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Decifrazione Dello Zodiaco

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DECIFRAZIONE DELLO ZODIACO

Di

Lisa Morpurgo

(traduzione di Mario Marcon)


<1>

Il titolo di questa relazione potrebbe suscitare qualche perplessità tra i presenti, e penso che per
dissiparle, perlomeno in parte, dovrò spiegare come e perché sia giunta io stessa a considerare lo
Zodiaco come un codice, come una sorprendente combinazione cifrata grazie alla sua struttura
ingegnosa.

Tra gli stessi astrologi, nel corso dei secoli e in particolare oggi, le opinioni in merito alla validità
scientifica dello Zodiaco si sono fortemente divise e diversificate. Le rivoluzioni di Copernico e di
Galileo hanno profondamente turbato i nostri colleghi del Seicento tanto quanto alcuni colleghi ai
giorni nostri. Sono noti gli sforzi profusi da alcune scuole contemporanee nell'intento di trasformare
il vecchio Zodiaco geocentrico in uno Zodiaco eliocentrico o di mettere a disposizione di esperti
calendari astrologici che prendano in considerazione la precessione degli equinozi. Sebbene si possa
discutere di entrambi i problemi (precessione e geocentrismo) su due piani distinti, è innegabile che
entrambi siano strettamente legati alla medesima fonte di obiezioni razionali. Se si insiste sul
considerare lo Zodiaco come uno strumento concepito da astronomi primitivi in un’epoca storica
talmente remota che la scienza e il ragionamento scientifico, così come lo intendiamo oggi, non
esistevano nemmeno allo stadio embrionale, dovremmo automaticamente accettare che il progresso
e le scoperte della scienza moderna, soprattutto dell'astronomia, hanno contribuito alla distruzione
dello Zodiaco. Per gli scienziati, chiaramente, la questione è risolta ormai da molto tempo.

Gli astrologi, dal canto loro, sanno molto bene, invece, che questo strumento superato, questo non-
senso astronomico chiamato Zodiaco, produce risultati indiscutibili. È grazie ai suoi risultati che
l’astrologia è riuscita a sopravvivere a così tante tempeste ed è per difendere questi risultati che si
battono gli astrologi. Ciononostante, permettono sempre che gli avversari scelgano con quali armi
combattere e accettano di confrontarsi su un terreno <2> dove finiscono inevitabilmente per
sprofondare a causa di quell’errore di fondo che ho già segnalato, ovvero il considerare lo Zodiaco
come un primitivo strumento astronomico. È questo l’errore che vorrei eliminare, è questo
l’ostacolo che vorrei abbattere.

Per illustrare il punto di partenza della mia riflessione, proverò a partire da un esempio molto
banale: se vedessi un’automobile sfrecciare a tutta velocità in autostrada, e se avessi del resto
appreso, da una fonte seria e insospettabile, che questa automobile non ha nemmeno una goccia di
benzina nel serbatoio, avrei un piccolo problema da risolvere: o sarei vittima di un’allucinazione e
l’automobile è ferma, o l’automobile sarebbe dotata di un motore speciale e può fare a meno della
benzina. Supponiamo che l’automobile in movimento sia l’astrologia con i suoi ottimi risultati:
saremo tutti d’accordo, credo, nel ritenere che, in tal caso, non si tratti di un’allucinazione.
Supponiamo che la benzina corrisponda allo Zodiaco come strumento d’osservazione del cielo e,
anche in questo caso, dovremo ammettere che lo Zodiaco non ha più alcun valore da un punto di
vista astronomico. Per risolvere questo problema, gli astrologi si sono sforzati fino ai giorni nostri
di difendere l’idea che lo Zodiaco comunque conservi un briciolo di valore astronomico, oppure
hanno posto l’accento sul carattere esoterico dell’astrologia per giungere quasi alla conclusione che
l’astrologia funzioni nonostante lo Zodiaco, o ancora, per tornare all’esempio precedente, che è
comunque ancora rimasta qualche goccia di benzina nel serbatoio. In quattro anni di studi condotti
quasi instancabilmente, ho maturato un’opinione completamente diversa: i rapporti tra astrologia e
astronomia non corrispondono a quelli a cui si pensa comunemente. Esistono, certamente, ma si
manifestano e si sviluppano a un livello infinitamente superiore rispetto a tutto quel che si è potuto
finora immaginare.

