
ze nel 1705 , cui premise una lunga lettera
1 Matteo Egizio ,
La scena musicale cominciò ad aprirsi fra
noi ne nostri conservatorii con alcuni orato-
1 rii
Egli ne censura l'intrigo eccessivamente sforzato e in-
verisimile , di che niuno è persuaso : chiama l' Amen.
La introduttore di simil genere , il che non è vero , co-
.me sà chi non ignora la storia letteraria : avanza che
Amenta scrisse in istile crudele e mostruoso , e ciò są
di critica mostruosa e crudele e tutta propria di chi
scrive sblendore , risblendere , preggio ecc. I letterati Ita.
liani tennero l' Amenta per scrittore elegante in prosa
ed in versi . Vedi il Gimma , il Mazzucchelli , i Gior-
nalisti di Venezia , il Crescimbeni .
( for )
rii ed opere sacre , indi dalla sala de' vicerè ,
ove se ne cantarono diverse , passò a mostra-
re le sue pompe nel teatro di san Bartolom-
meo eretto verso la fine del XVI secolo per
le commedie , e destinato nel XVII alle ope-
re musicali . Qui risonarono più volte le voci
del cavalier Nicolino Grimaldi e di Marianna
Benti Bulgarelli detta la Romanina , e della
Tesi . Qui si ammirarono i prodigii della pre-
spettiva de' Bibbieni e de' loro discepoli , e
le macchine meravigliose di Giacomo del Po .
Qui singolarmente spiegarono gli armonici loro
voli i nostri insigni maestri di musica Ales-
sandro Scarlati , Leonardo Leo , Leonardo Vin-
ci , Niccolò Porpora , Giambattista Jommelli
e Gio: Adolfo Hasse detto il Sassone aleman-
no per nascita. e napoletano per istruzione .
Per questo teatro compose da prima Seba-
stiano Biancardi napoletano nato a’27 di mar-
20 del 1679 e morto in povero stato a' 9 di
ottobre del 1741 in Venezia ove lungamente
scrisse sotto il nome di Domenico Lalli . Il
suo Tigrane si rappresentò in san Bartolommeo
nel 1715. E' un dramma eroico con due per-
sonaggi giocosi , al quale fece la musica il ri-
g 3 pu-
( 102 )
putato Alessandro Scarlati , e si canto da Nic-
colino e dalla Romanina " e venne decorato
da balli concertati dal veneziano Antonio Pic-
cinetti , i quali erano concatenati all'azione ·
Si apriva la scena con un ballo di soldati
Sciti di Tomiri che precedevano il suo carro
trionfale : incominciava l'atto secondo colli spet-
tacoli festivi formati da' ballerini come Sciti :
e nel III danzavano mascherati per un festi-
no . In tale dramma la terribile Tomiri male
imita la feroce vincitrice del gran Ciro . Ella
nell'atto I canta un' aria di civetta fra tre
amanti che lusinga . Meroe figlia di Ciro ri-
vale di Tomiri viene in abito di Egizia per
vendicare il padre , e dice la buona ventura
a Tigrane ed a Tomiri . Un Orcone persiano
seguace di Meroe , e una Dorilla massageta
damigella di Tomiri si mascherano , accennan-
do che sono in tempo di carnevale , l'uno da
parigino con parrucca , l'altra alla tedesca , e
vanno vendendo bianchetti , rossetti ed acque
di odori , e nell'atto III si vestono da dottor
Graziano e da Zaccagnina . Con tutte queste
stranezze ed inverisimiglianze vi si vede un
gran disegno nell'invenzione che dovette cons
tri-
( 103 )
tribuire alla riuscita del dramma . Ed in fatti
i medesimi tratti del Tigrane divennero im-
portanti nel corso del secolo in mano di , Me-
tastasio . Tomiri che ama uno sconosciuto suo
enerale , che si trova sul punto di scegliere
uno sposo fra diversi pretensori , e che fa se-
dere l'amante con gli altri principi che se
ne offendono , ci fa sovvenire di Cleonice , di
Alceste e di Olinto del Demetrio Metastasiano.
Tigrane che permette a' rivali di duellar seco
affinchè rimanga al vincitore la mano di To-
miri , e questa regina che per toglierlo al pe-
ricolo, si riprende la real gemma colla quale
gli avea comunicata l'autorità di eleggerle lo
sposo , ci fanno ravvisare in essi i personaggi
della Semiramide del poeta cesareo . Meroe ne-
mica di Tomiri che s' introduce presso di lei
in mentite spoglie per trucidarla , ci mette
sotto gli occhi l'Emira del Siroe divenuta in
abito virile il favorito di Cosroe ; e Tigrane
è lo stesso personaggio di Siroe . Ma lo stile
del Biancardi non adombra in verun modo la
precisione , l'armonia e l'eleganza di Metasta-
sio . Egli compose pe' teatri musicali di Bolo-
gna , di Milano e di Venezia , il Pisistrato ,
1 E-
£ 4
( 104 )
l'Elisa , 1 Amor di figlio non conosciuto , l'Ar-
gippo , l'Arsilda , il Farnace , il Lamano , il
Pentimento generoso , il Farasmane , il Filippo ,
la Marianna , il Timocrate , la Pazzia d'Orlan-
do , Turia , Lucrezia , Argene , Ottone in Villa
Sulpizia , e diversi oratorii , serenate ed inter-
mezzi (1) .
Donato Cupeda parimente napoletano fiori
nella fine del XVII secolo e nel periodo Au-
striaco . I suoi drammi Antioco il grande , Ro-
molo Telesilla , la Forza dell' amor filiale ,
Amore dà senno , Fabrizio , la Costanza di Ulis-
Gordiano Pio ed altri , si rappresentarono
in Venezia , Neustad ed in Vienna . Giuseppe
Prescimonio , Antonio del Giudice , Vincenzo
Parisi , Giuseppe Cafora , tutti Siciliani , for
nirono di molti oratorii e cantate a più voci
i teatri musicali di Palermo e di Messina .
In Napoli nel teatro detto de' Fiorentini
dalla vicina chiesa e strada di questa nazione
e nel Teatro Nuovo destinati alla scena comi-
ca musicale > si udirono i capi d'opera dell'
ar-
(1) Del Biancardi vedi il Mazzucchelli ,
( 105 )
armonia prodotti dal Pergolese il Raffaele del-
la musica , dal Leo , dal Latilla , dal Logro-
scino , dal Ciampi e dal Cocchi . Ne compo-
sero i drammi , il Tullio , il Saddumene , il
Belmuro , il Viola , il Mariani nato in Roma,
ed il Palma.
Francesco Antonio Tullio sin da' primi anni
del secolo si esercitò nell'opera buffa napole- 1
tana sotto il nome anagrammatico di Colan-
tuono Ferralentisco . La prima commedia mu-
sicale a me nota porta la data del 1710 , e
s'intitola le Fenziune abbentorate , e si canto
nel teatro de' Fiorentini . Rappresenta un' azio-
ne cittadinesca espressa con verità ed energia
e colla grazia propria del patrio dialetto , a
dispetto della rima continuata che vi adopra .
Il Geminò Amore si rappresentò nel medesimo
teatro nel 1718 colla musica di Antonio Ore-
fice e co' balli inventati da Antonio Sarrone ,
Nella dedicatoria al Vicerè Daun si dice es-
sere la prima favola musicale scritta fra noi
in toscano . L'autore si privò delle armi sue
più forti , cioè della grazia del nostro dialetto
che possedeva a meraviglia . Compose inoltre
la Lucinna pastorale tragicomica cantata nel
1723
( 106 )
723 colla musica di Giampaolo de Domini-
cis , nella quale imitò le avventure del Pastor
Fido ; le Finte Zingare animata colle note di
Leonardo Leo nel 1724 ; lo Viecchio Avaro po-
sta in musica da Giuseppe di Majo cantata nef
1727. Il mentovato Gemino Amore scritto in
toscano ne' due primi lustri del secolo , la Lu-
cinna pastorale tragicomica e gli altri melo-
drammi riferiti si rapportano senza contrasto
alla commedia cittadinesca e benchè scritti
nel dialetto napoletano punto non imitano per-
sonaggi dell' infima plebe ( 1 ) .
Bernardo Saddumene contemporaneo del Tul-
lio fiori dopo il 1720 , e compose graziosissi-
mi melodrammi in lingua napoletana , ma lon-
tana dall' espressioni tabernarie de' cocchieri e
de'
(1 ) Adunque ebbe torto ancor questa volta in più
maniere l'autore del Dialetto Napoletano in asserire
che i nostri drammi buffi in musica dapprima furono
interamente napoletani , giacchè il soggetto si traea
sempre da personaggi dell' infima plebe , e che dopo
che vi s'introdusse la commedia cittadinesca sono mi-
sti di due dialetti . La storia addotta de' melodramıni
del Tullio e del Saddumene che si soggiunge , gli con-
traddice apertamente .
( 107 )
de' plebei abitatori del Lavinaro . Egli trasse i
suoi caratteri dal ceto de' cittadini , e gli asper-
se di tutto il sale e l'eleganza patria . Lo Sim-
mele si rappresentò nel Teatro Nuovo colla
musica di Antonio Crefice , ed è ( per valer-
mi della notizia che ne dà egli stesso ) lar-
resemmegliamiento che ha no cierto galant'ommo
( non un personaggio dell'infima plebe ) co n'om-
mo ordenario • La Carlotta cantata nel teatro
de' Fiorentini colla musica di Pietro Auletta
nel 1726 manca secondo me di vivacità e d
interesse , ma è ben verseggiata per comodo
del maestro di musica e condita delle usate
grazie del linguaggio . La Noce de Veneviento
è una imitazione di persone civili , e , come
dice l'autore , di benestanti , fondata sul popo-
lar romore della radunanza delle streghe nella
selva di Benevento , nella quale su tale ipote-
si si dipinge con naturali colori egregiamente
la passione di Mimmo e l'involontario cangia-
mento di una giovanetta da lui amata perdu-
tamente . Lo Paglietta geluso rappresentata ne'
Fiorentini l'anno 1726 con balli diretti dal
napoletano Rocco Luongo , parmi la più pia-
cevole delle favole del Suddumene . L'azione
è so-
( 108 )
è sobriamente avviluppata con una agnizione:
il costume espresso con ogni proprietà e de-
cenza : le passioni son dipinte con vivacità e
naturalezza : il carattere del curiale ingiusta-
mente geloso ha una inimitabile vaghezza di
colorito , e gli equivoci che prende , avvengo-
no senza sforzi istrionici con una verità che
incanta . Soprattutto la locuzione è la miglio-
re che possa usarsi nel dialetto napoletano in
questo genere , espressiva , musicale , graziosa ,
appassionata , piacevole oltre modo senza ve-
runa tinta pulcinellesca ( 1 ) . Li Marite a for-
za
( 1 ) Rechiamone qualche esempio . Che te manca dia
ce Nanno a Mimmo che sta malinconico giunto in Na-
poli dopo una lunga lontananza ; e questi così riſponde:
Amico , ha cchiù de n'anno
Che non veo nenna mia "
Chella facce de fata rossa e ghianca ,
E tu me staje a dire , che te manca ?
Che le manca a chill' auciello
Che stà dinto a la gajola ?
Magna , veve , zompa , vola ,
Es' accide a sosperà .
Tự diraje ca và cercanno
Libertà lo poveriello ;
Ma te nganne , va chiammanno
La compagna che non ha .
Ro
( 109 )
za che colla musica del celebre Leonardo Leo
si cantò ne' Fiorentini l'anno 1732 , essendo
ancora in vita l'autore , serve a fissarne l'epo-
ca della morte , mentre nel 1735 quando si
replicò , se ne parla come morto , e toccò al
celebre Gennaro Antonio Federico il ritoccar-
la per adattarla alla compagnia di quell'anno,
siccome rilevasi dalle lettere iniziali G. A. F.
nella lettera a chi legge .
Melodrammatici non dispregevoli furono an-
cora
Rosolena che avendo veduto Mimmo nel punto di ef-
fettuare le nozze coll ' aborrito Nanno , gli è tolto per
la disfida di coftui , rimane attonita al di lui rischio ,
e senza rispondere a chi le parla prorompe in questi
patetici sensi :
E' stato lampe
O è stato Mimmo
Chi poco primmo
Vedette ccd ?
Io pecchè campo ! •
Chesto ched' è ? · · •
L'aggio perduto ,
Olaggio asciato ?
Addove è ghiuto ? ...
Mo steva llà .
Ab sì è tornato
Ma mò addıʊ' è
( 110 )
cora il napoletano Viola autore del melodra-
ma lo Castiello saccheato ; il Mariani di Ro-
ma educato in Napoli ; Andrea Belmuro , di
cui nella Drammaturgia dell' Allacci și registra-
no gl'intermezzi della Contadina recitata in Ve-
nezia colla musica del Sassone , e del Cavalier
Bretone quivi ancora cantati colla musica del
riputato Francesco Mancini di Napoli nel 1731 ;
e Carlo di Palma autore del dramma serio con
due personaggi buti il Trionfo '
d Amore rap-
presentato nel Teatro Nuovo nel 1725 colla
musica di Pietro Auletta , sostenendo le parti
buffe Giuseppe Fiorillo e Marianna Mɔnti ( l'an-
tica diversa dalla famosa Monti che vive an-
cora ) e dell' Orismane che nell'anno seguente
ivi pure si rappresentò colla musica del Leo ,
L'autore dice in quest'ultimo che era la quar-
ta produzione drammatica da lui esposta su
quel teatro ; ma io non conosco le altre due."
Era allora impresario di quel teatro Angelo
Carasale . Intorno a tal tempo cominciò a fio
rire il celebre Gennaro Antonio Federico ,
CA
( III )
}
CAPO II
Coltura delle Sicilie nel primo periodo
Borbonico sino al 1759 ,
i e quante politiche vicende costò l'e-
Uali
Qual
poca desiderata del ritorno del monarca sul
trono napoletano ! Ecco al fine maturato il
gran momento e la stabile permanenza del
principe sulla sede delle Sicilie . Qual diletto-
sa scena apre questo sospirato periodo al vero
al buono al non degenere cittadino ! I popoli
di ogni tempo conobbero per propria esperien
za per lo più dolorosa lo spazio immenso che
corre tra il governo di un privato la cui au-
torità dimana da un re lontano che non vede
ciò che possiede e non sente le querele di chi
sospira , e quello della potestà permanente e
fissa sulla regia sede che tutto vede e tutto è
in caso di riparare . E' questa sola suprema
potestà benefica che può incalzare e respinge-
re con vigore la barbarie oltre i confini de
proprii dominii , e può stendere l'amica poten-
te destra alla coltura che ridente si affretta a
partecipare dello splendore del soglio ,
La
f.
( 112 )
La provvida superna mano che scorge le vi-
cissitudini dell' universo a' proprii fini all' uma-
na prudenza ignoti , preparò a noi quest' epo-
ca con due non attesi evenimenti con una
pace di più anni in Europa dalla Russia alla
Spagna , e con la stretta alleanza seguita ver-
so il 1725 oltre ogni apparenza tra due natu-
rali competitori Filippo V e Carlo VI . Ciò
potè senza sangue menare in Italia un figlio
del re Cattolico e di Elisabetta Farnese > e
farlo riconoscere duca di Parma e Piacenza e
principe ereditario della Toscana . La guerra
stessa che indi rinacque circa il 1733 per la
scelta dell' elettore di Sassonia a re di Polo-
nia sostenuta dall' imperadore in pregiudizio
del re Stanislao suocero di Luigi XV , contri-
bui a stabilir fra noi un proprio sovrano . Si
collegò la Spagna , la Francia ed il duca di
Savoja custode delle Alpi . Il duca di Monte-
mar generale spagnuolo colla vittoria riportata
su gli Alemanni in Bitonto nel 1734 guidò al
solio di Napoli e di Sicilia l'infante principe
ereditario della Toscana , il quale a' 10 di mag-
gio entra come generalissimo , siede come re
col nome di Carlo III e regna come Tito
Ma
( 113 )
Maria Amalia Walburga figliuola di Augusto
re di Polonia e duca di Sassonia a lui congiu n-
ta fu la Deidamia che terse gli onorati sudori
della fronte di quell' Achille mentre combat-
1 teva i nemici esterni ed interni della pubbli-
ca tranquillità , ed assicurò apparentemente al-
la sua stirpe la successione delle Sicilie e del-
le Spagne . Dopo circa due secoli e mezzo di
viceregnato rifioriscono questi regni nel corso
di cinque lustri che gli affrenarono . La col-
tura la potenza , la tranquillità rinascono
dal Tronto al Simeto .
Effetti di questo ritorno .
Terminò col viceregnato il tanto famoso
.
Consiglio Collaterale , e più non dovè inviarsi
un regente regnicolo al Consiglio d'Italia o in
Vienna o in Madrid . Il supremo tribunale del-
la r. Camera di s. Chiara figurò dignitosamen-
te fra gli altri già stabiliti . Le segreterie im-
mediatamente reali continuarono a scrivere i
rescritti in idioma castigliano , e divennero vie
Tom.VI h più
( 114 )
più importanti pel nuovo sistema d'istruire
tratto tratto i tribunali del volere del sovra-
no sulle domande de' particolari . Trasse un tal
sistema la piena degli affari a queste reali of-
ficine , e produsse il vantaggio di contenere
ne' limiti della giustizia i magistrati che pote-
vano scostarsene per errore o traviar per de-
bolezza . Egli è vero che non andò esente dal
pericolo d'interrompere il corso regolare del-
le decisioni dell'ordine intermediario fondate
sulle leggi del regno , di aumentar sovente le
interminabili dilazioni care ai litiganti mal
provveduti di ragione ? e di distruggere con
un rescritto ciò che si era con un altro sta-
bilito .
Pure fra questi novelli stabilimenti misti að
inconvenienti che seco adduce la natura delle
cose finite , cioè imperfette , quanti e quanti
beni non ci recò la sospirata presenza del mo-
narca ? Non più come prima corsé per le stra-
de della capitale stessa a rivoli il sangue de
cittadini per l'immunità che per abuso o de-
bolezza del governo godevano i facinorosi ne'
gran palagi . La magistratura riprese vigore ,
e fu temuta e rispettata da' magnati stessi ,
non
( 115 )
non che dagl' ignobili , i quali videro dal de-
litto alla forca interporsi un breve tratto , e
si contennero per timor della pena non lonta-
na . Il baronaggio non più tiranneggiò impu-
nemente i soggetti nati fuori del real dema-
nio . Si aperse loro l'antico sacro asilo delle
leggi . I capi detti di aggravio esposti a'mini-
stri di Temide ascoltaronsi benignamente , mal
grado delle splendide dignità che rendevano i
detti grandi partecipi de' raggi del trono . Tan-
ti sudditi del re ricuperarono gran parte della
libertà e delle sostanze prima esposte di ogni
maniera all'avidità senza ` ritegno ( 1 ) . Scar-
h 2 seg-
( 1 ) Nel 1786 quando s'impresse il tomo V di que-
st'opera , apposi a questo passo la seguente nota .
"9 Una prammatica salutare la quale non limitasse soltan-
10 ,
ma proibisse assolutamente a' baroni la composizio-
ne de' delitti , e che si osservasse , spezzerebbe degli
altri anelli della catena feudale . Ma tutte e per sem-
pre le infrangerebbe , se i dettami seguendo del giusto
senza ledere i diritti degli attuali baroni , il principe si
appropriasse i feudi devoluti senza mai più rivenderli o
donarli , o almeno disponendone senza concedere la GIU-
RISDIZIONE CRIMINALE . A chi farebbe torto questa
nuova investitura dettata da una benefica filosofia dal
non senno , dal pubblico bene ? ,,
II
( 116 )
seggiarono i banditi perchè si minorò il nu
mero degli oppressi , e s'intimidirono i loro
fautori. Qualche masnada proc live per natural
ferocia al sangue e alle rapine , si estingueva
quasi nel nascere . Antonio di Santo ? i Ricci ,
gli Spicciarielli si distrussero di mano in ma-
no col laccio o col moschetto .
Manco poco ancora che fra tante felici no-
vità recate dal ritorno del sovrano " non si ve-
nisse a capo di ravvivare al fine il credito
delle miniere delle Calabrie e della Sicilia ,
che sono i domestici Potosi de' nostri re , sua
si bona norint . Nel governo Austriaco fecersi
varii sforzi nella Sicilia , ma da lontano . Vi
si spedirono alcuni minatori Sassoni , i quali
trasportarono nelle zecche di Buda la terra e
le pietre cavate da' colli vicini di Alì e di Fiu-
me di Nisi ; ma quel materiale , benchè uber-
toso , poteva compensare con usura le spese
in-
Il benigno leggitore mi accorderà il perdono di ave-
re ora voluto ripetere ciò che allora dissi , ed era ne-
cessario , tutto che oggi le vicende posteriori di questo
regno l'abbiano rendato inutile . 1
( 117 )
ingenti che occorsero in un lavoro eseguito in
tanta distanza ? Nel 1734 Bartolommeo Khez
chimico di Boemia spedito in Sicilia dalla cor-
te di Vienna , coll' argento tratto da que la
terra formò alcune monete coll'impronto dell'
imperadore Carlo VI da una parte e della Si-
cilia dall'altra col motto , ex visceribus meis (1).
Carlo III ripiglio quest' impresa , ed a' 13 di
agosto del 1740 per mezzo di un direttore
delle regie miniere fe lavorare sì per ristabi-
lire le fabbriche opportune si per esplottare
le cave di stagno , di ferro ? di argento e di
oro delle contrade di Fiume di Nisi , di No1-
ra , di Taormina ecc. Ma l'opera riuscì diffi
cile e dispendiosa al regio erario nella Sicilia ,
dove mancano non solo varii materiali neces-
sarii per facilitare la fusione ma eziandio i
boschi per fornire a sufficienza le fornaci di
legname . Ma che mai impedì gli opera rii e
direttori stranieri nelle Calabrie dove non so-
lo tutti i segni più decisivi manifestano la ric-
h 3 chez-
( 1 ) Vedasi il capo 4 dello Stato presente della Si-
ilia dell' abate Leanti .
( 118 )
chezza ed ubertà permanente delle miniere ,
ma il legname , le metalline ed ogni altro ne
cessario sussidio sono alla mano intorno a i
già noti filoni non meno che a quelli che an-
cor si occultano alla moltitudine ? Intanto le
miniere di Longobucco che sotto gli Angioini
aveano date ogni anno più centinaja di libbre
di argento , e che apparentemente oggi non
racchiudono tesori minori , furono discreditate
come infruttuose insieme con tante altre di
Valanidi , di Raspa , e di Bivongi . Tutto fe-
ce il provvido monarca per trarre dal seno
della terra il materiale prezioso del rappresen-
tante delle cose che può vivificare lo stato ed
aumenta la potenza del sovrano . Chi mai c'
invidiò gli effetti di sì bella intrapresa ? L'im-
perizia de' commissionati ? la loro dubbia fede?
le spese inutili fatte in opere accessorie ed
estrinseche al lavoro ? gli occulti maneggi di
chi avea interesse a fare che non si smem-
brassero le terre avite ove son situate quelle
miniere ? fu colpo non previsto della Provvi-
denza che riserbò ad altri si prezioso vello
d' oro?
Quanto a Roma si vide da buon senno ri
spets
( 119 )
spettata senza che per viziosa verecondia le
si permettesse l'attentare sulle reali preminen-
ze . Un nuovo Concordato ratificato da Carlo
III e da Benedetto XIV nel giugno del 1741
assicurò agli ecclesiastici le immunità , e se-
gnalò pacificamente i confini della spada e del-
le chiavi . L'inquisizione si divincolò in vano
Sperando nel seducente carattere del cardinale
arcivescovo Spinelli caro sino a quel punto a
pii regnanti . Il celebre marchese Niccolò Fra-
gianni delegato esimio della real giurisdizionę
gli avea fortemente resistito nella condanna
di due regnicoli ristretti nelle carceri arcive-
scovili e giudicati per delitti di religione se-
condo le regole del santo uffizio . Volea pure
il cardinale riescire nel disegno cangiando que-
sto temuto nome in quello di tribunale della
santa fede , quasichè il male consistesse nel ti-
tolo . Inorridi il popolo , si costernò ogni or◄
dine , s'avvide il regnante del raggiro e dell' in-
sidia , e la mina scoppiò senza effetto . La no-
bile deputazione contro l' inquisizione rimase
nel pieno suo vigore per escluderla per sem-
pre da queste ad essa inaccessibili contrade .
Şi conservò però nella Sicilia , ove trovavasi
h 4 ra-
( 120 )
radicata sul modello di quella di Spagna ; ma
più non si resse nè da' domenicani , nelle cui
mani era stata sino all' anno 1487 , nè dalla
suprema di Castiglia . L'autorità ed i privile-
gii di questa nel 1738 passarono a Carlo III,
il quale stimò di renderla meno dispotica affi-
dandone il governo provinciale a ' preti secolari.
Tentossi ancora in prò della legislazione
una di quelle savie operazioni intraprese di
tempo in tempo da Giulio Cesare , da Ermo-
gene , da Teodosio , da Giustiniano : una com-
pilazione di un Codice Carolino che tutte rise-
casse le superfluità , le incertezze e le contrad-
dizioni delle nostre leggi . S'imprese questo
gran lavoro e si continuò per molti anni da
una giunta de' più valorosi giureconsulti di
qnest' epoca , tra' quali distinguevansi per ce-
lebrità e sapere il riputato marchese France-
sco Vargas Macciucca , l'egregio consigliere
Giuseppe Aurelio di Gennaro , e l'insigne av-
vocato e cattedratico Giuseppe Pasquale Ciril-
lo , che ne fu ancora l'elegante estensore in
latino ed in italiano . Pochi esemplari se ne
impressero senza pubblicarsi , e per mancanza
del regio editto che comunicasse a tal codice
for
( 121 )
forza ed autorità coattiva , si rimase una col-
lezione privata di leggi più ricevute nel re
gno e dal disuso non abolite .
Soprattutto cangi ò d'aspetto l'avvilito com-
mercio , quella vita degli stati che fra noi
languiva per mancanza di circolazione e di
moto e per la debolezza della marina , mal
grado di un pop olo numeroso e vivace di
campagne feraci e ridenti di boschi copiosi
di legni di costruzione , e di tanti comodi por-
ti e sicure baje . Carlo stabilisce un tribunale
del commercio in Napoli nel 1739 , un altro
in Sicilia nel 1740 per gli affari di qualunque
negoziazione di mare e di terra , e poi nel
1746 e 1747 nell' uno e nell' altro regno ne
conferma la giurisdizione , ma la ristringe alle
cause di commercio maritimo e di alcuni con-
solati , vertenti tra' naturali e forestieri , o tra
forestieri e forestieri . Conchiude ancora coll' Ot
tomano una pace che apre a' suoi popoli Co-
stantinopoli e tutto il Levante . Forma in fine
una marina per assicurare le coste da i disim-
barchi e per disgombrare dalle vicinanze de
suoi porti i pirati . Due vascelli di sessanta
e di settanta cannoni , due fregate di trenta ,
quat-
( 122 )
quattro galee , quattro galeotte ; e sei sciab-
becchi di venti pezzi di artiglieria , comin-
ciarono a far rispettare la bandiera napoleta-
na . Giuseppe Martinez ardito uomo di mare
conosciuto e temuto in Affrica col nome di
Capitan Peppe ancor prima del valoroso Bar-
cellò della Spagna , arricchisce i nostri lidi di
spoglie del mezzogiorno e sparge il terrore
tra Barbareschi .
Mentre il sovrano si arma di leggi e di na-
vi per proteggere il commercio , il filosofo
volgendo lo sguardo verso Londra ed Amster-
dam , all'ombra del trono s'interna nelle teo-
rie che lo fanno nascere e l'alimentano . Un
negoziante onorato che ne comprende gli ar-
cani , spinto dal suo bel cuore , osò manifestar-
li e pospose il privato vantaggio al pubblico
bene che è bene del sovrano . Carlo Antonio
Broggia disviluppò in un libro lo spirito ge-
neroso del filosofo facendo tacere il mercatan-
te , e diede alla luce il profondo trattato de'
Tributi manifestandone l'utilità la giustizia
e l'equità , e dischiudendo fra' medici , teolo-
gi , antiquarii e forensi un tesoro di pubblica
economia , In generale mentre ancor non si
$3
( 123 )
sapeva come accogliere un libro che alla pri
ma si credette tutt'altro che filosofico , fu Lu-
dovico Antonio Muratori uno de' primi ad am-
mirarlo , a congratularsene coll'autore , a dar-
ne ne' libri proprii pubbliche testimonianze .
La nostra nazione accolse ognor con meravi-
glia le dottrine commerciali del Broggia ; men
tre dall' altra parte egli vedeva di giorno in
giorno maggior necessità di sgomberar non po-
chi equivochi presi da' forensi che credevano
ed insinuavano l'opposto . Il Broggia di buo-
na fede palesò i suoi raziocinii in alcune Me
morie che credette utili ed innocenti . Fre-
mettero i forensi ; gli ascolto il Ministro ; il
filosofo che a ciò non si attendeva , fu rele-
gato alla Pantelleria . Fu , è vero , dopo alcu-
ni lustri richiamato , e potè almeno morir ben-
chè povero nella patria ; ma il ministro illu-
so era passato nelle Spagne .
Non potè il Broggia godere del pieno suo
trionfo ; ma la nazione sentì la solidità della
sua dottrina economica ed il torto de' forensi
preoccupati . Intanto il fiorentino Bartolommeo
Intieri divenuto nostro concittadino per affe-
zione e per lungo domicilio seminava priva-
ta-
( 124 )
tamente le teorie economiche ; insegnava la
conservazione de grani , dimostrava la potenza
del palorcio , l'utilità de' nuovi seminatoi , dif-
fondeva i principi de' Cary e de' Savary , me-
ditava la fondazione nella nostra università
di una cattedra di commercio nuova in Ita-
lia , con dolce violenza portava l'amico filoso-
fo Genovesi ad illustrarla la prima volta .
Tali furono gli effetti del regnante presen-
te , tali i progressi politici della coltura nel
regnato di Carlo III . Ne sarà compiuto il ri-
tratto , aggiungendovi la gentilezza rinata ne'
costumi e nelle maniere per mezzo di una flo-
rida corte animata da una amabile e savia re-
gina : le lettere protette : le arti incoraggite :
un molo fortificato : un gran teatro superiore
in magnificenza alla maggior parte di quelli
che allora esistevano : un aquidotto ed una
real magione in Caserta emula della Romana
magnificenza e solidità : un museo senza pari
in Europa raccolto in Portici dalle spoglie di
Pompei ed Ercolano serbate a Carlo intorno
a venti secoli nel seno della terra .
( 125 )
II
Università degli studii : Foro :
Giurisprudenza .
Un aspetto tutto nuovo e degno del secolo
illuminato da Newton e da Locke presero , re-
gnando Carlo , le scienze tutte e l'amena let-
teratura . Se nell' università degli studii rima-
sero delle reliquie della passata rozzezza , si
tolleravano per uso, disapp rovandole il buon sen-
no ; ma in generale tutto si compose al gusto
della più colta Europa , e la luce del secolo ,
dissipandone le tenebre viceregnali , ne pene-
trò ogni recesso .
Dopo il piano di riforma del dotto e ze-
lante monsignor Celestino Galiani proposto nel
governo Austriaco , indi approvato ed esegui-
• to da Carlo III appena che fu asceso al trono,
cioè nel 1735 , si studiò con auspicii miglio-
ri , con principii più saldi , con gusto , e con
prospero successo . Prima di ogni altra cosa si
ritolse a' soldati l'edificio detto de' Regii Stu-
dii ,ર e si restituì all' Università ; e conoscen
dosi
( 126 )
dosi il bisogno di una pubblica biblioteca , giu-
2.
sta il disegno ideato dal conte di Lemos , vi
si costruì un salone che nel periodo seguente
fu splendidamente abbellito ed ornato · Emu-
jando Carlo III la gloria di Filippo V suo pa-
dre (il quale fondò in Madrid la copiosa biblio-
teca reale ricchissimamente dotata) destinò alla
sua nascente biblioteca tutti i libri della Far-
nesiana. Si attese nel tempo stesso alla rifor-
ma di alcune cattedre ed alla fondazione di
altre indispensabili per porsi a livello di ogni
colta nazione . Si conobbe l'inutilità della cat-
tedra della teologia di Scoto : si soppresse la
primaria vespertina delle decretali , ritenendo
la matutina occupata da Pietro Antonio de Tur-
} ris : la cattedra della Sacra Scrittura da qua-
driennale divenne perpetua e si diede ad Ales-
sio Simmaco Mazzocchi > l'uomo più idoneo
ad illustrarla . Videsi altresì la necessità di una
cattedra di dritto municipale , e si fondò ad-
dossandone il peso a Ferdinando di Ambrosio ,
Se ne stabili una di botanica affidata ad Ora-
zio Biancardi , ed una di chirurgia conferita a
Francesco di Micco . Il celebre Pietro Martini
insegnò per la prima volta l'astronomia dopo
ave
( 127 )
avere acquistata in Bologna la pratica di leg-
gere nel cielo e di maneggiare le macchine a-
stronomiche . Non si omise la cattedra tanto
sospirata di fisica sperimentale ; ma si tardò
sino al 1740 a conferirsi al celebre celestino
Giuseppe Orlandi . Nell' anno stesso si eresse
la cattedra di lingua ebrea si necessaria agli
Studii sacri che la prima volta si occupò dal
dotto sacerdote Gennaro Sisto. Dopo tutto ciò
mancava al pubblico vantaggio la scienza più
importante alla felicità del regno e la meno pe-
dantesca , cioè l'economia pubblica, e questa man-
canza si avvertì da un privato che sortì i natali
nella Toscana e l'educazione in Napoli , ed isti-
tuendola co' proprii fondi nel 1754 , impetrò dal
sovrano che il primo ad occuparla fosse l'uo-
mo più atto a reggerla con dignità e vantag-
gio del pubblico , Antonio Genovesi che stava
leggendo nella cattedra di filosofia morale . Ma
nel provvedersi le cattedre si tenne l'antica
usanza di farsi i concorsi da' teologi sulla dot-
trina del Maestro delle Sentenze , da' filosofi
[
sulle opere d'Aristotile , e da' medici sul te-
sto di Galeno , d'Ippocrate e di Celso . Intan-
to però che coloro che aveano aperti gli oc-
chi
( 128 )
chi a miglior luce , vi si sottoponevano , non
lasciavano di erudirsi più solidamente . I
maestri in divinità si formavano sulle sacre car-
te col presidio dell' erudizione e delle lingue
e de' padri e della storia ecclesiastica ; ed i
filosofi ed i medici sullo studio della natura
osservando , sperimentando e calcolando . Ed in
fatti il foro , la gerarchia ecclesiastica , la fa-
coltà medica , la filosofia e le matematiche mo-
strano con lieta fronte un numero convenevo-
le d'ingegni rari da sgannare gli esteri più
preoccupati e da fare arrossire i nazionali me-
no amanti del proprio paese disprezzatori del
merito e della sapienza domestica .
A rammentar col dovuto onore tutti quelli
che illustrarono il foro e le cattedre di giuris-
prudenza non basterebbe un grosso volume .
