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Il Caeremoniale Nella Storia Della Messa Romana

Il contributo presenta la storia dello sviluppo del caeremoniale con particolare attenzione alle indicazioni riguardanti la celebrazione della messa.

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Il Caeremoniale Nella Storia Della Messa Romana

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Słowa kluczowe: ceremoniał; księgi liturgiczne; historia liturgii; liturgia papieska; msza

rzymska

88 Keywords: ceremonial; liturgical books; history of the liturgy; papal liturgy; roman mass

Ks. Łukasz Celiński


Warszawskie Studia Teologiczne DOI: 10.30439/WST.2023.2.5
XXXVI/2/2023, 88-107

Łukasz Celiński1
Akademia Katolicka w Warszawie, Polska
ORCID: 0000-0002-1068-7657

IL CAEREMONIALE NELLA
STORIA DELLA MESSA
ROMANA
INTRODUZIONE
Non poco stupore ha suscitato, recentemente, la modalità in cui il papa
Francesco ha cominciato a presiedere alcune celebrazioni eucaristiche, come nel
caso dei funerali del papa Benedetto XVI (05.01.2023), concedendo, dopo la liturgia
della Parola, la presidenza della liturgia eucaristica a un cardinale. Chi conosce il
libro chiamato Caeremoniale episcoporum non rimase stupito. È, infatti, questa la
fonte che prevede tale modalità di celebrazione nella messa episcopale. La messa
papale, poi, ha avuto nella storia, come è noto, una lunga serie di tradizioni proprie.
Il presente studio vuole presentare, in maniera sintetica, i più importanti cerimonia-
li di rito romano, dal punto di vista delle indicazioni contenute da essi riguardo alla
celebrazione della messa, nonostante essi possedessero molte altre indicazioni rela-
tive ad altre cerimonie. Per certi versi il nostro contributo riempie, in qualche modo,
una lacuna del recente manuale sulla storia dei libri della messa. (Folsom, 2023).
La funzione dei cerimoniali è quella di descrivere, minuziosamente, il pro-
cedimento rituale delle cerimonie pontificie. La loro caratteristica principale è che,

1 .Łukasz Celiński, presbitero della Diocesi di Siedlce, dottore in Sacra Liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico
Sant’Anselmo in Roma (2020). Insegna liturgia presso il Seminario Maggiore della Diocesi di Siedlce, l’Istituto
Teologico di Siedlce e l’Accademia Teologica di Varsavia. Attualmente è direttore dell’Ufficio liturgico diocesano
e presidente della Commissione liturgica della Diocesi di Siedlce. Questo contributo è stato completato grazie
al progetto di ricerca finanziato da Narodowe Centrum Nauki polacco (National Science Centre, Poland) nr. di
riferimento 2022/06/X/HS1/00978 nell’ambito della borsa di studio per la ricerca MINIATURA 6. 89
IL „CAEREMONIALE” NELLA STORIA DELLA MESSA ROMANA
a differenza dei pontificali, non riportano i testi da dire o da cantare2, ma si con-
centrano sulla sola descrizione della sequenza rituale. In essi, si trovano spesso le
più dettagliate descrizioni della messa pontificale. Dal momento che, questo tipo
di messa, contiene delle particolarità solo a livello rituale e non a livello di testi da
pronunciare, le informazioni sul suo svolgimento si trovano nei cerimoniali e non
nei pontificali. L’importanza di queste fonti, per la storia della liturgia eucaristica,
è dovuta al fatto che, secondo le leggi della liturgia comparata, la messa pontificale,
più che quella presbiterale, tende a conservare le usanze antiche (Taft, 2001, p. 206-
208), come avviene anche nel caso delle celebrazioni dei tempi forti. (Baumstark,
1927, p. 1-23). Per questo motivo nella nostra presentazione faremo molta attenzione
alla tipologia della messa dal punto di vista del ministro che la presiede.

1. SVILUPPO STORICO DEL CERIMONIALE PAPALE


Lo sviluppo del cerimoniale è, in qualche modo, simile a quello degli ordi-
nes romani perché si tratta di un processo di adattamento delle cerimonie papali
a quelle episcopali. Per questo motivo, la genesi di questo libro è da cercare nel con-
testo delle cerimonie della Corte papale (Marini, 1990, p. 211; Braga, 1962, p. 62-63;
Nabuco, 1948, p. 283; 293-297; 300)3.
La storia del cerimoniale papale può essere divisa in cinque periodi:
a. Fino a ca. 1245
Dopo la riforma liturgica di Gregorio VII, caratterizzata dai movimenti di
unificazione, fu solo con Innocenzo III che il cerimoniale pontificio venne rifor-
mato. (Nabuco, 1966, p. 11*). Esistono le prime testimonianze di codificazioni delle
attività pontificie4.
b. Da ca. 1245 a 1309
Si tratta del periodo precedente all’esilio avignonese, al quale risale il primo
cerimoniale vero e proprio, composto su ordine di Gregorio X, nonché altri, tra cui
quello di Latino Malabranca. (Martimort, 1991, p. 99).
c. Esilio avignonese (1309-1377)
È un periodo nel quale le cerimonie pontificie dovettero adattarsi alla nuova
situazione. Non potendo più osservare il cerimoniale, sviluppatosi a partire dalla

2 .Tuttavia in essi compaiono alcune formule brevi come ad es. Pax domini sit semper vobiscum o degli incipit ad es.
Quam amabilia.
3 .Dopo le collezioni delle fonti sulla liturgia papale del XVIII secolo, come quella di Giorgi, di Gattico o di Catalano
(Nabuco, 1966, p. 38*-43*), fu soprattutto il monumentale studio di Dykmans, citato più avanti, a permettere un

90
approfondimento della questione.
4 .Per gli esempi di questi “antenati” del cerimoniale papale vedi (Martimort, 1991, p. 96-98).