<3a> [NdT pagina numerata con ‘3’ nel documento originale] Lo Zodiaco non è uno strumento
astronomico, ma una struttura mirabilmente costruita su basi matematiche e geometriche ed è la
chiave di un gran numero di leggi scientifiche.

Tale struttura è rimasta nascosta per secoli poiché lo Zodiaco osservato in precedenza era
incompleto. A riprova, basti ricordare che mancavano all’appello Urano, Nettuno e Plutone. Lo
Zodiaco completo include questi tre pianeti, ma anche due transplutoniani ancora invisibili alla
nostra osservazione. Mi rendo perfettamente conto delle obiezioni che può sollevare
un’affermazione di questo tipo; il leitmotiv più comune a tal proposito è: “Prima di parlarne,
aspettiamo di vedere se esistono davvero”. A coloro che condividono questa opinione, chiedo
soltanto di osservare con attenzione quello che lo Zodiaco completo ci sembra suggerire. Il tempo
molto limitato a nostra disposizione non mi permetterà probabilmente di convincerli, ma mi auguro
di offrire uno spunto di riflessione anche ai più scettici.

Per semplificare la presentazione, propongo di avvalermi di numeri e lettere dell’alfabeto al posto


dei consueti simboli astrologici.

Esamineremo, quindi, due serie di dodici elementi ciascuna delle quali è visibile qui: una serie
numerata da 1 a 12, l’altra inizia da alpha e termina con omega e include le lettere dell’alfabeto
latino dalla A alla L.

Prima di presentare la ricostruzione dello Zodiaco, vorrei soffermarmi sui principi che hanno
guidato inizialmente le mie ricerche: supponendo che lo Zodiaco avesse un valore ben più notevole
di uno strumento astronomico, ho considerato, inoltre, l’ipotesi che si trattasse anche di qualcosa di
molto di più che un semplice strumento astrologico. In altre parole, ho considerato l’ipotesi che le
istruzioni messe a disposizione dal codice zodiacale potessero essere utilizzate non soltanto in quel
campo che chiamiamo, probabilmente in maniera impropria, divinazione, ma anche in quei feudi
della scienza dove il disprezzo per l’astrologia è profondamente radicato.

<3b> [NdT pagina numerata con ‘3’ nel documento originale] Probabilmente, lo Zodiaco si può
definire come struttura e messaggio, nell’accezione con cui questi due termini vengono utilizzati
nell’ambito della biologia e della genetica odierne. Messaggio cifrato, certamente, in cui ogni
singolo elemento ha un suo preciso significato da scoprire con logica spietata.

Come primi elementi, ho esaminato i domicili e le esaltazioni. È stato, d’altronde, un astronomo-


astrologo inglese molto serio, T. Gleadow, a darmi l’idea di cominciare da questi elementi. Gleadow
sostiene che, astronomicamente, i domicili e le esaltazioni non abbiano alcun senso, poiché
Mercurio, ad esempio, è perfettamente a suo agio sia nei Gemelli che nel Sagittario. La pratica
astrologica ci dice, invece, che, dal punto di vista dell’interpretazione, la differenza tra un Mercurio
in Gemelli e un Mercurio in Sagittario è significativa e ne abbiamo quotidianamente testimonianza.
A questo punto, avrei potuto piegarmi dinanzi al mistero, a queste forze invisibili esibite dagli
astrologi da sempre. Al contrario, ho piuttosto preferito ostinarmi nella ricerca di una soluzione
logica, sforzandomi di attribuire ai simboli il loro autentico valore così come indicato
dall’etimologia stessa della parola: simbolo è qualcosa che significa un’altra cosa. Domicili ed
esaltazioni, in quest’ottica, nascondevano forse un messaggio finora sfuggito agli astrologi, agli
astronomi e, in generale, agli scienziati. Senza nemmeno osare alterare la sacrosanta tradizione che,
tuttavia, si dimostrò in seguito passibile di alcuni ritocchi, una prima riflessione mi venne suggerita
dall’unicità dei domicili dei luminari rispetto al doppio domicilio di alcuni pianeti, come accettato
anche dallo stesso Tolomeo. Indichiamo, dunque, con un + positivo il domicilio e con un – negativo
l’esilio [NdT barrato nel documento originale]

<4> [NdT pagina non numerata nel documento originale] Iniziamo con l’esame del primo elemento
di cui si compone lo Zodiaco e il più semplice: una serie di simboli (che chiamiamo segni) numerati
da 1 a 12. (immagine in verticale). [NdT immagine assente nel documento originale]