Ma noi siamo certi di presentare della coltura
che questa classe riguarda una sufficiente di-
stinta immagine col ripetere i nomi più illu-
stri e di più sicura rinomanza . Noti sono pur
troppo i meriti eminenti di Carlo Mauri famo-
so avvocato fiscale del real patrimonio ; di Nic-
cold Fraggianni di Barletta valoroso sostenito-
re de i diritti della real giurisdizione ; dell'aqui
lano
( 129 )
lano Ferdinando Porcinari discepolo nel greco
del Messeri , nella latina eloquenza del Vico ,
nella giurisprudenza dell'Aulisio promosso alla
suprema magistratura da Carlo VI e conserva-
to da Carlo III ; di Gio; Antonio Castagnola
morto çaporuota ? autore di dotte allegazioni
e della pregiata scrittura per Filippo V intor-
no alla successione di Spagna , che non distol-
se il generoso imperadore dall'eleggerlo con-
sigliere ; di Francesco Vargas Macciucca cava-
liere gerosolimitano ornato della più scelta eru-
dizione mancato nel 1785 ; di Niccolò Vespo-
li già splendore degli avvocati e magistrati ,
morto direttore del Consiglio delle reali finan-
ze ; di Carlo Danza presidente del sacro Con-
siglio di Francesco Santoro già regente esi-
mio del Collaterale ; di Matteo Ferrante luogo-
tenente della regia Camera e di altri prestanti
magistrati e giureconsulti ,
Altri egregii avvocati e giureconsulti emu-
larono la fama e calcarono le grandi orme
dell' Andrea e del Biscardi ; ma paghi di di-
stinguersi nell'aringare si tennero lontani dal-
I' aspirare alla magistratura , nè furono men
celebri de' riferiti togati . Tra questi si segna¬
Tom. VI i la-
( 130 )
Jarono Giuseppe Sorge Napoletano ; Andrea
Vignes di Lecce che per l'eloquenza può dir-
si l'Andrea di quest ' epoca , e Carlo Franchi
patrizio aquilano . Parve risorta nel Sorge una
eloquenza figlia di un profondo saper legale ,
quale appunto si ammirava sussistendo la Re-
pubblica Romana negli Scevoli e ne' Crassi ,
Oltre alle allegazioni egli lasciò a ' forensi un
ricchissimo fondo per tutte le materie ne' li-
bri che produsse , i quali tanti sono che for-
mano lo stupore di chi lo vide con indefessa
assiduità occupato nel foro . Il Vignes non ha
nell'antichità ritratto corrispondente che ne
adombri l'infoçata eloquenza . Egli ebbe que-
sto di particolare che bastavangli ore 2 non
che giorni , per accingersi ad aringare in ogni
scabrosa occorrenza con dottrina giudizio e
robustezza di raziocinio e con tal prodigiosa
abbondanza che incantava i giudici e faceva
impallidire gli avversarii . Si raccolsero le per-
fezioni di Tullio e dell' Andrea , la sapienza
di Paolo e del Cujacio , l'erudizione di Mar-
co Varrone e del Gravina , per formare nel
celebre Carlo Franchi l'idea di un ottimo av-
vocato e giureconsulto filosofo . Egli soprav
vis-
( 131 )
visse al Sorge ed al Vignes ( 1 ) , essendo mor-
to di anni 71 nel 1769 (2) . Siamo debitori
al lodato suo erede fiduciario Giarnieri di un
erudito elogio impresso nel 1784 , dal quale
si rilevano i di lui studii legali e filosofici ( 3) ,
į 2 il
(1 ) Due volte nella mia adolescenza udii nella regia
Camera aringare in competenza il Franchi ed il Vignes
cioè la maestosa robusta sapienza e la dominatrice ca-
lorosa eloquenza , Antonio e Tullio forse gli rappresen-
terebbero .
(2) Secondo l'iscrizione marmorea scritta da monsi-
gnore Antinori postagli da Diego spo fratello e dall'av
vocato Antonio Giarnieri nella cappella di san Raffael-
lo nella chiesa de' Carmelitani in Montesanto .
(3 ) Si educò nel collegio de' nobili di Napoli dove
egli per testimonianza dell' insigne Francesco Vargas
Macciucca allora convittore nel medesimo collegio )
nell' età di quattordici anni in circa con maraviglia
di quanto vi era di meglio di uomini più dotti e cul-
ti di questa nobilissima città , qual altro Pico della
Mirandola , tenne pubbliche conclusioni su tutti i trat-
tati fisicomatematici . Ciò egli scrisse nell' Esame del-
le Carte della Certosa di s. Stefano del Bosco . 11
Giarnieri fa uso di sì illustre testimonianza ed anche
di quella di Camillo Eucherio de' Quinzii che nel libro
VI de Balneis Pither. così l'accenna :
Quem
( 132 )
il carattere morale e le scritture dottissime per
lo più voluminose nel patrocinare i locati di
Foggia , la nobiltà di Gaeta , di Bari , il duca
di Carvizzano Pescara Diano , la piazza di Ni-
do pel patronato sopra la chiesa ed ospedale
di s. Angelo , Gaspare Starace , il Portoghese
appaltatore de' tabacchi , i certosini di san Ste-
fano del Bosco , i consegnatarii de' sali di Pu-
glia . Egli è glorioso per questo valoroso av-
vocato , che allorchè si portò in Roma l'an-
no 1747 , il Pontefice Benedetto XIV gli chie "
se le di lui allegazioni che conosceva per fa-
ma ed egli le fe prestamente venir da Na-
poli , e le presentò al papa , nel congedarsene 、
Accreditati tra' primarii avvocati trovansi Fer-
dinando Latilla , Giuseppe Crisconio , Marcel-
lo Celentano > Gabriele Merola , Aniello Ma-
jone , Giuseppe Santoro fratello del regente
Francesco .
Quanto alle cattedre di dritto non ci fece-
ro
Quem veteris doctum monumenta matheseos olim
Quindenae comples brumae dum frigora , Syren
Palladio stupuit meritum certamine palmas .
( 133 )
ro invidiare i professori più celebri delle uni
versità straniere il Troisi , il Rapolla , l'Alfa-
no > il Cirillo , il Gennaro . Biagio Troisi di
Napoli , il quale avea atteso con fervore alle
scienze sotto i migliori professori , contese con
gli stessi concorrendo più volte alle cattedre
di teologia , di filosofia e di legge , e nel 1704
ottenne quella di metafisica che insegnò sulle
tracce di Cartesio , indi dal 1714 sino a qual-
che anno dopo la mettà del secolo , in cui ces-
sò di vivere (1) , successivamente quella del
codice , la seconda canonica , e la primaria ves-
pertina del dritto civile .
Ed il foro e la cattedra illustrò Francesco
Rapolla nato nell' Atripalda ed istruito in Na-
poli . Dal foro che frequentò alla prima con
poca fortuna si rivolse all'università e nel pri-
mo concorso consegui una delle cattedre di
dritto canonico , indi quella del digesto vec
chio finchè fu dal Galiani prescelto per mode-
rare quella del dritto municipale . Carlo III
i 3 lo
(1 ) Egli vivea ancora mentre l' Origlia scrivea il to
mo II del suo libro pubblicato nel 1754 .
( 134 )
lo promosse a varii governi sino al 1740 , cons
cedendogli la facoltà di porre alla cattedra un
sostituto , e poi gli affidò un' altra cattedra di
materie criminali , e lo chiamò in fine alla
magistratura . Egli terminò i suoi giorni nel
1762 lasciando alcune opere pregevoli per la
:
dottrina e per la latina eleganza che vi si am-
mira . Nel suo Giureconsulto esaminò il modo
perfetto d' interpretar le leggi . Pubblicò nel
1746 i due primi tomi de' Commentarii del
Dritto del regno Napolitano ; ma tutta l'opera
uscì nel 1771 coll' assistenza di Niccolò Alfa
no che vi fece alcune addizioni per le leggi
emanate dopo la morte dell'autore . Scrisse al-
tresì il Rapolla una dotta lettera al celebre
Lodovico Antonio Muratori in occasione del di
lui libro de i Difetti della Giurisprudenza , per
mostrargli che essi non appartengono alla scien-
za ma a chi la professa . Il Muratori gli res
plicò con gentilezza riconoscendo il valore del
Rapolla , ma rimanendo fermo nel suo avviso.
Mi è sembrate , gli rispose agli di giugno
del 1745 non esserci noi incontrati nel viaggio.
Ella da buon cattedratico ha preso a difendere
D'antica giurisprudenza , .. laddove io ho prés
( 135 )
so per mio argomento la giurisprudenza tal qua-
le è di presente ; ei cui difetti neppur ella ha
saputo negare , è questa secondo me dannosa è
bisognosa di riforma e rimedio . Un' altra lettes
ra gli scrisse l'illustre Modanese a'16 di mag-
gio del 1747 dando un glorioso giudizio sul
primo volume del Dritto del regno trasmesso-
gli dal Rapolla ( 1) .
Il napoletano Niccolò Alfano nato nel 1703
e morto nel 1776 apprese dal consigliere Fer-
dinando d' Ambrosio la giurisprudenza . Egli
nel 1737 cominciò a leggere interinamente il
Jus Regni in vece del suo maestro , indi do-
po varie cattedre degnamente sostenute giunse
nel 1761 ad avere in proprietà la cattedra che
1 4 mo-
(1) Se ella terminerà 9 come sperò cotesta fatica ,
meriterebbe che in sua lode Napoli ergesse una bella
memoria . Napoli , dico , in cui sempre più veggo
mentarsi il miglior gusto delle lettere ; ed anche ul-
timamente il sig. Genovesi ha composto due egregit
trattati di logica e di metafisica . Cotesto cielo da in
abbondanza vivaci e felici ingegni . Vi mancava sole
il buon gusto . Eccolo venuto .
( 136 )
moderò sino alla morte ( 1 ) . Egli pubblicò tre
libri Juris Criminalis ad usum Regni Neapoli-
tani , de' quali uscì il primo tomo in Napoli
nel 1752 , il secondo senza anno , ed il terzo
nel 1756 (2) .
Da Gruma patria di Niccolò Cirillo e di
Niccolò Capasso uscì un altro coltissimo giu-
reconsulto Giuseppe Pasquale Cirillo nato nel
1709 , a quest' ultimo per sangue strettamen
te congiunto da cui apprese la giurisprudenza
con tali prodigiosi avanzamenti che appena con-
tando anni venti guadagnò nel 1729 per con-
corso la cattedra delle istituzioni canoniche
nel 1738 ottenne quella del dritto municipa
le
(1 ) L' Afflitto che ne fu istruito da i di lui figliuoli ,
registrò i passaggi ch' egli fece per varie cattedre .
(2 ) Alcuni Novellisti ne portarono al solito un giu.
dizio strano con aria magistrale , dopo una tumul-
tuaria lettura , che il citato p. d' Affitto non lasciò di
deridere in una nota alla pag. 218. Egli così la con-
chiude : Or andate a prestar fede a codeste Novelle !
Molto diversamente parlò di esso " e gli diede la dos
vuta lode l'autor della storia letteraria d'Italia alla
pag. 104 del tomo V.
( x37 )
le , è nel 1747 la primaria matutina del civi-
le . Lesse ancora straordinariamente per ordi-
83
ne del sovrano in alcuni giorni feriali il drit-
to naturale e delle genti , e lavorò co' suoi col-
९
leghi ad ordinare il codice Carolino che egli
distese nel latino idioma . Volle ancora eserci-..
tarsi nell'avvocazione , e per più anni si fece ,
ammirare colle prove luminose che diede di
dottrina e di eloquenza . Oltre alle dottissime
allegazioni impresse in più volumi , nelle qua-
li ha versato un tesoro di legal sapere , egli
avea pubblicato un comento sulle istituzioni di
·
Giustiniano e sulle leggi canoniche , alcune
orazioni nel riaprirsi l'università e nelle noz-
ze di Carlo III colla regina Maria Amalia , e
diverse rime in più raccolte . Rispose anch'e-
gli al libro anzi nomato del Muratori contro
la giurisprudenza moderna , con molta dot-
trina , ma con poca moderazione ( 1) .
Nacque in Napoli nel 1701 il consigliere
Giuseppe Aurelio di Gennaro , il quale si eser-
ci-
(1 ) De i di lui meriti nella poesia rappresentativa
parleremo nel riferire gli spettacoli scenici .
( 138 )
citò nell' avvocazione con somma gloria , nella
magistratura ebbe fama di giusto e di sagace ,
e nella cattedra feudale succedendo al consi-
gliere d'Ambrosio , si manifestò valoroso giu-
reconsulto . I contemporanei ne hanno esaltata
l'eloquenza latina in versi ed in prosa La
sua Respublica Jurisconsultorum impressa in Na-
poli nel 1731 j ed in Lipsia nel 1733 con
tin' epistola di Federigo Ottone Menckenio
riscosse universali encomii per la dottrina , l '
erudizione e l'eleganza . Oltre ad alcune dis-
sertazioni legali pur latine , pubblicò in ita-
liano nel 1744 un volume intorno alle viziose
maniere di difender le cause nel foro lodato da
nostri e dal Muratori nella lettera al Rapolla .
Leggiadro poeta latino si appalesò nel volume
impresso in Napoli nel 1742 col titolo Latina
Carmina , e scrittore erudito ed elegante nelle
sue Feriae Autumnales pubblicate nel 1752 .
Fiorirono contemporaneamente nella giuris-
prudenza i seguenti illustri professori . Dome-
nico Mangieri nato nel 1715 in Montepeloso
é morto in Napoli nel 1785 occupò successi-
vamente le cattedre del decreto di Graziano ,
del dritto municipale nel 1747 , e del digesta
vecs
( 139 )
vecchio reggendo la quale terminò i suoi gior-
ni . Carlo Gagliardi nato nel 1710 in Belle
nella provincia di Matera e morto verso il
1760 ottenne per concorso la cattedra delle
decretali , e si fece ammirare nelle istituzioni
canoniche , e co' trattati che pubblicò per le
štampe sulle doti sul patronato è su i benefi-
cii ecclesiastici . Niccolò Arduino nato nel Prin-
cipato citeriore e morto immaturamente nel
1750 si segnald ma per poco tempo nelle cat-
tedre delle istituzioni civili . Pasquale Ferri-
gno morto giudice di Vicaria nel 1784 otten
ne per concorso le cattedre dell' Arduino suc-
cessivamente nel 1748 e 1750 ; Bernardo d
Ambrosio nipote del celebre Giuseppe Cirillo
e degnò suo discepolo esercitò ben giovane la
cattedra seconda delle istituzioni civili succe-
dendo al Ferrigno . Il sacerdote Tommaso Ta
glialatela figliuolo di Domenico pur riputato
giureconsulto , di Panicocoli nato nel 1716 si
distinse nella scienza de' canoni e nella teolo-
gia , ed ottenné nel primo concorso la catte-
dra delle istituzioni canoniche del Ferdinando
vivendo il proprietario che fu promosso tidia
tore nelle provincie .
All
( 140 )
All'articolo che il saper legale riguarda ed
il regnato di Carlo III , non dobbiamo toglie :
re Damiano Romano , i Grimaldi , Francesco
Vargas e Filippo Briganti .
Non può negarsi all' avvocato napoletano
Damiano Romano morto a' 30 di gennaro del
1776 di anni 68 in circa , ingegno , lettura e.
vigor di mente . Volendo di lui parlar taluno
che si diede la briga di far pieno catalogo de'
forensi del regno , rimproverò al Romano in
sufficienza e voglia di scrivere molto , circostan-
ze che appuntino convengono a codesto me-
desimo censore triviale . Damiano non man-
cava di cognizioni , e se non vinse nelle con-
tese letterarie , non fu punto per voglta di scri
vere molto . Vivace , orgoglioso , e per natura
pieno di se stesso , mal soffriva l'altrui rino-
manza > ecco la sorgente della poca riuscita
di alcuni suoi lavori . Giambattista Vico avea
avanzato che i materiali delle leggi Romane
non si mendicarono appo gli Ateniesie la
novità dell' opinione appoggiata gravemente da
quel grand'uomo gli conciliò plauso ed ammi-
razione . Damiano cercando fama dal conten-
dere con un grande avversario , nel 1736 scris
se
( 141 )
se la Difesa istorica delle Leggi Greche venute
in Roma contro del Vico ; nel 1744 pose alle
stampe contro del medesimo l'Origine della
Giurisprudenza ; e finalmente nel 1749 in un
dici lettere argomentò contro del terzo princis
pio della Scienza Nuova , in cui il Vico tratta
dell'origine di ogni lingua articolata e della
mutola significativa mirabilmente , ed il Roma-
no lo combatte come falso ed erroneo per fi-
losofia e per istoria sacra e profana , ma sen-
za veruno effetto . Crescendo di giorno in gior-
no a' suoi di il credito dello studio del dirit-
to di natura e delle genti , nacque nell'intol
Jerante Romano voglia di declamar su di esso.
E per dare alle sue critiche un pretesto pre-
servativo prese nel 1756 a sostenere la mora-
le de' santi Padri colla Difesa apologetica con-
tro i moderni pubblicisti Budeo , Eineccio , Bar-
beirac e nel seguente anno stampò il Vero
Dritto della Natura e delle Genti additando i
mezzi di conoscerlo ; appresso dal 1760 al 1763
pubblicò in cinque tomi la Scienza del Dritto
Pubblico , ovvero del Dritto della Natura e delle
Genti coerente coll Etica da Dio rivelata nel
Vecchio e Nuovo Testamento . Il Romano dun-
que
( 142 )
que non era un dozzinale scarabbocchiatore di
carte insufficiente come il suo censore ma
bensì un uomo erudito che avea un sistema
diverso , e che affrontò i suoi avversarii con
libri ragionati se non felici . Non fu nè stra-
vaganza di un insufficiente scrittore nè voglią
di scrivere che lo mosse ad affrontare il Con-
tratto Sociale di Gian Giacomo Rousseau e gli
altri sistemi sull' origine della società civile ,
altrimente dir si dovrebbe che pari stravagan-
za spinse tanti cattolici scrittori , tanti sobrij
filosofi , tanti sostenitori delle sovranità ad in-
veire contro il celebre Ginevrino . Il Romano
arrestò la lancia e corse anch'egli Il suo arin-
go per una causa giusta ; e se non bastò il
vigore del suo braccio ad abbattere il gran
nemico , diremo perciò che non si mosse per
amor del vero , ma per l'insanabile smania di
scriver molto ? Saremmo ingiusti .
I consigliere Costantino Grimaldi flagello
dell' Aletino e difensore dell'illustre Leonardą
di Capua , fu non so per qual sospetta corri-
spondenza o forse per raggiri de' socii dell' Ale-
tino in tempo della guerra di Velletri rin-
chiuso nel Castello Nuovo l'anno 1744 , e mori
nel-
( 143 )
nell'ottobre del 1750 ; era un letterato dotto
e dotato di gusto ed un giureconsulto rinomą-
to . Il celebre cartesiano di Modica Tommaso
Campailla lo rammenta con onore nel suo Ada-
mo. Appassionato de' valorosi giureconsulti ed
avvocati Francesco d'Andrea , Serafino Biscar-
di , Amato Danio , dell'Argento e del Gian-
none , ed istruito del vero metodo d'interpre-
tar le leggi sulle tracce del Cujacio , del Dua-
reno , del Gotofredo , indirizzò i due suoi fi-
gliuoli Gregorio e Ginesio pel medesimo sen-
tiero , e perchè con fermezza potessero calcar-
lo fe che prima d'immergersi nella lettura
de' libri di Giustiniano , si arricchissero colle
scienze ,
Gregorio nato nel 1695 attese dunque alle
lettere e alle scienze , studiò le antichità e le
storie de' Romani e de' Greci , e con tali pre-
sidii s'internò poscia ne' penetrali della giu-
risprudenza . Le prime sue produzioni furono
poetiche , Contando anni 23 pubblicò in Firen-
ze nel 1717 alcune Ecloghe pastorali e Rime,
ed altre sue poesie si sparsero in varie raccolte
che a que tempi tutta inondavano l'Italia .
Esercitò l'avvogheria fino a che non venne
col
( 144 )
col genitore chiuso nel Castello Nuovo . Esa-
1
minata la loro causa nella giunta detta allora
d'inconfidenza , Costantino riconosciuto innocen →
ze fu liberato , e Gregorio relegato in perpe-
tuo alla Pantellaria ( 1 ) . Ottenne poi la grazia
di abitare in qualche altra città della Sicilia
e dimorando in Marsala a 27 di novembre
del 1767 fini di vivere . In pruova di sua dot-
trina lasciò i tre tomi dell'Istoria e delle leg
gi e Magistrati del Regno di Napoli che colla
data di Lucca si pubblicò in Napoli nel 1732.
Alla perfezione di quest'opera classica nel suo
genere si vuole che contribuito avesse co' suoi
consigli Costantino stesso . Vi si mette in vi-
sta la storia delle leggi de' tempi de' Romani
sino a Ferdinando I , se ne indaga l'origine
e l'uso , e si rileva ciò che a noi si affà e
ciò che non ben ci si adatta , e vi si accoppia
il racconto de' sovrani e de' magistrati e de'
tribunali . Restò di Gregorio un quarto volu-
me compiuto da pubblicarsi , e Ginesio suo
fra-
(1) Vedi la Vita di Costantino Grimaldi nel tomo
XLV del Calogerà ,
( 145 )
fratello fe imprimerlo nel 1752. Ma l'opera
richiedeva un continuatore , e ne assunse l'im-
presa l'istesso Ginesio che si attenne al me-
todo ed al piano del fratello , e con giudizio
e dottrina la condusse sino al 1772. Ed aven-
do fatta una seconda edizione de' primi quat-
tro volumi nel 1957 , otto altri da lui com-
posti ne fece imprimere dal 1767 al 1774. Gi-
nesio nato anch' egli in Napoli nel 1702 fini
di vivere nel marzo del 1780 , secondo le Me-
morie del Giustiniani , ma secondo l'accurato
abate Soria nel 1782 vivea ancora ( 1 ) .
Nacque Francesco Vargas Macciucca nella
città di Teramo a ' 26 di settembre del 1699
dal duca Tommaso Vargas e da Giovanna Quar-
ți de' duchi di Belgiojoso . Educato in Napo-
li nel collegio de' nobili governato da' gesui-
Tom,VĮ k ti
(1) Produsse ancora col nome anagrammatico di Ne-
gisio Malgridi nel 1765 il Catechismo morale ossia Istru-
zione filosofica per menar più tranquilla la vita sœrit-
ta in campagna nell'anno fatale 1764. Compose anche
in latino una dissertazione sulla coabitazione triennale
nel caso di sciorsi il matrimonio per imporenza del ma-
rito • in cui si esamina se possa dispensarsi e quando
si debba .
( 146 )
ti di buon'ora apprese a distinguere le bellez-
ze originali de' classici Greci e Latini ; e s'i-
strui nelle lingue ebraica , araba , alemanna
inglese , spagnuola e francese . Studiò con pro-
fitto le fisiche , la mecanica , la machinaria ,
e si addestro da se stesso a lavorar microsco-
pii , cannocchiali e specchi astorii . Apprese
anche con sodi principii la musica da Alessan-
dro Scarlati a segno che non solo eseguiva a
prima vista sul cembalo e col violino qualun-
qua carta gli si mettesse avanti , ma compose
anche un trattato del contrapunto . Contribui
all'ingrandimento delle sue cognizioni l'esser-
si recato in Roma , dove potè ammirare le su-
perbe reliquie della Romana grandezza e i pro-
digii del Vaticano . Non è stupore che con tali
presidii riuscisse uno de' più eccellenti avvo-
cati del suo tempo e de' più dotti magistrati
che ornavano il foro napoletano . Eletto giu-
dice della Vicaria nel novembre del 1748 , ed
al terzo mese del 1749 promosso alla carica
di presidente di Camera , fu nel 1752 dichia-
rato avvocato fiscale del real patrimonio , Se-
gnalossi in questa carica in pro del fisco in
occasione della denuncia di certo calabrese di
Sti
( 147 )
Stilo contro i certosini di san Stefano del Bo-
sco come ingiusti possessori di ampie tenute
ed usurpatori di varie giurisdizioni . Scrisse in
difesa del fisco un libro eccellente , non già
un'allegazione forense , di maniera che la con-
troversia cessò , ed il libro del Vargas si leg-
ge ancora • Usci nel 1765 col titolo , Esame
delle vantate carte e diplomi de' pp. della Certo-
sa di san Stefano del bosco in Calabria, nel qua-
le dove combattere con due valorosi scrittori,
cioè con Eustachio Manfredi e coll' immorta
le Carlo Franchi . Egli pretese contro la sen-
tenza della Camera nel 1758 che nell' ordina-
re in favor del fisco l'incorporazione delle al-
tre regalie e giurisdizioni usurpate dalla Cer-
tosa , n'escludesse la civile e la criminale del-
le prime cause , Somma perizia diplomatica
dispiega il Vargas in tale esame , Si appoggia
però soverchio sulle regole di critica ostenta-
te dal Naudè , dal Germon , dal Simon , dal
Longerue , dall' Arduino e dal Lenglet , auto-
ri di sistemi diversi che fra loro si combat-
tono , pe' quali si pretese toglier la fede a tur-
ti gli archivii dell' Europa . Il Vargas seguì il
sistema di chi suppone prodigioso il numero
k 2 de'
( 148 )
de' falsificatori di carte e degl'inventori di ti
toli . Ma sotto il nome di un Anonimo Certo-
sino il p. Benedetto Tromby confutò non di
rado con buon successo gli argomenti del Var-
gas ; e la Camera non deferì alle pretensioni
del fisco . Chechesia di ciò > gli assalti vigo-
rosi del Vargas , la difesa mirabile del Fran-
chi , del Manfredi e del Tromby ed il dover
la Camera sentenziare ? mostra ad evidenza
l'indispensabile necessità che si ha della cri-
tica diplomatica dovunque sono archivii (1) .
Questo dottissimo avvocato e magistrato man-
cò in Napoli alla gloria della nazione nel lu-
glio del 1785 carico di applausi , d'anni e
di onori .
Nac-
(1 ) Or qual torto non ebbero i professori primarii
dell' università di Napoli nel 1797 , quando concorde-
mente dichiararono inutile la cattedra di Diplomatica
nell'università ? Oserei domandar loro , come altra vol-
ta feci , senza i lumi che questa scienza ed arte sommi-
nistra , e che voglionsi apprendere per principii , come
mai avrebbe potuto Vargas esaminar le carte cerrosine,
e gli altri sostenerle , e la Camera decretare ? Doman-
4 derei ancora , se avrebbero i primarii saputo profferire
una parola sola in quel giudizio ?
1
( 149 )
Nacque in Gallipoli nel 1725 Filippo Bri-
ganti ( 1 ) da Tommaso che esercitò la profes-
sione forense in Napoli ed in Gallipoli e stam
pò una Pratica criminale . Filippo educato alle
lettere fu mandato a studiare a Napoli , dove
attese con assiduità alle lettere amene ed alle
scienze . Restituitosi alla patria ricco di lumi
ideò l'opera che gli produsse la giusta rino-
manza che gode l'Esame analitico del sistema
legale , impressa in Napoli nel 1777 , cioè tre
anni prima che cominciasse ad imprimersi l'ope -
ra insigne della Scienza della Legislazione . Di-
videsi l'Esame del Briganti in tre libri si
ragiona nel I della legge di natura , nel II
dell' uomo isolato , nel III della perfettibilità
dell' uomo sociale ; vi si accoppia un' appendice
che si riferisce al primo capo del libro III
intorno alla vita selvaggia . La sola enuncia-
zione della materia basta a far comprendere
che sia lavoro tutto metafisico . L'autore sul-
k 3 le
(1) Il Giustiniani lo disse nato nel 1736 ; ma da no-
tizie ricevute da Gallipoli dalla sua famiglia ho rile-
vato che nel 1736 nacque il suo minor fratello Dome-
nico , contando allora già undici anni Filippo .
( 150 )
le orme de grandi uomini del secolo XVII e
forse con felicità maggiore per ciò che riguar
da la legislazione , con metodo analitico dall' En-
te Supremo passa all'umana natura guidata da
´una norma certa , retta , costante , obbligatoria,
e discende ad indicare i doveri dell' uomo per
regolarne gli atti facoltativi e scorgerli al di-
segno cui tende la natura , della propria e del-
la comune conservazione e tranquillità . Le me-
ditazioni metafisiche meglio avverate , la co-
noscenza più accertata delle leggi delle nazio-
ni , il presidio della storia antica e moderna
acconciamente messo in contribuzione scor-
gono l'autore al proprio scopo , passando dalle
verità primitive alle conseguenze del dritto
delle genti più complicate , ed indicando la
connessione che hanno collo stato civile . II
suo oggetto conduce il Briganti all'esame de
sistemi di varii scrittori di prima nota , e di
qualche paradosso del Raynal e ne ribatte alle
occorrenze gli errori . Singolarmente nel trat-
tar la vita de selvaggi rende giustizia alle va-
ste cognizioni del celebre principe di San-Se-
vero Raimondo di Sangro e lo vendica di cer-
to disprezzo che ne ostenta l'autore delle Ri-
cer
( 151 )
cerche filosofiche su gli Americani trattando
dell' espressione simbolica de' Quipù . Lo sti-
le del Briganti nobile e grave conviene all ' im-
portanza dell' argomento ; e sembra solo che i
sentimenti astratti sempre elevati possano pro-
durre stento ed oscurità nel lettore che non
si tenesse costantemente sveglio ed attento .
Diede il Briganti alla luce in Napoli nel
1780 un'altra opera ugualmente dotta l' Esa-
me economico del sistema civile , che ben pale-
sa la mano stessa maestrevole dell'Esame ana-
litico del sistema legale . Prese nell' economico
ad indagare , per quali vie gl' ingegni grandi
elevati siensi a stabilire i fondamenti della pro-
sperità de' popoli sulle basi della giustizia ,
osservando la tendenza della natura alla perfet-
tibilità per giugnere alla perfezione . Da' fat-
ti sicuri bene analizzati si deduce che que' po-
poli hanno prosperato , i quali han saputo com-
binare nel tempo stesso una esistenza operosa,
una sussistenza copiosa , una consistenza vigo-
rosa ; e da questi tre punti di vista l'autore
riguarda l'economia pubblica delle nazioni esa-
minandoli in tre libri . Nel I osserva in qual
maniera l'uomo cittadino sollevisi con rapidi-
k 4 tà
( 152 )
tà di successi al massimo grado di esistenza ;
ed esistere in questo senso significa che sotto
la protezione delle leggi si faccia un uso libe-
ro de' beni fisici e de morali , delle forze me-
caniche e delle intellettuali ; le quali cose pon-
gonsi alla dissamina come primi elementi del-
la prosperità civile . Nel libro II vede l'auto-
·
re come inseparabile dall'esistenza sia la ne-
cessità di sussistere . Fa uopo all' uomo perfe-
zionar l'opera della natura , dissodar la terra
incessantemente , obbligarla a produrre , se non
vuol cader vittima della propria pigrizia . Dee
dunque conservarsi l'umana esistenza con un
lavoro assiduo per la riproduzione de' generi ,
Con una laboriosa attività per facilitare il ri-
cambio de' prodotti , coll' esercizio dell' agri-
coltura , della pastorizia , del commercio e del-
la navigazione , le quali si esaminano come pe-
renni scaturigini della domestica opulenza .
Nel III libro si avverte essere inutile la sus-
sistenza de' membri , se tutti non conspirino
alla consistenza del corpo . Per combinarsi dun-
que in un tutto armonico le parti isolate , deb-
bono esse ricevere solidità dalla popolazione e
dall'istruzione , le quali si esaminano come cau-
se
( 153 )
se della robustezza politica . Avea il dottissi
mo autore nell' Esame analitico seguito il pro-
gresso del Sistema legale dallo stato di natura
allo stato di società . Con quest' altro lavoro
di sommo pregio egli esamina il progresso del
Sistema civile dalla esistenza perfettibile alla con
sistenza perfetta . Tale è il magistero ingegno
so di queste due opere maestrevoli che dansi
la mano ed hanno tal coerenza , che senza
1 Esame Economico rimarrebbe l'Analitico una
causa arida ed infruttuosa , e senza questo mal
si comprenderebbe l'effetto meraviglioso del-
l'Economico .
Altre opere si hanno ancora di questo egre-
gio scrittore che nel primo Esame forni alcu
no de' suoi lumi al sommo filosofo Filangieri,
e nulla potè da lui ricavare per l'Economico,
perchè questo uscì nell'anno stesso in cui si
pubblicarono i due primi tomi della Scienza
della Legislazione . Egli produsse un saggio
sull'arte oratoria del foro , una Disquisizione
giudiziaria in difesa de' sentimenti del Beccaria
ed in risposta all'apologista della tortura . Avea
per le mani , come mi scrisse , la Vita politi-
ça de Romani ? ma ignoro se l'abbia pubbli-
ca-
( 154 )
cata Diede bensì alla luce in Lecce nel mag-
gio del 1797 i Frammenti lirici de fasti Gre-
ci e Romani in 31 sonetti su i più celebrati
personaggi , cominciando da Calcante e termi-
nando in Ezio , in cui si manifesta non igno-
bil poeta e pittor sagace de' caratteri degli c-
roi che ci presenta . Ma tempo è di passare a
i progressi delle scienze .
CA P. III
Stato degli Studii sacri in tal periodo ;
INnoltra
Nnoltrandosi il regno di Carlo III dispar
vero i teologi scotisti e le sottigliezze delle
scuole , cedendo alla pura luce che si attinse
ne' sacri libri e ne concilii e nella storia ec-
clesiastica depurata . Farem parola di molti
teologi che si distinsero in tal periodo .
Il domenicano Pio Tommaso Milante lesse
nella cattedra del testo di s. Tommaso da lui
ottenuta in proprietà nel 1743 , e mori ve-
scovo di Castellamare di Stabia nel 1749 , do-
po aver pubblicate alcune opere teologiche e
di-
( 155 )
diverse orazioni toscane ( 1 ) . Giulio Niccold
Torno vescovo di Arcediopoli nato nel 1672
e morto dopo il 1754 scrisse alcune dotte an-
notazioni sulla teologia di Guglielmo Estio
due scritture per la Certosa di s. Martino , ed
una critica alla Storia Civile che corse alcun
tempo ms e poi rimase dimenticata . Giuseppe
Simioli nato in Napoli nel 1712 toccando ap-
pena gli anni 18 intraprese lo studio teologi-
co . Sventuratamente nel primo periodo del
XVIII secolo la teologia spaziava ancora entro
i tortuosi inviluppi degli arabi vocaboli ; ma
debbe il Simioli al dotto Baltassarre Lamber-
to l'averne ritirato il piede ed essersi volto
alle pure bellezze della vera teologia . Egli vi
accoppiò lo studio delle lettere greche ed e-
braiche e delle antichità ecclesiastiche , ed in
tutta la vita si attenne alla dottrina di s. Ago-
stino . In età di anni 22 fu prescelto ad in-
segnar teologia nel seminario arcivescovile .
Compruovano il suo sapere i suoi non lungh
ma
(1 ) Si veda la Vita che ne scrisse Francesco Maria
Bisogni , e ciò che ne dice l'Origlia nel tom. II.
( 156 )
ma utili commentarii sulla storia ecclesiastica , i
trattati teologici che insegnava nel seminario
e che si diffusero dapertutto , le dissertazioni
'de Actis Pontii Pilati , de Vi Apostolicae Tra-
ditionis contro Samuele Basnagio , de Tolerantia
contro il P. Le Courayer . Chiamato poscia
dal Cardinale Spinelli a Roma compose diver-
se opere pro matrimoniis Orientalium , de usu
Kulbanorum apud Bulgaros , de matrimoniis Dia-
conorum ed altre . Morto lo Spinelli il Simioli
tornò in Napoli dove di anni 66 il colse la
morte nel 1779 repentinamente alla presenza
dell' arcivescovo Filangieri .
Ludovico Sabatini d'Anfora nato in Napoli
nel 1708 e morto vescovo dell'Aquila nel
1776 , lesse teologia nella sua congregazione
'
de' pii operarii , e compose un corso di teolo-
gia dogmatica rimasto inedito con altri mss
in una grande arca che suo fratello non volle
mai aprire sapendo non esser piena che di car-
te . Diede alla luce alcune tesi de Incarnationis
Mysterio del 1742 , ed altre de Trinitatis My-
sterio del 1743. Gli danno anche diritto alla
classe degli scrittori sacri la Vita di san Mau-
ro martire protettore di Lavello impressa nel
1742 ;
( 157 )
1742 ; la dissertazione de Actis divi Nicolai
scritta contro l'avviso di monsignor Falcone
q uale attribuiva la storia del santo arcive
scovo di Mira ad un altro s. Niccolò vesco-
vo di Pinara ; e i dodici tomi del Vetusto Ca-
lendario Napoletano pubblicati dal 1744 al 1768
ne' quali fu di avviso contrario al Mazzocchi .