Ks. Łukasz Celiński


fine dell’XI secolo, nelle basiliche ed in tutto il contesto socio-geografico della città
di Roma, si cercò di salvare di esso ciò che si poteva. (Martimort, 1991, p. 100).
d. Periodo del Grande Scisma (1378-1417)
Si tratta del periodo di ritorno da Avignone a Roma, fino al pontificato di
Nicolò V (1447-1455), che Nabuco5 definisce come la fine della liturgia pastora-
le. Da questo periodo proviene il Cerimoniale di Pietro Ameil. (Martimort, 1991,
p. 101-102).
e. Periodo del Rinascimento
È il periodo che va dal pontificato di Nicolò V in poi, caratterizzato dalle
opere dei cerimonieri pontifici. In questo periodo, nascono il cerimoniale di Pietro
Burgensis e, soprattutto, il De caeremoniis Curiae Romane libri tres di Agostino
Patrizi Piccolomini e Giovanni Burcardo. Quest’ultimo, ritoccato successivamente
e pubblicato, quale plagio, da Cristoforo Marcello nel 1516, segnerà l’ultima tappa
della storia del cerimoniale papale, prima della editio princeps del Caerimoniale
Episcoporum del 1600. (Martimort, 1991, p. 102).

1.1. Cerimoniali pre-avignonesi


Anche se tracce del cerimoniale si trovano già nel XII secolo (Martimort,
1991, p. 96-99) e alcuni elementi si ritrovano in seguito nel Liber politicus di un
certo Benedetto, canonico di San Pietro (Le Polyptyque du chanoine Benoit, 1889),
è il Cerimoniale compilato verso il 1273 su ordine di Gregorio X (Le Cérémonial de
Grégoire X, 1977, p. 155-219) ad essere ritenuto il primo cerimoniale papale vero e
proprio6. Esso contiene il cerimoniale dettagliato di due tipi di messa: una celebrata
in presenza del papa (Le Cérémonial de Grégoire X, 1977, n. 234-249, p. 207-209) ed
un’altra, solenne, da lui presieduta. (Le Cérémonial de Grégoire X, 1977, n. 259-290,
p. 211-216). La descrizione riguarda le particolarità della liturgia papale, presuppo-
nendo che lo svolgimento della messa è conosciuto7.
Un’altra importante testimonianza di quell’epoca è il Cerimoniale del cardi-
nale-vescovo, attribuito a Latino Malabranca, compilato intorno al 1280 (Le Cérémo-
nial du cardinal-évêque, 1977, p. 220-263)8, che venne utilizzato successivamente da

5 .Si tratta dell’uso di frequenti celebrazioni solenni del papa con la partecipazione dei numerosi fedeli. (Nabuco,
1966, p. 15*-18*).
6 .A questa fonte fa riferimento anche l’edizione vigente del Caeremoniale Episcoporum del 1984. (Triacca, Sodi,
2000, p. xviii). Per uno studio dettagliato della fonte vedi (Dykmans, 1977, p. 13-66).
7 .Di tutta la parte del Canone, ad esempio, viene detto semplicemente: «Et sic missa procedit ordine suo». (Le
Cérémonial de Grégoire X, 1977, n. 281, p. 215).
8 .Il testo corrisponde all’Ordo XIV di Mabillon. Per uno studio più dettagliato della fonte vedi (Dykmans, 1977, p. 67-
108). Sulle questioni dell’autorialità della fonte e sulla figura del cardinale Malabranca vedi (Dykmans, 1977, p. 84-86). 91
IL „CAEREMONIALE” NELLA STORIA DELLA MESSA ROMANA
Guglielmo Durando (Dykmans, 1977, p. 93-108) e da Stefaneschi. (Dykmans, 1977,
p. 87-89). Si tratta di un adattamento del cerimoniale papale, al uso di un cardinale.
In questo senso, la fonte presenta una descrizione della messa della Curia e comple-
ta le altre fonti. (Dykmans, 1977, p. 88). Il Cerimoniale è interessato esclusivamente
a ciò che riguarda la messa. In esso si trovano una descrizione molto dettagliata
della messa presieduta da un cardinale-vescovo (Le Cérémonial du cardinal-évêque,
1977, p. 226-254), con alcune indicazioni sui ministri, sui colori liturgici, le note
complementari, nonché alcune particolarità, riguardanti il caso in cui la messa si
svolge in presenza del papa. (Le Cérémonial du cardinal-évêque, 1977, p. 260-263).
A completamento del cerimoniale di Latino Malabranca vi è quello che
descrive la messa dalla prospettiva dei compiti del cardinale-cappellano, presbite-
ro o vescovo. (Dykmans, 1977, p. 109-111). È il caso del Cerimoniale cardinalizio
(Le Cérémonial cardinalice, 1977, p. 264-286), compilato intorno al 1300 (Dykmans,
1977, p. 109-110) che, oltre alla messa presieduta dal papa (Le Cérémonial cardina-
lice, 1977, p. 264-274), riporta anche quella celebrata da un sacerdote nella cappella
di un cardinale (Le Cérémonial cardinalice, 1977, p. 275-279) e quella in cui il car-
dinale è al servizio del papa, nella messa celebrata in sua presenza. (Le Cérémonial
cardinalice, 1977, p. 280-285).
Qualche completamento di informazioni riguardo al papa, nella messa da
lui presieduta, si trova anche nel Cerimoniale della messa papale (La messe papale
solennelle, 1877, p. 287-302)9 del XIII secolo che fu, probabilmente, una delle fonti
del Cerimoniale di Latino Malabranca e del Cerimoniale cardinalizio. (Dykmans,
1977, p. 115-116). Allo stesso modo, un completamento della descrizione della messa
episcopale, per ciò che riguarda le funzioni di vari ministri, riporta anche un estrat-
to del cerimoniale della messa pontificale. (La messe pontificale, 1977, p. 303-323)10.
Esiste anche un cerimoniale, estratto da un Pontificale romano inedito del
XIII secolo (Le Cérémonial épiscopal, 1977, p. 324-348)11, nel quale, tra le alte fun-
zioni episcopali, si trovano alcune indicazioni sulla messa del Giovedì Santo. (Le
Cérémonial épiscopal, 1977, p. 345-347).

