Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
10 visualizzazioni148 pagine

Libria 2126 231117 220643

Caricato da

Ervis Krymbi
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
10 visualizzazioni148 pagine

Libria 2126 231117 220643

Caricato da

Ervis Krymbi
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Sei sulla pagina 1/ 148

PR O PR IE T À L E T T E R A R I A RISERVATA

STAMPATO IX ITALIA

« f U lU M S t « U ìtx t w T A it U M • « U » 9 - U * « « m a • 4, t «{H • ^

*
PREFAZIONE

Mollo si è scritto sull’Albania dai geografi c dagli


storici antichi e moderni, trattandosi d'un paese che
dista appena ~o chilometri dall'estrema costa adrtalica
della nostra penisola, e le cui vicende furono attraverso
i secoli intimamente collegate prima con quelle del­
l'im pero romano, poi della Repubblica veneta e del
Rcarne di Sapoli.
In questi ultimi mesi, in seguito alla fusione perpe­
tua dei destini d'A lbania con quelli di Roma, antica
madre delle genti, apparve naturalmente nei quotidiani
« in pregiale riviste unu quantità di notisie — per lo
più a sfondo di geografia politica ed economica o di
folclore — intorno alla fiera popolazione di quel tra­
vagliato paese. S o n si traila pero di novità sostanziali,
ne di argomenti che non fossero già approfondili nelle
noie trattazioni che verrò citando nel corso del lavoro,
avvertendo il lettore che la toponomastica di monti,
fiumi, città, ecc. appare talvolta discordante nelle carie
e nelle descrizioni geografiche, poiché non è facile ita-
lianiTsare con unità di metodo le locuzioni d'una lin­
gua straniera assai differente dalla nostra nella grafia
e nella pronunzia.
I m mia opera di compilatore si riduce dunque alla
coordinazione e al riepilogo, in forma semplice e pia­
na, di quanto già si sapeva da varie fonti intorno al­
l'A lbania e a gli Albanesi sino aU’offerla della corona
di Scanderbeg a S . M. il R e d ’Italia e Imperatore di
Hliopia. aggiornando le notizie politiche con le ultime
disposizioni del Governo fascista inlese aU'etevazione
o v ile ed economica di quella popolazione.
UiUuo, tfllrnibir i«iy * »vii
\ I i< h h > C r u k k i .

%
I.

IL P A E S A G G I O N A T U R A L E
ALBANESE
(CONDIZIONI GEO FISIC H E )

1. Natura geologica del terreno.

I confini pulitici alluali «MI-Albania. quali vennero


stabiliti nei prilli«»III di Firenze drl icjjò da parti* della
Commissione nominala dalla Conferenza degli Amba,
viato ri, non corrispondono certo a quelli della "g r a n ­
de Albania » auspicata dai pairt«*fi di quel pan e, e v
■wnckisi dovuto tener conto delle pretese territoriali
della Jugoslavia e della Grecia. Din remo ritornare *u
quest'argomento a proposito delle vicende storiche fino
alla guerra mondiale (Cap. Il), e delle condizioni de­
mografiche e sonali negli attuali confini (Cap. I l l ) ;
per ora serve tener dav'anti agli orchi una buona carta
geografica dell'Albania.*
K poiché tutte le accidentalità geografiche, di qua­
lunque regione, rappresentano la diretta e immediata
ronse|»uen*a delle vicende gicologiche da essa attra­
versate. prosiamo facilmente interpretare la natura ge«»-
logica del territorio alhnnese prendendo come termine

i. Carta geugrafi» .< d«i<igluij : Il K u . v j i ,'Ai m « u (w i L)


i : >■«, ■«»•. a colati. In tarmalo «li «m. j» « >•!. Ivi«. A. Val­
lanti, \liL>no. I - 4.
di confronto per ciascuna èra le corrispondenti e coeve
forma/ioni dèlia penisola e delle isole italiane, che i
nostri Lettori (tossono aver presenti nel loro inconfon­
dibile aspetto morfologico.
Hcco ad esempio un'impressione sommaria del Ge­
nerale Marietti che visitò quella regione nel 1916, os-
sia durante la nostra occupa/ione militare al tcm|x>
della grande guerra : « Paese assolutamente caratteri­
stico l'A lbania. Montagne che arrivano a 2500 metri
d'altitudine, impervie nella regione nord, più accessi­
bili nelle ione «entrale e meridionale, che però nelle
più recenti epoche geologiche debbono esser state sog­
gette a straordinari sommovimenti, perché accade di
trinare su dorsali anche elevate i caratteristici strati
ghiaiosi »lei periodo alluvionale. »
Per comprendere il significato di tali espressioni b;-
sogna procedere per confronti. Così quando il prof.
Alntagià * afferma che i terreni più antichi dellVfi» pn-
maria (Paleozoico) non appaiono in .Villania se non
in lembi assai limitati nella parte settentrionale, si deve
intendere che non vi sono colà delle montagne model­
lale sul tipo dell'ossatura mediana delle nostre Alpi
(dalle Marittime alle Cantiche. o della Sila, dell'Aspro-
monte e dei IVIoritani, come pure del granitico mas.
sìcrio Sardo-Corso).
Invece tanto le Alpi Albanesi settentrionali, quanto
le montagne interne dell'Allumia centrale. sono c«*»ii-
luite «la terreni delIVra secondaria (MesozoìCD), ossia
da calcari giurassici e cretacei assai compatti, e più ra­
ramente da calcari dot,»mitici c vere dolomie triassiche :
e gli stessi terreni appaiono a sud formando l'ossatura
dei Monti Acrorrrauni, e di quelli più interni fino alla
Voiussa. Tali sono «Li nin le l’ renlpt lombarde e ve­
nete, le alpi Giulie, parte dell'lstria e dell‘Appennino
umbri», le Murgie pugliesi, ecc.

». C fr. K : liiw ttM (in • H i n k l i p i i i a Ita lia n a » ).


— 9 —
Vediamo poi eli« i terreni dell’rru terziaria ( C e n o ­
z o ic o )mhu) dittasi quasi ovunque in Albania, ina s o ­
cialmente nella parte centrale, formando un triangolo
con la base a mare fra Valona e il Capo Kodoni, e il
vertice sul tiume Skumbi, puco a monte di HIha ssan.
Si tratta di formazioni del così detto flysch eocenico,
sul genere di quelle dell’ Appennino ligure e toscano,
»Iella Maiella, del Mátese, del Cilento, di parte del-
l’ Istria, ecc., oppure di arenarie, sabbie e argille mio­
ceniche e plioceniche nelle regioni collinose più vicine
al mare, Per orizzontarci con esempi di casa nostra
basta ricordare che appartengono al periodo miocenico
le colline di Torino, le Langhe, la lascia più interna
preappenninica da Piacenza al piè della Maiella, parte
dei colli toscani, il bacino gesswKMolfifero della S i­
cilia. ecc. ; ed al pliocenico la conca dell'Astigiano, la
fascia preappenninica più esterna dalle Marche fino a
ridosso del tavoliere di Foggia, e più nell’interno firn»
alla Lucania, alla Peniso'a salentina, ecc.
Ancora negli ultimi accennati periodi del Cenozoico
dovevano esistere su gran pane della regli »ne emersa
albanese vasti bacini lacustri, in comunicazione con
quelli della Macedonia e della Tessaglia, mentre — ii>-
me intuiva appunto il Gen. Marietti succitato — vasti
vi il leva menti orogenetici si verificavano in Albania, al
pari della rimanente penisola halcanica, sincroni di
quelli alpini che diedero l’attuale aspetto alle nostre
montagne. Tali movimenti di emersione furono anche
in Albania accompagnati da grandiosi ripiegamenti e
da fratture di strati, e dalla conseguente intrusione di
rocce eruttive (di quelle rocce verdi chiamate emfótidi
e serpentine, assai comuni nelle nostre Alpi «« tu ten­
tali); e cii» specialmente nella pane settentrionale della
regione corrispondente ai hacini fluitali del Drin e del
Mali, come pure negli alti bacini dello Skumbi e del
Semeni, ossia attraverso le formazioni geologiche di
età anteriore.
Ma verso la fine d d l’ir a terziaria si verifica il soli«*.
\amento in massa di luna la regione, compreso il trian­
golo di <*tik cenoxoica molto più facilmvnl«* erodi bile
«lall«* acque; p«*r cui viene intensificandosi su vasta
scala l’erosione torrentizia t* fluviale che dura tuttora,
c producendovi un intenso deposito alluvionali- nella
zona costK-ra fra C . Rodoni e Valona, dove si possono
facilmente constatare k* alluvioni vaganti e i fenomeni
di cattura che denotano appunto la relativa giovinezza
«k*i rorsi d ’acqua, come vedremo a proposito dcll'idro-
grafia sup«rficiale albam-se (| j) .
Qualmente nella prima meta dell'era quaternaria
IS 'B ia tiro ), caratterizzata dalla comparsa dell' uomo
sulla Terra — e chiamala dai geologi Plistocenc p«*r
distinguerla tUiH'Olocene in cui attualmente viviam«» —
si è avuta anche sulle montagne albanesi quella grande
invasione glaciale che fu tanto carati eristica nelle iw*-
stre Alpi e l’ realpi. (astiando ben visibili tracce «k*l
suo passaggio al immte come al piano, manifestandosi
naiuralnK*nle con minore intensità, nel massiccio ap­
penninico d d (Iran . asso e «Iella Maiella. In Albania
si notano dunque i relitti di antichi circhi glaciali nei
gruppi montuosi più elevati. non disgiunti «la apparati
morenici nelle regioni basse; e contemporaneamente
nella parte «wientale «k*l paese, a dim a più mite, si
ebbe la formazione di grandi Conche lacustri (come
nella parte meridionale «Iella peninola italiana), ora tra­
sformate in fertili pianure.

2. Rilievo orografico.

I.e notizie che seguono, oltre che riassunte dai citati


geografi Haitiani e Al magia che fanno lesto, sono at­
tinie da varie monografie pubblicate dall'Auioritii mi­
litan* durante l'occupazione italiana «lell’Alhania me-
rii]:onal<- ¡il tempo della guerra mondiale,* e quindi
sempre vere poic hé l’orografia del paese non è cam­
biata.
L ’Alm agià distingueva quattro aggrupp i menti prin­
cip ili :
«) le Alpi Albanesi settentrionali *
li) le cn im r montuose itila destra del Uriti ;
c) la rrgiotir montuosa centrale:
d) i rilievi dell"Albania cetilrit-tneridnmale e del sud-
ovest ;
a cui si possono aggiungere per completane il quadro:
e) le Iormasioni tersiarie (nel triangolo: C. Rodoni,
Vakna, Kltaivsan, già accennale) :
/) le fornutsioni quaternarie (nella fascia litoranea pia-,
negjfùuitc dal litgo ili Scutarì al j;olfo di Vakma).

Con diverso ordine possiamo concludere che le P n -


m k» i.tioRwi K si estendono per circa it a km. di lun­
ghezza parallelamente alla costa, e per 15-.I0 km. di
profondità verso l’interno, intramezzale «Lille propag­
gini d«-i rilievi che da oriente si «-stendono verso il
mare.
Queste pianure costiere, formate dalle alluvioni del
Drin, del Mali, «l«-llo Skumbi, del S»im-ni e «k-lla
\'musso, sature di umidità, inondate nell’invrro© dallo
straripare «lei fiumi, tormentate in «-Mate dalla malaria,
posseggono tutti i requisiti |*-r una regolare fertilità,
ma occorre metterli in valore con un diligente lavoro
di canalizzazioni- che p«*r ora manca, salvo in quelle
plaghe già bonificale dagli Italiani. Perciò esise sono
state fino a ieri s«|unllide e disseminate di miseri vil-
laggi, abitati «Li poche tribù che in «-siale migrano
\«-rm» k- montagne dell’interno a scopo «li transumanza
ik-i gn-ggi.
Ai piedi «k-i riluci che si protendono sulle pianure

j. ('Ir. Niiii.:ii um i un; t'rnmi t*fi*i i»B' I I W i


(■■>14-1*1.
litoranee, spingendosi talora in forma di scoscesi pro­
montori lino al mare, dove le condizioni di vita sono
più salubri, sorgono i maggiori centri abitati come
Scutari sul bigi» omonimo, il più importante centro
dell'Albania seticntrionak*; Alessio col buon porto di
S. Giovanni di Medua; I)urazzo (l’antica Dyrrachium),
co) porto omimimo a cui faceva capo la romana via
Hgnatia che conduceva a Monastir ; Kroja, la patria
dell'eroe albanese (ìiorgio Castriota Sranderbeg; e le
musulmani* città di Tirana e Kavaja.

• • •

l-i regione montuosa dell’ interno, clic costituisce


circa i 9. io del paese, è solcata dal corso dello Skumbi,
che acorre in direzione i -M-i im n e suddivide l'Albania
in due parti ; settentrionale e meridional**.

l . ’Al HAs u SKTTEXTWKW%LR è caratterizzata a nord


dalla catena delle Alpi albann i, importante barriera
rocciosa, di natura c a lc a ra che si Stende p«*r v i km,
circa in direzione S . O .-N . E . e k* cui cime, coperte
di neve per circa 7-9 mesi all'anno, superano in media
i u n i metri. I valichi raggiungono in genere la quota
di ìooo metri, e sono traversati da pochi sentieri che
rendono la percorribilità di questi monti di una diffi­
coltà estrema. Nonostante le disagevoli condizioni di
vita, le Alpi albanesi sono la culla della stirpe alba­
nese più pura, k* cui tribù più anikhe e più illustri
dei Iloti, dei Klementi, dei Pulaii, dei Kasirati dimo­
rano nelle parti depresse di quest'aspra regione.
A sud del Drin, fino allo Skumbi si estende un ri­
lievo dalle forme intricale e confuse, interrotto da un
dedalo di valli, dello massiccio di Mirdita, nome che
designa le tribù cattoliche che abitano, più special­
mente, il lncinn del Fani.
lui natura grokigka di questo massiccio, formalo,
come si è detto a suo luogo, da un misto di rocce sedi­
— 14 —

mentane c di rocce eruttive (marne, argille, schisii e


calcari, dioriti c serpentini), di altitudine media di
|mh'o superiore ai 1000 metri, favorisce la folta vegeta­
zione boscosa (querce, mx i, castagni), che copre gran
(«arte della regione, lui praticabilità, nonostante le
minori altitudini dei rilievi, anche in questa parte del­
l'A lbania è assai limitata a causa della folta vegeta­
zione e della scarsità di comunicazioni.
A Sud dello Skumbi, la .struttura dei rilievi è più
regolare, l’orientamento da N. (). a S . E . vi prevale;
le rocce eruttive vi sono scomparse; accanto agli schi­
so e alle marne si riscontrano delle masse calcaree di
natura arida e fratturata.

l.’ At h\xia MKRihiosM.K è costituita da una serie di


rilievi, orientati da nord-ovest a sud-est, paralleli, di
natura prevalentemente calcarea, fra i quali, ora si
aprono conche ridenti coperte di vegetazi<*ne rigoglio­
sa come quella di Klbassan e di quella di B e n i, ora
sono racchiusi lunghi ed ampi corridoi, nei quali si
concentra l'agricoltura e si raccolgono gli abitati, e
che. solo talvolta, si riducono a strette scoscese, quasi
impraticabili. Lungo tali corridoi scorrono i corsi della
Voiussa e dei suoi affluenti maggiori, k> Zrinos e la
Suscitza. Verso N. E ., i rilievi diventano più aspri «I
accidentali e culminano nell’ alpestre massiccio del
Tomor.
Questo massiccio, che comprende le cime più alte
dell’ Albania meridional- (esse superano i a^no metri),
è costituito. in gran parte da un altopiani» ondulato,
coperto dì praterie, i cui fianchi boscosi e vrescesi sono,
sul versante orientale, addirittura impraiicahili.
Verso ovest, a sud della foce della Voiussa, la serie
dei rilievi montagnosi termina quasi a pieci• sul mare,
colla catena di I lim ata parallela alla Costa. Ouesta ca­
tena supera i ¿ono metri colle cime maggiori, coperte
di neve per più di 0 mesi all’anno; per contro i suoi
fianchi alimentano una vegetazione di querce e dì
mirti.
— »5 —

Sugli approdi ohe si apri«)» ai piedi di di-ila catena, wwia


'lillà baia di Yakina, su l ’orto Palermo c su Sanli Qua­
ranta (ora l’orto Kdda). dov remo parlare non solo a pro­
posito «lolla zona costiera al paragrafo seguente, ma spe­
cialmente in riguardo alle vie e m eni di comunicazione in
genere (Cap. IV), e al lavoro compiuto dagli Italiani nel
dopo guerra (C'ap. V).
Si può concludere tuttavia che, per effetto deH'orionta-
nvento tettonico prevalente ne‘ suoi rilievi, e della consc­
guente direzione delle valli, l'Albania è regione alibastanza
ricca di sbocchi al mare ; ciò che la mette in condizione pri­
vilegiata di fronte alle regioni settentrionali della costa
adrtatica — come ad esempio la Dalmazia dove i rilievi
seguono parallelamente la costa, costituendo un elemento
separatore fra questa e l’ interno del paese.

3. Idrografia superficiale, e Zona costiera.

Il regime fluviale è assai interessami* nella regione


albanese, come fattore essenziale dcU'ambiente, c mig­
rila perciò un alterno sguardo ; ma prima si rende ne­
cessario chiarire il linguaggio scientifico in aso nella
geografia fisica, (piando si dice, per esempio, che tulki
la rete idrografica albanese risente del suo carattere
di « immaturità », presentando per lo più delle valli
con « aspetto giovanile ».
Ciri significa che la massima pane dell’ idrografia
attuale si f stabilita, o almeno pnifondamenic modifi­
cala. in seguilo a ll’ultimo sollevamento orogenetico
(ossia generatore delle montagne), in età post pliocenica
a cui si è accennato dianzi. H poiché i geografi sono
soliti paragonare le fasi dell’esistenza di un fiume a
quelle della vita umana, essi chiamano giovinezza la
fase torrenziale o di erosione, dove l'azione erosiva
pn-vale su quella depositante; maturità la fase alluvio­
nale o di deiezione, dove il corso d ’acqua ha raggiunto
il suo prnfilo di equilibrio; e vecchiaia Li fase di della-
tkm r in cui il fiume mette fine al suo corso.
L'usi si spiega come un corso d'acqua nella sua fasi­
— |6 -

giovanile, o torrentizia, scavi delle gole anguste c pri>-


fonde, alternate talora con ampie conche ad alluvioni
vaganti (in relazione con l’alternanza dei periodi di
magra o di piena) in dipendenza dalla varia erodibi-
lilà dei terreni attraversati ; e come si possano verifi­
care in Albania e altrove i numerosi casi di « catture »
recenti, «»sia di torrenti più antichi poi decapitati nel­
l’alta valle da corni d ’acqua di più recente formazione
su opposto versante, i quali ne catturano l'alto bacino
imbrifero. Tipico esempio è la cattura operata dati«»
Skumbi d'tina parte dell’antico bacino lacustre di Kl-
INissan, le cui acque si versavano un tempo a sud-ovest
|x*r mezzo del Devoli.
to m e ho già accennato, e conte «wervano tutti gli
studiosi del l'oro-idrografìa albanese, i fiumi di quesia
regione sono per lo più a regime torrentizio, ossia po­
veri di acque e quasi asciutti in estate, ma con piene
disastrose dall'autunno alla primavera che inondano le
pianure circostanti con formazione di paludi e acqui­
trini. mentre nel loro corso a monte si esercita di con­
tinuo una profonda erosione, specialmente nelle ar­
gille e nelle tenere arenarie cenoz«>ichc più faci Imenie
disgregabili. Tutti mettono dunque in rilievo l'impel­
lente necessità di lavori di bonifica idraulica, ossia di
imbrigliamento dei torrenti e di arginatura dei fiumi,
per la messa in valore dei terreni coltivabili e per la
sicurezza delle comunicazioni ; ciò che Ita del resto, con
lode* ole interessamento, già operato in parte il lavoro
e il denaro italiano in prò di quella regione, dopo la
grande guerra, dietro le direttive del Governo fascista.

I numerosi fiumi dell’Albania provengono quasi


tutti, direttamente o indirettamente, dalle alle monta­
gne settentrionali e orientali.* l-'ssi sono, mminciantki
dal nord :

4. C f r . , « I l r r afctì ,\ u lt*1 c i t a l i : K i . (•«* r .u s n m n l ' u n i i »


i v i u n u . l l f w M . ( ( 'a l l e i , (¡w g r . |«>lit. S l*lt r Cotfm'rl. M i­
la n o .
•7 —

u) lui B' ii \\ \, em issario «lei lago di Scutari, unico fumi«'


albanese in [Mirto na\ ¡gallile, sognante noi suo Inuhmi forno
parte del ronfino con l'antico Montenegro. — N’e ' suoi
44 km. di lunghezza attraversa un territorio che »penso
inonda e rende malarico, con numerosi meandri, sfociando
poi in mare a Culai. lui Hoiana è pure alimentata dal Chin
e dalla Drinatsa. due torrenti assai impetuosi.
h) || D rin, formato dall'unione del Drin bianco e del
Drin nero, lungo complessivamente 300 km. c con note­
vole portata d'acqua, costituendo il maggior fiume dell'Al­
bania. Il Drin bianco nancc in territorio ¡u gm la\o presto
Ipek e si congiunge al Drin nero nel paese di Siuma ; men­
tre il Drin nero, ¡issai più lungo, è un emissario del lago
di Ochrida, donde esce per una stretta gola e quindi pro­
cede verso il nord ricevendo diversi torrenti che scendono
dalle montagne del Korab c dei Mirditi. Congiuntosi col
Drin bianco procede verso le Alpi albanesi ricevendo il
l'albona, poi attraversa una stretta forra con le pareti a
picco alte fino a 800 m ., e finalmente attraversa la pia­
nura Zandrina per metter poi foce nell'Adriatico a sud di
Alessio.
c) Il M \n nasce dal monte M al' i 1-opos,1 e dopo aver
ricevuti» i due torrenti Fan (grande e piccolo) riuniti in
un solo racctigliondo le acque della Mirdizia, scorre dap­
prima in una stretta gola fra Alessio e Tirana, poi ra g ­
giunge la pianura e il mare con un vasto della che tendo
a riunirsi con quello del Drin nella regione boscosa di
Hregumantia, dopo un percorso di 104 km.
d ) L 'I s iiv t , lungo appena 70 km ., è un fiume costiero
formalo da tre torrenti 'lo /.rta , il Trrhuta e il cosidelto
Finm t di Tirana), che intersecano la catena di Croia e si
riuniscono presso Bilai ; il vero Istinti sbocca nella buia di
Rodoni.
c) 1. ’ A k /c\, lungo tfo km. ma assai povero d 'acq u c.
scende dalla parte sud della montagna dt Tirana ; nell'ul­
timo tratto del suo corso è parallelo all'lshm i, e mette iacv
n d l’Adriaiico fra C . Rodoni e C . Pali.
/) L o Sm -uhi. che attraversa a metà altezza l’ Albania
per tutta la Mia larghezza dividendola quasi in due, t
lungo 174 km ., e rapproscula non solo enn la sua valle la

5. Clr. : Principali frruuwi » «IKn»*1. (liuti. R. Sor.


Gcógral. ItaU. Roma. 19 5 -tn i.
— 18 —

via naturale di penetrazione <!•«! mare alla regione dei la^hi


(già »fruitala dai Romani con la ricordata r w Egnatùi),
ma pu ranco la separazione naturale fra la popolazione dei
tìhejjhi che sta al nord del fiume da quella dei Toschi che
dimora al sud, come diremo a suo luogo (Cap. IH).
Nasce nei pressi del lago di Ochrida dalle montagne di
Kamea, riceve risalendo verso nord le acque della regione
boscosa (lei Morra, poi attraversa sul suo corso medio la
pianura di Klhassan, e nel suo ultimo tratto forma nume­
rosi meandri prima di sfociare ncH'Adriatico al sud di l)u-
razzo, con un delta paludoso.
g ì Il Stvir.M è lungo complessivamente z jz km-, perché
rappresenta la continuazione del D rro lì che riceve le acque
del torrente Osum ad Ho km. neH’ intemo. Il primo nasce
dal monte Radarosha, forma il lago Malik, e scorrendo
per regioni bm eote e valli incassate fra alte pareti che
raggiungono i 1400 m., riceve poco al nord di Berat le
acque dell’Osum originato presso Còritza. Il fiume che ne
risulta, ossia il Semeni, dopo molti meandri nella pianura
della Musachia, mette foce nella laguna di Cravasta.
h) I ..i V olt'ssa nasce in territorio greco dai monti del
l'indo, entra in territorio albanese là dove riceve il torrente
v«niWi>f<>rui. e attraversa tutta la parte meridionale del­
l'Albania che i la meglio coltivata e popolata di tutta Li
regione ; raccoglie ancora le acque del Drimo, e dopo aver
travato A rgirocastro quelle del .Sincroni, poi forma nume­
rosi meandri nella pianura e sbocca al nord della laguna di
Arta «lofio un percorso di j y ; km.
Verso il confine meridionale dell'Albania con la (irpria
scorrono i torrenti Btlricstt e l'avia attraverso strette forre
»cavate in un paesaggio roccioso.

• * •

(iratuli bacini lacustri esistevano in Albania ancora


verso la fine dell’èra terziaria (ossia nel p erìo d o p lio cè­
n ic o ); l’attuale l.v x i M SCVTAW rappresenta appunto
il rrsidiKi di un’area più vasta ; esso è profondo ap­
pena (1-; metri ed alimentato «lille acque della M o n da
e di altri torrenti, avendo poi (piale emissario il fiume
Homho in territorio albanese. C’ofn’è nolo la maggior
parie delle .sponde, con l'ubertosa pianura di Podeo-
- 19 —

riza appartengono ora politicamente alla Jugoslavia,


mentre spetta aH’ Albania v»l<» la riva meridionale con
la piana di Sruta ri t* la città omonima; la (lopolazione
rivierasca è dedita alla punii.
Nel centro dell’Albania l'antico (»arino lacustre di
KllKi.ssan si vuotò in seguito al sollevamento postplio-
cenino, come Ix-n si può constatare dagli antichi depo­
siti lacustri terrazzati.
Nella parte sud-«-st del paese l’immensa distesi» di
laghi al contine con la Macedonia non ha lasciato che
tre residui, di cui il più grande è il l,AGo DI l*RKsPA
(•i«>S kmq.) spettante solo in piccola parte all'Albanin,
mentre il resto appartiene alla Grecia e alla Jugosla­
via. I n altro è il I ,AU) di O c h rid a (276 kmq.), inc;is-
sato fra alte montagne a 690 m. sul livello del mare, e
pniiimhI<> sino a 1«% m .; anche tpiesto appartiene solo
nella parte sud-mesi agli Albanesi, che vi esercitano
attiva pesca, mentre la parte maggiore nei confini della
Jugoslavia. E finalmente il piccolo L a g o ih M ai ik , in-
tera mente albanese, misura appena So kmq. di super,
ficie « I è poco profondo; occupa la (»arte settentrio­
nale della piana di I 7 »ril*a. Mitrata dal l)evoli, circon­
dai«» da canneti e -da boschi d'ontani e di pioppi, ma
data la sua poca profonditi» se n ’è progettai«» il prò.
sriugamento per ridurne la conca a terren«» co ltivab ile.

#* *

l-a COSTA MUtivncft dell'.Villania, esiendentesi in li­


nea sinuosa per XV» km. dalla forr della lloiana al
l ’ . Linguetta (245 km. in linea d ’aria), è bassa e uni-
fnrme, ed anche paludosa per k» sfociar«- dei fiumi n«»n
regolarizzali nel loro ctirv»; ed anche il fondo marin»»
in vicinanza di queste fori £ fangosi» «■ sabbioso, non
consentendo l’approdo di grossi- imbarcazioni.
N ella prim a g ra n d e insen atu ra, d alla fo re della
llo ia n a al l ’ . R«wk»ni (d ella Golfo del Drm), dovV* il
p irro lo p o rlo di S . G io va n n i di M edua. sb o rra n o in-
— lo —*

I~* t«M4 All.» Mi <1« Vrtiai.

falli dopo b Boiana it l>rin, il Mali «■ ris iim i; il re­


troterra in gran parte costituii» ib lb piana di /.adrina.
e un tempo ricoperto da una folla vegetazione Ix h c I i ì -
va, è ora ridollo a rada macchia, e l'a^rMoliura vi è
assai m urra. Più abitata i* invece b orna m*lb se-
ronda insenatura rh r va da C . Kodoni a C . Pali (delta
Hata di luiirs), ik*ve sbocca IWnten : r nelb terza, fra
C . Pali r C . I .agili. si estende la Hata di D ntasza.
Ma b tipica cosla albanese, Iwvm e m abrim . è
cosi muta dalla pianura delb Mmsackia fra C . Pali,
P. Nemeni e C . 'Preporti, lunga circa t o km. e larga
lino a y i, divisa dal fiume Semeni in Grande Muvwliin
al nord e Piccola Musacitb al sud. Vi dominano le
paludi (di C Rivasta, di \rta, di S d ì), determinale ib i
ristagnar dell** acque fra i meandri dello Skumbi, del
Semeni e della Voiussa, là dove un t«-mp«i « rg e v a la
<uià di A |» il Ionia, fiorente di commerci, in mezzo a
una pianura rinomala per la grande produzione di
granii. Poi fra C . Treporii e C . I.incucila si stende
l;t Hata di ì'alona, che fu Li base delle nostre opera*
zioni militari nella grande guerra; e all'imbocco di
essa l’isolotio di Saseno (lungo 5 km. e largii 2), ri­
masto a ll'lla lia dopo il triste abbandono del 1920 come
sentinella avanzala a guardia del Canale di Otranto,
in aitesa del maturare di migliori eventi.
I-a costa KMK a, da C . Linguetta ai confine con la
Grecia, è invece alla e rocciosa con aspre scogliere
scendenti a picco sul mare, e con ripide vie verso l’in­
terno e dirti« di approdi. Alla nutki «1«ir sale degli Acro-
cerauni fa Seguito l'aspra O lim aia, al cui pi«de è Porlo
Palermo, poi la pr«rf«mda rada di Santi Quaranta, e
infine sul «anale di C'orfù la laguna di Hulrinlo eli«-
«•Ire riparo a piccole imbarcazioni.

4. Variazioni climatiche.

I ) k t bene Indro Montanelli in un arinolo pubbli*


calo nel maggio u. s .* : •• Prima di venire in Albania
avevo letto sui libri che il su«i clima presenta tre aspetti
a seconda delle /«me : vi è il clima mediterranea, tipo
Italia meridionale, ma più umido, della fascia costiera
pianeggiante da S . Gmvanni di Medua a Va Urna ; il
clima alpino della z«ma montana; il clima conimenlale
macedone delle regioni di Còritza e del Devoli. S'in -
lende: le schematizzazioni sono sempre insufficienti e
presuntuose. e «|uesta non k> è meno di lutte le alire.
Ma «Rivendo riassumere in b rw e la cangiante vicenda
climatica d'Albania non si puri meglio dire di quanto
è detto nei libri. »

k t'fr. a L i Indurai », nuij;».


In ini senso si esprimeva sintetica mente qualche
anno fa anche un rapporto della Camera di Commer-
i io il.ilo-orientale di Ilari su » L'A lbania economica <•,’
notando come per le sue varietà di clima il territorio
albanese si possa ripartire in ire grandi zone : a) del-
l'Albania bassa (quella più occidentale); b) dell'.-lIba-
nia alla ((|uella più elevata deU’iniem o); c) tlell’.-l//><»-
ma macedone (quella più orientale). Il clima della re­
gione bassii, ossia costiera, presenta i caratteri di quello
dell'Italia meridionale, prosperandovi liberamente l'a­
rancio, il limone, l'olivo, e in genere tutte le piante
della flora mediterranea ; la zona elevata dell'interno
presenta, per la sua notevole altitudine media, i ca­
ratteri di clima alpino, raggiungendovi uno sviluppo
notevolissimo le foreste di faggio, di pino e di abete ;
inline la zona orientale macedone ha un clima tipica­
mente continentale, o più precisamente balcanico, con
inverni freddissimi ed «-Mali mollo calde, ed è special-
mente adatta alla coltivazione del grano.

• • •

Vediamo ora qualche dito numerico secondo l’ Ai-


magia,* il quale peraltro lamentava la scarsezza di no­
tizie precise per Li deficenza di stazioni metnMologi-
chr funzionanti «Li lungo periodo, non ostante studi
parziali di fonie austriaca, durante la guerra europea,
per confronti con paesi vicini. (V . tabella, pag. 23).

Anche più scarsi sono i dati sul regime dei vi s t i .


I .a bora, proveniente da nord-esl. ossia dalle gelide
regioni »Iella pianura sarmatica, mentre soffia impe­
tuosa e fredda nella parte settentrionale della Dalma­
zia e sulle a«ste italiane dell'Adriatico da Trieste ad

7. O r . O . \vtOM \ZZI : .1 Jel r t f e r la . (V .4 . l i ) .


Mìl;ii»s s«»\ o lii. « t nìin» », iw S .
S. P fr. R. Aìmw.iV : Ofi. rii.
— 1J —

Alutadi«* IV.» ...1«


I.OCAMTÀ m.1 livello uira amiu K*c«rw<mm* ■Kd» M. mi» |Mni
1
del u n MMMU •Miaa (novitai j
m.

S C IT A RI ............. 22 I4*,9 30,1 14» l(W


PUKA ................. MI I0*.4 30J IH3I m
C RO IA ................. «» I2-.5 I7.S I6HI m
D U R AZZO ......... 7 I0-.I 16.0 \<m HI
T IR A N A ............. Ito I8»,5 17,5 1020 08
Kt.BASSAN 11« I3 M 19.9 1119 m
H E R A T ................. l» \r» IH.O IX » tu
VALONA ........... IO 19>A 16/1 IQWI 74

Ancona, arriva più smorzata su quelle dell'Albania j


data la sua provenienza e la sua direzione è più facile
sentirla qualche volta a Ro«na, dove la si chiama « tra­
montana ■■ per .significare appunti»: vento ultramonta­
ni». In Albania al cessar della l*»ra sopravviene talora
la ne\e.
Le regioni costiere godono durante l'estate di venti
marini, avvertibili anche nell'interno fino a Tirana e
Scutari ; anzi sul lago omonimo .si alternano le brezze
diurne provenienti da sud-est con quelle notturne da
nord-ovest.
l-i piovosità nelle diverse regioni albanesi cresce
con l'altitudine, a mano a mano che cri si allontana dal
mare, superando — a quanto (»are — m. 3,5 nei di­
stretti montani del nord-est (Alpi albanesi). Al con­
trario il periodo estivo è essenzialmente stetti, special­
mente nella regitme marittima meridionale, con siccità
prolungata anche «dire un mese a Durazzu e Valona,
come si verifica d'altronde nelle prospicenti Murge
pugliesi.
Le «->»pi<»s<- piogge autunno-invernali hanno spesso
il carattere di acquazzoni violenti, con»e succede «pii
in Liguria, per la vicinanza del mare; nelle regioni
settentrionali si hanno invece in primavera temporali
— *4

con grandine. Sugli alti munti la neve persiste tutto


l’inverno, e talora lino alla tarda primavera.
In complesso, come notano tutti gli osservatori, si
verificano notevoli differenze di clima da regione a re­
gione, in dipendenza dai fattori morfologici con l’al­
ternarsi di zone montuose elevate e isolate e di valli
profonde ed ampie conche chiuse, un po’ come nella
nostra regione dcll'Appennino centrale, segnatamente
IWbruzzese.

