Storia Della Lingua Latina e Del Suo Con
Storia Della Lingua Latina e Del Suo Con
1
INNOCENZO MAZZINI
I
LINGUISTICA
E LINGUA LETTERARIA
SALERNO EDITRICE
ROMA
Dal tramonto all’alba con amore, per augurio,
a Vicky, Francy, e ……
isbn 978-88-8402-598-2
Tutti i diritti riservati - All rights reserved
Copyright © 2007 by Salerno Editrice S.r.l., Roma. Sono rigorosamente vietati la
riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per qual-
siasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm,
la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della
Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
PREFAZIONE
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prefazione
Quanto all’impostazione ed alla scelta della materia, il presente ma- SIGLE E ABBREVIAZIONI*
nuale si differenzia da quelli che lo hanno preceduto essenzialmente per
l’attenzione sistematica accordata al contesto in cui la lingua si produce e
si sviluppa (politica, economia, società, cultura, letteratura), per una spe- Adams, Bilingualism = J.N. Adams, Bilingualism and the Latin Language, Cambridge,
cifica sezione riservata, in ogni capitolo, alle riflessioni sulla lingua, e per Cambridge Univ. Press, 2003.
uno spazio del tutto inusuale concesso al latino romanobarbarico (vol. i) ANRW = Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt. Geschichte und Kultur Roms im
Spiegel der neueren Forschung, a cura di H. Temporini, poi di H. Temporini e
ed ai latini socialmente marcati (vol. ii). Questa impostazione è in linea,
W. Haase, Berlin-New York, De Gruyter, 1972-.
da un lato, con gli obiettivi, le finalità, i programmi dell’insegnamento Bonner, L’educazione = S.F. Bonner, L’educazione nell’antica Roma, da Catone il
del latino nella scuola secondaria e nell’università, dall’altro, con gli orien- Censore a Plinio il Giovane, trad. it., Roma, Armando, 1986 (ed. or. London,
tamenti della ricerca scientifica antichistica e linguistica degli ultimi de- Methuen, 1977).
cenni. BStudLat = « Bollettino di Studi Latini », Napoli, Società Editrice Napoletana,
Ogni volume si chiude con un indice analitico che svolge una funzio- 1971-.
ne di raccordo. CIL = Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin, Akademie der Wissenschaften,
1863-.
In conclusione mi è gradito ringraziare i molti amici e colleghi che mi DeG. = A. De Grassi, Inscriptiones latinae liberae rei publicae, 2 voll., Firenze, La
Nuova Italia, 1957-1963.
hanno in vario modo aiutato e confortato nell’impresa: Silvano Boscherini,
Fedeli, Il sapere = Il sapere letterario. Autori, testi, contesti della cultura romana, 3 voll.,
Alfonso Traina, Antonella Bruzzone, Antonio Marchetta, Elena Mala- Napoli, Ferraro, 2002-2003.
spina, Giuseppe Flammini, Alessandro Fo, Giovanni Polara. GL = H. Keil-H. Hage, Grammati Latini, Leipzig, Teubner, 1865-1879, voll. 1-7;
Un ringraziamento devo ai miei ormai numerosi studenti: la loro vo- 1923, vol. 8° (Hage), rist. an. Hildsheim, Olms, 1961.
lontà di apprendere e la simpatia che mi hanno sempre dimostrato in LA Letteratura latina = LA Letteratura latina. Storia letteraria e antropologia. Profili e
tanti anni d’insegnamento hanno rappresentato uno stimolo a dare il testi, 3 voll., a cura di M. Bettini, Firenze, La Nuova Italia, 1995.
meglio di me stesso, a ricercare modi e forme piú adatti per trasmettere Marrou, Storia = H.I. Marrou, Storia dell’educazione nell’antichità, trad. it., Roma,
un sapere che fosse utile anche per la vita, non mera erudizione. Studium, 19712 (ed. or. Paris, Seuil, 19646).
RCCM = « Rivista di Cultura Classica e Medioevale », Roma, Edizioni del-
Un grazie infine ai nipotini Vicky e Francy, cui il libro è dedicato, per
l’Ateneo, 1959-.
la gioia di vivere che sanno regalarmi. REL = «Revue des Études Latines », Paris, Les Belles Lettres, 1923-.
RFIC = « Rivista di Filologia e di Istruzione Classica », Torino, Loescher, 1950-.
Roma-Macerata, marzo 2007 Rochette, Le latin = B. Rochette, Le latin dans le monde grec. Recherche sur la
diffusion de la langue et des lettres latines dans les provinces hellénophones de l’empire
Innocenzo Mazzini romain, Bruxelles, Éditions Latomus, 1997.
SIFC = « Studi Italiani di Filologia Classica», Firenze, Le Monnier, 1893-.
SLeRA = Lo spazio letterario di Roma antica, 5 voll., dir. G. Cavallo, P. Fedeli e A.
Giardina, Roma, Salerno Editrice, 1989-1991.
* Altri riferimenti bibliografici espressi in forma compendiosa nel corso della tratta-
zione trovano scioglimento nelle Bibliografie in fondo a ciascun capitolo.
10 11
sigle e abbreviazioni
StR = Storia di Roma, 4 voll., dir. A. Momigliano, A. Schiavone, Torino, Einaudi, TRASCRIZIONE E PRONUNCIA DEL GRECO
1988-1993.
von Albrecht, Storia = M. von Albrecht, Storia della letteratura latina, 3 voll.,
trad. it., Torino, Einaudi, 1995 (ed. or. München, Saur, 1992). Alfabeto Pronuncia Trascrizione Nomenclatura
WS = « Wiener Studien », Wien, Böhlau, 1879-.
a a a alfa
b b b beta
g g + a, o, u g gamma
gh + e, i
d d d delta
e e e epsilon
z z z zeta
h e e\ eta
q th (inglese) th theta
i i i iota
k c + a, o, u k cappa
k + e, i
l l l lambda
m m m mi
n n n ni
x x x xi
o o o omicron
p p p pi
r r r rho
s s s sigma
t t t tau
u u (francese) y ipsilon
f f ph fi
c ch ch chi
y ps ps psi
w o o\ omega
Ô h (tedesco) h spirito aspro
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trascrizione e pronuncia del greco
a/ a ai
h/ e e\i
w/ o o\i
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INTRODUZIONE ALLA STORIA
DELLA LINGUA LATINA
1. Premessa
2.1. Lingua
La lingua viene comunemente definita uno strumento di comunica-
zione tra esseri umani appartenenti ad una determinata società, costitui-
to da un sistema organico di segni vocali e/o grafici, convenzionali.
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
Questa definizione comporta, nei suoi cardini fondamentali, delle con- 2.2. Linguaggio
seguenze rilevanti anche per la storia della lingua latina, in particolare
per alcuni giudizi o convinzioni inveterati, per il metodo e per l’oggetto Per linguaggio si intende la concretizzazione, o meglio la “materializ-
della ricerca. Vediamo in dettaglio: zazione” della lingua come sistema vuoi in un soggetto parlante o scri-
a) se i segni sono convenzionali tra membri di una determinata socie- vente, vuoi in una determinata comunità ristretta, vuoi in un certo gene-
tà, va da sé che essi rimangono incomprensibili per chi non partecipa alla re di espressione e o comunicazione. In questo senso si può parlare del
convenzione o accordo implicito sulla corrispondenza tra il segno e la linguaggio di Virgilio, di linguaggio della satira, di linguaggio dell’evan-
cosa da esso significata, tra il significante e il significato; gelizzazione, di linguaggio dei giuristi, ecc.
b) se la lingua è strumento di comunicazione convenzionale di e per
una determinata società è evidente che non si può parlare di lingua piú 2.3. “Langue”
bella o piú brutta, ma solo di strumento piú o meno adeguato e rispon-
dente alle caratteristiche della società che lo produce; questa ultima invece, Questo termine francese, ormai entrato nell’uso dei linguisti e prove-
a sua volta, può essere piú o meno complessa, piú o meno avanzata, ecc.; niente dall’insegnamento saussuriano, designa la lingua come sistema di
c) se la lingua è strumento di comunicazione tra esseri umani appar- segni non personalizzato, non fatto proprio cioè da un determinato sog-
tenenti ad una determinata comunità, è chiaro che essa viene modificata getto parlante o scrivente, non realizzato in un determinato genere let-
e/o variata dai componenti la comunità stessa in rapporto al trasformarsi terario, ecc.
della comunità, sia nel presente, sia nel corso del tempo;
d) se è costituita da un sistema organico di segni, è inevitabile che i 2.4. “Parole”
vari segni siano interdipendenti e reciprocamente condizionati e condi-
zionanti; cosí ove una struttura viene meno o comunque diventa irrile- Anche questo termine francese è di origine saussuriana; con esso si
vante ai fini della trasmissione del messaggio (ad es. l’accento quantitativo indica il sistema, la convenzione di cui si è parlato sopra personalizzati,
basato sulla brevità-lunghezza delle sillabe), essa non viene meno da quindi potremmo parlare della parole di Virgilio, quando vogliamo desi-
sola, ma comporta la scomparsa o la trasformazione di altre (ad es. il gnare le peculiarità esclusive del poeta, o parole della poesia epica se in-
caso), e la compensazione e/o potenziamento con e di altre (ad es. l’ac- tendiamo designare delle peculiarità di questo genere letterario, come
cento intensivo basato sulla intensità o volume della voce e la preposi- ad es. taluni arcaismi. È chiaro che una parole non è un sistema completo
zione). Esattamente come nel nostro corpo, quando un organo si amma- ed organico, ma solo una delimitazione e/o variazione dello stesso.
la, quello concorrente si rafforza e tende ad assumere le funzioni del
primo; 2.5. Livelli di lingua
e) se i segni che costituiscono il sistema sono vocali e/o grafici, è
chiaro che una storia della lingua non potrà avere come oggetto altri se- Il termine livello, in riferimento alla lingua, può essere usato sia in
gni, pure possibili mezzo di comunicazione tra esseri umani, come ad es. relazione alla lingua in sé, come sistema, o come insieme di segni, sia in
i gesti; relazione alla lingua dal punto di vista dell’utente. Nel primo caso si
f) se i segni sono vocali e/o grafici, una storia della lingua non potrà parla di livello lessicale, volendo intendere il lessico, di livello gramma-
avere per oggetto solo la lingua scritta. ticale o morfosintattico, volendo significare la morfologia o la sintassi,
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
ecc. Nel secondo caso si parla di livello familiare, livello colto, livello c) nei gruppi professionali le variazioni interessano soprattutto il les-
popolare, ecc., volendo significare un uso del sistema rispettivamente sico concernente le tematiche e l’oggetto della professione, nei gruppi
proprio della conversazione in ambito familiare, delle persone colte, dei ideologici, invece, le variazioni possono essere piú ampie e profonde e
ceti bassi, e cosí via. toccare la lingua legata ai piú vari aspetti e momenti della vita;
d) le differenziazioni operate da gruppi professionali sono chiamate,
2.6. Variazioni linguistiche preferibilmente, lingue tecniche, mentre quelle operate da gruppi ideo-
logici o di classe o di sesso, sono dette piú propriamente lingue speciali;
Sono variazioni linguistiche tutte le differenziazioni che si producono e) dato che il principale utente e/o creatore della lingua speciale è
sul sistema organico e convenzionale, in un’epoca, in un luogo, in un colui che appartiene ad un determinato gruppo e dato che egli, per altri
gruppo sociale particolari rispetto ad altre epoche, luoghi, gruppi sociali, aspetti e momenti del suo vivere, appartiene e/o si relaziona alla e con la
cui appartiene lo stesso sistema organico. piú ampia collettività dei parlanti ed insieme a e con altri gruppi ristretti,
Le variazioni attraverso le epoche sono oggetto della grammatica sto- e comunque deve comunicare con l’insieme della comunità e con gli
rica, quelle attraverso i luoghi della dialettologia, quelle attraverso i gruppi altri gruppi, tutte le lingue speciali finiscono per essere delle stanze con
sociali della sociolinguistica. Un esempio di variazione attraverso il tem- porte e finestre piú o meno aperte, attraverso cui entra ed esce aria; fuori
po può essere la scomparsa della s intervocalica e la sua trasformazione di metafora: le varianti linguistiche, fluiscono da una lingua speciale ad
in r prima del 300 a.C. (rotacismo). Un esempio di variazione sociale un’altra, dalla speciale alla comune, in una osmosi continua, anche se piú
rilevante è certamente la lingua speciale dei cristiani dei primi secoli. o meno accentuata a seconda dei tempi, dei luoghi, dei contesti culturali,
Le variazioni che attraversano il tempo e lo spazio o i luoghi (dialetti) ecc.
talora sono chiamate anche variazioni «orizzontali». Quelle che attra-
versano i gruppi o gli strati sociali (lingue speciali o tecniche) sovente 2.8. Evoluzione linguistica e suoi fattori
sono definite anche «verticali».
L’insieme dei cambiamenti e delle variazioni, che investono un siste-
2.7. Lingue speciali ma organico e convenzionale di segni fonetici e grafici (ovvero una lin-
gua) e finiscono per entrare nel sistema stesso, rappresenta la sua evolu-
Le lingue speciali sono comunemente definite come variazioni della zione. I cambiamenti e le variazioni, a loro volta, possono avere causa e/o
lingua comune, prodotte e utilizzate all’interno di gruppi sociali, i cui origine interne al sistema stesso o esterne, possono cioè ricondursi a
componenti sono uniti tra loro da uno o piú vincoli i quali, a loro volta, fattori interni al sistema o esterni ad esso.
possono essere di carattere ideologico, professionale, culturale, di classe, Fattori interni al sistema sono quelli insiti nel sistema stesso, essi ope-
di età, di sesso, o altro. Dalla definizione deriva che: rano di per sé, anche se il loro effetto può, ovviamente, essere accelerato
a) le variazioni operate dai gruppi sociali rispetto alla lingua comune e/o scatenato e/o frenato da agenti esterni: essi sono un po’ il codice
sono tanto piú numerose e profonde, quanto piú coinvolgente e isolante genetico o il dna della lingua. Un fattore interno può essere la intercam-
e/o emarginante è il vincolo che unisce i componenti del gruppo; biabilità e insieme molteplicità di talune strutture caratterizzate dalla
b) le variazioni riguardano in primis il lessico, ma possono toccare an- medesima funzione, per cui nel corso del tempo e/o all’interno di am-
che la fonetica, la morfologia, la sintassi e lo stile; bienti sociali diversi l’una struttura può finire per espandersi ai danni
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
dell’altra, fino a farla scomparire: questo è stato, nel sistema lingua latina, l’utente del sistema lingua latina e dunque maggiormente ha influenza-
il comportamento della preposizione che, prima nel latino volgare e tar- to e accelerato la trasformazione del sistema stesso sono state le invasio-
do, poi, definitivamente, nel romanzo, ha finito con l’eliminare il caso di ni barbariche; esse hanno provocato un impoverimento economico e
cui ha assorbito tutte le funzioni. Un altro esempio di fattore evolutivo culturale dei parlanti, in conseguenza del quale si sono verificati una
interno alla lingua latina può essere la doppia natura dell’accento: inten- certa omogeneizzazione dei livelli di lingua, il riemergere delle parlate
siva (basata sul volume) e tonale (basata sul tono); la prevalenza della pri- indigene e la loro penetrazione nel sistema, l’imporsi dei sistemi lingui-
ma sulla seconda contribuisce a determinare e/o moltiplicare altri feno- stici barbari (le lingue germaniche) almeno in taluni ambiti lessicali e
meni fonetici come l’apocope che, a sua volta, rendendo impercettibili i semantici.
morfemi finali, determina la frana tutto il sistema flessionale.
Fattori esterni, o anche extralinguistici, sono quelli non correlabili al 2.9. Stato di lingua
sistema lingua in sé, ma al suo uso, meglio ai suoi utenti. Tali fattori, a
loro volta, possono essere riconducibili al soggetto parlante e/o scrivente Si denomina “stato di lingua” un momento definito della sua storia, o
direttamente oppure indirettamente. meglio un insieme di enunciati che appartengono ad un preciso periodo.
Sono fattori riconducibili direttamente al soggetto parlante la sua psi- Questo concetto implica che tutte le restanti variabili intercorrenti nel
cologia o, piú in generale alcune tendenze della psicologia umana, come periodo siano ignorate. Per stato di lingua si intende anche la grammati-
la volontà di distinzione, che può provocare l’ipercorrettismo nel ceto ca o il lessico di una lingua in un periodo definito. È chiaro che la com-
inferiore o l’arcaismo nel ceto superiore; la ricerca del minimo sforzo e parazione degli stati costituisce uno strumento importante per tracciare
massimo rendimento che, tra l’altro, determina la predilezione per for- l’evoluzione, dunque la storia di una lingua.
me piú diffuse e numerose a danno di quelle piú rare, le quali finiscono
per uscire dall’uso, in concreto e per esemplificare può essere ascrivibile 2.10. Sincronia
a questa tendenza dell’animo umano, la trasformazione in maschili dei
pochi nomi femminili della seconda declinazione. Per sincronia, in riferimento alla lingua, si intende il suo stato in un
Piú ampiamente, la ricerca del minimo sforzo e massimo rendimento momento storico determinato e relativamente breve e pertanto sono
comporta e nello stesso tempo regola due aspirazioni in qualche misura studi linguistici sincronici quelli che considerano la lingua in un dato
opposte: quella alla ottimizzazione della efficienza del sistema (elimi- momento come un sistema statico. Sono studi sincronici quei contributi
nando le ripetizioni, le ridondanze, compattando il massimo delle fun- tendenti a fotografare lo stato della lingua latina in una determinata epo-
zioni in un medesimo corpo fonico) e quella alla massima chiarezza ca storica quale ad es., l’età di Cesare e di Cicerone, come essa si è fissata
della comunicazione (inserendo a sua volta elementi di ridondanza o di in uno solo o in un insieme di documenti scelti a priori. La descrizione
ripetizione). sincronica è un momento importante nella storia della lingua in genera-
Sono fattori esterni indirettamente riconducibili al soggetto parlante le e della lingua latina in particolare, perché è dal confronto delle descri-
e/o scrivente, tra l’altro, gli avvenimenti storici, economici e politici, zioni sincroniche che emerge la storia o l’evoluzione. La descrizione
che possono variamente indurre il parlante e/o scrivente ad utilizzare e sincronica può riguardare non solo un periodo breve, ma può essere
introdurre nel sistema elementi nuovi o riesumare altri scomparsi. È estesa a spazi cronologici piú ampi e tuttavia condotta in modo da mini-
noto come uno dei fatti storici che piú profondamente ha condizionato mizzare o ignorare le differenze emergenti nei tempi diversi. Lo studio
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
della lingua latina nei secoli scorsi è stato eminentemente sincronico, 3. Fonti antiche per la storia della lingua latina e strumenti di
limitato prevalentemente all’epoca cosiddetta «classica». ricerca moderni
2.12. Arcaismo
3.1. Documenti di prima mano
Per arcaismo si suole intendere sia una forma o segno linguistico, sia il
suo uso, sentiti, in una certa epoca, come appartenenti al passato, come Di prima mano (cioè risalenti direttamente all’autore o estensore o
scomparsi dalla lingua letteraria e/o parlata del tempo. copista coevo, meglio dire scalpellino o incisore se si tratta di epigrafi)
possediamo soprattutto documenti; i testi e le opere letterarie sono quasi
esclusivamente di seconda mano.
2.13. Bilinguismo
I documenti di prima mano sono, per lo piú, di estensione piuttosto
Bilinguismo è la situazione linguistica, per cui i parlanti si trovano (per breve, scritti sui materiali piú diversi: pietra (marmo, tufo, arenaria, ecc.),
loro scelta o per condizioni ambientali o per imposizione) a comunicare muri, coccio, metallo, tavolette (cerate o meno), papiro, ecc.
usando due lingue diverse. Nell’Impero romano si verificano per vari
periodi, piú o meno lunghi, nelle varie province, condizioni di bilin- 3.1.1. Scritti su pietra. Le iscrizioni su pietra (epigrafi per eccellenza)
guismo: latino da un lato, lingue indigene dall’altro. Sono soprattutto i sono molto numerose, molte migliaia; sono pubblicate, in grande parte,
ceti medio-alti, dirigenti, intellettuali, commercianti, ecc. che sono inte- nel Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL), oltre che in varie raccolte e
ressati e/o costretti a comunicare con popoli diversi e che necessaria- riviste specialistiche. Possono essere sia di carattere pubblico (ad es. testi
mente diventano bilingui. di legge, trattati, celebrazioni di vittorie, ringraziamenti e dediche a im-
peratori, vd. tav. 1), sia privato (commemorazioni di defunti, maledizio-
ni, ringraziamenti offese o altro). Un esempio di scritte su pietra, di
2.14. Famiglia di lingue
carattere privato (inventari, ricevute, atti di vendita, ecc.) rinvenute negli
Con famiglia di lingue si intende quell’insieme di lingue che viene anni Sessanta del secolo scorso, sono le ardesie visigote collocabili tra i
ricondotto ad una medesima origine; sono una famiglia le lingue italiche, secoli VI e VII, trovate in Spagna tra Avila e la frontiera portoghese; si
le lingue celtiche, le lingue romanze, ecc. tratta di placche incise con uno strumento acuminato.
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
Sul piano della storia della lingua, essendo molto spesso databili con nati ad una comunicazione informale legata il piú delle volte a banalità
sicurezza, collocabili geograficamente e socialmente, coprendo esse inin- varie del quotidiano, tra persone di livello medio basso. Sono ad es. di
terrottamente tutto l’arco cronologico della storia della lingua latina an- questo genere le lettere del soldato Rustio Barbaro all’amico Pompeo,
tica, comunque dal VI sec. a.C. fino all’VIII d.C., forniscono delle indi- scritte in Egitto tra I e II secolo.
cazioni preziose e sicure (se opportunamente valutate) sulle variazioni Recentemente è stata rinvenuta una notevole quantità (i primi ri-
della lingua in rapporto ai tempi, allo spazio geografico, alle differenze trovamenti risalgono all’inizio del secolo scorso) di conti di vasai, incisi
sociali e culturali. con punta secca su piatti in argilla cruda, a La Graufesenque, località
È importante nella valutazione dell’apporto alle conoscenze storico- situata a 2 km. da Millau in Francia, riconducibili all’età neroniana. Si
linguistiche, tenere conto soprattutto della natura e del pubblico dell’epi- tratta di documenti estremamente interessanti per conoscere e valutare il
grafe stessa. È notorio come le epigrafi che tramandano testi religiosi ri- bilinguismo latino-celtico dell’epoca, il livello di penetrazione del latino
flettono un linguaggio sacrale e giuridico che, per natura e funzione, ten- in Gallia tra gli artigiani vasai e l’esistenza di una lingua mista ed in mo-
de, ieri come oggi, ad essere arcaico, cioè antiquato rispetto all’epoca in vimento (vd. tav. 6). Un altro tipo di documenti scritti su coccio, o meglio
cui viene scritto. È ugualmente noto come epigrafi che contengono testi di graffiti fatti su argilla cruda, sono quelli che si rinvengono su laterizi.
poetici riflettono il livello del genere letterario, cui essi appartengono. È inutile dire che gli ostraka, nel loro complesso, sono particolarmente
Per altro verso le iscrizioni di carattere privato documentano un latino significativi per la lingua della realtà quotidiana parlata soprattutto dalla
molto volgare e riflettono piú o meno da vicino le varianti locali. gente comune, a livello di morfologia e fonetica, come anche di lessico.