1.2. Cerimoniali dell’esilio avignonese


Al periodo di trasferimento del papato in Avignone risalgono in primo luogo
due collezioni che, con molta probabilità, sono da attribuire al cardinale Giacomo

9 Per uno studio più dettagliato della fonte vedi (Dykmans, 1977, p. 115-137).

92
10 Per una descrizione della fonte vedi (Dykmans, 1977, p. 135-137).
11 Per uno studio più dettagliato della fonte vedi (Dykmans, 1977, p. 138-146).

Ks. Łukasz Celiński


Gaetano Stefaneschi12. In generale, si tratta di compilazioni sia curiali che liturgi-
che, con largo uso di fonti precedenti13.
La prima di queste collezioni è contenuta nel ms. Avignon, Bibliothèque
municipale 1706 della metà del XIV secolo. (Die Sammlung Avignon 1706, 1973,
p. 148-244)14. In essa vi sono: una descrizione in doppia redazione della messa papa-
le solenne, vista dalla prospettiva dei ministeri (Die Sammlung Avignon 1706, 1973,
p. 222-230)15, in particolare del diacono e suddiacono (Die Sammlung Avignon 1706,
1973, p. 230-239); una messa celebrata dal cappellano in presenza del papa (Die
Sammlung Avignon 1706, 1973, p. 214-216; 240-241) e una messa feriale del sacer-
dote (Die Sammlung Avignon 1706, 1973, p. 242-244). Inoltre, nella fonte si trovano
anche le rubriche particolari per le celebrazioni del Giovedì Santo (Die Sammlung
Avignon 1706, 1973, p. 150-152) e del Sabato Santo (Die Sammlung Avignon 1706,
1973, p. 213-214).
La seconda testimonianza, conosciuta come Ordo XIV di Mabillon, è il Ceri-
moniale del cardinale Stefaneschi16, compilato tra il 1300 ed il 1340, diffuso ampiamen-
te a partire dal 1341, anno della morte del cardinale. (Triacca, Sodi, 2000, p. xviii)17.
La maggior parte delle indicazioni sulla messa provengono dal Cerimoniale
del cardinale-vescovo di Latino Malabranca, che venne inserito come seconda parte
dell’opera, forse dopo la morte del cardinale Stefaneschi. (Dykmans, 1981, p. 142).
All’interno di questa collezione, oltre alle rubriche speciali previste per le messe
nelle occasioni particolari, si trova anche una descrizione molto dettagliata della
messa papale dell’aurora di Natale (Le Cérémonial de Stefaneschi, 1981, 339-347),
che, come ho dimostrato recentemente (Celiński, 2022, 85-198), costituisce la parte
mancante del ms. Cambridge, Fitzwilliam Museum, McClean 51 del Messale papale
di Clemente V. Vi sono poi anche le rubriche dettagliate, riguardanti le celebrazioni
del Giovedì Santo, in particolare la messa in Cena Domini, (Le Cérémonial de Ste-
faneschi, 1981, 362-369) ed i riti del Venerdì Santo. (Le Cérémonial de Stefaneschi,

12 .Per un ottimo studio sulla vita e l’opera del cardinale Stefaneschi vedi (Dykmans, 1981, p. 25-131). Sulla questione
dell’autorialità vedi (Dykmans, 1981, p. 145-153).
13 .In una di queste collezioni compaiono dei passi nei quali il compilatore annuncia il metodo che vuole seguire
nell’organizzazione del materiale. (Dykmans, 1981, p. 134-135).
14 .Fu Dykmans a sostenere l’attribuzione di questa collezione al cardinale Stefaneschi, nonostante l’editore la ritenesse
un’opera anonima. (Dykmans, 1981, p. 133-141). Per uno studio sulla fonte vedi (Schimmelpfennig, 1973, p. 39-62).
15 .Le indicazioni descritte sono databili ai tempi di Bonifacio VIII (1294-1303) mentre per alcune particolarità
possono risalire anche a Nicolò IV (1288-1292). (Dykmans, 1981, p. 140).
16 .Una nuova edizione critica della fonte fu fatta ad opera di Dykmans (Le Cérémonial de Stefaneschi, 1981, 252-

93
507). Per le questioni riguardanti l’autorialità vedi (Dykmans, 1981, p. 134-153).
17 .Per un breve esame cronologico del contenuto della fonte vedi (Dykmans, 1981, p. 141-145).

IL „CAEREMONIALE” NELLA STORIA DELLA MESSA ROMANA


1981, 386-393). È interessante che in quei giorni è previsto che il papa faccia la co-
munione all’altare e non alla sede. (Le Cérémonial de Stefaneschi, 1981, 379).
Oltre a queste due fonti, attribuite a Giacomo Stefaneschi, ce ne sono altre due
dello stesso periodo, che contengono le indicazioni sullo svolgimento della messa.
La prima di esse è contenuta nel ms. Paris, Bibliothèque Nationale de Fran-
ce, lat. 936, ff. 1-18 e nel ms. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4737, ff. 103-
114v. (Le Cérémonial long, 1983, p. 146-253). Si tratta di un cerimoniale papale,
databile secondo Dykmans non oltre il 1362, che potrebbe essere stato compilato
da Giovanni da Sion, chierico della cappella papale. (Martimort, 1991, p. 100-101).
All’interno di questa compilazione vi sono: una descrizione dettagliata della messa,
dalla vestizione all’Ite missa est (Le Cérémonial long, 1983, n. 1-48, p. 148-158);
alcune indicazioni particolari sulla messa alla quale assiste il papa (Le Cérémonial
long, 1983, n. 87-97, p. 168-171); qualche rubrica generale sull’omissione del pax nel
Triduo Sacro e nelle messe dei defunti. (Le Cérémonial long, 1983, n. 51, p. 159).
La seconda fonte è costituita dalla cosiddetta compilazione di Bindo Fesula-
ni (Die Sammlung Bindo Fesulani, 1973, p. 245-291), redatta nel 1377 sotto Gregorio
XI. (Martimort, 1991, p. 101; Schimmelpfennig, 1973, p. 101-106). In essa si trovano
dapprima due descrizioni della messa: una presieduta dal papa (Die Sammlung
Bindo Fesulani, 1973, n. 47, p. 248-253) e l’altra celebrata in sua presenza. (Die Sam-
mlung Bindo Fesulani, 1973, n. 48, p. 253-258). Ci sono poi, anche, le rubriche spe-
ciali sulla comunione del papa e degli altri il Giovedì Santo (Die Sammlung Bindo
Fesulani, 1973, n. 55-56, p. 264-265) nonché quelle che riguardano i riti del Venerdì
Santo (Die Sammlung Bindo Fesulani, 1973, n. 64, p. 270-275), con le indicazioni
particolari sulla comunione18, e quelle del Sabato Santo. (Die Sammlung Bindo Fe-
sulani, 1973, n. 66-67, p. 276-281).

