Filologia Germanica
--- Lezione 1 ---
Per le lingue germaniche è molto importante sapere quali sono le principali
isoglosse che hanno provocato poi dei cambiamenti all'interno del germanico, che
non sono assolutamente paralleli con quelli avvenuti in ambito romanzo, ma anzi a
volte sono in opposizione.
Il germanico comune non è una lingua attestata, è una lingua ricostruita. Per il
germanico abbiamo qualche iscrizione in una scrittura che possiamo definire simile
al nostro alfabeto, cioè le rune: ad ogni runa corrisponde un fonema.
Non avendo una documentazione estesa per ricostruire il germanico comune, non ci
resta che farlo tramite il metodo comparatistico, quindi facendo dei parallelismi tra
le testimonianze più antiche delle diverse lingue germaniche che conosciamo oggi
per individuare una lingua in comune dal quale si sono originate
L’indoeuropeo
Il latino stesso deriva dall'indoeuropeo, lingua dalla quale deriva anche il germanico
comune.
L'indoeuropeo è una lingua ancestrale che si pensa si sia originata dal Caucaso: Tra
800 e 900 quindi si scopre che c'è stata solo una lingua che si è diffusa e che ha dato
vita a tutte le lingue europee. Vista la sua enorme diffusione, sicuramente si trattava
di una lingua di un popolo di dominatori che conquistavano qualunque territorio in
cui mettevano piede.
Vi sono quindi due ipotesi: è possibile che gli indoeuropei giunsero nei territori
dell’attuale Europa e la loro lingua fu imposta e assorbita nettamente, oppure
potrebbero essere arrivati semplicemente dei conquistatori di lingua non
indoeuropea ma che poi sono stati assorbiti e si sono adattati alla lingua
indoeuropea già parlata
Gli indoeuropei si distinguono in tanti rami e quando parliamo di germanico ci
interessa realmente solo un ramo, messo a confronto con rami con i quali la
popolazione germanica ha avuto dei rapporti, ad esempio:
l'italico (soprattutto il latino, perché quando i germani si affacciano all’Impero
Romano, ormai tutte le lingue italiche erano state superate dal latino stesso);
dall'altra parte le popolazioni celtiche, che per molto tempo fecero da
“cuscinetto” tra l’Impero Romano ed il mondo barbarico germanico (molte
innovazioni sono arrivate dal mondo romano ai germani tramite i celti, poi nel
periodo tardo imperiale i germani hanno cominciato ad avere contatti diretti
con il mondo romano senza aver più bisogno del tramite celtico) anche i celti
stessi hanno assorbito la lingua indoeuropea;
il ramo balto-slavo (I balti sono stati aggregati al gruppo degli slavi, ma
potrebbero essere considerati in modo indipendente. Tuttavia il gruppo slavo
tende ad espandersi, ancora oggi. Fa parte di questo gruppo il russo)
Le due lingue germaniche principali, che sono l’inglese ed il tedesco, possono essere
paragonate come atteggiamento al latino ed al greco. Il tedesco è una lingua
complessa che si mantiene legata alle sue radici ed è difficile da assorbire, come il
Greco. l'inglese per la sua duttilità e capacità di espansione può essere paragonato al
latino.
Differenza tra lingue kentum e lingue satem
Le lingue Indoeuropee possono essere divise in Lingue centum (pronunciato
“kentum”) e lingue satem: è un’isoglossa che ci ricorda semplicemente la differenza
tra lingue che mantengono i suoni [k] e [g] cioè delle occlusive velari (lingue satem,
ad oriente) e le lingue che subiscono un processo di palatalizzazione di questi due
suoni facendoli diventare quelli che noi oggi definiamo in italiano la C e la G con
“suono dolce” nella parola “ciliegia” (lingue centum, ad occidente.
Questa isoglossa spacca le lingue europee occidentali (come il germanico, il celtico,
l’italico ed il greco) dalle lingue europee orientali, ad esempio il tocarico parlato in
una regione della Cina. Il tocarico è un esempio di lingua centum in area orientale.
Quando si parla di italiano si parla di una derivazione dal gruppo centum, anche il
germanico deriva dallo stesso gruppo. Il gruppo satem lo troviamo dall'altro lato
dell'isoglossa, cioè quello orientale.
Un territorio che rientra nella zona ad oriente di questa isoglossa, cioè la zona delle
lingue satem è l’Iran.
La cerchia nordica
È l’insieme dei primi territori in cui i Germani hanno assunto la loro attuale
conformazione linguistica: è un momento di unità germanica (ormai separata
dall'unità indoeuropea) in cui i Germani hanno sviluppato isoglosse di innovazione
creando la base che sarà poi il germanico comune. Si tratta di un'area intorno al mar
Baltico ed interessa anche alcune coste del Mar del Nord.
È complesso definire esattamente dove si sia sviluppato il germanico, per
convenzione quindi si preferisce ammettere che il germanico sia sorto nel Sud della
Scandinavia, nel nord della Germania e nell’odierna Danimarca, anche se ci sono
ottime ragioni storiche per pensare che gran parte delle coste meridionali del Mar
Baltico siano state percorse da popolazioni germaniche.
Queste popolazioni si sono spostate in molti luoghi poiché si tratta di popolazioni
essenzialmente nomadi e lo possiamo notare da un fenomeno interessante:
la parola “ghostis” in indoeuropeo ha dato vita a “gastiz” in germanico
comune ed a “hostis” in latino: in latino vuol dire nemico, mentre in
germanico vuol dire ospite (deriva quindi dall'atteggiamento di una
popolazione stanziale quindi che si è legata alla propria terra e vede i nuovi
popoli che arrivano come dei nemici e dall'altro lato troviamo l'atteggiamento
di una popolazione nomade cioè quella germanica che accoglie i nuovi popoli
considerandoli come ospiti).
La germania di Tacito
la cosa importante sono i confini tra il mondo romano e quello barbaro cioè i due
fiumi:
il Reno (il fiume identitario tedesco): originariamente è il confine tra mondo
romano e mondo germanico e barbaro in generale, diventa poi invece fiume
pienamente tedesco nel momento in cui, dopo la caduta dell’Impero Romano
d'Occidente, i germani si stanziano anche sull'altra riva cioè quella destra, la
quale rimarrà di lingua tedesca fino ad oggi. La sponda destra è sempre tutta
di lingua tedesca, mentre la sponda sinistra rimarrà germanica, ma non più
tedesca; infatti, oggi nella sponda sinistra a nord troviamo l’Olanda; poi invece
nella sponda sinistra a sud troviamo l’Alsazia e la Lorena che ormai sono
francesi anche se alcuni toponimi sono di origine germanica come la città di
Strasburgo. il Reno era il fiume di confine, quindi un limes (deriva dal latino e
vuol dire limite);
il confine era marcato a nord dal Reno mentre ad est dal Danubio che segna il
confine tra mondo romano e barbarico; da Tacito in poi “germanico” e
“barbarico” diventano sinonimi ed il popolo barbarico/germanico per
eccellenza erano i Goti che parlavano una lingua di un ramo germanico che si
estinguerà con loro cioè il ramo delle lingue germaniche orientali (la loro
lingua scomparirà completamente perché i Goti sono stati assorbiti dalle
popolazioni che i Goti stessi hanno conquistato).
Troviamo una cartina con i germani settentrionali (blu), i germani orientali (verde) e
poi i germani occidentali divisi in germani del Mare del Nord (rosso), germani del
Reno-Weser (arancione) e germani dell’Elba (giallo).
I Germani dell'Elba saranno poi i tedeschi del Sud, quindi Alemanni, Bavaresi,
Longobardi.
I Germani del Reno-Weser saranno i tedeschi centrali.
I Germani del Mare del Nord saranno i tedeschi del Nord, gli Olandesi, i
Frisoni e gli Anglo-Sassoni. Quindi per noi i Germani del Mare del Nord sono
quelli più importanti.
L’isolamento dell’inglese ed i cambiamenti paralleli tra mondo germanico e mondo
romanzo
A un certo punto i Germani del Mare del Nord rimasti sul continente si separeranno
fortemente dai Germani emigrati in Inghilterra. Perché appunto quelli che andranno
in Inghilterra costituiranno una serie di dialetti più o meno coesi tra di loro e
creeranno una loro identità, separata dalle popolazioni germaniche continentali e
sempre più lontana, poiché stanziarsi in un’isola (cioè l’Inghilterra) vuol dire trovare
un luogo ideale per creare un isolamento: ci saranno successivamente una serie di
cambiamenti linguistici che vedranno coinvolte tutte le lingue germaniche ma
l'inglese resterà escluso perché confinato in un’isola. Il seguente esempio è
lampante:
Tutte le lingue germaniche, sul modello latino, trasformano l’approssimante
labiovelare [w] nella fricativa labiodentale [v] ma questo non accade nell’inglese:
nel passaggio dal latino al tardo latino la parola “winum” (letta con l’approssimante
labiovelare) diventa “vinum” (letta con la nostra V italiana) e poi in italiano sarà
appunto “vino”. In inglese rimarrà “wine” con la pronuncia dell’approssimante
labiovelare. Tutte le altre lingue germaniche, persino l'islandese così remoto e
lontano, hanno trasformato la [w] in [v] infatti nella parola “vento” che deriva dal
latino “ventus” si trasforma in tutte le lingue germaniche, mentre l’inglese conserva
“wind”.
L'albero genealogico delle lingue germaniche
Il ramo orientale (estinto) è quindi quello che ci interessa di meno e ricordiamo
semplicemente che:
I Vandali sono andati in Spagna, dove hanno creato la Vandalusia, che poi è
diventata la Andalusia, e poi sono finiti in Africa, dove poi sono stati spazzati
via e scomparsi.
I Burgundi si sono insediati prima lungo il Reno, poi sono stati annientati da
Attila e sono stati presi dagli ultimi generali romani e insediati lungo il fiume
Rodano, dove hanno dato origine alla nazione che poi si è chiamata
Burgundia, in latino, e Bourgogne in francese, Borgogna in italiano.
I Goti sono andati in Italia e Spagna (compreso il Portogallo perché ancora non
era separato dalla Spagna); il gotico è stato assorbito e quindi è scomparso,
ma è l'unica lingua orientale di cui abbiamo testi che sono traduzioni bibliche.
Il ramo settentrionale è complesso ed è uno schema rigido che crea problemi nella
collocazione dei dialetti tedeschi settentrionali cioè un'aerea che va dal mondo
nederlandese al mondo tedesco orientale della costa
Per quanto riguarda il ramo occidentale, originariamente in queste zone si parlava il
sassone quindi più vicina al mondo anglo-sassone che al mondo germanico.
Il germanico occidentale si divide in due rami principali: il ramo anglo-frisio e il ramo
tedesco.
Ramo anglo-frisio: Il ramo anglo-frisio comprende lingue come l'inglese e il frisone.
L'inglese è una delle lingue più importanti al mondo, mentre il frisone è una lingua
minoritaria con pochi parlanti esclusivi, poiché la maggior parte di coloro che
parlano frisone parla anche olandese. Non esiste una nazione di Frisia, il che ha
contribuito alla riduzione dell'uso del frisone. Esiste una piccola comunità di parlanti
frisoni in Germania, ma c'è stata un'assimilazione linguistica.
L'antico-sassone, che un tempo faceva parte del ramo anglo-frisio, si è fuso con il
tedesco. Di conseguenza, il sassone è uscito dal ramo anglo-frisio per entrare in
quello tedesco.
Ramo tedesco: Il ramo tedesco si suddivide in due gruppi principali: il tedesco basso
e il tedesco alto.
1. Tedesco basso Il tedesco basso è una lingua piuttosto unitaria che ha dato
origine al gruppo delle lingue olandesi. Queste comprendono l'olandese
parlato nei Paesi Bassi, il fiammingo parlato in Belgio e l'afrikaans, parlato dai
Boeri che emigrarono in Africa. Queste lingue sono molto simili tra loro,
sebbene l'afrikaans abbia sviluppato delle caratteristiche proprie, mentre
l'olandese e il fiammingo rimangono molto vicini.
2. Tedesco alto Il tedesco alto si divide ulteriormente in alto tedesco medio e
alto tedesco superiore.
L'alto tedesco medio è la base del tedesco moderno standard. Dall'alto
tedesco superiore derivano invece dialetti come l'austriaco e lo svizzero
tedesco. Questi dialetti sono molto diversi dal tedesco standard, e lo
svizzero tedesco in particolare è difficile da comprendere per i parlanti
del tedesco moderno. L'austriaco, pur avendo una forte base dialettale,
è rimasto legato al tedesco standard grazie all'importanza culturale
dell'Austria nella storia della lingua tedesca. In Austria, come in alcune
regioni del nord Italia (ad esempio Veneto e Lombardia), esiste una
sorta di bilinguismo, con persone che parlano sia il dialetto locale sia il
tedesco standard.
Nel gruppo dell'alto tedesco superiore rientrano anche il bavarese e
l'alemanno. È interessante notare che il termine "Alemanno" è rimasto
come nome della Germania in francese (Allemagne) e in spagnolo
(Alemania). Questo termine deriva dalla confederazione tribale degli
Alemanni, che vivevano a sud-ovest dello spazio tedesco e in quella che
oggi è la Svizzera, territori confinanti con quelli di lingua francese.
Infine, la lingua longobarda, parlata dai Longobardi che invasero l'Italia, faceva parte
dell'alto tedesco superiore. Sebbene la lingua longobarda sia stata assimilata
dall'italiano, ha lasciato numerosi prestiti nel dialetto dell'Italia settentrionale.
Due popolazioni che NON sono germaniche
Gli Alani, che hanno occupato la penisola iberica insieme ai Visigoti, non sono
germanici, ma sono barbari e sicuramente iranici.
Gli Unni, nonostante siano stati importanti per la cultura tedesca, non sono
germani ma essi sono uralo-altaici. La parola Ungheria in alcune lingue ha l'H
davanti ed essa è stata aggiunta solo per accostare gli ungari agli unni di Attila
che originariamente hanno l’H davanti, anche se non hanno nulla a che
vedere tra di loro. Semplicemente alcuni popoli hanno pensato che ungari e
unni fossero la stessa cosa, cominciando a mettere l’H alla parola Ungheria. In
realtà gli Unni sono un popolo totalmente diverso che fa parte di un gruppo di
lingue chiamato uralo-altaico.
--- Lezione 2 ---
Le invasioni Barbariche
Il periodo delle invasioni barbariche, che si estende dalla fine del IV secolo al VI
secolo d.C., coincide con il declino e la caduta dell’Impero romano d'Occidente e la
continua trasformazione dell’Impero Romano d'Oriente.
In quest'epoca, l’Impero Romano era diviso in due parti: l'Occidente, con la capitale
a Roma, dove si parlava latino e si praticava il cattolicesimo; e l'Oriente, con la
capitale a Costantinopoli, dove la lingua dei commerci era il greco e la religione
predominante era il cristianesimo ortodosso. Le invasioni barbariche provenivano
principalmente dai Germani, anche se altre popolazioni come gli Unni vi
parteciparono.
I Germani inizialmente entrarono in contatto con i Romani attraverso il commercio,
la schiavitù e il servizio militare. Tuttavia, dal III secolo d.C. iniziarono incursioni di
saccheggio, che dalla metà del IV secolo si trasformarono in vere e proprie
migrazioni di intere popolazioni in cerca di nuove terre da colonizzare all'interno
dell'Impero.
Le principali invasioni barbariche includevano:
I Goti, divisi in Visigoti e Ostrogoti, che iniziarono a migrare verso sud spinti
dagli Unni e finirono per insediarsi rispettivamente in Francia e Spagna e in
Italia.
I Vandali, insieme agli Svevi e agli Alani, che attraversarono il Reno e si
stabilirono prima in Spagna e poi in Nord Africa, dove crearono un regno che
fu distrutto dai Bizantini sotto Giustiniano I.
Le popolazioni scandinave, come Danesi e Vichinghi, che invasero l'Europa
settentrionale e occidentale verso la fine dell'VIII secolo.
Gli Angli e i Sassoni che invasero la Gran Bretagna.
Un evento cruciale fu la battaglia di Adrianopoli nel 378 d.C., dove i Visigoti
sconfissero l'esercito romano dell'imperatore Valente, segnando la prima grande
vittoria barbarica contro Roma. Successivamente, i Visigoti saccheggiarono Roma nel
410 d.C. sotto il comando di Alarico I, un evento traumatico che segnò l'inizio della
fine dell’Impero romano d'Occidente.
Un altro scontro significativo fu la battaglia dei Campi Catalaunici nel 451 d.C., dove
le truppe romane guidate da Flavio Ezio e alleate con i Visigoti sconfissero gli Unni di
Attila. Questo scontro dimostrò l'importanza delle alleanze tra Romani e popoli
germanici ormai stabiliti nell'Impero.
Con il tempo, i Visigoti si stabilirono definitivamente in Francia meridionale e
Spagna, integrandosi con la popolazione locale. Gli Ostrogoti, guidati da Teodorico, si
insediarono in Italia dopo aver sconfitto Odoacre, il re germanico che aveva deposto
l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo Augustolo, nel 476 d.C. Questo
evento segna tradizionalmente la fine dell'Impero romano d'Occidente.
Nel frattempo, altre popolazioni germaniche, come gli Alani, gli Svevi e i Vandali, si
stabilirono in varie parti dell'ex Impero romano. I Franchi, convertitisi al
cristianesimo cattolico, divennero una potenza dominante in Europa occidentale,
estendendo la loro influenza su altre popolazioni germaniche e creando un regno
che sarebbe diventato il Sacro Romano Impero sotto Carlo Magno.
Popolazioni Germaniche
I franchi partono dalla parte centro occidentale dell’austrasia e la loro antica capitale
era la città di Tourne. La loro area è quella compresa tra il mare del nord e il reno.
Gli autori più raffinati erano quelli che ragionavano con il mondo rappresentato
secondo la formula OT Era una rappresentazione del mondo secondo il concetto
medievale secondo il quale la parte superiore era l’Asia e la parte inferiore da una
parte l’Europa e l’altra l’Africa. La croce sarebbe il mediterraneo che separa queste
aree del mondo conosciuto. Con l’Asia enormemente più grande e messa in alto
perché dall’Asia viene la religione cristiana.
I Franchi e la formazione della Francia
I Franchi, divisi in Franchi Salii e Franchi Ripuari, iniziarono a premere sull’Impero
Romano d’Occidente fin dal III secolo d.C. I Salii, stanziati sul Basso Reno, avanzarono
oltre il fiume e conquistarono l’attuale Belgio nel IV secolo. Sotto Clodoveo, i Franchi
conquistarono tutta la Gallia, eccetto il regno burgundo che sarà conquistato nel
534, dando vita al Regno di Francia. Durante l’epoca merovingia, il regno si consolidò
diventando il maggiore dei regni barbari d’Occidente, comprendendo tutta la
Germania centro-meridionale e la Francia.