Giovanni Andrea Serrao nato a'4 di febbra-
jo del 1731 in Castelmonardo nella Calabria
ulteriore oggi detta Filadelfia , iniziato appe-
na nelle lettere fu mandato a Roma nel 1747
a studiare , e vi ascoltò il celebre Jacquier e
monsignor Foggini e monsig. Bottari , Venuto
in Napoli nel 1761 e fattosi col sapere cono-
scere dall' abate Genovesi filosofo di mente e
di cuore fu da lui proposto per leggere la
storia sacra e profana nell'università , sebbene
poi si volle nel 1768 che occupasse la catte-
dra del catechismo e della moral teologia . Fu
nel 1778 dichiarato segreterio della R. A. di
Scienze e Belle - Lettere , e nel giugno del 1782
fu eletto vescovo di Potenza , Recatosi a Ro-
ma per la consacrazione ebbe a soffrire i ca-
villosi assalti del famoso p. Mamachio , e ben-
chè il Serrao si difese valorosamente ? senza
la
( 158 )
la protezione del governo di Napoli , egli avreb-
be invano confuso l'avversario . Ai fine il nem-
bo delle cavillazioni si dissipò , e fu consacra-
to . Egli vivea nel 1798 ; ma negli sconvolgi-
menti ultimi del regno fu trucidato da ' perfidi
suoi nemici. in Potenza . Produsse in Roma nel
1758 un comentario de Vita et Scriptis Jami
Vincentii Gravinae ; in Napoli nel 1763 un li-
bro de sacris scripturis , in cui dimostra che
le più accertate regole della morale non al-
tronde si traggono che dalla sacra scrittura e
dalla tradizione e da' concilii e da' Padri ( 1 ) ;
in Napoli ancora i tre libri de sacris cathechi-
stis nel 1769 , che gli concitarono contro i
morsi del Mamachio perchè favorevoli alle pres
minenze reali ; il suo Apologeticus si pubblicò
anche in Napoli nel 1771 ; in quest'anno usci
pure la sua lettera latina sul comentario di
Domenico Alfeno Vario sulla costituzione Prae
decessorum ; nel 1764 uscì l'Economia di Se-
nofonte da lui tradotta in italiano ed illustra-
7
ta con prefazione e note , nel 1781 se ne pub
bli-
(1) Nouvelles Ecclesiastiques del maggio del 1764.
( 159 )
blicò il comentario de rebus gestis Mariae Te
resiae Austriacae (1) .
Dopo avere più volte consacrati varii tratti
della debole mia penna alla memoria dell'im-
mortale Antonio Genovesi , forse fia questo l'ul-
timo omaggio che gli rendo come teologo e
come filosofo e come martire immolato all' im-
postura fratesca .
Nacque Antonio in Castiglione della provin-
cia di Salerno il dì 1 di novembre del 1712
da 'Salvadore Genovesi , e da Adriana Alfeni
ta . Per determinazione del padre incamminos-
si per lo stato ecclesiastico , e studiò il dritto
canonico e la teologia scolastica ; per la catti-
va scelta che il padre stesso fece de' di lui pre-
cettori sconobbe i buoni libri, e s'invaghi del-
la lettura de' romanzi . Un tratto di severità
paterna contribui ad una migliore istruzione
del giovine Antonio . Pervenuto agli anni ven-
ti della sua età s'invaghi di una bellissima fo-
resetta per nome Angiolina Dragonia ; ed il
padre l'allontanò dalla patria e l'inviò a Bu-
ci-
(1 ) Le citate Novelle nel marzo del 1771.
( 160 )
cino dove contrasse amicizia con Giovanni
Abamonte uomo versato nelle grèche e latine
lettere e nella giurisprudenza . Con tale scorta
rinnovò i suoi studii e fece merovigliosi pro-
gressi in forza della propria perspicacia e di
una incredibile attenzione . Due anni attese in
simil guisa a formar la sua mente ; ed intan,
to essendosi la sua Angiolina meritata fu dal
cenno paterno richiamato alla patria . Noto
all'arcivescovo di Salerno prese il suddiacona-
to , e nell' esame tali pruove diede di dottri-
na e di coltura , che indi a poco il prelato lo
destind ad insegnar eloquenza nel suo semina-
rio . E certamente se alla bella letteratura si
fosse unicamente dedicato , vi avrebbe fatta
juminosa figura , tanto avanti intese nelle la-
tine e greche lettere , siccome apparisce dalle
sue interpretazioni de' Greci autori fatte alle
occorrenze e dal gusto de' classici sparso nelle
sue opere . Dimorò due anni in Salerno stu
diando ed insegu ando . Appliçossi con ispecia
lità su i sacri libri e su i Padri della chiesa
Greci e Latini , da ' quali fonti ben per tempo
conobbe doversi attignere la scienza teologica
e la disciplina del dritto cristiano , Quindi
mol-
( 161 )
molte dottrine giva raccogliendo da s. Giovan-
ni Crisostomo , da s. Agostino e da s. Tomma-
so d'Aquino , per valersene di materiali per
l'opera che meditava . Mori intanto l'arcive-
scovo nel 1735 , essendo il Genovesi già sa-
cerdote , e ciò lo determinò a recarsi nella
capitale , dubbioso tuttavia del tenor di vita
cui dovesse applicarsi . Il padre sempre desi-
derava che si dedicasse al foro giacchè An-
tonio trovavasi istruito anche nella scienza.
del dritto civile e canonico . Ma egli se stes-
so esaminando sentivasi rapire più a giovare
a' suoi simili che a se stesso ; e preferì la con-
templazione e la conoscenza delle cose all' a-
cquisto delle ricchezze ..
Diessi adunque ad insegnar le scienze in sua
casa alla gioventù . Ed a tale oggetto formò
nuove istituzioni di etica , di logica e di me-
tafisica , esecrando in voce ed in carte l'inve-
terata barbarie degli scolastici , sulla quale era
stato astretto a consumare gli anni suoi più
belli , donde non emerse se non per forza sin-
golare del proprio ingegno . Giunse la fama
del suo sapere al celebre monsig. Celestino Ga-
Tom.VI 1 lia-
( 162 )
liani , mercè di cui nel 1741 fu prescelto ad
insegnar metafisica nell' università .
Erasi il Genovesi molto occupato in Saler-
no sulla Repubblica di Platone colla speranza
di trarne profitto per le opere che ideava in-
torno alla religione cristiana . · Ma si avvide
della vana sua lusinga al disordine e alla in-
sussistenza che ravvisò in non poche idee di
quel greco filosofo atte solo a sedurre a prim
vista gl' incauti . Più solide teorie e alla dot-
trina cattolica più accouce ricavò dal Locke
e dal Wolfio . Munitosi adunque per ogni via
di materiali scelti con buona critica diessi
giorno e notte a tessere un' opera , la quale
contenesse le migliori dottrine degli antichi
spoglie de' loro difetti , le più sicure de' filoso-
fi recenti, e le proprie meditazioni , I suoi Ele-
menti Metafisici composti su questo piano riu-
scirono dotti ed utili per formar la gioventù
ad un nuovo modo di meditare , specialmente
sull' origine dell' universo , sulle leggi onde fu
ordinato e sull' ontologia . Non curò il Geno
vesi le riflessioni di coloro che vedevano con
dispiacere risvegliate certe spinose Contese gi
SO
( 163 )
sopite ed invecchiate , Era suo intendimento
di ammaestrar la gioventù in tutto ciò che
erasi un tempo apprezzato ,
Surse intanto a fargli guerra una razza di
uomini assai più molesta , Ogni suo sforzo e-
gli avea rivolto in confutar l'empie assurde
inette opinioni degli Scettici , degli Spinozzi-
sti e degli Obbesiani ; e pure con giusta sua
sorpresa udì che certa specie di uomini intri-
ganti che s'insinuava per tutte le case agiate
di Napoli ad essi divote , giva seminando che
negli elementi metafisici del Genovesi , prodotti
ja prima volta nel 1743 , rinvenivansi semi
di scetticismo e di altri errori . Stupi l'inno-
cente filosofo che tutt'altro attendeva da' suoi
nazionali , che una si perniciosa congiura ; e
ricorse a monsig. Galiani suo patrocinatore
implorando ajuto contro gl' invidiosi congiura-
ti in suo danno . E quel degnissimo prelato e
l'esimio Giulio Torno ed altri luminari della
chiesa napolitana prestarongli opportuni soccor
si onde reprimere la furiosa invida malignità.
Nondimeno rimase negli animi di chi poco
legge e nulla giudica da se stesso , alcun so-
spetto denigrativo della buona fama del Geno-
12 vesì
( 164 )
vesi , e ne pervenne il romore al romano po ne
tefice Benedetto XIV . II p. Gio: Battista Cur-
ro genovese , cui si commise l'esame dell' ope
ra , notovvi alcuna cosa detta con certa liber-
tà che poteva in qualche modo riprendersi ,
Docile per natura il nostro filosofo prestosși
di buon grado a correggere ciò che al ponte-
fice paresse degno di emendazione . E nel 1756
fece reimprimere la prima parte della sua me-
tafisica dedicandola al medesimo pontefice , ag-
giungendovi alcune poche cose per imporre si-
lenzio alla delicatezza o leziosagine o imperi-
zia di chi combatt eva , non con ragioni , mą
con parole che non s'intendevano da queglį
stessi che le opponevano . I nemici della buo
na filosofia forte temevano che se la gioventù
apprendesse dal Genovesi a filosofar sanamen-
te , o ad attendere alle cose utili riguardant
l'uso e la vita commune , e non più a ciò
che si finge o si desidera , ne verrebbe la lo-
ro imbecillità derisa ed abbattuta la reggia dell'
impostura .
Agli avversarii del Genovesi cioè della sana
filosofia , tra' quali si segnalarono il famoso
moderno Tartuffo Innocenzo Molinari , un bran
( 165 )
co di frati , ed il canonico Perrelli , il quale
ignorando fin anco il significato della voce la-
tina usurpare , ne fece un delitto al Genovesi ,
anissi l'arcivescovo di Napoli Giuseppe Spi-
nelli cardinale bramoso sino all' impazienza di
trovar pretesti per dare ad intendere a Carlo
III esservi in Napoli molti di dubbia religio-
ne e lontana dal' istituti de' maggiori , ed ab-
bisognarvi il santo riparo dell' inquisizione . Il
torto che questo preoccupato cardinale faceva
alla piena e sana credenza de' napolitani , ri-
cadde in lui stesso , che dovè suo malgrado
abbandonar Napoli e la sua chiesa .
Prima però della dipartita dell' arcivescovo
soggiacquero a rigorosa censura gli scritti teo-
logici che il Genovesi accingevasi a produrre.
Ma egli con dottissime risposte dissipò per tal
modo le cavillose opposizioni de' suoi insuffi
cienti e maligni nemici che ne trionfò piena-
mente ( 1 ) . Vittoriosamente scherni eziandio
1 3 CO-
(1) E come avrebbe potuto resistere alla sanienza
impostore Molinari che fece in Roma una lista di dieci
pro.
( 166 )
coloro che con pari ignoranza si scagliarono
contro la sua metafisica . Volle tra costoro di-
stinguersi con sciapite meschine dissertazioni il
canonico di Martina Pasquale Magli , cui il3
Genovesi rispinse con forza ed evidenza colle
sue Lettere scritte ad un Provinciale . Ancor più
del Magli ignorante inetto e baldanzoso avver-
sario dell' uomo grande si appalesò Tommaso
Maria Verri rettore del seminario d' Ortona
Egli insegnò più anni la Metafisica del Geno.
vesi che forse non comprese mai , indi prese
a criticarla nel 1786. Le sue Animadversiones
criticae si risentono della sua naturale incapa-
cità rustichezza ed ignoranza . La pubblica
derisione astrinse l'autore a ritirarne gli esem-
plari ed a farne baldoria .
Simili assalti de' teologastri lo determinaro-
no a non produrre l'opera , Universae Christia-
nae
proposizioni ereticali della teologia del Genovesi , egli
che era poco meno di un illitterato Don Gil o Don Pilo
ne ? Come il teologo dello Spinelli il Perrelli che igno-
rava che cosa significa la voce usurpare e che chiama-
va Il metodo geometrico , metodo de' profestanti ? Essi
con il coro de' frati che gli secondava , furono segno al-
la pubblica derisione .
( 167 )
nae Theologiae elementa dogmatica ; historica "
critica , che tanto sudor costogli ad onta del
suo gravissimo mal di petto .
Le tempeste suscitategli contro l'avrebbero
distolto ancora dal pubblicar nuovi libri , SC
meno in lui predominava l'ardore e la spe-
ranza di giovare a nazionali bene intenzionati.
Produsse dunque al finir del 1744 i cinque
libri dell' Arte Logico-critica accolta con ap-
plauso ancor da chi stimava non potersi pro-
durre in tale argomento libro migliore dell'
Arte di pensare de' Solitarii di Portoreale . E
nel medesimo anno unitamente al celebre p
Giuseppe Orlandi degno fisico matematico in-
timo suo amico diede alla luce gli Elementi
fisico-matematici del Muschembroek corredati
di dottissime note e di una eccellente disser-
tazione istorico-fisica del Genovesi su i prin-
cipii de' corpi .
Al mancar del benedettino p. Sanchez de
Luna professore Etica , utile al pubblico
di Etica
stimò il Galiani che il Genovesi ne occupasse
la cattedra . Scelta felice che accreditò e ripo-
polò la scuola della moral filosofia , sì che con-
venne assegnarglisi una stanza del doppio più
14 am-
( 168 )
ampia dell'antica ove l'ascoltai per due an-
ni . Gli esteri che trovavansi in Napoli vi con-
correvano , e monsignor Galiani veniva spesso
ad udirlo . Tante acclamazioni del pubblico
non rimossero gli avversarii dal perseguitarlo,
e dal porre ogni ostacolo perchè non conse-
guisse la meritata cattedra di teologia anche
per l'eccellente concorso che fece per essa
ascoltato con ammirazione ed esaltato con tra-
sporto . La cattedra si conferì ad altri .
L'esempio e i consigli del pregevol filosofo
e matematico Bartolommeo Intieri toscano che
dalla prima sua giovanezza erasi recato in Na-
poli a farsi nostro cittadino e vi mori d'anni
80 nel 1757 , determinarono l'illustre filoso-
fo ad un altro genere di studio . Atiese alla
scienza del commercio e della pubblica econo-
mia , e nel 1753 pubblicò alcune riflessioni
attinenti all'agricoltura . L'amico Intieri che
amava Napoli ed il Genovési deliberato d'i-
stituirvi una cattedra di commercio , l'esegui
segnalando pel professore che l'occupasse an-
nui docati trecento , a condizione che il re
degnasse permettere che l'abate Genovesi fos-
se il primo ad esercitarla . Annuì Carlo III ,
ed
( 169 )
ed Antonio con real beneplacito ne prese pos
sesso il dì 5 di novembre del 1754 , concor-
rendovi una prodigiosa folla di ascoltatori .
Primo frutto de' suoi nuovi studii fu la pub-
blicazione della Storia del Commercio della
Gran-Brettagna di Giovanni Cary tradotta da
Pietro Genovesi suo fratello , il quale fini di
vivere prima che ne venisse alla luce il pri-
no tomo . Antonio l' arricchi di copiose anno-
tazioni per avvezzarci al linguaggio della scien-
za economica prima di lui da i più creduta
materia unicamente di mercatanti . Colle sue
pregevolissime Lezioni del Commercio poi date
alla luce in due tomi spiegò il pieno conosci-
mento della scienza che insegnava e dello sta-
to del regno cui voleva giovare colla sua filo-
lofia . Senza contrasto debbesi a lui il primato
( nè il tacque il marchese Beccaria ) di aver
fatto sentire in Italia gli studii di pubblica e-
conomia , i quali già con minor fortuna pro-
mosse, come si è detto , l' altro nostro filosofo e-
conomico Carlo Antonio Broggia . Ed ecco il
Genovesi immerso nell' unico studio che si affà
a' cuori beneficenti e veri amatori della patria
che mancava alla nazione napoletana non ancora
ad-
( 170 )
addottrinata nell'arte di rendere per principii
le terre feraci , le città popolate , agiate le
popolazioni , e perfette le arti di necessità , di
commodo e di lusso .
Compose in seguito il Genovesi e pubblicò
nel 1764 contro Gian Giacomo Rousseau le
Lettere Accademiche , armi veramente le più
forti che siensi impugnate contro dell' ingegno-
so paradosso del filosofo Ginevrino , il quale
pretese con tutta la pompa della sua eloquen-
za e col presidio delle scienze e dell' erudizio
ne patrocinar l'ignoranza e lo stato selvaggio.
Perorò il Genovesi per la giusta causa delle
arti e della coltura della mente con somma
dottrina e vittoriosamente a giudizio univer-
sale . Non mancò al dotto lavoro se non che
l'eleganza , il nitore e la magia dello stile
del gran Rousseau . Alcuni discolpano il nostro
autore allegando il sentimento di Cicerone , a
philosopho , si afferat eloquentiam , non asperner,
si non habeat , non admodum flagitem ( 1 ) .
An-
( 1 ) Cicerone però sulle tracce di Platone condì le sue
meditazioni di eloquenza . A noj dunque sembra che
Con
( 171 )
Anche la dottrina e l'erudizione che abbon-
da nelle sue Meditazioni filosofiche sulla reli-
gione e sulla morale stampate nel 1758 , fra
molte cose non nuove trovansene non poche
霉
con novità proposte e maneggiate egregiamen-
te ; ma lo stile parve affettato .•
Tralle opere di questo insigne filosofo scrit-
te in italiano , la Diceosina è dettata in istile
migliore , didascalico senza bassezze e senza
attillatura , opera classica tutta ( 1 ) , in cui si
tratta del nesso che aver debbe la morale colla
legislazione e coll'arte di bene amministrar la
repubblica . La morte non gli permise di per-
fezionarne la seconda parte .
Intanto il marchese Bernardo Tanucci se-
gui-
con poca differenza giaccieno i buoni libri se sono scritti
tozzamente , e le terse scritture languide esangui e di-
giune di dottrina ; que' libri trespingono i lettori con
lá rozzezza , è queste coll' inutilità . La storia appoggia
il nostro dettato . Si vegga la lettera latina che scrivem-
mo al sig. Cotunnio premessa all' opuscolo del Caccia-
nemici Palcani .
(1 ) Di quest' opera maestrevole così pronuncia l'ele.
gante scrittore Fabroni : Si hoc opus aureum , omnium-
que quae ab eodem prodiere , maximum judi cabis , me
quoque tuae adscribito sententiae .
( 172 )
guita l'espulsione de' gesuiti impose all' abate
Genovesi di porre in iscritto il suo parere in-
torno ai nuovi maestri da stabilirsi e alle
nuove istituzioni onde regolare l'università
degli studii . Il piano del Genovesi presentato
al ministro intelligente conveniva , dicesi , ed
è ben da credere alla dottrina ed all' amor
patriotico di quel vero filosofo , nè più acco-
modato esser poteva all'oggetto d' incamminar
la gioventù rettamente alle scienze . Si credet
te che sarebbe avidamente abbracciato , che la
direzione e l'esecuzione a lui si affiderebbe
che sol poteva ben congegnarne le parti , e
che un congruo assegnamento lo ristorerebbe
de i danni cagionatigli dalla malignità nera
bianca e bigia , sollevandolo dalle strettezze
nelle quali giaceva a cagione della sua scon-
certata salute . Nulla di ciò . Il piano si sov-
verti si fece in pezzi , si pretese eseguire
in parte , quasi che un cembalo potesse accor-
darsi parte ad una intonazione e parte ad un' al-
tra ; vi si mischiarono i curiali ; la direzione
si affidò ad altri ; ed il filosofo rimase spetta
tore e abbandonato alla povertà se non alla
mendicità totale . Pregevole sarà sempre a Na
pa
( 173 )
poletani la memoria di Bernardo Tanucci ; ma
l'Europa non gli perdonerà mai che per de-
ferenza avuta per altri fece torto a questo pub-
blico e pospose l'unico personaggio atto ad
ordinar bene la pubblica istruzione . Il filoso-
fo mori nell' indigenza , l'università sog-
giacque agli sconcerti di una macchina mal
congegnata ! Sostentavasi il Genovesi insegnan-
do , e quando i suoi malori avanzati gl'impe-
dirono tale esercizio e limavangli la vita e gli
averi , fu vicino a rimanere oppresso . Una pen-
sione di circa docati quindici mensuali fu quan
to ottenne , se mi appongo , per sollievo del-
le sue angustie . La sua vita terminò nell' ot-
tobre del 1769 non avendo compiuto l'anno
cinquantasettesimo della sua età travagliata .
Egli possedeva alto sapere , vasta erudizione
lettura immensa , somma perizia delle lingue
dotte e delle moderne , gusto fine , meraviglio-
sa eloquenza , candido costume , cuor grande ,
benefico , retto ed intrepido , amor verace per
la patria e pel sovrano . Egli arricchì la na-
zione di libri eccellenti e di egregii pensato-
ri . Egli intanto non fu ricco, non accademico,
non prefetto di studii , non cavaliere , non ma
gi-
( 174 )
gistrato , non ministro o consigliere di stato,
non vescovo . Non ebbe altro onore in morte
che l'elogio poetico di Carlo Pecchia , e lo sto-
rico di Giuseppe Galanti , Non si è innalzato
a si beneficente filosofo ( diranno per avven-
tura i posteri ) verun monumento di marmo o
di bronzo ? E perchè ? Sarà questa la sua glo-
ria maggiore ; là dove di tanti opulenti inuti-
li , di tanti astuti intriganti che si veggono
scolpiti in marmi ed in bronzi e decorati ed
arricchiti , si dirà certamente ; perchè a costo-
ro si eressero que monumenti , si concessero quel-
le decorazioni , si permise che straricchissero ? E
questa dimanda gli coprirà di obrobrio e di ver-
gogna con tutti i marmi e le dignità e le
ricchez ze male acquistate .
CAPO IV
Stato delle Scienze
On sem
Non pre la Grecia oltramari nap
se Taleti e Platoni , nè la Magna Grecia Filo
lai ed Architi , nè la Sicilia Empedocli ed Ar-
chimedi , nè il Lazio Lucrezii e Plinii . Diret、
se però una volta le scuole verso il giusto
pun
( 175 )
punto di verità e di rinomanza , multiplicaron→
si i filosofi esimii , che a i prelodati giroño
assai dappresso . Stoltezza sarebbe pretendere
che sempre l'Italia producesse Galilei , Borel-
li , Cassini , che dalla Francia sorgessero sem-
pre Cartesii e Fontenelli , sempre Newton dal-
la Gran Brettagna , sempre Leibnitz , Ticoni e
Kepleri dalla Germania , La natura par che
voglia riposarsi dopo di aver prodotti simili
ingegni di prima grandezza . Vantano nonper-
tanto le nominate cultissime regioni filosofi.
astronomi e naturalisti di sommo grido , i quali
ne sostengono dignitosamente la riputazione .
Un pregiudizio prevalso oltramonti e soste
nuto da certi nostri nazionali degeneri , andò
disseminando che le scienze , specialmente esat-
te , si trascurano ne ' nostri paesi dove trion
fano i medici , i teologi e i forensi , Noi co'
nostri sforzi patriotici abbiamo già dimostrato
contro siffatta maligna asserzione che i Loca-
telli , i Gloriosi , i Monforti , gli Ariani , i
Cristofori , l'hanno smentita . La smentiremo
non meno in questo periodo Borbonico e nel
seguente , mostrando di essere a noi divenuti
famigliari gli studii severi , non più sul gusto
SCO
( 176 )
scolastico o ipotetico , ma sulle osservazioni e
su fondamenti dell' analisi antica e moderna .
Ed in fatti non solo trovasi nelle nostre con
trade coltivata l'algebra con gloria de' geome-
tri inventori , ma il metodo degli antichi ( che
poco propriamente chiamasi sintetico perchè
non si vale del calcolo ) maneggiato da ' no-
stri talora colla chiarezza ed eleganza che vi
recò alcuna volta Archimede , sempre Pappo
nella soluzione de ' problemi , e nell'opera de
sectione rationis Apollonio ; la quale geometri
ca eleganza fu così a cuore a Fermat , Newton
e Maclaurin che dolevansi del torto che i
moderni , dal Cartesio in poi , presero a far-
ke , tutto riducendo a calcolo ( 1 ) . Ed in fatti
convengono i matematici più grandi che mol-
tissimi problemi , a i quali il calcolo algebrai-
co malagevolmente si applica , si risolvano ret-
tamente per l'analisi degli antichi . Altri pro-
blemi de' quali l'espressioni algebraiche sono
tal-
(1) L'insigne istorico delle matematiche ha ben rile-
vata l'eminenza del metodo antico nel libro III della
parte I del tomo I.
( 177 )
talmente intralciate che spaventano quasi i più
intrepidi analisti , si troveranno senza stento .
risoluti col metodo antico ( 1 ) .
Allo studio delle matematiche pure e miste
non si tralascia di congiungere il presidio del-
la fisica sperimentale più accertata , la teoria
de' fluidi aeriformi , la conoscenza più estesa
dell'elettricità coi rapporti che si osservano
tra quella della terra con quella delle nuvole
.
e colla influenza che ha sulle piante e sugli
animali .
Appena la chimica sagace oltramonti cam-
bid linguaggio e si aprì miglior cammino nel-
la composizione e decomposizione de' corpi ,
che nelle nostre contrade si apprese ad usarlo
speditamente , facendo discendere dal trono il
famoso principio del flogisto che a guisa della
Tom.VI m fe-
( 1 ) Sia per esempio il problema di far toccare tre
aerchi dati di posizione da un quarto . Il Vieta ( in
Apoll. Gallo ) ed il Newton ( Princip. Phil . Nat. lib.
1, lem. 16 ) lo risolvono elegantemente ; e se si para.
goni colla soluzione del calcolo algebraico > si troverà
quanto a torto il gran geometra Renato ( lettr. 80 ,
8 tom. III ) yolle deprimere il metodo antico . Si ve
da il çitato Montucla .
( 178 )
fenice diceva ognuno di esservi senza sapersi
nè indicar dove fosse nè diffinirsi .
La mineralogia che sembrava retaggio par-
ticolare delle contrade alemanne si avanza
alla giornata ancor fra noi ; e que valorosi
nostri compatriotti che girono ad apprenderla
nelle miniere di Ungheria , tali saggi gloriosi
diedero della loro sagacità che riscossero allo-
ra gli applausi de' Claprot , de' Fourcroy e det
i Born ; ed hanno in seguito verificate le spe-
ranze di loro concepite .
Non si vanno soltanto oltramonti spiando i
segreti de tre regni e sorprendendo la natura
ne' suoi recessi più occulti . Si è pur tra noi
nel innoltrarsi il secolo XVIII saputo tener
dietro agli andamenti di un insetto e di una
pianta e di una conchiglia , analizzare i com-
ponenti del nostro globo , penetrar nelle visce-
re de' monti e rintracciarvi i corpi che vi si
ascondono ? o che si colleghino a' metalli o
che si compongano di parti semplicemente in-
tegranti , distesi in istrați o posti in mucchi
o in filoni , Chè se i nostri non ebbero allo-
ra un Linneo , un Bonnet , uno Swammerdam,
un Buffon , un Daubenton , non si dimentica-
ro
( 179 )
rono di avere avuti per maggiori un Colon-
na , un Imparato , un Boccone , un Cupani .
Noj vogliamo ingenuamente confessare che
v'ha fra noi senza dubbio ne' rami tutti del-
lo scibile di molte maschere ; ma di grazia
dove mai se ne scarseggia ? Soltanto dove di
proposito non si studia , ma o si zappa o si
battaglia , Appunto nella copia di siffatte ma
schere si elevano que' pochi ingegni sublimi
che danno rinomanza alle nazioni , Avete voi
dunque ( mi si dirà ) avuti nel XVIII seco-
lo in mezzo a tante maschere veri matemati-
ci ? astronomi ? fisici ? naturalisti ? medici di
primo ordine Interrogatene ( rispondo ) la
storia . Ve la presento ,
Ed in prima troveremo che incominciando
il regnato di Carlo III sussistette almeno per
altri tre anni in circa l'accademia delle scien-
ze stabilita ad insinuazione di monsig. Celesti-
no Galiani sotto Carlo VI , e retta come prin-
cipe da Niccolò Cirillo , Frane segretario il
non meno celebre Francesco Serao nato in
San-Cipriano terra alcune miglia lontana da
Aversa l'anno 1702 e morto in Napoli nel
1783 essendo professore primario di medicina
m 2 nel,
( 180 )
nella nostra università e protomedico del re-
gno . Grand' uomo in ogni genere di lettera-
tura ancor nel fiore de' suoi anni ritrasse al
vivo tutta l'eloquenza singolar pregio del suo
gran maestro Cirillo , non che la di lui eru-
dizione come ne acquistò la dottrina medica .
Non si attenne alla di lui filosofia , perchè il
Serao amò assai più la dottrina di Epicuro ret-
tificata dal Gassendo che quella del Cartesio cui
segui il Cirillo ; e crescendo negli anni si eru-
dì ne' libri de' moderni filosofi e singolarmen-
te del Galilei , del Borelli e del Torricelli .
Gran cattedratico illustrò le cattedre che oc-
cupò dal 1727 al 1759 quando succedette a
Gioacchino Poeta nella primaria ( 1 ) , e con-
tribui vantaggiosamente allo splendore della no-
stra università , dove insegnavano il Capasso ,
il Mazzocchi , il Troisi , Marcello Cusano , Giu-
seppe Cirillo , Niccolò Cirillo , il Rapolla , il
Fusco , il Genovesi , i Martini , il Lama , l'Or
landi , glorioso congresso di rari e sublimi in-
ge-
(1 ) Possono vedersi nella Vita , che ne scrisse elegan
temente in latino Tommaso Fasano impressa nel 1984.
( 181 )
gegni difficile a combinarsi in un sol periodo.
Gran medico in fine , essendo corso il suo no-
me fra' più famosi che ornavano l'Europa , il
Morgagni , il Leprotti , il Cocchi , l'Haller , il
Pringle , il Tissot , e van-Swieten .
Or tale insigne medico e filosofo erudito
ne' greci fonti ( non meno che negli scritti
dell' Alfonso Borelli e del suo discepolo Belli-
ni e del Boeraave ) che al sapere accoppiava
tutta l'amenità della bella letteratura e l'arte
di sviluppare i suoi concetti ugualmente bene
in italiano ed in latino , recitò nella mentova-
ta accademia diverse lezioni' . Le due italiane
intraprese ad insinuazione del Galiani impres-
se in Napoli nel 1747 sulla Tarantola o Fa-
langio di Puglia , scritte con ubertosa eloquen-
za ed erudizione , esaurirono felicemente si
curiosa materia rilevando non pochi errori de-
gli altri e diminuirono se non distrussero del
tutto il terantismo ed il numero de' saltatori
tarantati . Esse produssero il solito effetto de'
buoni libri , piacquero ugualmente a' dotti ed
a volgari . Coll' usata solidità di raziocinio ,
col presidio della più sana fisica e con eloquen-
za non men copiosa ma più sobria e robusta,
m › avea
( 182 )
avea per commissione di Carlo III composta
in italiano e poi anche in latino e pubblicata
a nome dell'accademia nel 1738 l'Istoria dell' in-
centio del Vesuvio del 1437. Con tal prezioso
libro tolse il Serão a posteri la speranza di
scrivere con maggior sensatezza ed eccellenza
intorno al Vesuvio ; siccome il Borelli che
il Serao prese per modello , occupate avea le
prime palme nel descrivere l'incendio del Mon- ,
gibello ( 1 ) . Quanto usciva dall'aurea sua pen-
na era tutto prezioso nel suo genere e soven-
te inimitabile . La vita del Cirillo suo maestro
è un modello eccellente che innamora ad un
tempo ed atterrisce coloro che imprendono si-
mili lavori . Niuna cosa vi è cacciata dentro
a forza per ostentar in gegno ed erudizione ;
le grazie vi nascono e sembrano spontanee ;
l'ele-
(1 ) Non intendiamo con ciò derogar punto alle me-
ritate glorie del dotto p. della Torre e del Mecatri già
trapassati , e di altri scrittori vesuviani esteri e nazio-
nali . Ma il giudizio , l'esattezza , la dottrina , il nito .
re dello stile del Serao sono pregi così poco communi
che primeggia ancora la di lui storia . Il sig. Petton
de Casteri nel 1741 ne pubblicò in Parigi una tradu
zione francese .
( 183 )
l'eleganza è senza esempio . Del medesimo
sapore è il picciolo comentario su di una par-
te delle opere del Mazzocchi scritto a richiesta
del celebre matematico e filologo Poleni , per
premetterlo , come fece , al di lui comentario
sul Teatro Campano (1) . La lettera italiana
scritta ad 'Antonio Leprotti nel 1744 intorno
al contagio , distrugge dottamente l'errore di
m. Chirac e la nuova dottrina di m. Chi-
coyneau , i quali sostenevano che nella peste
non vi fosse contagio . Lo schediasma intorno
al richiamare in vita i suffogati composto ver-
so il 1755 e pubblicato con altri Opuscoli di
vario argomento nel 1767 , e gli altri di fisico
argomento , che erano usciti nel 1766 , cioè
la descrizione dell' elefante fatta d'ordine di
Carlo III , le considerazioni su di un leone ,
e le osservazioni su di un fenomeno occorso
nell'apprirsi un cinghiale , tutti corrispondono
alla sua dottrina ed eleganza . In somma quan-
to egli scrisse respira la fisica più fondata , il
m1 4 ra-
(1 ) Trovasi inserito nel V tomo del Supplemento al
Tesoro del Grevio e del Gronovio .
( 184 )
raziccinio più robusto , l'erudizione antica e
moderna più scelta , la lettura più universale,
la critica più rischiarata , il gusto più fine e
l'eleganza latina ed italiana più invidiabile ( 1 ) .
Dopo tante prove di alto sapere è inutile ag-
giugnere che oltre all'amistà onde l'onorarono
i nostri e singolarmente il Mazzocchi , egli
tenne carteggio co' più illustri valentuomini
del suo tempo , col Morgagni , col Pringle , col
Poleni , col Leprotti , col Zanotti , col Salice-
to col Tissot . Per consolare i nostri della
perdita che fecero del Capua , del Porzio , del
Tozzi sopravvenne il Cirillo ; surse il Serao
per consolarci del perduto Cirillo ; chi ci con-
solerà della perdita del Serao ?
Altri lavori degni di quella ben cominciata
accademia intrapresero il Lama , i Martini , e
Sabatelli . Il napoletano Mario Lama morto nel
1777 illustre professore di fisica sperimentale,
le cui prelezioni meriterebbero che si rendes-
se-
( 1 ) Egli lasciò inediti molti altri componimenti poe-
tici latini ed italiani che non volle permettere che ve-
dessero la luce . Vedi la Vita citata .
( 185 )
sero più note per le stampe , prese in quell'acă
cademia ad esaminare la teoria dal Bradley .
Le aberrazioni delle fisse , cioè quelle piccio-
le ellissi che nel giro dell'anno per illusione
ottica sembra che sieno percorse da ogni fis
sa , delle quali curve è centro il punto reale
in cui la fissa è collocata , aveano indotto il
Flamsted , il Cassini , il Maraldi a stabilire la
paralassi delle fisse . Il celebre Eustachio Man-
fredi fece alcune osservazioni che mostrarono
non esser le aberrazioni sempre conformi alle
leggi della parallassi . Il Bradley ed anche il
Molineux stabilirono nuove leggi per le aber-
razioni , dalle quali si ricava quando esse di-
scordino dalle leggi parallattiche e quando con
esse convengano . Mario Lama per sua fatica
accademica tolse a suo carico l'esame della teo-
ria del Bradley , ed ebbe per collega Niccolò
Martino ma ciò che essi osservarono rimase
presso di loro " perchè svanita l'accademia
non più vide la pubblica luce .