3.1.2. Scritti su muri. Le scritte sui muri possono essere praticate con un 3.1.4. Scritti su metallo. I supporti metallici su cui si scriveva erano i piú
oggetto acuminato (graffiti), piú spesso con carbone o vernice. Non sono vari: bronzo, rame, piombo ecc. Molti di questi documenti sono tabellae
molto numerose, e per lo piú di breve estensione, in maggior parte di defixionum ovvero ‘tavolette di esecrazione’, a carattere magico, in grande
carattere strettamente privato: appuntamenti di amanti, frizzi e ingiurie, parte databili tra i secoli II e III della nostra era. In esse si invocano le
sentimenti di gelosia, rancore, gioia tristezza (vd. tav. 3). Non mancano divinità degli inferi, affinché facciano del male ad un rivale o ad un ne-
tuttavia quelle di carattere pubblico: propaganda politica o commerciale, mico, in sostanza pratiche di malocchio. Esse nascono in ambienti cultu-
avvisi di locazione, ordini degli edili, ecc. (vd. tav. 4). In grande parte rali bassi e riflettono sentimenti deteriori, vi si alternano iuncturae del
provengono da Pompei, ma non solo, si pensi ai graffiti del Palatino. linguaggio religioso-giuridico, con forme, iuncturae e vocabolario popo-
Dato il loro carattere di messaggio immediato e spontaneo e il loro con- lari, sia a livello di fonetica e morfologia, sia a livello di lessico.
tenuto riflettono un linguaggio, soprattutto i graffiti, molto vicino al Sui metalli piú pregiati come le leghe, in particolare il bronzo, sono
parlato dei ceti medi e inferiori ai vari livelli di lingua: fonetica, morfologia, scritti per lo piú documenti di una certa rilevanza legale o giuridica, come
sintassi, ecc. Queste scritte murali, almeno quelle di Pompei, sono parti- trattati o leggi; si pensi al Senatus consultum de bacchanalibus del 186 a.C. (un
colarmente significative anche per il sicuro terminus ante quem, il 79 d.C., esempio vistoso di arcaismo linguistico, in rapporto all’epoca in cui è stato
l’anno della eruzione del Vesuvio. scritto; vd. tav. 9) alla lex repetundarum, ecc. Sempre su metallo sono scritti
anche i diplomi militari, veri e propri fogli di congedo (vd. tav. 10).
3.1.3. Scritti su coccio. Si tratta, per lo piú, di documenti privati, a perdere, È bene evidente che molto diverso è il significato di questo tipo di
chiamati anche con nome greco ostraka. Sono una sorta di foglietti desti- documenti ai fini della descrizione dei vari registri o sottocodici della
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
lingua latina, a seconda che essi siano, anche in questo caso, di carattere sono le lettere, i contratti ecc. Tra le lettere si può ricordare un corpus
pubblico o privato. indirizzato ad un certo Macedone e di provenienza sconosciuta, ma
databile negli ultimi decenni del i sec. a.C., cosí anche un fascicoletto di
3.1.5. Scritti su tavolette. Sono arrivate fino a noi numerose tavolette di cinque lettere scritte dal soldato Claudio Terenziano al padre Claudio
legno, cerate e no, con sopra scritti documenti commerciali, contratti di Tiberiano, datate intorno al 115.
vendita, affitti, inventari di beni, ricevute di pagamenti, lettere di racco- Contratti per lo piú e testamenti, sono i papiri ravennati, collocabili
mandazione, ecc. Meritano una menzione particolare – dati il loro nu- tra il 445 e il 700, in cui, sostanzialmente, si trova la medesima conviven-
mero e la loro importanza non solo per la storia della lingua, ma anche za “difficile” dei vari livelli di lingua delle «tavolette Albertini», ma an-
per quella dell’economia, della finanza ecc. – le seguenti: le 154 del ban- che una quantità di forme mai attestate prima, come anche significative
chiere Cecilio Giocondo, scritte tra il 15 e il 62, trovate a Pompei, appun- tracce di bilinguismo greco latino a Ravenna.
to nella Casa del banchiere, nel 1875; le 127 dell’archivio dei Sulpici (una Esistono papiri non necessariamente di prima mano, ma molto vicini
famiglia di finanzieri operante tra Pompei e Pozzuoli) trovate a Murecine all’originale o coevi rispetto all’autore del brano che riportano, come ad
nel 1959 (a poche centinaia di metri dalle mura di Pompei), risalenti agli es. un frammento in distici elegiaci di Cornelio Gallo databile alla fine
anni intorno alla metà del I sec. d.C.; le 45 chiamate «tavolette Albertini» del I sec. a.C. (vd. tav. 14).
trovate nel 1928 e collocabili con esattezza nel tempo (493-496) e nello
spazio (al confine algerino-tunisino, tra le città di Tebessa e Gafsa; vd. 3.2. Testi e documenti di seconda mano
tav. 11); quelle rinvenute a Vindolanda in Scozia a ridosso del vallo di
Adriano, a partire dal 1973, molto numerose, circa un migliaio, purtrop- In grande parte si tratta di opere letterarie. Tra queste fonti vanno
po molte fortemente danneggiate, datate tra l’85 e il 130 (vd. tav. 12); distinti, in relazione alla loro diversa utilità, per lo storico della lingua
infine quelle rinvenute nel tempio di Sulis Minerva a Bath, nell’Inghil- latina, le opere scritte a fini d’arte, la letteratura cristiana, le opere tecni-
terra del sud, nella contea di Avon. che e i documenti veri e propri, come leggi e trattati.
Le «tavolette Albertini» linguisticamente sono interessanti perché ri-
velano una convivenza “difficile” di formule giuridiche stereotipate e 3.2.1. Opere scritte a fini d’arte. La grande parte della letteratura giunta
arcaiche, con forme e moduli del parlato, locale e dell’epoca, come an- fino a noi può essere collocata in questa tipologia di fonti; all’interno di
che una quantità di ipercorrettismi, preziosi per lo storico della lingua. essa opere teatrali, orazioni, poemi epici, satire, epigrammi, elegie, ro-
Le tavolette dell’archivio dei Sulpici e quelle di Vindolanda sono di pari manzi, ecc.
interesse per le stesse ragioni. Il significato, per lo storico della lingua latina, di questa considerevole
quantità di fonti è enorme e decisivo ai fini della caratterizzazione della
3.1.6. Scritti su papiri. I papiri latini, da considerare documenti di prima lingua letteraria in generale, come, in particolare, poi, delle varie epoche
mano giunti fino noi, sono relativamente pochi (pochi anche in assoluto, storiche e dei vari generi letterari, ma anche dei linguaggi dei singoli
essendo appena 300, e pochi rispetto a quelli greci) e ciò per il fatto che autori (parole).
le regioni ove il papiro meglio si poteva conservare (e piú era usato) Se questa letteratura, definita «d’arte», per distinguerla dalla trattatistica
erano appunto quelle di lingua greca, come ad es. l’Egitto. tecnica, è in primis documento e fonte per la conoscenza della lingua
Non tutti possono essere considerati documenti di prima mano: lo letteraria, non è priva di interesse e di informazioni preziose per la cono-
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
scenza della lingua parlata, dei vari ceti o ambienti culturali. Per trarre da documenta una lingua speciale (che tuttavia, con il passare del tempo,
essa informazioni affidabili in rapporto ai vari registri di lingua o grosso modo a partire dal IV secolo tende a diventare lingua comune), non
sottocodici, bisogna tenere conto di alcuni fattori: il genere letterario, il solo perché rappresenta, almeno a partire dal sec. VI quasi tutta la produ-
pubblico, l’epoca storica, l’autore, ecc. Cosí, mentre il genere in sé indu- zione letteraria a noi giunta, ma anche e soprattutto perché testimonia
ce a collocare ad es. la lingua dell’epica in un registro alto (Annales di un latino veramente globale, cioè nei suoi vari livelli, dal colto al rustico,
Ennio, De rerum natura di Lucrezio, Eneide di Virgilio, Punica di Silio Italico, dal letterario al volgare, dallo scritto al parlato, ecc.
De laudibus dei di Draconzio, ecc.), di fatto poi il pubblico, l’argomento,
l’epoca, la formazione dell’autore o altri fattori possono determinare “de- 3.2.3. Opere tecniche. Per opere tecniche si intendono in senso stretto
viazioni”, diciamo cosí, da tale registro; si pensi ad esempio alla presenza quelle dedicate alle arti e mestieri: i vari trattati di agricoltura (dal De
di termini con un significato inusuale, derivato dalla corrispondente pa- agricultura di Catone a quello di Palladio), gli scritti di architettura come
rola straniera (calchi semantici), di grecismi e neologismi ignoti alla tra- quello di Vitruvio, la ricchissima trattatistica medica (dal De medicina di
dizione epica precedente nel De rerum natura di Lucrezio, ai volgarismi Celso al Liber medicinalis di Sereno Sammonico, alle Celeres e tardae passiones
sintattici o ai grecismi grafici e fonetici nell’Eneide virgiliana, ai numerosi di Celio Aureliano, ecc.), le grammatiche e i lessici.
cristianismi nel De laudibus dei di Draconzio, ecc. Distinguiamo, per chiarezza e per il diverso profitto, che da queste
Da questi pochi esempi si può capire come in realtà un’opera lettera- opere tecniche può trarre lo storico della lingua, i trattati delle arti e
ria, se opportunamente esaminata attraverso vari filtri, può diventare do- mestieri dalle grammatiche e dai lessici.
cumento di tutta una lingua di un’epoca nei suoi vari livelli o variabili,
sottocodici o registri. 3.2.3.1. Trattati di arti e mestieri. Nei manuali di storia della letteratura
del mondo antico questo genere di opere viene solitamente descritto
3.2.2. Letteratura cristiana. Nell’ambito della enorme quantità di opere come unitario, in realtà non lo è né dal punto di vista dei contenuti, né
prodotte a partire dal II secolo, che vanno sotto la denominazione com- da quello del pubblico, né, di riflesso, da quello della lingua. Cosí mentre
plessiva di letteratura cristiana, si registrano anche opere composte se non i vari De agricultura, scritti per un pubblico di proprietari terrieri, per lo
esclusivamente a fini d’arte, certo in linea con le regole d’arte dei modelli piú appartenenti all’aristocrazia rurale, non sono privi di una qualche
pagani: le opere apologetiche di Tertulliano, il De civitate dei di Agostino, attenzione formale e riflettono in certa misura la lingua del loro pubbli-
il De mundi initio di Avito, i Romulea di Draconzio, ecc. È vero tuttavia che co – vedasi il trattato di Varrone e quello di Columella (egli addirittura
grande parte della produzione cristiana si differenzia dalla pagana, per scrive il decimo libro in versi) –, la stessa cosa non si può dire per i
una piú o meno accentuata volontà di raggiungere un pubblico molto trattati medici (esclusi il De medicina di Celso e il Liber medicinalis attribu-
ampio, anche, e forse in primis, i ceti medi e inferiori e ciò pure a costo di ito a Sereno Sammonico composto in versi), scritti per addetti all’arte,
scandalizzare i dotti ed i grammatici: le traduzioni bibliche pregeronimiane per lo piú di livello culturale e sociale piuttosto basso, comunque per
(Vetus Latina), i numerosissimi sermones o prediche (da Agostino di Ippona nulla interessati al purismo della lingua.
a Massimo da Torino, a Cesario di Arles e altri), la ricchissima letteratura In ogni caso i trattati delle arti e dei mestieri sono, per lo storico della
agiografica, gli Acta e le Passiones dei martiri, le regole monastiche, ecc. lingua, una fonte preziosa nella definizione e caratterizzazione delle va-
Questa letteratura è fonte essenziale per la storia della lingua latina rianti verticali della lingua, cioè le lingue tecniche, in particolare i lessici
dei secoli del tardo Impero e dell’età romanobarbarica, non solo perché specifici, sovente noti solo attraverso di esse.
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
3.2.3.2. Grammatiche. La sensibilità e l’attenzione dei Romani ai pro- rum, veri e propri dizionari che spiegano la differenza di significato esi-
blemi concreti e teorici legati alla lingua iniziano nel II sec. a.C., conse- stente tra forme simili; anche le Differentiae sono di epoca tarda, almeno
guenza del contatto diretto con il mondo ellenizzato, in particolare, nel nella redazione in cui sono giunte a noi, dal sec. IV in poi; tra queste le
caso specifico, con le scuole di Pergamo e di Alessandria. Elio Stilone piú note sono l’Appendix Probi (secc. IV-V) e i Differentiarum libri di Isi-
(164-74 a.C.) può essere considerato il primo grammatico latino. La pri- doro di Siviglia (sec. VII).
ma grammatica giunta fino a noi, anche se non intera, è il De lingua latina I lessici sono molto preziosi per lo storico della lingua, perché, per la
di Varrone. Praticamente tutta la produzione grammaticale dei primi loro stessa natura di opere stratificate nel tempo, possono documentare
secoli dell’Impero è andata perduta, cosí l’Ars grammatica di Remmio Pa- un persistere ed uno scomparire, nella coscienza almeno dei letterati, del
lemone (metà del I sec. d.C.), cosí quella del piú tardo Flavio Capro. vocabolario latino e il suo variare nel tempo.
Tuttavia si può dire che il lavoro dei grammatici dei primi secoli non è
andato perduto, nel senso che è stato recuperato e rifuso nei trattati giunti 3.2.4. Leggi. Dal punto di vista della storia della lingua sono importanti
fino a noi, collocabili dal sec. IV in poi, come l’Ars grammatica maior e l’Ars soprattutto le leggi romanobarbariche, come documento di una lingua
grammatica minor di Elio Donato della prima metà del sec. IV, come l’Ars che, per un verso cerca di conservare formule e iuncturae della tradizione
grammatica di Flavio Sosipatro Carisio (seconda metà del sec. IV), cosí la giuridica romana, ma per un altro introduce forme piú o meno latinizzate,
Institutio Grammatica in 18 libri di Prisciano, professore a Costantinopoli germanismi piú o meno integrali, indispensabili a designare “cose”, real-
all’inizio del sec. VI. tà materiali, situazioni e istituzioni germaniche.
Le grammatiche giunte fino a noi sono di estremo interesse per lo Tra queste si possono menzionare il famoso editto di Rotari del 643, le
storico della lingua, perché documentano, pur essendo i grammatici an- Leges Wisigothorum (506-sec. VIII) e la Lex salica (507-96). Interessanti lingui-
tichi lontanissimi dal concetto di evoluzione linguistica, una serie consi- sticamente sono anche le Formulae, una specie di moduli secondo cui de-
derevole di singoli fenomeni di trasformazione e ne forniscono, sovente, vono essere formulati atti giudiziari.
anche riferimenti cronologici e geografici. Non sono tuttavia prive di interesse le grandi raccolte di leggi, compila-
te nei secoli V-VI, come il Corpus iuris e il Codex Theodosianus, che traman-
3.2.3.3. Lessici. La piú antica raccolta lessicografica giunta a noi, seppure dano non solo la legislazione dell’epoca ma, seppure per lo piú in estratti,
in forma indiretta, è quella di Verrio Flacco, il De verborum significatu, di anche leggi e giurisprudenza dei secoli precedenti e quindi consentono
età augustea. Essa viene epitomata da Festo nel II secolo e poi, in parte, di tracciare le linee evolutive del linguaggio dei giuristi e delle leggi.
da Paolo Diacono. Ciò che, di fatto, oggi possediamo della piú antica
opera lessicografica è un’epitome redatta a piú riprese ed in tempi diver- 3.3. Strumenti. Gli strumenti di lavoro di cui si serve lo storico della
si, che va anche sotto il nome di «Paolo Festo». lingua latina, sono sostanzialmente gli stessi con cui opera il filologo clas-
Veri e propri vocabolari sono i glossari, opere medievali nella redazio- sico, dunque le edizioni di classici, i lessici e gli indici, le grammatiche
ne in cui sono giunte fino a noi, ma in realtà risalenti nel loro nucleo, storiche, i data base su CD-ROM e on line, come anche l’enorme saggistica,
sovente, a epoche molto piú antiche, collocabili nei secoli del medio e prodotta soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso.
tardo Impero; questo è il caso, tra gli altri, degli Hermeneumata Montepes- Lo storico della lingua tuttavia non può ignorare, nel quadro di una
sulana e del Glossario di Reichenau. visione moderna della storia della lingua intesa come storia della civiltà,
Un genere particolare di lessici è rappresentato dalle Differentiae verbo- gli strumenti ed i risultati di ricerca delle scienze sorelle, dunque non
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
solo della filologia classica, ma anche della letteratura latina, dell’antro- mente restituita e restituibile grazie al metodo comparativo, con patria
pologia del mondo antico, della storia romana, dell’archeologia, del dirit- d’origine (Urheimat), intorno al V millennio a.C., nelle steppe al sud del-
to romano, ecc. la Russia». Esaminiamo la definizione piú da vicino: lingua preistorica,
È scontata anche l’opportunità, per chi si occupa di storia della lingua perché di essa non esistono documenti scritti; non originaria, perché non
latina, di consultare e comunque confrontarsi con la notevole produzio- nata dal nulla, né la prima dell’umanità; parzialmente restituita e restituibile,
ne specifica di storie della lingua o di riflessioni teoriche sulle problema- perché una ricostruzione integrale di una lingua, qualunque essa sia, tan-
tiche che concernono la disciplina. Si tratta di una letteratura che copre to piú se non documentata, è impossibile a causa delle infinite variabili
un arco di circa un secolo, a partire dagli inizi del Novecento. Tutta che la possono comporre; con patria d’origine nelle steppe a sud della Russia,
questa produzione fornisce dati e concetti ormai acquisiti o tuttora di- perché la dispersione delle lingue indoeuropee segue un tragitto multidi-
scussi e discutibili, rende evidenti lacune da colmare e deficienze meto- rezionale, che da tale regione si muove verso est, ovest, sud, nord, e i
dologiche da compensare, in ogni modo costituisce un punto di parten- reperti archeologici, studiati soprattutto dalla Gimbutas, lo confermano.
za e di confronto. Il metodo comparativo applicato all’inizio dell’Ottocento, tra i primi
da F. Bopp e da R.K. Rask, che misero a confronto il sistema della coniu-
4. Preistoria e protostoria della lingua latina gazione del sanscrito con quello del latino, del greco, del persiano e del
germanico, portò alla convinzione che tali lingue appartenessero ad un’uni-
I primi documenti scritti in lingua latina giunti fino a noi si collocano ca «famiglia». Studi successivi estesi a lingue indiane, armeno, germanico,
nei secoli VII-VI a.C. È possibile tuttavia tracciare, in alcune linee fonda- celtico, lituano, ecc., rafforzarono la convinzione. Nel sec. XX sono poi
mentali, le caratteristiche di questa lingua in fase anteriore alla prima venute alla luce documentazioni di altre lingue morte, appartenenti alla
documentazione scritta, grazie al metodo comparativo. In virtú di esso medesima famiglia indoeuropea e precisamente l’ittito, tràdito da docu-
possiamo dire che quanto è comune a piú lingue distanti tra loro nello menti ed opere letterarie (poemi epici, opere di storia, preghiere, ecc.)
spazio e nel tempo, ma aventi una comune origine, debba farsi risalire ad scritti in caratteri cuneiformi dei secoli XIV-XIII a.C. in Cappadocia, e il
una fase molto antica delle lingue stesse, ad una fase in cui quelle lingue tocarico, lingua parlata nel Turchestan cinese nel primo millennio dopo
erano in qualche misura vicine o inseparate. In concreto possiamo con- Cristo e conservata in manoscritti di contenuto religioso buddista dei
siderare caratteri propri della lingua latina in epoca preistorica quelli secoli VI-VII.
comuni al latino ed alle lingue indoeuropee extraitaliche, come anche Un quadro completo delle lingue indoeuropee antiche, che tuttavia
quelli comuni al latino ed alle lingue indoeuropee italiche. ancora si continuano in varie ulteriori derivazioni, può essere il seguen-
Nelle pagine che seguono vengono esposti, in modo essenziale, i con- te: italico, celtico, germanico, slavo, greco, baltico, armeno, indiano (vedico
cetti di indoeuropeo e italico, come anche le caratteristiche comuni a e sanscrito), iranico (avestico e persiano antico).
questi insiemi di lingue di cui è parte anche il latino.
4.2. Caratteri linguistici dell’indoeuropeo
4.1. Indoeuropeo
I caratteri linguistici dell’indoeuropeo e dunque di tutte le lingue ap-
In base ai risultati delle ultime ricerche sul tema, l’indoeuropeo po- partenenti alla famiglia, compreso il latino, vengono ricavati, come già
trebbe essere definito come «lingua preistorica, non originaria, parzial- detto, con il metodo comparativo, applicato agli inizi del sec. XIX, per-
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
fezionato grazie alla individuazione di leggi fonetiche e nella consapevo- Umbri, Piceni; al centro-sud, da ovest ad est, Falisci, Latini, Volsci, Sabini,
lezza di tendenze evolutive non riconducibili a regole assolute, come le Equi, Marsi, Peligni, Marrucini, Vestini; a sud, da ovest, Sanniti, Irpini,
trasformazioni semantiche. Lucani, Frentani, Bruzi (tutti parlanti osco); nel tacco dello stivale i
Caratteri principali possono essere considerati, molto schematicamente: Messapi; in Sicilia, da ovest ad est, Elimi, Sicani e Siculi.
a) fonetica: i suoni si dividono in consonantici e vocalici; i primi, a Sono considerate lingue non indoeuropee l’etrusco, il retico e la lingua
loro volta, a seconda del punto e del modo di articolazione, in occlusivi, della stele di Novilara, chiamata talora piceno settentrionale. Sul ligure ci
laringali e sonanti; i secondi sono cinque: a, e, i, o, u, possono essere brevi sono stati pronunciamenti opposti. Non sussistono, allo stato, elementi
o lunghi e unirsi in dittonghi. Ogni parola dispone di un solo accento, sicuri per definire la indoueropeità dell’elimo e del sicano (vd. carta 1).
una serie di alternanze vocaliche (apofonie) si possono verificare nella
radice, nei suffissi e nelle desinenze; 4.4. Italico
b) morfologia: la flessione del nome, pronome e verbo avviene me-
diante suffissi. La flessione fornisce delle marche che identificano e de- Per italico non si intende una lingua organica, comune a tutti i popoli
italici, realmente parlata in un certo periodo, ma «un insieme di fatti
finiscono le funzioni sintattiche. Le parole flesse sono organizzate in tre
linguistici predocumentari caratterizzati da un indubbio livello di coe-
parti: radice, tema, suffisso. La flessione del verbo è funzionale ad espri-
sione» (Silvestri, p. 152) comuni alle lingue parlate nell’Italia centrale e
mere le diatesi, i modi, il numero e la persona. La flessione del nome
meridionale in epoca anteriore al predominio del latino. Sono ritenute,
esprime il numero e il caso; quella degli aggettivi anche il genere. I pro-
in genere, parte dell’Italico le seguenti lingue: falisco, latino (vd. sotto),
nomi personali mostrano un’ampia e radicale differenza di forma tra il
sabino, piceno, umbro, osco, marso, peligno, vestino, marrucino.
nominativo e l’accusativo;
Caratteri comuni delle lingue che costituiscono l’italico, possono esse-
c) sintassi: nella sequenza essenziale la frase indoeuropea è la seguen-
re considerati, tra gli altri i seguenti: a) accento di intensità nella prima
te: soggetto oggetto verbo;
sillaba; b) approssimazione flessiva dei temi in consonante con i temi in
d) lessico: il vocabolario comune alle varie lingue indoeuropee è co-
-i; c) 1a pers. sing. sum del verbo esse, rispetto all’indoeuropeo *esmi; d)
stituito soprattutto dai termini designanti oggetti e realtà naturali, la fa-
gerundivo in -end-, supino in -tum, passivo in -r, organizzazione della
miglia e la sua articolazione, la religione.
flessione verbale su due temi opposti: infectum (quello del presente, im-
perfetto e futuro) e perfectum (quello degli altri tempi).
4.3. Situazione linguistica dell’Italia preistorica Accanto ai caratteri comuni ne esistono altri, diversi e diversificanti,
cosí ad es. il diverso trattamento delle consonanti labiovelari (articolate
Fino all’VIII sec. a.C. nel territorio italico non è dimostrabile l’esisten- cioè attraverso il velo del palato e le labbra) che in osco e umbro danno
za di un alfabeto. Fino a tale data, in vero anche successivamente, non luogo a labiali, il diverso trattamento delle aspirate in posizione interna,
sembra essere esistita una grande civiltà in grado di esprimere un potere l’assenza in osco ed umbro di qualsiasi forma di aoristo in -s-, ecc.
centralizzato con volontà di omogeneizzazione linguistica. La documen-
tazione scritta piú antica risale ai secoli VII-VI.