Carlo Magno e l’espansione franca
Carlo Magno, figura centrale dell’Alto Medioevo, intraprese tre campagne militari
importanti:
1. Marca di Spagna: Carlo Magno creò una regione di confine fortificata in
Catalogna per impedire l’espansione araba verso nord. La Catalogna si
sviluppò culturalmente influenzata dalla Francia meridionale piuttosto che dal
resto della penisola iberica, mantenendo un’identità distinta.
2. Sottomissione dei Sassoni: L’ultima popolazione germanica occidentale non
cristiana fu sottomessa e convertita a forza al cristianesimo, principalmente
per motivi politici.
3. Conquista del Regno longobardo d’Italia: I Franchi sottomisero i Longobardi
nel 774, annettendosi la penisola fino all’Abruzzo.
Sotto Carlo Magno, l’Impero franco diventò una delle più grandi potenze del tempo.
Nell’800, Carlo Magno fu incoronato imperatore dal Papa a Roma, unificando
l’Europa centrale e meridionale.
Divisione dell’Impero e trattato di Verdun
Alla morte di Carlo Magno, suo figlio Ludovico il Pio mantenne l’impero indiviso.
Dopo la sua morte, i suoi figli divisero l’impero con il trattato di Verdun nel 843:
Carlo il Calvo: Regno occidentale, che diventerà la Francia.
Ludovico il Germanico: Regno orientale, che diventerà la Germania.
Lotario I: Striscia di terra dal Mare del Nord all’Italia, politicamente ingestibile.
Il regno di Lotario I si frantumò quasi subito, mentre Francia e Germania si
consolidarono come entità politiche e culturali distinte.
I franchi, da piccola potenza locale diventano potenza regionale e poi potenza
mondiale quando Carlo Magno arriva a farsi incoronare imperatore d’Occidente
sfruttando il momento in cui l’impero bizantino è governato da una donna e quindi
dal punto di vista legale non c’era un imperatore.
Rune
Le rune erano il più antico sistema di scrittura dei germani, pensato per essere inciso
sul legno piuttosto che scritto sui manoscritti. Il Futhark, l'alfabeto runico, presenta
lettere come la F e la R simili a quelle romane, mentre altre come la U e la þ sono
adattate per la scrittura su legno, evitando tratti orizzontali per facilitare l'incisione.
La maggior parte delle iscrizioni runiche non è sopravvissuta, ma molte tavolette
sono state ritrovate a Bergen, in Norvegia, dimostrando che le rune erano usate
anche per messaggi quotidiani, non solo magici. Le rune caddero in disuso con la
diffusione del cristianesimo e l'adozione dell'alfabeto latino.
Il verbo "leggere" in latino, "lego", significava originariamente "raccogliere" e
assunse poi il significato di "leggere" come "raccogliere informazioni". In tedesco,
"lesen" è un prestito di traduzione dal latino, mentre l'inglese "read" deriva dal
verbo tedesco "erraten" (indovinare), collegato all'interpretazione delle iscrizioni
runiche. Questa parola è stata poi estesa a significare "leggere" un testo scritto in
latino.
Il nome della prima runa, "fehu", significa "bestiame" e ha dato origine alle parole
moderne "fee" in inglese e "Vieh" in tedesco. Questa radice è anche alla base delle
parole latine "pecus" e "pecunia", collegando il bestiame al concetto di ricchezza.
La storia delle popolazioni germaniche, tra cui gli anglosassoni e i danesi, mostra
come questi popoli si siano influenzati a vicenda attraverso conquiste e scambi
culturali. Gli scandinavi lasciarono un'impronta significativa nelle isole britanniche,
integrandosi con gli inglesi grazie alle somiglianze linguistiche.
La divisione tra Francia e Germania risale ai figli di Ludovico il Pio, con i regni di Carlo
il Calvo e Ludovico il Germanico, che portarono a una Francia più occidentale e una
Germania più orientale rispetto ai confini attuali. La Francia sviluppò una monarchia
centralizzata, mentre la Germania rimase legata a un'idea imperiale, con un sistema
di elezione dei sovrani da parte dei principi elettori. Questo contrasto tra monarchia
e impero ha influenzato profondamente la storia e la struttura politica di entrambi i
paesi.
Origini e Diffusione delle Lingue Germaniche (ripetizione prime parte)
La filologia germanica comincia con l'indoeuropeo, un'antica lingua madre di molte
lingue europee e asiatiche. Le popolazioni indoeuropee, originarie di un'area vasta
che va dal Caucaso alla Germania orientale, hanno sviluppato diverse lingue, tra cui
quelle del gruppo germanico. Le lingue germaniche si dividono in tre rami principali:
1. Settentrionale: Parlato nelle attuali Scandinavia e Islanda.
2. Orientale: Parlato da popoli come i Goti, i Burgundi e i Vandali, le cui lingue
sono oggi estinte, eccetto il Gotico.
3. Occidentale: Comprende il tedesco, l'olandese, l'inglese e il frisone.
Sviluppo dei Dialetti Germanici
Nel I secolo d.C., Tacito descriveva varie popolazioni germaniche, ma le differenze
linguistiche non erano ancora ben definite. Col tempo, i dialetti germanici si sono
distinti in:
Germanico Nord-Occidentale: Da cui si separano i rami occidentale e
settentrionale.
Germanico Orientale: Rimasto separato dagli altri due.
Lingue Germaniche Moderne
Nel periodo medievale, le lingue germaniche si sono evolute lentamente:
Germanico Settentrionale: Ha dato origine a lingue come il norvegese, lo
svedese e il danese.
Germanico Occidentale: Si è diviso in:
o Anglo-Frisio: Comprende l'inglese e il frisone.
o Basso Tedesco: Include l'olandese e il fiammingo.
o Alto Tedesco: Comprende il tedesco standard, il tedesco austriaco e lo
svizzero tedesco.
Primi Prestiti Linguistici
I contatti tra Germani e Romani hanno portato a prestiti linguistici già in età
imperiale. Parole come "ganta" (oca) e "sapo" (sapone) sono esempi di termini
germanici adottati dai Romani. Altri termini includono "vanga" (vomere), "alce" e
"guerra".
I Regni Romano-Barbarici in Occidente
Nel passaggio dal V al VI secolo, si formarono vari regni romano-barbarici. Gli
Ostrogoti stabilirono un regno che comprendeva l'Italia, la Provenza e parte dei
Balcani. I Vandali crearono un regno in Africa del Nord, contrapposto all'Africa greca
di Libia ed Egitto. Con l'avvento dell'Islam, l'Africa e la penisola Iberica furono
separate dall'Europa.
I Franchi, una potenza crescente, assimilarono gli Alamanni e i Bavari, consolidando
il loro dominio anche sui Burgundi. Mentre Teodorico il Grande stabiliva un regno
ariano a Ravenna, i Franchi si convertirono al cristianesimo, stabilendo un regno
cristiano che divenne più stabile e integrato.
L'Europa Altomedievale
Durante l'alto medioevo, il regno dei Franchi si espanse sotto la dinastia dei
Merovingi e dei Carolingi, culminando nelle conquiste di Carlo Magno. L'Europa
altomedievale era più piccola dell'odierna, non comprendendo Danimarca, Isole
Britanniche e Spagna. L'Italia meridionale mantenne una certa indipendenza,
giocando abilmente tra le superpotenze del tempo.
Questo periodo di transizione vide la trasformazione del panorama politico e
culturale europeo, con la fusione delle culture romano-barbariche e l'espansione del
cristianesimo sotto la guida dei Franchi.
Conquista Anglosassone ed Eptarchia
Gli anglosassoni, originari della Danimarca (Jutland), arrivarono in Gran Bretagna
nel V secolo, trasformando la Britannia romana. Angli, Sassoni e Juti si insediarono
nella futura Inghilterra, trovando maggiori difficoltà a espandersi verso ovest e nord,
creando confini stabili con Scozia e Galles. Quest'ultimo mantenne la sua identità
celto-romana, mentre l'Inghilterra divenne germanica, suddivisa in vari regni che
agirono come unità etnica.
L'Eptarchia Anglosassone
L'eptarchia comprende sette regni:
- Tre angli (Northumbria, Mercia, East Anglia) e
- Tre sassoni (Wessex, Essex, Sussex),
- Con i Juti stanziati nel Kent.
La Northumbria si estendeva a nord del fiume Humber, la Mercia era una terra di
confine con il Galles, e l'East Anglia era abitata dagli angli dell'est. I sassoni
occidentali (Wessex), orientali (Essex) e meridionali (Sussex) formarono regni con
differente potere e territorio.
Conversione e Cristianizzazione
Due spinte missionarie cristianizzarono l'Inghilterra: una dall'Irlanda, attraverso la
Scozia, e una da Roma tramite il monaco Agostino, inviato da Papa Gregorio Magno.
L'arcivescovo di Canterbury divenne una figura chiave nella chiesa inglese. Monasteri
come Lindisfarne, Jarrow e Whitby furono importanti centri culturali e religiosi.
L’eta vichinga in Inghilterra (793-1066)
Nel 793, i Vichinghi saccheggiarono Lindisfarne, segnando l'inizio di incursioni che
devastarono l'Inghilterra. Re Alfredo il Grande sconfisse i Vichinghi a Edington nel
878, stabilendo il trattato di Danelaw che divise l'Inghilterra in zone sotto controllo
anglosassone e vichingo. Questa divisione contribuì alla fusione linguistica e
culturale tra anglosassoni e scandinavi.
Il Regno di Canuto il Grande (1016-1035)
All'inizio dell'XI secolo, l'Inghilterra e la Danimarca furono unite sotto il dominio di
Canuto il Grande. Durante il suo regno, la Danimarca dominava anche la Norvegia.
L'integrazione tra i due regni portò a un significativo influsso culturale e tecnologico
dell'Inghilterra sulla Danimarca, che era meno avanzata e si era convertita al
cristianesimo solo alla fine del X secolo. Questo periodo vide un forte influsso della
lingua e della cultura inglese (all'epoca ancora antico inglese) sul danese.
Dopo la morte di Canuto, ci furono ulteriori tentativi di conquista dell'Inghilterra da
parte dei Vichinghi. Nel 1066, Harald III di Norvegia tentò di invadere l'Inghilterra ma
fu sconfitto nella battaglia di Stamford Bridge da Harold Godwinson.
Nello stesso anno, Harold Godwinson, re d'Inghilterra, fu sconfitto da Guglielmo il
Conquistatore nella battaglia di Hastings. Harold dovette affrontare Guglielmo con
truppe stanche dopo aver combattuto nel nord contro Harald III. La vittoria di
Guglielmo portò alla conquista normanna dell'Inghilterra.
Dopo la conquista normanna, l'Inghilterra subì un significativo influsso francese. La
lingua e la cultura francesi divennero predominanti, influenzando profondamente
l'inglese. Al contrario, l'influsso celtico si ridusse principalmente ai toponimi, e quello
scandinavo rimase limitato.
Influenza Normanna
Nel 1066, la conquista normanna sotto Guglielmo il Conquistatore introdusse
l'influenza francese, soppiantando quella scandinava e stabilendo la lingua francese
come lingua del potere e della cultura. L'inglese moderno nacque dalla fusione delle
influenze anglosassoni, scandinave e francesi.
Tre Radici della Cultura Inglese
1. Celtica (insulare): Eredità celtica visibile in toponimi e antroponimi.
2. Latino-romanza: Lingua latina della Chiesa e successivamente il francese dei
normanni, lingua del potere e della cultura.
3. Scandinava: Influenza vichinga soprattutto nel nord dell'Inghilterra e in Scozia,
dove la lingua e la cultura si fusero con quelle locali.
La Germania tra Ottoni e Salii
La storia della Germania tra Ottoni e Salii non può essere compresa appieno senza
tornare all'espansione dei Franchi. Questa espansione li portò rapidamente a
diventare la potenza egemone dell'Europa occidentale, anche se con alcune
eccezioni significative come l'Italia meridionale, che mantenne una complessità nei
rapporti con l'Italia del centro-nord e l'Europa del centro-nord.
Una figura centrale di questa espansione fu Carlomagno, considerato uno dei
personaggi politici più importanti dell'Alto Medioevo. Tra la fine dell'VIII e l'inizio del
IX secolo, Carlomagno condusse tre importanti campagne militari. La meno rilevante
dal punto di vista territoriale fu la campagna in Spagna, che però ebbe un impatto
ideologico notevole, trasformando Carlomagno in un personaggio letterario delle
Chansons de geste. La conquista più significativa fu quella contro i Sassoni, l'ultima
popolazione germanica occidentale non cristiana, che Carlomagno sottomise e
convertì. Infine, la conquista del Regno Longobardo in Italia rappresentò una sfida
complessa a causa delle molteplici eccezioni territoriali come Venezia, Napoli e
Salerno, che rimasero fuori dal dominio longobardo.
Carlomagno riuscì a unificare queste terre diverse, sostenendo di aver rifondato
l'Impero Romano d'Occidente. Nell'800 fu incoronato imperatore dal Papa a Roma,
creando un'unità coesa tra le terre dell'Europa centrale e meridionale. Tuttavia, dopo
la sua morte, l'impero si frammentò. Con il Trattato di Verdun del 843, l'impero fu
diviso tra i suoi tre nipoti: Carlo il Calvo, Ludovico il Germanico e Lotario I. Mentre
Carlo e Ludovico si ritagliarono territori coerenti, Lotario ricevette una striscia di
terra difficile da difendere, che si estendeva dal Mare del Nord fino all'Italia centrale,
includendo lo Stato della Chiesa. Il regno di Lotario si frantumò rapidamente, dando
origine a entità territoriali più piccole come l'Olanda, il Belgio, la Lorena e l'Italia del
Nord.
La storia della Germania è complessa e distintamente diversa da quella della
Francia. Originariamente conosciuta come Francia Orientale, i Franchi orientali
inizialmente si consideravano ancora un'unità con i Franchi occidentali (la moderna
Francia), ma le differenze linguistiche e culturali portarono a una separazione
crescente.
A differenza della dinastia francese, che adottò il principio di ereditarietà per la
successione al trono, la Germania sviluppò un'aristocrazia molto forte che preferiva
eleggere il proprio re. Questo significava che ogni successione doveva essere
convalidata dai nobili. Intorno all'anno 1000, durante il periodo degli Ottoni, fu
ripristinato un regno tedesco il cui re rivendicava il titolo di imperatore. Tuttavia, per
essere riconosciuto come tale, il re doveva recarsi a Roma per essere unto dal Papa,
una cerimonia introdotta da Carlo Magno e diventata consuetudine.
Questa pratica di attraversare le Alpi per mantenere rapporti con il papato rallentò
l'espansione tedesca verso sud.
La Francia si sviluppò intorno all'Île-de-France, con Parigi come centro politico e
culturale del regno. In contrasto, la Germania rimase policentrica, con molte corti
aristocratiche, ciascuna con proprie ambizioni di potere. Questa mancanza di un
centro unificato rese la storia tedesca molto più complessa.
Dopo l'XI secolo, durante l'alto Medioevo, avvenne una trasformazione linguistica:
l'inglese antico e il tedesco antico furono sostituiti rispettivamente dall'inglese
medio e dal tedesco medio. Tuttavia, questa evoluzione non portò a una maggiore
unificazione linguistica, specialmente in Germania. La grande quantità di corti e la
distanza tra le varie regioni contribuirono a mantenere una notevole diversità
linguistica e culturale.
Europa settentrionale
La storia e lo sviluppo delle popolazioni scandinave sono strettamente collegati sia
all'Inghilterra che all'Impero Germanico. Questa connessione deriva dalla loro
posizione geografica e dalle dinamiche storiche che hanno coinvolto la Danimarca, la
Svezia e la Norvegia.
Danimarca: Il nome stesso della Danimarca indica la sua origine come "marca" o
territorio di confine. La Danimarca fungeva da punto di contatto tra l'egemonia
franca (che sarebbe poi diventata l'Impero Germanico) a sud e il mondo scandinavo
a nord.
Norvegia: La Norvegia rimase disunita politicamente per molto più tempo rispetto
alla Danimarca. La sua popolazione era sparsa lungo le coste, con pianure abitabili
solo nell'estremo nord e lungo le coste meridionali, dove si trova la capitale Oslo.
Svezia: La Svezia, con Stoccolma come centro, si espanse in tutte le direzioni,
compresa la Finlandia ad est. Diversamente dalla Danimarca e dalla Norvegia, la
Svezia consolidò un'ampia regione territoriale, diventando una grande nazione del
nord.
Espansione e Relazioni: La Danimarca era il punto di comunicazione principale tra il
mondo nordico e l'Europa centrale. I danesi si espansero verso le isole britanniche in
modo più organizzato rispetto ai norvegesi, grazie alla loro precoce unificazione e
conversione al cristianesimo. Questo portò alla formazione di un'alleanza tra trono e
altare, tipica del medioevo europeo. La geografia pianeggiante della Danimarca
favorì un'alta percentuale di terra coltivabile, contribuendo a una popolazione più
densa rispetto alla Norvegia, che è prevalentemente montuosa e meno adatta
all'agricoltura.
Popolazione e Urbanizzazione: Nonostante la Danimarca sia la più piccola delle tre
nazioni scandinave, è anche la più popolata grazie alle sue terre coltivabili. In
contrasto, le città erano praticamente inesistenti in Scandinavia fino alla fine del
medioevo, a differenza dell'Inghilterra e dell'Impero Germanico, che avevano
infrastrutture romane preesistenti da adattare.
In sintesi, la storia delle popolazioni scandinave è caratterizzata da una diversa
dinamica di unificazione e espansione, con la Danimarca che emerge come la
nazione più organizzata e popolata grazie alla sua geografia favorevole e alle prime
alleanze politiche e religiose. La Norvegia e la Svezia, con le loro caratteristiche
geografiche e storiche uniche, seguirono percorsi di sviluppo differenti, influenzati
dalle condizioni naturali e dalle interazioni con altre regioni europee.
--- Lezione 3 Moodle ---
Le Similitudini
Le lingue germaniche condividono molte similitudini, ma presentano anche
significative differenze. Un esempio di somiglianza superficiale si vede tra l’inglese
"fish" e il tedesco "fisch", dove le differenze sono principalmente di scrittura.
Tuttavia, ci sono parole con differenze più marcate, come l’inglese "ear" e il tedesco
"ohr", che dimostrano come le lingue possano evolversi diversamente pur avendo
radici comuni.
Tra inglese e tedesco esistono analogie e differenze notevoli. Ad esempio, alcune
parole come "mouse" (inglese) e "maus" (tedesco) differiscono solo nella grafia, ma
la pronuncia è simile.
Altre parole mostrano distinzioni più profonde, come "foot" (inglese) e "fuss"
(tedesco), o "guest" (inglese) e "gast" (tedesco).
Ci sono poi parole che sono completamente diverse, come "tooth" (inglese) e "zahn"
(tedesco), dove non c'è alcun fonema in comune.
Esaminando anche lo svedese, troviamo che le lingue germaniche hanno una radice
comune e spesso mostrano forme molto simili. Ad esempio, "foot" in inglese
corrisponde a "fot" in svedese, e la pronuncia è uguale nonostante la diversa grafia.
La parola "guest" in svedese è "gast", ma si pronuncia "yest", indicando come la
pronuncia possa evolvere in modo diverso dalla scrittura.