5. Flora e fauna spontanee.


1 geografi che si sono occupati della buigcugrafta
albanese — per quanto non sem pre naturalisti — sono
in genere concordi nel distinguere rispetto alla fi .ora
«piatirò regioni, che possiamo così sintetizzare :
1. RkGIokk b assa (dal livello del mare ai 6oo m. di
altitudine), in cui prevale il tipo m editerraneo; distin­
guibile a sua volta in ire zo n e: a) DELLE Di’ne I.ITORA-
NKR (coi generi M cd ica g o , E r y n g t u n i, E c h ìn o p h o ra ,
ecc.); b) DELLE macchie SEMPREVERDI (coi generi
.IjttfTr, Olta, ecc.); r) Boschiva (con prevalenza di
llex, ecc.).
2. Rbt.ione sih m o stan a (dai 6oO ai 1400 m.), con
b o x ili di lahhiglie (ilei generi S yn n ga . Khus. Coli-
n*s, Cralacgus. ecc.), e cimi la coliivazione d ell’olivo,
di alberi da frulla, cereali, tabacco.
Rutilo*« m ovtas v (dai 14«» ai 1700 m.), con bu­
s i' hi di castagni, e poi di fag gi e di abeti ; vi sono an­
cora coltivati il granoturco e la patata, ma non più
il tabacco.
4. R bkioxb Al.Pl n\ (dai 1700 ai aono m „ secondo la
latitudine) ; cessi il bosco come formazione chiusa, per
cedere il p<«sto agli alti pascoli alpini.

Nelle A lpi alliancsi settentrionali e nella regione


moniuosa di nord-est, di aspetto carsici», subentrano
le forma/ioni floristiche proprie d elTIieropa centrale.
— »5 -

mentre nell’Albania centrale e meridionale prevalgono


quelle mediterranee.

•• •

Riguardo alla F auna selvatica mi accontenterò «li


un rapido cenno su quella mammologica. ornitologica
ed ittiologica, che formano oggetto di caccia e ili pesca.
Fra i Mammiferi si considerano ancora presenti la
lince, il gallo selvatico, il lupo, la volpe, lo sciacallo,
sia nelle regioni montuose che in quella sub-costiera
settentrionale, oltre alla lontra e alla faina ed altri mi­
nori da pelliccia si trova pure l'orso bruno, tanto al
nord (nella Mirdizia), (pianto al sud nelle montagne
fra Voiussa e Su sci zza ; il cinghiale è frequente nei lw>-
srhj delle regioni collinose e m«>ntuose settentrionali;
la lepre assai diffusa ovunque, e non rari il camoscio
sulle alte mimlagne, e il cervo nelle regioni boscose del
piano e della collina.
Ma la più grande ricchezza e varietà di specie si
riscontra fra gli Uccelli — per cui l'Alhania sarebbe
una specie di paradiso dei cacciatori di buona v<*.
lontà — e specialmente fra quelli di palude (anatre,
beccaccini, ecc.) molto diffusi nella regione litoranea
c sublitoranea, notando poi che i caratteri dell’avifauna
albanese offrono diverse analogie con quelli delle zone
litoranee pugliesi.
l'n nostro valente ornitologo, passando in rassegna
alcune specie notevoli di provenienza albanese da lui
classificate, descrive minutamente la passera ultramon­
tana. il codibugnolo, la monachella bianca-nera, il pic­
chio muratore dalmatino, il rondone pallido, la balia
dal collare, Vaquila anatrata, la poiana, il marangone
minore, il marangone comune, ecc.* Ma fra la più va­
riala fauna orniiologira che popola l'Albania — tanto
slanziale quanto di passo — occupa il primo posto la

n. Cfr. V Kw.MMUtt: SoU tuU'antammm deU'AHkudm (Riti-


•la ■ IH.niva « «M 15 ifimnlvr mv'I. f-irmw, Yallrnrhi.
— »6 —

beccaccia, destinala fra tutti gli altri uccelli a soddi­


sfare maggiormente i seguaci di S a n t'l'b e rto .1“ l ’ n
altro cacciatore e <onoscitorc della fauna albanese, ilii
presenti fra i ra|>aci : Vacuila reale, l'aquila minore,
l’at/uila di mare, il gufo reale, Vavolioio grifone e il
capovaccai» ; Vasi ore e il falco pellegrino ; e fra i gal­
linacci ; la slama, la coturnice, il gallo cedrone e il fa­
giano colchico; e continua con l’enumerazione di altre
specie notevoli d’ogni ordine e famiglia, ebe qui sa­
rchile lungo ricordare."

• • •
La Prs* v, come industria da sfruttare razionalmen­
te, non ebbe mai grande importanza in Albania, tran­
ne forse nel periodo della dominazione veneta, non
• «stante che fosse nota da tempo remolo la pescosità
di quei fiumi e di quei laghi costieri.
Vi si pescano cefali, spigole, sogliole, orale, bran­
zini. e in grandi banchi d ’ inverno le scorante, quasi
unicamente pel consumo locale. Solo una parte viene
talvolta incettata da pescatori pugliesi di Brindisi <■ di
Bari. Ricchi di pesci sono anche la laguna di llutrinto,
come i laghi di Scutari e di Ochrida; e fin dal 1913
vennero iniziati da Italiani esperimenti per lo sviluppo
ilei la pesca.
Veniamo ora a n in iw n it ì th r il Ministro «trgli Kstrri.
considerata la i;nind« importanza turistica che ha la caccia
in Albania, ha di erra n e nominato una Commissione di
lo ttici ciim pnm ti che, alla dipendenza del «oltoscgTela-
riatn prr gli Affari Albanesi cd in collaborazione con il lk>
verno albanese, presenterà nel breve termine fissatole un
pian» organico e dettagliato prr I* esercizio e lo «frutta-
mento turistico della caccia.

in. ('fr. P. t.mos/i ; re. iah • ialun rt(. m IMmum (in


<• Vrralcria-Dùiiw « »lei 31 marni nim). F in n »». V alln dii.
• 1 . t'Ir. II. t i » ' »11.1 l i t u i : fu /««ita J ’ Ilh n ti* ( « Il facria-
li*nr italiano a). Milano, luglio r agmto kijk».
1 !.

LE A LTERN E VICENDE STORICHE


(ST O R IA DI L O T T E E DI ERO ISM I)

6. Preistoria, e civiltà greco-romana.

l'n a missione archeologi« a italiana parti nel n/H


alla volta dell'Albania. e vi t<»rnò poi gli anni seguenti,
compiendovi fin dalla prima volta un'accurata esplo­
razione, di cui diiva notizia qualche anno do|N> il pr«if.
l'go lin i. dapprima in una nota preventiva1 e poi in
un dotto volume J e in altre pubblicazi«*ni.*
Obbiettivi del primo viaggio erano : la ricerra delle
remote antichità preistoriche ; delle ancora oscure ve­
stìgi« illiriche; lo studio chi nvmumenti classici, so­
prattutto di quelli rotnant ; infine, in un secondo lem-
po, il tentativo di rintracciare quanto potesse esserci
di vero nella tradizione letteraria, che lega gli Huga-
nei del Veneto e i Messapi della Penisola Salenlina
agli llhri d'oltre Adriatico.
C«*n questi intendimenti fu percorsa gran parte
dell'Albania. «lalle montagne poste a settentrione di

I . C tr. M. I o a j » i : .III» n u anheatogUa ito Ju iu m Albania


(in Ri»-. « L r V ir d 'Ita lia ». irftobrr o u 'l- M ilana, C". T . I.
1. W. i<l. : I Ihama anlua. R m u . M ilano, tt»:;.
J. Id. id. : Albania ; l'tei*Io n a # Slatta - Arie (in m Enrirln-
prdia italiana «•).
Se uttiri lino ai ii >nlini meridionali che separano l’ Al­
bania diilln ( ¡m ia . Ivsito di questo primo viaggio fu
la raccolta di un’abbondante e preziosa messe di ma­
teriale archeologico preistorico, protostorico, illirico,
greco, romano, come riferisce l’ I'golini stesso:
• Desiderandosi di fare qualche sag gio di scavo che po­
tesse portare nuova e pivi sicura luce sulle interessanti que­
stioni archeologiche albanesi, fu scelta come primo campo
d ‘ investiga/ione (‘acropoli di Kcniki, nell'Albania meridio­
nale fra Siimi Quaranta e Delvino. La collina cosi deno­
minala è di formi» oblunga, c»»n la vetta pianeggiante e
ririnla di robuste mura ; risultandone cosi una delle più
»aste e formidabili acropoli dell' intero mondo classico,
circa tre volle più ampia della stessa acròpoli di Atene. »

Procedendo in ordine cronologico diremo appresso


dei ritrovamenti grecivromani-bizanlini, registrando
per ora le constatazioni della missicwie l-golini intorno
alle WTICHIT.V PREISTORICHE :
* Da una fossa eseguita su una specie di terrazza
— che faceva bene sperare — sortirono prima delle
fibule dell'età del ferro e poi, in uno strato più basso,
due martelli litici dell'eià della pietra. (Juesto fu certo
il materiale più notevole ivi travato, poiché è la prima
volin che uno scavo archeologici» in Albania fornisce
testimonianza sicura e ben controllata di una cosi re­
mota età e civiltà. »
Altri commentatori di tali ritrovamenti preistorici
«•niro la cerchia dell’acropoli di Feniki osservano che
gli oggetti litici sono ascrivibili allV/ù del bronsit,
mentre <|uelli metallici possono raggiungere anche la
prima età del ferro. Ma tanto gli uni quanto gli altri
sarebbero piuttosto da ravvicinare al consimile nvale­
rla le uscito dal suolo dell'Italia meridionale, anziclu*
a quello delle finitime regioni balcaniche ; onde si può
argomeuinre che <>n dall'età del bronzo le relazioni fra
I." due sponde «lei basso Adriatico ft»sscro intense.
L ’ETÀ pr o t o sto r ic a si presenta un po' incena in Al­
bania. A questa si riferiscono le leggende riportale
n • T h t n r a • ( n o (IV mc. a. C ) « « g t W T i i n >ill i t f m k i.

dagli autori ( lassici (come Plinio il vecchio nella sua


Saturalis H istoria), riguardo alle migrazioni etniche
deU*antica Albania (lllyria meridionale) alle coste ila.
liche della Penisola salentina. abitala da Messapi,
Peucezi e ja p ig i.

• «•

'tornand o ai risultali della missione a rc h e o lo g ia a


proposito dei Most M tsii (.tu:« i r. humaxi, racconta il
prof. I colm i Messo che in punto d d l ’ Acm poli di l-"c-
niki em ergeva un piccolo tratto di muro a serro, che
venne isolalo con trincee operate rasente le sue due
superfici.
« A »cavo compiuto superate non pircolc difficoltà, ri­
sultò trattarsi di una grande riserva d’acqua, di pianta
quadrata, con muri lunghi circa io metri, larghi m. i ,ho.
cd alti ancltc 5 metri nei punti meglio conservali. ìxr pa­
reti interne dell'edificio ed il pavimento erano intonacati
ili un triplici' »Irato di materia cementante, u nove pilastri
reggevano volta che in origine doveva ricoprire tutta la
cisterna. La costruzione ò romana, del III secolo d. C.,
come il tipo «lei rivestimento ad opus reticulatum può in­
dicare. •
■ Il muro meridionale poi insiste sopra un preesistente
muro greco di massi tendenti alla forma poligonale, grossi,
talvolta misti a qualcuno assai piccolo; ad esso era addos­
sata una scala conservata per soli cinque gradini. Andan­
d o cosi alla ricerca delle appena intraviste vestigia gre­
cite, una ben tracciata trincea mise allo scoperto un « te­
soro mgreco, fornito a destra di un lungo sedile assai gra­
zioso. Questo £ un vero gioiello della nobile architettura
greca «lei IV secolo a. C. ; ma circa verso il tooo dell'èra
Cristiana fu trasformato in Battistero bizantino, del quale
è ancora ben conservato il fonte battesimale a pozzetto,
usato per il rito ad immersione. Parte degli edifici posti a
pochi metri di distanza, e della stessa età del bnttisten»,
apparve costruita di materiale tolto da edifici classici. Non
poche furono le epigrafi, i capitelli, i tronchi di colonne ivi
trovali. •
• Tra gli edifici solo in parte esplorati, vanno enumerati
alcuni ambienti di tarda età romana ; un’altra grande ri­
serva d'acqua di costruzione gre»-a, ma riassettata in epoca
romana ; una serie di stanze vicine a questa seconda ri­
serva. le quali devono essere rtmsideratc quali bagni; in­
fine vennero alla luce molte tombe di varia eli. Nei vari
scavi sopra ricordati si rinvenne anche altro materiale, '
quale epigrafi, monete, ceramiche. hass»irilirv i. ed un bel
torso che è indubbiamente un lavoro locale, ma la cui arte
risente gl'influssi delle opere di Scopas. •

fi nolo che nell’anlichilà greco-romana tutta la rosta


orientale dell'Adriatico si chiamava ÌUrria, c che i
( 1 rivi vi avevano fondato Ir colonie di Efidammto (Du-.
razzo) e di .1 pollonia (Pojani). Ma le remote vicende -
dell'Alhania, tramandale dalla tradizione orale, ^ n o
asmi mnfn.se. mentre i primi fatti storici accertali ri­
salgono al IN’ secolo a. C ., cioè alle guerre sostenute
dalle tribù illiriche contro la dominazione di Filippo
i* Macedone. Polibio ed altri scrittori latini e greci raff­
rontano che i re illirici non sapevano impeti ire ai lo«»
v — 31 —

sudditi l'u so della pirateria, «d anzi la regina Tenta


osò sfidare apertam ente i Rom ani facendo ammazzare
i loro ambnseialori da lei venuti fjer richiam arla a ll'o r­
dine ; ma essa dovette |»>i i n d i r e (nel JJD a . C .) per
sottrarsi ad una s|x -
* dizione punitiva ordi-
nata da R om a.
Trascorso un altro
sessantennio la R e ­
pubblica romana de­
cise di farla finita con
le prepotenze del re
Genzio che — a del­
la di Polibio — « per
il vizio dell* ubbria­
ci» e z z a commetteva
molti delitti e tratta­
va assai crudelmente i
proprii sudditi ». S ai.
pala da Brindisi su
¿00 navi la spedizio*
ne del pretore Ani-
cio, con 30000 fanti e
3000 cavalieri, sbarcò
ad Apollonia e giun­
se in pochi giorni a
Scodra (Scùtari), d<»-
ve Cienzio si era rifu­ l/Agrig&a C«(IÌMA
giato, tanto che « R o ­ «caivi 4cS* t-ttl*%A*g*cs ¿uIumm»
ma apprese- la fine
vittoriosa di questa guerra prima di averne conosciuti»
l'inizio », come narra Tito Livio. E questo avveniva
• nel 168 a. C ., mentre Roma era contemporaneamente
impegnata in'Italia contro Annibale, in Spagna con­
in» Asdrubale, in Macedonia contro Filippo, ed in
Sardegna contro i Sardi.
*V , Oui cedo la parola a (>jika Bobirli che sobriamente
\ • riassume il lungo periodo della pax romana dall'occu-
j, pozione dell'opposta sponda adriatica fino allo smem­
bramenti» dell'im pero con l'assegnazione della prefet-
lura ili'M'Iltiria (in cui l'Albania era compresa) a ll'im ­
pero d'Orientc.*
• l.'Allxm ia, «li vditata romana, iiMiobbc un periodo di
giand«- prosperità. Ik-llissimc città non tardarono a sor­
gere, e «|udir già esistenti, liberate dal malgoverno degli
ultimi re illirici, ;i rifiorire; Scampa (Klbasani), tìchesmus
(Santi Quaranta), .\f>»llonia (Pojani), Hulhrolon (Butrinto),
1m/<ihu (Valona), Scodra (Solitari), c Dyrrachium (Duraz-
*o), fran o le città principali. »
• Qucst'ultima fu per molto tempo una delle più impor­
tanti basi navali rumane, e punto di partenza «Iella celebre
l*M E g natia che, superando le Alpi Albanesi a est, attra­
verso la Macedonia arrivava a Salonicco (dóve ancora esi­
ste ed è la principale arteria della città), e proseguiva fino
a Bisanuo. Questa magnifica arteria formava la continua*
zione della via Appia che rollegava Roma con Brindisi, e
durante vari secoli fu un fattore k^ istico, morale e politico
di prim'ordine, perché non solo permetteva di raggiungere
l’ K gro e Bisanzio senza doppiare l'insidioso Capo Mata-
pan, ma era un efficace vincolo fra la civiltà occidentale
e quella orientale. »
• C onio in tutti i Paesi conquistati dai Romani, anche in
Alhnnia furono compiute importanti opere pubbliche, la­
vori di agricoltura e di bonifica, ma soprattutto strade,
quelle strade che, create dapprima iti« intendimenti mili­
tari, divennero ben presto incredibili veicoli di civiltà, di
progresso e di benessere, e di cui ovunque. dall'AdriatH-o
al Mar Nero, esistono ancora le tracce. •

7. Storia medioevale e moderna.

N’on è fai ile impresa il seguire passo passo le intri­


cate vicende storici)«' «Idl'Albania dalla sua apparte­
nenza all'impero di Bisanzio (a. 400 d. C .) al dominio
definitivo dei Turchi dopo la pace con Venezia (1471J),
e poi da tpieslo alle guerre balcaniche id alla proda-

4. C lr . l i i l : l.'llb a m a e il '■«> (in Ri». • I-*-


Vip «lei mondo a «M m oggio JI|). M ilano, C T . I.
— 3S -

inazione dell'indipendenza albanese nel 1912. Ne ten­


terò un rapido riassunto — senza attingere a volumi­
nose opere di storia — sulla traccia di vari Autori che
toccarono in forma divulgativa l'argomento.

lui Mrv nteAjiw 4i tfatfr*«»

Con l'eclissi di Roma, l'Albania, insieme con tutti


1 Balcani, ritorna nel caos. Il dominio di Bisanzio è
puramente nominale. Il Paese, divi«, in Prevalilana
(dalle Bocche di Caltaro al fiume Skumbi), ed Epirus
S ova (fino a Valona) è percorso da tutte le invasioni
barbariche che lo mettono a ferro e fuoco. Calpestato
dai Goti, Gepidi, Avari, Slavi, perso e ricuperato da
Bisanzio, quésto paese tormentalo, coperto di rovine.
— 34 —

ricompare dopo sci secoli nella storia col suo nome mo­
derno. Nel secolo XI le cronache bizantine ne parlano
per la prima volta col nome «li « Arbanon »; il popolo
è chiamato •< Albanoi >* o « Albani/di », dalla cui forma
neo-greca « A Tvanftis 1> sembra sia derivata anche la
forma turca posteriore « A n a u ti ».*

PwKt* «tMiufto »4 Km yww Smati.

Certo è che tutta la storia bizantina e medioevale


deir.Mbania si compendia nelle lotte «m tro le incur­
sioni harl>ariche, mentre fra le alterne vicende della
polenta bulgara con lo zar Simeone (a. 917). e di
quella serba col re Stefano Dusrian (iAA*-'57). si con­
solidarono, insieme c im i talune signori«1 autonome del­
l'interno, quelle delle nw trr repubbliche marinari* : di
Amalfi a Durazzo e di Venezia a Scuiari ed Alessio.*
Ilo riandato l'XI secolo dell'èra Cristiana non solo

5. t ir. R. Auut.lt : Of>. rii. (IW7), e ti. Bnwni: Of. ni.


(i««39>-
li. Cfr. A. M u n n iil. If.tttt« r Trae»« ih tlbtmim. (\'oK iit
O. Ainmiuxxi : Of>. rii.}.
— 35 —

|ht In ricomparsa del nome di *<Albania » (già acic1ri­


nato alla nir-tà del «-colo II nella Geografia di Tolta­
meli), ma perché in quel tempo si scatenò contro que­
sta regione l’ invasione normanna con Roberto il Gui-
scardo, padrone delle Puglie. Ma la Serenissima, gii
vincitrice con Orseolo dei pirati della Narenla, dei Sa­
raceni, e degli stessi Normanni-Napoletani, degna ere­
de di Roma dà il suo appoggio ad Alessio I Com-
neno, rivendicando vittoriosamente i diritti di Bisan­
zio, liberando l'A lbania dai nuovi invasori, e afferman­
do la stta supremazia in tutte le terre d'Oriente, man­
tenuta poi fin oltre il 1300. Kd anche quando i Coni-
neno, svincolandosi da ogni legame con Bisanzio,
consolidarono la propria signoria nell'Albania meri­
dionale, la repubblica di San Marco mantenne il suo
dominio sulla baia di Yalona, su I)urazzo e Scutari,
riconosciutole pure dalla ritirai potenza serba sorta
sulle vittorie contro i Bulgari, i Magiari e i Turchi.
Poi quando il re dei Serbi fu vinto dai Turchi nella
battaglia di Kòssovo (1.189), e le reliquie della super­
stite signoria albanese elei Balscia furono divise fra le
più influenti famiglie locali, capostipiti di molte fra le
attuali tribù, rwibentrb per quel paese la minaccia turca
su tutte le signorie non disposte a riconoscere la su­
premazia musulmana, e si aprì il periodo eroico allia-
nesc in cui grandeggia l’epopea di Giorgio C'astriota.
«letto Scanderbtg (di cui direm o tosto), che in qua­
rantanni d i guerre, di sacrifici e di vittorie, ritardò
ma non potè impedire il compiersi del fatale avvento
ilei Turchi.

8. Epica resistenza contro l’ IsIam.

I.Vroica reazione contro la marea turca, prima della


defin il tva sottomissione^ fu organizzala da (itomi lo Co­
s t r u i t a , figlio di Voisava e di Giovanni, signore del

Mali e di Dibra, nato a Croia nel 1403. Invialo nel


1415 come ostaggio alla corte del Sultano Murad II.
- 36 -

l'Itc aveva riddilo la sua fam iglia in vassallaggio, fu


costretto « convertirsi a ll’ islam ism o assum endo il no­
me di Iscander (A lessand ro); eblx- poi il titolo di beg,
onde la sua denominazione di S c a x d k rrk c .
Nel 144J, trovandosi combattente a Nissa contro il
re lutdislao d ’ Ungheria, con uno stratagemma riu-
sci a fuggire e ritornato alla fede cristiana si impadro­
ni l’anno segueme della riKxa di Croia, sua città na­
tale, riconducendo al Cristianesimo quella gente e po­
nendosi a capo del tentativo di riscossa iniziato da
altri signori albanesi per liberare la patria dai Turchi.
Si vide cosi, per l’ascendente morale di quest'uomo
d'eccezione, stringersi attorno a lui in un solo fascio
tribù divise e nemiche da secoli in uno solo fascio d ’a­
zione per la difesa contro il nemico del patrio suolo.
Convocala ad Alessio, nella primavera del 1444. la
•• L ega dei popoli albanesi », a cui aderirono coi si­
gnori feudali di tutte le parti d'Albania (Musaceli*.
Spano. Ducagini, Topin, ecc.), anche il principe del
Montenegro ed i governatori veneziani di Alessio,
S utari e Durazxo, venne proclamato dalla l.ega •< Ca­
pitano generale d'A lbania », iniziando subito la lotta
contro il Sultano.
Invano Murad II inviò in Albania un polente eser­
cito, che fu ripetutamente s»«»nhtto dagli insorti, come
non ebbe esito l'assedio di Croia nel 1450. l’ er quan­
to la Lega comprendesse la ■ (»rande Albania », e ob­
bedissero al Capitano i signori di Kosovo, Novi Ba­
zar, Melohja, Dibra, O rridi, Giannina ed Aria, le
forze da lui messe in campo erano irrisorie di fronte
agli eserciti turchi a cui doveva tener testa; ma egli
non fu mai Ik iIIu Io . neanche (piando i nemici ricor­
sero al tradimento e alla sorpresa. Nella sua epica e
leggendaria lotta contro l'oppressore il Castriota trtnò
gener«»o appoggio non solo da parte del Pontefice
Pio II e degli Aragonesi R e di Napoli Alfonso e Fer­
dinando, ma specialmente dalla Repubblica di Vene­
zia che gli inviò in un.i sola volta 1.1000 uomini e la
flotta in suo aiuto.
- 37 —

Xel 1457 egli venne in Italia per combattere, a fian­


co di Ferdinando di Napoli, contro Giovanni d ’ An-
g iò ; e dopo la radula di C'ostantinopoli il Sultano
Maometto II ritentò invano la lotta contro lo Scander-
beg, ma nel 1462 fu nuovamente costretto a chiedere
la pace. Ancora una volta, nella crociala bandita dal
Papa contro i Turchi, egli si liaitè vittoriosi!mente
contro di essi ad ( Krida (1463); ma dopo la morte del
Pontefice rimase isolato.
L i i-ega allianese gli aveva «»fierta una simbolica
corona, senza che egli assumesse la dignità reale, e
Venezia lo inscrisse nel libro d'oro della sua nobiltà.
Mori per febbri nel 14O7 ad Alessio mentre già si pre­
parava contro di lui una nuova grande spedizione
turca.

• • •

C oki la l-ega dei popoli albanesi, cementala dalla


sua autorità e dal prestigio personale, si sciolse; i
Turchi non tardarono a restare padroni del rampo,
sommergendo un'altra volta il paese nella barbarie
medioevale.
I.'Albania tornò divisa in una quantità di piccoli
principali autonomi ; alcuni sotto la diretta sovranità
della Turchia passando alPIslam ism o; altri fedeli al
Cristianesimo, mantenendo le proprie aspirazioni di
libertà volte a Venezia. Ma la repubblica di S in Mar­
co potè conservare il possesso di Durazzo solo fino al
15O1, di Dulcigno e Antivari fino al 1571. di Valona
fino al 1690.
Tuttavia il generi*«» tentativo di Giorgio Cast rio! a
di riunire lutti i suoi compatrioti a comune difesa con-
Irò l'IsIam lasciò profonda traccia nell'animo di quel
popolo, e il ricordo incancellabile dell'eroe nazionale.
I..i bandiera albanese Ita il fondo rosso in memoria del
sangue versalo per l'indipendenza; porla nel mezzo
un'aquila bicipite nera : bicipite a raffigurare l'unio­
ne degli Albani-si del nord (Gheghi) e del sud (To­
- 3»

schi), e nera ad esprimere il hilio nazionale per la


schiaviiù turca; sormontata dall’elmo di Scanderbeg
a imperitura memoria di lui e della dignità reale a
lui riconosciuta.

9. Migrazioni e colonie albanesi in Italia.

Molte famiglie albanesi, visto compiuto il sacrili,


zio della patria e insofferenti del giogo ottomano, cer­
carono nuove terre ospitali dove fosse possibile vivere
in libertà secondo le loro ataviche tradizioni, emigra­
rono perciò in varie parti del mondo, fino agli Stati
l'n iti d ’ America dove formano oggi una fiorente co­
lonia chi* in ogni tempo ha sovvenuto col proprio de­
naro i fratelli rimasti sul suolo degli avi. Data ap­
punto dalla seconda metà del sec. XV il movimento
migratorio verso la (Invia, la Dalmazia, e l'Italia me­
ridionale.1
il primo contingente è formato da quei mercenari alba*
nesi, comandati (la Demetrio Reres, che venuti al soldo
del re di Napoli Alfonso 1 d'A ragona per domare una ri­
volta calabrese, ottennero poi di stabilirsi con le loro fa-
miglie in %ari paesi della Calabria ulteriore. Altri soldati
albanesi si stabilirono invece nelle Puglie, e precisamente
nei fondi di Trani, Stponlo e San Giovanni Rotondo, con­
cessi dal re Ferdinando I a Giorgio CastrkHa Scanderbeg
in compenso dell'aiuto prestatogli nelle lotte contro gli
Angioini pretendenti al trono, e per reprimere la congiura
dei Baroni ; ed altri profughi si aggiunsero dopo la morte
di Scanderbeg (1407).
T re anni dopo, allorché Irene C astrioia, figlia dell'eroe,
andò sposa al principe di Risignano, grande feudatario c a ­
labrese, molti Albanesi della Puglia si trasferirono in C a­
labria con le loro famiglie per coltivare quelle terre ; e un
nuovo contingente di profughi giunse in Calabria dopo la
caduta di Croia, paese dell'eroe, in mano ai Turchi (147S).

7. O r. X. CorrssK : A lbantsi 4 'llaU a (in « KncirloprJia ita­


liana ••).
— 39 —

Alcuni intanto erano giunti anche in Sicilia coi figli di quel


Demetrio Reres, capitano di ventura; ed altri se ne a g ­
giunsero fra il 14K0 e il 1501 popolando Ciana dei Greci,
Santa C ristina, Gela, Contessa. Poi fu la volta dei Coro-
nei, ossia di quegli Albanesi che per sfuggire all'invasione
ottomana si erano rifugiati in Grecia, popolando Corone
nella Morea ; ma caduta anche tale fortezza in possesso dei
Turchi (1534), una nuova ondata di profughi, salvata sulle
navi di C arlo V , si riversò nell'Italia meridionale ; alcune
famiglie si fermarono a Napoli, altre alle isole Lipari, altre
a Melfi, ecc., fondando nuove colonie.
Più tardi altri .scaglioni di Albanesi espatriati giunsero
in Abruzzo (1744) popolando il feudo «li Badessa di pro­
prietà dei principi Farnese, e nel 1774 a Brindisi di Mon­
tagna per coltivarvi quello terre. Erano per lo più soldati
e contadini, al seguito di famiglie illustri come quelle dei
Castriota e dei T o cco ; e tali colonie fornirono notevoli et K i­
tingenti di truppe alla Spagna per le sue guerre europee,
fra rui rimase celebre la cavalleria degli S lra d io lli. Quelle
500 famiglie cattoliche di Scutari che abbandonarono la
fitta r il territorio dopo che Venezia dovette cederla ai
Turrhi, si trasferirono invece a / a r a , dine il governatore
veneziano K ri zzo roncessc loro dei terreni ila colonizzare ;
e Borgo Krizzo è o gg i una fiorente colonia albanese ad
furiente della ritta di Zara. Altre fam iglie sfuggite ai T u r­
chi si stabilirono a Paren»>, e nel 1657 a Pert»i (l’ula) col
consenso di Venezia, fondandovi piccole robinie.

• • •

C u a n t i ebbero ad occuparsi della vita dei profughi


albanesi nell'Italia meridionale, durante i primi secoli
del loro forzato espatrio, ne mettono in rilievo le tri­
bolate condizioni per l'intransigenza dei Vescovi di
rito latino nei confronti dei rito greco professato dai
nuovi arrivati, non senza segnalare certi eccessi da
parte di quei miseri diventati turbolenti e dediti per
disperazione al saccheggio e alla pirateria ; tanto che
a Ct»senza si chiedeva nel 1509 che gli Albanesi fos­
sero dispersi in piccoli gruppi per renderli meno pe­
rico lisi; molto piti tardi (1709) si resero tristamente
— 40 —

famosi quelli del M olise per gli eccessi compiuti con­


tro la popolazione. Sono fatti storici a cui possiamo
indulgere data l'ignoranza e la miseria di gente pri­
mitiva.
Ma un vero risorgimento morale degli Albanesi si
era iniziato verso la metà del sec. X V III. Nel 1719 fu
approvata la costituzione d'un Collegio ecc/esiaslico
di riio greco in Calabria, che ebbe poi attuazione nel
17.?-* quando il papa Clemente X II vi destinò i beni del-
l'Abazia di San Benedetto Citano. Tale collegio chin­
imi sistemazione definitiva a San Demetrio Corone
(1794) nel monastero di Sant'A driano; saccheggiato
nel 1799 e ancora nel 1 S<:6, fu poi ricostruito sotto i
Borboni, e dopo l'unità nazionale ebbe dal Governo
italiano la regificazione. Fin dal tempo di papa Cle­
mente XII il Vescovo gret o ebbe piena facoltà di pr«>-
muovere agli ordini vie ri gli alunni di tal Seminario:
ma gli ecclesiastici di detto rito rimasero sempre sotto
la giurisdizione dei Vescovi latini.
L ’accennata rinascenza diede altri frutti, originando
un movimento intellettuale e spirituale limitatamente
alle colonie albanesi in Italia. Già il re Carlo III di
Napoli aveva creato per gli AIlKinesi del suo reame
un reggimento di fanteria (detto lieal Macèdone) che
fu più tardi equiparato ai Corpi di truppe italiane. Per
ordine dello stesso re anche gli Albanesi di Sicilia eb­
bero un proprio collegio in Palermo, e sotto Ferdinan­
do IV essi ottennero anche un Vescovo albanese (1784).
Com 'è noto era di stirpe albanesi- anche quel gran­
de patriota siciliano, Francesco Crispi. che fu Primo
Ministro durante il regno di l'm berto I.

• • •

All'atto della proclamazione del Regno i cittadini


italiani d ’origine albanese (parlatili un dialetto alba­
nese), sopravissuti aH'assorbifnento delle antiche co­
lonie per matrimoni misti con l'elemento Un'ale, risul-
— 41 —

lavano in numero di 54 453 circa. Dal censimento del


1861 a quello del 1901, ossia in quarantanni di paci­
fica vita italiana, erano aumentali a circa 96000, forse
per il sopraggiungere di altri sparsi in vari nuclei
fuori d'Italia, o venuti direttamente dall'Albania an­
cora sotto il dominio ottomano a raggiungere i fratelli
oramai liberi cittadini in libero Stato.
Poi sopravviene il noto fenomeno del movimento mi­
gratorio, comune a tutto il Mezzogiorno d'Italia, per
cui appena dieci anni dopo (nel 19 11) sono già scesi a
90670 circa ; e aggiungendosi intanto con le successive
generazioni e con l'istruzione obbligatoria 1’ assorbi­
mento del dialetto albanese da parte della lingua ita­
liana, nel censimento del 1921 li troviamo ridotti a soli
802S2 circa. Per questi ultimi motivi si prevede che an­
dranno ancora diminuendo a poco a poco, se non so­
pravviene — dopo gli ultimi eventi storici — un nuovo
flusso migratorio dall'Albania o dall'estero in terra ita­
liana.
I.e isole etniche albanesi in Italia risultano oggi di­
stribuite in 4S Comuni, e precisamente: X . 29 in Ca­
labria (prov. di Cosenza 22, di Catanzaro 7); X . 5
in .Sicilia (Palermo 5 ); X . 5 in Lucania (Potenza 5);
X . 5 fra Molise e .1 hruzzo (Campobasso 4, Teramo 1);
X. 3 in Puglia (Foggia 3, I.erre 1) ; X . 1 nella Cam­
pania (Avellino 1). Veramente qualche autore conta
un numero di località italiane alquanto superiore ; ma
la somma di tali cittadini alloglotti può variare di
poco.*
Parte degli Albanese d'Italia segue oramai in reli­
gione il rito latino: altri seguono invece il greco unito
oppure il greco scismatico.

H. Cfr. M. Bo«*e«il : libane 11 ¿ I t a lia . (Ri». I-i difr*» drlln


ran a a. II. n. 14). Ruma, iroggic II.
10. Dal dominio turco
alla guerra mondiale.