4.5. Latino delle origini e italico
Se si dà uno sguardo ai popoli ed alle lingue esistenti in Italia in tale
data si ricava il seguente panorama: a nord, da ovest ad est, Liguri, Galli, Nel passato si è parlato di latino e di italico come di realtà contrapposte,
Lepontici, Reti e Veneti; al centro-nord, sempre da ovest ad est, Etruschi, riconducibili separatamente all’indoeuropeo; in effetti non sembra essere
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
cosí (Morani, pp. 31-38). «Latino ed italico non sono due blocchi che si fica bibliografia: G. Dubois-Ch. e J.B. Marcellesi-G. Méval, Dizionario di lin-
contrappongono, due elementi di una bipolarità» (Porzio Gernia, p. 12). guistica, Bologna, Zanichelli, 1979: contiene articoli di solito chiari ed esaurienti;
Il concetto di isoglossa applicato alle varie lingue italiche ha permesso di G.L. Beccaria, Dizionario di linguistica, metrica, retorica, Torino, Einaudi, 1996: ope-
mostrare come esse costituiscano realtà in continua osmosi. Per isoglossa ra di agevole consultazione, ricca di esempi dalle diverse lingue indoeuropee,
antiche e moderne; R. Oniga, Il latino. Breve introduzione linguistica, Milano, Fran-
si intende una sorta di linea ideale che divide due aree dialettali diverse.
co Angeli, 2004: il libro presenta un’interessante lettura in chiave linguistica
All’interno dell’area italica il latino sembra rappresentare un’area margi- delle strutture della lingua latina, contribuisce ad evidenziare le comunanze tra
nale, mentre centrale appare quella dell’osco, quasi focolaio di irradiazio- latino e lingue moderne, mette in luce, anche nella lingua latina, i tratti univer-
ne. Elemento comune tra latino ed italico a livello di morfologia è la for- sali del linguaggio umano.
mazione dell’ablativo in -d. Dato che l’osco possiede il morfema (elemen- 3.1.1. Le seguenti raccolte di iscrizioni possono essere considerate tra le piú
to di una parola che ne segnala la funzione grammaticale) -d per tutti i importanti ed anche facilmente consultabili: CIL: la piú ampia raccolta esistente
temi, mentre il latino, come l’umbro, solo per i temi vocalici, si può forse di iscrizioni provenienti da tutto il territorio dell’Impero, ordinate geografica-
supporre che il centro di irradiazione del fenomeno sia da collocare nell’osco. mente e sistematicamente. Le varie epigrafi sono descritte, trascritte, annotate,
Vari sono gli elementi originariamente umbri che si diffondono nelle completate di bibliografia; F. Buecheler-E. Lommatzsch, Carmina Latina
altre lingue italiche, compreso il latino: dovrebbe essere un elemento epigraphica, 3 voll., Leipzig, Teubner, 1895-1926 (rist. an. Amsterdam, Hakkert,
1964): raccolta fondamentale di testi poetici epigrafici; E. Diehl, Inscriptiones
umbro l’alterazione della dentale sonora in vibrante, nel caso ad es. di
latinae christianae veteres, 3 voll., Berlin, Weidemann, 1925-1931: antologia ancora
arbiter, per adbiter, ‘arbitro’; arfuisse per adfuisse, ‘essere stato presente’; oggi importante di iscrizioni cristiane latine dei primi sette secoli, ripartite se-
arvorsum per adversum, ‘contro’, ecc. (fenomeno in verità, per lo piú, in condo il contenuto, arricchite di annotazioni critiche, bibliografia, cenni storici,
latino riassorbito in quanto considerato rustico); elemento umbro appa- ecc.; Deg: testo, apparato e commento delle iscrizioni; I. Velazquez Soriano,
re anche il fenomeno del rotacismo (vd. avanti, cap. 1, 3.2.2), cosí come la Las pizarras visigodas: edición critica y estudio, Murcia, Universidad de Murcia, 1989:
tendenza alla monottongazione o chiusura dei dittonghi. edizione di riferimento importante e valida, che fornisce testo, trascrizione, in-
Elementi sabini appaiono essere in latino forme con -l per -d, apparte- terpretazione delle ardesie visigote, scritte nei secoli VI-VIII. Una edizione piú
nenti alla sfera sociale e giuridica es. consul per consud, ‘console’; levir per ampia è stata pubblicata dalla stessa studiosa a Turnhout, Brepols, 2000.
devir, ‘cognato’; lautia per dautia, ‘ospitalità’, ecc. 3.1.2. E. Diehl, Pompeianische Wandinschriften und Verwandtes, Berlin, De Gruyter,
19302: testo e traduzione con talune osservazioni essenziali; V. Väänänen, Graffiti
Il rapporto tra le lingue italiche ed il latino, in particolare l’influsso di
del Palatino, 4 voll., Helsinki, Helsingfors, 1966-1970: trascrizione, descrizione
queste sul latino aumenta ulteriormente nei secoli IV-III a.C. parallela-
paleografica, traduzione di graffiti e rapide annotazioni di commento; F.P. Mau-
mente all’ampliarsi del rapporto politico di incontro e scontro. Cosí si lucci Vivolo, Pompei: i graffiti figurati, Foggia, Bastogi, 1993: chiare trascrizioni e
devono attribuire ad influsso italico le parole con fricativa interna che, immagini di molti graffiti figurati.
ancora in epoca classica, si alternano con le medesime aventi la bilabiale 3.1.3. R. Marichal, Les graffites de La Graufesenque, Paris, Cnrs, 1988: edizione,
sonora in luogo della fricativa: ad es. rufus/ruber, ‘rosso’; sifilus/sibilus, ‘fi- interpretazione e note di commento dei graffiti; Id., Les ostraka de Bu Njen, Tripoli,
schio’; bufalus/bubalus, ‘bufalo’. Grande Jamahira Araba, 1992: edizione, interpretazione, note e foto dei vari
ostraka; P.Y. Lambert, Textes gallo latins sur instrumentum, Paris, Cnrs, 2002: edi-
zione, trascrizione, commento di molti frammenti di vasellame ed altri oggetti
5. Bibliografia
con scritte graffite, incise o impresse, miste, latino-galliche.
2.1-14. I concetti sopra rapidamente esposti ed altri ancora possono essere 3.1.4. A. Audollent, Defixionum tabellae, Paris, Fontemoing, 1904 (rist. an. Frank-
approfonditi nei seguenti lavori, in cui per altro si può trovare ulteriore e speci- furt a.M., Minerva, 1967): lavoro ancora insostituito, anche se non piú completo
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introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
in quanto molte tabellae sono venute alla luce in tempi piú recenti. Le singole Classical Library, partita negli anni Trenta del secolo scorso, pubblicata a Londra
tabellae edite sono tradotte ed annotate; R.G. Collingwood-R.P. Wright, The e Cambridge (Mass.) dalle ed. Heinemann e Harward University Press; « Clas-
Roman Inscriptions of Britain, Oxford, Clarendon Press, 1995: in partic. nel fasc. 8 sici latini », pubblicata a Torino a cominciare dagli anni Sessanta, dalla ed. Utet;
del vol. ii sono riportati graffiti vari su pentole, stoviglie, diplomi militari, ecc., « Scrittori greci e latini » della fondazione Valla, nata negli anni Settanta, viene
con immagini dei vari oggetti, descrizione e trascrizione. pubblicata a Milano dalla ed. A. Mondadori.
3.1.5. K. Zangemeister, Tabulae ceratae Pompeis repertae annis 1875-1877, Berlin, 3.2.2. Anche per la letteratura cristiana mi limito a segnalare le seguenti colle-
Reimer, 1898 (rist. an. Berlin, De Guyter, 1968): edizione delle tavolette di Cecilio zioni, indubbiamente le piú grandi come numero di autori e/o opere pubblica-
Giocondo; G. Camodeca, Tabulae Pompeianae Sulpiciorum. Edizione critica dell’archi- te, rinviando per altre ai sopracitati Traina-Bernardi Perini, Propedeutica, cit., e
vio puteolano dei Sulpicii, Roma, Quasar, 1999; C. Courtois-L. Leschi-Ch. Per- SLeRA, vol. v: Patrologia latina, pubblicata dai padri Maurini a partire dalla prima
rat-Ch. Saumagne, Tablettes Albertini. Actes privés de l’époque vandale, Paris, Arts et metà dell’Ottocento (Paris 1844-1864), oggi ristampata per intero dall’ed. Bre-
métiers graphiques, 1952: edizione, interpretazione e commento di tutte le ta- pols di Turnhout e corredata di supplementa; Corpus Scriptorum Ecclsiasticorum
volette Albertini, ancora punto di riferimento essenziale soprattutto per il testo Latinorum, pubblicato a Vienna, a cominciare dalla seconda metà dell’Ottocento,
delle tavolette stesse; A.K. Bowman-J. D. Thomas, Vindolanda: The Latin Writing- dalla casa Tempsky; Sources Chrétiennes, edita a Parigi dalle Editions du Cerf, ad
Tablets, London, Soc. for Promotion of Roman Studies, 1983; A.K. Bowman-J.D. iniziare dagli anni Quaranta del secolo scorso; Corpus Christianorum iniziato dalla
Thomas, The Vindolanda Writing Tablets (Tabulae Vindolandenses), London, British ed. Brepols, a Turnhout, negli anni Sessanta del sec. XX.
Museum Press, 1994-2003, voll. ii-iii: come il titolo precedente, raccolta, presen- 3.2.3.1. I trattati delle arti e mestieri, sono pubblicati sia nelle grandi collezioni
tazione, interpretazione e rapido commento di centinaia di tavolette che, a loro di cui sopra, sia in edizioni separate; per la medicina esiste una collezione speci-
volta, sono ripartite per argomento: documenti militari, liste e conti, lettere, ecc. fica: il Corpus Medicorum Latinorum iniziato negli anni Venti del secolo passato,
3.1.6. O. Tjäder, Die nichtliterarischen lateinischen Papyri Italiens aus der Zeit 445- edito dalla Teubner. Per i geografi minori e gli agrimensori, esistono raccolte
700, 3 voll., Lund, Gleerup, 1955-1982: due volumi di testo ed uno di tavole, edi- complessive, datate, ma ancora insostituite: A. Riese, Geographi Latini Minores,
zione ricca, esaustiva, con traduzione, commento, introduzione per ogni papiro; Heilbrunn, Henniger, 1878 (rist. an. Hildesheim, Olms, 1995); F. Blume-K.
R. Cavenaile, Corpus papyrorum Latinarum, Wiesbaden, Harrassowitz, 1958: rac- Lachmann-A. Rudorff, Die Schriften der römischen Feldmesser, 2 voll., Berlin, Reimer,
colta di papiri latini, letterari e documentari, con esclusione di quelli provenienti 1848-1852 (rist. an. Hildesheim, Olms, 1967).
da Pompei e da Ravenna; R. Seider, Paläographie der lateinischen Papyri, Stuttgart, 3.2.3.2. I grammatici latini sono stati editi nel loro insieme nei GL. Una edi-
Hiersemann, 1972: riporta molti papiri con tavole, trascrizione e commento; P. zione moderna dell’insieme è auspicata da piú parti, ma finora è stato fatto ben
Cugusi, Corpus epistularum latinarum papyris tabulis, ostracis servatarum, 2 voll., Fi- poco.
renze, Gonnelli, 1992: edizione critica di lettere su papiro, coccio, tavoletta cerata. 3.2.3.3. Per Paolo Festo, ancora insostituita nel suo insieme, anche se non sem-
3.2.1. Lunghissimo sarebbe elencare tutte le edizioni, critiche e/o commenta- pre di facile lettura a causa di criteri ecdotici non univoci e in certo senso fuor-
te, con traduzione o meno, della letteratura d’arte del mondo antico. Mi limito vianti, è l’edizione di W.M. Lindsay, Leipzig, Teubner, 1913. Per i glossari esisto-
a menzionare le principali collezioni ancora attive (rimandando per una esposi- no due raccolte, anch’esse piuttosto datate, ma ancora insostituite: G. Goetz,
zione piú ampia delle stesse e di altre, al manuale, molto diffuso nelle università, Corpus Glossariorum Latinorum, 7 voll., ivi, id., 1888-1923 (rist. an. Amsterdam, Akkert,
di A. Traina-G. Bernardi Perini, Propedeutica al latino universitario, Bologna, 1965), e W. M. Lindsay, Glossaria Latina, Paris, Les Belles Lettres, 1926-1931 (rist.
Pàtron, 19986, pp. 339-56, oppure allo Spazio letterario di Roma antica (SLeRA), 5 an. Hildesheim, Olms, 1965). Per le Differentiae verborum di Isidoro di Siviglia sono
voll., Roma, Salerno Editrice, 1989-1991, vol. v pp. 176-80): « Bibliotheca scrip- ora disponibili Isidoro de Sevillas, Diferencias, libro i, intr., ed. critica, trad. y
torum Graecorum et Romanorum», iniziata e portata avanti a Leipzig e Stuttgart notas por C. Codoñer, Paris, Les Belles Lettres, 1992; Isidori Hispalensis Liber
dalla ed. Teubner, da quasi un secolo e mezzo; « Collection des Universités de differentiarum ii, cura et studio A. Andrés Sanz, Turnhout, Brepols, 2006: edizio-
France, publiée sous le patronage de l’Association “Guillaume Budé” », edita a ne critica con aggiunta di traduzione e commento. Per l’Appendix, Appendix Probi
Parigi da Les Belles Lettres, iniziata negli anni Venti del secolo scorso; Loeb iv, a cura F. Stok, Napoli, Arte Tipografica, 1997: edizione e commento.
40 41
introduzione alla storia della lingua latina introduzione alla storia della lingua latina
3.2.4. La raccolta piú completa delle leggi romanobarbariche è indubbiamen- sul protoindoeuropeo, sul sanscrito, sulle lingue iraniche, sulle lingue anatoliche,
te quella dei Monumenta Germaniae Historica, Leges, Hannover, 1835-1889, 5 voll. ecc.; M. Gimbutas, Old Europe in the fifth millennium B.C. The European situation on
La legislazione precedente ha le sue grandi sillogi nei Fontes iuris romani ante- the arrival of the Indo-Europeans, in The Indo-Europeans in the fourth and third millennia,
justiniani, 3 voll., a cura di S. Riccobono, G. Baviera (G. Furlani) e V. Arangio a cura di E.C. Polomé, Ann Arbor, Karoma, 1982: saggio fondato sui reperti
Ruiz, Firenze, Barbera, 1940-19432, e nel Corpus iuris civilis, 3 voll., Hildeheim, archeologici lasciati dagli Indoeuropei nelle loro migrazioni (l’autrice ha scritto
Weidmann, 1954-1963 (rist. an. 1988-1989). vari altri saggi attenti ai dati forniti dall’archeologia); A. Martinet, L’indoeuropeo.
3.3. Per gli strumenti tradizionali si rinvia a Traina-Bernardi Perini, Pro- Lingua, popoli e culture, Roma-Bari, Laterza, 1987: traduzione dell’ed. francese del
pedeutica, cit., pp. 369-427. Un’amplissima bibliografia della letteratura latina: stru- 1986, un tentativo di ricostruzione della lingua e cultura indoeuropee fatto in-
menti per il suo studio, saggistica linguistica e letteraria per autori e generi, è trecciando i dati linguistici con quelli offerti dalla storia, dall’antropologia, dal-
quella di SLeRA, vol. v pp. 149-581. Agli strumenti tradizionali andrebbero ag- l’archeologia, ecc.; F. Villar, Gli indoeuropei e le origini dell’Europa, Bologna, Il
giunti i piú recenti (per altro ormai molto numerosi e diffusi) su CD-ROM o on Mulino, 1997: trad. italiana dell’ed. spagnola del 1996, un manuale di taglio di-
line. Per questi rinvio a G. Alvoni, Scienze dell’antichità per via informatica. Banche vulgativo, ma serio e scientifico sugli Indoeuropei, la civiltà, la lingua, la diffu-
dati, internet e risorse elettroniche nello studio dell’antichità classica, Bologna, Clueb, sione e ramificazioni nel tempo e nello spazio; M. Morani, Introduzione alla
2002: un libro fondamentale per potersi districare nella “selva”, dei data base e linguistica latina, München, Lincom Europa, 2000: un manuale che presenta la
soprattutto dei siti, piú o meno utili nella ricerca e nello studio dell’antichità in collocazione del latino nell’ambito delle lingue indoeuropee e ne segue lo svi-
genere e della storia della lingua latina in particolare. Tra i siti segnalo www.ras- luppo nel quadro delle varie teorie e tentativi di ricostruzione messi a punto
segna.unibo.it: si tratta di un sito, o forse meglio dire il « sito dei siti », in cui lo dalla linguistica moderna e contemporanea.
studente e lo studioso può trovare, segnalati e descritti nelle loro caratteristiche, 4.3. Un quadro sintetico ed essenziale delle varie lingue parlate in suolo italico,
tutti i siti e gli strumenti elettronici di interesse per l’antichistica e dunque anche come dei loro caratteri si legge in C. De Simone, Italien, in Die Sprachen im
per la storia della lingua latina, in particolare relativi alle fonti (letterarie, römischen Reich der Kaiserzeit. Kolloquium vom 8. bis 10. April 1974, hrsg. von G.
epigrafiche, ecc.), alla geografia e cartografia, alle riviste, alle ricerche biblio- Neumann und J. Untermann, Köln, Rheinland-Verlag, 1980, pp. 65-79, che ne
grafiche, alle strutture di ricerca, ai musei, ecc. Il sito è diretto da A. Cristofani e traccia l’evoluzione ed il rapporto con il latino fino alla fine della repubblica, e
viene aggiornato mensilmente. Per un elenco delle storie della lingua latina in A.L. Prosdocimi, Le lingue dominanti ed i linguaggi locali, in SLeRA, vol. iii pp.
pubblicate fino ad oggi ed una estesa trattazione delle loro caratteristiche, come 33-47; è incentrato soprattutto sull’osco umbro il saggio D. Silvestri, Le Lingue
anche per le problematiche inerenti la disciplina e dibattute nel corso del XX italiche, in Le lingue indoeuropee, cit., pp. 349-71. Riguardo all’osco umbro merita
secolo ed, infine, per le nuove esigenze che scaturiscono dai programmi una menzione il lavoro di J. Untermann, Wörterbuch des Oskisch-Umbrischen, Heidel-
ministeriali e dagli obiettiivi formativi dell’insegnamento del latino nella scuola berg, Winter, 2000: un vero e proprio vocabolario completo di tutte le forme
secondaria e università rimando a I. Mazzini, Il manuale di storia della lingua latina: osco-umbre giunte fino a noi. Uno strumento di lavoro indispensabile per chi si
ieri e oggi (sintesi e proposta), in « Paidea », a. lviii 2002, fasc. 1-6 pp. 282-310. occupa delle lingue italiche antiche.
4.1.-2. L’indoeuropeistica ha prodotto soprattutto nella prima metà del XX 4.4-5. Il rapporto tra latino e italico è illustrato, nella sua dinamica da M.L.
secolo numerosi lavori, talora viziati anche da pregiudizi di carattere ideologico Porzio Gernia, Il latino e le lingue indoeuropee dell’Italia antica, in Alle origini del
e politico, talora piú o meno fantasiosi. In questa sede mi limito a citare alcuni latino. Atti del Convegno della Società di Glottologia, a cura di E. Vineis, Pisa,
studi d’insieme e di sintesi come V. Pisani, Le lingue indoeuropee, Brescia, Paideia, Giardini, 1982, pp. 11-26; in Morani, Introduzione, cit., pp. 31-38 si può leggere,
1964: un piccolo manuale di facile accesso, ancora utile, anche se un poco datato; oltre ad una cospicua documentazione, anche la sintesi delle discussioni recenti
Le lingue indoeuropee, a cura di A. Giacalone Ramat e P. Ramat, Bologna, Il in merito tra gli studiosi.
Mulino, 1977: uno strumento fondamentale che fa il punto sullo stato della
ricerca relativamente all’indoeuropeo in sé come alle varie lingue e famiglie di
lingue indoeuropee: cosí ad es. vi si leggono saggi sulle antichità indoeuropee,
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LINGUISTICA E LINGUA LETTERARIA
1
1. Premessa
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linguistica e lingua letteraria 1 • età dei re, delle leggi delle xii tavole (753-725 a.c.)
509 Inizio della repubblica. Le tecniche di controllo del territorio sono quelle che verranno messe
Inizio sec. V Introduzione dei culti dei Dioscuri, di Demetra, Dioniso, Apollo ed Hermes. in opera anche successivamente: insediamenti di coloni, incorporazioni,
496-354 Susseguirsi quasi continuo di guerre con Latini, Etruschi, Equi, Galli, ecc.
Roma stabilisce un definitivo dominio sul Lazio e mette le premesse per trattati di alleanza, costruzione di strade.
l’espansione in Campania e poi in tutta l’Italia meridionale.
494 Inizio delle lotte dei plebei per la parificazione dei diritti con i patrizi.
2.3. Quadro sociale
451-450 Leggi delle xii tavole, volute e ottenute dai plebei, come freno all’arbitrio
dei magistrati patrizi.
445 Cancellazione della lex Canuleia che vietava il matrimonio tra patrizi e plebei.
La società è organizzata, sostanzialmente, sulla base della parentela,
367-366 Le leges Liciniae Sextiae limitano il possesso dell’ager publicus e consentono che riunisce in una gens piú familiae, discendenti da un solo antenato,
che uno dei due consoli sia plebeo. caratterizzate da riti e tradizioni proprie. A capo delle singole familiae c’è
343-295 Tre guerre sannitiche con definitiva affermazione di Roma e suo predomi- il pater familias.
nio nell’Italia centro-meridionale, fino a Taranto.
La popolazione è divisa in patrizi e plebei. I patrizi possiedono le
293 Introduzione del culto di Asclepio, dio medico.
282-275 Guerra contro Taranto ed il suo alleato Pirro, con sconfitta definitiva di terre, formano il senato e, soprattutto a partire dal primo quarto del sec.
quest’ultimo e sottomissione di tutta la Magna Grecia fino a Reggio. V fino alla metà del sec. IV, prevalgono in modo quasi assoluto nell’oc-
cupazione delle cariche pubbliche, costituendo quella che è stata chia-
mata la «repubblica patrizia», oggi meglio definita come «repubblica a
2.2. Quadro politico
guida patrizia» (Musti, p. 376).
In estrema sintesi il quadro politico, appare caratterizzato da tre orien- Dalla metà del IV secolo emerge sempre piú una nuova nobilitas pa-
tamenti alternativamente prevalenti, collocabili, grosso modo, in tre distin- trizio-plebea, costituita cioè dalle antiche famiglie patrizie e dalle plebee
te fasi. che acquisiscono ricchezze con i traffici e riescono ad accedere alle alte
Nell’epoca regia l’obiettivo principale della politica sembra essere quello cariche pubbliche.
di gettare le basi costituzionali e religiose dello stato all’interno, e quelle
commerciali ed economiche con i popoli vicini all’esterno. 2.4. Quadro economico
In una prima fase dell’epoca repubblicana, cioè in tutto il sec. V, il
problema principale da affrontare e risolvere sembra essere tutto inter- Il quadro economico è, soprattutto in epoca regia, primariamente agri-
no, il rapporto cioè tra le componenti della società ed i rispettivi diritti e colo; il lavoro dei campi è funzionale all’autoconsumo e incentrato sulla
doveri. coltura di pochi cereali inferiori come il farro. Il commercio e l’artigiana-
Il IV secolo vede una sistemazione definitiva e duratura, sia dell’asset- to cominciano a svilupparsi nell’ultima fase dell’epoca regia ed all’inizio
to politico istituzionale con l’accesso dei plebei al consolato, sia della di quella repubblicana, sia grazie all’influsso degli Etruschi, sia per effetto
struttura della città stato, con la creazione di tribú nel territorio di Veio, delle guerre e dell’espansione verso sud.
nell’agro pontino, nell’agro campano, ecc. per cui tutto il Lazio e parte Il commercio avviene soprattutto con gli Etruschi e con i Greci. Que-
delle terre meridionali formano un insieme territoriale e civico compat- sti ultimi portano a Roma, già nei secoli di epoca regia, i manufatti di
to, base e forza per le successive conquiste. Emerge una crescente volon- Pitecusa (= Ischia) e Cuma, preferibilmente via mare, o via terra seguen-
tà di espansione, che si conclude con il predominio romano su tutta do il percorso della futura via Appia.
l’Italia centro-meridionale fino a Reggio. I ceti dei commercianti e artigiani, in costante crescita, cui vanno ad
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linguistica e lingua letteraria 1 • età dei re, delle leggi delle xii tavole (753-725 a.c.)
aggiungersi gli schiavi liberati e loro discendenti, costituiscono la plebe citazioni e/o descrizioni degli autori posteriori. Essa doveva presentare,
urbana, destinata a svolgere un ruolo sociale e politico crescente soprat- in estrema sintesi, le seguenti caratteristiche: a) era anonima; b) nasceva
tutto nelle epoche successive. all’interno di una classe sociale o di un culto; c) della classe sociale che la
produceva rispecchiava interessi e cultura; d) era, in grande parte, orale.