Un esempio di conservazione arcaica è la parola "mus" in svedese e islandese, che è
rimasta invariata rispetto all'evoluzione che ha portato a "mouse" in inglese e
"maus" in tedesco.
L’islandese conserva forme arcaiche più evidenti rispetto al tedesco, mantenendo
desinenze che sono andate perse in altre lingue germaniche.
Il gotico, una lingua germanica antica, è rimasto relativamente invariato e ci aiuta a
capire l'evoluzione delle lingue germaniche. Ad esempio, la parola gotica "tumpus" ci
mostra come le altre lingue germaniche abbiano perso elementi diversi di questa
parola originaria.
Le lingue germaniche comuni presentano più vocali nelle desinenze rispetto alle
lingue germaniche moderne, che tendono a perdere queste vocali nel tempo.
Guardando all'indoeuropeo e al latino, possiamo vedere le connessioni tra queste
lingue antiche e le moderne lingue germaniche. Ad esempio, la parola inglese "fish"
deriva dall'indoeuropeo "piscis", che ha dato origine al latino "piscis" e all'italiano
"pesce". In dialetto siciliano, questa parola è diventata "pisci", mantenendo la vocale
originale "i" del latino.
L'indoeuropeo non sempre offre una ricostruzione chiara e precisa delle parole. Ad
esempio, la parola per "dente" in latino è "dens", mentre in greco è "odont".
Questa variazione riflette come le radici linguistiche possano divergere.
La ricostruzione dell'indoeuropeo non è sempre chiara. Ad esempio, alcune teorie
propongono che l'indoeuropeo avesse una vocale unica, successivamente evolutasi
in "a", "e", "o" in base ai fonemi circostanti.
Questa teoria, nota come Teoria delle laringali, suggerisce che i fonemi laringali
persi abbiano influenzato le vocali successive. Fondamentalmente, è una teoria, che
ipotizza l'esistenza di suoni consonantici di tipo laringale (da uno a tre), nel sistema
fonologico dell'indoeuropeo. Questi suoni sono completamente caduti in tutte le
lingue indoeuropee attestate. La storia del laringalismo si interseca con quella dello
scevà, un suono vocalico ricostruito per l'indoeuropeo, di cui la laringale
costituirebbe il grado zero.
--- Lezione 4 Moodle ---
Sistema Vocalico e Consonantico dell'Indoeuropeo
Introduzione
Quando parliamo di indoeuropeo, uno degli aspetti più cruciali da esaminare è il
sistema vocalico e consonantico. Questa analisi ci aiuta a capire i principali passaggi
evolutivi delle lingue indoeuropee. Sebbene la linguistica storica, in particolare
l'indoeuropeistica, abbia fatto progressi significativi, alcune spiegazioni tradizionali
rimangono ancora molto convincenti e utili, specialmente nel campo della filologia
germanica.
Sistema Vocalico dell'Indoeuropeo
Il sistema vocalico dell'indoeuropeo era estremamente complesso. Comprendeva
vocali che assomigliano alle nostre, con una distinzione fondamentale tra vocali
brevi e lunghe. Questa distinzione è molto rilevante in alcune lingue classiche come
il latino e il greco, e lo è ancora in lingue moderne come l'inglese, dove la lunghezza
delle vocali può cambiare il significato delle parole. In italiano, invece, la distinzione
tra vocali brevi e lunghe non è così significativa.
Le vocali indoeuropee includevano a, e, i, o, u, sia in forma breve che lunga. Gli
storici latini avevano già identificato che le vocali lunghe e brevi tendevano ad avere
timbri diversi. Ad esempio, in italiano moderno, la i breve e la u breve del latino sono
spesso diventate e ed o chiuse, mentre le e/o brevi sono diventate aperte. Anche se
ci sono eccezioni, questa regola approssimativa ci mostra che fin dall'indoeuropeo, le
vocali lunghe e brevi non erano esattamente corrispondenti, creando un sistema con
10 vocali principali e una vocale neutra, lo schwa (ә). (Quindi si può considerare un
sistema con 11 vocali).
Trapezio Vocalico (foto pag 60)
Il trapezio vocalico dell'IPA rappresenta le vocali in base a due assi principali: l'asse
orizzontale per l'anteriorità/posteriorità e l'asse verticale per la chiusura/apertura.
Le vocali anteriori come la i sono pronunciate nel palato, mentre le vocali posteriori
come la u sono articolate verso il velo, la parte posteriore del palato. La vocale più
aperta è la a, mentre le più chiuse sono i e u.
L'indoeuropeo aveva sei vocali brevi (i, e, a, o, u, ә) e cinque lunghe (i:, e:, a:, o:, u:).
Questo sistema sovrabbondante di vocali ha spinto molte lingue indoeuropee,
incluso il germanico, a semplificarlo.
Oltre alle vocali, l'indoeuropeo utilizzava semivocali come j e w, simili alle nostre
semivocali in parole come "ieri" e "uomo". In questi esempi, la i e la u non sono
vocali ma semivocali, creando dittonghi. Inoltre, L, M, N, R potevano essere usate
come vocali, sebbene non lunghe. Quindi la situazione dell’Indoeuropeo potrebbe
essere descritta come una situazione a 15 vocali, con 6 fonemi che hanno una forma
consonantica semivocalica.
Lo schwa (ә) è una vocale centrale, non chiusa né aperta, né anteriore né
posteriore. È situata al centro del trapezio vocalico e recentemente è diventata nota
per usi politici, anche se originariamente è una vocale neutra.
Classificazione delle vocali
Le vocali possono essere classificate in base a diversi criteri:
Apertura/Chiusura: Le vocali possono essere chiuse (i, u) o aperte (a).
Anteriorità/Posteriorità: Le vocali possono essere anteriori (i) o posteriori (u).
Arrotondamento: Le vocali arrotondate, come o e u, richiedono una
protrusione labiale.
Tensione: La differenza tra vocali tese e rilassate è rilevante in alcune lingue,
come l'inglese, dove "sheep" e "ship" differiscono per la tensione della i.
Articolazione Orale o Nasale: Le vocali orali sono pronunciate nel cavo orale,
mentre le vocali nasali risuonano nelle fosse nasali, come in francese.
Il Passaggio dall'Indoeuropeo al Germanico: Un'Analisi Fonologica
Il passaggio dall'indoeuropeo al germanico comporta una serie di trasformazioni
fonologiche che semplificano il sistema vocalico e consonantico originario. Queste
trasformazioni includono cambiamenti nelle vocali brevi e lunghe, nei dittonghi e
nelle sonanti, nonché una ristrutturazione del sistema delle consonanti. Analizziamo
in dettaglio questi cambiamenti e le loro implicazioni.
Trasformazioni delle Vocali
1. Vocali Brevi:
o Le vocali brevi indoeuropee a, o e schwa (ә) si fondono in a breve nel
germanico. Questo fenomeno è evidente in parole come “nokts”
(indoeuropeo) che diventa *naxtz (germanico) e *pә'ter(indoeuropeo)
che diventa *'faðer (germanico), con la schwa che diventa a.
o La o breve e la schwa si trasformano in a, creando uno squilibrio nel
sistema vocalico breve, dove la o breve scompare.
2. Vocali Lunghe:
o La a lunga indoeuropea si trasforma in o lunga nel germanico, mentre la
o lunga originaria rimane invariata. Questo causa uno squilibrio nel
sistema delle vocali lunghe, dove manca la a lunga.
Differenza tra Foni e Fonemi
Quando si parla di vocali in indoeuropeo, ci si riferisce ai fonemi, non ai suoni
concreti (foni). I fonemi sono entità astratte individuate dalle lingue per sé stesse.
Quindi, mentre uno strumento sofisticato potrebbe distinguere tutte le varianti di a
pronunciate, gli ascoltatori percepiscono queste varianti come lo stesso fonema,
facilitando la comunicazione.
Trasformazioni dei Dittonghi
Il germanico semplifica il sistema dei dittonghi indoeuropei, riducendoli a soli tre:
Inizialmente questi tre fonemi vocalici a-e-o potevano unirsi soltanto ai due
semivocalici j-w. il risultato ovviamente è avere 6 dittonghi, tutti con un primo
elemento vocale breve seguito da una semivocale, e dal momento che il primo dei
due suoni è vocalico e il secondo è semivocalico questi dittonghi vengono chiamati
discendenti
I dittonghi indoeuropei potevano includere una varietà di combinazioni, ma nel
germanico vengono limitati a combinazioni tra le vocali brevi a, e, o e le semivocali j
e w.
Questa evoluzione è influenzata dall’evoluzione vocalica.
Il Germanico conserva quindi solo tre dittonghi:
I dittonghi oj e ow si trasformano in [aj] e [aw] a causa del cambiamento
vocale o > a.
Il dittongo ej si assimila in i lunga, eliminando così il dittongo ej originario.
Il dittongo [ew], la cui evoluzione non è ancora del tutto chiara.
Evoluzione delle Sonanti
Le sonanti L, M, N, R indoeuropee evolvono in germanico seguendo uno schema
regolare:
Le sonanti vengono supportate dalla vocale u, trasformandosi in ul, um, un, ur.
Un esempio è *kntom, che diventa *hundred in inglese moderno, dove
"hund" indica cento e "red" deriva da una parola che significava "numero".
Sistema consonantico
Il sistema consonantico dell'indoeuropeo è caratterizzato da una grande quantità di
consonanti occlusive (come /p/, /t/, /k/, /kʷ/) e da una sola fricativa, la /s/.
Questa configurazione è stata spesso messa in discussione, con alcuni studiosi che
hanno ipotizzato la presenza di numerose consonanti fricative laringali, tuttavia, le
teorie sulle laringali sono molteplici e spesso divergenti.
Per quanto riguarda la filologia germanica, la presenza di queste ipotetiche laringali
non è ritenuta essenziale. Si può quindi lavorare sulla base di un unico suono
fricativo alveolare sordo /s/ accanto a un vasto sistema di consonanti occlusive.
Queste occlusive si suddividono in tre categorie principali:
Sorde: Consonanti senza vibrazione delle corde vocali.
Sonore: Consonanti con vibrazione delle corde vocali.
Sonore aspirate: Consonanti con aspirazione aggiuntiva, tipiche del Sanscrito.
Ogni consonante occlusiva sorda ha una corrispondente sonora, rendendo il
sistema piuttosto simmetrico.
Un’ulteriore particolarità dell’indoeuropeo è la presenza delle occlusive sonore
aspirate (come /bʰ/, /dʰ/, /gʰ/, /gʷʰ/), che sono distinte dalle sonore semplici grazie
a un'aspirazione aggiuntiva.
Il sanscrito, una delle lingue indoeuropee antiche, ha un sistema fonetico molto
raffinato che ha influenzato notevolmente la ricostruzione dell’indoeuropeo. Questo
sistema prevede serie di occlusive sorde, sonore, sorde aspirate e sonore aspirate,
oltre alle corrispondenti nasali. Anche se il sanscrito offre una testimonianza
importante, bisogna stare attenti a non attribuirgli un’importanza eccessiva nella
ricostruzione dell’indoeuropeo, perché potrebbe confondere le idee.
Nel passaggio dall’indoeuropeo al proto-germanico, le consonanti subiscono delle
mutazioni sistematiche, un fenomeno descritto dalla Legge di Grimm. Questo
processo di trasformazione è fondamentale per comprendere l’evoluzione delle
lingue germaniche. Per uno studio efficace delle consonanti, è utile fare riferimento
agli schemi dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) e al trapezio vocalico, che
aiutano a visualizzare e comprendere meglio i cambiamenti fonetici.
--- Lezione 5/6 moodle ---
La Mutazione consonantica
La Mutazione consonantica, nota anche come Prima Legge di Grimm, è un
cambiamento fonetico fondamentale che ha distinto il tardo indoeuropeo dal
protogermanico, influenzando profondamente le lingue germaniche moderne.
Questo cambiamento ha interessato le consonanti occlusive, sia sorde che sonore, e
si è verificato durante la transizione tra il tardo periodo indoeuropeo e il
protogermanico.
Trasformazioni delle Consonanti Occlusive Sorde (1 step)
Le consonanti occlusive sorde indoeuropee (p, t, k) si sono trasformate in fricative
nel protogermanico:
1. Occlusiva Sorda p:
o In protogermanico, p si è trasformata nella fricativa f. Ad esempio, il
termine indoeuropeo podus (piede) è diventato fotuz in
protogermanico, che ha poi dato origine al moderno inglese "foot".
2. Occlusiva Sorda t:
o La t si è trasformata nella fricativa θ (simile alla "th" in "think"). Ad
esempio, trejes (tre) in indoeuropeo è diventato θrijiz in
protogermanico, evolvendo poi nell'inglese "three".
3. Occlusiva Sorda k:
o La k si è trasformata in x (una fricativa velare). Ad esempio, kornu
(corno) è diventato xornu in protogermanico, che ha portato al
moderno inglese "horn".
Trasformazioni delle Consonanti Occlusive Sonore (2 step)
Le consonanti occlusive sonore indoeuropee (b, d, g) hanno subito una
desonorizzazione, diventando sorde:
1. Occlusiva Sonora b:
o Sebbene b sia relativamente rara nell'indoeuropeo, quando presente, si
è trasformata in p.
2. Occlusiva Sonora d:
o La d indoeuropea è diventata t. Ad esempio, dwoj (due) è diventato
twaj, e successivamente twa in protogermanico, che si ritrova
nell'inglese "two".
3. Occlusiva Sonora g:
o La g è diventata k. Ad esempio, gṛn (grano) si è trasformato in corn in
protogermanico.
Perciò, il secondo passaggio della I rotazione consonantica consiste nella perdita
della sonorità delle occlusive sonore e nella loro trasformazione nelle sorde
corrispondenti, quelle sorde che la lingua aveva perduto nel primo passaggio (le
occlusive sorde si trasformano in fricative).
Trasformazioni delle Occlusive Sonore Aspirate (3 step)
Le occlusive sonore aspirate indoeuropee (bh, dh, gh) hanno perso l'aspirazione,
trasformandosi in occlusive sonore non aspirate:
1. Occlusiva Sonora Aspirata bh: È diventata b.
2. Occlusiva Sonora Aspirata dh: È diventata d.
3. Occlusiva Sonora Aspirata gh: È diventata g.
Questo cambiamento è legato alla trasformazione precedente, dove le occlusive
sonore (b, d, g) sono diventate occlusive sorde (p, t, k). Non essendoci più
l’opposizione con le occlusive sonore semplici, le sonore aspirate non hanno più
bisogno di mantenere l’aspirazione per distinguersi. E ciò avveniva principalmente in
posizione forte (inizio di parola o dopo nasale).
Il cambiamento si manifesta in modo diverso a seconda della posizione della
consonante:
In posizione forte: all'inizio della parola o in posizione post-nasale, le occlusive
sonore aspirate diventano semplici occlusive sonore. Per esempio:
o bh -> b (es. *bher- "portare" -> inglese "bear")
o dh -> d (es. *dheh1- "mettere" -> inglese "do")
o gh -> g (es. *ghans- "oca" -> inglese "goose")
In posizione debole: le occlusive sonore aspirate tendono a diventare fricative
sonore, poiché non si trovano in una posizione che richiede maggiore sforzo
articolatorio. Per esempio:
o bh -> β (una fricativa bilabiale sonora)
o dh -> ð (una fricativa dentale sonora, simile al "th" inglese in "this")
o gh -> ɣ (una fricativa velare sonora)
o ghw -> ɣw (una fricativa labiovelare sonora)
Schema delle Trasformazioni
Per riassumere, possiamo schematizzare le trasformazioni come segue:
1. p -> f
2. b -> p
3. bh -> b (in posizione forte) / bh -> β (in posizione debole)
4. t -> θ
5. d -> t
6. dh -> d (in posizione forte) / dh -> ð (in posizione debole)
7. k -> x/h
8. g -> k
9. gh -> g (in posizione forte) / gh -> ɣ (in posizione debole)
10.gw -> w (in posizione forte) / ghw -> ɣw (in posizione debole)
Nessi Consonantici
L'indoeuropeo non presentava molti nessi consonantici, contrariamente alle lingue
germaniche moderne che hanno sviluppato strutture sillabiche complesse con
gruppi di consonanti. Questi gruppi possono risultare ostici per chi parla lingue come
l'italiano, che tende a utilizzare strutture sillabiche con una vocale finale.
In alcuni casi, la rotazione consonantica non si completava per evitare la formazione
di gruppi di fricative difficili da pronunciare:
Nei gruppi pt e kt, solo la prima occlusiva si trasformava in fricativa. Ad
esempio, kapt- in latino rimase "captare" in italiano, ma diventò xaft in
tedesco (haft) e "capture" in inglese.
Per nokt-, il protogermanico naxt divenne "nacht" in tedesco e "night" in
inglese. La pronuncia inglese ha subito diversi cambiamenti, ma la grafia
conserva tracce della pronuncia originaria simile al tedesco.
Conservazione dei Gruppi Consonantici
Alcuni gruppi consonantici indoeuropei come sp, st, sk rimasero invariati in
germanico. Ad esempio, "stay" in inglese e "stehen" in tedesco derivano dallo stesso
gruppo consonantico st.
La parola indoeuropea ghostis (nemico) si trasformò in gastiz in
protogermanico, da cui derivano "guest" in inglese e "Gast" in tedesco.
Il gruppo sk si è mantenuto nelle lingue scandinave, ma in tedesco e inglese è
evoluto in ʃ. Ad esempio, fiskis divenne fiskaz, che portò a "fish" in inglese.
Le Eccezioni
La Legge di Verner rappresenta un’importante appendice alla mutazione
consonantica (nota anche come Legge di Grimm Scoperta da Karl Verner nel 1875,
essa completa le osservazioni della Legge di Grimm spiegando le eccezioni alla
regolarità dei cambiamenti consonantici.
La Legge di Grimm descrive la trasformazione delle consonanti occlusive
indoeuropee in fricative sorde nelle lingue germaniche: p, t, k -> f, θ, x/h
Tuttavia, non sempre queste trasformazioni risultano in fricative sorde. In alcuni casi,
troviamo fricative sonore. Verner ha osservato che queste sonorizzazioni avvengono
in precise condizioni:
Posizione non iniziale: la consonante si trova all'interno della parola, non
all'inizio.
Contesto sonoro: la consonante è preceduta e seguita da vocali, semivocali o
sonanti (l, m, n, r).
Assenza di accento precedente: la sillaba precedente alla consonante non è
accentata. Questo perché l'accento indoeuropeo non è fisso e può trovarsi su
sillabe diverse.
Effetti della Legge di Verner
In base a queste condizioni, le fricative sorde diventano sonore:
s -> z
ɸ -> β
θ -> ð
x -> ɣ
Esempi di Applicazione
Sviluppo Regolare (Legge di Grimm)
Indoeuropeo: 'bhra:te (accento sulla prima sillaba)
o Germanico: 'bro:θe
o Latino: frater
o Italiano: fratello
Qui vediamo che la consonante occlusiva sonora aspirata bh perde l’aspirazione,
diventando una sonora semplice b. La t si trasforma nella fricativa sorda θ.