1.3. Cerimoniali del periodo del Grande Scisma (1378-1417)


Da questo periodo difficile nella storia della Chiesa Occidentale provengono
due testimonianze principali di cerimoniali.
La prima di esse è il Caeremoniale Romanum pontificum, che risale agli
anni 1385-1390, compilato da Pietro Ameil (Le Cérémonial de Pierre Ameil, 1985,
p. 68-251)19. L’opera, nella quale l’autore cita spesso se stesso, presenta un carattere
personale di originalità. Nonostante essa contenga anche elementi di un diario, si
tratta tuttavia del cerimoniale più completo del XIV secolo. (Dykmans, 1985a, p. 20-

18 Viene detto, ad esempio, che in questo giorno, il papa fa la comunione all’altare e non alla sede ed assume il

94
Sangue direttamente dal calice e non con la cannuccia. (Die Sammlung Bindo Fesulani, 1973, n. 64.21-22, p. 275).
19 Per una biografia ben datata di Pietro Ameil vedi (Dykmans, 1985a, p. 13-24).

Ks. Łukasz Celiński


21). Il Caerimoniale è una compilazione tratta da diverse fonti, di cui alcune non
sono più rintracciabili20. Dopo la morte dell’autore, il suo Cerimoniale ha recepito
delle addizioni di Pietro Assalbit. (Dykmans, 1985a, p. 34-40). Il Caerimoniale ripor-
ta indicazioni molto dettagliate circa le celebrazioni dell’anno liturgico comprese
quelle riguardanti le celebrazioni del Giovedì Santo (Le Cérémonial de Pierre Ameil,
1985, n. 431-496, p. 129-137), del Venerdì Santo (Le Cérémonial de Pierre Ameil,
1985, n. 546-591, p. 146-156) e del Sabato Santo in doppia forma: presiedute dal
papa (Le Cérémonial de Pierre Ameil, 1985, n. 592-641, p. 156-167) e di quando egli
non celebra (Le Cérémonial de Pierre Ameil, 1985, n. 642-659, p. 167-171); questa
doppia formula delle indicazioni viene poi ripetuta per varie altre celebrazioni, men-
tre non c’è una descrizione di una messa tipica.
La seconda fonte di questo periodo è costituita da un cerimoniale dei tempi
dell’antipapa Benedetto XIII (1394-1417), contenuto nel ms. Biblioteca Apostolica
Vaticana, Vat. lat. 4727. (Ein Zeremonienbuch Benedikts XIII, 1973, p. 292-337).
Si tratta di una compilazione non omogenea. (Schimmelpfennig, 1973, p. 126-131).
Tra le rubriche speciali che si trovano all’interno della collezione vi sono anche
quelle riguardanti gli ultimi tre giorni ante Pascha. (Ein Zeremonienbuch Benedikts
XIII, 1973, n. 110-112, p. 305-310). La fonte riporta anche una descrizione molto
dettagliata della messa papale tipica. (Ein Zeremonienbuch Benedikts XIII, 1973,
n. 126, p. 316-322). In questa descrizione si nota una netta discontinuità nella celebra-
zione eucaristica rispetto al cerimoniale di Bindo Fesulani (1377) per quanto riguar-
da i riti propri del papa. Oltre alla differenza nello stile del linguaggio, ad esempio,
viene prevista la frazione al faldistorio (Ein Zeremonienbuch Benedikts XIII, 1973,
n. 126.30, p. 321) e non all’altare e si tace a riguardo della commixtio dopo la co-
munione del papa al pane eucaristico. (Ein Zeremonienbuch Benedikts XIII, 1973,
n. 126.30-31, p. 321-322). Queste e altre modifiche potrebbero essere avvenute
prima, ai tempi dell’antipapa Clemente VII (1378-1394), a cui risalirebbero anche
3 mss. conosciuti di un messale papale, conservati presso la Biblioteca Apostolica
Vaticana (mss.: Vat. lat. 4766; Vat. lat. 4767; Ottob. lat. 62), attribuito posteriormente
a papa Nicolò V (1447-1455).

1.4. Cerimoniali dell’epoca di Rinascimento


Prima della grande svolta nella storia delle cerimonie papali, che sarà do-
vuta all’opera dei due cerimonieri pontifici Piccolomini e Burcardo, la liturgia del
Vescovo di Roma conobbe un periodo di grande splendore legato al pontificato di
Nicolò V (1447-1455), riconosciuto dalla storia come un grande umanista e anche