2.5. Quadro culturale I generi che la costituivano, collocabili in ambito aristocratico, erano i
carmina convivalia: recite in occasioni di banchetti accompagnate dal flau-
Il quadro culturale sembra essere caratterizzato dalla convivenza, fin to; le nenie funebri: lamenti accompagnati da flauto, cantati in occasione
dall’inizio, di tre componenti etniche, e dunque anche culturali: la greca, dei funerali; le laudationes: orazioni funebri in cui venivano ricordate le
l’etrusca e la latina. L’elemento etrusco, in una prima fase, è quello me- glorie della gens e le imprese del defunto; gli elogi funebri: carmi cele-
diatore tra il latino-italico e quello greco. brativi del defunto, equivalenti in versi (saturni) delle laudationes; le cro-
La presenza dell’elemento culturale greco appare evidente in tutta nache con dati ufficiali, come le liste dei magistrati e i fatti piú significa-
quest’epoca (con una certa pausa nel sec. V), ma subisce un ulteriore in- tivi dei singoli anni, scritte dai pontifices maximi, fonti preziose per gli
cremento a partire dal sec. IV. Tracce significative della presenza di cul- storiografi delle epoche successive.
tura e civiltà greca sono certamente le statuine di bronzo del genere Si collocavano in ambiente plebeo e/o contadino i generi orali del-
kouros o kore, offerte in voto nei vari santuari dell’epoca, a partire dal IV l’atellana e dei fescennini. La prima era una rappresentazione drammatica,
secolo. Sono indubbiamente ulteriori segni e tracce della penetrazione incentrata sul tema dei vizi piú comuni dalla sensualità alla ghiottoneria;
dell’elemento culturale greco anche l’introduzione in architettura di strut- i secondi erano dialoghi dal linguaggio scurrile.
ture greche quali l’edificio templare, la casa ad atrio con il tetto displuviato, Abbiamo notizia e possediamo frammenti anche della produzione
il peristilio, i pavimenti in segnino con parti di mosaico geometrico, cosí religiosa, come i carmina saliare ed arvale, risalenti ai secoli VI-V: si tratta
anche l’importazione di culti e ceramica greca, di statue dedicate a perso- di canti liturgici, eseguiti in primavera con lo scopo di invocare la prote-
naggi greci come Pitagora e Alcibiade, Marsia, e altri, le terrecotte votive zione degli dei sui raccolti, nelle guerre, come alcune preghiere, formule
basate su modelli greci, la sicura presenza di artisti greci già dall’inizio magiche, oracoli, ecc. riportati soprattutto da Catone nel De agricultura,
del V sec. a.C. (per es. Damophilos e Gorgasos, secondo Varrone deco- da Varrone nel De lingua latina, da Tito Livio nelle Historiae, ecc.
ratori del Tempio di Venere presso il Circo Massimo). Anche le iscrizio- Possediamo anche consistenti frammenti delle leggi delle xii tavole,
ni greche ed etrusche trovate a Roma anteriori alle piú antiche in lingua ricavati dalle citazioni dei giuristi, riconducibili tuttavia alla redazione
latina, sono la riprova di questa convivenza, di una «Roma città aperta fissata da Elio Peto, console nel 198 a.C., il quale con tutta verosimiglianza,
all’integrazione interetnica e al plurilinguismo» (Poccetti, p. 63). se ha conservato la struttura sintattica, ha fortemente normalizzato, in
rapporto ai tempi, l’aspetto grafico fonetico e morfologico delle leggi
3. Letteratura e documenti stesse.
Molto piú significativi e sicuri ai fini della storia della lingua, perché di
Non esiste, per questo periodo, una letteratura giunta a noi in tradi- tradizione diretta, sono alcuni documenti epigrafici giunti fino a noi, tra
zione diretta, e quanto è arrivato fino a noi in tradizione indiretta diffi- i quali sono da ricordare, sia per l’antichità, sia per una certa consistenza
cilmente può risalire, come prima redazione scritta, oltre il IV secolo. del testo che tramandano, i seguenti:
Ci si può fare un’idea della letteratura di questo periodo attraverso Cippo del Foro Romano (CIL, i2 1 e DeG., 3): del sec. VI, in caratteri
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linguistica e lingua letteraria 1 • età dei re, delle leggi delle xii tavole (753-725 a.c.)
per lo piú greci, di probabile contenuto religioso. Scrittura bustrofedica, 4.1. Alfabeto
procede cioè da destra a sinistra e da sinistra a destra. La decifrazione del
contenuto complessivo è e rimane molto problematica. L’alfabeto di questo periodo, quale emerge dai documenti epigrafici
Pietra di Satrico (lapis Satricanus; CIL, i2 2832 a): questa iscrizione della sopra elencati, è costituito di 20 segni o lettere derivanti dall’alfabeto
fine del sec. VI, rinvenuta in una località archeologica Le Ferriere vicina greco di Cuma, in particolare i seguenti: A, B, C, D, E, F, H, I, K, L, M,
N, O, P, Q, R, S, T, V, X. Emerge anche una mediazione etrusca e ciò, ad
ad Anzio, contiene la dedica di un dono votivo a Marte, è scritta da
es., nell’impiego del gamma greco (G), sotto forma di < o C, con valore
sinistra a destra (vd. tav.).
di occlusiva sorda; l’etrusco infatti non possiede occlusive sonore.
Iscrizione di Lavinio (CIL, i2 2833 e DeG., 1271): una tavoletta di bron-
In realtà l’alfabeto doveva essere composto di 21 lettere, al settimo
zo con dedica ai Dioscuri, del sec. V.
posto doveva trovarsi la lettera Z, come si ricava da un piatto circolare del
Base di donarium da Tivoli (CIL, i2 2658 e DeG., 5): probabilmene del
IV sec. a.C. trovato nei pressi di Cerveteri a Monteroni di Paolo, pubbli-
sec. V.
cato nel 1972 (CIL, i 2903), in cui viene riportato un alfabeto a 21 lettere
Iscrizione da Corocolle (Tivoli): probabilmente una lex arae del V sec.,
ove al settimo posto ricorre appunto la lettera Z. Velio Longo (vd. GL,
pubblicata da A. Morandi in «Archeologia Laziale. Quaderni», i 1978,
vii pp. 51, 56) conferma la presenza di questa lettera nel Carmen saliare in
pp. 89-91.
particolare nella parola cozeulod. Si può aggiungere che la presenza della
Vaso di Dueno (CIL, i2 4): collocazione cronologica oscillante tra i
lettera Z nell’alfabeto latino di questo periodo può trovare una conferma
secoli VI e IV; probabilmente istruzioni per l’uso di una pozione (vd. indiretta nel fatto che la lingua di Roma in quest’epoca si costruisce con
tav.). l’apporto di elementi etruschi, falisci, sabini e (diretti o indiretti) greci e
Cista Ficoroni (CIL, i2 561): un cofanetto porta gioielli su cui compaiono che in queste lingue la lettera z era sicuramente presente.
i nomi dell’artigiano, del committente e del destinatario, sec. IV. Sono state formulate varie ipotesi a proposito del suono della lettera z.
Iscrizione di Lucera (CIL, i 401 e DeG., 504): di poco posteriore al 315, Recentemente si è affermato (Boscherini, Recupero, p. 81), con fondati
divieto di profanazione di un bosco sacro. argomenti, che «il valore fonico della z, ab antiquo, appare essere quello
Elogio di Cornelio Scipione Barbato, console nel 298 (CIL, i2 6, 7): 6 di una affricata dentale», cioè una dentale che combina un’occlusione
versi saturni. con una frizione.
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linguistica e lingua letteraria 1 • età dei re, delle leggi delle xii tavole (753-725 a.c.)
b) conservazione dei dittonghi ai, oi, ei: es. fileai (= filiae), ‘della figlia’ d) rotacismo, o passaggio della s intervocalica in r: es. iouesat (Vaso di
(cista Ficoroni); quoi (= qui), ‘il quale’ (cippo del foro); recei (= regi), ‘al re’ Dueno) dà luogo a iurat, ‘giura’; lases (Carmen arvale) a lares, ‘lari’; meliosem
(cippo del foro); deivos (= divos), ‘dei’ (vaso di Dueno); noisi (= nisi), ‘se (Carmen saliare) a meliorem, ‘migliore’, ecc. Per la collocazione di questo
non’ (vaso di Dueno); fenomeno nel IV secolo abbiamo testimonianze storiche abbastanza pre-
c) o breve tematica dei temi in o ancora non si chiude in u nel nomi- cise, come quella di Cicerone che nelle Epistulae ad familiares (lib. 9 ep. 21)
nativo e accusativo singolare: es. Duenos (= Duenus), ‘Dueno’ (vaso di racconta che il console L. Papirio Crasso, pretore e dittatore nel 340, fu il
Dueno); manom (= manum), ‘bene’ (vaso di Dueno), Novios Plautios (= No- primo della sua famiglia, i Papisii, ad adottare la grafia fonetica Papirii,
vius Plautius), ‘Novio Plauzio’ (cista Ficoroni); che dunque ormai era entrata nell’uso. Nella stessa direzione va la testi-
d) il morfema dentale sonoro della 3a pers. sing. -d permane tale, non monianza di Pomponio che in un passo tramandato nel Digesto (lib. 1
diventa ancora sordo, cioè -t: es. asted (= astet), ‘stia’ (vaso di Dueno); feced cap. 2 par. 2.36) riferisce di Appio Claudio Cieco il quale usò e fece usare
(= fecit) ‘fece’ (vaso di Dueno); la grafia fonetica a proposito dei Valesii e Fusii, facendo dunque scrivere
e) la -o tematica nei temi in -ro non cade: es. sakros (= sacer), ‘sacro’ Valerii e Furii.
(cippo del foro);
f) molto esteso è l’uso della lettera k: sakros, kapia > capita, ‘capi’ (cippo 4.3. Fatti morfologici
del foro); Kalatorem (= calatorem), ‘araldo’ (cippo del foro), ecc.
I fatti morfologici che in questa fase della storia del latino sono comu-
4.2.2. Fenomeni collocabili tra i secoli V e IV a.C. Una serie di fenomeni ni e che nell’epoca successiva tendono a ridursi o a scomparire (soprat-
fonetici e/o grafici sembrano essersi verificati in latino nel corso dei tutto nella lingua letteraria, mentre si conservano, piú ampiamente nei
secoli V-IV, ma non nelle lingue vicine come il falisco e l’osco umbro, in documenti epigrafici) sono abbastanza numerosi; ecco i principali:
particolare: a) i dittonghi ai, oi, ei in fine di parola (ma spesso anche nel corpo della
a) eliminazione dei trittonghi, cioè insiemi di tre vocali, per cui ad es. parola), in particolare nei temi in -a\, in -o ed in consonante, es.: Duenoi (=
Iuoestod (cippo del foro) diventa iusto, ‘giusto’; iouesat (vaso di Dueno) Dueno\, ‘a Buono’ (vaso di Dueno); filea\i (= filiae), ‘alla figlia’ (Cista Ficoro-
diviene iurat, ‘igiura’, ecc.; ni); recei (= regi), ‘al re’ (cippo del foro);
b) eliminazione del triconsonantismo (tre consonanti di seguito) nei b) il morfema -d per l’ablativo singolare: ioudicato\d (= iudicato\), ‘giudica-
gruppi che contengono una s per cui ad es. da iouxmenta (cippo del foro) to’ (iscrizione di Lucera); iouesto\d (= iusto\), ‘giusto’ (cippo del foro), loucarı\d
si passa a iumenta, ‘giumenti’; (= classico luco\), ‘nel bosco sacro’ (iscrizione di Lucera), ecc.;
c) passaggio del gruppo due-, duo- in be-, bo-, quindi, per es., Duenos c) nominativo e accusativo plurale in -i-s dei temi in -i o in consonante:
(vaso di Dueno) diviene Bonus, ‘Buono’; Duonos (Carmen saliare) Bonus, es. partis (= partes), ‘parti’ (xii tavole), pleoris (= plures), ‘piú’ (Carmen arvale);
‘Buono’, duis (forma testimoniata da Festo) bis, ‘due volte’. Il passaggio o d) il genitivo plurale in -(s)om dei temi in -o ed in -i o consonante:
riduzione in questione, vanno collocati, con tutta probabilità all’inizio divom (= divo\rum) ‘degli dei’ (Carmen saliare);
del sec. III, se Cicerone nel par. 153 dell’Orator riferisce di conoscere do- e) la forma pronominale so-, che produce casi del tipo sam (= eam),
cumenti in cui il nome di Gaio Duilio, console nel 260, era scritto Bellius, ‘essa’ (xii tavole);
e se Girolamo, il quale attinge da Varrone, riferisce che la moglie dello f) il morfema -d per l’accusativo e l’ablativo dei pronomi personali:
stesso Gaio Duilio, si chiamava Beilia (= Bı\lia); me d\ (= me), ‘me’; te d\ (= te), ‘te’ (vaso di Dueno);
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linguistica e lingua letteraria 1 • età dei re, delle leggi delle xii tavole (753-725 a.c.)
g) la 3a pers. pl. del perfetto in erai: steterai (= statuerunt), ‘dedicarono’ 4.5. Lessico
(Lapis satricanus);
h) l’ottativo aoristo, caratterizzato dal suffisso -s- dell’aoristo e dal suf- Il lessico di questo periodo, quale esso risulta unicamente dai pochi
fisso -i- dell’ottativo es.: faxit (= fecerit), ‘abbia fatto’ (xii tavole); incantassit documenti di tradizione diretta e dai pochi frammenti letterari di tradi-
(= incantaverit), ‘abbia recitato formule magiche’ (xii tavole); delapidassint zione indiretta, appare estremamente esiguo e può generare un’impres-
(= delapidaverint), ‘abbiano liberato dai sassi’ (xii tavole); sione fortemente riduttiva della lingua, come anche della civiltà. In real-
i) l’assenza di una netta dicotomia tra i temi dell’infectum e del per- tà possiamo arrivare a conoscere e sapere molto di piú se mettiamo in
fectum, cosí forme a tema del passato e a desinenza del presente come opera lo strumento della comparazione linguistica, le testimonianze de-
fuat ‘sia’; attigat, ‘tocchi’; fu, ‘sii’ (imperativo) presenti, ad es., nel Carmen gli antichi, in particolare e soprattutto Varrone e Festo, le piú antiche
arvale. attestazioni anche della successiva epoca arcaica, il significato storico,
economico, culturale, ecc., delle varie forme.
Utilizzando gli strumenti appena accennati si possono individuare vari
4.4. Fatti sintattici gruppi di parole che, nel loro insieme, formavano il vocabolario del lati-
I fenomeni rilevabili sul piano sintattico, propri del periodo, sono pochi, no di quest’epoca e che, grazie al loro significato, ci aiutano a completare
a causa, soprattutto, dell’esiguità delle fonti, non solo sul piano numeri- e/o integrare le notizie che abbiamo sull’epoca. È possibile distinguere
co, ma anche su quello della loro estensione; eccone alcuni: gruppi di termini: a) parole attestate nei documenti e/o testi dell’epoca;
a) il determinante sembra precedere sempre il determinato: es. deivom b) parole indoeuropee con cui i parlanti il dialetto latino sono arrivati in
deivo (= deorum deo), ‘al dio degli dei’ (Carmen saliare); ted endo (= in te), Italia; c) imprestiti dall’etrusco; d) imprestiti dall’italico, in particolare dal
‘verso di te’ (vaso di Dueno); Popliosio Valesiosio suodales (= Publii Valerii sabino; e) imprestiti dal greco.
sodales), ‘gli amici di Publio Valerio’ (Lapis satricanus);
b) il cosí detto imperativo futuro in -to,\ predomina e svolge il ruolo 4.5.1. Vocabolario dei documenti del periodo. Il vocabolario attestato dai
che nelle età successive tende ad essere svolto, prevalentemente, dal con- documenti del periodo è essenzialmente, dato il carattere degli stessi,
giuntivo e dall’imperativo presente, e ciò soprattutto nel linguaggio giu- sacrale e giuridico: agnatus, ‘figlio maschio acquisito da un padre che ha
ridico, es.: paelex aram Iunonis ne tangito (= paelex aram Iunonis ne tangat), già un erede naturale’ (xii tavole); antestor, ‘chiamo come testimone’ (xii
‘una prostituta non tocchi l’altare di Giunone’ (leggi regie); gentiles familiam tavole); lases, ‘lari’ (Carmen arvale); kalator, ‘araldo’ (cippo del foro); Marmar,
habento (= gentiles familiam habeant), ‘gli appartenenti alla gens ereditino il ‘Marte’ (Carmen arvale); familia, ‘patrimonio’ (xii tavole); poena, ‘pena’ (xii
patrimonio’ (xii tavole); in ius ducito (= in ius duc), ‘conduci in giudizio’ tavole); sakros, ‘sacro’ (cippo del foro), ecc.
(xii tavole); mulieres genas ne radunto (= mulieres genas ne radant), ‘le donne Non mancano nomi propri, come Manios, Duenos (per alcuni solo attri-
non si graffino le guance’ (xii tavole); buto, ‘buono’), Macolnia, verbi comuni come velet, ‘voglia’, sied, ‘sia’; feced,
c) la struttura del periodo può essere abbastanza complessa, cioè com- ‘fece’; iouesat, ‘giura’, nomi di animali, quale iouxmenta, ‘giumenti’, ecc.
posta di piú frasi: principale e subordinata/e. Un esempio tra i molti,
dalle xii tavole: Si in ius vocat, ito, ‘se l’attore (soggetto sottinteso) chiama 4.5.2. Vocabolario indoeuropeo. Si possono considerare termini indoeuropei,
in giudizio, il convenuto (soggetto sottinteso), vada’. Ancora piú com- appartenenti alla lingua latina già nella sua preistoria e protostoria, dun-
plesso appare il periodare nella scritta del vaso di Dueno. que anche nel periodo in questione, quei vocaboli che sono comuni alle
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lingue indoeuropee tutte, o solo a quelle marginali (anche il latino è l’attore dei Fescennini, in un antica forma di spettacolo, la satira, spetta-
lingua marginale, cioè si colloca ai margini occidentali dell’area occupata colo piú raffinato, con accompagnamento anche di flauto e movimenti
dalle popolazioni indoeuropee), o solo a quelle occidentali. È chiaro che del corpo, introdotto a Roma nel 364 a.C.;
queste categorie di termini vanno, nell’ordine, dal piú al meno antico, napurae, ‘corde di strame’: riconducibile ad un contesto sacrale, come
comunque da considerare tutte sicuramente in uso nel nostro periodo. si evince indirettamente da Paolo Festo, dovrebbe essere parola molto
Sono comuni alle diverse aree linguistiche indoeuropee termini che antica e derivata dall’etrusco naper, che è un’unità di misura;
indicano parti del corpo esterne, quali caput, ‘capo’; pes, ‘piede’; genu, ‘gi- subulo, ‘suonatore di flauto’: è termine definito etrusco da Varrone nel
nocchio’; dens, ‘dente’, ecc.; termini di parentela, come pater, ‘padre’; mater, De lingua latina (lib. 7 cap. 3 par. 35) appunto nel senso suddetto. L’ambito
‘madre’; frater, ‘fratello’; soror, ‘sorella’, ecc.; animali domestici quali ovis, dello spettacolo cui il termine appartiene, unitamente anche alla sua at-
‘pecora’. testazione in latino già in uno degli autori piú antichi, es. Ennio, induce
Appartengono a lingue marginali termini riferibili ad una organizza- a considerare il termine come proprio del latino in questo periodo.
zione politica, come rex, alla religione, come deus, alla difesa ed alla guer- Altri termini, con tutta probabilità, passati al latino dall’etrusco in que-
ra, come ensis, ecc.; sono solo occidentali termini riferibili all’ambiente st’epoca sono camillus, ‘giovane che assiste ai sacrifici’; favisae, ‘fosse scava-
naturale, agli animali alle piante, è il caso di piscis, ‘pesce’; caper, ‘capro’; te nel tempio capitolino, dove sono interrati oggetti e statue sacre’; mantisa,
quercus, ‘quercia’, ecc. ‘l’aggiunta sul peso’; populus, ‘popolo’; plebs, ‘plebe’; trasenna, ‘rete per uc-
celli’, ecc.
4.5.3. Imprestiti dall’etrusco. Dagli antichi stessi vengono attribuiti agli Altri termini ancora, in realtà greci, sembrano essere passati in latino
Etruschi vari termini, che, anche per il loro contenuto semantico, sono, attraverso l’etrusco, dato che portano il segno della pronuncia etrusca:
con verosimiglianza, da ricondurre al nostro periodo e sono piú o meno amurca, ‘morchia’ (Catone) con la gutturale sorda di provenienza etrusca
ampiamente utilizzati negli autori e documenti piú antichi. Essi appar- (gr. amórge\); sporta, ‘cesta’ (Catone) dal gr. spyrída, con la dentale sorda
tengono, in maggioranza, agli ambiti semantici del teatro e dell’aruspicina, etrusca e lo spostamento dell’accento; triumpe, sorta di esclamazione trion-
ambiti culturali e religiosi in cui gli Etruschi potevano certamente costi- fale (Carmen arvale) con la labiale sorda rispetto alla labiale sonora del gr.
tuire un modello per i Romani, nella seconda metà del periodo regio e thríambos, ecc. È molto probabile che questi termini greci filtrati attraver-
nella prima fase repubblicana. Ecco alcuni esempi di termini passati dal- so l’etrusco risalgano ad epoca anteriore al declino dell’influenza etrusca
l’etrusco al latino in questo periodo: su Roma, cioè all’ultima fase del periodo regio.
lanista, ‘allenatore, reclutatore dei gladiatori’: è Isidoro che definisce il
termine «etrusco» e lo collega alla forma lanius, ‘macellaio’; gli etimologi 4.5.4. Imprestiti dall’italico. Varie sono le annotazioni di lessicografi lati-
contemporanei tendono ad accettare la derivazione etrusca proposta da ni, grammatici ed anche storici che definiscono una certa forma come
Isidoro e soprattutto rilevano l’origine etrusca del tema lan-; la realtà appartenente ad una lingua italica, per es. il sabino, il sannita, ecc. La
storica non osta alla derivazione etrusca di lanista, ove si pensi che i ludi verifica delle loro affermazioni è, per lo piú, difficile, data la scarsità di
gladiatori, in effetti, passarono a Roma dall’Etruria, ove erano stati im- documentazione delle lingue italiche, in particolar modo del sabino, la
portati dall’Italia meridionale, verso la fine del IV sec. a.C.; cui conoscenza è limitata ad una breve scritta su una fiaschetta d’argento
histrio: secondo Tito Livio (lib. 7, cap. 2, par. 6) il termine istrio, onis del sec. VI, proveniente da una località dell’alta Sabina, Poggio Sommavilla
deriva dal nome etrusco hister e indica l’attore che sostituisce il ludio, e conservata al Museum of Fine Arts di Boston.
