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Rudolf Steiner - Volume 1 - Le Sorgenti Della Cultura Occidentale

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Rudolf Steiner

LE SORGENTI
DELLA CULTURA
OCCIDENTALE

Volume 1o
I misteri dell’antichità

2 3
Testo originale tedesco: Rudolf Steiner Das Christentum und die Myste- Indice
rien des Altertums, Band 1 (Archiati Verlag e. K., Monaco 2005).

Volume 1: I misteri dell’antichità


Prefazione (Pietro Archiati) pag. 7

1a conferenza: Eraclito e i misteri dell’antichità pag. 15


2a conferenza: Mitologia greca: Urano, Crono, Zeus,
Dioniso pag. 35
a
3 conferenza: Eraclito e Pitagora: la morte come sim-
bolo della vita pag. 55
4a conferenza: La dottrina pitagorica: lo spirito nei
numeri e nelle proporzioni pag. 75
5a conferenza: La dottrina pitagorica, la scienza e la
filosofia moderne pag. 97
6a conferenza: Il rapporto dell’elemento spirituale con
quello materiale nei pitagorici pag. 117
7a conferenza: Il libro egiziano dei morti, il mito degli
Argonauti e i sofisti pag. 139
8a conferenza: Il mito di Eracle: le dodici “fatiche” per
diventare uomo pag. 161
Traduzione di Silvia Nerini
9a conferenza: La filosofia platonica dal punto di vista
Revisione di Pietro Archiati della mistica pag. 179
10a conferenza: Il Fedone di Platone: il dialogo sull’im-
© Archiati Verlag e.K., Monaco di Baviera, 2006 mortalità o eternità dell’anima pag. 201
Stampa: Memminger MedienCentrum, Memmingen (Germania) 11a conferenza: Le idee fondamentali della concezione
Foto: Rietmann, © Verlag am Goetheanum, Dornach (Svizzera) platonica del mondo pag. 223
12a conferenza: Platone e il cristianesimo pag. 243
ISBN 3-938650-55-9
Note alle conferenze pag. 261
Archiati Verlag e. K.
Indice dei nomi pag. 271
Sonnentaustraße 6a • 80995 München • Germania
[email protected] • www.archiati.com A proposito di Rudolf Steiner pag. 275

4 5
Volume 2: Il cristianesimo come fatto mistico e storico Prefazione
13a conferenza: La mistica di Filone di Alessandria
14a conferenza: Filone e le correnti spirituali del suo Solo un paio d’anni prima di tenere queste conferenze,
tempo: terapeuti ed Esseni Rudolf Steiner aveva scritto La filosofia della libertà, da lui
a ritenuta fino alla sua morte il fondamento della scienza
15 conferenza: Il cristianesimo dei Vangeli
16a conferenza: Il pensiero cristico e la vita spirituale dello spirito. In nessuna di queste 24 conferenze si fa cen-
egizia e buddista no anche una sola volta a quest’opera. E viceversa: non
17a conferenza: Il pensiero cristico nella vita spirituale c’è pagina della Filosofia della libertà in cui si parli di cristia-
egizia nesimo.
a
18 conferenza: Il Vangelo di Matteo in relazione alla vita
Steiner ha i suoi buoni motivi per agire in questo modo:
spirituale egizia e moderna
a la sua scienza dello spirito poggia su una duplice base.
19 conferenza: Descrizione del processo di iniziazio-
ne: il risveglio di Lazzaro La prima è il pensiero, comune a tutti gli uomini. Nella
a
20 conferenza: L’Apocalisse: l’evoluzione nell’interpreta- Filosofia della libertà si dice: con il pensiero intuitivo ogni
zione cristiana uomo ottiene delle idee conoscitive da un lato – e nel
a “monismo dei pensieri” diventa un tutt’uno col divenire
21 conferenza: L’Apocalisse e il mondo della gnosi
22a conferenza: Cristianesimo paolino e cristianesimo del mondo – e morali dall’altro – così che mediante “l’in-
giovanneo dividualismo etico” diviene un individuo unico nelle sue
23a conferenza: Agostino: predestinazione anziché rein- azioni. Anni dopo, nella conferenza del 7.5.1922, Rudolf
carnazione Steiner afferma in proposito: «Gli uomini non si sono resi conto
24a conferenza: Scoto Eriugena che nella Filosofia della libertà è stato messo in evidenza il primo
Note alle conferenze stadio della chiaroveggenza moderna …».
La seconda base della scienza dello spirito di Rudolf
Appendice 1: Il Credo. L’individuo e il mondo
Steiner sta alla prima come la seconda parte della Filosofia
Appendice 2: Agostino e la Chiesa (da: Il cristianesimo come fatto della libertà sta alla prima, come l’individualismo della mo-
mistico)
rale sta all’universalismo del pensiero. Nelle 24 conferenze
Indice dei nomi sul Cristianesimo come fatto mistico si tratta dell’individualismo
A proposito di Rudolf Steiner etico di Steiner stesso, del mondo della sua fantasia morale
individuale. In queste conferenze fornisce una testimo-
nianza di ciò che l’ulteriore evoluzione del pensiero come