• Niccolò di Martino nato nel 1701 a 6 di
dicembre e morto il dì otto del medesimo
mese del 1769 , fu discepolo illustre di Gia-
cinto di Cristoforo , ed oltre di essersi occu-
pa-
( 186 )
pato col Lama ad accertare la dottrina delle
aberrazioni delle fisse , lasciò diverse opere
stampate ed inedite . Algebrae Geometria pro-
motae Elementa s'impressero in Napoli nel
1737 in tre tomi dedicati alla r. accademia
delle scienze di Parigi . Furono scritti per uso
di Faustina Pignatelli principessa di Colobra-
no , sua alunna nelle matematiche e ad ogget
to di occorrere al difetto dell' algebra colle for
ze della geometria . La chiarezza ed il meto-
do mirabile costituiscono il carattere di que-
sti suoi più che elementi , ne' quali la gioven-
tu acquistava in un tempo la scienza e la me-
tafisica della scienza . Pubblicò anche in latino
nel 1727 altre due opere applaudite , gli Ele-
menti della Statica, e le Lezioni Coniche . Altre
opere compose in italiano per l'accademia
dell'artiglieria di cui era professor primario ,
e per quella degl'ingegneri della quale era di-
rettore ed esaminatore . Lasciò inedite la Teo-
ria delle mine , e la Misura delle volte , ma il
suo nipote le pubblicò nel 1780 ( 1 ) . Il me-
de-
(1 ) Rimasero inedite presso il lodato nipote , un trak-
ta.
( 187 )
desimo nipote fece imprimere il primo tomo
della di lui Architettura militare , ma s'ignora
perchè non se ne impresse il secondo che pa
rimente lasciò compiuto . Niccolò lesse nell'uni-
versità sin dal 1723 come sostituto di Agosti-
no Ariani ma poi ne ottenne la cattedra nel
1733. E quando nel 1740 andò in Ispagna
come segretario di legazione del principe di
s. Nicandro , lesse per lui interinamente il me-
dico Angelo Martino suo fratello maggiore ,
di cui rimasero ms gli Elementi d'Idrostatica.
Pietro Martino fu l'ultimo fratello di que-
sta onorata laboriosa famiglia la quale ci arric-
chi contemporaneamente di tre abili matema-
tici usciti dalla scuola di Cristoforo , che fu-
rono come i Cassini in Francia , i Bernulli tra
gli Svizzeri , e gli Euleri in Alemagna . Egli
nacque in Faicchio l'anno 1710 e morì in
acerba età l'anno 1746. Si occupò anch'egli
per l'accademia ad esaminar le forze de' corpi
ed
tato delle unghiette cilindriche , gli elementi di trigo.
nometria , quelle delle sezioni coniche , le osservazioni
per la moltiplicazione delle quantità complesse , osser
vazioni sulla quadratura del cerchio ecc.
( 188 )
ed in una dissertazione impressa nel 1730 trak«
to matematicamente e fisicamente de Corporum
quae moventur viribus , esponendo con nitidez-
za i contrarii avvisi de' Leibniziani e de' Car
tesiani , che non sembravangli difficili a con-
ciliarsi
4 . L'anno seguente pubblicò un altro
dotto opuscolo sulla refrazione ed il moto del-
la luce , nel quale esaminando se la luce si
muova più velocemente nel mezzo più denso
venendo dal più raro , o nel più raro venen-
do dal più denso , aderisce all' avviso del Car-
tesio contro del Fermat . Egli fu professore
di astronomia nell' università e nella r. acca
demia di Marina , e d'ordine del re andò a
Bologna per apprendere il maneggio delle ma-
chine astronomiche e la maniera di bene os-
servare il cielo ( 1 ) ; ma non la scienza che
portava seco .
Degno successore di Pietro nella cattedra
di
(1 ) Lasciò gli Elementi della geometria piana usciti
nel 1736 , quelli di aritmetica prattica impressi nel
1736 , ed avea nel 1734 pubblicate in tre tomi le ste
istituzioni filosofiche nelle quali espose tutte le nuove
teorie di fisica e di astronomia .
( 189 )
di astronomia e membro della medesima acca
demia fu Felice Sabatelli matematico , fisico
ed astronomo morto nel 1786 con notabile de-
trimento della patria e delle scienze . Egli la-
sciò ad un nipote una scelta libreria scientifi
ca e macchine astronomiche che avea fatte ve-
nir di Londra e facevano la sua delizia . Egli
ci lasciò ancora un'ottima meridiana nella bi-
blioteca del principé di Tarsia fatta nel 1749.
M. De la Lande fe onorevole menzione delle
di lui osservazioni importanti inserite nelle
Memorie per l'accademia per l'anno 1760 ( 1 ).
Si commisero a que' laboriosi accademici le
analisi chimiche delle acque minerali de' nostri
contorni , della ferrata , della sulfurea , de' pi-
sciarelli . Ma la morte del Cirillo e la parten-
za di Celestino Galiani per Roma in qualità
di legato del sovrano , ne rallentò indi n'e-
stinse l'ardore , senza che potessero mantener-
la in vita gli sforzi scientifici dell'insigne se-
gretario Serao . Vi fu chi disse che l' accade-
mia aborti perchè non si animò con pensioni ;
al-
(1) Voyage en Italie chap. 17. tom. VI.
( 190 )
altri oppose che senza di esse erasi sostenuta cine
que anni ; ed un altro rammentò loro il col-
loquio di Socrate e di Anaçarsi presso Luciano,
Fiorivano intanto singolarmente in Napoli
altri fisici e matematici di molto nome . Giu-
seppe Orlandi celestino nato nella provincia
di Lecce e morto vescovo di Giovenazzo nel
1776 resse con sommo applauso la cattedra di
fisica sperimentale . Egli ordinò con chiarezza
ed eleganza le teorie delle sezioni coniche
dando alla gioventù idea più adequata delle
proprietà della parabola , dell' ellissi , dell' iper-
bole che Apollonio non avea distinte . Nel
1745 pubblicò gli elementi di fisica di Pietro
Muschembroeck corredandole di dotte annota-
zioni e di una dissertazione del Genovesi su
i principii de' corpi . Vi aggiunse un trattato
delle cose celesti tolto in gran parte del quar
to libro degli elementi di fisica di Giacomo
Gravesande , al quale fece varie opportune va-
riazioni per iniziare agevolmente i giovani nel
sistema del mondo .
Rendevasi illustre a que'di nella Società re-
gia di Londra il p. Carcani delle Scuole pię
Osservando diligentemente il cielo , e seguendo
il
( 191 )
il passaggio di Venere pel disco solare e co
struendo una gran meridiana nel collegio rea-
le . I p. Gio: Maria della Torre sommasco di
patria genovese sosteneva più che altri in Na-
poli il gusto dell'osservazione e si faceva no-
to all' Europa tutta pel suo sapere nelle fisi-
che nelle matematiche e nella storia naturale;
e formava molti dotti allievi colle sue opere.
Le storie del Vesuvio da lui composte abbon-
dano di erudizione e di sagacità e d'impor-
tanti osservazioni . In quella che produsse nel
1755 aggiunse un catalogo degli scrittori Ve-
suviani , e nel 1759 vi uni un supplemento
portandola sino a tale anno , ed in seguito de-
scrisse gl' incendii del 1760 , 1766 , 1767 e
1779. Fabbricò parimente cannocchiali assai
più utili degli ordinarii combinando diverse
lenti piane da un lato e convesse dall' altro .
Fece venire dall' Inghilterra del flins glass per
formar cannocchiali acromatici , Con piccioli.
globetti di vetro che ingrandiscono duemila
volte più il diametro di un oggetto , perven-
ne ad osservar minutamente gl' insetti , ed a
notare gli organi della generazione delle mo-
sche e la gomma che spandono e le attacca
an-
( 192 )
ancor dormendo ai cristalli più levigati . Egli
mori in Napoli nel 1782 ( 1 ) .
Uno de' nostri nazionali che oltre le Alpi
distesero il proprio nome e la memoria delle
loro opere , è certamente l' abate Giuseppe Mar-
zucco nato in Bisceglia verso il 1713 , poichè
si vuole che nel 1779 egli contasse anni 66
dell' età sua . Noto per la somma sua perizia
•
nelle scienze esatte divenne precettore della
real paggeria e professore primario di matema
tica nell' università . A lui si debbe il ristabi-
limento delle scienze esatte che dal Cristoforo
e da i Martini in poi restò nelle nostre con-
trade ; ed uno stuolo di discepoli che hanno
luminosamente figurato tra' matematici .
Quando altro non avesse prodotto , bastereb-
begli per conseguire l'immortalità l' opera pub-
blicata in Padova nel 1751 intitolata Nova et
vera Chymide elementa . La rarità di tal libro
m'invita a darne distinto ragguaglio in grazia
della gioventù . Niuno de' nostri ch'io sappia,
si
(1) M. De la Lande fece distinta menzione di questo
illustre fisico al c. 27 del suo Viaggio in Italia .
( 193 )
si è dedicato prima del Marzucco a rintracciar
nelle matematiche i veri principii della chi-
mica .
Giovanni Freind nelle sue prelezioni chimi-
che avea dottamente trattato delle principali
operazioni , dichiarandone i fenomeni colle leg-
gi della mecanica ed apponendo in fine dell'
opera tre utilissime tavole . Il Marzucco ma-
neggia matematicamente la chimica , e dichia-
ra la tavola seconda e terza del Freind , le
quali dinotano la gravità specifica de' solidi e
de' fluidi , tralasciando la prima della rarefa-
zione ed ebullizione ed ascenso de' liquidi ,
che non abbisogna di spiegazione . Due sezio-
ni divise in pochi capi formano tutta la mole 1
del breve ma prezioso opuscolo . Si spiana la
strada nella sezione Į stabilendo la proprietà
de' corpi ; trattando nel primo capo de' pori di
essi e del modo di osservarli ; nel 2 del vacuo
che stabilisce respingendo con forza i Carte-
siani sul sostegno del Newton che nel III de
Principii ripete la dottrina del vacuo dalla
gravità specifica de' corpi : nel 3 e nel 4 fa-
vella dell' elasticità e dell'attrazione rafferman-
dola per l'esperienze ; nel 5 capo si occupa
Tom,VI del-
( 194 )
della divisione della materia in infinito е
stima opportuno di rilevar çol calcolo alcu-
ni fenomeni della natura , valendosi in prima
di quello del Keill della proporzione di un
granello d'arena colle parti degli animaletti
scoperti dal Levenoek che nuotano nel seme
umano ed in altri licori e la dimostra con
nuovi calcoli e col metodo degl ' indivisibili e
vendica poi il metodo degl'indivisibili del Ca-
valieri impugnato da Giovanni Keill . Chiu-
de la prima sezione col capo 6 esponendo ni-
tidamente le leggi de l'attrazione necessarie
per appianar la via che conduce al conosci-
mento de' moti della natura che si osservano
con istupore ne' fenomeni chimici . Egli pre-
sceglie i teoremi più utili dimostrati dal Keill,
e gli accoppia alla propria teoria fortificati con
nuove prove , må vi appone ancora nuovi teo-
remi per avventura i più precipui . Con ciò
viene ad adombrare il vero metodo per avvi-
cinarsi a scoprire gli arcani della natura , e
con fermo piede vi s'innoltra . Io non lo se-
guo nelle 28 proposizioni che dimostra e non
indico quello che al Keill s' appartiene e quel-
o che costituisce la teoria propria del Mar
zuc
( 195 )
zucco ; ma prevengo chi legge che qui si ger
tano solidi fondamenti per la scoverta de' veri
principii della chimica , pe' quali essa elevasi
dalla bassa sfera in cui la tengono compressi
le sole materiali operazioni . Da questi veri
principii incomincia la seconda sezione .
Tutti i corpi yegetabili ahimali e fossili so-
no composti de' medesimi principii , aria fuo-
co terra ed acqua , e differiscono soltanto nel
numero e nella forza di alcune particolarità .
Procede l'autore parlando della combinazione e
risoluzione di tali principii , e di passaggio di-
mostra il giro della materia . Stabilisce i due
modi pe' quali la natura forma i diversi corpi,
la quantità e la coerenza degli elementi , e per
tali modi ne discuopre le composizioni , e si
trattiene in disviluppare le leggi della coesione,
e quindi passa a rintracciar la guisa con cui
la natura compie le rivoluzioni de' corpi . Egli
trova che il primo modo è il fuoco principio
necessario ad aprir la coerenza de' fluidi e di tut-
ti i corpi ; e che il secondo modo è l'azione
de' mestrui che pur si dirige per le leggi della
coesione . Opera la coesione in varia determi-
"
nata distanza ne' corpi or con forza or con
n 2 fiac-
( 196 )
fiacchezza giusta la serie delle direzioni e del
vacuo , or con maniera alle direzioni convene,
vole or con opposta . Da ciò si scorge quel
che debba giudicarsi della composizione ed in-
dole de' mestrui , della storia e de' fenomeni
delle fermentazioni , della composizione e del
díscioglimento della materia prodotta dalla stes-
sa coerenza , ovvero dal maraviglioso giro del-
la materia per mezzo della sola coesione . Nel
trattar della calcinazione , per cui i corpi ven-
gono disgiunti a segno di potersi ridurre in
polvere , osserva esser questo il primo feno-
meno dell' attrazione , perchè non può conce
pirsi tanta forza nel fuoco se non vengano le
sue particelle , a guisa di piccioli cunei , spin-
te dall' attrazione della materia come da un
martello ad internarsi variatamente nelle par-
ticelle de' corpi , ed a promuovere la rarefa-
zione dell'aria > altro universal principio de
corpi , per ajutare il discioglimento ; ond è che
Giovanni Bernulli chiamava il fuoco acido ra-
pidissimo . Le particelle minutissime del fuo-
.co ,
che in qualunque corpo inegualmente si
celino , invitano a se le particelle maggiori
del fuoco istesso , per le quali crescono di mo-
le,
( 197 )
le , e sono spinte per la stessa forza verso le
particelle de' corpi . Reca la massima meravi-
glia che un corpo solido > come un metallo >
infranto dal fuoco in minutissimi atomi occu-
pi spazio maggiore ed aumenti di peso . Di
ciò costa che le particelle del corpo calcinato
diminuiscono col fuoco e si diradano e rice-
vono aumento dal suo peso , che è lo stesso
che mentre col fuoco si accresce la gravità as-
soluta de' corpi , si diminuisce la gravità spe-
cifica . Questo che può sembrare un paradosso
a chi non conosce appieno le leggi meccani-
che , si rende manifesto e perde l'aria di stra-
nezza e d'impossibilità tosto che si avverta
potere un corpo di data densità crescere in
volume di densità minore e di maggior peso.
Quindi per le leggi meccaniche va indagando
i fenomeni della calcinazione , e stabilisce due
teoremi " I La quantità de' contatti prima del-
"" la calcinazione stà alla quantità de' contatti
,, dopo di essa nella stessa ragione , in cui
"" stà la gravità specifica del corpo calcinato ";
e da tal teorema deduce varii corollarii , II Lo
" spazio occupato dalla materia dopo la calci-
nazione sarà allo spazio occupato prima di
n 3 " es-
( 198 )
,, essa in ragion composta diretta delle masse
"" e reciproca de' contatti " . Procede nel capo
quarto a favellar della distillazione e de' suoi
fenomeni principali che riduce a due . Il primo
è l'artificio costante delle leggi naturali di gra-
vità , che contro l'ordine sollevano in alto un
corpo specificamente più grave nell'aria , cioè
in un fluido specificamente più leggero . Il se-
condo fenomeno è la misura del tempo , per
cui i corpi inegualmente costrutti si sollevano
nel medesimo grado di fuoco . Per disbrigarsi
dal primo propone di farsi un calcolo , per cui
possano stimarsi i volumi de' corpi e la forza
onde i corpi gettati in un fluido specificamen-
te più grave vengano dal medesimo elevatis
affinchè ne nasca l'idea naturale dell' elevazio-
ne de'corpicelli gravi , e la mirabile scienza
mecanica sia accompagnata dalla supputazione
de' volumi . Quindi aggiugne alcuni lemmi , et
per assodare l'autorità e la gravità delle leg-
gi naturali , ne reca le dimostrazioni . Per lo
scioglimento del secondo fenomeno cioè del
tempo dell' elevazione , adduce la legge di Gio-
vanni Freind , per cui i corpicelli più gravi
si elevano in alto per la forza del fuoco . Ren
de
( 199 )
de egli però più chiara questa legge colla di-
mostrazione di un teorema , cioè che nell'ope-
razione chimica della distillazione il tempo
dell' elevazione è in ragion composta della coe-
sione e della gravità specifica de' corpi . Ne'
capi seguenti passa a trattare della sublimazio-
ne , fermentazione , sospensione , precipitazione
cristallizzazione dando le soluzioni de' princi-
pali fenomeni relativi . La sublimazione è la
stessa che la distillazione , nè differiscono se
non nel nome , ma si distinguono per l'uso
introdotto . Cerca su di essa in prima onde
avvenga che tre corpi , verbigrazia , il fuoco
יןacqua e un metallo che si uniscono in un
corpo e molto differiscono per la gravità spe-
cifica possano nell'acqua stessa ascendere ; in
secondo luogo , per quali leggi di gravità si
elevano anche nell'aria . Egli accingendosi a
soggettare a calcolo gli accennati tre corpi ,>
espone prima la dottrina del Freind che enco-
mia , ma nell' esaminarla ne trova falso il teo-
rema ; indi procede al calcolo promesso . La
fermentazione che in se contiene ogni ascoso
arcano della natura , è quella che presiede alla
vita degli animali e de ' corpi tutti , ed abbrac-
1 4 cia
( 200 )
cia il governo il circuito ed il fato di tutte
le cose . Distingue due generi di fermentazio-
ne ; l'uno che si fa nel medesimo corpo o
misto , l'altro che si fa tra corpi diversi . Seb-
bene sotto il nome di fermentazione tra diver
si corpi s'intendano indifferentemente l'ebul-
lizione e l'effervescenza , spesso però avviene,
ed è anzi necessario , che si distinguano . Hom .
berg ( 1 ) investigò le note di tali operazioni
chimiche . Si appella fermentazione il moto che
persevera lungo tempo con manifesti sinto
mi , se in qualche misto si fa la separazione delle
parti sulfuree e saline , o l'unione per la com
posizione di un altro corpo . Si chiama efferve-
scenza , se nella separazione di due sostanze ,
o nella mutua reazione , quel moto intestino
si manifesta con calore più concitato . Se final-
mente in quella turbolenta commozione scap
pano fuori delle bolle d'aria , allora si chiama
ebullizione . La sospensione può svegliare diver-
se idee ; ma l'autor preclaro intende con tal
VO-
(1 ) Vedi le Memorie della R. A. delle Scienze di
Parigi anno 1701.
( 201 )
voce indicare lo stato de' corpicelli che essen-
dosi sciolti ne' proprii mestrui e spiccando per
la specifica gravità o leggerezza , si veggono
con meraviglia nuotar ne' mestrui o rimaner
librati e fermi . Giocondo spettacolo e quasi
incredibile ; imperocchè la stessa natura che
con tanta costanza ed attenzione difende e ri-
vendica le leggi della gravità o dell' economia
mondana , sembra che talvolta le sovverta e
le disprezzi . Ma se si osserverà con diligenza
maggiore il metodo cui la sapientissima natura
si vale nell'indicata sospensione , abbraccia mi-
rabilmente la teoria della gravità e della mon-
dana economia , benchè all'apparenza le si op-
ponga . L'autore con singolar diligenza e bre-
vità s'ingegna di sviluppar come cosa tutta
nuova questo mistero della natura somma-
mente recondito . Passando alla precipitazione ,
è , dice, costante opinione commune nelle co-
se chimiche che la precipitazione si giudica
la più obediente delle leggi meccaniche . Non
v'ha scrittore di chimica eccellente che si oc-
cupi in dichiarare i fenomeni della precipita-
zione , che non istabilisca adempiersi in essa
le leggi dell'idrostatica , per cui discendono i
COX-
( 202 )
corpi più grandi di maggior gravità specifi-
ca , e s'immergono
ne' fluidi specificamente
più leggeri . Ma l'autore colla sua perspicui
tà e brevità dimostra quanto la loro opi-
nione si allontani dagli sperimenti e dalle ve-
re operazioni della natura , cioè quanto la me
canica de' minimi corpi differisca dalla meca-.
nica de' più grandi . Chiude il prezioso suo
trattato colla cristallizazione cioè con quella .
mirabile operazione chimica , per cui le parti-
celle saline secondo l'indole propria talmente,
si connettono in varie figure , che prendono
l'apparenza la natura e lo splendore de' cri-
stalli . Disviluppa anche i fenomeni di questa
operazione con brevità e nettezza .
" Queste sono ( conchiude ) le cose che in-
torno alla chimica con novità fatica e brevită
ci siamo ingegnati di sviluppare . Se alcune
cose mancano ancora , possono cercarsi nell' ope-
ra de menstruis che saremo in breve per im-
primere , nella quale singolarmente dichiareremo
con più ubertà tutta l'economia dell' universa-
le coerenza, che senza dubbio sarà per sodisfa-
re a i passati ai presenti ed a tutti i futuri
fenomeni chimici , e quasi a tutte le altre na-
tu-
( 203 )
turali operazioni de minimi " . Non pare però
che abbia mai più pubblicato l'indicato libro
de' mestrui ( almeno io l'ignoro ) e per av-
ventura è rimasto presso di lui inedito Fece
sì bene di pubblica
si ragione i suoi dottissimi
conati sulla quadratura del cerchio cui i dotti
in qualità di conati applaudirono . Lavorava
ad una fisica matematica da più decine di an-
ma non venne fuori . Egli ha la gloria
di avere avuti insigni discepoli , tra quali si
sono distinti Niccolò Fergola , Tommaso Biful-
co ed Antonio Adamuccio , de' quali parle-
remo nell' ultimo periodo del secolo XVIII .
Leonardo Ximenes appartiene all'isola di Si-
cilia essendo nato in Trapani l'anno 1717 .
Diede il nome nella società gesuitica ; sotto
l'imperadore Francesco I ottenne una cattedra
nell università di Firenze , ed il titolo di suo
geografo ; e premii ed onori accrebbegli Pie-
tro Leopoldo dominando nella Toscana . Mori
a' 4 di maggio del 1786 in età di anni 69
in Firenze , lasciando una copiosa e scelta li-
breria , é i suoi ordigni astronomici e buona
parte del suo pingue patrimonio a i professo
ri che spiegassero colà l'idraulica e l'astrono-
mia
( 204 )
mia ( 1 ) . Si dedicò singolarmente alle scienze
matematiche , e ne diede i primi saggi ne' suoi
insegnamenti elementari le tracce seguendo di
Euclide , di cui nè la disposizione de' libri , nè
l'ordine de' teoremi , nè la severa forma di
argomentare mutar volle , contentandosi di pre-
mettervi opportuni proemii atti ad agevolare
il sentiero che mena al conoscimento di quel-
le dottrine e ad illustrarne i luoghi oscuri , e
additare il vantaggio che reca ciascun libro
di Euclide allo scoprimento delle verità fisiche.
Quindi i suoi Elementi geometrici riscossero ap-
plausi dalle più nobili scuole italiane che se-
guirono la sua maniera d'interpretare l'anti-
co gran geometra greco . Vago di gloria Leo-
nardo aspirando a maggior vanto e vedendo
le matematiche pure elevate ad un' altezza che
le avvicina alla possibile perfezione , si rivol-
se alla geometria e all'algebra che si congiun-
gono colla fisica . S'internò dunque con par-
ti-
( 1) Veggasi l' Elogio che ne scrisse l' insigne Luigi
Caccianemici-Palcani pag. 27 dell' edizione che ne uscì
in Bologna nel 1791 .
( 295 )
ticolare attenzione nella mecanica che tutta
via par che abbisogni di nuovi sforzi de i dote
ti . Le conteşe del Musschembroek con Beli-
doro ed altri seguaci di Amontons sullo stro-
picciamento de' corpi , determinarono l'Accade-
mia di Parigi ad eccitar con premii ed onori
i fisici più esercitati a contribuire a i progres-
si della mecanica de' solidi . Tutti corsero
gloriosamente tale stadio e niuno pervenne
alla meta , e l'onore rimase tra varii diviso
Leonardo indugiando a sperimentare comparve
nella lizza dopo della sentenza della accademia.
Il suo Tribometro atto a sostenere cinquemila
libbre di peso posto felicemente in opera , gli
sugeri leggi stabili per ispiegare le operazioni
della natura e per dirigere quelle dell'arte .
Egli espresse per mezzo di un ramo iperboli
co assintotico la gradazione delle resistenze che
tanto decrescono quanto le pressioni stringono
i corpi e gli gravano . Quindi sottomise a' suoi
precetti molte macchine semplici e composte ,
ed animò le arti alle più difficili intraprese .
Forse col tempo la scienza progredirà , ma ri-
marrà sempre la dovuta lode al primo che pa
lesò una legge o consuetudine della natura si
ma-
( 206 )
malagevole a discoprirsi . Essendo manifesto
che l'algebra interrogata sulle leggi che il mo-
vimento delle acque governano , non presenta
se non che i calcoli che le racchiudono , mą
che sinora non si è trovato chi ne le tragga
e le manifesti , malgrado degli sforzi gloriosi
del Castelli , del Guglielmini , del Grandi e
del Bonati ; altro arbitrio non rimane nel cer-
care la velocità o quantità dell'acqua che tra-
scorre in una determinata parte di un fiume,
se non che ricorrere agli sperimenti e alle mac-
chine . Tra tante che a tal uopo se ne sono
utilmente inventate , trionfano per ora l'Emi-
sfero Idraulico del cav. Lorgna } e la Ventola
di Leonardo Ximenes che forse prevale nello
estimare gli urti delle acque cadenti contro
gli obbliqui ritegni . La fama che a lui ridon-
dò dalle fatiche sostenute in pro dell' idrome-
tria , fece sì che il gran-duca di Toscana gli
commise la riduzione delle maremme di Sie-
na , į Veneziani l'interrogarono intorno al re-
golamento della Brenta , i Lucchesi sulle fre-
quenti inondazioni del lago di Bientina , i Ge-
novesi per riparare i loro aquidotti e i loro
porti , i Romani pontefici intorno all'inalvea
zio-
( 207 )
zione delle acque bolognesi e al disseccamen
to delle paludi volsche . Laonde i molti suoi
volumi che racchiudono le sue consultazioni
idrometriche , i tanti fruttuosi problemi , e le
speculazioni che rischiarano la teoria degli edi-
ficij idraulici tutti passeranno senza dubbio
con sua gloria alla posterità più remota , e ri-
marrà a Leonardo Ximenes un nome immor-
tale finchè saranno in onore le matematiche
pure e miste ,
Ma questo esimio Trapanese malgrado di
trenta anni di fatiche durate nelle operazioni
idrometriche , attese con vantaggio del secolo
anche all'astronomia ed a' fenomeni dell'aere,
Egli ci diede l'efemeridi de' movimenti cele-
sti . Osservando un alone parvegli che Ugenio
non avesse ben dichiarata l'origine di simili
apparenze . Misurando lo spazio che s'interpo-
ne fralle aurore boreali e la terra , migliorò
il famoso problema del Mayer Corresse gli
argomenti adoperati da' passati astronomi a cal-
colare le parallassi della luna . Dopo di Eule-
ro , Maclaurin e Bernulli non si occupò inu-
tilmente delle forze della luna e del sole che
commuovono e gonfiano la marea . Ma la più
glo-
( 208 )
glo. osa sua fatica astronomica che allargò i
confini della scienza degli astri , fu quella di
diffinire la diminuzione dell'angolo che fa l'ec-
clitica coll'equatore in ciascun secolo . Gli an-
tichi astronomi erano persuasi dell' immutabi-
lità de' cieli , e tra' moderni Gassendo , Ric-
cioli e Monnier ferma e permanente credet-
tero l'inclinazione dell' ecclitica all' equatore .
Eulero , La Caille , La Lande ed altri al con
trario tennero che quell'angolo si cambiassę
di tempo in tempo . Non convennero però nel
misurarne la 1 grandezza ; ed il cav. Louville
s'ingegnò di provare che menomasse d'intorno
ad un minuto per ogni secolo . Rivolgendovi
lo sguardo Leonardo Ximenes dichiarò che in
ogni secolo diminuiva di 34 minuti secondi .
Egli fondò il suo avviso nelle osservazioni fat,
te sull
' altissimo antico gnomone di Firenze
che di tanto sorpassa i tre amplissimi di Pa-
rigi, di Bologna e di Roma , segnato nella me-
tropolitana di quella città da Paolo Toscanelli
ne' primi anni del secolo XVI . Questo monu-
mento del sapere astronomico di quel tempo
che indicava il punto del solstizio estivo del
J510, era stato obbliato , nè vi bado lo stes
So
( 209 )
so Galilei . Ximenes se ne avvide , pensò a re-
staurarlo , si adoperò col governadore di Firen-
ze Richecourt , anche colla mediazione del sig.
la Condamine , e riuscì nel disegno come an-
tiquario , e se ne approfittò come dotto e sa-
gace astronomo ( 1 ) .
Chiudasi la schiera
.. de' fisici 4ę matematici
del tempo di Carlo III con la nobil donna
Mariangela Ardinghelli consorte del consigliere
Carlo Cispo figlio del fu procurator fiscale del-
Ja Vicaria Ascanio Crispo e di Felice Amatru-
da germana di Dorodea Amatruda mia ava ma-
terna . Dell' Ardinghelli disse m. La Lande : essa
est à la tête des femmes illustres , qui sont en
Italie la gloire de son sexe . Il celebre fisico
Nollet che ne pregiava i lumi scientifici , a lei
indirizzò una parte delle sue lettere sull'elet-
tricità . Per quanto io ne so la sua modestia
non le ha permesso di pubblicare alcuni mo-
numenti della sua fisica e matematiça dottri
Tom.VI na
(1 ) Chi volesse informarsi delle opposizioni che ebbe
a sormontare e combattere , potrà consultare il citato
Elogio del Palcani .
( 210 )
na a cui da più anni par che abbia rinuncia-
to tuttochè ella viva ancora . Nondimeno pruo-
ve evidenti se ne hanno nella traduzione ita-
liana che diede alla luce in Napoli nel 1756
della Statica de vegetabili ed Analisi dell'arią
del riputato fisico esperimentatore inglese Ste-
fano Hales . Trasse ella la sua bella e fedele
versione dall'originale , sebbene confessi di ave-
re avuta innanzi agli occhi la francese del Buf-
fon; ma , aggiugne in varii luoghi ritroverai
la mia diversa dalla sua , perchè la sua è diver
sa dall' originale . Anzi trovando in essa alcu-
ni calcoli errati , come si notano anche nel te-
sto inglese , ellá gli corresse tutti , Nobilita
la sua traduzione con varie annotazioni proprie
che rischiarano i pensieri dell' autore , 。 più
validamente gli compruovano , Ne piace addi-
tarne le principali . I Veggasi la nota (b) ap-
posta al capitolo primo , esperienza I , pag. 11 ,
L'autore addita che il girasole traspira in 12
ore del giorno venti once di umore che si ri-
ducono a 34 pollici cubici , e che dividendo
questi 34 pollici per la superficie di tutte le
34
radici , cioè per 2276 , si hanno 2276 67 di
police per l'altezza del solido dell' acqui da
tut-
( 211 )
tutta la superficie delle radici imbevuta in do-
dici ore del giorno . L' Ardinghelli non solo
disviluppa e rischiara la mente dell'autore , ma
ne reça la dimostrazione con somma precisio-
ne e nitidezza . II Appone l'autrice la nota (e)
al capitolo terzo , esperienza 39 , pag. 109 .
Volendo l'autore tentare di scoprire > se lo
stelo della vite per caldo o per freddo , per
umido o per siccità nella stagione delle lagri-
me o in altra fosse mai capace di restringersi
o dilatarsi , propone la sua sperienza della pag.
101 ; e l'autrice delle note istituisce tale spe-
rienza in altra maniera più semplice e più ac-
comodata a quel poco che l'autore ne accen-
III La nota (g) apposta al capitolo quar-
to , esper. 49 , pag. 104 e seguenti , sommi-
nistra un altro esempio della maniera onde
Ardinghelli illustra il testo . Per accertarsi
l'autore , se le piante abbiano vasi laterali ,
per li quali il loro succo nutritivo si commu-
nichi , istituì la citata esperienza che lo con-
dusse a conchiudere che da' tagli fatti ne' quat-
tro punti cardinali di un ramo di ciriegio l'ac-
qua imbevuta passa dal lato di essi a svapo-
rarsi per le frondi . L'Ardinghelli la stima giu-
D 2 sta
( 212 )
sta e naturale ; ma fa alcune importanti dit-
coltà , perchè osserva che i tagli lasciano in-
tera quasi una terza parte delle fibbre longi-
tudinali del ramo · Per evitar dunque ogni
difficoltà ripete in una maniera più decisiva
le sperienze indicate , onde manifestamente si
dimostra la communicazione laterale de' vasi ,
per cui si conduce il succo nutritivo agli albe
ri . IV Maestrevole soprammodo è la nota (i)
apposta al medesimo capitolo quarto , esper,
42 , pag. 108 , che è la stessa istituita dal Per-
rault per provare la circolazione dell'umor nu-
tritivo negli alberi da lui proposta come sug
ritrovato alla R. A. di Parigi sino dalla primą
sua istituzione nel 1667. Osserva l'Ardinghel-
li che un medico di Amburgo , al riferir del
Fontenelle , avea due anni prima pubblicata
la stessa esperienza . E' da vedersi nell'opera
in qual maniera l'autrice della nota dimostri
potersi assai meglio spiegare la vegetazione de-
gli alberi senza ricorrere all' ipotesi della cir-
colazione , nella quale non ricevendo la radi-
ce ed il ramo se non quell'umore che è di
ritorno per la corteccia , è certo che ne rice-
verebbero molto meno del solito , e per con-
se-
( 213 )
seguenza non potrebbero come al solito nutrir-
si e verdeggiare . V Nella nota (m ) apposta
al capitolo sesto , esper. 121 , pag. 246 , vuol-
si con ispecialità vedere in qual maniera co-
mentando le ingegnose esperienze di Hales
nell'analisi dell'aria divisi il sentimento del
sig. Taglini di Pisa , il quale ne' suoi libri de
àére , ejusque natura , et effectis combatte l'opi-
nione di Hales , che gli aliti sulfurei ed acidi
interamente distruggono l'elasticità dell'aria e
la riducono a uno stato fisso ; e ciò perchè
Hales si fonda nella forza dell'attrazione e re-
pulsione Newtoniana , della quale si mostra
apertamente nemico . Ardinghelli mette in vi-
sta il raziocinio del Taglini , ma afferma che
le cose che intorno a questo proposito egli dice ,
sono tutte ipotesi che sentono del lezzo Cartesia-
no . Narra in seguito una sperienza del mede-
simo , e la combatte vittoriosamente mostran-
do la debolezza delle opinioni di lui contro
la sperienza di Hales . Conchiude con propor-
re ella stessa l'unica difficoltà che potrebbe
indurre a dubitare di tali sperienze . Nella de-
scrizione che fa il valoroso fisico Inglese di uno
strumento per misurare la profondità del mare
0 3 11.C
( 214 )
ne'luoghi dove non può arrivare lo scandaglio,
l'Ardinghelli nella pag. 346 appone una ben dot-
ta annotazione . Ingegnosa e semplice ( ella dice )
è la maniera inventata da Hales per misurare
la profondità del mare . Non ha però egli pen-
sato a darci una formola generale per deter-
minare questa profondità computata dal luogo
dove giugne la parte inferiore del suo istro-
mento nell'ultimo punto della discesa sino alla
superficie del mare . Per supplire a tal mancan-
za propone ella stessa l'invenzione di tal for-
mola per mezzo di due suoi problemi . Nel
primo suppone il solo cannello che si adopra
quando la profondità del mare è mediocre , ed
è tale . " Data la lunghezza del cannello che
verticalmente è disceso nel fondo del mare ,
la lunghezza del vano , e l'altezza atmosferi-
ca 99
determinare la profondità del mare
Nel secondo problema suppone il mare profon-
do così che il cannello dovrebbe esser troppo
lungo , e perciò facile a spezzarsi , per la qual
cosa Hales per non allungarlo vi salda nella
parte inferiore una palla vota ; ed è tale " .