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È possibile considerare italicismi nel latino di questa fase storica quei tutti questi termini riconducibili alla produzione dell’olio, sono da ripor-
vocaboli che, definiti come tali dagli antichi, proprio per il loro significa- tare con probabilità ai secc. VI-V, quando appunto dalle città della Ma-
to possono essere collegati con uno stadio primitivo della cultura laziale gna Grecia, in particolare dalle città greche della Campania, si importa
o che, comunque, appartengono a popolazioni italiche a contatto con i nel Lazio la cultura dell’olivo e la produzione dell’olio.
Romani. Lo stesso ragionamento va fatto, probabilmente, per un certo numero
Varrone, ad es., definisce sabinismi cascus, ‘vecchio’; multa, ‘pena, puni- di termini appartenenti all’arte marinara, che i Romani, popolo di conta-
zione’; tesca, ‘spazio sacro’, ecc. La testimonianza di Varrone circa la sabinità dini, apprendono dagli Etruschi e dai Greci già partire dal sec. VI, arte in
di altri termini, come ad es. curis, ‘asta’; februum, ‘purificazione’, ecc., è poi cui sono sicuramente esperti nel sec. IV, quando essi sottoscrivono ac-
confermata anche da Ovidio e Paolo Festo. Parola sannita è considerata cordi con i Cartaginesi a proposito di attività navali sia mercantili che
da Strabone e Festo hirpus, ‘lupo’. militari. Alcuni dei numerosi esempi possono essere i seguenti: anclare,
Pur nella scarsità della documentazione, si può affermare che la pre- gr. antleîn, ‘vuotare l’acqua della sentina’ (Livio Andronico); ancora, gr.
senza nella Roma di questo periodo di elementi linguistici italici, in par- ánkyra, ‘ancora’ (Afranio); aplustra, gr. áphlaston, ‘ornamento di poppa’
ticolare sabini ed etruschi, possa riflettere due diversi modi di rapportarsi (Ennio); carbasus, gr. kárpasos, ‘vela’ (secondo Prisciano usato da vetustissimi
nei confronti del sabino da un lato e dell’etrusco dall’altro, quasi una auctores); lembus, gr. lémbos, ‘scialuppa’ (Plauto).
forma di diglossia nel primo caso ed una forma di bilinguismo nel secon- Al di là dei singoli termini databili in questo periodo storico, di cui
do (Poccetti, p. 65). sono stati riportati alcuni esempi, la presenza del greco e della cultura
greca nel Lazio e a Roma, trovano una conferma non solo nelle tradizio-
4.5.5. Imprestiti dal greco. Anche per molti imprestiti di provenienza gre- ni leggendarie come quella dell’arrivo di Evandro e degli Arcadi nel Pa-
ca passati direttamente in latino dal greco è difficile stabilire la data e latino, quella del rapporto tra il re Numa Pompilio e il pitagorismo, ma
collocarli con certezza in quest’epoca. Tuttavia per un certo numero di anche e soprattutto nei rinvenimenti di iscrizioni greche in area romana,
loro emergono validi indizi, sia dalle affermazioni e/o attestazioni degli riconducibili ad epoca anteriore alle piú antiche iscrizioni latine, come
antichi, sia dalla forma e dal significato dei singoli vocaboli. Di seguito quella della necropoli dell’Esquilino, da collocare nel sec. VII (Colonna),
alcuni esempi: o in area molto vicina a Roma, come Gabii, ove, secondo la tradizione,
machina, ‘apparato per eseguire un lavoro’ dal gr. machaná: in quanto Romolo e Remo avrebbero appreso il greco (Peruzzi, Grecità).
presenta la variazione della vocale radicale (apofonia), è da ricondurre a
una fase anteriore alla fine o conclusione del fenomeno dunque alla pre- 5. Storia letteratura lingua
sente fase storica, cosí anche camera, gr. kamára, ‘barca leggera’ (Cicero-
ne); patina, gr. patáne, ‘piatto, padella’ (Plauto); trutina, gr. trytáne\, ‘bilancia’ Volendo cercare di evidenziare una connessione tra i caratteri lingui-
(Catone), ecc.; stici del periodo ed il loro contesto storico, almeno sei di essi appaiono
corona, gr. koronâ a, ‘corona rituale’: deve essere termine passato in latino chiaramente correlabili al quadro storico e letterario:
prima che la forma assumesse in greco il significato corrente di ‘cornac- a) da quanto sopra esposto, in particolare al punto 4.2.2, si può consta-
chia’, significato attestato già dal sec. VII; tare che la trasformazione del latino rispetto alle altre lingue italiche
olea, gr. elaía, ‘oliva’ (Plauto), oleum, gr. élaion, ‘olio’ (Plauto); cupa, gr. sorelle, dal falisco all’osco umbro, subisce un’accelerazione, nella dire-
koâ pe\, ‘manovella della macina’ (Catone), ma anche trutina (vd. sopra): zione della riduzione del “costo fonico”, cioè della semplificazione dei
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suoni, evidente soprattutto nelle riduzioni dei gruppi vocalici e conso- euboica e corinzia, con tutta probabilità fabbricati a Pitecusa (Ischia); è
nantici come anche nell’eliminazione del suffisso -osio, tra i secc. V e IV. in linea anche con le tradizioni leggendarie di antichissimi rapporti tra
Se da un lato non si può parlare di un rapporto diretto di causa-effetto Greci e Romani e con le iscrizioni greche antichissime rinvenute nel
tra singolo fatto politico, economico e socioculturale e singolo fatto lin- Lazio e a Roma in particolare;
guistico, dall’altro sarebbe superficiale parlare di pura coincidenza casua- f) l’appartenenza di molti dei grecismi di questo periodo ai campi
le. La conclusione delle lotte tra patrizi e plebei con la formazione di una semantici della produzione dell’olio d’oliva e dell’arte marinara è in linea
nuova nobilitas patrizio plebea, le guerre sannitiche con lo sbocco in Cam- con quanto ci è noto da altre fonti, cioè con il fatto che appunto dai
pania, la rapida supremazia sull’Italia meridionale, che finiscono per creare Greci (attraverso la mediazione etrusca) i Romani hanno appreso queste
e determinare o meglio ulteriormente sviluppare nuove attività econo- arti.
miche non piú solamente agricole, ma anche commerciali e artigianali,
non potevano non favorire la creazione di una società piú dinamica, piú
6. Bibliografia
vivace, interessata alla semplificazione fonetica, alla riduzione del costo
fonico, anche in funzione della velocizzazione del messaggio; 2.1-5. E. Peruzzi, Origini di Roma, i. La famiglia; ii. Le Lettere, Bologna, Pàtron,
b) la relativa ricchezza del vocabolario sacrale e giuridico giunto fino 1970 e 1973: rilettura e rivalutazione, anche alla luce delle scoperte archeologiche,
a noi è in linea con il fatto che presto Roma ha sviluppato un’organizza- delle informazioni della storiografia antica circa il periodo delle origini di Roma,
zione religiosa e giuridica avanzata; si pensi alla stesura di leggi scritte, le con interessanti conclusioni anche di natura linguistica; P.A. Brunt, Classi e
xii tavole, nel V secolo e alla febbrile attività legislativa, che si è accom- conflitti sociali nella Roma repubblicana, trad. it., Roma-Bari, Laterza, 19762 (ed. or.
pagnata alle lotte tra patrizi e plebei, alle controversie e sovrapposizioni London, Chatto & Windus, 1971): un saggio di facile accesso che, nonostante gli
anni, ancora si legge con profitto, soprattutto per i conflitti sociali di questa
di potere tra i vari organi dello stato dai comizi tributi, al senato, ai
epoca, in partic. alle pp. 69-93; F. Càssola, Storia di Roma dalle origini a Cesare,
tribuni della plebe, ecc.; Roma, Jouvence, 1985, pp. 1-89: una panoramica di agevole lettura dei fatti poli-
c) gli imprestiti dall’etrusco, sia per i campi semantici cui si riferiscono tici, sociali ed economici del periodo; D. Musti, Lotte sociali e storia delle magistra-
(organizzazione dello stato, spettacoli, religione, ecc.), sia per la loro an- ture, in StR, vol. i pp. 367-88: saggio incentrato sulle lotte tra patrizi e plebei, con
tichità, sono in linea con la storia culturale e politica di questo popolo interessanti rivisitazioni di talune impostazioni tradizionali del problema; G.
con il suo influsso su Roma, collocabile, particolarmente forte, tra la Clemente, Dal territorio della città, all’egemonia in Italia, ivi, vol. ii/1 pp. 19-38: un
seconda metà del sec. VI e la prima del V; panorama aggiornato e documentato degli avvenimenti storici dell’epoca; E.
d) i grecismi passati in latino attraverso l’etrusco, almeno quelli riferibili Peruzzi, Grecità di Gabii, in «Parola del Passato », a. l 1995, fasc. 1 pp. 81-90:
alla cultura dell’olivo, sono perfettamente in linea con quanto sappiamo conferma in base a iscrizioni della presenza della lingua e cultura greca nella
in merito a quest’ultima, passata cioè dalla Magna Grecia ai Romani at- Roma delle origini; M. Humm, Appius Claudius Caecus. La république accompli,
Roma, École Française de Rome, 2005: lo studio, prendendo in considerazione
traverso gli Etruschi;
tutte le fonti possibili, dalle letterarie, alle epigrafiche e archeologiche, lumeggia
e) la natura arcaica di alcuni imprestiti greci, emergente, vuoi dal fe- la figura di Appio Claudio e getta una luce complessiva sul periodo in cui il
nomeno dell’apofonia verificatosi in alcuni, vuoi dalla patina etrusca personaggio vive.
riscontrabile in altri è in linea con i rapporti commerciali molto antichi, 3. LA Letteratura latina, vol. i pp. 7-84: in tre tomi, si distingue per una spiccata
diretti, tra le città della Magna Grecia campane e Roma, rapporti confer- interdisciplinarità, in particolare per le frequenti annotazioni antropologiche che
mati, tra l’altro dal reperimento di numerosi frammenti di ceramica permettono, sovente, una comprensione piú ampia dei testi letterari; Fedeli, Il
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linguistica e lingua letteraria 1 • età dei re, delle leggi delle xii tavole (753-725 a.c.)
sapere, vol. i pp. 13-88: in tre tomi a loro volta divisi in due parti, formativo non New York, Lang, 1987: l’autore descrive e commenta, anche linguisticamente,
solo e soprattutto per l’impostazione interdisciplinare che tiene conto dei fatti molte iscrizioni importanti anteriori al 150 a.C., tra cui il cippo del foro, il vaso
storici economici e culturali dei singoli periodi, ma anche pratico sul piano di- di Dueno, il Senatus consultum de Bacchanalibus, ecc.; P. Flobert, L’apport des
dattico per le «pagine della didattica », riepilogative e munite di percorsi tematici. inscriptions archaïques à notre connaissance du latin prélittéraire, in « Latomus », a. l
4.1. A. Traina, L’alfabeto e la pronunzia del latino, Bologna, Pàtron, 19734, pp. 12- 1991, fasc. 3 pp. 521-43: una preziosa rilettura delle iscrizioni latine del periodo
17 (rist. con Appendice nel 2005): per l’alfabeto latino, la sua origine e la sua delle origini, con molti spunti nuovi e contestazioni di interpretazioni tradizio-
evoluzione rappresenta ancora un’opera di riferimento. Sul tema specifico della nali; F. Stolz et al., Storia della lingua latina, intr. e note di A. Traina, Appendice:
presenza della lettera Z è illuminante il recente articolo di S. Boscherini, Recupero La formazione della lingua letteraria latina, di J.M. Tronskij, Preliminari per una storia
di un termine medico nelle ‘Compositiones’ di Scribonio Largo (con annotazioni sulla lettera (ed una grammatica) del latino parlato, di E. Vineis, Bologna, Pàtron, 1993, pp. 59-81.
Z in latino), in « Prometheus », a. xxxii 2006, fasc. 1 pp. 77-82. Per i numerosi studi linguistici relativi alle singole iscrizioni rimando alla
4.1-4. I caratteri fonetico-grafici, morfologici, ecc., della lingua del periodo bibliografia e alle annotazioni di A.L. Prosdocimi, Appendice ii. La piú antica
sulla base dei piú antichi documenti epigrafici sono sottolineati e studiati sia documentazione. Nota di aggiornamento, in G. Devoto-A. Prosdocimi-A. Franchi
nelle grammatiche storiche, sia in vari commenti dedicati all’insieme delle piú De Bellis, Storia dalla lingua di Roma, Premessa: Quarant’anni dopo, di A.L.
antiche iscrizioni oppure a singoli documenti. Tra le grammatiche storiche van- Prosdocimi. Appendice bibliografica (1967/1968-1981/1982 di A. Franchi De Bellis,
no ricordate in particolare M. Niedermann, Précis de phonetique historique du latin, Bologna, Cappelli, 1983, pp. lv-xcviii). Merita una menzione particolare, so-
Paris, Klincksieck, 19534: fonetica storica, ancora oggi utile strumento di lavoro; prattutto per le premesse di metodo in esso contenute, il breve saggio di S.
A. Ernout, Morphologie historique du latin. Avec un avant-propos par A. Meillet, Paris, Boscherini, La lingua della legge delle xii tavole, in Società e diritto nell’epoca decemvirale.
Klincksiek, 19533: una morfologia storica essenziale, ma insieme documentata, Atti del Convegno di Diritto romanzo, Capannello, 3-7 giugno 1984, Napoli,
che tiene conto delle iscrizioni piú antiche, come anche delle testimonianze dei Edizioni Scientifiche Italiane, 1988, pp. 45-54. Sulle xii tavole va segnalato il
grammatici; C. Tagliavini, Fonetica e morfologia storica del latino, Bologna, Pàtron, volume di D. e A. Flach, Das Zwölfgesetz. Leges duodecim tabularum, Darmstadt,
19623: manuale universitario di fonetica e morfologia storiche, agevole nella let- Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 2004: traduzione, commento, contestualiz-
tura, ricco di riferimenti e confronti con le lingue italiche e soprattutto con il zazione dei frammenti delle leggi delle xii tavole; uno studio non linguistico,
greco, non privo di richiami anche alle lingue indoeuropee moderne, in partico- tuttavia molto utile anche per lo storico della lingua per il lavoro di definizione
lare per la fonetica; V. Pisani, Grammatica latina storica e comparativa, Torino, Ro- semantica di forme e iuncturae tecniche. Un lavoro sintetico che segue l’evolu-
senberg & Sellier, 19623: fonetica e morfologia storiche, con abbondanti richia- zione di una serie di fatti linguistici, dal latino di questo periodo, fino alla tarda
mi e confronti fra l’italico e le altre lingue indoeuropee antiche; G. Meiser, Hi- antichità è quello di E. Vineis, Latino, in Le lingue indoeuropee, cit., pp. 289-348,
storische Laut- und Formenlehre der lateinischen Sprache, Darmstadt, Wissenschaftli- ora ristampato in volume autonomo: Il latino, Bologna, Il Mulino, 2005.
che Buchgesellschaft, 1998: strumento di consultazione semplice ed essenziale 4.5. S. Boscherini, La costruzione del latino, in StR, vol. iv pp. 661-71: fornisce
che segue un ordine scolastico nella trattazione dei fenomeni fonetici e morfo- alcune linee guida esemplari sul piano del metodo, per ricostruire il lessico del
logici del latino, dalle origini alla tarda latinità (meno completo per quest’ulti- periodo nella sua molteplice provenienza: italica, etrusca, greca, sulla base di
ma). dati archeologici ed insieme storici.
Tra i commenti si può citare il vecchio, ma ancora utile V. Pisani, Testi latini 4.5.1-5. Per i rapporti tra latino, indoeuropeo, etrusco, lingue italiche e greco,
arcaici e volgari, Torino, Rosenberg & Sellier, 19753; A. De Rosalia, Iscrizioni latine anche a livello di lessico, abbondante materiale presentano L.R. Palmer, La
arcaiche, Palermo, Palumbo, 1977: traduzione commento di varie iscrizioni di lingua latina, Torino, Einaudi, 1977, pp. 6-41; Devoto-Prosdocimi-Franchi De
questo periodo e del successivo; un prezioso index verborum fornisce un quadro Bellis, Storia, cit., pp. 2-102, ma anche le grammatiche storiche sopra segnalate,
sintetico dei principali fatti linguistici; M. Durante, Il latino preletterario, in Alle in partic. Tagliavini, Fonetica, cit., e Pisani, Grammatica, cit. Tra gli studi piú
origini del latino, cit., pp. 65-75: attento a correlare i fenomeni linguistici alle con- recenti, si può ricorrere al già citato Boscherini, La costruzione de latino, cit.; P.
dizioni sociali e culturali; R. Wachter, Altlateinische Inschriften, Frankfurt a.M.- Poccetti, Identità e identificazione del latino, in P. Poccetti-D. Poli-C. Santini,
64 65
linguistica e lingua letteraria
Una Storia della lingua latina. Formazione, usi, comunicazione, Roma, Carocci, 2006 2
(4a rist.), pp. 95-154; Morani, Introduzione, cit., pp. 7-30; Adams, Bilingualism: ope-
ra fondamentale e originale studio d’insieme sui rapporti tra il latino e le altre ETÀ DEGLI SCIPIONI E DI PLAUTO (275-78 A.C.)
lingue, italiche e no, in particolare il greco, ai vari livelli sociali e culturali e nelle
diverse epoche storiche.
1. Premessa
Il periodo comprende uno spazio cronologico molto ampio (dal 275,
anno della sconfitta di Pirro, al 78, anno della morte di Silla), caratteriz-
zato da continue guerre, lotte politiche feroci, rivolgimenti sociali e cul-
turali decisivi, espansioni territoriali, dilatazioni e nuove articolazioni del
quadro sociale, il tutto quasi senza pause.
La lingua letteraria è anch’essa caratterizzata da un continuo farsi ed
articolarsi: generi letterari diversi e nuovi per il mondo romano vengono
introdotti (per es. la commedia e la tragedia), altri già appartenenti in
qualche misura alla tradizione (per es. satira e mimo) si rinnovano; a se-
conda dei generi e contesti, si attinge ai piú svariati registri: dal linguag-
gio sacrale-giuridico al parlato, al provinciale, al rustico, al grecismo, ecc.;
una serie di riflessioni teoriche e di proposte sulla lingua, tendono a
normalizzare, definire forme e strutture linguistiche.
La presente periodizzazione, cosí ampia cronologicamente, trova un
elemento unificante nel carattere di fondazione-costruzione «aperta» del-
la letteratura e della sua lingua: apertura agli influssi culturali, linguistici e
letterari provenienti dalle altre civiltà e lingue, in particolare da quella el-
lenistica e greca, apertura alla crescente varietà socioculturale del pubblico.
Il periodo viene denominato «età degli Scipioni e di Plauto» a sotto-
lineare il peso della «dinastia» degli Scipioni nella vita politica e cultura-
le dell’epoca, e di Plauto nella creazione letteraria, in particolare della
commedia.
2. Storia
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linguistica e lingua letteraria 2 • età degli scipioni e di plauto (275-78 a.c.)
272 Taranto si arrende ai Romani; Livio Andronico è condotto schiavo a Roma. 86-78 Dominio sillano e dittatura: eliminati i Mariani e conquistato il potere assoluto,
264-241 Prima guerra punica. Silla elimina i suoi avversari con le proscrizioni, riforma lo stato in senso rea-
241 I Cartaginesi vengono sconfitti nella battaglia navale presso le isole Egadi; la zionario e aristocratico, i tribunali ritornano ai senatori, sono eliminate le di-
Sicilia diventa provincia romana. stribuzioni di grano alla plebe, è annullato il potere dei tribuni.
238-237 Sardegna e Corsica vengono occupate dai Romani. 78 Morte di Silla.
225-222 L’Italia settentrionale, con la sottomissione dei Galli Boi (stanziati tra Modena
e Bologna) ed Insubri (Lombardia), passa sotto il controllo dei Romani.
218-201 Seconda guerra punica: discesa di Annibale in Italia attraverso le Alpi, sconfitta 2.2. Quadro politico
definitiva di Cartagine a Zama, perdita da parte di Cartagine di tutti i possedi-
menti al di fuori dell’Africa.
I fatti che caratterizzano la storia romana nei secoli III-II a.C., a partire
200-196 Guerra contro la Macedonia, inizio dell’espansione verso Oriente ai danni dei dalla conquista di Taranto fino alla conquista della Spagna, sono essen-
regni ellenistici, sottrazione della Grecia al dominio macedone e proclamazio- zialmente episodi di guerre continue e vittorie che producono una enor-
ne della sua libertà. me espansione territoriale. Dietro a questa politica espansionistica, non
192-189 Guerra contro il regno ellenistico di Siria e smembramento dello stesso. c’è tanto l’aristocrazia terriera piú conservatrice, ma un insieme eteroge-
173 Istituzione delle feste popolari chiamate Floralia, dal 30 aprile al 3 maggio, in
onore della dea Flora, caratterizzate da giochi nel circo e dalla rappresentazione
neo di aristocratici progressisti e rappresentanti della categoria in conti-
di mimi. nua crescita degli equites, dediti ai commerci ed alle speculazioni finan-
167 Polibio giunge a Roma, come ostaggio. ziarie. Il potere di questa categoria aumenta e si rafforza ulteriormente
155 Vengono a Roma i filosofi Carneade, Diogene e Critolao; Catone ne ottiene con la lex Claudia, approvata dopo la prima guerra punica, che vieta l’eser-
l’espulsione. cizio del commercio ai senatori.
149 La Macedonia diviene provincia romana.
149-146 Terza guerra punica, distruzione di Cartagine ad opera di Scipione Emiliano.
La politica di espansione, a sua volta, è caratterizzata da due diverse
146 La Grecia diviene provincia romana. tendenze che prevalgono in fasi successive: la creazione di stati satelliti e
133 La Spagna diventa territorio romano in seguito alla espugnazione di Numanzia amici; la riduzione dei territori dei vinti a province rette da governatori
da parte di Scipione Emiliano; viene divisa in due province: Spagna citeriore e romani. La prima linea, piú tollerante, è rappresentata dal partito degli
Spagna ulteriore. Scipioni, in particolare da Scipione l’Africano, il vincitore di Zama, e si
133 Inizio dei contrasti sociali. Tiberio Gracco, tribuno della plebe si rende inter-
prete del disagio sociale e fa approvare una legge agraria tendente a ridistribuire impone, grosso modo, fino alla fine del III secolo inizi del II; l’altra è rap-
piú equamente i frutti delle conquiste. presentata da Catone, a sua volta portavoce di ceti e gruppi socialmente
129 Viene ucciso Scipione Emiliano. eterogenei, costituiti sia da grandi latifondisti, come anche da piccoli e
123-121 Primo e secondo tribunato della plebe di Gaio Gracco, fratello di Tiberio: medi proprietari o commercianti, alla ricerca, i primi di manodopera schia-
riproposizione della riforma agraria, distribuzioni di grano alla plebe e affida-
vile a buon mercato, i secondi di sicurezza e libertà di commerci per i
mento dei tribunali agli equites, il ceto piú elevato della plebe; assassinio di Gaio
Gracco. prodotti orientali e di lusso, sempre piú richiesti dal mercato.