Influenza della Legge di Verner
Indoeuropeo: fa’te (accento sulla seconda sillaba)
o Germanico: fa’θe -> fa:ðe
Nel caso della parola fa’te, la t inizialmente si trasforma in θ (secondo la Legge di
Grimm), ma poiché l’accento non è sulla sillaba precedente, questa fricativa sorda
viene sonorizzata in ð.
Il Cambiamento dell'Accento dall'Indoeuropeo al Germanico [pag 83]
Accento Tonale vs. Accento d'Intensità
Nell'indoeuropeo, l'accento era di tipo tonale (pitch accent), non d'intensità. Questo
significava che la sillaba accentata non era enfatizzata con maggiore forza rispetto
alle altre, ma riceveva una diversa tonalità. Questo tipo di accento è difficile da
percepire per chi parla lingue moderne, dove l'accento è principalmente di intensità
(accento espiratorio o stress accent).
Latino: L'accento si fissa sulla penultima o terzultima sillaba della
parola.
Lingue germaniche: L'accento è normalmente sulla prima sillaba
radicale (rizotonia), quindi non può trovarsi su suffissi, prefissi o
desinenze. Questo tipo di accento è di intensità, poiché la sillaba
accentata viene pronunciata con maggiore forza espiratoria.
Evoluzione delle Lingue Germaniche
Con il passaggio all'accento espiratorio nelle lingue germaniche, le sillabe atone si
sono indebolite, portando a una riduzione delle desinenze grammaticali. Questo
processo ha reso le lingue germaniche meno flessive e più analitiche, cioè con una
maggiore dipendenza dall'ordine delle parole e dall'uso di preposizioni per
esprimere relazioni sintattiche. Ad esempio, in inglese moderno, la complessità delle
desinenze è drasticamente ridotta rispetto all'indoeuropeo originario.
Le desinenze indoeuropee sono attaccate alla radice ma non sono la radice stessa.
Con la riduzione delle sillabe atone, le desinenze tendono a scomparire, portando le
lingue germaniche ad evolversi da lingue flessive (che esprimono le relazioni tramite
desinenze) a lingue analitiche (che usano preposizioni e ordine delle parole).
L'inglese rappresenta un caso interessante: pur essendo una lingua germanica, ha
assorbito un gran numero di parole di origine romanza, il che ha reso meno evidente
la fissazione dell'accento sulla prima sillaba
Esempi di Radici Indoeuropee nel Germanico
1. Radice *mark-:
o Indoeuropeo: mark (confine)
o Latino: margo, marginis (margine)
o Germanico: marko (confine), che ha dato origine a termini come
"marca" e "marchese".
2. Radice *dem-:
o Indoeuropeo: dem- (costruire)
o Latino: domus (casa)
o Germanico: tim-r (da cui il tedesco zimmer e l'inglese timber).
3. Radice *mrt-:
o Indoeuropeo: mrt- (morte)
o Italiano: morte
o Germanico: murthr (da cui l'inglese murder).
Nel passaggio dal proto-indoeuropeo alle lingue germaniche, alcune mutazioni
fonologiche hanno avuto luogo:
La sequenza [e] + nasale + consonante tende a chiudersi in [i], come in
*wen’tos (vento) che diventa *windaz in germanico.
Il passaggio da ln a ll è visibile nella trasformazione di *wl̥n-a in *wull-o in
germanico, mentre in latino la forma rimane lana.
Importantissime 6 isoglosse
Quelle in verde sono le tre isoglosse vocaliche
Quelle in arancione riguardano consonanti e accento, dove l’accento si lega
strettamente con ciò che succede alle consonanti dato che la legge di Verner
avviene soltanto in alcune condizioni determinate dall’accento.
Esempi che ci farà fare all’esame [pag 88]
--- Lezione 7 Moodle --- (Mh, occhio a questo capitolo)
Il Gotico e le isoglosse orientali
Il gotico è una lingua germanica orientale e l'unica tra queste lingue ad essere stata
conservata in testi scritti, a differenza delle lingue dei Vandali, Burgundi ed Eruli.
Questa preservazione si deve principalmente alla conversione dei Goti al
cristianesimo. La figura principale dietro la traduzione della Bibbia in gotico è
Wulfila, un vescovo che avrebbe inventato un alfabeto e tradotto l'intera Bibbia,
anche se oggi ci sono pervenute solo alcune parti. Questa traduzione era essenziale
per i Visigoti e Ostrogoti fino a quando non abbandonarono l’arianesimo per
convertirsi al cattolicesimo.
Il gotico che conosciamo oggi deriva dalla lingua parlata dai Visigoti del IV secolo, in
particolare dalla tribù di Wulfila, chiamati “Goti minori” e stanziati in Mesia (area a
sud del basso corso del fiume Danubio fino al Mar Nero). Tuttavia, i manoscritti gotici
attualmente disponibili risalgono ai secoli successivi e provengono dall'Italia
ostrogota. La conversione dei Visigoti al cattolicesimo portò alla scomparsa dei
manoscritti originali di Wulfila. La lingua gotica di Wulfila mostra un forte influsso
greco e latino, riflettendo il contesto trilingue in cui operava.
Caratteristiche linguistiche del Gotico
Vocalismo
Il tratto caratterizzante del gotico è il mantenimento del sistema germanico comune
a quattro vocali lunghe o:, e: i:, u:.
Le vocali in sillaba atona tendono ad essere meglio conservate che nelle lingue
germanichesuccessive: il gotico ha ancora vocali lunghe e brevi in sillaba atona, a
differenze dell’inglese antico.
La vocale breve [e] si è chiusa in [i] in gotico (wesan > got. Wisan),
mentre la breve [o] è già scomparsa nel germanico comune; infatti, quella
germanica si era trasformata in [a]
La [u] davanti a r, x, xw si trasforma in [au] con pronuncia [ɔ], e [i] davanti agli
stessi suoni diventa [ai] con pronuncia [ɛ].
Rafforzamento delle Semivocali
Le semivocali [w] e [j] in posizione intervocalica si rafforzano in doppia [g] e
doppia [d], rispettivamente.
Fenomeno simile si osserva nelle lingue nordiche con il rafforzamento in
doppia [g], ma non è un'isoglossa comune.
Consonantismo
Il gotico non distingue tra fricative e occlusive sonore nella grafia e a volte ripristina
una s dove per la legge di Verner dovrebbe esserci una z.
Morfologia
Nomi: La flessione nominale del gotico e la piu complicata delle lingue germaniche.
Le tre flessioni piu importanti sono le stesse dell’inglese antico (e dalle stesse
flessioni, in -o per il maschile e in -ā per il femminile, derivano le flessioni standard
dell’italiano moderno) mostrano una flessione articolata con variazioni nei casi
(nominativo, vocativo, genitivo, dativo, accusativo) e nei numeri (singolare, plurale).
Aggettivi: Gli aggettivi hanno ancora la doppia flessione germanica. I modelli della
flessione forte sono ancora vari, con gli aggettivi in jă/jō, wă/wō, i, u solo in parte
attratti dal modello flessionale di quelli in ă/ō. Alcune desinenze sono diverse da
quelle dei sostantivi corrispondenti, ma si ritrovano anche nella flessione dei
pronomi.
Pronomi: La flessione pronominale mostra differenze rispetto agli aggettivi forti. I
pronomi personali hanno forme separate per il duale.
Un caso particolare e quello del pronome di terza persona is, si, ita, che flette come
un pronome dimostrativo (cioe ha solo singolare e plurale, come aggettivi e
sostantivi, non ha il duale, come i verbi e i pronomi personali di 1. e 2. persona):
sussiste una certa somiglianza con il tedesco er, sie, es – ma anche con l’inglese he,
she, it, ma anche notevoli differenze nelle forme flesse.
Verbi: La flessione del verbo e ancora molto vicina a quella del germanico comune,
con desinenze diverse per il duale e con forme di medio-passivo in una parola sola.
Le desinenze sono quelle 4 tematiche per i verbi forti e quelli deboli di 1 classe,
atematiche per i deboli delle altre classi e per i pochi atematici conservati. La
principale complicazione e la presenza delle forme di duale di 1. e 2 persona. Qui
riportiamo a titolo di esempio la flessione tematica di un verbo forte bindan
“legare”:
Sintassi
Il gotico mostra già l'uso del dimostrativo come articolo determinativo, ma non ha
un vero e proprio articolo indeterminativo. La sintassi è ancora relativamente libera,
con la posizione 'verb-second' tipica delle lingue germaniche.
L'uso dei participi è molto sviluppato, influenzato dai modelli greco e latino. Le
congiunzioni sono spesso diverse dalle altre lingue germaniche, segno di uno
sviluppo successivo alla rottura dell'unità germanica comune.
La negazione in gotico si realizza con l'avverbio ni, a volte seguito da waiht per
enfatizzare la negazione, un costrutto che si ritrova evoluto in forme come
not/nought in inglese e nicht/nichts in tedesco.
Verbi perfetto-presenti
Il gotico ha alcuni verbi preterito-presenti (o perfetto-presenti) alcuni dei quali sono
dei verbi modali come skulan, kunnan, magan.
Oggi, l’inglese moderno conserva una particolarita importante per questi verbi, che
deriva dal fatto che originariamente il presente ha le forme del preterito: la
mancanza della terza persona singolare in -s, comune a verbi forti (he drives, he
chooses, he binds…), verbi deboli (he fills, he asks, he lives…) atematici (he stays, he
goes…): he can, he shall, he may. Il tedesco comprende anche er weiss (a fianco di er
kann, er soll, er mag). Questo perche questi verbi seguono la flessione del preterito
dei verbi forti, per il loro presente. Questo in gotico si vede anche al plurale, dove i
verbi hanno forme con desinenze del preterito, come -un come kunnun (mentre il
suffisso del presente e - and: eis findand “essi trovano”). infinito ind. pres
Decadenza del Gotico
Nel VI secolo, il gotico iniziò a declinare, soprattutto dopo la conquista dell'Italia
ostrogota da parte di Giustiniano. I Visigoti abbandonarono il gotico per il latino,
assimilati culturalmente ed etnicamente dalle popolazioni latine.
Isoglosse del Germanico nordoccidentale [pag 93]
Le isoglosse di conservazione si riferiscono a tratti linguistici arcaici mantenuti da
diverse lingue all'interno di una famiglia linguistica. Anche se il gotico e le lingue
nordiche conservano molti tratti arcaici che le lingue germaniche occidentali hanno
perso, queste isoglosse non sono utili per stabilire relazioni genealogiche tra le
lingue. In effetti, l'uso di isoglosse di conservazione per questo scopo è considerato
inappropriato. Di seguito le isoglosse Nordoccidentali:
1. Apertura della e primaria: Una delle principali isoglosse nordoccidentali è
l'apertura della e lunga indoeuropea. Questo fenomeno è particolarmente
rilevante quando la a lunga del germanico occidentale scompare, lasciando un
ampio spazio nel trapezio vocalico. Questo spazio viene gradualmente
riempito dalla e lunga indoeuropea che si apre a ɛ:, poi a æ, e infine a a:. Un
esempio è il sostantivo jera ("stagione propizia" o "anno") che evolve in jahr
in tedesco e year in inglese.
2. Creazione della e secondaria: La e secondaria può derivare da prestiti
linguistici o dall'evoluzione di forme verbali. Ad esempio, il latino speculum
(specchio) e tegula (tegola) vengono adottati nel tedesco moderno, mentre
solo tegula si conserva in inglese. La e secondaria assume vari sviluppi,
mantenendo la forma originale solo in lingue conservatrici come lo svedese.
3. Rotacismo: Il rotacismo è un fenomeno in cui la sibilante sonora z (derivata
dalla legge di Verner, a partire dalla s) si evolve in r. Questo avviene nel
germanico nordoccidentale e può essere visto in parole come snusa (che
diventa snor in antico inglese e poi scompare). Un altro esempio è il verbo
wes ("restare") che contribuisce alla formazione di were in inglese moderno.
4. Alternanza grammaticale: L'alternanza grammaticale riguarda la variazione
nella sonorità delle fricative in base all'accento. La legge di Verner stabilisce
che la fricativa interna alla radice del verbo rimane sorda con accento
radicale, ma diventa sonora con accento desinenziale. Ed è cosi che
originariamente esistevano forme diverse per verbi che dovevano avere in
indoeuropeo la stessa radice
Un esempio chiaro di questa alternanza è il verbo "essere". Nell'indoeuropeo,
il singolare wos si è evoluto nel germanico was, che è diventato wæs in
anglosassone e infine was in inglese moderno. Al plurale, we:’sn ha visto la s
sonora diventare r, con la e trasformata in a: e poi in æ in anglosassone, infine
diventando were in inglese moderno.
Nel gotico, l'alternanza grammaticale viene spesso eliminata per uniformare il
paradigma verbale, a differenza delle lingue germaniche occidentali, dove tale
alternanza è preservata. Ad esempio, il verbo gotico Hausjian corrisponde
all'antico inglese hieran e all'antico tedesco horen, che diventano hear in
inglese moderno e hören in tedesco moderno.
5. Metafonia (100): La metafonia è un processo assimilativo in cui una vocale
radicale viene influenzata da una vocale o semivocale nella sillaba successiva.
Nel germanico nordoccidentale, si osservano diverse metafonie, tra cui:
o Metafonia da i e j: Ad esempio, kuningaz diventa cyning (re) in
anglosassone, in cui la posteriore chiusa arrotondata [u] subisce
l'influsso della successiva anteriore chiusa non arrotondata [i] e diventa
anch'essa anteriore, ma conservando l'arrotondamento almeno in un
primo. momento (ma poi esso scompare nella fase media kining > im.
king).
Così fulljan del germanico comune diventerà fyllan in anglosassone e fill
nell’inglese moderno
o Metafonia da u e w: Ad esempio, seßun diventa seven (sette) in inglese
moderno.
o Metafonia da a aprente: La u breve si trasforma in o sotto l'influenza di
una a nella sillaba successiva.
6. Tendenze nordiche specifiche:
o Dittongazione: In nordico antico, la e si dittonga in presenza di a e u. Ad
esempio, helm diventa hjalmr (elmo).
o Metafonia palatale e velare: Le lingue nordiche mostrano una
maggiore tendenza alla metafonia rispetto alle altre lingue germaniche,
con vocali che si modificano in risposta a semivocali o vocali successive.
Queste isoglosse nordoccidentali illustrano come le lingue germaniche occidentali e
settentrionali abbiano subito cambiamenti fonetici e morfologici specifici,
distinguendosi così dalle lingue germaniche orientali come il gotico.
Isoglosse del nordico antico [pag 105]
Dittongazione del Nordico Antico
Il Nordico Antico ha sviluppato una tendenza alla dittongazione delle vocali, in
particolare la vocale 'E' che in certe condizioni diventa 'JA' o 'JO'. Questo fenomeno
spiega perché parole comuni nelle lingue germaniche occidentali appaiano molto
diverse nelle lingue nordiche:
E + A > JA (esempio: helm diventa Hjalmar in Nordico Antico)
E + U > JO (esempio: la parola per terra evolutasi in yerd o yord)
Metafonia e Metafonia Velare
Il Nordico Antico mostra una forte tendenza alla metafonia, ossia la modifica delle
vocali influenzata dalla presenza di altre vocali:
Metafonia palatale: la vocale muta in presenza di i o j.
Metafonia velare: coinvolge vocali come 'a' che si trasformano in suoni come
'eu'.
Assimilazioni e Perdite di Consonanti
L'assimilazione nel Nordico Antico ha portato a cambiamenti significativi:
Verbi come "find": si evolvono in finna con doppia 'n' in Nordico Antico,
mentre in inglese e tedesco rimane 'find'.
Consonanti labiovelari: come in singwan che diventa sjunga in Nordico
Antico.
Evoluzioni dei Nomi
Parole che in altre lingue germaniche hanno conservato forme più antiche, nel
Nordico Antico hanno subito cambiamenti significativi:
"Sorella": da swes a sweoster in antico inglese, mentre in Nordico Antico
diventa siuster, poi sister in inglese moderno.
"Gold": in antico Nordico gull, mentre in inglese e tedesco moderno è gold.
Caduta delle Desinenze Finali
La desinenza -z presente in molte parole germaniche antiche:
Nel Nordico Antico, spesso si è trasformata in una vibrante r, per esempio,
daɣ-az (giorno) diventa dagr in islandese moderno.
Nell'inglese e nel tedesco moderno, molte desinenze finali sono scomparse,
portando a forme come day e tag rispettivamente.
Isoglosse del Germanico Occidentale [pag 112]
Il Germanico occidentale si distingue dal Germanico settentrionale principalmente
attraverso due isoglosse: la geminazione consonantica e la trasformazione della
fricativa interdentale sonora ð in d.
1) Geminazione Consonantica
Il germanico occidentale tende a raddoppiare una consonante seguita da una
semivocale; questo spiega per esempio la geminazione dell’inglese apple, cui
islandese corrisponde epli.
Radice con Semivocale j: La geminazione avviene quando una consonante è seguita
da una semivocale, come la j.
sed (stare seduti) → sedjan → sitjan (germanico comune) → sittan (germanico
occidentale).
Nel Nordico, la forma rimane sitjia senza la nasale caratteristica, mentre nel
Germanico occidentale evolve ulteriormente in sittan.
Condizioni della Geminazione: Si verifica solo se la vocale precedente è breve.
Esempi:
saljian e taljian diventano sellan e tellan in inglese antico e moderno,
perdendo la desinenza dell'infinito.
Do diventa doemian e poi doema in inglese antico, senza geminazione della m
a causa della vocale lunga.
Eccezioni e Altri Casi:
o La radice beðjan non diventa semplicemente biðja ma biddan, mostrando la
geminazione.
o Altre semivocali (l, m, n, r) possono causare geminazione, come visto in
parole come "apple" (doppia p) e "akr" in tedesco (geminazione consonantica
davanti a R).
o L'unica eccezione con la j è che non gemina una r in alcuni verbi.
2) Trasformazione della Fricativa Interdentale Sonora ð in d
La fricativa interdentale sonora ð si trasforma in d nel Germanico occidentale.
Questo non avviene nel Nordico né nel Gotico, dove la ð era scritta D ma
pronunciata come fricativa sonora.
biddan (anglosassone) → bitten (tedesco moderno).
midden (anglosassone) → mitten (tedesco moderno).
In tedesco moderno, questa d è spesso evoluta in t.
Inglese Antico e la Fricativa Interdentale:
In anglosassone, la ð si legge in base alla posizione: iniziale (fricativa sorda),
intervocalico (d), finale (fricativa sorda).
Esempio: death (fricativa sorda finale).
La presenza di entrambi i suoni nell'inglese antico deriva da un germanico sordo, con
la fricativa sonora trasformata in d.
--- Lezione 8 Moodle --- [pag 116]
Il Gruppo Tedesco
Sistema vocalico
Il sistema vocalico del tedesco ha mantenuto una certa stabilità nel tempo,
specialmente per quanto riguarda le vocali lunghe. Tuttavia, ci sono stati alcuni
sviluppi notevoli paralleli a quelli della lingua inglese:
La vocale lunga [o] è diventata [u] nella pronuncia.