Data la lunghezza del cannello , la lunghezza
del vano , il diametro della sfera , e l'altezza
at
( 215 )
atmosferica , ritrovare la profondità del mare ".
Tralascio di trascrivere le dimostrazioni e la
formola algebrica che ne risulta , che i leg-
gitori curiosi e sagaci non ometteranno di os-
servare nell' indicato libro . Dalle riferite note
e dalle altre meno distese , ma non meno dot -
te ed opportune , si ricava che la traduttrice
esimia ci diede nelle note un saggio non equi-
voco del suo valore nel calcolo > nella fisica
sperimentale , e nella storia naturale , sufficien-
tissimo a giustificare la celebrità acquistata
dall' Ardinghelli nelle più culte contrade dell'
Europa . Non ebbe sola la Francia le Châtelet.
Oltre di questa nobil donna Napoli ammirò
ancora Giuseppa Eleonora Barbapiccola che col-
tivò le arti del disegno e si segnalò nelle scien-
ze , e produsse in italiano la filosofia del Car-
tesio . Dame di prima fila contiamo altresì tra
quei che si dedicarono alle scienze . La prelo-
data Faustina Pignatelli principessa di Colobra-
no nata duchessa di Tolve morta nel 1785
apprese le matematiche da Niccolò Martino
e le coltivò con tal successo che tenne corris-
pondenza scientifica colla maggior parte degli
scienziati del suo tempo , e m. La Lande me-
04 ri-
( 216 )
ritamente la disse tres-versée dans la physique i
Isabella Pignone del Carretto ascoltò in diver-
se scienze il celebre Niccolò Cirillo , e si fe-
ce ammirare dagl' intelligenti . Aurora Sanseve-
rino duchessa di Laurenzano s'immerse nelle
scienze , e l'abbelli colle belle lettere , e di-
venne la protettrice de' letterati .
Per ismentir poi quegli oltramontani che
tacciarono d' ignoranza la nobiltà napoletana ( 1 ),
oltre di quanto altrove ne abbiam detto , pre-
sentiamo ancor qui alcuni nobili del tempo di
Carlo III , che gli faran tacere , se vorranno
esser giusti . Il duca di Noja Giovanni Cara-
fa registrato nel 1738 nell' albo de' nostri pro-
fessori come onorario, si distinse come insigne
coltivatore non solo della numismatica pel suo
rinomato museo e per il libro delle mone-
te del regno , ma delle scienze che amò e
Fossedè , e per la carta topografica che ci
diede della nostra città . Francesco Maria Spi-
nelli principe della Scalea mostrò in qual
pre-
(1) L'etude et la science ( diceva La Lande ) y sont
encore un peu mèprisèe par la noblesse ; c'est un petit
reste de l'ignorance barbare du mojen age .
( 214 )
pregio avesse le scienze con diversi trattati
metafisici che produsse e con varie riflessioni
filosofiche nelle quali mostrò lo studio profon-
do che avea fatto nella dottrina del Cartesio .
Paolo Mattia Doria de' principi d' Angri com-
battè contro il Cartesio e lo Spinelli , s'in-
noltrò nelle matematiche scrisse contro i
geo metri , attese alla metafisica e pugnò con-
tro Locke . Trojano Spinelli duca d'Aquaro ,
e Niccolò Gaetano dell' Aquila d'Aragona du-
ca di Laurenzano scrissero entrambi con mol-
ta dottrina sulle passioni umane . Il marchese
Berardo Galiani coltivò con successo le mate-
matiche e tradusse dottamente Vitruvio di cui
possedeva la dottrina .
Se il lodato La Lande non ebbe presenti
questi nobili scienziati , certo è che non igno-
rava per quante guise si distinse nelle scienze
impiegandole ad arricchir le arti il celebre Rai-
mondo di Sangro principe di Sansevero mor-
to nel 1771 ( 1 ) . Una intera accademia a sten-
to
(1). L'istesso astronomo Parigino di lui affermò che
difficilmente si troverebbe altrove un principe , e forse
anche un accademico più abile nella fisica e nelle arti.
( 218 )
to eseguirebbe l'indicibil numero di esperien-
ze e di lavori promossi da questo esimio ca-
valiere che tante utili e meravigliose novit
apporto nelle arti . Rammentiamone una parte
da me o veduta o udita da' suoi figliuoli d'en-
trambi i sessi che mi onorarono della loro
amicizia e famigliarita , o letta nella Breve No-
za di ciò che si vide nel di lui palagio im-
pressa nel 1769 , e da quanto si communicò
all' Origlia perchè l' inserisse nel tomo II del-
la sua opera .
Quanto all'arte desolatrice della guerra che
pur bisogna possedere per conservar la pace e
contenere gli arditi , debbe al principe Rai-
mondo le seguenti opere e scoperte . Un nuo-
vo sistema di fortificazione nelle cittadelle
ideato nel 1741 ; un vocabolario dell'arte mi-
litare di terra al quale lavorò dal 1742 al 1750
diviso in sei volumi in foglio continuate sino
alla lettera O ; una nuova tattica intitolata
Pratica più agevole e più utile di esercizii mi-
litari per l'infanteria , impressa in Napoli nel
1747 , la quale esaminata , fu da Carlo III ap-
provata con real carta de' 22 di novembre del
1746 , e dal re di Prussia Federigo il grande
con
( 219 )
con lettera scritta al principe da Potsdam a'6
di ottobre del medesimo anno > e dal re di
Francia e dal maresciallo famoso di Sassonia
introdotta nelle truppe francesi ( 1 ) ; una car-
ta per cartocci d'artiglieria , che si converte
subito in carbone senza rimanervi favilla ve-
runa accesa (2) ; un cannone formato di una
materia diversa dal cuojo capace di una palla
del calibro di quelli di campagna , che pesava
trenta libbre 2 e si caricava con cinque once
di polvere , là dove un cannone di campagna
pesa 220 libbre e richiede dodici once di pol
vere ; un archibuso inventato nel 1739 pre-
sen-
( 1 ) Si vegga la lettera scritta al principe a' 10 di
marzo del 1748 dal marchese de l' Hopital che si trova
inserita nell' opera dell' Origlia .
( 2 ) Era questa una invenzione Inglese che si conser.
vava in Londra con gelosia . Carlo III nel 1755 ordi-
nò che se ne facesse una copiosa provvisione per servir-
sene per alcuni cannoni di campagna . Il principe di
Sansevero , ad insinuazione del piacentino conte di Gaz-
zola general comandante dell' Artiglieria , vi riflette ,
stima di essersi apposto nel trovare la mistura oppor.
tuna , e dopo un giorno presenta al re sei fogli di una
carta da lui fatta che alla pruova riuscirono al pari a
meglio ancora della carta inglese .
( 220 )
sentato al sovrano composto di una sola can-
na con una sola martellina ed un solo cane ,
il quale nel tempo stesso poteva caricarsi a
vento e con polvere ; una nuova specie di ca-
valli di frisa immaginata nel 1745 ; una par-
tegiana che raddoppiava nelle funzioni la forza
delle bajonette .
Frutto delle sue fisiche e chimiche ricerche
fu la materia di un lume perpetuo che da lui
si tenne acceso per tre mesi ed alquanti giorni
continui , e che si estinse per un accidente ,
senza che di quel licore si fosse diminuito il
peso che prima avea di una quarta d'oncia ( 1 ),
Con non minor dottrina e con maggior frut-
to delle arti inventò una nuova maniera d'im
pri-
(1 ) Su tal fenomeno scrisse il principe sette lettere
al cav. Giovanni Giraldi fiorentino , le quali poi tra-
dusse in francese e le indrizzò all' abate Nollet a Parigi .
Furono impresse in Napoli nel 1753 col titolo 9 Let-
res ecrites par m. le Prince de S. Severe à l'ab. Nol-
let • · . contenant la relation d'une découverte chi-
mique ... Part. I ; e nel 1756 se ne pubblicò la par-
te II col titolo , Dissertation sur une lampe antique
trouvée à Munich en l'année 1753 . • .. pour servir
de suite à la prémiere partie de ses lettres a lab Nol
len 6.
( 221 )
primere a una sola tirata di torchio e con un
solo rame qualunque figura variamente colori,
ta di gran lunga più meravigliosa di quella
trovata da Cristoforo le Blond nel cominciar
del secolo XVIII , nella quale si richiedono
molti rami molta spesa e varie pressioni di
terchio ( 2) . 11 principe ne diede un saggio
nel 1750 nel frontespizio di una sua lettera ,
in cui si videro cinque differenti colori tutti
ad olio ; contro la qual lettera ed invenzione
si scaglio in vano lo sciocco e perfido Inno-
cenzo Molinaro Don-Pilone napoletano di quel
tempo col libello intitolato Parere (3 ) .
Le arti a lui debbono ancora le seguenti in-
venzioni . Una macchina idraulica , per la qua-
le coll'azione di due soli ordigni simili a due
trombe l'acqua raccolta dalle piogge si fa ascen-
dere a qualunque altezza senza l'opera di ve-
runo animale ; la nuova fabbrica di panni leg-
ge,
(2) Il paroit que les planches en couleurs que m.
Gauthier fait à Paris n'ont pas les mêmes avantages,
confersa m. de la Lande nel c. 17 del tom. VI del suo
Viaggio .
(3 ) Si trova confurato quest' ippocrita ignorante nell
'
opera dell' Origlia dalla pagina 345 del tomo IĮ .
( 223 )
gerissimi che resistono all'acqua nelle piogge
più dirotte , per formarne mantelli o redengot
i ( 1 ) ; la fabbrica ancor più mirabile de' vel-
luti di seta da una parte e di panno dall'altra
che parimente rigettavano l'acqua ; le tapez-
zerie alemanne ed inglesi di lana non tessuta
da lui migliorate ( 2 ) ; un drappo di seta di
color giallo , in cui si vedevano de'fiori dipinti
alla maniera de' pekin , il bianco de' quali non
avea corpo , circostanza che rendeva quel pekin
napoletano assai pregevole , perchè il color bian-
co sulla seta non formava corpo nè si fende-
va e si distaccava nel piegarsi ; l'arte di ri-
durre in istato di filarsi la seta vegetabile dell'
apocino detto da' Latini brassica canina , arte che
a suo tempo non era nota in regno , come poi
è stata più tardi ; la risurrezione de' granchi
di fiume i quali dopo calcinati a fuoco di
ri-
(1 ) Usavagli Carlo III quando stava in Napoli per
andare alle cacce nell'inverno . Vedi la citata Nota pag.
44.
(z) Il medesimo sovrano n' ebbe un quadro della
Vergine formato di sua mano coperto da un fiato sog-
tilissimo vele .
( 223 )
riverbero e ridotti in cenere producono de-
gl'insetti che col replicato innaffiamento di
sangue fresco di bue si riproducono ; l'arte di
formar sangue artificiale simile nel colore e
nel sapore a quello de' corpi viventi ; la pit-
tura eleoidrica che ha la vaghezza della mi-
niatura e la forza della dipintura ad olio
che può praticarsi in qualunque materia an-
che ne' metalli , a differenza della miniatura
che non si fa che sull' avorio o sulla perga-
mena o sulla carta . Con pari felicità , per com-
piacere alla margravia di Bareith che nel ri-
chiese , trovò la maniera di fissare i colori
ne'le dipinture a pastelli , secreto che si cu-
stodiva gelosamente da m. Loriot dimorante
nel Louvre a Parigi . Coll' usata sua generosi-
tà il principe communicò il suo ritrovato a
m. de la Lande , il quale ammirandolo come
semplice , facile e sicuro lo descrisse nel suo
Viaggio ( 1 ) , aggiungendo in fine che il prin- 1
cipe avea parimente il metodo di dipingere a
pastello sulla tela- Olanda ,
Non
(1) Sur le jaune de Naples et sur le fissation da
pastel ; nel capo zo .
( 224 )
Non meritano meno le invenzioni che SOT
giungiamo di conservarsene la memoria . Nell
appartamento detto del Patriarca nel suo pala-
gio formò pel pavimento di due stanze una
composizione di materia di varii colori tene-
ra mentre si lavora come una crema , ed in po-
chi giorni poi diviene dura al pari del mar-
mo , Presentò al re un quadro dipinto con ce-
re colorate di una maniera più vaga di quel-
la trovata in Parigi dal conte di Caylus . Rin-
novò l'arte degli antichi che si era perduta
di dipingere ne' vetri . Trovò il secreto di ado-
perare il cinabro e la lacca nel dipingere a
fresco . Inventò la maniera di colorire di ogni
tinta i marmi bianchi di Carrara ; nè superfi-
cialmente , ma per tutta la profondità del mar-
mo , ancorché fosse della grossez za di un pie-
de . Fece per la sua cappella una gran lapida,
nella quale le lettere dell' iscrizione sono di
marmo bianco rilevate ad uso di cameo , ed il
fondo è rosso , benchè le lettere ed il fondo
siena di una sola pietra . Trovò arte di
formar merletti del punto d' Inghilterra sen-
za adoperarvi bulino o scalpello intorno ad al-
cuni quadri di marmo che ingannano chi gli
Qs-
( 225 )
Osserva (1 ) . Trovò il modo di render dolce
1 acqua marina senza porvi sali alcalini o piz-
tre infernali ; trasse cera dall' erbe e da fiori
senza prenderla dalle api ; dava il lustro alla
porcellana bianca non già colle solite vernici,
ma lavorandola sulla ruota come le pietre dure
senza toglierle la trasparenza ; contraffaceva mi-
rabilmente le pietre preziose , ed anche le dure
come le agate e i diaspri ed i lapislazzuli in
tal guisa che non si distinguevano dalle ve-
re (2) . Faceva rinnovare lo stagno nelle mas-
serizie di rame senza necessità di grattarne
le reliquie della stagnatura precedente ; toglie-
va a sua voglia il colore alle gemme facendo-
le rimaner bianche come il diamante e ne
Tom.VI, P rav-
(1 ) Due di questi quadri marmorei fregiati di finissi- {
mi merletti vidi io in Madrid nel 1780 quando furono
presentati all' infante don Gabriele dal principe di Ca-
stelfranco figliuolo del principe Raimondo .
(2 ) ,, Il principe ( dice la Lande ) mi riferì che
avendone donato un pezzo alla nomata margravia di
Bareit , si esaminò da' chimici del suo stato , e si vide
che lo spirito di nitro ne toglieva il lustro come avve.
niva al vero lapislazzuli ,,,
( 226 )
ravvivo altresì i colori pallidi e smorti ( 1) ,
Tali importanti e curiose invenzioni di Rai-
mondo di Sangro notissimo oltramonti lo fan-
no considerare come il Giambattista Portą
del secolo XVIII . Ognuna di esse avrebbe
bastato a rendere illustre e glorioso un popo-
lo ; ed egli tante ne trovò utili alle arti ed
1 alle scienze . Strano intanto ci è sembrato che
il lodato m. de la Lande che ne trascrisse mol-
tissime e le communicò a' suoi compatriotti ,
abbia poi nel medesimo libro pronunziato che
les arts n'ont pas été plus cultives par les Na-
politains que les sciences exactes , asserendo una
doppia menzogna . Dovea egli meravigliarsi
che si trovassero macchine astronomiche e fi
་་་
siche nella patria del Porta e di Raimondo di
Sangro Dovea trascorrere in queste leggere
espressioni : on aura peine à croire que ce soit
pourtant à Naples que l'on aie imaginé la meil-
leu-
(1) Delle curiose esperienze da lui fatte per la palin-
geresia naturale ed artificiale di alcuni vegetabili ed a
nimali tanto apparente che reale , altro io non so che
que lo che se ne dice nella citata Nota cioè che il
principe di rado ed a ' pochi permise di osservarle .
( 227 )
leure maniere de conserver les grains par le mo
yen des étuves ; c'est cependant un fait certain?
1 Egli parla qui del ritrovato del celebre Barto-
lommeo Intieri autore anche del palorcio mi-
gliorato e di altre macchine utili . Ciò dicen-
do non pensò l' egregio astronomo francese che
napoletano fu il Porta insigne fisico padre in
Europa dell' esperienze e de' ritrovati più ar-
cani , a cui , come egli stesso afferma , da tan-
ti si attribuisce la prima invenzione del tele-
scopio ? Egli dovea sapere ancora che il semi-
natojo migliorato in Francia da Du Hamel de
Monceau era stato ritrovato in Ispagna dal no-
stro Locatelli regio matematico , e se n'era
inserita la memoria nelle Transazioni Anglica-
ne donde l'apprese l'Inglese Thull e se ne
arrogò l'invenzione . Ma se un valentuomo
qnal fu m . de la Lande cadde ne ' difetti de
Misson , de' Sharp , de' Grosley e del meschino
Sherlock, quando potremo sperare che d'oltra-
monti esca un Viaggio d'Italia giudizioso , im-
parziale , istorico ?
Non voglio omettere nel conchiudere que-
sto articolo delle scienze che sebbene per si-
stema įi gesuiti seguivano Aristotile ? non las
P 2 scia
( 228 )
sciarono intanto di attendere ai progressi mo-
derni delle scienze che altrove promoveansi
con migliori scorte . Ed oltre a quello che ab-
biamo già narrato del gesuita Ximenes , osser-
var dobbiamo che il p. Niccolò Gian Priamo
produsse in Napoli nel 1748 la Specula Par
thenopea opera laboriosa . Non isfuggirono a
quest ' autore le cognizioni astronomiche degli
antichi , non le teorie e le pratiche de' moder-
ni astronomi . gli dà le istituzioni della scien-
' za , osserva egli stesso , e forma le sue tavole,
Si attiene singolarmente al Riccioli e narra
ed oppugna però il sistema del Copernico e
del Newton , non avendo deposti i pregiudizii
della scuola gesuitica, e dà piena contezza de-
gli astronomi d'ogni età , e provvede ai van-
taggi de' giovani uranofili di ogni maniera ,
e specialmente con un elenco istorico crono-
logico de' principali autori di astronomia e
dle loro opere . Egli in somma intendeva la
scienza , avea studiate le altrui osservazioni ,
avea calcolato ed osservato egli stesso . Nè i
sui confratelli trascurarono di raccogliere le
buone macchine uscite ne' tempi più vicini al-
la loro espulsione , serbandole nella un tempo
fa
( 299 )
famosa biblioteca del Collegio massimo . Fece-
si in Londra la parallattica di bronzo con un
grande asse che porta un settore di quattro .
piedi , e che può portare un cannocchiale di
otto o dieci piedi , per seguire il movimento
degli astri nella loro diurna rivoluzione . Iné
glese è parimente il telescopio che ha un mi-
crometro oggettivo per misurare i diametri ap-
parenti de' pianeti . Non mi aspettava ( dice il
lodato la Lande ) di trovare nel fon lo dell' Ita-
lia questa nuova invenzione . Egli si era mera-
vigliato di aver incontrato un quarto di cer-
chio pure inglese della miglior costruzione di
tre piedi di raggio nella biblioteca di Ferdi-
nando Vincenzo Spinelli principe di Tarsia ,
morto nel 1752 , il quale l'avea consecrato
con tutta la biblioteca all' utilità pubblica nel
1746. Ma dopo tutto quello che dovea saper
di Napoli , dopo più meridiane che vi si era-
no collocate ( 1 ) ancor credeva il valoroso astro-
P 3 no
( 1 ) Una se ne segnò in s . Martino de' certesini , al-
tra in s. Teresa degli scalzi , altra dal Carcani nel col.
legio reale , altra del Sabatelli nel 1749 nella biblio
teca del principe di Tarsia , altra dal Cassella nella
real biblioteca .
( 230 )
nomo di esser venuto tra' Samojedi ? Non sep-
pe che fiorivano tra noi i Lama , i Martini ,
i Genovesi , gli Orlandi , i Sabatelli ?
CAPO V
Stato dell' amena Letteratura
sa
PAsAssando alle amene lettere l'epoca di Car
lo III ci presenta non pochi illustri filologi ed
antiquarii e poeti ed oratori ed istorici e pe-
riti nelle dotte lingue , degni di rammemorar-
si , ed ascritti a diverse accademie napoletane
e siciliane .
f
Filologia.
Un glorioso drappello di filologi e di anti-
quarii véri e non di titolo , compose l'acca-
demia Ercolanese fondata da Carlo II per il-
lustrare le disotterrate antichità di Ercolanó .
Venuto in Napoli nel 1706 il principe d' El-
beuf Emmanuele di Lorena coll'armara impe-
riale contro Filippo V , nel farsi costruire ung
casa
( 231 )
casa di campagna in Portici verso il 1711 ebbe
la sorte di fare un'apertura appunto al di so-
1 pra del teatro di Ercolano e colla direzione
di Giuseppe Stenda rdi architetto napoletano con-
tinuando a scavare scoperse un tempio ornato
di molte colonne e ne trasse anche una sta-
tua greca di Ercole una Cleopatra , e sette
altre che egli inviò al principe Eugenio di Sa-
voja in Vienna ( 1 ) . Impedì poi quel governo
gli scavi dell' Elbeuf che spogliava il paese di
si ricche reliquie dell'antichità ; ma non per
ciò i vicerè si curarono di proseguirli . Carlo
III che mirava con altro interesse tutto ciò
che riguardava questo regno , pensando ad in-
nalzarsi nelle vicinanze di Napoli una casa di
delizia , fe scavare verso il 1736 nel medesi-
mo luogo , e ad ottanta passi in circa di pro-
fondità perpendicolare venne a riconoscersi 1
antica città di Ercolano donde si trasse la
preziosa copia di antichità che arricchì il mu-
P 4 seo
(1) Delle scoverte dell' Elbeulf formò una descrizione il
nominato architetto , della quale recasi un frammento
da Anton Francesco Gori nel tom. I dell' opera Symbo
Jae Litterariae .
1
( 232 ) .
seo reale di Portici , onde vennero a prodursi
da varii paesi tanti libri pregevoli che oggi ne
conservano a noi almeno la memoria . Lo Sten-
dardi diresse le scavazioni sino al 1740 , indi
gli convenne ritirarsi a Firenze . Marcello Ve-
nuti cortonese chiamato al real servizio ne ot-
tenne il titolo di marchese e presedè agli sca-
vi . Cominciarono a tirarsene marmi , bronzi
e pitture ; ma i colori di queste che si erano
conservati sotterra , si smarrivano all' aria aper-
ta , ed il Moriconi di Sicilia inventò una ver-
nice che in gran parte gli ravvivava . Scrisse
il Venuti d'ordine reale un discorso sul ritro-
vamento di quella seppellita città , e sull' iscri-
zione trovata nel teatro , come ancora le re-
lazioni che si mandarono in Ispagna ed in Sas-
sonia ed alcune lettere che però non videro
la luce . La sua Descrizione delle prime sco-
perte dell'antica città di Ercolano ritrovata vi-
cino Portici impressa in Roma nel 1748 , in-
di in Venezia e in Alemagna , e tradotta in
Francia , svegliò usata capricciosa bizzarria
e franchezza de' Novellisti di Firenze , ed il
dottor Giovanni Lami , dotto uomo per altro
prese a deridere le scoperte Ercolanesì come
isto-
( 233 )
istorielle e lanterne magiche • Egli si scagliò
ne' suoi fogli periodici contro il Venuti e m.
de S. Laurent e l'abate Mecatti , i quali cre-
devano a quello che aveano sotto gli occhi ,
mentre il Lami vedeva e credeva ai proprii
sogni e volea che altri gli credesse ancora . I
di lui grossi granchi rilevaronsi da' nominati ,
e da un anonimo napoletano , cioè da Giaco-
mo Martorelli nostro valoroso professore di
greche lettere il quale combatte con prove
evidenti contro di lui nelle 36 epistole che
ne scrisse al proposto Gori (1) . I voti dell'
Europa erudita si unirono al genio sublime di
Carlo III cui tante spese e cure costava la ri-
sorta Ercolano , perchè al più presto s' inca-
ricasse qualche grande antiquario della fatica
di esaminare e descrivere e diciferare in uns
opera non indegna della luce del secolo sì ris-
pettabili monumenti . Monsignore Ottavio An-
tonio Bajardi di Parma chiamato espressamen-
te
( 1) Si trovano ne' tomi I e II delle Symbolae Lit.
citate , e nelle Notizie del memor. Scoprim. ecc. Talu
no per altro ha creduto che non tutte al Martorelli ap-
parteneffero .
( 234 )
te da Roma nel 1747 , e trattenuto con una
pingue pensione di 500 scudi e fornito di
una libreria in cui si spesero intorno a tren-
tamila scudi ( 1 ) , si accinse all' impresa per
non uscirne . Scrisse in cinque anni cinque
grossi volumi in ottavo intitolati Prodromo del-
le Antichità di Ercolano usciti nel 1752 dalla
reale stamperia di Napoli , ne' quali con eru-
ditissime tirate che lo menarono fuor di stra-
da , si trattenine con tutto l'agio sulla vita di
Ercole , che egli credeva fondatore della città
di Ercolano " e deluse le speranze del sovra-
no e dell' Europa (2) . Ciò suggerì l'idea di
affi-
(1 ) Questa è la Palatina , le cui reliquie s'incorpo-
rarono insieme colla Farnesiana alla Real Biblioteca .
(2 ) Merita di ripetersi l'epigramma che caratterizza
il lavoro del Bajardi trascritto dal Soria , composto dal
prelódato Gennaro Parrini , che lo svedese Giona Bjorn
stal attribuì erroneamente al Dottor Lami :
Herculea urbs quondam saevis oppressa ruinis ,
Et terrae vastis abdita viscēribus ;
Magnanimi Regis jussu jam prod: t in auras,
Raraque tot profert quae latuere prius .
Miramur signa ac pictas spirare figuras ,
Priscorum doctas artificumque manus :
Sed
( 235 )
affidar l' opera aspettata a molti antiquarii di
valore , i quali lavorassero di concerto per ap-
pagare l'impazienza universae , ed a' 13 di di-
cembre del 1755 il re con sua real carta sta-
bili l'Accademia Ercolanese che cominciò a
radunarsi due volte al mese nella real segre-
teria presedendovi il marchese Bernardo Ta-
nucci primo secretario di stato . Furono nomi-
nati accademici i seguenti : Bajardi onorario
Mazzocchi , Pratilli , il conte di Pianura , Gia-
como Castelli , il p. della Torre , il p. Taru-
gi , Francesco Valletta , Salvadore Aula , Pasqua-
le Carcani , Ferdinando Galiani , Girolamo Gior-
dano , Niccolò Ignarra ,il barone Ronchi , Mat-
tia Zarrillo , l'abate Basso Bassi , ed anche Ca-
millo Paterni come custode del Museo , i quali
tutti hanno terminati i loro giorni .
Discutevansi in ccsi degna assemblea le opi-
nioni proposte sopra ogni pezzo di antichità
appartenente ad Ercolano a Stabia ed a Pom-
pei,
Sed quam non motus terrae valuerė nėc ignes
Perdere , Scriptor's pagina dira valet .
En iterum tetris mitere tot mersa tenebris
Bajardi in libro tota sepulta jacet .
( 236 )
pei ; ne' quali luoghi con ardore e con buon
successo proseguironsi le scavazioni . Il risul-
tato di tali allora non inutili congressi furo-
no i volumi intitolati , Le Pitture antiche di
Ercolano e contorni incise con qualche spiegazio-
ne > delle quali dal 1757 sino alla morte di
Pasquale Carcani uscirono sei volumi , e due
de' Bronzi impressi nel 1767 e 1771 , restando
del nono non terminato che si aggirava sulle
Lucerne e i Candelabri , altre diciannove tavo◄
le impresse . Tutta l'opera in gran formato
altamente lodata da' giornalisti stranieri ed ita-
liani , oltre alle vignette , fregi , finali e let-
tere iniziali tutte ricavate dalle disotterrate
pitture , comprese intomo a seicento tavole
con somma maestria e indezza disegnate ed
incise da' più periti artefci italiani . Il sovra-
no generoso fu egregiamente secondato da i
non lenti e zelanti accademici e da i disegna-
tori ed incisori , come gli esposti lavori del
bulino , della matita e della penna manifesta-
no . Ma poteva altrimente accadere sotto l'oc
chio di uno zelante e letterato ministro che sa-
pea e volea fare la volontà del magnanimo so-
yrano e in un'adunanza dove interveniva il
2
fio-
( 237 )
fiore de' filologi di que' temp chiari per altre
solide produzioni reali permanenti note in Eu-
ropa , e non già immaginarie e frivole .
Singolarmente si segnalò nell' occuparsi per
l'Accademia Alessio Simmace Mazzocchi capua-
no nato in santa Maria ace di ottobre del
1684 e morto in Napoli a' 12 di settembre
del 1771. Non abbisogna di nuovi elogii do-
po essere stata una parte della sua vita , cioè
sino al 1739 descritta dal famoso suo amico
Francesco Serao , e tutta poi dal più chiaro
de' suoi discepoli Niccolò ignarra che gli suc-
cedette nella cattedra della Sacra Scrittura. Da
tali scrittori pienamente apparisce e la prima
1
sua poco felice educazione in Capua sino agli
anni dodici e gl' inaspettati meravigliosi pro-
gressi che fece in Napoli nelle scienze filoso-
fiche , e teologiche e nelle matematiche e nel-
le greche ebraiche e latine lettere . Più che a'
maestri egli confessò dovere il gusto e la lu
ce acquistata alle opere di Cicerone che gli
serviva indi di regola per misurare il merito
di ogni altro scrittore . La greca lingua eragli
sin da' primi anni divenuta tanto famigliare
che talvolta ciò che il maestro di teologia
det-
( 238 )
dettava in latino egli sul punto trasportava in
greco ( 1 ) . Nel 1709 dovendo Carlo Majello
partir per Roma chiamato da Clemente XI
niuno stimò più idoneo del Mazzocchi a so-
stener le sue yec: nel seminario arcivescovile
tanto per insegnar la lingua greca ed ebraica
quanto per regola :lo come prefetto degli stu-
dii . Dopo alcuni anni v' interpretò anche la
Sacra Scrittura , Divenuto canonico indi deca-
no della chiesa Capuana attese per alcun tem-
po alla cura di quel seminario e di quel di
Nola . L'anno 1725 passò a Roma , ove rivi-
de il Majello e contrasse amista con Giuseppe
Simonio Assemani e con altri chiari soggetti
che ne conoscevano i meriti . Il conte di Ha-
rac vicerè nel 1732 volle farlo cappellano mag-
giore , e lo nominò con altri due ; ma la scel-
ta cadde sul
713 Galiani . Il cardinal Spinelli nel
1735 lo cred canonico della chiesa Napoleta
na " e Carlo III gli addossò la cattedra della
Scrittura nell'università . Gli offeri parimente
il vescovado di Lanciano ; ma egli ne impe-
trò
(1 ) Serao De Rebus Mazochii com.
( 289 )
trò la grazia di ricusarlo , per vivere a se ;
alla sua fama ed alla cattedra . Per chi poi non
valutasse altro requisito p. e. che aver formato
un indice a qualche opera , un epigramma o
una epistola , una traduzione dal francese o dal
latino , o assistito alla stampa di qualche opu-
scolo greco , ventura e gloria somma sarebbe
stata riuscire a divenir monsignore o membro
di un' accademia proficua . Ma che gran cosa
fu per l'immortale Mazzocchi l'essere ascrit-
to a quella di Storia ecclesiastica e di liturgia
nella casa dell' Oratorio di Napoli , all'Etrusca
di Cortona ? all' Ercolanese , ed alla Parigina
delle Iscrizioni e Belle-Lettere Di siffatti ti-
toli non difficili Toa conseguirsi anco da chi nul-
la scrive e tutto promette , abbisognava l'au-
tore del commentario ad mutilum Campani Am-
phitheatri titulum pubblicato sin dal 1727 ? l'au-
tore dell'epistola al Tanucci de dedicatione sub
ascia uscita nel 1739 ammirata dal Maffei e
dal Facciolati ? l'autore delle dieci dissertazioni
sull'Origine de Tirreni intraprese per la socie-
tà Etrusca di Cortona ? di tante dottissime dia-
tribe su gli antichi nomi di Corfù , sul Ditti-
co Quiriniano e Bresciano ? sul greco codice
Chi-
( 240 )
Chisiano de' profeti ? de tre volumi del Calen
dario della chiesa di Napoli ? della dissertazio-
ne istorica delle vicende Cathedralis Ecclesiae
Neapolitanae semper unicae impressa nel 1751
col peremptorium edictum , in cui ribatte la
censura dell' Assemani che avea attaccata l'ope-
ra lettagli amichevolmente dal Mazzocchi pri-
ma che uscisse alla luce ? de' commentarii pre-
gevoli sulle Tavole Eracleensi pubblicati nel
1754 , opera accolta con ammirazione ed ap-
plauso da dotti , sulla quale Carlo Le Beau a
nome suo e dell' accademia di Parigi , di cui
era segretario , portò il più vantaggioso giudi-
zio , acclamando l'autore come totius Europae
litterariae miraculum ? finalmente degli aurei
Opuscoli raccolti in tre volumi dal dotto aba-
te Migliore usciti successivamente . in Napoli
nel 1772 e 1775 , e dello Spicilegium Biblicum
pubblicato , per comando lasciatoli dal re Car-
lo , nel 1762 e 1766 , e della risposta con
cui sconfisse il gesuita Giovanni Stilting im-
pressa nel 1759 ( 1 ) ? I titoli accademici nul
la
(1 ) L'abate Soria registrò un gran numero di msş
la-
( 241 )
la significano , anzi possono fare arrossire , quan-
do non provengono da opere classiche prodot
te ed applaudite da' nazionali e dagli stranie-
ti. Essi per Mazzocchi furono premio dell'acqui-
stata celebrità e non mezzi pomposi ( incapa-
ci di produrla ) per procacciarsela . Egli assai
per tempo riscosse in Italia ed oltramonti i
più sinceri invidiabili encomii ( 1 ) . Gli stessi
critici che vollero attaccarlo , il Sabatini , gli
Assemani , lo Stilting , il Martorelli , contri-
buirono ad aumentarne
१ le glorie ed a fargli
acquistare il principato sugli antiquarii e filo-
logi del suo tempo . Che se qualche istorico
7.J Tom.VI 9 gaz-
lasciati inediti dal Mazzocchi , tra' quali un comentario
sull'iscrizione Voconiae Severae apud Granitos in ora
Leucosiae " ed una dissertazione de Veteris Herculanei
Originibus , la quale dovea premettersi alla collezione
de' trattati contenuti negli adusti Papiri di Erculano
col titolo Herculanensis Bibliothecae spoliorum ecc. Fu
questa dissertazione presentata a Carlo III accompagna
ta da una traduzione italiana del Serao .
(1 ) Si vegga quanto ne scrissero , oltre al Serao ed
all' Ignarra , il Migliore , il Fabroni , il Milante , il Si-
sto , il Buonafede , il Granata , il Rogadei , La Lande,
e l'Accademia Pariginą .
i
( 242 )
gazzettiere transalpino conosce il Mazzocchi co-
me gli arazzi pel rovescio , è da farne caso ?
Pasquale Carcani oriundo di Gifoni nato in
Napoli nel marzo del 1721 e morto nel no-
vembre del 1783 , tralle varie cariche addos-
sategli dal ministro Tanucci e poi dal marche-
se Giuseppe Beccadelli della Sambuca , seppe
con pieno successo continuare i suoi studii fi-
lologici e ne acquistò rinomanza (1) . Oltre
dell' Accademia Cosentina nella quale portò il
nome di Miceo , fu pure ascritto a quella de-
gli Emuli che durò prima in casa del Pando ! -
felli , indi del Centomani dal 1745 sing al
1750 in circa (2 ) . Il Carcani fece per quest'
adu-
(1 ) Nella Vita che con filial tenerezza ne scrisse Gae
tano Carcani già Direttore della Stamperia Reale , tre-
vasi la lettera che da Lipsia gli scrisse Giorgio Errico
Marrini nell' ottobre del 179 , e l'altra scritta nel 1774
all' Ignarra lo Svedese Giacomo Giona Bjornstahl , nella
quale esalta le fatiche sostenute dal Carcani per l'Ac
cademia Ercolanese .