111-105 Guerra contro Giugurta, re della Numidia, condotta prima da Mario e poi da I fatti, che caratterizzano gli anni che vanno dalla conquista della Spa-
Silla. gna alla morte di Silla, continuano ad essere sí episodi di guerra, ma
102-101 Guerra contro i Cimbri e i Teutoni (popolazioni germaniche) sconfitti da Mario. anche di sistemazione legislativa e organizzativa dello stato: guerra so-
90-88 Guerra sociale, rivolta cioè dei socii o alleati italici. Gli Italici sono sottomessi,
ma in cambio ottengono la cittadinanza romana.
ciale, con la sconfitta militare dei socii ma in compenso la concessione
88-87 Silla console doma la rivolta contro Roma di Mitridate, re del Ponto, mentre a agli stessi della cittadinanza romana, una serie di successi della plebe (piú
Roma in contrapposizione a Silla vengono eletti consoli Mario e Cinna. equa ripartizione delle terre, distribuzioni di grano, ecc.), rivincita degli
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aristocratici con Silla (tribunali di nuovo al senato, soppressione delle denaro (è del III sec. a.C. l’introduzione della moneta d’argento, piú
distribuzioni alimentari alla plebe urbana). leggera e piú facilmente utilizzabile), e una produzione agricola in fun-
zione di realizzazione di profitto (villa rustica), come si evince bene da
2.3. Quadro sociale Catone, nonostante il suo giudizio morale negativo sul sistema econo-
mico basato sul commercio e sul credito. Tale mutamento di fondo del-
Il quadro sociale appare caratterizzato da almeno quattro fatti fonda- l’economia, soprattutto a partire dalla fine della seconda guerra punica, è
mentali: determinato dalla massa di beni di prima necessità (grano soprattutto),
a) formazione e crescita di un nuovo ceto di ricchi, quello degli equites, provenienti dalle province e dalla massa di denaro, sempre proveniente
costituiti, per lo piú, da pubblicani (esattori delle imposte), finanzieri e dalle province, che va ad arricchire magistrati, pubblicani e militari e ca-
commercianti, provenienti dalle fila dei plebei o anche dei liberti, che pitali che poi, a loro volta, mobilitano l’economia della produzione. Con-
lucrano sugli appalti delle imposte, sugli schiavi, sugli armamenti e sul tribuisce notevolmente alla trasformazione dell’economia anche la gran-
commercio di prodotti esotici; de quantità di schiavi acquistati con le guerre.
b) impoverimento e riduzione numerica del ceto dei piccoli proprie- Il diffondersi del commercio e la sempre maggiore presenza di com-
tari terrieri, costretti dalle campagne militari a restare fuori casa per molti mercianti che viaggiano sono indirettamente confermati dall’istituzione,
anni e di fatto a trascurare i propri fondi (Càssola, p. 136); nel 242, del praetor peregrinus, ‘pretore per gli stranieri, (peregrini), cui spet-
c) costituirsi di un proletariato urbano in costante crescita in cui vanno tava il compito di affrontare le controversie tra cittadini romani e stranie-
a confluire i piccoli proprietari e le loro famiglie, che per debiti abbando- ri, e ciò in base allo ius gentium (‘diritto dei popoli’), che comincia a for-
nano le loro terre; marsi nel periodo.
d) incremento costante della popolazione schiava, di varia provenien-
za (si è calcolato che tra il 200 e il 150 furono ridotti in schiavitú circa 2.5. Quadro culturale
250.000 prigionieri, ma con tutta probabilità molti di piú).
Conseguenza e riprova dello squilibrio crescente tra ricchi e poveri Il fenomeno piú vistoso sul piano culturale potrebbe essere considera-
(ma non solo) e dunque del malessere sociale, soprattutto nel II secolo e to il filellenismo, l’interesse cioè per l’arte, la letteratura, la lingua e il
all’inizio del I, sono il diffondersi delle celebrazioni religiose in onore di modo di vivere greci o meglio propri dei regni ellenistici. Sono soprat-
Bacco (Baccanali) e la successiva repressione cruenta (Gallini, pp. 11-44), tutto gli Scipioni a dare l’esempio e a fornire lo stimolo in questa apertu-
una serie di leggi suntuarie, dirette contro il lusso o lo sfoggio di esso, la ra culturale nei confronti del mondo greco.
ripresa delle lotte plebee, anche cruente, capeggiate dai Gracchi, le ribel- I fenomeni culturali, per lo piú correlati al filellenismo (effetti od
lioni degli schiavi. occasione/causa), sono vari:
a) l’introduzione di culti greci e orientali, cosí quello di Dioniso e
2.4. Quadro economico quello della dea frigia Cibele (per i Romani Magna mater), come anche la
partecipazione popolare al culto che si esprime in processioni, cortei e
Il quadro economico è caratterizzato dall’imporsi dell’economia dello giochi o rappresentazioni teatrali, ad es. i Floralia, feste in onore della dea
scambio e della produzione su quella dell’uso. In particolare si registra Flora;
un impulso dell’economia mercantile, che favorisce la circolazione di b) l’istruzione della classe dirigente, affidata ad un pedagogo greco, in
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genere uno schiavo colto, che cerca di creare nei giovani anche un gusto nistico, l’urna cineraria d’alabastro proveniente da Todi, da collocare in-
letterario e artistico; torno al 180 a.C., anch’essa oggi ai Musei Vaticani, oppure la statuetta di
c) la nascita delle scuole pubbliche, non finanziate dallo stato ma dalle Orfeo proveniente da un complesso sulla via Tiburtina (infatti è realizza-
famiglie, che stipendiano un maestro; il pater familias, cui originariamente ta in piperino, pietra locale) della prima metà del II sec. a.C., conservata
era affidata l’istruzione dei figli, rinuncia a questo ruolo; a Roma nei musei Capitolini;
d) il contenuto bilingue dei programmi scolastici sia a livello di inse- o) la reazione al filellenismo di moda che si manifesta anche in atteg-
gnamento elementare che a livello di insegnamento secondario; greci giamenti di rifiuto e criminalizzazione della cultura greca, vd. Catone.
sono i testi di scuola; Va detto come al nascere e crescere del filellenismo, che caratterizza
e) l’introduzione delle tecniche (ad es. l’architettura e l’edilizia) e della questo periodo, può aver contribuito, in maniera determinante, la scon-
medicina ellenistiche; fitta di Pirro in conseguenza della quale Roma assume, anche agli occhi
f) l’abbellimento delle grandi ville dei magnati con opere d’arte im- delle comunità della Magna Grecia, il ruolo di unica antagonista di Carta-
portate in grande quantità dall’Oriente; gine, prima attribuito alla Grecia.
g) l’introduzione di generi letterari originariamente greci precedente- Altro fenomeno culturale molto rilevante di quest’epoca, anche nei
mente ignoti in quanto non rispondenti alle esigenze di una società agri- suoi effetti sulla lingua, è l’assimilazione culturale del mondo italico, o
cola, quali la tragedia, la commedia e l’epica; meglio l’acculturazione di esso da parte dei Romani. Si tratta di un pro-
h) un certo senso di inferiorità dei letterati romani (almeno alcuni) cesso che giunge a compimento nella fase finale di questo periodo, con
nei confronti della letteratura greca, quale sembra trasparire dall’espres- la guerra sociale o dei socii, e che tuttavia incomincia già all’inizio di que-
sione di Plauto in riferimento alla sua attività di traduttore di commedie sto periodo con il coinvolgimento degli Italici nell’economia e nella mi-
greche: Maccus vortit barbare, ‘Plauto traduce in una lingua barbara’. Nella lizia romane.
frase plautina l’avverbio barbare non sembra ancora privo di quel senso di
inferiorità e di negatività che alla parola greca bárbaros davano i Greci; 3. Letteratura e documenti
i) l’utilizzo di un materiale scrittorio greco, il papiro, piú pratico e
meno ingombrante, dunque piú adatto alla diffusione della cultura; La letteratura della presente età è costituita da una quantità rilevante
l) l’accostamento dell’élite dirigente, in particolare del circolo scipionico di opere (per lo piú in frammenti di tradizione indiretta di iscrizioni).
oltre che alla letteratura greca, anche alla sua filosofia, accostamento che Consistente è anche il numero (almeno in rapporto all’età precedente)
trova un suo momento significativo nella venuta a Roma di tre illustri delle iscrizioni di carattere pubblico con una qualche pretesa di letterarietà
filosofi: il peripatetico Critolao, l’accademico Carneade e lo stoico Dio- che si manifesta nella volontà arcaizzante.
gene;
m) una politica culturale vera e propria portata avanti soprattutto da- 3.1. Opere, generi letterari, iscrizioni
gli Scipioni, grazie ad intellettuali a loro legati da un rapporto mecena-
tistico, funzionale anche alla ricerca di consenso; Le uniche opere intere che possediamo sono costituite dalle 21 commedie di Plauto
(Amphitruo, Asinaria, Aulularia, Bacchides, Captivi, Casina, Cistellaria, Curculio, Epidicus,
n) la committenza nel settore delle arti figurative di modelli ellenistici Menaechmi, Mercator, Miles gloriosus, Mostellaria, Persa, Poenulus, Pseudolus, Rudens, Stiehus,
asiatici. Si vedano, tra l’altro, il sarcofago di Scipione Barbato del 270 a.C. Trinummus, Truculentus, Vidularia), dalle 6 di Terenzio (Andria, Hecyra, Heautontimorumenos,
conservato nei Musei Vaticani, la cui forma imita quella dell’altare elle- Eunuchus, Phormio, Adelphoe) e dal De agricultura di Catone. In frammenti sono rappre-
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sentati i seguenti generi: poema epico: Odusia di Livio Andronico, Bellum punicum di anche là ove si tratta di traduzione, che pertanto non è traduzione lette-
Nevio, Annales di Ennio; tragedia: Aegistus, Achilles, Equos Troianus, ecc., di Andronico; rale, ma “artistica”.
Iphigenia, Lycurgus, Romulus, ecc., di Nevio; Andromacha aechmalotis, Alexander, Telephus,
ecc., di Ennio, Teucer, Antiopa, Hermiona, ecc., di Pacuvio; Atreus, Bacchae, Meleager, ecc., di
Accio; commedia: Gladiolus di Andronico, Triphallus, Testicularia, Tarentilla, ecc., di Nevio, 3.3. Latinizzazione dei modelli
Fallacia, Synephebi, Titthe, ecc., di Cecilio Stazio, Emancipatus, Epistula, ecc., di Afranio;
epigramma: Ennio; satira: Saturae di Ennio e Lucilio; oratoria: Orationes di Catone; La volontà di appropriarsi dei modelli e di adattarli alla cultura e alla
storiografia: Origines di Catone, Historiae di Celio Antipatro, Cornelio Sisenna e altri, realtà romana si manifesta in due modi: nell’inserimento, all’interno di
Annales di Claudio Quadrigario, Licinio Macro e altri; autobiografia: Commentarii di Silla,
di Emilio Scauro e altri; enciclopedia: Libri ad Marcum filium di Catone; culinaria:
una tematica greca di un intreccio greco, di situazioni culturali, giuridi-
Hedyphagetica di Ennio; critica e filologia: Didascalica di Accio. che romane (questo avviene sovente, ad es., nella commedia plautina),
Tra le iscrizioni di maggior estensione, che meritano una menzione, anche per la nell’introduzione di termini latini, qualificanti per la cultura, la religione
volontà arcaizzante che le caratterizza, si possono ricordare: gli elogi degli Scipioni (CIL, e la tradizione letteraria romana, in sostituzione dei corrispondenti gre-
i2 6-12, 15; DeG., 309-16) che celebrano personaggi della famiglia, da Lucio Cornelio ci; un esempio di questo secondo modo è costituito dall’uso, in Livio An-
console nel 298 a Marco Cornelio Scipione Ispano, pretore peregrino nel 139; il cippo di
Spoleto (CIL, i2 366; DeG., 505) posto a protezione di un bosco sacro, di poco posteriore
dronico, della parola Camena per Musa.
al 241; il decreto del pretore L. Emilio Paolo del 189 (DeG., 514); il Senatus consultum De
Bacchanalibus (CIL, i2 581; DeG., 512) del 186 (vd. tav.); la lettera del pretore L. Cornelio
4. Lingua
Lentulo Lupo ai Tiburtini (CIL, i1 201) del 159; il miliario di Popilio Lenate console nel
132, la Sententia Minuciorum (CIL, i1 117; DeG., 517) del 117. La lingua letteraria latina dell’età degli Scipioni o di Plauto, in quanto
prodotto e specchio di un’epoca di grande espansione territoriale, di
I caratteri salienti della letteratura di questo periodo sembrano essere mutamenti profondi sul piano sociale ed economico, ma anche di tenta-
almeno due e tra loro in apparente contrasto: la grande presenza di modelli tivi di consolidamento delle strutture e dell’organizzazione, sociali, eco-
greci e una incipiente volontà di assimilarli e latinizzarli. nomiche e politiche si caratterizza per un arricchimento senza prece-
denti con apporti dai vari livelli sociali e dalle varie lingue con cui viene
3.2. Modelli greci a contatto, ma anche per i primi e importanti passi verso la definizione e
la codificazione dell’ortografia, della struttura del periodo, del lessico
La presenza di modelli greci è evidente non solo nelle commedie e ecc., frutto anche della riflessione linguistica; dunque fondazione e co-
nelle tragedie, in grandissima parte derivate da corrispondenti greche di struzione «aperte». Passiamo ora ad un sintetico panorama della rifles-
cui conservano intreccio, ambientazione, tecnica compositiva, ecc., ma sione linguistica, da un lato, e dei caratteri peculiari piú significativi della
anche in altri generi, come l’epica, per es. l’Odusia di Livio Andronico e lingua letteraria nei suoi vari livelli dall’altro.
persino nella trattatistica tecnica come il De agricultura di Catone e gli
Edyphagetica di Ennio. Il modello greco è presente anche in opere di 4.1. Riflessione linguistica
contenuto latino, se non altro a livello di tecnica e di strumenti stilistici,
come ad es. negli Annales di Ennio. È chiaro che questa presenza del mo- La riflessione linguistica riguarda soprattutto l’introduzione dei crite-
dello greco ha un peso diverso a seconda dei diversi generi, e che co- ri e delle regole relativi alla grafia ed alla pronuncia, ma non è slegata
munque non esclude mai la originalità e la rielaborazione da parte latina, dal nascere proprio in questo periodo di una coscienza linguistica, inte-
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sa come consapevolezza dell’autonomia del latino rispetto alle altre lin- lità in fatto di problemi linguistici. In particolare contesta la proposta ac-
gue. ciana di scrivere doppie le vocali lunghe, sostenendo di seguire, in que-
sto, l’esempio dei Greci, che sempre scrivono una sola vocale, nel caso in
4.1.1. Riforme ortografiche e fonetiche. Vengono ricondotte a questo perio- cui l’alfa è breve e nel caso in cui è lunga; sostiene che si deve usare la
do alcune riforme ortografiche. Ad Ennio viene attribuita l’introduzione lettera q solo nel caso in cui sia seguita dalla u, a sua volta accompagnata
delle consonanti doppie o geminazione consonantica. La prima docu- da vocale; propone una diversa grafia del suono i, cioè ei ed i, in base a
mentazione di consonanti doppie, non sospettabile come grecismo occa- variabili semantiche o grammaticali; biasima l’Africano Minore (Scipione
sionale, si legge in un’iscrizione del 193 (CIL, i2 612), che reca la parola Emiliano) che, per ostentare finezza nel suo dire, pronuncia pertisum in
caussa, la seconda nel decreto di Emilio Paolo del 189 (CIL, i2 614). Per luogo di pertaesum, ‘infastidito’, cosí Vettio, che parla latino, come gli
una serie di ragioni, non solo la vicinanza cronologica delle iscrizioni Etruschi o i Sabini o i Prenestini, cosí anche Albucio che ostenta il suo
citate alla data di arrivo a Roma di Ennio, il 204 (per loro natura le greco. Soprattutto in queste ultime prese di posizione Lucilio sembra
iscrizioni ufficiali sono conservatrici e quindi finiscono per recepire l’in- anticipare la volontà puristica, la rivalutazione di una pronuncia urbis
novazione con notevole ritardo), non si può dare credito alla tradizione propria, che sarà l’ideale dell’aristocrazia dell’epoca successiva.
nata da due passi di Festo (per altro non cosí espliciti: pp. 374 e p. 484 ed. Stando alla testimonianza di Quintiliano nella Institutio oratoria (lob. 1,
Lindsay), e si deve piuttosto pensare, eventualmente, ad un ruolo di esem- cap. 7, par. 25), a quella di Paolo Festo (p. 334 ed. Lindsay), come anche a
pio e di stimolo esercitato da Ennio su un costume che probabilmente si quella del sopra ricordato Lucilio, Scipione Emiliano rivela una sensibi-
era già diffuso, nel quadro dell’atmosfera ellenizzante dell’epoca, «dato lità particolare per problemi di ortografia, cosí scrive versus e vertices, in
anche il livello della sua formazione linguistica e letteraria» (Bernardi luogo delle forme arcaiche vorsus, ‘verso’ e vortices, ‘punte’, cosí, su caedo,
Perini 1983, p. 148). ‘colpisco’, costruisce occisum, ‘ucciso’, ecc. Le riflessioni linguistiche e le
In parte allo stesso modo va interpretata l’attribuzione ad Accio del- varie proposte, che nella sostanza tendono a dare stabilità fonetica e gra-
l’innovazione ortografica di scrivere doppie le vocali lunghe, attribuzio- fica, sono lo specchio di una serie di necessità e bisogni:
ne dedotta da una serie di testimonianze per nulla univoche e chiare a) coinè linguistica all’interno di uno spazio geografico che ormai com-
degli antichi, in particolare di Quintiliano e dei grammatici Velio Longo, prende tutta l’Italia e le isole, come all’interno di una città sempre piú
Terenzio Scauro e Mario Vittorino. Con tutta probabilità Accio ha solo cosmopolita quale è Roma;
applicato la regola, anche nel quadro di un generale avvicinamento al- b) stabilità fonetica per un teatro che si fonda sui ritmi quantitativi, in
l’ortografia greca; la geminazione delle vocali lunghe, va intesa come co- definitiva sulla metrica greca, che necessita una relativa fissità nella quanti-
stume italico (osco umbro), che cessa dopo le guerre sociali, quando vie- tà (= durata di emissione di un suono) sillabica e una pronuncia costante;
ne meno anche da parte degli Italici, ormai divenuti cittadini romani, la c) necessità di regole certe per una scuola (privata) in costante crescita,
volontà di differenziazione. Questa ipotesi oggi appare la piú sensata, basata su testi scritti la cui lettura deve essere sicura, ed in cui, tra l’altro,
soprattutto alla luce del fatto che la geminazione vocalica è attestata solo si insegna, parallelamente alla lingua latina, quella greca e da parte di
nelle iscrizioni italiche ed entro un arco di tempo ben delimitato, cioè maestri bilingui o trilingui (ad es. Livio Andronico, Ennio). Il greco e la
dal 134 al 74 (vd. ad es. haac nella tavola bantina). sua letteratura, anche specificatamente grammaticale, esercitano un con-
Anche Lucilio nel libro 9 delle Satire contesta proposte di scrittura, dizionamento sulla scuola romana anche sotto quest’aspetto, appunto la
documenta usi grafici e fonetici e comunque riflette una diffusa sensibi- definizione delle regole.
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Le riflessioni linguistiche di cui sopra, in se stesse da un lato, e nel vii 15-16), come segno della velare sonora, precedentemente rappresen-
modello greco-ellenistico che esse sottintendono dall’altro, sono coeren- tata dal segno C. Alla necessità di dare un segno grafico alla velare sonora
ti con il nascere di una coscienza linguistica dei Romani o meglio dei non può considerarsi estranea la scrittura dei modelli letterari greci che
loro intellettuali proprio in questo periodo storico. proprio in questo periodo si impongono. Una delle prime documentazioni
della G appare in una lampada a vernice nera del III secolo (CIL, i 2921)
4.1.2. Consapevolezza dell’autonomia del latino. Coscienza linguistica, nel che porta il nome FIGLOS.
senso di consapevolezza del fatto che il latino è lingua autonoma nei
confronti di altre lingue, rivela chiaramente Ennio, se diamo credito al- 4.2.2. Fonetica e grafia. Si incontrano vari esempi di pronuncia e/o grafia
l’affermazione a lui attribuita e riportata da Aulo Gellio nelle Noctes Atticae propri del periodo precedente, per lo piú limitati a singole forme, che
(lib. 17, cap. 17, par. 1): Q. Ennius tria se corda habere dicebat, quod loqui graece tuttavia non sono sistematici, nel senso che si alternano a pronunce e
et osce et latine se sciret, ‘Quinto Ennio diceva di avere tre cuori perché era grafie che saranno poi proprie ed uniche del periodo successivo. Piú fre-
consapevole di parlare sia greco sia osco sia latino’. È chiaro che cor, lett. quenti e sistematici sono i casi forniti dalle iscrizioni ufficiali che, noto-
‘cuore’, nel passo appena riportato ha un valore metaforico, ‘realtà auto- riamente, sono arcaizzanti. Alcuni esempi:
noma’. Coscienza di autonomia del latino emerge anche in Plauto, ogni a) la o tematica dei temi in o rimane talora davanti ai morfemi -s ed -m,
volta che sottolinea il fatto della traduzione come «una semplice equa- rispettivamente del nominativo e dell’accusativo: mare saevom, ‘mare cru-
zione oggettiva» (Opelt, p. 22). Un esempio in Miles (vv. 86-87): Alazon dele’ (Livio Andronico); aequom, ‘giusto’ (Plauto, Catone); salvos sum, ‘sono
graece huic nomen est comoediae, id nos latine Gloriosum dicimus, ‘questa com- salvo’ (Plauto); eri sum servos, ‘sono servo del padrone’ (Plauto); tuos sum,
media ha in greco il titolo di Alazon, noi in latino la chiamiamo Gloriosum’. ‘sono tuo’ (Plauto); aiquom, ‘giusto’ (Senatus consultum de Bacchanalibus); bonam
Alla coscienza dell’autonomia in Plauto sembra accompagnarsi anche alvom, ‘ventre sano’ (Catone); salvom atque validum, ‘salvo e sano’ (Terenzio);
quella dell’inferiorità, quando a piú riprese in riferimento a se stesso che quom, ‘quando’, ‘perché’, ecc. (un po’ in tutti gli autori); rivom, ‘ruscello’
traduce usa l’espressione Maccus vortit barbare, ‘Macco traduce in una lin- (sententia Minuciorum); cum te salvom video, ‘dato che ti vedo salvo’ (Turpilio);
gua barbara’, espressione ove in barbare non si può escludere un certo b) si danno vari esempi di conservazione del dittongo oi sia nel corpo
significato negativo. della parola che alla fine, ad es.: quoi (= quı \), ‘il quale’ (Plauto, Terenzio);
Al contrario orgoglio, ma probabilmente della propria lingua lettera- quoiquam (= quı \quam), ‘chiunque’ (Plauto, Terenzio); quoius (= cuius), ‘del
ria, sembra emergere dall’epitafio che Nevio scrive per se stesso (fr. 64 quale’ (Plauto, Catone, Terenzio); comoinem (= comun\ em), ‘comune’ (Senatus
ed. Morel): Postquam est Orchi traditus thesauro, obliti sunt Romae loquier consultum de Bacchanalibus);
latina lingua, ‘Dopo che Nevio è stato consegnato al patrimonio degli c) il suono intermedio i/u ancora non ha trovato una sua definitiva
inferi, a Roma si sono dimenticati di parlare in lingua latina’. grafia e quindi si alternano davanti a labiale le grafie i/u un po’ in tutti gli
autori dell’epoca e nelle iscrizioni, ad es.: facillum-/facillim-; infum-/infim-;
4.2. Caratteristiche della lingua letteraria maxum/maxim-; optum/optim-;
d) il gruppo vo-, ove seguito da -rt, -rs, -rr, -st, -t, nel corpo della parola
4.2.1. Alfabeto. Verso la metà del III secolo Carvilio Ruga, liberto di o meno, si conserva, pur tendendo a divenire ve-: cosí si trovano, ad es.,
Massimo Carvilio Ruga, sembra aver introdotto la lettera G (cosí riferi- advorsus, ‘contro’ (Livio Andronico, Plauto, ecc.); advortit, ‘dirige’ (Plauto,
scono Plutarco, Quaestiones Romanae, 54, ed anche Terenzio Scauro, GL, Senatus consultum de Bacchanalbus, ecc.);
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e) le consonanti doppie, che non si scrivono mai nell’epoca delle ori- b) morfema del genitivo singolare in -s in luogo del classico -e, nei
gini, in questo periodo, secondo la tradizione a partire da una proposta di temi in a\ al di fuori delle espressioni filius, pater, mater familia\s, ‘madre di
Ennio (ma vd. sopra, 4.1), cominciano ad essere scritte sistematicamente. famiglia’ (iuncturae che sopravvivono, come formule stereotipate, un po’
Le iscrizioni tuttavia, per loro natura piú conservatrici, anche in questo in tutto l’arco della latinità), es.: filius Latonas\ , ‘figlio di Latona’ (Andronico);
caso, mantengono molti esempi di scempiamento consonantico, ad es.: filii terra\s, ‘figli della terra’ (Nevio); dux ipse via\s, ‘egli guida del percorso’
ade s\ et (= adessent), ‘fossero presenti’ (Senatus consultum de Bacchanalibus); (Ennio);
convovıs\ e (= convovisse), ‘aver fatto voto insieme’ (Senatus consultum de Baccha- c) morfema del genitivo singolare -ı \ dei temi in a ,\ es.: huius collega\ ı \, ‘di
nalibus); anos (= annos), ‘anni’ (Sententia Minuciorum); questo compagno’ (Plauto); rex Alba\ ı \ Longa\i, ‘re di Alba Longa’ (Ennio);
f) si registrano alcuni fenomeni fonetico-grafici che si possono dire terra \ ı \ frugifera\ ı \, ‘della terra feconda’ (Ennio); senis Tiresia\ ı \, ‘del vecchio
estinti già nella fase delle origini e che in quest’epoca sopravvivono solo Tiresia’ (Lucilio);
a livello di iscrizioni particolarmente conservatrici, questo è il caso, ad es., d) morfema del genitivo plurale -um/-om, anziché -orum, es.: duum
del gruppo fonico dw seguíto da vocale che si conserva in talune iscrizio- nostrum, ‘di noi due’ (Nevio); patrem divomque hominumque, ‘padre degli
ni: duono\ro (= bonorum), ‘dei buoni’ (Elogio di Lucio Cornelio Scipione); dei e degli uomini’ (Ennio); divom fides, ‘in nome degli dei’ (Terenzio);
Duelona \i (= Bellonae), ‘di Bellona’ (Senatus consultum de Bacchanalibus). e) forma pronominale ollo- sostituita poi, anche in analogia con i pro-
nomi iste, ipse, is, da ille, es.: olli […] numquam limavit caput, ‘mai ha strofi-
4.2.3. Morfologia. La morfologia è caratterizzata da una serie di fatti che nato il capo […] con lei’ (Andronico); olli canebant, ‘quelli cantavano’
sono eredità dell’epoca precedente e che, in questo periodo, sono in via (Ennio); olli […] faciant, ‘quelli […] facciano’ (Afranio);
di sparizione e tuttavia in uso, non raramente ricercati anche come ele- f) morfema della 3a pers. pl. in -nont/-nunt, da cui il classico -nt, es.:
mento in grado di caratterizzare il livello alto di taluni generi letterari nequinont (= nequeunt), ‘non possono’ (Andronico); prodinunt (= prodeunt),
(per es. l’epica o la tragedia) e/o contesti, o semplicemente come varietà ‘avanzano’ (Ennio);
stilistica o necessità metrica. Non tutti sono allo stesso modo vitali, seppure g) tre morfemi per la 3a pers. pl. del perfetto -e r] unt, -e r] unt ed -e r\ e, vd.,
nei limiti appena accennati, presenti in tutto l’arco cronologico di questo ad es. fece]runt nel v. 184 dell’Amphitruo di Plauto: di questi tre nell’età
periodo; cosí mentre si ritrovano, grosso modo in tutti gli autori, le forme successiva, in particolare nella lingua letteraria, sopravvivono solo i se-
pronominali med e ted, oppure il suffisso -ba- dell’imperfetto dei verbi condi due;
della iv coniugazione in -i, ad es. si riscontrerà solo in Ennio la forma h) infinito passivo o medio in -ier, es.: perfundier (= perfundi), ‘essere
pronominale so-. versato’ (Nevio); advorsarier (= adversari), ‘contrastare’ (Plauto); fabularier
Altri esempi di fatti morfologici, comuni nella fase precedente, e nella (= fabulari), ‘conversare’ (Plauto); argutarier (= argutari), ‘ciarlare’ (Ennio);
presente in via di sparizione, tuttavia ancora, piú o meno sporadicamen- figier (= figi), ‘venire appeso’ (Senatus consultum de Bacchanalibus);
te, documentati: i) forme ottative in -ssim/-im, es.: duint, ‘diano’ (Plauto); mactassint, ‘che
a) esiti in -a\d e -o\d dell’ablativo singolare (secondo alcuni in opposizio- lo colpiscano’ (Ennio); servassis, ‘che tu conservi’ (Catone); averruncassint,
ne allo strumentale, Prat), rispettivamente, dei temi in -a\ ed -o, es.: cum ‘che tengano lontano’ (Pacuvio);
pallio\d uno\d, ‘con un solo mantello’ (Nevio); mala\d arte, ‘con cattiva arte’ l) frequenti sono i suffissati verbali greci in -isso (gr. -izo\), soprattutto in
(Accio); obstinato\d animo, ‘con animo ostinato’ (Accio); affirmato\d, ‘affer- Plauto, es.: atticisso, ‘parlo come un ateniese’ (Plauto); cyathisso, ‘verso da
mato’ (Pacuvio); sua\d arte, ‘con la sua arte’ (Pacuvio); bere’; graecisso, ‘mi comporto come un greco’ (Plauto).