‘l'ornando agli Albanesi rimasti in Albania, ho dello


dianzi che — morto Scanderbeg e disciolta la Lega —
le tribù fedeli al Cristianesimo guardavano ancora a
Venezia quale antica protettrice e insigne erede della
potenza e della giustizia di Rom a.
Sempre anelanti a liberarsi dal gi<*go ottomano essi
offrirono più lardi, in una delle tante insurrezioni |xt
la loro libertà, il governo del paese al Duca Carlo
Emanuele di Savoia, e successivamente al Dura di
Parma Ranuccio Farnese, poi ancora a vari Pontefici.
Nessuno di questi era in grado di aiutarli nelle loro
aspirazioni ! Sia il gesto significa che essi considera­
vano l’ Italia quale madre e salvatrice.
Come ben rileva il Bobici», la più meritevole opera
di civiltà in Albania fu compiuta dalle Missioni fran­
cescane.* Per comprendere il valore della loro opera
plurisecolare bisogna aver presente le «indizioni in cui
venne a trovarsi quella misera gente sotto il dominio
ottomano : il territorio nuovamente frazionato, incorag­
giali sfacciatamente dal Governo di Costantinopoli
lutti i favoritismi e i privilegi feudali, aizzate le lotte
fratricide tra le varie tribù, per meglio dominare iti
opprimere la popolazione.
« L'A lbania centrale, — osserva l’ Autore — essen­
do di più facile dominio era passala all'IsIam per iner­
zia e stanchezza; quella meridionale sotto l'influenza
del clero greco, che non tardò a rendersi padrone della
situazione spirituale nei Balcani. Restava l'impervia
regione del nord; e qui se si sono mantenute intatte
le magnifiche qualità dell'antica razza illirica, il mr-

9. C fr. G. BobjcH : O f. a l.
— 43 —

rilo è in gran parte dei missionari francescani che


sjwsso scontarono ron la vita il loro apostolato, dive-
m-ndo gli artefici della resistenza e in seguito della
liberazione degli Albanesi. Tali Missioni, che manten­
nero per secoli la fede cristiana e la civiltà fra gli A l­
banesi, vivevano e vivono quasi esclusivamente col
denaro che arriva loro dall'Italia, frullo di oblazioni
del popolo... »
Naturalmente anche l'Austria contribuiva ad aiu­
tare la religione cattolica, ed anche il Governo italiano
al tempo della Triplice Alleanza e di R e Umberto;
per merito di Crispi la politica albanese dell'Italia si
era falta più decisa, con la facilitazione dei commerci
e soprattutto con l’apertura di scuole e di ospedali,
guadagnando largamente le simpatie degli Albanesi.
Intanto la dominazione turca aveva portato miseria ed
abbandono in Albania : il commercio lentamente si atro­
fizzi», l'agricoltura deca<kle, le campagne si spopolarono,
poiché gran parte degli agricoltori si trasferirono in re-
gM<ni più fertili della penisola balcanica ma fuori dei con­
fini albanesi ; le forze distruggi! rici della natura, non im­
brigliate con opportune opere di bonifica, conferirono al
paese l'aspetto dello squallore, dcH'abirandono, della de­
solazione.
Non mancarono tutta» ia sporadici tentativi di lotta per
l'indipendenza, sempre isolati perché i vari pascià senti-
\ano legato il lom destino alla potenza turca che li favo­
riva, e «la»a al lor«> m algoverno e alla loro ambizione illi­
mitati poteri ; e la rivalità reciproca li indeboliva rispetto
al dominatore.
Durante il periodo napoleonico un«» dì essi, Ali di Tepe-
leni, raggiunse una polente p«»sizione ; astutamente si in­
sediò a Janina nel 1788, e con grande abilità allargò il
su«» dominio sull'Albania meridionale e sulla Grecia set­
tentrionale, rendendosi indipendente da C«»stantin«»poli c
creandosi una corte alla quale come ingegneri, chimici, me­
dici, islm ttori militari furono chiamati molti Italiani (il ve­
neziano IVvarim, il lombardo (frappano, i napoletani D«'l
Carretto e M narelli, il siciliano Monteleone, e poi il T a ­
glia pi<-tra e il Marcellese). Il Sultano Mamud II «fccisc nel
i8 w di stroncare la pntnua di All, inviando un grosso
— 44 —

«•sore ito comandato da Churscid pascià. Assediato a Jani-


na, All di Tcpeleni vi fu ucciso a tradimento.10
Senza parlare di altre rivolte organizzate negli anni suc­
cessivi sotto la guida di arditi capi, specialmente fra i Mir-
diti, è doveroso ricordare — per il lealismo albanese —
che nei momenti di difficoltà internazionali della Sublime
Porta essi portarono il loro generoso contributo all'esercito
turco; come ad esempio nella guerra di Crimea del r856,
e nella guerra russo-turca del 1877-78.

• • •

Il movimento delle nazionalità balcaniche nel secolo


XIX, mentre si andava delineando l'indipendenza del­
la Serbia, del Montenegro e della Grecia, prese salda
consistenza nell'anim o degli Albanesi; poiché essi
compresero che per non divenire un bottino da spar­
tirsi fra i nuovi Stati confinanti, vincitori della Subli­
me Porta, occorreva unirsi saldamente ed essere gui­
dati da un ideale comune. Ecco dunque sorgere da
questo bisogno la seconda Le gìi .-libanese capeggia­
ti! da Elias pascià. Aladro Castriota bey. e Hib Doda,
in nome della «piale fu presentato un memorandum al
Capo del Governo britannico, Disraeli, perché fosse
rispettata I" indipendenza degli Albanesi, i quali si
estendevano compalli per razza, per tradizioni, per
lingua, dalle sponde della tìoiana fino alle porle di
Janina. Ma il disperato appello restò lettera m«»rta.u
Il Congresso «li Berlino (1878) arbitrariamente aveva
smembrata l'Albania, assegnandone pane al Montene­
gro, parte alla Serbia ed alla Grecia, senza per» c»t-
tenere che le divisioni «Ielle Cancellerie europee potes­
sero mai venire applk'ate, per l*en»i«'a resistenza delle
tribù albanesi. Di conseguenza le sorti delPAIbania

to. Cfr. Is tm io res a u s n w w P .u m * iv m v A J» x ju i.


<C>*. iti.).
il . Cfr. F< J.mowom : IKmnin - S ie n a m o jr m a (in - Enei-
rlappdu italiana >■).
— 45 —

furono oggetto di continue trattative fra le maggiori


Potenze europee, e principalmente fra Austria-Unghe­
ria, R ussia (per la Serbia), e Italia. Poi l’efilmerà ri­
voluzione. dei giovani Turchi accrebl>e fra gli Albanesi
la volontà d'una autonomia nazionale, e per effetto del­
le guerre balcaniche che respinsero i Turchi fin«) alle
porte di Costantinopoli, l’AII>ania proclamò nel 19 12
la propria indipendenza.
Ma i suoi confini furono poi stabiliti dalle contra­
stanti fatiche della diplomazia europea che le impose
come sovrano il tedesco Principe di ll'icd , ed una gen­
darmeria internazionale. Disordini e ribellioni interne
presto costrinsero il Principe, sbarcato a Durazzo su
una nave austriaca il 7 marzo 1914. a ripartire a bordo
d'una nave italiana il 3 settembre di quell'anno. A l­
lora i Greci (che avevano organizzata ed alimentata
l'insurrezione di Argirocastro), furono pronti a ripren­
dere Còritza, mentre i Montenegrini discendevano a
Scutnri. e i Serbi avanzavano nell'Albania settentrio­
nale. Fu allora che l'Italia si derise ad occupare Yra-
lona, essendo già scoppiala la guerra europea.

•• •

La linea di condotta politica, seguita dall'Italia nei ri­


guardi ddl'Albania, era stala sempre di salvaguardare
orni ri > le mire imperialistiche dell'Austria-l'ngheria lo
%lalu qm> balcanico, cercando di sostenere, nelle varie sti­
pulazioni intervenute fra le grandi IVrtcnw, l'indipendenza
albanese, col patrocinare la costituzione di un Stato indi­
pendente; soluzione che, mentre teneva conto delle giuste
aspirazi«mi del popnlo albanese, assicurava i nostri inte­
ressi adriatici, che non avrebbero potuto consentire all'Au­
stria il possesso di Valona.**
Scoppiata la guerra europea. l'Italia, coerente a questo
principio, vedendo minacciato l’assetto balcanico dall'avan­
zata austriaca in Serbia, costituì dapprima una base na­

ti. t'ir. X on zig voi non: 0/>. «U.


- 46 -

vale nell*isola di Sascno, quindi, fece »barcare un contin­


gente di truppe a Valona. lx* nostre tru|>pc. presidiata la
città, occuparono le colline che la circondano immediata­
mente, stabilendo rap|M>rti di buon vicinato col governo di
Kssad l'ascia che allora reggeva le sorti dell'Albania.
Nel novembre del 1916, il nostro contingente, notevol­
mente accresciuto, estese la propria occupazione, a nord,
fino alla bassa Yoiussa, ad est, fino alla media Voiussa,
a sud, fino a Dukati ed al passo di Logara. Contempora­
neamente, un corpo speciale, partito da Valona, raggiunse
lungo la costa, Durano per proteggere Kssad Pascià e la
ritirata dell’esercito seri», contro l'avanzata austriaca.
Coll'im barco degli avanzi dell'esercito serbo, le nostre
truppe a\endti assolto il loro compito, abbandonarono Du­
m eto, rientrando nelle nostre linee a sud della Yoiussa.
Nell'estate del 19 16 , la nostra occupazione si estese in
direzione «li est, \erso l'alto Osum, stabilenti«» il collega-
mcnio c«>lla sinistra ck'lle forze alleate che operavano in
Macedonia, verso sud, fino al «»sì detto «ronfine di Lon­
dra, ottenendo, mercé accordi c«»l governo di Atene, che i
presidi greci, che si erano spinti a nord di tale lin«'a, sta­
bilita «litila conferenza di l.ondra, giungendo fino a Tcpe-
leni e nei pressi di Dukati, si ritirassero.
Durante il 19 17 , la nostra attività militare fu rivolta es­
senzialmente a migli«»rarc le condizioni della nostra occu-
pazione, accrescendo l'efficienza «Iella difesa di Valona e
rendendo sempre più stretto il collegamento colla sinistra
dcH'Esercito alleato d'Oriente.
L'intensificarsi degli scambi fra le nostre truppe d 'A l­
bania e l'esercito alleato d'Oriente per la strada di Santi
yuaranta-Còritza, r«-sa camionabile, indusse il comando
delle nostra truppe «l'Albania a premkrre le misure ocr«>e-
renti per dare la m aggiore sicurezza alla nuova linea di
comunicazH»ne, che passava per un tratto (e propriamente
fra Arinista e Melisopetra), in Kpiro, oltre il caniine di
lan d ra.
Nella primavera del 19 17 , fu quindi convenuto, mercé
appt»«itc trattative col povero«» elleniuro, che la nostra oc­
cupazione si esten«k*sse, oltre il confine di Londra, a tutto
il triangolo Arinista-Han-Kalibaki-M elisopetra in Kpiro, e
ad alcune località fra Mauripetra e Kukesi, nella regionc
«lel Pindo.
Durante qu«*sto perìodo di relativa stasi nelle operazioni.
— 47 —

l'attività dell'Italia si esplicò anche in benefiche opere di


pace per migliorare non solo le condizioni materiali di vita
«Ielle popolazioni albanesi, ma per mantenere vivo in loro,
rinsaldandolo, il sentimento di nazionalità.
Fu istituita una Milisia albanese, inquadrata da ufficiali
italiani, che nei combattimenti allora sostenuti sempre
diede prova di attaccamento al nostro paese.
Le popolazioni furono dotate di una amministrazione im­
parziale, nella quale non solo gli interessi materiali, ma
anche le credenze religiose fossero rappresentate. I m ag­
giori centri furono provvisti di Scuole, dove maestri alba­
nesi, già educati nel collegio italo-albanese di S. Demetrio
Corone (in provincia di Cosenza), insegnavano insieme al
culto per l'Italia, l ’amore per la patria albanese e per la
sua indipendenza.
La primavera del 19 18 si iniziò con la partecipazione
«Ielle nostre truppe alle operazioni intraprese da quelle
francesi per migliorare le proprie posizioni nella regione
del Devoli. T ale azione »alse a noi la conquista della parte
S. O. «lei massiccio di Ostrovitza.
Nell'estate seguente si ebbe la nostra offensiva a nord
«Iella Vonisoa, falla per acquistare una più ampia z«jna di
difesa a garanzia del nostro possesso di Valona, ciò che,
colla successiva avanzata sul Semeni, è stato pienamente
raggiunto.
A l valore difensivo delle posizioni conquistale si aggiun­
se quello offensivo, per apprezzare il quale basterà consi­
derare che le nostre linee sul basso Semeni distavano a p ­
pena 54 km, da D u ra n o , e che Gostima (immediatamente
a nord dell’ansa di Devoli), minacciala «falle nostre orcu-
pazioni sulle alture di Mali Silove», dista di soli 15 km.
da!k> Skumbi, lungi» il quale le truppe austriache d'A lba­
nia si collega\ano toll'esercito bulgaro-gcrmank'o di Ma­
cedonia.

• • •

Dovremo tornare pur troppo, parlan d o della triste


politica del «1«»po-guerra (rap. V), al doloroso nostro
abitandomi d dl'A lban ia nel u j i t . Per ora esaltiamo
il valore dell’ Esercito italiano che seppe vincere la
guerra.
III.

L E CONDIZIONI DEMOGRAFICHE
E SOCIALI
(CENNO DI G EO G R A FIA A N TRO PICA )

11. Caratteri etnici e morali della popolazione.

D o bb iam o parlar«-, in questa .succinta trai (azione,


del popoln albanese che vive entro gli attuali ««miini
politici, quali furono stabiliti dagli iniqui trattali di
pace dop«* la grandi- guerra : ben diversi da quelli «Iel­
la "g ra n d e A lb a n ia •• auspicala invano dai patrioti
di quel vecchio e glori«»so paese fin dal 1S 7S , su cui
torneremo a proposito della politica postbellica (ca­
pitolo V).
Ma dentro gli attuali confini vive una popolazioni-
compatta, che ha consenato quasi intatte le carane­
ristiche etniche dell’antica genie illirica che prima abi­
tò quelle contrade.
Secondi» il concorde parere degli Autori sopra citali hi
Irm a un primo accenno di tale regione nella Geografia di
Tolomeo, verso la mela del 11 secolo dopo C risto, mili­
tandovi col nome grero di Alhanoi quei popoli illirici che
abitavano il paese fra IJk n s (Alessio) e i Monti Caudàvici,
con la rapitale AlhanApoli ili incerta idenlifica«onc. Italia
seconda mela del secolo XI alla fine del XV questa terra è
indicala dai Bizantini col nome di Arhaium o Alhannii (in
latino Arbàitum) ; e gli abitami w n chiamati Arhaimi o Al-
bainti (in Ialino Arbanenset o Albanem et). Dalla forma
— 5»

greca Arvanitis sembra sia derivata quella turca di Ar-


iiauli ; ed è notevole il fatto che la denominazione .1 rbeit
o Arhes sopravvive tuttora fra le popolazioni settentrionali.
(«li Albanesi in genere chiamano però nella loro lingua
Shqip frìa il paese, e Shqipélére gli abitanti (ossia « le
aquile », ovvero « i figli delle rocce », o secondo altri « co­
loro che comprendono »). Qualunque sia l'origine di tali
denominazioni antiche e moderne, si tratta in realtà di
un’ espressione puramente etnografica, perché i confini del
territorio variarono assai col tem po; infatti gli Albanesi
nei duri tempi di oppressione e di Unte politico-religiose si
rifugiarono sempre nelle impervie regioni montuose, men­
tre al cessare delle persecuzioni tendevano di preferenza a
traboccare 'ersi» le conche e le fertili pianure della regione
orientale.

•••

Gli Albanesi sarebbero insomma, secondo gli studi


recenti e la prevalente opinione dei dotti, i discendenti
degli antichi Illiric i; cioè dei neo-illirici ripetenti la
loro antichissima origine dalla famiglia Iraco-illirica,
la quale rappresenta a sua volta uno dei gruppi nei
quali si divise in epoche assai remote il ceppo ariano
0 indo-europeo, da cui discendono quasi tutti i popoli
che oggi abitano l'E uro pa.1 Tale purezza di linguag­
gio si riscontra oggi nell’ Europa occidentale solo tra
1 Baschi, i Gallesi e i Gaelici.
Sarebbe errato il credere (per quanto alcuni Autori
affermino il contrario), che l'o rig in e degli Illirici si
debba riallacciare a quella degli S la v i; poiché questi
apparvero nella penisola balcanica solo nel V secolo
d. C .. e assorbirono gradatamente le popolazioni in­
digene, eccetto che nella zona della media Albania,
dove gli llliri rimasero difesi dalle particolari condi­
zioni tìsiche del territorio a cui si è accennato a suo
luogo, (¡li Albanesi cosi sopravvissero, quale nucleo
raisialc perfettamente distinto, anche all* invasione

l. Cfr. L'Albania eiononiica (in O. Amomuìi, Op. (il.).


— 5« —

turca ; la quali*, pur essendo riuscita a islamizzare una


parte dell'Albania, non poi«- alterare i caratteri raz­
ziali della sua popolazione. I.a parte settentrionale del
paese è rimasta «»ggi la più pura da influenze estranee,
perché facente vita isolata fra le sue montagne.
(ìli antropologi dal tempo di Ripley includono gli
.\Ibanesi nel tipo tlnutrico o adriaiico, caratterizzai«»
dalla statura elevata, dal cranio fortemente brachice­
falo. con fronte alta e nuca appiattita; lineamenli tal­
volta marcati, naso spesso aquilino, colorilo scuro.
Questo tipo tìsico si trova anche presso l'attuale po­
polazione slava delle rive dell’ Adriatico, ma esso si
mostra molto diverso (Li quello delle popolazioni slave
tipiche, quali i Russi, i Polacchi, i Cechi, e quindi
deve ricollegarsi a quello della razza illirica.
— 5* —

• • •

(«li Albanesi attuali si differenziano, per religione,


costumanze e tradizioni, in G heghi (quelli a nord dello
Skumbi) e Toski (quelli a sud). I Gheghi, in maggio­
ranza cattolici, comprendono circa 40 tribù, saldamen­
te organizzate; i Toski, invece, si dividono in cantoni,
meno individuati, che prendono importanza essenzial­
mente della floridezza delle rispettive città capoluogo.
Le dominazioni, bulgara e serba, succedutesi nei se­
coli XII e XV portarono numerose infiltrazioni stra­
niere fra le popolazioni albanesi, segnatamente nei
distretti settentrionali e occidentali; mentre a sud, nel­
l'Albania meridionale di preferenza, si erano stabilite
alcune tribù Koutzo-Valacche (o romeni del Pindo),
discendenti dai legionari del Console Paolo Emilio,
ed elementi greci immigrati dall’ Epiro. Conseguenza
di questa differenza di origini è stata la diversità di
religioni che si riscontra fra le popolazioni albanesi,
come vedremo più avanti.
Al cosidetto tipo iHnarico (con occhi e capelli neri,
.e statura superiore alla media), appartengono pure i
Montenegrini e i Bosniaci; mentre nel sud del paese
compaiono stature più basse e tipi biondi (forse il 20%)
procedendo verso oriente.
Mentre tanti Albanesi puri \ivono fuori degli attuali con­
fini politici, meritano un breve cenno quelle colonie stra­
niere a cui si è accennato sopra. (ìli A romani per esempio
sono pastori, od anche grandi proprietari di g regg i, for­
manti un gruppo compatto sul Pindo intorno a Sletzovo,
nelle montagne ad ovest di Còrilza, nel gruppo del Ttrnior ;
essi abitano villaggi elevati e ben costrutti, oppure ca­
panne temporanee isolate, ma essendo per lo più dediti alla
pastorizia nomade, scendono in interno nelle pianure della
Tessaglia e della Macedonia, oppure nella Musacchia ; po­
chi di lt>ro hanno assunto abitudini sedentarie, esercitando
¡'artigian ato.3

2. Cfr. K. Al MA'.IÀ (in « M u r i » i t a l i a n a » ) (»/>. a l.


- 53 —

Pochi elementi bùlgari lasciarono traccia nella topono­


mastica locale ; piccoli v illa n i di bosniaci musulmani, im­
migrati dopo l ’annessione della Bosnia da parte dell'Im ­
pero austro-ungarico, sorgono nei dintorni di Solitari come,
pure nella piana di Shijak, fra l)urazzo e Tirana. Nuclei
di Turchi, trasportati dal Governo Ottomano nei dintorni
di Dibra e di Ochrida, sono in via di assorbimento e di
scomparsa. E sistono‘invece un po’ dovunque tribù di Zin­
gari nomadi, esercitanti i più umili mestieri, o dediti all'al­
levamento dei cavalli ; solo in parte sedentari nei sobborghi
di Tirana, di Klbassan e di Còritza.
Ma si calcola che tutti cotesti elementi estranei presi in­
sieme non sorpassino attualmente i 200000 abitanti, ossia
la quinta parte della popolazione totale.

I.e qualità psichiche e morali più spiccate degli A l­


banesi so n o : il sentimento d ’onore, la patriottica fie­
rezza, il coraggio, e l'assoluta onestà di vita, la fedeltà
ai capi, la scrupolosa osservanza della fede giurata
(besa), il carattere aperto e gaio, il tenor di vita assai
frugale, e la modestia dei bisogni e delle aspirazioni.
Ma soprattutto l’ innato spirito guerriero è rimasto nel
volgere dei secoli come un’impronta indelebile degli
Skipetari, a cui vanne» congiunti il più alto amore del­
la libertà e l’ insofferenza di ogni giogo.
La sua stessa estrema sobrietà è al popolo albanese
una valida difesa. I n pane di granoturco, cui fanno da
companatico un po’ di formaggio, o un po’ di <• pa­
prica » (peperone rosso), o agli e cipolle, è l’alimento
fondamentale del montanaro albanese, che non chiede
di più. L'u so della carne è riservato alle solennità o
per fare onore.agli ospiti. Il vino è sconosciuto non
solo agli Albanesi musulmani, ma si anche, di regola,
ai cattolici c ai greco-scismatici.

12. Lingua e dialetti • Religioni.

l-a parlata albanese, in uso nella quasi generalità


della popolazione, nonché fra le minoranze etniche ri­
maste in territorio greco o jugoslavo, come pure nelle
— 54 —

piccole colonie albanesi disseminate nell’ Italia meri­


dionale, ha un fondo di vocaboli che si riconnettono
secondo gli studiasi con ] 'illir ic o , oppure col Ira cico
(o col sa n s c rito , « c o l p c lu s g ic o , o col gruppo s la v o ) ;
ina ad ogni modo si tratta di linguaggio indoeuropeo.
Certamente perù vi sono notevoli differenze tra i
due dialetti fondamentali : quello dei (fheghi (al nord
dello Skumbi), con tradizioni di cultura e costituente
l'elemento essenziale della lingua letteraria; e quello
dei Toschi (al sud del fiume), più ricco di vocaboli
d'importazione, fra cui dominano radici latine, come
eiTetto postumo dell’antica dominazione romana e dei
contatti con Venezia. Hanno influii«» naturalmente nel­
le modificazioni del linguaggio le varie dominazioni
straniere, ma il fondo della lingua è rimasto l’antico,
|)er le virtù conservatrici della razza indomita e te­
nace.*
Da non molti anni è andata costituendo anche una
letteratura albanese,4 che ha il suo massimo esponen­
te in quel Padre Giorgio Fishla, dell’Ordine dei Fran­
cescani, ben a ragione chiamato il u poeta naziona­
le », e testé eletto dal Capo del Governo fascista a far
parte dell’ .Accademia d'Italia.
Così ce l’hanno presentato i giornali in questi ultimi
tempi :
• Padre Giorgio l'ishta è nato quasi settantanni fa, da
famiglia di contadini, in un paesello presso Alessio ; ha
studiato prima nelle scuole dell’Ordine francescano a Scu-
tari, e quindi in Bosnia. Ma aveva imparato fin d'allora
l'italiano, che parla benissimo, perché in maggioranza i
Francescani d ’ Albania sono italiani ; poi è stato nel nostro
Paese varie volte, facendovi anche soggiorno di anni. »
■ Conosce Dante alla perfezione, ed ha tradotto anche
molte cose dall'italiano in albanese, fra cui gli Inni sacri
del Manzi »ni. La sua fama di poeta lo faceva tenere in con-

X. Cfr. C. TAttiJ AJUM ; 1limata - ¡jngua e Ulleraluia (in


i. kneirlopetlia italiana »).
4. Cfr. P. E. IVwoi ivi ; llhmiù - iM letaluta (in » Knriclo-
petlin italiana »).
— 55 —

siderazione, oltre che d a ' suoi connazionali senza distin­


zione di fede, anche dai rappresentanti del Governo Tu reo. »
« La sua opera principale, /diluita e m alis, cioè « Il liuto
tifila montagna », i un poema epico sulle (festa di ^uer-
rieri albanesi contro i turchi e gli slavi, un canto che ri­
sente mollo delle rapsodie della montagna schipetara e
conserva ancora andamenti c motivi romantici. Ma padre
Kishta è anche poeta satirico e civile e, naturalmente, poeta
sacro. Come opera civile la sua opera principale s ’ intitola
.turili e l ’armisiI, cioè « Vespe del Parnaso».

• • •

Si calcola che il 60 ' degli Albanesi professi la Re­


ligione musulmana, e il 40% quella cristiana (divisi
però in Cattolici e Ortodossi); mancano quasi del tut­
to gli Ebrei, se si eccettuano alcuni commercianti nei
maggiori centri.*
I Musulmani, raggruppati specialmente nell' Alba­
nia centrale, sono i discendenti di quello tribù con­
vertite per forza all'islam ism o in seguito a ll’abbattersi
della dominazione turca al principio del X IV secolo.
Ma pure abbracciando la nuova fede essi riuscirono
a serbare una certa indipendenza, formando Ut setta
dei Helgasci che appartiene alla gran famiglia Sciita
(in contrapposu» a quella dei Sunniti), non riconoscen­
do l'autorità del Califfo di Costantinopoli. Chiesti mu­
sulmani sono di tendenze liberali, ben lontane dal fa­
natismo dei Bosniaci immigrali che risiedono nei din­
torni di Scutari, ritenendo i primi come eretici. Tutti
i musulmani d'A lbania riconoscono come loro Capo
spirituale il Gran Muftì residente a Tirana.
I Cattolici sono rappresentali specialmente dalle tri­
bù dell’ Albania settentrionale, di pura stirpe albanese,
dipendenti dagli .Arcivescovi di Sruiari e di I)urazzo,
coadiuvali da vari l 'escori ; uno di qm-sli risiedi- ad

5. Cfr. ('. K'wntJìYSKlj : Albania - Religione (in « Enciclope­


dia italiana »).
— 56 —

Orosili in un’ Aba/.ia benedettina, con giurisdizione


ecclesiastica nella regione dei Mirditi. A Seutari ha se­
de un Seminario pontificio per la formazione del clero
albanese.
Sono Ortodossi gli elementi serbi della regione orien­
tale, e greci di quella
meridionale, raggrup­
pati nelle diocesi di
l)urazzo, Berat, Còrit-
za e Argirocastro, ret­
te da altrettanti Ve­
scovi di quel rito resi­
si indipendenti dal Pa­
triarcato di Costanti­
nopoli.
Non ostante tale va­
rietà di credenze e di
confessioni, esiste in
Albania il massimo spi­
rito di tolleranza reli­
giosa e di reciproca
comprensione, s e n za
dannose influenze nel­
la vita politica come
R rlifiioto muiulm-aao.
nei rapporti privati.
Quelle fiere stirpi,
cementale dalle stesse
tradizioni guerriere e dalle comuni vicende storiche,
si sentono unite e solidali in una sola grande aspira­
zione : quella dell'indipendenza.

13. Usi e costumi del popolo albanese.

\<>n molti anni fa i viaggiatori italiani e stranieri


visitando l’ Albania ne riportavano un giudizio poco
lusinghiero sull'attitudine al lavoro e sulla disciplina
civile e sociale degli abitanti, pur essendo tutti con­
cordi nell'esaltarne lo spirito combattivo e l'amore per
- 57 —

l'indipendenza, limitatamente però a ll’orbita della fa­


miglia e della tribù. Cosi ne scriveva, por esempio,
Stefano Santucci : •
« Il popolo, non certo per colpa sua ma forse per colpa
di chi in tanti anni l’ha governato, non è laborioso, non
attivo, non ama i lavori campestri, non è amante della pa­
storizia, non tiene ad avere un comodo ricovero che lo
ripari dall'inclemenza di quelle elevate regioni. L'Albanese
vive nella completa ignavia ; si contenta di quel poco che
la terra gli dà quasi spontaneamente, lascia la custodia
dei pochi animali alla donna, la quale è incaricata anche
di qualsiasi altro lavoro campestre, e si contenta di godere
la quiete e il riposo assoluto, fumando il tabacco che egli
stesso coltiva per quel tanto che gli bisogna. Vi sono, è
vero, delle eccezioni, ma sono rarissime, individuali, e per
nulla influiscono suH'ambiente che le circonda. »
« Egli è felice del suo fucile che tiene come un gioiello ;
ogni Albanese del nord ha un culto veramente commo-
ventc e sincero per quest'arm a : non c ’è difatti un solo
montagnolo, anche all'età di 14 -15 anni, che non lo pos­
segga e non lo porti in tutti i momenti della ('¡ornata, an­
che quando va in Chiesi», o partecipa a una cerimonia nu­
ziale o funebre. Ad esso spesso si aggiunge una grossa
rivoltella infilata nella cintura, con la inseparabile cartuc-
cera ricolma di cariche. Ed in efletto, pensando alla vita
che da secoli essi furono costretti a condurre, fra la con­
tinua persecuzione del Turco e la preoccupazione della in­
tegrità del loro territorio e della loro religione, non si può
non scusare, fino a un certo punto questo culto dell'arma
dalla quale non possono dividersi. •
■ In molte regioni il furto è comune, e rullano talora
anche ciò che a loro non occorre, come per esempio un
libro, una penna di cui non sanno servirsi. La loro vita e
le loro abitudini sono talmente primitive, che nel centro
dell'Albania spesso non arriva ¡1 petrolio. In alcuni punti
l'olio è addirittura sconosciuto,1 ed allora per illuminare le

(v C fr. S . S a n t t c c i : ( um iferi d el popi<Ui a ib u n n c (in 1..


Guxmikaimni ; I p a ra e le g e n i i. voi. I). Bologna. Zanichelli
7. Ci daremo ragiono più avanti di questa situazione para­
dossai)-. per la mancanza di vie e di mezzi di comunicazioni- ;
|mt cui avviene che talune regioni esportano verso l'Italia olivi-
- S f ­

ioro capanne ricorrono al seguente espediente: abbattono


degli alberi resinosi, pini o abeti, spaccano il tronco, tol­
gono il midollo di esso, lo suddividono in tanti stecchi e
li fanno bruciare nel centro della capanna, fissandoli su di
un piattello che cercano di tenere, per quanto è possibile,
sollevato, affinché la granile quantità di fumo elle emana,
si sollevi e non disturbi esageratamente la loro respirazio­
ne. fi ovvio comprendere quanta pina luce ottengano, e
quale distruzione compiono di utilissime piante. »
« La giustizia fra quella gente è fatta da loro stessi. Di
qualsiasi offesa prendono vendetta con le armi (« entrare
in sangue » fra eli loro), e la lesione che producono nel ven­
dicarsi varia di gravità secondo l'importanza della offesa
ricevuta : quindi il colpo di fucile sarà diretto secondo i
casi semplicemente ad un arto, se l'offesa è lieve ; ovvero
al tronco o alla testa se dovrà sopprimere l'offensore. Solo
in casi gravissim i ricorrono al giudizio dei vegliardi della
tribù, e la sentenza di questi, riuniti solennemente a con­
siglio, è inappellabile. »
« Questo popolo non ha coscienza della vita sociale, non
concepisce in nessun modo la necessità del contributo ma­
teriale e morale che ogni cittadino deve dare per il man­
tenimento dello S ta to : il concetto della libertà e dell'iru/i-
pendensa è limitato a se stessi ; spesso non arriva neanche
alla famiglia e alla tribù. » .......................................................

I lo voluto riprodurre un quadro — forse- alquanti!


pessimista — delle condizioni morali e civiche della
|>opolazione albanese, prima deU’intervento italiano,
per dare al Lettore un concetto di quanta e quale opera
ili civiltà si renderà benemerita l'Italia in quel nobile
e travagliato paese, dove ogni uomo ha il c u o re c a v a l­
le re s c o e l ’a n im o a n a r c h ic o ! Mi sia lecita questa espres­
sione per indicare l'incongnienza di tutta l'organizza­
zione sociale basata su tale squilibrici nella discrimina­
zione del giusto dall’ingiusto.*

«I olili, mentre altre lo devono importare dall'Italia »lessa, non


esistendo fin qui un'reonomia a caratteri- nazionale t-V J . I).
K, Per maggiori notizia cfr„ oltre alle opro- citale :
A. HaU>\cci : L 'A lba»io. (Collez. itell'l-i. prr l'Europa
orientale). Roma. i <>;.«.
— 59 —

F.a cellula primitiva della società albanese è la fa­


m ig lia; la quale è generalmente assai numerosi! per­
ché i figli maschi rimangono per lo più. dopo ammo­
gliati, nella casa paterna; e morto il vecchio capo fa­
miglia gli succede nella patria potestà il più anziano
tra i fratelli. Ciò che del resto si verifica pure nelle
nostre fam iglie rurali in tante parti d’ Italia per tra­
dizione patriarcale. Nel matrimonio vige la monoga­
mia assoluta, qualunque sui la religione professata ;
la donna sostituisce i maschi nei lavori più gravosi,
poiché la vita degli uomini è spesso minacciata dalle
feroci rivalità private e dalle vendette; perciò le don­
ne invecchiano presto, sia perché vanno a nozze assai
precocemente, e sia per le fatiche a cui si trovano sot­
toposte. Del resto il marito ha pagato al padre della
sposa la capacità lavorativa della donna, e gode a sua
volta dei benefizi che possono derivargli dal nuovo
parentado; ciò che non avviene pei matrimoni fra
gente di tribù diverse.
I.a vita coniugale trascorre nella massima rigidità
di costumi, e l’adulterio è punito con la morte; cosi
pure la vita famigliare si basa sul patriarcato, con
l ’assoluta obbedienza dei figli — sia pure maggioren­
ni — verso il padre, o lo zio.
A grandi linee si può stabilire che nella parte set­
tentrionale dell’ Albania prevale il regime della « tribù »
mentre nella meridionale domina il « clan ■»; nella parte
sud-est del paese, confinante con l’ Epiro, si notano
invece tracce d ’una organizzazione superiore.
La tu ini: (o stirp e) corrisponde ad una piccola regione
naturale, ad un cantone chiuso, segregato, le cui famiglie
componenti vantano una comune origine. T ale ordinamento
sopravvive solo, come si è detto, nella parte interna del­
l'Albania settentrionale. Secondo il censimento austriaco
del 1922 si contavano 65 tribù, con 160000 abitanti, com­
prese quelle più notevoli e numerose dei Malfa (con *3*24
mila abitanti), e dei M irditi (con 170 0 0 ab. circa).*

9 . C f r . R . Ai.mm~.iA (Ofi. d i.), e G B o b ic h (Op. ci!.).