6 7
“prima e più raffinata forma di chiaroveggenza” (7.5.1922) ascesa verso il divino, l’acquisizione della libertà da parte
ha prodotto in lui stesso quali contenuti successivi: la per- dell’uomo come senso e meta di tutta l’evoluzione, Steiner
cezione e la comprensione dell’evoluzione passata dell’uo- ha potuto anche riconoscere l’inscindibilità di cristianesi-
mo e del mondo, solo in virtù della quale nel corso dei mo e libertà. La prima grande “scoperta” della sua visione
millenni ha potuto svilupparsi l’individuo che pensa intuiti- spirituale retrospettiva è la constatazione che il cosiddetto
vamente e agisce liberamente. È come se l’adulto riandasse cristianesimo è un fatto mistico-spirituale, un evento nel
con lo sguardo alla propria infanzia e giovinezza per capire mondo umano-divino che ha permesso la creazione di tut-
sempre meglio l’esistenza presente in base al suo lungo te le condizioni della libertà individuale per l’uomo.
divenire. Ha potuto constatare che cristianesimo e libertà si ap-
Quello che conta per Steiner è l’aver conquistato i con- partengono come causa ed effetto, per cui nella conferenza
tenuti di queste conferenze non attraverso lo studio este- citata spiega: «Per questo la mia Filosofia della libertà è stata
riore della storia, ma tramite la visione spirituale diretta, tra- chiamata la filosofia dell’individualismo nel senso più estremo. E tale
mite la continua evoluzione del pensare puro. Guardando doveva essere, poiché dall’altro lato è la più cristiana delle filosofie.
la sua vita in retrospettiva, scrive nella sua autobiografia: … Era quindi del tutto evidente che da una parte io abbia cercato
«Dal mio atteggiamento di fronte al cristianesimo risulta evidente che di scrivere la Filosofia della libertà … e dall’altra abbia dovuto
nella scienza dello spirito nulla ho cercato e nulla ho trovato per la via far riferimento al mistero del Golgota nella mia Mistica… e nel mio
che molti mi attribuiscono. Questi molti presentano la cosa come se io Cristianesimo quale fatto mistico. Queste due realtà si appar-
avessi composto ed elaborato la scienza dello spirito con ogni sorta di tengono. … E così, se l’anima attuale si vuole inserire in maniera
antiche tradizioni, teorie gnostiche ed altre. Ma non è così: la cono- giusta nell’evoluzione del mondo, da un lato deve vivere dentro di sé
scenza spirituale che si trova in Il cristianesimo quale fatto mi- un forte impulso alla libertà, e dall’altro dentro di lei dev’esserci una
stico è attinta direttamente dal mondo spirituale. Solo per mostrare forte aspirazione a vivere interiormente il mistero del Golgota.»
agli uditori delle mie conferenze e ai lettori del mio libro l’armonia Sicuramente per Steiner, che fino a quel momento ave-
tra quanto è percepito spiritualmente e le tradizioni storiche, vi ho va avuto un atteggiamento di rifiuto per il cristianesimo
inserito queste ultime, ma non ho mai accolto nulla da tali documenti tradizionale, non è stato facile scoprire nella propria vi-
che non abbia prima avuto davanti a me nello spirito.» (La mia sione spirituale l’importanza decisiva dell’evento cristico.
vita, Editrice Antroposofica, Milano 1999, traduzione di E ciò che ha reso la cosa doppiamente difficile è il fatto
Febe Colazza Arenson e Lina Schwarz, cap. XXVI) che abbia dovuto tenere le sue conferenze davanti a dei
Solo in un secondo tempo, dopo aver potuto vedere a teosofi entusiasti della spiritualità orientale, ma a cui le idee
livello spirituale la graduale individualizzazione, la graduale della Filosofia della libertà risultavano del tutto estranee e che

8 9
conoscevano a malapena i fondamenti spirituali del cristia- Ci sono sempre persone che si urtano per il linguaggio di
nesimo. È stata un’impresa coraggiosa! Steiner. Ritengono che la sua forma non sia all’altezza del
Basta leggere la breve lettera scritta nel 1907 da Annie canone letterario costituito. Pensano che ci sarebbe molta
Besant, presidentessa della Società teosofica, a Hübbe- più gente disposta a leggerlo se la forma linguistica fosse
Schleiden: «Egregio Dr. Hübbe-Schleiden, la formazione più perfetta. Non è un’opinione che posso condividere.
occulta del Dr. Steiner è molto diversa dalla nostra. Non Che cos’è la forma perfetta? Può essere considerata
conosce la via orientale, per cui è evidente che non la può perfetta solo una forma del tutto adeguata al suo conte-
insegnare. Insegna il metodo cristiano-rosicruciano, che è nuto – come la forma del guscio di noce, che si adatta
di grande utilità per alcuni ma si discosta dal nostro. Lui perfettamente al suo “contenuto”. Anche una conferen-
ha la sua scuola, della quale è personalmente responsa- za è davvero “bella” solo se è anche buona: se incoraggia
bile. Lo considero un insegnante eccellente per quanto l’uomo nel suo anelito alla conoscenza, se lo aiuta nella sua
riguarda il suo metodo, nonché un uomo dotato di gran- evoluzione morale.
de conoscenza. Lui ed io lavoriamo in totale amicizia ed Non sarebbe un bene se la lingua di queste conferenze
armonia, ma seguendo vie separate. Cordiali saluti, Annie – che non sono dei saggi! – fosse più liscia, più gradevole.
Besant.»N1 Il lettore a cui sta a cuore il contenuto non vorrebbe as-
Sia la serie di conferenze qui stampate che il libro ave- solutamente fare a meno dello stato un po’ grezzo della
vano lo stesso titolo, Il cristianesimo quale fatto mistico. A pro- lingua, della lotta con la complessità degli argomenti qui
posito di questo Rudolf Steiner scrive nella sua autobio- esposti. Un tedesco troppo levigato gli farebbe l’effetto di
grafia: «Sin dal principio ho tenuto a far sapere che le parole del una falsificazione, di un inganno. Vorrebbe vivere queste
titolo: “quale fatto mistico” sono importanti … E volevo mostrare conferenze per quello che sono in effetti: un allenamento
che negli antichi misteri erano date immagini e culti di avvenimenti concettuale senza pari, un “lavoro intellettuale” estrema-
cosmici che si compirono poi nel mistero del Golgota, come un fatto mente terapeutico ed edificante, e non una piacevole lettu-
trasferito dal cosmo sulla Terra, sul piano della storia. Nessuno in- ra per riposarsi dal lavoro svolto.
segnava questo nella Società Teosofica. Ed io, con questa concezio- E nel vero lavoro intellettuale avviene come nella crea-
ne, mi trovavo in contraddizione completa col dogmatismo teosofico zione artistica, dove forma e contenuto armonizzano fra
di allora …» loro come nella noce, poiché non nascono l’una dopo l’altro
secondo la noiosa sequenza di causa ed effetto, ma come un
*
*
* tutt’uno. Allora forma e contenuto diventano una sola cosa
– nell’intuizione e nell’amore dell’artista creatore.