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4.2.4. Sintassi. La sintassi o struttura del periodo in questa fase della 4.2.5. Lessico. Il lessico a noi giunto, ormai molto ricco ed ampiamente
storia della lingua latina è soprattutto paratattica e, di conseguenza, pre- documentato, riguarda tutti i settori del reale, dalla vita politica, all’eco-
vale l’uso dell’indicativo; il congiuntivo, ove ricorre è, sovente, desiderativo. nomica, alla sociale. È rilevante la presenza e l’uso di una serie di ele-
Si noti che, non di rado, soprattutto nelle commedie, la maggior parte menti provenienti dalle varie lingue parlate in Italia (ormai tutta, a par-
delle congiunzioni, che poi saranno esclusivamente subordinanti, ancora tire dall’ultimo quarto del III secolo sotto il dominio e controllo di Roma),
non lo sono: donec, ‘alla fine’; dum, ‘frattanto’; licet, ‘è lecito’; ne, ‘volesse il segnalati dagli autori antichi, in particolare da Varrone ed una serie ric-
cielo che non’; quamvis, ‘quanto vuoi’; si (= sic), ‘cosí’; ut, ‘volesse il cielo’, chissima di elementi greci. I primi ed i secondi sono conseguenza diretta
‘come’. Alcuni esempi: sedens maneto, donicum (= donec) videbis, ‘rimani dell’incontro-scontro come dell’inculturazione (scambio e assimilazio-
seduto, alla fine vedrai’ (Andronico), quiesce, si sapis, ‘sta quieto, cosí sei ne) con e dei popoli assoggettati dell’Italia meridionale e settentrionale e
furbo’ (Plauto); ut illum dii perduint, ‘che gli dei lo rovinino’ (Plauto); abite. della Magna Grecia; un incontro-scontro che si verifica non solo tra i
Sosia ades dum, ‘andate. Tu Sosia intanto rimani’ (Terenzio). popoli, ma anche nelle stesse figure degli scrittori dell’epoca: Livio
In coerenza con la struttura per lo piú paratattica i tempi del verbo Andronico è originario di Taranto, Nevio è campano (probabilmente di
conservano ancora, in larga misura, un prevalente valore aspettuale (de- Capua), Ennio nasce a Rudiae (oggi Rugge in Puglia), Plauto è originario
finitivamente non lo perdono mai): il presente, l’imperfetto e il futuro di Sarsina, città romagnola ma ai suoi tempi umbra, Terenzio è africano,
semplice indicano, in primis, un’azione durativa in opposizione ad una Accio pesarese, Lucilio nasce a Sessa Aurunca, città campana, ecc.
puntuale; il futuro anteriore e il piú che perfetto esprimono immedia- A partire da questa fase della storia della lingua latina (ma anche nei
tezza; il perfetto può esprimere sia immediatezza, sia duratività. secoli successivi) una quantità di termini provenienti dalle varie lingue
Va detto che il predominio della paratassi, quale appare dai testi lette- parlate in Italia ricorre, in contesti latini, anche in documenti che non
rari, non necessariamente è da considerare assoluto, nel senso che per le hanno alcun carattere di letterarietà, come tabulae defixionum, leggi locali,
opere a noi giunte intere, come anche per quelle in frammenti, a causa epigrafi funerarie, ecc. (Adams, Bilingualism, pp. 110-213).
della loro stessa natura, vuoi di genere letterario (commedia e il trattato È interessante notare anche una serie di arcaismi, per altro come quelli
tecnico del De agricultura catoniano), vuoi di frammento, il periodo è morfologici di cui sopra (vd. 4.2.3) ricercati in quanto elementi esornativi
prevalentemente breve e dunque piú spesso paratattico. Non è un caso di generi e contesti alti.
infatti che i frammenti retorici di Catone, quando sono di una certa esten- Significativa, soprattutto in questo periodo, appare la creatività dei let-
sione, documentano una certa complessità, come, ad es., il frammento 4, terati, che dispongono di una lingua ancora molto povera per le nuove
25 delle Orationes: Si quis strenue fecerat, donabam honeste, ut alii idem vellent esigenze di esprimere “cose” (sentimenti, situazioni materiali, oggetti e
facere, atque in contione multis verbis laudabam, ‘se qualcuno aveva agito valo- realtà del quotidiano) non documentate, soprattutto non chiamate in cau-
rosamente lo premiavo con generosità affinché altri volessero fare la stessa sa né nella tradizione letteraria precedente, per altro molto esigua, né,
cosa e nell’assemblea dei soldati lo lodavo senza risparmiare le parole’ probabilmente, dall’uso corrente tradizionale, trattandosi di “cose” impor-
(ed. Cugusi e Sblendorio Cugusi). Anche nel Senatus consultum de Bac- tate nell’ambito del contatto con le popolazioni dell’Italia del sud e della
chanalibus, ove il testo è piuttosto complesso, si registra l’adozione del Magna Grecia. Consistente dunque appare la quantità dei neologismi.
discorso indiretto. Il che produce – come scrive Marchetta (p. 117) –
«un’impalcatura sintattica strutturata secondo le leggi classiche del con- 4.2.5.1. Italicismi e celtismi. Gli elementi provenienti dalle lingue italiche
giuntivo indiretto e della consecutio temporum». si possono riconoscere per alcuni tratti caratteristici della fonetica italica
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quali l’esito labiale di talune labiovelari (kw > p; gw > b) o il trattamento dei perché il vocabolario latino, attestato nella fase della storia della lingua
suoni indoeuropei *bh e *dh. risp. b e d in latino, f nelle lingue italiche, o anteriore all’età di Plauto, è estremamente esiguo e sarebbe, il piú delle
per esplicita testimonianza degli antichi o, infine, in seguito agli studi di volte, azzardato affermare che una determinata forma esisteva o non
linguistica comparata. Questi elementi italici talora diventano esclusivi esisteva prima di quella che per noi è la prima documentazione. Non è
in latino, ma per lo piú convivono con le corrispondenti forme latine, facile nemmeno, in molti casi, dare una collocazione cronologica al
cosí asta, ‘sporcizia della lana’ (Nevio) viene segnalata come voce osca da grecismo; tuttavia, ove esso riflette situazioni, concetti, “cose” storici, pro-
Varrone; cosí popina, italico ‘osteria’, ‘cucina’ e coquina, lat. ‘cucina’ (Plauto); pri di una certa epoca è verosimile che la sua introduzione nell’uso sia da
rufus, italico ‘rossiccio’ (Plauto) e ruber, lat. ‘rosso’ (Catone); Meddix, ‘ma- assegnare alla medesima epoca (vd. sopra, cap. 1, 4.5.5).
gistrato osco’ (Ennio). Si tenga conto che in questo periodo la traslitterazione non è integra-
Sono infine da ricondurre al celtico, in particolare al gallico, termini le: le aspirate greche vengono trascritte con le sorde corrispondenti (ad
come torques, ‘collana’ (Nevio, Lucilio); sagum, ‘mantello’ (Ennio, Cato- es. th con t), e la y, almeno nel III e II secolo, con la u.
ne, Lucilio); bracae, ‘brache’ (Lucilio). Esempi di grecismi calchi semantici e/o lessicali: quinquertio, gr. pén-
tathlos, ‘atleta del pentatlon’ (Andronico); bicorpor, gr. diphyeâs, ‘dal doppio
4.2.5.2. Grecismi. I grecismi sono molto numerosi; per lo piú designa- corpo’ (Nevio); dicti studiosus, gr. philólogos, ‘filologo’ (Ennio); intemperiae,
no “cose” della realtà quotidiana, in particolare quella delle scienze e arti, gr. akrasíai, ‘squilibri’ (Plauto); mercedimera, gr. místharnos, ‘colei che pren-
del divertimento, dell’alimentazione, del vestiario, della cucina, della cri- de denaro’ (Lucilio).
minalità, pur non mancando grecismi che designano “cose” appartenenti Esempi di grecismi costituiti da semplici traslitterazioni adattate morfo-
al mondo della cultura e della letteratura, introdotti questi ultimi, logicamente possono essere: schema, gr. sche m \ { a, ‘maniera’ (Nevio, Plauto);
sopratutto da Ennio, ma non solo. Essi sono l’effetto ed il segno dell’im- sophia, gr. sophía, ‘saggezza’ (Ennio); sandalium, gr. sandálion, ‘sandalo’ (Te-
patto della civiltà latina, piú austera e povera, con quella greco-ellenistica renzio); oenophorum, gr. oinophóron, ‘contenitore di vino’ (Lucilio); poesis,
piú ricca ed insieme piú avanzata sul piano tecnologico e sociale, cultu- gr. poíe s\ is, ‘poesia’ (Lucilio).
rale, letterario. Essi vanno considerati, almeno in parte, anche il portato Esempi di grecismi integrali, non adattati al sistema flessionale latino,
del foltissimo numero di prigionieri di lingua greca, trasferiti a Roma tali dunque che conservano all’interno del contesto latino la flessione
come schiavi dopo la conquista di Taranto del 272. greca, sono meno numerosi, ma non rarissimi; per es. melos (nominativo
I grecismi del vocabolario possono essere semantici e/o lessicali, inte- o accusativo neutro singolare secondo la flessione greca), gr. mélos, ‘can-
grali o adattati e possono essere introdotti in due modi, modellando ter- to’, ‘melodia’: suavisonum (congettura di Gulielmus sul tràdito suave
mini su corrispondenti greci (calco) o scrivendo parole greche in lettere summum) melos, ‘canto dal dolce suono’ (Nevio); tibia musarum pangit melos,
latine (traslitterazione), raramente sono riportati in lettere greche. ‘il flauto delle muse produce armonia’ (Ennio); aera (accusativo secondo
Non è sempre facile dire se un grecismo semantico è stato introdotto la flessione greca), gr. aeâ’r, ‘atmosfera’, ‘aria’: Vento quem perhibent Graium
solo con il procedimento del calco semantico (cioè la parola latina esiste- genus aera, ‘grazie al vento che i Greci chiamano aria’ (Ennio); aethera, gr.
va già, ma con significato diverso e su di essa è stato “caricato” anche il aitheâ’r (accusativo secondo la flessione greca), ‘aria’: clamor ad caelum
significato greco) oppure con il procedimento del calco lessicale (cioè il volvendus per aethera vagit, ‘il clamore che rotola nel cielo risuona attraver-
significato della forma greca è passato su quella latina, che però, a sua so l’aria’ (Ennio).
volta, è stata creata ad imitazione di quella greca). Non è facile, anche Contrariamente a quanto può apparire dagli esempi sopra riportati, la
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maggior quantità di grecismi, sia lessicali e/o semantici, sia traslitterazioni Lucilio: androgynus, gr. andrógynos, ‘ermafrodito’; atomus, gr. átomos, ‘ato-
integrate o meno nel sistema flessionale latino, è documentata da Plauto, mo’; disyllabus, gr. disyvllabos, ‘di due sillabe’; calliplocamus, gr. kalliplókamos,
da Catone e Lucilio, sia a causa dei modelli, soprattutto quelli plautini, ‘dai bei riccioli’; oenophorum, gr. oinophóron, ‘borraccia che contiene vino’.
sia a causa degli argomenti trattati: piacere, divertimento, malavita, com- L’introduzione del greco nelle satire luciliane è funzionale alla creazione
mercio, tecnologia, medicina, ecc., tutti concetti di importazione greco- di una specifica atmosfera greca, alla ridicolizzazione della diffusa ten-
ellenistica. denza a grecizzare allora di moda. I grecismi luciliani possono essere di
Ecco solo alcuni tra i numerosissimi esempi che si potrebbero fare. carattere dotto, ma anche colloquiale, possono essere tratti dalla tradizio-
Plauto: clepta, gr. klépte s\ , ‘ladro’; colaphus, gr. kólaphos, ‘schiaffo’; cyatus, gr. ne epica greca, ma anche da quella grammaticale e filosofica. Insomma
kyvathos, ‘coppa’; moechus, gr. moichós, ‘adultero’; opsono, gr. opso\néo\, ‘faccio anche i grecismi riflettono l’ampiezza tematica e la complessità artistica
provviste alimentari’; parasitus, gr. parásitos, ‘parassito’; thermopolium, gr. ther- di Lucilio e del suo mondo; sono un metro della crescente presenza della
mopoâlion, ‘osteria’; sycophantia, gr. sykophantía, ‘raggiro’, ‘calunnia’; syngra- cultura e della civiltà greca a Roma.
phus, gr. syvngraphos, ‘contratto scritto’; stomachus, gr. stómachos, ‘esofago’;
trapessita, gr. trapezíte\s, ‘banchiere’. Plauto fa ricorso anche a una serie di 4.2.5.3. Punicismi. Nel Poenulus plautino si leggono ben 19 versi (930-
grecismi lessicali e persino frasi greche inserite del tutto naturalmente 49) scritti in punico. Successivamente, nei vv. 990 e sgg., una serie di
nel contesto latino, come esempi di improvviso cambio di registro da parole di saluto e presentazione. Ovviamente la loro interpretazione e
parte di personaggi, riconducibile non alla necessità di significare una traduzione non è facile anche per una serie di corruzioni che, indubbia-
“cosa” nuova, quanto a ragioni emotive, sociali, ecc., dei vari personaggi mente, si sono verificate nella tradizione. Ai fini del nostro studio inte-
stessi e dei loro partners, ad es. in Casina, Olimpione si rivolge in parte in ressa solo evidenziare la facilità del ricorso a lingue straniere da parte di
greco al vecchio Lisimaco che lo invita a togliersi di mezzo (v. 728): Plauto e soprattutto il fatto della penetrazione piú o meno profonda tra
Ly. Etiamne adstas? ‘Ly. Ancora stai lí?
il pubblico plautino (certamente di non esclusivo livello colto) se non
Ol. Enim vero pragmata moi parecheis. Ol. In vero mi procuri dei guai’. della conoscenza, certo della percezione di linguaggi stranieri diversi,
oltre il greco.
Questo esempio di cambio di registro improvviso, nel contesto di una
conversazione banale, è lo specchio di un bilinguismo diffuso, piú o meno 4.2.5.4. Arcaismi. L’arcaismo lessicale, eredità della ricercata poesia
imperfetto importato e prodotto dalla massa di schiavi arrivati dalle re- ellenistica, certamente caratterizza anche i poeti dell’età degli Scipioni e
gioni di madre lingua greca; e non a caso « Plauto mette in bocca mozzi- di Plauto, soprattutto gli epici ed i tragici, ma non solo, i quali, come è
coni di greco quasi esclusivamente a schiavi e gente degli strati piú bassi» noto, attingono dal patrimonio della perduta poesia celebrativa a loro
(Hofmann-Szantyr, pp. 125-26). anteriore, come anche dal linguaggio giuridico e sacrale. Esempi di que-
Catone: anesun, gr. ánesson, ‘anice’; dyspepsia, gr. dyspepsía, ‘dispepsia’; sto vocabolario arcaico dei poeti di quest’epoca possono essere una serie
melanthium, gr. melánthion, ‘melanzio’; silpium, gr. sílphion, ‘laserpizio’; stran- di termini sentiti come poetici anche in seguito, quali appunto: adolere,
guria, gr. strangur\ ía, ‘urina a gocce’; morbus articularius, fondato sul gr. arthrîtis ‘bruciare’; anguis, ‘serpente’; artus, ‘membra’; cluere, ‘avere fama’; defit, ‘man-
nósos, ‘artrite’. L’uso catoniano è essenzialemte limitato al lessico ed è il ca’; dirus, ‘funesto’; letum, ‘morte’; nemus, ‘bosco’; tellus, ‘terra’.
necessario portato delle fonti (inconfessate) per lo piú mediche, soprat-
tutto del De agricultura. 4.2.5.5. Neologismi lessicali e/o semantici. Le diverse creazioni dei
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vari autori rispondono, ovviamente, in primis alle esigenze dei rispettivi semantici: amatio, ‘storia d’amore’; circumductio, ‘raggiro’; frustratio, ‘frode’
generi letterari. Esse sono indubbiamente numerosissime, sia perché al- ‘sotterfugio’; palpatio, ‘carezza’; potatio, ‘bevuta’; edacitas, ‘voracità’; ieiunitas,
cuni generi, del tutto nuovi per la tradizione romana, devono costruire il ‘fame’; petulantia, ‘sfacciataggine’.
proprio linguaggio, sia, soprattutto, perché la società di questo periodo si La creazione plautina della neoformazione tocca talora anche il voca-
trasforma molto rapidamente nella sua vita sociale, economica e cultura- bolario greco, per lo piú eseguita con elementi che dovevano essere usuali,
le e dunque abbisogna di forme nuove per designare situazioni, “cose” e facilmente comprensibili e/o in combinazione con “altre parole greche”,
concetti nuovi. realmente appartenenti al vocabolario greco, e, a loro volta, certamente
Anche nel caso dei neologismi non sempre le prime attestazioni pos- note al pubblico plautino. Quest’ultimo può essere il caso di halophanta,
sono essere considerate vere e proprie creazioni dell’autore che le docu- ‘impostore’, che non trova riscontro in greco, e può bene essere formato
menta: hanno maggiori probabilità di essere vere neoformazioni di un su sycophanta, ‘delatore’; creazione ibrida, in parte calco del gr. kenológos è
determinato autore, cioè parole nuove, quelli che presentano alcuni ca- inanologista, ‘colui che parla a vuoto’.
ratteri fondamentali: a) appaiono rispondere ad effettive esigenze foniche Sono con tutta probabilità creazioni enniane una serie di termini com-
e/o espressive del passo in cui ricorrono; b) significano “cose”, ai tempi, posti, altisonanti, per lo piú imitati o calcati sul greco, adatti al genere
nuove; c) trovano nessuna o scarsa fortuna nell’uso successivo; d) sono epico, o tragico, es. altisonus, ‘altisonante’; altivolans, ‘che vola alto’; dulcifer,
caratterizzanti per la personalità dell’autore/o della sua opera; e) appaio- ‘che contiene dolcezza’; bellipotens, ‘potente in guerra’; la stessa cosa si
no chiaramente calchi semantici e lessicali di corrispondenti forme gre- dica, ad es., per l’incuvicervicus, ‘che ha il collo ricurvo’ di Pacuvio.
che. I verisimili neologismi lessicali e/o semantici (cioè parole o significati
Passiamo ad esempi concreti. Il piú grande creatore di parole di que- nuovi, non documentati prima), attestati da Catone sono molti, si riferi-
sto periodo, almeno stando alla letteratura a noi giunta, deve essere con- scono soprattutto a realtà tecniche, politiche, ecc. es.: punctatoriola, -ae
siderato Plauto. Di «artista di un’audacia del tutto istintiva nella creazio- ‘piccola battaglia’; plebitas, ‘condizione plebea’; succidia, -ae, ‘pezzo di car-
ne linguistica» parlano Hofmann-Szantyr (p. 134). Le creazioni lessicali ne di maiale’, ecc.