- 6o —

Il regime della tribù deve risalire a tempi remotissimi,


assai prima che le vicende dell'Albania fossero collegate
con la storia europea. Ogni tribù è retta dall’Assemblea
dei capi di fam iglia, tra i quali certuni che prevalgono per
saggezza c per altre doti personali sono chiamati a « giu ­
dici », (come ai tempi eroici dello Scanderbeg si chiama­
rono conti, o capitani, o duchi). Il Governo ottomano man­
tenne il regime delle tribù, conferendo al personaggio più
influente o più ricco il titolo di « bajraktar », e ciascuno
di questi dignitari tendeva poi a rendere il titolo eredi­
tario.
(.'ordinamento tradizionale delia tribù si basa sul fa ­
moso Ktinun 'i Sek D ukagjinit (codificazione del diritto
consuetudinario), che si fa risalire al XII secolo. Uno de’
suoi fondamenti nel campo sociale è la vendetta del san­
gue, ancor oggi in vigore presso i ( ¡heglii dove miete an­
nualmente buon numero di vittime per la catena di ven­
dette reciproche che si \ ien formando a carico del colpe­
vole d’ un assassinio, oppure a carico d'un membro maschio
atto alte armi della sua famiglia. Sono salvi dalla vendetta
del sangue le donne, i fanciulli e gli ecclesiastici. È am­
messo talora il guidrigildo, ossia ¡'umiliazione del colpe­
vole che chiede perdono dell’offesa, ma non ovunque; si
ammette piuttosto, ma solo in caso eccezionale, il perdono
spontaneo da parte di chi ha ricevuto l'offesa. Costumanze
simili le leggemmo nelle narrazioni dell' antica vendetta
sarda e còrsa, e dovunque si tratta di popolazioni primi­
tive che in mezzo ai loro atti briganteschi lasciano traspa­
rire qualche atto generoso e cavalleresco.
In Albania, por esempio, la vendetta può essere sospesa
per comune accordo in determinati tempi c luoghi ; in ogni
caso por chi è protetti» daU'<)5/>if<i/ii<j, la quale è veramente
sacra, lui venuta di un ospite, specialmente se stranieri»,
è considerata un grande onore, precisamente come fra gli
antichi Greci dei tempi omerici, dove spesso gli Dei si ce­
lavano sotto le spoglie d'un vSaggiatore o d'un mendicante!
L'Albanese che accompagna un ospite non può esser rag­
giunto dalla vendetta, e le donne poi godono di assoluto
rispetto anche vSaggiando soie e lontane dal proprio paese.
Altra istituzione tipica ¿ la • besa », ossia la fede giurata,
o l'obbligo assunto per giuramento di proteggere o custo­
dire una persona, un luogo, una strada malsicura, ecc. l-t
« besa » è sacra come fra noi sotto le armi la « consegna »,
— 6i —

ed ecco perché gli Albanesi, oltre alla loro prestanza fìsica,


sono ottimi soldati.
Notano poi con compiacimento gli Autori succitati come
vadano a poco a poco scomparendo, col lento penetrare
della civiltà, la rappresaglia mediante distruzione della casa
o dei beni contro i colpevoli di certi delitti, la tolleranza
verso il furto commesso fuori del proprio villaggio, o tri­
bù, ecc.

* * *

Il regime del c l a n , che regna specialmente nelle pianure


e nelle vallate dell’ Albania meridionale, segna uno stadio
più progredito di civiltà, paragonabile a quello feudale.
Quivi i capi delle antiche tribù furono già nel periodo della
dominazione angioina insigniti del titolo di conti e baroni,
instaurando un regime feudale che il governo turco man­
tenne nominando beys quei grandi proprietari che avean
saputo assicurare e consolidare la propria ricchezza con­
vertendosi all'IsIam , costituendo cosi una sorta di aristo­
crazia terriera sulla quale il governo ottomano si appog­
giava per esercitare la sua decimazione. In tali signorie,
estendentesi a un intero villaggio o piccola città, il bey
era arbitri» assoluto, e contava su un certo numero di a r­
mati t>bbligati ad arruolarsi sotto la sua bandiera in caso
di guerra, l-a terra è ivi coltivata a mezzadria, e i conta­
dini sono legati al suolo con vincoli di clientela, piuttosto
che di servitù, verso i proprietari del suolo.
Tale autorità andò tuttavia decadendo nel tempo e fa­
cendo passaggio, nelle regioni del sud-est a vere A m m in i ­
st r a zio n i COMUNALI autonome, aventi a capo un multar
(podestà) nominato dal Prefetto, e assistito da pochi nota­
bili. Le condizioni sociali hanno raggiunto uno stadio molto
superiore di civiltà, specialmente nei distretti di Argiroca-
stro e di Còritza, dove esiste nei centri cittadini una bor­
ghesia abbastanza colta, e nella campagna vive una popo­
lazione dedita all'agricoltura. £ in questi centri più pro­
grediti che si mantiene viva l'idea dell'indipendenza, con­
cepita sotto forma di uno Stato comprendente tutta l'Al-
bania, mentre nelle altre regioni meno progredite l'idea
dell'indipendenza non sorpassa l’ insofferenza di qualsiasi
regime straniero, e l'aspirazione anarchica di ciascuna tribù
a vivere autonoma.
— 62 —

*••

Poche parole su U’ abbigliamknto maschile e femmi­


nile che, pur essendo oramai in parte degenerato, con­
serva tuttora alcuni elementi caratteristici. Il distintivo
nazionale è costituito dal fez bianco (detto qylaf o qe-

la cotlt

It'sht'), portato -in capo dai maschi di qualsiasi reli­


gione; ma nel rimanente del vestire maschile vi sono
notevoli differenze fra i Gheghi del nord e i Toschi
del sud. specialmente nella foggia dei pantaloni. Os­
serva appunto il Bobich, più volte citato, come nel
nord dell’ Albania il costume esista ancora nella sua
forma più antica e quasi intatta. D ’estate quando le
montagne sono in fiore, questi uomini portano i carat­
teristici pantaloni lunghi e stretti di candida lana con
orli neri, mentre d ’ inverno, (piando un mantello di
neve copre la terra, i pantaloni sono neri con orna­
menti chiari. Sopra di essi vien portala una sottoveste
- 6j -

rossa, una giubba nera ornata di galloni e di spalline.


Nelle regioni più alte, le giubbe.* sono più lunghe, e
i diversi ornamenti dell'abbigliamento maschile distin­
guono a prima vista le tribù.
Invece i Toschi, che si sono lasciati influenzare dal
costume valacco o aromuno, portano pantaloni al g i­
nocchio, alle calze di lana e quella caratteristica giacca,
le cui maniche sfilale,
restano pendenti die- jt,
tr<> le sp a lle in m anie-
fa pittoresca. A n ch e E
la « fu stan ella ... sorta
di go n n e llin o piegliet-
tato, pori.ita sjm sm. da £ J ^
A rom unt ila (irr« i m

f«rg.*r S

J hM *

^ ¿ ì :' *

tu »%£ & ,,

glie secondo la fog- w K t ~ .


già turca, e con una IW j . Uu>
ampia cintura rossa;
nella parte orientale,
un bolero nero con maniche corte e lunghe frange sul
dorso, segno di lutto per la morte di Scanderbeg.
Le donne, anche nelle località cristiane, si fanno
poco vedere in pubblico. Esse hanno un costume più
uniforme, perché sopra alle larghe brache chiuse alle
caviglie, o alle ampie gonne, portano una sopravveste,
- 64 -

<Ite una volta era di panno o velluto rosso magnifica­


mente ricamata in oro, ed ora è semplicemente scura.
Intorno a Scutari indossano i pittoreschi grembiuli
rossi e portano in generale un fazzoletto avvolto in­
torno alla testa.
Alcuni degli arrkdi e degli i tkxsii.i domestici usati
in Albania sono prettamente indigeni, conservando
forme e tipi di remota antichità, altri invece sono di
importazione estera. Tipico è, per esempio il letto di
legno, sostenuto da quattro pali alti da terra fino ad
un metro e mezzo, come si usi» nell’Albania montuosa;
e altrettanto carattestica è la culla di legno, cortissima,
foggiata in modo da poter essere portata sul dorso
dalla madre.
Si rinviene ancora la conocchia, per filare, col ma­
nico ornato di ricchi intagli; e fra le armi la róncola
ii coltello ricurvo (detto ktttès), il lungo pugnale (haii-
xhar); come fra gli arnesi agricoli l’antica pressa da
olio, il carro a due ruote alto e massiccio, e più raro
l’antico aratro chiodo, oramai sostituito da alcuni tipi
più moderni di importazione estera.

14. Condizioni demografiche e urbanistiche.

La superficie del Regno d’ Albania entro gli attuali


confini politici, di molto inferiori a quelli naturali, è
di ¿7 5.^8 kmq., con una popolazione di i 00.^097 abi­
tanti. pari alla densità di .’,6 abitanti per kmq. Tale
densità corrisponde a ll’incirca, o è alquanto superiore,
a quella di altri paesi montuosi della penisola balca­
nica: ma per l’ Albania essa rappresenta una cifra me­
dia, con grandi variazioni da una località all'altra del
medesimo paese, in dipendenza dall’ utilizzazione agri­
cola del suolo. Si calcola infatti che nella conca di Cò-
ritza, meglio coltivala si contino fino a 90 abitanti por
kmq. ; poco meno nella fertile zona intorno al lago di
Scutari ; meno anCora nelle zone di l)urazzo e Tirana.
Va Iona, Argirocastro, pur contando anche i grossi con-
- 65 -

l ri abitati, fino a scendere a densità inferiori a 15 ab.


|xt kmq. nelle zone di alla montagna.**
Un » censimento » albanese venne eseguilo, il 25 m aggio
1930, ma i risultati, anehe solo sommari, | er età, stato
civile, professioni, non furono nini pubblicati.
Prima d'allora i più eminenti studiosi italiani e stranieri
\ issuti per anni in Albania, avvalendosi di tutte le possi­
bili documentazioni ufficiali (compresi i censimenti parziali
eseguiti durante la guerra dall’ Italia, dalla Francia e dal­
l ’ Austria) e delle conoscenze dirette attinte sul posto, erano
concordi nel valutare la popolazione dello Stato albanese
a una cifra variante da 800 e 850000 abitanti. Questa ci­
fra veniva avvalorata dalle stime ufficiali dello Stato alba­
nese, circolanti nelle più accreditate pubblicazioni, che in­
dicavano 8 17 37H abitanti nel 1923 e 834000 nel 19.27.
Le cifre «lei ’ 23 erano cosi suddivise secondo le nove Pre­
fetture «li: A rgirm a stro (1236 34 ), B e ra l ( 115 2 9 8 ) , Diltra
(93076), Duroc:<> 192 521), K lbassan (8 114 4 ), Còritea
(120 6 59), C ò sso vo (39994), ScuUtri (10 6 350 ), l'aloiui
(43 K5J )* raggiungendo appunti» il totale ind icato ."
Non pochi esperti m anifestare no la loro sorpresa quando,
nel 1930, il censimento al quale accennammo indicò quasi
esattamente in un milione gli abitanti dello Stato albanese
(esattamente 1 003097). (ili statistici mostrarono una certa
diffidenza verso questa cifra piuttosto » rotonda » sia per
il notevole incremento in confronto alle valutazioni imme­
diatamente precedenti — di oltre il 20 per cento per l’ in­
tero Paese, del 35 per Elbassan e Durazzo e «lei 67 per
cento per Tirana — sia perché per anni si attesero, in­
vano, le documentazioni dettagliate che in tutti i Paesi ac­
compagnano questo importante atto ufficiale.
Non potendosi li per li rifare un censimento era evidente
la opportunità di tentare, in primo luogo, la correzione dei
dati sul movimento naturale. Scovati i dati ufficiali, dal
1922 al 1927, per ciascuna delle 39 sotloprefetture, appar­
vero subito le cause degli errori in difetto.
Per alcune sottoprefetture non si registrarono, infatti,
per uno o più anni, né nati né morii ; per altre, scelte fra

10. ( ir . lim a t a di popolazione in t/hoina. (R<4I. K. Sur.


C«««j<r. Ital.). Konia. ap•sti>wtt«nbrr iq-.«*.
11. t'fr. « Kncirlofmlia Italiana a.
j -
— 66 —

le più popolose, il numero dei nati variava, da un anno


all’altro, nel rapporto da i a 5 o da 1 a 9! Si notava tut­
tavia che per le sottoprefetture più importanti i dati ten­
devano a crescere : vi sarebbe stato, cioè, un tentativo di
ottenere denunce dei nati e dei morti via via più complete,
tìli uffici di Stato civile funzionavano, dunque, in quel pe­
riodo, assai male, quando funzionavano.
Secondo le attuali rilevazioni, i coefficienti per mille abi­
tanti, riferiti alla popolazione a metà anno 1937, sarebbe­
ro : nuzialità 5 ,6 ; natalità 3 3 ,7 ; mortalità 19,4. Si può cal­
colare un incremento medio annuo naturale di circa il 12
per mille abitanti (sensibilmente superiore a quello dell'I­
talia che è deH'H,7). Popolazione dunque ad alta fecon­
dità e a forte sviluppo dem ografico.'s Ma per orientare
razionalmente la politica economica e sociale »«-corre cono­
scere a fondo l'intima struttura demografica e professio­
nale «Iella popolazione albanese, con un censimento com­
pleto. Questo potrebbe essere effettuato in unione a quello
dell'im pero, fissai«» p«-r il 31 dicembre 1041.

• ••

Nello stesso ordine naturale con cui dall'individuo


si sale alla famiglia, e quindi alla tribù, al villaggio,
alla città, alla nazione, è logico accennare «pii alle di-
more umane, ossia alle caratteristiche della c a s a a l b a ­
n e se , prima di parlare dei maggiori centri abitati.
Troviamo nei distretii montuosi dell’ Albania setten­
trionale, ricchi di boschi, la dimora permanente rurale
costruita di legno; mentre nelle regioni basse e acqui­
trinose è fatta semplicemente di canne palustri intrec­
ciate e ricoperti- poi di intonaco. Ma più generalmente
la casa fatta di pietre squadrate, e in «»gni caso ha
forma di un massiccio e basso parallelepipedo; talora
costituita dal stilo pianterreno, e più spesso dal pian­
terreno adibito a stalla e magazzini», e dal primo piano
che serve di abitazi«>ne. (Juosto è un ambiente uni«-«*,
talora diviso da un s«»ttile tramezzo per far posto agli

u. n Corriere licita s,.r;, Milano, 15 giugno tojpt.


— 67 —

ospiti, e può anche avere un balcone o una veranda


sporgente sorretta da pali.
Nella regione interna di tutta l’ Albania centrale e
settentrionale s ’incontra pure la caratteristica casa di­
fesa (detta kulla), edificio alto e massiccio a guisa di
torre, a diversi piani, con le mura spesse e le finestre
piccole uso feritoie, servendo come rifugio contro le
famose vendette. Invece nella regione pianeggiante
dell’ Albania centrale, come nella Musachia, si trova
la casa fatta di argilla indurita al sole, o più spesso
costruita sopra uno scheletro di pali o un’intelaiatura
di canne, rivestiti poi di argilla compatta e levigata.
Nell’ Albania meridionale e orientai«-, dove la popo­
lazione vive concentrata in villaggi, prevale il tipo ma­
cedone costituito dal pianterreno, dq un primo e talora
da un secondo piano, caratteristico per le numeroso
e ampie finestre, ed anche perché il piano superiore
o la sua parte centrale sporgono sull’inferiore, for­
mando una veranda chiusa. Il tetto è di tegole a lar­
ghi spioventi, come a Berat, oppure piatto come a Cò-
ritza. o sostituito da un terrazzo come ad Ochrida.,s

• ••

Hd ora un cenno sulle principali città At.BAXF.st,


sulla scorta di varie fonti autorevoli " oltre a quelle
gii» citate. Consideriamo i centri grandi e piccoli in
ordine di posizione geografica dal nord al sud :
T ro fo ia . presso il confino nord-est, ouasi al piè dolio
Alni albanesi.
Coplìca, presso le rive orientali d d lago di Scutari.
S c l ’TAJU (24000 ab.), capoluogo di provincia, giace
sulle rive del lago omonimo alle falde del M. Tara*

13. ('fr. « i'nrk luprdi.i italiana ».


14. Clr. A. M vBiti.u : Città albaneri; P. R h h u : Scutari
c il 1110 lago; B. ,Vsi(ii ; Valona. l'antica Apo'Unia, ecc. (in
O. Astiosi « z i, Of>. cit.).
— 68 —

bos, circondata da una fertile pianura. 6 famoso il suo


bazar con circa 2000 botteghe, prosperandovi special-
mente la lavorazione di scialli ricamati in oro, stoffe
di lana, e armi ; ma dopo tante vicende la città non è
oramai che un'ombra della passata grandezza.
l ’uka, ad 840 m ., acquista qualche importanza come lo­
calità mineraria.

C r e s i, capoluogo della provincia di Cossovo, la


quale città si trova invece in territorio jugoslavo.
.San tì ù m ili ni di Medita, in una rada a nord della foce
«lei Drin, è il porlo dell'Albania settentrionale.
Alessio (1650 ab.), situato venti chilometri a monte della
f«K-c de! Drin, ha perduto l’importanza che ebbe al tempo
di Scandcrbeg.
Oroshi (1200 ab.) è il centro principale della Mirdizia,
situato in collina sulla sinistra del Kaui piccolo.

PlSCOPKIA (goo ab.), capoluogo della provincia di


Dibra, la quale città si trova invece in territorio jugo­
slavo.
Croia (4100 ab.), città natale di (iiorgio Castriota Scan-
derbeg e durante tale periodo eroico capitale dell'Albania. •
Sorge a 603 m. di altitudine sulle colline che fiancheggiano
la valle dei Mali ; conserva un castello dei tempo, ed ha
un bnzar molto attivo.

D tfu z z o (5000 ab.), (Mirto sull'Adriatico, capoluogo


di provincia, e già capitale dell'Albania dalla procla­
mazione dell'indipendenza (1912) fino al 19 23; città
pittoresca per le sue caso multicolori, addossate alla
verde collina su cui si ergono i ruderi del forte vene­
ziano. Fin dal tempo dei Romani D y r r a c h iu m fu il
principale porto dell’Albania, da qui dipartendosi la
nominata I la E g natia diretta a Bisanzio; in tempi re­
centi il porto venne completamente attrezzato ilei più
moderni impianti per opera di Italiani, come diremo
a suo luogo (Cap. IV*), quale sbocco del commercio
interno e porto della capitale, Tirana, a cui è unito da
una moderna strada. Sempre col lavora italiano vi
Mino sorti in questi ultimi anni numerosi palazzi adi­
biti a pubblici urtici.
Sciac ( 115 0 ab.), piccolo centro nella strada da Durazzo
a Tirana, sede di imp»»rtante mercato.

Mttj di Tir***.

Tirana (20806 ab.), fondata nel 1600 in una fertile


regione, scelta nel 192.; come capitale del R egn o d ’ A l­
bania per il suo mite dim a. In questi ultimi anni si «>
arricchita di molli palazzi pubblici e di belle strade se­
con d o il piano regolatore deU’architetto Brasini. Nel
suo bazar convengono i contadini della regione del
Mali, e nel Museo sono racc«»lte molte opere d'arte
raccolte negli scavi di Butrinto (vedi).
Ca-:-aia (6300 ab.), sulla strada da Durazzo a Klbassan,
in mezzo a estese coltivazioni di tabacco.
— IO —

liL b a ssa N (1050 0 ab.), lungo il medio corso dello


Skumbi, nel centro dell’ Albania, capoluogo d ’una pro­
vincia ricca di produzione agricola (olivo, tabacco,
ecc.) e di industrie metallurgiche (ferro, rame), con
molte moschee mussulmane.
Pechini (1700 ab.), sul medio Skumbi, al sud-ovest di
Elbassan.
Lushnia (2300 ab.), centro agricolo in regione collinosa
fra lo Skumbi e il Semenì, al margine settentrionale della
Musachia.
lìramshi, sul Devoti che corre in larga valle fra i Monti
Spjit e il massiccio del Tomor.
ì'ogradec (2500 ab.) in regione collinosa, presso il lago
di Orrida, sormontata da un grande Pastello.
Fieri (1550 ab.), il centro principale e il mercato grana­
rio della Musachia inferiore.

B krat (10 000 ab.), capoluogo di provincia, sopra


una collina calcarea sulla destra del fiume O sun i; vi
abita una popolazione di artigiani, e nelle sue cam pa­
gn e si coltivano frumento e riso.

C ò r i t z a ( 2 6 0 0 0 ab.), capoluogo di provincia, e la


città più popolosa dell’A lbania; ad 85.; m. di altitu­
dine sulla parte sud-est del paese, dominante la zona
più intensamente coltivata e perciò con maggiore den­
sità di popolazione, \ e lla città fioriscono le industrie
dei tappeti, della distillazione di alcool, della lavora­
zione dei tabacchi, e il commercio di pellami, lane,
form aggi, cereali, ecc.
Rilisti, nell’est rema parte sud-orientale, presso il confine
con la Grecia.
Bitlsci. nella parte sud-ovest, fra Rerat e Yalona.

V ai o s a (9100 ab.), capoluogo di provincia, a due km.


di distanza dall’ Adriatico, in fondo a una vallata verde
e sinuosa fra gli olivi, i platani e i cipressi, in mezzo
a cui biancheggiano i minareti delle moschee. Impor­
tante sbocco marittimo della valle della Voiussa, e
— 7» —

G m d i C ó r iu j. c & » U u r M t m M k a m i « 6 kt» m u .

completamente trasformala durame l'occupazione ita­


lian a (K J14-H J20), n»n la n istruzione di un acquedotto,
di strade, ere.
T e peletti, ncH'interno, al sud-est di Va Iona.
l ’rcmeti (3000 ab.), nella valle della Voiussa.
E n e e , verso il confine con la tireria.
Ijesstrvic, fra la precedente e A rgirorastro, verso ¡1 me­
desimo ronfine sud-orientale.

\ r(,ikìh astro (10000 ah.), capoluogo di provincia,


sul piano di un n>llc nella fertile vallata del Orino ;
centro attivissimo dell'artigianato del legno e di corn-
merci, ed anche centro intellettuale.
Libohtrvo (¿500 ab.), poco a sud-est di A rgirocastro, e
nella medesima fertile conca tlel Drino.
Delvino (3K00 ab.), a sud-ovest di A rgirocastro, fra que­
sta città e il porto di Santi Q uaranta, il più meridionale
dell'Albania.
Sunli Quaranta (500 ab.), il porto naturale di Janina (in
Grecia), da cui parte una strada che porta in Grecia, ed
a metà cammino volgendo al nord conduce a Còritza. Re-
cent issi inamente cambiò il nome in l'orto Edda, in om ag­
gio alla Contessa Ciano, figlia del Duce.
Hutrinlo, all'estrem o sud dell’Albania, presso la laguna
omonima ; godette di un certo splendore nell’antichità sot­
to il nome di Augusta liutlirotuni. li appunto in questa
regione che la missione archeologica italiana, sotto la gu i­
da del prof. Ugolini, mise alla luce alcune opere architet­
toniche, fra cui un teatro greco ben conservato, due porte
monumentali, i resti d ’un battistero del lardo impero con
sedici colonne, esemplari di scultura di notevole pregio
artistico come la « Dea di Butrinto », una testa di Agrippa,
ecc., ecc.

15. Istruzione pubblica e difesa nazionale.

I.a pubblica istruzione nel cessato regime ilei Regno


d'A lbania lasciava assai a desiderare; molto resta dun­
que da fare al Governo della nuova Albania per ele­
vare il grado di cultura di quella popolazione.
Dodici anni fa. cioè poco prinw dell’alleanza itaio-
albanese — che doveva preludere aH*aituate unione —
si contavano appena le seguenti Scuole IJ e chissà conte
funzionanti: \ . ° 552 Scuole pubbliche, con 28514
alunni e 029 insegnanti ; \ . ° 89 Scuole private con
2892 alunni e 122 insegnanti.
Kd erano comprese in (ale computo sia le Scfot-K
Kt.KAtEXTARI (con un corso obbligatorio di 4 anni, «il

15. t 'f r . « Knrtrliipedia italiana «•.


- 73

un corso integrativo di 2 anni), quanto le Si U01.E mu­


di ein numero di 14, di cui .1 femminili, parte a tipo
tedesco e parte a tipo francese; comprendendosi in tal
numero alcuni Ginnasi isolati, p<iclii Ginnasi-Licei,
Scuole tecniche e Scuole normali.

• ••

Per quanto riguarda le F orze armate del Regno di


Albania di quel tempo, mi riferisco alle notizie fornite
da un competente, il Colonnello Mario lierti.“
Esisteva il reclutamento obbligatorio, regionale per
la Fanteria e nazionale per i Mitraglieri e VArtiglie-
ria, estendendosi l’obbligo militare dal 18* al 50° anno
di età, e con la ferma di 18 mesi.
l-e U nità dell’ Esercito Albanese comprendevano;
1 Battaglione della Guardia reale (formato da vo­
lontari); 9 Battaglioni di Fanteria; 1 Battaglione mi­
sto; g Batterie someggiate da 70 mm. su 4 pezzi;
1 Com pagnia mista di Pionieri; 5 Battaglioni di Gen­
darmeria (costituiti da mercenari). — Ogni Battaglione
comprendeva .1 Compagnie di fucilieri ed 1 di mitra­
glieri ; il Battaglione misto aveva in più una Batteria
someggiata di 75 mm. su pezzi. Cinque dei Batta­
glioni di fanteria erano costituiti da riservisti.
Calcolando la forza di ogni Compagnia o Batteria
a 120-150 uomini, si venivano ad avere sotto le armi
in tempo di pace to 000 uomini circa.
Oramai le Forze Armate albanesi sono venute a formare
parte integrante di quelle italiane, come diremo a suo
luogo, (C'ap. V), e g ià da parecchi anni gli adolescenti
aspiranti alla carriera delle armi frequentavano, invece del
tiinnasio militare albanese, le Scuole militari di 'Napoli,
Roma e Milano. Ma è interessante v«lcre come sia aVve­

lli. ( I r . M. U n n i: Mbania - Organza militare (il» « E n el


«luprdia italiana a).
— 74 —

nulo il trapasso dalle bande armate che portarono alla Pre­


sidenza e poi al trono Z o g I, riferendoci alle informazioni
cUri tempo.17
« Popolo di pastori e di guerrieri. Si raccoglievano in
bande, guidate da capi esperti nell’ arte della battaglia, e,
favoriti dalla natura che ha eretti in Schipteria naturali
baluardi di monti, quando hanno voluto sono riusciti ad
impedire che gli invasori penetrassero nei loro paesi. Una
forza selvaggia, dunque, fedele soltanto alla disciplina che
volontariamente si eleggeva. Vietarne gli impeti violenti,
incanalarla in file ordinate, fam e un esercito, certo non fu
una impresa facile. Si è tuttavia riusciti a compierla, e i
reggimenti non sono divenuti solo palestre di allenamento
militare, ma centri di educazione civile ».
« Parchi, resistentissimi alle fatiche, intelligenti, gli A l­
banesi divengono, sarebbe meglio dire nascono, buoni sol­
dati. Formalisti per eccellenza, hanno assai poca iniziati­
va, ma eseguiscono a qualunque costo l’ordine ricevuto,
e sono molto fedeli ai loro comandanti. Prima che si for­
masse l'esercito essi costituivano, come si è detto, valo­
rose ma turbolente bande. Z o g è riuscito, dopo averne de­
cretato lo scioglimento, a sostituirle ohi truppe organiz­
zate con ordine e con disciplina, e a creare cosi nel paese
uno stato pacifico, propizio allo sviluppo della nazione nel
campo della cultura, del commerci«», dell'industria e del-
l'agricoltura ».
« 1 giovani che anelavano di giungere ai M-dici anni per
cominciare, come s'u sa va, a p«>rtare le anni. Mino ora ap­
pagati, ma nei reparti premilitari, in cui l’ istruzi«>nc di­
viene a quella età obbligatoria e continua fino a quando
l’allievo entra ncH'esercito. A diciotto anni, i premilitari
ricevono l ’ uniforme e posson«» venire impiegati in servizi
d'ordine pubblico. Quanto agli antichi capibanda, essi han­
no ricevuto il grado di ufficiali di complemento dell'eser­
cito, e potrebbero, in caso di mobilitazione, radunare una
truppa irregolare di circa seimila fucili. Ma a lutti è stato
vietato, in tempo di pace, di portare le armi ».
« 11 regolamento di dis«'iplina è simile al nostro; cosi an­
che la legge di reclutamento. I giovani vengono chiamati
alle armi nell’ etii di vent’anni, e la ferma è di «Iiciott«i

17. C. Riik»mi : Aspelli d'Albiwm - /.' lune al piede. (•• l> - -


riero della Sera », settembre 1938).
— 75 —

mesi. L a gerarchia militare scende da un comandante su­


premo, secondo la definizione dello Statuto, — delle
forze armate di terra, di mare c di cielo. S 'h a da notare
peraltro che la flotta si limita, fino ad ora, a sei « mas »,
sui quali 6 imbarcato un piccolo nucleo di marinai, e che
l'aeronautica non dispone di apparecchi, né di campi, né
di avieri ».
« I soldati sono inquadrati in una divisione, formata ili
tre gruppi che corrispondono, come forza, ai nostri reg­
gimenti e, come organizzazione, a quelle unità celeri di
manovra che anche in Italia vennero recentemente adot­
tate. Questi corpi hanno, come è noto, la caratteristica di
una grande mobilità e dispongono di autonomia, essendo
completati con elementi delle varie armi. Cosi il « grup­
po » albanese, che consta di circa duemila uomini, pos­
siede tutti i mezzi per svolgere l'azione tattica : oltre alla
fanteria, una sezione di artiglieria, arm ata con cannoncini
da montagna, una compagnia di zappatori del genio e di
pontieri, servizi logistici, collegamenti radiotelegrafici ».
« I soldati albanesi sono arm ati, secondo il corpo al
quale appartengono, di furi le o di moschetto. Due « tanks »
e sei autoblindate completano l'armamento dell'esercito;
alle forze armate lo Stato dedica nel suo bilancio dodiri
milioni di lire ».
« (ìli ufficiali costituiscono una miscellanea di naziona­
lità. Prestano servizio nelle file schipetare Russi della bian­
ca Arm ata di W rangel, che seguirono Ahmed Zogu nel
19 J5 , dalla Jugoslavia a Tirana, c ufficiali provenienti da
scuote militari francesi, turche, inglesi, austriache, ita­
liane. Ora si sta formando una massa di comandanti più
omogenea, nella scuola per allievi ufficiali che è stata fon­
data a Tirana. I cadetti, dopo tre anni di frequenza, ven­
gono per sei mesi inviati nella scuola di perfezionamento,
a Durazzo, e in seguito sono nominati ufficiali ».
<■ Quanto ai sottufficiali, essi vengono tratti dalla truppa
e istruiti, a Durazzo, in una scuola che non è di recluta­
mento ma di perfezionamento, e in un corso per mitra­
glieri. Non esiste il gradii di maresciallo, e soltanto in
artiglieria vi sono i sergenti m aggiori ».
» Mancano, ndl'escrcito albanese, reparti di cavalleria.
l*no squadrone si sta formando, nel battaglione della Guar­
dia reale; l'istruzione e il comando vennero affidati a uno
tra i nostri migliori cavalieri, il capitano Andrea Fraghy.
— 76 —

Questo battaglione reale, che conta trecento uomini, vo­


lontari, quasi tutti provenienti dal Mathi, regione nativa
«li Zog, porla una divisa rossocupo, ornata «li alamari ne­
ri : copricapo «lei militi è il colbacco, a differenza «Ielle al­
tre truppe che hanno un berretto simile a quello dei nostri
fanti, e l'uniforme kaki.
« Altro corpo arm ato è la Gendarmeria, che ha compiti
di polizia e di ordine pubblic«>. (ìli ufficiali sono tolti «lal-
l'esercito, i sottufficiali provengono da militi che hanno
aderito alla rafferma. L a truppa è volontaria : i gendarmi
devono avere prestato il servizio militare e si sottomettono
a una ferma di tre anni. Un gendarme guadagna settanta-
sette franchi-oro per mese. Per i sottufficiali, vi è una scuo­
la a Scutari ».
IV .

LO S F R U T T A M E N T O
D ELLE RISORSE NATURALI
(CENNO DI G EO G R A FIA ECONOMICA)

16. Giacimenti di minerali.

Conviene qui accennare separatamente ai minerali


metalliferi e non metalliferi; e poscia ai giacimenti di
combustibili solidi (carboni), e di idrocarburi semiso­
lidi (asfalto e bitume), e liquidi (petrolio).
Intorno ai MINERALI METALLIFERI dell'Albania si han­
no per ora notizie poco precise. Si parla, per esempio,
di certi giacimenti di minerali d ’argento sfruttati nel­
l'antichità, ed ancora altri nel 1600. che non vennero
più ritrovati, e di altri appena indiziari. £ stato invece
esplorato da nostri connazionali, od ora sfruttato dal
• Sindacalo Miniere di l ’ uka », ad oriente di Scutari,
un giacimento di minerali di rame, d'arsenico e di
ferro (probabilmente arsenopirite e calcopirite); ed al­
tri minerali di rame, non meglio identificati, si trove­
rebbero pressi» le sorgenti del Fané, ed anche di pirite
ma in località male accessibile. Si trova qua e là ge­
nericamente accennato a minerali ferriferi in altre lo­
calità come Orosci, a sud-est di Scutari. e nel mede­
simo circondario sono pure segnalati minerali di cro­
mo. Ouesto metallo si troverebbe pure nell'alto bacini*
del Devoli, presso Li sponda meridionale del lag*» di
- 78 -

(X'hrida; e si parla di piriti aurifere nel bacino di Cò­


ri t/a.
Ma, mine tlissi sopra, le ricchezze dell’ Albania in
minerali metalliferi rappresentano per ora un’incognita
più ricca di congetture che di dati precisi, l’er lo sfrut­
tamento razionale delle risorse minerarie, una volta
bene accertate, occorrono qui come altrove vie e mezzi
di comunicazione, impianti e macchinari, mano d ’o­
liera specializzata, e in conclusione: capitali notevoli.
Riguardo ai m in e r a li non m e t a l l i c i è segnalato
Vasbeslo nel bacino di Còritza, e non possono man­
care nei terreni miocenici gessi, e marne da cemento,
come nei più recenti si trovano argille e in qualche
località caolino. S é costituiscono una specialità le sa­
line a Va Iona, a Durazzo, alle foci del Semeni, ecc.,
come non lo sono le varie pietre da costruzione secon­
do la natura geologica del terreno già accennala nel
primo paragrafo della presente trattazione.
Frequenti sono pure in Albania le sorgenti termali e
termominerali, come quelle di Piscopeia, di Slixka a
sud di Klbassan (alla temp. di <0° C .), di Hanja ad est
di Premeli, ecc.
Oliando si parla di CARBON fo s s ile albanese s ’inten­
de accennare alla lignite picea, di età oligocenica, se­
gnalata in banchi di marne nel massiccio montuoso
fra la conca di Còritza e l'alto bacino del Devoti; Iti
stesso orizzonte geologico continua sul versante occi­
dentale della piana di Starava e del lago di Ochrida,
ed anche le ligniti del Karvelesh (a 50 km. da Tepe-
leni), che sembrano di ottima qualità, essendo com­
prese nelle marne del flysh rappresentano forse il me­
desimo livello geologico. I.a «Società italiana dei gia­
cimenti di lignite >• ha ottenuto una concessione di
7500 ettari nel territorio di Còritza.
I.a lignite xiloide al passo di Krabe (fra Klbassan
e Tirana), come nella regione di Skrapari e nel barino
di Kolonije, essendo di origine più recente ò in pra­
tica meno utile come combustibile.
- 79 —

• ••

Molto più importante è oggi in Albania l'escavazio-


ne degli id r o c a r b u r i s o l id i e l i q u id i .
Di ottima qualità, e specialmente ricercato per le
sue applicazioni alle industrie elettriche e delle so­
stanze coloranti, è il BITUME della zona di Seleni zza
presso Valona. Circa mezzo secolo fa alcuni impren­
ditori francesi presero a sfruttare quei giacimenti di
asfalto e di bitume, costituendo una Società che fa­
ceva capo alla Banca Ottomana; tale .Società dava
larghi dividendi a ’ suoi azionisti, e ciò sino allo scop­
pio della grande guerra, quando la regione venne oc­
cupata militarmente dall’ Italia. Dal 1918 si costituì la
» Società italiana delle Miniere di S e le n ic a » che ne
estrae da 5 a 6000 tonnellate annue, trasportandolo con
una decauville a Valona, dov'è ci*struito un apposito
pontile per l’ imbarco. Si trova pure bitume, in minor
quantità, a Kuciora al nord di Berat, ed a Patos presso
Pieri, in forma di impregnazioni nell’arenaria neoge-
nica.
Per lo sfruttamento dei giacimenti di p e t r o l io fu­
rono accordate dall’ex governo albanese, fra il 1923 e
1936 ben 13 concessioni, ciascuna della durata di 60
anni, a diversi gruppi finanziari stranieri (« Standard
Oil Com pagny », « Anglo-Persian Oil Company »,
Syndical franco-albanais »), ed italiani. Anzi le più
importanti concessioni vennero assunte dalle Ferrovie
dello Stato italiane, che ottennero nel 1925 — a favore
di una gestione autonoma denominata « Azienda Ita­
liana Petroli Albania » (A .I.P .A .) — un territorio per
ricerche di 4 7 2 13 ettari, ed un altro territorio di
116 8 50 ettari nel 1926; nuove zone di ricerca furono
assegnate nel 1936 a ll’ A .I.P .A ., che a sua volta si è
impegnata ad impiantare in .Villania una raffineria di
petrolio sufficiente ai hi vign i di quel paese.
Ne dava recentemente milizia un comunicato uffi­
cioso da Roma, apparso in tutti quotidiani :
— So —

P o n i petroliferi italiani dell*,A. I. P. A.