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E qual è il contenuto di queste 24 conferenze? Il fatto Queste 24 conferenze sono una fonte inesauribile, uno
avvincente e sconvolgente che, per colui il quale aspira scrigno colmo di oggetti preziosi e di sorprese. Le fonda-
alla felicità, alla vera autorealizzazione, ogni sviluppo in- menta spirituali della nostra cultura vengono esaminate fin
tellettuale ed ogni visione contemplativa della vita non nei minimi particolari con saggezza e amore, seguendo il
sono che una bazzecola in confronto al percorso di tra- filo d’oro di un pensiero puro e vivente.
sformazione interiore che rende ciò che è spirituale così Pietro Archiati
vero ed efficace da non limitarsi più ad osservare la vita, nell’estate del 2005
ma lo porta a plasmarla in tutto e per tutto. Basti pensare
che mentre tiene queste conferenze Steiner è nel contem-
po impegnato come insegnante alla Scuola di cultura per
operai di Berlino! Per lui la vita esteriore e quella interiore
sono inscindibili.
L’odierna brutalità della vita in costante aumento non
è la causa, ma l’effetto della brutalità dei cuori e delle men-
ti. E questa brutalità interiore non è una conseguenza del
materialismo, ma ne è l’essenza stessa. È l’impotenza dello
spirito, che ormai si limita a contemplare la vita, senza più
essere in grado di plasmarla. Preso dal lavoro sul mondo,
per troppo tempo l’uomo moderno ha rinunciato all’arte
del lavoro su di sé. Ed ora è questo che cerca, forse non
sempre in piena coscienza, ma con ogni fibra del suo es-
sere.
E come può lo spirito dell’uomo uscire da questo stato
di impotenza? Come si fa a superare il materialismo? Non
di certo con una nuova teoria o predica sulla necessità di
questo superamento. L’arte della vita è l’arte della trasfor-
mazione interiore. I contenuti di queste conferenze sono
più che mai idonei a inondare di luce la mente dell’uomo e
a infondere calore al suo cuore.

12 13
Prima conferenza

Eraclito
e i misteri dell’antichitàN2
Berlino, 19 ottobre 1901

Cari ascoltatori!
Poiché ho il piacere di poter proseguire quest’inverno
le conferenze che avevo cominciato l’anno scorso, mi sono
proposto di fare oggetto della nostra indagine il periodo
che precede quello di cui mi sono occupato l’anno scorso
– nella misura in cui esso contiene i semi di ciò che in se-
guito ha dato origine alla mistica medievale.
Il libretto in cui sono raccolte le conferenze dell’anno
scorso, Die deutsche Mystik (La mistica tedesca), e che viene
ora pubblicato, tratta del periodo da Meister Eckhart ad
Angelus Silesius. La mistica la si può capire da sé attraver-
so gli spiriti estremamente evoluti delle personalità che ad
essa appartengono. Se ci si immerge nelle peculiarità degli
insegnamenti mistici, se si impara a conoscere il carattere
di queste dottrine, i mistici tedeschi e i loro contemporanei,
è possibile capire queste personalità e i loro insegnamenti
a partire da loro stessi.
Ma su questa mistica successiva e sui suoi insegnamenti
sostanzialmente esoterici viene gettata una luce comple-
tamente diversa se si prendono in considerazione le pre-
messe che si trovano nei misteri greci e in quelli dei primi
secoli cristiani.

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La mistica tedesca si riallaccia soprattutto alle dottrine che cosa consistesse il fondamento di questa saggezza
misteriche – non solo agli insegnamenti di Agostino, ma originaria.
anche a quelli di Scoto Eriugena che in fondo, più o meno Ci è quindi più facilmente possibile poiché siamo oggi
inconsciamente, è stato il grande maestro di questi mistici: in grado di vedere nella giusta luce uno di quegli spiriti che
Cusano, Angelus Silesius, Meister Eckhart. Voglio dire, si era profondamente iniziato, che un tempo, perlomeno dal
ottiene un quadro completamente diverso se si considera nostro punto di vista occidentale, era ritenuto un filosofo
la cosa a partire dai misteri greci. – ma che in base alle nostre conoscenze attuali era anche
La mistica greca contiene una dottrina antichissima, le qualcos’altro.
cui origini si perdono nella Grecia stessa fino all’VIII se- Sto parlando di Eraclito, vissuto intorno al 500 prima
colo prima della nostra era.N3 Queste dottrine misteriche della nostra era e che ci introduce a fondo nella dottrina
hanno però conservato importanti influssi di tutte le altre: misterica greca, poiché faceva parte degli iniziati di Efeso.
di quelle egiziane, persiane e anche indiane. Oggi abbiamo un’idea del tutto diversa del perché fino
Le dottrine misteriche greche sono molto complesse. Per far- ai nostri tempi Eraclito sia stato chiamato “l’oscuro”.
sene un’idea è opportuna un’osservazione storica, poiché Questo filosofo è difficile da capire – ma non perché abbia
solo tramite i fatti storici accertati è possibile addentrarsi scritto in un linguaggio difficile da comprendere. Non è la
nella saggezza fondamentale di questi insegnamenti. Per sua lingua ad essere difficile, ma il senso effettivo di quello
questo desidero inoltrarmi più dall’esterno verso l’interno: che ci vuole comunicare.
in primo luogo (osservare)N4 i fatti storicamente certi per Non è difficile nel senso che non si capiscono le sue
poi penetrare sempre di più nelle vere e proprie conoscen- parole, ma per il fatto che bisogna sapere da quale fonte
ze segrete di questi misteri greci. sapienziale provengano. Se vogliamo capire i suoi insegna-
Se consideriamo la cosa dal punto di vista storico, ve- menti, dobbiamo sapere da quale saggezza primigenia han-
diamo che fino a pochi decenni fa si presentavano enormi no avuto origine.
difficoltà, poiché sapevamo quale forte impressione sia È nato a metà del sesto secolo prima della nostra era.
stata esercitata su coloro che venivano toccati da quel- Di lui si racconta che ha insegnato che il fuoco è il principio
li che avevano ricevuto l’iniziazione, ma non ne aveva- originario, mentre per Talete era l’acqua.
mo nessuna testimonianza. Una testimonianza che deve Si dice inoltre che abbia insegnato che tutto è un incessante
soddisfare tutti è che gli uomini dell’epoca greca e latina flusso,N5 che non esiste un “essere”, ma un eterno “diveni-
hanno vissuto come contemporanei di questa saggezza. re”. Lo si illustra col fatto che dice che non ci si può im-
Ma fino a poco tempo fa non potevamo capir bene in mergere due volte nello stesso fiume (cfr. DK12˙49a˙91;