(2 ) Ne furono membri il Martorelli , Filippo Giunti,
il Marchitelli giocondo poeta , Berardo e Ferdinando Ga-
liani , Pietro Orimini , il Carletti , Giulio Mattei e Car-
mine Ciccarelli dotto e facondo verseggiatore estempe
raneo .
( 2·
43 )
adunanza di eruditi giovanetti dediti a colti-
vare la giurisprudenza e le umane lettere ,
molti componimenti poetici e due çiçalate sul-
la Novella dell'imperador Leone il filosofo , due
sul Niente ed una sullo Scarafaggio condite
amenissimamente di sale burlesco non meno
che di riposta erudizione , Fu poi dal sovṛano
nominato membro dell' Accademia Ercolanese,
della quale tosto divenne l'anima ed il soste-
gno . Imperciocchè dopo il primo tomo delle
Pitture indicate Francesco Valletta che n'era
l'estensore aggravato dall'età più non reggen-
do alle fatiche fe luogo al Carcani che diste-
se tutti gli altri volumi che indi uscirono del-
le illustrazioni di quelle antichità corredando-
· le di eruditissime note Il plauso universale
?
onde que' volumi și accolsero tutto ridondo
ad onore del Carc ani che divenne a poco a poco
quasi l'unico autore di quell'opera singolare .
L'antiquaria e la filologia pregiasi di altri
valentuomini che le fecero fiorire , e singolar-
mente del Martorelli , del Vargas , dell' Ignar
ra e del Morisani ,
Dottissimo discepola e poi emulo del gran
Mazzocchi fu Giacomo Orazio nato da Tom-
92 meg
( 44 )
maso Martorelli e da Orsola de Vivo a' 10 di
gennajo del 1699 in Napoli , e fu allevato nel
seminario arcivescovile che nel XVIII secolo
fioriva per la copia degli alunni e per l' ec-
cellenza de' precettori . A pprese le lingue , le
Jettere e le scienze da ' più chiari professori
di quel luogo , diede tali prove di profitto e
di attenzione che quivi fu destinato ad inse-
gnar ad altri ciò che avea imparato , e per
ventotto anni istruì la gioventù nelle latine
lettere , nella geometria e nella lingua greca ;
1
dopo di che ebbe la giubilazione , benchè re-
stasse nel seminario, sino alla fine de ' suoi gior-
ni . Occupossi in quell'ozio tranquillo nelle
matematiche e nelle fisiche ma rapivalo so-
prattutto l'amore dell'antichità , dell' erudizio
ne e del greco sapere . La fama ne decantava
i meriti , e pervenne sino al trono , e nel 1738
fu eletto professore interino di lingua greca
nell' università , e nel 1747 per concorso ot-
tenne la proprietà della cattedra già posseduta
da Antonio Fusco .
Somma felicità ebbe il Martorelli di scrive
re in greco in prosa ed in versi senza stento,
come fa chi va mendicando le frasi e le mas
nię,
( 245 )
niere e le ricuce a dispetto del buon senso
Appari la sua facilità ed eleganza greca dall'ora-
zione dall' epitalamio e dall' anacreontica com-
ponimenti scritti in greco pubblicati nel 1738
per le nozze di Carlo III e Maria Amalia Wal-
burga di Sassonia . Anche per vantaggio della
gioventù spese i suoi sudori , e nel 1752 tra-
dusse la gramatica greca del Portoreale dando-
le miglior ordine ; e nel 1753 raccolse alcu-
ni autori greci che scrissero ne' tre dialetti
ttico , dorico e jonico .
Non trovasi negli scritti degli antichi cosa
che appartenga alle scienze ed alle arti ch'egli
ignorasse . El era tale l'acutezza del suo in-
gegno che dissipava ogni oscurità , risolveva
ciò che altrui sembrava intralciato , emendava
ciò che era guasto . Di rado avveniva che il-
lustrando qualche monumento antico seguisse
le altrui vestigia , la qual cosa dagli avversarii
gli s'imputava a delitto . Ciò apparve chiara
mente nel produrre l'opera de Theca Calama-
ria , sive μenovodoɣew ejusque ornamentis in due
tomi del 1756 , dalla quale si ravvisa la va-
stità del suo sapere . Erasi nel 1745 trovato
nelle campagne di Terlizzi un picciol vaso di
bron
૧ ૩,
( 246 )
bronzo di figura ottagona che sopra sette del-
le sue facce avea alcune figurine insàldate .
Vaso d'unguenti si credette dai più degli an-
tiquarii; ma il Martorelli da tutti discordando
lo stimò calamajo da scrivere e diede alle
figurine il nome di pianeti . Stabili per base
nella parte prima che gli antichi Greci , Ebrei,
Egiziani e Latini nelle scritture ordinarie non
usavano le tavolette incerate e lo stilo > ma
bensì calamai , inchiostro e penne come pur
noi facciamo . Appo i - Persiani solo adopera-
vansi comunemente le tavolette incerate ; ed
i Latini se ne valevano talvolta per insegnare
a scrivere a loro fanciulli , o ne' biglietti , o
nel dare í suffragii ne' giudizii , o nelle adu-
nanze del popolo . I libri degli antichi , secon-
do lui , erano di forma quadrata come sono i
nostri , e non già involti in rotoli , usandosi
questi da' Latini solo ne pubblici atti giudi-
ciaļi , o de' notai ; e questi propriamente chia-
mavansi codici , e non già i libri . Addi : al
tresi i nomi differenti che i Greci , gli Ebrei
e i Latini diedero al calamajo , asserendo mol-
te cose fuggite ad ogni altro scrittore Nella
parte seconda con sommo apparato di erudizio
( 247 )
ne si sforzò di provare che le sette figurine
rappresentavano i sette pianeti disposti secon-
do l'ordine de' giorni della settimana e ne in-
terpretò i simboli che vi si veggono . Trattò
dell'arte d'incrostare e legare insieme i diver-
si metalli presso gli antichi . Passò ad inve-
stigare l'età del possessore del preteso calama-
jo , valendosi per ciò di una medaglia di Ne-
rone coniata da' Napoletani . E qui trascorre
a digressioni estranee all' argomento , parlando
delle antichità napoletane , del greco dialetto
quì usato sino all'ottavo secolo dell'antica
forma di governo di questa città , delle fratrie,
dell' astrologia . Conchiuse da antiquario , dot-
tissimo per altro che tal calamajo si formò
nel secolo di Augusto , e che il possessore di
esso fu un astrologo napolitano . Tali asserzio-
ni vengono appoggiate eruditaniente con me-
daglie , iscrizioni , vasi , autorità greche e lati-
ne e colle divine cartë , nè omette l'etimolo-
gie . Ora il lettore ben comprende la vastità
di cognizioni non comunali che dovea posse-
dere un letterato che detto due volumi in
quarto su di un vaso spoglio di ogni iscrizio
ne trovato in una campagna isolata e senza
in-
94
( 248 )
indizio veruno che facesse intravvederne l'uso.
Quest' opera che racchiude un tesoro di eru-
dizione greca e latina e orientale , quando an
che la novità del pensiero non ottenesse l'ap
provazione sperata dall'autore , dovea pregiar-
si per tanta perizia dell'antichità che vi trion-
fa . Ma rivoltaronsi contro di essa moltissimi
antiquarii e grecisti , ed ultimamente alcuni
*
gazzettieri istorici antinapoletani
Umbras mirati nemorum non ire sinistras
Tante grida unite in coro coprirono le giusti-
ficazioni dell'autore , e trassero il volgo assor
dato contro la techa calamaria , che non sep-
pesi con fondamento confutare .
Ebbe il Martorelli un real comando di pren
dere la cura che si ristaurasse la famosa cap-
pella Pontaniana ; ed egli nel 1759 prese a
correggerne le iscrizioni guaste dall ' abbando
no, e a supplire le mancanze e correggere gli
errori , come fece nelle due iscrizioni greche
riferite dal Grutero ( 1 ) , una delle quali si rap-
porta anche dal Capaccio (2 ) . Avverso l'in-
ter-
(1) Thesaur. 1098 , 8 , e 2089 , 4 .
(2) Antiq. Neap. cap. 22 , num. 10%
( 249 )
terpretazione Martorelliana produsse in Roma
le sue Animadversiones il riputato Niccolò
Ignarra . Ma quì si vide reimpresso il piccio-
lo comentario del Martorelli e supplito e ca-
stigato per le proprie successive spontanee ri-
flessioni più che per le avvertenze del censore.
L'anno stesso cavandosi le fondamenta della
casa de' pp. della Missione vi si trovò un
greco epigramma in un basso rilievo rappre-
sentante un fanciullo tra due persone , nel qua
le si leggeva un patetico lamento per l'im-
matura morte del fanciullo . E benchè somma
mente guasti e confusi ne fossero i caratteri,
il Martorelli lo trascrisse e l'interpretò in tre
distici latini pubblicati in un foglio volante .
Anche questa interpretazione fu censurata
dall'Ignarra che ne propose un'altra , cui fe-
cero ecco alcuni altri antiquarii gregarii , che
pretesero che il fanciullo chiamavasi Messulo,
non già Aristone , come disse il Martorelli , e
che la voce every indicasse i genitori , e non
i loro figliuoli . Disconvenne il Martorelli ; ed
arse la mischia senza apparenza di dovere estin-
guersi , se Carlo III non passava alla monar-
chia spagnuola .
A1-
( 250 )
Altre opinioni egli sostenne contro l'avvi
so commune sul ratto di Elena ch'egli nega
va , sulla pederastia falsamente secondo lui at-
tribuita alla greca nazione ; sulla grotta della
Sibilla Cumana presso il lago di Averno ,
ch'egli stimo un cammino sotterraneo fatto da
Coccejo sotto Marco Agrippa , nel qual pensie-
ro ebbe per contrario Giuseppe Mauro consi-
gliere che asseri esser quella grotta della Sibil-
la . Simili opinioni difese il Martorelli in al-
trettanti opuscoli che rimasero inediti . Quan-
to all'opera delle Antiche Colonie di Napoli
de' Fenici , degli Euboici e degli Attici , dirò
il mio avviso , qualunque siesi , nel parlar dal
duca Michele Vargas .
Oltre di molte prose , orazioni , poesie lati-
ne e greche , rimasero inediti altri suoi com-
ponimenti , cioè una dissertazione intorno
all'origine delle greche lettere , altra sugli An-
fizioni e gli elementi della geografia e storia e
cronologia grecanica , i quali soleva dichiarare
nell' università nel tempo che io frequentava
la di lui scuola . Morì questo celebre filologo
nel 1777 in casa del nomato Vargas , mentre
nel nuovo piano di studii era stato destinato
alla
( 251 )
alla cattedra delle Antichità Greche . Gli si at-
tribui una mordacità Luciliana derivata per
avventura dalle moltiplici contese che gli su-
scitò l'amor ch'egli avea di non dir quello
che altri avea detto . Paradossi non senza
qualche ragione , si appellarono alcuni suoi sen-
timenti ; ma in questi paradossi , nelle tirate
é digressioni stesse che allontanavansi dall' ar-
gomento , compariva l'uomo esimio , l'acuto
dottissimo filologo che istruiva e facea stupi-
re ( 1) . Da ciò che ne abbiamo accennato si
rileva che Napoli perdè nel Martorelli uno de
suoi maggiori ornamenti , e che a' suoi detrat-
tori fia più facile scansar parte de' suoi difet-
ti che assequir qualche parte delle doti dell'in-
gegno e del sapere che lo fecero distinguere .
Venghianio al Vargas .
Nipote del riputato marchese Francesco fu
il duca Michele Vargas Macciucca nato in Sa-
lerno a 22 di giugno del 1733 trovandovisi
suo
(1) Vedasene la Vita che ne scrisse coll'usata sua e-
leganza il celebre Fabroni sull'elogio che ne avea for-
mato il suo discepolo Domenico Diodati .
( 250 )
suo padre nella carica di regio uditore . Secon
dando le insinuazioni del nomato suo zio im-
prese la carriera contenziosa del foro intanto
che tratto da più geniali studii amava l'ozio
pacato e dilettevole permesso a soli letterati
agiati e senza ambizione . Vinse il genio i con-
sigli , e non solo elesse di vivere a' suoi stu-
dii , ma rinunziò per tempo fin anco all'uscir
dalla propria abitazione , dove lontano dal gran
mondo si compiacque del solo consorzio degli
amici che givano a lui e del carteggio di va-
rii letterati lontani sino a che cessò di vi
vere nel 1796 .
Questo letterato romito lasciò opere di va
rio genere , alcune tutte sue indubitatamente
impresse ed inedite , altre lavorate in compa-
gnia . Le sue impresse dal 1751 al 1780 con-
sistono in trattati di morale per le giovinette ,
in notizie di Pietrabianca , in una descrizione
del territorio Napoletano , in una tabula sceno™
graphica Palaepolis et Neapolis , oltre di alcune
iscrizioni e poesie stampate in varie raccolte
Le inedite , un trattato intorno alle Sacre leg
gi del matrimonio , alla Vita di Gesù Cristo ,
ed
( 253 )
ed altre che possono leggersi nelle memorie
dell' ab, Soria ( 1 ) .
Ben lontane da queste sono le opere che gli
diedero rinomanza ; e che lasciano tuttavia in-
deciso il pubblico , se sue si furono o del Mar-
torelli , ovvero se entrambi composero l'ope-
ra delle Colonie venute in Napoli .
Grande , arduo , ardito lavoro , pieno di no
vità e di erudizione ; fu quello supponen-
dolo uscito da un giovanetto che nel 1755
allorchè già ne avea abbozzati i materiali ,
non eccedeva di sua età gli anni ventidue ; e
quando ne produsse il tomo I nel 1764 giun
to era appena agli anni trentuno , e compiuti
ne avea quaranta quando pubblicò il secondo.
Trattasi nel delle Antiche Colonie venute
in Napoli , ed i primi furano i Fenici ; nel IE
delle Antiche Colonie venute in Napoli , ed i se-
condi furono gli Euboici ; nel III che era sot-
to il torchio sin dal 1778 , dovea vedersi la
tere
(1) Le * principali sono Facile governo di Napoli e
delle dodici provincie , Origine delle decime , Incana
patibilità de' fedecommessi presso i Cattolici ec.
( 254 )
terza Colonia cioè l'Attica condotta da Mos
psopo due secoli dopo dell' Euboica , al cui
tempo la nostra città si divise in due , ben
chè abitata da un popolo , e la città vecchia
abitata dagli Euboici si disse Palepoli , e la
nuova abitata dagli Ateniesi chiamossi Napoli,
Dir non saprei , se la morte del Martorelli se
guita nel 1777 impedito avesse la pubblicazio-
ne di questo terzo volume ; certo è però che
più non comparve , ch'io sappia .
Non può negarsi che in quest'opera și spię-
ghi la più pomposa erudizione orientale grę-
ca e latina e che la novità con cui dichiaran-
si varii passi di Omero riempia di piacere
a segno tale , che , al dir di Giovanni Lami ,
anche che le inaspettate opinioni non fosser vere,
meriterebbero bene di esserle , Senti dunque que
st'erudito col merito del libro e colla vastità
dell'erudizione esposta in nuova foggia le ina-
spettate opinioni , le quali dilettano al pari
degli spettacoli teatrali ancor quando pon
sieno vere
Di fatti se non può con fondamento, con-
trovertirsi che * i Fenici siensi in varii luoghi
di questo regno stabiliti ર ed abbiano per le
pen-
( 255 )
pendici del nostro mare lasciati varii indicij
del loro soggiorno fra noi ; piacerà quanto nel
primo tomo delle Colonie şi espone , sebbene
piena sicurezza non abbiavi per convincersi di
quanto vi si afferma . Diletterà p. e. il legger-
vi che Partenope non sia voce greca ma feni-
cia , che Falero non sia un uomo , ma un mer-
go , che Ebone sia il vitello d'oro adorato da-
gli Ebrei . Ma ne saremo convinti per l'eti-
mologie e per le pruove che se pe recano
Applaudiranno i nostri popoli all'opinione che
nel nostro paese , e non altronde , presero st
le amene che le tetre immagini ed invenzioni
de' loro incomparabili poemi Omero ed Esiodo,
essendosi qui finti gli Elisii e l'Inferno . Ma
è tale argomento concludente ? Per esser ve-
nuti gli Euboici fra noi quando pur fosse
vero che Omero nascesse in Cuma dell' Eubea,
potremo gloriarci senza leggerezza di contare
poeta si inimitabile tra' nostri maggiori ? Che
l'Oceano non indichi l'ampio mare che la ter-
ra abbraccia , ma bensì il ristretto del Crate-
re di Napoli , e che il viaggio e gli errori di
Ulisse qui si circoscrivessero , recherà certa
mente diletto a'nostri compatriotti . Ma l'eru-
di-
( 256 )
dizione onde si appoggiano siffatte idee , è poi
così martellata , com'è ingegnosa , da reggere
a'colpi della sana critica ? Grande ingegno eb
be certamente colui che seppe così dottamen-
te realizzare le proprie opinioni ! grande a se-
gno che per quanto abbiasi ragione d'impu
gnarle , niuno attignerà mai la gloria che com-
pete a chi si nuovi ed ingegnosi pensieri con
tali vivacissimi e grati colori seppe lumeg-
giarę !
Ma a chi si appartiene il vanto di aver sor
tito sì grande ingegno ? Al Vargas o al Mar-
torelli ? Il Soria non fu lontano dal credere
che quest' ultimo se ne millantò per avere al
l'ope-
Vargas sugerite alcune poche cose . Altri
ra intera attribui al Martorelli , benchè pub-
blicata sotto il nome di un altro ( 1 ) . Volles
ro alcuni che del Vargas fu l'idea dell' opera,
e che gli appartenessero ancora varii materiali
ordinati a suo modo > ma che ciò che sa di
somma erudizione orientale e di novità inas-
pet-
(1) Ciò pretefe insinuare Antonio Silla nella Fondas
zione di Partenope .
( 257 )
pettata , appartengasi al Martorelli . La prima
sentenza abbracciata in certo modo dal So-
ria , come oltraggiosa alla memoria di un let-
terato esimio che nulla abbisognava dell'altrui
e che fu grande e maraviglioso anche in altre
opere di simil conio , vuolsi accogliere col me-
ritato disprezzo . La dottrina filologica del
Martorelli che in tante guise rifulse agli oc-
chi della dotta Europa , dovrebbe oramai pre-
servarlo dalla malignità che tentò di ogni ma-
niera denigrarlo . La seconda opinione abbassa
grandemente il carattere morale e letterario del
duca Vargas , che pel poco che contribuì all
opera si fosse lasciato vincere dalla vanità di
produrre col proprio nome quanto di grande
gli somministrò il suo maestro . Simili vani
tà puerili meglio convengono a certi fortuna-
ti forensi che io conosco , che tante volte han-
no dato il proprio nome alle produzioni de'
loro pratici , coprendosi , alla guisa delle nude
cornacchie , delle altrui penne . La terza opi-
nione sembra la più sana ; nè il Vetrani giu-
dicò altrimenti nelle sue Sebethi Vindiciae do-
ve censurò a dirittura il Martorelli pel disprez-
zo mostrato nel libro delle Colonie pel patrio
Tom.V'I fiu-
( 258 )
fiume , allegando che il Martorelli molto lavo-
rà in esso , come tutti sanno e come confesso il
Vargas , e che ciò che egli ne riprende è tut-
to Martorelliano , e si trova colle medesime pa-
role nell'opera della Teca Calamaria . In effetto
il duca nella prefazione non solo rende giu-
stizia al p. Carcani che lavorò sulla carta deļ
viaggio di Ulisse , ed al dotto professore di
lingua greca Crescenzio Morelli ( che abbia-
mo perduto l'anno 1796 ) il quale l'assistè
in tutta l'opera ; ma confessa ingenuamente
che il Martorelli vinseri non poco del suo , di-
chiarando che quanto vi si troverà di buono
tutto a lui si debha , Noi non possiamo dissen-
tire da questa sentenza ; tanto più che l'amo-
re di contraddire al Mazzocchi ed il disprez
zo affettato per Camillo Pellegrino , e la no-
vità sul littorale del Cratere e sul viaggio di
Ulisse , e le interpretazioni ingegnose di tanti
passi di Omero , trovansi tutte sparse in altre
opere del Martorelli , ed assai più a questo
valentuomo si converrebbero ( quando pur non
si leggessero su i libri da lui dati preceden-
temente alla luce ) che non al duca Michele
Vargas assai giovane , il quale , benchè istrui-
to
( 259 )
to e culto di dottrina e di erudizione ron
iscarseggiò , pure nelle altre opere tutte sue
non si manifestò si prestante filologo come
comparve nelle Colonie di Napoli .
Il sacerdote secolare Niccolò Ignarra nato
in Pietrabianca a' 20 di settembre del 1728 ,
morto verso i primi anni del secolo XIX stu-
diò nel seminario arcivescovile napoletano ,
dove poi alla sua volta insegnò le greche è
latine lettere . Lesse indi prima in vece del
Mazzocchi nell' università la Sacra Scrittura ,
e ne divenne in seguito proprietario ,
Di lui si hanno , oltre di moltissime iscri-
zioni latine , l'opere seguenti . Pubblicò nel
1770 de Palaestra Neapolitana Commentarius ad
inscriptionem athleticam Neapoli anno 1764 de-
tectam . Ed in tal comentario l'essere quì ces-
sata la famosa palestra si attribuisce all' avere
i Napolitani acquistato il diritto di colonia
Romana verso la mettà de' tempi degli Anto-
nini > e vi si accoppia una dissertazione de
Buthysiae Agone Puteolano . La greca iscrizio-
ne si trovò sotto il monistero di s . Maria Egi-
ziaca appunto nel luogo in cui si tiene che
fosse il Ginnasio Napolitano , ed a questo cad
r 2 de
( 260 )
de in mente all' Ignarra che potesse quel rot-
to marmo appartenere . Leggesi in prima nel
Jibro l'iscrizione colla versione latina supplita
dall' autore e dichiarata assai eruditamente ;
parlasi in seguito della parte materiale e for-
male del Ginnasio Napoletano ; e si mette in
vista ciò che per esso fecero i Romani impe-
radori che ne furono ginnasiarchi , o che per
altra occasione lo sostennero ; e se ne addita
il decadimento . Questo argomento era stato
in tal maniera appunto trattato dall ' erudito
Pietro Lasena nel suo Ginnasio Napolitano . Se
ne approfittò l'Ignarra ed accrebbe all'argo-
mento lume novello . La dissertazione intorno
- all agone puzzolano del sacrificio del bue non
è meno importante e dilettevole , e riesce uti-
je alla numismatica a cagione dell' erudizione
che si spande in copia sulle monete che han-
no il bue colla testa umana barbata . Il prelo-
dato Lasena prese a trattare delle antiche Fra-`
trie della nostra città ; ma prevenuto dalla mor-
te non potè dare al suo lavoro le ultime cure .
Se ne occupò anche il Martorelli nella Theca
Calamaria , e qualche altro nostro scrittore
ne ha favellato non brevemente , Ma dobbia
mo
1
( 261 )
mo all' Ignarra il più pregevole lavoro filolo-
gico che siesi su tale curioso argomento a' no-
stri giorni congegnato . Egli pubblicò nel 1797
il libro intitolato de Phratriis primis Graeco-
rum politicis societatibus commentarius , nel qua-
le ilustra le iscrizioni fratriache napolitane ,
e favella della regione degli Erculanesi di Na-
poli . Questo libro abbonda di sì varia erudi-
zione grecanica intorno alle nostre fratrie che
istruisce e diletta oltremodo . Si aggira la pri-
ma parte sull'antica significazione della voce
fratria , sull' istituzione di tali società , sulla
divisione dell' Attica fatta da Cecrope di tutti
i villaggi in quattro tribù ed in dodici fratrie,
sulle fratrie Omeriche , su i particolari colle-
gii de' fratori Ateniesi e delle Curie Romane ,
su i conviti pubblici istituiti da' Pelasgi Itali-
ci e adottati da' Greci d' oltramare . Verte la
II sulle fratrie Napoletane , delle quali si de-
duce la notizia da una lapida antica ; si asse-
gna ciascuna di esse all' epoche rispettive ; si
tratta per digressione de' Pelasgi Eolii , de' nu-
mi patrii e fratrii ; si comentano le iscrizioni
fratrie degli Eumelici , Eunostidi , Aristei , Ar-
temisii , Panelidi , Inoidi , Cumani , Antinoiti ,
r 3 Er-
( 262 )
Erculanesi . Ciò, che sembrami particolar pre-
gio dell' interpretazione delle indicate iscrizio-
ni , si è l'esattezza mirabile onde si comen-
dano i cognomi delle descritte fratrie . Viene
con ciò a mostrare y secondo il suo avviso
quali furono i primi popoli che recarono il
grecismo nel Lazio , insegnando agli Aborigini
la propria lingua e i proprii costumi ; di più
perchè i Latini chiamarono di un nome co-
mune Grecia le regioni Elleniste dell' Acaja
del Peloponneso , dell' Attica , della Beozia , e
degli altri luoghi oltramarini , essendo tal vo-
ce ignota agli Elleni stessi ; finalmente perchè
i Latini chiamarono Magna- Grecia quel nostro
angolo estremo dell' Italia . Chiudesi sì bella
produzione con una dissertazione intorno al
monte Pausilippo dinotante sepolcro .
Di ciò che egli scrisse nel 1759 e 1760
contro del Martorelli pel greco epigramma sco-
perto nelle fondamenta de ' pp. della Missione,
e per le di lui correzioni alle iscrizioni Pon-
taniane , abbiamo già parlato .
Scrisse in oltre l'Ignarra i seguenti opusco-
li l'interpretazione di altra iscrizione greca tro-
vata nel 1763 in Eraclea della Magna- Grecia,
una
( 263 )
ana orazione latina in morte dell' inclita regi-
na Maria Amalia Walburga nel 1760 ; la vita
anche in latino dell' insigne Mazzocchi nel
1772. Diede altresì alla luce l'emendazione
dell' inno Omerico a Cerere pure in latino col-
la notizia e col giudizio e colle congetture
'sull'epoca di tal componimento , uscito in Na-
poli nel 1781 dedicate al conte di Lynden .
Il testo greco di quest' inno trovossi dal dotto
inglese Federigo Mattei nel codice Omerico
esistente in Mosca nella biblioteca del Santo
Sinodo , e fu dallo stesso communicato al ce-
lebre olandese David Runkenio , il quale rive-
duto e corretto lo diede alla luce in Leyden
nel 1780 , e dopo tre anni lo riprodusse emen-
dato con più cura e corredato di annotazioni
proprie e di altri abili letterati , tra' quali vuol
contarsi il nostro Ignarra . Conviene questo
nostro filologo col Runkenio nel non ricono-
scere l'inno come omerico , poca forza facen-
do ad entrambi il rinvenirsi in esso que' sei
versi trascritti da Pausania ( 1 ) il quale gli ci-
r 4 ta
(1 ) Lib. 11 , c. 14 , e lib. IV, c. 30 .
( 264 )
ta come tratti dall' Inno di Omero a Cerere .
Discorda poi da quel letterato olandese là do-
ve costui crede che il vero autore dell' inno
per la ruggine dell'antichità debba stimarsi cer-
to poeta vivuto vel statim post Homerum , vel
Hesiodi aetate . L'Ignarra confessa osservarsi
in quel poemetto una locuzione calcata sule
orme omeriche ma ben lontano lo reputa ,
per la maniera d'inventare , disporre ed orna-
re poeticamente , dalla semplicità , dal giudi-
zio , dalla grazia propria di quel tempo più
felice e vicino ad Esiodo ; e lo stima poste-
riore, al tempo di Pausania . Quale egli siesi
ha ben meritato le dotte cure degli eruditi
olandesi Valkener , Fontenio " Vittembach e
Runkenio , e del nostro Ignarra . La maggior
parte de' critici intelligenti vi riconosce ele-
ganza , affetti bene espressi , imitazioni omeri-
che , energia , varietà e grandiloquenza . Quin-
di il riputato mio antico amico il p. Giuseppe
Maria Pagnini ne fece una traduzione italiana
piena della solita sua eleganza e vaghezza di
stile , pregi che non mai si desiderano in quanto
versa su i fogli una penna sì tersa ed eserci-
tata . Forse il leggitore mi saprà grado del
fram-
( 265 )
frammento che ne soggiungo . Rapita Proser-
pina da Plutone le voci della fanciulla giun
gono all' udito di Cerere ; allora
Acuta doglia
Il cor le punse , è su lambrosio crine
Di propria man si lacerò le bende ,
Sugli omeri gittossi un fosco manto ,
E com aquila ratta e terra e mare
A rintracciar si mosse . A lei nessuno
Mortale o Nume il tristo caso aperse ;
Nessun presago augel verace apparve ·
Ben nove giorni s'aggirò pel mondo
Cerere , accese faci in man recando ,
E conquisa dal duol nè ambrosia mai ;
Nè mai grati gusto nettarii succhi ,
Nè sue membra tuffò ne bagni . In fine ,
Quando la decim alba in ciel rifulse >
Incontro a lei con una lampa uscìo
Ecate ecc.
Giuseppe Morisani nato a' 16 di novembre
del 1720 in Reggio di calabria ulteriore e mor-
to a' 28 di dicembre del 1777 , ha diritto di
esser mentovato tra' pregevoli cultori delle lin-
gue dotte . Promosso al sacerdoz io venne in
Napoli a compiere gli studii e ad apprendere
le
( 266 )
le moderne dottrine filosofiche . Passò poscia a
Roma nel 1750 , vi apprese la lingua ebraica,
e per cinque anni attese a svolgere i libri im-
pressi e i codici mss delle biblioteche di quel-
la gran città , cavandone notizie relative alle
opere che meditava . Restituitosi alla patria in-
segnò per 17 anni nel seminario diocesano la
lingua ebrea e la greca , la filosofia , la storia
ecclesiastica e la teologia ; e fu promosso al
canonicato e alla dignità di cantore in quel-
la metropolitana .
Produsse in Napoli nel 1759 l'opera de Pro-
topapis et Deuteriis Graecorum et Catholicis eom
rum Ecclesiis . Disviluppa in essa la storia ec-
clesiastica di quella provincia nel corso de
tempi mezzani , onde avvenne che il nome
di Calabria passò dall'estremità della Japigia
al paese de' Bruzii . Dimostra qual fosse lo sta-
to delle chiese sino all'ottavo secolo e le
diocesi da' Greci involate al patriarcato Roma-
no e ricuperate per mezzo de' Normanni . Stam-
pò anche in Napoli nel 1770 Inscriptiones Re-
ginae dissertationibus illustratae , nelle quali spie-
ga la sua erudizione e la molta perizia della
greca e della latina lingua . Uscirono nel 1773
le
( 267 )
le sue Institutiones Militiae Clericalis in tre
tomi . Dovea prodursi un' altra sua opera Re-
rum Brutiarum Antiquitates ( 1 ) ; ma il canoni-
co Francesco Morisani suo nipote che ne fece
sperare l'impressione , non mantenne la paro-
la . Lasciò parimente inedito l'opuscolo latino
degli Atti di s. Stefano Niceno , alcune addi-
zioni al nono, tomo dell' Italia Sacra dell' Ughel-
li , ed una dissertazione sulla Fata Morgana .
Il primo ad occupare nella nostra universi-
tà la cattedra di lingua ebrea istituita nel 1740
fu il sacerdote Gennaro Sisto sommamente pe-
rito nelle lingue orientali . Egli ne pubblicò
gli elementi , e per incoraggire la gioventù a
superare le prime difficoltà promise d'iniziar-
la con quattro lezioni . Nel 1772 poi stampo
un indirizzo per sapere in meno di un mese la
grammatica greca .
Al Sisto succedette Ignazio della Calce il
quale alla perizia grande che possedeva della
lingua santa congiungeva una insinuante cor-
tesissima maniera d'insegnarla .
Nel-
( 1 ) L'autore prima avea intitolata quest' opera , Bru-
tium Ecclesiasticum Vetus Graecanium et Novum . Ve
dine il Zavarrone ,
( 268 )
Nelle greche lettere e nello studio dell'an-
tichità fiorirono parimente il nostro Niccolò
Forlosia bibliotecario imperiale in Vienna en-
comiato dal marchese Maffei , e Carlo Gueva-
ra de' duchi di Bovino che illustrò le tavole
di bronzo trovate in Metaponto .
II
Storia .
Alcune utili ricerche dee la nostra storia
de' bassi tempi al dottore Antonio Chiarito .
Monumento della sua accuratezza e sapere fu
il Comento Istorico Critico-Diplomatico sulla co-
stituzione de Instrumentis conficiendis per Curia-
les dell' imperadore Federigo II , che egli com-
pose per soddisfare ad alcune sagge richieste
di Carlo Mauri avvocato fiscale del real patri-
monio . Oltre alla materia stromentaria si ren-
dè pregevolissimo per le curiose notizie de
villaggi che sono intorno alla città di Napoli.
Vi si esamina singolarmente il sito del Castel-
lo Lucullano , combattendo eruditamente le 1
opinioni del Mazzocchi . Di quest' opera che
con-
( 269 )
contiene una gran parte della storia topografi-
ca di Napoli siamo debitori a Gennaro Chia-
rito suo figliuolo morto nel 1785 , il quale
la pubblicò nel 1772 dopo la morte del padre.
Ma Carlo Pecchia napoletano nato nel 1715
e morto nel 1784 nel voler tessere la storia
antica e moderna della Gran Corte della Vi-
caria , illustrò con un'opera incomparabile la
storia civile e politica di questo regno de' bas-
si tempi . Egli l'avea pubblicata nel 1777 col
semplice e modesto titolo di Storia dell' origi-
ne e dello stato antico e moderno della G. C. del-
la Vicaria; ma ad insinuazione del dotto mar-
chese Tanucci nel 1778 condiscese a cangiar-
lo in quest' altro più degno e generale di
Storia Civile e Politica del Regno di Napoli da
servire di supplemento a quella di Pietro Gian-
none . Innoltrandosi fralle tenebre de' secoli
mezzani colla fiaccola della più sana critica e
filosofia pervenne a disviluppare lo spirito del-
le leggi politiche e civili che formarono della
Gran Corte lo splendore e la decadenza , e ven-
ne così a supplire all' opera immortale del
Giannone la parte più interessante della storia
feudale . Quando i nostri paesi altro non aves?
sero
( 270 )
sero in tai tempi prodotto , basterebbe quest'o
pera classica ad eccitare l'ammirazione de po-
steri , come riscosse da' contemporanei i più
invidiabili encomiį ( 1 ) ,
Comprese l'autore nel I e II tomo la sto-
ria Normanna e Sveva , e nel. II pubblicato
nel 1783 l'Angioina . Si accingeva ancorchè
oppresso da malori a svolgere l'Aragonese che
morte ci involù , E chi proseguirà la magna
nima impresa che richiede un gran filosofo
un gran critico , un gran giureconsulto ed
uno storico pienamente erudito ? Intanto il
Pecchia traeva la sua sussistenza esercitanda
da Mastro d'atti in Vicaria ; ed essendosi for-
mata la R. A. delle Scienze e B. L. egli nel
colmo della sua celebrità , che poteva illustra
re la storia de' tempi mezzani , non vi fu am-
mesⓇ
( 1 ) Il celebre spagnuolo Campomanes , a cui a pome
dell' insigne autore mio antico amico ne presentai in
Madrid un esemplare accompagnato da una lettera di
lui , me ne parò con trasporto . Per l'Italia nel 1772,
quando ne scorsi le principali città , ne trovai già spare
sa la fama tra' più colti letterati . I Giornalisti più aç-
creditati si fecero un pregio di enunciarla con sommą“
lode senza impulsi .