La vocale lunga [e] è diventata [i] nella pronuncia.
Monottongazione e Dittonghi
Questi dittonghi tendono a cambiare nei dialetti germanici. In particolare, nei dialetti
basso-tedeschi, i dittonghi si monottongano, cioè si trasformano in una vocale lunga
singola:
[aj] si è trasformato in [e] lunga o in [ei].
[aw] si è trasformato in [o] lunga o in [ou].
stajn (germanico occidentale) diventa steen in nederlandese moderno ("pietra").
bawm diventa boom ("albero").
Nell'alto-tedesco, il dittongo [aw] è scritto come <ou> e può essere pronunciato
[ow] o [ɔw]. Tuttavia, in alcuni contesti, questo dittongo si monottonga come in
basso-tedesco.
Rotazione Consonantica Alto Tedesca
La seconda rotazione consonantica è stata identificata da Jakob Grimm e coinvolge
solo i dialetti alto-tedeschi. Questa rotazione mostra un passaggio delle occlusive
sorde in affricate o fricative intense, a seconda della posizione:
Questa legge stabilisce che le occlusive sorde in posizione forte (iniziale, post
nasale, geminazione), si trasformano in affricate.
(suoni come [p], [t], [k]) del germanico occidentale cambiano come segue:
o [p] > [pf] all'inizio o dopo consonanti, e [ff] tra vocali o alla fine di parola.
o [t] > [ts] (scritto <tz> o <zz>) in posizione iniziale, e [ss] (scritto <zz>) tra
vocali o alla fine di parola.
o [k] > [kx] (scritto <ch>) in posizione iniziale, e [xx] (scritto <hh>) tra vocali
o alla fine di parola.
In posizione debole (intervocalica, finale post-vocalica), si trasformano in
fricative intense. [Questa parte non mi è chiara, le altre sono giuste]
/p/ → /ff/ (es. open → offen)
/t/ → /ss/ (es. water → wasser
/k/ → /xx/ (es. make → machen)
Le occlusive sonore ([b], [d], [g]) del germanico occidentale perdono la loro
sonorità in certe posizioni:
o [b] diventa [p].
o [d] diventa [t].
o [g] diventa [k].
La seconda rotazione consonantica si è diffusa dal sud verso il centro, superando
parzialmente la linea di Speyer ma non quella di Benrath.
Linee Isoglosse
Linea di Benrath: Segna il confine tra basso tedesco e alto tedesco. Ad
esempio, distingue maken (basso tedesco) da machen (alto tedesco).
Linea di Speyer: Separa i dialetti della Germania centrale dai dialetti della
Germania superiore. Ad esempio, distingue appel (centrale) da apfel
(superiore).
Altri cambiamenti fonologici
Un altro fenomeno che divide il gruppo del tedesco da quello dell’inglese è l'esito
della fricativa interdentale θ, l'unica fricativa interdentale rimasta, che il gruppo del
tedesco sia alto che basso fa evolvere in consonante occlusiva sonora [d] (non è
sorda), nonostante la θ. fosse invece una fricativa sorda. Il risultato sono queste
forme che vediamo sopra.
--- Lezione 9 Moodle --- [pag 133]
Le isoglosse del gruppo anglo-frisio
Passaggio dei gruppi vocalici + nasale + fricativa sorda
Nell'inglese antico, i gruppi composti da vocale + nasale + fricativa sorda subiscono
un cambiamento in cui la nasale cade, lasciando una vocale lunga seguita dalla
fricativa sorda. Ad esempio, la sequenza /a/ + /n/ + /s/ può diventare /a:/ + /s/.
Questo fenomeno si verifica anche nel frisone, creando una caratteristica comune
tra queste due lingue.
Quando la vocale coinvolta è una /a/, si verifica non solo un allungamento ma anche
un cambio di timbro, portando a una vocale di qualità diversa rispetto alle altre
vocali che si limitano ad allungarsi.
Fronting
Un'altra caratteristica distintiva del frisone è il "fronting". Questo fenomeno non è
condizionato dal contesto fonetico e comporta lo spostamento della vocale /a/
breve del germanico comune verso una posizione più anteriore, diventando /æ/
(ash). Questo suono si trova anche in inglese moderno, come nella parola "cat". Il
fronting è bloccato dalla presenza di una nasale successiva o da una vocale
posteriore nella sillaba seguente.
In inglese antico, la vocale /a/ in presenza di una nasale si pronunciava in modo
nasalizzato, simile alla /a/ del francese. Questo esito è scomparso in molte parole
dell'inglese moderno, ma rimane in alcune altre. Per esempio, la preposizione
tedesca "an" corrisponde all'inglese "on".
Chiusura delle vocali davanti a nasali
In inglese antico, una consonante nasale successiva può chiudere le vocali /e/ o /o/,
trasformandole rispettivamente in /i/ e /u/. Questo fenomeno in tedesco si verifica
solo se la consonante nasale è seguita da un'altra consonante.
Variazioni nei dittonghi
L'anglosassone presenta evoluzioni specifiche dei dittonghi germani.
Il dittongo /aj/ monottonga in una /a/ lunga, che nel tempo si trasforma
spesso in /o/.
esempio: ajnaz > ein (tedesco moderno) > án (inglese antico) > one (inglese
moderno).
Il dittongo /aw/ evolve in /ea/
esempio: lawẞ- > loub (tedesco antico) > leaf (inglese antico) > leaf (inglese
moderno).
Il dittongo /ew/ si evolve spesso in /o/ lunga, pronunciata come /u/ in inglese
moderno
esempio: trew-az > triu (tedesco antico) > treow (inglese antico) > true
(inglese moderno).
In tedesco, questi dittonghi hanno evoluzioni differenti. Per esempio, /aw/ può
diventare /au/ e /ew/ può diventare /io/ o /iu/, che poi evolvono in /eu/ o /ie/.
Consonanti e palatalizzazione
L’innovazione più evidente dell’inglese antico è la palatalizzazione delle consonanti
velari in contiguità con un suono palatale, un fenomeno simile a quello per cui il
latino centun (kentum) diventa cento in italiano.
Le consonanti velari (come [k] e [g]) si palatalizzano quando sono vicine a un
suono palatale, come /i/, /e/, e /æ/. Per esempio, cin ("mento") da [kɪn]
diventa [tʃɪn] ("chin" in inglese moderno).
Palatalizzazione del gruppo [sk]: Il gruppo [sk] si trasforma in [ʃ] (come in scīr,
che diventa "sheer").
Palatalizzazione di [g]: Il suono [g], soprattutto quando era la fricativa [ɣ],
evolve in [dʒ], poi in [ʒ] (Giant), e infine in [j]. Ad esempio, dæg si pronuncia
[dæj] e poi [dɛj] (diventando "day" in inglese moderno).
--- Lezione 10 Moodle --- [pag 146] [da sistemare o forse no, valuta u]
Evoluzione nelle Lingue Germaniche
Le lingue germaniche occidentali, come l'inglese e il tedesco, hanno seguito una
traiettoria evolutiva che ha privilegiato la lunghezza vocalica a scapito delle
consonanti geminate. Questo ha portato a fenomeni come l'allungamento vocalico
davanti a consonanti singole, e alla riduzione delle consonanti geminate.
Esempi Specifici
1. Radice Germanica "skam":
o Inglese Moderno: "shame"
o Evoluzione: La vocale breve "a" di "skam" è stata allungata in "a" e
successivamente si è sviluppata in "ei" a causa del Great Vowel Shift.
o Lingua Nordica: In svedese, la parola è rimasta "skam".
2. Radice Germanica "dull":
o Inglese Moderno: "dull"
o Evoluzione: La "u" breve può rimanere breve o trasformarsi in "o" per
metafonia. La "u" di "dull" non si è trasformata in una "o" lunga,
mantenendo la sua qualità vocale originale.
3. Radice Germanica "samft-az":
o Inglese Moderno: "soft"
o Evoluzione: La "o" lunga di "soft" è stata abbreviata a causa della
presenza del gruppo consonantico "ft".
4. Radice Germanica "brext-az":
o Inglese Moderno: "bright"
o Evoluzione: La "e" breve si è dittongata in "ei" e successivamente si è
monottongata in "i". La "h" è caduta, portando all'allungamento della
vocale per compenso.
Great Vowel Shift
Il Great Vowel Shift (GVS) è un fenomeno fonetico che ha trasformato il sistema delle
vocali lunghe dell'inglese medio, portandole a sviluppare nuove pronunce
nell'inglese moderno. Per questo si parla di shift perché c’è stato uno spostamento
nel momento in cui i e u si sono trasformati in dittongo, la e e la o si sono
trasformate in i e u, si sono chiuse
Principali Trasformazioni del GVS:
1. Le vocali chiuse lunghe (i: e u:) si sono dittongate in:
o i: → aj (es. "time" da "ti")
o u: → aw (es. "house" da "hu")
2. Evoluzione di altre vocali:
o La e: lunga e la o: lunga si sono trasformate rispettivamente in i: e u:,
come risultato della chiusura delle vocali nel trapezio vocalico.
o Vocale a: secondaria (breve o lunga) ha prodotto esiti come æj (es.
"shake").
Altri elementi fonetici irregolari
Glide: L’inglese antico sviluppava vocali di transizione che creavano poi degli
apparenti dittonghi che però non erano tali e, a volte, questi dittonghi si
mantengono, a volte evolvono (questi finti dittonghi perché, appunto, in realtà, non
sono dittonghi; le vocali non sono lunghe ma restano brevi).
Questo spiega i due esiti paralleli di give e yield nel parlato. Give" è influenzato dalla
forma nordica "geva," dimostrando l'impatto della lingua dei vichinghi sull'inglese,
un influsso spesso minimizzato nella storia della lingua inglese, specialmente per il
forte impatto nei dialetti del nord e nello scozzese.
--- Lezione 11 Moodle --- [pag 163]
La Morfologia Germanica
Il concetto di flessione
Il germanico comune, come l’indoeuropeo, era una lingua flessiva, cioè esprimeva
per mezzo dell’aggiunta di desinenze tutta una serie di informazioni.
Il concetto di flessione esiste anche in italiano, dove bello e belle si differenziano
perché il primo si riferisce ad un soggetto [singolare, maschile] e l’altro [plurale,
femminile].
Però rispetto all’italiano, l’indoeuropeo e il germanico comune esprimevano tramite
la desinenza anche il ruolo grammaticale dei nomi: rosa si contrapponeva a rosam e
rosarum perché il primo era [singolare, femminile, soggetto], il secondo [singolare,
femminile, complemento oggetto] e il terzo [plurale, femminile, specificazione].
Queste diverse forme assunte dagli elementi nominali della frase sono chiamate
casi.
Nella teoria linguistica corrente, si indicano con il termine flessive solo le lingue che
presentano i casi; ad esempio, il latino, il greco, il tedesco e il russo (non a caso, tutte
lingue indoeuropee).
Le lingue come l’italiano, che indica questi rapporti prevalentemente per mezzo di
preposizioni (e - in misura minore - tramite la posizione della parola nella frase) si
dicono invece analitiche.
Morfologia Flessiva vs. Morfologia Agglutinante
Morfologia Flessiva:
Complessa: Le lingue flettive, come l'indoeuropeo, usano vari affissi per
esprimere diverse relazioni grammaticali. Un singolo morfema può contenere
informazioni su caso, genere, numero, e altro.
Esempio: In latino, un sostantivo può cambiare significativamente a seconda
del caso: "lupum" (accusativo), "hostem" (accusativo), "aquam" (accusativo),
"patrem" (accusativo), "hominem" (accusativo), e "noctem" (accusativo).
Sforzo Mnemonico: La varietà di forme e desinenze richiede uno sforzo
notevole per l'apprendimento e la memorizzazione.
Morfologia Agglutinante:
Semplice: Le lingue agglutinanti, come il turco, utilizzano affissi che si
attaccano a una radice per aggiungere significati grammaticali. Ogni affisso
esprime una singola funzione grammaticale.
Esempio: In turco, i suffissi indicano i casi senza modificare la radice della
parola in modo complesso.
Flessione Indoeuropea
Struttura
Casi: L'indoeuropeo possedeva fino a 8 casi (nominativo, genitivo, dativo,
accusativo, vocativo, ablativo, locativo, strumentale).
Generi: Tre generi grammaticali (maschile, femminile, neutro) con desinenze
variabili.
Numeri: Singolare, plurale e duale (distinzione tra due elementi e più di due).
Declinazioni: Molti modelli di declinazione a seconda del tema (suffissi
tematici) e della radice, che variavano per genere e caso.
Semplificazione nel Germanico:
Casi Ridotti: Il germanico ha semplificato a 4 casi principali (nominativo,
genitivo, dativo, accusativo) con residui di altri due (vocativo e strumentale).
Generi e Numeri: Mantiene tre generi e un duale parziale, soprattutto nei
pronomi personali.
Modelli Flessionali: Semplificati, con modelli flessivi come /a/ per il maschile
neutro e /o/ per il femminile.
La flessione nominale germanica
Radice e tema
Nelle lingue indoeuropee, la struttura delle parole è composta da una radice
lessicale e vari suffissi. La radice fornisce il significato di base, mentre i suffissi
indicano le modifiche grammaticali, come il genere, il caso e il numero.
L’indoeuropeo aveva numerosi modelli di flessione, chiamati declinazioni, a seconda
se la radice (parte del nome che contiene il significato) del nome si univa al suffisso
del caso con una vocale, un dittongo, una o più consonanti.
Il tema è l’elemento che si aggiunge alla radice e che può essere una vocale, un
dittongo o una consonante, collegando la radice al suffisso del caso (la parte finale
che indica il caso). Il tema può riferirsi sia all’elemento di collegamento sia all’intera
unione della radice con questo elemento.
lŭp-ŭ-s (lupo): Qui "lŭp-" è la radice, "-ŭ-" è il suffisso tematico (vocale che si unisce
alla radice), e "-s" è il suffisso del caso (indicativo di nominativo singolare). Questo
nome è quindi un tema in -ŏ- perché la vocale tematica è "-ŭ-".
A volte, è difficile separare radice, tema e suffisso del caso, come nell'esempio lānă
(lana) dove non c'è un suffisso evidente per il caso (si parla di "suffisso zero").
A seconda del tema, possiamo distinguere tre modelli flessionali: a tema vocalico, a
tema consonantico, a tema-radice.
Temi in vocale
Tema in -ŏ- (-wŏ-, -jŏ-): Questa era la vocale tematica usata per molti nomi
maschili e neutri.
Tema in -ā- (-wā-, -jā-): Utilizzata principalmente per nomi femminili.
Tema in -i-: Poteva includere tutti e tre i generi (maschile, femminile, neutro).
Tema in -u-: Anche questo tema poteva includere tutti e tre i generi, anche se
era meno comune.
La flessione in -ŏ- per i temi maschili e neutri e quella in -ā- per i femminili tendono
gia in indoeuropeo ad imporsi sulle altre (e infatti in italiano sono diventate le
flessioni standard di maschili e femminili: lŭpŭs > lupo, lānă > lana): se in gotico le
varie flessioni sono ancora piuttosto ben conservate, anche li i temi in -u- tendono
ad assimilarsi a quelli in -i-, e questi a loro volta ad assimilarsi a quelli in -ŏ- quando
sono maschili e neutri, a quelli in -ā- se femminili.
Nel passaggio dall'indoeuropeo al germanico, i temi in -ŏ- diventano -ă- e quelli in -ā-
diventano -ō-. Questo significa che i temi vocalici in germanico comune sono
diventati:
-ă- e le sue varianti -jă-, -wă- per i maschili e neutri.
-ō- e le sue varianti -jō-, -wō- per i femminili.
-i- per maschili e femminili e poochi neutri.
-u- per maschili e femminili e quasi nessun neutro.
La particolare tendenza all'analogia verso questo modello flessione da parte di tutte
le altre flessioni (non solo in vocale, ma anche le seguenti), fa si che la flessione in
vocale sia chiamata normalmente flessione forte.
Temi in consonante
La declinazione dei nomi era basata su una o più consonanti specifiche: -n-, -r-, -s- (o
-z-), -nt-. Queste consonanti agivano come base per le diverse forme del nome.
I nomi declinati in -n- potevano avere diverse vocali davanti alla -n-, a seconda del
genere e della forma:
Maschile: -ă-, -jă-.
Femminile: -ō-, -jō-, -i-.
Le altre flessioni presentano forme indistinguibili:
Declinazione in -r-: I nomi che si declinavano in -r- non presentavano
differenze tra i generi (maschile, femminile, neutro). Questi nomi erano spesso
legati a termini di parentela, come "padre" o "madre", che sono
intrinsecamente maschili o femminili.
Declinazione in -nt-: I nomi in -nt- erano esclusivamente maschili. Questi
derivano da antichi participi presenti sostantivati, come "amante", un esempio
di participio presente in italiano, e simili al moderno "friend" in inglese.
Declinazione in -s-: I nomi declinati in -s- erano solo neutri.
Tutte queste flessioni tendono a sparire, uniformandosi alla flessione forte; l'insieme
delle flessioni in nasale e quella che offre una maggiore resistenza al fenomeno ed e
dunque stata considerata l'esponente piu rappresentativo di questo gruppo di
declinazioni che viene designato come flessione debole.
Atematici
Atematici: Il termine "atematici" si riferisce a quei sostantivi che uniscono
direttamente la radice nominale al suffisso casuale senza un tema intermedio.
In altre parole, non c'è una vocale tematica che separa la radice dal suffisso. Questi
sostantivi sono anche chiamati "temi-radice", poiché il tema (la base su cui vengono
aggiunti i suffissi) coincide con l'intera radice.
man-z: Questo termine gotico significa "uomo" o "persona". Originariamente, era un
sostantivo atematico, ma col tempo ha assunto le forme tipiche dei sostantivi
maschili che in gotico terminano in -ă-n.
Alla fine, le lingue germaniche moderne hanno sancito la vittoria delle
flessioni in -ă-,-ō- e la sopravvivenza di quella in -n- (di cui in inglese resta
qualche traccia in plurali del tipo oxen);
la flessione in -ă-, in particolare, ha dato i plurali inglesi in -s e il genitivo
sassone, quella in -n- il proliferare di plurali in -en in tedesco moderno.
Flessione Aggettivale nel Germanico
Il germanico in realtà comincia con la buona volontà di semplificare ma in realtà
tanto più semplice dell’indoeuropeo non è, anzi da un certo punto di vista inserisce
una complicazione dal punto di vista della flessione che vedremo poi avrà
conseguenze molto gravi fino al tedesco moderno. Il germanico sviluppa la doppia
flessione aggettivale, forte e debole.
Flessione Forte: è la flessione originaria Indoeuropea, che presenta varie
declinazioni, tutte in vocale.
In italiano, aggettivi come "buono/a" mostrano variazioni di desinenze che riflettono
un antico sistema di flessione più complesso.