16 17
A44˙45).1 E lo stesso vale per tutti gli avvenimenti del veniva praticato il culto più nobile e puro. Questi misteri,
mondo, per tutti i fatti. che impareremo a poco a poco a conoscere, venivano con-
Anche l’uomo è compreso in questo “eterno divenire”. siderati dai contemporanei che ne sapevano qualcosa come
In questo momento è un altro rispetto a quello che era dei luoghi in cui si poteva trovare la maggior soddisfazione
un quarto d’ora fa. Tutto è in eterno movimento, in un possibile di tutti i bisogni spirituali degli uomini.
fluire eterno. È questo che si dice di solito a proposito di Abbiamo una descrizione delle impressioni di ciò che
Eraclito. si poteva ricavare dai misteri da parte di alcuni contempo-
Abbiamo due libri che indicano ancora gli inizi ma che ranei. Ma la più importante mi sembra una testimonianza
dimostrano già anche una comprensione più profonda. C’è di Platone, che fa notare come in effetti in questi misteri
il libro tedesco di LassalleN6 e poi il libro di Leon (?).N7 È si sia educato un certo tipo di umanitarismo. Dice infatti:
necessario servirsi di entrambi se si vuole capire Eraclito. chi viene iniziato ai misteri prende parte ad una vita che è
Ma quello che costituisce il fondamento per la compren- eterna, mentre gli altri quando subiscono la morte devono
sione di Eraclito è stato scritto da Pfleiderer,N8 che l’ha semplicemente affondare nel “fango”.2
potuto scrivere perché proveniva dalla scuola hegeliana e In alcuni passaggi di Aristotele ci facciamo un’idea di
quindi comprendeva ancora queste cose. come intendono la posizione dei misteri rispetto agli inse-
Pfleiderer ha mostrato in maniera davvero energica che gnamenti scientifici. Il grande filosofo dice: i partecipanti
Eraclito non è un filosofo come Anassagora o Parmenide ai misteri erano meno tenuti ad assimilare una determinata
e altri. Quelli erano pensatori che possiamo paragonare ad conoscenza, meno tenuti ad assimilare determinate verità
altri pensatori scolastici. Eraclito invece non va inserito in contenutistiche – queste ce le si poteva procurare anche in
questa serie, ma dev’essere capito sulla base dello spirito modo diverso. Erano più tenuti a vivere all’interno di una
greco nel suo insieme. determinata cerchia di persone per assimilare queste cose.
Lui stesso apparteneva al lignaggio misterico. Era a capo Perciò egli sapeva che non si trattava di insegnare delle
di una sede staccata dei misteri eleusini, in cui in quel secolo
2 Platone, Fedone (69c): «E anche que’ tali che istituirono i Misteri, non
pare fossero gente stolta; e in verità già da tempo, per via di enigmi, ci hanno
1 Da I presocratici. Testimonianze e frammenti, 2 voll., introduzio- fatto intendere che chi giunga nell’Ade senza aver partecipato ai Misteri né
ne di Gabriele Giannantoni, Laterza, Bari, s.d. e Giorgio Galli, compiuto la sua iniziazione, costui giacerà nel fango, e invece chi vi giunga in
e da Giorgio Colli, La sapienza greca. Vol. III. Eraclito, Adelphi, tutto purificato e iniziato, egli vivrà in compagnia degli dèi. Ché veramente
Milano, 1980. DK sta per Diels Krantz. A contraddistingue i come dicono gli iniziatori di questi Misteri, “molti sono che portano fèrule ma
frammenti che troviamo nella versione del Colli. I numeri non Bacchi pochi”.» (Platone, Fedone, traduzione e note di Manara Valmigli,
si riferiscono alle pagine, bensì ai frammenti. introduzione e note aggiornate di Bruno Centrone, Laterza, Bari, 2000)

