Letteratura italiana lezione 03/04/2024
La Vita Nova di Dante è un’opera giovanile, Dante nasce nel 1265, e compone questo libello (leggenda
agiografica in memoria di una santa) amoroso tra il 1283 e il 1296. Si è nella prima fase del pensiero
dantesco, dove l’influenza del concetto d’amore, specialmente di stampo cavalcantiano è fortemente
presente.
La letteratura del 200 viene preceduta da tutta la letteratura (cortese, provenzale) che metteva il
concetto di amore alla base della poesia.
Il trattato “Il De Amore” di Cappellano è tutta la poesia provenzale e principalmente quella cortese che si
sviluppava all’interno delle corti aveva come concezione di base dell’amore cortese era quello del
fin’amor, ossia l’amore che si svolge sempre al di fuori del matrimonio tra una donna e l’amante e si
chiama così perché rispetto al malamor che è quello del matrimonio, il fin’amor non prevede la
consumazione carnale all’interno del rapporto amoroso e resta tale perché essendo un vivo desiderio
sempre ricercato e qualora si dovesse arrivare all’atto amoroso il concetto di fin’amor verrebbe ad
eliminarsi e subentrerebbe il malamor è vissuto dal marito della donna perché si congiunge carnalmente e
quindi vive anche il rapporto di tipo materiale.
Per esistere il fin’amor tutto dev’essere circoscritto all’interno della comunicazione di tipo spirituale e di
asservimento del poeta alla donna. Questo concetto di devozione delle donne è concepito.
Per realizzare il fin’amor non c’è bisogno solo di realizzare questo rapporto al di fuori del matrimonio, ma
c’è necessità che siano presenti alcune condizioni:
-giovinezza;
-misura, il controllo o equilibrio;
-saggezza
Elementi che non consentono ai due amanti di trascendere il rapporto e la donna in questa finzione
letteraria deve concedere il saluto, lo sguardo o anche qualche parola ma mai oltre i limiti della cortesia.
Il maestro di Dante fu Cavalcanti e Dante giovane fa parte di quella scuola che è il Dolce Stil Novo. Dolce
perché utilizza termini come gentile, dolce, in questi termini proprio è da considerarsi anche dolce, ma più
che una scuola sono un gruppo di poeti (Guinizzelli, Dante, Cavalcanti, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Cino
de’Sigilbuldi da Pistoia e Dino Frescobaldi) che riprendono la tradizione esistente e puntualizzano il
concetto di nobiltà, che è la nobiltà d’animo.
Dante scrive l’opera Dolce Stil Novo nell’arco di tredici anni ed è considerato un testo attribuito a vari
generi letterari, molte sono le catalogazioni a seconda delle letterature.
15/04/2024
Il 500 che è un periodo conosciuto come il Rinascimento perché si parla di rinascita dai secoli bui, in
particolare si fa riferimento al Medioevo, un periodo storico vivo.
Il 500 è stato caratterizzato da un fenomeno letterario sulla scorta della questione della lingua, che aveva
scelto come modello per la poesia Petrarca e per la prosa la struttura della cornice del Decameron di
Boccaccio, dopo un dibattito che era durato circa due secoli nel 1525 Bembo mette a fuoco un punto
fermo sulla questione di come si deve scrivere in poesia, ossia come bisogna costruire una poesia. Da qui
c’è stato un dibattito sulla lingua.
Ci sono molti poeti di riferimento, come Dante, Petrarca e altri. L’intenzione era quella di dare una
struttura solida al volgare, ossia la lingua non latina. Così Bembo pubblica le famose prose della volgar
lingua in cui spiega che per scrivere nella poesia bisognava utilizzare il modello di Petrarca, perché è colui
che ha una lingua monocorde, cioè è la lingua più equilibrata rispetto a Dante che utilizza il pluralismo,
perché Dante faceva parlare i propri personaggi nel loro ambito di provenienza. Questo dislivello
linguistico non poteva quindi essere un modello di riferimento. Mentre Petrarca aveva il progetto di
mettere sullo stesso piano la lingua del volgare e il latino, quindi mettendoli sullo stesso piano voleva
diventare il padre di questo volgare. Quindi la scelta di Bembo porta a questa soluzione unitaria e porta
sul piano linguistico il nostro paese ad affrontare la prima unità di Italia (sul piano linguistico) perché sia in
prosa che in poesia rispecchiavano tutti lo stesso modello.
Petrarca offriva anche un vocabolario, veniva utilizzati i termini. Specialmente con il 600, in un mondo
completamente ribaltato di fronte all’ideologia cinquecentesca, un’ideologia della perfezione, del bello. I
barocchi cominciano a cantare anche l’elemento minimo, inserivano elementi minimi che non erano mai
stati considerati (la purezza dell’acqua, l’oro dei capelli). Degli accostamenti che creano delle suggestioni,
che a volte trascendono la realtà concreta delle cose.
Una novità che deriva anche dalle nuove esigenze, con all’interno delle esigenze la resistenza alla fede
religiose.
C’è uno specchiamento della società, il De Rossi ad esempio riporta tutta una concezione dell’esistenza
delle cose che in quel momento erano dominanti.
(Dal libro Sonetti pag. 11) La poesia di De Rossi sul piano formale si muove all’interno di una costruzione
ideata secondo i canoni del Marino. Quest’ultimo è un po’ un poeta che sul finire del 500 va a modificare
quelli che erano i canoni petrarcheschi, che incominciava a non appassionare più i lettori.
Per cambiare le strutture della lirica tradizionale bisogna arrivare al primi del 900 con il futurismo,
Ungaretti, per rivoluzionare gli schemi dei componimenti, un po’ in parte lo fa Foscolo, l’innovazione sulla
canzone Leopardi, però tutto si mantiene ancora con i criteri tradizionali.
32.24.95