« I territori ditti in concessione per effettuarvi le ricer­


che petrolifere sono ripartili in tre zone: una costiera, una
intermedia, nella Yoiussa, una interna nel Devoli. Stabili­
scono il limite massimo di produzione annua che si voleva
raggiungere, si rese necessario all’ ■ Azienda Italiana /V-
troli d'Albtntia », nel campo meccanico adottare un sistema
di perforazione rapido, con macchinari particolarmente
adatti ».
■ Accanto a questi provvedimenti fondamentali si è rea­
lizzata per la prima volta in grande scala nel rampo pel ri>-
lifero la centrnlizzazi«»nc della produzione dell’energia oc­
corrente per tutti gli usi dei rantieri, produrendola in ap­
posita centrale termoelettrica, che provvede a fornire ener­
gia, oltreché per la perforazione, per l'estrazione «lei pe­
trolio dai pozzi e, in generale, per tutte le altre necessità ».
— 8i —

« L'estrazione del petrolio «lai pozzi avviene generalmen­


te, salvo nei casi di produzione spontanea, per mezzo di
pompe profonde azionate o da apparecchi singoli o me­
diante trasmissione di ruote centrali di pompamento. Tut­
ti i pozzi sono poi collegati da una rete di tubazioni che
serve a convogliare il petrolio grezzo alla tubazione di rac­
colta generale, dalla quale, attraverso un sistema di pom­
pamento, esso viene immesso nel grande serbatoio iniziale
dcll'oW otfo che congiungo i campi petroliferi del Di-voli
al porto di Valona».
« Il trasporto del petrolio grezzo al mare, ottenuto con
un oleodotto costituito da una tubazione di acciaio lunga
74 chilometri, avviene con pompe azionate elettricamente.
Al termine dell’oleodotto i serbatoi interrati costituiscono
i magazzini di petrolio grezzo che si collegano al punto
di ancoraggio delle navi-cisterna con due tubazioni di ac­
ciaio, flessibili negli ultimi 5 metri, che permettono di ca­
ricare fino a mille metri cubi di petrolio all'ora ».
« Per dare un’idea precisa dell’enorme lavoro compiuto
dall'A.l.I’ .A. per lo sfruttamento del campo petrolifero del
Devoli, basta considerare le cifre relative alle ricerche, che
consistono in 57 sondaggi eseguiti con 2H mila metri per­
forati. I pozzi produttivi in attività sono 380, con 2hi mila
metri perforati. Il petrolio prodotto, che durante i sette
anni d'individuazione dei giacimenti che corrono dal
19.18 al 1935 — fu di 9770 metri cubi, passò poi nel 1935
ad oltre 13 mila metri cubi, per salire nel 1936 a oltre 51
mila metri cubi, a 93 mila nel 1937 e superare di molto
i centomila durante il 1938 ».

17. Agricoltura e foreste

Noi riguardi deH'agricoltura esistono naturalmente,


per le ragioni di natura geologica del suolo, e di va­
rietà del clima, già esposte nei precedenti paragrafi,
notevoli differenze fra le varie parti del l'Albania.
Infatti le regioni montuose aspre e selvagge del
nord-est d'inno luogo a cantoni chiusi, dove la vita
si svolse finora come segregata: mentre la conca di
Scutari, con la sua pianura litoranea solcata dal Drin
e dalla lloiana, ha una fisionomia tutta sua particolare,
— 8» -

e inconfondibile con quella delle regioni precedenti.


Così l’Albania centrale (da Durazzo a Valona lungo
¡1 litorale, e da Tirana a Elbassan e Berat verso l'in­
terno), è un paese collinoso, dove le valli trasversali
rappresentano facili vie di comunicazione, verso la co­
sta è dotato di fiorente agricoltura, per (pianto il corso
ilello Skumbi che l'attraversa, separando le popolazioni
dei GIveglii da quelle dei Toschi, vi determini altre dif­
ferenze di ambiente.
La valle longitudinale del Drin nero forma poi un’al­
tra regione a sé, con facili comunicazioni verso l'in­
u m o della penisola balcanica, mentre l’Albania meri­
dionale è caratteristica per le sue vallate parallele se­
parate fra di loro da rilievi aspri e selvaggi, con spic­
cate differenze fra le condizioni di vita assai più flo­
ride nel fondo delle valli ben coltivate e densamente
abitate, e quelle assai misere sulle montagne povere
c brulle. Ben coltivata e abitata è anche verso sud-est
la regione degli antichi bacini lacustri, a fondo ampio
« fertile, come la conca di Còritza, per quanto su un
altipiano a 900 metri di altitudine.
Tanto i geografi quanto gli agronomi, e i semplici gior­
nalisti c i viaggiatori che si occuparono delle condizioni
agricole dell'Albania pervengono alle medesime conclusio­
ni,1 per cui riesce facile orientarsi in argomento.
Osservava, per esempio, il Baldacri : « l'na savia am­
ministrazione e un forte governo potranno assicurare la
risurrezione agraria dell'Albania. Le difficoltà da risolvere
sono «'ertamente straordinarie. La proprietà del suolo è
poco divisa fra la popolazione, e molti feudi e latifondi
sono quasi incolti... In genere le condizioni sociali del pae­
se hanno tenuto la popolazione rurale allo stato più mise-

t. Cfr. A. Bauucci : ì j ricchesat nalura'i deli'Albania (in


O. Axtokiazzi. Op. rii.)
K. Aimm .i V: (in n Knrìrlopi'ilia italiana »).
M. ("itwiijti : /.<• possibilità o^riiiilr in Albania. (I.'l-'>|>l«irn-
¿¡one Commerciale). Milano, I9.17.
I. MovtAXfilJ.I : (hi. rii.
O. Bowcll : Op. a l.
- 83 -

rabile, e la mancanza di sicurezza e la barbarie dei Turchi


la gettarono nell’inerzia e ndl'indifferenza, sicché il con­
tadino coltiva appena quanto gli è strettamente necessario
|-cr pagare le decime, dare al proprietario la sua parte, u
provvedere al propri«* sostentamento nella misura più parca.
Questa incuria per il lavoro è prodotta anche dalle disa­
strose condizioni igieniche della campagna, e dell’impossi­
bilità di vendere i pri*dotti per la mancanza ili strade, che
rcntlc spesso enormi le lontananze dai centri. L'Albanese
dorme e mangia poco e male ed è insidiato da malattie
d'ogni specie, tra cui la malaria, dalla mancanza di ogni
nettezza e dalla deficienza dei vestimenti ».
L’ aratro è fatto da un ramo biforcuto di olmo : un
braccio sen e di guida, e l'altro di tim<*nc, e la punta di
legno per il solco non è mai protetta. Il taglio del grano
si fa con una piccola falce, e soltanto il fieno si falcia con
uno strumento simile al nostro. Il mais si sgrana con la
mano. Per la trebbiatura del grano si usa il cavallo.
Conferma recentemente il -Montanelli che in Albania —
secondo calcoli attendibili e concordi la zona agraria,
coltivata o coltivabile, occupa una superficie di 300 oco et­
tari. I.a grande proprietà divisa fra circa 165 Famiglie di
beys, occupa circa 213000 ettari; il resto è frazi«»nato fra
la massa contadina. L'ex governo di Re Zog aveva pro­
mulgato una legge per ridistribuire le proprietà, frazii*-
nare il latifondo (ri/iic), moltiplicare la piccola proprietà
:«gii), obbligare i grandi proprietari a sfruttare razional­
mente i loro fondi, garantendo al contadino il credito ne­
cessario ad ogni miglioria, liquidando il malvezzo dell'u­
sura. Ma non se ne fece nulla.

Avremo occasione* di mettere in rilievo (Cap. V)


(pianto lui saputo fare il lavoro italiano, in questi ul­
timi anni, per mettere in valore alcune concessioni
come sta facendo I' Ente Industrie Agrarie Albania
(E .I.A .A .). Ma per ora dobbiamo constatare come fra
i pro d o tti AGRICOLI il principale sia il granoturco che
prospera rigogliosi», con notevole altezza, essendo an­
che l’alimento fondamentale della popolazione; le aree
a granoturco costituiscono forse i 4 5 di tutla la super­
ficie coltivabile. Il riso è coltivalo nella Zadrima, nelle
conche di Tirana e di Klbassan, nella bassa valle del
- 84 -

Semeni, ecc. I,a cultura del frumento è ostacolata dal­


la frequente umidità del terreni* e dalle malattie; si
esercita nella piana di Seutari, nella conca ili Tirana,
e in qualche zona collinosa. I.'orzo e l'avena sono più
diffusi del grano specialmente nelle basse e medie

Coat'MÌme i l W m l

montagne dell’ interno, La coltivazione della palala.


che ha dato ottimi risultati nel Montenegro, comincia
a diffondersi fra le tribù montane che continano con
quel paese; la barbabietola non è conosciuta.
La cultura della vile è decaduta, anche fra le popo­
lazioni di religione cristiana, sebbene potessi1 dare ot­
timi risultati. In tutta I'.-Villania potrebbe prosperare
l'olivo fino a Goo m. di altitudine, ma a ll’ infuori dei
grandi e classici oliveti veneziani della zona collinosa
e costiera, nessuno pensa ad estendere tale coltura ;
tuttavia si esportano anche in Italia olive, olio e sanse
- 85 -

per la raffinazione. Il tabacco è diffuso un po' dovun­


que in pianura e in collina per uso degli abitanti, ma
¡almente nei dintorni di Scutari e di Elbassan ; solo
in piccola parte viene esportalo, perché è troppo forte,
c andrebbe corretto con le varietà di Macedonia ed Kr-
zegovina. La canapa, coltivata soltanto in Zadrima
[H-r il consumo locale, potrebbe diventare una cultura
magnifica insieme col lino e col cotone; e fra le piante
industriali ricordiamo ancora il sesamo per l'olio, od
il sommacco come materia conciante.
Si producono agrumi nella Chimara, e nelle colline
di Del vino, Valcrea, Pechini, Kibassan, ecc.; e gli
altri alberi ila frutta (molo, pero, cotogno, susino, ci­
liegio, melograno, ecc.) servono solo per il consumo
locale, mentre si esportano noci dal massiccio del To-
mor. Sono sconosciuti dagli indigeni i prati artificiali,
e quindi tutte le leguminose da sovescio, né si colti­
vano dette piante per i semi. In questi ultimi anni si
è cominciato ad usare come fertilizzante il letame da
stalla, e in qualche parto deU'Albania losca si utiliz­
zano le acquo dei fiumi e dei torrenti por l'irrigazione
dei campi di mais e degli orti.

• • •

Si è molto parlato anche del PATRIJloxio foRKntai.ì


albanesi*. Nella regione marittima dell'Albania setten­
trionale, fra Drin e Azen, e nelle colline retrostanti
fra Croia e Alessi«», fra Tirana ed Kibassan, preval­
gono la quercia, il Cerr», l'olmo, il frassino, mentre
nelle montagne del nord e del n«»rd-est ha prevalenza
il faggio, a cui succedono il pino, l'abete e il larice.
I boschi della Mi rii ¡zia sono costituiti in basso da </u«‘r-
ce, più su da faggi, e in alto quasi solo da abeti; j|
noce non manca mai noi boschi dell'Albania setten­
trionale.
Si calcola che i boschi d'alto fusto coprano all’ in-
circa 400000 ettari di superficie; aggiungendone altri
— 86 —

boooon di IMischi cedui o di macchia cespugliosa, si


conclude che essi rappresentano il 35% della superficie
totale del paese. Il legname si esporta in modesta quan­
tità verso l’ Italia, mentre il carbone fatto sul luogo
trova in parte lo smercio in Italia, in Grecia e in Dal­
mazia.
Lo sfruttamento di una zona forestale nel bacino del
Mati, presso Patos, è stato concesso alle Ferrovie dello
Stato italiane, ed alla « Società Italiana per le Foreste
d ell’Albania » (S. L I* . A .); la quale ha costruito al­
l’uopo un lungo pontile dove possono accostarsi i ve­
lieri per il caricamento del legname.

Non mancano però i scettici sulle decantate ricchezze


forestali dcH’Albunia, i quali osservano che in genere vi
si esporta legname da ardere mentre vi si importa legname
«Lt opera, per cui tale commercio rappresenta per lo Stato
albanese un passivo ili circa 70000 franchi oro all’anno.*
Questo è un capitolo molto discusso, ritenendo qualcuno
che la ricchezza forestale albanese sia una miniera ancora
vergine, inesauribile, alla quale si possa attingere con
dovizia ; da altri ritenendosi invece che la riserva sia lo­
gora e deteriorata, poco suscettibile di largo sfruttamento.
Conclude l'articolista succitato che, a suo parere, il pa­
trimonio forestale dell'Albania più povero di quanto so­
stengono gli ottimisti, ma è più ricco di quanto affermano
i pessimisti. E logica mi sembra anche l’osservazione del­
l’autore che le sopra valutazioni, anche se fatte in origine
dii persone competenti e in bui Mia fede, risii Igono al tempo
deH’antcguerra, quando l'Albania non era ancora diven­
tata il martoriato campo di battaglia di quattro o cinque
eserciti invasori che vi si diedero appuntamento, e, fra i
molti rici»rdi che vi hanno lasciato, uno dei più g r a v i £
proprio il depauperamento delie sue foreste. K a questo
depauperamento bellico si aggiunga quello deil'ordinaria
amministrazione quotidiana, favorito (tallii mancanza di
disposizioni legislative in proposito e dalla discrezionalità
consentita in questo campo a chiunque.
Ad ogni modo, cosi coni è oggi, questo patrimonio fo-

3. C f r . I. M o v ta X B L IJ ; O p . r ii.
- 87 -

resi ale sarebbe sufficiente per lo menu ai bisogni del pae­


se, se i mezzi di comunicazione e di trasporto Io consen­
tissero. La maggior parie delle foreste sono tuttora poco
accessibili e punto sfruttabili, dato il sistema attuale di
strade. In alcuni punti, per la vicinanza di corsi d’acqua
notevoli e regolari, si potrà surrogare la strada col fiume
per mezzo della fluitazione, e mi risulta che è allo studio
un progetto di lavoro da compiersi sul Drin, sul Mati e
sul Fani allo scopo appunto di facilitare lo smacchio e di
convogliarne il prodotto verso i punti costieri e i centri
di smistamento, fc un espediente, si capisce, mn sempre
preferibile alla passiva attesa del miracolo stradale in via
di compiersi ma ancora a lunga scadenza.
Le difficoltà non si arrestano qui. rimane tuttavia da
risolvere il problema della mano d'opera. Non che in Al­
bania l’elemento uomo scarseggi. Non scarseggia ni nu­
mericamente né qualitativamente, ma i boscaioli schipe­
tari sono rimasti a sistemi di smacchio e a strumenti da
taglio assolutamente trogloditici. E appunto perché quella
del boscaioio è un’arte come un’altra, con le sue regole e
la sua tecnica, si è reso necessario l’intervento della n<»-
stra Milizia foresttite specializzata, che a poco a poco in­
segnerà quest’arte anche ai nativi.

18. Allevamento del bestiame.

I medesimi autori sopra citati, occupand<*si dell'a­


gricoltura albanese, non hanno trascurato la zootecnica
che ne è il naturale complemento.
Da computi approssimativi fatti nel 1927 pare che
vi esistessero da 1 200000 ad 1 500000 o v i n i ; 600000
» o v in i , compresi i bufali ; da 100000 a .300000 KQt’ iNi ;
< 'rea 20000 Stiliti; in base a tali dati cosi discordanti
si arriverebbe a un totale variabile da poco meno di
2000000 a 2500000 circa. Altri calcoli, forse non
meno approssimativi, ma più recenti. arrivano alla ci­
fra glnhalc di .3000000 di capi di bestiame; e sia pure,
ina è certo che se un progresso vi fu anche in questo
campo nell'ultimo decennio, lo si deve aU'aumenlato
benessere generale in seguito alla protezione del Go­
— 88 —

verno italiano, e a ll’esempio dei nostri coloni e alleva­


tori colà stabiliti.
Come si Sii vige in Albania il regime della transu­
manza del bestiame bovino ed ovino (come si pratica
pure da noi nelle regioni alpine ed appenniniche attra­
verso gli antichi tratturi); in Albania i pastori trascor-

R w fa ovina <TAtkk»U.

rono l'estate sui monti che fanno corona al paese da


tre punti cardinali, per scendere a svernare nelle pia­
nure occidentali verso il litorale adriatico, e special-
mente nella Musachia. In complesso però, non ostante
le misere condizioni della zootecnia albanese, da tutti
lamentata, si esportava bestiame vivo, oltre alle pelli :
ed anche il pollame, allevato dovunque, dava luogo
a ll’esportazione di uova; ciò che dà a sperare in un
prossimo incremento generale degli allevamenti.
Anche la bachicoltura e \'af>icollura possono dar
buoni frutti; la prima infatti, già fiorente in tutto il
paese, decadde in seguito [x-r le malattie del filugello,
ma si potrà ripristinare utilizzando la razza locale che.
- 89 -

pur ridottissima, esiste ancora; i bozzoli d’ Albania, e


specialmente quelli di Scutari, furono sempre rinomati
come ottimi sui mercati lombardi. Anche il miele e la
cera sono due ottimi prodotti accessori dell’economia
agricola albanese.
Per trovare i rimedi adatti alle condizioni della zootec­
nia albanese bisogna conoscerne le. cause, che sono cosi
esposte dal Baldacci : a « L'allevamento del bestiame equi­
no e bovino, delle pecore, delle capre e dei suini, la pol­
licoltura, la bachicoltura, ecco una pietra miliare gran­
diosa per l'avvenire economico del paese, lo penso: che
cosa potrà diventare il cavallo albanese, oggi cosi rozzo
e trascurati», con l'incrocio e l'allevamento razionale? Il
suo sangue arabo è capace di produrre i più meravigliosi
tipi per ogni servizio comune e di lusso. Cosi sarà del be­
stiame bovino quando le attuali e miserabili razze frumen-
tine, che ricordano le epoche preistoriche, saranno cor­
retti con incroci adatti delle nostre Alpi, e si introdurrà
in pari tempo il tipo bovino da lavoro e quello da latte».
« Al bestiame ovino, oggi numeroso e discreto, sarà
pure serbato un ottimo posto, e cosi a quello suino che
oggi è quasi abbandonato, causa il divieto della religione
islamica, e quindi agli animali da cortile e perciò alle
uova di cui si è fatto sempre larga esportazione dall’AI-
liania. L'alpeggio darà eccellenti formaggi e prodotti del
caseificio, se nello spirito del popolo entrerà un poco sol­
tanto di quella iniziativa svizzera e olandese thè già i Bul­
gari e i Serbi hanno «la tempo introdotto per proprio
conto ••
Non meno istruttive sono le recentissime considerazioni
del Montanelli 1 sulle cause del male per apporvi il rime­
dio, che si possono riassumere nell»? espressioni : « punta
organizzazione, scarse conoscenze, lente migliorie ».
« I pascoli albanesi occupano il 30 % della superficie to­
tale del paese, cioè oltre 800000 ettari, ai quali devonsi
aggiungere altri 300000 ettari classificati come « terreno
coltivabile, ma per ora sfruttati a pascolo. Vi camp-ino i
3000000 circa di capi di bestiame censiti, oltre a quelli
adibiti esclusivamente al lavoro, e perei* non soggetti a

3. Cfr. A. Baldacci : Op. ai.


4. Cfr. I. Movms-hxi : Op. rii.
— 9U —

tassa, sfuggendo così alla statistica. Si calcola dunque che


ogni capo di bestiame disponga di un terzo di ettaro di
terreno, ininterrottamente por tutto l'anno. Purtroppo i
pascoli, *he sarebbero ottimi, \anni) soggetti a graduale
ìmpo\ c rimonto per effetto del godimento promiscuo e in­
dividuale, che fatalmente conduce alla generale incuria per
l’inesistenza ili qualunque interesse collettivo. Anche i pa­
scoli delle provincie di Còritza e di l’iscopeia, che ven­
gono considerati fra i migliori : grassi, molli, pingui, so ­
no disorganizzati, senza ricoveri né per gli uomini né por
le bestie, senza irrigazione né concimazione ».
« Si tratta quindi di irrigare, concimare, costruire, sor­
vegliare, inventare le pasture estive che — a parte quello
limitatissime della provincia di Scutari — quasi non esi­
stono; arricchire il patrimonio zootecnico, ancora deficien­
te, impiantare un 'industria casearia razionale che potreb­
be alimentare una larga esportazione, l ’n'industria ca­
si-aria oggi esiste, e per questo hi montagna basta a sé
stessa ; ma tale sufficienza dipende più dalla modestia ilei
bisogni che dalla quantità del bisogno e dalla qualità dei
prodotti. (Juanto produce il caseificio della ■ Kula » o «Iel­
la tribù basta alle rispettive esigenze; e in tale equilibrio
c’è una grande saggezza, ma ciò non basta nel quadro
deH'economia nazionale ».

Va aggiunto però, a chiarimento di quanto sopra,


che fino a tuta diecina d ’anni fa il commercio e in
parte anche l’industria casearia albanesi orano domi­
nati dai Greci o dai Rumeni, mentre ultimamente sono
sorti nell’ Albania meridionale, o specialmente nella
provincia di Argirocastro, alcuni caseifici e lattorio so­
ciali per influenza italiana. Del resto anche la lavora­
zione casalinga produceva gli ottimi form aggi pecorini
della tribù dei Clementi nelle Alpi albanesi e della
pianura di C avala; il formaggio pecorino costituisce
l’alimentazione abituale dei montanari, ma una parto*
viene pure esportata verso le colonie di .Milanesi più
ricche, cioè negli Stati Cititi d ’ America e in Grecia.
I .’allevamento delle pecore dà pure luogo a una di­
screta esportazione di lana.
Tutto questo è da ricordare por cercare «li ottenere
— 9i —

il di più partendo «la quel poro che si è ottenuto sinorn,


l>er cause non tutte dipendenti dall'ignavia della popo-
lazione.

19. Industrie e commerci.

Prescindendo dall’industria estrattiva mineraria, di


cui diremmo già a proposito dei Giacimenti di mine­
rali (§ 16), e la cui importanza é suscettibile di ulte-
iore incremento grazie ai metodi razionali moderni
che sono un vanto dell'ingegneria e della mano d ’o­
pera italiana, non esistono in Albania le grandi indu­
strie per mancanza di capitali, e quindi di macchine,
di impianti adeguati, di mezzi di trasporto e di vie di
comunicazione.
Si può ricordare la fabbricazione delle terrccoltc a
Cavala, e quella delle sigarette a Scutari e Dura zzo,
nonché il recente impianto di una tipografia a Tirana ;
anzi per l’organizzazione del Monopolio tabacchi l’ex
Governo albanese ottenne qualche anno fa da quello
italiano un prestito di 3000000 di franchi oro, rim­
borsabile a mezzo dei proventi del Monopolio stesso.
L e vecchie industrie locali, a carattere di artigianato,
svolte a domicilio, come i lavori di oreficeria e argen­
teria, i ricchi drappi contesti d ’oro, l’ intaglio del le­
gno, ecc., sono migrate fuori dei confini dell’attuale
Stato; l’ oreficeria, per esempio, é ora concentrata a
Prizben in Jugoslavia, e altre industrie sono decadute
come il setificio a .Scutari che fu già centro di esporta­
zione nei paesi balcanici. Ancora a Scutari si pratica
la tessitura della lana che trova ora poco smercio per
l’invasione delle stoffe moderne più economiche. Per
un futuro sviluppo industriale, guidato da Italiani, si
può fare assegnamento su notevoli riserve di energia
idraulica fornita dai maggiori fiumi già nominali.
S i stavano sviluppando in questi ultimi anni, di re­
lativo benessere per la cessazione di moti rivoluzionari
e con l’aiuto del capitale italiano, alcune piccole indù­
— 9» -

strie dirette itila trasformazione dei prodotti del suolo;


tali l'industria molitoria e il pastifìcio a Còritza e Du-
razzo; le distillerie di alcool a Tirana, Klbassan, Ar-
girocastrt>, Còritza; una fabbrica di birra a Còritza ;
l’oleificio a Valona, ecc. A Tirana sono sorte alcune
fabbriche italiane di materiale da costruzione, come la
fabbrica trentina di tegole in cemento a Tirana, e il
mattonificio italiano Staccioli che impiega 12 operai
italiani specializzati e 150 operai albanesi, producendo
fino a 5 milioni di pezzi a ll’anno.
Dato il regime prevalentemente pastorale del paese
vi ha speciale importanza l'industria casearia, ben svi-
luppata nei territori di Valona, Argirocastro, Premeii
e Còritza. Le due qualità tipiche di form aggio alba­
nese sono il « fetta » bianco, molle, e il « rise » duro;
se ne esporta annualmente circa 25000 quintali, spe­
cialmente n«-gli Stati l ’ niti d ’ America dov’ò ricercato
dagli Albanesi immigrati.

• • •

Il C o m m e r c io in t e r n o è a s s a i p o c o s v ilu p p a t o sia
p e r le d iffic o ltà d e lle c o m u n ic a z io n i q u a n to p e r la v ita
s e g r e g a t a d e lle trib ù c h e d e te rm in a ta n ti c o m p a rti-
m en ti s t a g n i, s p e c ia lm e n te n e lle zo n e di m o n ta g n a .
Come abbiami» visto nella descrizione degli Usi e
cosi unii del popolo albanese (¡5 13), e come osservava re­
centemente il Montanelli,* sol«» la famiglia è un organi­
smo compatì«», economica mini te autarchico, capa«-*- talvol-
ta di qualche concessione, agli interessi superiori dell’eco­
nomia «Iella tribù. « Ma quesle concessioni, già modeste,
della famiglia alla tribù, si riducono a zero quando dalla
tribù si debba risalire allo Stalo. Ogni buon Albanese,
specie di montagna, semina il suo grano per sé e per i
pr«»pri figli, se lo ra«-coglie, se lo macina, ne tira fu«»ri
il pane necessario a sé ed alla sua famiglia, alleva i suoi
polli, si fabbrica dentro la sua casa il f«»nnaggio, mentre

5. Cfr. t. Montanelli : Op. d i.


- 93 —

la moglie e le figlie tessono gli abili per il marito, il pa­


dre, i fratelli. Scambi e baratti avvengono nell'ambio del­
la tribù. Ma quanto, poi ad un commercio più vasto con
• forestieri » sia pure albanesi, ma di altre tribù, questo
avviene solo e per limitatissimi prodotti poche volte al­
l'anno, con avventuroso e difficile viaggio dalla « Kula »
alpina al bazar della città del piano ».
« Naturalmente è soprattutto la rudimentale tessitura
dei mezzi di comunicazione die cristallizza questa situa­
zione, dove il danaro ristagna e la sua circolazione è len­
ta, lentissima, essendo minime le esigenze di vita della
M>bria vita malissora. Ma la causa principale è la storia,
è la psicologia skipetara che si è formata attraverso i
molti secoli d'invasioni straniere, durante i quali ogni al­
banese fu un esercito, <»gni ■ Kula » una fortezza, e ogni
fortezza dovette contare solo su sé stessa per difendersi e
vivere. E naturale che il riverbero di tale situazione in cam­
po economico sia la formazione di compartimenti stagni,
l'arteriosclerosi della vita economica skipetara. li tutto
questo con una legge non si sopprime ».

Riguardo al COMMKKOO K S T E R o da e per l'Italia, clu-


è andato in questi ultimi anni sempre più aumentando,
ci dobbiamo rifare alle condizioni esistenti dal ricono­
scimento dell’ indipendenza albanese da parte della
conferenza degli Ambasciatori (1921), fino alla stipu­
lazione di un regolare Trattato di commercio e di na­
vigazione fra il Regno d'Italia e Li Repubblica d 'A l­
bania (1924), il primo che il nuovo Stato concludeva
con una Nazione europea.
Assumendo come punto di riferimento il commercio este­
ro italo-albanese nell'anno 1922 si rileva come il valore
globale delle nostre imporlaaoni dall'Albania raggiunse
la cifra di !.. 17736226, mentre quello delle esportasioni
italiane in detto Paese fu di L. 21053876. Senza rife­
rire le cifre parziali ricordo sol«» che l’ KsroirrAzmxE a l b a ­
n e s e ix I t a l i a era costituita da :

Animali vivi Granoturco, fagiuoli e fave


L’ova di pollame Olive c«»nservale
Formaggi e burro Semi oleosi, olive e sansa
Prodotti della pesca Olio di oliva
— 94 —

Lana, pelo e tappeti di lana Gesso crudo


Sai-chi I-egno e suoi lavori, e car­
Rottami metallici bone di legna
Rame c sue leghe Canne, giunchi e vimini
Piombo e zinco Legni e radiche per tinte
l’arti staccate di macchine Pellami
Navi da diporto e rimorchia­ (ìomma elastica greggia
tori Argento
Bitumi solidi Avena, crusca e fieno.
Viceversa I'I mp o r t a z i o n k A L B A N E SE D A L L ’ IT A L IA ( c s p e -
cialmentc da Rari) era nello s lc s s o a n n o c o s titu ita d a :

Carni salate c affumicate laterizi e materiali cemen­


Inatte e formaggi tizio
Pesci conservati Vetri e cristalli
Riscotti e cioccolata Cartoni e lastre di amianto
Cercali, legumi e derivati Legno c sughero
Ortaggi e (rutta lavori di giunchi e scope
Vini e liquori di saggina
Olive fresche lavori di corallo
Olii, grassi e cera Olii minerali, catrame e re­
Canapa, lino e juta e loro sine
lavori Olii essenziali, profumerie,
Cotone e suoi lavori saponi e candele
Lana, crino e loro lavori Prodotti chimici inorganici
Lavori di seta e seta arti­ Prodotti chimici organici
ficiale Prodotti farmaceutici
Oggetti cuciti Generi per tinta e per concia
Lavori di ghisa, ferro e ac­ Pelli e pellicce
ciaio Articoli di gomma
lavori di rame Carta, cartoni e prodotti
Lavori di altri metalli delle arti grafiche
Macchine e apparecchi Strumenti musicali
Utensili c strumenti Oggetti di moda, calzature
Apparecchi lek-grafici e te­ ed effetti d'uso
lefonici _ Mercerie
Veicoli Foraggi c piante vive
Pietre, terre e minerali non Semi di bachi da seta
metallici lampade elettriche.
Ceramiche
Ma non si deve credere •he l'Albania commerciasse
solo con l'Italia; anzi risu [a che in questi ultimi anni
— 95 —

— sono ¡1 Regno di /.<>g — le esportazioni albanesi


rappresentassero appena 1 3 delle sue importazioni;
viceversa l'Italia che accaparrava il 60-70% dell’espor­
tazione albanese, non figurava che jx*l ,',0-40 nelle
sue importazioni. I .’ Italia finanziava l’ Albania perché
essi si attrezzasse economicamente, perché migliorasse
e sviluppasse la sua struttura economica. Il Governo
albanese e le sue classi dirigenti (non certo il buon
popolo tenace e sobrio che merita ammirazione, ri-
spetto e affetto), rispondevano comprando a ll’ estero
ciò che potevano comprare a minor prezzo od a prezzo
uguale in Italia.
Racconta ad esempio il Montanelli, più volte citato,
che alcuni mercanti di tessuti usavano rifornirsi in
Italia, a Prato, fino al giorno in cui — in seguito al
trattato commerciale dell’ Albania col (¡¡appone, nel
■9 3 1 — »1 Giappone inondò il mercato albanesi* con
materiale a prezzo basso, reso ancor più basso dal rad-
dolcimento delle tariffe doganali, conseguenza del trat­
tato. I mercanti che avevano i magazzini ben forniti
di merci italiane dovettero « svenderle », e da allora in
poi acquistare sempre p r o d o t t i giapponesi per non es­
sere battuti dalla concorrenza.
Confrontando i dati ufficiali del commercio giappo­
nese nel 19.V4 — a tre anni di distanza dalla stipula­
zione del trattato — il Giappone occupava il secondo
posto, subito dopi» l ’ Italia, fra i Paesi esportatori in
A lbania; tra i Paesi importatori dall'Albania non fi­
gura che sotto la rubrica cumulativa « Altri Stati » che,
lutti insieme, acquistano per 26000 franchi l’anno di
prodotti sul mercato skipetaro. Onesto era ciò che il
Governo ili og chiamava «politica di scambi com­
pensati ! »
— 9* —

20. Vie e mezzi di comunicazione.

A llo scoppiar della guerra europea, quando un Cor­


po di spedizione italiano occupò l’Albania meridiona­
le, per opporsi a ll’avanzata dal nord dell’esercito au­
stro-ungarico, non esisteva nella regione di Valona
altra strada carrozzabile che il tratto dalla baia omo­
nima alla città, e più a settentrione non v ’era altra
rotabile che il tronco Durazzo-Tirana. Gli Italiani,
maestri per convinzione di utilità e per passione in
questa forma creativa della civiltà, ne costruirono da
allora di magnifiche por opera del Genio militare.
Secondo informazioni precise et! attendibili *' le stra­
do albanesi al tempo della guerra orano lo peggiori di
tutta la penisola balcanica, sia por il carattere molto
accidentato del terreno che per lo stadio primitivo di
civiltà della regione e per l’ incuria dei governi succe­
dutisi in quel disgraziato paese. La misera rete stra­
dalo esistente percorreva di massima la zona litoranea,
mentre nell'interno seguiva l’andamento delle linee di­
rettrici dei rilievi, limitandosi spesso a semplici sen­
tieri. Tali strado avevano in genere tracciato tortuoso
e fondo naturale, soggette a frane e lavinamonti, e sen­
za ponti sui corsi d'acqua.
Durante la guerra alcune maggiori arterie, furono
reso camionabili, per esigenze militari, dagli eserciti
belligeranti; e precisamente daU'//u/i<i : le strade che
da Valona seguono le valli della Voiussa e della
Zrinos, e quella nuovissima costiera che collega Va­
lona a Porto Palermo e Santi (Quaranta; dall'.lus/ria :
la strada litoranea Sruta ri -. \ lessio-1)u razzo-1\ a vaja -
Liusna. I na dìs< rota rete di « drcauville » (con scarta­
mento di circa (x) cm.), parte a trazione animale e
parte meccanica, venne impiantata dall’ Austria nel­
l'Albania settentrionale por sussidiare le comunira-

»>. O r . N o t i / ir m i t i r .u h : ()/>. r i i .
— 97 —

zioni fra i maggiori rentri m ilitari; il tronco più me­


ridionale, prima dell'ultima avanzata italiana, rag­
giungeva Fieri.
I maggiori centri stradali erano |ht l'A lbania set­
tentrionale: a) Sentori per le comunicazioni adducen-
ti, attraverso il bacino del Drin, nella conca di Gia-
cova, costituite generalmente di carrarecce insinuantesi
per difficili strette e burroni; b) Durazzn per le arte­
rie conducenti alle valli dello Skumbi e del Semeni,
essendo allora quel porto — per le difficoltà delle co­
municazioni terrestri — il principale scalo militare dei
rifornimenti per l’ Albania. Nell’ Albania meridionale:
c) l 'alona, d) Santi (Juaranta per le strade chi* condu­
cono in Grecia pass;»ndo per janina e Metzovo, e in
Macedonia per Còritza e Plorina; quest'ultima è oggi-
giorno (per l'abbandono dell'antica via Kgnatia), l’u­
nica strada comoda collegante l'Adriatico con la pia­
nura macedone.