18 19
verità, ma di vivere la verità. che aborriva il “volgo” e che ha condotto una vita ritirata.
Non si tratta quindi di aver recepito delle verità, ma di Otteniamo una comprensione migliore se esaminiamo
aver anche vissuto in sintonia con la verità per un certo e verifichiamo singole frasi di quest’opera.
periodo di tempo, a certe condizioni. È il modo di vivere che Troviamo una frase che può illuminare come un lam-
veniva coltivato all’interno dei misteri. Questo ci racconta po il carattere di Eraclito: «Occhi ed orecchie sono cat-
Aristotele. tivi testimoni per gli uomini che hanno anime barbare.»
Quando anche Eraclito parla del fatto di aver ceduto (DK107)
la direzione della filiale dei misteri eleusini a suo fratello, Non dobbiamo pensare che Eraclito creda che i sensi
possiamo supporre che debba essere considerato – e debba ci ingannano. No, lui sottolinea esplicitamente che è at-
anche essere stato – una personalità di primo piano. E c’è traverso occhi ed orecchie che riceviamo tutto. Ovunque
un’opera in particolare – o meglio singole parti di quest’ope- dirigiamo il nostro passo, troviamo dei misteri.
ra – che indica che apparteneva al novero degli iniziati. Ha preso il “quotidiano”, che per lui era misterioso ab-
È probabile che quest’opera fosse intitolata Della bastanza, ragion per cui gli interessava di meno andare in
Natura.N9 In base ad essa possiamo farci un’idea di ciò cerca delle rarità, delle stranezze o delle singolarità della
che ha detto. Ha depositato quest’opera nel tempio di vita. Sosteneva che colui che vede e sente soltanto con occhi
Artemide a Efeso,N10 poiché era convinto di poter trovare ed orecchie come un cieco, come un sonnambulo, fosse un
vera comprensione solo nella cerchia di coloro che gli sta- barbaro a cui è impossibile ridestare l’anima ad un’esisten-
vano intorno. za superiore.
Bisogna inoltre tener conto del fatto che Eraclito non Eraclito era convinto che tutte le opinioni della massa
era tipo da voler avere a che fare con le mode del mer- non siano altro che quelle ricavate mediante i sensi esterni.
cato, con le opinioni dominanti nel popolo. Con questo Dobbiamo renderci conto che anche le visioni religiose
non intendeva riferirsi solo alle banali verità del buonsenso di Omero, di Esiodo e di altri poeti greci risalgono a pro-
quotidiano, di cui non voleva saper nulla e che riteneva in- fondi insegnamenti sapienziali che si trovavano nei misteri
significanti, ma in questa espressione faceva rientrare tutto e che erano stati in essi conservati. Ma dobbiamo anche
quello che è lontano dalla verità di un iniziato, anche tutto ricordarci che avevano assunto una forma diversa.
ciò che dice Omero, nonché tutte le dottrine sulle divinità Proprio ad Esiodo, Eraclito muoveva il rimprovero di
greche che ripudiava decisamente. esser ricorso, come altri poeti greci, a delle forme esteriori,
Sosteneva che la cosa migliore fosse non occuparsi af- a delle pure e semplici verità sensoriali, e di non essere
fatto di Omero. In questo modo si vede Eraclito come uno rimasto fedele a quelle dottrine sapienziali che i misteri

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avrebbero potuto tramandargli. Ma possiamo capire Eraclito solo osservandolo in base
Eraclito era stato iniziato alla forma primigenia delle a quanto gli hanno procurato i misteri. I misteri erano ac-
dottrine sapienziali da cui ha origine la mitologia greca. cessibili solo a spiriti eletti.
Dato che presiedeva ad una scuola dei misteri eleusini, era Invece i “misteri” di cui ci viene narrato erano culti po-
stato iniziato agli antichi culti in cui si faceva la conoscen- polari. I misteri eleusini, orfici ecc. erano manifestazioni
za delle fondamenta più profonde della mitologia greca in popolari. Questo ha anche potuto trarre in errore, facendo
forma completamente diversa. credere che Eraclito non volesse saperne di qualsiasi tipo di
Abbiamo già un’idea di quale fosse effettivamente la nota misteri. Ci sono dei passi in cui si esprime sui misteri con la
fondamentale di ciò a cui si veniva iniziati – anche se c’era stessa asprezza che ha usato contro Omero, Esiodo e altri.
gente che non ne capiva gran che –, arriviamo a questa idea Da una parte deposita la sua opera nel tempio di
occupandoci di quello che si intende per misteri greci. Lì venia- Artemide e dall’altra rifiuta questi culti misterici (popolari)
mo a sapere che non si tratta di verità divine, ma naturali. – se guardiamo solo a queste sue parole: «I Greci celebrano
Non lo dobbiamo fraintendere. Se si dice che non si Dioniso e lo rappresentano in scene indecenti»3 –, così che
tratta di verità divine, dobbiamo renderci conto che non colui che non vede le cose più profondamente vi potrebbe
poteva trattarsi solo di divinità greche. Doveva trattarsi ravvisare solo qualcosa di osceno.
anche di più profonde forze della natura, di quanto di più Ma Eraclito sottolinea espressamente che queste scene
grande l’uomo possa sperimentare espresso in una figura indecenti appaiono tali solo se le si osserva nella forma
simbolica – vale a dire in quella in cui è stato vissuto l’ef- popolare, ma che alla base c’è qualcosa di importante. Gli
fettivo dramma dell’uomo nei misteri greci. uomini vanno perdonati poiché questo Dioniso altri non
Quello che si doveva rivelare era l’uomo, la conoscenza è che Ade.
di sé. Si sentiva il bisogno di avere una simile compren- Da un lato Dioniso è il dio della crescita incessante,
sione dell’uomo nel suo insieme. «Conosci te stesso»: era della vita, del divertimento, il dio della vita sessuale liber-
questo il compito che si erano dati i misteri. tina; dall’altro lo chiama nel contempo dio degli inferi, dio
Ora Eraclito si trovava all’interno di questi culti miste- dell’Ade. Li vede come se fossero una cosa sola.
rici, e cito lui allo scopo di penetrare a poco a poco in que- Il fatto che Eraclito consideri il dio della vita in germo-
sti culti misterici. Ritengo che Eraclito sia una personalità glio e il dio della morte come la stessa entità è qualcosa di
eminente, particolarmente iniziata ai segreti dei misteri. E
3 DK15 letteralmente: «Se non fosse per Dioniso che fanno la processio-
d’altra parte aveva un talento particolare per esprimere tali ne ed intonano il canto del fallo, essi compirebbero le cose più indecenti; ma
segreti in un linguaggio chiaro e classico (plastico). identici sono Ade e Dioniso, per il quale delirano e celebrano le Lenee.»