20 .Sulla questione delle fonti e dell’elaborazione dell’opera vedi (Dykmans, 1985a, p. 25-33). 95
IL „CAEREMONIALE” NELLA STORIA DELLA MESSA ROMANA
un «ecclesiasticarum caeremoniarum accuratissimus et diligentissimus observa-
tor». (Manetti, 1734, p. 941D). Secondo Joaquim Nabuco (1966, p. 15*-17*; 21*-22*),
il suo pontificato segna la fine della liturgia pastorale del papa, a causa di una netta
differenza nell’impostazione della liturgia papale rispetto a come essa verrà conce-
pita dopo il lavoro dei due cerimonieri sopra nominati. Il pontificato di Nicolò V
sarebbe caratterizzato, invece, dalle frequenti celebrazioni presiedute dal papa, non
solo nella Basilica Vaticana ma anche nelle altre chiese stazionali21, con partecipa-
zione numerosa, e non solo nelle più grandi festività. Nelle celebrazioni, sarebbe
stato ancora in uso frequente la predicazione dello stesso Sommo Pontefice o di
uno dei cardinali.
Questa è la liturgia cui fa riferimento il Cerimoniale di Pietro Gundisalvi
Burgensis22. Si tratta di un opera non omogenea e abbastanza disordinata che con-
tiene gli elementi di un commentario, di un pontificale papale e di un messale. Al
suo interno, ad esempio, è conservato un formulario quasi completo della seconda
messa di Natale del Messale di Clemente V (Liber caeremoniarum Petri Burgensis,
1966, n. 67, p. 82-91), proveniente dal Cerimoniale di Stefaneschi, menzionato già
sopra. In questa fonte troviamo anche: una descrizione della messa papale tipica
(Liber caeremoniarum Petri Burgensis, 1966, n. 48, p. 45-50); altre rubriche sulla
messa solenne celebrata dal cardinale vescovo (Liber caeremoniarum Petri Burgen-
sis, 1966, n. 49, p. 51-52), su quella celebrata coram papa (Liber caeremoniarum
Petri Burgensis, 1966, n. 61; 63, p. 74-75; 78-80), nonché quella celebrata coram
cardinali da un suo cappellano (Liber caeremoniarum Petri Burgensis, 1966, n. 62,
p. 75-77); la descrizione della messa, dal punto di vista del servizio del cardinale
diacono che assiste alla messa papale (Liber caeremoniarum Petri Burgensis, 1966,
n. 101, p. 155-159) e le indicazioni sul suo servizio nei giorni di: Quaresima, Av-
vento, Quattro Tempora, oltre alle messe per i defunti (Liber caeremoniarum Petri
Burgensis, 1966, n. 102, p. 159-164); le rubriche speciali riguardanti le varie celebra-
zioni durante l’anno liturgico, unitamente a quelle relative alla messa del Giovedì
Santo (Liber caeremoniarum Petri Burgensis, 1966, n. 71; 93, p. 97-98; 130-132), al
Venerdì Santo (Liber caeremoniarum Petri Burgensis, 1966, n. 94, p. 133-136) con
solo poche indicazioni sul lucernarium del Sabato Santo. (Liber caeremoniarum
Petri Burgensis, 1966, n. 75, p. 102-103).

21 .Il papa ha ordinato la ricostruzione delle quaranta basiliche stazionali: «Quadraginta praeterea sanctarum
stationum basilicas a Gregorio Magno praedecessore nostro ab origine institutas paene ad ultimam absolutionem
reformavimus». (Manetti, 1734, p. 950C).
22 .La difficoltà nello studio della fonte è dovuta al fatto della mancanza di un’edizione critica. È stato edito solo

96 il ms. Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. lat. 469 di questa fonte. (Liber caeremoniarum Petri Burgensis, 1966,
p. 5-201). Vedi anche (Dykmans, 1968, p. 365-378; 785-825).

Ks. Łukasz Celiński


Una vera e propria svolta nella storia della liturgia papale si ebbe qualche
anno dopo, durante il pontificato di Innocenzo VIII, con il De caeremoniis Curiae
Romanae libri tres (De caeremoniis Curiae Romanae libri tres, 1980-1982a) di Ago-
stino Patrizi Piccolomini23 e Giovanni Burcardo24. I due cerimonieri papali, dopo
aver collaborato nella revisione del Pontificale, presentato al papa il 20 dicembre
1485 e da lui benevolmente accolto, ricevettero dal pontefice l’incarico di revisio-
nare anche il Cerimoniale25. Dopo poco più di due anni, venne presentato nel 1488
l’esito del loro lavoro.
Si tratta di una compilazione ordinata di usi tradizionali testimoniati dalle
fonti precedenti26, con il proposito di conservare tutto ciò che la storia aveva tra-
smesso di prezioso. (Dykmans, 1980, p. 32*).
Il Cerimoniale di Piccolomini e Burcardo è diviso in tre libri. Il primo tratta
di ciò che riguarda l’elezione e l’ordinazione del papa, la coronazione imperiale, le
canonizzazioni, il concistoro, il concilio, le visite ufficiali al papa, ecc. Il secondo
libro, che è quello al quale ha collaborato Burcardo (Dykmans, 1980, p. 70*-97*),
riguarda le varie celebrazioni dell’anno liturgico e l’ufficio divino, mentre il terzo
contiene le regole generali e le istruzioni sommarie sui vari ministeri.
La descrizione della messa è trattata nel secondo libro ed è improntata del
lavoro di Burcardo. In essa appare una netta distinzione fra tre tipi di messa: quella
celebrata dal papa, quella celebrata in sua presenza da un prelato e quella nel caso
in cui egli sia assente. (Dykmans, 1982a, p. 164*). Per i vari giorni dell’anno liturgi-
co, vengono date le indicazioni sulla messa rispettando le varie tipologie, a seconda
della situazione. La messa papale solenne è descritta nel contesto del giorno di
Natale (De caeremoniis Curiae Romanae libri tres, 1982a, p. 294-316)27, celebrata
nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Essa risulta un modello della messa papa-

23 .Agostino Patrizi, nato verso 1435 a Siena, umanista e segretario del papa Pio II dal 1460 fino alla sua morte
nel 1464, il quale gli ha permesso di aggiungere al nome della famiglia quello di Piccolomini. Nominato vescovo di
Pienza nel 1462, nel 1469 fu aggiunto tra i maestri delle cerimonie papali da Paolo II e divenne successore di Pietro
Burgensis. Per una più completa sua biografia vedi (Dykmans, 1980, p. 1*-26*).
24 .Giovanni Burcardo, proveniente dai pressi di Strasburgo, venuto a Roma nel 1467 divenne successore di Agostino
Partizi Piccolomini. Per una biografia vedi (Dykmans, 1980, p. 71*-78*; Vansteenberghe, 1938, p. 1249-1250).
25 .L’autore lo dice esplicitamente nel prefazio dell’opera: «Absoluta nuper satis feliciter divino munere libri
pontificalis emendatione, explicationem ordinationemque sacrarum ceremoniarum, quibus Romani pontifices uti
consueverunt, tuo iussu tuisque auspiciis, beatissime pater, aggredior». (de Piccolominibus, Burchardus, 1980, p. 5).
26 .A fornire le fonti necessarie per la compilazione del cerimoniale sarebbe stato lo stesso papa Innocenzo VIII.
Grazie all’edizione di Dykmans è possibile rendersi conto delle fonti utilizzate nella compilazione. Patrizi cita l’ordo
di Gregorio X, il Cerimoniale di Latino Malabranca, il Pontificale di Guglielmo Durando e le sue altre opere, il
Cerimoniale di Stefaneschi, i cerimoniali avignonesi e quello di Pietro Ameil. La sua opera porta anche le impronte

97
delle sue proprie opere, nonché di quelle del papa Pio II. (Dykmans, 1980, p. 30*-31*).
27 Per una descrizione vedi anche (Dykmans, 1982a, p. 176*-183*).