Flessione Debole: Indica se l'aggettivo si riferisce a un referente noto o non noto,
influenzando la declinazione. Questa flessione si riferisce a nomi determinanti (cioè
preceduti da articolo determinativo o da aggettivo dimostrativo).
Le lingue germaniche moderne, come l’inglese, hanno semplificato o eliminato
questa flessione.
Sistema Verbale Indoeuropeo
Il sistema verbale Indoeuropeo presenta una situazione estremamente complessa:
Tempi:
Presente
Passato (imperfetto, aoristo, perfetto)
Futuro (che si confonde con il congiuntivo).
Differenze tra azioni durative (imperfetto) e puntuali (aoristo), con il perfetto per
azioni completate.
Modi: Indicativo, congiuntivo, ottativo (per possibilità e desiderio), e imperativo.
Forme Nominali
Infinito presente, infinito perfetto (infinito futuro), participio presente, participio
preterito (participio futuro).
Semplificazione: Il germanico semplifica il sistema a un tempo passato principale
(perfetto) e riduce i modi a indicativo e congiuntivo (ottativo).
Evoluzione del passivo: L'indoeuropeo usava sette desinenze per il passivo, mentre il
germanico sviluppa un passivo perifrastico (con l'ausilio di verbi come "essere").
--- Lezione 12 Moodle --- [pag 173]
Semplificazione al Germanico
Il sistema verbale dell’indoeuropeo si semplifica notevolmente nel passaggio al
germanico, riducendo i tempi verbali a una semplice opposizione tra passato e
presente. Questa semplificazione non è unica al germanico; anche il latino ha
semplificato il sistema indoeuropeo, mentre il greco ha mantenuto più
caratteristiche arcaiche.
La diatesi medio-passiva tende a sparire e ad essere sostituita da forme
perifrastiche; e per i numeri il duale tende a sparire, ma entrambi questi sviluppi
sono graduali e in gotico ancora non si sono verificati completamente
Una delle grandi innovazioni del germanico è la distinzione tra verbi forti e deboli,
sostituendo la flessione verbale indoeuropea con una nuova. Inoltre, l’indoeuropeo
presentava due tipi di flessione verbale: tematica e atematica. Il latino conserva
ancora alcuni residui di questa distinzione, ma nel greco classico è meglio
conservata. In latino classico, la flessione atematica era già in declino, e oggi in
italiano è completamente scomparsa, lasciando solo la flessione tematica come base
delle desinenze verbali.
La flessione atematica, antichissima, prevedeva una radice verbale seguita da una
desinenza, come nella forma indoeuropea *es-ti, che corrisponde al latino "est" e
all'italiano "è". Questa flessione è sopravvissuta solo in alcuni verbi irregolari nelle
lingue moderne, come il verbo essere nelle lingue germaniche. D'altra parte, la
flessione tematica, dove la radice verbale si unisce alla desinenza tramite una vocale
tematica che funziona come tratto di unione, è diventata dominante sia nelle lingue
germaniche che nel latino e successivamente in italiano.
Classi verbali nelle lingue Germaniche [!]
Le lingue germaniche si distinguono per la presenza di verbi forti e verbi deboli.
I verbi forti formano il passato e il participio passato attraverso l'apofonia, cioè
cambiamenti di vocale. Questi verbi sono suddivisi in sette classi, ciascuna con
schemi di apofonia distintivi.
I verbi deboli, invece, formano il passato aggiungendo un suffisso dentale e si
dividono in quattro classi:
1. Prima classe (tematica): Caratterizzata da un suffisso in "-jo/je (in Germanico
Ja/i). Questo suffisso si è ridotto a una semplice “i” o ha portato a modifiche
vocaliche come la trasformazione di “o breve” in “a breve”.
2. Seconda classe (atematica): Anche se originariamente distinta, ha subito
influenze dal sistema tematico.
3. Terza e Quarta classe: Presentano caratteristiche più complesse, con
differenze tra stativi e incoativi.
Distinzione Semantica tra le Classi
Prima Classe: I verbi di questa classe spesso derivano da sostantivi o aggettivi,
con un significato causativo. Esempio: "wak-jan" significa "svegliare" (da
"wak", "sveglio").
Seconda Classe: Questi verbi indicano azioni non necessariamente causative,
ma spesso vicine al significato del sostantivo da cui derivano. Esempio: "fisk-
on" (dal gotico "fisk", "pesce") significa "pescare".
Terza e Quarta Classe: Presentano differenze più complesse. Ad esempio,
"wak-an" è uno stativo (stare sveglio), mentre "wak-nan" è un incoativo
(cominciare a svegliarsi).
Apofonia
Il Germanico comune conserva un altro fenomeno importante dell'indoeuropeo,
ovvero l'apofonia, cioè il cambiamento della vocale interna nella radice verbale per
formare diversi tempi e modi.
Questo fenomeno, ancora visibile in greco e latino classico, è quasi scomparso nelle
lingue germaniche, ma tracce si ritrovano ancora in alcuni verbi italiani come "legge"
(presente) e "lesse" (passato remoto). Anche il latino in verbi come "video"
(presente) e "vidi" (passato), e questa eredità si è trasmessa in parte all'italiano.
Il cambiamento di vocale, che si chiama grado, e puo essere:
Grado zero: La vocale viene ridotta o scompare del tutto. Questo può avvenire
in contesti specifici, come nei participi passati o in alcune formazioni verbali.
Esempio: nella stessa radice "*ped-", una forma ridotta può essere "*pd-"
dove la 'e' scompare o si riduce a uno schwa (ə).
Grado allungato (quantitativo): In questo caso, la vocale della radice viene
allungata. È spesso associato a funzioni specifiche come il passaggio a un
grado diverso di derivazione o coniugazione.
Esempio: la radice "*ped-" può avere una forma allungata come "*pēd-" in
determinate circostanze.
Grado normale (qualitativo): È la forma "di base" o normale della vocale
all'interno della radice.
Esempio: nella radice indoeuropea "*ped-" (piede), la vocale 'e' rappresenta il
grado pieno.
Questo poteva creare al massimo quattro forme distinte o temi verbali: quello del
presente indicativo (da cui si formano anche il presente congiuntivo, l’infinito e il
participio presente), quello del perfetto singolare, quello del perfetto plurale (da cui
si forma anche il congiuntivo perfetto), e quello del participio passato.
Verbi forti Indoeuropei
I verbi forti nelle lingue germaniche antiche presentano quattro possibili forme della
radice, associate a diversi temi:
1. Tema del Presente: Questa è la forma del verbo che indica un'azione che sta
avvenendo nel presente.
Questo tema, con la stessa vocale apofonica, dà origine all'indicativo presente,
al congiuntivo presente, all'imperativo presente e alle forme nominali del
verbo (infinito e participio presente).
In tutte queste forme, la radice del verbo rimane invariata.
2. Tema del Preterito (perfetto) Singolare: Il passato semplice (preterito) era
usato per indicare azioni passate, e si distingueva per numero (singolare e
plurale). Il perfetto singolare potrebbe riferirsi al preterito singolare (la forma
passata per una sola persona).
Il preterito singolare indicativo sembra avere una vocale apofonica diversa
rispetto al preterito plurale e al congiuntivo preterito. Questa variazione ha
portato a forme distinte del verbo, la cui ragione si era già persa per i
grammatici antichi.
3. Tema del Preterito (perfetto) Plurale: Usato per azioni passate eseguite da più
persone.
Questa forma condivide una vocale apofonica diversa da quella del preterito
singolare, creando una distinzione netta tra le forme verbali.
4. Tema del Participio Preterito: Il participio passato è una forma verbale
utilizzata per indicare un'azione completata e viene spesso usata in
combinazione con verbi ausiliari per formare tempi composti o in frasi passive.
Classi di verbi forti
Il germanico comune ha conservato sette classi di verbi forti, che formano il perfetto
attraverso l'apofonia, esattamente come avveniva nell'indoeuropeo. Queste classi
sono:
Prima classe: La vocale apofonica è seguita da una semivocale -j- (che diventa vocale
a grado zero, formando ĭ).
Radice: ī (lungo) al presente; ai al preterito singolare; i al preterito plurale e i nel
participio passato.
Inglese: ride (presente), rode (preterito singolare), ridden (participio passato).
Seconda classe: La vocale apofonica è seguita da una semivocale -w- (che diventa
vocale ŭ a grado zero).
Radice: eu (anche ū o ō) al presente; au al preterito singolare; u al preterito plurale e
u nel participio passato.
Terza classe: La vocale apofonica è seguita da sonanti come -l-, -m-, -n-, -r- più una
consonante (segnata come C). A grado zero, la sonante diventa una vocale piena.
Esempio: in germanico comune, il presente ha la radice ĕ + l + C, mentre il perfetto
singolare ha ă + l + C.
Quarta classe: La vocale apofonica è seguita da sonanti -l-, -m-, -n-, -r- non seguite
da una consonante, ragione per la quale non possono diventare vocali a tutti gli
effetti. Il participio passato segue lo schema della terza classe per analogia.
Esempio: in germanico comune, il presente ha la radice ĕ + l e il perfetto singolare ă
+ l.
Quinta classe: La vocale apofonica è seguita da una consonante diversa dalle
semivocali. Esempio: la radice del presente in germanico comune è ĕ + C, e quella
del perfetto singolare è ă + C.
Sesta classe: Si basa su un'apofonia quantitativa, che diventa anche qualitativa per
effetto del passaggio a-o in germanico comune.
Esempio: il presente ha la radice ă + C in germanico comune, mentre il perfetto
singolare ha ō + C.
Settima classe: Questa classe è caratterizzata dalla ripetizione della vocale della
radice nel presente, preterito e participio passato. A differenza delle altre classi, non
segue uno schema di apofonia tradizionale, ma utilizza riduplicazione o cambi
vocalici più particolari e varia a seconda della radice del verbo.
--- Lezione 13 Moodle --- [pag 178]
L'infinito del Germanico e la sua Evoluzione
Infinito nel Germanico
L'infinito nelle lingue germaniche è un sostantivo formato da un suffisso in "-n", che
può risultare insolito per gli italiani abituati a infiniti in "-re" o "-ere". Tuttavia, le
lingue indoeuropee, come il greco classico, mostrano forme di infinito in "-n".
L'infinito dell'indoeuropeo originariamente era il nominativo-accusativo di un nome
di azione, quindi non un verbo autonomo.
Nel germanico, l'infinito era spesso sostantivato, con un suffisso in "-an", come
nell'inglese antico e nel tedesco antico. L'infinito, in questo contesto, si comportava
come un sostantivo piuttosto che come un verbo.
L'infinito in indoeuropeo non era un semplice verbo, ma il nominativo-accusativo di
un nome di azione, che poteva assumere diverse forme grammaticali, come il
genitivo e il dativo. Questa flessione si riflette ancora in alcune lingue, come il latino,
dove "amare" è il soggetto, "amandi" è il genitivo e "amando" è il dativo e l'ablativo,
da cui deriva il gerundio italiano. Tuttavia, con il passaggio al germanico, si osserva
una progressiva perdita di queste flessioni.
Modificazioni Fonologiche e Morfologiche
Nel germanico, l'infinito era originariamente un sostantivo con un suffisso in nasale,
"-an", che si è indebolito nel tempo. Questo fenomeno è visibile nelle forme arcaiche
del tedesco e dell'inglese, dove l'infinito terminava in "-an", come in "stigan”.
Col tempo, in tedesco l'infinito è passato a terminare in "-en" (steigen) e in inglese
antico si è ridotto ulteriormente, fino a perdere la desinenza nasale nell'inglese
moderno.
Suffissi e Prefissi nel Participio Passato
Nel germanico, il prefisso "ge-" era usato per formare il participio passato, come nel
gotico e nel tedesco antico. Questo prefisso tende a scomparire nel nordico e in
inglese antico. Tuttavia, in tedesco moderno, il prefisso "ge-" è ancora presente,
mentre in inglese è andato perso.
Comparazione tra Tedesco e Inglese
Nel tedesco moderno, "steigen" (salire) e "gestiegen" (salito) mostrano una
conservazione delle forme originali, mentre in inglese moderno, la forma "drive
drove driven" si è evoluta in modo diverso.
Il verbo "drive" in inglese ha un'evoluzione fonetica e semantica distinta, con "drove"
che riflette il dittongo aj diventato "o" e "driven" che conserva la radice originaria.
Morfologia verbale
Un altro aspetto interessante riguarda il passaggio dall’indoeuropeo all’inglese e al
tedesco, dove vediamo come la morfologia verbale si è evoluta in modo diverso.
Prendiamo ad esempio il verbo tedesco "steigen" e il corrispondente inglese "to
rise" o "to climb".
Nel passaggio dal germanico all’inglese antico e successivamente all’inglese
moderno, abbiamo visto un grande cambiamento nella struttura delle vocali,
soprattutto a causa del “Great Vowel Shift”. Mentre il tedesco ha mantenuto la
forma del verbo quasi intatta, l’inglese ha subito una trasformazione più drastica,
tanto che oggi i verbi "steigen" e "to rise" non hanno più un legame semantico
evidente.
Forme di Cortesia
il fenomeno del "plurale majestatis" in latino, che attribuisce valore di pluralità a
una singola persona per motivi di cortesia o rispetto, si riflette in molte lingue
moderne, tra cui l’italiano. Questo sistema ha portato alla nascita di forme come il
“voi” e il “lei” di cortesia, che riflettono complessi sviluppi sociali e culturali
all’interno della lingua.
Vediamo che a livello dell’indoeuropeo noi possiamo ricostruire questa forma di
infinito con un suffisso in nasale, che non è il suffisso che noi normalmente
ricostruiamo per il latino, che non ha infiniti in N ma in s che noi poi leggiamo in R,
ecco perché oggi abbiamo gli infiniti in are, ere, ire che prima erano infiniti in ase,
ese, ise solo che poi ha subito il rotacismo.
Verbi forti di seconda classe
Radice Gews e Gusto
La radice indoeuropea gews/gus (o gheus), da cui derivano le parole moderne
"gusto" e "choose" (inglese), riflette un significato originario legato alla valutazione e
al gusto. Questa radice ha influenzato non solo il greco e il latino, ma anche le lingue
germaniche.
Nelle società indoeuropee primitive, la donna, mentre preparava il cibo, doveva
selezionare le erbe giuste per condire gli alimenti. La capacità di scegliere erbe
commestibili era cruciale per la sopravvivenza. Questo processo di selezione e
valutazione ha dato origine al concetto di "gustare" come scelta, che è diventato la
base del verbo inglese "choose" (scegliere).
Evoluzione nelle Lingue Germaniche
Nelle lingue germaniche, la radice "gus" subisce trasformazioni fonetiche e
semantiche. In particolare, il passaggio consonantico da "g" a "k" (ad esempio, da
"gus" a "cus") e la rotazione consonantica (da "s" a "z" e poi "r") creano divergenze
significative.
Questi cambiamenti contribuiscono alla nascita del verbo inglese "choose", che
deriva dalla stessa radice, ma ha ormai assunto il significato primario di "scegliere"
piuttosto che "gustare".
Questo cambiamento ha portato alla forma choose in inglese moderno, che significa
"scegliere". In tedesco, la forma corrispondente è kiesen (scegliere), che è una forma
arcaica.
Un altro fenomeno che influenza l’evoluzione è l'apofonia, ovvero un cambiamento
della vocale all'interno della radice di una parola.
Questo cambiamento avviene a seconda della forma grammaticale (presente,
passato, plurale, ecc.). Per esempio, la radice gewson in indoeuropeo si modifica in
gows nel passato singolare e gus nel participio..
Radice Wert e Trasformazione
La radice indoeuropea wert (che significa "girare" o "trasformare") ha dato origine a
verbi in germanico come werden (diventare) e wertan (cambiare). Questi verbi
riflettono l'idea di trasformazione e cambiamento, verso la semplificazione.
Tedesco:
o In tedesco moderno, werden è il verbo principale per "diventare". La
forma arcaica ward è stata sostituita da wurde, mentre il participio
passato è geworden.
Inglese:
o In inglese antico, werθan (diventare) è stato sostituito da become nel
periodo medio. Werθan è scomparso, mentre il verbo "become" ha
preso il suo posto.
--- Lezione 14 Moodle --- [pag 191]
Il discorso tratta dell'evoluzione linguistica dei verbi della terza e quarta classe nel
passaggio dall'indoeuropeo al germanico, e infine all'inglese e al tedesco moderno.
In particolare, si analizzano i cambiamenti fonetici e morfologici che hanno
influenzato questi verbi, con un focus sulle radici che contengono le consonanti "R",
"L", "M" e "N".
Verbi forti di terza classe
Evoluzione dei Verbi con Radici in "R" e "L":
I verbi con radici che contengono "R" e "L" hanno subito cambiamenti regolari nella
loro evoluzione. Questi verbi mostrano un'evoluzione verso forme più regolari nel
tempo.
Verbi in R: In inglese antico, i verbi come werzan (che diventa weorzan) scompaiono,
mentre in tedesco rimangono stabili come werden. Questi verbi mostrano una
perdita e poi una variazione rispetto al germanico.
Verbi in L: Un esempio è il verbo helpan (inglese antico) che diventa help in inglese
moderno, seguendo una regolarizzazione. In tedesco, mantiene una struttura simile
a helfen. La vocale nelle radici cambia a causa dell'influenza della nasale e della
consonante successiva.
Confronto con Verbi con Radici in "N" e "M":
I verbi con radici contenenti "N" e "M" hanno subito modifiche più complesse. La
chiusura della vocale breve "e" in "i" nel contesto di una nasale + consonante ha
portato a un'evoluzione diversa rispetto ai verbi con "R" e "L".
Verbi in N: La radice bent (che significava "trattare male") evolve in tedesco e inglese
con significati diversi. In inglese, l'influenza delle nasali porta a forme come bind (che
si trasforma in bound) e find (che diventa found), mentre in tedesco resta più
regolare con binden e finden.
Verbi in M: Esempio di come (inglese moderno) deriva da kweman (inglese antico),
che ha subito modifiche per riflettere le influenze fonetiche. In tedesco, il verbo
rimane come kommen.
Influenza del Contesto Fonologico:
Il discorso evidenzia come il contesto fonologico, come la presenza di nasali e
consonanti, abbia influenzato l'evoluzione delle vocali nelle radici verbali. Ad
esempio, la trasformazione della "u" in "o" davanti ad "a" e la sua successiva
chiusura in "u" quando seguita da nasale + consonante.
Verbi forti di quarta classe
Evoluzione Apofonica nella Quarta Classe:
Nella quarta classe, dove le radici verbali sono seguite da "L", "M", "N", "R" senza
una consonante successiva, si nota un cambiamento apofonico distinto, portando a
una maggiore diversificazione delle forme verbali in inglese rispetto al tedesco, dove
la struttura è rimasta più conservativa.
Questi verbi hanno quattro forme apofoniche diverse: e breve, o breve, e lunga, e
lunga con variazioni fonetiche. Un esempio è bear (inglese moderno) da beran
(inglese antico), dove la radice è modificata per riflettere il cambiamento fonetico. In
inglese moderno, diventa bear, bore, born.