22 23
cui ha fatto esperienza nei culti misterici. Questi culti ten- Nell’immaginario abituale questo sembra molto “sem-
devano a far nascere l’idea che l’opinione corrente secondo plice”, ma la grande profondità di percezione veniva risve-
la quale la vita si trova in continua oscillazione debba es- gliata dal fatto che gli uomini partecipavano a delle ceri-
sere superata. La vita esteriore nasce e viene poi sostituita monie con le quali veniva loro insegnato come dalla morte
dalla morte, perisce. nasca qualcosa di nuovo. Le cose restano impresse molto
Questa opinione che l’uomo si fa in un primo tempo in meglio se simili processi vengono percepiti attraverso i sen-
base alle impressioni dei suoi sensi è un primo stadio, che si, visti con gli occhi. Venivano quindi fatte cerimonie visibili
va superato. La questione ci diventa ancora più chiara se in cui si poteva riconoscere il grande mistero dell’identità
prendiamo in considerazione una massima più tarda che di vita e morte.
ho già citato da Jakob Böhme lo scorso anno. In quel- Vi veniva rappresentata questa eterna realtà, questa
la occasione è emerso che questo detto altro non è che eterna esistenza che attraversa la vita e la morte. E quan-
un’interpretazione dei misteri indiani: «E così la morte è la do Eraclito ne parla e dice che tutto si trova in un flusso
radice di ogni vita.» incessante, questo ci appare come una profonda nota fon-
Eraclito ha capito che la morte è una cosa sola con la damentale della sua vita.
vita, e quindi nel dio della vita (Dioniso) vedeva anche il Vediamo anche che questa “oscura” verità ha avuto ori-
dio della morte (Ade). Ha visto che non esiste una diffe- gine dalla più profonda saggezza misterica greca, che ten-
renza fra vita e morte, che la morte è solo un’altra forma deva a dimostrare che per giungere al carattere misterico
di vita. Questa concezione viveva nei misteri e anche in della verità era prima necessario superare il modo di vedere
Eraclito. Per questo Eraclito dice: «La stessa cosa sono il le cose proprio dei sensi.
vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il Così nasce la frase: «Vivere non significa altro che noi
vecchio: questi infatti mutando son quelli e quelli di nuovo percepiamo con gli occhi e le orecchie ciò che possiamo
mutando son questi.» (cfr. DK88) percepire. Ma lo possiamo anche percepire se facciamo
Eraclito afferma alla stregua degli iniziati: noi non na- rivivere l’anima.»
sciamo e moriamo una volta sola, ma ci troviamo in una Per colui che cerca una saggezza più profonda, comin-
perenne trasformazione, nell’eterno alternarsi di tutte le cia un periodo in cui le cose che vengono trasmesse diret-
cose – come ci trasmettono anche i sensi. Ma non si ferma tamente nei miti e nelle leggende iniziano a vivere a livello
lì, bensì afferma di vedere come si forma qualcosa di nuo- interiore. Per lui la natura non comincia a sbiadire, a di-
vo. Vede come la morte sia solo il grande stratagemma per ventare scialba, come pensano i molti che non riescono ad
continuare a ridestare sempre nuova vita nel cosmo. elevarsi poiché vogliono riempire la natura solo di concetti

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vuoti, privi di vita. a Senofane e ad Ecateo.» (DK40) Eraclito era quindi con-
Ma Eraclito dice che allora si ottiene una natura di se- vinto che Pitagora non appartenesse agli iniziati ai misteri
condo grado, di seconda mano. Questa non è altro che greci. In tutto ciò che riguarda l’uomo Pitagora tendeva
quella che più tardi ritroveremo come natura rinata dallo soprattutto all’informazione, come uno scienziato. Da lì
spirito, come ci muove incontro dallo spirito dei mistici ricavava la propria sapienza. Perciò Eraclito dice di lui:
tedeschi. Prima la natura viene conquistata dall’esterno, poi l’erudizione è una cattiva arte.
lo spirito si cala in essa e da essa fuoriesce nuovamente. A questo punto dobbiamo aver ben chiaro che anche in
Questa natura rinata è quella che si trova di fronte ad quello che conosciamo come visioni e culti misterici pita-
Eraclito in qualità di nuova vita, di nuova natura. Ma essa gorici ci sono degli elementi di saggezza non meno che in
non racchiude un’esistenza che ha in sé la vita e la morte, Eraclito. Pfleiderer non è stato in grado di risolvere l’enig-
bensì una che ha superato la vita e la morte. È questo l’ele- ma qui celato, poiché non ha capito quale fosse il rapporto
mento vitale in cui egli può vedere il suo dio Dioniso e il che legava Eraclito e Pitagora ai misteri dell’antichità.
suo dio Ade come un’unità. Eraclito era un iniziato ai misteri primigeni greci, a quei
Per questo può anche dire che questi dei sono difficili culti che troviamo a partire dall’ottavo secolo prima della
da capire, poiché sono espressione di verità molto profon- nostra era e che poi si dissolvono, ma che sono vissuti
de. Ma queste profonde verità sono accessibili solo a co- solo in Grecia. Eraclito ha conosciuto Pitagora quando
loro che hanno una percezione più profonda. Resteranno quest’ultimo non era altro che uno scienziato. In seguito
un mistero per coloro che percepiscono solo con i sensi Pitagora ha fatto conoscenza della saggezza andando in
– proprio come resterà un mistero il fatto che la sua opera oriente, ne è stato fecondato, dopo di che è tornato in
abbia dovuto essere depositata nel tempio di Artemide. Grecia con questa saggezza orientale e ha potuto capire
Nei suoi scritti su questo argomento, Pfleiderer ha det- che cosa intendesse dire Eraclito. E così pure Platone.
to che Eraclito ha ricavato queste idee dai misteri greci. Ecco allora che fra i Greci abbiamo una dottrina dei
Ed io posso dire che le ritroviamo in Platone, poi anche in misteri più ampia, mentre in Eraclito vediamo i misteri più
Pitagora e in altri, dopo di che sono passate nelle successi- antichi, più originari.
ve visioni del mondo.
Ora sopraggiunge qualcos’altro. Sentiamo Eraclito par- Si dice che da una parte Eraclito abbia considerato il fuo-
lare di Pitagora come prima ha parlato di Esiodo. Dice: co,4 e dall’altra l’eterno divenire e fluire, il flusso incessante
«Sapere molte cose non insegna ad avere l’intelligenza:
l’avrebbe altrimenti insegnato ad Esiodo, a Pitagora e poi 4 cfr. A29˙A30˙A31˙A34˙A87˙A88˙A90˙A91.