IL „CAEREMONIALE” NELLA STORIA DELLA MESSA ROMANA


le solenne che, nel primo Rinascimento, veniva celebrata al massimo cinque volte
all’anno28.
La messa solenne celebrata da un prelato, in presenza del papa, è descritta
nel contesto della prima domenica di Avvento (De caeremoniis Curiae Romanae
libri tres, 1982a, n. 707-751, p. 259-271)29, celebrata nella Cappella Sistina, in presen-
za di tutta la Curia. A sua volta, essa rappresenta il modello della messa celebrata
in presenza del papa. In questo tipo di messa si nota l’influsso diretto di Burcar-
do in quanto, dopo la benedizione finale, è prevista la proclamazione del Prologo
del Vangelo di Giovanni (De caeremoniis Curiae Romanae libri tres, 1982a, n. 751,
p. 271); esso non è invece presente nella messa solenne celebrata dal papa, il che
corrisponde alla legge della conservazione delle usanze più antiche, nelle celebra-
zioni più solenni. (Baumstark, 1927, p. 1-23).
All’interno di questo cerimoniale vi sono due descrizioni, abbastanza det-
tagliate, che fungono da modello per le varie celebrazioni durante l’anno liturgico
(Dykmans, 1982a, p. 183*); inoltre ci sono le indicazioni sulla messa in assenza del
papa (De caeremoniis Curiae Romanae libri tres, 1982a, n. 949-958, p. 328-331)30
che si conclude anch’essa con la lettura dell’ultimo Vangelo, mentre per le varie
ricorrenze durante l’anno, vengono date le indicazioni in riferimento alle differenti
situazioni che possono accadere: il papa celebra, è presente o è assente.
Il Cerimoniale contiene anche le indicazioni sulle celebrazioni del Giovedì
Santo (De caeremoniis Curiae Romanae libri tres, 1982a, n. 1084-1096, p. 368-371),
del Venerdì Santo (De caeremoniis Curiae Romanae libri tres, 1982a, n. 1128-1161,
p. 380-390) e del Sabato Santo (De caeremoniis Curiae Romanae libri tres, 1982a,
n. 1227-1244, p. 407-411) in cui sono previsti ugualmente i casi nei quali il papa è
presente, quando celebra o quando è assente.
Anche se fondato sulle fonti precedenti, il Cerimoniale di Patrizi Piccolomi-
ni e Burcardo ha subito l’influenza di un’impostazione personale dei compilatori;
nel caso della messa lo si vede, ad esempio, nell’introduzione della lettura dell’ulti-
mo Vangelo che entrerà, successivamente, nella struttura rituale della messa, fino
alla riforma del Concilio Vaticano II.
L’opera di Patrizi Piccolomini e di Burcardo ebbe una notevole diffusione
manoscritta, ma fino alla morte dei compilatori non venne mai pubblicata in stam-
pa. Nel 1516, un certo Cristoforo Marcello, professore di filosofia a Padova e uno

28 .Si tratta dei giorni di Natale, Pasqua, qualche volta a Pentecoste, per i Santi Pietro e Paolo e di Ognissanti.
(Dykmans, 1982a, p. 176*).

98
29 Per una descrizione vedi anche (Dykmans, 1982a, p. 165*-170*).
30 Anche in questa messa è previsto l’ultimo Vangelo.

Ks. Łukasz Celiński


dei primi avversari romani di Lutero, ne fece un’edizione plagiata a Venezia attri-
buendosene l’autorialità; la cosa fu denunciata al papa da Paris De Grassi (o Paride
Crassi), il quale nel 1504 successe a Bernardino Gutiérrez, in qualità di assistente di
Burcardo, nella funzione di maestro delle cerimonie papali31. (Dykmans, 1980, 33*-
35*; Nabuco, 1966, 34*-35*). Nel diario del De Grassi rimangono tracce dello scan-
dalo suscitato dalla pubblicazione dell’opera che egli riteneva un sacrilegio perché,
secondo lui, il cerimoniale papale doveva rimanere segreto. Comparando l’originale
di Piccolomini e Burcardo con la versione stampata da Marcello, egli individuò più
di mille errori, dovuti all’alterazione del testo. Nonostante la sua denuncia fatta al
papa, la versione di Marcello continuò ad essere ristampata e citata, quasi come
se fosse un libro ufficiale della Chiesa romana. (Dykmans, 1980, 38*-41*; Nabuco,
1966, 35*-37*; Triacca, Sodi, 2000, p. xxviii-xxx).
Un naturale supplemento a queste fonti, per la conoscenza dello sviluppo
del cerimoniale, sono anche i diari dei cerimonieri32.