Differenze tra Inglese e Tedesco:
Si sottolinea come l'inglese abbia subito un'evoluzione linguistica più radicale
rispetto al tedesco, con conseguenze come la semplificazione delle forme verbali e
l'analogia che ha influenzato l'evoluzione dei verbi deboli sui verbi forti.
Casi Specifici di Evoluzione Verbale:
o Esempi specifici, come il verbo "bear" (portare) e la sua evoluzione nel
participio passato "born" (nato), illustrano come l'evoluzione linguistica
abbia portato a significati e usi moderni differenti rispetto alle forme
antiche.
Verbi Forti della Quinta Classe:
Definizione e Caratteristiche:
I verbi forti della quinta classe hanno una vocale apofonica nella radice seguita da
una consonante non sonante (L, M, N, R). Impedendo così la presenza di un grado
zero nell’apofonia, ovvero l’assenza totale di vocale nella radice.
Esempi e Evoluzioni Linguistiche:
Sequor (Latino): La radice sekw è interessante perché in latino è diventato "sequor",
da cui deriva l'italiano "seguire", con un significato originario legato al “seguire” o
“prestare attenzione”. In inglese si è evoluta in to seek, che significa un’altra cosa
ma entrambi derivano dalla stessa radice.
Il tedesco moderno mantiene tracce di questa evoluzione, come nel verbo "sehen"
(vedere), che ha subito un allungamento vocalico compensatorio.
Nelle lingue moderne avremo: [sistemare giusto la radice del verbo to see]
Inglese: Verbo "to see" (vedere) evoluto da seewan; il dittongo eo è diventato e
lunga, ma la forma del preterito cambia.
Tedesco: Verbo "sehen" (vedere) che ha subito una semplificazione fonetica,
risultando in una forma moderna sehen.
Verbo "Wesan" (Essere):
Originariamente significava "essere" o "risiedere".
Evoluzioni in tedesco e inglese:
Tedesco antico: "wesan" → "war" (preterito) e "gewesen" (participio).
Inglese moderno: "was" (preterito singolare) e "were" (preterito plurale) derivano da
un'alternanza grammaticale.
“perché queste forme sono diverse?”, la prima cosa che dite è “sono l'esito di una
alternanza grammaticale, che presenta questa diversa consonante, la S al singolare
che è la consonante più antica di origine indoeuropea e la R al plurale che invece è
dovuta alla sonorizzazione di esse, per legge di Verner, che è avvenuta a livello del
germanico e poi al successivo passaggio della S sonora \z\ in vibrante, il cosiddetto
rotacismo che caratterizza il germanico nord occidentale.”
Verbo con Suffisso -jo:
Il suffisso -jo cambia il tema del presente e crea irregolarità:
Esempio: il verbo setjan (latino "sedere") che diventa "sittan" in inglese antico e
"sitzen" in tedesco antico.
Deriva dalla radice sed ovvero “stare seduti”.
Il verbo "sittan" (sedere) nell'inglese antico, derivato dalla radice sed (sedere).
Questo verbo ha subito vari cambiamenti fonetici e morfologici, con la geminazione
consonantica in inglese antico e la rotazione consonantica in tedesco, che ha portato
alla forma moderna "sitzen" in tedesco. In inglese moderno, il participio "set" è stato
sostituito dal preterito "sat", mostrando un'evoluzione irregolare.
--- Lezione 15 moodle --- [pag 209]
Il capitolo riguarda l'evoluzione e le caratteristiche dei verbi forti di quinta, sesta e
settima classe nelle lingue germaniche, con un confronto tra inglese e tedesco.
Verbi forti di quinta classe
Il verbo di classe 5 mostra una trasformazione della vocale radicale del presente
dovuta a un fenomeno di metafonia, comune nel passaggio dall’indoeuropeo al
germanico.
Questo fenomeno ha avuto effetti diversi nelle lingue germaniche: in tedesco, la
flessione è rimasta irregolare ma comprensibile (ad esempio, il verbo "sitzen"),
mentre in inglese l'apofonia non è più automatica, portando alla regolarizzazione di
molti verbi. Un esempio emblematico è "faran" (che significa "viaggiare" in inglese
antico) che ha dato l'attuale "fare" in inglese, con un cambio di significato da
"andare" a "stare".
Verbi forti di sesta classe
I verbi di sesta classe presentano un'alternanza tra vocale breve e lunga,
considerata quantitativa anziché qualitativa, ovvero riguarda la lunghezza della
vocale piuttosto che il suo timbro.
Un esempio è la radice indoeuropea por, che in germanico diventa far, originando
verbi come "faran" in antico inglese. Nel corso del tempo, "faran" ha mutato
significato in inglese moderno, diventando “to fare”, passando da "viaggiare" a "stare
in una determinata situazione"
Un altro esempio di verbo forte di sesta classe è il verbo “take”. Questo verbo
derivato dal nordico esemplifica il fenomeno della metafonia e la trasformazione di
forme verbali attraverso la regolarizzazione della vocale radicale.
Infatti, il "Great Vowel Shift" ha modificato la pronuncia delle vocali, con la "a" lunga
che è diventata "ei", influenzando le forme moderne "take-took-taken".
Un altro aspetto rilevante riguarda i verbi di sesta classe che presentano un suffisso
in "jo", il quale altera significativamente il significato del verbo.
Un esempio è il verbo "heave" in inglese, che originariamente era "hebban" in
anglosassone. La forma moderna "heave" ha subito una semplificazione delle
consonanti e un allungamento della vocale, mostrando un'evoluzione morfologica
che ha differenziato questo verbo dal più comune "have".
Verbi forti di settima classe
La settima classe si distingue per avere il tema del presente e il participio passato
con la stessa vocale, ma con un preterito che si forma tramite il raddoppiamento
della radice. Questo fenomeno arcaico è comune nelle lingue indoeuropee, come il
greco e il latino. In germanico, l'esito di questi verbi ha portato a variazioni
significative tra lingue come l'inglese e il tedesco.
Ad esempio, in inglese, il verbo "let" ha mantenuto una forma invariata nel presente
e nel preterito, mentre in tedesco il verbo corrispondente "lassen" ha una flessione
più complessa con la vocale lunga "ie" che è un esito dell'evoluzione germanica.
Il verbo "heißen" in tedesco (chiamarsi), che deriva dal germanico, si è mantenuto
inalterato, mentre in inglese è scomparso, sostituito da espressioni più semplici
come "my name is".
Infine, il verbo "gangan" in inglese è diventato "go" mentre in tedesco "gehen",
mantenendo alcune tracce della sua origine nelle forme preterite e nel participio
passato.
Confronto tra Inglese e Tedesco
In sintesi, l'evoluzione dei verbi forti nelle lingue germaniche, in particolare tra
inglese e tedesco, mostra una tendenza all'irregolarità e alla semplificazione
nell'inglese, mentre il tedesco ha mantenuto più chiaramente le forme originali,
seppur con adattamenti morfologici. Le peculiarità delle classi 5, 6 e 7 riflettono le
dinamiche complesse di evoluzione linguistica, influenzate da fenomeni come la
metafonia e il raddoppiamento della radice.
Sviluppo Storico, Geografico e fusione/scomparsa
Nelle lingue germaniche occidentali (come l'inglese e il tedesco), la prima classe di
verbi deboli è rimasta la più produttiva e dominante.
Nelle lingue nordiche, invece, è stata la seconda classe a mostrare maggiore
produttività. La quarta classe, più semplice, è scomparsa nelle lingue germaniche
occidentali.
Nel corso del tempo, le classi di verbi deboli si sono fuse o scomparse. Nelle lingue
germaniche occidentali, la fusione tra la prima e la terza classe da un lato, e la
seconda e la quarta dall’altro, ha portato alla scomparsa della quarta classe.
Fenomeno del Suppletivismo
Il suppletivismo è un fenomeno linguistico in cui un verbo utilizza radici diverse per
formare le diverse coniugazioni.
Questo è visibile in molte lingue indoeuropee.
Esempio: Il verbo "essere" in italiano ("io sono", "io fui") e in inglese ("I am", "I was")
utilizza radici completamente diverse per formare tempi diversi dello stesso verbo.
Differenze tra Inglese e Tedesco
Inglese: Ha subito una forte riduzione delle desinenze verbali, mantenendo solo
alcune forme specifiche (come la terza persona singolare in "-s").
Tedesco: Mantiene una flessione più complessa rispetto all'inglese, con desinenze
che variano in base alla persona, numero, e tempo.
--- Lezione 16 moodle ---
Flessione atematica
I verbi atematici nelle lingue germaniche, come il tedesco e l'inglese, sono verbi che
univano alla radice desinenze in consonante senza inserire una vocale “tematica”.
In indoeuropeo esistevano un gran numero di verbi atematici, che univano alla
radice desinenze in consonante senza inserire una vocale 'tematica'.
Si noti la differenza tra il latino lego, leg-i-s (tematico) vs. su-m, e-s (unico esempio di
atematico conservato in latino) o tra il greco arcaico lego, legeis vs. es-mi, es-si.
Spesso vengono chiamati verbi in –mi, dalla forma assunta dalla desinenza della
prima persona singolare nei verbi greci.
In germanico comune resta una traccia importante di questa flessione nelle forme
del presente del verbo “essere” derivate dalla radice indoeuropea *-es- (la forma
dell’inglese I am deriva verosimilmente da una forma *esm/asm; l'inglese is e il
tedesco ist sono esattamente corrispondenti al latino est).
Altri verbi che seguivano questa flessione sono attestati solo nel germanico
occidentale: erano [dōn], che mantiene una declinazione irregolari anche in inglese e
tedesco moderni (do, did, done; tun, tat, getan), e [gān] (che in tedesco presenta
una -n- nella flessione: gehen, ging, gegangen; l’inglese ha direttamente sostituito il
perfetto con un’altra radice).
Il primo verbo conservava ancora forme atematiche nella fase antica (inglese antico
ic dom, tedesco antico ih tuom: oggi sono state regolarizzate in I do e ich tue affini ai
verbi tematici del tipo I sing e ich singe).
Anche [stān] aveva forme di questo tipo: l’inglese moderno l’ha sostituite con quelle
regolari del verbo forte di VI classe *standan, stod, stodun, gestanden (da cui stand,
stood), mentre il tedesco ha ancora stehen, stand, gestanden.
Flessione Tematica vs. Flessione Atematica
Flessione Tematica: Utilizza una vocale tematica (o o e) che si inserisce tra il tema
verbale e la desinenza (es. latino am-o).
Flessione Atematica: Non utilizza una vocale di appoggio e spesso presenta
desinenze dirette (es. indoeuropeo es-mi per il verbo essere).
Verbi Perfetto-Presenti
I verbi perfetto-presenti sono un'altra categoria interessante che mostra come il
germanico abbia scelto una sola forma di passato con valore di perfetto resultativo
che avevano la forma di plurale e il significato di presente tra le varie disponibili
nell'indoeuropeo (imperfetto, auristo e perfetto).
Un esempio significativo è la radice "w.jd" (dal latino "video"), che in tedesco è
evoluta in “wissen” (sapere), cambiando il significato da "vedere" a "sapere".
Il verbo "witan" (originariamente "vedere") ha assunto il significato di "sapere" in
tedesco. Questo cambiamento è dovuto al fatto che "io so perché ho visto" implica
una conoscenza basata sull'esperienza visiva. In inglese, il verbo "witan" è
scomparso, ma ha lasciato traccia nel sostantivo "wit" (arguzia).
Ormai persa o fortemente indebolita la nozione originale etimologica, questi verbi si
ricreano le altre forme del paradigma usano il tema del preterito plurale per formare
l'infinito presente e le forme deboli per i tempi diversi dal presente.
I verbi perfetto-presenti (anche chiamati preterito-presenti) sono relativamente poco
numerosi, ma comprendono verbi importanti come appunto [witan] “sapere,
conoscere”, [kunnan] “potere, saper (fare)”, [skulan] “dovere”.
(Il presente di questi tre verbi è appunto formato in modo simile al preterito dei
verbi forti della 1, 3 e 4 classe rispettivamente).
In indoeuropeo, esistevano radici verbali con valore di perfetto resultativo che
avevano la forma di plurale e il significato di presente, per esempio *woid “so” (il suo
primo significato era quello di perfetto della radice *w.jd- “vedere”, dunque
presentava il “sapere” come risultato dell'aver visto: “ho visto, dunque so”)
corrispondente al gc. *wait “io so”.
Irregolarità ed Evoluzione dei Verbi:
Verbi come "cunnan" (potere) e "wiljan" (volere) sono esempi di verbi
irregolari che mostrano forme anomale e variazioni nei tempi e nelle
modalità. In inglese, per esempio, "can" è derivato dal plurale antico
"cunnon", ma è stato livellato al singolare.
Il verbo "will" ha assunto un significato legato al futuro, distanziandosi dal
concetto di volontà, per evitare la durezza espressiva che invece rimaneva in
"want".
Considerazioni sui Verbi Modali e l'Uso del "Do" in inglese
L'analisi si conclude con una discussione sull'evoluzione dei verbi modali e
sull'introduzione del verbo ausiliare "do" in inglese per formare negazioni e
domande, una caratteristica innovativa che distingue l'inglese moderno dalle altre
lingue germaniche, come il tedesco, dove la negazione è semplicemente "nicht"
senza bisogno di un ausiliare.
L’inglese antico
[credo di aver già scritto tutte queste cose, cerca di trovarle e dai un senso a questa
parte]
Storia
L'inglese antico è una lingua germanica occidentale, strettamente legata al frisone,
una lingua parlata oggi solo in alcune aree dei Paesi Bassi ma che un tempo era
diffusa lungo una vasta zona costiera. Anche il sassone, originariamente affine
all'anglo-frisio, è stato influenzato dal tedesco a tal punto che non si è sviluppato
come una lingua autonoma, ma si è assimilato al tedesco settentrionale, diventando
il Plattdeutsch, un dialetto tipico della Germania settentrionale. Alcuni studiosi
raggruppano il sassone con l'anglo-frisio in un gruppo chiamato "Germanico del
mare del nord" o "ingevone", ma questa classificazione perde validità dal tardo
Medioevo, quando i sassoni si sono ormai germanizzati culturalmente.
L'inglese antico, parlato dalle popolazioni anglosassoni in Inghilterra tra il V e l'XI
secolo, era suddiviso in quattro dialetti principali: Northumbro, Mercico, Sassone
occidentale e Kentico. Questi dialetti riflettevano le divisioni etniche e politiche degli
Angli, Sassoni e Juti. Tuttavia, il Northumbro e il Mercico subirono l'influenza della
dominazione vichinga, con l'area della Danelaw che divenne culturalmente e
linguisticamente influenzata dai danesi.
Lo standard linguistico dell'inglese antico si basava principalmente sul sassone
occidentale, promosso da Alfredo il Grande, ma era anche influenzato dai dialetti
anglici e kentici, a causa della loro rilevanza culturale e religiosa. Con la conquista
normanna dell'XI secolo, l'inglese subì una profonda trasformazione, soprattutto a
livello lessicale e grammaticale, a causa dell'influenza francese, tanto che oggi alcuni
considerano l'inglese una lingua 'mista' romano-germanica.
Fonologia
Vocalismo
L'evoluzione delle vocali in inglese antico è caratterizzata da una serie di
trasformazioni complesse che riflettono cambiamenti fonetici significativi. Uno dei
tratti più antichi è la chiusura delle vocali [ă] e [ā] germaniche occidentali (con [ā]
derivato dall'apertura di [ē]), che in sillaba tonica vengono rappresentate con [æ]
(ad esempio, *daɣaz > *daɣ > dæg). Tuttavia, questa trasformazione non si verifica
se nella sillaba successiva è presente una vocale posteriore (u, o, a), come nel
plurale dagas, dove la vocale finale ha bloccato il cambiamento da a > æ. Inoltre, se
la vocale è nasalizzata, l'anglosassone mostra variazioni tra <a> e <o> (come in land
e lond). In questi contesti, la [ā] nasalizzata è solitamente rappresentata come <o>
(ad esempio, *fanxhan > fōn "prendere"), e lo stesso vale per le [ā] nasalizzate del
gruppo anglo-frisio (*găns > gōs "oca"). Le vocali precedute da una nasale possono
invece trasformarsi in i/u (come in niman, "prendere").
I dittonghi germanici subiscono modifiche significative: [aj] diventa [ā] (stainaz >
stān "pietra"), mentre [aw] si trasforma in [æɑ]/[æɒ], scritto <ea> (kaup- > ceap-
"comprare"). Il dittongo [eu] si evolve in [eɔ], scritto <eo> (leusan > leosan
"perdere"). Nel sassone occidentale, le vocali palatali sviluppano una vocale di
transizione quando seguite da suoni posteriori ([x], [r], [l] seguita da consonante),
fenomeno noto come "frattura" (erþ-ō > eorþ "terra"; allaz > eall "tutto").
Le differenze maggiori nel sistema vocalico dell'inglese antico sono dovute alla
metafonia palatale, che modifica vocali e dittonghi creando nuovi fonemi come [ø] e
[y], successivamente delabializzati in [e] e [i] (søcan > secan > seek "cercare"; cyning
> king). Anche i dittonghi ea e eo si modificano attraverso la metafonia palatale,
risultando in <ie>, che evolverà ulteriormente. Un processo simile, la metafonia
velare, avviene in modo asistematico quando una vocale i, e viene seguita da u o o
nella sillaba successiva (seβun > seofon "seven"; heβun > heofon "heaven").
Le vocali in sillaba atona mostrano una tendenza alla riduzione, articolate sempre
meno chiaramente. In inglese antico, sembra che fossero prevalentemente brevi, e
col passare del tempo si nota una crescente confusione tra diverse vocali (e/a, u/o,
a/o), fino a ridursi a una vocale centrale indistinta [ə] (scritta <e>) alla fine del
periodo.
Consonantismo
L’inglese eredita dal germanico una situazione dove le consonanti fricative sonore Ɣ
e β sono ancora fricative in posizione debole (per questo al g. occ. *seβan
corrisponde l’inglese seven) mentre la [d] del g.c. *fadēr passa a [d] nel g.c. *fadar >
ags. fæder).
L’innovazione più evidente nell’inglese antico è forse la palatalizzazione delle
consonanti velari in contiguità di un suono palatale, un fenomeno simile a quello
italiano (per cui il latino centum – pronunciato [kentum] – diventa l’italiano cento) in
base al quale nell’ags. cild “bambino” la pronuncia passa da [kɪld] a [tʃɪld].
A differenza dell’italiano, un simile fenomeno avviene anche quando il suono
palatale precede la velare: nell’ags. rīc “ricco” la pronuncia passa da [rɪk] a [rɪtʃ], e
sempre nel gruppo consonantico [sk] > [ʃ] (g.c. *skīr-az > ags. *scīr > sheer).
Inoltre, la palatalizzazione di [k] si ferma a [tʃ], mentre quella di [g] (che poi quasi
sempre era [ɣ], dunque articolata con minor forza) dev’essere passata assai presto
da [dʒ] a [j]. La pronuncia ‘storica’ di <g> palatale in inglese antico è [j]: l’ags. dæg si
pronuncia già [dæj] e poi [dɛj] (già alla fine del periodo anglosassone può essere
scritto anche dei). Questo scadimento non si verifica per consonante intensa: la [g]
di g.occ. *leggjan > licgan (dove <cg> è la grafia normale di [ddʒ]).