*• •

Cessala la guerra, e riconosciuta l'indipendenza al­


banese, i cinque porli nell'Adriatico erano in ordine
d'importanza : Durasse), Santi Quaranta, I alona, poi
San Giovanni di Metiua e Porta Palermo.
Riguardo alle strade si era al punto di prima, se
non peggio, per la mancata manutenzione dopo l’ in­
felice abbandono italiano della baia di Valona. Qual­
che ingenuo inviato speciale dei nostri quotidiani tro­
vava ammirevole la prestazione d'opera gratuita da
parte dei cittadini per otto giorni l'anno allo scopo di
manutenzione stradale, chiamandola « disposizione
bellissima del nuovo Stato, con una cert'aria di ger­
manica disciplina ».: Questi pubblici lavoratori si riu-

7. K\ ulroli mento q u e llo «ignor ¿.iornaliMa (C . R idim i sic!


« ( cicriere della Sera »), visitando I" Attiri r ia ignorava che tali
premiazioni gratuite per la manutenzione «Mie »1 ratio comunali
esistono -la « v o li in varie tira tila dH Piemonte, «love *i chia­
m ano H toide », com e .•■ltrme si dicono » (»m andate ». ( \ . d. A.).
4 - AMmmt*.
- v a ­

nivano in squadre per allacciare alla meno peggio i


paesi vicini, per riattare piccoli ponti, nonché le strade
comunali, con mezzi di circostanza. Aggiungeva del re­
si«) assennatamente :
« Nessuno si illude tuttavia di risolvere, con la presta-
zi«>ne d’opera obbligatoria dei cittadini, il problema delle
comunicazioni, che in Albania è veramente grave. Strade
ve ne sono p«x-he (costruite dagli eserciti belligeranti du­
rante la guerra), c anche queste spesso impraticabili per
la nessuna manutenzione. 1 centri maggiori sono congiunti
abbastanza male, e vi è anc«>ra un buon numero di paesi
che si trovano isolati. Specialmente nella parte settentrio­
nale pari-cchi villaggi si possono raggiungere solo per ma­
lagevoli mulattiere, dop«> giornate di carovana. Si arriva
cosi in borgate dove si fa ancora una vita arcaica, in tri­
bù comandate da un « bai radar ■ (che vuol dire capoban-
diera), nelle quali la giustizia è amministrata dal Consi­
glio «logli anziani, secondo le consuetudini «lolla secolare
legge della montagna ».
Ma occorrono, soprattutto, le strade. Che sia facile sta­
bilire nella terra degli skipetari una rete di «XMnunicazioni,
questo no. L'Albania è per due terzi una terra montuosa,
sopra i mille metri, e tra forre e balze e vette non è cosa
da poco aprire strade. Bisogna poi aggiungere che in que­
sta regione le piogge e le nevicate sono frequenti come
in nessun'altra d'kuropa. 1-a mancanza di vie d'a«xtrsso
ai paesi dell'interno è il maggiore ostacolo allo sfrutta­
mento delle ricchezze agricole e forestali che, forse più dei
giacimenti minerari del sottosuolo, sono destinate a dive­
nire le risorse della Skiptcria ».

K concludeva : >■(>uand«i l'Albania acquistò la pro­


pria indipendenza, i governanti comproser«» che biso­
gnava affrontare un vasto piano di opere pubbliche,
principalmente stradali, se si voleva condurre la Na­
zione a una civiltà più progredita e alla prosperità
economica. Mancavano, peraltro, i mezzi finanziari,
i progettisti e i tecnici. I.'aiuto che portò in questo
campo l'Italia alla sorella adriatica costituisce una tra
lo più bolle pagine dei n«»stri rapporti cimi la nazione
alleata. »
— 99 —

Ciò che formerà argomento di più precisa trattazio­


ne delle a d o zio n i italo-albanesi (Cap. V) nel prossi-
mo passato, nel presente e nel futuro.

• • •

Vediamo ora in breve, sulla scorta di recenti puh-


blicazioni,* quale era lo stato delle comunicazioni e dei
trasporti alla fine del regno di Zog, ossia prima della
fusione delle due Corone. Nel 1925 fu costituita la <<S o ­
cietà per lo Svilu ppo economico dell"Albania ». (S V .
K .A .), che avendo considerata troppo costosa e di re­
lativa utilità la costruzione di ferrovie, dato lo scarso
traffico esistente nel paese, ha voluto basare il siste­
ma delle comunicazioni sui ÌRASPOBTI aitom obii.isti-
c1, i quali o ggi funzionano sui percorsi : Scutari-T i-
rana, T i ra na -1 ) u razzo, Tirana-Croia, Du razzo- Berat,
I )urazzo- !*'Ibassan. E rimasta in costruzione la ferrovia
Durazzo-Tirana.
S i sono moltiplicate le strade ( vrrozzabii.i , fra cui
la più importante è la Scutari-Durazzo-Berat, che rag­
giunge dopo un percorso di .^40 km. il confine greco
a Perat. Ad essa è collegata anche Valona con una
rotabile che tocca Fieri, Tirana e Croia. I-a parte me­
ridionale dell’Albania è oggi molto fornita di strade,
tra cui la Santi Quaranta-Còritza. alla quale è colle­
gata quella che, partendo da Valona e risalendo la
Voiussa fino a Tepeleni, si biforca qui per Argiroca-
stro e per Premeti. Altre strade importanti sono la
Tirana-Elbassan, e la Scutari-Puka-Cucsi.
Le OOMUMCAZIONI marittimk fra l'Italia e l’ Alba­
nia si effettuano con i piroscafi della Società « Puglia <>
che fa due servizi settimanali : a) Brìndisi-Valona-
Uurazzo-San Giovanni di M edua-Anlivari-Bari-Trie-
ste-Venezia ; b) lo stesso percorso toccando anche la

8 . Isx . r * u cu S t u d i di fo u tic .% : Albania (Op. d i.).


— JO O —

Dalmazia. Inoltre la Società « P u glia» gestisce il ser­


vizio diretto: Bari-Durazzo e viceversa; e il » l.lo vii
I rifilin o ii nella sua linea celere quindicinale della
Iessaglia tocca l'Albania a Santi Quaranta (ora: Por­
to lulda). Compiono servizio per l’Albania anche i

Vrduta d» Porto Edda (Santi Quaranta). In pria»« piano nna noMra nave.

piroscafi della « Jadranska Slovibda », società jug»>-


slava, e della greca « Thcmtìki Elaira ». ed esiste an­
che una linea regolare mensile Marsiglia-Du razzo del­
le •• Messagt'ries mariiùiies » francesi.
I.a NAVIGAZIONI-: FLUVIALE si riduce al servizio biset­
timanale da Siiti Giovanni di Medua a Scuiari, sul
basso corso della Boiana che è I* unico fiume navi­
gabile. gestito dalla Società *■ Puglia » ; e quella LA­
CUALE è rappresentata da un servizio quotidiano di va­
poretti fra Scuiari e il Montenegro.
Sono molto sviluppati in Albania i s e r v i z i \ k r k i a
cura dell’ •* Ala Littoria», con le linee: Tirana-Scu-
tari (bisettimanale); Tirana-Còritza (bisettimanale);
— lei —

Tirana-Valona-Argirocastro (triseltimanale) ; Brindisi-


Valona (trisettimanale).
Inoltre l’ Albania possiede circa 2300 km. di r e t e
t e l e g r a f i c a , con 52 u f f i c i p o s t a l i , telegrafici e tele­
fonici.
Ma nell'interno del Paese, sono ancora diffusi il pic­
colo traffico a mezzo di muli nelle regioni di monta­
gna, e di carri trainati da buoi o da bufali in quell«1
di pianura. Per le suesposte misere condizioni della
viabilità interna succede appunto che Valona esporta
olio ed olive in Italia, mentre Scutari deve importar­
ne, e all'opposto succede per il commercio delle pelli
d'animali.
V.

L E RELAZIONI ITALO-ALBANESI
(PO LITIC A PO ST -B E L L IC A )

21 Delusione dei Trattati di pace.

L i luminosa vittoria italiana dt-l 1918 non ebbe nei


riguardi dell’ Albania gli effetti che il nostro indispen­
sabile e decisivo contributo alla causa degli Alleali
avrebbe dovuto avere. S u ll’indipendenza dell’ Albania
(proclamala da11 'Assembica di l)urazzo nel dicembre
1919), la Conferenza della Pace giuocò ai danni del­
l'Italia cercando di favorire piuttosto gli interessi del­
la Serbia, che doveva ingrandirsi a spese del cessalo
Impero d ’Asburgo col nome di Jugoslavia, e della
Grecia che mai aveva combattuto. Ma la posizione do­
minante di Valona sarebbe rimasta all'Italia se il Go­
verno italiano del 1920, sotto la pressione demago­
gica, non avesse volontariamente sgomberato anche
Valona, conservando solo l'isolotto di Sàseno a dife­
sa della baia. Venne intanto la Costituzione provvi­
soria di Lushjé (gennaio 1920), e quindi l'ammissio­
ne dell’ Albania alla Lega delle Nazioni (dicembre
1921), e — dopo in triennio di governo provvisorio
— la proclamazione della Repubblica albanese (gen­
naio 1925), seguila a tre anni e mezzo di distanza dal­
la costituzione della Monarchia con l’assunzione al
trono di R e Z og I (settembre 192S).
— 104 —

La Conferenza degli Ambasciatori aveva fissato pre­


liminarmente i confini della nuova Albania (novembre
1931), che si sarebbero poi dovuti determinare in par­
te sul terreno da una Commissione internazionale pre­
sieduta dal nostro Generale T eliin i; durante questa
delimitazione dei confini meridionali — che i Greci
avrebbero voluto oltrepassare — il Generale Telimi
e tulli i componenti della Delegazione italiana furono
assassinati da bande greche (192.3). Benito Mussolini,
che da meno di un anno era a capo del Governo ita­
liano, rispose energicamente a quell’atto di brigantag­
gio internazionale minacciando con la flotta l’isola di
Corfù ; ed ottenne le dovute riparazioni. Poi, riprese­
le operazioni con la Delegazione diretta dal Generale
(■azzera, accontentate le legittime aspirazioni jugo­
slave e greche, e respinte con fermezza quelle ecces­
sive, la frontiera attuale venne definitivamente fissata
e tracciata sul terreno, e sancita dai Protocolli di F i­
renze del gennaio 1925 per la frontiera greco-albane­
se, e del luglio 1926 per quella jugoslavo-albanese.
I.a Conferenza degli Ambasciatori poté così dichiarare
(30 luglio 1926) la frontiere albanesi « regolarmente
e validamente determinale, tracciate e delimitate ».

• • •

Ma gli attuali confini sono di molto più ristretti in


confronto a quelli della « G rakDK A lbania » che for­
mò l'aspirazione dei patrioti fin dal 1878, ossia dei
veri confini etnografici entro i quali vive un altro mi­
lione circa di connazionali avulsi dal corpo della Na­
zione.'
Tale frontiera avrebbe dovuto partire dalla baia di
Spizza, a nord di A ntivari; inglobando le tribù Tuzi,

1. Or. V. Aiiuioi la : Mi Siali d'Europa d,¡H> la grani--


guerra • Albania. (« Lo Vio del mondo,,, <iirrmbrr lOjj), C.T.I..
Milano.
- 105 —

Fiuti, Cruda e Tiepchi, e la città di Podgoritza, avreb­


be dovuto proseguire lungo le frontiere montenegrine
anteriori al 1913, comprendere il distretto di Ipek, tut­
to il Kossovo, la parte meridionale del distretto di
Mitrovitza, i distretti di Pristina, Ghilan, Ferizovich,
Kacianik, la parte settentrionale del distretto di t ’s-
kub, i distretti di Tetovo, Gortivar, Kicevo, Dibra.
Di lì sarebbe corsa ad oriente del lago di Orrida rag­
giungendo il Mali Sat a nord-est del lago Malik. Tut­
to questo territorio passò invece ad ingrandire la na­
scente Jugoslavia, pupilla degli alleati d'allora.
Verso la Grecia la linea di frontiera avrebe dovuto
seguire per breve tratto quella del 1913, sui monti
Gramos, scostandosene poi sensibilmente jx-r compren­
dere in territorio albanese : Konitza, Mezovo, Giani-
na, e la Ciamuria, e terminando nel Mar Jonio al
golfo di Prevesa.
I concetti che hanno presieduto alla determinazione del­
l’attuale frontiera albanese sono stati essenzialmente po­
litici, quindi i confini non rispondono a criteri geografici ;
essi attraversano laghi, bacini fluviali, creste montane,
passando da una parte all'altra degli spartiacque. Il ba­
cino del lago di Scutari t stato diviso tra Jug<»slavia ed
Albania, la Boiana è solo in parte interamente dell'Alba­
nia, per il resto è divisa con la Ju g o sla v ia ; l ’alto bacino
del Drin Bianco e la parte superiore del Drin Nero a monte
della regione di Dibra, sono stati assegnati alla Ju go sla­
v ia ; dei laghi di Ocrida e di l’ respa soltanto una piccola
parte è stata lasciata all'Albania. Alla Grecia furono as­
segnati alcuni tratti dell'alto bacino del I)cvoli, la parte
più importante del bacino della Voiussa e de' suoi affluen­
ti Saraudaporos e Drinos, la parte superiore del bai ino
del torrente l'area che sbocca nel lago di Hutrinto.
Evidentemente le condizioni di sicurezza dell’ Albania,
di fronte ad un'azione dall'esterno, non possono essere
che molto precarie e difficili. Né i confini hanno potuto
rispettare, i limili amministrativi, e nemmeno i territori
delle trib ù ; e cosi sono Mate spezzate zone economiche
staccandole dai loro centri e dai loro mercati naturali. Per
attenuare tali condizioni economiche la Commissione in­
ternazionale dei confini ha stipulalo ak-uni protocolli spe-
• ¡¡ili : uno rqgola la navigazione nel lago di Scutari e nel­
la Hoiana ; un altro le comunicazioni fra le regioni di Scu-
tari e di Podgoritza o l ’alta valle del Lim (regione del Yer-
mosh, Gusinic, P ia v a ); un altro permette il libero accesso
degli Albanesi della montagna al mercato di Giacova, e
la coltivazione dei terreni che la frontiera ha lasciato nel­
lo Stato viciniore ; un altro, infine, permette l’accesso degli
Albanesi ortodossi al monastero di San N'aum.

22. Denaro e lavoro italiano in Albania.

Non intendo qui ripetermi sullo sfruttamento delle


risorse minerarie albanesi (già ricordato al § 16), per
cui sono al lavoro I ’*• A z ie n d a I t a i . ia x a P e t r o l i A l b a ­
n ia (A .I.P .A .), per conio delle nostre Ferrovie dello
Slato, nonché la « S o c ie t à I t a l ia n a d e l l e M in ie r e di
S e l e n i / z a » per l’estrazione del bitume, e la « S o c ie t à
I t a l ia n a g ia c im e n t i di l i g n i t e », perché le ricchezze
minerarie del sottosuolo si esauriscono e non si rinno­
vano.
Parleremo invece di quelle opere di civiltà che du­
rano eterne a benefizio non solo della presente ma del­
le venture generazioni, come quelle di bonifica agra­
ria, la costruzione di ponti e strade, l ’attrezzamento
dei porti, la sistemazione dei corsi d ’acqua, la fonda­
zione di scuole e di ospedali, ecc.
I.avori pubblici significano impiego di denaro a ca­
rico dell’ Krario, e si può immaginare come il nuovo
Stato albanese sorto dal caos delle guerre balcaniche,
della guerra europea e delle successive rivoluzioni,
concluso con la marcia in Tirana nel 1924, dovesse
difettare di mezzi propri. Fra l’altro l'Albania non
aveva moneta propria, e sottratta al governo turco, ri­
masta per tanti anni in balia di muievoli reggimenti
politici, aveva finito col non credere più che all’oro
e all'argento. Due istituzioni favori sin da quel tem­
po il Governo italiano: la Banca di emissione che
creò la caria moneta, e una Società che raccolse fra i
— 107 —

nostri Istituti di credito 50000000 di franchi oro per


un prestito albanese vincolato a ll’esecuzione di lavori
pubblici.3
La prima di tali istituzioni è la B a n c a N a z i o n a le ut
A l b a n ia », fondina nel 1925 con un capitale iniziale
di 12500000 franchi oro, con sede amministrativa a
Roma, sede centrale a Tirana, e filiali a Durazzo, Scu-
tari, Còritza, Valona e Santi Quaranta. Il franco oro
albanese, regolarmente quotato nelle borse di Trieste
e Milano, equivale a lire italiane 3,66610; vi sono
in circolazione pezzi d ’oro di 20 e di 100 franchi oro,
e biglietti di I, 5, 20, 100 franchi convertibili in oro.
il franco oro è diviso in 5 lek. L ’altra istituzione è la
« S o c i e t à p e r l o S v i l u p p o E c o n o m ic o d e l l ’ A l b a n i a »
( S V . K . A . ) , sorta nel 1925, collegata finanziariamente
con la prima. Il prestito di 50 milioni, negoziato al
7,50% fu convertito in moneta italiana, e rappresentò
allora circa 212 milioni di lire. Ma poiché le spese che
l'A lbania doveva affrontare erano immediate, e i red­
diti futuri, venne concessa una moratoria totale fino
al 1929, e parziale per i due anni seguenti. Gli oneri
della moratoria furono assunti dal Governo italiano,
per evitare al giovane Stato, cr»n l'accumularsi degli
interessi composti, un ingente aggravio.
l'n primo assestamento del bilancio skipetaro data
dunque dal 1926; ma un assestamento solo nel sen­
so di regolare uniformità, e con un pareggio fittizio,
perché i consuntivi delle entrale erano sempre infe­
riori ai preventivi delle uscite. Ne derivava un deficit
annuale, endemico, sui tre milioni di franchi oro, cioè
una situazione fallimentare, cui il Governo in un pri­
mo tempo rimediò col prestilo italiano della S V .K .A .,
di cui è dello sopra, che lo sgravava del pesante far­
dello delle opere pubbliche, e in un sec«»ndo tempo con
l’altro prestito del 19.31, pure concesso dal Governo
italiano, di looooocoo di franchi oro, senza interessi,

1. Cfr. K. Tajani : I »1 tui e (he risorge - Italia e Albuma.


(a Corriere <Iella S n a ») Milano, 7 luglio 1931.
— io S —

senza data di rimborso, rimessa al giorno imprecisato


e imprecisabile in cui lo Stato albanese avrebbe go­
duto di 50000000 di franchi oro. Era la tranquillità.
Ma una tranquillità da amministrarsi e da tenersi cara,
non da incoraggiare situazioni avventurose come quel­
la che vi crei1) nel 1933, e che provocò da parte italiana
il brusco arresto nel funzionamento del prestito. Ne
seguì una situazione disperata che non valsero a sa­
nare le misure restrittive adottate in tutta urgenza dal
Governo di Tirana a spese degli stipendi dei funzio­
nari dello Stato e dei fondi militari. Intervenne per­
sonalmente il Duce, nel febbraio del 1935, mettendo
a disposizione 3000000 di franchi oro, necessari a pa­
gare gli stipendi arretrati di molti funzionari civili e
militari, alcuni dei quali erano arretrati di sei mesi.3
Per accelerare il processo di trasformazione dell’a­
gricoltura albanese, venne firmato il 19 marzo 1936
fra Italia ed Albania un accordo per un prestito agri­
colo. L 'Italia si impegnava a versare al Governo al­
banese. in cinque rate annue, 10000000 di franchi
o ro ; l'Albania a sua volta si obbligava a dare la pre­
ferenza nell'acquisto di materiali agricoli, ai prodotti
italiani, ed a rimborsare il prestito in cinquantanni
a partire dal quinto anno successivo al versamento
dell’ ultima rata di prestito. Il rimborso del prestito
garantito mediante le partecipazioni che l’ A .I.P .A .
deve corrispondere al Governo albanese per lo sfrut­
tamento delle zone petrolifere.

•* »

Osservava fin dal 1931 il citato Senatore Tajani co­


me i denari del prestito per i lavori pubblici avessero
servito anche a far sorgere scuole e ospedali, edifici
di posta e telegrafo, e i palazzi per i Ministeri. Il gio­
vane Paese ha preso così anche esteriormente la fisio­

3 . C'fr. I . M o n t a s k i j .1 : O p. rii.
— 109 —

nomia di Sialo moderno; qualche città, la capitale so­


prattutto, si è occidentalizzata al punto da offrirvi l’al­
bergo a ll’italiana, le strade pulite e illuminate l'acqua
ili sorgiva e la luce elettrica. Molti agricoltori nostri
sono andati a coltivare la terra con metodi di oggi e
hanno mostrato col fatto come si possano moltiplicare
i prodotti migliorandone ancora la qualità.
Ma i grandi lavori pubblici, che stanno cambiando
i> volto dell’ Albania, consistono specialmente nella co­
struzione di porti accessibili al moderno traffico, di
strade percorribili con qualunque tempo e in qualsia­
si stagione, di ponti sui fiumi, di arginature «• di bo­
nifiche nel piano, ecc.
1 principali sono :
.4 ) Il porto di I )( RAZZO, opera importantissima idea­
la dar compianto Senatore Luiggi ; con una bocca di
entrata di 200 metri, il porto possiede un chilometro
e duecento metri di banchina, di cui 700 metri con fon­
dale di 6 metri e il rimanente con fondale di 3 metri.
I! porto di Durazzo se n e a una gran parte dei traf­
fici complessivi dell'Albania e a quasi tutto il traffico
dell’ Albania centrale e sud-orientale. Inoltre esso può
dirsi il porto della capitale, da cui dista appena un'ora
di automobile.
H) Le s t r a d e e i p o n ti : Scutari-Paca con due gran­
di ponti, uno sul Pistal m. 27,80), e l'altro di Van-
deis sul Drin (m. 209,04); '/.«gu-lìibra, col ponte di
Kubigu sul Fani (m. 148), Smea I (m. 51), Smea II
(m. 40), l'ra k a (ni. 124), e Shoshai (m. 85); Cruja-liu-
rela; Tirana-Elbassan con tre grandi ponti, uno sul-
l'Argen (m. 128), un secondo sul Farea (m. 50,5), e
il terzo di Petruski (m. i 8 ) ; corso stradale ex ferro­
via Duraszo-Tirana con un grande ponte sull'Arzen
(m. 71.60), ed uno sul Limuthi (m. 39); strada /.u-
shnia-Brostar ; serpentina di Coroctai. '

4. A. Tkizzino . tMVoro ilalian J in IIbama (■ L i I >if< —I


tIella K .v/,i ». a. Il, n. ■;). Roma, jo aprile 1<)_}<(.
- no -

P »« t« Z o g »ul (turne M a u c i t r a t i » d a S V . E . A .
— Ili —

Si calcolano in complesso 275 km. di strade nuove,


e 1500 km. di antiche piste allargate e sistemate.

C) L e b o n if ic h e a g r a r ie . Fin dal 1926 il Governo


fascista affidava all’ «O pera Nazionale Combattenti »
l ’incarico di dar vita a un’azienda destinata allo sfrut­
tamento agrario razionale del Li terra albanese. Nel
settembre di quello stesso anno sorgeva così I ’ « E n t e
I n d u s t r ie A g r ic o l e A l b a n i a » ( E . L A . A . ) , il quale eb­
be in concessione per 99 anni nella pianura di Shijak
(Sciac), sulla destra della strada Durazzo-Valona, un
vasto comprensorio di circa 5000 ettari, che da palude
doveva essere trasformato in una moderna azienda
agraria. I lavori necessari alla realizzazione di tale tra­
sformazione idraulico-agraria, da tempo completata,
possono essere riassunti dalle seguenti c ifre: canali
collettori km. 10, canali principali km. 20, scoline agri­
cole km. 3 1, disboscamenti ettari 3800, dissodamenti
ettari 4000, linea Decauville chilometri 16, strade mas­
sicciate km. 20. strade poderali km. 30, opere d ’arte
(ponticelli, tombini, ecc.) 220; fabbricati aziendali 53,
officine 1, cantine modello 1.
Ora vi sono appoderate 14 famiglie di rurali pro­
venienti dal Lazio, dal Veneto e dalle Puglie, con
una casa colonica per ciascuna, e vi trovano lavoro
anche parecchie centinaia di braccianti albanesi. Dei
prodotti del suolo i due terzi vanno al colono e un
terzt» a ll’ Azienda. Gli Albanesi hanno battezzato l’ E.
L A .A . « un ateneo di agricoltura ».*
Nel 1934 FEnte medesimo, sempre come emanazio­
ne dell’ «O pera Nazionale Combattenti », rilevò |>oi
un’attività italiana già esistente nella tenuta di Kru-
skulli. eMendendosi per circa 3000 ettari e confinante
con la precedente; per mettere a coltura quel compren­
sorio, costituito da boscaglia paludosa, fu necessario
procedere al disixisramento che i> <»ggi «piasi ultimato.

5. Cfr. A. M m f« u jii : l. ’agtuoitutm in Mania. (« L i Stam ­


pa »), Turino, 16 luglio
— 113 —

N"fi 1 i n seguito agli accordi commerciali stipu­


lati tra i Governi d ’ Italia e di Albania, la E .I.A .A .
fu incaricata di avviare in Italia buona parte dei pro­
dotti agricoli albanesi : istituì a tale scopo una rete
ili urtit i e di aziende in Albania e una organizzazione
in Italia per il collocamento dei prodotti sui vari mer­
cati e complessivamente dalla data di applicazione dei
detti accordi ha importato in Italia 130000 quintali di
merci varie per un valore complessivo di circa 65 mi­
lioni di lire.
Altre aziende agricole italiane sono quelle della
1. Soc. A k. P rodotti I k d v s t r ie A g r ic o l e » (S .A .P .
I.A .), della superficie di 280 ettari, presso T iran a; del
Conte Mimbelli a Palati presso Santi Quaranta; dei
signori Grillo e Bonanno, di 3000 ettari, a nord di
Du razzo.
/)) I.e iNDt sTR lE. Tutte le industrie che vanno sor­
gendo in Albania hanno origine italiana, a cominciare
dal taglio dei bos.hi, per cui ottennero concessioni
alle Ferrovie dello Stato italiane, ed alla « Società
Italiana per le Foreste d ell’Albania « (S .I.F .A .) . lino
all'istituzione del Monopolio tabacchi per cui l'Italia
ha concesso un prestito di 3 0 1» 0 0 0 di franchi oro.
che sarà rimborsato a mezzo dei proventi del Mono­
polio stesso.

23 Malgoverno di Ahmed Zogu I.

Nel citato fascicolo della rivista romana <• La difesa


della razza » si conclude senza eufemismi che •> Zogu
« ha mangiato, ferocemente mangiato insieme con la
•• sua famiglia e con la sparuta e rapace oligarchia
- raggruppatasi intorno alla persona di lui. per sot-
•• trarre alle mass«* |>opolari i vantaggi della liberalità
••italiana, come ha avvertito il nostro Ministro degli
•• Esteri m. E per dare una dimostrazione di quanto
Zogu abbia mangiato, si pone in jilievo il fatto che
— M3 —

delle somme date dall'Italia per edilizi pubblici, nien­


temeno il 22 ,10 % è stato assorbito per la costruzione
di dimore per il R e e la sua fam iglia; agli ospedali
invece, per tutto il Paese, è stato destinato il 15,4 % ;
alle scuole infine soltanto il 4,3% .
fc unanime del resto tale apprezzamento poro favo­
revole verso il primo ed ultimo re della nuova Alba­
nia, poiché tutti gli scrittori recenti di cose albanesi
hanno confermato l’assoluto senso di disonestà c di
disorganizzazione di tutta la vita pubblica di quello
Stato. Il favoritismo più sfacciato per alcuni imparen­
tati o legati da amicizia con il re; le terre abbando­
nate come feudi a questi despoti locali; inoltre, una
bardatura burocratica e amministrativa con pretese di
scimmiottare l’occidente e al di sotto della quale non
vi erano che corruzione e sospetto.
Anche più esplicito e significativo è il racconto th è
ne fa Indro Montanelli in un recente articolo sul » Cor­
riere della Sera », per dimostrare che una volta abbat­
tuta la tirannia di Zog, il Paese svilupperà l’opera di
ricostruzione nella fertile terra.* Vale la pena ripor­
tarne alcuni brani dove si parla del re che si conside­
rava non il reggitore e il servitore del suo Paese, ma
il conquistatore, e tale lo t r a t t ò .......................................

• Io ho personalmente conosciuto molti di questi capi


feudali, gente spicciativi! e di idee semplici : « Noi non
siamo contro lo Stato, — mi dicevano, — ma siccome lo
Stato è Z o g , noi siamo contro Zog ». Mi risulta che l ’ Ita­
lia fece più volte presente al Re la necessità di mettere
lo Stato al di sopra della sua persona. Z o g giurava e.sper­
giurava che l'avrebbe fatto. Allora il ministro italiano si
preoccupava di mandare a chiamare i capi per farli met­
tere d'accordo di nuovo con Zog’, per vedere insomma di
fare l'unità del Paese. I capi venivano, si dichiaravano
pronti a fare la pace purché Z o g li invitasse a partecipare

6. Cfr. 1. M o sm ta i : Ricchezze avvenire dell' Albania.


(« C arriere della Sera >) M ilano, 1 1 aprile 1939.
4* - Alktmim.
— 114 —

al Governo, facesse un Esercito nazionale con ufficiali e


soldati di tutto il Paese e non soltanto del Mati e soprat­
tutto smettesse di considerare le finanze del popolo skipe-
taro come finanze sue proprie ».
« 11 R e dava assicurazioni. I capi ripartivano. A un
certo punto della strada l ’automobile che li riconduceva
ai loro feudi aveva un guasto. L'au tista scendeva e facen­
do finta di cercare il guaio, si ficcava sotto la macchina.
Da una roccia accanto sbucava la canna di una m itraglia­
trice che in quattro e quattr’otto faceva repulisti. Allora
sulla stampa usciva un laconico comunicato che il bajiactar
tal dei tali era stato assalito e ucciso da sconosciuti bri­
ganti e che la polizia indagava. Il Re mandava le sue con­
doglianze alla fam iglia, faceva la faccia d ’occasione e chie­
deva al Governo italiano un funzionario per organizzare
meglio la gendarmeria in modo da impedire per l’avve­
nire il ripetersi di simili incidenti ».
« Il funzionario arrivava, il Re lo riceveva, dichiarala
che'avrebbe accolto a occhi chiusi ogni progetto di rifor­
ma ; ma la Camera bocciava il progetto e tutto continuava
come prima. Gli altri capi capivano la lezione e a Tirana
n«>n ci venivano più, o ci venivano armati di tutto punto
e con la loro scorta : certi ceffi alla don Rodrigo. In com­
penso neanche i gendarmi del Re si avventuravano mai
nei feudi degli indocili vassalli. Se qualcuno per sbaglio
ci metteva il piede ci restava. E questa era l'armonia uni­
taria dell'Albania ».

• 9•
Nemmeno gli Ufficiali dell'Esercito (i giovani uf­
ficiali educati nelle nostre Accademie militari), pote­
vano aver stima nel loro R e, e quindi non lo amavano.
Essi sapevano che Zog li guardava diffidente, memore
della rivolta di Durazzo del 1928, alla quale l’esercito
partecipò, e non a suo favore. Sapevano che egli pre­
feriva, alla loro uniforme ed al giuramento, quel paio
di tribù delle montagne di Mati a cui chiedeva gli uo­
mini della sua guardia personale e l’eventuale aiuto in
caso di bisogno.
Insamma, tra Zog ed essi, esisteva una profonda
— «15 —

frattura. Servivano e stavano nei ranghi, perché c ’era


l'Italia a cui continuamente pensavano. L ’ Italia delle
Accademie Militari di Modena e di Torino, I’ Italia
vincitrice della grande guerra, della guerra libica, del­
l’ impero etiopico, l'Italia della guerra di Spagna. Il
nostro prestigio militare ha rappresentato in Albania
una grandissima parte nell' adesione spontanea della
Nazione skipetara. Chi è soldato, si spiega facilmente
il fenomeno.
Zog offendeva, negli ufficiali albanesi, la loro sensi­
bilità più sacra. Fgli non prestava fede alla loro pa­
rola. E , a loro volta, gli ufficiali non credevano nel
R e. S i capisce, allora, come sia avvenuto che, mobi­
litata la truppa e i quadri tra il giorno 4 e il 5 del mese
d ’aprile c. a., i quarantamila fucili che Zog. con ge­
sto teatrale, voleva opporre alle forze italiane, si siano •
disciolti in nebbia ed il fuggiasco abbia dovuto aprire
le prigioni e scaglionare lungo la strada di Durazzo
quattro straccioni per tirare qualche cannonata e far
saltare un ponte.
Ma il popolo, l’esercito e la gioventù albanese han­
no sentito che tutto stava per mutare. Ed anche la fa­
mose tribù del Mati non solo non opposero resistenza
a ll’occupazione militare italiana, ma consegnarono le
loro armi al Comando italiano in segno di omaggio
e di obbedienza alla Maestà del R e Imperatore, come
abbiamo letto sui giornali di quei g io rn i, :
« La giustizia delle tribù albanesi, la più perfetta
per essere quella di un popolo antico e sano, di altis­
sima nobiltà e civiltà guerriera, è scesa inesorabile sul
capo de!l’ex-re. 1 capi del Mali sono venuti a Tirana
a rendere omaggio al R e Imperatore ed a portare alla
sede del Partito Fascista albanese l’adesione delle loro
genti. Hanno offerto le armi in obbedienza a ll’ordine
del Comando militare ».
« S i sa che l’albanese della montagna de pone nella

7 . C». A n n u i i ; indir le u n t ile tribù del "Ulti contro Zo£.


(• lui Stampa »), Torino, 20 aprile 1939
propria arma il concetto quasi mistico del suo onore;
un segno più profondo di adesione al nuovo ordine
non era dato aspettarsi ».