Tabella 1. Tipologia della messa nei cerimoniali papali prima del 1600.
Fonte Messa Messa celebrata Messa del Messa del
solenne del in presenza del Cardinale- presbitero
papa papa vescovo cappellano

Cerimoniali pre-avignonesi
Cerim. di Gregorio X + +
(1273)
Cerim. della messa +
papale (XIII sec.)
Latino Malabranca +
(1280)
Cerim. cardinalizio + + +
(ca. 1300)
Cerimoniali dell’esilio avignonese
ms. Avignon 1706 + + +
(ca. 1350)
Cerim. di Stefaneschi +
(1300-1340)
ms. Paris. Bibl. Nat. +
lat. 936 (1362)
Bindo Fesulani (1377) + +

31 .Per uno studio più approfondito su De Grassi vedi (Dykmans, 1982b, p. 407-482, 1985b, p. 383-417, 1986, p 270-333).
32 .Di alcuni di questi diari abbiamo accennato sopra. Per l’approfondimento sulla questione rinviamo agli studi di
Dykmans citati sopra. Per alcune indicazioni vedi (Martimort, 1991, p. 104-105). 99
IL „CAEREMONIALE” NELLA STORIA DELLA MESSA ROMANA
Cerimoniali del periodo del Grande Scisma (1378-1417)
ms. Vat. lat. 4727 +
(1394-1417)
Cerimoniali dell’epoca di Rinascimento
Cerim. di Pietro + + + +
Burgensis (1447-1455)
Cerim. di Piccolomini + + +
e Burcardo (1488)

2. CAEREMONIALE EPISCOPORUM DEL 1600


Secondo l’opinione di Nabuco, il Cerimoniale dei vescovi sarebbe stato,
nell’idea, un adattamento del cerimoniale papale, ad uso dei vescovi nelle cattedra-
li. (Nabuco, 1948, p. 283; 293-297; 300). Risulta difficile al giorno d’oggi stabilire
quanto sia corretta quest’opinione; comunque, il primo esemplare di un cerimoniale
episcopale proviene dall’ambito della corte papale. Si tratta del Cerimoniale di Lati-
no Malabranca (ca. 1280) di cui abbiamo già trattato.
Di qualche anno posteriore è un cerimoniale, inserito da Guglielmo Du-
rando alla fine del terzo libro del suo Pontificale, verso il 1293-1295. (Le Pontifical
de Guillaume Durand, 1940, n. 3.17-30, p. 631-662). Come annota Martimort, tra
le due fonti non vi è «una dipendenza letteraria certa» (Martimort, 1991, 107-108);
abbiamo, però, anche un’altra testimonianza di quel periodo circa un cerimoniale
episcopale. (La messe pontificale, 1977, p. 303-323; Schimmelpfennig, 1973, p. 132-
134). Sempre secondo Martimort, un buon numero di vescovi del XV secolo, vicini
alla Curia, inserì nel loro Pontificale un cerimoniale modellato su queste tre fonti33.
Lo sviluppo di questo cerimoniale conobbe un momento di svolta epocale
con l’editio typica del Caeremoniale episcoporum nel 160034. La pubblicazione di
questo libro fu preceduta dal lavoro della commissione istituita da Gregorio XIII
(1572-1585) e presieduta dal cardinale Gabriele Paleotti, arcivescovo di Bologna.
Essa doveva emendare un cerimoniale per i cardinali ed i vescovi, redatto nel 1508
da Paris De Grassi, per la diocesi di Bologna e pubblicato, non ufficialmente, solo
nel 1564 (Crassi, 1564), 36 anni dopo la morte dell’autore. I lavori della commis-
sione furono caratterizzati dagli interventi diretti dello stesso Gregorio XIII e dal
ruolo attivo che in essa ebbe San Carlo Borromeo il quale, dopo essere partito da
Roma, partecipò al progetto tramite il suo protonotario Pietro Gallesino (Galesini).
(Triacca, Sodi, 2000, p. xxvi). Dopo la morte del Borromeo i lavori si interruppero.

100
33 Per gli esempi vedi (Martimort, 1991, p. 108-109).
34 .La fonte conosce anche una recente edizione anastatica (Caeremoniale Episcoporum 1600, 2000).

Ks. Łukasz Celiński


Il papa Sisto V, nel 1588, istituì la Congregatio pro sacris Ritibus et Caeremoniis
ma anch’essa non giunse a dei risultati concreti. Il papa Clemente VIII (1592-1605),
con la collaborazione dei cardinali Cesare Baronio, Roberto Bellarmino, Silvio An-
toniano e Luigi Torres, riuscì a concludere i lavori ed il 14 luglio del 1600 promulgò
il Caerimoniale episcoporum.
In passato, l’opinione degli studiosi era che la fonte diretta del Cerimoniale
del 1600 fosse quello del De Grassi oppure quello di Patrizi Piccolomini e Burcardo
ma in mancanza di uno studio comparativo di queste fonti, è tutt’oggi difficile stabi-
lirne la fondatezza. (Triacca, Sodi, 2000, p. xxvii)
Il Cerimoniale è diviso in due libri. In generale, si può dire che il primo
libro tratta le cerimonie dal punto di vista dei vari ministri e che il secondo libro
è ordinato secondo le varie tipologie delle celebrazioni lungo l’anno liturgico e si
conclude con i riti riguardanti la malattia, la morte e le esequie del vescovo, oltre
alle preghiere per l’elezione del successore35. Per questi motivi, la messa è trattata
nel primo libro soprattutto nel contesto dei ministeri del diacono (Caeremoniale
Episcoporum 1600, 2000, n. 1.9, p. 41-50) e del suddiacono. (Caeremoniale Episco-
porum 1600, 2000, n. 1.10, p. 50-54). In maniera molto più sobria, essa è trattata nel
capitolo riguardante il ministero del presbitero che assiste alla celebrazione dei ve-
spri e della messa presieduti dal vescovo. (Caeremoniale Episcoporum 1600, 2000,
n. 1.7, p. 30-37). Alla fine del primo libro vi sono anche le indicazioni sulla messa
sine cantu (Caeremoniale Episcoporum 1600, 2000, n. 1.29; 31, p. 122-126)36. Più
specificamente, la messa è descritta nel secondo libro in cui troviamo una descrizio-
ne della messa solenne tipica del vescovo (Caeremoniale Episcoporum 1600, 2000,
n. 2.8, p. 158-186) e poi, anche alcune rubriche sulla messa celebrata coram epi-
scopo. (Caeremoniale Episcoporum 1600, 2000, n. 2.9, p. 187-189). Un identico
schema viene osservato, successivamente, nella descrizione della messa pro defun-
ctis. Seguono le indicazioni riguardanti le varie celebrazioni dell’anno liturgico tra
cui anche i riti del Giovedì Santo (Caeremoniale Episcoporum 1600, 2000, n. 2.23,
p. 234-238), del Venerdì Santo (Caeremoniale Episcoporum 1600, 2000, n. 2.25, p. 242-
250) e del Sabato Santo (Caeremoniale Episcoporum 1600, 2000, n. 2.27, p. 258-266).
Il Caeremoniale episcoporum ebbe in seguito varie edizioni. Nel 1752 ven-
ne aggiunta ad esso una parte che chiarificava le controversie tra i vescovi e le au-
torità dello Stato Pontificio sulla questione dello scambio delle visite, le precedenze
ed il modo di assistere alle cerimonie episcopali. Questo materiale venne a creare il
terzo libro del Cerimoniale. Nonostante fosse caduta in disuso, a causa della scom-