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come origine di tutte le cose. si trasformava in un elemento sovrasensibile, spirituale.
Era difficile da capire, tanto che neppure Lassalle riusciva Quando parlavano del fuoco non parlavano più di qualco-
a spiegarsi il fatto che Eraclito avesse inteso il fuoco come sa che vedevano con gli occhi e sentivano con le orecchie,
simbolo di qualcos’altro – del divenire intimo del mondo. Il ma ri riferivano all’amore che pervade il mondo intero. Il
fuoco avrebbe dovuto simboleggiare l’alternarsi esterno. fuoco si era “volatilizzato”.5 Pertanto deve esserci chiaro
Ma Eraclito pensa che il fuoco non debba essere altro che quando Eraclito parla del fuoco non si riferisce a quel-
che un simbolo esteriore. Come il leone esprime il simbolo lo abituale visibile.
del valore, così Eraclito ha inteso col fuoco l’inquietudine Quando parla dell’acqua, Talete intende l’acqua vera e
interiore, la realtà spirituale delle cose. propria. Ma quando Eraclito parla del fuoco, non dobbia-
Non si è mai veramente riusciti a venire a capo di que- mo pensare che si tratti di una sostanza come l’acqua di
sta idea, poiché non si è capita pienamente la portata del Talete. Dobbiamo cercarne il significato (cfr. DK93), per
fatto che Eraclito si basava sulla saggezza misterica. Ma se sapere che cosa intende dire.
si prova a farlo, ci si rende conto di come sia giunto a non Non intende altro che questa natura rinata nello spiri-
prendere la materia esteriore apparente come causa prima to, ed esprime questo concetto con il termine di “fuoco”
del mondo. Solo penetrando nei misteri possiamo capire consacrato dall’uso, il cui significato può essere noto solo
come mai Eraclito arriva all’idea del fuoco. a chi conosce i misteri greci. Solo intendendola in questo
Ci basta esaminare i misteri orfici esteriori per trovare che modo ci si può fare un’idea corretta della cosa.
dall’ottavo secolo prima della nostra era vi dominava l’opi- Studiosi tedeschi come Schleiermacher, Pfleiderer,
nione che dall’eternità, dall’eternità vista dall’ottica dello Teichmüller ecc. si sono scervellati per venirne a capo, sen-
spirito, avesse avuto origine “il fuoco”. Questo fuoco non za trovare una spiegazione soddisfacente di come questo
viene visto solo come materia esteriore, ma nello stesso insegnamento interiore, spirituale, fosse in relazione con
tempo anche come lo spirito che pervade il mondo intero: quello che, secondo Eraclito, fa derivare tutto dal fuoco.
amore da una parte e spirito dall’altra. Ma se si pone come base il fuoco cosmico,6 allora que-
Nei misteri greci il fuoco significa anche amore e spirito. C’era
5 Diversi anni più tardi Rudolf Steiner richiama l’attenzione
proprio questa idea: che l’esteriorità viene superata da un sull’aspetto scientifico di questo “mistero”: la forza dell’amo-
“elemento inquieto” come il fuoco quando si smette di re produce nel sangue (l’elemento del calore, del “fuoco”) una
vedere solo con i sensi e si guarda anche con lo spirito e si “eterizzazione” (volatilizzazione), tramite la quale la materia vie-
ne effettivamente trasformata in spirito.
comprende ciò che è spirituale. 6 Nella sua Scienza occulta Steiner definisce “Saturno” il primo
Così, per coloro che cercavano nei misteri, il fuoco stadio evolutivo della Terra e dell’uomo, e lo descrive come co-

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sto non presenta più alcuna difficoltà. Possiamo capire Egli dice infatti: «Il dio è giorno notte, inverno estate, guer-
Eraclito solo se lo consideriamo un iniziato al mondo mi- ra pace, sazietà fame, e si altera nel modo in cui il fuoco
sterico greco. Viceversa, ci facciamo un’idea di quello che – ogni volta che divampi mescolato a spezie – riceve nomi
cercavano le scuole misteriche se comprendiamo nel modo secondo il piacere di ciascuno.» (A91; DK67)N11
giusto gli insegnamenti eraclitei. Una scena viene chiamata fuoco e amore, l’altra contesa
A questo punto si capisce anche cosa vuol dire Eraclito e battaglia.
quando parla del fuoco e come mai rimprovera ai poeti Ma in Eraclito emerge anche l’idea che in fondo, al di
greci di interpretare e descrivere il mondo solo esterior- sopra delle molteplici rappresentazioni che l’uomo può
mente. Biasima Omero poiché questi si lamenta che al farsi a proposito delle cause prime dell’esistenza, vi sia un
mondo regna la battaglia, mentre gli uomini dovrebbero unico essere originario, che al di sopra dei massimi contra-
aspirare alla pace, dal momento che questa dovrebbe es- sti dell’esistenza regni la massima unità.
sere instaurata. Così da un lato considera la contesa, la lite, come l’es-
Eraclito aveva una visione diversa, che gli derivava dai senza di tutte le cose: nella contesa sono in lotta fra loro gli
misteri: oltre all’uno eterno, all’amore eterno, dall’essere opposti che però dall’altro lato si risolvono nella suprema
originario hanno origine anche la lite, la lotta. Solo dove armonia. È solo nella vera conoscenza di sé che Eraclito
esistono realtà opposte si può trovare l’equilibrio in un’ar- vede realizzarsi questa conoscenza e armonia suprema.
monia superiore.
Polemos [la guerra], dice Eraclito, è padre di tutte le cose. Eraclito è la prima grande personalità ad aver riconosciuto
(DK53; A19) Solo dalla contesa può nascere un’armonia che la conoscenza di sé comporta la massima conoscenza del mondo.
superiore. L’immagine della guerra, in cui forze opposte Per questo in lui, in qualità di prima personalità signifi-
trovano armonia a un livello superiore, diventa per lui cativa, troviamo già in anticipo sull’occidente l’opinione
l’immagine del mondo. Così Eraclito non cerca l’unità, la che all’interno dell’uomo stesso possano essere trovate le
causa prima del mondo in una vuota (astratta) armonia. supreme verità riguardo al mondo.
Egli cerca piuttosto i contrasti più grandi possibili e mira a Allora Eraclito dice che cos’è il Sé individuale, e prose-
risolverli in un’armonia superiore. gue: «Da quando sono diventato uomo non parla il singolo
Per questo rimprovera i poeti greci per il loro modo di individuo, ma dentro di me parla lo spirito universale del
descrivere il giorno e la notte, la guerra e la pace, e così via. mondo, il logos.» (cfr. DK50)
Il Logos comincia a parlare quando la natura rinasce in
stituito unicamente da fuoco o calore. una natura superiore, nell’uomo. Si manifesta allora come