Questa serie numerica è piegata a cerchio e vi invito a considerare, da un punto di vista geometrico,
le conseguenze immediate di questa disposizione: per chiudere il cerchio, il numero 12 deve
agganciarsi al numero 1 e poiché la direzione che lo Zodiaco stabilisce per questo cerchio è
antioraria, possiamo dire che il 12 precede l’1. Notiamo inoltre che, tra i 12 elementi chiusi a
cerchio, ve ne sono soltanto 4 al contempo paralleli e contigui: si tratta dei due estremi della catena,
ovvero dei due anelli estremi della catena che si agganciano a vicenda, e cioè il 12 e l’1 già presi in
considerazione e i loro opposti (proiezione) [NdT immagine assente nel documento originale]. Gli
altri 8 elementi, quattro per parte, sono paralleli e non contigui. Per comodità di presentazione,
converremo nel chiamare “estremi” i 4 elementi contigui e paralleli e “laterali” gli 8 elementi
paralleli e non contigui. Proseguendo nella lettura del codice, sarà possibile rendersi conto che gli
elementi laterali obbediscono a delle regole diverse dalle regole degli estremi, e questa differenza
crea una curiosa somiglianza con fenomeni di recente studiati dalla biochimica.

Accanto a questa prima serie di segni, lo Zodiaco propone una seconda serie di elementi, chiamati
pianeti o corpi celesti. Concordiamo tutti, credo, sul fatto che questa serie cominci dal Sole a cui
dovremmo pertanto attribuire il numero 1. Sono giunta alla conclusione che anche questa seconda
serie è formata da 12 elementi e credo, in tutta onestà, di poter produrre prove matematiche in
mancanza, ahimè, di prove astronomiche. Ma poiché allo stato attuale posso soltanto avanzare una
simile ipotesi <5> se non a titolo d’opinione personale, mi scuso sin d’ora con tutti quelli che
potranno considerarla troppo avventata e mi auguro che vorranno ugualmente prestarvi attenzione.
Tra l’altro, posso immediatamente dare un piccolo esempio delle indicazioni del codice zodiacale
nella sua completezza persino a coloro che mostrano qualche reticenza nel considerare i pianeti
transaturniani.

Dimentichiamo per un attimo i simboli astrologici e scriviamo in questa circonferenza


semplicemente due serie numerate da 1 a 12. La seconda serie si inserisce nella prima all’altezza del
quinto elemento poiché concordiamo tutti che la serie dei corpi celesti comincia dal Sole in Leone.
Ebbene, numerando le due serie complete da 1 a 12, e prendendo in esame due delle esaltazioni che
la tradizione ci ha trasmesso, ovvero l’esaltazione del Sole e l’esaltazione di Saturno, e se tracciamo
una linea che parte dal domicilio del corpo celeste alla sua esaltazione, osserviamo che il numero 1
di una serie si congiungerà al numero 1 dell’altra, e che il numero 7 di una serie si congiungerà col
numero 7 dell’altra. La direzione di queste due linee è uguale e contraria, e obbedisce alla terza
legge della dinamica di Newton. Si tratta di un caso? Di una coincidenza? Permettetemi di
dubitarne. Tanto più che, dimenticandoci in parte di Tolomeo e promuovendo il pensiero
geometrico, potremmo fare un ulteriore passo in avanti: il numero 1 è un estremo e il numero 7 è il
suo opposto. In una struttura simmetrica, il secondo estremo e il suo opposto dovrebbero
comportarsi in maniera analoga e dovremmo, quindi, tracciare una linea che unisca il 12 al 12 e una
linea che unisca il 6 al 6 [NdT termine del documento originale]

Annotazioni del traduttore

La traduzione presentata costituirebbe la bozza di una relazione tenuta da Lisa Morpurgo a Parigi
nel 1974, presumibilmente in concomitanza con la pubblicazione della traduzione francese della sua
Introduzione all’astrologia.