101
35 Per uno sguardo breve sul contenuto vedi (Lessi-Ariosto, 1987, p. 490-491).
36 Si tratta di due capitoli seguenti. Nell’edizione, infatti, il capitolo 30 non esiste.

IL „CAEREMONIALE” NELLA STORIA DELLA MESSA ROMANA


parsa dello Stato Pontificio, questa parte venne ristampata anche nell’edizione suc-
cessiva del 1886, sotto Leone XIII, che fu l’ultima prima della riforma del Concilio
Vaticano II. (Marini, 1990, p. 211-212; Lessi-Ariosto, 1987, p. 489-490).

3. CAEREMONIALE EPISCOPORUM DEL 1984


La riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II raggiunse, inevitabil-
mente, anche il cerimoniale, che solo dopo la pubblicazione di tutti i più importanti
libri liturgici e non senza discussioni circa la sua necessità, è giunto alla pubblica-
zione ufficiale solo nel 1984 (Caeremoniale Episcoporum, 1984)37.
Il nuovo Cerimoniale è diviso in otto parti. Il suo contenuto, rispetto all’edi-
zione precedente, è stato completamente ritrattato. La messa, descritta nella secon-
da parte, al posto del precedente nome di Missa pontificalis, ha ricevuto quello di
Missa stationalis, per sottolineare l’antica tradizione romana ed il carattere pastora-
le del ministero episcopale. (Lessi-Ariosto, 1987, p. 492). Dopo il primo capitolo, che
tratta della messa tipica del vescovo diocesano nella sua cattedrale (Caeremoniale
Episcoporum, 1984, n. 119-170, p. 41-51), vi sono alcune indicazioni su altre messe
celebrate dal vescovo (Caeremoniale Episcoporum, 1984, n. 171-174, p. 52) e su
quella in cui il vescovo partecipa non celebrando la messa ma presiedendo la litur-
gia della Parola e dando la benedizione finale (Caeremoniale Episcoporum, 1984,
n. 175-186, p. 53-54)38. Nella parte quarta sono trattate le varie celebrazioni durante
l’anno liturgico, al cui vertice si trovano quelle del Triduo Pasquale. Dopo alcune
rubriche generali ad esso dedicati (Caeremoniale Episcoporum, 1984, n. 295-296,
p. 87), vi sono poi le indicazioni rispettive alla messa in coena Domini (Caeremo-
niale Episcoporum, 1984, n. 297-311, p. 88-90), alla celebrazione della Passione del
Signore (Caeremoniale Episcoporum, 1984, n. 312-331, p. 91-95) ed alla Veglia Pa-
squale (Caeremoniale Episcoporum, 1984, n. 332-370, p. 96-103).
L’attuale Cerimoniale fu ristampato negli anni 1985 e 1995; l’ultima reim-
pressio emendata è del 2008.

CONCLUSIONE
Il lavoro scientifico sulla storia della messa romana che, recentemente,
è in corso di rilettura a partire dalle acquisizioni del metodo della liturgia compara-

37 .Sull’iter della riforma del cerimoniale dopo il Concilio Vaticano II vedi (Bugnini, 1997, p. 789-793; Lessi-Ariosto,

102
1987, p. 495-505; Marini, 1990, p. 213-220; Stefański, 2008, p. 265-295).
38 .Bugnini parla di questa parte in termini di una innovazione importante. (Bugnini, 1997, p. 792).

Ks. Łukasz Celiński


ta (Tichý, 2016; Celiński, 2020; Angelucci, 2021)39 ha sempre bisogno di accesso alle
fonti. Fra queste un tipo del tutto particolare è costituito dai cerimoniali. Si tratta
del materiale contenente molti dati, di cui quelli relativi alla messa ne costituiscono
solo una parte. Il valore dei cerimoniali si vede, soprattutto, dal fatto che essi, pur
non conservando di norma i testi per la liturgia, ne descrivono, spesso minuziosa-
mente, lo svolgimento rituale. In questo senso essi fungono da ponte fra gli ordines
romani e gli ordinamenti generali dei vari libri liturgici, promulgati in seguito alla
riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Il lavoro dello storico, prima di giungere
a delle conclusioni o ipotesi più o meno plausibili, deve passare, necessariamente,
attraverso lo studio critico delle fonti nel loro contesto. In questo lavoro i cerimo-
niali, accanto ai messali, sono fonti imprescindibili per la ricostruzione della storia
della messa romana.

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39 Su questo lavoro vedi anche (Parenti, 2022, p. 282-283). 103


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Ks. Łukasz Celiński


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Ks. Łukasz Celiński
THE CAEREMONIALE IN
THE HISTORY OF THE RO-
MAN MASS
SUMMARY
Historical research must always pass through the critical study of sources.
The historical value of a source can be assessed through comparison with other
coeval sources, especially if they are of different type or origin, concerning, howe-
ver, the same reality. The present study proposes an arrangement of the main
papal and episcopal ceremonials of the Roman Rite area from the point of view
of information related to the ritual performance of the Mass. Since the origins of
the Roman ceremonial are to be found in the context of papal liturgies, our con-
tribution also offers a contextual basis for the critical study of other sources such
as, for example, medieval papal missals.

Article submitted: 21.09.2023; accepted: 23.11.2023. 107


IL „CAEREMONIALE” NELLA STORIA DELLA MESSA ROMANA

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