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conoscenza di sé, come autocoscienza, ma questa non ci dice: «In me so tutto.» Nello stesso tempo aveva raggiunto
dà solo il Sé dell’uomo, ma anche quello dell’essere che sta il punto in cui poteva dichiarare di aver conseguito quel-
alla base di tutto. Per questo dice: dal mio interno parla la l’intima unione con il Sé superiore in cui la conoscenza si
ragione universale, il Logos. E chi si è innalzato a questo è trasformata, dove non è più un’osservazione esteriore
punto di vista, per lui vale diecimila uomini. Afferma anche delle cose a cui ci si trova di fronte, ma ha assunto un’altra
di dar retta solo a chi va a colpo sicuro. forma – dove la conoscenza ha assunto la forma per cui
Ora incontriamo anche in Eraclito quello che troviamo l’uomo si è unito intimamente alle cose.
in tutte le personalità di questo tipo che cadono in preda Quest’altra conoscenza consiste nel fatto che noi in
alla presunzione, all’immodestia – nel momento in cui pro- quanto singoli individui ci poniamo al di fuori dello spazio,
nuncia la massima: «In me so tutto.» (cfr. DK101; A37)7 così che vediamo tutto con gli occhi dello spirito, così che
Ma con queste parole non vuol dire altro che questo: questo piccolo Sé si dilata fino a diventare un Sé universale.
quand’ero ancora un fanciullo vedevo con gli occhi sensi- In risposta alla frase filistea «Nessuno spirito creato pene-
bili e udivo con le orecchie sensibili, percepivo con i sensi. tra all’interno della natura», e via dicendo, possiamo usare
Quando sono diventato uomo ho visto le cose che sono l’espressione di Goethe che dice: «Non c’è un dentro e un
nella seconda natura, che sono nel Logos. (cfr. DK70˙74; fuori. Ciò che è dentro è fuori e ciò che è fuori è dentro.»
A42˙97) Eraclito aveva raggiunto questo grado di conoscenza.
Ma restava pur sempre un uomo limitato, per cui dice: Lo esprime in un’immagine quando afferma che chi vede
«Non intendevo affermare di essere sempre preso da tutta come lui, vede il mondo nell’immagine di un fanciullo che
la saggezza. Volevo dire che so in che modo si deve consi- gioca (DK52˙70˙79; A18˙41˙42).
derare il mondo.» Quindi non intendeva dire che lui vede Spesso questa frase è stata fraintesa. Quando afferma
tutto, ma solo che quello che gli altri vedono in modo sen- che per lui il mondo è così come lo vive il fanciullo che
sibile lui lo vede in un altro modo, in modo spirituale. gioca, vuol dire che, proprio come il fanciullo che gioca ha
Questo è stato reso possibile dall’autotrasformazione, dalla a che fare unicamente con se stesso – così che il giocattolo
trasformazione del Sé individuale nel Sé universale. Dal fa parte di lui, che lo usa soltanto per fare ciò che gli giova
tutto dell’Io ha potuto contemplare il tutto del mondo. e non persegue nessun altro scopo –, così anche l’uomo
È questo che Eraclito crede di aver raggiunto quando che ha raggiunto uno stadio superiore è nello stesso tempo
soggetto e oggetto che hanno a che fare solo con se stessi,
7 DK101: «Ho indagato me stesso»; A37: «Tentai di decifrare me che sono completi in se stessi. È questo che Eraclito para-
stesso.» gona all’immagine del fanciullo che gioca.

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Sovente questo suo pensiero viene anche presentato in
questo modo: Eraclito pensa che si debba considerare il
mondo dal punto di vista estetico, come opera d’arte. È
quello che avviene anche nel libro di Kühnemann, dove la
cosa viene presentata come se Eraclito avesse avuto uni-
camente delle opinioni estetiche. L’immagine del bambino
che gioca non intende invece rappresentare nient’altro che
il punto in cui la barriera fra Sé personale e Sé universale
cessa di esistere.
Ecco dunque che abbiamo fatto la conoscenza di un
personaggio che suscita un enorme interesse, che risulta
estremamente profondo e acuto in quell’epoca, che perciò
è di grande valore, poiché quanto di lui ci è stato traman-
dato ci fornisce una prima impressione dei misteri greci,
mostrandoci come si sono svolti per secoli, e fa luce sulla
ricerca della verità da parte degli antichi Greci.

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Risposte alle domandeN12

Dietro i misteri greci esteriori e anche dietro quelli


interni ve ne sono di quelli che esistono tuttora.
Fino a Filone la questione va considerata dal punto
di vista storico, solo da Filone in poi la si può con-
siderare anche dal punto di vista interiore.

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