Preciso che, pur con tutti gli accorgimenti possibili, il testo rappresenta innanzitutto il risultato di
una ricostruzione filologica personale operata sulla documentazione originale, prima ancora che il
risultato di una traduzione. Come constatabile, la numerazione delle 6 pagine dattiloscritte
disponibili, infatti, prevede, tra le altre, due pagine numerate con un 3, nessuna pagina con un 4 e
una pagina completamente sprovvista di numerazione. Si è reso, così, necessario ricostruire la
sequenza numerica e argomentativa, avendo come punti fermi gli “estremi” della bozza, ovvero le
due pagine iniziali e la pagina con la numerazione più elevata, ovvero la pagina con numero 5, tutte
chiaramente indicate nell’originale. La scelta delle ipotetiche pagine 3 e 4 non poteva che
appoggiarsi esclusivamente se non su criteri argomentativi, ovvero sulla consequenzialità logica del
ragionamento illustrato da Lisa Morpurgo nel suo testo. Curiosamente, però, la doppia numerazione
di una pagina 3 è sembrato che aprisse la strada a due piste d’argomentazione alternative. Se si
leggono, infatti, gli incipit delle due pagine numerate con un 3, la consequenzialità logica con la
conclusione della precedente (e certa) pagina 2 e con l’incipit della seguente (e ipotetica) pagina 4 1
si ritrova soddisfatta da entrambi gli esemplari. È possibile, quindi, che Lisa Morpurgo stesse
vagliando almeno due ipotesi di presentazione e che lo snodo in sospeso fosse rappresentato dai
contenuti innovativi delle due pagine numerate con un 3, ovvero le pagine in cui lo Zodiaco è
esplicitamente presentato come struttura matematico- geometrico- scientifica e come messaggio. In
altre parole, è possibile seguire la lettura in base a due diverse sequenze numeriche di pagine
(indicate tra virgolette caporali semplici nella traduzione):

1
Nella ricostruzione, la pagina 4 potrebbe corrispondere all’unica pagina non numerata nella documentazione
originale, come sembra indicare la felice continuazione del periodo interrotto al termine della pagina con l’incipit
della certa e successiva pagina 5.
<1>, <2>, <3a>, <4>, <5>

<1>, <2>, <3b>, <4>, <5>

A prima vista, la similarità dei contenuti delle due pagine numero 3 e il loro diverso e
complementare sviluppo sembrerebbero anche suggerire un solo percorso testuale di 6 pagine:

<1>, <2>, <3a>, <3b>, <4>, <5>

La concatenazione della pagina <3a> con la pagina <3b> potrebbe essere assicurata dalla
specificazione successiva di quei “feudi della scienza dove il disprezzo per l’astrologia è
profondamente radicato”, ovvero la biologia e la genetica. Sembra destabilizzare questo ordine,
però, la presenza nella pagina <3a> di due brevi paragrafi su “due serie di dodici elementi”, ovvero
“una serie numerata da 1 a 12” e una serie che “inizia da alpha e termina con omega e include le
lettere dell’alfabeto latino dalla A alla L”. Quest’ultima serie alfabetica, infatti, non ritorna
successivamente nell’argomentazione, mentre il riferimento alla serie numerica è rievocato nella
pagina <4>. La concatenazione della pagina <3b> con la pagina <4> sembra, invece, appoggiarsi
sulla ripresa del riferimento alla nozione di simbolo. È evidente, tuttavia, che la spiegazione sui
domicili e sulle esaltazioni alla fine della pagina <3b> sia bruscamente interrotta, come prova il
testo barrato dalla stessa autrice. Questa ipotesi di un testo di 6 pagine sembra essere, pertanto,
quella meno pertinente, mentre è più probabile che non ci sia pervenuta l’effettiva terza pagina di
questa relazione. Non è forse un caso che i maggiori ripensamenti risiedano proprio in quelle pagine
dedicate alla provocazione massima e universale a cui giungono gli studi di Lisa Morpurgo:
intendere lo Zodiaco come un messaggio che dice qualcos’altro, come un arguto e composito
simbolo strutturato e codificato che racconta altro, ben oltre al moto planetario e alle configurazioni
stellari.

A prescindere dal percorso di lettura scelto, i lettori dell’antologia morpurghiana riconosceranno sia
i contenuti del suo pensiero astrologico sia interi stralci di riflessioni (come la pertinenza del
domicilio di Mercurio) e immagini divulgative (come la parabola dell'automobile) che Lisa
Morpurgo riprenderà e modellerà nel triennio dal 1975 al 1978 tra le prime pagine de Il convitato di
pietra. Trattato di astrologia dialettica, trattato che sarà pubblicato, come è noto, nel 1979.

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