24 Fusione dei destini di due popoli.

Il giorno t2 aprile del c. a. 1939 segna una data me­


moranda nella storia del popolo skipetaro. L ' A s s e m ­
b l e a C o s t i t i -e n t e , composta di 120 delegati venuta
dii tutte le regioni d'A lbania, i* riunita nel Palazzo del
Parlamento. Apre la seduta il Presidente del Comi­
tato provvisorio amministrativo Xhafer Y p i col seguen­
te discorso, che trascriviamo per intero ;
« Sento nel mio cuore una immensa gioia per l’arrivo
deir Esercito italiano in Albania che avevo previsto e de­
siderato da molto tempo come il solo mezzo per raggiun­
gere l'ordine, la giustizia, la pace e la prosperità del no­
stro Paese. Sono molto felice che l'A lbania, che si stava
avviando con moto sempre più rapido verso la decompo­
sizione e correva il grave rischio di un inevitabile smem
bramento, abbia potuto finalmente accogliere sul suo suo­
lo le Forze armate del Duce e del Fascism o. Per un quarto
di secolo abbiamo tentato di assicurare con i nostri soli
mezzi l'amministrazione del Paese, ma in questo periodo
di tempo i nostri governanti non solo hanno dimostrato
la più grande incapacità di ordine amministrativo, ma han­
no anche fatto apparire a tutto il mondo civile come il
nostro Paese fosse ancora incapine di governarsi da solo ».
• Che cosa abbiamo saputo fare in questo quarto di se­
colo? Abbiamo solo saputo portare il Paese nel caos. Ab­
biamo lasciato il popolo in una cosi grande miseria, —
questo nostro grande popolo che mancava di pane, di sale
e di petrolio, elementi di prima necessità. da non per­
mettergli nemmeno di capire che cosa significasse indipen­
denza. I governanti che sono fuggiti e che hanno abban­
donato il loro posto non pensavano al bene del popolo,
ma avevano una sola preoccupazione : riempire le pro­
prie tasche col denaro pubblico. Il Duce però ci vigilava
col suo occhio lungivcggente c comprese che, nonostante
i suoi sacrifici, ci eravam o avviati verso la disgregazione.
— M7 —

Il Duce ha udito t'appello del nostro popolo ed ha ordinato


all'Esercito italiano di venire a salvare l’Albania ».
« Tutta l’Albania, insieme col suo piccolo esercito e la
gendarmeria di cui disponeva, aveva deciso da tempo di
attenderlo a braccia aperte, e infatti, eccettuati alcuni bri­
ganti, nessuno ha fatto opposizione. Non esiste Albanese
che desideri lo spargimento della più piccola goccia di san­
gue di un fratello italiano ».
« L 'E sercito che è qui giunto è quello che ha dato il suo
sangue per l’Albania ed è per questo Esercito ebe da piirte
loro gli Albanesi hanno sparso il proprio sangue durante
la guerra mondiale. L ’ Italia ci conosce bene ed anche noi
la conosciamo, perché in molte città d 'Italia esistono vie
intitolate al nome di Scanderbeg. Abbiamo speranza per
il buon andamento e per il progresso della nostra Nazione
perché il grande Duce, il quale ha dimostrato una capa­
cità m aggiore di C esare e di Annibale, che sa vincere e
ritrarre vantaggio dalla vittoria, ha un carattere fermo nel­
la parola e nell 'azione, non permetterà che la nostra pic­
cola, ma vecchia Nazione, abbia a perdersi. Che cosa at­
tendiamo dal Duce? L a libertà nazionale, la nostra lingua,
la nostra bandiera, la nostra amministrazione, la pace e
la giustizia ».
■ La situazione creatasi oggi ci ha costretti a unirci
fraternamente per pensare al destino della Nazione e al
modo di governarci, presentanti«» e rivolgendo al Duce un
appello basato sui punti che noi discuteremo oggi ».
« Che cosa dobbiamo discutere? i* La decadenza di Re
Zo g e del suo regime ; z* la soppressione dello statuto che
fu derivazione del vecchio regime : 3® la decadenza del (««>-
verno precedente e la formazione di un Governo il quale
deve essere presieduto dal sig. Shefkct Vertaci e al quale
noi oggi conferiamo il mandato necessario. Poiché l'A lba­
nia continua a rimanere uno Stato sovrano, noi d*>bbiamo
scegliere un re. L a migliore e più alta soluzione per noi è
quella di offrire, in una unione personale delie due corone,
quella di Albania a S. M. il Re e Imperatore Vittorio Em a­
nuele III e ai suoi Reali successori ».
« La potenza dell'Italia è la più sicura difesa per i con­
fini dell'Albania. Vengono cosi assicurate la difesa g e ­
nerale, l’unione nazionale e la nostra sovranità. L'Albania
conserverà, come abbiamo detto, la propria bandiera che
è la bandiera di Scanderbeg, il quale ne aveva stabiliti i
— j tS -

colori por la gloria elei suo popolo fiero ed unito. Questa


bandiera ha sempre sventolato a fianco della bandiera ita­
liana ».
« fi conseguenza naturale di tutto questo che l ’Albania
avrà finalmente l’organizzazione di un Paese moderno, e
con l'aiuto del grande Governo italiano avrà opere pubbli­
che, benefici morali e materiali e soprattutto le proprie
scuole che riusciranno a sradicare l'analfabetism o e ad a s­
sicurare a tutto il popolo e dappertutto la cultura neces­
saria ».

Xhafer Vpi legge quindi il testo della seguente mo­


zione, che provoca entusiastici e vibranti applausi da
parte dell'Assemblea e delle tribune, e viene quindi
approvata per acclamazione :
<> L ’ Assemblea nazionale costituente, rappresentante
il popolo albanese ed interprete della sua volontà, riu­
nita in Tirana il 12 aprile 1939. anno X V II dell’era
fascista, delibera quanto segue :
« 1). il regime esistente in Albania è decaduto; la
Costituzione, emanazione di questo regime, è abro-
gata ;
» 2). è costituito un Governo nominato dall'As-
semblea investita di pieni poteri;
«3), l’ Assemblea dichiara che tutti gli Albanesi
memori e riconoscenti dell’opera ricostruttiva data dal
Duce e dall'Italia fascista per lo sviluppi» e la pro­
sperità dell'Albania decidono di associare più intima­
mente la vita e i destini dell'Albania a quelli dell’ l-
talia, stabilendo con essa vincoli dì una sempre più
stretta solidarietà. Accordi ispirati a questa solidarietà
saranno successivamente stipulati fra l’ Italia e l'A l­
bania ;
»4), ¡ ’Assemblea nazionale costituente, interprete
dell'unanime volontà di rinnovamento nazionale del
popolo albanese e quale pegno solenne per la sua rea­
lizzazione, decide di offrire nella forma di una unione
personale la corona d'Albania a Sua Maestà Vittorio
Emanuele 111 Re d'Italia e Imperatore d ’ Etiopia, per
Sua Maestà e per i suoi R eali discendenti •».
— H9 —

• • •

Avendo il nostro Sovrano accettato la corona di


Scanderbeg, offertagli nei giorni seguenti in forma so­
lenne a Rom a, venne subito sottoscritto fra il Luogo­
tenente di S . M. e il Presidente del Consiglio alba­
nese un primo accordo per cui « I cittadini del He.
gno d ’Albania in Italia e i cittadini del Regno d'Ita­
lia in Albania godranno di tutti i diritti civili e poli­
tici di cui godono nel rispettivo territorio nazionale ».
In seguito il Governo italiano e il Governo albanese,
mossi dal desiderio di rendere sempre più inlima la
collaborazione fra loro esistente, hanno stabilito un
— Ho —

accordo relativo a ll’ unificazione dei servizi diplomatici


consolari dei due paesi ed al Passandoti e da parte del-
Ì Italia della rappresentanza internazionale d ell’ A l­
bania.
Il giorno 4 giugno 1939 (nella ricorrenza della Fe­
sta dello Statuto italiano) S . M. il R e Imperatore si
degnava di elargire al popolo albanese il seguente
S t a t u t o , composto di 54 articoli, riuniti in sette ti­
toli :
Il primo, che contiene le disposizioni generali, dispone,
a ll’art. 1, che lo Stato albanese è retto da un Governo mo­
narchico-costituzionale. Il trono è ereditario secondo la leg­
ge salica della Dinastia di S. M. Vittorio Kmanuele III
Ke d'Italia e di Albania, Imperatore d'Etiopia.
L ’art. 2 prescrive che la bandiera albanese è rossa e ca­
ricata, al centro, dell'aquila nera bicipite, col segno del F a ­
scio Littorio.
L ’art. 3 stabilisce che la lingua ufficiale dello Stato è
l’albanese.
L 'art. 4 prescrive che tutte le religioni sono rispettate.
Il libero esercizio del culto e delle pratiche esteriori è g a ­
rantito conformemente alla legge. Il potere legislativo (ar­
ticolo 5) è esercitato dal Re con la collaborazione del Con­
siglio Superiore Fascista Corporativo.
L 'a rt. 6 stabilisce che il potere esecutivo appartiene al
Re, e l'art. 7 che la giustizia emana dal Re ed è ammini­
strata in suo nomo dai giudici che E gli istituisce.
l.'interpretazione delle l.eggi (art. 8) in modo per tutti
obbligatorio, spetta esclusivamente al Potere legislativo.
L 'a rt. 9 stabilisce che l’ordinamento delle istituzioni co­
munali e provinciali è stabilito per legge.
Il secondo titolo, che tratta del Re, riproduce in gran
parte le corrispondenti disposizioni dello Statuto fonda-
mentale del Regno d'Italia.
Anche il titolo terzo, relativo al Governo del Re, è ispi­
rato alle disposizioni dello statuto del Regno relativo ai
Ministri.
Il quarto titolo riguarda la costituzione e il funzionamen­
to della Cam era legislativa che è designata col nome di
Consiglio Superiore fascista corporativo.
Gli articoli di questo titolo sono i seguenti :
— u t —

Art. 26. - Il Consiglio Superiore fascista corporativo è


formato dai componenti del Consiglio centrale, del Partito
fascista albanese, dai componenti effettivi del Consiglio
centrale dell’economia corporativa. La composizione del
Consiglio centrale del Partito fascista albanese e quella
del Consiglio centrale dell 'economia corporativa non pos­
sono essere modificati che per legge.
Art. 27. - I Consiglieri devono possedere i seguenti re­
quisiti : a) aver compiuto l ’età di 25 an ni; />) godere dei
diritti civili e politici; c) riunire in s i gli altri requisiti vo­
luti dalla legge.
Art. 28. - La competenza ad accertare l'esistenza delle
condizioni di ammissione dei Consiglieri, spetta a una Com­
missione composta dal Presidente e Vice-Presidente del
Consiglio Superiore fascista corporativo.
Art. 2 g . - I Consiglieri, prima di essere ammessi all'e­
sercizio delle loro funzioni, prestano giuramento di essere
fedeli al Re, osservare lealmente lo Statuto e le leggi dello
Stato e esercitare le loro funzioni col solo scopo del bene
inseparabile del Re e della Patria.
Art. 30. Ai Consiglieri spelta una indennità annua
determinata per legge.
Art. 3 1. - 1 Consiglieri decadono dalla carica col deca­
dere della funzione esercitata nei Consigli che concorrono
a formare il Consiglio Superiore fascista corporativo.
Art. 32. - 11 Consiglio Superiore Fascista Corporativo
è convocato dal Re. A l Re appartiene altresi di stabilire
le sessioni e prorogarle.
Art. 33. - Il Presidente ed i Vice-Presidenti del Consi­
glio Superiore Fascista Corporativo vino nominati dal Re.
Il Presidente del Consiglio Superiore Fascista Corporativo
nomina le altre cariche stabilite nel regolamento del Con­
siglio Superiore.
Art. 34. - Nessun oggetto può essere messo all'ordine
«lei giorno del Consiglio Superiore Fascista Corporativo
senza l'autorizzazione del Re.
Art. 35. - Le sedute del Consiglio Superiore Fascista
Corporativo sono pubbliche, ma quando i Ministri lo ri­
chiedano esso può deliberare in segreto.
Art. 36. - L e votazioni hanno sempre luogo in modo
palese.
Art. 37. - I disegni di legge approvati dal Consiglio
Superiore Fascista Corporativo sono presentali alla san-
— 127 —

/ione del Re. Il Re può rifiutare la sanzione. ligli può chie­


dere anche una seconda discussione dei disegni di legge.
Art. 38. - Il Consiglio Superiore Fascista Corporativo
determina con un proprio regolamento interno il modo se­
condo il quale deve esercitare le proprie attribuzioni.
Art. 39. - Il Consiglio Superiore Fascista Corporativo
ha il diritto di accusare i Ministri del Re per i reati com­
messi nell'esercizio delle loro funzioni e di tradurli davanti
all’ Alta Corte di giustizia.
Il Titolo 5 tratta della Giustizia. Ne riportiamo gli a r­
ticoli.
Art. 40. - L'organizzazione e le competenze dei Tribu­
nali Mino stabiliti per legge.
Art. 4 1. - 1 giudici nell esercizio delle loro funzioni sono
indipendenti. Kssi sono inamovibili, conformemente alla
legge suH’ordinamento giudiziario.
Art. 42. - Nessuno può essere distolto dai suoi giu­
dici naturali. Non potranno perciò essere creati Tribunali
straordinari, tranne nei casi previsti dalla legge.
Art. 43. - Per giudicare i Ministri accusati, il Consiglio
Su|H-riore Fascista Corporativo è costituito in Alta Corte
di Giustìzia. Kssa si compone di no\e membri, nominati
dal Re.
L e norme relative all'ordinamento dell’ Alta Corte di giu­
stizia e all'esercizio 1Ielle sue attribuzioni sono stabilite per
legge.
Art. 44. Le udienze dei tribunali in materia civile ed
i dibattimenti in materia penale saranno pubblici, confor­
memente alle leggi.
Il Tìtolo 6 « Dei diritti e dei doveri dei cittadini » si
ispira fondamentalmente ad analoghe disposizioni dello
Statuto del Regno d'Italia.
Il Titolo 7 comprende le disposizioni finali secondo cui
sono abrogate tutte le leggi contrarie allo Statuto e sì
stabilisce che questo entri in vigore «la domani 4 giugno.

• • •

Dopo l'unità «lei «Iti«“ p«»poli nei diritti civili e po­


lìtici, e dopo la Statuto elargito dal dupli«'«* Sovrano,
è venuta anche l'unificazione delle F o r z e A r ì i a t k dei
due Paesi, con l’incorporazione delle truppe albanesi
— tij —

(Esercito, Gendarmeria e Guardie di confine) nelle


Forze armate italiane. A gli ordini del R e Imperatore,
e sotto la guida del Duce, le truppe albanesi, oggi
anche triip|H- italiane, possono legittimamente dichia­
rarsi orgogliosi! di far parte di un Esercito di alte tra­
dizioni, ed aspirare a difenderne le future immanca­
bili glorie.
Per l’organizzazione militare dell'Albania è previ­
sta intanto la costituzione di un Comando Superiore,
retto da un generale designato d ’ Armata, due Corpi
d ’ Armata, sei Divisioni di cui una corazzata, truppe
supplettive e servizi di Corpo d ’ Armata. Tale organiz­
zazione, compresa quella territoriale (comandi di zona,
distretti, depositi, magazzini, ecc.), comporta un note­
vole organico di ufficiali generali, superiori e inferiori,
in aumento agli organici vigenti. In tale aumento è
compresa la immissione degli ufficiali provenienti dal-
l’ Esercito albanese. A tale scopo è stato presentato al­
la Camera dei Fasci e delle Corporazioni un disegno
di legge.

25. Nuova vita dell’Albania.

Non è facile impresa fissare in p<iche pagine tutto


il fervore di nuove «»pere d ’incivilimento dell'Albania,
rispecchiato da recenti disposizioni di I-egge del Go­
verno italiano e da molteplici iniziative pubbliche e
private. Cercheremo di riassumere le une e le altre nel­
lo Messo ordine con cui abbiamo esaminato le Condi­
zioni demografiche e sociali (Cap. Ili), e lo Sfruì la­
mento delle risorse naturali (Cap. IV).
A pochi giorni di distanza dalla nostra occupazione
militare si cominciano a riconoscere i benefici effetti.
Il contegno impeccabile delle truppe, le dislribuzit»ni
di viveri e l’assistenza data alla popolazione dalle n<*-
stre colonne in marcia, il prodigarsi dei nostri medici
militari tutte le volte che il loro intervento è stato ri­
— 124 —

chiesto, c il modo premuroso in cui l ’intervento è av­


venuto hanno creato ovunque simpatie sempre più va­
ste’. Dove |x>i si conoscevano già gli Italiani essi sono
siali attesi ansiosamente, invocati, e una volta giunti
finalmente, circondati dal più caloroso entusiasmo.
Ilo accennato all'assistenza sanitaria, perché que-
sia rappresenta un altro grave problema. Non solo,
infatti, si riscontra ovunque l'edilizia in pieno abban­
dono e la viabilità in disordine, ma anche l’ igiene vi
è sconosciuta. Anche in zone dove l’acqua abbonda,
essa viene a mancare negli abitati per l'assenza di ac­
quedotti ; nulla si £ fatto per eliminare o almeno com­
battere la malaria nei terreni acquitrinosi. Famiglie in­
tere vivono in pericolosa promiscuità di ambienti, pri­
vi d ’aria e insufficientemente proietti dall'incostanza
del clima. Il passato regime, ha lasciato dietro di sé
il paese immiserito e sfruttalo; lo scarso e inadeguato
nutrimento e le facili infezioni mietono vittime tra i
bambini nei primi anni d ’età e minacciano continua­
mente la vita delle madri ; gran parte del popolo è in­
sufficientemente nutrita, e inadeguatamente alle con­
dizioni del clima, debilitandosi e presentando cosi una
resistenza minore alle malattie.
L'esempio della colonizzazione in ambiente igienica­
mente sano venne gii» dato dalle aziende agricole so­
pra ricordate, e verrà ribadito tra poco dai nuovi po­
deri destinali da apposito Fnte a famiglie di Italiani
rientrati dall'estero. Vi sarà largo posto anche per la
mano d'opera indigena nel comprensorio di 400a et­
tari, presso Tirana, che verrà appunto affidato agli
agricoltori italiani rimpatriati, dove ci sarà pane per
lutti.

• • •

Non saranno trascurate le r ic e r c h i : m i n e r a r ie ; me­


rita anzi di essere segnalato il programma inteso ad
accertare, anche in altre zone fuori di Devoli, le ul­
teriori possibilità |M-irolifcre deH’ intera regione. Tali
— 1*5 —

ricerche si effettueranno precisamente ove gli studi fi­


nora compiuti hanno rivelalo condizioni favorevoli.
Come è noto, la zona finora accertala come produttiva
di questa regione, ha una estensione di circa settecento
ettari. La valutazione, anche recentemente confermata
dal Ministro delle Comunicazioni a l Senato, delle ri­
serve totali contenutevi, ammonta a circa 12-15 milio­
ni di tonnellate di petrolio estraibili, quantitativo che
è lecito ritenere suscettibile di ulteriori, soddisfacenti
aumenti.
Se si tiene conto che su questa zona, dal 1935. anno
nel quale ha avuto inizio lo sfruttamento, sono stati
perforati 445 pozzi produttivi per circa 347 chilometri
com plessivi; che dalla produzione di petrolio di mille
tonnellate dello stesso 1935 si è giunti alle 15 mila ton­
nellate mensili attuali, corrispondenti ad un totale di
circa duecentomila tonnellate annue; e che il ritmo di
produzione risulta attualmente ancora più intensificato
tanto che si ritiene fondatamente di poter giungere,
anche prima della fine del corrente anno, ad un quan­
titativo di trecento mila tonnellate, non si può fare a
meno di notare l'imponenza del cammino percorso,
la potente attrezzatura di cui dispone l’A .I .P .A . non­
ché la fede, l'operosità e la tenacia di cui danno co­
stantemente prova dirigenti, tecnici e maestranze ope­
raie, sono state le migliori leve per il conseguimento
di si apprezzabili risultati.
L ’ Azienda è oggi in gradi» di perforare ogni anno
150 nuovi pozzi della profondità media di circa 750
metri, per un totale di perforazione annua di oltre 170
chilometri. «, grazie all'oleodotto della lunghezza di
74 chilometri, congiungere il camp«» di Devoli alla
baia di Valona, sono state finora trasportate in Italia
per la loro utilizzazione circa 350 mila tonnellate di
petroli«*.
Ma qualun«|ue cosa avvenga — osservava il citai«»
Indro Montanelli — l’economia albanese continuerà
ad essere l*s' economia A(iKtrnt\ ; la sua ricchezza non
è sotto la terra, ma sopra la terra, in «|uella crosta
— 126 —

nera, fonda, grassa dove il grano cresce da sé. Se


non che questa crosta, ha su di sé due maledizioni :
una é l'acquitrino, l’altra è la ripartizione. La prima
costituisce un problema che, se fosse facile a risolversi
come è facile ad enunciarsi, a superarlo ci vorrebbe
poco. Fcco qua cosa succedi»: l'A lbania è solcata da
fiumi che soffrono di una strana malattia, quella che
gli specialisti chiamano la « giovinezza geologica»:
fiumi capricciosi che, non essendosi scavato un letto
abbastanza largo nelle montagne dalle (piali partono,
arrivano al piano con tale furia che svellono e por­
tano con loro masse di terra che poi si deposita e fa
palude. (Juesto produce una maremma neghittosa e
fertilissima ma infestata dalle zanzare. Si tratta, per
guarire questo malanno, di riprendere i fiumi alla loro
origine e di rieducarli, facendo loro un letto nel quale
non ci si trovino come Proclisie e quindi giungano al
piano con più ragionevoli propositi ».
L ’altra maledizione è il latifondo con tutto ciò che
esso comporta di ingiustizia distributiva e di altri de­
plorevoli fenomeni economici e sociali. Ma con questa
aggravante : che in Albania per vincere il latifondi»
una legge non basta per l’impreparazione delle masse
a una ripartizione più equa. Il latifondo qui è un dato
di fatto psicologico e sarà difficile smantellarlo. C i vor­
rà un esempio in grande, che faccia da lezione; e que­
sta lezione la debbono dare — a nostro pari-re — i
contadini italiani ».
Fin qui il citato giornalista, il quale oggi potrà con­
fortarsi perché « ¡'esem pio in grande che faccia da le­
sione » venne dato proprio in questi giorni dal Go­
verno fascista con la promessa demolizione del feuda-
lismo e del latifondi» in Sicilia.
Né meno importanti sono le r is o r s e f o r e s t a l i . I
giudizi nella loro consistenza s«»no stati e sono tuttora
discordi ; ma bisogna pensare che certi boschi appa­
iono attualmente privi di interesse commerciale per­
ché siti in regioni scarsamente accessibili. Fssi diver­
ranno sfruttabili (piando l’Albania avrà le sue strade.
— 1*7 —

e quando il corso di alcuni dei suoi fiumi sarà rego­


lato in maniera da renderlo adatto ai trasporti. £ an­
che vero che l’incuria e l’ignoranza hanno depaupe­
rato, e a volte dilapidato grandi z<*ne boschive: il l»e-
stiame, cui si permette di mangiare i germogli delle
piante, ha persino perduto l'abitudine di chinarsi a
brucar l’erba. Ma qui appunto risulterà preziosa l'o ­
pera della « Milizia forestale », che la disciplina del
pascolo e del taglio varrà a rigenerare il bosco, cui la
buona terra offre tutte le possibilità.

• • •

L'no dei primi atti di carattere commerciale inter­


venuto fra il Governo italiano e quello albanese fu la
C o n v e n z i o n e Et(ȓoMicowooGAKAi.E-vAi-UTARiA firmata in
Tirana il 20 aprile c. a., per la quale i due Governi,
nel quadro della Sovranità dei due rispettivi Stati, con­
vengono quanto segue :

U n io n e o o g a x a l k .

Art. 1. - Il Regno d'Italia e il Regno d ’ Albania « un >


costituiti in Unione doganale. Pertanto i territori dei due
Stati saranno considerali, agli effetti dell’applicazione della
tariffa e delle altre leggi doganali, come formami un solo
territorio. Salvo le eccezioni previste da questa conven­
zione, vi sarà fra il Regno d 'Italia e il Regni» d ’ Albania
piena e intera libertà di commercio per modo che le merci
italiane spedite in Albania e le merci albanesi spedile in
Italia saranno considerale come merci nazionali, spedile
da un porto all'altro dello Stato.
Art. 2. - Dai due Stati compimenti l’ Unione doganale
ila Io-albanese saranno applicati :
<i) i dazi doganali previsti in ogni tempo dalla tariffa
generale ilei Regno d 'Italia o quelli più ridotti stabiliti con
legge autonoma del Regno d 'Ilalia o risultanti da Trattati
o Convenzioni doganali da questo stipulali con terzi Stati ;
— Ili —

h) la legge doganale italiana, il relativo regolamento,


il repertorio per l'applicazione della tariffa doganale e ogni
altra disposizione vigente in Italia o che sarà emanata in
Italia, in quanto l’ unione doganale, in rapporto alle sue
finalità, ne implichi l'applicazione e non contrasti con le
disposizioni della presente Convenzione.

I m p o st e e tasse.

Art. 3. - Il Regni» d 'Italia e il Regno d'Albania conser­


vano piena autonomia nei riguardi delle rispettive impo­
ste e tasse interne, anche se, per le merci importate ed
esportate dagli uffici doganali a ll’atto dell'importazione e
dell’esportazione a titoli» di sopratasse di confine, di addi­
zionale di tassa di vendita, d'im p.ista di consumo c simili.
Nel caso che dette imposte non siano comuni ai due Stati,
lo Stato nel quale esse sono in vigore avrà facilità di ri­
scuoterle anche sulle merci provenienti dall’altro Stato t*
le rimborserà sulle merci spedite nell’altro Stato, se il rim­
borso è ammesso per disposizioni di carattere generale
alla esportazione verso ogni altro Paese. Nel caso che le
dette tasse e imposte siani» applicate in entrambi gli Stati
dell'L'nione dipan ale, ma in diversa misura, la riscossione
e il rimborso saranno limitati alla differenza.
Art. 4. - La presente Convenzione non modifica nei due
Stati contraenti il regime delle merci che nel Regno d 'I ­
talia o nel Regno d'Albania sono attualmente oggetto di
monopolio di produzione, d’ importazione, d ’esportazione
o di vendila, direttamente esercitato dallo Stato in propria
regia o dato in concessione ad altri Enti. A qui-sto riguar­
do i due Stali contraenti si riservano di concludere sepa­
rati accordi. Fino a quando con tali accordi non sarà di­
versamente stabilito, le merci che sono oggetto di mono­
polio dì uno dei due Stati potranno esservi introdotte dal­
l'altro Stato od esserne spedite con destinazione all’altro
S ta to ; alle condizioni prescritte per le merci della stessa
specie importate od esportate per ogni altro Paese.
Art. 5. - I .’ l ’ nione doganale italo-albanese applicherà
le disposizioni e le prescrizioni vigenti nel Rejjno d'Italia
per quanto concerno i divieti d ’ importazione e di esporta­
zione attinenti alla politica degli scambi con l'estero e le
deroghe che a tali divieti possono essere accordate per de­
— 119 —

terminate merci o per determinati contingenti. Parimenti


si applicheranno nel territorio della l Tnione doganale le
speciali disposizioni disciplinanti nel Regno d 'Italia, anche
con particolare riguardo ai traffici con l'estero, la produ­
zione, la raccolta e la distribuzione al consumo di deter­
minate merci.
Art. 6. - Ciascuno dei due Stati contraenti si riserva il
diritto di applicare ai traffici con l'altro Stato i divieti e
le prescrizioni che saranno da esso ritenuti indispensabili
per garantire la sicurezza e l'incolumità pubblica, per im­
pedire il propagarsi di epidemie e di epizoozie c |:er pro­
teggere le proprie colture dalla importazione e dalla pro­
pagazione di insetti o altri parassiti nocivi.

T r a t t a t i c o m m e r c ia l i.

Art. 7. - Il Regno d ’ Italia e il Regno d ’Albania p r o c u ­


reranno di ottenere che i T rattali e gli Accordi di carattere
commerciale-doganale e valutario, in vigore fra l’ Italia ed
altri Stati, siano estesi anche al Regno d'Albania. Conse­
guentemente, quest'ultim o metterà fine, alla più vicina
scadenzi«, ai Trattati c agli Accordi di carattere commer-
ciale-doganale attualmente esistenti fra l’Albania e terzi
Stati. La stipulazi«>ne di Trattati e Accordi di carattere
c o m m e r c i a l e - d o g a n a l e e valutario I r a I’ Unione doganale
¡talo-alhancse e terzi Stati rimane affidata a ll'Italia, nel­
l'intesa che, a tutela di s p e c i f i c i interessi dell'Albania, dele­
g a li del Governo albanese faranno p a r t e delle Delegazioni
incaricate dal Governo italiano dei relativi negoziati.
A rt. 8. - La gestione delle dogane dell’ Unione doganale
italo-albanesc e dei relativi servizi di vigilanza sulle fron­
tiere di terra e di mare è assunta dall'amministrazione do­
ganale italiana con le condizioni che saranno stabilite nel­
l’accordo dì cui al successivo Art. 9. D ella amministra­
zione prenderà a proprio carico le relative spese. I pr«>-
venli doganali riscossi nel Regno d ’ Albania si intenderan­
no rimborsati a ll’ Krario albanese, secondo quanto è di­
sposto all’ Art. 17.
Art. 9. - Le disposizioni di cui agli articoli precedenti
saranno applicate a decorrere dalla data che verrà stabilita
con ulteriore accordo fra i due Governi. Tale accordo sarà
concluso non olire il 3 1 m aggio prossimo e dovrà, fra l’al-
— 130 —
Irò, disporre e disciplinare l ’urbanizzazione tecnica, ammi­
nistrativa c contabile dei servizi, la sistemazione del per­
sonale attualmente in servizio presso le «locane albanesi,
nonché la materia delle agevolezze doganali. Rimane sin
da ora inteso che le bollette doganali, i manifesti da usar­
si presso le dogane albanesi saranno impressi in lingua ita­
liana ed in lingua albanese. Entrambe le lingue potranno
essere adoperate nella compilazione delle dichiarazioni do­
ganali, dei manifesti e degli altri atti ufficiali <le Ile dogane
stesse.

C o per tu r a e banconote .

Art. io. - Il valore del franco albanese è ragguagliato


alla lira italiana ad una parità fissa di lire 6,25 per ogni
franco albanese.
Art. 1 1 . — I-<a copertura della circolazione della Banca
Nazionale d'Albania sarà costituita da lire italiane in ban­
conote o altri credili sulla Banca d'Italia. Pertanto il fran­
co albanese verrà a gvidere della copertura aurea corri­
spondente a quella della lira italiana.
Art. 12. - £ istituito in Albania il monopolio del com­
mercio dei cambi e delle divise. Tale monopolio è affidato
alla Banca Nazionale d ’ Albania, che lo eserciterà in con­
formità alle disposizioni vigenti in materia in Italia.
Art. 13 . - Le banconote in franchi albanesi, emesse dal­
la Banca Nazionale d ’Albania, sono convertibili a vista,
mediante assegni «>d ordini di versamento, nell’ equiva­
lerne ammontare di lire italiane utilizzabili in Italia. Le
Itanconote stesse saranno, altresì, convertibili in altra va­
luta con l'osservanza delle disposizioni sul monopolio dei
cambi di cui all’articolo precedente.
A rt. 14. - Per la coniazione delle monete la Banca N a­
zionale d'Albania si servirà della R. Zecca italiana adot­
tando il metallo e la lega usati per la coniazione delie mo­
nete italiane. Per la stampa delle sue banconote la Banca
predella si servirà delle officine dello S ia lo italiano e della
lianca d'Italia.
Art. 15. - A partire dalla data di entrata in vigore della
presente Convenzione s'intendono abrogate o modificate
le disp«>sizioni della I-egge albanese sull'ordinamento mo­
n d an o .
— 1 31 —

Art. 16. - Il Governo albanese faciliterà, in pieno accor­


do col (ìoverno italiano, con ogni mezzo a sua d ep o si­
zione e in particolare con l’accoglimento di domande di
concessione, la realizza/ione di quelle iniziative che siano
capaci di valorizzare, anche attraverso la creazione di co­
municazioni e di servizi, le possibilità economiche alba­
nesi.
Art. 17 . - Il Regno d 'Italia si obbliga a corri sp« inde re
al Regno d’ Albania, a decorrere dalla data di entrata in
vigore dell’accordo previsto all'A rt. 9, la somma annua
di 15 milioni di franchi albanesi, come corrispettivo della
diminuzione determinata dall’applicazione di detto accordo
nei proventi del bilancio statale albanese, nonché a soddi­
sfacimento di ogni altro impegno d d l'Ita lia in essere alla
data della firma della presente Convenzione e come con­
tributo per l'assestam ento del bilancio stesso. Il versa men­
to della somma suindicata sarà effettuato con le modalità
che saranno stabilite d'intesa tra i ministri delle Finanze
dei due Stati. Qualora gli introiti netti «Ielle dogane a l­
banesi superino la somma annua di 9 milioni di franchi
albanesi, la differenza in più sarà portata in aumento della
suindicata somma di 15 milioni di franchi albanesi.

• ••

Nel campo dell 'INDUSTRIA i giornali hanno riferito


che gli industriali dello zucchero hanno espitsto al
Duce i risultali soddisfacenti ottenuti nelle prove di
coltivazione della barbabietola in Albania, negli anni
passati, prospettando l'opportunità di far sorgere uno
.stabilimento capace di produrre tutto lo zucchero ne­
cessario al consumo di quel Paese. Il Duce ha appro­
vato, impartendo le direttive per l'immediata costru­
zione dello zuccherificio.
Sorgeranno altresì nei principali centri fo rvi elet­
trici e panifici moderni, per iniziativa della Confede­
razione Fascista del Commercio; la quale ha pure mes­
so allo studio la costituzione di varie C o m p a g n ie m e r ­
c a n t il i , e precisamente :

1) una Compagnia per l'impianto e la gestione


- 132 -

di macelli nei principali centri dell’ Albania e per lo


sfruttamento dei sottoprodotti;
a) una Compagnia per la raccolta e la vendita del­
le uova e per l’esportazione dei quantitativi eccedenti
al fabbisogno albanese;
3) una Compagnia per l'impianto e la gestione
di magazzini generali nei centri maggiori e special-
mente nei porti ;
4) una Compagnia per l'impianto e la gestione
di empori alimentari per la distribuzione a ll’ ingrosso
e al dettaglio dei principali generi di consumo, allo
scopo particolare di fare opera calmieratrice sui prezzi.
A sua volta la Federazione nazionale venditori am­
bulanti lui prospettato la possibilità di organizzare fie­
re annuali dei prodotti italiani a Tirana e di istituire
mercatini con spacci ambulanti presso i cantieri per
opere di bonifica e stradale, collegandoli a questo
scopo con gli empori alimentari costituiti dall'appo­
sita Compagnia.

• • •

Fin dai primi giorni della nostra occupazione il Ge­


nio militare italiano procedeva a riattare ponti, rettifi­
care percorsi di strade, ecc., mentre erano in corso la­
vori di manutenzione ordinaria e di ampliamento stra­
dale con l’impiego di mano d ’opera albanese, e poco
più tardi si è costituito a Tirana un S e r v iz io st r a d e
che ha iniziato la sua attività il 5 maggio. Sono già
stati appaltati a ditte italiane i lavori di sistemazione
e di completamento di 1200 chilometri di strade, com­
prendenti la quasi totalità delle direttrici più impor­
tanti dell'Albania.
Tali lavori consistono nelle s t r a d e di g T a n d e comu­
nicazione (km. 750), nell’allargamento della sede a 7
metri previe quelle rettifiche e quelle varianti al ti me*
triche e pianimetriche necessarie per rendere le strade
— 133 —

adatte al traffico di autocarri con rimorchio, nell'am-


plia mento, pavimentazione e bitumatura del piano \ia-
bile, che risulterà in definitiva della larghezza di 6 me­
tri. Su queste direttrici sono da eseguire circa So km.
di strada nuova per completamenti e per radicali mo­
difiche di tracciato.
Per le strade di minor traffico (km. 450) i lavori com­
prendono pure rettifiche altimetriche e pianimetriche
per rendere agevole un traffico anche pesante, sia pure
escludendo il rimorchio, l'allargamento della sede a
6 metri con 5 metri di piano viabile cilindrato e an­
eli« bitumato per alcune direttrici. Anche su queste
strade le varianti assumono grande importanza per
adeguarle alle esigenze del traffico. I.e imprese hanno
iniziato subito la loro attività, anche in attesa dell’ar­
rivo delle attrezzature in viaggio e già nella scorsa set­
timana si avevano al lavoro mille operai, che verranno
almeno raddoppiati nella settimana prossima, mentre
nel mese di giugno il ritmo dei lavori sarà p«»rtalo alla
massima intensità. In due anni i lavori finora appal­
tati e quelli su qualche altra direttrice (km. 300 circa)
di cui si manifesta già l’importanza per la valorizza­
zione del territorio, saranno completi e l’ Albania avrà
così in breve tempo una rete di 1500 km. di strade im­
portanti, efficienti per un alto traffico, con caratteri­
stiche moderne paragonabili alle migliori strade ita­
liane.
Delle F e r r o v ie albanesi si è molto discusso, con i
pareri più disparati : chi vorrebbe farne a meni» inte­
ramente. fidando suH’automobile; chi pensa ad alcune
linee principali — le celebri transbalcaniche di cui
si parla da cinquantanni — che dovrebbero andare
da Valona a Salonicco ed «»lire, oppure «ingiungere
Scutari attraverso la valle del Drin con la rete ferro­
viaria jugoslava, ecc. I-a verità è forse nel mezzo : al­
l'Albania gioverà forse qualche linea a scartamento
ridotto, sul genere di quelle da noi costruite in Luca­
nia e in Calabria o nelle isole. Ma a queste si penserà
nel futuro.
— >34 —

Per diversi anni non manca certo il lavoro agli Ita­


liani e agli Albanesi di buona volontà, ma intanto non
si perde tempo. Durante la recente visita di S . E . il
Ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano, si sono inaugu­
rati i lavori per il nuovo acquedotto della città di Va-
lona (nella regione Acquafredda); e presto saranno
pure dotate di sana acqua potabile le città di Berat e
di Argirocastro. In quegli stessi giorni a Tirana ve­
niva inaugurata una grande fontana, a conclusione del­
l'acquedotto costrutto in meno di tre mesi.
A queste opere pubbliche vanno aggiunte nella ca­
pitale uno stadio capace di 15000 persone, la nuova
sede della Luogotenenza, la prossima costruzione di
case per gli impiegati, di un grande albergo moderno,
della nuova sede della Banca Nazionale del lavo ro ,
ecc. £ pronto del pari il piano di bonifica del compren­
sorio di Durazzo, per l'estensione di 13000 ettari, ed
altre confortanti notizie hanno riportato i giornali negli
ultimi giorni di agosto del c. a., mentre altri grandi
Paesi d’ Europa erano già agitati dal fantasma della
guerra.*

8. Cfr. («. Cottol i ! (ilo 1.1 : Il sistema stradale delta nuova Al­
bania. (« I j i Stampa »). Torino, 25 agosto 1939.
N. N. : Xeli'Albania redenta - Sviluppo dei lavori pubblici ed
incremento dei traffici. (Ibidem). 27 agosto 1939-XVII.
I N D I C E

P R E F A Z I O N E ....................................................................................... 5
1 . . . . IL P A E S A G G IO N A T U R A L E A L B A N E S E (Condi­
zioni g e o fisich e )............................................................................ 7
I. Natura geologica del terreno - 2. Rilievo orografico • 3. Idro­
grafia superficiale e zona costiera - 4. Variazioni climatiche -
5. Flora e fauna spontanee.

