COMPRENSIONE
1. Nel sonetto 364 del Canzoniere di Petrarca, il poeta parla dall’amore per Laura che lo ha
colpito a ventuno anni, dopo il riferimento alla morte della donna, e di conseguenza alla
morte del suo amore, inizia a parlare del presente e del suo stato d’animo affranto e stanco
che si contrappone alla speranza di amore avuta in passato. Infatti nel presente Petrarca
coglie consapevolezza del suo errore e le sue riflessioni sul suo comportamento lo portano a
chiedere a Dio di farlo uscire dal corpo, sua prigione, facendo intendere la sua volontà di
morire, e nonostante sappia della sua colpa lui non si scusa.
ANALISI
2. A seguito dell’esperienza dell’amore per Laura Petrarca si definisce stanco e “spento dal
seme della virtù”, arrivando ad esprimere nell’ultima terzina la sua volontà di morire.
Il suo stato d’animo, che è al centro della lirica, è dato dalla consapevolezza del poeta per il
peccato che ha commesso e per questo è pentito e triste del tempo passato, passato ad
inseguire un amore non religioso.
3. Il sonetto è stato scritto esattamente dieci anni dopo la morte di Laura avvenuta il 6 aprile
del 1348, dato che il poeta scrive al verso 3 che “la sua donna insieme al suo cuore salirono
in cielo” confermando la morte di lei e al verso 4 aggiunge che “piange (per la morte
dell’amata) da dieci anni”.
4. Petrarca usa lo schema metrico del sonetto composto da quattordici versi, due quartine e
due terzine, il poeta predilige questo schema perché rappresenta a pieno la sua divisione
interiore data da ciò che vorrebbe fare, e quindi la sua aspirazione ad una vita religiosa
devota a Dio, e ciò che il suo cuore lo guida a compiere, l’amore per Laura.
Petrarca utilizza una rima incrociata nelle quartine (ABBA ABBA) e una rima alternata nelle
terzine (CDC DCD).
La metrica coincide sempre con la sintassi unica eccezione la presenza di due
enjambement, uno al verso 3 e l’ultimo al verso 6.
5. Nell’ultima terzina Petrarca utilizza il campo semantico del carcere e ribadisce di sentirsi
rinchiuso riferendosi però non ad una prigione di ferro ma al suo corpo che lo tiene ancorato
alla vita terrena non permettendogli di raggiungere il cielo, e quindi di morire per porre fine ai
suoi dolorosi pensieri.
6. Il sonetto presenta coppie come ad esempio al verso 9 “pentito et tristo” e il chiasmo al
verso 11 “in cercar pace et in fuggir affanni” dove si nota la presenza di due verbi “cercar” e
“fuggir”, e di due sostantivi “pace” e “affanni”. Questo chiasmo descrive a pieno la natura
dualistica dell’animo di Petrarca, diviso tra momenti di felicità e di pace, e tra momenti di
affanni, dolore e tristezza, lui vuole ricercare i momenti spensierati e fuggire da quelli tristi
che sembrano però accompagnarlo senza sosta.
In generale l’autore fa molto uso di figure retoriche doppie, che vanno proprio a riflettere il
suo stato d’animo, così che anche la struttura dei suoi testi descrivono la sua interiorità.
7. Nella prima quartina tutti i verbi sono coniugati al tempo passato, in questa infatti viene
raccontato brevemente il sentimento d’amore che Petrarca provava per Laura, perché il
passato è appunto il tempo dell’amore per il poeta. La seconda quartina si apre con avverbio
di tempo “ormai” che segna, insieme al tempo verbale, il cambiamento dal passato al
presente, che a differenza del primo vede un Petrarca più stanco e affranto, consapevole e
colpevole dei suoi errori.
INTERPRETAZIONE
Il Canzoniere è sicuramente l’opera più celebre di Francesco Petrarca ed è una raccolta ben
ordinata di poesie, per la maggior parte sonetti, che il poeta ha scritto durante la sua vita e
che ha continuato a rivedere e modificare nella speranza che, scrivendo un’opera perfetta,
avrebbe potuto trovare pace nella sua anima frammentata.
Il sonetto CCCLXIV è collocato alla conclusione del Canzoniere e si ricollega al sonetto che
invece apre l’opera, il sonetto proemiale.
Ad una prima lettura è chiaro come in entrambi in sonetti il poeta sia colto da un sentimento
di tristezza e dolore per quello che è stato un amore passato, amore che ha cessato di
ardere nel cuore di Petrarca dopo che la sua amata, Laura, morì e si unisse al cielo.
Ma il dolore più grande arriva quando tempo dopo la morte di Laura, il poeta comprenda che
questo amore è stato il suo grande errore, Petrarca stesso lo descrive come un “peccato”, e
che non ha seguito quella che in principio era la sua volontà, cioè essere devoto alla
religione e a Dio.
Nel sonetto proemiale <<Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono>> al verso 11 Petrarca usa
la parola “vergogna” per descrivere come si sente dopo aver preso coscienza del suo errore,
e nel sonetto <<Tenemmi Amor anni ventuno ardendo>> al verso 9 usa la parola “pentito”.
Il poeta infatti è terribilmente afflitto tanto da vergognarsi, pentirsi e ad avere rimorsi per il
tempo trascorso ad amare Laura invece che spenderlo “per un miglior uso” come spiega lui
stesso nella prima terzina del sonetto conclusivo.
E come nel sonetto proemiale Petrarca riassume come nel tempo della giovinezza sia stato
attraversato da una tempesta d’amore per poi provare pentimento e chiedere pietà tempo
dopo, allo stesso modo nel sonetto CCCLXIV la prima quartina palrla del passato giovane
del poeta e il resto del componimento si sofferma sullo stato d’animo negativo di
quest’ultimo.Interessante è anche il cambio di destinatario: il sonetto che apre ha come
destinatario il lettore, Petrarca si rivolge quindi a chi sta approcciando l’opera specificando
che lui sa che ha commesso uno sbaglio e ne è profondamente pentito, ma spera comunque
di trovare pietà da chi legge e anche perdono per quanto fatto da lui. Alla fine del
Canzoniere il lettore invece ha già compreso la storia del poeta e i suoi sbagli, Petrarca
infatti nel sonetto conclusivo si rivolge a Dio, chiedendo invece di essere liberato dal suo
corpo per poter trovare finalmente sollievo con la morte.
Potremmo osservare quindi che mentre <<Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono>>
riassume brevemente la struttura del Canzoniere dando al lettore una prima visuale
generale di quella che sarà l’opera nel suo complesso, <<Tennemi Amor anni ventuno
ardendo>> è una ripresa di tutto quello che è stato detto, che va a chiudere la storia con il
disperato appello di Petrarca a Dio.