PROPOSTA PER UNA MOSTRA SU UN ARCHIVIO DI UNA
CRITICA D’ARTE
Recensione sulla mostra "Lara-Vinca Masini. La memoria del futuro" presso il Centro per l'arte contemporanea Luigi
Pecci di Prato, curata da Stefano Pezzato.
L’esposizione in questione è la terza di quattro mostre in rassegna attualmente al museo Pecci, l’unica a presentare
una figura di non-artista. L’allestimento si protrae in un unico grande spazio senza alcun divisorio: un grande open
space che diventa una pinacoteca d’informazioni. La narrazione mette in scena i contatti e gli sviluppi della vita della
studiosa e critica d’arte, la quale influenza e si impegna attivamente nello sviluppo del mondo dell’arte a lei
contemporaneo.
Tutti i materiali in mostra provengono dall'archivio-biblioteca di Lara-Vinca Masini, integrati per l'occasione da
acquisizioni del Centro Pecci provenienti da varie fonti.
«Ho organizzato il mio archivio secondo il metodo che ho sempre seguito nel mio lavoro e spero che possa essere utile
anche per coloro che ne vorranno fare uso. Ho preso in esame a una a una tutte le categorie dividendole per argomento,
ad esempio: artisti, architetti, designers, arte e politica, critica, manuali, arte e musica contemporanea… Così che ogni
soggetto. Sia completo di tutto quello che lo riguarda, dalla monografia, al catalogo, all’invito, alla lettera (quando
esiste), alla fotografia, agli articoli su rivista, ecc., in modo da avere la documentazione di ogni soggetto, più facilmente
inquadrata e pronta per essere studiata. Ho collocato a parte il materiale sugli argomenti che ho approfondito di più
come: Art Nouveau, Arti Applicate (in particolare su ceramica e gioiello contemporaneo), Arte programmata, cinetica,
sonora, ecc. Credo che questo metodo possa facilitare lo studio e il desiderio, perciò, che la disposizione possa rimanere
questa.»1
1
Masini Lara Vinca, Una vita per l’arte: Intervista a Lara Vinca Masini, a cura di Acocella Alessandra, “Museo” (foglio-
rivista del Museo. Novecento Firenze), n. 13, 2018, pp. n.n.
Con questa volontà di sistemazione del suo archivio è stato pensato il senso logico di una della mostra di Lara Vinca
Masini, per una memoria del futuro.
Di fatto, quello che emerge dalle fonti esposte è che Lara vinca si è avvicinata al mondo dell'arte attraverso la
frequentazione del laboratorio della zia restauratrice Elsa Masini. Negli anni Cinquanta grazie alla conoscenza di Carlo
Ludovico Ragghianti, assumendo il ruolo di segretaria di redazione per le riviste "Criterio" (1957-1958) e "SeleArte"
(1958-1965).
Avviando la sua carriera di critica militante nell'arte contemporanea nel 1960, ha stretto conoscenza con figure come
Umbro Apollonio, Gillo Dorfles e Giuseppe Marchiori, grazie all'intermediario collezionista Giuliano Gori. Nel 1963, la
sua prospettiva critica ha subito una svolta fondamentale dopo l'incontro con Giulio Carlo Argan a Verucchio,
orientandosi verso la ricerca artistica ispirata alla psicologia della Gestalt. Dopo un periodo di interesse per l'arte
informale e la nuova figurazione, si è orientata verso l'arte programmata e cinetica, in relazione all'innovazione
tecnologica.
Vinca Masini ha sostenuto l'arte più innovativa e meno rappresentata, proveniente dalle gallerie d'avanguardia
fiorentine dell'epoca, come Vigna Nuova (1945-1966) di Sergio Santi, Numero (1951-1970) di Fiamma Vigo, Quadrante
(1961-1964) di Matilde Giorgini, e L'Obelisco di Roma (1946-1978) di Gaspero Del Corso e Irene Brin. Questo ruolo ha
fatto da ponte tra gli artisti fiorentini più innovativi e la scena nazionale e internazionale più aggiornata. Nel 1963 ha
curato la XIV Mostra Nazionale Premio del Fiorino.