( 271 )
messo che è uno de' torti che quella reale
adunanza ebbe ed avrà eternamente con la
posterità e con la patria . Egli era ridotto
quasi all'indigenza , ed ebbe in fine un assegna-
mento di ducati venti che non giunse a go-
dere nè anche il primo mese . Il Pecchia col-
tivò parimente con successo le amene lettere,
Forse non ebbe chi l'uguagliasse nel poetare.
Il Carnevale ditirambo è per avventura il solo
degno di gareggiare col Bacco in Toscana del
Redi ; la Canzone pel Genovesi suo amico è
degna del lodato e del lodatore ; le Poesie se-
rie e giocose italiane e latine corrispondono
all'ingegno ed al gusto dell' autore : la Mama-
chiana per chi vuol divertirsi che contiene pro-
se e versi , ha riscossi gli elogii degl' intelli-
genti (1) .
L'abate Placido Trbili cisterciense nato in
Montalbano nella Basilicata verso il 1687 e
morto in Realvalle nel 1757 corse il vasto
cam-
( 1 ) Egli scrisse ancora diversi capitoli berneschi indi-
rizzati al marchese Tontoli , alcune composizioni dram-
matiche sacre e profane che si sono disperse , e l'ippo-
lito commedia che s' impresse in Napoli nel 1770 ẹ si
rappresentò in Mugnano ,
( 272 )
campo di una storia del nostro regno civile ,
politica , ecclesiastica , letteraria in cinque to-
mi distribuiti in undici volumi in quarto pub-
blicati dal 1748 al 1754 col titolo Istoria ge-
nerale del Reame di Napoli . Pose questo labo-
rioso scrittore tutta la sua attività in ammas-
sare anzichè in ordinare e scerre . Una copia
prodigiosa di utili importanti notizie sfuggite
alla maggior parte degli storici trovasi in tal
lavoro sommersa entro mille particolarità in-
certe , minute , oziose . L'autore avea una let-
tura immensa , e se ne valse alla rinfusa ; di
modo che di rado risparmia a' leggitori avve-
duti il travaglio di confrontare gli originali ( 1 ).
Il leggitore intelligente calcolerà se più con-
venga attignerle da' fonti , ovvero da tal con-
serva con tanta fatica .
Più ordinata fu lo compilazione degl' Anna-
li del Regno di Napoli cominciata a pubblicar-
si dall'avvocato Francesco Antonio Grimaldi
assessore della segreteria di guerra e marina
mor-
(1 ) Può aversi ( disse l'ab. Soria ) in considerazio.
ne di un repertorio generale .
( 273 )
morto nel 1784. In sei tometti raccolse la
prima epoca che dal primo anno della fonda-
zione di Roma giugne alla fine del quarto se-
colo dell' era cristiana ; e nella seconda epoca
compresa in dieci volumi egli non oltrepassò
i tempi Longobardi . Il rimanente ( che io non
vidi ) fu continuato da altra mano con poco
effetto sino all'anno 29 del XII secolo .
Si distinsero altri letterati in compilare la
storia delle loro patrie , o di alcune città pre-
·
scelte . Francesco Maria Pratilli nato in Capua
nel 1689 e morto in Napoli nel 1763 acqui-
stò fama di erudito non meno nelle antichità
Romane che de' bassi tempi con diverse ope-
re lodate da molti , ma censurate , come era
naturale , da chi da lui dissentiva . L' opera
della Via Appia piena di erudite ricerche , on-
de si rischiara la storia di molti paesi ; la nuo-
va edizione della Storia de' Principi Longobar-
di del Pellegrino colla di lui Vita e con alcu-
ne dissertazioni e varie cronache inedite ; il
libro de Consolari della Campania ; quello dell'
Origine della Metropolia Ecclesiastica della Chie-
sa di Capua , ed altri opuscoli furono combat-
tuti dal Gesualdo , dal vescovo de Vita , dal
TomVI $ Ma-
1
( 274 )
Masi , da Antonio Zavarroni , dal Vitale , Ne
fecero onorata menzione il Rogadei , l' ab. Zac-
caria , il Calogerà che gli dedicò il tomo 51
della sua raccolta , e Capmartin de Chau-
puy nella Découverte de la maison de campagne
d Horace .
Erasmo Gesualdo nacque in Gaeta nel 1688
e mori nel 1768 , e scrisse alcune Osservazio-
ni critiche sopra la storia della Via Appia del
Pratilli che videro la luce in Napoli nel 1754.
L'avere in esse assaltato il Pratilli e quanti
illustri autori da lui si allegano , con un fuo-
co ed una colpevole intemperanza di stile ,
nocque alla riuscita dell' opera del Gesualdo
che per altro non manca di erudizione Ne
favellano con onore monsig. Bajardi , il p. Lu-
go , l'ab. Zaccaria .
Francesco Granata patrizio capuano vesco-
vo di Sessa nato nel 1701 e morto nel 1771
pubblicò in tre tomi nel 1752 e 1756 la Sto-
ria Civile della feacle città di Capua onorevol-
mente enunciata ne' giornali e nella Storia let-
teraria d'Italia . In altri de tomi impresse
in Napoli nel 1766 la Storia Sacra della Chie-
sa metropolitana di Capua , ed un Ragguaglio
istorico della città di Sessa , Tom-
( 275 )
Tommaso Masi del Pezzo nobile di Sessa na-
to nel 1720 e morto nel 1777 , produsse in
Napoli nel 1761 un' opera erudita col titolo
di Memorie istoriche degli Aurunci antichissimi
popoli d'Italia e delle loro principali città Au-
runca e Sessa . Corregge in essa tratto tratto
il Pratilli parlando di alcuni luoghi della Via
Appia , e dimostra che gli Aurunci sieno stati
diversi dagli Ausoni , combattendo l'avviso del
Pellegrino , e dà al nome di Julia Felix Clas-
sica portato dalla città di Sessa in tempo di
Augusto un' acconcia interpretazione diversa da
quella del Mazzocchi .
Giuseppe Antonini nato in Centola nel 16831
e morto regio governadore in Giugliano nel
1765 pubblicò nel 1745 la Lucania discorsi
di Giuseppe Antonini barone di san Biase > la
quale accresciuta di altre due parti verso il
1756 , volle farla imprimere di nuovo , ma col-
la prima data del 1745 ; finalmente nel 1791
e 1797 si reimpresse in due tomi per Fran-
cesco Trombelli per cura del suo erudito ni-
pote Francesco Farao Mazzarella che l'arricchi
di copiose annotazioni specialmente in difesa
dell'autore . L'opera è scritta con diligenza
tan-
( 976 )
tanto per l'antiche storie quanto per lo stato
presente de' Lucani , non omettendo quante la-
pide gli vennero alla mano , e tutto ammas-
sando ciò che gli antichi ne scrissero . Alquan-
ti abbagli che vi si trovano , di buon grado
si condonano da chi comprende la difficoltà di
fuggirli sempre ; non così certa i solenza ed
asprezza in rilevare gli errori altrui ( 1 ) . Nɔn-
pertanto la sua erudizione gli procacciò l' ami-
stà e la corrispondenza degli Assemani , del
Gori e del Passeri in Italia e di alcuni let-
terati in Francia , dove dimorava Annibale suo
fratello , che insegnandovi la lingua italiana ,
nel 1736 avea pubblicato in Parigi un dizio-
nario italiano , latino e francese . Trovasi nell'
ultima edizione della sua Lucania verso la fi-
ne del secolo pubblicata tradotta la lettera che
scrisse Matteo Egizio in francese al sig. Lan-
glet du Fresnoy per avvertirlo degli errori che
ave commessi sul regno di Napoli nel suo
Metodo di Geografia . Ma l' istesso Egizio a-
ven-
(1 ) Si veggano dell' Antonini gli articoli del Maz-
zucchelli , del Soria e dell'Affitto .
( 277 )
vendo dispiaciuto all' Antonini in diverse asser-
zioni ,
questi nel 1739 a 14 di agosto ne'l
riconvenne . Ed essendosi l' Egizio voluto di-
fendere dalle di lui imputazioni con una ris-
posta de' 14 di settembre del medesimo anno,
l'Antonini con altra sua appoggiò le prime as-
serzioni . Oltre ad altre discussioni dell' Anto-
nini che trovansi nell'indicata ultima edizio-
ne sulla traslatazione del corpo di san Matteo
in Salerno e sulla Cronologia de vescovi di Ca-
paccio del Volpe , e ad alcuni capitoli non in-
sulsi , vi si annettono due lunghissime lettere
del sig. Mazzarella Farao che eruditamente ma
piene di fiele scrisse contro Pasquale Mignoni
che avea attaccata la Lucania , e sostenendo l'
esistenza de giganti .
Pochi motti diremo sul Corsignani , sul Tan-
si , sul Murena , sul Milante . Pietrantonio Cor-
signani vescovo di Venosa indi di Sulmona e
Valve nato in Celano nel 1686 e morto nel
1751 diede alla luce molte opere ( 1 ) . Della.
Regia Marsicana uscita in due tomi in Napoli
S 3 nel.
(1 ) Se ne vegga il catalogo nel Soria .
( 278 )
nel 1748 parla con isvantaggio il Rogadeo , e
l'ab. Zaccaria benchè l'acclami come vescovo
esemplare di molta e varia erudizione , riconosce
in lui non finissimo criterio . Il benedettino Se-
rafino Tansi governò il Monistero di Monte-
scaglioso dal 1717 per sei anni e poi di nuo-
vo dal 1735 al 1740 , e quindi dopo alcuni
anni andò a terminare i suoi di nel sacro spe-
co di Subiaco . Egli produsse nel 1746 un'o-
pera giudiziosa ed utile per la storia Norman-
na e per le cose della Basilicata intitolata Hi-
storia chronologica monasterii s. Michaelis Mon-
tiscaveosi • • · ab anno 1065 ad annum 1484
Massimiliano Murena di Solofra nato nel 1732
e morto nel 1781 pubblicò la Vita di Rober-
to re di Napoli con erudizione e proprietà ,
ma usando verso i pontefici e gli ecclesiastici
espressioni che ad 1 essi dispiacquero e che ne
fecero proibire la pubblicazione . Diede altresi
alla luce nel 1762 la Giustizia naturale opera
commendata dal celebre marchese Fragianni ,
e un libro de i Doveri del Giudice , ed alcu-
ne orazioni e dissertazioni . Verso quell'epoca
sceglievansi gli uffiziali delle segreterie da mi-
gliori letterati del tempo , da' giureconsulti ma
cule
( 279 )
culti e tra que' pochi che aveano salutate le
scienze . Correva allora per lo più questa moda.
Pio Tommaso Milante domenicano nato in Na-
poli a ' 13 di agosto del 1689 e morto nell'apri-
le del 1749 lesse teologia nella cattedra pri-
maria in Napoli , e nel 1743 fu fatto vesco-
vo di Castellamare , Scrisse la propria vita nel-
libro che pubblicò nel 1745 deg i Uomini il-
lustri di s. Maria della Sanità . Nell' opera de
Stabiis , de Stabiana Ecclesia et de Episcopis ejus
uscita in Napoli nel 1750 censurò varie vol
te le opinioni di Filippo Anastasii arcivescovo
di Sorrento intorno al luogo che occupava Sta-
bia , fissandone il sito dove oggi vedesi Castel-
lamare , là dove l'Anastasii seguendo l'avviso
di Ambrogio di Leone la collocava nella Tor-
re dell'Annunciata . Milante premorì alla pub-
blicazione di questa sua opera , ed il nipote
di Filippo monsig. Ludovico pure arcivescovo
di Sorrento l'attaccò furiosamente . Gaetano
Martucci prese ad oppugnare le Animadversio-
nes sul libro del Milante scritte da Ludovico
Anastasii .
Si distinsero a que' dì nella storia lettera-
ria il Tafuri , l'Origlia , il Zavarroni , ed il
$ 4 mar-
( 280 )
marchese Spiriti . Gio: Bernardino Tafuri nato
in Nardò nel 1695 e morto nel 1760 , meri-
ta gli encomii de' posteri per aver fornito me-
morie , cronache , opuscoli al Muratori , al Co-
leti ed al Calogerà , e per avere illustrata la
storia civile e letteraria delle nostre contrade.
Tralle di lui opere si stimano quelle delle
Scienze e delle Arti del nostro regno uscita nel
1738 , le notizie intorno alla vita ed alle opere
del Costanzo pubblicate colla sua opera nel 17359
l'Origine e Sito di Nardò nella raccolta del Ca-
logerà , l'Istoria degli Scrittori nati nel regno
uscite in più tomi dal 1744 al 1760 , oltre
ad altre due parti del tomo III pubblicate do-
po la morte dell'autore nel 1770. Quest'ope-
ra che pervenne sino alla fine del secolo XVI
supplisce alla Bibblioteca del Toppi e alle Ad-
dizioni del Nicodemo . Sebbene non iscarseggi
d'inesattezza , gli dobbiamo moltissimi mate-
riali letterarii desiderati altrove (1) .
Gio: Giuseppe Origlia Paolino nato in Polla
nel-
(1 ) Riscosse molti elogii dal consigliere Giacomo Ca-
stelli , da Tommaso suo figliuolo e dal Soria .
( 281 )
nella provincia di Salerno , nel 1718 e man-
cato , dicesi , prima del 1786 , essendo stato
uditore nell'Udienza di Calabria ultra nel 1770
e caporuota nel 1780 , ad insinuazione del ce-
lebre Galiani' prefetto de' regii studii che l'aves
dichiarato prófessore onorario di legge , com-
pilò la Storia dello Studio di Napoli che ci man-
cava . L'ab. Zaccaria ne favella con onore mal-
grado di qualche imperfezione . Ne uscì il to-
mo I nel 1753 , ed il secondo nell'anno se-
guente ; ma la pubblicazione di questo venne
proibita per maneggi de' suoi nemici occulti
sotto ridicoli pretesti . L'opera non manca di
erudizione ; ma vi si desidera ordine e preci-
sione , ed il garbo e l'accuratezza che si am-
mira nel racconto degli studii e delle invenzio-
ni del principe Raimondo di San- Severo ( 1 ) .
Dobbiamo ad Angelo Zavarroni nato in Mon-
talto nel 1705 ed ivi morto nel 1767 la Bi-
bliotheca Calabra , sive illustriorum virorum Ca-
la-
( 1 ) Pubblicò nel 1746 i Principii del Dritto natu .
rale , e nel 1756 un Supplimento al dizionario dell'
Advocat.
( 282 )
labriae , qui literis claruerunt , Elenchus , uscita
in Napoli nel 1753 , opera pregevole , sebbene
tratto tratto l'autore sulle tracce del Barrio
v'inserisce alcuni scrittori tolti a' Siciliani ed
anche a Lucani . Angelo Zavarroni insieme
con Antonio Zavarroni vescovo di Tricarico
sostenne che la patria di s. Tommaso d'Aqui-
no fosse stata Belcastro in Calabria , là dove
il Pratilli stimò essere stata Roccasecca nella
Campagna Felice ( 1 ) . Difese ancora il Zavar-
roni i compatriotti dalle imputazioni dell' au-
tore anonimo delle dissertazioni de Tortoribus
Christi , nel libro pubblicato in Venezia nel
1738 intitolato Epistolae apologeticae criticae ec.
Al contrario del Zavarroni il consigliere Sal-
vadore Spiriti nato in Cosenza nel 1710 e mor-
to in Napoli nel 1776 nelle Memorie degli Scrit
tori Cosentini impresse in Napoli nel 1750 sep-
pe con saggia critica togliere dal numero de
patrii scrittori alcuni che erano stati noverati
tra'
(1 ) Carlo Nardi della Sacra Famiglia di Cristo det-
ta de' Cinesi , scrisse una giudiziosa lettera su tal con-
tesa . V. l'artic. del Soria .
( 283 )
tra' Cosentini . Quest'opera applaudita univer-
salmente ed enunciata con lode dal Zaccaria
incomincia a parlare dagli scrittori del 1114
e dall' abate Gioachino , e rischiara le vite di
121 compatriotti . Quest' illustre scrittore si
rendette cospicuo parimente nelle materie giu-
risdizionali colle Osservazioni su di una carta
di Roma impressa in Cosmopoli nel - 1768 , e
col Dialogo de Morti , o sia Trimerone ecc.
stampato nel 1770 , con cui rispose all'autore
del Diritto libero della chiesa di acquistare e posa
sedere beni temporali . Spiriti coltivò eziandio
con felicità la poesia latina ed italiana . Il suo
Carmen de Machina Electrica uscì nel 1760 :
un altro se ne pubblicò nella raccolta fatta in
morte del Fragianni : l'Alcone del Fracastoro
fu da lui trasportato in ottava rima ed impres
so nel 1756 : il suo1 Canto generliaco per la na-
scita di FilippoAntonio Borbone s'impresse
colle sue Memorie : la traduzione italiana del
Carmen dell'olandese d'Orville intorno alla chie-
setta del Pontano s inserì nella Vita di quell'
insigne autore che ne scrisse il Sarno .
La Sicilia parimente ci fornisce riputati scrie-
tori per la storia civile e per la letteraria . Me-
rita
( 284 )
ritano di rammentarsi singolarmente : il baro-
ne Giambattista Caruso di Polizzi " il quale
insieme con Francesco suo fratello compose
le Memorie della Sicilia ed una Bibblioteca Si-
cula ricca di varie cronache per lo più inedi
te ; il p. Gioacchino di Giovanni de' conven-
tuali di san Francesco che scrisse la storia an-
tica e moderna della città di Polizzi Vito
Carvino ed Antonio Cordici che tesserono la
storia di Monte di san Giuliano picciola città
che sovrasta a Trapani : Domenico Gallo che
dopo del Reina e del Bonfiglio si occupò del
la storia di Messina . Con particolar gloria fio-
rì nel XVII secolo e ne' primi lustri del XVIII
Vincenzo Auria di Palermo nato nel 1625 e
morto nel 1710 , del quale fanno menzione
onorata Giacinto Gimma che l'ascrisse tra
gl' Incuriosi di Rossano , l'Oldoino , l'ab. Giu-
stiniani , l'Aprosio Ventimiglia , oltre del Mon-
gitore che ne scrisse la vita ( 1 ) . Tra i suoi
la-
( 1) Questa Vita s'inserì nella parte III delle Vite
degli Arcadi illustri , tra' quali l'Auria si chiamò Imau-
te . Il catalogo delle sue opere edite ed inedite si trova
nella Biblioteca del medesimo Mongitore .
( 285 )
lavori ebbero maggior voga la Sicilia Inventri
ce, le Notizie istoriche di Cefalù , l'Istoria cro-
nologica de Vicerè di Sicilia dal 1409 sino al
1697 , e le Vite di s. Rosalia e di Antonio
Gagini famoso scultore palermitano con cui
trovansi unite le memorie di Vincenzo Roma-
no pur celebre pittore di Palermo . Ma della
storia letteraria fu singolarmente benemerito
Antonino Mongitore nato in Palermo nel 1663
e mancato verso il 1717 , autore della Biblio-
theca Sicula , di cui uscì in Palermo il primo
volume nel 1708 ed il secondo nel 1714. Egli
avea fatte alcune Giunte alla Sicilia inventrice
che diede alla luce nel 1704 , e la Vita dell
Auria , oltre ad altre Vite di santi di Palermo.
Nel modesto articolo che fece per se stesso
nella sua Biblioteca , si trovano registrate di-
verse opere che si accingeva a pubblicare . Quel
la de' Parlamenti di Sicilia che non vi si tro-
va mentovata , s'impresse nel 1749 con illu
strazioni e note dell'erudito suo nipote Fran-
cesco Serio paroco di san Jacopo di Palermo .
Chiuderemo quest' articolo con Francesco Em-
manuele Gaetani marchese di Villabianca che
diede alla luce nel 1754 in Palermo un' opera
tile
( 286 )
utile e dilettevole e gloriosa per la nobiltà si-
ciliana intitolata Sicilia Nobile ; e vi uniremo
l'abate Leanti di Palermo de' patrizii di Noto,
che produsse nel 1761 lo Stato presente della
Sicilia accolto con approvazione concorde da
gli eruditi ,
III
Eloquenza sciolta e legata .
Come venire a capo di quest' articolo ; se
pensassi a particolareggiar soverchio ? Farò mot-
to di non pochi e ne rammenterò moltissimi
collettivamente .
Quasi tutti gli anzinomati dedicaronsi nel
tempo stesso ad ogni genere di amena lettera-
tura per rendere la scienza amabile . Coltiva-
rono però con particolarità la poesia e l'elo-
quenza oratoria tra' nostri i seguenti . Il con-
sigliere Giambattista Jannucci scrisse varii come
ponimenti per l'Arcadia , e specialmente l' ora-
zione per l'acclamazione del cardinale Althan,
e la Vita del filosofo Gregorio Caroprese , che
si leggono neila raccolta de gli Arcadi , Monsie
gno-
1
( 287 )
gnore Aceti di Figline casale di Cosenza mor-
to nel 1749 , oltre all'avere illustrata l'opera
del Barrio , compose varie poesie sacre , e spe-
cialmente il Martirio di s. Venanzio 9 ed il
Taumaturgo di Brezia s. Francesco di Paola je
rodrammi . Il p. Gherardo de Angelis di Evo-
i discepolo del Vico nelle umane lettere per
monumenti sicuri del suo valor poetico ed ora-
torio lasciò un canzoniere di rime morali , di-
# versi componimenti sparsi in molte raccolte ,
e le sue orazioni e i panegirici sacri che lo
fecero acclamare come l'oratore esimio del
suo tempo ( 1 ) , Il p. Ignazio della Croce di-
scepolo parimente del Vico fu ammirato per
le rime sacre , per li panegirici , per una ora-
zione latina in onore di s. Agostino , e per la
dotta dissertazione sullo schiaffo ed il pannoli-
no che si adopera nella cresima rapportata dal
Calogera . Monsignore Antonio Lodovico An-
tino-
(1) Le lettere d'Italia in questo tempo sono in Nes
poli , scriveva al Martorelli Giacomo Facciolati, e par-
lando del de Angelis lo riconosce per vero oratore che
ha fatto particolarissimo studio sopra gli antichi auig-
ri della nostra lingua .
( 288 )
tinori si segnalo nella bella letteratura non
meno che nell' antichità remota e mezzana e
nella storia e merita di collocarsi in ciascu-
na di queste classi . Avea composto leggiadri
componimenti poetici , drammi sacri , canti
genetliaci ed epigrammatici che preso da scru-
poli diede alle fiamme . Ebbe parimente il ta
lento di poetare estemporaneamente con facon-
dia ed eleganza . Il Muratori inseri nelle An-
tichità Italiane de mezzi tempi la di lui pre-
gevole raccolta di sei pezzi inediti della sto-
ria dell' Aquila da lui illustrati . Per arricchi-
re il di lui Nuovo Tesoro d'iscrizioni Antinori
gli somministrò moltissimi monumenti greci
e latini appartenenti a' Vestini , a' Peligni , A-
miternini ed altri popoli degli Abruzzi . La
morte sopravvenutagli il primo di marzo del
1778 gli fe lasciare imperfetta la grande ope-
ra istorica intorno agli Abruzzi , di cui nel
1781 si pubblicò il primo tomo delle Memo-
rie istoriche delle tre provincie degli Abruzzi z
che ne dovea contener quindici secondo le pro-
messe di suo fratello Gennaro . Il napolitano
Filippo Anastasio nato nel 1656 e morto nel
735 lasciò molte poesie ed orazioni che Lu-
doviz
( 289 )
dovico suo nipote ebbe cura di pubblicare .
Egli portò in Arcadia il nome di Anastro Li-
ceatico e fu onorevolmente rammemorato dal
Crescimbeni ( 1 ) . Gennarantonio Sergio culto
avvocato napoletano non fu di quegli eruditi
che in settanta anni di vita letteraria pascono
il pubblico con le opere altrui cui premettono
qualche pagina di prefazione o di opere pro-
prie che promettono da dieci lustri riserbate
ad uscire all'anno 2000 , o di opere di venti
pagine stampate in forma atlantica , Il Sergio
fu laborioso , ed oltre alle numerose allegazio-
ni che esigeva la sua professione , se premise
agli Opuscoli del Gravina un discorso in sua
lode , abbonda di succo sostanzioso ; se fece una
prefazione latina alle poesie del celebre Giu-
seppe Aurelio di Gennaro , contiene un ogget
to utile alla gioventù , in cui dimostra che lo
studio della poesia non isconviene al giurecon
sulto , e tali cose sono esse stesse opuscoli di
Tom.VI t giu-
(1 ) Tomo IV de' suoi Commentarii . Non ha man-
cato di mentovare le di lui opere il Soria seguito dall'
Affitto .
( 290 )
giusta mole doviziose di dottrine , e di utili
osservazioni ; e così il Lami inseri elogio
del Sergio nelle sue Novelle del 1747. Pag-
lo Moccia sacerdote napoletano professore di
greche e latine lettere morto nel 1779 con
钒
diverse auree lettere latine a molti letterati
colla bella descrizione del fenomeno del pro-
prio corpo di galleggiar nell' acqua , coll'episto-
14
la ad Andrea Fontana de Vesuviano incendio an "
ni 1767 , ha dimostrato che per leggiadria e
nitore di stile e per gusto ed eleganza latina
non fu a veruno de' valorosi scrittori del suo
tempo secondo , e di grande spazio gli tengon
dietro quegli che dopo di lui vollero scrivere
nel linguaggio ch' egli maneggiò maestrevol-
mente il capuano Marco Mondo nato a 22
di ottobre del 1682 , eletto segretario della
cità nel 1751 , e morto nel marzo del 1761,
coltivò ottimamente l'amena letteratura e la
giurisprudenza che apprese dall' Aulisió . Di an-
ni 22 produsse alcuni componimenti poetiči che
poi si ristamparono nelle Rime degl' illustri
poeti Napoletani . Le Nozze commedia che pur
fe imprimere, è una libera imitazione in pros
sa dell'Andria di Terenzio che merita ricor
dar-
1 :
( 291 )
darsi per l'eleganza e per l'acconcia maniera
onde trasportò a' moderni tempi la favola Te-
renziana . Ne conservava il pittore Domenico
suo figliuolo diverse cose inedite ed alcune
giunte e correzioni al Vocabolario della Crusca
ed a quello del Facciolati ( 1 ) ,
Tra' Siciliani fiorirono nelle amene lettere
Giuseppe Vinci da Messina erudito protopapa
che dopo la metà del secolo pubblicò un Vo-
cabolario di voci siciliane derivate dal greco
Un altro più copioso di voci ebraiche , gre-
che ed arabe ne compilò il dotto Palermitano
Francesco Pasqualino , Il canonico Agius de
Soldanis maltese si distinse coll' erudito tratta-
to de Lingua Punica , in cui dimostra che il
linguaggio maltese si avvicina all' antico punico
Non passeremo oltre nel noverare ad uno
ad uno tanti altri valorosi letterati coltivatori
delle belle lettere . E ci contenteremo di ag-
giungere che ne somministrano un numero
t? pro-
(1 ) L'Origlia fa menzione di un di lui trattato de
Jure Asylurum che dopo del Concordato di questa Cor
te con Roma stimò di non pubblicare .
( 292 )
prodigioso le accademie di Napoli e di Sici-
lia surte e terminate nel XVIII secolo . Oltre
alle colonie Arcadiche alle quali si arrollarono AL
tanti veri e immaginarli poeti che coprironsi
del pelliccione pastorale , fiorirono in Napoli
per alcuni anni il Portico della Stadera che si
raccoglieva presso Girolamo Morano ; l' accade-
mia degli Emuli fondata da Girolamo Pandol
felli ; quella che nell' Arenella in tempo di
villeggiatura si univa nella casa degli Alteriis,
dove si compose nel napoletano dialetto il gra
zioso poemetto della Ciucceide ; quella che si
adunò nel convento degli agostiniani scalzi per
celebrare la concezionę immacolata di Maria
sotto gli auspicii del p. Ignazio della Croce ;
quella de' giovani legisti letterati che univansi
in casa del consigliere caporuota Magiocca ; quel-
la che fondò in Sessa monsignor Volcano nel
1772. ecc. Nella Sicilia fiorirono le seguenti
accademie frequentate da gran numero di col-
tivatori di lettere latine toscane e siciliane
Sin dal 1718 si fondò l'accademia del Buon
gusto sotto la protezione di Pietro Filingieri
principe di s. Flavia che vien lodata da Vin-
cenzo Parisi nel discorso sulle Accademie Pas
Lers
( 293 )
lermitane , e dal marchese di Villabianca nella
nomata Sicilia Nobile . Colla direzione del lo-
dato Mongitore ne surse un' altra de' Geniali
che colla morte di Gaetano Giardina uno de'
più attivi individui
1 cominciò a languire e si
estinse affatto al mancar del Mongitore . Fiori
quella degli Ereini sin dal 1730 sotto Federi-
go di Napoli principe di Resuttano " alla cui
morte si sostenne alcun tempo all'ombra di
Bernardo Montaperto principe di Raffadali , e
poi si cstinse . Ferdinando Tommasi principe
di Lampadusa fondò l'adunanza de' Pescatori
Orèter mancata dopo il pretorato del principe ,
nella quale si componeva in dialetto siciliano.
Giacinto Papè duca di Pratameno eresse quel-
la delle Belle Arti e Scienze nel 1752. Nic-
cold Diana duca di Cefalù ne istituì un' altra
utilissima per promuovere l'agricoltura , detta
degli Agricoltori Oretei . In Messina negli ulti-
mi anni si stabili l'accademia de' Peloritani .
3 CA
( 294 )
CAPO VI ultimo
Stato delle Arti : Feste: Teatri
Arti del disegno
Pochi
Ochi sovrani del XVIII secolo contribuiro
no più efficacemente di Carlo III all'avanza-
mento delle arti . Un insolito attivo vigore in-
spirarono in esse gli stabilimenti di lui che
diedero a questi regni nuovo lustro e un aspet
to di magnificenza . La fabbrica degli Arazzi
continuata per più anni in s. Carlo alle mor-
telle ; quella delle Pietre dure altra volta fio-
rente in Firenze che oggi si trova da circa
quarant'anni stabilita in Napoli ; quella della
Porcellana émula della Cinese e della Sassona ,
di cui oltre ai mirabili piccioli lavori esiste
un gabinetto intero in Portici tutto incrusta-
to di finissima porcellana ( 1 ) ; tutti questi
sta-
(1) Trasportò poi tutti gli artisti di essa in Madrid ;
non
( 295 )
stabilimenti trattengono con diletto i curiosi
viaggiatori , ed accrescono in Napoli il nume-
ro degli utili artisti .
Nel 1738 fe innalzare in Capodimonte
un palagio magnifico sotto la direzione di An-
gelo Carasale di cui sono note le altezze ino-
pinate e le sventure , e di un ingegnere per
nome di famiglia Metrano . S'imprese così
gran fabbrica senza riflettersi alla strada pub-
blica che la divideva da' giardini reali , alla
mancanza dell' acqua , ed al terreno su di cui
si costruiva pieno di cavità inferiori , alle qua-
li indi a non molto convenne riparare con
dispendiosissime sostruzioni ( 2) . L'altro edi-
ficio reale nella villa di Portici intrapreso sin
dal 1736 , ed il museo senza pari in Europa
t 4 per
non solo però ne' piccioli lavori si riescì meno " ክብ
nel gabinetto che se ne fece nel real palazzo di Aran-
quezj se nulla si desidera pel materiale , si vorrebbe mi-
glior gusto nel disegno .
(2) Questo edifizio ancor difettoso apprestò il sosten-
tamento a tanti artefici , e benchè non terminato , si
rese notabile per effervisi posta la libreria , i quadri , e
la collezione di storia naturale pervenuta al sovrano
dall' eredità della casa Farnese .
( 296 )
per le rarità e la copia di esse ( 1 ) , che in
conseguenza delle scavazioni di Ercolano , Sta-
bia
( 1 ) Senza invidia può col signor de la Lande chia-
marsi questo prezioso Museo il più curioso ed il più
ricco che si vegga in Italia . Nulla anzi si ammira in
tutta l'Europa che nel suo genere gli si avvicini • E
dove mai trovare una collezione più piena di statue dí
bronzo , e di marmo , di pitture , di urne , di vasi dř
terra , di argento e di bronzo , di lari , di sedie curuli,
di tripodi , di priapi , di lampadi , di lucerne , di can-
delabri , di strumenti agrarii e di arti varie , di utensi
lii di cucina inargentati , di fiole lagrimatorie , di tego-
le , di fornelli portatili , di tazze , di cucchiai , dì mor-
tai , di crivelli , di strumenti di chirurgia , di tibie , di
crotali , di armi offensive e difensive , di medaglie , ď
pietre incise , di cristalli di rocca , e di arredi del mondo
donnesco ? Inoltre di tante pietre incastrate e non in-
castrate
" una delle quali portò Carlo III in dito per
sette anni , ma nel partire per le Spagne volle rimette-
te nel gabinetto di Portici per conservare al regno sen-
za eccezione tutto ciò che si era trovato in Ercolano ?
Quando si troveranno conservati sotto la terra degli ovi ,
de' legumi , del frumento , delle noci , de' colori per di
pingere , dell'olio e del vino disseccato ? Oltre del pic-
ciolo quadrante solare di cui si parla nel tomo III delle
Antichità di Ercolano , e da m. La Condamine nelle
Memorie dell' Accademia reale di Parigi per l'anno
17501
( 297 )
bia e Pompei si formò sin dal 1750 ; furono
due altre abbondanti sorgenti per aumento del-
le belle arti del disegno , per sostegno de' po-
poli , e per tirare vie più la folla de' curiosi
viaggiatori in Napoli .
Ma l'opera che gareggia colla solidità e
grandezza delle fabbriche dell'antica Roma e
vince quanto v'ha di più splendido , di più
vasto e di più regolare in Italia , è certamen-
te il famoso palazzo reale eretto nel piano di
Ca-
1750 , e ad una misura di un piede Romano di 10 pol-
lici e linee 11 : quando emergerà dalla terra dopo 17
secoli un' antica biblioteca bruciata di codici scritti sul
papiro ? Poichè quelli che non si erano bruciati , im-
putriditi dall' umidità si riducevano in polvere al toc-
carsi , sembra che lo stesso Vesuvio avesse contribuito a
conservarne intatta una parte convertendola in carbone
atta però a svolgersi da una mano industre . Il famoso
p. Antonio Piaggi inventore della maniera di svolgere i
papiri conservandone i caratteri , qualche anno dopo del
1756 ne spiegò quattro sì che si poterono copiare . E
perchè il Piaggi non proseguì il lavoro ? Fu per le
novità avvenute che a lui non più si attese ? E che
è addivenuto ( diranno i posteri) di tanti altri papiri che
il caso ci avea verfati in seno ? Del loro destino, do-
vrebbe render conto l'Accademia Ercolanese che in se
guito si rinnovo .
( 298 )
Caserta ; di cui si pose la prima pietra fonds-
mentale il dì 20 di giugno del 1752. A' no-
stri che possono averlo in breve ora sotto gli
occhi sarebbe superfluo l'esaltarne con molte
parole la magnificenza e la ricchezza ; ed alla
curiosità degli stranieri si provvide colla Di-
chiarazione dei disegni del Real Palazzo di Ca
serta pubblicata nel 1756. Luigi Vanvitelli ri
nomato architetto Romano ancor prima d' im-
prendere quest' opera ed altre onde abbelli la
nostra città , era già nel cinquantesimo anno
allorchè fu chiamato in Napoli per costruirla.
L'Aquedotto Carolino che si edificò in segui
to dal 1753 per condurre le acque della sor
gente de lo Sfizzo e delle vicinanze di Airola
a Caserta , e si terminò nel 1759 : può con-
tendere ( dirò con la Lande ) il pregio di
grandezza à tout ce qui nous est resté des Ro-
mains en ce genre . " Noi aggiugne ) non
abbiamo opera veruna moderna che si appres
si a simile magnificenza ; l' aquedotto di Main-
zenon non si termind , e forse sarebbe l'unico
da mettersi a fronte di questo di Caserta " (1 ).