1 1 . . . L E A L T E R N E V IC E N D E S T O R IC H E (S to ria di lotte
e di eroism i) ................................................................................ 27
6. Preistoria e civiltà greco-romana - 7. Storia medioevale e
moderna - 8. Epica resistenza contro l'IsIam - 9. Migrazioni e
colonie albanesi in Italia IO. Dal dominio turco alla guerra
mondiale.

I II.. L E C O N D IZ IO N I D E M O G R A F IC H E E S O C IA L I
(Cenno di geografia a n tr o p ic a )............................................. 49
II. Caratteri etnici e morali della popolazione - 12. Lingua e
dialetti. Religioni - 13. Usi e costumi del popolo albanese -
14. Condizioni demografiche e urbanistiche - 15. Istruzione
pubblica e difesa nazionale.

IV .. LO S F R U T T A M E N T O D E L L E R I S O R S E N A T U ­
R A L I (Cenno di geografia economica) ............................. 77
16. Giacimenti di minerali - 17. Agricoltura e foreste • 18. Al­
levamento del bestiame - 19. Industrie e commerci - 20. Vie e
mezzi di comunicazione.

V . . . L E R E L A Z IO N I IT A L O -A L B A N E S I (P olitica post­
bellica) ........................................................................................... 103
21. Delusione dei Trattati di pace - 22. Denaro e lavoro italiano
in Albania - 23. Malgoverno di Ahmed Zogu I - 24. Fusione dei
destini di due popoli - 23. Nuova vita dell'Albania.
B iB L IO T E C A
I. S. A.
VENEZIA 2 8 1
ANTONIO V a LLARD!, EDITORE - MILANO

Biblioteca di Cultura
S T O R IA R T E C N IC A D RLLR (IV U tlIO K I E D PLLR ÍC O P E S T T R A P P L I C A T E A L-
L 'i lt D V I T R I A

E
-

D ELLE
r iC C O L A S T O M A D E I V A R I P O P O L I -

P IC C O L E IN D U S T R IE
STO M A 0 « U t*A R T * •
I G I R X E P R O F E S S IO N A L E K F A M I L IA R E - S T O R IA E T E C K I C A liR L L K G R A N D I
C U LTU RE A G R IC O L E * LETTERA TU RA - P IL O -
i
S O F IA - G R O L O C .IA - A S T E O W O M IA f E C C . ...........................»

:: CON NUMEROSE ILLUS TRAZIONI ::

0 < n i num ero L . 3 — N u o ta e i a i o n i L. 4 — S u m e ro doppio L . 6

VOLUMETTI PUBBLICATI :

1 . I palloni dirigibili (Prof '({rasano 28. I Citli (A. Uccelli).


Federico). 24 Gli alimenti a la loro falaificaziani
2. Piccola storia dii pepai» Argentino (Dr. 0 . B. Bacciooi).
(U. Bi»“ioli). 25. L 'aria liquida a la tue applica­
3. Polli a pollai (Dr. P. Venino). z i o n i (Prof. F. Rosario).
4. La locomotiva a vapora (In#. 0 . 26. Tacchini, Faraona. Anatre. Oche.
Tbejr). Piccioni allev.) (Or. P. Veoinoi.
5. Il latta iDr. Carillo DArval). 27. Il ricamo nella ttoria a nell'arte
6. La ceramica (Prof. T. Curatolo). (Edvige Salvi).
7. I Preraffaelliti (A. B rw hi). 2#. Gli Arabi nella ttoria a nella ci-
viltà (A. Uccelli).
8. Dinamo a motori (Prof. L. Sartori).
29. Il cemento a le tua applicaziani
9. La Montagna (Prof. V. Monti). (In». A. Villa).
10. Piccala itaria dal papal* Francate 30. Piccola ttoria dal pepale Braiiliano
(Prof. B. Rinaldi). (Prof. G- Monache«).
11 . L'Aeroplano a l’ Avlitore (A. Me- 3 1. Il vino * la aua lavorazione (Dr. G
coni). Del Nero).
12 Concimi o concimazioni (Dr. P. 32. La terra e i tuoi tegretl (Dr. C.
Venino). Anfano).
1S-14. L’ autamabile ( 0 .Cattaneo) L . 6. 33. L'allevamento dei conigli e delle
15. La nava a la navigazione (Cap. E. cavie (Dr. P. Venino).
C. Branchi - Cap. A. Calerán). 34. La salute dell'operaio (Dr. G. M
16. I Filosofi italiani «al X al XVIII Castola).
tacólo (Dott.* C. Brachi) 35. Ferro, acciai* e loro lavorazione
17. Il «tondo PolarolProf. A. Fauttini). Un«. U. Savoia).
18. La carta (Prof. O. Cerati). 36. Piante da legno (Prof. M. Abbati«).
19 Radiografia é Radioscopia PrvJ. I. 37. Poeti italiani del Medio Ev* (Pro­
Scbir<c*glia). fessor à. Botti).
ÌO. Nozioni di frutticoltura (Dr. G. 38. Elementi di meccanica (Ing. A.Cat­
Dalmatml. taneo!.
SI. Microbi!, malattia infattiva a di- 39. OaH'eliveto aH'*leifici*(V.Caaieri )
tinlazioni <Dr. E . Bajial. 48. Piscicoltura di stagno. L'alleva­
Sì. Gii Accumulatori elettrici (Dr. 0 . mento della carpa (Dr. P. Acco­
Brocrhietti). rsane >.
WToMO VALLAR DI, EDITORE - MILANO
41. Elettricità e Magnetismo (Prof. L. 70. La Radiotelegrafia e la Radiotele­
Sartori). fonia (G. Chierchia).
4?. Le Religioni (Prof. 1. Bencivenni). 71. Le imposte dirette in Italia(Podila).
4:1. Il Cuore. Come si ammala e come 72. Medicina e chirurgia d'urgenza.
si cura. (Dr. M. Cassola). Noz. pratiche (Dr. A.DeCastro).
4). La Numismatica (Dr. .AI. Piccione). 73. I terremoti. Come studiarli e come
45. Macchine a vapore Motrici a stan- ( difenderai da casi (Dr. C.t’appello).
tuffo. Turbine ilng. A. Valiseli). 74. Piccola storia degli S. U. d’ America
46. La seta. Filatura « Tessitura mec­ (U. Biasioli).
canica (P. Fachini). 75-76. La telegrafia elettrica. Nozioni
47. Gelsicoltura (Prof. C. Fusehini). elem. (Cav. O. Perdominil L. 6.
48. La specie umana. I j»ojk»1i neutri, [ 77. La popolazione italiana e I suoi
rosai, bruni (Prof. A. Battuti). caratteri (Dr. C. Cozzi).
49. Il cotone. Filatu ra e Tessitura (In ­ 78. Il gas Illuminante (Dr. G. Majoli).
gegner L. Tonelli). 79. Piccola storia del popolo Russa
50. Piccola storia del popolo Inglese (Dr. B. De Hitis).
( S i . A lb a n i). 80. Impianti elettrici di illuminazione
51. Quanto si deve sapere del Codice e fii riscaldamento (G.Chierchia).
di Commercio (Avv. C. Pirone- 81. Il Nazionalsecialismo (F. Salva-
Chiodo). dori).
55. I bovini (Dr. C. Del Ho). 82. La veterinaria nella pratica del­
53. Il mio orto (Dr. G. Mascagni). l'agricoltore (Dr. A. Marchini).
54. Piccola storia del popolo Germa­ ; 83 Piccola storia dell* architettura
nica (N. D.iH'Arint). tDr. F. t.ipen).
65. Bachicoltura lE.Silvetti Cavallotti) 84 Nozioni di meccanica applicata
iProf. Dr. G. Zanetti).
56. Storia della pittura italiana dal
XIV al XIX secolo (A. Braschi). 85. La Oivina Commedia di Dante
Alighieri spiegata sinteticamente
ST. Il meccanico dilettante 0 II prepara­ al popolo IProf. C. Periui).
tore di esperieme (Dr. S. Boaio).
86. La motocicletta (Ing. F. Buffoni).
55. Quanto si deve sapere del Codice Pe
nalo e della Legge di Pubblica S i­ 87. L'agricoltore 0 la sua contabiliti
curezza (Avv. C. Pirone-Chiodo). (Dr. A. Marchiai).
59. La lana e la sua industria (Dr. A. 88 . Dante Alighieri (Prof. P. Petrocchi).
Bianchì). 89. Le Centrali elettriche (Ing. D. Ra-
60. Come vivono lo pianto 7 (Dr. Mi­ valico).
chele Ahhado). 90. Strumenti e misure elettriche
61. Piccola storia del popolo Rumeno (Dr. G. Zanetti).
(Dr. B. De Hitis). 91 Manuale di pratica commerciale
62. Il pano (Prof. O. Roncati). (Rag. F. Gennari).
6». Nozioni di viticoltura moderna 92. Le Assicurazioni (Rag. 15. Mai­
(Dr. G. Dalniasm). narli).
61. L'igiene nella cucina (A. Pettini). 93. La resistenza dei materiali (Guido
Minardi).
65. Lo pietre preziose iDr. E. Di Nola
e Dr. G. Malatesta). 91 Noto d'estimo (Ing. C. Manare-u).
66. L'apparato respiratori* (Dr. G. M. 95 Motori a scoppio1 liu. F. Bulloni'.
Cassola). 96. L'attica (Dr. G. Zanetti).
67. t filosofi italiani dal XVIII al XIX 97. Moneta, cambi 0 prezzi 1 Rag. U.
secolo (Dott.* C. Branchi). Caiani).
6$. Petrolio e derivati (Dr. E . Di Nola). 98. L'igiene sessuale ì Dr. L. Bellezza)
69. L'assistenza al malato in famiglia 99. Fabbricati ed opero rustiche (In­
(Dr. A. De Castro). gegner C. Maturasi).
ANTONIO VALI.ARDI. EDITORE — MILANO
100. Zootecnia (Dr. N. Chicchi»). 130. Piccola storia d*l nostro Esercito
101. Piante da giardino, da cottilo, (Eduardo Vermnni).
da finestra, da appartamento 131. Elementi di meccanica agraria
(li. Adler). (Ing. A. Pappo).
10!. Poeti italiani del Rinatcimento 132. Il Cane (Dr. C. Manetti).
o dell'età moderna (Dr. A.Tor- 133. Manualo di chimica analitica
tonto). pura e applicata. Anahni quali­
163. Nozioni elementari di Termologia tativa (A. Zucrlu).
(Dr. O. Zanetti). 134. Fauna marina (Dr. P. Pantizan).
104. I metalli rari (Dr. M. Mondina). 135. Apicoltura. Suzioni pratiche (O.
105. Il cavallo (Dr. N.Chm-hiai. Fiorentino Ijombromh
106. La conservazione dello frutta 136. La patata (Dr. P. Venino).
(Prof. li. Porlani). 137. Piccola storia del popolo Beloa
107. I suini (Dr. C. Manetti). (Prof. F. T. Contanhni).
108. Nozioni elementari di acustica 138. Il seme-bachi (Prof. li. Orandoti).
(Dr. G. Zanetti). 139. Manuale di chimica analitica
109. Preprioti chimiche degli elementi pura o applicata. Analisi quan­
o preparazione industriale dei titativa (A. Z occhi).
più comuni llng. G. inauro). 140. Parassiti animali dell'uomo l’ro-
110. La Caccia. Tecnica « balistica ci­ fesaor li. Grandori).
negetica (Ing. G. Frugoli). 141. Le registrazioni in conto corrente
1 1 1 . La Capra (Dr. C. Manetti). e In partita doppia (Dr.G. Mayr).
113 . Nozioni elementari di chimica 142. Distillazione rurale (Dr. A. De
inorganica (Ing. G. Lauro). Moni.
113. La Pecora (Dr. C. Marniti). 143. Televisione e Fototelegrafia (In­
114. Produzioni economiche e malattie gegner G. Annitrirti).
della pecora (Dr. C. Marniti). I t i. Nozioni di selvicoltur). (Dr. C.
115 1 16 . I generatori di vapore (Luigi Giamelli).
Rocchi) L . 6. 145. Anticrittogamici ed Insetticidi
117. Le macchine utensili per la lavo­ (E. Agustoni).
razione dei metalli (Ing. P. Bul­ 146. Lavorazione dei metalli a caldo
loni). o a freddo (M. Camminai.
118. Colonie d'Italia (A.Rocchi). 117. Ortaggi Dr. A. De Morii.
119. Lo Banche itiag. ti. Caiani). 148. Il mare nella natura (Capitano
120. La Fonderia (Ing. P. Buffoni). A. Caligari).
12 1. Poeti italiani nel Rinascimento 149. Caseificio (Dr. L . Minguzzi).
tPnrf. A. Butti). 150. Entomologia agraria (Prof. li.
122. Elementi di tecnologia tessile Orandoti ).
II. ItoixxKum). 15 1. Il Canarino, e i più comuni uccelli
1S3. Fauna lacustre <P. Pan-nzan). nostrani da gabbia (M. Fatila).
124. I prati alterni e gli erbai di legu­ 152-153. I Funghi commestibili e vele­
minose (Dr. A. Casci-Cenacn). nosi italiani (Pruf. A. (Unti) L .6.
125. Pompe t Compressori ilng.V. Bui- 154. Pesci ornamentali e l'allevamento
Ioni). dei Pesce rosso IP. Manfredi).
126. Tecnica e Arte del Film (Ing. A- 155. Ginnastica medica applicata (Dr.
Kani). Cario Rendano).
127. Armi antiche e moderno (Capi­ 156. Il Fascismo (Ugo Curata).
tano Arturo Zumo). 157. Giardinaggio (Dr. Gino Guerrini),
12S. Radiotelefonia llng. G. Maione). 158- Compendio della Guerra 1915-191B
129. Condotte forzate per distribuzione (A. Bocchi).
di acqua potabile tlng. V. Co- ! 159. Nozioni di diritto marittimo (Avv.
n e i!. Tom a» Gropillo).
ANTONIO VAI-LARDI, EDITORE — MILANO
100. Piant« e colture da Giardino (Dr. 175-176. Il caffè (Giov. Calderini). L . 6.
Gino Guerrini). 177. Applicazioni della Topografia
161. Etiopia o Etiopi (A. Bocchi). (Prof G. Busa Tucci).
162. Il motore a ciclo Diesel veloce 178. Il ritratto fotografico (Umberto
(Ing. Ilio G uido). De Luca).
163. La Peica sportiva (E. Baritoni).
179-180. Cine-proiezione modernatIng.
164. Dizionario di diritto civil« (Dot­ G. Maanino-Patan è). L . 6.
tor Angelo Massaro).
181. Olii, Grassi e Saponi (A. U. di
165. Malattie dello piante coltivate Ltuenberger).
(Doy. M. I-epore).
182-183. Impianti elettrici. (De-Amen-
166. Nozioni di topografia pratica ti). L . 6.
tl'rof. G. Busi Tucci).
167. I Cereali (Dott. A . Musinarra). 184. Triangolazioni o Pollgonazioni
t o p o g r a f ic h e (Prof. G. Busi
U N . I Gassogeni o le loro applicazioni Tucci).
(Ing. 8. De Capitani).
185-186. Zootecnia pratica (Prof. Pietrj
169. Tecnica della fotografia di ri prò* Barili). L . 6.
duziono (Umberto óu Luca).
187. Il Gatto (Dott. Michele Craveri).
170. Fotogrammetriaestoreofetogram-
metri* (ProL G. Btisà Tucci). 188. La Cambiale (Dott. Armando
Troni).
17 1. Il nuoto (Dott. li. Veachi).
172. Il Giornalismo. (l'go Cuesta). 189. Albania (Dott. Michele Craveri).
173. L'ingrandimento fotografico (C. 190. Motorista d'Aviazione (Ing. F .
De Luca). Buffoni).
171. Storia della Musica Italiana (S. 191. Note di Estimo edilizio (Ing. G.
Chietvghin). Albani).

O gni v o lu m etto L. 3 —
N uove ed izion i » 4 —
N u m eri doppi » 6 —

Rivolgersi al l' E d ito r e Antonio Valla rdi • Milano, Via S'.elvio, 22


BIBLIOTECA DI CULTURA

E L E N C O
DEI VOLUMI PUBBLICATI DIVISI PER MATERIA

S to r ia e T e cn ica d elle g ra n d i cu ltu re


e delle piccole in d u strie a g ric o le • Z o o tecn ia
falli • PolUI <%) dote di m i a o agrario 94/ Rozloni di selvicoltura (144
Concimi e Concimazioni 12' Z ootecn ia tu» A n ticrittogam ld od In settici­
Rozloni di Fruttlcoltu Piante da giardino, da cortile, di 145)
Tacchini. Faraone» A nitre, da finestra e da apparL 101; Ortaggi 147)
Oche, Piccioni sé) Il cavallo 105> Caseificio 149)
II Vino a la sua lavorai. 31 La coniar v a i. delta (ru tta 106 Entomologia agraria 1 0 I
L* allevamento dai Conigli • I suini UH Il Canarino e 1 più comuni uc­
dalla Cavia SHj La ca c cia f HO) celli noatranl da gabbia IM
Piante da Legno .'3HP La capra 111 I Ponghi com m eitlblll e vele-
D all’ Qliveto aU O leiflclo 39 U pecora 111} noti italian i l.».'I.V f
Piscicoltura di i l a { M 40 Produzioni economiche e ma* Pesci ornam entali e l ’alleva­
G elsicoltura (47j lattie della pecora I l i mento del pe»ce rosso 154;
I B o ria i 51} Fauna lacustre 1231 fi Giardinaggio 157»
II mls Orto SS' I prati alterni o gli orbai di Piante e e o li, da Giardino (180)
Bachicoltura S6) legvminoso i t i La pesca sportiva IM
Coma vivono lo p ian te? fio Elem enti di m ecc. agrar. 131 M alattie dello piante c o ll. 165}
Morioni di VIMooltura fiS II Cane I R I Cereali 167)
La veterinaria nella pratica Fanna Marina 114 II CaS4 175 176
dell* agricoltore « ) A picoltura i i 5 Razioni di Zootecnia prati­
L'agricolto re e la toa conta* La p atata IM ; ca 185-18«
kllltt -7? U sem e-U ch l 118 11 Gatto 187)

A p p licazion i m eccan ich e, e lettrich e , ecc.


I Palloni dirigibili l R o jion l di m eccanica appi. *4 Il motore a ciclo Diesel vaio-
La locom otiva a vaporo r4) La M otocicletta co 162)
Dinamo e Motori * Lo Centrali elettrich e 8») Tecn ica della fotografia di ri­
L ’ Aeroplano o I*Aviatore (11) U resilien za dei m ateriali W j produzione 161*
L'A utom obile 18-14 Motori a scoppio ed a combu­ Fotogram m etria e stereo foto­
La Keve e la navigazione 15 stione 95 gram m etria r . "
Radiografia e Radioscopia 19 I generatori di vapore 115 116 L* ingrandimento fotografico
GB A ccum ulatori e lettrici 22; M acchine U ten tili per la lavo­ 171)
La M acchina a Vapore 45 rartene del m etalli 117/ AppUcaziono della Topogra­
II meccanico dilettante 57) La Fonderia 12« fia I7 7 i
La Ra4te telegrafia e la Radio* Pompe e Compressori 125; fi ritra tto fotografico ( 178)
telefonia Jo Radiotelefonia ' 12» Cine-proiezione moderna {179
La Telegrafia e lettrica 75-76 Televisione e Fotote.'egr. 148 e tuo
Im pianti elettrici di illum ina- Lavorazione del m etalli a ca l­ Im p u n ti elettrici 182 183)
«tene e di riscaldam ento m». do o a freddo 146 M otorista d’ Aviazione (190,

Scien ze fisiche e ch im ich e


O e c s a a ll <1 m eccanica l i ; I P ro p e t.U chim ici». 4 e jl l «1*- pera e applicata. A n alisi
E le ttric ità a N a ts a lU n a ( l i ; m e sti i<w. q u a lita tiv a H3S)
» U am .aU a a l i a r , » l.t t r . » Iforlaal .U n ita ta ri <1 chim ica M u s a la 41 chim ica analitica
L 'O ttic a W Inorganica 112 p®ra a applicata. AobIìm
B a s iss i . 1. n u o t ili «I T e r s a - C a t t a t i , la n a ta par d iiu lh e - q n .n t iU liT S UH;
la ( U 101 itone d a c ^ ia p o litile l i » D iitilla d a s . rurale I *2)
R ottosi elem. 4i A c u t i« * IM . Manuale 41 chimica an alitica 0U1, Crawl e Saponi (181.
VNTONIO VALLARDI, EDITORE — MILANO

S to ria e T e cn ic a delle in v e n z io n i e delle scoperte


app licate a ll’ in d u stria
L i Ceramica <> La S eta (46) I Elem enti di Tecnol. tess. (122)
La Carta IH) Il Cotone 49' T ecn ica e arte del Film 126)
L ’aria liquida e sue applie. » La Lana e la tua lodu itrla 59 Arra! antiche e moderne 127
Ferro, Acciaio e loro lavor. ;tò) ; Il gas illum inante 7rt> 1 Gassogeni e loro appllc. I66i

Igiene P ro fessio n ale e F a m ilia re


Il latte 5) Il Cuore 43 Medicina e Chirurgia d’ ur­
Microbi! - M alattie Infettive - Il Pane ri-.», genza (7t)
Disinfczioni -M L ’ Igiene della cucina *U' L ’ Igiene sessuale 9H
Gli alim enti e le loro falsiR- L ’apparato respiratorio 6S) Parassitian lm . dell’ uomo 140
cationi ¿4) L'assistenza al m alato In fa­ G innastica medica applie. 155)
La salute dell'operaio (Si) miglia .t>9; Il nuoto 171.

P icco le storie dei v ari popoli


(dem ografia, religioni, e c c.)

Piccola storia del Popolo Ar­ Piccola storia del Popolo In­ Piee. storia del Pop. russo '79
gentino (2) glese • Co tonte d’ Ita lia l l é
Piccola storia del Popolo Fran ­ Piccola storia dei Popolo Ger­ Piccola storia dei nostro eser­
cese io manico ¡54) cito iato;,
G!i Arabi nella storia e nella P iccola storia del Popolo R u­ Piceola storia del Popolo B el­
Civiltà 2» meno *;i ga 137
Piccola storia del Popolo Bra­ Piccola storia degli S ta ti Uniti Compendia storico document.
siliano * * d'A m erica della Guerra I9 1 S -1 9 I 8 ;156
Le Religioni i l ) La popolazione italian a e suol Etiopia ed Etiopi teilj
La spedo umana U caratteri ,77) A b a ita teu

E d iliz ia e T o p o g r a fi!
li Cemento e 1« sue applica- Fabbric. ed opere rustiche 99 K oiioal di TopograSa p e ti­
zioni (29) Note di Estimo edilizio .191; j ca ,166;

A rte . L e tte ra tu ra e P o litica


I Preraffaelliti 7: I Filosofi Italian i dal XV III m ento e dell’ E tà Moder­
I Filo io II Italiani dal X al XVIII al X IX secolo ù7 a i f lttP
secolo it* II Nazionalsocialismo I Poeti Italiani del Rin asci­
II Ricamo nella storia e nel­ Piccola storia dell* A rch itet­ mento 121)
l’ arte *7 tura «3 II Fascism o 1j 6 )
Poeti italiani del Medio Evo ,37) La Divina Commedia di Dante l i Giornalismo riTM
La KumUmatica 44 Alighieri <> S to ria della musica itaiia-
Storia delia P ittu ra Italiana Dante Alighieri * * a a ( lU i
dai XIV al X IX secolo M i Poeti (ta tu a i del R in asci­

S cien ze n a tu ra li
(geologia, astronomia, eec.)

La Montagna 9 La Terra o I suoi segreti 3 2 I Terrem oti 73'


Il Monda Polare ;17) Le pietre preziose tió I m etalli rari IO»
) Cieli ,23) Petrolio e derivati *ìd li c u r e nella natura

L eg isla z io n e e Com m ercio


Quanto si deve sapere del Co­ La pratica com m erciale 91} Le registrazloai in conto cor­
dice di Commercio 51 Le Assicurazioni »2 rente e In partita doppia 141
Quanto si deve sapere del Co­ M oneta. Cambi e Prezzi s*7) Roz. di diritto mariti*mo 159)
dice Penale Le Banche xI9j D u n a , di diritto c i.I le 164)
Le imposte dirette la Italia 71) , La Cambiale ìM ,
ANTONIO VALLARDI, EDITORI; — MILANO

Collana di Dizionari Moderni


P O LIC A R P O P ETR O C C H I.
V oc abo la rietto di P r o n u n z ia e O r t o g r a f i a delta Lingua
Ita lia n a . Volumetto u tra bilc Ai 664 p jg .o r. I.e(it<> ia tela . !.. 6 —
Piccolo Diz ion ario della L i n g u a Italiana colla retta pronuncia
aegnata parola per parola. Volarne di 9*0 pag. E d ìz iM i per 1« «cuoi e L 16 —
P ic c o lo D iz io n a r io U n iv e r s a le . Voi. di m o pag. L e c it o in tela L. 23 —
D iz io n a r io S t o r ic o , G e o g r a fic o . M it o lo g ic o VoL di j s ^ p i * . 1« à "»0
V o c a b o la r ie t to d i lo c u z io n i la t in e e s t r a n ie r e s p ie g a t a l. 1 —
0 B M E L Z I.
Il N o v is s im o M e lz i C o u p l e t » D iz io n a r io Ita lia n o in due parti
(I. Limgmittic«* - II. Scientificmj. ILduioM ampliata, riveduta ed aggiornata
dai «ignori : Po//. G. Ttecki0, parte leit-ran a ; P rcf. L . F. De Mngittrit,
parte «corica geografie.« ; Dott. Pn>f. P. M anfredi, m icore naturali. Volu­
me di *320 pac ne. contenente: 3500 inciùoni, 140 tavole in nero, 96 ta-
vole a colori, 79 carte g e o g r a f i c h e ................................................. I.. 55 —
{R ilega tua L . S in più;.
Il M e l z i L i n g u i s t i c o . V o c a b n la r o p e r t u tt i contenente: Voci della
l i a « u acnila e parlata: Termini «rieatrfki ; Vocaboli antiquati; Voci della
lingua toscana ; Neologismi usabili: Sinonimi: Retta pronuncia: V«caboia­
nette dei verbi im rw lari difettivi. Illuatrato da : I avole di nomenclatura o g­
gettiva. Subirei drgli oggetti meno < imooi e loro particolarità. Edizione
completamente rifatta dal IMff. C. 7'ecckt*. Volume di *»40 pagine I,. 30 —
.Rilegatura L . 5 in più).
Il M e l z i S c i e n t i f i c o D iz io n a r io E n c ic lo p e d ic o cirutenente: Cosmo­
grafia ; Geografia fisica e politica ; Scoria : Letteratura ; Bibliografia ; Science;
Mttolog-a; Religioni: H; grafia; Arte. llloMrato da: Carte di A*tr<»notnia e
t*ew grafia: Ritratti. Rtprodunoni d*«.peve d'arte: Scbemt comparativi. Edizione
riveduta cd .aggiornata dal Prvf* L . P. D* dì t»* o pag. L. 30 —
lRilegatura L . 3 in più .
G. ORSAT PONARD.
V o c a b o la r io d e lle Id e e » D iz io n a r io p r a t co de lla L i n g u a Ita*
l ia n a conteneste i vocaboli dv*potei alfabeticamente e raggruppati cecoa<!o
il loro lignificato l'mraMmn* A l fateti.‘0 t Am+i+gu*. Vilume di circa
fcx» pagine a due c o l o n n e ................................................................. L. 20 —
iR il*« W u ra L . 3 in più).
MARIO FERRERÒ*
Piccolo Diz lnnario di P e d a g i g i a D i d a t ti c a e S t o r ia de ll»
P e d a g o g i a ;id uso dei Maentri, dei Direttori e dei candidali agii esami
magistrali in genere. j ‘ edssi ne riveduta c aumentata. U j a i ó in tela L. ® ““

CARLO ANFOSSO.
Dizionario della V it a P r j t i c a . ¿ r t e e * « > « * «*» ■
tL rm *m i* ¿ewusliea; Letterati,*-* fa m ig * tare D h trtim e m tr. Rie* tr ntHi.
Volarne dt &10 pag. a due colonne, con i k o meis. e più di 6500 voci !.. 12 —
:k >i;atura L . 4 in più).
AN TO N IO TO N IO N I.
La Sapienza dei Secoli d tì / w ? <e*ttnxe. C e m ’g ii,
Am**utrxfr*mfmt:. Volume di oltre 500 pagine a due chiosine, contenente
oìtre \«K» proverbi e jtoo© sentenze di vari autori, diviw f-*t materia L. H —
Rilegatura L. 4 in più).
ANTONIO VALLAF

GAETANO DARCH IN I.
V oc ab olario ltalian o-Fran <
edizione am pliata e a g g io rn a ta <
Minzione lògica delle divèrae oc»
tèrm ini tècnici e scien tifici. - I 1
gìsm i italian i e fra n cesi non reg
ve rb i. - L a pronùnzia eccezionali
la ri dei nomi e d e g li ag g ettivi» <
inm ili irre g o la ri. - I vèrbi irrej
g eo g ràfici, m ito lògici.

LU C IF E R O D A RC H IN I.
Diz ion àrio tas cà bile Italia
d e ll'u so vivo toscano e la lingua
tecnici e scientifici, le p rincipali
(.'indicazion e d ella rètta pronùni
fra n c e se ; L a con iugazione dei v 4
g o la rì e di tutti i v è rb i irreg o lar
sonali, stòrici e m itològici, e di
640 p agine in carta velin a opaca

D izion àr io tascàbile Frane


fran cese d e ll'u fo p arla to e d cll'u
di tèrm ini fa m ilia ri, popolari, tè<
tiche e numerosi neologism i ; I
fran cese e d ella rètta pronùnzia
aitiarì, delle tre declinazioni reg«
U n elènco dei nomi pròpri persoi
g e ttiv i g eografici. V o i. di 640 pa
I due D izionari legai

CARLO PARLAGRECO.
D iz ion ar io P o r t o g h e s e - I t i
Volum e di 1 1 3 0 p ag in e, contenen
e letteraria di qu ella fuori d ’ uso
due lin g u e ; una larghissim a aceti
filosofici, ecc...................................

G. F U M A G A LL I.
Piccolo Dizionario di Nom
con le orìgini e i sign ificati piò |
e acco rciatu re più com uni n«-i cta
ric i e letterari e altre notizie. Vo

AGOSTINO CECCARONI
D iz ion ar io E cc les ia st ico 111
più di tacco variati articoli e cir

A LFR E D O MEL A N I.
Diz ion ario Ill u s t ra t o dell'A
M onum enti e a rtisti italian i ed cj
e ictiolc d ’ a rte. V olum e di

G. ANDROVIC
D iz i o n a r i o della lln gn a ita
n e n te: R e g o le p rin cipati di grami
vico, diaioni, reg ole d i reegen za <
pronuncia seg n ata p arola per p a r
IDI, EDITORE — MILANO

:ese e France se -Ita li an o. Nuova


ia L n e iftro D a rckìu i, co ntenente: L a d i­
lezioni dei vocàbo li. - Un gran nùm ero di
tèrmini sp o rtivi e c olo n iali. - M olti neolo-
istrati da ;.ltri. - I.a fra seo lo g ia e i pn>-
e di am bedue le lin gu e. - 1 p lu ra li irreg o-
e dei nomi e a g g e ttiv i com posti. • I fem-
golari. - I nomi pròpri person ali, stòrici)
V olum e di 2400 pagine L . 45 —
(R ile g a tu ra L . S in più).

n O-F ra nce§ e con ten èn te: L a lingua


lette rà ria , con un gran numero di tèrm ini
frasi idiom àtiche e numerosi neologism i;
ria italian a e d e lla pronùnzia eccezionale
ffb i a u silia ri, delle q uattro declinazioni re»
i fra n c e s i; Un elènco di nomi pròpri per-
nom i ed a g g e ttiv i g eog rafici. Volum e di
, le g a to in t e la ......................................... L . 10 —

es e-lt a li ano contenènte: L a lingua


1S0 letteràrio modèrno, con un gran nùmero
mici e scientifici, le p rincipali frasi idioma*
L'indicazione d ella pronùnzia eccezionale
ita lia n a : I.a coniugazione dei vèrb i au si­
liari e di lu tti 1 vèrbi irregolari ita lia n i;
nati, storici e m itologici, e di nomi*-d ag-
g . in c a rta velina op aca, legato in tela L . IO ““
ti in un solo volum e . . • 20 —

aliano e Italia n o -P o rto gh es e.


ite ; la lin gu a d ell'uso e la parte storica
; i p riv in e ralismi più genera Uzzati d Uè
ta di term ini tecnici, scientifici, giu ridici,
........................................ L 35 —
(R ile g atu ra L . 5 in più}.

i P r o p r i Italiani e di P e r s o n a
probabili, le indicatiooi d eg li onomastici
issici e nell'usa v o lg a re , con r scontri sto*
lume di 377 pagine . . L. 5 —

I t t i tratO. V olum e d i 13 0 0 p ag in ?, con


ca *3*öo inersioni . . L . 35 —
(R ile g a tu ra L . 5 in più).

tr t e e delle In d u s t r ie A rt i s ti c h e .
iteri * tecniche antiche e m oderne - stili
.(<■-...................................L. 20 —
( R ile g a tu ra L . S m più .

lia n a * S 'o v e n a « viceversa. Conte»


matica e d* o rto e p ia ; V ocabo lario alfabe-
le i so sta n tivi, a g g e ttiv i e dei v e r b i; retta
ola. e c c .................................... .......... L 40 -
'R ile g a tu ra L . 5 in più).

Potrebbero piacerti anche