e/o semantiche, con ogni verisimiglianza opera plautina, sono piú di Hanno probabilità di essere neoformazioni terenziane una serie di
duemila. Toccano i piú svariati campi del vivere, hanno per lo piú una aggettivi che ricorrono in contesti di accumulo con chiara funzione espres-
funzione comica. Tra queste includerei, senza dubbio, per es. alcune o siva come cadaverosus, ‘cadaverico’, o termini che nel verso svolgono una
tutte le forme patronimiche con cui Tossilo presenta se stesso al lenone funzione di suono particolare, quale convasare, ‘mettere nel bagaglio’ o,
Dorilo nel Persa (vv. 702-5): Vaniloquidorus, Virginisuendonides, Nugiepilo- ancora, alcuni astratti che (pur avendo un grande successo nella lettera-
quides, Argentumextenebronides, Tedigniloquides, Nummosexpalponides, ecc., ma, tura successiva) bene si adattano all’aristocratica ideologia di compren-
soprattutto, un’ampia gamma di diminutivi, composti, denominazioni di sione e tolleranza che caratterizza le commedie di Terenzio ove sono
professioni rare o fantastiche in rapporto ai tempi. Alcuni tra i moltissimi molto frequenti e non raramente sono accostati a sottolineare il concet-
esempi possibili: calceolarii, ‘fabbricanti di scarpine’; carinarii, ‘tintori di to, a creare un’atmosfera; esempi di vocaboli astratti probabili neoforma-
stoffe gialloscure’; diabathrari, ‘fabbricanti di calzature leggere’; flammarii, zioni terenziane possono essere aequanimitas, ‘indulgenza’; facilitas, ‘con-
‘tintori di stoffe rosse’; indusiarii, ‘fabbricanti di tuniche’; manulearii, ‘fab- discendenza’; lenitas, ‘mitezza’; liberalitas, ‘magnanimità’; benevolentia, ‘be-
bricanti di maniche’; sedentarii, ‘sedentari’; stultiloquentia, ‘parlare da stolti’; nevolenza’; clementia, ‘comprensione’.
vaniloquentia, ‘parlare di cose inutili’. Ovviamente non mancano neologismi Molto ricca appare la creatività di Lucilio, funzionale alla varietà del-
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le situazioni che descrive, come anche all’ampiezza dello spettro sociale «s caduca»). Non tenendo conto di qualche esempio in Lucrezio, si po-
all’interno del quale esse si realizzano. La sua creatività si esplica attra- trebbe definire esclusiva di questo periodo anche la scansione monosilla-
verso composti e derivati inusuali, fortemente espressivi, per l’effetto bica di eius.
comico e/o satirico che producono, quali cibicida, ‘che uccide i cibi’; contem-
nificus, ‘che crea disprezzo’; deargentare, ‘sottrarre il denaro’; despeculare, ‘sot- 4.2.7. Stile. La letteratura dell’età di Plauto rivela già una considerevole
trarre lo specchio’. maturità nella gestione dei registri linguistici, sia in funzione della
differenziazione di un genere letterario dall’altro, sia in funzione della
4.2.6. Metrica. Il verso caratteristico della letteratura dell’età di Plauto è differenziazione dei contesti anche all’interno dello stesso genere o della
il saturnio; nelle epoche successive ad esso non si farà piú ricorso. Ne stessa opera. In questa differenziazione giocano un ruolo l’arcaismo, il
fanno uso Livio Andronico nella Odusia e Nevio nel Bellum Poenicum, e popolarismo, i linguaggi considerati alti come il religioso e il giuridico.
dunque sembra presentarsi come tipico della poesia epica piú antica. Si Alcuni esempi.
tratta, con tutta probabilità, di verso autoctono, che si distingue per una Andronico usa per l’epica forme che non sembra utilizzare per le tra-
netta struttura dicolica; sulla sua natura se quantitativa o ritmico-verbale gedie: cosí tre volte il genitivo con l’uscita in -s per i temi in -a, cosí
non v’è accordo tra gli studiosi, anche se ormai si tende ad escludere la forme come dextrabus, ‘dalle destre’; dusmo in loco, ‘in luogo coperto di
natura non quantitativa. Il ritmo del saturnio, piú che quello di altri rovi’; homonem (acc. sing.), ‘uomo’; fitum est, ‘è accaduto’; nequinont, ‘non
versi, sembra essere integrato da una serie di figure di suono particolar- possono’.
mente insistenti, quali parallelismi o isocolie, allitterazioni (susseguirsi di Sembrano essere ricercate anche, come elementi di stile alto che si
parole che iniziano allo stesso modo), omoteleuti (identiche terminazioni addice in modo particolare all’epica ed alla tragedia, varie iuncturae prive
di parole in sequenza), ecc. di congiunzione o asindetiche, vuoi di aggettivi, vuoi di verbi o sostanti-
Presto sono introdotti e diventano prevalenti nel corso dell’età di Plauto vi, variamente legate (da allitterazione, da omoteleuto, ecc.). Si tratta di
i versi importati dai modelli greci, in particolare l’esametro dattilico per moduli derivanti e derivati soprattutto dagli antichi carmina, unico mo-
la poesia epica (Annales di Ennio) e la satira (Lucilio), il senario giambico dello letterario indigeno.
per la poesia scenica (commedia e tragedia) nelle parti recitate senza Altri elementi di stile alto ed insieme arcaico possono essere la tmesi
accompagnamento musicale, ma anche nella satira, il settenario trocaico, verbale, la separazione cioè del prefisso dal verbo cui appartiene, es.: i
anch’esso usato nella poesia scenica, sia nelle parti recitate che in quelle prae puer (= praei puer), ‘vai avanti ragazzo’ (Plauto), l’omissione della pre-
cantate e ugualmente nella satira. posizione nel caso di complementi di moto, come ad es. Graeciam redire
Una caratteristica importante della metrica di questo periodo è costi- (Andronico), i numerosi elementi propri soprattutto dell’età delle origi-
tuita dalla grande varietà di versi basati su metri lirici nelle parti cantate ni ed in via di sparizione nella presente, sia grafici, sia morfologici di cui
(cantica) della palliata, in specie plautina: dipodie giambiche, ottonari sopra (vd. 4.2.2, 4.2.3).
giambici, ottonari trocaici, dipodie anapestiche, quaternari, settenari, La presenza dell’elemento popolare latino nel teatro, in particolare
ottonari anapestici, dipodie cretiche, quaternari cretici e altri. A livello di nella commedia è un fatto noto e, certamente, per lo piú, anche un fatto
prosodia va segnalata come propria di quest’epoca, bandita nel periodo tipicamente latino, se si pensa che il modello della commedia latina è
successivo, la possibilità di elidere la -s finale che segue vocale breve e primariamente quello della commedia ellenistica, incentrata in modo
precede una parola iniziante in consonante (fenomeno della cosiddetta particolare sullo studio dei caratteri, dallo stile fine ed educato del «per-
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benismo borghese». Sono con tutta probabilità popolarismi frequenti si stupisca di trovare, ad es., espressioni e forme che, indubbiamente,
nella commedia, a livello culturale, quei passi che rispecchiano situazio- anche a causa della loro espressività si connotano come proprie del par-
ni materiali e/o concezioni etiche che presuppongono basse condizioni lato comune, quali diminutivi e superlativi impossibili nelle Origines di
sociali: cosí un frammento dalla commedia Gladiolus di Livio Andronico, Catone. Questo è il caso di pauculus, ‘pochino’; mediocricolus, ‘modestino’;
in cui le pulci, le cimici ed i pidocchi sono i nemici del soldato: Pulicesne, perpetuissimus, ‘perpetuissimo’.
an cimices an pedes? Responde mihi, ‘pulci, o cimici o pidocchi? Rispondimi’.
Riflesso certamente dell’animo popolare e della sua filosofia di vita, pos- 4.2.8. Nazionalismo linguistico. Già in questa fase storica, incomincia a
sono essere anche (vv. 1141-42) Menaechmi plautini: prandi per bene / potavi manifestarsi la volontà di costruire un linguaggio d’arte, autoctono, in
atque accubui scortum, ‘mi sono ingozzato per bene ho bevuto e sono anda- linea con l’orgoglio e la consapevolezza della superiorità politica e mili-
to a letto con quella puttana’. tare in continua crescita.
Sono sicuramente specchio dell’anima popolare sia nei contenuti, sia Si tratta di uno sforzo che appare piú evidente nella letteratura piú
nell’articolazione sonora gli insulti, numerosi soprattutto nella comme- vicina agli interessi e ai gusti del ceto aristocratico, mi riferisco in parti-
die plautine, ma non solo. Gli insulti, elementari o rinforzati, possono colare all’epica.
essere sostantivi o aggettivi o iuncturae, ecc. Richiamano o alludono a ca- Segni di questa volontà possono essere l’uso del verso saturnio (vd.
stighi, ad es.: carcer, ‘avanzo di galera’ (Plauto), crux, ‘scampato al supplizio sopra, 4.2.6) da parte di Livio Andronico e Nevio, la sostituzione di nomi
della croce’ (Plauto); ad animali: asinus, ‘asino’ (Plauto, Terenzio), canis, propri del linguaggio sacrale greco con i corrispondenti latini da parte di
‘cane’ (Plauto, Terenzio), simia, ‘scimmia’ (Plauto), hircinus, ‘puzzolente Livio Andronico: Camena in luogo del greco Musa; Morta per il gr. Moîra;
come un caprone’ (Plauto); a disgrazie, malattie: calamitas, ‘rovina’ (Plauto), Moneta in luogo del gr. Mne\mosyvne, la flessione di nomi propri greci alla
helleborosus, ‘pieno di elleboro (Plauto); a crimini: flagitium, ‘disgrazia’ latina, come l’accusativo Calypsonem, ‘Calipso’, o il genitivo Circae, ‘Circe’,
(Plauto), scelus, ‘delitto’ (Plauto); esempi di iuncturae-insulto possono es- sempre di Livio Andronico, il ricorso agli arcaismi di cui sopra, ecc. È
sere homo levior quam pluma, ‘uomo piú leggero di una piuma’ (Plauto) e chiaro che questo “nazionalismo” è in linea e conferma la coscienza lin-
scelerum caput, ‘fonte di delitti’ (Plauto). guistica di cui sopra (vd. 4.1.2).
Sono popolarismi anche i diminutivi piú o meno banalizzati, cioè svuo-
tati del loro significato diminutivo, come ad es. buccula, ‘guancia’ (Plauto); 5. Storia letteratura lingua
pauxillulum, ‘poco’ (Nevio, Plauto); viridulum, ‘verde’ (Nevio).
Non raramente, soprattutto nella commedia, si assiste ad un accosta- A questo punto è opportuno ricordare e sottolineare, quasi a chiusura
mento dei vari registri, o meglio degli stilemi che li caratterizzano, e ciò del cerchio, alcune connessioni tra le tendenze linguistiche piú vistose
in funzione comica: «Soprattutto in Plauto l’allitterazione, il paralleli- proprie dell’età di Plauto e degli Scipioni ed i principali fatti storici e
smo, le coppie asindetiche […] si intrecciano con altre figure di suono letterari:
quali la ripetizione o la rima comuni anche ad alcuni registri della lingua a) le problematiche e le soluzioni linguistiche funzionali ad evidenziare
d’uso» (De Vivo, p. 425). la quantità delle sillabe, a scrivere la gutturale sonora e, soprattutto, l’uti-
Va detto che, in ogni caso, non si può ancora parlare di una marcata lizzo estremamente vasto di parole greche sotto forma di calco lessicale
differenziazione di livelli in rapporto al genere, anche perché i generi e e/o semantico, oppure sotto forma di traslitterazione integrale o meno,
le loro caratteristiche sono ancora in formazione. In questo senso non ci sono in linea, da un lato, con l’espansione romana, prima nella Magna
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Grecia (III sec. a.C.), poi verso la Grecia ed i regni ellenistici (II e I sec. nali nell’età della conquista, in StR, vol. ii/1 pp. 40-54: descrizione delle contraddi-
a.C.), dunque con l’incontro con la civiltà, l’economia, la tecnica e la zioni e delle tensioni sociali e culturali nell’epoca dell’espansione e della conqui-
letteratura greche, dall’altro, con l’introduzione di generi letterari fino ad sta; E. Gabba, L’imperialismo romano, ivi, vol. ii/1 pp. 189-215: esposizione del
allora ignoti ai Romani quali la commedia, la tragedia, il poema epico; percorso di conquista territoriale e delle sue implicazioni ideologiche e morali;
F. Coarelli, Cultura artistica e società, ivi, vol. ii/1 pp. 159-81: saggio illuminante
b) l’ingresso nel latino di elementi italici che si integrano perfetta-
sull’arte ellenistica a Roma, riflesso anche degli orientamenti culturali, politici e
mente nel latino stesso appare strettamente correlabile ai rapporti sem- sociali dell’epoca; G.F. Gianotti, I testi nella scuola, in SLeRA, vol. ii pp. 421-66:
pre piú intensi con le popolazioni italiche, fino alla loro completa ac- studio di agevole consultazione, utile per comprendere il passaggio dall’istruzio-
culturazione; ne tradizionale affidata al pater familias, a quella affidata ai pedagoghi pagati e per
c) la persistenza di elementi linguistici propri dell’età precedente (i l’evoluzione dei programmi e testi scolatici anche nelle epoche successive; G.
vari arcaismi fonetico-grafici, morfologici, ecc.), piú o meno ricercati, Cupaiuolo, Teatro e società, Napoli, Loffredo, 1991: un quadro reale e ideale della
forse si può spiegare anche con una sorta di reazione conservatrice, rap- società del periodo attraverso le commedie di Terenzio; M. Citroni, Poesia e
presentata dal partito catoniano di fronte all’invadenza della civiltà, della lettori in Roma antica. Forme della comunicazione letteraria, Roma-Bari, Laterza, 1995:
cultura e della lingua greche; un saggio di sintesi, documentato ed equilibrato, sul tema della letteratura e del
suo pubblico dall’età arcaica al primo Impero, dunque anche sul contesto cultu-
d) alla presenza degli elementi volgari, soprattutto nella commedia,
rale dei vari periodi storici; Rochette, Le latin: eccellente sintesi dei rapporti tra
non può dirsi estraneo il fenomeno dell’urbanesimo in continua crescita, le due lingue e le due letterature (greca e latina) a partire dal II sec. a.C. al VI
o meglio il crescente peso dei ceti medi urbani costituiti dai commer- d.C.
cianti, dagli artigiani, dai banchieri ed anche dei ceti piú bassi come gli ex 3.1-2. Von Albrecht, Storia, vol. i pp. 52-283: manuale notevole soprattutto
agricoltori urbanizzati, che ingrossano le file della plebe, e sempre piú per lo spazio dedicato alla fortuna e all’influenza degli autori e opere antichi
fanno sentire il loro peso politico e la loro domanda di divertimento; anche nelle letterature occidentali, come per una serie di efficaci e sintetiche
e) il nazionalismo linguistico che si manifesta anche nell’uso del verso annotazioni linguistiche; LA Letteratura latina, vol. i pp. 85-439, Fedeli, Il sapere,
saturnio, nel recupero di nomi propri del linguaggio sacrale latino, nella vol. i pp. 79-690.
flessione latina di taluni nomi greci può essere considerato coerente con 4.1.1-2. Una messa a punto delle riforme grafico-fonetiche ed una verifica
delle attribuzioni delle stesse a Ennio e Accio si legge in G. Bernardi Perini, Le
il crescente orgoglio dei conquistatori, con la coscienza della superiorità
riforme ortografiche latine di età repubblicana, in « AIWN», a. v 1983, pp. 141-69.
militare ed economica. Per la coscienza dell’autonomia del latino, molto illuminante e documentato
è il saggio di I. Opelt, La coscienza liguistica dei Romani, in «Atene e Roma», a. xiv
6. Bibliografia 1969, fasc. i pp. 20-37; M. Dubuisson, Y a-t-il une politique linguistique romaine?, in
« Ktema », a. vii 1982, pp. 187-210: riconduce al complesso di inferiorità dei Ro-
2.1-5. Marrou, storia, pp. 308-38: lavoro classico, ancora oggi fondamentale, mani nei confronti della lingua greca, anche una serie di atteggiamenti reattivi
per comprendere il contesto culturale dei vari periodi storici dell’antichità; Ch. tra il II sec. a.C. e il I d.C.
Gallini, Protesta e integrazione nella Roma antica, Bari, Laterza, 1970: una sintesi 4.2.1. Traina, L’alfabeto, cit., p. 17.
delle varie forme di protesta e contrasti sociali come del loro superamento nel 4.2.2-4. I fatti fonetico-grafici, morfologici, sintattici e lessicali propri dell’epo-
mondo antico, dal II sec. a.C. al principato; Brunt, Classi, cit., pp. 93-165; Càssola, ca precedente e in questa conservati sono segnalati e studiati variamente e com-
Storia di Roma, cit., pp. 90-204; Bonner, L’educazione: studio importante per capi- plessivamente nelle grammatiche storiche come Niedermann, Précis, cit.; Ernout,
re la crescita culturale dei Romani, attraverso la scuola privata o pubblica, di cui Morphologie, cit.; A. Ronconi, Il verbo latino. Problemi di sintassi storica, Firenze, Le
si espongono programmi, metodi, ecc.; G. Clemente, Basi sociali e assetti istituzio- Monnier, 19592: studio dedicato alla sintassi del verbo, con particolare attenzio-
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linguistica e lingua letteraria 2 • età degli scipioni e di plauto (275-78 a.c.)
ne al passaggio dalla paratassi alla ipotassi; A. Ernout-F. Thomas, Syntaxe latine, e sintattici. Lucilio: I. Mariotti, Studi luciliani, Firenze, La Nuova Italia, 19692:
Paris, Klincksieck, 19592: un manuale agile, ma anche ricco di preziose annota- studio ancora oggi fondamentale per le teorie grammaticali, la lingua e lo stile di
zioni storiche sui singoli sintagmi; Tagliavini, Fonetica, cit.; Pisani, Grammatica, Lucilio. Afranio: A. Pasquazi Bagnolini, Note sulla lingua di Afranio, Firenze, Le
cit.; L.C. Prat, Morphosyntaxe de l’ablatif en latin archaique, Paris, Les Belles Lettres, Monnier, 1977: sistematica raccolta dei fatti linguistici significativi dai frammenti
1975: studio incentrato sulla valenza del morfema -d, esaustivo, basato su iscri- di Afranio. Satira: H. Petersmann, The Language of Early Roman Satire: its Function
zioni e autori del periodo; J.B. Hofmann-A. Szantyr, Lateinische Syntax und and Characteristics, in J.N. Adams-G. Mayer, Aspects of The Language of Latin Poetry,
Stilistik, München, Beck, 1965, e M. Leumann, Lateinische Laut- und Formenlehre, Oxford, Oxford Univ. Press, 1999, pp. 289-310: documentata rivisitazione della
ivi, id., 19772: insieme costituiscono la piú completa grammatica latina storica, lingua delle satire di Ennio e Lucilio, collocata nel contesto socioculturale. Let-
ricchissima di bibliografia e di esempi tratti un po’ da tutto l’arco della latinità; teratura in versi: La lingua poetica, a cura di A. Lunelli, Bologna, Pàtron, 19802:
Meiser, Historische Laut- und Formenlehre, cit.; H. Rosén, Latine loqui. Trends and traduzione e aggiornamento bibliografico, con indice analitico complessivo di
Directions in the Crystallization of classical Latin, München, Fink, 1999: libro ricco di tre opere fondamentali e ormai classiche sulla lingua poetica latina, rispettiva-
spunti su tematiche linguistiche, incentrato soprattutto nel periodo storico dal II mente di W. Kroll, H.H. Janssen, M. Leumann. Si tratta di un lavoro molto
sec. a.C. al I d.C. Talune affermazioni lasciano perplessi, tuttavia è opera stimo- utile (per altro aggiornato e integrato dal curatore) per l’individuazione di carat-
lante; J.B. Hofmann-A. Szantyr, Stilistica latina, a cura di A. Traina, trad. di B. teri ricorrenti e tipici dei vari generi poetici, con particolare riferimento ai prin-
Pieri, aggiornamenti di R. Oniga, Bologna, Pàtron, 2002 (traduzione parziale cipali poeti, dagli arcaici Nevio, Plauto, Ennio, a Lucrezio, Catullo, Virgilio,
del sopra citato Latenische Syntax und Stilistik): opera importante che affronta Orazio, Ovidio, Marziale, Giovenale, ecc. Per i documenti epigrafici si può util-
soprattutto tematiche di stile in diacronia; attuale anche grazie agli aggiorna- mente consultare le raccolte commentate già menzionate nel cap. precedente
menti fino al 2000. come Pisani, Testi, cit.,, de Rosalia, Iscrizioni, cit., e altri. Una menzione partico-
Anche le storie della lingua come Palmer, La lingua, cit., pp. 257-400; Devo- lare merita il commento al Senatus consultum de Bacchanalibus, ampio, dettagliato
to-Prosdocimi-Franchi De Bellis, Storia, cit., pp. 105-39; S. Bodelón, Historia e didatticamente piano, accompagnato anche da traduzione in latino classico e
de la lengua latina, Oviedo, Universidad de Oviedo, 1993, pp. 100-11; Stolz- italiano, di A. Marchetta, Contestazione e repressione religiosa nella Roma repubbli-
Debrunner-Schmid-Tronskij-Traina-Vineis, Storia, cit., pp. 67-83 segnalano e cana, in Latino e società. Per la didattica del latino ricerca e proposta operativa, a cura
illustrano molti fenomeni linguistici del periodo. dell’Ist. di Studi romani, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1981, pp. 89-129.
Numerosi sono gli studi linguistici d’insieme (alcuni divenuti ormai dei clas- 4.2.5.2. G.P. Shipp, Greeek in Plautus, in WS, a. lxvi 1953, fasc. 1 pp. 105-12, e Id.,
sici) e le edizioni commentate dedicati ai singoli autori o generi di questa fase Plautine terms for Greeek and Roman things, in « Glotta », a. xxxiv 1955, fasc. 2 pp.
storica, anch’essi strumenti importanti per avere una visione complessiva della 139-55: rassegna e contestualizzazione del greco plautino; S. Boscherini, Lingua
lingua letteraria del periodo. Tra questi è doveroso ricordare, per autore o gene- e scienza greca nel ‘De agricultura’ di Catone, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1970: pon-
re, almeno o seguenti. Cecilio Stazio: T. Guardí, Cecilio Stazio. I Frammenti, Pa- derato, documentatissimo saggio sulla cultura e sulla lingua greca nel De agricultura;
lermo, Palumbo, 1974: il testo è acompagnato da traduzione. Il commento è J. André, Emprunts et suffixes nominaux en latin, Genève-Paris, Droz-Minard, 1971:
sobrio, ma puntuale; attenzione particolare sembra dedicata alle corrispondenze significativa statistica e interpretazione diacronica di alcune categorie di imprestiti
e derivazioni dal greco. Ennio: N. Catone, Grammatica Enniana, Firenze, Vallecchi, dal greco; A. Ronconi, Interpreti latini di Omero, Torino, Bottega d’Erasmo, 1973:
1964; M. Bettini, Studi e note su Ennio, Pisa, Giardini, 1979: intelligenti e originali anche nel quadro di un discorso culturale, storico e letterario, viene evidenziata
annotazioni su singoli frammenti, relativamente a tematiche varie: modelli gre- la presenza dell’elemento greco di derivazione omerica nei poeti arcaici, in Ci-
ci, esegesi, ecc.; O. Skutsch, ‘The Annals’ of Q. Ennius, Oxford, Clarendon Press, cerone, Catullo, Lucrezio e Orazio; C. de Meo, Appunti sul linguaggio del commer-
1985. Catone: R. Till, La lingua di Catone, trad. it. con note di C. de Meo, Roma, cio e degli affari in Plauto, in Studi in onore di A. Ghiselli, Bologna, Pàtron, 1989, pp.
Edizioni dell’Ateneo, 1968: studio linguistico complessivo. Plauto e Terenzio: A. 195-205: i grecismi del linguaggio del commercio; Adams, Bilingualism, pp. 351-
Traina, Comoedia. Antologia della palliata, Padova, Cedam, 19693: commento fine 61, 460-69 e passim.
e attento ai fatti linguistici, da quelli metrici, a quelli fonici, a quelli morfologici 4.2.5.4. G.E. Manzoni, Gli arcaismi negli Annales di Ennio, in «Civiltà Classica e
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linguistica e lingua letteraria
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