Nel 1964, ha fondato il Centro Proposte, attivo fino al 1967, organizzando rassegne itineranti che hanno visto interagire
arte, architettura, musica elettronica e poesia con la supervisione grafica dei cataloghi ad opera dell'artista Auro Lecci.
Si è interessata al design del gioiello d'artista, alle opere di Flora Wiechmann Savioli, agli artisti Pietro Gentili e Paolo
Scheggi, nonché ai loro interventi ispirati all'arte cinetica sugli abiti di Germana Marucelli.
Il suo coinvolgimento nell'architettura è cresciuto a partire dal 1965, grazie alla vicinanza con gli architetti fiorentini
formatisi con l'amico Giovanni Michelucci, come Edoardo Detti, Leonardo Ricci, Renzo Barbieri, Leonardo Savioli e
Vittorio Giorgini, oltre a Marco Dezzi Bardeschi. Ha elaborato e espresso il proprio pensiero sull'architettura concepita
come spazio di scambio di esperienze visive.
Il contributo di Vinca Masini alla conoscenza dell'arte contemporanea è notevole. Dal 1966 in poi, ha seguito da vicino
le esperienze dei gruppi radicali più rappresentativi a Firenze, come Superstudio, Archizoom Associati, Ufo, Remo Buti,
Gianni Pettena e Gruppo 9999. Ha contribuito a diffondere la conoscenza degli artisti d'arte contemporanea anche nei
centri minori, come evidenziato dall'apertura nel 1974 del Museo Progressivo d'arte contemporanea di Livorno.
Nel 1978, insieme a Luigi Carluccio ed Enrico Crispolti, ha curato la sezione italiana della Biennale di Venezia,
focalizzandosi su temi come Topologia e Morfogenesi. Nel 1980, ha organizzato l'importante evento "Umanesimo,
Disumanesimo nell’arte europea 1890/1980" a Firenze, unendo le epoche artistiche celebrative della città con un
presente legato alla storia in modo critico.
Vinca Masini ha svolto un ruolo significativo nella promozione dell'arte contemporanea, sostenendo artisti emergenti e
organizzando eventi che favorivano il dialogo tra diverse discipline artistiche.
Come si evince dalla bibliografia fornita gratuitamente attraverso la scansione di un qr code collocato tra le didascalie,
l’esposizione è molto ricca di spunti: libri, giornali, riviste, appunti personali, corrispondenze, opere d’arte di artisti a lei
vicini, fotografie, interviste, effetti personali e quant’altro. Questi medium hanno la funzione di creare un input e
collegarsi alle varie figure del panorama contemporaneo artistico, sia critici d’arte che artisti.
La lettura è quindi complessa per i non addetti ai lavori: diventa difficile orientare lo sguardo, del tutto saturo a causa
del percorso espositivo precedente. La domanda che sorge è: che cosa bisogna e non bisogna esporre di un archivio
biblioteca? L’obiettivo del curatore è effettivamente quello di trasporre le volontà di Lara Vinca restituendole attraverso
oggetti-suggestioni. L’esposizione tradizionale attraverso le vetrine però rischia di decontestualizzare l’archivio a favore
di renderne la pura esteticità.
I libri sono un media fragile e la vetrina è indubbiamente il modo più semplice per proteggerli, ma esistono molteplici
modi (tecnologici e non) per valorizzare e riuscire a mettere in mostra una biblioteca. Nella narrazione scelta dai
curatori, inoltre, mancano dei punti di reale focus che tengano conto della capacità dello spettatore di mantenere
l’attenzione sulla straordinaria rete di relazioni intessuta da Lara Vinca Masini.
Paragonando la mostra ad un testo scritto potremmo definirlo indubbiamente dal contenuto ricco ma complesso e forse
proprio per questo non dalla facile lettura.