Tra le nuove consonanti esito di palatalizzazione e le vocali palatali successive si
inseriscono vocali di transizione, chiamate ‘glide’: per cui g.occ. *geldan > *gieldan
pronunciato [jiɛldan] “pagare, offrire” (yeld), che ovviamente viene dalla stessa
radice di gold “oro”; il preterito singolare dello stesso verbo è geald (< ags. * gæld <
g.c. * gald, dunque con [æ] > [ea]).
Si noti che il fenomeno della palatalizzazione delle consonanti velari germaniche si è
concluso in una fase linguistica più antica delle metafonie: per cui le velari in cyning
“re” e nel plurale gēs (i.m. geese) di gōs “oca” non hanno fatto in tempo a
palatalizzarsi.
Morfologia
Nomi
La flessione nominale dell’inglese antico si semplifica ancora di più: la flessione forte
in ă per i maschili e neutri attira tutte le altre per analogia; nella fase antica, solo la
flessione femminile in ō e quella in nasale offrono qualche resistenza, mentre le
flessioni in jă, wă e i, u conservano magari nella metafonia della vocale radicale un
residuo di desinenza (si pensi all’ags. mus, pl. Mys da cui oggi mouse, pl. mice).
Tuttavia, almeno l’inglese alfrediano distingue chiaramente diverse flessioni,
soprattutto al singolare (al plurale l’analogia agisce prima).
La flessione debole (in nasale) si conserva abbastanza bene per maschile e
femminile, molto meno per il neutro, di cui rimangono pochissimi esempi: da notare
che comunque l’analogia ha già prodotto un’unica flessione al plurale.
Aggettivi
Verbi
La flessione del verbo si è molto semplificata a causa della graduale confusione delle
vocale desinenziali. Il plurale dei verbi ha un’unica forma per le tre persone
(we/ge/hie syndon “noi/voi/loro sono”). Le desinenze sono quelle tematiche, anche
se le flessioni deboli mantengono in parte le vocali del suffisso: sing-e, singes(t)
“canto, -i” vs. ask-ige, askas(t) “domando, -i”.
Flessione forte
Il sistema verbale dell’inglese antico mantiene il sistema delle sette classi dei verbi
forti (sei derivate dal germanico comune più la settima derivata dai verbi a
raddoppiamento). Il vocalismo
radicale in questi verbi ha subito tutte le modifiche che possiamo immaginare dal
capitolo sulla fonetica (compreso un certo numero di verbi che formavano il
presente con il suffisso -j-, che causava non solo metafonia della vocale, ma anche
raddoppiamento della consonate), diventando molto diverso da quello germanico:
Verbi deboli
La flessione dei verbi deboli si semplifica in inglese antico: la seconda classe tende
ad assimilarsi alla prima, la terza a scomparire, la quarta si è ormai assimilata
completamente.
Nella prima classe, la -j- nella desinenza dell’infinito cade dopo aver prodotto il
raddoppiamento della radice: settan (< g.occ. *sattjan < g.c. *satjan “porre”); questo
raddoppiamento non avviene quando la vocale è lunga, cf. dēman (< g.occ. * dōm-
jan “giudicare”).
La -e- scompare nel preterito e participio passato quando la radice verbale finisce in
dentale, e le due dentali si assimilano: il preterito di settan è sette, (cf. odierno set
set).
La -e- cade anche nei verbi a sillaba lunga: dēmde.
Nella seconda, la o all’infinito cade: ascian (oggi ask), nella flessione può essere
scritta anche a: ascode/ascade.
I pochissimi verbi della terza (secgan “dire”, haban/hæbban “dire”) hanno flessioni
molto irregolari (sægde, hæfde da cui oggi said, had), pesantemente influenzate
dall’analogia con la prima (questo spiega la geminazione delle consonanti
all’infinito).
Verbi perfetto presenti
L’inglese antico ha alcuni verbi preterito-presenti (o perfetto-presenti) molto
importanti come sculan/sceolan, cunnan (1. sg. pres. sceal, can da cui oggi shall,
can); il preterito è formato con i verbi deboli: cunde, sceolde (da cui should e, per
analogia, could invece di *cound).
E’ per questo motivo che can non ha la terza persona singolare **cans: si comporta,
appunto, come un preterito, dove prima e terza persona singolare sono uguali (I
can, he can come I was, he was). Tuttavia, il plurale si è assimilato al singolare, come
avviene in tutti i verbi tranne was/were: we/ge/hie cunnon diventa così we/ye (poi
you)/they can (invece di **cun).
Sintassi
Articoli e Aggettivi Pronominali: In inglese antico, l'articolo determinativo si forma a
partire dall'aggettivo pronominale "se" (maschile), "seo" (femminile) e "þæt"
(neutro). Questi aggettivi pronominali, con il tema "þ-", danno origine agli articoli
moderni "the" e "that". Tuttavia, l'inglese antico non possedeva un articolo
indeterminativo vero e proprio. Questo si sviluppò successivamente distinguendo il
numerale "ān" ("uno") nell'articolo "a(n)", e il numerale "one" per indicare il numero
uno, differenziato per accentuazione.
Formazione del Passivo e Tempi Passati: L'inglese antico ha già introdotto una
forma di passivo analitico simile a quella delle lingue romanze. Analogamente, si
sono formati tempi passati composti utilizzando gli ausiliari "essere" e "avere", come
in inglese moderno. Inoltre, si è assistito a una graduale grammaticalizzazione di
perifrasi con i verbi "volere" e "dovere" e con il participio presente, che ha portato
alla formazione di espressioni future come "I will go" e "I am going".
Sintassi e Regola del 'Verb-Second': Un aspetto rilevante della sintassi dell'inglese
antico è la regola del 'verb-second'. In una frase che non inizia con il soggetto, il
verbo mantiene la seconda posizione e il soggetto si pospone. Questa regola,
comune nelle lingue germaniche, è ancora presente nel tedesco moderno e nelle
lingue scandinave. L'inversione soggetto-verbo nelle interrogative era altresì
comune.
Negazione: La negazione in inglese antico avveniva con l'avverbio "ne" ("non"),
talvolta accompagnato da "wiht", che significava inizialmente "alcuna cosa" e poi
"niente". Questo tipo di negazione passò nell'inglese medio a una forma postposta,
come "not" (simile all'uso del tedesco "nicht"). In inglese moderno, l'uso della
perifrasi con "do + not + infinito" è una caratteristica più recente, emersa dopo la
caduta delle desinenze tipiche dell'infinito. Ad esempio, la struttura "I want to go" è
successiva all'inglese antico "ic wille dōn" ("I will do").
Sviluppo della Sintassi e Congiunzioni Subordinate: L'inglese antico possedeva una
sintassi piuttosto semplice e una limitata struttura di congiunzioni subordinate.
Questo sistema si sviluppò lentamente, influenzato dal latino e successivamente dal
francese. Così, pronomi neutri come "þæt" ("ciò") si evolsero in congiunzioni con
valore di "ciò che", e avverbi come "þa" ("allora") e "forþom" ("perciò") divennero
congiunzioni con significati di "quando" e "perché".
Analisi dei tre testi
"The Wife's Lament" è un antico poema anglosassone scritto in Old English (antico
inglese), databile intorno al X secolo. È contenuto nell'Exeter Book, uno dei principali
manoscritti di poesie in anglosassone che sopravvivono oggi. Questo testo è uno dei
più famosi esempi di elegy anglosassone, un genere poetico che esprime tristezza o
malinconia.
Trama e Tematiche:
Nel poema, una donna, la protagonista, racconta la sua storia di separazione dal
marito e il dolore che ne deriva. Il testo è carico di temi come l'isolamento, la perdita
e il tradimento. La donna lamenta la sua solitudine e la sua condizione di esilio,
poiché è stata costretta a lasciare il marito e vivere in una sorta di isolamento o
reclusione.
Non è chiaro se l'allontanamento sia dovuto a eventi politici, come una faida tra
clan, o a motivi personali, come un tradimento del marito o una qualche forma di
inganno. La voce narrante riflette su come la vita sia cambiata drasticamente dopo
aver perso l'amore e la stabilità del matrimonio, evocando immagini di un'esistenza
desolata e priva di speranza.
Lingua:
Il poema è scritto in Old English, una forma della lingua inglese parlata tra circa il V e
l'XI secolo, molto diversa dall'inglese moderno e con radici germaniche. Ecco un
esempio del testo originale:
Interpretazioni:
Le interpretazioni di "The Wife's Lament" variano. Alcuni studiosi pensano che il
poema parli di una separazione forzata per ragioni sociali o politiche, mentre altri
vedono la figura della moglie come un simbolo di tutte le donne anglosassoni che
affrontavano difficoltà e ingiustizie. C'è anche un'interpretazione che suggerisce che
la moglie potrebbe essere morta e parlare dall'oltretomba, o che il suo isolamento
sia una metafora per una sofferenza interiore.
In sintesi, "The Wife's Lament" è una potente espressione di dolore e alienazione.
Temi Principali:
Esilio e Isolamento: La protagonista è costretta a vivere in isolamento, lontana
da tutti e immersa nella solitudine. Non solo è separata dal marito, ma si trova
anche fisicamente in un luogo desolato, simile a una caverna o a una foresta.
Questo riflette una condizione fisica e psicologica di esclusione.
Perdita dell'amore: Un tema centrale è il lamento per la perdita dell'amore. La
moglie soffre non solo per la separazione fisica dal marito, ma anche per
l'impossibilità di riconciliarsi con lui. Il tradimento del marito, reale o
percepito, aggiunge al suo dolore.
Oppressione femminile: Anche se il poema non esplicita chiaramente questo
tema, molti critici moderni vedono nella condizione della moglie un simbolo
della condizione delle donne nell'epoca anglosassone. La moglie non ha
potere di cambiare il proprio destino, è soggetta alle decisioni degli uomini
della sua vita (marito, famiglia, clan), e deve affrontare una sofferenza che è
fuori dal suo controllo.
Mistero e Ambiguità: Il poema è volutamente ambiguo. Non viene detto
esplicitamente perché la moglie è stata esiliata, né quale sia il destino del
marito. Alcuni critici suggeriscono che il marito abbia complottato contro di
lei, mentre altri ritengono che la separazione sia il risultato di eventi esterni,
come guerre o lotte di potere tra clan.
Interpretazioni Critiche:
Il ruolo del marito: Un'altra questione irrisolta è la figura del marito. In alcune
interpretazioni, è visto come un traditore che ha abbandonato la moglie. In
altre, potrebbe essere una vittima anche lui di circostanze esterne,
intrappolato da eventi che l'hanno separato dalla sua sposa.
Esilio fisico o psicologico? Alcuni studiosi interpretano l'esilio descritto nel
poema in senso psicologico oltre che fisico. L’isolamento potrebbe
rappresentare una condizione mentale, un profondo stato di tristezza e
depressione, più che un esilio letterale.
L'Evangelienbuch (o Libro dei Vangeli) è un'opera poetica scritta in antico alto
tedesco da Otfrid di Weissenburg, un monaco benedettino, intorno all'860-870 d.C.
Si tratta di una delle prime grandi opere della letteratura germanica e rappresenta
un'importante testimonianza della diffusione del cristianesimo e dell'uso della lingua
volgare per scopi religiosi e letterari.
L'Evangelienbuch è importante non solo dal punto di vista religioso, ma anche
filologico. È uno dei primi testi scritti in tedesco antico e fornisce preziose
informazioni sullo sviluppo della lingua. Inoltre, mostra il tentativo di Otfrid di creare
un'opera culturale che unisse la tradizione cristiana e le radici germaniche,
utilizzando un linguaggio accessibile e vicino alla gente comune.
Inoltre, l’opera dimostra l'influenza della cultura classica e latina nella nascente
cultura letteraria germanica e testimonia gli sforzi della Chiesa di far penetrare i
valori cristiani nelle popolazioni germaniche convertite.
L'opera è divisa in cinque libri, ciascuno dei quali narra episodi della vita e
dell'insegnamento di Gesù.
Nell'Evangelienbuch, Otfrid di Weissenburg dedica una sezione significativa a
Ludovico il Germanico , re dei Franchi Orientali dal 843 all'876 d.C. Questa dedica si
trova all'inizio dell'opera, in un prologo in cui Otfrid si rivolge direttamente al
sovrano.
Contesto della dedica
Otfrid, monaco e studioso, era consapevole dell'importanza di avere il sostegno dei
potenti per la diffusione delle opere letterarie e religiose. Dedicando
l'Evangelienbuch a Ludovico, mirava a ottenere il favore reale e a legittimare l'uso del
tedesco antico come lingua letteraria e religiosa.
Contenuto della dedica
Nella dedica, Otfrid elogia Ludovico il Germanico per la sua pietà, saggezza e ruolo
come difensore della fede cristiana. Egli sottolinea l'importanza di avere un sovrano
che promuova non solo la stabilità politica, ma anche il benessere spirituale dei suoi
sudditi.
Otfrid spiega le sue motivazioni per aver scritto l'opera in lingua volgare:
Accessibilità: Vuole rendere gli insegnamenti evangelici comprensibili al
popolo che non conosce il latino.
Educazione religiosa: Mira a rafforzare la fede cristiana tra i germanici
attraverso una lingua che sentono propria.
Innovazione letteraria: Introduce forme poetiche nuove, combinando
tradizioni germaniche e latine.
Egli chiede a Ludovico di accettare l'opera come un umile contributo alla diffusione
della fede e come testimonianza della devozione del suo popolo.
Significato della dedica
La dedica a Ludovico il Germanico ha diversi significati chiave:
Legittimazione dell'uso del tedesco antico: Sottolinea l'importanza e la dignità
della lingua volgare per scopi elevati come la trasmissione della fede.
Sostegno politico e religioso: Cerca l'approvazione reale per assicurare una
maggiore diffusione e accettazione dell'opera.
Unione culturale: Riflette il desiderio di unire la tradizione cristiana con
l'identità germanica, creando una sintesi culturale che rafforzi l'unità del
regno.
Importanza storica
La dedica rappresenta un momento significativo nella storia della letteratura
tedesca:
Primo esempio di letteratura tedesca cristiana: L'Evangelienbuch è una delle
prime opere a presentare contenuti cristiani in tedesco antico.
Influenza sulla cultura successiva: Ha aperto la strada all'uso del tedesco
come lingua letteraria e religiosa, influenzando autori successivi.
Testimonianza storica: Offre insight sul rapporto tra Chiesa e Stato nell'Alto
Medioevo e sulle strategie utilizzate per evangelizzare le popolazioni
germaniche.
Skírnismál (La canzone di Skírnir) è uno dei poemi della "Edda poetica", una
raccolta di antiche poesie mitologiche e eroiche norrene. Questo particolare poema
narra la storia di Freyr, uno degli dèi più importanti della mitologia norrena,
associato alla fertilità, alla prosperità e alla pace.
Trama di Skírnismál
Nel poema, Freyr si innamora della bellissima gigante Gerðr (Gerd) dopo averla vista
da lontano mentre si trovava su Hlidskjalf, il trono che gli permetteva di vedere tutti
i nove mondi. Freyr è così consumato dalla sua passione per lei che cade in uno
stato di malinconia.
Preoccupato per il suo signore, il servo di Freyr, Skírnir, si offre di andare a
corteggiare Gerðr a nome del suo padrone. Freyr dà a Skírnir il suo cavallo e la sua
spada magica per aiutarlo nella missione. Skírnir cavalca fino alla dimora di Gerðr e
cerca di convincerla a sposare Freyr.
Dopo aver tentato diversi approcci, che vanno dalle promesse di doni meravigliosi
fino alle minacce di maledizioni e violenze magiche, Gerðr infine accetta di
incontrare Freyr dopo nove notti. La loro unione è spesso interpretata come una
metafora del ciclo naturale di fertilità e crescita, con Freyr che rappresenta la
divinità della terra e della fertilità e Gerðr come simbolo della terra stessa.
Contesto culturale e mitologico:
Skírnismál si inserisce nel contesto della mitologia norrena precristiana, un insieme
di credenze religiose e pratiche diffuse nei paesi scandinavi prima della conversione
al cristianesimo, avvenuta tra il X e l'XI secolo. Il poema riflette temi centrali della
cultura norrena, come l'importanza della fertilità, delle alleanze matrimoniali, e la
relazione complessa tra uomini e giganti (che a volte erano visti come nemici e altre
volte come alleati o sposi degli dèi).
La lingua del poema
Il poema è scritto in norreno, l'antica lingua germanica parlata dai popoli scandinavi
durante l'era vichinga. Il norreno è strettamente imparentato con il gotico e l'antico
alto tedesco, e rappresenta la lingua che ha dato origine agli attuali idiomi
scandinavi, come il norvegese, lo svedese e l'islandese. Il norreno utilizzava una
forma metrica chiamata fornyrðislag (o “metrica degli antichi detti”), che era tipica
dei poemi eroici e mitologici. Questa forma metrica si basa su versi allitterativi, in cui
l'accento cade su parole chiave che iniziano con lo stesso suono, conferendo al testo
una musicalità particolare.
Genere
Il poema appartiene al genere mitologico della poesia eddica, che si distingue per il
suo stile semplice, le immagini vivide e le tematiche legate agli dei e agli eroi del
mondo germanico pre-cristiano. La sua struttura narrativa lo rende un poema
drammatico e dialogico, con i personaggi che parlano direttamente l'uno all'altro.
Contesto culturale
Composto probabilmente tra l'VIII e il X secolo, lo Skírnismál riflette un'epoca in cui
la religione norrena era ancora viva in Scandinavia, prima dell'arrivo del
cristianesimo. Questi racconti mitologici avevano una funzione sacra e sociale,
raccontando storie che spiegavano i fenomeni naturali e riflettevano valori come il
coraggio, la fedeltà e la lotta contro le forze distruttive.
I doni e le minacce: Skírnir inizialmente offre a Gerðr regali preziosi, inclusi gioielli e
potere, ma quando questi vengono rifiutati, minaccia la gigantessa con maledizioni
magiche per forzarla ad accettare l'amore di Frey. Questo passaggio mostra un lato
oscuro e aggressivo della mitologia norrena, con l'uso della magia (seiðr) per piegare
la volontà di un'altra persona.
Temi di desiderio e potere: Il poema esplora temi complessi come il desiderio
irrazionale, il potere, la magia e il conflitto tra dei e giganti, offrendo uno sguardo
sulla dinamica di genere e le relazioni nei miti nordici.
Il finale: Alla fine, Gerðr accetta di incontrare Frey, ma il poema lascia aperto il
significato delle sue motivazioni. Si è arresa alla forza delle minacce o ha realmente
cambiato idea?
Puoi parlare dello Skírnismál come di un poema che rivela tanto sugli aspetti più
oscuri dell'amore e del potere nella mitologia nordica, riflettendo la complessità del
rapporto tra divinità e esseri umani, e tra desiderio e coercizione.