Le
(:) Leggasene nel suo Viaggio il capo 7 del VII to-
me
( 299 )
Le due iscrizioni che si posero sotto la gran-
de arcata del ponte che ha tre mirabili piani ,
tion potendosi così facilmente leggere , il leg
gitore ci saprà grado di trovarle qui registra
te (1 ) .
Car-
mo la descrizione che ne fece quell' insigne astronom✪
che altrove non si mostrò moltissimo parziale de' Na
polerant
( 1) Dice la prima :
Carolo utriusque Siciliae Rege Pio Felice Augusto et
Amalia Reg na spei maximae Principum parente Aquas
Julias revocandas opus 1759 consumatur . A fonte ipso
per millia passuum 16 a rivo subterraneo interdum
etiam cuniculis per transversas é solido saxo rupes actis
qua amné trajecto et arenatióné multiplici specubus in
longitudinem tantam suspensis Aqua Julia illimis et
saluberrima ad Praetorium Casertanum perducta Prin
pum et Populorum deliciis servitura sub cura Lude
Vanvitelli Reg. Prim. Arch.
Dice l'altra :
Qua magno Reip. bono anno 1759 Ĉarolus İnfans Hi¸
spaniarum in expeditionem Neapoli profectus transdu
Herat victorem exercitum , mox potitus Regni utriusque
Siciliae rebusque publicis ordinatis non heic fornices
trophaeis onustos sicuri decuisset erexit , sed per quos
aquam Juliam celebratissimam , quam quondam in usum
Colonias Capuas Augustus Caesar deduxerat , postea dis-
jou
( ૩૦૦ )
Carlo III par che tutte le vie studiasse di
mantener vivo lo spirito d' industria e di fa-
tica che arricchisce i popoli e minora la som-
ma de i delitti prodotti dall ' ozio e dalla mi-
seria . Ordinò altre due opere pubbliche per
occupare utilmente la plebe , il Molo ed il Tea
tro · Difese il molo da settentrione con un
nuovo braccio o picciol molo , e lo termind col
fortino detto di s. Gennaro costruito dopo la
minaccia dell' ammiraglio Byng nella guerra
del 1745 per obbligare il governo alla neutra-
lità . Il Teatro detto di s. Carlo si eresse nel
1737 col disegno del brigadiere Gio: Antonio
Metrano e colla direzione di Angelo Carasale
e malgrado di tali direttori , se non perfetto,
riuscì vago commodo e magnifico .
Dalla costruzione di tali e tanti edificii rea-
li , e dal fermento che ne provenne a tante
arti necessarie per costruirli ed ornarli , pud
ar-
jectam ac dissipatam in Domus Augustae oblectamen
zum suaeque Campaniae commodum molimine ingenti re
duceret anno 1759 , sub cura Lud. Vanvitelli Reg.»
Prim. Arch
.
( 301 )
argomentarsi l'incremento che ne presero ;
Quanto si edificò da' particolari o da luoghi
pii , prese una decenza e vaghezza corrispon
dente . Su i disegni dell' architetto Vanvitelli
la chiesa dell'Annunciata dopo l'incendio sof
ferto si riedificò colla magnificenza che oggi
si ammira ; e nulla in essa si desidererebbe ,
se le cappelle laterali avesser potuto acquista
re un poco più di profondità per corrisponder
meglio alla grandezza di tutta la chiesa ed ap-
pagar l'occhio . Ornavano parimente in diver-
se guise la nostra città e le provincie altri
riputati architetti e tra essi il giovine Roc
co Doyno di Venosa che eresse la chiesa del
conservatorio di Suora Orsola morto in acer
ba età e Giustino Lombardo eccellente dise-
gnatore : ed Antonio dell' Elmo regio architets
to nelle fabbriche reali in Portici e Ferdi
nando Sanfelice del sedile di Montagna che
varie chiese e palagi diresse , ed avea studia
to nella scuola del Solimena . Tra' forestieri che
fiorirono fra noi vuolsi noverar con onore il
romano Antonio Canovari regio architetto del
palazzo di Portici prima del mentovato dell'
Eimo , ed il cavalier Fuga a cui dobbiamo l'
Albergo reale de Poveri ,
( 302 )
Ma destinata in tutte le sue parti a riscuo
tere gli applausi de' nazionali e de' forestieri
intelligenti è la chiesa sepolcrale della fami-
glia Sangro di San-Severo chiamata s. Maria
della Pietà aperta alla divozione del pubblico,
Fondolla nel 1608 Alessandro di Sangro pa-
triarca di Alessandrią , il quale si propose di
formarvi una serie genealogica lapidaria della
propria famiglia . Eranvi quattro depositi an-
1
tichi scolpiti dallo scalpello del cav. Cosmo
Fanzaga e di altri celebri scultori del XVII
secolo . Il prelodato principe Raimondo alla
ricchezza de'fini marmi onde tutta è ricoperta
avea aggiunta la pittura della volta eseguita
da un buon pennello ed altri ricchi ornamen-
ti , Ma venuto in Napoli nel 1750 Antonio
Corradini veneziano scultore dell' imperadore
Carlo VI e dell' imperatrice regina Maria Te
resa , il principe pensò a continuare l'impresa
de' mausolei gentilizii , ed ai quattro mentos
vati ne aggiunse altri diciotto , tra' quali i due
per santa Rosalia e sant' Oderisio della fami-
glia Sangro , i quali servono per cappelle da
celebrarvisi le messe . In queste e nel gran
bassorilievo dell' altare maggiore lavorarono il
lo
( 303 )
lodato Corradini , il cav. Francesco Queirolo
genovese allievo del Rusconi di Roma , e poi
chè essi morirono , due valorosi artefici na-
poletani Giuseppe Sammartino e Francesco Ce-
Jebrano . La statua della Pudicizia grande al
naturale nel mausoleo della madre del princi
pe Raimondo è l'opera classica del Corradini,
vedendosi tutta coperta di un velo dello stes-
so marmo in guisa che di sotto distinguonsi
le nude fattezze della figura , invenzione sco-
nosciuta ai Greci ed ai Romani che non ve-
larono mai i volti interi de' loro simulacri .
Mancato nel 1752 il Corradini che avea com
piuti soltanto tre mausolei interi oltre a tren-
*
tasei modelli originali di creta cotta che lasciò,
il principe invitò il Queirolo che dimorava in
Roma per proseguire i lavori della sua chiesa.
E studiandosi di ogni maniera di arricchirla
di miracoli di scultura , propose a quell' arte-
fice di tentare in una statua di rappresentare
il Disinganno figurando un uomo avviluppato
in un sacco tessuto a rete di corde annodate,
dal quale s'ingegna di uscire per la parte del
capo col soccorso dell' Intelletto espresso in un
Genio che ha una fiammella in testa . La retę
quas
( 304 )
quasi tutta è lavorata a giorno senza toccar la
figura ; e nè anche questa invenzione trova
esempio nell'antichità . E perchè il Corradini
avea lasciato un modello in creta cotta di un
Cristo morto che dovea coprirsi di un velo
trasparente per eseguirsi in marmo , il lodato
Sammartino per dare una pruova luminosa del
suo valore si profferse per iscolpirlo , ed in
soli tre mesi condusse a capo quest' opera sin
golare , la quale , riserbandosi la gloria dell'
invenzione al Corradini , riscosse gli applausi
ben meritati del pubblico al pari della Pudi-
cizia velata . Il bassorilievo dell' altare maggio-
re è un'opera pregevole del Celebrano , e rap
presenta dalla sommità del quadro sino all'ul
timo scalino dell'altare il Monte Colvario colle
figure della Vergine che tiene sulle ginocchia
Gesù Cristo morto deposto dalla croce , e delle
altre due Marie e di san Giovanni e di due
puttini , de' quali l'uno nel mezzo dello scali
no della mensa sostiene con una mano la cro-
ce , e l'altro con ambe le mani il sudario di
Cristo , il cui volto serve di porta al ciborio.
Sotto la mensa poi vedesi il sepolcro voto
del Signore con un angelo in piedi in atto di
#prirlo An-
( 305 )
Anche nel luogo ove si eresse la famosa sta-
tua equestre di bronzo di Filippo V fatta dal
celebre Lorenzo Vaccaro ed infranta dalla ple-
9
baglia , s'innalzò verso il 1758 ad onore del-
la Vergine Immacolata colle volontarie contri-
buzioni del popolo raccolte dal gesuita France-
sco Pepe , una guglia di marmo , in cui si veg-
gono non infelicemente scolpiti diversi orna-
menti , figure e bassi rilievi . Ma il disegno
di tutta l'opera affidato ad un giovane di alte
speranze ma non ancor fermo nel gusto della
bella semplicità e verità , si vede soverchio
carico di ornamenti e di forme capricciose .
Quanto alla pittura la morte del Solimena
non ci privò di ogni gloria che la patria col-
tura può ricevere da pennelli . La sua scuola
avea richiamata la gioventù dalla maniera che
mette capo più nell'immaginazione che nella
vaga vivace verità ; quindi da essa uscirono
molti allievi che dipinsero con lode . Si segna-
larono con opere applaudite Lionardo Olivieri
nato in Martina nel 1690 e morto nel 1752,
Idi cui ci rimangono le pitture a fresco nella
Croce di Lucca e nelle ruote del Consiglio
nel Castello Capuano ; Michelangelo Schilles
Tom, VI u pit-
( 306 )
pittore mancato nel 1752 che rinunciò alla
fortuna che gli prometteva il pennello per as-
sistere sino agli ultimi anni l'amato suo mae-
stro ( 1 ) ; Paolo di Majo di Marcianise che vi-
vea ancora nel 1779 , e tra' pittori di secon-
da c asse si distinse per le opere fatte nella
chiesa di Gesù e Marią , nel Carmine maggio-
re , in s. Giuseppe de' Ruffi , in s. Nicola del-
la Carità ecc.; Gio: Antonio Riozzi di Atiną
che terminava mirabilmente le macchie del
maestro , e si segnald oltre della pittura per
le lettere e per la fabbrica di eccellenti tele-
scopii e microscopii ; Michele Foschini nato
nel 17 ་ che fu applaudito per diverse opere
quelle della
fatte nel regno , e con quelle capitale
nella chiesa di s. Gaudioso , della Pace , di
Sant'Orsola ; Giuseppe Tomajoli lodato per le
pitture che fece in Napoli in s. Giovanni del-
le monache fuori Porta Alba , ed in s. Dome-
nico Soriano ; e finalmente di tutti il più ce-
Jebre e che tutti oscurò , Giuseppe Bonito di
Ca-
(1) Ebbe Michelangelo un fratello per nome Pietro
morto nel 1721 alto valoroso discepolo del Solimena .
( 307 )
Castellamare autor felice degli eccellenti qua-
dri del Maestro di scuola , e della Maestra , e
della Cantering al cembalo , e de ' Cacciatori , e
de' ritratti turcheschi dell'inviato del gran- signo-
am-
re co' suoi cortigiani , e degli affricani dell'a
basciadore del re di Tripoli , e del quadro del-
la volta in s. Chiara accanto a quella di mez-
zo del Conca > e de' quadri della reale cap-
pella in Caserta ,
Ma al tempo del Solimena e sotto Carlo III
noveransi per pittori eccellenti dentro e fuo-
ri dell' Italia Sebastiano Conca , Corrado Gia-
quinto e Francesco di Mura . Nato il Conca
in Gaeta nel 1680 studiò in Napoli sedici
anni çol Solimena , passò a Roma nel 1706
per osservare i capi d'opera dell'arte , vi ten-
ne accademia nella propria casa per pubblico
vantaggio , e conosciuto per pittore eccellente.
per le sue opere fu da Clemente XI onorato
col titolo di cavaliere di Cristo ; e nel 1739
ebbe diverse cariche nella congregazione degli
accademici della pittura e ne fu più volte prin
cipe e custode ( 1 ) , Roma possiede un gran
น 2 .. nu-
(1) Dominicis nelle Notizie de discepoli diSolimena.
( 308 )
numero di pitture del Conca ; moltissime ne
inviò a Siena , a Pisa
Pisa , a Loreto , a Torino ,
a Londra , a Colonia , a Palermo . Nelle Spa,
gne si trova in Salamanca un suo quadro del
Martirio di s . Sebastiano , ed in Madrid quel-
lo di Alessandro magno nel tempio di Geru-
salemme , per essere stato eletto da Filippo V
per uno de' dodici pittori destinati a dipinge-
re le gesta del gran Macedone · Contava più
di settant'anni della sua età quando dipinse
nella soffitta di s. Chiara .
Al tempo del Conca fioriva in Roma Cor-
rado Giaquinto nato in Molfetta . Egli studio
in Bari , venne in Napoli nel 1719 , frequen-
tò la scuola del Rossi e poi del Solimena. е
nel 1723 andò a Roma a perfezionarsi nell'ar-
te , e divenne pittore rinomato . Spinto il re
di Sardegna dalla sua fama lo chiamò a Tori-
no dove fece più opere bene applaudite . In
Roma dipinse tre gran quadri nella chiesa de²
Buonfratelli , e non contando più di 45 anni
fu prescelto da Clemente XIII a dipingere la
chiesa di s. Croce in Gerusalemme . Eranvi
alcune sue dipinture in Napoli nelle chiese di
s Luigi e di Santo- Spirito . Ammiraj in Ma-
drid
( 309 )
drid quel che dipinse nella real cappella e nel
real palazzo detto nuovo , e singolarmente la
vaghissima volta della scala che ne fa il più
pregevole ornamento ( 1 ) .
* Francesco di Mura napoletano detto Franci-
schiello rato verso il 1699 e morto nel 1783 ,
sin dal 1708 fu condotto alla scuola del So-
limena dopo di avere un anno atteso al dise-
gno sotto il cav. Domenico Viola . Non avea
17 anni quando espose al pubblico in prova
de' maravigliosi progressi fatti nel disegno nel
colorito e nel chiaroscuro , un Cristo morto
con s. Giovanni a' piedi della croce in s. Gi
rolamo delle monache . La moltitudine delle
commissioni date ad un pittore così giovane
dimostrano la pubblica approvazione . Quindi
i monaci di Montecasino lo chiamarono a di-
pingere nella loro chiesa e monistero dove
corrispose alla celebrità che giva acquistando.
Tornato in Napoli dipinse nella Certosa di s.
Martino per la stanza del capitolo un Cristo
u 3 fan-
( 1 ) Se ne vegga anche il Viage de España del cata-
lano Antonio Pons .
i
( 310 )
fanciullo che disputa nel tempio fra' dottori-
Dovendosi rifare la volta della chiesa di San-
Severino senza potersi conservare le pitture
di Belisario , e non potendo que' padri spera-
re di commetterla al Solimena già cadente ,
per universal voto si rivolsero a France-
sco ( che conservò maturo e vecchio ancora
il nome di Franceschiello che tutti vinceva
per armonia dolcezza e vivacità di colorito ,
per l'arte di accordar tutte le tinte , per co-
piosa invenzione , e per intelligenza di chia-
roscuro . L'opera riuscì oltre le speranze de
padri vaga , ed oggi conserva il primato su
quanto si è qui dipinto dopo del Solimena
Le pitture de' gabinetti del real palazzo' , quel-
le che chiamato dal re di Sardegna dipinse in
Torino , quelle che invid in Inghilterra , un
prodigioso numero di quadri fatti per partico
lari , accreditò sempre più il merito del Mu-
ra che rimase forse l'unico pittore di nome'
dopo del suo maestro . Intorno a sessanta qua-
dri tra grandi e piccioli se ne ammiravano
nella casa dell'ottimo marchese presidente An-
gelo Granito , e forse vi si ammirano ancora
tra' quali molti eccellenti . Io non nego di
aver
( 311 )
averne veduto un san Giovanni che battezza
Gesù Cristo non solo manierato come tanti al-
tri , ma in posizione che rincresce . La volta
fodata di San-Severino non ha mai fatte tolle-
fare le pitture del già sedile di Porto a sin
Giuseppe , tuttochè fu più colpa della calce
che sua ( 1 ) ; non fecero le sue buone pitture
men rincrescevole la posizione affettata della
vergine nel quadro dell'altare maggiore di s.
Chiara ; qualche opera fatta con fretta indici-
bile , e forse più precipitosa dell'istesso Gior-
dano e del Matteis , senza consultare il vero,
giustifica in parte il giudizio disfavorevole che
ne fecero taluni dopo del Mengs . Ma se vo-
gliamo esser giusti , chi oggi in Napoli potreb-
be dipingere un Angelo custode che scorge
un'Anima verso il cielo , come quello che con
meraviglia può contemplarsi nella mentovata
Casa Granito ? Chi una Giuditta , un Giosu
una Regina Saba come quelle grandiosissime
ù 4 tele
( i ) In fatti io nel 1779 ne vidi nel suo studió la
macchia in picciola tela , che ben chiaramente dimostra-
va che i difetti della pittura a fresco non vennero dal
suo pennello .
( 312 )
tele che con altre di pari eccellenza lasciò if
Mura parte in dono a Giambattista Gallotti e
parte al Monte della Misericordia per vender-
si ed invertirsene il prezzo in opere di pietà?
Tra' Siciliani più degni di storia che si di-
stinsero nelle arti del disegno , vuol noverar-
si per la scultura l'emulo di Antonio Gagini
di Palermo il suo compatriotto Ignazio Mara-
biti . Se ne pregiano diverse opere eccellenti ,
e particolarmente il colosso della Villa di Pa-
lermo ed il mausoleo eretto nel duomo di
Messina all'arcivescovo Gabriele Maria di Bla-
si e Gambacurta morto nel 1767 , che si sco-
perse nel marzo del 1772. Nominansi nella
pittura come meritevoli della stima che il pub-
blico ne ha dimostrata , i palermitani Vito
d'Anna notabile per la bellezza del colorito ,
Gaspare Serenati insigne scolaro del Conca ,
il Martorana che si segnalò più nel dipingere
a fresco che ad olio , di cui si commendano
le cupole dipinte in Palermo nella chiesa di
s. Catarina e delle Anime del purgatorio .
IE
( 313 )
II
Feste e Spettacoli teatrali :
Quanto agli spettacoli festivi troviamo in
quest'epoca ad ogni occorrenza musiche , illu-
minazioni , teatri per le festività di s. Gen-
naro e del Corpo del Signore , macchine piro-
tecniche , maschere , e carri altissimi dell' ab-
bondanza nel carnevale tirate da più dozzine
di paja di buoi esposti al saccheggio dell'infi-
ma plebe , e poi cangiati in cuccagne fisse per
evitare le mortali cadute de saccheggiatori ,
ed accompagnati da quadriglie formate da va-
rii mestieri , per le quali si componevano nel
dialetto napoletano Cartelli non molto lontani
da canti carnescialeschi , tra' quali sovente ne
sono usciti alcuni conditi di tutta la piacevo-
lezza e del patrio sale composti da diversi
verseggiatori e singolarmente da Pietro Trin-
chera . Alla venuta di Carlo III si eressé un
arco trionfale avanti la chiesa di s. Lorenzo
á spese della città e coi disegni del cav. ar-
chitetto Ferdinando Sanfelice . Una fièra ma
gni-
( 314 )
gnifica oltre ogni credere si costruì nella ve
nuta della regina Amalia nel 1738 , quando
s'istitui anche l'ordine di s. Gennaro , la qua-
le s'inventò dallo stesso Sanfelice , e riuscì si
accetta al pubblico ed a i sovrani che da allora
divenne spettacolo annuale ( 1) . Nel primo
parto della regina la piazza del real palagio
si converti in un magnifico teatro con archi
simili a quello del palagio stesso , che avea
nel bel mezzo una gran torre che signoreg-
giava tutti gli edificii della città ( 2) . Daf
Sanfelice fu pur disegnata una fiera in forma
di stella nel largo della marina del borgo det-
to lo Rito . Nella nascita dell' infante Filippo
Antonio si dispose nel largo del Castello Nuo-
vo una superba macchina pirotecnica che s'in-
cendio tutta ad un tratto e riuscì a molti funesta.
Con ardore si coltivarono parimente gli spet-
tacoli teatrali ; ma non sempre nè in tutti
ge-
1 ) Il cav. Paolo Mattia Doria la descrisse minuta-
mente in una bella lettera ad un amico' .
(2) Fu pure invenzione del Sanfelice il cui disegno
fu prescelto dal re in preferenza di molti altri .
( 315 )
generi scenici al numero corrispose l'eccellen-
za . La tragedia però uscì di moda ben presto.
Visse , è vero , sino al 1753 Annibale Mar-
chese de marchesi di Canarota , che con suc-
cesso felice si esercitò nella poesia tragica ,
Ma egli nel 1740 entrato nell' oratorio di s.
Filippo Neri nè più cercò gloria dalla poesia
e non volle accettare nè l'arcivescovado di
Palermo offertogli da Carlo III nè il vescova-
do di Lecce a cui lo chiamò Benedetto XIV.
E' anteriore a quest epoca quinto scrisse pel
teatro tragico . Le due prime sue tragedie la
Polissena ed il Crispo s'impressero in Napoli
nel 1715 ed in Venezia nel 1722. Forse nel
duca Marchese Napoli perdè il suo Racine per
essersi volto alle tragedie sacre . Non perchè
la pia materia ripugni totalmente alla riuscita
della tragedia ; ma perchè per lo più conduce
ad una certa uniformità che inceppa il genio
e lo soggetta troppo alla storia , ed il terrore
e la compassione vengono in certo modo so-
piti dalla sicurezza della gloria celeste del pro-
tagonista . Le dieci sue tragedie cristiane usci-
sono in due volumi l'anno 1729 dalla stam
per
( 316 )
peria di Felice Mosca ( 1 ) .
Più copia di scrittori ebbe la comica Poesia.
Il napoletano Gennarantonio Federico morto ,
se ben m' appongo , dopo del 1750 , prima di
scrivere melodrammi giocosi coltivò la com-
media sullo stile de' Greci e de' Latini e del
Porta e dell' Amenta . Le sue favole d'intrec-
cio e di carattere s'intitolano li Birbe e lo
Curatore , alle quali diede una veste tutta mo
derna e singolarmente napoletana , non già
buffonesca ma piacevole si nelle dipinture de'
costumi che nel linguaggio , nel quale ( sicco-
me a suo tempo dimostreremo ) potrà esser
da' posteri qualche volta pareggiato , ma non
mai vinto .
Presso a poco intorno alla medesima epoca
scrisse altre due commedie in prosa napoleta
na il notajo Pietro Trinchera morto disgrazia-
tamente in carcere prima del 1750 di una
ferita fattasi per disperazione da se stesso con
un
(1) L'analisi di queste tragedie si legge nella Nuo-
vd Storia de' Teatri in otto volumi che pubblicheremo
al più presto .
( 317 )
un tondo di creta che spezzò a bella posta ,
In una intitolata Notà Pettolone dipinse gaja-
mente certo notajo che vivea , dicesi , quando
si rappresentò questa favola . L'altra intitolata
la Gnoccolara fu una copia viva di una bellez-
za r plebea che era la Circe della sua contrada.
Il poeta , come si susurrò , pelato con altri
da quella scaltra femminuccia , si vendicò con
tale graziosa favola che piacque impressa e
rappresentatą .
" Il marchese di Liveri Domenico Barone co-
minciò a fiorire verso il 1740 in un genere
comico ben diverso dal latino e dall' italiano
de' secoli precedenti quando temevasi di far
parlare il quarto personaggio . Da prima dilet-
tossi di recitare in compagnia di alcuni suoi
vassalli , come allora dicevansi , nella sua ter-
ra nelle vicinanze di Nola alcune commedie
che egli componeva . La nobiltà che vi accor
reva in folla , esaltò i di lui pregi comici ap-
po il sovrano , che lo fe chiamare alla corte .
Le commedie che scrisse pel Real Teatring
furono dieci che si rappresentarono dal 1741
șino al 1750 in circa . Tutte sono romanze
sche cioè estremamente ravviluppate , e ter.
mi-
( 318 )
minano con più matrimonii . Ma niuna cosa
è cost essenziale alla commedia Liveriana quan-
to la somma verisimilitudine ed il decoro os-
servato nell' imitazione , e l'inarrivabile pro
prietà del magnifico apparato scenico che le
anima , di che diremo circostanziatamente co-
me del merito delle sue favole nella riprodu
zione continuata della Storia de' Teatri .
La maniera del Liveri si prese ad imitare
senza conseguirsene i pregi da varii nostri co
mediografi . Quel che più gli si appresso e che
lo superava in letteratura fu il sacerdote na-
poletano Giovanni Tucci , le cui commedie si
rappresentarono in case particolari e special-
mente in quella del marchese Milano di s. Gior-
gio . Una di esse s'intitola la Ragione , un'al
tra il Dovere , ma credo che rimasero inedite,
Il Tucci scrisse anche un Ester che volea fare
imprimere e la corredo di+ erudite copiose note,
I prelodato Giuseppe Pasquale Cirillo col-
tivò gli studii teatrali scostandosi dalla manie-
ra Liveriana e da quelle de' comediografi no-
strali de' secoli precedenti , tanto nelle due com-
medie che lasciò interamente scritte > quanto
in quelle che distese soltanto a soggetto , Le
due
( 319 )
due scritte sono il Notajo o le Sorelle , e la
Marchesa Castracani . La prima da me letta
ms non credo che siesi mai rappresentata o im
pressa , e sebbene la dipintura de' caratteri ha
un colorito più moderno , sovviemmi che mi
parve assai ravviluppata . La Castracani si rap-
presentò , dicesi , la prima volta nel palazzo
del principe di San-Severo , ed il viluppo me-
no ricercato da più luogo alla dipintura de' ca-
ratteri . Corse molti anni manoscritta , e poi
impresse senza saputa dell'autore con aggiun
zioni di altra mano meno esperta . Varie com
medie a soggetto somministrò ad alcuni gio-
vani che a que' di amavano di esercitarsi a
rappresentare estemporaneamente .
Gioacchino Landolfo al pari del Cirillo scris-
se commedie a soggetto ed altre scritte inte-
ramente , e recitò egli stesso con grazia , co-
me fece il Liveri , ed1 il Cirillo . Le comme-
die scritte che ebbero più voga sono : Don
Tiberio Tutore burlato il Cassettino , la Con
tessa Sperciasepe . Egli aveva in mira d'imita-
re in questa la Castracani del Cirillo . Tali
commedie corsero mss ? e poi s'impressero ,
ma non dall'autore,
Do
( 320 )
Dovrebbero rammentarsi colle commedie
soggetto del Cirillo del Landolfo e di qual-
che altro che non si curò di serbarle nè di
averne memoria , gli egregii attori dilettanti
che fiorirono in tal periodo ; ma gli riserbia-
mo all'ultimo capo del seguente volume , per
passare a ciò che contribuirono i nostri paesi
nelle opere musicali .
Ed in prima quindi uscirono i tre più insi-
gni soprani dell' Europa moderna ( se possono
mettersi in conto di pregi gli attori mutilati
con tanto scorno dell' umanità ) cioè il cele
bre cay. Farinelli che soggiornò tanti anni ben
veduto nella corte di Spagna regnando Ferdi-
nando VI ; il Caffarelli che colmò di meravi-
glia l'Europa colla maestria del cantare e col-
la voce invidiabile che giunse co i tesori ac-
cumulati ad esser barone nel nostro regno ; e
l'Egiziello nè meno ricco nè meno applaudi
to per l'incomparabile angelica sua voce .
Maggior gloria recarono a a queste
queste contrade
i maestri di musica che sul gran teatro di san
Carlo spiegarono i loro immensi tesori armo-
nici . Essi sono : il Jommelli , il Pergolese , il
Porpora , il Latilla , il Logroscino , il Majo ,
il
( 321 )
il Cafaro , il Sacchini , l'Anfossi , lo Sciroli ,
il Monopoli , il Traetta , il Finaroli , il Pic-
cinni , il Paisiello , il Cimarosa , il Palma e
qualche altro ,
Quanto a componimenti serii questo teatro
risonò quasi sempre de ' melodrammi dell' im-
mortale Pietro Metastasio e tal volta dell' ia-
signe Apostolo Zeno . Sembrami che appena
somministrammo al melodramma eroico l' In-
cendio di Troja e la Disfatta di Dario del du-
ca Morvilli che si recitarono colla musica del
riputato Pascale Cafaro , ed il Creso del cav.
Giuseppe Pagliuca ; che quanto a quelli che
scrisse e pubblicò in più tomi il duca Perrel-
li di Monesteraci , parmi che non se ne sia
rappresentato alcuno ,
Pregevoli per la poesia ben riputaronsi i sa-
cri melodrammi del duca di s. Filippo Loren-
zo Brunassi , che si cantarono nella di lui ca-
sa , cioè la Geneviefa , s. Perpetua martire cui
fece una bella prefazione Gio; Antonio Sergio,
es .Marcelliano martire ; i quali s'impressero
nel 1742 e 1745.
Ma il Federico che tutti riempiè de' suoi
graziosissimi melodrammi comici il Teatro Nuo
Tom.VI X VO
( 322 )
vo e quello de' Fiorentini , superò di gran luu.
ga nelle dipinture de'caratteri e nella locuzio-
ne il Tuilio , l'Oliva , e lo stesso Saddamene ;
ma i suoi meriti e le sue opere esigono spazio
maggiore , e vogliono attendersi dalla Storia Cri-
tica de Teatri .
Col Saddumene e col Federico sparve da'
nostri teatri comici musicali la regolarità e
la grazia . Travestimenti inverisimili , colpi di
scena mal preparati , situazioni stravaganti ›
macchine e trasformazioni a macco , nè modo
nè decenza ne' motteggi , nè moderazione nel-
l'uso degli equivochi maliziosi , tutti in som-
ma gi ordigni adoperati da' più scurrili mi-
mografi ed ateilanarii ebbero luogo ne' mostri
musicali seguiti immediatamente al mancar del
Federico . Alcuna cosa non totalmente corrot-
ta , e non mancànte di ogni grazia comica u-
scì dal Trinchera e dal Palomba . Scrisse i
prino per lo più pel picciolo teatro della Pa-
ce detto ancora della Lava dopo il 1740 , Tra
più dɔzzine di opere buffe riscossero applauso
sufficiente la Vennegna , e l'Abate Collarone ,
}
10 Cecato Fauzo . Ma quella che merita l'atten-
zione maggiore è la farsa la Tavernola abbenter
( 323 )
rata posta in musica dal napoletano Carlo Ce-
cere . Egli la pubblicò senza data col nome
anagrammatico di Terenzio Chitrap , che era
stata scritta per cantarsi nel monistero di s.
Chiara verso il 1740. Vi s'introduce un fur-
bo che si fa credere Eremita col nome di
Fra-Macario e carpisce elemosine e credito col-
l'arte de' Tartuffi . Ne fu perseguitato e con-
venne rifuggiarsi nella chiesa del Carmine.
Più artificioso e più vario del Trinchera fu
Antonio Palomba nato nella Torre del Greco
e morto in Napoli nella fatale epidemia del
1764. La sua locuzione non è nè si salsa co-
me quella del Trinchera nè sì pura e grazio-
sa come quella del Federico ; ma egli pose tut-
to lo studio a rendere l'azione rapida e po-
polare colla copia de' colpi teatrali ancorchè in-
verisimili , onde seppe chiamare il concorso .
Debbonsi però in lui distinguere , secondo me,
tre differenti maniere di ' dipingere usate suc-
cessivamente in più centinaja di drammi che
schicchero . Cominciando a scrivere a fronte
del Federico si attenne più alla regolarità e
fu più castigato e diligente nello stile e più
naturale ne' caratteri . Tale sembra nel Carlo
*2 ed
( 324 )
ed in qualche altro di quel tempo . Ma inten-
to a chiamar la moltitudine , tolse la maniera
grossolana e pulcinellesca in grazia del buffo
Antonio Catalano , e compose le Magie , la
Maestra , Bernardone e Carmosina , Monzù Pe-
titone , Origille , il Curioso del suo proprio din-
no , pieni di stravaganze , d' inverisimili trave-
stimenti , e di buffonerie e caricature istrio-
niche . I suoi infortunii lo rimossero per al-
cuni anni dal teatro , almeno alla svelata ; ma
이 questo si vide abbandonato dal concorso For-
tunatamente in tale interregno si recitò con
buon successo il tramezzo della Canterina col-
la musica di Niccolò Conforto " e riusci mi-
rabilmente . In seguito da una favola del Fa-
giuoli e dall' Avaro del Moliere si accozzò l
Astuto Balordo cui l'immortale Niccolò Picci-
ni accoppiò una musica eccellente , ed il pub-
blico si affollò al teatro . La Furba burlata di
un anonimo con tre pezzi di musica di Niccolò
Logroscino tratti dalla Fante di buongusto ,
con tre finali e con qualche aria del Piccinni,
fece tale effetto nel teatro de Fiorentini lan-
no 1760 che si recitò per ottanta sere , e val-
se all impressario per due opere¿ e nel nuo-
VO
( 325 )
vo anno teatrale si replicò nel Teatro nuovo
dalla Pasqua sino all'autunno . Quest' opera col- .
mò la misura de voti degl' interessati e del
pubblico che toccarono con le mani questa
verità , che si poteva ridere senza mostruosità .
La Furba burlata avrebbe ricondotta sulle sce-
ne la buona commedia musicale ; ma si per
mise al Palomba di tornare , e si ricomincia-
rono a recitare le sue opere e la rivoluzio-
ne fu suffogata . Egli vide che per distrarre
il pubblico dalle nuove idee a lui contrarie
bisognava sfoggiare con quante inverisimiglianze
gli vennero in mente e vi si abbandonò . La
fortunata riuscita di due suoi lavori la Donna
di tutti i caratteri rappresentata dalla celebre
Marianna Monti e lo Sposo di tre e marito di
nessuno animato dalla grazia e dalla verità ini-
mitabile di Antonio Casaccia , accreditarono
tutto ciò che posteriormente scrisse Antonio
Palomba , ed allora sbucarono dal suo scritto-
jo le Quattro mal malmaritate , la Giocatrice
bizzarra l'incostante finta matta , ultime sue
opere che costituiscono la terza sua maniera
sfornite d'ogni piacevolezza e ricolme oltre
ogni credere di scempiagini , delle quali ci
con-
( 326 )
consoleranno nel seguente periodo Lorenzi con
Paisiello e Cimarosa .
Ma tempo è di affrettarci a rammentare in
qual maniera nel rimanente del passato seco-
lo si contribui a i progressi della nostra Col
tura , e come terminarono .
Fine del Tomo Sesto .
ERRORI CORREZIONI.
Pag. 15 lin. 6 riparo ripard
27 2 maggiore . A maggiore A
41 20 nons nous
56. 15 la fine della
157 20 segreterio segretarie
248 13 techa Theca
295 19 quezj juez
( 327 )
INDICE
DECAPITOLL
CONTINUAZIONE DELLA IV PARTE.
Ecolo XVIII
SEcolo
pag.
CAP. I Ultimo periodo del Governo Vice-
regnale nel secolo XVIII
I Polizia e Legislazione ; Commer-
cio e Marina ivi
II Università; Giurisprudenza : Scien
ze
III Eloquenza sciolta e legata ; Stow
ria; Lingue 51
IV Arti liberali 176
V Spettacoli 8%
CAP. II Coltura delle Sicilie nel primo pe
riodo Borbonico sino al 1759 II1
I Effetti di questo ritorno 118
II
( 328 )
II Università degli studii Foro :
Giurisprudenza 125
CAP. III Stato degli Studii sacri in tal pe-
riodo 154
CAP. IV Stato delle Scienze 174
CAP. V Stato dell'amena Letteratura 230
I Filologia ivi
II Storia 268
III Eloquenza sciolta e legata 7286
CAP. VI ult. Stato delle Arti : Feste : Teatri 294
Į Arti del disegno ivi
II Feste e Spettacoli teatrali 313